6.24. Attività museale e problemi attuali
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6.24. Attività museale e problemi attuali
6.24. Attività museale e problemi attuali Per tutto il 2002 l’attività museale si presenta florida e ricca di iniziative, in gran parte proseguite anche durante l’anno seguente. Durante l’anno vengono allestite numerose mostre; ad esempio, nell’aula didattica al primo piano, vengono esposti i disegni originali dell’architetto della galleria, Giulio Ulisse Arata, provenienti dall’archivio degli eredi 1 o alcune riproduzioni degli acquerelli più significativi di Herman Hesse 2. Negli spazi espositivi sotterranei vengono esposte, ad esempio, le sculture di Lorenzo Pepe donate da Ferdinando Cogni 3 e le fotografie di Fulvio Guerrieri, Ugo Locatelli e Michele Lombardelli nell’ambito della mostra “Reale. Il lavoro della memoria” 4. Viene anche allestita una mostra in onore di Grazia Cherchi, ricca di libri, fotografie, disegni e, addirittura, la macchina da scrivere usata abitualmente dalla scrittrice piacentina 5. All’aperto, sotto il portico, viene organizzata un’esposizione di fotografie di Maurizio Cottinelli e Daniel Mordzinski 6, mentre presso la sede dell’Associazione degli Amici dell’Arte viene allestita la mostra “Una stanza tutta per sé. Dieci artiste contemporanee in concorso” 7. Interessante anche la mostra, allestita nel 2003, nel salone d’onore della galleria intitolata “La piccolissima galleria. Donne artiste alla Ricci Oddi”, dove vengono esposte le opere di dieci donne artiste provenienti dai depositi della galleria 8. Ora si pensa di allestire una mostra che prosegua nella stessa direzione esponendo, questa volta, i numerosi ritratti di donna posseduti dalla galleria. 1 Dal 15 al 30 settembre del 2002. 2 Dal 29 novembre al 15 dicembre del 2002. 3 Dal 12 dicembre del 2001 al 1 marzo del 2002. 4 Dal 6 aprile al 9 giugno 2002. 5 Dal 14 dicembre del 2002 al 31 gennaio del 2003. 6 Dal 10 al 30 settembre del 2002. 7 La mostra fu organizzata dalla Provincia di Piacenza in collaborazione con la Fondazione di Piacenza e Vigevano ed allestita dal 31 maggio al 23 giugno del 2002. 8 Nella mostra, allestita dal 23 maggio al 15 giugno del 2003, erano esposte: “Direzionalità obbligata” e “Fossili di Franca Baratti (donate dall’artista rispettivamente nel 1999 e nel 2000), “Chiesa di Lugana in Valle Flemme” e “Natura morta” di Mariù Berzolla (donate dall’artista nel 1949) e “Girasoli” della stessa artista (donato da pietro Berzolla nel 1973), “Il voltone” di Luciana Donà (acquistato nel 1982), le tre acqueforti di Federica Galli: “Abbazia di Mirasole”, “S. Antonino” (donata nel 1995) e “La riva” (donata nel 1971), cinque opere di Lis Magni Fasiani: “Geometria” (donata dall’artista nel 1997), “Figura bilanciata”(donata dall’artista nel 2000), “Il fumo”, “Paese di notte che cristallizza” e “Solo intravisti, ma sempre” (tutte donate dall’artista nel 2002), il carboncino “Gesù che muore” di Tina Saber (unica opera di una donna artista entrata in galleria prima dell’inaugurazione del 1931), quattro opere di Vanda Seccia: “Allieva dalle calze rosse” (acquistato nel 1962), “Saint- Germain l’Auxerrois”, “Arbatax” e “Ritratto di Marina” (tutte e tre donate dall’artista nel 1988), “Bimbo pensieroso” di Ada Tassi (donata dall’artista nel 2001), “Acrobati nel circo” di Gemma Vercelli (donato nel 1957) e tre opere di Maria Zangrandi Barattieri: “Fiori” (donata nel 1950), “Il ventaglio” Da segnalare è anche l’esposizione temporanea nel salone d’onore, dal 18 novembre del 2002, di un “Ritratto di signora” che si è ipotizzato potrebbe essere di Klimt. Un pellicciaio brianzolo, Gino Cassamagnaghi, acquistò questo dipinto nel 1997 da un prete. Proprio lo stesso anno venne rubato il Klimt alla Galleria Ricci Oddi e il collezionista, vedendo la fotografia sui quotidiani, notò delle somiglianze stilistiche con il dipinto di sua proprietà. Egli dice che le due opere avevano lo “stesso sguardo sognante e sperduto” 9; da quel momento fece numerose ricerche finché una nota critica d’arte, Rossana Bossaglia, ordinaria all’Università di Pavia, gli diede ragione attribuendo l’opera a Klimt e datandola al 1917- 1918. Gli esami tecnici del materiale, del tessuto, del colore e del telaio condotti sull’opera hanno confermato che essa potrebbe risalire a quest’epoca. Il collezionista lombardo permise la temporanea esposizione dell’opera alla Ricci Oddi perché, proprio grazie allo sventurato furto avvenuto nella galleria piacentina, egli aveva iniziato le ricerche sull’opera 10. Nella primavera del 2002 venne proseguito il ciclo di conferenze intitolato “Leggere l’arte” e si proposero cinque incontri volti, ognuno, ad illustrare un’opera della galleria11; l’autunno dello stesso anno se ne propose la seconda edizione illustrando altre quattro opere 12. Durante tutto il 2002 la galleria continuò ad incrementare la sua collezione grazie a numerose donazioni. In giugno il pittore Sergio Scattizzi dona un suo “Paesaggio”, mentre il dr. Paolo Generali cede “Piazza Cinque Giornate a Milano” di Pacifico Sidoli, datata sul retro 4 giugno 1919. In luglio i coniugi piacentini Carla Valdatta e Giorgio Libè donano il dipinto “La casa di Mondrian” di Carlo Bertè. In ottobre entrano diverse opere come il “Ritratto dell’architetto Giulio Ulisse Arata” di Ferrari, donato dall’Associazione Amici dell’Arte in occasione del quarantesimo e “Le cose del tempo” (queste ultime due provengono da una collezione privata e furono prestate alla galleria in occasione della mostra). E’ significativo che nessuna di queste opere figuri nell’allestimento attuale della galleria. 9 Cfr. Anonimo, Arriva un’altra signora di Klimt, in “Libertà” 20-2-2002. 10 Cfr. G. C. Andreoli, Signora enigmatica: è di Klimt?, in “Libertà” 18-11-2002 e Galleria d’arte Moderna Ricci Oddi- Un anno di attività 2002, Piacenza 2003, p. 31. 11 Il 3 marzo 2002 si tenne la conferenza “Ferruccio Ferrazi, Ilaria con Kibù” di Pier Paolo Pancotto, il 10 marzo “Francesco Paolo Michetti, Il morticello” di Anna Chiara Tommasi, il 17 marzo “Adolfo De Carolis, Mater Matuta o Aurora” di Gyonata Bonvicini, il 7 aprile “Felice Carena, Quiete” di Diego Arich e il 14 aprile “Medardo Rosso, Ecce Puer” di Sharon Hecker. I cinque interventi sono contenuti nel volume “Leggere l’arte”, a cura di S. Fugazza, Piacenza 2002, pp. 13- 88. Il 21 aprile Lucia Fornari Schianchi e Stefano Fugazza presentano il volume “Galleria Nazionale di Parma. L’Otto e il Novecento”. 12 Il 17 novembre 2002 si tenne la conferenza “Amedeo Bocchi, A sera sui gradini della cattedrale” di Alberto Crispo, il 24 novembre “Vanda Seccia, Allieva dalle calze rosse” di Pier Paolo Pancotto, l’8 dicembre “Plinio Nomellini, La colonna di fumo” di Gyonata Bonvicini e il 15 dicembre “Gerolamo Induino, Addio del coscritto” di Lucia Pini. anniversario della morte dell’architetto, un consistente gruppo di opere dell’artista piacentino Sabbioni, donate dalla vedova del pittore, Eugenia Pizzasegola 13, e “Galleria verde” del piacentino Ercole Piga, donata dall’artista stesso. In dicembre lo scultore piacentino Giuseppe Serafino cede la sua scultura in travertino “Amanti”. Numerosissimi sono anche i prestiti di opere della galleria ad altri musei sia italiani che stranieri, strategia attuata anche per promuovere il patrimonio artistico della “Ricci Oddi” 14. Questo discorso introduce all’annoso problema della galleria: l’esiguità di visitatori in proporzione al ricco patrimonio di opere che essa ospita. Secondo l’attuale direttore della galleria, Stefano Fugazza, ciò dipende dal fatto che le opere della “Ricci Oddi”, escludendo le avanguardie così come voleva il suo fondatore, non sono “commerciali” cioè non attirano il grande pubblico; inoltre Piacenza non è meta abituale di turisti, nonostante si trovi al centro di percorsi abitualmente praticati dai visitatori che comprendono Milano, Pavia, Cremona e Parma. Per incrementare il numero di visitatori, oltre alle numerose iniziative organizzate, come abbiamo visto, dalla galleria, si sono messe in atto vere e proprie operazioni di marketing culturale. Durante il mese di agosto del 2002 sono stati affissi nella città di Piacenza e nelle vicine città di Parma, Lodi, Pavia e Cremona delle gigantografie (2 X 1,4 m e 3 X 6 m) riproducenti cinque opere della galleria, accompagnate da altrettante frasi significative, scelte da Giorgio Milani. L’iniziativa è nata dall’Assessore alla Cultura del Comune di Piacenza, Stefano Pareti, ed è stata interamente sponsorizzata dalla Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza, da Editoriale Libertà, dall’industria Cementirossi e dalla Biffi di Milano. Le opere riprodotte sui manifesti erano “Ecce puer” di Medardo Rosso, “Ritratto di signora” di Boldini 15, “Donna con calamaio” di Mancini 16, “La mia bambina con le fragole” di Larsson 17 e “Abisso verde” di Sartorio 18. Un’altra iniziativa di marketing è stata fatta in collaborazione con la Banca di Piacenza che, su sollecitazione dell’Assessore alla Cultura del Comune di Piacenza, Stefano Pareti, ha deciso di aprire i monitor dei suoi bancomat con due immagini della Galleria, “Place d’Anvers a Parigi” di Zandomeneghi e “La colazione del mattino” di Bocchi. 13 Sono 17 xilografie, 9 disegni e 3 dipinti. 14 Un elenco completo delle opere prestate è contenuto in: Galleria d’arte Moderna Ricci Oddi- Un anno di attività 2002, Piacenza 2003, pp. 46- 47. 15 Accompagnata dalla frase di Pirandello: “Le donne come i sogni, non sono mai come tu vorresti.” 16 Accompagnata dalla frase di Moravia: “Le donne sono come i camaleonti, che dove si posano prendono colore.” 17 Accompagnata dalla frase: “La bellezza è negli occhi di chi guarda.” 18 Accompagnata dalla frase di Catullo: “Ciò che una donna dice a un amante scrivilo nel vento, o nell’acqua che va rapida.” Venne proposta anche una collaborazione con il Liceo Artistico cittadino “B. Cassinari” per la realizzazione di alcuni “omaggi”, da parte degli studenti della scuola, a cinque opere della galleria, che poi saranno esposti nelle vie del centro della città. Inoltre gli autobus di tre linee urbane vengono “vestiti” sul retro con quattro gigantografie, ognuna di cinque metri quadrati di superficie, riproducenti quattro opere della “Ricci Oddi”, “Ritratto d’uomo” di Hayez, “Donna con violino” di Funi, “Passo difficile” di Bruzzi e “Mammina” di Michetti. L’iniziativa dura diciotto mesi, di cui dodici vengono sponsorizzati dalla Con.Cop.ar., dalla Cooperativa servizi teatrali e dalla Cooperativa S. Martino, mentre gli ultimi sei sono offerti dall’azienda di trasporti piacentina. Tutte queste iniziative sono rivolte a un pubblico locale e sicuramente non sono inutili dato che pochi piacentini visitano abitualmente la galleria, ma non sono sufficienti e andrebbero affiancate da una campagna a livello nazionale, per la quale però mancano i fondi perché gli sponsor locali non vogliono farsi carico di costi così gravosi e il budget annuo fissato dal Comune per la galleria (300 milioni di lire) permette, a mala pena, la gestione ordinaria. Chiudo il discorso ricordando l’invito che Italo Cinti mosse ai visitatori settanta anni fa a conclusione del suo breve escursus sulle opere della galleria, forse magniloquente e pomposo ma pur sempre veritiero ed attuale: “Lasciamo ad ogni modo ai piacentini < e non > la gioia di un contatto quotidiano con i saggi dell’arte di un secolo; potranno colmare così, sotto la amorosa assistenza dell’Ente costituito e il fraterno concorso delle Istituzioni cittadine, tutte le lacune, seguire più accosto la Bellezza che sorridere per tutte le sale di questa mirabile raccolta, potranno accorgersi che nella bellezza c’è anche eroismo: ci sono stati gli esiliati, per essa, ci sono stati gli erranti e i derisi, c’è stato chi gli si è messo dietro per raccoglierne tanto da farne una fresca, perenne sorgiva. Possano accrescerla, i piacentini, questa sorgiva, mai disperderla, nel Nome di Colui che visse la Sua vita per donare ad essi il frutto migliore” 19. Particolarmente interessante è un’iniziativa, organizzata nel 2002 dal Servizio formazione del Comune di Piacenza in collaborazione con la galleria , intitolata “Educazione all’Immagine e all’Arte” ed indirizzata agli scolari delle Scuole Elementari cittadine. I bambini facevano lezione “sul campo”, nelle sale del museo, con due insegnanti d’eccezione, il pittore Guido Morelli e lo scultore Giuseppe Tirelli, che illustravano loro alcune opere presenti nelle sale e la tecnica con cui erano state prodotte. Credo sia importante partire da iniziative come questa per migliorare il rapporto con le scuole e accrescere il coinvolgimento dei giovani, la categoria che meno visita il museo e che a volte, 19 Cfr. Manetti- Cinti, Galleria d’arte Moderna Ricci Oddi, Piacenza 1931, p. 43. addirittura, ignora l’esistenza di una Galleria d’arte Moderna a Piacenza. La “Ricci Oddi” si sta muovendo in questo senso e ha in previsione delle collaborazioni con varie classi, soprattutto dell’ultimo anno delle Scuole Superiori, che affrontano- o dovrebbero affrontare- nei programmi scolastici il periodo storico- artistico in cui furono prodotte la maggior parte delle opere della galleria. Da segnalare, infine, la destinazione dell’ex Palazzo dell’Enel, sito in via S. Franca in prossimità della galleria Ricci Oddi, alla galleria stessa al termine di un lungo dibattito e di una grande polemica da parte delle parti in causa. Il palazzo, acquistato dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano (per 3 milioni e 600mila euro), venne dato in comodato al Comune di Piacenza il 9 gennaio del 2002. L’8 aprile dello stesso anno il Consiglio Comunale approvò all’unanimità un indirizzo che prevedeva l’affidamento di palazzo Enel, una volta ultimati i necessari lavori di ristrutturazione, per trenta anni in comodato al Comune al fine di ospitarvi un ampliamento della galleria Ricci Oddi, la scuola Media Nicolini e il Coro Farnesiano, destinando ad ognuna di queste funzioni uno dei tre piani del palazzo. Il piano terreno e parte del seminterrato avrebbero ospitato l’ampliamento della galleria, i numerosi volumi di argomento storico- artistico lasciati dal fondatore e la biblioteca del Conservatorio musicale Nicolini. Il secondo piano sarebbe stato destinato alla scuola media Nicolini, fino a quel momento ospitata in locali in affitto presso gli Ospizi Civili. Il terzo piano sarebbe stato destinato al Coro Farnesiano. Questa triplice funzione causava non pochi problemi di gestione dato che la presenza della scuola imponeva dei rigidi standard per l’incolumità degli scolari e che i tre piani andavano completamente isolati gli uni dagli altri imponendo delle modifiche molto costose e non facili da attuare in un palazzo risalente agli anni ’20, affrescato da Ricchetti e dotato di varie decorazioni che andavano preservate. Ben presto il Coro Farnesiano venne escluso dalla spartizione del palazzo e ci si rese conto che la convivenza delle altre due istituzioni sarebbe stata un po’ forzata, quindi le due parti rimaste in gioco instaurarono un vivace dibattito sulle pagine del quotidiano locale per “accaparrarsi” il palazzo. I vantaggi che sarebbero scaturiti dalla destinazione del palazzo alla galleria sono ben illustrati da una lettera aperta che il Presidente della “Ricci Oddi”, Lino Gallarati, inviò al Presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano, Giancarlo Mazzocchi, il 17 dicembre del 2002. Secondo Gallarati la galleria “si vede costretta a tenere in deposito la maggior parte del suo patrimonio e non riesce a svolgere appieno le sue funzioni museali” (si ricorda che sono esposte solo 200 opere delle mille possedute), inoltre essa si vede spesso costretta a rifiutare importanti donazioni perché “naturalmente tali donazioni sono vincolate alla possibilità di un’esposizione, per quanto parziale, delle opere donate, per cui allo stato attuale diversi possibili mecenati non mettono in atto il loro proposito, in attesa, appunto, che vengano acquisiti nuovi spazi”. Secondo il Presidente l’allargamento della galleria renderebbe accessibili i depositi, che attualmente sono angusti e insufficienti, e permetterebbe la creazione di un centro di documentazione per l’arte italiana dell’Ottocento e di inizio Novecento, che sarebbe il primo in Italia. Inoltre “si potrebbero acquisire gli archivi di importanti artisti, quali Bruno Cassinari, la cui famiglia chiede da tempo di poter depositare in ‘ Ricci Oddi ’ l’archivio del pittore, che comprende libri, cataloghi, lettere, documenti vari; richiesta che finora non è stata possibile accogliere per ovvie ragioni di spazio”. Infine, conclude Gallarati, l’ampliamento permetterebbe di tenere mostre temporanee in spazi più ampi e luminosi di quelli attualmente fruibili e “consentirebbe di dare continuità alla ‘ Ricci Oddi ’ […] acquisendo anche opere dalla seconda metà del secolo scorso ad oggi, rispondendo così a quella esigenza di contemporaneità che un museo d’arte moderna non può ignorare” 20. Di contro il Direttore del Conservatorio Nicolini, a cui la scuola media in questione è annessa e che è adiacente all’ex palazzo dell’Enel, sosteneva che il ricongiungimento del conservatorio alla scuola media era fondamentale “per semplice sistemazione logistica e per migliorare e ampliare i percorsi formativi proposti dal Conservatorio”21, e che avrebbe permesso la sistemazione della Biblioteca pubblica del Conservatorio (ventimila volumi), attualmente poco fruibile. Nel 2003 prevalse la convinzione che si sarebbe trovata più facilmente una nuova sistemazione alla scuola e si decise di destinare il palazzo interamente alla galleria Ricci Oddi. In un primo tempo la galleria aveva ottenuto la completa gestione della nuova struttura, ma ora la Fondazione di Piacenza e Vigevano ha proposto una collaborazione tra la fondazione e la galleria per tutte le attività culturali che si svolgeranno nel nuovo polo (compresa la scelta delle mostre temporanee da allestire). L’acquisizione di questo nuovo enorme spazio espositivo (ogni piano misura circa 800 metri quadri) è una grande occasione per il rilancio della galleria. La proposta del direttore, Stefano Fugazza, non ancora vagliata in Consiglio d’Amministrazione, è di destinare il piano sotterraneo a depositi e magazzini, il primo piano all’allestimento di mostre 20 La lettera del Presidente Gallarati è parzialmente pubblicata in: G. Lambri, Gallarati: la Ricci Oddi nell’ex- Enel è una grande occasione di crescita, in “Libertà” 18-12-2002. 21 Cfr. P. Soffientini, Palazzo Enel, nodo scomodo. Ricci Oddi e Nicolini: quale funzione far prevalere?, in “Libertà” 28-12-2002. temporanee, il secondo alla biblioteca e ad un centro di documentazione per l’arte dell’Ottocento e del Novecento e il terzo ad altri depositi. Appare una scelta innovativa soprattutto la volontà di costituire un centro di documentazione, che sarebbe il primo in Italia e, riunendo tutto il materiale informativo, cartaceo e non, relativo alle opere d’arte possedute dalla galleria, richiamerebbe un folto pubblico di studiosi ed appassionati. Questo nuovo spazio consentirebbe di risolvere l’annosa questione che nasce dal dubbio se la galleria debba considerarsi in sé conchiusa o se debba mirare a completarsi con l’arte contemporanea. Le opere recenti potrebbero essere collocate nel nuovo palazzo e, formando una collezione a sé stante, non lederebbero all’omogeneità raggiunta dalla galleria. A questo proposito Stefano Fugazza scriveva già nel 1998: “Una risposta abbastanza ovvia è che l’istituzione non dovrebbe tradire la sua specificità e anzi dovrebbe sempre più salvaguardare la sua identità, riconoscendosi come l’espressione di un certo ambiente culturale (un élite di provincia per nulla provinciale), di un certo periodo della storia, e che altre sedi dovrebbero essere deputate all’arte contemporanea, anche nell’ambito di una città piccola come Piacenza. Data la difficoltà di reperire spazi a questo scopo, pare però indubbio che spetti alla Ricci Oddi affiancare alla sua specificità l’interesse per quanto avviene oggi, pur nella consapevolezza dell’impossibilità di ottenere risultati paragonabili a quelli raggiunti dal fondatore” 22. Sicuramente l’iniziativa è ambiziosa e necessiterà di opportuni finanziamenti da parte del Comune di Piacenza, della Regione, di vari enti e di privati, ma per Piacenza e per la galleria Ricci Oddi è una grande occasione di promozione e di crescita culturale. 22 Cfr. S. Fugazza, Le ragioni di una mostra, in “Viaggio nell’arte italiana dall’’800 al ‘900”- Catalogo della mostra: Monza, Villa reale, Milano 1998, p. 14.