Dossier Brasile
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Dossier Brasile
Missione in Brasile Belo Horizonte e San Paolo, 27-30 marzo 2006 Documentazione di supporto 1 CONTENUTO • Dossier Brasile: presenza e operatività del sistema bancario italiano in Brasile ed altri elementi di approfondimento su questioni economico-finanziarie • Dati macroeconomici relativi al Brasile e rapporti con l’Italia • Dati di sintesi sul sistema bancario brasiliano 2 D DO OS SS SIIE ER RB BR RA AS SIIL LE E Presenza e operatività del sistema bancario italiano in Brasile ed altri elementi di approfondimento su questioni economicofinanziarie 3 I. Presenza e operatività del sistema bancario italiano in Brasile a. Presenza diretta ed indiretta delle banche italiane in Brasile b. Valutazione del Rischio Paese Brasile c. Operatività delle banche italiane con il Brasile II. Elementi di approfondimento sull’evoluzione del sistema bancario e finanziario brasiliano a. Tassi di interesse e razionamento del credito sul mercato brasiliano b. Assetti proprietari del settore bancario e processi di privatizzazione c. Prospettive di applicazione dell’Accordo di Basilea 2 e utilizzo degli IAS (cenni) III. Atre questioni economiche e finanziarie che potrebbero essere oggetto di approfondimento con le Autorità e con i rappresentanti delle Federazioni Industriali brasiliane a. Il programma “Avança Brasil” e la nuova legge sulle Partecipazioni Pubblico-Private b. I rapporti della Repubblica Federale del Brasile con il Fondo Monetario Internazionale c. Il processo di integrazione interregionale: il Mercosur d. Le relazioni tra Mercosur e Unione Europea e. Gli strumenti finanziari e i programmi di cooperazione dell’Unione Europea con il Brasile f. g. Gli interventi della Banca Interamericana di Sviluppo Strumenti della cooperazione italiana 4 I. Presenza e operatività del sistema bancario italiano in Brasile1 a. Presenza diretta ed indiretta delle banche italiane in Brasile Sono presenti in Brasile, nella città di San Paolo, tre banche italiane, SanPaolo IMI, Unicredit (anche tramite il Gruppo HVB) e Banche Popolari Unite con cinque dipendenze (di cui quattro con un ufficio di rappresentanza ed un ufficio operativo del Gruppo UnicreditHVB). Prospetto riepilogativo SanPaolo IMI Unicredit Unicredit – HVB Unicredit- HVB Gruppo Banche Popolari Unite Banca Nazionale del Lavoro Banca Intesa Ufficio di rappresentanza Ufficio di rappresentanza Ufficio di rappresentanza Rappresentanza* Ufficio di rappresentanza Italian Desk Partecipazione in ABN Amro Real San Paolo San Paolo San Paolo Rio de Janeiro San Paolo San Paolo - * rappresentanza specializzata in project financing Accordi di collaborazione Numerose banche hanno optato per una presenza sul mercato in forma indiretta, attraverso accordi di collaborazione con intermediari locali. Si tratta peraltro di un’opzione scelta anche dalle banche presenti in loco con un Ufficio di Rappresentanza, che ha la funzione di orientare gli operatori sul mercato ed introdurli nei circuiti finanziari locali. In particolare, da un’indagine effettuata presso le banche italiane più attive sui mercati internazionali, è emerso che otto tra i maggiori gruppi bancari italiani hanno stipulato accordi con banche brasiliane. Gli accordi sono finalizzati all’assistenza reciproca alla clientela e ad assicurare le migliori condizioni di accesso al credito. In particolare gli accordi sono volti a facilitare l’intermediazione dei flussi di import-export, assistere la clientela interessata a investire nell’area, gestire il trasferimento delle rimesse degli immigrati Oltre agli accordi sopra menzionati sono attualmente allo studio nuove e sempre più sofisticate forme di collaborazione interbancaria e finanziaria volte a facilitare l’accesso al 1 Il presente documento è stato redatto sulla base delle seguenti fonti: sito ufficiale dell’Unione Europea (www.europa.eu.int/comm/external_relations/brazil/intro/index.htm), Banca Europea degli Investimenti (www.eib.org), Istituto per il Commercio Estero (www.ice.gov.it), World Investment Report (www.unctad.org), Ministero degli Affari Esteri (www.esteri.it), Servizi Assicurativi del Commercio Estero (www.sace.it), Banca d’Italia (www.bancaditalia.it), Eurostat (http://epp.eurostat.cec.eu.int), Istituto nazionale di statistica, (www.coeweb.istat.it), Il sole 24 ore (www.ilsole24ore.com), Sintesi 2000 (www.sintesi2000.com), Fondo Monetario Internazionale (www.imf.org), Banco Central do Brasil (www.bcb.gov.br), Federação das Indústrias do Estado de São Paulo (www.fiesp.com.br), Ministério do Planejamento, Orçamento e Gestão (www.planejamento.gov.br), Inter-American Development Bank (www.iadb.org), Secretaria de Estado de Desenvolvimento Econômico de Minas Gerais (www.economico.mg.gov.br), Asociación Latinoamericana de Integración (www.aladi.org), Ministério do Desenvolvimento, Indústria e Comércio Exterior (www.desenvolvimento.gov.br/sitio/inicial/index.php), rilevazioni ABI. 5 credito (particolarmente difficoltoso a causa degli elevati tassi di mercato) delle imprese italiane in loco, ovvero delle imprese partner di operatori italiani. Si segnala infine che SIMEST ha stipulato due accordi di collaborazione con banche brasiliane per il finanziamento congiunto di iniziative di joint venture tra imprese italiane e brasiliane. b. Valutazione del rischio Paese Brasile Nonostante la fiducia degli investitori nel Paese sia cresciuta negli ultimi anni grazie alle politiche macroeconomiche di stabilizzazione promosse dal Governo, il giudizio delle Agenzie di Rating internazionali non si attesta ancora all’investment grade; attualmente il rating assegnato al Brasile è B1 da Moody’s e BB da S&P, ancorché l’outlook all’inizio di novembre sia stato elevato da stabile a positivo, in considerazione del tendenziale miglioramento dei conti con l’estero e delle prospettive di consolidamento della dinamica del debito pubblico. Per SACE il Paese si colloca in categoria 5/7, secondo la valutazione del rischio Paese effettuata in sede OCSE da uno specifico gruppo cui partecipano le Export Credit Agencies dei Paesi dell’Organizzazione. Secondo invece la valutazione effettuata a dicembre 2005 sulla base della matrice ABIBanca d’Italia per la valutazione del rischio Paese ai fini della determinazione del patrimonio di vigilanza, il Brasile si situa nella 2° classe di rischio, con una corrispondente aliquota di rettifica del 15% applicabile alle esposizioni non garantite verso il Paese (a fine 2004 il Paese era in classe 3, cui corrisponde un’aliquota di rettifica del 20%). d. Operatività delle banche italiane con il Brasile L’operatività delle banche italiane con il Brasile è volta principalmente al finanziamento delle esportazioni di beni di investimento, alla realizzazione di infrastrutture ed al finanziamento di imprese operanti in loco. Al fine di disporre di un quadro dettagliato ed aggiornato circa l’operatività dell’industry bancaria in Brasile, nel mese di gennaio 2006 l’ABI ha condotto una specifica indagine presso il Gruppo di Lavoro Relazioni Internazionali, composto dalle maggiori banche più attive sui mercati esteri. Nella tabella che segue sono riportati i risultati quantitativi dell’indagine. 6 Plafond Complessivo (mln di €) Plafond utilizzato (mln di €) (totale impegni in essere e disponibilità a gennaio 2006) Con Sace Senza Sace* Totale Con Sace Senza Sace di cui per export di cui per altre finalità Totale Util./ Totale Totale a breve 45,1 560,0 605,1 11,6 444,5 363,0 81,5 456,1 75,4% Totale a m.l.t. 494,7 790,7 1.285,5 376,6 237,4 77,9 159,5 614,0 47,8% 539,8 1.350,8 1.890,6 388,2 681,9 440,9 240,9 1.070,0 56,6% Totale Complessivamente risulta un plafond stanziato di circa 1,9 miliardi di euro, utilizzati al 56,6%. Il 32% del plafond è destinato ad operazioni a breve, mentre il rimanente 68% è allocato sul medio-lungo termine. Tale allocazione riflette una domanda prevalente per il finanziamento di esportazioni di beni durevoli, per la realizzazione di infrastrutture (in alcuni casi anche in regime di project financing), per finanziamenti diretti a imprese a capitale italiano o misto. Molto contenuta risulta invece la domanda per prestiti a breve a fronte di vendite di beni di consumo2. Il 71,5% circa del plafond stanziato non prevede copertura assicurativa, e di questo il 41,5% circa è allocato sul breve termine (pesando per circa il 30% sul plafond totale). Il plafond SACE invece - che rappresenta il 28,5% del plafond totale - è per il 91,6% allocato sul medio-lungo termine. Per quanto riguarda il livello di utilizzo delle risorse, il 57,3% del totale utilizzato è impegnato per operazioni a medio-lungo termine e il 66,7% ha finalità export. Il plafond senza copertura SACE è pari al 63,7% del totale utilizzato (pari a circa 1 miliardo di euro) e rappresenta il 50,5% del totale stanziato senza previsione di copertura assicurativa; esso è inoltre per il 64,7% impiegato con finalità export e per il 65,2% è allocato sul breve. Il plafond SACE è utilizzato al 72% (rispetto al plafond complessivamente stanziato con previsione di copertura assicurativa); diversamente dal plafond senza copertura, il tiraggio dei fondi risulta per il 97% sul il medio-lungo termine. Il plafond SACE, oltre al finanziamento di specifiche operazioni, comprende anche stanziamenti destinati a linee di credito open nelle quali possono essere inseriti una serie di contratti non identificati a priori (secondo lo schema del credito acquirente). Con riferimento a questa tipologia di linee sei tra le principali banche italiane hanno inserito il Brasile nell’ambito delle convenzioni quadro stipulate con l’Istituto Assicurativo, per un importo complessivo di 88 milioni di Euro, di cui circa 65,4 disponibili. 2 Circa i settori delle esportazioni italiane maggiormente finanziati si segnalano sul medio-lungo termine i seguenti: petrolifero, infrastrutturale, macchinari, autoveicoli, prodotti dell’ICT; sul breve termine sono segnalati invece il settore agroalimentare, il cuoio ed i prodotti tessili, i mobili ed i semilavorati del legno. 7 II. Elementi di approfondimento sull’evoluzione del sistema bancario e finanziario brasiliano a. Tassi di interesse e razionamento del credito sul mercato brasiliano Uno dei principali problemi per le piccole e medie imprese operanti in Brasile è l’accesso al credito. Se da un lato viene spesso indicato lo scarso merito di credito delle imprese stesse tra le principali ragioni di tale situazione, è d’altra parte un dato di fatto che i tassi di interesse si attestino su livelli molti elevati, costituendo un forte limite al ricorso al capitale di rischio; ciò è vero in particolare per le piccole e per le micro-imprese, che rappresentano la maggioranza delle imprese industriali brasiliane e l’elemento più dinamico in termini di crescita occupazionale. Al contempo, la limitata attività di finanziamento del sistema brasiliano (i prestiti rappresentano il 28% degli assets totali) si combina con il massiccio impiego di fondi in titoli del debito pubblico (che rappresentano a livello di settore circa 1/3 del totale attivo e beneficiano, tra l’altro, di una ponderazione pari a zero). Il tasso di interesse di riferimento (SELIC – Sistema Especial de Liquidaçao e Custodia) era alla fine nel 2005 intorno al 17%, mentre il tasso medio sui prestiti (imprese e famiglie) si attestava intorno al 48%3 (a fronte di un tasso medio sui depositi del 18% circa). La presenza di spread molto elevati ha reso il settore bancario brasiliano uno dei più profittevoli a livello mondiale. I profitti netti del settore (pari a 4,3 miliardi di dollari nel 2004) sono cresciuti dal 2003 al 2004 del 48%, determinando un Roe medio intorno al 16%. Anche se le politiche di inflation targeting perseguite dal Governo hanno indotto la Banca Centrale ad un atteggiamento molto cauto nei tagli dei tassi di interesse, le previsioni indicano tuttavia una riduzione graduale del SELIC per i prossimi anni, con un livello atteso per il 2007 intorno al 12% (il tasso di inflazione dovrebbe passare dal 6,9% del 2005 al 4% nel 2007). Tale diminuzione, che dipenderà anche dal mantenimento del grado di fiducia degli investitori esteri verso il Paese all’indomani delle elezioni presidenziali dell’ottobre 2006, potrà rappresentare un’importante stimolo all’incremento degli investimenti, sia perché renderà meno difficoltoso l’accesso al credito, sia perché potrà facilitare una moderata svalutazione della moneta brasiliana nei confronti dell’euro e del dollaro nordamericano, con ricadute positive nella ripresa di quei settori maggiormente esportatori, soprattutto di beni primari. In uno scenario di tassi di interesse decrescenti la principale sfida che il sistema bancario brasiliano dovrà affrontare sarà dunque legata alla propria capacità di espandere l’attività di 3 Fonte: Banco Central do Brasil, Ottobre 2005. 8 prestito, migliorando le possibilità di accesso al credito della clientela, diversificando le fonti di profitto su un più ampio spettro di prodotti e servizi e riducendo i costi connessi alle inefficienze operative ancora esistenti4. b. Assetti proprietari e privatizzazioni del settore bancario Il sistema bancario brasiliano ha subito profondi cambiamenti a partire dall’inizio del “Plano Real”, il piano di stabilizzazione avviato nel 1994 e resosi necessario per la crisi economica che il Brasile stava attraversando. Nella seconda metà degli anni novanta furono lanciati diversi programmi di ristrutturazione e rafforzamento del sistema bancario5, che aveva accumulato elevati livelli di non performing loans e che era stato danneggiato dal fallimento di alcune grandi banche private6. Uno di questi programmi (PROES, Program of Incentive to the Reduction of the State-Level Public Sector in the Bank Activity) offriva un pacchetto di incentivi agli Stati federali per procedere, alternativamente, alla liquidazione, alla privatizzazione diretta, ovvero al trasferimento delle banche pubbliche locali al Governo federale per la successiva vendita sul mercato. Nell’ambito del PROES, cui aderirono quasi tutti gli Stati federali, furono liquidate dieci banche, sei furono privatizzate e altre sei furono cedute al Governo federale; infine, 16 furono trasformate in Agenzie di Sviluppo e cinque furono ristrutturate. Il programma interessava esclusivamente le banche di proprietà dei singoli Stati, ma non le grandi banche pubbliche del Governo federale, per le quali fu invece lanciato un piano di ristrutturazione nel 2001, attraverso il quale furono ricapitalizzate. Complessivamente l’assetto del settore dal 1994 ad oggi è mutato radicalmente: nel 1994 vi erano in Brasile un totale di 246 banche, di cui 146 private, 37 con partecipazione minoritaria estera, 37 controllate da soggetti esteri e 32 pubbliche. Oggi il numero delle banche pubbliche è sceso a 164, di cui 14 pubbliche. La quota di mercato delle banche pubbliche rimane tuttavia molto elevata, rappresentando oggi il 40% degli assets, ed il 46% circa del mercato dei prestiti. Le principali banche 4 Il tema dell’accesso al credito è una delle questioni al centro dell’attenzione delle Autorità e del mondo imprenditoriale brasiliano. La FIESP (Confindustria dello Stato di San Paolo), co-organizzatore della missione di Febbraio, ha svolto numerosi approfondimenti in materia formulando specifiche proposte di miglioramento degli attuali strumenti gestiti da soggetti pubblici, quali il BNDES, finalizzati ad agevolare l’accesso al credito delle PMI brasiliane, ed in particolare delle micro-imprese. I dati dimostrano infatti che la principale fonte di finanziamento in Brasile è quella realizzata con fondi propri e che negli ultimi anni la quota di fondi pubblici canalizzati alle piccole e piccolissime imprese è diminuito, a favore dei finanziamenti a grandi imprese per la realizzazione delle opere infrastrutturali. (Fonte: Agenda da Indùstria, Fiesp, ottobre 2005). D’altra parte le esigenze di contenimento della spesa pubblica stanno inducendo le Autorità brasiliane a studiare forme nuove di intervento che promuovano l’espansione di servizi market–based; nella stessa ottica è promosso anche lo sviluppo delle banche di credito cooperativo e di organismi di microfinanza. 5 In parallelo fu anche rafforzata la supervisione bancaria, riconoscendo alla Banca Centrale la possibilità di richiedere aumenti di capitale, di trasferire temporaneamente il controllo di una banca sotto un sistema di amministrazione provvisoria, ovvero di determinarne la fusione o l’acquisto da parte di un altro istituto finanziario. 6 Il lungo periodo di inflazione che aveva interessato l’economia brasiliana aveva favorito le banche, che avevano tratto rilevanti guadagni dalle passività sulle quali non erano dovuti interessi (come alcune forme di deposito e di intermediazione di fondi); tali inflationary gains avevano compensato le inefficienze e talvolta una non prudente gestione dei rischi; la stabilizzazione dei prezzi si rivelò pertanto “costosa” in termini di minori guadagni del sistema, che tentò di recuperare margini espandendo l’attività di finanziamento oltre i limiti di una sana e prudente gestione. 9 pubbliche sono il Banco do Brasil (con una quota di assets del 16,3% è anche la prima banca del Paese), il BNDES (11,85%, terza banca del Paese, preceduta dalla privata Banco Bradesco) e la Caixa Economica Federal (10,36%, quarta banca del Paese). Per tali banche non si conoscono le prospettive di privatizzazione, anche considerato il ruolo strategico che esse svolgono, soprattutto nelle zone rurali, grazie ad una rete capillare di filiali sul territorio. Inoltre, sia li BNDES che il Banco do Brasil svolgono un’importante attività di microcredito, per facilitare la quale il Governo brasiliano ha lanciato alcuni specifici programmi di sostegno. c. Prospettive di Applicazione del Nuovo Accordo sul Capitale di Basilea 2 e utilizzo degli IAS (cenni) Il sistema di regole di vigilanza attualmente vigente in Brasile accoglie in buona misura i principi dell’Accordo sul Capitale di Basilea I7. Secondo le risoluzioni del dicembre 2004 l’Accordo di Basilea II sarà applicato in generale con l’approccio standardised, mentre solo alle istituzioni finanziarie che operano anche sui mercati internazionali sarà permesso di utilizzare l’advanced internal rating approach. La road map prevede un’applicazione dell’accordo entro il 2011. Peraltro, secondo alcuni studi condotti dalla Banca Centrale, ad oggi il sistema standardised non dovrebbe produrre cambiamenti di particolare rilievo negli attuali requisiti di capitale, mentre l’IRB advanced appare per il momento troppo sofisticato per una sua efficace implementazione8. Per quanto riguarda invece l’applicazione degli International Accounting Standards, la Banca Centrale ha adottato gli IAS nel 2002, imponendo che dal 2005 i bilanci delle banche siano redatti secondo gli International Finance Reporting Standards. III. Atre questioni economiche e finanziarie che potrebbero essere oggetto di approfondimento con le Autorità Brasiliane a. Il programma “Avança Brasil” e la nuova legge sulle Partecipazioni PubblicoPrivate Nel 2000 il Governo brasiliano allora guidato da Cardoso ha lanciato un piano chiamato “Avança Brasil” (Avanza Brasile) per favorire lo sviluppo sociale del Paese9, anche tramite 7 Anche se la ponderazione a zero è estesa a impegni statali o garantiti dallo Stato anche se quest’ultimo non è un Paese OCSE o ad esso equiparabile. 8 Peraltro alcune simulazioni condotte hanno evidenziato che i requisiti previsti dall’IRB sono in grado di coprire la volatilità del tasso di default dei portafogli creditizi al 90% contro il 50% dei requisiti di capitale vigenti oggi. 9 Tra gli obiettivi del programma si ricordano inoltre: la creazione di posti di lavoro; la lotta all’emarginazione sociale e alla povertà; il rafforzamento della democrazia e la tutela dei diritti umani. 10 la costruzione di grandi opere infrastrutturali. Il programma prevede investimenti pubblici e privati di oltre 350 miliardi di dollari per un periodo compreso tra il 2000 e il 2007. Nell’ambito di tale programma, circa 50 progetti e programmi strategici sono stati selezionati come prioritari nel settore sociale, delle infrastrutture, delle risorse idriche, dell’ambiente e della comunicazione10. Il piano, che coinvolge anche un’ampia zona della foresta amazzonica (si prevede che saranno investiti in quest’area tra i 40 e i 45 miliardi di fondi privati e statali), ha ricevuto aspre critiche per il suo elevato impatto ambientale e in particolare sulle popolazioni indigene11. Nonostante gli sforzi compiuti, il piano non è stato fino ad oggi sufficiente a stimolare gli investimenti; si sono pertanto aggravate le carenze infrastrutturali, che limitano la crescita del Paese, oggi principalmente guidata dai sostenuti ritmi di incremento delle esportazioni. Il Governo Lula ha rinnovato l’impegno per gli investimenti nel settore infrastrutturale con il Programma Pluriennale 2004-2007 (Plano Brasil), definendo strategie ed azioni per la crescita del Paese; tuttavia, la necessità di contenere il deficit pubblico rende difficoltosa la realizzazione dei progetti. Pertanto, al fine di far fronte alla crescente necessità di interventi e di fondi, il Governo ha approvato, nel dicembre 2004, la legge sulle Partecipazioni Pubblico-Private (PPP), con il preciso intento di convogliare risorse private nel settore infrastrutturale ad integrazione dei fondi pubblici disponibili (in particolare per opere nel settore trasporti, realizzazione di strade, aeroporti e porti, ferrovie12). Più in particolare, lo schema operativo della partnership pubblico-privata prevede che: - Il Governo federale e le amministrazioni statali e municipali possano impegnare fondi entro un limite massimo dell’1% delle entrate fiscali13; - i contratti disciplinino la realizzazione delle opere ed il successivo affidamento in concessione per una durata massima di 35 anni; 10 In dettaglio il Piano “Avança Brasil” prevede progetti di scolarizzazione infantile, programmi di formazione professionale, accesso ai servizi sanitari di base e riduzione della mortalità infantile, eliminazione del lavoro minorile, servizi pubblici di base, abitazioni, sviluppo delle micro e piccole imprese, rivalutazione del patrimonio culturale, sicurezza e qualità degli alimenti, sicurezza pubblica; costruzione di autostrade, centrali idroelettriche, dighe, elettrodotti, miniere, gasdotti, pozzi petroliferi, canali di navigazione, porti, ferrovie, aeroporti, acquedotti; realizzazione della rete idrica nell’area del Nord-Est, opere di irrigazione; protezione, risanamento e preservazione delle aree forestali, delle riserve naturali; sviluppo di infrastrutture moderne di informazione e comunicazione, servizi di telecomunicazioni in ospedali, biblioteche, scuole. Oltre a tali programmi strategici, sono stati varati anche Piani di Azione Integrata finalizzati alla soluzione di problematiche complesse, tra i quali: il “Projeto Alvorada” per combattere la povertà e l’emarginazione sociale, il “Piano Nazionale di Sicurezza Pubblica”, per prevenire la violenza e ridurre la criminalità, e il piano “Brasil Empreendedor” per incentivare la formazione di micro, piccole e medie imprese, creando posti di lavoro e migliorando la capacità imprenditoriale. 11 Gli esperti avvertono che questi progetti porteranno alla distruzione di un'area di Foresta Amazzonica tra il 33 e il 42 per cento dell'attuale estensione. Nella regione sono previsti infatti 8.000 chilometri di strade, l'ampliamento o la costruzione ex novo di dieci porti e quattro aeroporti, due gasdotti, tre centrali termoelettriche, un ampliamento della centrale idroelettrica sul fiume Tucurui, quattro canali navigabili (Araguaia-Tocantins di 2250 km, e lungo il fiume Madeira di 1056 km), chilometri di linee elettriche e oltre a 1.400 km di ferrovie. 12 Altri settori di intervento sono: infrastrutture marittime, settore navale, settore aereo, settore urbano, energia, acquedotti, trattamento acque, trattamento rifiuti solidi. 13 Per l’anno in corso si tratterebbe per tutto il Brasile di 3,5 miliardi di Reais, oltre un miliardo di Euro. 11 - la partecipazione privata debba raggiungere almeno il 30% del totale, mentre la partecipazione pubblica sia nella misura massima del 70% (dell’80% qualora vi sia una partecipazione dei fondi pensione pubblici); - siano esclusi contratti inferiori ai 20 milioni di Reais (6,7 milioni di dollari)14. La legge individua due tipi di PPP15: a) la “concessione sponsorizzata”, che prevede che l’Amministrazione pubblica versi un contributo al concessionario privato, il quale percepisce al contempo i ricavi per i servizi prestati in concessione; b) la “concessione amministrativa”, nella quale l’utente finale è l’Amministrazione stessa. In aggiunta, è stato istituito un fondo di garanzia statale, gestito dal Banco Central do Brasil di 4 miliardi di Reais (circa 1,23 miliardi di euro) per far fronte ad eventuali casi di inadempienza del soggetto pubblico contraente. Secondo le valutazioni governative saranno necessari più di 40 miliardi di Reais (circa 13 miliardi di Euro), su base annua, per il rinnovamento infrastrutturale del Paese, di cui almeno 13 miliardi di Reais (4 miliardi di dollari) nei prossimi tre anni. Nel gennaio 2004 il presidente Lula ha presentato alla comunità internazionale un portafoglio di 24 progetti (irrigazione, autostrade, ferrovie e porti) che per il 75% devono essere finanziati con risorse private. Si tratta, pertanto, di una grande opportunità per l’attrazione di investimenti privati nazionali ed internazionali in progetti infrastrutturali, per la realizzazione dei quali l’intervento pubblico è necessario ma non può coprire integralmente il relativo fabbisogno finanziario. Anche i singoli Stati membri della Federazione hanno predisposto Piani Pluriennali di investimento per il 2004-2007 ed alcuni hanno già adottato provvedimenti in materia di PPP a livello locale16. In particolare, lo stato del Minas Gerais ha individuato cinque progetti pilota: l’ampliamento della rete autostradale MG-050, lo sviluppo dei servizi pubblici di base nei comuni dello Stato con i più bassi indici di sviluppo umano, la costruzione di un centro amministrativo nel governo di Belo Horizonte, la costruzione di un campus universitario e la costruzione di prigioni. Lo Stato di San Paolo è stato inoltre il primo a lanciare una gara, in conformità alla nuova legge, per la costruzione della quarta linea di metropolitana (3,3 miliardi di Reais, 2,4 dal Tesoro statale e 0,9 dai privati). Altri progetti (per un totale di 7 miliardi di Reais) sono stati selezionati da questo Stato come prioritari17. 14 La normativa generale prevede che il Ministero competente proponga la realizzazione di un’opera e richieda al Ministero della Programmazione Economica l’allocazione sul bilancio statale delle risorse necessarie, se tale richiesta è approvata, il Ministero proponente provvederà alla stesura del bando di gara e alla successiva scelta dell’impresa vincitrice. 15 Si tratta di contratti più flessibili sia dei contratti di concessione, in cui il settore privato non riceve contributi dal settore pubblico, sia dei contratti di fornitura, in cui non si è autorizzati ad applicare tariffe e la durata massima è di 5 anni. 16 In realtà, gli Stati di Minas Gerais e San Paolo lo hanno fatto prima del Governo federale. 17 Autostrada Tamoios, trattamento dell’acqua a Taiaçupeba, trasferimenti marittimi, corridoio Nordest Campinas e il centro sportivo a Ibirapuera 12 b. I rapporti della repubblica Federale del Brasile con il Fondo Monetario Internazionale Come già detto, nel 1994 il Brasile ha attuato un ambizioso piano di riforma, il “Piano Real”, caratterizzato da rigorose politiche macroeconomiche di stabilizzazione e da riforme strutturali. Tra il 1994 e il 1998 il programma ha raggiunto buoni risultati in termini di stabilizzazione monetaria (il tasso annuale di inflazione è sceso dal 2700% al 3% in quattro anni), di crescita economica (4% annuo in media) e di riforme strutturali (privatizzazioni, deregolamentazioni e ristrutturazione del sistema bancario). Il “Piano Real” non è riuscito tuttavia a contenere il disavanzo pubblico (8% del PIL nel 1998), il debito estero, pari a 243 miliardi di dollari (31,2%% del PIL), e il deficit delle partite correnti (4,3 del PIL nel 1998), accentuando la vulnerabilità esterna del Brasile. Gli investitori internazionali, per il timore di una massiccia svalutazione del Real, cominciarono a ritirare i capitali. La Banca Centrale, per contrastare la fuga di capitali, fu costretta a difendere la moneta, bruciando tutte le riserve internazionali (50 miliardi di dollari) e innalzando i tassi di interesse. In conseguenza del forte squilibrio della bilancia dei pagamenti (il deficit passò da 7,845 nel 1997 a 17,625 miliardi di dollari nel 1998) e del rallentamento della crescita (dal 3,5% nel 1997 allo 0,5% nel 1998), nel dicembre 1998 il Governo brasiliano concordò con il Fondo Monetario Internazionale un primo programma triennale di aggiustamento strutturale. L’intervento del FMI con uno specifico stand-by agreement18 di 18 miliardi di dollari (pari al 600% della quota di capitale brasiliana del FMI, circa 3 miliardi di dollari) prevedeva tra l’altro: • il consolidamento fiscale, finalizzato al raggiungimento di avanzi primari di bilancio (dal 2,6 al 3 per cento del PIL tra il 1999 e il 2001); l’aumento dei contributi pensionistici dei dipendenti pubblici e del prelievo fiscale sulle transazioni finanziarie; • una politica monetaria restrittiva, diretta principalmente alla difesa del tasso di cambio; • l’attuazione di una serie di riforme strutturali (tra cui impegni in materia di controllo della spesa pubblica, di welfare pubblico, di istruzione e sanità, privatizzazioni nel settore elettrico, bancario e delle public utilities). Il programma di risanamento consentì al Paese di resistere alle difficoltà del default della vicina Argentina, al rallentamento dell’economia USA ed alla crisi energetica19. Ciò 18 E’ l’accordo standard mediante il quale i Paesi membri che sperimentino temporanei squilibri della bilancia dei pagamenti sono autorizzati a prelevare un ammontare pari al 100 per cento della propria quota su base annuale e al 300 per cento della propria quota su base cumulativa dal Conto Generale delle Risorse (General Resource Account – GRA). Gli acquisti delle tranche di credito sono soggetti all’obbligo di riacquisto entro quattro anni al massimo dalla data del primo prelevamento, con aspettative di riacquisto a partire dai 27 mesi dal primo tiraggio. La durata tipica degli accordi è di 12-18 mesi, estendibile a 3 anni. 19 Nel 2001 il Brasile ha affrontato la peggiore crisi energetica degli ultimi 70 anni dovuta soprattutto alla persistente siccità, che ha ridotto la portata dei fiumi che alimentano le centrali idroelettriche, e della mancanza di investimenti in nuove centrali idroelettriche e in fonti alternative di energia. Circa il 38% dell’energia totale viene generata da centrali idroelettriche, rilevando la forte dipendenza del Brasile dalle fonti idroelettriche oltre che dal petrolio. Il Governo 13 nonostante, al termine dello stand-by agreement del 1998 il Brasile era ancora molto indebitato ed il Real continuava a perdere valore, causando un aumento del tasso di inflazione e costringendo il Governo a manovre restrittive (che hanno portato i tassi di interesse al 19% nel settembre 2001), con effetti negativi sulla crescita economica. L’intervento del FMI nel settembre del 2001, con un prestito a 15 mesi di 15,58 miliardi di dollari, si rese pertanto necessario per scongiurare il pericolo di un riscadenzamento della posizione debitoria o di un default. L’ultimo programma (Stand-by Arrangement) approvato dall’FMI in favore del Brasile è stato avviato nel settembre del 2002 (30,7 miliardi di dollari) per contrastare le turbolenze finanziarie causate dalle pressioni sui tassi di interesse e sul tasso di cambio derivanti dalle incertezze del quadro politico antecedente le elezioni presidenziali dell’ottobre 2002. Il programma è terminato il 31 marzo scorso e le autorità brasiliane non solo non ne hanno richiesto il rinnovo, data la buona performance economica del Paese20, ma hanno annunciato la cancellazione anticipata del debito con il FMI21. Rimangono però ancora da affrontare problemi, come l'indebitamento esterno del Brasile (per 226 miliardi di dollari, 26,2% del PIL) e quello interno (per circa 200 miliardi, 24,4% del PIL), oltre ad una situazione di squilibri sociali ancora molto accentuata. Con specifico riferimento al settore bancario, si segnala che nell’ambito dei rapporti del Brasile con il FMI, il Paese si è impegnato: a migliorare il sistema di supervisione bancaria, la trasparenza e l’efficacia del sistema di controllo, la revisione contabile e il reporting della Banca Centrale; a modificare la legge sulla bancarotta (approvata nel dicembre 2004); a compiere progressi nel processo di privatizzazione delle banche degli Stati federali. La tabella seguente riassume tutti gli interventi del FMI a favore del Brasile dal 1998. Stand-By Arrangement FMI - Brasile Data di approvazione Data di scadenza Importo approvato Importo Utilizzato 6 settembre 2002 31 marzo 2005 30,7 mld di dollari 22,9 mld di dollari 14 settembre 2001 5 settembre 2002 15,6 mld di dollari 14,7 mld di dollari 2 dicembre 1998 14 settembre 2001 18 mld di dollari 13,2 mld di dollari brasiliano è intervenuto con un piano di razionamento dell'energia, imponendo una riduzione del 35% nell’illuminazione pubblica, proibendo l’illuminazione di monumenti e statue, sospendendo l’installazione di nuove linee elettriche urbane e rurali ed esortando le industrie a preparare piani di emergenza per ridurre il consumo. 20 La combinazione di alti surplus primari di bilancio, l’inflation targeting, il regime di tassi di cambio flessibile e l’apprezzamento del real hanno ridotto le vulnerabilità ed aumentato la fiducia dei mercati finanziari nonostante le incerte condizioni politiche 21 Per compiere questo storico passo, il Governo ha deciso di usare una parte delle riserve monetarie federali, (ricostituite dopo gli attacchi speculativi al real) stimate in circa 67 miliardi di dollari, ripristinandole poi con il surplus maturato nel 2005, anno di ingente crescita economica per il Paese sudamericano. La cancellazione consente un risparmio di oltre 900 milioni di dollari in interessi fino al 2007, quando avrebbe dovuto estinguersi l’ultimo pagamento. 14 c. Il processo di integrazione interregionale: il Mercosur Con il trattato di Asunción, firmato nel marzo del 1991 da Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay22, nasce il Mercato Comune del Sud (Mercosur), volto alla creazione di un’area di libero scambio e di un’unione doganale tra gli Stati membri entro il 200623. Gli obiettivi principali del Mercosur sono: - la libera circolazione di beni, servizi e fattori produttivi tra gli Stati membri, attraverso la riduzione progressiva dei dazi, accompagnata dall’eliminazione delle barriere non tariffarie; - la fissazione di una tariffa esterna comune (a partire dal 1995) al 20%24 su circa l'85% dei prodotti, mentre per il restante 15% si è prevista l’applicazione di tale tariffa entro il 2006; - la libera concorrenza tra i sistemi economici degli Stati membri, attraverso il coordinamento delle politiche macroeconomiche e settoriali in materia di commercio estero, agricoltura, industria, sistema monetario, valutario e fiscale, servizi, dogane, trasporti e comunicazioni; - l’impegno alla modifica delle eventuali normative interne in contrasto con il processo di integrazione. Rispetto al prefissato termine del 2006 l’unione doganale è ancora incompleta e la libera circolazione dei prodotti non si applica a quelli importati dai Paesi esterni all’area. Inoltre, lo scorso febbraio, Argentina e Brasile hanno raggiunto un accordo che introduce i meccanismi di adattamento competitivo: se un Paese si considera penalizzato dall’altro per le eccessive importazioni in un settore produttivo (è avvenuto di recente per diversi comparti argentini quali elettrodomestici, automobili, calzature e tessile), può chiedere l’introduzione, per una durata massima di quattro anni, di limiti quantitativi e dazi doganali fino al 90% di quelli applicati secondo l’accordo Mercosur sulle merci provenienti dai Paesi non membri. 22 Bolivia, Cile, Colombia ed Ecuador godono dello status di Paesi associati e nel dicembre 2005 è stata sancita l’entrata del Venezuela, che sarà effettiva nell’arco di tre anni. 23 Le origini del processo di integrazione del Mercosur si possono far risalire ai tentativi di integrazione latinoamericana degli anni sessanta, con l’istituzione dell’Associazione Latinoamericano di Libero Commercio (ALALC), il cui obiettivo era la creazione di un’area di libero scambio tra Argentina, Brasile, Cile, Messico, Paraguay, Perù, Uruguay, Colombia, Ecuador, Venezuela e Bolivia. L’impossibilità di raggiungere l’obiettivo entro i termini prefissati (15 anni) portò alla creazione, nel 1980, dell’Associazione Latinoamericana di Integrazione (ALADI), che sostituì l’ALALC, e il cui obiettivo non era creare un’area di libero scambio, ma piuttosto una zona economica preferenziale che promuovesse iniziative bilaterali differenziate a seconda del livello di sviluppo di ciascun Paese. L’ALADI è un’associazione aperta all’adesione di qualsiasi Paese latinoamericano e nel 1999 anche Cuba diventò membro. Tuttavia, l’impulso principale al Mercosur derivò dal processo di integrazione bilaterale tra Argentina e Brasile iniziato nel 1986 con la firma dell’Atto di integrazione argentino-brasiliana. 24 Lo 0% nella tariffa esterna comune viene applicato ai beni importati ed ai prodotti particolari come i libri, i giornali, prodotti petroliferi, ecc.; dal 2 al 10% si applica sulle materie prime e semilavorati industriali; il 12% si applica sui beni strumentali, informatici e per le telecomunicazioni; dal 15 al 20% per i beni di consumo durevoli; 22,5-35% per i prodotti finiti. I Paesi possono continuare ad applicare il proprio regime tariffario per il commercio intra-regionale ed esterno nei settori dello zucchero, automobilistico, tessile e dell’abbigliamento. Inoltre, al momento dell’entrata in vigore dell’unione doganale, è stato concesso ai singoli Paesi di presentare una lista di massimo 300 prodotti che potevano essere esclusi temporaneamente dal regime tariffario esterno comune. 15 Si tratta di misure che tendono a rallentare il processo di integrazione interregionale, il cui completamento potrebbe invece aprire rilevanti opportunità per le imprese che investono nell’area. d. Le relazioni tra Mercosur e Unione Europea Il Mercosur conta una popolazione di oltre 235 milioni di abitanti, un prodotto interno lordo di 620 miliardi di euro ed ha fatto registrare una crescita del 4,1% nel 2004, rappresentando oggi il quarto mercato mondiale dopo l’UE, gli USA ed il Giappone. L’area produce il 64% del PIL e il 33% dell’intero commercio del continente sudamericano25. Data la rilevanza economica dell’area, l’Unione Europea è stata sempre una decisa fautrice del processo di integrazione regionale del Mercosur, in vista della creazione di un’associazione “transatlantica”. L’interscambio UE-Mercosur rappresenta il 44,7% del commercio dell’Unione Europea con tutta l’America Latina. L’Unione Europea è infatti il primo partner commerciale del Mercosur (nel 2004 pesava per il 25% dell’interscambio totale del Mercosur) con una quota pari al 26,9% delle importazioni (gli Stati Uniti registrano una quota del 21,8% e la Cina del 5,6%) e al 24,2% delle esportazioni (gli Stati Uniti hanno una quota del 18,2% e la Cina del 6,9%) del Mercosur; l’UE è inoltre il primo investitore nell’area con 1,031 miliardi di euro di IDE nel 2004 (nel 2000 gli IDE avevano raggiunto i 26,5 miliardi di euro). Il Mercosur rappresenta invece il nono partner commerciale dell’Unione Europea (con una quota del 2,75% delle importazioni e dell’1,91% delle esportazioni). La bilancia commerciale è a favore del Mercosur con un avanzo di 9,9 miliardi di euro. In particolare, l’UE rappresenta il primo mercato di sbocco per le esportazioni agricole dei Paesi del Mercato del Sud, che pesano per il 63% sul totale delle importazioni europee dall’area. L’UE esporta invece principalmente prodotti industriali (macchinari e apparecchiature meccaniche) pari al 50% delle esportazioni totali, seguiti da prodotti chimici (22,5%). L’Italia ha una quota dell’1,4% delle esportazioni e dello 0,9% delle importazioni del Mercosur. Per quanto riguarda gli IDE, nel 2004 il flusso dell’Italia è stato pari a 161 milioni di euro (con 1.193 milioni di euro nel 2000). Gli altri investitori europei nell’area sono: Regno Unito (253 milioni di euro), Spagna (223 milioni di euro), Germania (213 milioni di euro), Portogallo 8193 milioni di euro) e Francia (177 milioni di euro). 25 Per quanto riguarda il commercio intra-regionale, l’interscambio nel 2004 è risultato pari a 34,63 miliardi di dollari rappresentando circa il 18% del commercio totale dell’area. Tra il 1991 e il 2004 le importazioni e le esportazioni intraregionali sono aumentate quasi del 230% (Dati UNCTAD). 16 Il rapporto tra UE e Mercosur risale al 1992 con l’Accordo Interstituzionale, il cui obiettivo era il trasferimento di competenze in materia di integrazione regionale sotto il profilo politico, economico ed istituzionale. In seguito, nel dicembre 1995 a Madrid, l’UE e i Paesi del Mercosur firmarono un Accordo Quadro di Cooperazione Interregionale, propedeutico alla firma, non ancora avvenuta, di un Accordo di Associazione Interregionale UE-Mercosur, il cui obiettivo principale, sotto il profilo economico, è la creazione di un’area di libero scambio26. I negoziati per l’Accordo di Associazione Interregionale UE-Mercosur, iniziati nell’aprile del 2000, si sviluppano su tre assi fondamentali: - un partenariato per le questioni politiche e di sicurezza; - una migliore cooperazione in campo economico e istituzionale; - la creazione di una zona di libero scambio che, nel rispetto delle regole dell’OMC, tenga conto della sensibilità di alcuni prodotti, specificamente di quelli agricoli. In particolare, la liberalizzazione reciproca dei mercati riguarda il commercio dei beni e dei servizi, gli investimenti, la tutela dei diritti di proprietà intellettuale, le normative in materia di appalti pubblici. Fino all’estate 2004 si è registrato un graduale e sostanziale progresso nei negoziati, che hanno attualmente raggiunto una fase di stallo a causa della riluttanza reciproca a fare concessioni su dossier importanti quali l'accesso al mercato per i prodotti agricoli27 e per quelli industriali28. La difficile prosecuzione del negoziato EU-Mercosur dipende peraltro dagli esiti in ambito multilaterale dell’attuale round OMC (Doha Round), soprattutto in tema di rimozione dei sussidi agricoli europei29. Si ricorda che i negoziati UE-Mercosur sono andati di pari passo (e in diretta concorrenza) con un altro importante negoziato nell’agenda del Mercosur: la formazione dell’Area di Libero Scambio delle Americhe (Free Trade Area of the Americas, FTAA, ovvero Área de Libre Comercio de las Américas, ALCA). 26 Si tratta del primo accordo tra blocchi regionali ed è un programma di ampia portata poiché, al di là degli aspetti economici e commerciali, è finalizzato ad intensificare il dialogo politico tra le due aree, nel segno della promozione e del consolidamento delle istituzioni democratiche e delle libertà fondamentali. 27 I negoziati in questo settore sono particolarmente importanti per il Mercosur in quanto le esportazioni di prodotti agricoli verso l’UE rappresentano il 35% del totale delle esportazioni agricole e il 48% delle esportazioni verso l’Unione europea. 28 I paesi del Mercosur considerano di vitale importanza l’apertura del mercato comunitario alle esportazioni dei loro prodotti agricoli, mentre l'UE ritiene prioritario facilitare l'accesso dei prodotti industriali e dei servizi ai mercati del Mercosur. 29 Il Brasile, infatti, insieme a Cina, India e Sud Africa, guida il G20 (Argentina, Bolivia, Cile, Colombia, Costa Rica, Cuba, Ecuador, Guatemala, Messico, Nigeria, Pakistan, Paraguay, Perù, Filippine, Tailandia e Venezuela), il gruppo di Paesi emerso nell’arena commerciale internazionale come elemento di multipolarità, indebolendo la bipolarità costruita da USA e Unione Europea. Dopo il fallimento del vertice OMC di Cancún nel settembre 2003, i Paesi in via di sviluppo, guidati dal G20, sono diventati interlocutori attivi nei negoziati commerciali internazionali. L’obiettivo del G20 è quello di combattere la politica agricola di UE e Usa mediante: la riduzione dei sostegni interni; l’eliminazione dei sussidi all’esportazione; il miglioramento dell’accesso al mercato dei prodotti provenienti dai Paesi in Via di Sviluppo. 17 Il processo30 iniziato nel 1994 mira ad integrare tutti i paesi Americani (Nord e Sud), ad eccezione di Cuba, in un'unica zona di libero scambio, accrescendo gli investimenti e promuovendo la concorrenza. Il progetto rimane tuttavia per il momento lettera morta, dopo il fallimento del vertice di Mar del Plata lo scorso novembre. La proposta americana, sostenuta da Canada, Messico e Colombia, di un accordo di massima per varare il libero scambio di merci si è scontrata con l’opposizione dei Paesi del Mercosur (Argentina e Brasile) e del Venezuela, che pongono come condizione indispensabile per proseguire i negoziati l'abolizione delle sovvenzioni interne e degli sbarramenti eretti a difesa dei prodotti agricoli nazionali da parte degli Usa. Al momento, non è stato neanche riprogrammato un nuovo vertice per la definizione delle tappe necessarie alla realizzazione dell’ALCA. e. Gli strumenti finanziari e i programmi di cooperazione dell’Unione Europea con il Brasile Gli attuali rapporti tra l’Unione Europea e il Brasile sono regolati dall’Accordo Quadro di Cooperazione EC-Brasile del 1992 e dall’Accordo Quadro di Cooperazione EU-Mercosur del 1995. Nell’ambito di tali accordi, si segnalano i seguenti strumenti finanziari e di cooperazione bilaterale: - La Banca Europea per gli Investimenti In qualità di istituzione finanziaria dell’Unione Europea, la BEI sostiene progetti di investimento nei Paesi firmatari di accordi di cooperazione con l’Unione Europea. I finanziamenti al Brasile, in quanto tale, rientrano nel mandato della BEI per i Paesi ALA (Asia ed America Latina) pari a 2,48 miliardi di euro per il periodo 2000-200731. La BEI interviene con prestiti individuali per progetti di grandi dimensioni (superiori ai 25 milioni di euro) concessi direttamente al promotore del progetto (di norma il governo locale), che possono coprire fino al 50% del costo totale dell’operazione. Nel caso di progetti di piccola e media dimensione (inferiori ai 25 milioni di euro) la BEI concede prestiti globali ai soggetti privati attraverso banche locali intermediarie. Il Brasile è il principale beneficiario dei prestiti BEI in America Latina (52% dell’attività nell’area) con 21 progetti approvati per un totale di 1 miliardo di euro32 . Tra i maggiori investimenti sostenuti si ricordano: Pirelli (per un valore di 22 milioni di euro nel 1997 per la costruzione di un impianto di fibre ottiche a Sorocaba, garantiti dalla Banca Commerciale Italiana, e 40 milioni di euro nel 1999 per espandere la capacità produttiva dei tre impianti di 30 Si tratta di un'iniziativa del 1990 dall'amministrazione statunitense, lanciata con il Summit delle Americhe a Miami nel 1994 e riattivata al Summit di Quebec City nel 2001. 31 Il primo mandato per i Paesi ALA risale al 1993. 32 Solo negli ultimi cinque anni il Brasile ha ricevuto finanziamenti per 595 milioni di euro, superiori ai 556 milioni di euro destinati alla Cina. 18 pneumatici), TIM, Telefonica, Itaú-BBA, Volkswagen, Mercedes, Veracel e il gasdotto Brasile-Bolivia. - Programmi di cooperazione UE - Brasile L’Unione Europea ha stanziato 64 milioni di euro per il Brasile per il periodo 2001-2006 (Il Country Strategy Paper per il 2007-2013 è in fase di negoziazione) per l’attuazione delle riforme economiche, il sostegno allo sviluppo sociale e la tutela dell’ambiente. La maggior parte delle risorse finanziarie dei progetti in fase di attuazione è destinata all’ambiente, particolarmente nel quadro del Programma Pilota per la protezione della foresta tropicale brasiliana. - Programmi di cooperazione UE - Mercosur Il Brasile beneficia inoltre degli interventi di cooperazione e assistenza tecnica previsti dall’Unione Europea in favore del Mercosur (48 milioni di euro stanziati attraverso il Regional Strategy Paper del 2002-2006), nell’ambito dell’Accordo Quadro di Cooperazione del 1995, finalizzati a rafforzare il processo di integrazione tra le due regioni. - Programmi di cooperazione UE - America Latina Inoltre, il Brasile si avvale di programmi di cooperazione economica dell’Unione Europea destinati all’America Latina nel suo complesso: AL-INVEST (40 milioni di euro per il 2002-2006, promuove investimenti e scambi commerciali tra PMI europee e PMI latinoamericane), URB-AL (50 milioni di euro, collaborazione tra le città per progetti di sviluppo urbano), ALFA (27 milioni di euro, collaborazione tra università), ALIS (informatica), ALURE (settore energetico). Non sono disponibili dati sul coinvolgimento delle imprese italiane nei programmi sopra illustrati. f. Gli interventi della Banca Interamericana di Sviluppo Un’altra importante fonte di finanziamento per progetti di investimento in Brasile è rappresentata dalla Banca Interamericana di Sviluppo (BID), fondata nel 1959 al fine di ridurre la povertà e promuovere l’equità sociale e la crescita economica nella regione33. La Banca Interamericana di Sviluppo finanzia una vastissima gamma di progetti e programmi nei Paesi dell'America e dei Carabi, la cui realizzazione genera opportunità di lavoro per le imprese dei Paesi membri, tra cui l’Italia. La Banca concede prestiti a lungo termine (15-25 anni) a tassi agevolati ai suoi Membri e alle imprese private situate nei loro 33 Agli originari 19 membri latinoamericani e agli Stati Uniti, si aggiunsero in seguito altri Paesi americani ed europei per un totale di 47. La quota di ciascuno è calcolata in rapporto al capitale sottoscritto, pari ad un totale di 101 miliardi di dollari. Il Brasile e l’Argentina sono i maggiori azionisti con 900.154 azioni, corrispondenti ad altrettanti voti, con una quota sul totale del 10,7% (l’Italia, come Francia e Germania, dispone di 158.638 azioni con una quota dell’1,8%). 19 territori, nei settori delle infrastrutture, dell’energia, dell’ambiente, del turismo, del commercio, dello sviluppo urbano, dei trasporti e dell’industria. Il Programma Operativo di Finanziamento del Brasile34 del 2004-2005 prevedeva 23 progetti per un intervento finanziario complessivo di 3,5 miliardi di dollari ripartiti in vari settori tra cui infrastrutture, lotta alla povertà e promozione dell’equità sociale, miglioramento delle aree urbane. Non sono ancora disponibili dati sullo stato di attuazione di tale programma. All’interno del BID operano due istituzioni specializzate: la Corporazione interamericana di investimento (CII)35, per l’appoggio finanziario alle Piccole e Medie Imprese, e il Fondo multilaterale di investimento (FOMIN), che fornisce assistenza tecnica per investimenti finalizzati a riforme di mercato, formazione professionale e innovazione tecnologica delle Piccole e Medie Imprese. Nel 1992 la CII ha istituito un “Fondo Italia” di 2,2 milioni di dollari per finanziare attività di assistenza tecnica (studi di fattibilità, attività pilota, trasferimento di tecnologia) ad imprese italiane in relazione alle operazioni della CII. g. Strumenti della cooperazione italiana Il Brasile non è eleggibile a programmi di credito d'aiuto del Ministero degli Affari Esteri (gestiti dalla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo) in quanto ha superato la soglia di reddito prevista dalla normativa OCSE. Tuttavia, nel 2006 l’Italia ha stanziato cinque milioni di euro per lo sviluppo infrastrutturale e ambientale dei Paesi dell'America Latina, nell’ambito dell'accordo-quadro di cooperazione firmato il 2 febbraio scorso con la Corporación Andina de Fomento (CAF)36, volto ad incrementare il volume e l'efficacia del contributo italiano allo sviluppo dei Paesi andini ed a favorire l'inserimento del Sistema-Paese Italia nelle operazioni che la CAF finanzia nella regione, offrendo in tal modo un nuovo incentivo all'internazionalizzazione delle imprese italiane. Nel corso degli ultimi anni, alcune imprese italiane di costruzione si sono aggiudicate contratti per un valore complessivo di 400 milioni di dollari, nell'ambito delle attività finanziate dalla Corporación Andina de Fomento. Nel quadro del rilancio in atto delle relazioni bilaterali, il Ministro Fini ed il suo omologo Celso Amorim, hanno sottoscritto lo scorso 17 ottobre a Roma una Dichiarazione congiunta 34 Fino al 2005, il Brasile ha ricevuto dal BID un totale di 358 prestiti per un ammontare di 27,8 miliardi di dollari, 348 doni per 207,7 milioni di dollari, 13 investimenti per 44,3 milioni di dollari e 4 garanzie per 228 milioni di dollari. 35 La CII opera attraverso una molteplicità di strumenti quali: prestiti diretti alle PMI, investimenti in capitale o quasicapitale, linee di credito ad intermediari finanziari locali, investimenti in fondi di capitale privato nazionali o regionali, garanzie. 36 La CAF e' una banca di sviluppo multilaterale istituita alla fine degli anni '60, figura tra le maggiori istituzioni finanziarie dell' America Latina. Originariamente creata su impulso dei governi di Bolivia, Colombia, Ecuador, Perù e Venezuela, la banca latino-americana si è progressivamente ampliata attraverso l'apporto di altri 11 Paesi, tra i quali Argentina, Brasile, Costarica, Messico e Uruguay, e di 18 banche private della regione andina. 20 con cui impegnano i Ministeri di cui sono titolari ad elaborare, entro il 17 luglio 2006, progetti di ricerca ed il Programma esecutivo dell’Accordo di Cooperazione Scientifica e Tecnologica tra il Governo della Repubblica Italiana ed il Governo della Repubblica Federativa del Brasile, firmato a Roma il 12 febbraio 1997, entrato in vigore nel 1999. Tale accordo non ha sinora avuto attuazione, poiché difficoltà di vario tipo hanno impedito di concludere il relativo Programma esecutivo. 21 K KE EY YN NU UM MB BE ER RS SB BR RA AS SIIL LE E Dati macroeconomici relativi al Brasile e rapporti con l’Italia 22 BRASILE (Marzo 2006) Key Numbers dell’economia Indicatore 1995 2003 2004 2005 2006 UE 25 PIL a prezzi correnti (miliardi US$) 704,2 505,5 603,8 775,0 818,1 12.180,0 4,2 0,5 4,9 3,5 3,6 1,7 4.428,3 2.858,2 3.370,0 4.270,0 66,0 14,7 6,6 6,8 4,7 2,2 8,7 12,3 11,5 9,9 8,9 9,4 Debito Pubblico/PIL 30,5 58,7 51,7 50,2 48,8 63,4 Debito estero/PIL 22,8 46,6 37,4 28,1 26,2 -- Tasso di crescita reale Reddito pro-capite (US$) Inflazione Tasso di disoccupazione Saldo Commerciale (miliardi di US$) 4.450,0 28.100,0 -3.465,8 24.793,8 33.666,2 37.092,0 33.966,0 Costo orario del lavoro (USD) -- 2,8 3,5 4,4 4,5 -127,9 13,85 Popolazione (milioni di abitanti) -- 176,03 179,1 181,4 183,7 456,9 Età media popolazione – anni -- -- -- 27,81 -- 39,09 Tasso di crescita della popolazione -- -- -- 1,06% -- 0,15% % media popolazione con età ≤14 anni -- -- -- 26% -- 16% Tasso di iscrizione scuola primaria* -- -- -- 94,6% -- 95,2% Tasso di iscrizione scuola secondaria* -- -- -- 69,2% -- 90,0% 84,7 86,9 86,9 86,9 86,9 98% Tasso di alfabetizzazione (% popolazione con più di 15 anni) Fonte: EIU su elaborazione Sintesi 2000, Banca Mondiale, CIA The World Factbook * In percentuale della popolazione in età scolare Interscambio Italia - Brasile (Valori in milioni di euro) e principali concorrenti Esportazioni Importazioni Saldo Interscambio totale 2001 2.613,01 2.325,33 287,68 2002 1.996,94 2.157,73 -160,79 2003 1.614,79 2.156,86 -542,06 2004 1.804,34 2.672,58 -868,25 2005 2.874,0 2.032,9 -841,0 4.938,34 4.154,67 3.771,65 4.476,92 4.906,9 Fonte: ISTAT Dal 1995 al 2001 il saldo commerciale con il Brasile è sempre stato a favore dell’Italia (ad eccezione del 2000). Nel 2002 si è assistito a una netta inversione di tendenza per effetto del deprezzamento del real nei confronti dell’euro (dati ICE). Nel 2004 l’Italia è risultata il settimo acquirente delle merci brasiliane, con una quota di mercato del 3,1%, preceduta da Stati Uniti (20,8%), Argentina (7,5%), Paesi Bassi (6,1%), Cina (5,6%), Germania (4,1%) e Messico (4,0%). Principali voci delle importazioni italiane sono: minerali di ferro, cereali ed altri seminativi, cuoio, frutta e prodotti utilizzati 23 per la preparazione di bevande e spezie, prodotti della siderurgia, carni fresche e refrigerate del estimane, oli e grassi grezzi. L’Italia è inoltre l’ottavo fornitore con una quota di mercato del 3,5%, dopo Stati Uniti (22,4%), Argentina (8,9%), Germania (9,2%), Cina (5,5%), Nigeria (5,6%, importante fornitore di petrolio), Giappone (3,8%) e Francia (3,7%). Principali voci delle esportazioni italiane: parti ed accessori per autoveicoli e loro motori, altre macchine per impieghi speciali, macchine per le industrie tessili, dell’abbigliamento e del cuoio, altre macchine di impiego generale, pesticidi ed altri prodotti chimici per l’agricoltura, prodotti chimici di base organici, pompe, compressori e sistemi idraulici. In notevole aumento sono le esportazioni di prodotti chimici e farmaceutici principalmente legati all’agricoltura (+22% nel 2004, in particolare per i fitofarmaci +457%), di macchine e apparecchiature elettriche (+30% nel 2004) e di prodotti in gomma e materie plastiche (+22% nel 2004). La quota dell’Italia sulle importazioni brasiliane si è ridotta dal 5,8% nel 1995 al 3,5% nel 2004. Per quanto riguarda i maggiori Paesi europei, solo la Germania ha visto diminuire la propria quota dal 9,6% nel 1995 all’9,2% nel 2004. Il Regno Unito è rimasto più o meno stabile (2,4%). Le quote della Francia e della Spagna sulle importazioni brasiliane sono aumentate rispettivamente dal 2,8% nel 1995 al 3,7% nel 2004 e dal 1,7% all’2,1%. Al di fuori dell’Unione Europea, gli Stati Uniti hanno registrato una crescita del proprio peso sulle importazioni brasiliane (dal 21,2% nel 1995 al 22,4% nel 2004) mentre quello del Giappone si è ridotto (dal 6,6% al 3,8%). Gli aumenti più rilevanti sono quelli della Nigeria (la cui quota è passata dall’1% nel 1995 al 5,6% nel 2004) e della Cina passata dal 2,1% nel 1995 al 5,5% nel 2004 (Annuario 2004 ICE). Investimenti Diretti Esteri Nel 2004 il Brasile ha occupato il decimo posto tra i Paesi destinatari di IDE, assorbendone una percentuale del 2,5%, con un flusso pari a 18,16 miliardi di dollari (a fronte del 10,14 registrato nel 2003). La stabilizzazione del cambio, dell’inflazione e, soprattutto, l’accelerazione data ai processi di privatizzazione (nei settori delle telecomunicazioni, bancario e infrastrutture) hanno favorito uno sviluppo straordinario degli IDE nel periodo 1995 – 2000, quando si è assistito ad un incremento del flusso degli investimenti esteri diretti di oltre il 644% (da 4,4 miliardi di dollari al valore record di 32,8 miliardi di dollari); dal 2001 al 2003, in tutta l’area dell’America centrale e meridionale si è verificata invece una forte contrazione degli IDE, che solo nel 2004 sono tornati a crescere, registrando un incremento del 51,5% sull’anno precedente, per un totale di 57,4 miliardi di dollari (il Brasile si conferma la principale destinazione dell’America Latina con il 31,6% del totale). (UNCTAD - World Investment Report 2005) Secondo la Banca Centrale del Brasile, nel 2004 l’Italia ha contribuito con 429,21 milioni di dollari al flusso in entrata in Brasile degli IDE, per una quota corrispondente al 2,36% del totale. Secondo dati ICE invece, il flusso di investimenti diretti netti italiani in Brasile è 24 cresciuto da 33,4 nel 1995 a 910,2 milioni di euro nel 2001, per poi ridursi a soli 114,9 milioni di euro nel 200437. Per quanto riguarda invece gli investimenti del Brasile in Italia, secondo dati ICE (Nota Congiunturale agosto 2005), nel 2003 sono stati pari 84 milioni di dollari, corrispondenti allo 0,16% del totale investito dal Paese sudamericano all’estero38. L’importo risulta in calo rispetto a quello registrato nel 2001 e nel 2002, rispettivamente pari a 168 e 190 milioni di dollari. Presenza di imprese italiane in Brasile Secondo l’ICE in Brasile sono presenti circa 222 imprese italiane (filiali commerciali o produttive, uffici di rappresentanza, joint-venture). Secondo altre fonti il numero supererebbe le 400 presenze. Tra i principali investitori in Brasile si segnalano: FIAT, BREMBO, TEKSID, COMALI, MAGNETI MARELLI, IVECO (industria automobilistica), PIRELLI (settore pneumatici), TELECOM (telecomunicazioni), TERNA (energia), TECHINT (impiantistica), BARILLA, FERRERO, PERFETTI (alimentare), SACMI (macchine e impianti per l’industria ceramica), IMPREGILO (grandi opere), MARCEGAGLIA (trasformazione dell’acciaio), ZAMBON (settore farmaceutico). IDE in Brasile per Paese di origine, 2000 - 2004 18% USA 35% Belgio e Lussemburgo Spagna Isole Cayman 16% Francia Italia Altri 2% 7% 14% 8% Fonte: Elaborazione dati Banco Central do Brasil 37 Secondo gli ultimi dati UNCTAD, nel 2002 l’Italia era il tredicesimo investitore in Brasile con 472,5 milioni di dollari, dopo Paesi Bassi, Stati Uniti, Francia, Isole Cayman, Bermuda, Lussemburgo, Canada, Germania, Spagna, Giappone, Isole Vergini e Regno Unito. Gli IDE italiani hanno registrato una crescita straordinaria tra il 1990 e il 1998 (da 3,3 a 646,6 milioni di dollari) per poi ridursi a 281,3 milioni di dollari nel 2001. 38 Vi sono fonti discordanti su tale dato; secondo lo stesso Annuario ICE 2004 il flusso di investimenti diretti netti del Brasile in Italia sarebbe stato pari a 30,7 milioni di euro. 25 K KE EY YN NU UM MB BE ER RS S S SIIS ST TE EM MA AB BA AN NC CA AR RIIO O Dati di sintesi sul sistema bancario del Brasile 26 KEY NUMBERS SISTEMA BANCARIO a cura di Sintesi 2000 srl Struttura: Dati in milioni di US$ Numero effettivo Numero per cui i dati sono disponibili Total Assets (valore assoluto e percentuale su tot.) Banche statali 16 14 223.388 41,35% 89.642 46,59% 313.030 72,19% Banche private 94 43 214.317 39,67% 66.428 34,53% 81.840 18,87% Banche estere 58 32 102.559 18,98% 36.322 18,88% 38.732 8,93% Non identificate 21 0 189 89 Totale 540.264 Mercato dei prestiti (valore ass. e % su tot) 192.392 Mercato dei depositi (valore ass. e % su tot) 433.602 Indicatori dell’andamento del settore: I dati medi si riferiscono ad un campione di 50 banche (che costituiscono l’80% degli assets di settore del sistema bancario del Brasile. Dati a dicembre 2004 Tasso di interesse medio sui prestiti Tasso di interesse medio sui titoli a lungo termine 55,1% Tasso di interesse medio sui depositi 15,4% % Non performing loans (lordi) 10,5% ROE 22,6% n.d. Margine di intermediazione (Mg interesse + commissioni nette + attività di trading nette) Margine di interesse n.d. 32.244,5 US$/mio Livello di bancarizzazione dell’economia: Dati in milioni di US$ a dicembre 2004 In valore assoluto e percentuale (depositi+prestiti) /PIL (433.602+192.392)/603.800 103,67% Depositi /PIL 433.602/603.800 71,81% Prestiti /PIL 192.392/603.800 31,86% Processo di privatizzazione: E’ stato realizzato solo in parte. Le banche statali dominano ancora la scena. Regolamentazione di vigilanza: Vengono applicati i requisiti di Basilea I. L’applicazione di Basilea II è prevista per il 2010-2011. A partire dall’esercizio 2005 in Brasile sono introdotti gli IFRS. 27