vitaospedaliera vitaospedaliera - Provincia Romana Fatebenefratelli
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· VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.40 Pagina 1 VITAOSPEDALIERA Rivista mensile dei Fatebenefratelli della Provincia Romana DICEMBRE 2012 POSTE ITALIANE S.p.A. - SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1, Comma 2 - DCB ROMA ANNO LXVII - N° 12 Nuovo Superiore Generale Fra Jesús Etayo Arrondo · VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.40 Pagina 2 · VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.40 Pagina 3 EDITORIALE S O M M A R I O RUBRICHE 4 Curare e prendersi cura della persona 5 Lo statuto ontologico dell’embrione: una riflessione bioetica 6 Elementi di ortopedia nell’arte di santa Maria alla Scala 7 Il lungo viaggio 8 Prevenire l’obesità infantile 9 Il miocardio non compatto 10 I docenti scendono dalla cattedra per avvicinarsi ai malati XXVII-Completezza della celebre Scuola Salernitana (830 d.C.) nella formazione del medico 11 Schegge Giandidiane N. 35b I dieci anni in Italia del Beato Guglielmo Llop 15 L’ospedale di Manila al tempo degli inglesi 16 Grazie, infinitamente grazie! 17 Vertigine parossistica posizionale benigna 18-20 21 LXVIII Capitolo Generale L’A.F.Ma.L. e l’Alliance ancora insieme DALLE NOSTRE CASE 22 Ospedale Buccheri La Ferla - Palermo Maria, lacrime di speranza nel mondo 23 Newsletter VITA OSPEDALIERA Rivista mensile dei Fatebenefratelli della Provincia Romana ANNO LXVII Sped.abb.postale Gr. III-70%- Reg.Trib. Roma: n. 537/2000 del 13/12/2000 Via Cassia 600 - 00189 Roma Tel. 0633553570 - 0633554417 Fax 0633269794 - 0633253502 e-mail: [email protected] [email protected] Direttore responsabile: fra Angelico Bellino o.h. Redazione: Franco Piredda Collaboratori: fra Giuseppe Magliozzi o.h., fra Massimo Scribano o.h., Mariangela Roccu, Maria Pinto, Raffaele Sinno, Pier Angelo Iacobelli, Alfredo Salzano, Cettina Sorrenti, Simone Bocchetta, Fabio Liguori, Raffaele Villanacci, Bruno Villari Archivio fotografico: Fabio Fatello Orsini Segreteria di redazione: Marina Stizza, Katia Di Camillo Amministrazione: Cinzia Santinelli Grafica e impaginazione: Duemme grafica Stampa: Fotolito Moggio Strada Galli s.n.c. - 00010 Villa Adriana - Tivoli (RM) Abbonamenti: Ordinario 15,00 Euro Sostenitore 26,00 Euro - c.c. postale n. 76697002 Finito di stampare: dicembre 2012 In copertina: Foto di fra Jesús Etayo Arrondo, eletto Superiore Generale dei Fatebenefratelli lo scorso primo novembre a Fatima. Nato in Spagna a Fustiñana il 26 maggio 1958, entrò nella Provincia Aragonese nel 1974, emise la prima Professione nel 1977 e quella Solenne nel 1983. Fu ordinato sacerdote nel 1985. Fu Superiore Provinciale dal 1995 al 2001 e in quest'ultimo sessennio è stato membro della Curia Generalizia quale Secondo Consigliere Generale, incaricato del settore della Bioetica e della Formazione dei Confratelli. IO MI TI MANGIO! D a ragazzetto mi ricordo di come mia madre, ai sorrisetti di mio fratello, ancor poppante e di sei anni più piccino di me, reagiva con gioioso affetto, scandendogli “Io a te, mi ti mangio!...”, non certo per cannibalismo, ma cercando d’esprimere in quel modo il proprio desiderio di sentirsi totalmente unita a lui. L’adorazione dei pastori (Gherardo delle Notti - 1622) Quei suoi momenti di tenerissimo affetto mi sono tornati in mente leggendo il nuovo libro pubblicato da Benedetto XVI giusto alla vigilia di Natale, con il titolo L’infanzia di Gesù. Quando, infatti, vi descrive la nascita del Salvatore e di come la Madonna lo depose nella mangiatoia, il Papa ricorda che l’antica iconografia sacra, in base alla teologia dei Padri della Chiesa, usava raffigurare la mangiatoia come una sorta d’altare e conclude citando a sostegno di tale interpretazione uno dei più grandi Dottori della Chiesa. Queste le parole testuali della conclusione del Papa: “Agostino ha interpretato il significato della mangiatoia con un pensiero che, in un primo momento, appare quasi sconveniente, ma, esaminato più attentamente, contiene invece una profonda verità. La mangiatoia è il luogo in cui gli animali trovano il loro nutrimento. Ora, però, giace nella mangiatoia Colui che ha indicato se stesso come il vero pane disceso dal cielo - come il vero nutrimento di cui l’uomo ha bisogno per il suo essere persona umana. È il nutrimento che dona all’uomo la vita vera, quella eterna. In questo modo, la mangiatoia diventa un rimando alla mensa di Dio a cui l’uomo è invitato, per ricevere il pane di Dio. Nella povertà della nascita di Gesù si delinea la grande realtà, in cui si attua in modo misterioso la redenzione degli uomini”. In altre parole, quello che era l’ingenuo modo con cui mia madre provava a manifestare il suo anelito di sentirsi intimamente unita al figlioletto, diventa grazie al mistero dell’Incarnazione una possibilità mistica, ma assolutamente reale e concreta, di nutrirsi di Gesù, che mediante l’Eucaristia e mosso da un amore senza pari, si muta per noi in pane celeste. Quando la notte di Natale ci sentiremo commossi d’andare a baciare il Bambinello che il celebrante tende verso di noi, ricordiamoci che quel bacio è solo un primo tenuissimo saggio della possibilità che ora Dio ci offre, già su questa terra, d’entrare in intima comunione con il Corpo e Sangue di Cristo ricevendo il Pane Eucaristico. Che il Natale sia dunque il punto di partenza, specie in quest’Anno della Fede, per dare nuovo spessore e coerenza alla nostra troppo tiepida devozione eucaristica. La Redazione e i Collaboratori di Vita Ospedaliera augurano ai lettori un Santo Natale e un sereno Anno Nuovo · VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.40 Pagina 4 CHIESA E SALUTE CURARE E PRENDERSI CURA DELLA PERSONA Fra Elia Tripaldi sac. o.h. I n questi ultimi decenni, anche a causa del progredire della tecnologia sempre più presente in ambito ospedaliero a discapito del coinvolgimento della relazionalità con l’altro, con il malato, si è parlato sempre di più della differenza tra “curare” e “prendersi cura” (caring) dell’altro che presuppone il coinvolgimento dei sentimenti tra persone, tra paziente e medico, partecipando anche in modo emotivo alle difficoltà e alle sofferenze altrui. Il primo a parlarci di cura in questi termini è stato il filosofo tedesco Martin Heidegger, massimo esponente dell’esistenzialismo e tra i maggiori pensatori del sec. XX, il quale ha avuto il merito di aver riproposto una visione antropologica fondata sul rispetto della persona e radicata nel Vangelo. L’etica del prendersi cura ha lo scopo di stimolare la riflessione e il confronto tra operatori impegnati quotidianamente nella relazione con l’altro in contesti di cura e di vicinanza e accompagnamento pastorale. Prendersi cura significa interessarsi dell’uomo da parte dell’uomo. L’umanizzazione e l’evangelizzazione sono due aspetti complementari uniti tra di loro da uno stretto legame di natura teologica, antropologica e pastorale. Possiamo affermare che l’umanizzazione prepara la via all’evangelizzazione, l’azione dell’umanizzazione precede quella della pastorale. Anche i vescovi italiani hanno voluto sottolineare questo importante aspetto: “Per la sua valenza evangelizzatrice, l’umanizzazione entra tra le sue funzioni specifiche della pastorale” (Nota CEI, 1989, n.21). Se gli ospedali, i centri assistenziali sono inospitali e quindi non conformi alla dignità della persona (un malato che staziona su un lettino o 4 su una barella in corridoio!), ciò potrebbe costituire un problema che si riflette negativamente sulla visione umana e cristiana dell’uomo che ha bisogno di dialogo, di accompagnamento e di empatia. “Prendersi cura significa andare oltre la diagnosi, la terapia, ma assume un significato più ampio volto a rafforzare il vincolo tra medico e paziente. La relazione interpersonale implica ascolto, attenzione, rispetto, solidarietà, condivisione, partecipazione, empatia”1. Per realizzare l’umanizzazione – presupposto indispensabile per un’efficace azione pastorale e di vicinanza – occorre innanzitutto programmare, promuovere, gestire e verificare l’assistenza attraverso: • l’accoglienza, ossia l’ospitalità al fine di curare il corpo e di non trascurare lo spirito, i mali fisici e morali; • l’orientamento per indirizzare la persona verso il servizio più idoneo alla sua richiesta e per la quale le indicazioni scritte a grosse lettere non sono sufficienti; • la comunicazione per stabilire una relazione con la persona sia sotto l’aspetto verbale che comportamentale nei rapporti tra operatori sanitari e utenti, tra malati e loro parenti, tra cappellano, religiosi/e e le persone che avviciniamo. Dalla cura, problema strettamente professionale, occorre passare al prendersi cura, ossia a coinvolgere anche l’aspetto religioso e antropologico della persona che desidera incontrarsi con un centro di benessere non solo altamente specializzato, ma anche umanizzato e spiritualizzato. La carenza di umanità nel servizio reso al malato fa sì che “un ospedale che cura ma non si cura del malato rischia di essere un Ospedale disumano e disumanizzante. “Di modernità si può morire”, dice uno slogan attuale. Invece di umanità si vive, si spera e si guarisce. E quando non si può guarire, si muore in pace. (...) La nostra missione: impedire che si passi oltre l’uomo2”. Benedetto XVI, di fronte all’attuale situazione storica e sociale del malato, sollecita un “prendersi cura della persona sofferente che si traduce in gesti di attenzione, di tenerezza, di confronto verso il malato a partire da un sentimento di amore profondo per l’essere umano capace di trasformare un atto di servizio oppure un dovere in un’opera di autentica carità3”. La presenza religiosa “rappresenta un segno di salvezza perché è una comunità testimone dell’amore che Dio ha per l’uomo; è una comunità profetica in quanto annunzia la redenzione dal dolore e la fede in Dio; è una comunità librante perché condivide il dolore di ogni fratello e sorella; è insomma una comunità esperta in umanità4”. _________________ 1 LANGHERO E., dalla Prefazione, in “Medical Humanities e Bioetica clinica”, Camilliane, Torino 2010 2 MARCHESI P., Umanizzazione, Centro Stampa Fatebenefratelli, Roma 1983, pp. 17, 49, e ss. 3 BENEDETTO XVI, Pensieri... cit, pp. 9-10 4 TRIPALDI E. (a cura di), L’umanizzazione delle cure come sfida planetaria, ISB, Acireale (CT) 2005, pp. 198-199 · VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.40 Pagina 5 BIOETICA LO STATUTO ONTOLOGICO DELL’EMBRIONE: UNA RIFLESSIONE BIOETICA Raffaele Sinno N el dibattito bioetico contemporaneo la questione del confronto tra i sostenitori di uno statuto proprio dell’embrione, ossia della sua appartenenza fin dall’origine alla natura umana, e coloro che al contrario vi attribuiscono tale caratteristica solo in una fase successiva della sua formazione, trova nuovi spunti di riflessione grazie alle recenti ricerche embriogenetiche. Ogni statuto, ossia ogni ordinamento di carattere giuridico ed etico, prevede che ci sia un riconoscimento formale di unitarietà, vale a dire stabilire quando e come l’embrione abbia il diritto all’esistenza e sia riconosciuto quale persona umana. Una prima questione innovativa, posta dalla bioetica, riguarda lo studio delle fasi di sviluppo embrionale, dalla sua iniziale formazione, quando s’incontrano e fondono il patrimonio genetico maschile, dello spermatozoo, e femminile, dell’ovocellula, fino alla strutturazione di un nuovo individuo della specie umana. Le nuove ricerche dell’embriologia studiano i meccanismi che determinano il destino delle prime cellule dell’embrione, infatti, il riconoscimento delle linee cellulari ci condurrà a capire in quale preciso momento l’embrione può essere considerato un individuo, consentendo di rileggere una serie di punti etici, in una nuova prospettiva biologica1. Lo statuto biologico quindi riveste una peculiare importanza per dirimere il dibattito etico, e le diverse scelte operative che ne conseguono: basti pensare che avvalorare la tesi scientifica ed etica del pre-embrione, affidandosi al rapporto Warnock, il quale sosteneva che l’inizio della specificità umana inizia con la formazione della notocorda al 14° giorno d’età, comporta l’accettazione di ogni manipolazione tecno scientifica e, di fatto, legalizza qualsia- si tecnica di fecondazione assistita. Per sostenere la tesi dell’inviolabilità dell’embrione è fondamentale utilizzare i seguenti livelli razionali: ➤ ➤ ➤ ➤ Il processo evolutivo biologico riconosce una sua teleologia, ossia esiste un piano di coordinazione biologica che porta alla formazione di un individuo umano, sin dalla sua origine; Tale piano biologico non è solo formativo ma informativo, di conseguenza prevede la possibilità di correggere le eventuali disfunzioni ed errori; Per questi due aspetti precedenti il processo è coordinato secondo le regole della spazialità e identità umana; Le strutture genetiche, molecolari, cellulari, e tissutali coinvolte sono organizzate secondo un piano d’azione individualizzato. L’analisi di questo statuto biologico dell’embrione determina una prima conseguenza etica: esiste un’evidente progettazione strutturale che non è inerte, al contrario rispetta l’interazione quale prima regola del suo procedere, la prima legge della specificità umana. L’uomo, quale essere sottoposto come gli altri alle leggi biologiche della natura, possiede una sua intrinseca capacità di attuarle ed elevarle in un progetto di relazionalità; ogni suo meccanismo è a sua volta finalizzato a trascendere gli istinti, e a strutturare la stessa razionalità, nel confronto dialogico, con la ragionevolezza nella quale siamo immersi. Non siamo solo dotati di ragione, pensiero e spirito, ma chiamati alla vocazione di trascenderli2. Una seconda conseguenza etica filosofica dallo statuto biologico dell’embrione è la seguente: “Il dato inoppugnabile è messo in chiaro dalla genetica, al momento della fertilizzazione i due gameti dei genitori formano una nuova entità biologica, lo zigote che porta un progetto che è attore principale di sé. Ne consegue che il tentativo di declassificare l’embrione a pre-embrione è una violazione della verità oggettiva3.” Il tema della crono-spazialità rappresenta inoltre un’argomentazione davvero innovativa, poiché segue tre proprietà biologiche fondamentali: la coordinazione, la continuità, la gradualità. In definitiva, lo statuto ontologico dell’embrione prevede un’analisi comparata tra diverse istanze che si confrontano. In effetti, i dati genetici ed embriologici sono la base per comprendere quelli etici filosofici e giuridici, e consentono di affermare che ogni individuo è una persona dotata di un’unitarietà psicofisica spirituale. Ogni vita ha il diritto di emergere prima di ogni altra motivazione o ragione umana, per riaffermare la sua unicità, irripetibilità, chiamata all’esistenza. Solo nel rispetto di questa verità l’uomo troverà giustizia, sviluppo, libertà vera, pace e felicità4. _________________ 1 CORRADO FLAMIGNI, Nuove acquisizioni in embriologia: lo sviluppo della struttura embrionale, in Quale statuto per l’embrione umano. Problemi e prospettive, Politea, Milano 1991, p. 16 2 Cfr RAFFAELE SINNO, L’Utopia della Bioetica o del post-umano. L’inganno della neiscenza, in “Quaerere Deum”, Anno IV 2012, n. 5, pp. 59-60 3 ELIO SGRECCIA, Bioetica. Manuale per medici e biologi, Vita e pensiero, Milano 1987, p. 183 4 GIOVANNI PAOLO II, Evangelium vitae, n. 5 5 · VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.40 Pagina 6 LA MEDICINA NELL'ARTE ELEMENTI DI ORTOPEDIA NELL’ARTE DI SANTA MARIA ALLA SCALA clinico, mentre scorre il brusio e il movimento in sala. Luigi Meccariello L a pratica ortopedica risale a epoche lontane. Eppure la parola "ortopedia" viene usata solo dal 1741: fu coniata dal medico francese Nicolas Andry, a partire da due parole greche (orthòs: diritto; pàis: bambino), perché aveva come obiettivo quello di correggere le deformità del fisico nei bambini. Il simbolo dell'ortopedia è infatti un albero torto legato a un bastone tramite una corda. La rappresentazione pittorica è stata molto attenta nel corso dei secoli a rappresentare i deficit che, per affezioni congenite o acquisite, alterano la morfologia e la funzionalità di un arto o della colonna vertebrale; ogni artista ha quasi sempre cercato di evidenziare, oltre che il protagonista di una leggenda, di un mito, di una guarigione prodigiosa, il distretto corporeo sul quale si è manifestata la malattia o la deformità. scena dal grande valore narrativo, ricca di episodi e di dettagli che illustrano la vita quotidiana dell’Ospedale della Repubblica Senese, centrando l'attenzione su un giovane ferito gravemente da un fendente alla coscia destra (fig.1). L’arma ha tagliato di netto tutti i fasci muscolari, lasciando intravedere sul fondo il piano osseo. Il trauma ha leso il corpo e anche la psiche del giovane: dal suo volto sofferente e implorante traspare l'angoscia dell'animo nel vedere e ascoltare il considerevole numero di medici e chirurghi intenti a discutere il suo caso Esso è rappresentato dagli infermieri che depongono un malato sulla barella mentre a sinistra si concentrano nel guardare le urine, sempre sulla sinistra da un frate che raccoglie le ultime parole di un vecchio moribondo e due portantini che entrano portando la lugubre bara. In basso a sinistra di chi osserva c'è un litigio fra cane e gatto forse simbolo fra i litigi di medici e chirurghi. L'opera forse non molto eccezionale dal punto di vista artistico ma di indiscutibile valore per capire gli ambienti di lavoro della pratica medica nei tempi passati e per la raffigurazione anatomo patologa della lesione alla coscia, come è di interesse notevole lo stato psicologico del giovane paziente passato da un benessere al pericolo di vita. A Siena vi è un'altra notevole opera che raffigura la chirurgia della gamba. È stato tuttavia possibile individuare, quasi in ogni epoca, opere nelle quali l'artista, superando gli schemi dei singoli fatti, di eventi mitizzati e descritti con finalità didattiche o morali, ha voluto rappresentare contemporaneamente, e forse simbolicamente, diverse deformità degli arti o del tronco. Nella produzione artistica toscana ci sono molti riferimenti a patologie dell'apparato locomotore. Nei 350.000 metri cubi del complesso santa Maria della Scala in Siena è possibile osservare la settima opera dell’autore Domenico Di Bartolo, “Cura e governo degli Infermi”, databile nel 1440 o 1441(fig.1), che raffigura la medicazione di una ferita di coscia. L’opera di Domenico Di Bartolo “Cura e governo degli Infermi” (fig.1) è una 6 Fig. 1 · VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.40 Pagina 7 MONDIALITÀ IL LUNGO VIAGGIO Simone Bocchetta I l lungo viaggio dell’uomo nel mondo è iniziato milioni di anni fa, partendo presumibilmente dalle regioni dell’Africa centrorientale e seguendo rotte, che avrebbero portato l’uomo a occupare “spazi” sempre più estesi, da stanziale e non più da nomade1. I primi insediamenti, realizzati lungo le rive del Tigri e dell’Eufrate, hanno rappresentato un momento significativo del processo evolutivo della specie umana. Lo stanziamento successivo degli uomini sulle terre bagnate dal Mediterraneo è stato una tappa ulteriore di questo viaggio. Analizzando i più antichi fossili umani ritrovati nei depositi dell’Africa meridionale e orientale, risalenti a un periodo compreso da 4 milioni a quasi un milione di anni fa, e ascrivibili ad almeno mille individui di specie diverse, R. Leakey ritiene che «è dunque corretto affermare che gran parte dell’evoluzione del genere umano ebbe luogo in Africa»2. Come se si volesse edipicamente uccidere i propri padri o umiliare i propri fratelli maggiori, i rapporti tra Africa e resto del mondo sono via via cambiati nel corso delle epoche umane, fino ad arrivare all’oggi. Allargando ancora lo sguardo, la scena del mondo contemporaneo vede un Occidente sempre più avanzato tecnologicamente e sempre più ricco, che si oppone al resto del mondo, sempre più povero e più dipendente. Il divario diventa più accentuato e pericoloso per le conseguenze di povertà e di sottosviluppo che comporta per gli abitanti più po- veri del pianeta, che vivono soprattutto nel resto del mondo, in Asia, in Africa e nei paesi latino-americani. Non è difficile prevedere al riguardo che «la conseguenza – come afferma Paul Kennedy – è un crescente squilibrio tra le aree del mondo che godono di ricchezza, tecnologia, benessere e altri vantaggi e quelle in cui vivono le nuove generazioni in rapidissima espansione, che non hanno nulla di tutto ciò»3. Non risolvere questi squilibri è segno di grande miopia politica e mancanza di speranza. L’economia di mercato sembra, apparentemente, aver vinto la sfida (anche se il periodo di crisi rende sempre più persone scettiche, su questo punto), ma è «totalmente incapace di risolvere i problemi delle diseguaglianze, della povertà estrema anche all’interno degli USA, della povertà di noi in occidente, della disoccupazione, e del terzo mondo, del nostro rapporto con il terzo mondo, ossia i quattro quinti dell’umanità»4. rica. Le cifre del fenomeno dell’immigrazione sono enormi. La stima per l’Italia, resa nota dall’ISTAT l’11 aprile 2007, in base ai dati forniti dal Ministero dell’Interno, ammonta a 2.768.000. Maggiori sono le presenze straniere stimate per la Germania (7.287.980), la Spagna (3.371.394), la Francia (3.263.186) e la Gran Bretagna (2.857.000). Le cifre fanno riferimento solo agli immigrati entrati legalmente nei paesi europei. Dovrebbero, perciò, essere riviste verso l’alto, per includere l’immigrazione illegale, difficile da quantificare. In termini di sviluppo economico, i quadri concettuali sono oggi profondamente cambiati. Parlare di “terzo mondo” per paesi come l’India, la Cina, altri paesi emergenti dell’Asia e dell’America Latina, in piena crescita economica, sarebbe insostenibile. La povertà colpisce paesi africani, un miliardo circa di persone, per i quali sarebbe necessario un nuovo riformismo meno spettacolare, ma più concreto5. Sarebbe necessario un lungo viaggio verso il prossimo, un lungo viaggio verso il riconoscimento della propria umanità, dell’essere uomini tra gli uomini. _________________ Cfr R. Pititto, Lui è come me. Intersoggettività, accoglienza e responsabilità, Studium, Roma 2012, p. 27, utile riferimento per tutte le suggestioni presenti in questo intervento. 2 Si veda la ricostruzione delle origini dell’umanità secondo R. LEAKEY (Le origini dell’umanità, in R. LEAKEY, P. D. MACLEAN, Le origini dell’umanità. Evoluzione del cervello e comportamento umano, trad. di I. Comoglio e di F. Bianchi Bandinelli, Corriere della Sera, Milano 2011), qui a p. 35 3 P. KENNEDY, Il mondo in una nuova era, trad. di S. Minucci, Gruppo Editoriale L’Espresso, Roma 2008, p. 421 4 P. RICOEUR, L’unico e il singolare, trad. di E. D’Agostini, Servitium Editrice, Sotto il Monte 2000, p. 56 5 Cfr P. COLLIER, L’ultimo miliardo. Perché i paesi più poveri diventano sempre più poveri e cosa si può fare per aiutarli, trad. di L. Crespa, Laterza, Roma-Bari 2008 1 Si parlava di un lungo viaggio, come quello dei migranti. Il fenomeno dell’emigrazione presenta oggi profili diversi rispetto al passato. Dalla fine dell’Ottocento e fino agli anni Cinquanta, milioni di persone si sono spostate dall’Europa verso i paesi del continente americano e l’Oceania. Dagli ultimi decenni del Novecento, i flussi migratori sono cambiati. L’esodo maggiore è dai paesi dell’Asia e dell’Africa verso l’Europa, mentre permane un flusso migratorio dai paesi latino-americani verso i paesi del Nord Ame- 7 · VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.40 Pagina 8 SANITÀ PREVENIRE L’OBESITÀ INFANTILE Affrontare il problema attraverso la semplice imposizione di una dieta alimentare si è dimostrata una scelta inefficace e controproducente. Mariangela Roccu L ’obesità infantile è un problema di notevole rilevanza sociale. Il fenomeno, denunciato a gran voce dai più autorevoli nutrizionisti (in Italia colpisce un bambino su quattro) è il risultato di un bilancio energetico positivo protratto nel tempo: si introducono più calorie di quante se ne consumano. Si definisce obeso un bambino il cui peso supera del 20% quello ideale; in soprappeso se supera del 10-20%, oppure quando il suo indice di massa corporea (Body Mass Index –BMI-) è maggiore del previsto. anche per gli elevati costi economici e sociali che gravano sul Servizio sanitario nazionale. Nei progetti comunicativi dove l’attenzione è rivolta all’obesità infantile, si tratta di intervenire su più livelli in quanto, non basta educare i ragazzi alla corretta alimentazione, ma è necessario contare sulla collaborazione della scuola per fornire indicazioni e strategie di comportamento e sulla disponibilità della famiglia per variare abitudini alimentari e stile di vita. L’obesità è una patologia causata, laddove non sia attribuibile ad altri motivi, da comportamenti e abitudini di vita scorretti; contrastarla significa diffondere la consapevolezza dei danni alla salute. Il problema dell’obesità è tra le priorità del Ministero della Salute che nel Piano sanitario nazionale 2002-2004, con il Progetto-obiettivo 9 “Promuovere gli stili di vita salutari, la prevenzione e la comunicazione pubblica sulla salute”, si propone di sensibilizzare la popolazione, affinché ciascuno adotti un corretto modello alimentare in modo tale da ridurre i fattori di rischio e aumentare la capacità di controllare, mantenere e migliorare il proprio stato di salute. Infatti, secondo le attuali conoscenze scientifiche, l’obesità, un’alimentazione non corretta ed errori dietetici sono un importante fattore di rischio per la salute dell’individuo e sono in stretta correlazione con numerose patologie: alcuni tipi di tumori, il diabete mellito di tipo 2, le malattie cardiovascolari ischemiche, l’artrosi, l’osteoporosi, la litiasi biliare, lo sviluppo di carie dentarie, le patologie da carenza di ferro e carenza di iodio. La prevenzione dell’obesità, inoltre, è indispensabile 8 Per ottenere cambiamenti durevoli è utile un approccio di tipo comportamentale, inteso non già come perdita esclusiva di peso corporeo, piuttosto come adozione di comportamenti finalizzati al cambiamento degli stili di vita, che contribuiscono in pratica, ad accrescere il livello di autoefficacia del bambino migliorandone l’autostima. In un recente studio condotto da ricercatori della West Virginia University è emerso che quanti svolgevano una regolare attività fisica, sia all’inizio sia alla fine del periodo preso in esame, mostravano un rendimento scolastico migliore; fare sport, inoltre, migliora la qualità della vita e la tendenza alle relazioni con gli altri. É necessario che i bambini in soprappeso si confrontino tra di loro, vivendo insieme un percorso rieducativo alimentare, fisico e psicologico e si confrontino in un’attività fisica e di educazione alimentare che li porti a dimagrire e soprattutto a vivere una vita sana. L’obesità produce i suoi effetti negativi anche a livello di autostima e sull’immagine che i bambini hanno di loro, inducendoli spesso a passare molte ore davanti alla tv, non voler partecipare ad attività con i coetanei, con conseguente scarso impegno scolastico, modificazione del carattere ed emarginazione per diversità. Il Rapporto dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) del 2010 sottolinea quanto un approccio preventivo possa rappresentare una soluzione efficace per la lotta all’obesità: facendo prevenzione nelle diverse fasce di età, in particolare sui bambini, si potrebbe infatti, garantire un guadagno di salute importante a prezzi contenuti. In questo contesto, promozionale ed educativo, l’azione multisciplinare tra i diversi professionisti della salute e l’azione specifica dell’infermiere, soprattutto nel territorio, potrà sviluppare strategie politiche sulle uguali opportunità, pianificando le azioni educative, sia nelle scuole, sia all’interno di istituzioni pubbliche e private, enti volontari, sensibilizzando, altresì, le organizzazioni commerciali, affinché siano sempre più presenti prodotti sani. Tutto ciò potrà essere il deterrente efficace per rafforzare l’importanza del concetto di prevenzione, per correggere le abitudini di vita sbagliate fin da piccoli, per trasferire nei ragazzi una cultura di vita “Sana” per farli crescere sani e consapevoli, supportando i bambini obesi e correggendo abitudini sbagliate. · VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.40 Pagina 9 IL MIOCARDIO NON COMPATTO Bruno Villari L Il ventricolo sinistro non compatto (VSNC) è una rara forma di cardiomiopatia, caratterizzata da trabecolature aggettanti nel lume ventricolare sinistro, associate a profondi recessi intertrabecolari, ben riconoscibili mediante ecocardiografia transtoracica. Una delle ipotesi più accreditate è che il fenomeno sia legato a un arresto del normale processo di compattazione che avviene tra l’ottava e la diciottesima settimana di vita intrauterina (fig.1). All’inizio dello sviluppo embrionale, il miocardio si presenta come una rete di fibre muscolari con aspetto spongioso, con presenza di trabecolature, recessi e sinusoidi che lo attraversano e mettono in comunicazione il circolo coronarico epicardico con la cavità ventricolare. La graduale compattazione di questa rete segue una progressione dall’epicardio verso l’endocardio, dalla base all’apice, dal setto alla parete postero-laterale. La circolazione coronarica si sviluppa contestualmente e i recessi intertrabecolari si trasformano in capillari. La severità e l’estensione del miocardio ventricolare non compattato dipendono pertanto dal periodo di arresto del normale processo di maturazione del miocardio embrionale. Alla luce di queste considerazioni, il VSNC è stato quindi inizialmente considerato una malattia congenita. Alcune osservazioni sarebbero contrarie all’ipotesi congenita: la documentazione nel corso di controlli ecocardiografici seriati di comparsa del miocardio non compattato in età adulta e il riscontro di un substrato genetico comune tra tale condizione e alcune cardiomiopatie, quali l’ipertrofica e la dilatativa, fanno ipotizzare anche la possibilità di uno sviluppo postnatale di tale entità clinica. Così come le caratteristiche morfologiche della cardiomiopatia ipertrofica, dilatativa o aritmogena solo raramente sono già pre- senti alla nascita, ma in genere si sviluppano tardivamente nel corso degli anni, allo stesso modo il miocardio ventricolare non compattato si manifesterebbe in età adulta. può rappresentare un elemento di malattie complesse quali la distrofia di Emery-Dreifuss, la sindrome di Barth e la distrofia muscolare di Becker o Duchenne. Alcuni autori hanno segnalato una frequente associazione con dismorfismi facciali (strabismo, impianto basso delle orecchie, fronte prominente, micrognatia) e/o ritardo motorio. La diagnosi ecocardiografica di miocardio non compatto prevede il riscontro di due strati distinti all’interno della parete miocardica, uno di maggior spessore non compatto, a livello endocardico, che comprende trabecolature e recessi interposti e uno sottile e compatto epicardico. Il rapporto tra questi due strati deve essere >2 nel punto di massimo spessore (Fig.2). Per la diagnosi in età pediatrica è stato proposto un adeguamento di questi criteri, con un rapporto ≥1.4. Fig. 1 L’apice del ventricolo risulta sempre coinvolto in quanto il processo di compattazione si conclude a livello dell’apice ventricolare, come confermato dalla grande maggioranza degli studi di imaging, che documentano una localizzazione apico-laterale del miocardio non compattato in più dell’80% dei casi. Nei pazienti con VSNC il quadro morfologico del ventricolo sinistro è caratterizzato da un’accentuata trabecolatura della parete endocardica, solitamente riscontrabile all’apice e a livello della parete laterale e inferiore, con assottigliamento dello strato di miocardio compatto subepicardico e normali dimensioni e geometria del ventricolo sinistro. Una dilatazione ventricolare sinistra è osservabile nelle forme in fase di scompenso avanzato. In una minoranza dei casi (circa il 20-30%) è stato descritto anche un coinvolgimento del ventricolo destro, principalmente nelle forme pediatriche. L’atrio sinistro è spesso dilatato, mentre non sono descritte alterazioni primitive a livello valvolare. Il VSNC non si associa in genere a manifestazioni extracardiache, anche se, soprattutto nei pazienti di età pediatrica, Fig. 2 La presentazione clinica è molto eterogenea. I pazienti possono essere del tutto asintomatici, o manifestare quadri severi a prognosi infausta, caratterizzati da scompenso cardiaco progressivo o aritmie ventricolari maligne. Le linee guida dell’ ACC/AHA (American College of Cardiology e American Heart Association) raccomandano la terapia convenzionale per i pazienti con miocardio non compatto e sintomi di insufficienza cardiaca. I pazienti con VSNC dovrebbero essere attentamente valutati per aritmie ventricolari. In presenza di fibrillazione atriale e disfunzione sistolica ventricolare sinistra, il rischio tromboembolico è alto. L'uso di warfarin e/o la terapia antiaggregante piastrinica in pazienti con VSNC ma conservata funzione sistolica (frazione di eiezione normale) è ancora controversa e deve essere personalizzata, in modo che i benefici superino i rischi. 9 · VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.40 Pagina 10 IL CAMMINO DELLA MEDICINA I DOCENTI SCENDONO DALLA CATTEDRA PER AVVICINARSI AI MALATI to d’igiene e profilassi “Regimen sanitatis salerni” che, con originali versi (“Scaccia i pensieri gravi, lo adirarti ritien dannoso …”), rende popolare la medicina, e del quale si succederanno edizioni in italiano, francese e tedesco. XXVII – Completezza della celebre Scuola Salernitana (830 d.C.) nella formazione del medico Fabio Liguori A ntichissima diocesi e limite geografico (a sud) del regno longobardo (569-774), Salerno ha l’aspetto di una capitale sicura della sua posizione sul mare e delle sue fortificazioni, ciò che la renderanno invitta dalle incursioni saracene. La sua celebre Scuola (830 d.C.) è considerata la più antica e illustre istituzione Medica del mondo occidentale anche se, non avendo l’insegnamento di altre discipline, non diverrà il tipico studium con più facoltà, come in seguito saranno chiamate le Università fondate in Europa. amanuensi è stato possibile conservare (a tutt’oggi) innumerevoli, preziose opere uniche sia in latino e greco che in lingua volgare (incunaboli, codici miniati, testi classici e sacri). Ma è solo con l’arrivo e la permanenza (tra il 1000 e il 1075) di un profondo conoscitore di lingue orientali, Costantino l’Africano (cosiddetto perché nato a Cartagine, poi si farà monaco), che si può parlare di un originale sviluppo della Scuola Salernitana per la completezza della formazione nella medicina classica (greca, romana e italica) e in quella araba e giudaica. La Scuola sarà infatti in grado di produrre manuali di diagnosi, terapia, dietetica, profilassi e deontologia professionale: tutto lo scibile medico del tempo, cioè, reso accessibile dalle traduzioni in latino di Costantino, divenendo il più importante centro di diffusione di testi arabi per l’intera Europa. Discussione con allievi su casi clinici La leggenda narra che nascesse dall’incontro di quattro medici: un ebreo, un arabo, un greco e un romano. Incontro che idealmente racchiude la tendenza della cultura, dell’osservazione clinica e pratica medica quotidiana a fondersi in un’unica ars medica. In realtà, è la vicinanza con il monastero benedettino di Montecassino, ideale luogo d’incontro delle culture occidentali e arabe, che ne favorirà la nascita. Grazie all’opera dei monaci benedettini 10 La grande “novità” della Scuola Salernitana consisterà inoltre nei metodi d’insegnamento che porteranno i docenti a scendere dalla cattedra per avvicinarsi al letto del malato, discutendo con gli allievi gli aspetti clinici della malattia e approfondendo gli studi con le autopsie, mentre in chirurgia vengono introdotti fili di seta per la legatura dei vasi e un abbozzo di anestesia attraverso spugne soporifere. Altro aspetto innovativo sarà lo sprone a non accettare passivamente la malattia, ma a prevenirla attraverso l’armonia psico-fisica (concetto oggi ripreso dalla medicina psicosomatica) e una dieta corretta ed equilibrata (oggi scienza dell’alimentazione). Un bell’esempio di questi princìpii è giunto fino a noi con il tratta- Scuola aperta a uomini e donne La scuola era aperta a uomini e donne (in particolare per l’ostetricia) e, oltre i docenti, la laurea veniva conferita da un collegio di medici esterni. Seguiva un tirocinio pratico di un anno presso un medico anziano. Per merito della Scuola salernitana l’esercizio professionale, che nei primi anni del medioevo era lasciato alla mercé di chiunque si “reputasse” medico, avrà un primo ordinamento in una figura giuridicamente “qualificata” da prove ed esami (curricula). Parallelamente nasceranno organizzazioni professionali che, attraverso statuti, da un lato sosterranno gli iscritti, e dall’altro offriranno garanzie sull’operato di questi. Sono le corporazioni di Arti e Mestieri che raggiungeranno piena compiutezza nel Rinascimento. Quando Federico II di Svevia (11941250) vorrà incrementare l’università di Napoli, inizierà anche la decadenza della Scuola salernitana, cui resterà il vanto di essere stata la prima Università di Medicina della storia. · VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.41 Pagina 11 Schegge Giandidiane N. 35b I dieci anni in Italia del Beato Guglielmo Llop Allora la Comunità Religiosa dell’Isola Tiberina si aggirava sui 25 confratelli e ed era usuale che a rotazione essi svolgessero turni di guardia notturni nelle corsie; accennando a questo, fra Celidonio attestò anche che fra Guglielmo “in quanto alla carità e al modo di trattare con i malati si mostrava in tutto padre con essi, facendo i turni di guardia che gli venivano ordinati e procurando che nulla riguardo all’assistenza mancasse loro. Poi, invece d’andarsene come gli altri a riposare, rimaneva a servire gli infermi, sotto pretesto che non aveva bisogno di riposo”. Merita anche ricordare che fra Guglielmo era dotato di discrete capacità musicali e se ne avvaleva per assicurare che bei canti e musica ben scelta animassero sempre i momenti liturgici, ai quali egli Lo spartito dell’inno musicato dal Beato Llop rina nel corso della fatale malattia che lo condusse a morte il 29 dicembre 1930. Come già precisato nell’altra puntata, fra Guglielmo passò dal maggio 1919 a esser Maestro dei Novizi e dei Postulanti. In tal veste, fu lui il 14 luglio 1919 ad accogliere come Postulante il giovane Ernesto Russotto, nato a Catania il 20 gennaio 1902 e che da religioso diventerà un personaggio di notevole rilievo non solo a livello della Provincia Romana, ma dell’intero Ordine; sarà proprio Russotto, in quanto Postulatore, a impegnarsi per la Beatificazione di Llop, e quando nel 1956 informò sulle pagine di questa rivista della conclusione del Processo Informativo sul gruppo di martiri nel quale era compreso il suo primo Maestro di Formazione, chiuse l’articolo sottolineando: “Tra i Servi di Dio del gruppo vi è il Padre Guglielmo Llop... La santa figura di questo Servo di Dio – che tanto bene largì qui in Roma – è sempre viva nella mente e nel cuore di tutti ed in modo particolare dei religiosi che furono suoi discepoli”. Fra Camillo Viglione, che fu il successore di fra Guglielmo quale Maestro dei Postulanti e dei Novizi, in un articolo del 1954 riferì che costui “intuì nel giovane postulante Ernesto la genuina vocazione e le belle doti di mente e di cuore, che l’avrebbero reso un degno figlio di S. Giovanni di Dio e ne fece speciale menzione al Superiore Generale, P. Agostino Koch”. L’intuizione restò F. G. M. : Schegge Giandidiane. N. 35b - I dieci anni in Italia del beato Guglielmo Llop N partecipava attivamente con la sua possente voce di baritono; egli compose anche dei canti devoti e tuttora nelle Comunità della Provincia Romana si continua a cantare in onore di San Giovanni di Dio l’inno “A te si volgono”, che aveva musicato lui stesso su parole di un sacerdote siciliano, mons. Rosario Mammani, autore di vari libri di poesie e grande amico dei Fatebenefratelli, che poi il 20 aprile 1925 lo affiliarono all’Ordine e lo ebbero ricoverato all’Isola Tibe- 157 ella precedente puntata abbiamo narrato i primi sette anni spesi all’Isola Tiberina dal Beato Guglielmo Llop, centrando l’attenzione sul suo impegno come Formatore degli Aspiranti. Oltre a prodigarsi con loro, fra Guglielmo fu anche l’Economo dell’Ospedale ed in tale veste riuscì, nonostante le difficoltà create dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, a non far mancare mai nulla ai malati, come poi riferì durante il Processo di Beatificazione lo spagnolo fra Celidonio Océn, che fu con lui di Comunità a Roma dal 29 marzo 1913 fino al 12 giugno 1918, quando fu trasferito a Nettuno. · VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.41 Pagina 12 se, inglese e ora anche in spagnolo. San Pio da Pietrelcina predisse il martirio del Beato 158 F. G. M. : Schegge Giandidiane. N. 35b - I dieci anni in Italia del beato Guglielmo Llop ampiamente confermata dai fatti. Ernesto fu ammesso in Noviziato il 23 maggio 1920 col nuovo nome di fra Gabriele dell’Addolorata. Emise il 3 luglio 1921 i Voti Semplici ed i Solenni il 19 luglio 1925. Fu ordinato sacerdote il 7 luglio 1929 e da allora fu sempre più incisivo il suo impegno nell’Ordine in tre distinte linee d’azione. La prima fu quella della pastorale ospedaliera. Grazie anche ai lunghi anni di pratica sanitaria, tanto che nel 1928 aveva ottenuto l’idoneità ad infermiere, sapeva relazionarsi con i malati e per 60 anni fu sempre assiduo nel suo compito di cappellano, esplicato con zelo efficace e cordiale. La seconda linea d’azione in cui impegnò i suoi talenti, specie dopo la nomina nel 1930 a Maestro dei Novizi, mantenuta un decennio, fu la pubblicazione di decine di libri e di oltre un centinaio di articoli su spiritualità e storia del nostro Ordine, usciti per lo più in questa rivista, che fondò nel 1946 e diresse per 35 anni. Nessuno tra noi lo ha uguagliato per vastità e rigore di ricerca; il suo Trattato di Storia dell’Ordine fu tradotto in france- Terza linea d’azione fu il suo proficuo impegno di Postulatore, iniziato nel 1947: riuscì a vedere sugli altari fra Riccardo Pampuri e fra Benedetto Menni e lavorò per i Martiri spagnoli e per fra Eustachio Kugler. Tornando a fra Guglielmo, egli restò Maestro dei Novizi solo per pochi mesi, ossia dal 14 maggio all’8 dicembre 1919, quando il suo incarico fu dato a fra Camillo Viglione ed egli passò Priore a Frascati. In quei sette mesi ebbe occasione di vedersi affidare come Novizi appena quattro Postulanti: il 20 maggio fra Francesco Ricci e fra Dositeo Ciotta; e l’8 settembre fra Gaetano Ranieri e fra Felice Filippi. Nel novembre 1919 ebbe occasione d’accompagnare a San Giovanni Rotondo alcuni confratelli spagnoli, venuti a Roma per il Capitolo Generale, e poté conversare con San Pio di Pietrelcina, che gli predisse: “Lei morrà martire”. Potei aver a Granada conferma di questa profezia da fra Tomás Mena Ayala, mentre era sagrestano della Basilica di San Giovanni di Dio, incarico che mantenne con grinta e dedizione dal giugno 1982 finché nel 2005 rese la sua anima a Dio, a 88 anni di età e 65 di Vita Religiosa. Egli era entrato il 26 settembre 1935 Postulante a Ciem- 1985: fra Russotto col Papa alla Beatificazione di Menni pozuelos e aveva iniziato il Noviziato il 7 dicembre, ma la sera del 9 agosto 1936 fu, assieme a tutta la Comunità, incarcerato a Madrid nel Collegio San Antón degli Scolopi, mutato in Carcere dal Governo. Fra Guglielmo, che condivise con lui la prigionia finché fu trucidato il 28 novembre 1936, menzionò più volte la profezia fattagli da San Pio da Pietrelcina e, proprio per questo, quando quel giorno fu incluso tra i sedici confratelli destinati al “trasferimento”, capì che in realtà li stavano portando alla fucilazione e, prima di uscire dal Carcere, riuscì ad avvertire il suo Provinciale, fra Bonifacio Murillo, di preparare i restanti confratelli all’imminente martirio. Fu perciò incaricato il Segretario Provinciale, il Beato Diego de Cádiz, che ricordava a memoria la formula di Professione, di farla emettere in articulo mortis a fra Tomás e ad altri sei Novizi che erano ancora in prigione. Fra Tomás gli chiese poi se, in caso fossero riusciti a tornare in libertà, gli sarebbe stato chiesto di completare i quattro mesi che gli mancavano al prescritto anno di Noviziato. La risposta fu: “Ma che cosa stai a pensare! Ormai sei Professo e basta!”. Era, è ovvio, una risposta indulgente, dettata dalla tragica situazione che stavano vivendo; in realtà, la professione è valida se segue la morte, ma in caso contrario è nulla e va ripetuta, rispettando i tempi di durata del Noviziato. Due giorni dopo, un secondo gruppo di sei confratelli, tra cui il Beato Diego e uno dei Novizi, il Beato Antonio Martínez, fu giustiziato, ma gli altri confratelli sopravvissero ed anzi fra Tomás già il 3 dicembre 1936 riuscì a ottenere asilo nell’Ambasciata del Cile, sfuggendo · VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.41 Pagina 13 così ad ogni pericolo. Rievocando, con ancor viva emozione, quell’episodio e l’assicurazione del Beato Diego, questa fu la postilla finale di fra Tomás: “In realtà, quando rimisi piede in Comunità, dovetti completare i mesi mancanti e ripetere la Professione”. Tornando al sopra citato Capitolo Generale, finalmente celebrato nel novembre 1919 dopo essere stato rimandato più volte a causa dell’infuriare della Prima Guerra Mondiale, ad esso fece seguito in dicembre quello della Provincia Romana, in cui fra Guglielmo fu eletto Priore a Frascati dell’Ospedale di San Sebastiano Martire e vi rimase fino al Capitolo del 1922. Quando fra Guglielmo era arrivato a Roma, il Priore di Frascati era dal 1908 fra Martino Guijarro, che certo egli andò talora a visitare, mai pensando che un giorno avrebbe occupato il suo posto. Quest’Ospedale, fondato dalla Confraternita del Gonfalone nel 1518, fu ampliato dal cappuccino card. Ludovico Micara, che fu vescovo della sua natia Frascati fino al 1844 e che dette disposizione d’affidarlo ai Fatebenefratelli; essi, in effetti, dal luglio 1869 se ne assunsero la gestione, e vi apportarono vari miglioramenti, restandovi fino al 31 luglio 1956. Ai tempi Quando partì per sempre da Frascati, al salutare confratelli, amici e collaboratori il nuovo Priore organizzò il 21 maggio un piccolo rinfresco di commiato, costato 60 lire, e poi il 22 gli dette 11,70 lire per le spese di viaggio a Roma. Da Roma fra Guglielmo riprese la strada della Spagna, dove fra Juan Jesús Adradas, riconfermato Provinciale nel Capitolo Generale del maggio 1922, lo scelse insieme ad altri nove confratelli per avviare la prima Comunità in Cile, dove era stato chiesto all’Ordine di gestire l’Istituto Frenopatico di Orates. Arrivarono in Cile il 26 novembre 1922 e nel primo triennio d’attività il Priore fu fra Silvestro Pérez ed il Vice Priore fra Guglielmo, le cui capacità relazionali furono così preziose per appianare varie difficoltà con le Autorità locali, che nel triennio 1925-1928 fu fatto lui Priore. Nel maggio 1928 la Provincia Ispano-Americana lo elesse Superiore Provinciale, e poi lo ricon- Frascati: l’antico Ospedale di san Sebastiano Martire, demolito nel 1956 F. G. M. : Schegge Giandidiane. N. 35b - I dieci anni in Italia del beato Guglielmo Llop Fra Tomás Mena (1917-2005), martire mancato A Frascati fra Guglielmo seppe farsi apprezzare da tutti e amministrò con saggezza le modeste risorse economiche, sicché quando consegnò il 20 maggio 1922 la Cassa a fra Bernardino Ranieri, che era stato il suo predecessore e fu anche il suo successore, lasciò un attivo di 6.874,45 lire. Questo ritorno di fra Bernardino come Priore di Frascati era dovuto alla sua abilità odontoiatrica, che aveva reso rinomato il Gabinetto Dentistico dell’Ospedale. Per inciso, anche come dentista fra Guglielmo se l’era cavata bene, attirando molti pazienti; a tal riguardo il suo connazionale fra Gervasio Navarro, che era giunto di Comunità a Roma il 4 agosto 1912, ossia poco prima di fra Guglielmo, e che divenne suo Priore il 7 febbraio 1913 e poi, nel triennio 1919-1922, suo Provinciale e Priore del vicino Ospedale di Nettuno, quando poi depose per la Beatificazione, narrò che un giorno a Fra- scati fra Guglielmo, nel mentre era impegnato a cavar denti ai pazienti dell’Ambulatorio, si vide costretto a respingere con energia un’audacissima donna che lo tentava, proprio come gli era già successo da giovane, quand’era ancora in famiglia. 159 di fra Martino l’Ospedale di Frascati aveva tre Sale di degenza: la Sala Micara, con 11 letti; la Sala Cortesi con 7 letti; la Sala Ferri con 2 letti; e una Camera a un letto per Isolamento. L’Ospedale era inoltre dotato di Sala Operatoria, Ambulatorio Medico e Gabinetto Dentistico. Nella Clausura v’erano 8 camere per i frati e parimenti il Refettorio era per 8 posti. · VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.41 Pagina 14 cendi ed eccidi che il Governo non faceva nulla per impedire. Fra Guglielmo si ricordò della profezia fattagli da San Pio da Pietrelcina e nelle sue circolari cercò perciò di spiritualmente preparare i Confratelli ad un possibile olocausto. Non a caso, nel preparare i testi liturgici da usare nel Breviario per i nostri 71 Beati martiri, furono stralciati per la lettura del Mattutino tre brani presi proprio dalle sue Circolari del 31 luglio 1931, 25 maggio 1931 e 20 aprile 1932. Foto del Beato dopo l’elezione a Provinciale nel 1928 160 F. G. M. : Schegge Giandidiane. N. 35b - I dieci anni in Italia del beato Guglielmo Llop fermò nel 1931. Nel triennio 1928-1931 egli, grazie all’ancora discreta situazione politica, poté concentrare il suo impegno nel migliorare l’assistenza sanitaria offerta nelle nostre Case, che divennero modelli di riferimento sia per le moderne attrezzature, sia per l’incremento delle piante organiche e l’adeguamento degli stipendi, sia per la cura data alla formazione professionale dei frati e dei collaboratori. Sempre in tale triennio, fra Guglielmo aderì con entusiasmo all’invito di partecipare alla grande Esposizione Missionaria tenutasi a Barcellona nel 1929 e il padiglione del nostro Ordine fu tra quelli più riusciti: v’erano, tra l’altro, numerosi dipinti illustranti il nostro l’impegno missionario in America ed in Asia, tra cui ben dodici dedicati alle Filippine, ora custoditi nel Museo de los Pisas, che fra Guglielmo fu uno dei primi a patrocinare. Furono anche pubblicati studi storici, poi riuniti in volume, tra cui quello già citato di fra Guglielmo sui tre nostri Venerabili delle Filippine. Nel triennio 1931-1934, la situazione politica peggiorò, con in- La lungimirante preparazione interiore, che trapela già dai brevi brani scelti per il Breviario, ebbe il suo effetto. Quando scorriamo le biografie degli oltre tremila Religiosi sterminati nel 1936, solitamente si legge che all’iniziare gli eccidi, i Religiosi fuggirono dai Conventi, ma quando furono riconosciuti in strada o nei loro nascondigli, furono fucilati senza pietà. Nel caso invece dei Fatebenefratelli avvenne che i frati non vollero abbandonare gli assistiti, che per essere infermi mentali o disabili, sarebbero periti se abbandonati a se stessi, sicché nei giorni o settimane seguenti fu facilissimo per gli esagitati rastrellare i frati rimasti accanto ai malati. Questo spiega perché nessun altro Istituto Religioso ebbe una percentuale di Martiri così elevata rispetto alla consistenza numerica delle rispettive Comunità aggredite. Altro merito di Fra Guglielmo è che fin dall’inizio del suo Provincialato fece notare che il numero di Case della Provincia IspanoAmericana e la loro dislocazione in differenti nazioni, rendeva impossibile che una sola persona riuscisse a seguirle tutte, sicché conveniva fossero raggruppate in tre Province e riuscì infine a far approvare la proposta nel Capitolo Generale del 1934. Le Filippine, secondo tale divisione, furono assegnate alla Provincia d’Aragona e ciò spiega perché quando nel 1974 il card. Sin, quale arcivescovo di Manila, chiese ai confratelli della Farmacia Vaticana di farsi tramite per un nostro ritorno in tale Arcipelago, fu interessata la Provincia Aragonese, che però in quel momento declinò l’invito, poiché alle prese con una fondazione in Sierra Leone. Quel Capitolo Generale del 1934 fu l’ultima occasione per fra Guglielmo di vedere Roma. Tornato in Spagna e aggregato alla Provincia Betica, fu eletto Priore di Ciempozuelos e fu lì che lo sorprese il turbine della Guerra Civile. La notte del 7 agosto 1936 una gruppo di miliziani imprigionò i frati in uno stanzone contiguo alla portineria e fra Guglielmo, che aveva una bella voce di baritono, animava i loro cuori ad affrontare la morte, provando gli inni sacri da intonare durante la fucilazione. In realtà, li trasferirono il 9 a Madrid ed il 10 li rinchiusero nel Carcere di San Antonio. In novembre iniziarono a fucilarli e quando il 28 novembre 1936 chiamarono fra Guglielmo, egli salutò sorridendo i confratelli con un “Arrivederci in Cielo!”. Foto del Beato coi Novizi di Bogotà nel 1930 · VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.41 Pagina 15 “I L M E L O G R A N O ” L’OSPEDALE DI MANILA AL TEMPO DEGLI INGLESI Fra Giuseppe Magliozzi o.h. G iusto un quarto di millennio fa una flotta inglese entrò nella Baia di Manila, la conquistò e la tenne sotto controllo per quasi diciotto mesi, dal 4 ottobre 1762 al 31 maggio 1764. Si trattò di un episodio della Guerra dei Sette Anni, che coinvolse dal 1756 al 1763 varie nazioni europee e in cui la Spagna entrò solo dal gennaio 1762, sicché a Manila, non sapendolo ancora e colti di sorpresa, resistettero appena pochi giorni. Mancando il Governatore, ne svolgeva le funzioni l’arcivescovo Manuel Antonio Rojo, che prima di arrendersi riuscì a far fuggire dalla cittadella fortificata di Intramuros un membro dell’Udienza di Manila, Simón de Anda, consegnandogli gran parte dei fondi governativi affinché organizzasse la difesa delle Province, di cui difatti gli inglesi non riuscirono mai a prendere il controllo, restando in sostanza assediati in Manila per tutto il tempo. cura di un gran numero di malati e diseredati in mezzo a così grandi calamità e così tante necessità; e pur senza un minimo di elemosine regolari, non fa mancar nulla ai malati, aiutato dai confratelli. Questo è davvero un prodigio di carità”. Riguardo al p. Puga, menzionato quale allora Superiore di Manila, sappiamo che nacque in Messico a Cuautla (Morelos) e giunse nelle Filippine nel 1727, dove fu nominato Maestro dei Novizi; il suo nome completo era fra Juan Manuel Maldonado de Puga e nel 1740 scrisse un’ampia narrazione delle vicende del nostro Ordine nell’Arcipelago Filippino, pubblicata a Granada nel 1742 col titolo Religiosa Hospitalidad por los Hijos del Piadoso Coripheo Patriarcha y Padre de los Pobres S. Juan de Dios en su Provincia de S. Raphael de las Islas Philipinas. La situazione in città peggiorò con la nomina in novembre di Dawsonne Drake quale Governatore britannico di Manila. Era membro della Compagnia delle Indie e governò dispoticamente, incarcerando persone solo per estorcere il loro denaro. Proprio riferendosi a Drake, mons. Rojo chiuse la nota su Maldonado dicendo che “la persecuzione che questo Superiore e la sua Comunità hanno sofferto da chi ha assunto il comando di governatore è altrettanto dolorosa, quanto invece degna di lode ed esemplare è la loro pazienza”. Nel frattempo Anda organizzò un blocco tutto intorno alla baia, sperando nella resa degli inglesi per fame. I Fatebenefratelli però, per non far mancar il vitto ai malati, riuscirono ad approvvigionarsi dalla loro azienda agricola, sita a nord di Manila in San Rafael de Bulacan, violando così un esplicito ordine impartito da Anda, che ne rimase contrariato. Nel rapporto che inviò al Re l’8 aprile 1764 egli fece grandi elogi di quei religiosi, come gli Agostiniani e i Domenicani, che s’impegnarono con lui nella difesa delle Province, ma non mancò di accennare che invece i Fatebenefratelli disobbedirono ai suoi ordini di non inviare dalla loro tenuta vettovaglie per il loro Ospedale di Manila, però ammette che il loro fu uno zelo, certo inopportuno, ma mosso dalla carità di non far perire i malati, sicché non si sentiva d’accusarli di slealtà verso il sovrano. Oltre all’Ospedale Generale all’interno d’Intramuros, i Fatebenefratelli avevano anche, già da un secolo e mezzo, un Convalescenziario subito fuori le mura, intitolato a Sant’Andrea e che subì danni nell’assedio poiché si trovava proprio nella zona da cui mossero gli inglesi per aprire la breccia. Per ragioni militari tale area fu poi completamente spianata e non fu mai più riedificata, divenendo l’attuale parco pubblico, chiamaDurante il saccheggio gli inglesi presero di mira specie i Conto Luneta per la sua forma a mezzaluna. Quanto al venti, ma rispettarono il nostro Convalescenziario, nostro Ospedale, i cui lo riedificammo nella vifrati erano restati coragcina isola del fiume Pasig, giosamente ad assistere la cui foce lambisce il lai malati. Nel rapporto to opposto di Intramuros. che mons. Rojo inviò al Anche se l’isola, da noi Re non mancò d’esprilasciata fin dal 1865, pasmere “la sua meraviglia sò alle Suore Vincenziaper come il sacerdote ne, che vi tengono tuttora padre Puga, Priore dei un Orfanotrofio e un frati di San Giovanni di Ospizio, nelle mappe citDio, assieme alla sua tadine essa è ancor oggi Comunità, rimase e designata come Isla de la continua a rimanere ad Convalescencia. accoglier e a prendersi L’Ospedale di Manila com’era nel 1762 (da un quadro di R. del Casal) Appena penetrati per una breccia in Intramuros, gli inglesi la sottoposero a saccheggio per alcune ore, finché Rojo firmò un trattato di resa impegnandosi a versare 4 milioni di pesos come taglia di guerra, ma ottenendo il rispetto dei beni privati, delle strutture amministrative e del culto cattolico. 15 · VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.41 Pagina 16 ANIMAZIONE GIOVANILE GRAZIE, INFINITAMENTE GRAZIE! Fra Massimo Scribano, o.h. S embra sempre poco ringraziare il Signore per come sta agendo nella mia e nella vita degli altri. Dio ama chi dona con gioia (2 Cor 9,7), queste le parole con cui la Scrittura, nella persona di san Paolo ci dichiara che donando si è nel cuore di Dio. L’Esperienza che abbiamo vissuto dal 31 ottobre al 4 novembre, sembra rispondere, dal profondo del nostro cuore a questa Parola. Una ventina di ragazzi con i loro educatori hanno affrontato un lungo viaggio la sera del 31 ottobre per recarsi da Porto Cesareo (Lecce) a Genzano di Roma per vivere insieme ai nostri Ospiti una delle entusiasmanti esperienze di servizio che un uomo possa effettuare. Il Signore aspettava tutti noi per accoglierci attorno a Lui per regalarci momenti fraterni e gioiosi che ci accompagneranno per molto tempo tornando nella nostra quotidianità. L’Esperienza ha avuto la centralità nell’adorare il Cristo, fonte della vita. Gli insegnamenti del mattino ci hanno introdotto nella giornata per entrare più da vicino a contatto con i nostri Ospiti per il Servizio Mensa e di fraternizzazione. L’inizio di questa Esperienza, per alcuni giovani ha dato come frutto un distacco e un rifiuto per il Servizio, cosa ovvia come per ogni novità. Anche in campo spirituale, le nuove esperienze possono a volte portare questi rischi: non sentirsi in grado di fronteggiare il contatto con una realtà molto distante dalla nostra vita sociale. Per questi giovani, nonostante il mio apporto esperienziale unito a quello dell’équipe del campo degli educatori, all’inizio non è stato possibile trovare una soluzione. Ma il Signore aveva in serbo un’alternativa: trasformare il cuore per entrare nel Suo. E così è avvenuto; questi giovani dal secondo giorno in poi, sono riusciti, attraverso la preghiera a iniziare a piccoli passi l’esperienza 16 in Reparto con il risultato di volti gioiosi e pieni di armonia. Venite a me voi tutti affaticati e oppressi, e io vi darò ristoro (Mt 11,28), con queste parole il Signore ci invita ad affidarci a lui alla sua bontà e misericordia; solo così possiamo veramente stare alla sua sequela per portare al mondo la sua parola che salva e converte i cuori. In questa Esperienza di Servizio i giovani partecipanti hanno potuto vivere la realtà dei nostri Ospiti con un atteggiamento positivo e gioioso: la fraternità in Reparto. Abbiamo pensato che bisognava andare oltre al servizio mensa e abbiamo ideato prima del pranzo e prima della cena un po’ di gioioso intrattenimento intervallata di canti religiosi animati dal gruppo dei ragazzi partecipanti all’Esperienza. La vita in questi quattro giorni è stata vissuta con grande entusiasmo e partecipazione da parte di tutti, sia giovani che Ospiti. Altro evento importante da segnalare è la Celebrazione Eucaristica del 2 novembre presieduta da mons. Gualtiero Isacchi, rettore del Seminario Vescovile della Diocesi Suburbicaria di Al- bano Laziale, con la partecipazione delle Comunità dei Confratelli e delle Consorelle. Alle ore 20,30 abbiamo iniziato con il Rosario, guidato da Maria Cristina, membro dell’Équipe organizzativa. Subito a seguire la Santa Messa animata da Andrea, Roberto, Cristina, suor Francesca (Apostoline) e tutti i giovani presenti. Dopo la Celebrazione, il sacerdote ha esposto il Santissimo Sacramento per rimanere tutta la notte in adorazione continuata con turni di un’ora fino alle 7 del giorno seguente. Vi posso assicurare che il Signore in quella notte ha veramente fatto miracoli in questi giovani e anche in noi organizzatori. O voi tutti assetati, venite all’acqua (Is 55,1), con queste parole il profeta Isaia ci invita a rimanere in contatto con Cristo che è la vera fonte della vita, perché senza di Lui non possiamo fare nulla, perché tutto posso in colui che mi dà forza (Fil 4,13). Il messaggio che viene da san Giovanni di Dio e dalle sue opere in noi Fatebenefratelli, può solamente esprimersi in un grazie, infinitamente grazie! A te, o Padre, che hai rivelato queste cose ai piccoli, in un uomo come il nostro Fondatore, che ha dato e lo da tutt’ora uno slancio per esercitare il Carisma dell’amore ai fratelli poveri e infermi. Per informazioni contattatemi al 338.2509061 o scrivete una mail all’indirizzo: [email protected]. Giovani partecipanti all’Esperienza di servizio · VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.41 Pagina 17 PA G I N E D I M E D I C I N A VERTIGINE PAROSSISTICA POSIZIONALE BENIGNA Dante Maria Caliento, Melissa Zelli, Michele Iembo A lla base di questa patologia vi è la presenza di depositi endolinfatici all’interno dei canali semicircolari (orecchio interno). Si manifesta con episodi parossistici di vertigine oggettiva (rotazione dell’ambiente rispetto al soggetto) in seguito a movimenti del capo; è la più comune causa di vertigine periferica con un età media di insorgenza di 50 anni, soprattutto nel sesso femminile, e tendenza alla recidiva. Si caratterizza per la presenza nell’endolinfa di corpuscoli con peso specifico maggiore a quello dell’endolinfa stesso, probabilmente si tratta di otoliti staccatisi dalla macula dell’utricolo; questi ammassi si depositerebbero nel versante non ampollare del canale semicircolare interessato. Questa patologia è idiopatica oppure può insorgere dopo trauma cranico (nel 10% dei casi) che favorirebbe il distacco degli otoliti; a volte si associa ad altre patologie (vascolari,virali, dell’orecchio medio o interno) o può manifestarsi dopo alcuni giorni dall’insorgenza di una neurite vestibolare. La vertigine compare a seguito di movimenti paralleli al piano dell’asse del canale semicircolare in cui si depositano gli ammassi otolitici; si manifesta una sindrome vestibolare caratterizzata da vertigine e nistagmo corre- (Tecniche Audiometriche) lato al canale semicircolare interessato ed alla posizione degli ammassi endolinfatici. Nella canalolitiasi del canale posteriore il nistagmo è verso il pavimento mentre in quella del canale laterale il nistagmo è verso il soffitto. La vertigine è acuta, intensa, parossistica (dura 10-40 secondi) e si verifica in seguito a movimenti del capo (guardare in alto, coricarsi, alzarsi dal letto, girarsi su un fianco); solitamente la patologia si instaura nella notte e la prima vertigine, molto intensa, insorge durante i movimenti nel sonno o nel rialzarsi. La sintomatologia può persistere per settimane ma può durare anche solo alcune ore o diversi mesi. Si giunge alla diagnosi attraverso manovre che consentono di scatenare la crisi vertiginosa ed il nistagmo; solitamente per diagnosticare la vertigine del canale semicircolare posteriore si esegue la manovra di Dix- Hallpike mentre per quella del canale semicircolare laterale quella di Mc-Clure-Pagnini. La Prova Termica può dimostrarci un deficit vestibolare nel 30% dei casi. La terapia si basa sull’esecuzione di manovre liberatorie che favoriscono la fuoriuscita dei corpuscoli dal canale semicircolare interessato e consentono di ottenere una guarigione nell’80-100% dei casi. Solitamente per la canalolitiasi del canale semicircolare posteriore viene eseguita la manovra di Semont o di Epley mentre per quella del canale semicircolare laterale quella di Gufoni, di Lempert-Barbecue, di Asprella o la posizione coatta di Vannucchi. 17 · VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.41 Pagina 18 LXVIII CAPITOLO GENERALE LXVIII CAPITOLO GENERALE Giovanni Roberti e Redazione D Dal 22 ottobre al 9 novembre si è celebrato a Fatima (Portogallo), nella Casa di ritiri Nostra Signora del Carmine, nel recinto del Santuario, il LXVIII Capitolo generale dell’Ordine ospedaliero di san Giovanni di Dio sul tema: La Famiglia di san Giovanni di Dio al servizio dell’Ospitalità. Aula capitolare La partecipazione è stata di oltre 100 persone, delegati laici e religiosi, provenienti dai 5 continenti in rappresentanza di tutte le Province, Vice Province e Delegazioni dell’Ordine, oltre Consiglio generale uscente. Il supporto operativo nella redazione dei verbali delle riunioni, nella spedizione e ricezione di email e fax da ogni parte del mondo, nella predisposizioni di documenti e materiale utile per i lavori è stato dato dai collaboratori di segreteria, mentre per la traduzione simultanea è stata presente una équipe di interpreti. Ma la novità del Capitolo è stata la partecipazione di cinque Piccoli Fratelli del La delegazione della Provincia Romana Buon Pastore con il superiore generale fr Justin Howson, in quanto è in corso l’iter per la fusione con il nostro Ordine. La delegazione della Provincia Romana era composta dal superiore provinciale, fra Pietro Cicinelli, dai delegati fra Angelico Bellino e fra Alberto Angeletti, dal rappresentante dei collaboratori laici dr. Giovanni Roberti, dal delegato provinciale delle Filippine, fr Ildefonso L. de Castro –invitato- e infine, da fra Elia Tripaldi, consigliere generale. I giorni capitolari hanno avuto una ordinata e pianificata successione. Nella prima settima si è svolta la fase di ascolto su quanto effettuato nel sessennio trascorso. Fra Donatus con i due animatori Susanna Queiroga e Gianni Cervellera Con i loro interventi i giovani ospedalieri, religiosi e laici, il 25 e 26 ottobre hanno portato le loro proposte incentrate sui mezzi di comunicazione e sulla preoccupazione per la scarsità di vocazioni, proponendo un centro di formazione a Granada per i religiosi e collaboratori e la formazione di gruppi di animazione vocazionale in tutti i continenti. Il 1° novembre è iniziata la fase elettiva. Dopo il discernimento animato dal gesuita P. Alberto Brito, è stato eletto il superiore generale, fr Jesús Etayo Arrondo, sac., della Provincia spagnola d’Aragona. Il nuovo Governo generale; da sin. fra Rudolf, fra Pascal, fra Jesús (Superiore Generale), fra Benigno e fra Giampietro 18 Tale fase si è conclusa il 5 novembre con la nomina dei 4 consiglieri del nuovo governo: fra Rudolf Knopp, della Provincia di Baviera, fra Giampietro Luzzato, della Provincia Lombardo-Ve- · VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.41 Pagina 19 nizioni delle proposte capaci di rendere adeguate le sfide per il futuro, riassumibili nei termini di “qualità e sostenibilità del servizio” nell’ambito dei principi e valori dell’Ordine. Concelebrazione presieduta da mons. Jorge Ortiga nella Chiesa matrice di Montemoro -o- Novo in onore di san Giovanni di Dio neta, fra Benigno Ramos, della Provincia di Castiglia, e fra Pascal Ahodegnon della Vice Provincia Africana. È seguita la fase di presentazione, discussione e approvazione di proposte e linee guida per il prossimo sessennio. Concelebrazione nella Cappella delle Apparizioni Nei lavori capitolari è stato particolarmente significativo il contributo dei collaboratori laici, chiamati a partecipare nelle diverse fasi alle analisi e alle defi- Ciò a conferma che i laici sono chiamati alla condivisione dei valori, alla corresponsabilità nella missione, a partecipare alla trasmissione dei valori dell’Ordine, pur nella differenza dei ruoli e delle personali motivazioni (spirituali, umane, professionali, religiose). Non sono mancati momenti di preghiera di particolare solennità: le celebrazioni eucaristiche presiedute a Montemoro-o-Novo dall’arcivescovo di Evora, mons. José Alves, a Vilar de Frades dall’arcivescovo di Braga, mons. Jorge Ortiga, a Fatima dal vescovo di Leiria e Fatima, mons. Antonio Augusto dos Santos Marto, del nostro confratello vescovo, mons. José Luís Redrado, ospite d’onore, già segretario del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, di fraternizzazione e agape fraterna. La presenza del Coro irlandese, che ha animato una celebrazione eucaristica e ha tenuto anche un concerto, e del Coro di Barcelos nel monastero Vilar de Frades e anche a una celebrazione a Fatima. Gruppo di studio italiano Infine vanno ricordati i pellegrinaggi nei luoghi delle apparizioni a Fatima, a Montemoro -o- Novo, dove è nato san Giovanni di Dio, a Telhal –Casa di salute-, a Porto, a Barcelos (Braga) –Casa di salute san Giovanni di Dio- e Vilar de Frades –Casa di salute san Giuseppe. Gruppo giovani (religiosi e laici) Coro irlandese 19 · VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.41 Pagina 20 Piccoli Fratelli del Buon Pastore Un vivo e sentito ringraziamento alla Provincia portoghese e al superiore provinciale, fra Josè Augusto Gaspar Louro per la preparazione e la squisita ospitalità durante i lavori del capitolo e le visite ad alcune Case della Provincia e altrove, come la cena nel Castello di Ourem, in stile medievale al termine del Capitolo. Cena nel Castello medievale di Ourem Partecipanti al capitolo (sullo sfondo la Basilica del Rosario) 20 Al neo eletto Superiore generale e al suo Consiglio le congratulazioni e gli auguri di un fecondo servizio a tutto l’Ordine da parte dei lettori e della Redazione di Vita Ospedaliera. · VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.41 Pagina 21 A . F. M a . L . L’A.F.MA.L. E L’ALLIANCE ANCORA INSIEME Ornella Fosco “A iutare gli altri per aiutare se stessi”... con l’esortazione di san Giovanni di Dio, fra Donatus Forkan, superiore generale dell’Ordine ospedaliero, ha aperto i lavori nell’incontro formativo-valutativo organizzato dalla “St. John of God Fundraising Alliance” dal titolo: Raccolta fondi: denaro e coscienza. I lavori, si sono svolti nel Centro san Rafael di Granada in Spagna, nei giorni 20 e 21 settembre e ai quali l’A.F.Ma.L. ha partecipato con la sua delegazione composta da fra Gerardo D’Auria, Antonio Barnaba, Monica Angeletti e Ornella Fosco. tanza di continuare nell’opera di persuadere e di sensibilizzare la gente, nella ricerca di fondi per portare avanti l’attività assistenziale in tutto il mondo. “…Anche in tempi di crisi l'opinione pubblica continua ad appoggiare il nostro impegno, in soccorso delle popolazioni che ovunque nel mondo si ritrovano in gravi difficoltà, proprio perché il valore aggiunto del carisma di san Giovanni di Dio è sinonimo di trasparenza e fiducia. E questo appoggio non è venuto a mancare malgrado il momento di crisi che stiamo vivendo”. Oltre all’AFMaL, all’incontro hanno partecipato anche i rappresentanti e gli esperti delle diverse ONG e Fondazioni dell’Ordine ospedaliero di san Giovanni di Dio: Portogallo, Irlanda, Perù, Spagna, ecc., che lavorano nel campo della cooperazione internazionale nei Paesi del Sud del mondo. In questi ultimi sei anni, il valore delle azioni e dei progetti realizzati dall’Alliance, ammonta a 30 milioni di euro, destinati prevalentemente nell’ambito della salute attraverso progetti di cooperazione, volontariato internazionale e di sensibilizzazione. Durante il discorso di apertura, fra Donatus Forkan, ha sottolineato l’impor- Nelle sessioni di lavoro si sono confrontati i rappresentanti delle Ong par- Interno della Basilica di san Giovanni di Dio Staff A.F.Ma.L. durante la conferenza tecipanti, relazionando sulle attività umanitarie che stanno portando avanti, permettendo così di avere una visione d’insieme sull’enorme lavoro che viene svolto da ognuna, oltre a evidenziare le sfide per il futuro, con l’obiettivo comune di continuare a promuovere la salute integrale delle persone e lo sviluppo nelle zone con scarsità di risorse. L’incontro si è concluso con il cammino di san Giovanni di Dio e una visita all’archivio-Museo del Santo, e ha permesso ai partecipanti di approfondire da vicino il messaggio che il Fondatore ci ha lasciato. Il cammino fatto a Granada è stato anche un percorso “personale”; dopo la conoscenza dei luoghi importanti della vita di san Giovanni di Dio: il primo ospedale costruito nel 1544, la basilica dove sono conservate le spoglie del Santo, la bottega dei libri, dove san Giovanni di Dio vendeva libri per raccogliere il danaro da donare ai poveri e ai bisognosi, il percorso è proseguito fino ad arrivare nella “Casa de los Pisa”, con un momento spirituale forte, soprattutto durante la visita alla camera dove san Giovanni di Dio trascorse le sue ultime ore, prima di morire l’8 marzo 1550. L’impronta data quindi, è stata anche quella di un “cammino interiore”, basato nel cercare di ragionare su noi stessi, per poter poi migliorare il presente e il futuro al servizio dei malati e di tutti i bisognosi, senza discriminazioni razziali, culturali e religiose, seguendo l’insegnamento e il carisma che san Giovanni di Dio ci ha lasciato in eredità. 21 · VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.41 Pagina 22 O S P E D A L E B U C C H E R I L A F E R L A - PA L E R M O MARIA, LACRIME DI SPERANZA NEL MONDO Fra Massimo Scribano, o.h. U na delle esperienze che il Gruppo di Pastorale Sanitaria dell’Ospedale Buccheri La Ferla, Fatebenefratelli ha organizzato il 29 settembre scorso, è il pellegrinaggio al Santuario della Madonna delle Lacrime di Siracusa, in occasione del 60° anniversario della lacrimazione. La Diocesi di Palermo è stata la prima di una serie a inaugurare la sua presenza a questo evento. Le lacrime di Maria sono un segno tangibile dell’amore che ha nei nostri confronti. La Madonna piange perché non amiamo il suo Figlio Gesù e molto spesso La ignoriamo. La Vergine Maria che da parte sua, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore (Lc 2,19), ci invita a una conversione totale all’unico e vero Signore della nostra vita che è Cristo. Non possiamo ignorare la misericordia di Dio nei nostri confronti e in quelle dei nostri cari, anche nei momenti difficili che la vita ci pone. Il nostro viaggio è cominciato di mattina presto davanti all’Ospedale; 4 pullman si sono fermati per accogliere i pellegrini. Una vera gioia nel vedere quanta gente pronta a raggiungere la Vergine Maria, come se ci stesse chiamando per invitarci a pregare il suo Figlio che ha dato la vita per noi. Durante il tragitto ogni pullman ha organizzato la preghiera, per non rompere il clima del pellegrinaggio con la quale siamo partiti; tra canti mariani e il Santo Rosario il percorso è stato piacevole e consolante. Arrivati a Siracusa siamo entrati nel Santuario per iniziare le attività che la giornata prevedeva. Siamo scesi nella Cripta e abbiamo visto la proiezione del documentario che riguardava l’evento miracoloso della lacrimazione del quadretto raffigurante la Vergine Maria. Dopo la presentazione del Rettore del Santuario e la 22 visione del documentario ci siamo recati per condividere insieme un momento di agape fraterna. Nel pomeriggio in attesa della Concelebrazione Eucaristica, presieduta dall’arcivescovo di Palermo, il cardinale Paolo Romeo, insieme al vescovo ausiliare mons. Carmelo Cuttitta e la partecipazione di molti presbiteri della Chiesa palermitana, abbiamo trascorso il tempo libero addentrandoci nei luoghi della storia antica della città di Siracusa visitando il museo della città. Al termine ci siamo recati presso la casa natia dei coniugi Iannuso, adibita a monumento cittadino, dove dal 29 agosto al 1° settembre del 1953 il quadretto raffigurante l’immagine del Cuore Immacolato di Maria cominciò a piangere. Di li siamo partiti in processione verso il Santuario dove si è svolta la Celebrazione Eucaristica. Al termine, ci siamo riuniti e in pullman siamo ritornati a Palermo, pieni di gioia e commozione portandoci un pezzo di cuore della nostra Mamma Celeste. Alcuni dei nostri pellegrini all’ingresso del Santuario zioni razziali, culturali e religiose, nel rispetto del carisma di san Giovanni di Dio. Altra importante attività è rappresentata dal gruppo di preghiera mariana che si incontra ogni ultimo venerdì del mese con la recita del santo Rosario e alternandosi, di mese in mese, la Celebrazione Eucaristica o Esposizione del SS. Sacramento. Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio, per coloro che sono stati chiamati secondo il suo disegno (Rm 8,28). Aggiungo altre attività promosse dal Gruppo della Pastorale Sanitaria, guidato dal superiore fra Luigi Gagliardotto. La prima è l’attività del Centro di accoglienPer informazioni sul Centro Olallo: cenza Beato Olallo che offre come servizi [email protected], per effettuare donazioni docce e piccolo ristoro una volta a setti- potete farlo sul conto corrente bancario n.: mana, distribuzione di viveri a più di cen- IT 82 M 01005 04602 000000002349. to famiglie palermitane con l’aiuto di una settantina di Volontari che dedicano temSiamo certi e consapevoli che Dio ama po e risorse personali per il prossimo. In chi dona con gioia (2 Cor 9,7). atto la raccolta fondi per la realizzazione di un Centro di accoglienza diurna e notturna a favore di ogni persona bisognosa, senza fissa dimora, anziani, famiglie in difficoltà, ecc., Concelebrazione presieduta dal Card. Paolo Romeo con anche il superiore fra Luigi senza discrimina- · VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.41 Pagina 23 MISSIONI FILIPPINE NEWSLETTER NUOVA CASA-FAMIGLIA La NGo parigina Association pour l'Aide aux Jeunes et aux Personnes Infirmes handicapées ha deciso, tramite la NGo spagnola Juan Ciudad, di contribuire per due terzi alla costruzione di una Casa-Famiglia ad Amadeo per gli adolescenti che accogliemmo bambini nel nostro Orfanotrofio per Disabili Bahay San Rafael. Per il restante terzo del costo provvederà l’AFMAL. La progettazione del villino fu affidata all’arch. Noriel Belardo e poi valutata a Roma dall’arch. David Tursi, che apportò modifiche; i lavori, affidati all’Impresa TBD, saranno diretti dall’ing. Orlando Videna. L’edificio sarà a un solo piano e si estenderà per 420 metri quadrati attorno ad un portichetto centrale, secondo lo schema architettonico già adottato nel 2007 per la nostra contigua Scuola per Disabili; eccetto una camera a due letti per residenti allettati, tutte le restanti camere di residenza sono a un letto e con bagno e doccia individuale. per il 28 gennaio in Vietnam; inoltre il padre Generale ha designato l’australiano fra Giuseppe Smith quale Delegato Generale per l’Asia e le nazioni di lingua inglese, non figurando in Curia alcun Consigliere Generale di lingua materna inglese. 12 giovinetti, sia del corso triennale di Scuola dell’Infanzia, cui sono iscritti 43 bambini, di cui 10 seguiti fuori sede, nell’Orfanotrofio che hanno a Trece Martires i Missionari della Carità, fondati da Madre Teresa di Calcutta. La Scuola in stessa data ha inoltre avuto il permesso iniziale d’avviare una Scuola Elementari per Disabili e ha già 5 bambini in Prima Elementare. FRATE DA 60 ANNI Nella giornata inaugurale del Capitolo è stato proiettato un DVD illustrante le tappe del rinnovamento promosse dagli ultimi quattro padri Generali; alla realizzazione di tale DVD fra Eldy ebbe modo di dare in luglio un notevole contributo. SCUOLA PER DISABILI Grazie al buon esito dell’ispezione del Ministero dell’Educazione, condotta ad Amadeo in ottobre, la nostra Scuola San Rafael per Disabili ha avuto il permesso definitivo sia dei tre Corsi di Educazione Speciale per Disabili, frequentati ora da 30 bambini e A Manila mons. Edgardo S. Juanich, vescovo affiliato al nostro Ordine, ha presieduto la Concelebrazione del 28 novembre per la festa della traslazione del corpo di San Giovanni di Dio e nell’omelia si è felicitato con fra Vittorio Paglietti, del quale ricorreva il LX Anniversario di Professione Religiosa, lodandone il gioioso entusiasmo con cui, a ottantadue anni compiuti, resta ancora sulla breccia nelle Filippine, dove giunse il 6 dicembre 1995. Al termine del Rito mons. Juanich ha letto e consegnato a fra Vittorio la pergamena con la Benedizione Apostolica inviata dal Papa per la fausta ricorrenza. La somma di 39.879,97 euro, pari alla metà del finanziamento concessoci dalla NGo parigina, c’è già stata accreditata il 19 ottobre e abbiamo subito attivato in Comune le complesse pratiche per il permesso edilizio, che c’è stato infine concesso, sicché abbiamo già in questo mese ultimate le fondazioni. RIENTRO DI FRA ELDY Fra Eldy L. de Castro è rientrato a Manila il 21 novembre, dopo aver partecipato al Capitolo Generale in Fatima, invitatovi come rappresentante dei nostri Formatori in Asia. Nei lavori di gruppo è stato segretario e relatore del gruppo asiatico, di cui è stata accolta la richiesta di includere nel Segretariato Regionale anche i Delegati Provinciali: il prossimo incontro è già stato fissato In festa con fra Vittorio, accanto all’insigne reliquiario di San Giovanni di Dio 23 · VO n 12 dicembre 2012_Dicembre 2012 17/12/12 14.41 Pagina 24 I FATEBENEFRATELLI ITALIANI NEL MONDO I Fatebenefratelli d'ogni lingua sono oggi presenti in 52 nazioni con circa 290 opere. I Religiosi italiani realizzano il loro apostolato nei seguenti centri: CURIA GENERALIZIA www.ohsjd.org • ROMA Centro Internazionale Fatebenefratelli Curia Generale Via della Nocetta 263 - Cap 00164 Tel 06.6604981 - Fax 06.6637102 E-mail: [email protected] Ospedale San Giovanni Calibita Isola Tiberina 39 - Cap 00186 Tel 06.68371 - Fax 06.6834001 E-mail: [email protected] Sede della Scuola Infermieri Professionali “Fatebenefratelli” Fondazione Internazionale Fatebenefratelli Via della Luce 15 - Cap 00153 Tel 06.5818895 - Fax 06.5818308 E-mail: [email protected] Ufficio Stampa Fatebenefratelli Lungotevere dÈ Cenci 4 - Cap 00186 Tel 06.68219695 - Fax 06.68309492 E-mail: [email protected] • CITTÀ DEL VATICANO Farmacia Vaticana Cap 00120 Tel 06.69883422 Fax 06.69885361 • PALERMO Ospedale Buccheri-La Ferla Via M. Marine 197 - Cap 90123 Tel 091.479111 - Fax 091.477625 www.ospedalebuccherilaferla.it • ALGHERO (SS) Soggiorno San Raffaele Via Asfodelo 55/b - Cap 07041 MISSIONI • FILIPPINE San Juan de Dios Charity Polyclinic 1126 R. Hidalgo Street - Quiapo 1001 Manila Tel 0063.2.7362935 - Fax 0063.2.7339918 E-mail: [email protected] http://ohpinoy.wix.com/phils Sede dello Scolasticato e Postulantato della Delegazione Provinciale Filippina San Ricardo Pampuri Center 26 Bo. Salaban Amadeo 4119 Cavite Tel 0063.46.4835191 - Fax 0063.4131737 E-mail: [email protected] http://bahaysanrafael.weebly.com Sede del Noviziato della Delegazione PROVINCIA ROMANA PROVINCIA LOMBARDO-VENETA www.provinciaromanafbf.it www.fatebenefratelli.it • ROMA Curia Provinciale Via Cassia 600 - Cap 00189 Tel 06.33553570 - Fax 06.33269794 E-mail: [email protected] Centro Studi e Scuola Infermieri Professionali “San Giovanni di Dio” Via Cassia 600 - Cap 00189 Tel 06.33553535 - Fax 06.33553536 E-mail: [email protected] Sede dello Scolasticato della Provincia Centro Direzionale Via Cassia 600 - Cap 00189 Tel 06.3355906 - Fax 06.33253520 Ospedale San Pietro Via Cassia 600 - Cap 00189 Tel 06.33581 - Fax 06.33251424 www.ospedalesanpietro.it • GENZANO DI ROMA Istituto San Giovanni di Dio Via Fatebenefratelli 3 - Cap 00045 Tel 06.937381 - Fax 06.9390052 www.istitutosangiovannididio.it E-mail: [email protected] Sede del Noviziato Interprovinciale • PERUGIA Centro San Niccolò Porta Eburnea Piazza San Giovanni di Dio 4 - Cap 06121 Tel e Fax 075.5729618 • NAPOLI Ospedale Madonna del Buon Consiglio Via A. Manzoni 220 - Cap 80123 Tel 081.5981111 - Fax 081.5757643 www.ospedalebuonconsiglio.it • BENEVENTO Ospedale Sacro Cuore di Gesù Viale Principe di Napoli 14/a - Cap 82100 Tel 0824.771111 - Fax 0824.47935 www.ospedalesacrocuore.it • BRESCIA Centro San Giovanni di Dio Via Pilastroni 4 - Cap 25125 Tel 030.35011 - Fax 030.348255 [email protected] Sede del Centro Pastorale Provinciale Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico San Giovanni di Dio Via Pilastroni 4 - Cap 25125 Tel 030.3533511 - Fax 030.3533513 E-mail: [email protected] Asilo Notturno San Riccardo Pampuri Fatebenefratelli onlus Via Corsica 341 - Cap 25123 Tel 030.3501436 - Fax 030.3530386 E-mail: [email protected] • CERNUSCO SUL NAVIGLIO (MI) Curia Provinciale Via Cavour 2 - Cap 20063 Tel 02.92761 - Fax 02.9241285 Sede del Centro Studi e Formazione Sede Legale Milano: Via San Vittore 12 - Cap 20123 e-mail: [email protected] Centro Sant’Ambrogio Via Cavour 22 - Cap 20063 Tel 02.924161 - Fax 02.92416332 E-mail:a [email protected] • MONGUZZO (CO) Centro Studi Fatebenefratelli Cap 22046 Tel 031.650118 - Fax 031.617948 E-mail: [email protected] • ROMANO D’EZZELINO (VI) Casa di Riposo San Pio X Via Cà Cornaro 5 - Cap 36060 Tel 042.433705 - Fax 042.4512153 E-mail: [email protected] • SAN COLOMBANO AL LAMBRO (MI) Centro Sacro Cuore di Gesù Viale San Giovanni di Dio 54 - Cap 20078 Tel 037.12071 - Fax 037.1897384 E-mail: [email protected] • SAN MAURIZIO CANAVESE (TO) Beata Vergine della Consolata Via Fatebenetratelli 70 - Cap 10077 Tel 011.9263811 - Fax 011.9278175 E-mail: [email protected] Comunità di accoglienza vocazionale • SOLBIATE (CO) Residenza Sanitaria Assistenziale San Carlo Borromeo Via Como 2 - Cap 22070 Tel 031.802211 - Fax 031.800434 E-mail: [email protected] Sede dello Scolasticato • TRIVOLZIO (PV) Residenza Sanitaria Assistenziale San Riccardo Pampuri Via Sesia 23 - Cap 27020 Tel 038.293671 - Fax 038.2920088 E-mail: [email protected] • VARAZZE (SV) Casa Religiosa di Ospitalità Beata Vergine della Guardia Largo Fatebenefratelli - Cap 17019 Tel 019.93511 - Fax 019.98735 E-mail: [email protected] • VENEZIA Ospedale San Raffaele Arcangelo Madonna dellʼOrto 3458 - Cap 30121 Tel 041.783111 - Fax 041.718063 E-mail: [email protected] Sede del Postulantato e dello Scolasticato della Provincia • CROAZIA Bolnica Sv. Rafael Milosrdna Braca Sv. Ivana od Boga Sumetlica 87 - 35404 Cernik E-mail: [email protected] MISSIONI • ERBA (CO) Ospedale Sacra Famiglia Via Fatebenefratelli 20 - Cap 22036 Tel 031.638111 - Fax 031.640316 E-mail: [email protected] • ISRAELE - Holy Family Hospital P.O. Box 8 - 16100 Nazareth Tel 00972.4.6508900 - Fax 00972.4.6576101 • GORIZIA Casa di Riposo Villa San Giusto Corso Italia 244 - Cap 34170 Tel 0481.596911 - Fax 0481.596988 E-mail: [email protected] • TOGO - Hôpital Saint Jean de Dieu Afagnan - B.P. 1170 - Lomé Altri Fatebenefratelli italiani sono presenti in: • BENIN - Hôpital Saint Jean de Dieu Tanguiéta - B.P. 7