La contaminazione da piombo negli uccelli acquatici

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La contaminazione da piombo negli uccelli acquatici
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LA CONTAMINAZIONE DA PIOMBO NEGLI UCCELLI ACQUATICI
Roberto Tinarelli e Elena Tirelli
In: Brichetti P. e A. Gariboldi – Manuale pratico di ornitologia Vol. 2: 213-225, 1999.
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Il piombo è un metallo pesante, ossia un elemento con densità superiore a 5g/cm , presente
normalmente nel mondo naturale con una concentrazione di circa 15 mg / Kg nella crosta
terrestre e 5 µg / Kg nell'acqua di mare, ma queste concentrazioni sono state e vengono tuttora
modificate dalle attività umane sia negli ecosistemi terrestri sia acquatici.
Il piombo immesso nell’ambiente deriva da rifiuti industriali di fonderie, smalterie, colorifici,
materie plastiche, scarichi di motori a scoppio, prodotti per l'agricoltura come insetticidi e,
soprattutto nelle zone umide, dalla dispersione e dall'accumulo di ingenti quantità di pallini di
piombo di origine venatoria (cartucce) e, in misura minore, di piombi da pesca (pesi). Secondo
stime recenti, in seguito alla sola attività venatoria, ogni anno in Italia vengono disperse
nell'ambiente almeno 14.000 tonnellate di pallini di piombo, pari a 400 milioni di cartucce, parte
dei quali si accumula sul fondo delle zone umide frequentate anche dall'avifauna acquatica per
l'alimentazione.
Gli uccelli ingeriscono i pallini di piombo casualmente confondendoli con particelle di cibo
oppure deliberatamente per formare il grit (insieme di sassolini ingeriti e trattenuti nello stomaco
muscolare o ventriglio per facilitare la triturazione del cibo ed accelerarne la digestione). Nel
ventriglio, in seguito allo sfregamento contro gli altri sassolini e all'acidità gastrica molto elevata
(pH 2,5), questi pallini subiscono un rapido processo di erosione rilasciando dei sali di piombo
che vengono assorbiti dalla mucosa gastro -enterica e accumulati in diversi organi vitali
danneggiandoli fino al punto di rendere impossibile la sopravvivenza. La pericolosità dei pallini
di piombo per gli uccelli acquatici, è nota fin dal secolo scorso anche in Italia e molti ricercatori
di diversi Paesi hanno approfonditamente studiato il problema al fine di valutarne la gravità sia
per le specie che fanno parte dell'avifauna acquatica (Pain, 1989 e 1992) sia per altre specie di
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uccelli, come rapaci diurni e notturni, piccioni, rondini e quaglie, i quali frequentano ambienti
diversi e sono situati a vari livelli della catena alimentare.
EFFETTI TOSSICI DEL PIOMBO
Il piombo è attualmente conosciuto solo per le sue azioni tossiche nei confronti degli organismi
viventi; esso può essere introdotto nell'organismo per ingestione o attraverso l'inspirazione di
aria contaminata e si accumula nei tessuti poiché non esistono dei sistemi di eliminazione di
questo elemento dall'organismo. Il piombo esercita una azione caustica nei confronti della
mucosa dell'apparato digerente, si deposita nelle cellule epatiche e renali alterando le funzioni
del fegato e dei reni, si sostituisce al calcio nel tessuto osseo determinando riduzione della
crescita e debolezza della struttura scheletrica, inibisce la sintesi dell'emoglobina, altera il
funzionamento del sistema nervoso centrale e periferico, riduce le capacità immunitarie
provocando quindi una maggiore sensibilità alle infezioni; negli uccelli è stata inoltre rilevata una
riduzione del numero delle uova deposte a cui si associa anche la riduzione del successo di
schiusa.
Negli uccelli le manifestazioni tipiche della forma acuta di intossicazione da piombo conseguenti
alla ingestione di una quantità elevata del metallo in breve tempo, sono: diarrea acquosa e
verdastra, vomito, inappetenza, perdita di peso, depressione alternata a fasi di eccitazione e
convulsioni, perdita dell'equilibrio come conseguenza della paralisi delle zampe e delle ali,
cecità, coma e morte.
In uccelli delle dimensioni di un Cigno reale l'ingestione di 4-10 pallini di piombo provoca la
morte in 36-72 giorni e di 25 pallini in 10 giorni per avvelenamento acuto da piombo (Windigstad
e Hinds III, 1987). Sono invece sufficienti solo 4 pallini e 6 giorni per avere la morte con evidenti
sintomi di avvelenamento acuto nel 60 % delle anatre (Sanderson, 1992).
L'intossicazione cronica è causata invece dall’assunzione protratta nel tempo di dosi non
immediatamente tossiche di piombo il quale si accumula in diverse sedi dell'organismo
provocando delle alterazioni funzionali e strutturali. L'avvelenamento cronico da piombo,
3
chiamato anche saturnismo, si manifesta con astenia, anemia, diminuzione del volume delle
masse muscolari, emaciazione, letargia e osteoporosi.
Non è stata ancora dimostrata la possibilità di eliminazione dei pallini interi o di loro frammenti
attraverso l'apparato digerente ossia mediante il rigurgito, l'emesi o la defecazione.
Il livello di gravità della malattia dipende oltre che dal numero di pallini ingeriti anche dal tempo di
ritenzione nello stomaco. In determinate condizioni, come per esempio il digiuno o una dieta
povera in proteine o fosfati, già 1 o 2 pallini possono uccidere un’anatra in pochi giorni.
SPECIE MAGGIORMENTE COLPITE
L'avvelenamento da piombo è una delle principali cause dirette e indirette di decesso degli
Uccelli acquatici, in particolare dei cigni, delle anatre tuffatrici come il Moriglione, dei limicoli
come il Combattente e, in misura minore, delle anatre di superficie come i Germani reali e i
Fischioni. Queste specie, pur frequentando gli stessi ambienti, utilizzano nicchie trofiche
differenti: le anatre tuffatrici cercano il cibo immergendosi fino ad una profondità di 3 metri; le
anatre di superficie si alimentano di piante acquatiche ed alghe situate in superficie o a pochi
centimetri sott'acqua; i cigni, restando sempre in superficie, si alimentano di piante e alghe sia
galleggianti sia raccolte fino alla profondità di 1 metro grazie al loro lungo collo; i limicoli
setacciano i sedimenti fino a 5-8 cm di profondità alla ricerca di piccoli molluschi, anellidi,
crostacei e insetti.
La particolare tecnica di alimentazione dei Cigni, delle anatre tuffatrici e dei limicoli, i quali
raccolgono il cibo direttamente sul fondo, è la causa della maggiore facilità di ingestione di
pallini di piombo.
Il Cigno, a causa dei numerosi casi di avvelenamento riportati, sembra essere la specie più
colpita. In realtà ciò è dovuto principalmente alle sue dimensioni e al colore del piumaggio che
ne favoriscono il ritrovamento. L’autopsia di uccelli deceduti p er varie cause (abbattimenti
illegali, attività venatoria, impatto contro linee elettriche, avvelenamento conclamato da piombo
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ecc.) e provenienti da diverse zone umide italiane ha mostrato che i Cigni avevano ingerito da
30 a 1.600 pallini da caccia, i Moriglioni da 1 a 12, mentre i Combattenti da 1 a 4.
I pallini da caccia si presentavano più o meno erosi, i sali di piombo erano già stati assorbiti e
avevano lesionato organi vitali quali fegato, rene e sistema nervoso.
L'avvelenamento da piombo non interessa esclusivamente gli animali che ingeriscono
deliberatamente i pallini da caccia ma anche i loro predatori e gli animali che si cibano delle loro
carogne. Infatti Albanella reale, Albanella minore, Falco di palude, Poiana, Nibbio bruno, Aquila
di mare, Gufo di palude, Barbagianni ecc. sono specie ad elevato rischio di avvelenamento da
piombo, nel caso frequentino, per alimentarsi, zone umide dove viene esercitata l'attività
venatoria. I rapaci predano soprattutto animali sofferenti o meno rapidi nella fuga, come possono
essere quelli intossicati dal piombo, e inoltre ingeriscono principalmente e preferibilmente il
fegato, i reni (organi di deposito del piombo) e l'apparato digerente, intossicandosi a loro volta
con il piombo presente negli organi delle prede, oppure assumendo gli stessi pallini già ingeriti
dalle prede e trattenuti nel loro ventriglio.
Indagini svolte in altri Paesi indicano come specie ad elevato rischio di avvelenamento da
piombo per ingestione di pallini da caccia anche Oche, Folaghe, Gabbiani e Fenicotteri. La
malattia è stata inoltre segnalata in specie di Uccelli selvatici non acquatici come Fagiano,
Colino della Virginia, Pernice bianca, Gallo forcello, Coturnice, Colombi ecc., i quali si
alimentano prevalentemente di semi e, per macinarli all'interno del ventriglio, necessitano di una
continua integrazione di grit e quindi anche dei pallini di piombo con cui possono venire in
contatto.
In Italia, come negli altri Paesi, l'incidenza della mortalità da avvelenamento da piombo è
difficilmente valutabile perché non vi sono morie generalizzate e perché nell'ambiente naturale
molto difficilmente si riescono a trovare gli uccelli selvatici che soffrono per l'intossicazione; essi
infatti vengono facilmente predati oppure si nascondono nella vegetazione per non essere
ulteriormente infastiditi e i cadaveri vengono rapidamente rimossi dai predatori (rapaci diurni e
notturni, Mustelidi ecc.) e dagli animali che si cibano di carogne (Volpi, Cornacchie, Insetti ecc.).
Per dimostrare la difficoltà di ritrovamento di uccelli morti, in nord America sono state distribuite
100 carcasse in un'area di 40 ettari, metà celate dalla vegetazione e metà in zone aperte. Dopo
5
30 minuti 8 uomini hanno cercato le carcasse e hanno trovato solo il 12 % di quelle in zone
aperte e il 9 % di quelle nascoste dalla vegetazione. Lo stesso esperimento è stato compiuto in
Camargue, vasta zona umida della Francia meridionale, distribuendo 60 carcasse in un'area di
8 ettari; dopo 1,5 giorni le carcasse poste nelle zone aperte erano sparite mentre quelle
nascoste sparivano in 3,3 giorni (Pain, 1992).
Lo stesso autore segnala inoltre che una prova sperimentale ha permesso di verificare che le
anatre più contaminate dal piombo hanno 1,65 probabilità in più di essere abbattute durante la
stagione venatoria rispetto ad anatre senza pallini poiché sono depresse e deboli e divengono
quindi più facilmente colpibili.
INFORMAZIONI DISPONIBILI PER L'ITALIA
Le informazioni disponibili sull’avvelenamento da piombo negli uccelli acqua tici in Italia sono
sintetizzate nelle Tabelle 1 e 2 e possono essere definite aneddotiche e frammentarie poiché
non permettono di quantificare, per il momento, l'impatto nelle varie specie di uccelli acquatici, in
differenti aree geografiche e nei vari periodi dell'anno. E' tuttavia possibile affermare che il
problema nel nostro Paese è grave, sottostimato e ignorato.
Frequenti sono i reperimenti casuali di Cigni e di varie specie di anatre e limicoli sofferenti o
deceduti per avvelenamento da piombo, diagnosticato mediante esami radiografici,
necroscopici e di laboratorio, ma solo dal 1990 sono state avviate indagini su alcune specie di
Anseriformes e Charadriiformes catturati a scopo di inanellamento, trovati deceduti o abbattuti
durante la stagione vena toria.
Dai dati riportati sui limicoli risulta che il 16 % dei Combattenti e l'8 % delle Pittime reali
presentavano all'esame radiografico da 1 a 2 pallini da caccia nel ventriglio, sicuramente assunti
nell'ultimo mese di vita (in considerazione dei bassi livelli della piombemia ossia di
concentrazione del piombo nel sangue) e in grado di provocare la morte per avvelenamento
entro il mese successivo (Tirelli e Tinarelli, 1996). Nei Germani reali di cui è stata rilevata la
piombemia (Tirelli et al., 1996), in riferimento ai differenti valori della piombemia considerati
6
indicativi di avvelenamento per ingestione di pallini di piombo nella anatre da vari Autori (Lumeij,
1985; Pain, 1989; Scheuhammer, 1989; Samuel et al., 1992; Daury et al., 1993), si può valutare
tra il 6,5 % e il 54,8 % il numero di individui che hanno ingerito pallini. Va sottolineato che alcuni
dei dati riportati nella Tabella 1 sulle concentrazioni di piombo nei tessuti non sono confrontabili
tra loro a causa delle differenti tecniche analitiche utilizzate dai diversi laboratori.
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Tabella 1 - DATI DISPONIBILI SULL’INTOSSICAZIONE DA PIOMBO IN UCCELLI MORTI
SPECIE
CIGNO REALE
Num.
INDIVID
UI
2
LOCALITÀ E ANNO
RADIOG
RAFIA
ANALISI
NECRO
ISTOLOG
SCOPIA
ICHE
CONCENTRAZIONE DI PIOMBO NEI
TESSUTI
FONTE
fegato: 275 µg / g d.t.
Laguna Marano
Udine, 1983
X
CIGNO REALE
13
Laguna Marano
Udine, 1985-90
X
X
CIGNO REALE
6
Stagni Ugento
Lecce, 1993
X
X
CIGNO REALE
3
CIGNO REALE
36
GERMANO REALE
15
GERMANO REALE
2
CODONE
6
Stagni Ugento
Lecce, 1993
Zone umide Lecce
1993-94
San Rossore
Pisa, 1970
San Floriano
Foggia, 1982
San Floriano
Foggia, 1982
PALLINI DI PIOMBO
NELLO STOMACO
X
Presenti, non contati rene: 1500 µg / g d.t., 1425 µg / g d.t.
9 indivi d. con pallini
media = 42,
s.d. = 39.6
X
Peso pallini per 4
individui: 21, 63, 68,
120 gr
X
1648 - 1209 - 640
X
Non disponibile
X
X
Media = 12 (3-46)
osso: 133.8 µg / g d.t.
fegato, media=159.5 µg/g d.t., s.d.=193
rene, media=348.9 µg/g d.t., s.d.=509.8
osso, media=221.1 µg/g d.t.,
s.d.=413.2
fegato, media = 51.95 µg / g f.t.
Perco et al., 1983
Carpené et al., 1992
Tirelli & Tinarelli, 1996
Di Modugno et al., 1994
V. Guberti & E. Tirelli,
Non disponibile
fegato, media=8.302 µg / g f.t., s.d.=422
R. Basso, P. Greco, G.
Marzano, F. Perco
Del Bono, 1970
X
Presenti, non contati
Goffredo et al., 1983
X
Presenti, non contati fegato, media=36.35 µg/g f.t., s.d.=3.18
Goffredo et al., 1983
fegato, media=2.69 µg / g d.t., s.d.=3.61
rene, media=5.74 µg / g d.t., s.d.=3.55
osso, media=18.82 µg /g d.t.,
s.d.=48.49
fegato, media = µg / g d.t.
rene, media = µg / g d.t.
osso, media = µg / g d.t.
13
Laguna Veneta
1990
X
1 individuo con 1
pallino
MORIGLIONE
4
Laguna Veneta
1990
X
3 individui con pallini
nello stomaco:
1, 3, 12
AVOCETTA
1
X
1
Tirelli & Tinarelli, 1996
AVOCETTA
1
X
1
Tirelli & Tinarelli, 1996
PITTIMA REALE
1
X
20
Galasso, 1976
FISCHIONE
Valli Comacchio
Ferrara, 1986
Saline Cervia
Ravenna, 1987
Valli Argenta
Ferrara, 1976
Carpené et al., 1992
Tirelli & Tinarelli, 1996
Carpené et al., 1992
Tirelli & Tinarelli, 1996
8
Tabella 2 - DATI DISPONIBILI SULL’INTOSSICAZIONE DA PIOMBO IN UCCELLI VIVI
SPECIE
Num
INDIVID
UI
CIGNO REALE
23
GERMANO REALE
62
PIVIERESSA
2
GAMBECCHIO
3
PIOVANELLO
19
PIOVANELLO
PANCIANERA
1
COMBATTENTE
18
COMBATTENTE
13
BECCACCINO
2
PITTIMA REALE
7
PITTIMA REALE
5
CHIURLO
PICCOLO
7
CHIURLO
3
PETTEGOLA
PIRO PIRO
BOSCHERECCIO
10
1
LOCALITÀ E
ANNO
Zone umide
Lecce, 1993-94
Orbetello
Grosseto, 1990
San Rossore
Pisa, 1993
San Rossore
Pisa, 1993
San Rossore
Pisa, 1993
San Rossore
Pisa, 1993
San Rossore
Pisa, 1993
Comacchio
Ferrara, 1993
San Rossore
Pisa, 1993
San Rossore
Pisa, 1993
Comacchio
Ferrara, 1993
San Rossore
Pisa, 1993
San Rossore
Pisa, 1993
San Rossore
Pisa, 1993
San Rossore
Pisa, 1993
RADIO
GRAFI
A
X
Num. individui con pallini
di piombo in:
stomaco - resto corpo
Num. pallini di piombo in:
stomaco - resto corpo
23
PIOMBEMIA
Concentrazion
e delta-ALA-d
FONTE
R. Basso, P. Greco, G.
Marzano, F. Perco
Non disponibile
media=46µg/dl
s.d. = 25
media=79 U/ml
s.d. = 64
Carpené et al., 1992
Tirelli et al., 1996
Tirelli & Tinarelli, 1997
0
0
X
0
0
Tirelli & Tinarelli, 1996
X
0
0
Tirelli & Tinarelli, 1996
X
0
0
Tirelli & Tinarelli, 1996
X
0
0
Tirelli & Tinarelli, 1996
X
3
2
1-1-2
X
2
1
1-2
X
0
0
X
1
2
X
0
3
X
0
0
X
0
2
X
0
0
Tirelli & Tinarelli, 1996
X
0
0
Tirelli & Tinarelli, 1996
1
1-1
1
1-2
1-1-4
3-5
media=21.2µg/dl
s.d. = 14.5
Tirelli & Tinarelli, 1996
media=15µg/dl
s.d. = 6.8
Tirelli & Tinarelli, 1996
10 – 14
Tirelli & Tinarelli, 1996
media=21.6µg/dl
s.d. = 15.5
Tirelli & Tinarelli, 1996
media=19µg/dl
s.d. = 9.5
Tirelli & Tinarelli, 1996
media=18.7µg/dl
s.d. = 12
Tirelli & Tinarelli, 1996
media=23.3µg/dl
s.d. = 7.6
Tirelli & Tinarelli, 1996
9
10
METODI DI INDAGINE PER IL MONITORAGGIO DELLA CONTAMINAZIONE DA PIOMBO
NELL'AVIFAUNA ACQUATICA E NEL TERRITORIO
Le indagini effettuabili su uccelli trovati morti o abbattuti durante la stagione venatoria
prevedono:
• radiografie (tecnica di rapida attuazione per verificare la presenza e la posizione dei pallini di
piombo nell'organismo);
• necroscopie (osservazione dell'aspetto esteriore dell'animale, ricerca delle lesioni interne
riferibili ad avvelenamento da piombo; in particolare è necessario un accurato esame visivo
del contenuto e della parete dello stomaco ghiandolare e muscolare per la ricerca dei pallini
di piombo ingeriti e non ancora completamente demoliti e assorbiti, facilmente riconoscibili
per la loro caratteristica forma sferica o per il luccichio);
• ricerca analitica delle concentrazioni di piombo in diversi organi e tessuti come fegato, rene e
osso, mediante lettura in assorbimento atomico (AAS).
Le indagini effettuabili su uccelli vivi, catturati a scopo di studio, prevedono:
• radiografie,
• prelievi di sangue.
Le suddette operazioni vengono effettuate presso il luogo di cattura degli uccelli al fine di ridurre
al minimo lo stress conseguente al tempo di prigionia e alle manipolazioni.
Nello stomaco, i pallini di piombo vengono completamente demoliti e assorbiti in un periodo che
va da 18 giorni a 6 settimane. L'esame radiografico risulta quindi utile per evidenziare i pallini
assunti in questo lasso di tempo.
Il prelievo di sangue è necessario per valutare sia la piombemia (concentrazione di piombo nel
sangue) sia l'attività dell'enzima d-ALA-d (acido delta aminolevulinico deidratasi, enzima
deputato alla biosintesi della molecola di eme necessaria per la formazione dell'emoglobina). I
due parametri ematici presentano variazioni già dopo meno di 8 ore dall'ingestione dei pallini da
caccia; inoltre, la piombemia rimane elevata per più di 45 giorni dopo l'ingestione e l'attività
della d-ALA-d rimane depressa per molti mesi dopo l'esposizione al piombo.
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Per valutare la contaminazione ambientale si possono effettuare:
• ricerca analitica delle concentrazioni di piombo su campioni di diversa natura, come acqua,
terreno, piante acquatiche, alghe, gasteropodi ecc.,
• verifica della densità di pallini di piombo per m di terreno (mediante l'uso di un carotatore di
2
8-10 cm di diametro si prelevano almeno 50 campioni di terreno nelle zone da esaminare fino
ad una profondità di 3 -5 cm; si procede all'estrazione dei pallini dal terreno e dal sedimento,
al loro conteggio e, per estrapolazione, si ottiene la densità di pallini presenti in un m2 di
suolo).
Questa ultima tecnica è indispensabile per valutare il rischio potenziale di avvelenamento da
piombo per ingestione di pallini negli uccelli che frequentano determinate zone; è già stata
adottata in Francia e in Gran Bretagna e sta fornendo utili informazioni anche per l'Italia (vedi
Tabella 3) (Tirelli e Tinarelli, 1997).
In alcune zone campione (stagni contigui alla Salina di Cervia, Valli di Comacchio e Salina di
2
Margherita di Savoia) il peso dei pallini di piombo ha superato i 6 g per m (equivalenti a 60 kg
per ettaro).
E' evidente che il rischio di ingestione dei pallini di piombo, oltre che dalla quantità di essi già
presente e dalla quantità immessa ogni anno, varia in funzione delle strategie di alimentazione
delle varie specie, della durata dei periodi di sosta per l'alimentazione, della presenza ed
abbondanza di cibo (semi ed invertebrati) confondibile con i pallini, dell'abbondanza di materiali
inerti (piccoli sassi, frammenti di bivalvi e gasteropodi) adatti ad essere ingeriti per formare il
grit. Fenomeni generali di erosione e deposito dei sedimenti nelle sacche e alle foci dei fiumi,
l'azione delle onde e delle maree sulle aree di battigia e di ripa con sedimenti fini che emergono
durante la bassa marea, le attività dei pescatori di vongole con le turbosoffianti (delta del Po) ed
il calpestio da parte dei pescatori stessi e dei bagnanti estivi, possono invece ridurre la
disponibilità dei pallini di piombo per gli uccelli.
I tipi di zone umide nei quali è maggiore il rischio di ingestione dei pallini di piombo sono
rappresentati dagli stagni usati come appostamenti fissi di caccia e dalle valli arginate con
fondo limoso e/o sabbioso indisturbato e/o nelle quali i fenomeni di erosione e di deposito dei
sedimenti sono molto ridotti. Va infine sottolineato che il prelievo dei pallini da parte degli uccelli
12
in alimentazione è sicuramente un fattore che ha notevolmente ridotto i valori di densità dei
pallini rilevati in alcune zone campione del Delta del Po che costituiscono le zone di
alimentazione preferenziali per migliaia di limicoli in ogni periodo dell'anno.
Tabella 3 - Presenza di pallini di piombo in alcune zone umide italiane. Nelle località in cui sono
state esaminate più zone campione sono riportati i valori minimo e massimo di densità per m2.
LOCALITÀ
Saline di Margherita di Savoia
anno di
densità di
raccolta
pallini / m2
1993
63-127
1995
47-71
1995
4-43
1994
42
1994
32
1994
8-20
1995
0-20
1995
0-19
1994
0
Foggia
Salina di Cervia (stagni contigui)
Ravenna
Comprensorio Valli di Comacchio
Ferrara e Ravenna
Laguna di Marano
Udine
Laguna di Orbetello (Stagnino)
Grosseto
Palude Diaccia Botrona
Grosseto
Delta del Po
Ferrara e Rovigo
Valli Bertuzzi
Ferrara
Laguna di Grado
Gorizia
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Anche le zone antistanti i cosiddetti "tiri al piattello o a volo" sono interessate dalla caduta di
ingenti quantità di pallini di piombo oltre alla dispersione ed accumulo di piattelli interi o
frammentati. Su tale argomento si possono citare i dati rilevati nell'anno 1994 per una perizia
richiesta per il processo penale n. 617/89 R.G.N.R., riguardante l'incompatibilità dell'esercizio
venatorio e del tiro al piattello nella palude della Diaccia Botrona, a causa della dispersione e
dell’accumulo dei pallini di piombo e del conseguente inquinamento ambientale provocato dalla
loro presenza. Il numero di pallini di piombo presenti nella zona umida antistante il tiro a volo,
variava da un minimo di 2.000 pallini per m2, a un massimo di 18.000 pallini per m2. Parte del
piombo dei pallini dispersi nel terreno si solubilizza e la conferma di ciò è data dalle
concentrazioni di piombo rilevate nelle alghe, nei gasteropodi, nelle piante erbacee e nell'acqua
(vedi Tabella 4). Gli animali, invertebrati e vertebrati, che frequentano la zona per l'alimentazione,
non possono evitare di contaminarsi con il piombo sia ingerendo direttamente i pallini, come gli
uccelli, sia nutrendosi della vegetazione sia abbeverandosi nonché attraverso la catena
alimentare.
Tabella 4 - Concentrazioni di piombo rilevate in campioni di diversa natura raccolti nella palude
Diaccia Botrona in prossimità di un tiro al piattello.
natura del campione
concentrazione di piombo
fango
123,5 g / kg
acqua
0,33 mg / l
alghe
94,3 mg / kg
gusci di gasteropodi
16,9 mg / kg
piante erbacee
377,2 mg / kg
La legislazione italiana ha fissato dei limiti massimi ammissibili di piombo nelle acque, differenti
a seconda della destinazione dell'acqua stessa. Infatti, a titolo di riferimento, la Legge Merli (L.N.
319/1976) ammette concentrazioni massime per le acque di scarico di 0,2 mg di piombo per
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litro, e secondo il DPR 915/82 e L. 748/84, la concentrazione massima consentita su terreni
coltivabili è di 100 mg di piombo per kg di terreno e il limite di caricabilità (in occasione dello
spandimento di fertilizzanti) è di 0,5 kg per ettaro all'anno.
Inoltre, il D.L. 130/92 stabilisce che il limite massimo imperativo per il piombo nell'acqua
utilizzata per la vita acquatica (allevamenti ittici), non deve superare valori di 0,01 mg Pb/l per
Salmonidi e 0,05 mg Pb/l per Ciprinidi. Per l'uso irriguo delle acque, viene considerato valido il
limite di tolleranza ammesso per le acque di scarico, mentre il DPR 515/82 ammette come
limite massimo 0,05 mg Pb/l per le acque destinate alla potabilizzazione.
INDICAZIONI PER LA GESTIONE
La conoscenza della gravità del problema nel nostro Paese dovrebbe motivare già di per sé
delle misure di restrizione o interdizione simili a quelle adottate in altri Stati (Tabella 5) e
l’adozione di pallini da caccia in leghe di metalli comunque efficaci da un punto di vista balistico,
ma senza proprietà tossiche nei confronti degli animali oppure l'interdizione dell'attività venatoria
nelle zone umide di importanza internazionale per l'avifauna acquatica.
Altre misure sono possibili in alcuni casi nell’ambito della gestione ambientale allo scopo di
ridurre le possibilità di ingestione dei pallini già dispersi nel territorio. Queste misure prevedono
nelle zone umide in cui viene praticata l'attività venatoria:
• l'allagamento solo durante la stagione venatoria; ciò è possibile solo per piccole zone umide
e a prezzo di un notevole impatto negativo su altre specie animali e vegetali;
• l'aratura periodica del fondo; ciò comporta però il prosciugamento temporaneo con
conseguente impatto negativo sulla vegetazione acquatica, su pesci e anfibi e in particolare
un fattore limitante per lo sviluppo delle comunità vegetali di idrofite; anche questo è un
intervento praticabile solo in piccole zone umide;
• la fornitura di materiale adatto (ghiaia fine, detriti di molluschi) per la formazione del grit nelle
aree dove quest'ultimo manca o scarseggia;
15
• l'innalzamento dei livelli dell'acqua (almeno 1,5-2 metri) negli acquitrini in modo da rendere il
fondo irraggiungibile per le anatre di superficie e per i limicoli; si tratta però di un metodo
applicabile in pochissimi casi.
La possibilità di cura dei pochissimi animali che vengono trovati intossicati ma ancora vivi è
notevolmente complessa e con scarse prospettive di successo. I pallini di piombo contenuti nel
ventriglio devono essere estratti, gli animali devono venire trattati con farmaci che promuovano o
accelerino la eliminazione del tossico e con farmaci che aiutino l'organismo a sopravvivere
all'avvelenamento. Tutto risulta inutile se poi gli animali guariti e liberati ritornano ad alimentarsi
nelle zone contaminate.
La migliore e unica terapia in Italia è pertanto la prevenzione e cioè il non uso dei pallini di
piombo.
Tabella 5 - Misure di divieto o riduzione dell’uso dei pallini di piombo adottate in altri Stati e anno
di adozione.
STATO
divieto totale
divieto uso
divieto uso
divieto uso
uso di pallini di
uso pallini Pb
pallini Pb per
pallini Pb in
pallini Pb
altre leghe
caccia uccelli
zone umide di
solo in
raccomandato
acquatici
importanza
alcune
da associazioni
internazionale
Regioni
venatorie
AUSTRALIA
1994
CANADA
1997
DANIMARCA
X
1996
eccetto foreste
FINLANDIA
1996
GERMANIA
X
ISLANDA
X
OLANDA
NORVEGIA
SVEZIA
1993
1991
1994
X
16
SVIZZERA
1992
GRAN BRETAGNA
STATI UNITI
X
1991-92
X
Elenco foto:
1) suolo con pallini del tiro al piattello sulla palude Diaccia Botrona (GR)
2) ventriglio di Cigno reale contenente numerosi pallini di piombo
3) radiografia di un Cigno reale - sono evidenti numerosi pallini di piombo nell’apparato
digerente
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