Rezension über: Fabio Guidali, Il secolo lungo di Gabriele Mucchi

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Rezension über: Fabio Guidali, Il secolo lungo di Gabriele Mucchi
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Gallo, Francesca: Rezension über: Fabio Guidali, Il secolo lungo di
Gabriele Mucchi. Una biografia intellettuale e politica, Milano:
Unicopli, 2012, in: Il Mestiere di Storico, 2013, 2, S. 238,
http://recensio.net/r/e37930c85d054e51bf816839a608fbcd
First published: Il Mestiere di Storico, 2013, 2
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i libri del 2012 / 2 - monografie
Fabio Guidali, Il secolo lungo di Gabriele Mucchi. Una biografia intellettuale e politica,
Milano, Unicopli, 340 pp., € 19,00
Figura versatile e sfaccettata, Gabriele Mucchi ha diviso le energie di una lunga esistenza tra pittura, architettura, design e illustrazione. In patria la critica lo ha rivalutato
prima con l’antologica milanese (Palazzo Reale, 1999) che ha raccolto la produzione sia
artistica sia progettuale; e, poi, con il convegno internazionale dell’Università Statale di
Milano (a cura di Antonello Negri, 2009), in seguito al comodato dell’archivio e della
biblioteca dell’artista presso il meritorio Centro Apice, sul cui sito è consultabile l’inventario delle carte Mucchi. Inoltre, come molti intellettuali longevi, Mucchi è stato storiografo di se stesso con un volume di memorie (1994, 20012).
Il libro di Fabio Guidali, quindi, solidamente costruito sulla consultazione di fonti
dirette e documenti, compresi quelli tedeschi, si configura come una ravvicinata messa
a fuoco. La puntuale ricostruzione biografica è condotta sullo sfondo delle complesse
vicende storiche, in cui componenti umane e istituzionali, circoli culturali e contingenze
storiche sono tessute in una rete a maglie fitte, attorno ad alcuni fili conduttori di un
cammino esistenziale errabondo, fra Milano, Berlino e Parigi, luoghi di formazione e di
fondamentali incontri, anche professionali. Tra questi Sibilla Aleramo, Valentino Bompiani, Giuseppe Pagano, Bertolt Brecht.
La maturazione morale e artistica di Mucchi avviene alla fine degli anni ’30, con il
passaggio dall’astratto ripudio del fascismo all’adesione al comunismo, attraverso l’esperienza di «Corrente di vita giovanile» e, poi, la partecipazione alla Resistenza.
Tale tragitto intellettuale e umano coincide, nella pittura, con il primato dei temi
realisti di ispirazione sociale. Il tratto figurativo semplificato, inizialmente vicino alle atmosfere rarefatte di «Novecento», poi alla pennellata materica di Spadini o di Pirandello,
si stabilizza, infine, entro un modo pittorico disegnativo, per certi versi imparentato con
la lezione di Guttuso. Sotto questo riguardo – e considerato che Mucchi è poco noto oltre
la cerchia degli specialisti – il lettore avverte l’assenza di qualche riproduzione, come nel
caso della Madre, ad esempio, presentata alla V Triennale di Milano, e a cui l’a. dedica
ampio spazio.
In ogni caso, lo studio di Guidali è foriero di nuove prospettive di ricerca, in particolare sulla lunga permanenza di Mucchi nella Repubblica democratica tedesca, scelta
coincidente con uno dei momenti più bui del socialismo reale. Dal 1956, infatti, Mucchi
insegna all’Accademia di Belle Arti di Berlino, chiamato in virtù del suo realismo, alternativo al dogmatismo ufficiale, ma, proprio per questo, oggetto di palesi ostilità in relazione
alla relativa autonomia estetica, tanto nei soggetti quanto nelle soluzioni stilistiche. La
ricerca edita da Unicopli contribuisce, pertanto, anche a riportare all’attenzione la necessaria riconsiderazione critica delle varie anime del «realismo socialista»: un lavoro ancora
in buona parte da svolgere in Italia, nonostante le originali iniziative espositive (Palazzo
delle Esposizioni, 2011).
Francesca Gallo