Presentazione di PowerPoint - Dipartimento di Comunicazione e
Transcript
Presentazione di PowerPoint - Dipartimento di Comunicazione e
Storia e modelli del giornalismo 06/11/2015 Modelli di giornalismo Introduzione Modelli d’informazione giornalistica Nella maggior parte dei paesi i media non costituiscono alcun «sistema» singolo, con un singolo proposito o filosofia, ma sono composti da molti elementi separati, sovrapposti e spesso inconsistenti, con forti differenze di aspettative normative e effettiva regolazione D. McQuail, Sociologia dei media, p. 133 Modelli d’informazione giornalistica Area geografica Modello liberale Modello democraticocorporativo Modello pluralistapolarizzato Stato vs Mercato Predominanza delle Gran Bretagna, Irlanda e logiche di mercato e dei Nord America media commerciali Europa continentale Coesistenza di mezzi d’informazione commerciali e legati a organizzazioni sociali e gruppi politici Europa meridionale Sovrapposizione mediapolitica, debole sviluppo dei media commerciali, forte intervento statale Modelli d’informazione giornalistica Le caratteristiche che definiscono questi modelli sono collegate tra loro, sono il risultato di modelli specifici di sviluppo storico e non si presentano insieme per caso D. C. Hallin, P. Mancini, Modelli di giornalismo, p. 15 Interrogativi di ricerca La commercializzazione favorisce o ostacola l’indipendenza dei media? La diversità di voci in una società pluralista è meglio rappresentata in un sistema d’informazione con un pluralismo interno o esterno? È più sensibile alle nuove voci emergenti nella società una stampa commerciale professionalizzata o una stampa più strettamente legata al potere politico? Caveat Ogni giudizio che si dà su un sistema di comunicazione deve essere basato su una chiara comprensione del suo contesto sociale, delle divisioni esistenti nella società, del processo politico attraverso cui esse sono state (o meno) risolte . D. C. Hallin, P. Mancini, Modelli di giornalismo, p. 19 Criteri d’indagine Come confrontare i sistemi di comunicazione dell’Europa occidentale e del Nordamerica? 1.sviluppo dei mercati della comunicazione (sviluppo della stampa a circolazione di massa) 2.parallelismo politico (grado e natura dei legami tra media e partiti politici, modo in cui il sistema di comunicazione riflette le divisioni politiche esistenti) 3.sviluppo della professionalità giornalistica 4.grado e natura dell’intervento statale nel sistema di comunicazione 1. Lo sviluppo della stampa di massa 2. Il parallelismo politico Una difficile dicotomia Perfino dove i giornalisti possono essere sinceramente legati all’ideologia professionale dell’«obiettività» le notizie incorporano valori ideologici, derivano da una serie di influenze, dalle routine di raccolta d’informazioni, dalle modalità di assunzione dei giornalisti e dalle convinzioni ideologiche predominanti nella società. Non sarebbe neanche corretto delineare una dicotomia troppo marcata fra stampa commerciale e politicizzata: i media commerciali possono essere politicamente schierati e quelli non commerciali, anche se supportati da partiti politici, possono adottare norme di equilibrio politico D. C. Hallin, P. Mancini, Modelli di giornalismo, p. 28 Parole-chiave Parallelismo stampa-partiti Il grado in cui la struttura del sistema di comunicazione è parallela a quella del sistema dei partiti Pluralismo esterno La tendenza dei diversi mezzi di comunicazione a riflettere punti di vista politici o ideologici distinti Pluralismo interno La tendenza a rappresentare una serie di differenti punti di vista all’interno dello stesso giornale, programma o canale Relazioni esaurite? Connessione organizzativa tra mezzi di comunicazione e partiti politici o altri tipi di associazione (es. sindacati, cooperative, Chiese). Tendenza degli operatori del sistema dell’informazione a esercitare un ruolo attivo nella vita politica, impegnati in partiti o organizzazioni sociali. Partigianeria delle audience, con circuiti di diffusione connessi al partito o all’ideologia di appartenenza. 3. Sviluppo della professionalità giornalistica Quale formazione per i giornalisti? Negli Stati Uniti le lauree in giornalismo non sono poi così diffuse tra coloro che lavorano per le testate più prestigiose, i cui giornalisti, peraltro, raggiungono invece un livello di professionalizzazione molto alto. I giornalisti spagnoli probabilmente hanno titoli di studio più alti dei loro colleghi tedeschi, ma questo chiaramente non significa che il giornalismo spagnolo sia caratterizzato da un livello più ampio di professionalizzazione di quello tedesco. Poiché una preparazione formale non è necessaria, inoltre, l’accesso alla professione giornalistica non è fortemente regolato. Per ironia, l’unica eccezione nel mondo occidentale è l’Italia, dove per divenire membri dell’Ordine dei giornalisti si deve superare un esame che è obbligatorio per poter esercitare la professione. Per altri aspetti, tuttavia, il giornalismo italiano ha un livello di professionalizzazione particolarmente basso. D. C. Hallin, P. Mancini, Modelli di giornalismo, p. 28 ORDINAMENTO DELLA PROFESSIONE DI GIORNALISTA Legge 3 febbraio 1963, n. 69 È istituito l'Ordine dei giornalisti. Ad esso appartengono i giornalisti professionisti e i pubblicisti, iscritti nei rispettivi elenchi dell'albo. Sono professionisti coloro che esercitano in modo esclusivo e continuativo la professione di giornalista. Sono pubblicisti coloro che svolgono attività giornalistica non occasionale e retribuita anche se esercitano altre professioni o impieghi. […] È diritto insopprimibile dei giornalisti la libertà di informazione e di critica, limitata dall'osservanza delle norme di legge dettate a tutela della personalità altrui ed è loro obbligo inderogabile il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede. […] ORDINAMENTO DELLA PROFESSIONE DI GIORNALISTA Legge 3 febbraio 1963, n. 69 Nessuno può assumere il titolo né esercitare la professione di giornalista, se non è iscritto nell'albo professionale. La violazione di tale disposizione è punita a norma degli artt. 348 e 498 del cod. pen., ove il fatto non costituisca un reato più grave La Corte costituzionale, con sentenza 21-23 marzo 1968, n. 11 (Gazz. Uff. 30 marzo 1968, n. 84) ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del presente articolo, limitatamente alla sua applicabilità allo straniero al quale sia impedito nel paese di appartenenza l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana ORDINAMENTO DELLA PROFESSIONE DI GIORNALISTA Legge 3 febbraio 1963, n. 69 Le sanzioni disciplinari sono pronunciate con decisione motivata dal Consiglio, previa audizione dell'incolpato. Esse sono: a) l'avvertimento (rilievo della mancanza commessa e nel richiamo del giornalista all'osservanza dei suoi doveri); b) la censura (biasimo formale per la trasgressione accertata); c) la sospensione dall'esercizio della professione per un periodo non inferiore a due mesi e non superiore ad un anno (inflitta nei casi in cui l'iscritto con la sua condotta abbia compromesso la dignità professionale); d) la radiazione dall'albo (disposta nel caso in cui l'iscritto con la sua condotta abbia gravemente compromesso la dignità professionale fino a rendere incompatibile con la dignità stessa la sua permanenza nell'albo). Tre criteri di professionalizzazione Autonomia. Ai giornalisti manca la conoscenza «esoterica» di medici e avvocati, ma diversamente da questi, che forniscono servizi personalizzati, essi lavorano in un settore di produzione di massa. Norme professionali distinte. Principi deontologici come l’obbligo di proteggere le fonti confidenziali, pratiche routinarie di «notiziabilità», criteri per conferire prestigio professionale. Servizio pubblico. Meccanismi di autoregolamentazione giornalistica formalmente o informalmente organizzata. Becoming journalists Agli inizi del XXI Secolo, la formazione e l’educazione dei futuri giornalisti è un settore fiorente dell’educazione superiore europea K. Sanders, M. Hanna, M. R. Berganza, J. J. Sanchez Aranda, Becoming Journalists. A Comparison of the Professional Attitudes and Values of British and Spanish Journalism Students, in «European Journal of Communication», 2008, 23, 133 Gran Bretagna e Spagna: la svolta degli anni Settanta I neoassunti con un’educazione superiore non sono benvisti in una redazione, perché pochi laureati diventano impiegati adeguati O. Boyd-Barrett, Journalism Recruitment and Training: Problems in Professionalization, 1970 1970: Cardiff diventa la prima università britannica a prevedere corsi di giornalismo 1971: fondate Facoltà di Scienze dell’Informazione presso le Università di Madrid, Barcellona e Navarra Il ruolo dei mezzi di informazione L’etica del giornalismo 4. Il ruolo dello Stato Servizio Pubblico? Proprio perché ci si aspetta che lo Stato in Europa giuochi un ruolo attivo nel mediare le dispute tra capitale e lavoro e nel mantenere in vita le industrie nazionali, ci si aspetta che intervenga anche nei mercati della comunicazione per raggiungere una serie di obiettivi collettivi: il pluralismo politico, la qualità della vita democratica, l’armonia razziale, la difesa della lingua e della cultura nazionali. Al contrario, la tradizione giuridica statunitense assegna ai proprietari dei mass media margini di autonomia molto elevati con una forte supremazia su altri valori sociali Una chiara manifestazione di questa differenza può essere colta nel fatto che i paesi europei generalmente regolano la comunicazione politica: molti proibiscono la pubblicità politica a pagamento […] altri regolano il tempo assegnato ai politici nella televisione pubblica e/o in quella commerciale. Negli Stati Uniti queste regole sarebbero oggetto di ricorso alla giustizia in quanto infrazioni al First Amendment. D. C. Hallin, P. Mancini, Modelli di giornalismo, pp. 45-46 l servizio pubblico in Europa. Uno sguardo comparativo Finanziamento Austria Canone abbastanza elevato, sia per la televisione sia per la radio, variabile da regione a regione Belgio Misto (sovvenzioni pubbliche e pubblicità) Danimarca Basato sul canone (media fee) Finlandia Pubblico, attraverso finanziamenti governativi. Francia Misto, in parte canone, in parte pubblicità, in minima parte (4%) finanziamento proprio (es. vendita di programmi all’estero). Germania Misto: 7,6 milioni di euro arrivano annualmente dal canone, 500 milioni dalla pubblicità. Gran Bretagna Pubblico, esclusivo fino al 2001.Tutte le reti tv e radio BBC, tranne BBC World News, finanziate esclusivamente dal canone e non trasmettono pubblicità. Grecia Misto, ma la maggior parte delle entrate derivano dalla riscossione del canone. Emiliana De Blasio, Michele Sorice, Il servizio pubblico. Pluralismo, democrazia, media, 2014 l servizio pubblico in Europa. Uno sguardo comparativo Finanziamento Irlanda Misto. Il canone contribuisce per il 50% agli introiti del RTE. Il resto proviene da inserzioni pubblicitarie. Italia Misto (nel 2010: 60,6% dal canone, 34,4% dalla pubblicità, 5% da altre fonti) + imposta statale sul possesso di apparecchi televisivi. Paesi Bassi Misto. Canone abolito nel 2000. Fondi allocati dal ministero della Educazione, Cultura e Scienze. Polonia Canone, sussidi statali e pubblicità. Portogallo Misto, sussidi governativi e ricavi pubblicitari. Spagna Misto, con finanziamenti pubblici, introiti pubblicitari, altre fonti commerciali (es. vendita di programmi) Svezia Basato su un canone non valevole per la sola radio. Pubblicità solo per eventi sportivi di grande rilievo. Svizzera Misto (70% canone, 30% sponsorizzazioni e pubblicità) Emiliana De Blasio, Michele Sorice, Il servizio pubblico. Pluralismo, democrazia, media, 2014