Anno 9 - Numero 6 # Marzo
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Anno 9 - Numero 6 # Marzo
TITOLO BRANO PRINCIPALE A R R I VA L A P R I M AV E R A ... SOMMARIO: Verso una nuova guerra 2 Ius soli o ius sanguinis? ui!! 4 Auguri Ragazzi 6 La concezione del tempo per gli storici greci 7 Progetti in fieri ((Scambio) 8 Progetti in fieri (Commentarium) 9 Certamina e altro 10 En garde!!! 11 Conosci te stesso 12 Satie 13 Misantropo /Pinocchio? 14 Fragilità, il tuo nome è donna 15 La grande bellezza 17 I pensieri di oliver 18 L A N O S T R A R E DA Z I O N E D I M A R Z O Lorenzo Bazzano Cecilia Parigi Alessia Grillone Giorgia Pellegrino Marcichiara Bo Paola Gullone Letizia Chiale Marco Zordan Cecilia Basso Lavinia Buffa Caterina Erba Edoardo Ciammariconi Serena Miceli Martina Renon Valentina Rosselli Camilla Agnese Pagina 2 M a r z o 2 0 1 4 — N um e r o 6 Verso una nuova guerra Tante incognite e tanti interrogativi ruotano intorno a questa vicenda che potrebbe portare ad una nuova guerra di dimensioni tutt’altro che europee. Putin ha presentato il conto, dopo essersi goduto le Olimpiadi di Sochi, due settimane di autoesaltazione tendente all’eccesso e al patetico. C’era da aspet- tarselo che uno zar come lui non sarebbe rimasto inerme ad osservare la sua vicina Ucraina manifestare coralmente in piazza il proprio dissenso, dichiarando la sua intenzione di entrare nell’Unione Europea. Tante incognite e tanti interrogativi ruotano intorno a questa vicenda che potrebbe portare ad una nuova guerra di dimensioni tutt’altro che europee. Importare è chiarire prima di tutto chi protesta e quali sono i motivi che fomentano le tensioni. La maggioranza di chi è sceso in piazza in questi mesi ha un alto livello di educazione (76%) e dal punto di vista religioso si divide fra ortodossi (33%) e osservanti di rito grecocattolico (25%). Gente che, almeno nel 38% dei casi, non era mai scesa in piazza, nemmeno nella rivoluzione arancione, avvenuta nel 2004 in seguito ai brogli elettorali che avevano permesso a Janukovyc di vincere le elezioni, annullate poi dalla Corte suprema (l’arancione stava ad indicare l’aspetto pacifico della rivolta). Le ragioni della protesta sono ovviamente diverse: studenti e giovani puntano all’Europa e ai diritti umani, la fascia più anziana sembra invece più preoccupata da ragioni economiche e politiche. La questione dei diritti umani resta un nodo centrale dell’ideologia rivoluzionaria; emblematica, a questo proposito, la sentenza della Corte Europea dei diritti dell’uomo che ha dichiarato illegale la detenzione della Tymosenko, arrestata dopo le elezioni del 2010 che hanno visto vincente Yanukovych. E i diritti umani sono stati violati dallo stesso reprimere i ribelli. In Italia le immagini della repressione sono state ovviamente censurate. C’è un altro aspetto da mettere in evidenza: l’Ucraina non è compatta, ma è divisa internamente tra filo-russi e antirussi. Il ruolo della Russia in questo gioco politico è ovviamente fondamentale. Dalla caduta dell’URSS la Russia non ha mai rinunciato a rivendicare la propria influenza nelle vecchie aree di appartenenza e a propugnare la chiusura nei confronti dell’Occidente. Putin ha deciso Yanukovych, filorusso, che ha usato la forza per J o e B e r ti quindi di agire occupando militarmente l’Ucraina a scopo preventivo, ma si sa che quando c’è tensione il desiderio di usare le armi è forte, e difficilmente questo equilibrio reggerà. Il rischio di una guerra è quindi da prendere in seria considerazione. Il rischio è quello di una “guerra del freddo”. Già, perché la Russia fornisce all’Europa un terzo del gas, ed è facile immaginare cosa succederebbe in seguito ad un conflitto. Bisogna però sottolineare che la quantità di gas one filo-russa. L’11 marzo 2014 è stata è avvenuta la dichiarazione d’indipendenza, seppur ufficiosa (che sarà comunque confermata con il referendum; chi leggerà questo articolo ne mare, e quindi un’area strategica piuttosto importante. L’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno minacciato sanzioni nei confronti della Russia di Putin e hanno lanciato un forte segnale simbolico boicottando la cerimonia d’apertura delle Olimpiadi prima (tranne Letta, fedele al suo Pagina 3 che l’Europa importa dalla Russia in questi ultimi anni è diminuito, e gli Stati Uniti potrebbero eventualmente decidere di mettere sul mercato il loro. Ciò che preoccupa è il potenziale allargamento dei confini bellici: la Russia potrebbe ottenere infatti l’alleanza di Iran, Siria e Cina, nemiche degli Stati Uniti sul piano economico. Si potrebbe dire, in realtà, che la guerra in Ucraina è già iniziata. Ma è una guerra silente, che non osa sfociare. Anche perché sul piano bellico le differenze sono insostenibili: 400.000 uomini nell’esercito russo, appena 130.000 nell ’esercito ucrai no (peraltro gran parte russi e filo-russi); anche le tecnologie a disposizione dell’Ucraina sono limitate. Zona calda della rivolta è la Crimea. Ceduta nel 1954 L’11 marzo 2014 è all’Ucraina dal presidente stata è avvenuta la Chruscev, non ha mai didichiarazione gerito questa annessione, conservando la sua posizi- d’indipendenza, saprà di più). Oltre ad essere una fonte di gas significativa, la Crimea costituisce uno sbocco sul spirito democristiano) e delle Paraolimpiadi poi (nel frattempo al governo era spuntato Renzi, che stranamente si è associato). Gli Stati Uniti hanno anche promesso 1 miliardo di dollari ai ribelli ucraini. Ma Putin si è fatto beffe di tutto ciò con il suo solito sorriso mellifluo, che mai come oggi preoccupa tutti. Lorenzo Bazzano Pa g in a 4 M a r z o 2 0 1 4 — N um e r o 6 IUS SOLI O IUS SANGUINIS: COME SI A C Q U I S I S C E L A C I T TA D I N A N Z A ? Lo ius soli (dal latino"diritto del suolo") è un'espressione giuridica che indica l'acquisizione della cittadinanza come conseguenza del fatto giuridico di essere nati nel territorio dello Stato, qualunque sia la cittadinanza dei genitori. Si Cosa sono? In Italia L’acquisizione della cittadinanza è regolata attualmente dalla legge 5 febbraio 1992, n.91. L’Italia è uno dei paesi europei con le norme più restrittive legate all’acquisizione della cittadinanza le cui norme sono basate principalmente sullo "ius sanguinis", per il quale il figlio nato da padre italiano o da Italia (con un’interruzione massima di 6 mesi) . Per residenza in Italia: la cittadinanza viene data allo straniero il cui padre o la cui madre risiedono da almeno 3 anni in Italia oppure allo straniero maggiorenne adottato da cittadino italiano che risiede da al- madre italiana è italiano. L’acquisizione della cittadinanza è regolata attualmente dalla legge 5 febbraio 1992, n.91. Altri modi per acquisire la cittadinanza in Italia (casi principali) meno 5 anni (successivamente all’adozione) in Italia o ancora allo straniero che risiede da almeno 10 anni in Italia al cittadino dell’Unione Europea che risiede in Italia per almeno 4 anni. Per matrimonio con un cittadino italiano (ma non con una contrappone allo ius sanguinis ("diritto del sangue"), che indica invece l'acquisizione di una cittadinanza come conseguenza della nascita da un genitore in possesso di quella cittadinanza. In Italia lo ius soli è applicato in circostanze “eccezionali” : per nascita sul territorio italiano da genitori ignoti o apolidi oppure al compimento della maggiore età di un cittadino straniero nato in Italia e vissuto in sempre in cittadina italiana) In Europa Il panorama europeo è estremamente variegato. La regola che prevale tuttavia è quella dello ius sanguinis e lo ius soli resta una rara eccezione. J o e B e r ti Pa g in a 5 decreto legge del 5 febbraio 1992 sostituendo lo ius sanguinis con lo ius soli per il riconoscimento della cittadinanza italiana ai figli di immigrati. Spagna: vige una versione “ammorbidita” dello ius sanguinis. Diventa infatti cittadino spagnolo chi nasce da padre o madre spagnola oppure chi vi risiede per 10 anni. Paesi Bassi: lo ius soli è particolarmente “debole e flessibile”. In Belgio, ad esempio, la cittadinanza è automatica se si è nati sul territorio nazionale oppure quando si compiono 18 anni se i genitori sono residenti da almeno 10 anni. Germania: la regola è lo ius sanguinis ma le procedure per ottenere la cittadinanza sono più semplici e rapide di quelle italiane: per concedere al minore straniero la cittadinanza è sufficiente che uno dei due genitori abbia il permesso di soggiorno da 3 anni e viva nel paese da 8 anni. Gran Bretagna: acquisisce la cittadinanza chi nasce in territorio britannico anche da un solo genitorecittadino britannic. Francia: “doppio ius soli”. Ottiene la cittadinanza francese chi, nato in territorio francese, vi risieda stabilmente per 5 anni. La cittadinanza può essere acquisita al compimento della maggiore età ù818 anni) se si è nati in territorio francese e se i genitori, al momento della nascita del figlio, disponevano di un regolare permesso di soggiorno Stati Uniti Negli Stati Uniti vige lo ius soli integrale. Per acquisire la cittadinanza è infatti sufficiente nascere negli Stati Uniti o essere figlio di un cittadino americano vissuto nel paese per almeno 5 anni. Dibattito recente L’ex ministro per l’integrazione, Cecile Kyenge, aveva proposto di modificare il La sua proposta ha riacceso un annoso dibattito lasciando aperta la questione “acquisizione della cittadinanza”. La domanda quindi non è più “come si acquisisce la cittadinanza” bensì “quale potrebbe essere la legge più indicata per riconoscere la cittadinanza?”. Lascio a voi il compito di rispondere… Mariachiara Bo quale potrebbe essere la legge più indicata per riconoscere la cittadinanza Pa g in a 6 M a r z o 2 0 1 4 — N um e r o 6 ” A U G U R I R A G A Z Z I ” D I D AV I D E M A T T I E L L O Davide Mattiello nasce a Torino il 31 maggio 1972, studia e si diploma in giurisprudenza. La sua attuale professione è l'operatore sociale. Alle elezioni politiche del 2013 viene eletto deputato della XVII Legislatura della Repubblica Italiana per il Partito Democratico. Nel 2013 Mattiello s c r i v e “Auguri ragazzi”, un testo dedicato a tutti I giovani nati nel 1995 e che l'anno scorso hanno raggiunto la maggiore età. Questo testo è stato oggetto di lettura per la nostra classe e da questo libro abbiamo estrapolato le pagine che, secondo noi, erano più significative. Per quanto mi riguarda, ho trovato interessante la sua riflessione politica e, soprattutto, l'idea che il nostro Autore ha dell'uomo politico. Mattiello nel suo libro scrive: “Il politico è tessitore di futuro. Per tessere c'è bisogno di incrociare la trama e l'ordito. La trama è la comprensione del passato, l'ordito è la comprensione del presente, il tessuto che si ricava deve essere tagliato e cucito per bene, e ciò dipende dall'idea di futuro che si ha”. L'autore paragona il politico al tessitore: il tessitore ha il compito di creare il tessuto per coloro che lo indosseranno e deve fare in modo che sia il più bello possibile, così il politico ha il compito di guidare la nazione verso un futuro, il più roseo possibile. Mattiello dice che per tessere c'è bisogno della trama e dell'ordito, che per il politico sono, rispettivamente , la comprensione per il passato e quella per il presente. Questo significa che il politico deve fare il suo dovere tenendo conto di ciò che è stato, a volte per non commettere errori già commessi da altri, altre per prendere esempio da azioni o provvedimenti che hanno giovato al Paese. Infine Davide Mattiello scrive che il tessuto che si ricava deve essere tagliato e cucito per bene, ma ciò viene fatto in base all'idea che si ha del futuro. Con questa frase l'Autore ci spiega che il politico deve prendere in considerazione tutte le opzioni, tagliarle, cioè considerare solo quelle che ritiene adeguate e che sono a fa- vore di tutti, e poi ricucire il tutto, e quindi creare il “piano” perfetto per la nazione ed i suoi abitanti. Questa è una formula tanto semplice quanto difficile; può sembrare semplice per un politico seguire questo principio, ma non sempre è possibile perchè passando il tempo le cose cambiano e in più non sempre il politico si preoccupa degli interessi del Paese che sta governando. Io penso che se, prima o poi, un politico prenderà in considerazione questo criterio potrà essere veramente efficace: e poi, come si dice: “Le cose semplici sono sempre le migliori”. Letizia Chiale J o e B e r ti Pa g in a 7 LA CONCEZIONE DEL TEMPO PER GLI STORICI GRECI Vi siete mai chiesti quale fosse la concezione del tempo degli antichi greci? No? Beh, nemmeno io. In fondo non è esattamente una questione che possa interessare a molti: anzi, probabilmente non interessa a nessuno tranne che a studiosi e filosofi (e si sa, questa è gente strana). Così quando ho saputo della conferenza sulla concezione del tempo presso gli storici greci che sarebbe stata tenuta a scuola da Diego Fusaro, noto filosofo e ricercatore presso l'Università San Raffaele di Milano, non sono stato particolarmente entusiasta: tuttavia ho deciso di assistervi comunque, sia perché non avevo nient'altro da fare, sia perché Fusaro è autore di diversi testi estremamente interessanti. Arrivato nell'aula magna, mi sono seduto in uno degli ultimi posti liberi, in prima fila. La conferenza verteva su quale si pensa fosse la concezione di tempo degli storici greci (non ve l'aspettavate, vero?). Dopo aver introdotto l'argomento, ha presenta- to la tesi del filosofo della storia Karl Lowith, la teoria della secolarizzazione: egli scrisse che i Greci avevano una visione solo ciclica della storia, e non rettilinea: questa sarebbe stata portata dal cristianesimo, che vede lo scorrere del tempo come una linea retta al cui termine vi é il ritorno di Cristo, causa finale della storia stessa. Questa visione del tempo venne però "riciclata" dalla modernità e dall'illuminismo: infatti essi, scrive Lowith, pur criticando la religione cristiana da essa presero l'idea di tempo rettilineo, sostituendo però al ritorno di Cristo il progresso. Lowith fonda la sua teoria su alcuni passi di Tucidide ed Erodoto, in cui vede come in entrambi gli storici ci sia una vi- sione ciclica del tempo: ad esempio per il primo gli eventi sono destinati a ripetersi dal momento che la natura umana rimane costante. Questa teoria viene tuttavia criticata e demolita: esaminando gli scritti di Tucidide, Santo Mazarino arriva ad affermare che i Greci avevano una visione aporetica del tempo: non esisteva una visione predominante e unitaria, ma le due coesistevano nella civiltà greca. In- fatti anche se si potrebbe pensare dagli scritti di alcuni storici che i Greci vedessero il tempo come un eterno ripetersi, ciò è falso: ad esempio Polibio sostiene sì la teoria dell'anaciclosi, ovvero la teoria secondo cui i sistemi di governo si succedono regolarmente (monarchia – tirannide – aristocrazia – oligarchia – democrazia – oclocrazia – monarchia - ...), ma afferma anche che ogni evento è unico e irripetibile. Quello di cui la storia greca mancava era una causa finale, un fine ultimo. Quando Diego Fusaro finì di parlare, pensai e iniziai a riflettere. E mi resi conto che quest'argomento è ancora attuale. Per quanto ne sappiamo, l'universo si sta espandendo: le distanze tra i corpi aumentano col passare del tempo: da quest'espansione si è compresa la probabile origine dell'universo, ovvero il Big Bang, momento in cui tutta la materia era concentrata in uno spazio minimo. Ora, esistono varie teorie sul destino ultimo dell'universo: le principali sono quella del Big Rip e quella del Big Bounce. Secondo la prima l'universo si espanderà in eterno: poi i pianeti si divideranno dalle stelle, e alla fine le particelle che compongono il mondo si separeranno, e resteranno sole nel vuoto cosmico, impossibilitate a muoversi: l'universo sarà morto. Invece la teoria del Big Bounce afferma che a un certo punto l'universo cesserà di espandersi, e anzi inizierà a contrarsi e a ridurre le sue dimensioni, fino a giungere alle condizioni in cui era al momento del Big Bang: e poi si riespanderà, "nascendo" ancora, e il ciclo si ripeterà all'infinito. Ora, queste teorie esprimono alla fine una visione del tempo, la prima rettilinea e la seconda ciclica: e da questo si può capire come il dibattito sul tempo sia ancora attuale Marco Zordan Pa g in a 8 M a r z o 2 0 1 4 — N um e r o 6 P R O G E T T I I N F I E R I ! (S C A M B I O ) Soggiorno a Roma Il mese scorso è uscito sul giornalino un articolo che presentava un’iniziativa di scambio culturale tra la nostra classe, la IID e due classi di un liceo scientifico della provincia di Roma. La prima parte dello scambio (26 febbraio – 4 marzo) ha già avuto luogo. Siamo partiti il 26 febbraio accompagnati dai professori Cerulli e Scialla e finalmente, dopo quattro ore di viaggio passate tra libri, musica e partite di poker (e più di mezz’ora di autobus incastrati tra le valigie e i sedili) abbiamo incontrato per la prima volta i nostri amici romani. Ci hanno accolto molto calorosamente e si sono dimostrati simpatici e gentili dal primo momento. Dopo un allegro buffet ognuno è stato affidato al proprio corrispondente. Il tempo, che non è stato particolarmente favorevole, non ci ha L’idea dello scambio si è rivelata assolutamente valida: ci ha permesso di conoscere altri ragazzi della nostra una gita età e di fare nuove amicizie, divere ha inoltre reso il tempo più tente e piacevole tra scherzi, battucoinvol- te e incomprensioni sulla gente. “lingua”. Molte espressioni di qualche ragazzo o ragazza, e lunedì siamo andati tutti insieme, compresi i professori, a mangiare in un pub della zona. Domenica era la giornata libera, ognuno restava in famiglia e poteva scegliere che cosa fare. Al mattino è stato organizzato un piccolo torneo di basket, mentre al pomeriggio la classe si è divisa tra visita al centro commerciale “Porta di Roma” e passeggiata nel cen- tro della capitale. Il tempo è volato e il martedì pomeriggio è arrivato senza che neanche ce ne accorgessimo. Sei giorni sono passati in un lampo. È inutile dire che non avessimo nessuna voglia di catapultarci nuovamente nella vita scolastica. Siamo tornati stremati e con i piedi doloranti, ma anche felici e soddisfatti. Ora aspettiamo con impazienza il 27 marzo, quan- comunque impedito di seguire il programma che avevamo stabilito. Di Roma ci ha subito colpiti la grandezza di tutto ciò che si trova in questa città: ogni via, ogni monumento, ogni piazza ha dimensioni di gran lunga maggiori rispetto a quelle cui siamo abituati. Abbiamo visitato gran parte di Roma, a volte con i professori, altre da soli nei momenti di libertà. Dai monumenti “cult” di Roma, come il Colosseo, il Vespasiano, San Pietro, i Fori Imperiali alle varie chiese ai vicoli sperduti della città: abbiamo visitato tutto, senza un attimo di tregua. Abbiamo camminato molto, ma ne è valsa la pena. È stata giovanili romane sono infatti molto diverse da quelle che usiamo noi a Torino, così si può dire che abbiamo anche avuto l’opportunità di “arricchire il nostro vocabolario”. Nonostante non vivessimo tutti nello stesso paese c’erano infatti ragazzi di Monterotondo, di Mentana, di Cretone, di Torlupara, di Settebagni e di Santa Lucia - ci siamo incontrati alcune sere, a casa do finalmente saranno loro a venire da noi. Speriamo che possano apprezzare Torino così come noi abbiamo apprezzato Roma, e confidiamo in un tempo un po’ più propizio. Cecilia Basso Lavinia Buffa J o e B e r ti Pa g in a 9 P R O G E T T I I N F I E R I ! ( C O M M E N TA R I U M ) Il nostro unico contatto con la scuola durante questa gita è stato lo svolgimento del compito di latino assegnatoci dalla professoressa : un commentarium del nostro viaggio, tre proposizioni a testa con minimo due subordinate ciascuna, di cui riportiamo qualche stralcio in questo articolo... Pulman angulum flectit et ego ac mei condiscipuli puerorum multitudinem quae, simul ac nos videt applaudere incipit, videmus:adventi sumus! Pulman se considet, ianuas aperit et lente de- quamquam plevit, resistimus ut ad metam venirent. In scendere incipimus quia saracina quas omnes habemus, nos retardant. Inter tantas iucundas facies quas vide, ex me quaero quails mei congruentis vultus est...gratus erit?Digitos conserimus! Anno MMDCCLXVI ab Urbe condita, Renze Napolitano consolibus, quamquam copiose pluebat, Villam Borghensem visimus in qua uberrimus hortus et eadem appellation pinacotheca est. In qua Berninis et Canovae plurimas statuas et Caravaggi e correggi et raffaelli illustres tabulas vidimus...has celeries conCivile Pinacotheca diu Apollinis et daphnae statuam vidimus quae pulcherrima est quod color sic candidissimus ut in paradise sculptum esse videtur. Ego et caecilian ad pilacanistrum Romae ludavimus cum nostris amicis ut decerneremus quis Romanorum Taurinorumque certaminorum peritior esset. scriptas fecerimus, diu permansemus… In Tiburem venimus ut Villam Hadriani in qua imperator vixit. Adeo villae plasticum observavimus et explicationem audivimus ut suam historiam cognoverimus et, hac audita, visitare incepemus. Magistri nostri , qui nobisum in itinere errant, decreverunt ut vacantem diem nobis daren't. Igitur, infirma puella quae me ospitavit, Romam ivi cum Familia quae Martinam ospitavit... template sumus quoniam domum nobis redeundum erat, attente magistra duce. Venere die Civilem Pinacothecam visitavimus, quae tantas claras statuas exponent ut cotidie visitetur quod pulcherrimae sunt. Cum turbolenta tempestas esset, difficultatem habuimus sed, Romani boni errant sed nos fortiores quam ii fuimus… A.D. ante diem tertium Nonas febuariis, quia otium agebamus, magistris permittentibus, cum commilitionibus statuimus ut ascenderemus in Arae Patriae summam. venimus ad elevatricem mac h i n a m p r e h e n d e nd um , quamquam voluimus pervenire scalis fruentes. Cum ibi tam mirabile spactaculo frueretur ut nos plurimas luces Pa g in a 10 M a r z o 2 0 1 4 — N um e r o 6 C E R TA M I NA E A LT R O ... Mercoledì 26 febbraio ho partecipato, insieme ad altri quattro studenti del Gioberti (Filippo Ascolani, Giorgia Dellaferrera, Daniele Bringhenti e Paolo Colusso), al Certamen Augusteum Taurinense, un concorso di traduzione dal greco o dal latino di testi inerenti l'età augustea con annesso un commento storico-linguistico; la prova si è svolta presso il Liceo Cavour. Direte: ma chi te l'ha fatto fare? Effettivamente ho avuto anche io i miei dubbi, ma poiché si è rivelata, alla fine, un'esperienza interessante, intendo qui esporvi brevemente le mie impressioni, a partire dal mio ben poco convinto assenso alla partecipazione: pur avendo avuto quasi sempre buoni risultati nell'ambito dello studio delle lingue clas- siche (questo per evitare accuse di falsa modestia!), temevo che il mio approccio poco “scientifico” alla traduzione (lo definirei piuttosto “a sentimento”) potesse causarmi qualche problema in un contesto diverso da quello scolastico; per di più i miei reiterati fallimenti nelle selezioni d'istituto per l'Agon, altro concorso di traduzione, di certo non costituivano una buona premessa. Tuttavia, nonostante il senso di inadeguatezza che solitamente mi pervade in circostanze del genere, ho deciso di mettermi alla prova, preparandomi con un 3) fare del mio meglio e finire in tempo la prova senza farmi prendere da inutili ansie e anzi cercando di trarne un'esperienza piacevole Per quanto riguarda i primi due, li ho conseguiti con successo, a parte aver ripetutamente circumnavigato piazza Bernini alla ricerca della retta via, ed essere arrivata troppo in anticipo, con conseguente attesa sotto la pioggia; del terzo tratterò ora. Dopo l'interminabile momento dell'appello e dell'identificazione dei concorren- ti, siamo stati invitati ad accomodarci nello spazio dove si sarebbe svolta la prova, ovvero la palestra del Liceo, luogo lugubre e gelido. A seguito delle necessarie precisazioni burocratiche, abbiamo ricevuto il testo della versione. Subito ho letto le prime righe e con sorpresa mi sono accorta di aver già tradotto, come esercizio, quel passo del De ira di Seneca; al sollievo però si è ben presto sostituita la disillusione, in quanto a parte qualche parola qua e là, non mi ricordavo nulla della costruzione dei periodi. Mentre cercavo invano di farmi tornare alla mente almeno un piccolo suggerimento e cominciavo l'analisi, ho notato che intorno a me gli altri studenti già scrivevano con foga. A questo punto ho deciso di abbandonare la speranza di affidarmi alla memoria e di cominciare con lucidità a tradurre, cercando di impegnarmi al massimo. Quando ho finito, piuttosto soddisfatta del mio lavoro, mi sono resa conto che mi rimaneva pochissimo tempo per elaborare un commento presentabile: dunque ho fatto appello alla mia capacità di ripetere più o meno lo stesso concetto, che normalmente si esaurirebbe in tre righe, per una pagina e mezza cambiando le parole e infiocchettando all'inverosimile il testo con artifici retorici e qualche citazione (che ci sta sempre bene). Con affanno sono riuscita a terminare in tempo, e ho consegnato i fogli. Dopo aver preso parte al buffet ed esserci scambiati qualche opinione sulla prova, io e gli altri ragazzi del Gioberti siamo tornati ai nostri impegni, dandoci appuntamento per il giorno successivo alla premiazione, non troppo sicuri di ricevere un qualunque riconoscimento o premio. E invece abbiamo dovuto ricrederci: Daniele si è classificato primo nella prova di greco e Filippo ha ottenuto il secondo posto nella prova di latino; infine è toccato a me, che incredula, sono stata chiamata per la quarta posizione; e devo dire che, sebbene non sia riuscita a classificarmi tra i primi tre, è stata per me un'ottima conclusione di questa “avventura”, soprattutto in quanto partecipavo per la prima volta. In conclusione, mettendo da parte per un attimo l'ironia, posso affermare che sono felice di non essermi tirata indietro e di essermi cimentata in questa prova, che, contraddicendo le mie aspettative e i miei pensieri iniziali, mi ha dato qualche conferma su ciò che so e mi piace fare e mi ha infuso un po' più di fiducia in me stessa. po' di esercizio e ripasso. Con questo spirito combattivo, la mattina della prova mi alzo ponendomi i seguenti obiettivi: 1) riuscire ad arrivare al Cavour senza perdermi 2) non arrivare in ritardo Caterina Erba J o e B e r ti Pa g in a 11 E N G A R D E !!! Tanti sono gli idoli che alle Olimpiadi ci hanno tenuto con il fiato sospeso. Tante sono le immagini che ci hanno resi orgogliosi dei nostri azzurri. Tra queste il podio tutto italiano del fioretto femminile sia individuale (oro per Elisa Di Francisca, argento per Arianna Errigo e bronzo per Valentina Vezzali) sia a squadre (Elisa Di Francisca, Arianna Errigo, Valentina Vezzali e Ilaria Salvatori) a Londra 2012. Anche a Pechino 2008, Atene 2004 e Sidney 2000 le nostre fiorettiste, insieme alla scherma in generale, ci hanno regalato grandissime emozioni. Per le prossime Olimpiadi dovremmo aspettare ancora un po’, nel frattempo le nostre azzurre non stanno in panciolle e parteciperanno alla sesta edizione torinese della Coppa del Mondo di fioretto femminile “Trofeo Inalpi”, unica prova italiana di specialità, che si terrà al PalaRuffini dal 21 al 23 marzo. La Di Francisca, l’Errigo, la Vezzali e Margherita Granbassi dovranno veder- sela con avversarie provenienti da tutto il mondo, ma ad aiutarle saliranno in pedana le stelle emergenti del fioretto italiano come Bene- detta Durando, Alice Volpi e Carolina Erba che hanno già conquistato varie vittorie. Per le nostre campionesse e tutti gli amanti della scherma si prospetta una gara ricca di emozioni, pari o forse più grandi di quelle delle scorse edizioni, che ho personalmente provato. Piccola riflessione: come avrete capito, sono molto interessata alla scherma, praticandola anche in palestra, ma spesso molta gente non la prende in grande considerazione, nonostante il suo caratte- re nobile e attraente e i numerosi risultati ottenuti. Nello scrivere quest’articolo ho trovato poche informazioni e ho dovuto integrarlo con le mie conoscenze personali per renderlo più “corposo”. Credo che in generale si dovrebbero dare alla scherma più riconoscimenti di quelli che di solito le vengono dati, visto il gran numero di me- daglie che i nostri atleti hanno portato e porteranno a casa. Insomma, è lo sport italiano con il maggior numero di medaglie vinte alle Olimpiadi!! Per carità, chi non è appassionato può vivere tranquillamente e senza alcun senso di colpa, ma non mi venga a dire che conosce la Vezzali solo per il Kinder!!! Per concludere, FORZA RAGAZZE!!! Cecilia Parigi Pagina 12 M a r z o 2 0 1 4 — N um e r o 6 C O N O S C I T E S T E S S O ( E C H I T I S TA I N T O R N O ) DI ALESSIA GRILLONE E GIORGIA PELLEGRINO Questo mese, è il turno della sezione D, purtroppo non al comp l e t o . La quarta, è un Questo mese è la po' stupita nel rendersi conto sezione D a di essere diventata molto simile presentarsi alle descrizioni che i professori delle medie facevano del liceo, terrorizzando i poveri studenti. "Il liceo questo sconosciuto. Durante la terza media,i professori facevano a gara per spaventarci paragonando la scuola che che l'anno successivo avremo intrapreso ad un inferno popolato da mostri con menti malvage e potenti. Ora anche noi siamo diventati come loro. Fra una versione e l'altra, un'interrogazione a sorpresa ed in compito in classe, abbiamo avuto modo di conoscerci. Quindi se al secondo piano sentite degli schiamazzi, probabilmente siamo noi. Nonostante le diverse personalità talvolta anche contrastanti, abbiamo superato indenni questi primi mesi da liceali, non senza qualche perdita purtroppo. Abbiamo inoltre imparato a sopportare i nostri odori,poiché cambiare l'aria non è così agevole. Un caro saluto dalla puzzolente IV D!! " La quinta, invece, parla orgogliosa della diversità che li caratterizza e che li aiuta a "sopravvivere". "L'aspetto che caratterizza particolarmente questa classe è la diversità , poiché ognuno si distin- gue per la propria personalità . All'interno dell'aula della VD ci si può imbattere nell'alunno più serio e posato per poi incontrare l'alunno più spensierato e spiritoso. Sono proprio queste differenze a rendere unita questa classe,ognuno ha qualcosa da offrire all'altro. Molte volte insieme alla collaborazione tra gli alunni aleggia anche uno spirito di competitività ma è questa caratteristica che spinge molti a superare gli ostacoli con il massimo della determinazione . Una cosa però è certa: la voglia di conoscere e di mettersi in gioco non manca in questo ambiente." Pagina 13 M a r z o 2 0 1 4 — N um e r o 6 SATIE Alfred Erik Leslie Satie nasce a Honfleur nel 17 maggio 1866 Inizia a studiare pianoforte a otto anni e a dodici si trasferisce con la famiglia a Parigi ,iniziando qualche anno dopo gli studi al conservatorio da cui pero' uscirà a causa delle critiche dei suoi maestri. A Parigi allaccia i rapporti con il mondo bohémien e guadagna da vivere suonando nei cabaret e pubblicando le sue prime composizioni. Il suo stile é molto influenzato dall'impressionismo e da Debussy, di cui era amico, e prende le distanze dalla musica accademica e ufficiale. Vide sempre la musica come qualcosa da innovare e come un gioco, dando titoli ridicoli o ironici alle sue opere, libere da qualsiasi struttura classica, stravaganti e bizzarre. Ad esempio il brano Véxations ( Vessazioni) é il piu' lungo componimento della storia, composto dalle stesse otto battute ripetute 840 volte per un totale di venti ore circa. Inoltre Decise inoltre di fondare una chiesa, l' Église métropolitaine d’art de JésusConducteur, di cui fu gran sacerdote, tesoriere ma purtroppo anche solo e unico fedele. La rubrica musicale che mira a suggerire diversi percorsi dell’animo ... Viveva in un appartamento composto da due stanze, l'una in cui viveva, l'altra chiusa a chiave. Alla sua morte venne aperta e si scopri' conteneva esclusivamente ombrelli. CONSIGLI ‘ Fu ammirato e amico di artisti come Jean Cocteau e Pablo PiD ASCOLTO casso assieme ai quali lavoro' al primo balletto di ispirazione cubista Parade. la musica di Satie venne definita da lui stesso musica da Edoardo Ciammariconi tappezzeria, perfetta come sottofondo, estremamente semplice ma non per questo priva di poesia Gymnopédie n 1,2,3 Gnossienne n 1,2,3,4,5,6 Petite ouverture a danser La belle excentrique J o e B e r ti Pagina 14 MISANTROPO /PINOCCHIO? Dall’ 11 al 23 Marzo, al teatro Gobetti la compagnia teatrale dei Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa porta in scena la rappresentazione del “Misantropo” di Moliere tratta dall’omonima opera del drammaturgo francese. Pochi giorni prima di assistere allo spettacolo, abbiamo potuto conoscere a scuola, un membro della compagnia, Paolo Oricco. Durante questo incontro l’attore ci ha spiegato come è nata la sua compagnia e ci ha illustrato la loro tecnica nel recitare. Il gruppo teatrale è stato fondato nel 1986 dal regista e attore Marco Isidori, dalla scenografa e costumista Daniela Dal Cin e dall’attrice Maria Luisa Abate. Il loro stile è classificato come “teatro di ricerca” e sono famosi per la loro capacità di portare fuori dal tempo un’opera, reinterpretandola e proponendo un teatro di avanguardia. Nella rappresentazione, il misantropo è Alceste (Marco Isidori), egli odia l’ipocrisia che caratterizza la vita dell’epoca, infatti si rivela essere molto schietto nell’esporre le sue opinioni e desidererebbe una società meno corrotta. L’amico Filinto (Paolo Oricco) cerca di attenuare il ripudio che Alceste prova verso l’umanità, dimostrandosi però anche lui stesso ipocrita. Alceste si innamora di Célimène (Virginia Mossi), classico esempio di donna ipocrita e corteggiata da molti. Egli giustifica i vizi di Célimène, nonostante siano gli stessi che critica in tutta l’umanità. Grazie alla presentazione dell’attore e alla preparazione fornitaci dagli insegnati, abbiamo potuto apprezzare la decontestualizzasse dell’ opera teatrale. Non ci siamo infatti stupiti quando, aperto il sipario, abbiamo visto, al posto del classico salotto borghese, dove si sarebbe dovuta svolgere la vicenda, una gabbia in ferro in cui predominava il colore bianco di mobili sghembi e storti ritratti su pannelli in legno e ferro girevoli. Sul retro di questi, applicati con particolari strutture, vi erano appesi costumi, anch’essi in ferro e legno, che gli attori indossavano calzando delle maniche incorporate e ponendo la testa in un apposito foro; ciò dimostrava quanto i personaggi fossero intrappolati nei loro stessi panni, proprio come marionette. Il coro era composto da otto attori: sette in tuniche bianche e Alceste vestito di nero. Inoltre Alceste era privo del pesante costume e davanti a sé aveva un cerchio di ferro che percuoteva ogniqualvolta volesse esternare il suo ripudio verso la società del tempo. Un’ulteriore innovazione si rivela essere la presenza di tre canzoni create appositamente da Isidori e definite da lui stesso: “ scritte per dare un nerbo drammaturgico che fosse nostra specifica specchiatura” Alceste in questo spettacolo viene quindi paragonato a Pinocchio; così come il burattino spezza i fili che lo vincolano al burattinaio liberandosi, anche Alceste si allontana dalle convenzioni della società tanto da risultare isolato in un mondo ideale, rappresentato dal cerchio di ferro che lo circonda. Camilla Agnese Valentina Rosselli J o e B e r ti Pa g in a 15 Fragilità: il tuo nome è donna! Venerdì 7 marzo, al rettorato dell’Università degli Studi di Torino in Via Verdi 8, è stata organizzata dalla segreteria di Torino della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi e l'Istituto Psicoanalitico di Orientamento Lacaniano (IPOL) una tavola rotonda dal tema “Fragilità, il tuo nome è donna?”, battuta tratta dall’Amleto di William Shakespeare. Il primo int ervent o, di introduzione al tema, è stato di Rosa Elena Manzetti, psicoanalista specialmente attenta alla condizione femminile, ci ha colpito molto, poiché la relatrice ha iniziato a definire la prima delle parole fondamentali del tema, ovvero la fragilità: dal dizionario di lingua italiana, è la facilità di rompersi al minimo urto o anche facilità di cedere alla prima occasione. Per quando riguarda la seconda parola, ovvero la questione del nome, ha osservato che esso è intraducibile e perciò difficilmente definibile. Si è arrivati infine a tentare di spiegare la parola più difficile, ovvero donna; in merito a quest’ ultima questione, sono stati esaminati (ed esclusi) più casi: infatti, dal punto di vista biologico, non è possibile una definizione, in quanto non basta avere presente come sia il c o r p o femminile per capire cosa sia una donna; idem dal punto di vista della maternità, in quanto molte analizzanti si lamentano perché dopo aver avuto un figlio il compagno le tratta come madri e non come donne, dunque la madre non riesce a rendere universale il concetto di donna; dal punto di vista emblematico, cioè dai simboli che la donna si attribuisce, è altrettanto impossibile una definizione poiché ogni epoca ha i suoi simboli femminili, dai capelli lunghi al rossetto. Inoltre, se ci si agghinda con le insegne femminili, la questione non è “Sono donna?”, bensì “Sono uomo o donna?”, sottolineava la Manzetti. Infine, ha riportato la definizione di Lacan (uno dei maggiori psicanalisti del 900), secondo cui la donna può essere identificata tramite il godimento, colei che gode in modo altro. Un altro intervento è stato quello di Monica Mazzi, che lavora all’Asl 5 di Torino: lei ha parlato invece della sua esperienza personale, e ha espresso la fragilità come una cosa che si può dire e/o sentire, e trasformarla in qualcosa di buono: ha riportato gli esempi di alcuni casi di depressione post parto, le cui protagoniste erano delle donne forti che si sono scoperte molto fragili, ma ha evidenziato che spesso anche gli stessi dipendenti non riescono ad accettare e a digerire la fragilità dei pazienti, negando un livello minimo di empatia con l’altro soggetto, che è necessario in casi difficili. Pa g in a 16 M a r z o 2 0 1 4 — N um e r o 6 Secondo la Mazzi, quasi paradossalmente, la fragilità può essere intesa come un punto di forza; infatti,la donna, grazie ad essa riesce, ad essere più empatica, più attenta alle emozioni proprie e di quelli che le stanno intorno e più pronta a gestire situazione emotivamente difficili; per quanto riguarda gli uomini che hanno invece una tradizione virile che non prevede fragilità, si trovano più impreparati quando devono fare i conti con la fragilità che nonostante tutto esiste anche in loro. L’ultimo intervento che ab- biamo ascoltato è stato quello della professoressa Monica Gargano, che ha ripreso la definizione di fragilità ricavandone l’etimo dal verbo latino frangere, che vuol dire rompere, abbreviare, sottomettere, addolcire, effeminare, commuovere. Nonostante abbia molti significati in italiano, ha in sé l’idea di qualcosa di caduce ed effimero; la professoressa ha spiegato come la fragilità si esplichi in 4 ambiti: contingenza, scrittura, poesia e filosofia. Per la contingenza è partita da un estratto di una poesia di Wislawa Szymborska, poetessa polacca contemporanea: nulla due volte accade. (…) si nasce senza esperienza, si muore senza assuefazione. Il fatto che il giorno segua alla notte e viceversa, può non dare assuefazione se si accoglie la contingenza e si pensa che ogni giorno è diverso dal precendente e lo sarà dal successivo. Resta comunque qualcosa di molto precario, poiché la precarietà è l’essenza della contingenza. Per quanto riguarda poesia e scrittura, esse salvano un evento dall’oblio rendendolo eterno anche in tempo di privazione, secondo Holder- lin, ma poiché non tutto si può dire e scrivere esse riescono a salvare solo frammenti di vita e non la vita intera. Invece la filosofia, che secondo Lyotard,(filosofo francese del tardo 900) è necessaria, è sempre fuori posto perché è sempre costretta a chiedersi di epo- ca in epoca cosa sia poiché è un prodotto storico e deve fissare la sua atopia. la professoressa ha spiegato come la fragilità si esplichi in 4 ambiti: contingenza, scrittura, poesia e filosofia Serena Miceli e Martina Renon J o e B e r ti Pa g in a 17 La grande Bellezza, nonostante Sono passati quindici anni da quando Sofia Loren, accantonando per un attimo la pronuncia inglese, annunciava a gran voce il nome di Roberto Benigni; La vita è bella veniva incoronato miglior film straniero, Benigni esultava e saltellava da una poltrona all’altra per raggiungere il palco dove avrebbe ringraziato tutti in un misto di italiano e inglese. Molto più conciso Paolo Sorrentino, che fa un discorso in cui racchiude la grandezza e la follia di essere italiani, ringraziando nella stessa frase Felli- ni e Maradona. Certo, Benigni aveva citato Dante, ma poco importa. Ciò che importa sono soprattutto i contenuti di questo film particolare, un po’ barocco, un po’ immaginifico, un po’ felliniano specie nella resa delle immagini. La grande bellezza è certamente un capolavoro a cui non eravamo ancora pronti o a cui non eravamo più abituati, ottenebrati come siamo dai Gambardella, giornalista di costume e scrittore, che si immerge in una Roma caratterizzata dal connubio stonato di antica bellezza e attuale mondanità. Gambardella ha scritto solo un libro, in gioventù. E’ stato poi inghiottito dalla sua pigrizia e dalla mondanità di una città che lo fa circondare di persone vuote, prive di valori. E’ proprio sul vuoto, sulla decadenza, che gioca il film, non tanto con le parole quanto con le immagini. Ad un certo punto del film Gambardella (il grande Toni Servillo, che ancora una volta mostra il suo talento camaleontico) si sfoga con la sua domestica, in un momento di ebbrezza in una delle tante feste volgari a cui partecipa: “Mi chiedono perché non ho più scritto un libro. Ma guarda qua attorno. Queste facce. Questa città, questa gente. Questa è la mia vita: il nulla. Flaubert voleva scrivere un romanzo sul nulla e film, critiche nostrane, perché all’estero tutto sommato ha conquistato tutti, forse perché ci dipingono proprio così. Invece i temi del film in Italia non sono stati colti a fondo, perché ignorati. La vita di Gambardella è scandita, oltre che dalle feste, da magnifiche rovine, dall’angoscia del tempo che passa, l’amore che non mantiene le promesse. Nonostante tutto la bellezza permane, ma è una bellezza a sprazzi, come viene detto in una delle battute finali. Proprio come la bellezza a sprazzi di Pompei, che il giorno dopo la vittoria della statuetta crollava ancora. In Italia siamo circondati da grandi bellezze che puntualmente ignoriamo, critichiamo o addirittura disprezziamo, perché non siamo capaci di comprenderle. La grandezza dell’Italia sta proprio nella sua grande bellezza e nella sua grande follia. Bisognerebbe incanalarci con più vigore verso la bellezza. E possiamo cominciare apprezzando, e soprattutto comprendendo, un film come questo. Lorenzo Bazzano non ci è riuscito, dovrei riuscirci io?”. Forse è proprio questo il manifesto di vent’anni di crisi italiana, e con crisi intendo la crisi culturale che ci sta circondando senza che noi ce ne curiamo. Forse proprio questa indifferenza e questa inconsapevolezza dell’inconsistenza culturale di cui stiamo diventando fautori ha portato alle critiche del cinepanettoni (la c è volontariamente minuscola), che infatti in Italia non è stato capito a fondo. Non è un documentario su Roma, come ho sentito dire, né vuole esserlo; non è un film retorico, non è un film noioso, anche se molto silenzioso. I messaggi intellettuali ed esistenziali del film si plasmano sulla scenografia e sulla vicenda, incentrata su Jep Pa g in a 18 M a r z o 2 0 1 4 — N um e r o 6 TITOLO BRANO INTERNO I PENSIERI DI OLIVER EP.6 DI PAOLA GULLONE 29 marzo Se mi chiedeste il perché dell’estrema brevità delle nostre autogestioni (durano un misero giorno scolastico, sei misere orette), ebbene non saprei rispondervi. Mica sono il rappresentante d’Istituto, io! Naturalmente non sono l’unico in tutta la scuola e non sono di certo mancate le proteste da parte dei simpatici studenti che hanno scritto su tutti i muri esterni della scuola… perfino IO non arrivo a tanto! Peròòòò… una nota positiva c’è: Marica (la ragazza di Oscar, sì?) è stata nominata rappresentante d’Istituto… perfetto!! Si farà portavoce del pensiero popolare la settimana prossima: proporrà nel suo programma di fare le autogestioni lunghe una settimana come nelle altre scuole… 7 aprile Non ci credo!! Ci è riuscita! Li ha convinti! Certo, ci è voluta qualche oretta… ma è stato comunque un successo. Il mese prossimo avremo la nostra prima primissima autogest… Assemblea Studentesca… interamente dedicata al relaaaax. Io ed Oscar abbiamo un sacco di gruppi da proporre! Ridipingere le pareti Obiettivamente parlando, non è propriamente invitante un grigetto stantio interrotto da una striscia verdevomito che percorre tutta la stanza… Lezione di origami Completa di storia dell’origami ed esempi pratici Sessione di meditazione Il Dr. Chang ci insegnerebbe a dire un perfetto “ommmmm” Gruppo degli assaggiatori reali Che individuerebbero dopo vari tentativi la merendina Gara di battute Uno studente dice una battuta di un film e chi riesce a recitare tutte le altre scene a memoria vince la chiave dell’ascensore Scuola di pasticceria Special guest Buddy Balastro, direttamene da Real Time qui per noi. …Non so quanto queste proposte possano esser prese di buon grado. Autogest… ASSEMBLEA STUDENTESCA proporrà nel suo programma di fare le autogestioni lunghe più nutriente tra quelle in vendita alle macchinette Gli Hunger Games dei prof Si commenta da solo… Classe pisolino Dove chi nel weekend è abituato a dormire fino a mezzogiorno potrebbe provare l’ebrezza di farlo per tutta la settimana! speriamo bene…