Le monete della Prima Crociata - IL RICERCATORE

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Le monete della Prima Crociata - IL RICERCATORE
Le monete dei Crociati
Il movimento crociato, come talvolta è chiamato, interessò un periodo lungo 200 anni.
Nacque come movimento religioso con la nobile causa di liberare i luoghi santi della
cristianità dall’occupazione araba, per poi trasformarsi in un movimento politico–
economico di vaste proporzioni, non senza lati oscuri e azioni riprovevoli, sia da parte
cristiana sia da parte musulmana.
Le crociate effettive possono essere considerate cinque, solo tre raggiunsero un
obiettivo, il resto semplici spedizioni che mancarono gli obiettivi prefissati.
La prima portò alla conquista di Gerusalemme e alla fondazione degli stati latini.
La terza salvò dal completo annientamento il regno di Gerusalemme.
La quinta portò alla liberazione di Gerusalemme e alcuni luoghi santi, ma solo dopo
intricate trattative diplomatiche che scontentarono sia i cristiani sia i musulmani.
Questa ricerca, la prima di una serie, tratterà la circolazione monetaria durante la prima
crociata e i primi anni del regno di Gerusalemme.
Queste ricerche non hanno la presunzione di essere uno studio definitivo, ma quello di
stimolare un interesse su una monetazione difficile, poco appariscente, ma di gran
fascino e poco conosciuta in Italia. Mancano testi in lingua italiana ed è difficile trovare i
pochi testi specifici in inglese e in francese.
Introduzione storica
Nel 1071 i Bizantini sono sconfitti a Manzicerta dai Turchi che subito dopo dilagarono
in Asia Minore minacciando Constantinopoli. Questo fatto provocò una grave crisi
politico–militare in seno all’impero bizantino, che durò per dieci anni, fino all’avvento
dell’imperatore Alessio Comnemo. I turchi, in seguito, attaccarono gli arabi fatmidi,
conquistando Gerusalemme e la Palestina.
I Fatmidi avevano garantito e tollerato i pellegrini cristiani che ogni anno visitavano i
luoghi santi, al contrario i turchi si dimostrarono poco tolleranti.
Nel 1095 l’imperatore Alessio inviò una ambasciata in Europa per chiedere aiuti ad
organizzare una spedizione contro i Turchi.
Il suo intento era che il Papa intercedesse presso i principali regnanti affinchè fornissero
uomini e mezzi per rinforzare il suo esercito, non avrebbe mai pensato che
quest’iniziativa avrebbe innescato una guerra santa e portato uno sconvolgimento
politico d’ampio respiro in oriente.
Gli ambasciatori bizantini raggiungono il Papa Urbano II a Piacenza ed esponendo in
modo accorato l’appello dell’imperatore convinsero Urbano II del grave pericolo che
minacciava l’occidente.
Questi si convinse che si doveva preparare una crociata per liberare i luoghi santi della
cristianità, riprendeva così il progetto di Gregorio VII.
Urbano II dopo aver parlato con il vescovo di Le Puy, Ademaro di Monteil e con il conte
di Tolosa Raimondo V di St. Gilles, questi personaggi avevano esperienza in quanto
partecipi a spedizioni contro gli arabi in Spagna, convoca nel novembre 1095 a Clermont
in Francia un concilio della chiesa francese con lo scopo di presentare un progetto per
andare a Gerusalemme.
Il 27 novembre Papa Urbano II tenne un accorato discorso utilizzando anche piccole
bugie su difficoltà e maltrattamenti che i pellegrini incontravano nel recarsi in
Terrasanta. (In pratica i turchi pretendevano solo laute ricompense per mostrare i luoghi
santi)
Criticò i sovrani occidentali invitandoli a smettere di trucidarsi fra di loro con guerre
locali e dirottare le loro forze nell’organizzare una forza mlitare con lo scopo di liberare i
luoghi santi.
Tutti dovevano partecipare, ricchi e poveri, Dio avrebbe guidato i loro passi e coloro che
fossero morti combattendo l’infedele avrebbe avuto la remissione dei propri peccati.
Al grido di " Deus le volt" (Dio Lo vuole") l’intera assemblea, in un clima quasi
mistico, si disse pronta a prendere le armi per la salvezza della croce.
Nei giorni seguenti il Papa stilò una serie di regole e articoli per i partecipanti alla
spedizione.(alcune furono ampliamente disattese).
Urbano II fissò come data di partenza il 15 agosto 1096, il punto di ricongiungimento dei
vari gruppi doveva essere Costantinopoli.
Uno dei problemi maggiori che nacquero a Clermont è che non era presente nessun gran
feudatario. Si propose al comando della spedizione Raimondo di Tolosa ma il Papa
rimase evasivo sulle sua richiesta.
Urbano II riteneva che il comando spettasse ad un legato papale, super parte, e pensava a
Ademaro di Monteil vescovo di Le Puy.
Alcuni grandi feudatari iniziarono i preparativi e per tutta l’Europa iniziarono a girare
dei predicatori con lo scopo di convincere il popolo e i nobili a prendere la croce.
A fianco della crociata ufficiale che doveva raggruppare il fiore della nobiltà
occidentale, si forma quella delle fasce sociali meno abbienti, detta dagli storici,
"Crociata dei Pezzenti"
Si sviluppò in Germania e nella Francia orientale, il trascinatore o predicatore
itinerante fù un tal fra Pietro detto l’eremita dai suoi discepoli.
Entro la fine d’aprile, guidati da signorotti locali tra cui primeggia Emich di
Kisingen, si formano tre gruppi che si avvicinano alle frontiere d’Ungheria. In
questo primo percorso massacrano numerose comunità ebraiche, in una sorta
d’opera purificatrice per il peccato giudaico e come forma d’estorsione di denaro
essendo le comunità ebraiche molto ricche.
Questa massa indisciplinata provoca al suo passaggio in Ungheria e nella Bulgaria
bizantina notevoli danni. Il gruppo dei "pezzenti" viene contrastato nel loro tragitto
e al loro arrivo a Costantinopoli in agosto 1096 hanno perso un quarto della loro
forza.
Dopo altri atti di vero brigantaggio, l’ imperatore li fa traghettare sulla riva asiatica
in Anatolia, trincerandoli nel campo fortificato di Civetot e qui i "pezzenti" si
dedicano al loro passatempo preferito il saccheggio.
Le guarnigioni turche della zona sono messe in allarme e preparano un forte
esercito per contrastarle.
"pezzenti" sono letteralmente massacrati in due scontri, solo pochi riescono a
fuggire e sono salvati dai bizantini , tra questi Pietro l’eremita.
Intanto in Europa iniziano a radunarsi gli eserciti crociati ufficiali, non vi parteciperà
nessun re, fu delegato il tutto ai grandi feudatari.
Alla fine d’agosto 1096 parte il primo gruppo al comando di Ugo di Vermandois, fratello
del re di Francia, con i suoi vassalli e feudatari della Francia centrale.
Segue quello dei lorenesi e dei francesi orientali comandato da Goffredo di Buglione.
In ottobre partono i normanni dell’Italia meridionale guidati da Boemondo d’Altavilla e
Raimondo di St. Gilles con i francesi del sud, accompagnato dal legato pontificio
Ademaro de Monteil.
L’ultimo a partire è l’esercito dei francesi del nord diviso in tre distinti gruppi guidati dal
duca di Normandia Roberto, dal conte di Fiandra Roberto II e da Stefano di Blois.
Lungo il cammino verso Costantinopoli non mancano saccheggi e scontri con le
popolazioni locali.
L’esercito d’Ugo di Vermendois è il primo a raggiungere la capitale bizantina in
novembre, seguono quelli di Goffredo a dicembre, di Boemondo d’Altavilla e Raimondo
di St. Gilles a fine aprile 1097 e infine a maggio gli eserciti di Stefano di Blois, di
Roberto di Normandia e di Roberto di Fiandra.
I rapporti tra i turbolenti crociati e i Bizantini non furono idilliaci, vi furono scontri con
numerosi morti da ambo le parti.
L’imperatore Alessio elargì consistenti somme di denaro e regali ai capitani delle varie
schiere ed in cambio ottenne dai capi crociati una sorta d’atto di vassallaggio.
Se si fossero fondati principati o altro questi restavano soggetti all’autorità bizantina.
Dopo alcune settimane i crociati furono traghettati sulla sponda asiatica.
Il primo obiettivo era la presa della città di Nicea, sede dell’emirato turco di Kilij Arslan.
I crociati iniziarono l’assedio agl’inizi di Giugno, appoggiati da un corpo di spedizione
bizantino. Il 19 con gran disappunto dei crociati, i turchi si arresero ai bizantini che
occuparono immediatamente la città.
I turchi riunirono un grosso esercito guidato da Kilij Arslan e attaccarono l’esercito
crociato a Dorileo. I crociati superate le difficoltà iniziali inflissero una cocente sconfitta
ai turchi.
La marcia proseguì verso il secondo obiettivo Antiochia, ad Eraclea i turchi furono di
nuovo sconfitti, una cometa scintillante illuminò nel cielo la vittoria cristiana.
Mentre il grosso dell’esercito crociato proseguiva la marcia, tormentato dal gran caldo
e dalla costante necessità d’approvvigionamenti e d’acqua, due piccoli gruppi guidati
da Baldovino di Boulogne e da Tancredi d’Altavilla, rispettivamente fratelli di Goffredo
di Buglione e di Boemondo d’Altavilla, si portarono in Cilicia per assicurarsi un
principato, giacché nelle loro terre non potevano ottenere più nulla.
La gara si risolse con un nulla di fatto, non vi erano città ricche e il clima era insalubre.
Tancredi rientrò nei ranghi, mentre Baldovino si portò verso l’Eufrate con il vano
intento di fondarvi uno stato.
In quelle regioni, il potere turco era in crisi e le popolazioni armene che vi abitavano
vedevano di buon grado l’arrivo dei liberatori crociati. Baldovino riuscì facilmente a
conquistare le città fortificate di Turbessel e Ravendel, poi appoggiò il principe armeno
Thoros che controllava Edessa. Questi lo adottò come figlio, visto che non ne aveva, in
seguito Baldovino con intrighi subentrò al padre adottivo, marzo 1098. Coronando il
suo sogno, fondò la contea di Edessa primo stato cristiano in Terrasanta. Il suo
successo raggiunse i crociati ad Antiochia ed alcuni nobili lo raggiunsero in cerca di
gloria, Baldovino poté cosi ampliare le sue conquiste.
Mentre accadevano questi fatti l’esercito crociato sconfisse sul fiume Oronte un esercito
musulmano e alla fine di ottobre 1097, iniziò l’assedio di Antiochia.
Le operazioni si dimostrarono lunghe e difficili, i musulmani si difendevano con ardore,
due eserciti di soccorso furono sconfitti in febbraio e in giugno, queste vittorie portarono
alla conquista di Antiochia il 3 giugno 1098.
Un nuovo esercito musulmano si presentò davanti alla città appena conquistata,
bloccando così all’interno i vincitori, furono presi dalla disperazione e patirono per la
mancanza di cibo, alcuni capi crociati sentendosi perduti abbandonarono l’impresa tra
cui Stefano di Blois.
Il 28 di giugno i crociati decisero di dare battaglia, inaspettatamente la vittoria fu
completa, ma dopo alcuni giorni di solenni celebrazioni iniziò una disputa su chi dovesse
governare Antiochia. I capi crociati erano tutti concordi che la città non doveva essere
consegnata ai bizantini come era stato pattuito, Raimondo di St. Gilles e Boemondo d’
Altavilla ne rivendicavano il possesso, vi furono scontri tra i soldati delle due fazioni.
In questo momento difficile per la crociata moriva il legato pontificio Ademaro di la
Puy, capo spirituale della spedizione e abile diplomatico che con una grande forza
carismatica aveva mantenuto la coesione tra i vari capi.
Dopo alcuni mesi di stallo, in cui si cercò di consolidare le conquiste intorno alla città, si
decise di riprendere la marcia verso Gerusalemme, mentre Antiochia divenne possesso
di Boemondo, Raimondo divenne il capo della crociata.
Il 13 gennaio l’esercito crociato lasciava Antiochia.
La situazione in Siria e in Palestina era favorevole all’avanzata dei crociati, le regioni
erano divise in emirati arabi e turchi in lotta fra di loro, addirittura alcuni emiri
simpatizzavano per i crociati offrendo approvvigionamenti e guide, altri comprarono la
loro neutralità versando forti somme di denaro. Furono conquistate alcune piazzeforti tra
cui Tortosa, che divenne una importante base per gli approvvigionamenti grazie ed un
munito porto.
Il 19 maggio 1099, i crociati raggiunsero i confini della Palestina costeggiando la costa,
vi fu uno scontro a Tiro, risalirono la pianura fino a Ramleh che fu occupata insieme a
Lydda e a Betlemme, queste piccole ma significative conquiste esaltarono i crociati.
Il 7 giugno 1099 raggiunsero l’agognata meta Gerusalemme, iniziando subito le
operazioni per l’ assedio.
La situazione logistica era preoccupante i musulmani avevano avvelenato i pozzi e
distrutto gran parte dei raccolti e degli alberi da frutta, ma nel campo vi era grande
euforia.
Il 12 giugno fu lanciato un grande attacco alle mura della città, ma condotto in modo
troppo precipitoso si rilevò un disastro, provocando gravi perdite. Il campo crociato
cadde in clima di grande prostrazione.
La notizia che una squadra navale di galee genovesi ed inglesi aveva occupato il porto di
Giaffa ed era portatrice di viveri ed attrezzature, riportò entusiasmo fra i crociati, il tutto
fu trasportato al campo.
Mentre i preparativi per un nuovo attacco fremevano, giunse la notizia, agl’inizi di luglio
che un grosso esercito musulmano si stava avvicinando a Gerusalemme, i capi crociati si
resero conto che non vi era più tempo da perdere e decisero di lanciare l’ attacco
decisivo la notte fra il 13 e il 14.
I difensori furono colti di sorpresa, furono aperte numerose brecce e l’esercito crociato
dilagò per la città santa, iniziando così un massacro di dimensioni spaventose per
quell’epoca.
Sotto le spade cristiane, nonostante alcuni capi cristiani cercassero di frenare l’ardore dei
loro uomini, caddero indistintamente musulmani, ebrei e anche cristiani, le cronache ci
riferiscono che il sangue arrivava fin quasi alle ginocchia nella zona del tempio dove si
erano rifugiati i difensori e civili in una ultima vana resistenza.
Dopo l’euforia iniziale, si ripresentò il problema di trovare un sovrano per amministrare
le nuove conquiste. Per gran parte dei crociati la missione di liberare i luoghi santi era
terminata e molti dei nobili si preparava per il ritorno in Europa.
Fu formato un collegio di elettori costituito da eminenti eclesiastici e dai più importanti
cavalieri che avevano deciso di rimanere in Palestina.
Il trono di Gerusalemme fu offerto a Raimondo di Tolosa, candidato naturale essendo un
intimo del Papa e capo dell’esercito più numeroso.
Raimondo con sorpresa rifiutò la candidatura appellandosi al fatto che non poteva
portare il titolo di re, umile mortale, nella città del Cristo. Questo sentimento poteva
essere in primo luogo autentico, ma nascondeva la certezza di non essere amato tra le
file dei crociati, inoltre le sue truppe erano ansiose di far ritorno in patria.
Tuttavia non fu soddisfatto quando gli elettori si rivolsero a Goffredo di Buglione che
accettò il potere assumendo il modesto titolo di "Difensore del Santo Sepolcro".
Lo scornato Raimondo che dalla crociata aveva ottenuto soltanto delusioni, si ritiro a
Costantinopoli per ritornare dopo due anni in Terrasanta, dove fondò la contea di Tripoli.
Goffredo riuscì a respingere alcune invasioni musulmane, consolidò le conquiste,
dimostrando di essere un valido militare ma un pessimo amministratore.
Morì nel 1100, sostituito da suo fratello Baldovino, la contea di Edessa fu affidata a suo
cugino Baldovino di Rethel.
Baldovino, non avendo remore si fece incoronare re di Gerusalemme, ampliò i confini
del regno ed con una abile amministrazione portò una momentanea stabilità economica
nella zona.
Dopo dieci anni dalla partenza della crociata il potere latino o franco in oriente poteva
dirsi pienamente consolidato ed in espansione. Vi era il Regno di Gerusalemme e come
vassalli (ma di fatto indipendenti) il principato di Antiochia e le contee di Edessa e
Tripoli.
La grande avventura era incominciata.
CIRCOLAZIONE MONETARIA
I crociati arrivando in oriente trovarono un sistema monetario completamente differente
dal loro:
- I bizantini, gli arabi e i turchi usavano monete d’oro di buon peso affiancate da monete
in argento e in rame per i commerci e i pagamenti quotidiani.
- In occidente vi erano solo denari in argento (riforma monetaria di Carlo Magno) che
con il passare del tempo avevano subito svalutazioni riducendo l’argento in esse
racchiuso, per le spese giornaliere si usavano piccole monete in mistura detti oboli .
In occidente l’oro non era stato del tutto abbandonato, era usato per i commerci d'oltre
Europa e nelle grosse contrattazioni, veniva tesaurizzato dai reali e dai grossi feudatari.
Le monete orientali d’oro non erano del tutto sconosciute ai crociati. In occidente erano
ben apprezzate per il loro ottimo contenuto di fino, anche se il nomisma bizantino,
bisante in occidente, aveva subito negli ultimi anni una svalutazione a differenza del
dirham arabo (chiamato mancuso o marabuttino dai cristiani) che si era sempre
mantenuto stabile.
Sia il mancuso che il bisante valevano trenta denari di buona lega d’argento, come ad
esempio il denaro di Lucca. In alcuni casi sia nell’impero che nella chiesa si fissavano in
mancusi alcune tasse e multe.
Nelle file crociate circolò sia moneta bizantina che araba:
- La moneta bizantina proveniva dai commerci che i crociati avevano intrapreso durante
l’attraversamento dei territori imperiali per procurarsi beni di prima necessità, il resto
dall’imperatore Alessio che versò ai principi crociati per ottenere la loro sottomissione
(cosa che puntualmente non accadde).
- La moneta saracena, come la chiamavano i crociati, fu ottenuta dai saccheggi e dalla
imposizione di tributi alle città musulmane durante l’attraversamento delle regioni
libanesi e siriane.
La maggior parte della massa monetaria circolante tra le file crociate, soprattutto tra i
semplici soldati e i civili che li accompagnavano, doveva provenire dai paesi di origine.
La prima fonte che ci da una certa sicurezza su quali fossero le principali monete che
circolavano tra i crociati è l’ HISTORIA FRANCORUM QUI CEPERUNT
JERUSALEM, di Raymond d’Agiles, in un passo della sua cronaca cita:
" valebat quippe unus aureus eo tempore octo vel novem solidos monetae nostri
exercitus erat haec nostra moneta: pictavini, cartenses, manses, luccenses, valanziani,
megorienses et duo pogesi pro uno istorum".
L’autore riferisce che la moneta crociata proveniva dal Poitou, da Chartres, da Le Mans,
da Lucca, da Valence, da Melgouil e da La Puy, inoltre il cambio con il bisante d’oro
bizantino era di 8/9 solidi (soldi) di moneta latina. A parte Lucca sono tutte zecche
francesi, come il nerbo dell’esercito crociato, poco conosciute in Italia. Queste sette
monete sono da considerare come la valuta ufficiale che veniva accettata nel file crociate
e in seguito nei territori occupati. È interessante notare un episodio che molti studiosi
omettono, nel maggio 1101 dopo la presa e il successivo saccheggio di Cesarea di
Palestina, a ciascuno degli ottomila soldati genovesi vennero distribuiti 48 soldi in
moneta Pittavina (denari di Melle). Un tentativo di allargare il paniere delle monete
accettate ad una ottava moneta fu fatta da Gilberto di Nogent e da Roberto di Courthouse
di Normandia che volevano imporre agli abitanti di Laodicea, i denari di Rouen, la
moneta ufficiale della Normandia, ma non vi riuscirono. Il denaro di Rouen erano di
bassa qualità, infatti il rapporto con il denaro di Mans era di 2 a 1, in seguito alla moneta
normanna sarà proibita la circolazione negli stati normanni dell’Italia Meridionale a
partire dalla riforma monetaria varata da Ruggero II nel 1140. I pellegrini normanni
diretti in Palestina erano costretti a cambiare la loro valuta con monete accettate negli
Stati Latini, principalmente in denari lucchesi.
La conferma della circolazione e l’utilizzo di queste monete, ci è data dai ritrovamenti,
ci soffermeremo su quelli di cui ho notizie:
1. Aleppo – Siria, scoperto nel 1964 composto da 41 monete di Valence, con monete
2.
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4.
5.
di Antiochia e di Lione. Datato verso la fine del 1100.
Izmir – Turchia, scoperto nel 1964 composto da 36 monete di Lucca, 7 di
Valence, 2 di Melle, una di Antiochia e una di Atene. Datato all’incirca dopo la
prima metà del 1200. Conservate nell’ Ashmolean Museum di Londra.
Beirut – scoperto nel 1969 composto principalmente da monete di Lucca (periodo
sec. XI – XII) e di 1 moneta di Rouen.
Libano – scoperto nel 1970 composto da monete francesi (tra cui 3 di Rouen)
Siria – provenienza sconosciuta composto da 12 monete di Chartres, 2 di Le
Mans, 1 di Melle, 1 di Rheims (Eudes II 1019 – 1037) e 1 di Pavia (Ottone I-II
962 – 967). Datato con certezza sul finire del 1000. Conservate al Kadman
Numismatic Museum di Tel Aviv.
6. Salamina di Cipro - datato fine sec. XI composto da 18 monete di Chartres e 1 di
Rouen.
7. Beirut – composto da monete di Lucca e 3 di Rouen, periodo meta sec. XII.
8. Castello di Ras Shamea – Siria, dodici km. da Latakia, composto da 251 monete
di Lucca, 58 di Valence con monete di Antiochia, del regno di Gerusalemme, di
Cipro e penny inglesi. Datato verso la prima metà del 1200.
9. Subak – Siria, composto da 256 monete di Lucca, 121 di Valence, 83 di Melle 12
di Chartres, 2 Le Mans con monete di Antiochia. Datato fine 1100.
10. Gerusalemme. Un ritrovamento di cui non ho precise informazione scoperto
durante alcuni scavi nella zona del recinto Templare costituito gran parte di
monete di Chartres
11. Un altro ritrovamento di origine sconosciuta è spiegato in modo approfondito nel
listino n. 219 della ditta numismatica Jean Elsen di Bruxelles, composto da 196
monete di Lucca, 46 di Valence, 3 di Melle con una moneta di Antiochia e una
araba, datato seconda meta del 1100.
Vi sono poi altri numerosi ritrovamenti con piccole percentuali di monete di questo
periodo.
La gran parte dei ritrovamenti sono concentrati nelle regioni settentrionali, all’incirca
entro i confini del principato di Antiochia e della contea di Edessa, ciò non implica una
minore circolazione nelle regioni meridionali, che facevano parte del regno di
Gerusalemme. Il fatto che questi coni occidentali siano stati trovati assieme a monete
che circolavano dopo il 1100, dimostra che hanno avuto un’ampia circolazione e una
certa importanza nello sviluppo iniziale dell’economia degli stati latini.
L’ipotesi più plausibile sta nel fatto che i primi commercianti e coloni latini non avendo
dimestichezza con l’emissioni locali preferissero le proprie monete, di cui conoscevano
il contenuto di fino. Negli stati latini del nord furono coniate agl’inizi, monete di
ispirazione bizantina, visto che nonostante la dominazione musulmana i rapporti
commerciali con Bisanzio non cessarono mai del tutto, inoltre gran parte della
popolazione era cristiana ed armena.
Erano di basso valore, gran parte in rame, poche in argento, questo tipo di monetazione
durò fino al 1130 ad Antiochia, mentre ad Edessa la monetazione tipo bizantina rimase
fino alla conquista musulmana.
Viene a crearsi una doppia circolazione monetaria per non stravolgere il mercato interno
gestito da mercanti in massima parte di origine armena e greca abituati alle monete
bizantine.
Nel regno di Gerusalemme la situazione era più complicata, visto che gran parte della
popolazione era araba e il commercio legato alla monetazione fatimide.
I latini, non conoscendo l’arabo, avevano difficoltà a utilizzare moneta locale, era
giocoforza l’uso delle loro monete.
Le prime vere emissioni latine risalgono al regno di Baldovino II - 1143 – 1163, durante
il regno di Baldovino I furono coniate monete in rame su imitazione dei follis bizantini.
Si evince che fino al 1143 la massa monetaria circolante basata su moneta occidentale
era sufficiente a supportare l’economia locale dello regno che si stava sviluppando,
sicuramente vi erano pochi commercianti e coloni, mentre le grosse transazioni era
normale l’utilizzo della moneta d’oro araba.
Quando dopo la prima metà del 1100 il regno di Gerusalemme si consolidò e lo sviluppo
economico cominciò a crescere questa massa monetaria originale formata da vecchie
emissioni occidentali non bastò più, il governo ricorse a coniazioni proprie di tipo
occidentale per supportare il mercato in crescita. Col tempo le vecchie monete vennero
gran parte assorbite dal mercato, anche se una parte continuò a circolare, come
dimostrano i vari ritrovamenti, dimostrando che queste monete erano ancora apprezzate.
Le monete della prima crociata
Denaro di Chartres
Dia. 19 mm, gr. 1,14, in lega di biglione.
Diritto – + CARTIS CIVITAS, croce nel centro.
Rovescio- disegno astratto con corona, denti e tre bisanti.
Chartres fu sede una importante contea che venne riunita in seguito alle contee di
Blois e di Tours dal conte Tibaldo I l’imbroglione nel X sec.
Il denaro in questione fu coniato dal conte Tibaldo III (1037 – 1090), il cui potere
si estendeva nella Francia centrale fino allo Champagne.
Questa tipologia, alquanto astratta, si manterrà uguale fino alla fine del 1200.
Denaro di Melle
Dia. 21 mm, gr. 1,13, in lega di biglione.
Diritto – CARLVS REX, in circolo, nel centro croce patente.
Rovescio – MET ALO, su due linee.
Melle, cittadina del Poitou, fu in origine una zecca carolingia, molto importante,
per il fatto che nei dintorni vi erano miniere di argento, nella regione di Béronne.
La tipologia di questo denaro si rifà alle prime emissioni di Carlo il calvo, figlio
di Carlo Magno. I conti del Poitou, che risiedevano a Poitiers, che controllarono la
zecca e le miniere di argento a partire dalla fine del IX sec., mantennero inalterata
la tipologia delle monete, inoltre venne coniato anche l’obolo con le stesse
caratteristiche, ma con una quantità di fino molto inferiore. Il denaro di Melle
veniva chiamato Pittavino. Il primo conte a battere moneta fu Guglielmo II conte
di Poitiers e duca di Aquitania (963 – 995). La zecca di Melle terminò la sua
attività nel 1189 quando Riccardo Cuor di Leone divenne re d’Inghilterra, la
contea gli era stata donata nel 1169 da sua madre Eleonora. Il denaro di Melle
ebbe una vasta diffusione sul territorio francese.
Denaro di Mans
Dia. 18 – 21 mm, gr. 1,04, argento.
Diritto - + COMES CENOMANNIS, con monogramma di Herbert al centro.
Rovescio - + SIGNUM DEI VIVI, con croce patente al centro.
Variante al dritto + COMES CIIOMANIS.
Il denaro in questione fu coniato nella zecca di Mans, città principale della contea
del Maine, dal conte Herbert I, potente feudatario che lottò contro la famiglia
d’Anjou, per il controllo delle contee della Francia settentrionale.
Questa moneta ebbe una larga diffusione nelle regioni settentrionali, poiché aveva
un buon contenuto di argento rispetto ad altre monete circolanti. In Normandia il
denaro di Mans valeva due denari locali, principalmente il denaro di Rouen.
Denaro di le Puy
Dia. 19,5 mm, gr 0,90 – 0,70, in lega di biglione.
Diritto - +MONETA (scritta retrograda), croce con 4 rami al centro.
Rovescio - +: SCS MARIAE (scritta retrograda), croce con 6 rami al centro.
Città della Aquitania, moneta anonima coniata dai vescovi locali. Il diritto di
batter moneta fu concesso al vescovo Adalard nel 924 e riconfermato da re
Lotario nel 955. il denaro di le Puy fu chiamato anche pougeoise. In seguito,
venne denominata con questo nome una moneta di rame, largamente usata sul
finire del 1100, sia in Francia che in Terrasanta, il valore in Francia era di un
quarto di denaro, metà di un obolo. Il pougeoise era la moneta più diffusa tra i
pellegrini che si recavano Santiago de Compostela.
Denaro di Melgueil
Dia. 17mm, gr. 1,13, in lega di biglione.
Diritto – iscrizione illeggibile,nel centro grande I accostata a 2 mitre.
Rovescio – iscrizione illeggibile, nel centro 4 anelli con bisante centrale.
Cittadina della Linguadoca, fondata dai visigoti, sede iniziale di una signoria
vescovile. La contea di Melguil passò poi ai conti di Tolosa, sotto il conte Pierre
intorno al 1085, che iniziarono a coniare denari e oboli anonimi. La contea passò,
in seguito, alla crociata degli albigesi alla chiesa, poiché i conti di Tolosa li
proteggevano. Nel 1215 la contea venne infeudata al vescovo di Melgueil. Il
denaro di Melgueil ebbe larga diffusione in tutto il Midi francese
Denaro di Valence
Dia. 18 mm, gr 1,02, argento.
Diritto – URBA VALENTIAI, nel centro angelo stilizzato.
Rovescio – S.APOLLINARS, nel centro croce.
Città del Delfinato, sede vescovile da antica data, insieme alla vicina cittadina di
Die coniò monete anonime. L’imperatore Federico I Barbarossa nel dicembre
1157 accorda con lettere patenti il diritto di coniare moneta al vescovo do valence
Eudes de Chaponai. Il diritto sarà riconfermato dell’imperatore Federico II nel
1238. Il valore del denaro di Valence era equiparato a quello di Vienne.
Denaro di Lucca.
Dia. 16 – 17mm, gr. 0,90 – 1, argento.
Diritto - + INPERATOR, monogramma di Enrico nel centro.
Rovescio - + ENRICVS, nel centro LVCA.
Una delle città più importanti della Toscana, zecca risalente al periodo
longobardo. La moneta in questione è coniata a nome degli imperatori tedeschi
Enrico III - IV - V, periodo 1039 – 1125. moneta molto apprezzata in Italia,
soprattutto nel regioni centrali, per il suo contenuto di argento, contrapposta al
denaro pavese, su cui prese il sopravvento dopo la sua svalutazione, XI secolo.
Fonti bibliografiche
Storia della crociate.
La prima crociata di Steven Ruciman.
Storia delle crociate di Francesco Cognasso.
Le crociate di Georges Bordonove.
Colonialismo medievale.
Alcuni capitoli di questi libri danno una visione sull’economia e sulla monetazione degli stati
crociati.
Storia della moneta crociata con tutte le emissioni.
Numismatique des croisades, ristampa anastatica ed.Forni, de Saulcy.
Coins of the crusaders states di Malloy, Preston e Seltman.
Articoli da riviste specializzate.
L’esposizione di palazzo Venezia sulle crociate. Cronaca numismatica maggio 1997, n°
86.
I crociati e le monete. Panorama numismatico n° 93.
Fonti web
Monete medievali, con foto .
Guy Clark ancient coins.
http://www.ancient-art.com/medieval.htm
Jim’s medieval coins.
http://menbres.tripod.com/§charlemagne64/medieval.htm
Monete islamiche, con foto.
Early islamic coins.
http://users.rcn.com/I-robertes/home.htm
Monete feudali francesi.
http://www.inumis.com sito con vari libri di numismatica consultabili on - line.
Monnaies au type chinomais di Renè de Pontou d’Amecourt.
Storia delle crociate e non solo.
http://www.cronologia.it