Identità dinamiche. Nuove metodologie progettuali dell
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Identità dinamiche. Nuove metodologie progettuali dell
Titolo / Identità Dinamiche. Nuove metodologie progettuali dell’immagine coordinata Autore / Christopher Secolo Università / IUAV, Venezia Corso di Laurea / Laurea specialistica in comunicazioni visive e multimediali Anno Accademico / 2010/2011 Relatore / Prof. Carlo Vinti Questo progetto di tesi affronta il tema dell’immagine coordinata e della sua più recente evoluzione, le identità dinamiche. Lo scopo è stato quello di comprendere ed evidenziare lo stato attuale del corporate identity, come si è giunti ai fenomeni attuali e quella che potrebbe essere la strada futura della disciplina. Ripercorrendo lo sviluppo storico dell’immagine coordinata lungo il 20° secolo e analizzando alcuni tra i più interessanti progetti degli ultimi dieci anni (tra i quali progetti di Daniel Eatock, Experimental Jetset, Pentagram, Stefan Sagmeister, Integral Ruedi Baur e Lust), si è evidenziato come ai vecchi modelli progettuali dell’immagine coordinata, storicamente divisi in “Hard” e “Soft”, se ne stanno sostituendo altri. Nella società contemporanea dominata dai media digitali, dalla televisione, da internet, dagli smartphone,dai livedata e livechat, rimanere statici può significare il rimanere esclusi dalla società stessa. Essere flessibili, dinamici, al passo coi tempi e rapidi nei cambiamenti per potersi adattare a tutte le nuove situazioni prevedibili e non, diviene un obbiettivo fondamentale in tutti i settori della nostra economia e società, e anche l’identità visiva si adatta e mette in luce tali obbiettivi. È evidente come, a seguito degli enormi cambiamenti che hanno investito la nostra società negli ultimi trent’anni, anche il Graphic Design si sia evoluto con essa. Sotto l’influenza dei media siamo circondati da un flusso di informazioni rapidissimo e in continuo mutamento. Il design della comunicazione deve ora essere affrontato con approcci progettuali adeguati. Stanno quindi emergendo nuovi modelli di Identity design che si fondano sulla differenzazione, anziché sul rigido coordinamento che caratterizzava soprattutto i modelli del “Polo Hard”. Alla base di questi progetti si ritrovano i concetti di “evoluzione nel tempo”, “contaminazione”, “processualità”, “abbandono al caos”, “partecipazione del destinatario e dello spettatore” e “contestualità”. Se stabilità, ripetibilità e coerenza del marchio sono stati i punti saldi delle teorie del 20° secolo, oggi, nel nostro contesto sociale e culturale, i nuovi valori da affermare diventano complessità e differenza. INTRODUZIONE Il Graphic Design è una disciplina in evoluzione; continuamente si affermano nuove culture progettuali e la rivoluzione mediatica e digitale che ha investito la nostra società negli anni novanta e ottanta, ha avuto fortissima influenza sulla professione del grafico, sui suoi strumenti e sulle teorie. I media e le tecnologie caratterizzano con la velocità e il cambiamento continuo le nostre vite; internet e le reti stanno creando una società dell’informazione sempre più dinamica in cui i media sono un flusso non controllabile. La tecnologia si è talmente incrociata con le nostre vite che non è più possibile ignorarla. Questo progetto di tesi, affronta nello specifico il tema dell’immagine coordinata e della sua più recente evoluzione, le identità dinamiche. Lo scopo è stato quello di cercare di comprendere al meglio lo stato attuale del corporate identity, come si è giunti ai fenomeni attuali e come possiamo immaginare la strada futura della disciplina. STRUTTURA / INDICE RAGIONATO La tesi è strutturata in sei capitoli; i primi tre affrontano l’evoluzione storica dell’immagine coordinata: il primo di questi riassume la nascita e lo sviluppo della disciplina da Behrens fino al delinearsi negli anni Sessanta delle due principali metodologie progettuali opposte del “Polo Hard” e “Polo Soft”, e alla successiva affermazione del Corporate Style. Il secondo capitolo evidenzia come la cultura progettuale del Corporate Style sia entrata in crisi: mentre le principali multinazionali hanno man mano scelto strade comunicative indirizzate alle strategie di Brand, l’atteggiamento corporate ha subito attacchi dall’interno della disciplina del Graphic Design sia politici (contro l’asservimento del design al potere delle corporation) sia teorici (contro la rigidità metodologica) spingendo i designer a cercare nuovi modelli progettuali. Il terzo capitolo esplora come la rivoluzione mediatica e digitale ha influito sia sugli strumenti sia sul metodo progettuale dei designer, permettendo il configurarsi di nuovi approcci. Gli ultimi tre capitoli cercano di evidenziare diversi aspetti, problematiche e metodologie dello sviluppo delle Identità Dinamiche, presentando e analizzando alcuni fra i più interessanti progetti sviluppati negli ultimi dieci anni. Il primo di questi tre capitoli, intitolato “Identità Variabili” affronta l’evoluzione storica delle immagini coordinate variabili e flessibili, fino agli sviluppi più recenti; inoltre, attraverso cinque casi studio vengono presentati differenti approcci al tema della variabilità e diversificazione in diversi contesti di creazione di un’identità visiva. Il capitolo “Identità Generative” evidenzia come molti designer pongono sempre più spesso l’accento sulla progettazione dei processi di creazione del design piuttosto che sulle forme finali. Si tratta di “processi aperti” in cui il designer non definisce l’artefatto finale ma progetta il suo processo di realizzazione. Molto spesso vengono sfruttate le possibilità dei media digitali, oppure la contaminazione fra quest’ultime e gli strumenti analogici. Infine, nel capitolo “Identità Relazionali” vengono esplorati i tentativi di portare nel design dell’identità le tematiche del design relazionale o partecipativo, un approccio che “mette in gioco da subito quelli che saranno gli utenti, coinvolgendoli nell’elaborazione progettuale, o lasciando lo spazio per agire modificando il risultato. Questo vuol dire non rivolgersi a un ‘target’ passivo ma a una varietà di individui capaci di agire e reagire a quanto viene loro proposto”1. I casi studio presentano progetti di: Daniel Eatock, Experimental Jetset, Pentagram, Micheal Bierut, Stockholm Design Lab, Maureen Mooren, Stefan Sagmeister, Coop, Andrè Beldinger, Lava, Cobbenhagen Hendriksen, Integral Ruedi Baur, Lust, Lesley Moore, Bunch, Walker Art Center, Letterror e Integral jean Beaudoin. MODALITÀ DI RICERCA Questa tesi è il frutto di una ricerca svolta per successive fasi di affinamento su testi e documenti italiani e stranieri, scritti dalla fine degli anni Sessanta fino ad oggi. Il tema dell’immagine coordinata è stato inizialmente affrontato studiando i principali testi generali di storia, teoria e critica del Design della Comunicazione Visiva e sull’Immagine Coordinata. Le fonti comprendo anche articoli, saggi, tesi di ricerca e cataloghi di recente produzione che in maniera più o meno approfondita analizzano il tema in questione. Inoltre è stato fatto uso di fonti provenienti dal web quali articoli pubblicati sui principali magazine online. Il tema dei “progetti dinamici” è però un argomento che ben prima della Grafica ha attraverso la letteratura, la musica e le arti visive di gran parte della seconda metà del XX° secolo; sono quindi stati consultati anche materiali esogeni alla disciplina del Graphic Design. Infine, per analizzare i singoli progetti, oltre ad utilizzare pubblicazioni quali cataloghi, articoli cartacei e online, si è cercato il più possibile di ottenere fonti primarie contattando i singoli progettisti. CONCLUSIONI Dallo sviluppo di questo progetto di tesi è risultato evidente come ai vecchi modelli progettuali della immagine coordinata, storicamente divisi in “Hard” e “Soft”, se ne stanno sostituendo altri. Questi nuovi modelli di Identity design si fondano sulla differenzazione, anziché sul rigido coordinamento che caratterizzava soprattutto i modelli del “Polo Hard. In particolare, dopo aver analizzato i progetti qui visti si evidenzia come questi nuovi modelli progettuali presentano diverse caratteristiche: • non vengono definite forme, ma campi di possibilità; il progetto si evolve nel tempo, non è mai finito; • i percorsi sono influenzati da elementi esterni; il progetto può essere liberamente “contaminato”. • l’attenzione è posta sul processo; viene pensato non il risultato, ma la via per ottenerlo. Si passa dal controllo del progetto, al controllo del processo. Il processo è il prodotto. • i designer rinunciano al controllo totale sui risultati finali; vi è un abbandono consapevole a fattori non controllati e al caos. Il progetto rimane aperto a nuovi sviluppi non previsti. • il destinatario non è un target, ma un collaboratore e coautore; i progetti non sono imposti dall’alto. Tra i due ruoli di chi concepisce la comunicazione e di colui che la riceve si sviluppano nuovi punti di contatto e gli individui partecipano in diverse maniere; i destinatari vengono resi dialoganti e attori; il lettore è incoraggiato ad esplorare e i progetti sono partecipativi e open source; si sviluppano fenomeni di partecipazione collaborativa. • il contesto d’azione è fondamentale; il progetto deve sapersi adattare al contesto; vengono create possibilità di declinazioni mutevoli a seconda del contesto; si ricerca il contatto con la realtà fisica e urbana. • i confini tra Graphic Design, media, tecnologie dell’informazione, Architettura e sistemi urbani diventano sempre più sfocati. Si nota inoltre come i progetti di immagine coordinata si inseriscono sempre più nei contesti urbani definendo le identità territoriali. Oggi le entità pubbliche, dalle nazioni fino ai comuni, stanno sempre più dando importanza alla loro immagine con lo scopo di costruire un insieme di strumenti riferibili a un sistema aperto, usabile e multisensoriale2 attraverso un coinvolgimento attivo sia delle stesse istituzioni sia degli utenti che vi interagiscono. Nella società contemporanea dominata dai media digitali, dalla televisione, da internet, dagli smartphone,dai livedata e livechat, rimanere statici può significare il rimanere esclusi dalla società stessa e, soprattutto, dal mercato3. Essere flessibili, dinamici, al passo coi tempi e rapidi nei cambiamenti per potersi adattare a tutte le nuove situazioni prevedibili e non, diviene un obbiettivo fondamentale in tutti i settori della nostra economia e società, e anche l’identità visiva deve poter perseguire e mettere in luce tali obbiettivi. È evidente come, a seguito degli enormi cambiamenti che hanno investito la nostra società negli ultimi trent’anni, anche il Graphic Design abbia dovuto evolversi con essa. Sotto l’influenza dei media siamo circondati da un flusso di informazioni rapidissimo e in continuo mutamento. Il design della comunicazione deve ora essere affrontato con approcci progettuali adeguati. Come osserva Anceschi, «[Oggi c’è una] sterminata fame di grafica in movimento, manifestata ogni giorno dal grande sistema dei media televisivi e dalla rete. Il flusso di informazioni nel quale siamo chiamati a vivere sta cambiando il modo di percepire la realtà. […] il corporate design deve fare i conti con il fatto che il movimento e le tecnologie ci sono. Farne tema di progetto significa che si sta cominciando a padroneggiare questi aspetti»4. Osserva inoltre Ruedi Baur: «C’era un mondo nel quale le differenze accadevano naturalmente. La mancanza di informazioni, le difficoltà di accesso, i motivi economici, politici religiosi e culturali creavano automaticamente diversità profonde. Quel tempo è finito per sempre. In questo mondo ormai irreparabilmente globale la differenza può risultare solo da un atto volontario»5. Se stabilità, ripetibilità e coerenza del marchio sono stati i punti saldi delle teorie del 20° secolo, oggi, nel nostro contesto sociale e culturale, i nuovi valori da affermare diventano complessità e differenza. Inoltre forse “sono proprio gli utenti ad aver bisogno che ci si rivolga in modi diversi, più attenti al contesto e agli individui”6. I progetti qui visti dimostrano che oggi, tra chi progetta la comunicazione e chi la riceve, è possibile sviluppare dei punti di contatto. L’attenzione al contesto e ai destinatari da parte dei designer è reale, ed è intesa come una vera opportunità di cambiamento e arricchimento reciproco7. La strada intrapresa sembra effettivamente essere rivolta verso quella che Blauvelt ha definito la “3° fase della storia del Design moderno”: un “Design Relazionale” che cerca di esplorare la dimensione performativa del design, i suoi effetti sugli utenti e il suo impatto con le relazioni sociali8. Con questa nuova cultura progettuale il Graphic Design diviene uno strumento per creare non più degli strumenti standardizzati e di controllo, ma piattaforme di incontro e promuovere nuove forme di comunicazione. 1 C. Chiappini, S. Sfligiotti, Multiverso, in “Multiverso Programme”, Aiap, 2008, p. 54 2 P. Palladino, Un carattere un colore. L’identità di Torino 2008 World Design Capital, in “Progetto Grafico”, n. 11, p. 54 3 A. Rawsthorn, The new corporate logo: Dynamic and changeable are all the rage, in “New York Times”, 11 Febbraio 2007 4 G. Anceschi, C. Chiappini, Hard, soft e smart: gli stili registici dell’identity design, in “Progetto Grafico”, n. 9 dicembre 2006, p. 108 5 R. Baur, Diversificare Contestualizzando, in “Multiverso Programme”, Aiap, 2008, p. 18 6 C. Chiappini, S. Sfligiotti, Multiverso, in “Multiverso Programme”, Aiap, 2008, p. 11 7 C. Chiappini, S. Sfligiotti, Open Project. Des Identités non standard, Pyramyd, Paris 2010, p. 10 8 A. Blauvelt, Towards Relational Design, marzo 2008, http://www.designobserver.com/ observatory/entry.html?entry=7557 Carlo Vinti È ricercatore presso la Scuola di architettura e design E. Vittoria di Ascoli Piceno (Università di Camerino). Nel 2006 ha conseguito il dottorato di ricerca in Teoria e storia delle arti presso la Scuola studi avanzati di Venezia. Ha insegnato Storia della grafica allo Iuav di venezia, all’Isia di Urbino e presso altre istituzioni universitarie. È autore di diversi saggi e articoli, e del volume “Gli anni dello Stile Industriale: 1948-1965. Immagine e politica culturale nella grande impresa italiana” (Marsilio, 2007). Recentemente ha curato con Giorgio Bigatti il sito www.houseorgan.net e il libro “Comunicare l’impresa. Cultura e strategie dell’immagine nell’industria Italiana” (Guerini e associati 2010). Christopher Secolo vicolo Peschierette, 26 31030 Casier (Tv) T. +39 340 2783497 [email protected] www.christophersecolo.com Bibliografia Storia, teoria e critica della grafica G. Balance, S. Heller, Graphic design history, Allworth, New York 2001 M. Baldini, Storia della comunicazione, Newton & Company Editori, Roma 2003 D. Baroni, M. Vitta, Storia del design Grafico, Longanesi, Milano 2006 A. Blauvelt, Towards a complex simplicity, in “Eye Magazine”, n. 35, Spring 2000 J. Drucker, Graphic design history, Pearson, Upper Saddle River 2009 D. Eatock, Imprint, Princeton Architectural Press, New York 2008 S.J. Eskilson, Graphic design: a new history, Yale University Press, New Haven 2007 Graphic Design Worlds, (a cura di) G. Camuffo, M. Dalla Mura, Electa, Milano 2011 S. 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