poster - Ipertensione e Prevenzione Cardiovascolare
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POSTER Ipertensione_3-2011.indb 157 9-09-2011 13:55:40 158 P01 ipertensione e prevenzione cardiovascolare | luglio-settembre 2 0 11 | vol. 18 | n. 3 POSTER Cognome e Nome Rescaldani Marta Indirizzo via F Sforza 35 Città Milano CAP 20122 Fax 0250320480 E-mail [email protected] P02 Abstract N. 109 Tel 0250320507 01 - Misurazione della pressione VARIAZIONI DI PRESSIONE ARTERIOSA IN POSIZIONE ORTOSTATICA RISPETTO ALLA POSIZIONE SUPINA E SEDUTA IN IPERTESI ESSENZIALI M. Rescaldani (1), C. Sala (1), F. Magrini (1) (1) Università di Milano e Fondazione Ospedale Maggiore Policlinico, Milano-Italy Razionale: La presenza di ipotensione ortostatica (IO), definita come riduzione di pressione arteriosa (PA) sistolica e/o diastolica >20/10 mmHg dopo 3 minuti di ortostatismo attivo rispetto alla posizione supina, non viene ricercata sistematicamente negli ipertesi in trattamento antipertensivo, anche perchè il dispendio di tempo necessario alla sua determinazione è scarsamente compatibile con la pratica clinica. Durante una visita ambulatoriale in ipertesi essenziali (IE), abbiamo confrontato le variazioni di PA in ortostatismo attivo non solo rispetto alla posizione supina (orto/supino) ma anche rispetto alla posizione standard per la misurazione della PA clinica, cioè quella seduta (orto/seduto). Metodi: In 462 IE in terapia antipertensiva (età 61±0.6 aa, range 16-88 aa, M/F=230/232, IMC 27±0.2 kg/m2, numero di farmaci=2.2±0.1, diabetici n=42), durante una visita ambulatoriale abbiamo misurato PA (sfigmomanometro) e frequenza cardiaca (FC, polso) al termine di 3 minuti di ortostatismo attivo assunto dopo 5 minuti di riposo sia in posizione supina (orto/supina) che seduta (orto/seduta); le posizioni seduta e supina venivano assunte in sequenza randomizzata. Risultati: La tabella mostra le medie+esm; *p<0.05 vs orto/seduto Nei soggetti con IO (n=103, età 65±1 aa, n° farmaci 2.4±0.1), in cui le variazioni di PA orto/supino erano –27±1 mmHg di sistolica e –4.5±0.6 di diastolica, le variazioni di PA orto/seduto erano, rispettivamente, -9.5±1.0 e +1.8±0.6 mmHg. Nei soggetti senza IO (n=359, età 60±1 aa, n° farmaci 2.1±0.1), in cui le variazioni di PA orto/supino erano – 5.7±0.5 mmHg di sistolica e +3.0±0.3 di diastolica, le variazioni di PA orto/seduto erano, rispettivamente, –3.0±0.4 e +3.7±0.3 mmHg (p<0.01 rispetto alle corrispondenti variazioni di PA orto/seduto nei pazienti con IO). Nel gruppo in toto, le variazioni pressorie in entrambe le posizioni ortostatiche erano tra loro correlate (r=0.40 per PA sistolica e r=0.25 per PA diastolica, p<0.01 per entrambe). Conclusioni: Le variazioni di PA durante ortostatismo attivo rispetto alla posizione seduta possono identificare i soggetti con IO tra gli IE in trattamento antipertensivo; l'implementazione di questa procedura nella pratica clinica potrebbe migliorare la gestione dei pazienti ipertesi. Preferenza: Comunicazione P03 Cognome e Nome Agrati Antonio Maria Indirizzo piazza Ospedale Maggiore 3 Città Milano CAP 20169 Fax 0292878679 E-mail [email protected] P04 Abstract N. 219 Tel 3282231851 01 - Misurazione della pressione LA VARIABILITÁ PRESSORIA È UNA VARIABILE REALMENTE INDIPENDENTE? A. M. Agrati (1), G. Palmieri (1), F. Colombo (1), G. Ferraro (1) (1) Ospedale Niguarda Cà Granda, Milano-Italy Introduzione: Il monitoraggio della variabilità pressoria (BPV) sta assumendo una sempre maggiore rilevanza sia in relazione al danno d’organo che alla supposta interferenza di alcune classi farmacologiche con tale parametro. Scopo di questo studio è stato valutare se altri parametri quali età, sesso, controllo pressorio possano influenzare differenti modalità di misurare la BPV attraverso il monitoraggio ambulatorio della pressione arteriosa (ABPM) Materiali e metodi: abbiamo considerato 4323 ABPM eseguiti con medesima apparecchiatura oscillometrica (al fine di evitare ulteriori fattori confondenti) presso il nostro centro tra il 2002 ed il 2010: tutti soddisfacevano i seguenti criteri : >23h di registrazione, almeno 2 misurazioni valide/h con oltre il 70% di misurazioni valide. La BPV è stata calcolata come deviazione standard della pressione sistolica (SBPV), diastolica (DBPV), media (MBPV) e pulsatoria (PPV) delle 24h. Lo stato dipper e non dipper (differenza giorno notte > o < del 10%) e la caduta pressoria post prandiale (differenza tra i valori medi misurati tra le10 e le 12 AM e quelli tra le 2 e 4 PM) sono stati calcolati per tutti i parametri pressori registrati. Età, sesso e controllo pressorio sono stati registrati per ciascun soggetto. Risultati: PPV e MBPV hanno mostrato una significativa correlazione con le fasce estreme di età, presentando un incremento nel primo e nell’ultimo quintile di età. Un incremento di PPV e MBPV è stato osservato anche nel genere femminile senza raggiungere la significatività statistica. Anche nei pazienti dipper sistolici e diastolici si è osservato un significativo aumento della PPV, mentre lo stato di normotensione od ipertensione (sistodiastolica, sistolica isolata, diastolica isolata) non si correlava ad incremento di PPV. Conclusione: la valutazione della BPV sta guadagnando ampia popolarità quale fattore di rischio indipendente e ABPM rappresenta un utile strumento per studiarla: tuttavia sembra necessaria una maggiore standardizzazione prima del suo utilizzo in trials di intervento Preferenza: Poster Ipertensione_3-2011.indb 158 9-09-2011 13:55:41 Abstract N. 62 Tel 0196232687 01 - Misurazione della pressione VARIABILITÀ DELLA PRESSIONE ARTERIOSA E DELLA FREQUENZA CARDIACA IN RELAZIONE ALLE MODALITÀ DI ESPRESSIONE DELLA RABBIA CONFRONTO TRA MONITORAGGIO PRESSORIO BREVE AMBULATORIALE E MONITORAGGIO PRESSORIO AMBULATORIO DELLE 24 ORE M. Pedullà (1), C. Quartarone (1), A. Trifiletti (1), M. Castaldo (1), R. Silvestri (2), A. Versace (1), A. Saitta (1) (1) UOC Medicina Interna - Università, Messina-Italy, (2) UOC Scienze Neurologiche Università, Messina-Italy A. Artom (1), M. Uccelli (1), A. Bovero (1), L. Briatore (1), N. Artom (2) (1) Ospedale Santa Corona, Pietra Ligure-Italy, (2) DIMI-Università di Genova, Genova-Italy INTRODUZIONE: numerosi Studi recenti hanno dimostrato una buona concordanza tra monitoraggio pressorio breve ambulatoriale con monitor automatico oscillometrico e il tradizionale monitoraggio pressorio ambulatorio delle 24 ore (MAPA), in particolare se del MAPA si considerano solo i valori pressori del periodo di veglia. Se questi dati venissero definitivamente validati potremmo diminuire il costo di diagnosi e sorveglianza per molti pazienti ipertesi, oltre al minore disagio per gli stessi pazienti. MATERIALI E METODI: abbiamo sottoposto 20 pazienti (10 M e 10 F, età media 60-42/81-) afferenti consecutivamente al nostro Ambulatorio dell’ Ipertensione per valutazione dell’ efficacia della terapia ipotensiva in corso, ad ambedue i tipi di monitoraggio in due giorni successivi, utilizzando rispettivamente apparecchi Dinamap V 100 e apparecchi A&D TM 2130. Inizialmente, dopo tradizionale misura clinica secondo Linee Guida, è stato eseguito il monitoraggio pressorio breve ambulatoriale, col paziente seduto da 10 minuti in stanza parzialmente insonorizzata e lasciato solo durante le misure, effettuando 5 misure a 2 minuti di distanza una dall’ altra, dopo una prima misura (non considerata nei calcoli poi riportati) eseguita a garanzia del buon funzionamento dell’ apparecchio. Nel giorno successivo è stato eseguito secondo Linee Guida il monitoraggio pressorio ambulatorio delle 24 ore. RISULTATI: abbiamo considerato i valori medi ottenuti della pressione arteriosa clinica (3 misure): 149.1 (DS 8.3)/79.3 (DS 7.2), del monitoraggio pressorio breve ambulatoriale (5 misure): 136.3 (DS 9.1)/75.4 (DS 9.0), del monitoraggio pressorio breve ambulatoriale non considerando la 1^ misura che più potrebbe risentire dell’ effetto camice bianco (4 misure): 133.0 (DS 7.8)/74.2 (DS 7.8), del monitoraggio pressorio ambulatorio delle 24 ore: 135.3 (DS 9.3)/78.2 (DS 7.9) e del monitoraggio pressorio ambulatorio del solo periodo di veglia: 138.3 (DS 9.3)/73.7 (DS 22.4). CONCLUSIONI: i nostri dati dimostrano una buona concordanza tra i valori ottenuti con il monitoraggio pressorio ambulatorio delle 24 ore e il monitoraggio pressorio breve ambulatoriale; una minore concordanza è ottenuta invece se paragoniamo il MAPA con il monitoraggio pressorio breve ambulatoriale escludendo la 1^ misura o se paragoniamo il monitoraggio pressorio breve ambulatoriale con il MAPA limitatamente al periodo di veglia. E’ probabile che in futuro molti MAPA saranno sostituiti dal monitoraggio pressorio breve ambulatoriale. 2 0 11 | E' noto come il rischio psicologico connesso alla presenza di sintomi come ansietà e rabbia possa aumentare il rischio per lo sviluppo dell'ipertensione. Alexander ipotizzò, alla fine degli anni '30 come l'inibizione cronica della rabbia potesse portare ad aumenti della pressione arteriosa, ed ipotizzando come l'espressione della rabbia portasse ad un abbassamento dei valori della PA a riposo. Molte delle ricerche sulla tale relazione è incentrata sulle modalità di espressione della rabbia delle persone, classificandole in base al fatto che riuscissero al esprimere la rabbia (rabbia out) o non la esprimessero (rabbia in). I risultati di una metanalisi mostrano come la rabbia-in sia correlata a valori pressori a riposo più elevati, mentre la rabbia-out ad una PA più bassi. Scopo della nostra ricerca è valutare la variabilita della pressione arteriosa e della frequenza cardiaca a riposo, sia nel dominio del tempo che della frequenza in soggetti con ipertensione primitiva. Da 50 soggetti ipertesi essenziali arruolati sono stati selezionati 20 pazienti di prima diagnosi non trattati farmacologicamente, di sesso maschile, età media 43.14±6.2, che sono stati suddivisi in due gruppi, il primo (gruppo A) rabbia-out ed il secondo (gruppo B) rabbia-in. Il test di autovalutazione utilizzato è il DMI (Defense Mechanism Inventory) di Glesere e Ihilivech. La PA è stata rilevata in continuo per un'ora a riposo col sistema FinAPRES, selezionando, per la valutazione, 512 battiti consecutivi stabilizzati. I dati nel dominio del tempo sono stati valutati col test di Student considerando significativi al t-test una pɊ0.05. La valutazione nel dominio della frequenza è stata ottenuta attraverso l'analisi spettrale utilizzando la trasformata di Fourier. Sono state quindi identificate sullo spettro compessivo (0.0 - 6.0 Hz) tre bande di frequenza: Low Frequency (0.025 - 0.07 Hz), Mid Frequency (0.07 - 0.14 Hz) ed High Frequency (0.14 - 0.35 Hz). I risultati ottenuti nel dominio del tempo mostrano che sia la PAS che la PAD risultano essere più elevati in modo significativi nel Gruppo B (rabbia-in) rispetto al Gruppo A (rabbia-out), confermando i risultati ottenuti nei precedenti studi. Nessuna differenza di è avuta per la FC. Analogo comportamento si è ottenuto per ciò che concerne la PA nelle LF ed HF in entrambi i gruppi. Diverso si è rivelato il comportamento del Pulse Interval. Questi, infatti, ha mostrato un aumento significativo delle LF nel gruppo A ed una sensibile diminuzione nel gruppo B. Tale comportamento si è mantenuto nelle HF con un significativo decremento nel gruppo rabbia-out rispetto ai soggetti rabbia-in. Il rapporto LF/HF dunque, espressione del bilancio simpato-vagale, rivela un' alterazioni del tono simpatico nel gruppo rabbia-out, deponendo per un maggiore rischio di sviluppo di danno d'organo nel medesimo pur in presenza di valori normali della pressione arteriosa a riposo. Preferenza: Comunicazione Preferenza: Comunicazione Cognome e Nome Esposito Arturo Indirizzo Via Trivulzio 15 Città Milano Fax 024029392 E-mail [email protected] P07 Abstract N. 67 CAP 20146 Tel 024029510 08 - Epidemiologia e Aspetti Clinici MONITORAGGIO DELLA PRESSIONE ARTERIOSA E MASSA VENTRICOLARE SINISTRA IN UNA POPOLAZIONE DI ULTRACENTENARI S. Carugo (1), D. Solari (1), A. Esposito (1), A. Pernigotti (1), M. Monti (2), C. Redaelli (1), M. Maisaidi (3), F. Magrini (3), G. Mancia (4) (1) Dipartimento Toraco-Polmonare e Cardiocircolatorio, Policlinico di Milano; PAT; Università di Milano, Milano-Italy, (2) Pio Albergo Trivulzio (PAT), Milano-Italy, (3) Dipartimento Toraco-Polmonare e Cardiocircolatorio, Policlinico di Milano;Università di Milano, Milano-Italy, (4) Dipartimento di Medicina Clinica, Università di Milano-Bicocca, Ospedale S. Gerardo, Monza, Monza-Italy Introduzione: Le variazioni geometriche del ventricolo sinistro nei centenari sono ancora oggi poco conosciute e soprattutto quali siano le possibili correlazioni con i diversi profili di pressione arteriosa (Dipping e non Dipping). Scopo di questo studio e' stato pertanto valutare la massa ventricolare sinistra (MVS) e la pressione arteriosa ambulatoriale della 24 ore (MAP) in questa particolare popolazione. Materiali e Metodi: Abbiamo studiato 17 pazienti (16 femmine e 1 maschio) degenti presso il nostro Istituto Geriatrico, con eta' superiore a 100 anni (eta' media 103 anni; range 100-106 anni). Sono stati sottoposti a visita medica, misurazione della PA , FC, esami ematochimici, ECG, ecocardiogramma e MAP. La PA clinica e' stata calcolata attraverso la media di tre misurazioni e il MAP e' stato eseguito mediante dispositivo Spacelab. L'ipertrofia ventricolare sinistra (IVS) e' stata definita attraverso due criteri sesso-specifici (MVSI > 125 g/m2 negli uomini, e > 110 g/m2 nelle donne; MVSI > 51 g/h2.7 negli uomini e > 47 g/h2.7 nelle donne). Durante lo studio 4 pazienti sono deceduti. Risultati: La prevalenza di ipertensione arteriosa e di decadimento cognitivo era rispettivamente del 71% (12 pz) e del 53% (9 pz). Il 50% dei soggetti con anamnesi di ipertensione arteriosa era affetto da decadimento cognitivo e il 67% dei pazienti con decadimento cognitivo era iperteso. Il 85% dei pazienti (11 pz), indipendentemente dalla storia di ipertensione arteriosa, mostrava ipertrofia concentrica del ventricolo sinistro ed i restanti (2 pz - 15%) presentavano rimodellamento concentrico (MVSI media: 131.9 ± 28 g/m2; 58,8 ± 13.2 g/ h2.7). La PA media, quella diurna e quella notturna erano rispettivamente 115.3 ± 17/67.6 ± 8.3 mmHg, 124.9 ± 14.3/66.6 ± 7.5 mmHg, 120.3 ± 17.2/60.4 ± 5.4 mmHg. La FC clinica media, quella diurna e quella notturna erano rispettivamente 75.2 ± 11.2, 77.9 ± 12.1, 72.9 ± 13.3 bpm. La pressione pulsatoria clinica e' risultata pari a 47.6 ± 13.5 mmHg; tutti i pazienti hanno mostrato un profilo non dipping, specialmente per i valori sistolici, e una bassa variabilita' circadiana della FC. Discussione: I nostri risultati suggeriscono quindi che, in accordo con le ben note modificazioni parafisiologiche del sistema cardiovascolare dovute all'invecchiamento che si osservano nei pazienti tra la settima e la nona decade di vita, anche nei pazienti ultracentenari sono presenti ipertrofia concentrica/rimodellamento concentrico del ventricolo sinistro associati a riduzione della variabilita' circadiana della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa ed una normalizzazione della pressione pulsatoria. Cognome e Nome Schillaci Giuseppe Indirizzo p.le Menghini, 1 Città Perugia Fax 0755784022 E-mail [email protected] P08 Abstract N. 214 CAP 06129 Tel 0755784016 02 - Cuore LO SPESSORE ECOGRAFICO DEL GRASSO EPICARDICO È UN PREDITTORE INDIPENDENTE DI ALTERAZIONI MINORI DELLA RIPOLARIZZAZIONE VENTRICOLARE SINISTRA G. Pucci (1), L. Settimi (1), G. Oliverio (1), G. Lupatelli (1), M. Pirro (1), E. Mannarino (1), G. Schillaci (1) (1) Medicina Interna, Angiologia e Malattie da Arteriosclerosi, Università di Perugia, PerugiaItaly Introduzione: l'obesità è fortemente legata allo sviluppo delle malattie cardiovascolari e la distribuzione del grasso corporeo può avere un ruolo chiave nel mediare tale associazione. L'accumulo di grasso ectopico a livello epicardico è stato associato ad un elevato rischio cardiovascolare, indipendentemente dall'adiposità totale, in differenti popolazioni e contesti clinici, e nel sesso femminile è direttamente correlato a una ridotta riserva miocardica. Nei soggetti ipertesi, le anomalie minori dell'intervallo ST e dell'onda T (ST-T) possono riflettere iniziali alterazioni della circolazione coronarica e sono predittori indipendenti di malattia e morte coronarica. Obiettivo: valutare l'associazione dello spessore ecografico del grasso epicardico con le alterazioni ST-T all'ECG in una popolazione di ipertesi non trattati. Metodi: 203 individui ipertesi non trattati (età 48±10 anni, 63% maschi) sono stati sottoposti ad ECG standard ed ecocardiografia. Sono stati esclusi soggetti con coronaropatia conclamata, blocco di branca completo, immagini ecografiche di scarsa qualità ed in terapia con digossina. Le anomalie ST-T all'ECG sono state definite in base alla codifica Minnesota come la presenza in >1 delle derivazioni I, II, aVL, V2-V6 di: (1) sottoslivellamento orizzontale o discendente ST-J <0,05 mV, (2) sottoslivellamento ascendente ST-J 0,1 mV, (3) onde T piatte, negative o bifasiche (negative-positive) o (4) ampiezza T/R <1:20. Lo spessore del grasso epicardico è stato misurato come lo spazio eco-privo tra la parete esterna del miocardio ed il foglietto viscerale del pericardio, misurato in parasternale asse corto perpendicolarmente alla parete libera del ventricolo destro in telesistole (media di 3 cicli cardiaci). Risultati: i soggetti con alterazioni ST-T (22%) erano più anziani (54±12 vs 46±9 anni, p<0.001) di quelli con ripolarizzazione normale; non vi era differenza tra i due gruppi in termini di sesso, pressione arteriosa, indice di massa corporea, circonferenza vita e massa ventricolare sinistra. Lo spessore del grasso epicardico era aumentato nei soggetti con alterazioni ST-T (4,9±2,3 vs 4,0±2 mm, p=0.026), e si correlava direttamente con l'indice di massa corporea (r=0.45), la circonferenza alla vita (r=0,36) e la massa VS (r=0.19, tutte p<0.001), ma non con età, sesso, e pressione arteriosa. In una regressione logistica multivariata, spessore del grasso epicardico (odds ratio per incremento di 1 DS, 1,52, IC 95% 1,01-2,28) ed età (OR 1,75, IC 95% 1,21-2,54) predicevano indipendentemente le anomalie della ripolarizzazione ST-T. Conclusioni: lo spessore del grasso epicardico è un predittore indipendente di alterazioni minori della ripolarizzazione VS negli ipertesi non trattati. Il grasso epicardico può avere un effetto negativo sulla circolazione coronarica. Preferenza: Comunicazione 3 01 - Misurazione della pressione CAP 17027 P06 n. Abstract N. 47 Cognome e Nome Artom Alberto Indirizzo via XXV Aprile Città Pietra Ligure Fax 0196235801 E-mail [email protected] 18 | P05 Tel 0902212429 vol. CAP 98100 luglio-settembre Cognome e Nome pedullà marilena Indirizzo via consolare valeria, 1 Città Messina Fax 0902935162 E-mail [email protected] 159 ipertensione e prevenzione cardiovascolare | POSTER Preferenza: Comunicazione Ipertensione_3-2011.indb 159 9-09-2011 13:55:42 160 Cognome e Nome Cuspidi Cesare Indirizzo Corso della Resistenza 23 Città Meda CAP 20036 Fax 0362/772416 E-mail [email protected] P09 Abstract N. 31 POSTER Tel 0362/772433 P10 02 - Cuore n. 3 C. Cuspidi (1), S. Meani (2), F. Negri (1), C. Valerio (3), C. Sala (4), G. Mancia (1) (1) Dipartimento di Clinica Medica e Prevenzione, Università Milano-Bicocca e Istit. Auxologico Italiano, Milano-Italy, (2) Divisione di Cardiologia, Ospedale di Rho, Milano-Italy, (3) Istituto Auxologico Italiano, Meda-Italy, (4) Dip.Toraco-Polm. e Cardiocirc. Policlinico e Centro interuniv. Fisiologia Clinica Univ. Milano, Milano-Italy Preferenza: Comunicazione ipertensione e prevenzione cardiovascolare | luglio-settembre 2 0 11 | vol. 18 | PRESSIONE NOTTURNA E DANNO D'ORGANO NELL'IPERTENSIONE ESSENZIALE Scopo: La prevalenza, i correlati e la riproducibilita' dell'ipertensione notturna (IN), definita in accordo alle linee guida, sono stati scarsamente indagati. Abbiamo pertanto analizzato questa problematica in una coorte di 658 ipertesi essenziali non trattati. Metodi: Tutti i soggetti sono stati sottoposti ad ecocardiografia, ultrasonografia carotidea, dosaggio della microalbuminuria, monitoraggio pressorio delle 24 per due periodi nell'arco di 4 settimane. L'IN e il pattern non-dipping sono stati definiti in presenza di PA notturna >= 120/70 mmHg e di un calo pressorio notturno < 10%, rispettivamente. Risultati: 477 soggetti avevano IN e 62 normotensione notturna in entrambi i monitoraggi; mentre 119 modificavano il loro profilo da un monitoraggio all'altro. Complessivamente 72.5% dei soggetti avevano un quadro di IN riproducibile, 18% un pattern variabile e il 9.5% normotensione notturna riproducibile. La prevalenza di un profilo non-dipping riproducibile, dipping variabile e dipping riproducibile erano 24%, 24% and 52%, rispettivamente. Nei soggetti con IN (56% dippers), il danno d'organo subclinico era piu pronunciato rispetto ai soggetti degli altri due gruppi. Conclusioni: Negli ipertesi essenziali non complicati, l'IN un pattern piu comune del nondipping ed e' frequentemente associata a danno d'organo indipendentemente dalla classificazione dipping/non-dipping. Cio' suggerisce che le opzioni mirate al ripristino di un normale calo pressorio notturno possono essere insufficienti a prevenire complicanze cardiovascolari se i valori pressori notturni non vengono normalizzati. P11 Cognome e Nome Degli Esposti Daniela Indirizzo via Albertoni 15 Città Bologna CAP 40138 Fax 051391320 E-mail [email protected] P12 Abstract N. 178 Tel 3356646184 02 - Cuore PREVALENZA DI ANOMALIE DEL SETTO INTERATRIALE, IPERTENSIONE ARTERIOSA E GEOMETRIA CONCENTRICA IN PAZIENTI CON ATTACCO ISCHEMICO CEREBRALE TRANSITORIO D. Degli Esposti (1), E. Minguzzi (1), F. Santi (1), E.R. Rinaldi (1), A. Dormi (2), S. Bacchelli (1), E.R. Cosentino (1), A. Spighi (1), F. Cirignotta (1), M. Guarino (1), C. Borghi (1) (1) S.Orsola-Malpighi-Università di Bologna, Bologna-Italy, (2) Dipartimento di Medicina e Sanità Pubblica, Bologna-Italy Anomalie del setto interatriale si riscontrano relativamente di frequente nei pazienti (pz) con stroke ischemico, evento spesso associato alla ipertensione arteriosa (IA). La maggior parte dei dati riguarda l'aneurisma del setto interatriale (ASA) o la pervietà del forame ovale (PFO), mentre vi sono meno dati relativi al bulging del setto interatriale senza vero e proprio aneurisma (B). Scopo di questo studio è stato di valutare la associazione di ASA o B con attacco ischemico cerebrale transitorio (TIA), valutando anche la prevalenza delle geometrie concentriche. Abbiamo esaminato 1651 pz consecutivi sottoposti ad ecocardiografia in un anno ((778 M, 873 F), di cui 97 aveva presentato un TIA (6%, 43M, 54F), mentre la presenza di ASA/B o la storia di TIA erano riportati in 178 pz. Nella popolazione generale 1122 pz (68%) presentava IA e 129 (8%) ASA (93 pz, 6%) o B (36 pz, 2%) (51 M, 78 F, età 69,1, 27-99 anni). 78 dei pz con ASA/B (60%) non aveva avuto TIA (14 M e 34 F) e 52 di loro (67%) aveva IA. Tra i pz con TIA, 73 (75%) avevano IA (p< 0.05 vs popolazione generale), 21 una storia di fibrillazione atriale (21%) e 35 (36%) una cardiopatia potenzialmente responsabile del TIA. ASA è stato rilevato in 38 pz con TIA (39,2%), B in 13 (13,4%) e globalmente quindi ASA/B in 51 pz con TIA (52,6%; p<0.001 vs ASA/B nella popolazione generale), di cui 12 (12,3%) presentava PFO (45 pz sono stati sottoposti a Doppler transcranico e/o ecocardiogramma transesofageo). IA era presente in 36 pz con TIA/ASA/B (70%), ipertrofia concentrica in 16 (31,3%) rimodellamento concentrico in 14 (27,4%), mentre nessun pz presentava ipertrofia eccentrica. In conclusione, non solo ASA e PFO, ma anche il semplice bulging del setto interatriale sono stati riscontrati con frequenza più elevata nei pz con TIA rispetto alla popolazione generale, senza preferenza per i soggetti più giovani, come mostra l'età media dei nostri pz. Inoltre la elevata prevalenza di IA e di ipertrofia concentrica nei pz con TIA suggerisce come questi aspetti possano essere nell'insieme considerati fattori di rischio per eventi ischemici cerebrali. Preferenza: Poster Ipertensione_3-2011.indb 160 9-09-2011 13:55:43 02 - Cuore Cognome e Nome Pierdomenico Sante Donato Indirizzo Osp. Clinicizzato, Via dei Vestini Città Chieti Scalo CAP 66013 Fax 0871-540324 E-mail [email protected] P14 Abstract N. 35 Tel 0871-358092 02 - Cuore CONTROLLO GLICEMICO NEL DIABETE MELLITO DI TIPO 2: CORRELAZIONE CON LA FUNZIONE DIASTOLICA VENTRICOLARE SINISTRA E LE METALLOPROTEASI RISCHIO CARDIOVASCOLARE IN SOGGETTI CON RIMODELLAMENTO CONCENTRICO DEL VENTRICOLO SX ALLA VALUTAZIONE BASALE: META-ANALISI A.M. Maresca (1), C. Marchesi (1), C. Mongiardi (1), F. Annoni (1), L. Merletti (1), E. Nicolini (1), I. Franzetti (2), A. Passi (3), E. Nicolini (1), A. Bertolini (1), A.M. Grandi (1), A. Venco (1) (1) Dipartimento di Medicina Clinica, Università degli Studi dell'Insubria, Varese-Italy, (2) Unità di Diabetologia, Ospedale di Circolo e Fondazione Macchi, Varese-Italy, (3) Dipartimento di Scienze Biomediche, Università degli Studi dell’Insubria, Varese-Italy S. D. Pierdomenico (1), M. Di Nicola (1), A.M. Pierdomenico (1), D. Lapenna (1), F. Cuccurullo (1) (1) Università, Chieti-Italy Scopo: E’ dibattuto se i soggetti con rimodellamento concentrico del ventricolo sx (RC, normale massa ventricolare sx indicizzata ed aumentato spessore parietale relativo) siano a maggior rischio cardiovascolare rispetto a quelli con normale geometria del ventricolo sx (NG, normale massa ventricolare sx indicizzata e spessore parietale relativo). Lo scopo di questo studio è stato quello di eseguire una meta-analisi degli studi che hanno valutato gli eventi cardiovascolari nei soggetti con RC e NG secondo la classificazione basale. Metodi: Abbiamo cercato articoli che valutavano la prognosi cardiovascolare nei soggetti con RC confrontati con quelli con NG e che riportavano l’hazard ratio (HR) aggiustato e l’intervallo di confidenza (IC) al 95%. Risultati: Sei studi sono stati inclusi nella meta-analisi. La popolazione globale consisteva di 7465 soggetti con RC e NG. Durante il follow-up essi hanno presentato 852 eventi. Quando i soggetti con RC venivano confrontati con quelli con NG, l’HR era 1.36 (IC 95% 1.03-1.78), P < 0.03. C’era eterogeneità tra gli studi. La meta-analisi per sottogruppi dimostrava che l’aumentato rischio cardiovascolare nei soggetti con RC era più rilevante negli studi che valutavano popolazioni ipertese e Caucasiche e che riportavano sia gli eventi cardiovascolari fatali che quelli non fatali. Conclusioni: Il rischio cardiovascolare è significativamente più elevato nei soggetti con RC che in quelli con NG. Questo aspetto è più evidente negli studi che includevano pazienti ipertesi e popolazioni Caucasiche e che riportavano gli eventi cardiovascolari globali. vol. 18 | Preferenza: Comunicazione 2 0 11 | Scopo dello studio. Benche' sia noto che un appropriato controllo glicemico riduce il rischio delle complicanze vascolari, il suo impatto sullo sviluppo del rimodellamento cardiaco in corso di diabete mellito di tipo 2 (DM2) non e' ancora chiaro. Scopo dello studio e'stato valutare, in pazienti con DM2 senza malattie cardiovascolari note, se il controllo glicemico (HbA1c < 7% e HbA1c > 7%) sia correlato con le caratteristiche morfo-funzionali del ventricolo sinistro (VS) e i livelli plasmatici delle metalloproteasi (MMPs), coinvolte nel metabolismo del collagene. Materiali e metodiche. Sono stati arruolati consecutivamente 48 pazienti (28 maschi, eta' media 55±9 anni), mai trattati con farmaci anti-ipertensivi o statine. Tutti sono stati sottoposti a: monitoraggio ambulatorio della pressione arteriosa (PA) delle 24 ore, ecocardiografia e determinazione dei livelli plasmatici di MMP-9 e -2. Risultati. Dei 48 pazienti, 17 avevano HbA1c < 7% e 31 HbA1c > 7%. I due gruppi non differivano per et¨¤, sesso, durata del diabete, indice di massa corporea e PA sistolica e diastolica durante le 24 ore. La massa VS indicizzata era normale in tutti i pazienti e simile tra i due gruppi (80±18 g/m2 vs 86±20 g/m2, ns). Riguardo alla funzione diastolica VS, i pazienti con HbA1c > 7% mostravano minore rapporto E/A (0.9±0.2 vs 1.1±0.2, P<0.05) e E'/A' (parete laterale, Tissue Doppler Imaging, TDI) (0.9±0.3 vs 1.1±0.3, P<0.05) e maggiore E/E' (6.6±2.1 vs 4.7±0.9, P<0.01). Il rapporto E/E' era significativamente correlato con i valori di HbA1c (P<0.05). La MMP-9 era rilevabile nel 77% dei pazienti con HbA1c > 7% e nel 35% dei pazienti con HbA1c < 7% (P<0.05). La MMP-2 era rilevabile in pochi i pazienti in entrambi i gruppi: 23% dei pazienti con HbA1c > 7% e 6% dei pazienti con HbA1c < 7%, ns. Conclusioni. Nei pazienti con DM2 un insufficiente controllo glicemico si associa a compromissione preclinica della funzione diastolica VS e a maggiore prevalenza dell' espressione plasmatica di MMP-9. Quest'ultima osservazione potrebbe indicare un ruolo della MMP-9 plasmatica come marker di disfunzione cardiaca pre-clinica nella cardiomiopatia diabetica. Preferenza: Poster Cognome e Nome SECHI LEONARDO Indirizzo CLINICA MEDICA - OSPEDALE UNIVERSITARIO Città UDINE CAP 33100 Fax 0432 42097 E-mail [email protected] P15 Abstract N. 81 Tel 0432 559804 02 - Cuore Cognome e Nome Cuspidi Cesare Indirizzo Corso della Resistenza 23 Città Meda CAP 20036 Fax 0362/772416 E-mail [email protected] P16 Abstract N. 30 Tel 0362/772433 02 - Cuore LA GLICEMIA A DIGIUNO E’ ASSOCIATA ALLA DISFUNZIONE DIASTOLICA VALUTATA CON TDI IN PAZIENTI IPERTESI NON DIABETICI PREVALENZA DELL’IPERTROFIA VENTRICOLARE SINISTRA NELL’IPERTENSIONE: UNA REVIEW DELLA RECENTE LETTERATURA C. CATENA (1), G.L. COLUSSI (1), R. VENICA (1), S. FEDRIZZI (1), L. SECHI (1) (1) Clinica Medica, Dipartimento di Scienze Mediche Sperimentali e Cliniche, Università di Udine, Udine-Italy F. Negri (1), C. Cuspidi (1), C. Sala (2), G. Mancia (1), A. Morganti (3) (1) Dipartimento di Clinica Medica e Prevenzione, Università Milano-Bicocca e Istit. Auxologico Italiano, Milano-Italy, (2) Dip.Toraco-Polm. e Cardiocirc. Policlinico e Centro interuniv. Fisiologia Clinica Univ. Milano, Milano-Italy, (3) Cattedra di Med. Interna e Centro Ipertensione Ospedale S. Giuseppe, Milano-Italy INTRODUZIONE E SCOPO DELLO STUDIO. E’ noto che il diabete mellito si associa ad una disfunzione diastolica del ventricolo sinistro. Non è invece noto se alterazioni più lievi del metabolismo glucidico si associno a disfunzione diastolica. Lo scopo dello studio è stato quello di indagare le relazioni tra parametri del metabolismo glucidico e indici di funzione diastolica in pazienti ipertesi non diabetici. MATERIALI E METODI. In 82 pazienti ipertesi essenziali non trattati e non diabetici (età 48±13 anni; 43M/39F) sono stati misurati gli indici antropometrici, i livelli plasmatici a digiuno di glucosio, insulina e C-peptide ed è stato calcolato l’HOMA-index. In un sottogruppo di 52 pazienti è stata inoltre valutata la risposta glicemica e insulinemica al carico orale standard di glucosio. Con ecocardiografia convenzionale sono stati misurati i parametri morfofunzionali cardiaci e, mediante Tissue Doppler Imaging (TDI), sono state misurate le velocità miocardiche protodiastoliche a livello sia settale che laterale dell’anello mitralico (rispettivamente Eset ed Elat), le velocità telediastoliche negli stessi segmenti (Aset ed Alat), e calcolati i rapporti E/Eset, Eset/Aset, E/Elat, Elat/Alat. RISULTATI. Il rapporto E/A non differiva nei soggetti con alterata glicemia a digiuno (100125 mg/dl) e iperglicemia dopo carico (140-199 mg/dl a 120 min) rispetto ai soggetti normoglicemici. Il rapporto E/A era inversamente correlato con età, circonferenza alla vita, glicemia e HOMA-index, ma la correlazione con i parametri glicometabolici non si confermava nell’analisi multivariata. La velocità Eset valutata al TDI era significativamente inferiore nei pazienti con alterata glicemia a digiuno (P=0.031) e iperglicemia dopo carico (P=0.012) rispetto ai pazienti con normali livelli glicemici, indicando una maggiore compromissione della funzione diastolica nei pazienti con alterato metabolismo glucidico. Eset, Elat, Eset/Aset e Elat/Alat correlavano inversamente con l’età, la circonferenza alla vita, la glicemia e la massa ventricolare sinistra indicizzata (g/m2.7). Nell’analisi multivariata che includeva gli indici demografici ed antropometrici e la massa ventricolare sinistra, Eset ed Elat erano indipendentemente correlati alla glicemia a digiuno (rispettivamente ß=-0.148, P=0.010 e ß=-0.228, P=0.016). CONCLUSIONI. In pazienti ipertesi non diabetici con valori elevati di glicemia a digiuno e dopo carico orale di glucosio è presente una disfunzione diastolica iniziale rilevabile solo col TDI che è indipendente dall’età, dalla massa corporea e dalla massa ventricolare sinistra. Questa osservazione suggerirebbe l’opportunità di un intervento correttivo sui livelli glicemici dei pazienti ipertesi anche prima dello sviluppo di un diabete conclamato. Preferenza: Comunicazione Ipertensione_3-2011.indb 161 3 Abstract N. 100 Tel 0332 278403 Scopo: L’ipertrofia ventricolare sinistra (IVS) è una fondamentale manifestazione di danno d’organo correlato all’ipertensione ed è associata ad un elevato rischio cardiovascolare. Abbiamo analizzato la recente letteratura sulla prevalenza di IVS, valutata ecocardiograficamente, allo scopo di offrire un’informazione aggiornata sulla rilevanza clinica di questo fenotipo nell’ipertensione contemporanea. Metodi: Abbiamo effettuato una ricerca sistematica su PUBMED per identificare gli articoli rilevanti, utilizzando le parole chiave “ipertrofia ventricolare sinistra”, “ipertensione”, “ecocardiografia”, “danno d’organo cardiaco”. Sono stati considerati solo i lavori pubblicati in lingua Inglese nella ultima decade e che riportavano studi condotti su casistiche di almeno 400 individui adulti. Risultati: 30 studi, includenti 37.700 pazienti ipertesi trattati e non (80.3% Caucasici, 52.4% uomini, 9.6% diabetici, 2.6% con malattia cardiovascolare) hanno costituito l’oggetto dell’analisi. L’IVS era definita con 23 diversi criteri; la sua prevalenza nella popolazione totale era compresa tra 36% (criteri conservativi) e il 41% (criteri meno conservativi). L’IVS era generalmente più frequente nelle donne rispetto agli uomini (range 37.9-46.2% vs 36.0-43.5%). L’IVS eccentrica risultava prevalente sulla forma concentrica; questo ultimo fenotipo era tuttavia riscontrato in una consistente frazione (20%) di entrambi i sessi. Conclusioni: Nonostante il miglioramento della gestione dell’ipertensione nell’ultima decade, l’IVS rimane un assai frequente biomarker di danno organo cardiaco negli ipertesi. Questa evidenza sottolinea la necessità di strategie più efficaci nel trattamento dell’ipertensione e dei fattori predisponenti all’IVS. Preferenza: Comunicazione luglio-settembre P13 CAP 21100 ipertensione e prevenzione cardiovascolare | Cognome e Nome Marchesi Chiara Indirizzo Viale Borri 56 Città Varese Fax 0332 278691 E-mail [email protected] 161 n. POSTER 9-09-2011 13:55:44 162 Cognome e Nome Marchesi Chiara Indirizzo Viale Borri 56 Città Varese Fax 0332 278691 E-mail [email protected] P17 CAP 21100 ipertensione e prevenzione cardiovascolare | luglio-settembre 2 0 11 | vol. 18 | n. 3 Abstract N. 91 POSTER Tel 0332 278403 P18 02 - Cuore NEUTROFILI PLASMATICI E FUNZIONE DIASTOLICA DEL VENTRICOLO SINISTRO IN SOGGETTI SOVRAPPESO/OBESI C. Marchesi (1), A.M. Maresca (1), C. Mongiardi (1), F. Annoni (1), L. Merletti (1), V. Vacirca (1), E. Nicolini (1), A. Bertolini (1), A. Venco (1), A.M. Grandi (1) (1) Dipartimento di Medicina Clinica, Università degli Studi dell'Insubria, Varese-Italy Background. Studi sperimentali hanno dimostrato che i neutrofili contribuiscono al rimodellamento del ventricolo sinistro (VS) secondario al sovraccarico di volume e di pressione, attraverso mediatori pro-ossidanti liberati nel miocardio. E’ noto come l’obesità si associ a rimodellamento VS e ad elevato stress ossidativo. Scopo dello studio è stato valutare in pazienti sovrappeso/obesi la concentrazione plasmatica dei neutrofili e l'eventuale correlazione con le caratteristiche morfo-funzionali del VS. Metodi. Sono stati arruolati consecutivamente pazienti non fumatori, mai trattati con farmaci anti-ipertensivi e statine, senza malattie cardiovascolari note: 40 pazienti con indice di massa corporea (IMC) > 25 kg/m2 e 21 pazienti con IMC < 25 kg/m2 (valori medio IMC: 29.5±3.7 g/m2 vs 23.1±1.2 g/m2, P<0.0001). Tutti i pazienti sono stati sottoposti a esame ecocardiografico, monitoraggio ambulatorio della pressione aretriosa (PA) delle 24 ore e conta dei globuli bianchi. Risultati. I due gruppi non differivano per età, sesso e PA sisto-diastolica delle 24 ore. La massa ventricolare sinistra indicizzata per altezza (h)2.7 era normale in tutti e maggiore nel gruppo sovrappeso/obesi (37.6±7.2 g/h2.7 vs 30.4±5.8 g/h2.7, P<0.0001). Lo spessore parietale relativo era sovrapponibile nei due gruppi. Per quando riguarda la funzione diastolica del VS, il gruppo sovrappeso/obesi mostrava maggiori diametro e volume atriale sinistro (35.5±2.8 mm vs 33.1±2.9 mm, P<0.01; 46.4±11.3 ml vs 37.5±13.2 ml, P<0.01), minore rapporto E'/A' (setto interventricolare, Tissue Doppler Imaging,TDI) (0.73±0.19 vs 0.89±0.32, P<0.05), maggior rapporto E/E' (7.56±1.59 vs 6.26±1.27, P<0.01) ed E/Em (parete laterale, TDI) (4.90±0.91 vs 4.36±1.03, P<0.05). La conta dei neutrofili plasmatici era normale in tutti e maggiore nei pazienti sovrappeso/obesi (3.7±1.3 x103/mm3 vs 2.9±0.8 x103/mm3, P<0.01). Considerando i 61 pazienti insieme, la conta plasmatica dei neutrofili correlava positivamente con IMC (r=0.24, P=0.06), diametro e volume dell’atrio sinistro (rispettivamente r=0.26 e r=0.27, P<0.05) e rapporti E/E' e E/Em (rispettivamente r=0.35, P<0.01 e r=0.28 P<0.05). Conclusioni. I pazienti sovrappeso/obesi presentavano una maggiore concentrazione plasmatica di neutrofili, che risultava correlata con più bassi indici di funzione diastolica del ventricolo sinistro. Questi risultati preliminari suggeriscono un potenziale ruolo dei neutrofili come mediatori/marcatori precoci di disfunzione cardiaca nei soggetti sovrappeso/obesi. Preferenza: Poster Cognome e Nome Cesana Francesca Indirizzo via Cadore 48 Città Monza CAP 20900 Fax 039-322274 E-mail [email protected] P19 Abstract N. 50 Tel 039-2332433 03 - Vasi ed Endotelio Cognome e Nome Seravalle Gino Luciano Indirizzo P.za Brescia 20 Città Milano CAP 20149 Fax 02 619112906 E-mail [email protected] P20 Abstract N. 23 Tel 02 619111 03 - Vasi ed Endotelio RIGIDITÀ ARTERIOSA E TURN-OVER DEL COLLAGENE IN IPERTESI TRATTATI CON BUON CONTROLLO DEI VALORI PRESSORI SOVRAPPESO ED OBESITA' NON INFLUENZANO I PARAMETRI CARATTERISTICI DEL MICROCIRCOLO RETINICO F. Cesana (1), G. Castoldi (2), B. Corradi (2), M. Alloni (1), M. Galbiati (1), M. Stucchi (1), M. Corciulo (1), P. Sormani (1), E. Scotton (1), P. Campadello (1), A. Stella (2), G. Grassi (1), C. Giannattasio (1), G. Mancia (1) (1) Clinica Medica, Università di Milano Bicocca e Ospedale San Gerardo, Monza-Italy, (2) Clinica Nefrologica, Università di Milano Bicocca e Ospedale San Gerardo, Monza-Italy S. Buzzi (1), C. Mineo (1), R. Dell'oro (1), T. Comotti (2), L. Lonati (2), S. Muraro (2), G. L. Seravalle (2), G. Mancia (1), G. Grassi (1) (1) Clinica Medica, Università Milano-Bicocca, Monza-Italy, (2) Ospedale San Luca, MilanoItaly Introduzione: Studi recenti hanno mostrato che la ridotta degradazione di collagene di tipo I si associa alla presenza di ipertensione ed ipertrofia ventricolare sinistra. Esistono invece dati discordanti in merito alle modificazioni nel turn over del collagene e alla presenza di aumentata rigidità aortica, noto fattore di rischio cardiovascolare. Scopo del nostro studio è valutare in soggetti con buon controllo farmacologico della pressione arteriosa, la rigidità aortica ed i livelli serici di metallo proteinasi di tipo1 (MMP1, responsabile della degradazione del collagene di tipo1) e del suo inibitore tissutale (TIMP1). Materiali e metodi: Sono stati reclutati 42 pazienti ipertesi (età 57±10 anni, media±SD) in terapia con una combinazione di diversi farmaci (ACE-inibitori, ARBs, calcio antagonisti, diuretici e beta-bloccanti) da almeno 4 anni e con valori pressori ben controllati (PA<140/90mmHg), abbiamo valutato la pressione arteriosa sfigmomonometrica e la rigidità aortica mediante PWV carotido-femorale (Complior). Sono stati inoltre dosati MMP-1 e TIMP-1 (ELISA). Come gruppo di controllo sono stati studiati 40 soggetti normotesi. Le medie delle variabili misurate nei due gruppi sono state confrontate con T test. Risultati: I valori pressori dei soggetti ipertesi in terapia erano sovrapponibili a quelli dei controlli normotesi (118±10/73±9 mmHg negli ipertesi vs 117±9/74±8 mmHg nei sani, p=NS). Nella popolazione ipertesa erano più elevati i valori di PWV c-f rispetto ai controlli (10.2±2.1 vs 9±1.3 m/sec, p<0.01) così come i valori di TIMP-1 (153.4±41.3 vs 128.5±21.1 ng/ml, p<0.001), mentre la concentrazione di MMP-1 era tendenzialmente inferiore (54.2±32.4 vs 67.8±41.5 ng/ml, p=NS). Infine il rapporto di MMP1/TIMP1 era significativamente maggiore nei sani ad indicare maggiore disponibilità di MMP1 (0.37±0.2 sani vs 0.54±0.4 ipertesi p=0.02). Discussione: I nostri dati mostrano che nei pazienti affetti da ipertensione arteriosa in buon controllo farmacologico, i valori di PWV c-f rimangono più elevati rispetto ai controlli normotesi e che quindi la terapia antiipertensiva, seppur efficace in termini di controllo pressorio, non favorisce una completa regressione dell’irrigidimento arterioso. Allo stesso modo i dosaggi serici di TIMP1 ed MMP1 mostrano uno sbilanciamento del turnover del collagene di tipo primo verso la sintesi negli ipertesi, suggerendo una possibile relazione tra i due fenomeni. Preferenza: Comunicazione Introduzione: Studi precedenti hanno evidenziato che la pressione arteriosa (PA) (soprattutto la sistolica – S) costituisce un importante determinante delle caratteristiche vascolari retiniche e che le alterazioni microvascolari osservate nell’ipertensione sono direttamente correlate alla severità dello stato ipertensivo. E’ dibattuto se il peso corporeo ed i depositi di grasso corporeo possano rappresentare dei fattori in grado di influire sul microcircolo retinico. Metodi: In 278 soggetti sani di entrambi i sessi (età:53.4±0.6 anni, media±SEM), con un ampio range di peso corporeo, abbiamo misurato I parametri antropometrici, la PA clinica e ambulatoria e le variabili metaboliche (insulina, indice HOMA, leptina). Le misurazioni comprendevano anche il rapporto arteriolo-venulare (AVR), gli equivalenti arteriosi e venosi centrali della retina (CRAE and CRVE, rispettivamente), valutati con un retinografo non-midriatico (TopCon TRC-NW200). Risultati: Nella popolazione complessiva i valori di PA erano 134.2/84.6 mmHg, la PA delle 24-ore di 120.9/79.6 mmHg, l’indice di massa corporea (BMI) e la circonferenza addominale (CA) di 26.1 kg/m2 e 89.4/97.9 (femmine/maschi) cm, rispettivamente. Il BMI era < 25 kg/m2 in 115 soggetti (classificati come magri), era tra 25 e 30 kg/m2 in 111 (sovrappeso) e > 30 kg/m2 in 52 (obesi). I 3 gruppi erano sovrapponibili per età e mostravano valori di PA sisto-diastolici nel range di normalità con una tendenza a valori più elevati nel gruppo degli obesi. Nella popolazione complessiva l’AVR non mostrava una significativa correlazione con il (r= 0.027, p=NS ) e CA (r= 0.2, p=NS), e ciò valeva anche per CRAE e CRVE. Inoltre il rapporto AVR era simile in magri, sovrappeso e obesi (0.85±0.01, 0.84±0.005 e 0.87±0.009 a.u., rispettivamente, p=NS). Non sono state riscontrate differenze significative nell’AVR anche suddividendo il gruppo di obesi in base alla distribuzione centrale o periferica dei depositi di grasso (0.89 vs 0.84), sia nei maschi che nelle femmine . Ciò valeva anche per CRAE e CRVE. Nessuna relazione era inoltre riscontrabile tra insulina, indice HOMA e leptina ed i 3 markers del microcircolo retinico. Conclusioni: I nostri dati mostrano che, al contrario della pressione arteriosa, il peso corporeo non costituisce un fattore determinante maggiore per i parametri del microcircolo retinico. I risultati mostrano anche che l’obesità non influisce sulle principali caratteristiche del microcircolo retinico e ciò è indipendente dalla natura centrale o periferica della distribuzione adiposa corporea. Preferenza: Comunicazione Ipertensione_3-2011.indb 162 9-09-2011 13:55:45 POSTER Tel 080.5478828 03 - Vasi ed Endotelio R. Ria (1), G. Ficarazzo (1), F. Stefanutti (1), G. Ranieri (1) (1) DIMO- Sezione di Medicina Interna, Bari-Italy Preferenza: Poster CORRELAZIONE TRA VEGF E MICROALBUMINURIA NELL\'IPERTENSIONE ARTERIOSA ESSENZIALE Cognome e Nome Avenatti Eleonora Indirizzo Via Genova 3 Città Torino CAP 10126 Fax 0116336931 E-mail [email protected] P23 Abstract N. 44 Tel 0116336959 03 - Vasi ed Endotelio Cognome e Nome Nazzaro Pietro Indirizzo pza G. Cesare, 11 Città Bari CAP 70124 Fax 080 5592253 E-mail [email protected] P24 Abstract N. 141 Tel 080 5592253/5593659 03 - Vasi ed Endotelio LA DILATAZIONE AORTICA È ASSOCIATA ALLA PRESSIONE ARTERIOSA CENTRALE NEI SOGGETTI AFFETTI DA IPERTENSIONE ARTERIOSA ESSENZIALE IL DANNO MICROCIRCOLATORIO E LA RIDOTTA PERFUSIONE CEREBRALE NELLA PROGRESSIONE DELLA SINDROME METABOLICA IN IPERTESI DI GRADO LIEVE A. Milan (1), F. Tosello (1), A. Fabbri (1), D. Leone (1), A. Vairo (1), M. Chiarlo (1), E. Berra (1), M. Covella (1), F. Veglio (1) (1) Università degli Studi di Torino, torino-Italy P. Nazzaro (1), G. Schirosi (1), D. Mezzapesa (1), V. Vulpis (2), P. Carbone (1), L. Pascazio (1), F. Federico (1) (1) Dip.Scienze Neurologiche e Psichiatriche-Stroke Unit-Univerità di Bari, Bari-Italy, (2) Medicina Generale-Policlinico Consorziale, Bari-Italy L’ipertensione arteriosa è causa importante di dilatazione aortica (DA).Lo stress meccanico a livello della parete aortica è proporzionale ai livelli pressori e al diametro dei vasi: ipertensione e DA sono quindi fattori di rischio per dissezione aortica. Scopo del presente studio è stato valutare l'associazione tra la pressione misurata a livello brachiale (PAb) e centrale (PAc) e la dilatazione aortica (DA) in soggetti ipertesi. Un totale di 190 pazienti ipertesi in trattamento e non (età media 55±11 anni) sono stati valutati attraverso esame ecocardiografico e tonometrico, misurando le variabili sfigmiche ed il diametro prossimale aortico. 91 pazienti presentavano DA (definita come diametro aortico indicizzato per superficie corporea (ASi: Aortic Size index) > 2 cm/m2).Le variabili centrali emodinamiche erano significativamente associate alla ASi. I pazienti con un’ incrementata ASi erano significativamente più anziani (60±10 vs. 50±11 anni; p<0.0001), avevano livelli maggiori di Augmentation Index (AIx; 28±10 vs. 21±10 p<0.0001), Augmentation Pressure (AP; 13±6 vs 8±5 mmHg, p<0.0001) e central Pulse Pressure (cPP; 44±10 vs 39±8 mmHg p<0.0001) rispetto ai pazienti con normale ASi. Nei pazienti affetti da ipertensione arteriosa Aix e PAi erano associati a DA, mentre la pressione brachiale pulsatoria non lo era. I pazienti con un incremento di ASi potrebbero perdere parte della proprietà elastica dell'aorta, dimostrando una stretta correlazione tra ASi e gli indici emodinamici centrali, in particolare la cPP e l'AIx. Introduzione. L’ipertensione arteriosa è spesso associata alla sindrome metabolica (SM) ed alla ridotta perfusione cerebrale e periferica. Scopo dello studio è stato riconoscere se ipertesi di grado lieve, con un crescente numero di componenti della SM (ATP III), possano presentare un diverso quadro di danno microvascolare e di ipoperfusione cerebrale. Metodi. Sono stati sottoposti a visita medica ed indagine antropometrica e metabolica (ATPIII), 22 normotesi di controllo (NT) e 29 ipertesi con nessun (HT0), 30 con 1 (HT1), 29 con 2 (HT2), 27 con 3 (HT3) e 25 con 4 (HT4) ulteriori fattori della SM. La capillarità (videocapillaroscopia periungueale e falangea) di base (CAP), quella in congestione venosa (CVC) ed il reclutamento capillare (GAIN) hanno rappresentato indici di danno microcircolatorio, strutturale e funzionale, mentre il breath holding index (BHI=variazione % di flusso all’art. cerebrale media successiva ad apnea) quello di vasodilatabilità cerebrale. Risultati. Lo stato ipertensivo è risultato simile tra HT (HT0:145±12/87±7, HT1:147±12/89±11, HT2:141±11/88±12, HT3:149±11/89±9, HT4:147±9/87±7, n.s tra loro, p<0.001 vs NT:119±9/74±7) mentre sono emerse differenze nello stato vascolare (m±s.d: *:p<.05, **:p<.01, ***:p<0.001 vs NT; ^:p<.05, ^^:p<.01, ^^^:p<.001 vs HT0; °:p<.05,°°:p<.01,°°°:p<.001 vs HT1) in CAP (NT: 37.2±4.1, HT0: 32.1±3.8***, HT1: 31.6±4***, HT2: 30.6±4.4***, HT3: 31.1±3.3***, HT4: 30.6±4.6***), in CVC (NT: 55.1±1.6, HT0: 48.8±7.8***, HT1: 48.2±9.8***, HT2: 46.1±5.4***^°, HT3: 43.1±4.6***^°, HT4: 41.9±4.7***^^^°°°) ed in GAIN (NT: 19.8±6.6, HT0: 15.1±6.9, HT1: 14.3±7.3*, HT2: 13.1±6.1***, HT3: 13.5±5.2**, HT4: 12.1±6.9***) BHI è risultata ridotta in HT con SM (HT1: 1.45±0.24 vs HT2: 1.01±0.25°°°) ed associata a CVC solo in questi due gruppi di pazienti (-.418, p<.001). Conclusioni. I risultati confermano che gli HT manifestano un danno microcircolatorio, nelle prime fasi solo funzionale, ma la SM, sin dai primi stadi dell'ipertensione, indipendentemente dalla natura dei suoi fattori, induce una precoce, già in HT1, progressiva rarefazione strutturale capillare ed una ridotta vasodilatazione funzionale cerebrale Preferenza: Comunicazione Preferenza: Comunicazione Ipertensione_3-2011.indb 163 n. 18 | 3 vol. La presenza di microalbuminuria (MAU) in pazienti con ipertensione arteriosa essenziale è un potente indicatore di danno microvascolare. Sebbene sia la disfunzione endoteliale che l’aumento della permeabilità vascolare abbiano un ruolo nello sviluppo della MAU, l'eziopatogenesi dello sviluppo della MAU nei pazienti ipertesi non è ancora definitivamente chiarita. Il VEGF è il più importante regolatore dell’angiogenesi fisiologica e patologica ed induce, inoltre, aumento della permeabilità vascolare. Scopo di questo studio è stato di verificare la correlazione tra i livelli di VEGF e di MAU in pazienti ipertesi in prima diagnosi e mai trattati farmacologicamente. Abbiamo, pertanto, studiato un gruppo di pazienti ipertesi (n=50, età media 45,8 ± 6,4 anni, grado 1, rischio aggiunto basso) e di un gruppo paragonabile (n=50, età media 44,5 ± 7,6 anni) di soggetti sani normotesi di controllo. In tutti i soggetti sono stati effettuati i dosaggi plasmatici di VEGF (metodo ELISA, R & D System). I livelli plasmatici di VEGF sono risultati significativamente più elevati negli ipertesi con MAU rispetto sia agli ipertesi senza MAU ( p: 0.04) che ai controlli (p:0.07); non è stata riscontrata alcuna differenza significativa tra gli ipertesi senza MAU ed i soggetti di controllo. L’analisi univariata ha evidenziato che i valori sierici di VEGF sono correlati positivamente con la pressione arteriosa sistolica (R:0.261, p:0.001), la pressione arteriosa diastolica (R:0.173, p:0.04), la pressione arteriosa media (R:0.247, p:0.002), la clearance della creatinina (R:0.182, p:0.004) e la MAU (R: 0.346, p:0.002). L’analisi multivariata ha evidenziato che il VEGF è correlato in maniera indipendente alla MAU (beta:0.254, p:0.02). In conclusione, i risultati di questo studio evidenziano elevati livelli di VEGF negli ipertesi con MAU.Questi dati suggeriscono che il VEGF potrebbe aumentare la permeabilità glomerulare ed indurre la presenza di MAU nei pazienti ipertesi. Il dosaggio plasmatico di VEGF potrebbe, pertanto, essere importante nella diagnosi precoce del danno vascolare nell'ipertensione arteriosa. 2 0 11 | Abstract N. 105 P22 luglio-settembre P21 ipertensione e prevenzione cardiovascolare | Cognome e Nome Ranieri Giuseppe Indirizzo Policlinico-Piazza G. Cesare,11 Città Bari CAP 70124 Fax 080.5478820 E-mail [email protected] 163 9-09-2011 13:55:46 164 Cognome e Nome Carretta Renzo Indirizzo strada per Fiume 449 Città Trieste Fax 040 912881 E-mail [email protected] P25 CAP 34149 Abstract N. 71 Cognome e Nome Nazzaro Pietro Indirizzo pza G. Cesare, 11 Città Bari CAP 70124 Fax 080 5592253 E-mail [email protected] Tel 040 3994319 03 - Vasi ed Endotelio Abstract N. 142 P. Nazzaro (1), G. Shirosi (1), P. Carbone (1), L. Debenedittis (1), M. Petruzzellis (1), V. Vulpis (2), F. Federico (1) (1) Dip.Scienze Neurologiche e Psichiatriche-Stroke Unit-Univerità di Bari, Bari-Italy, (2) Medicina Generale-Policlinico Consorziale, Bari-Italy Introduzione: Un aumento della stiffness arteriosa è tipico di obesità e diabete, fin dall’infanzia. Lo stress mentale è usato in letteratura per valutare l’integrità del sistema cardiovascolare. Scopo: Studiare le variazioni della meccanica dei grossi vasi, dopo stress mentale acuto, in adolescenti obesi e in coetanei diabetici di tipo 1. Materiali e Metodi: Sono stati reclutati 28 bambini obesi (14 maschi: età 9-15, M 12,0±1,6 anni), 17 diabetici di tipo 1 (10 maschi, età 8-17, M 13,0±2,4 anni) e 22 volontari normopeso (12 maschi, età 10-15, M 12,1±1,7 anni). La velocità dell’onda di polso carotido-femorale (VOPc-f), indice di rigidità arteriosa, è stata misurata con tonometria da appianamento (PulsePen, DiaTecne SRL, MI) e la pressione arteriosa omerale con oscillometro validato (Omron M6). Successivamente, è stato somministrato uno stress mentale (calcolo aritmetico), della durata di 10 minuti. Durante e dopo il test, la pressione arteriosa era monitorata. Alla fine del test, è stata rilevata nuovamente la VOPc-f. Risultati: I risultati sono riportati nella tabella 18 | n. 3 Introduzione. La sindrome metabolica (SM) è considerata espressione dell’insulinoresistenza (IR). Scopo dello studio è stato evidenziare se la SM (ATP III), associata o no con la IR (HOMA index>3), possa determinare il danno macro- e micro-circolatorio nelle prime fasi ipertensive. Metodi. Tramite visita medica e routine ematochimica, 513 ipertesi sono stati suddivisi in 231 pazienti non affetti da SM e IR (SM-IR-), 88 da solo SM (SM+IR-), 90 da solo IR (SMIR+) e 104 da entrambe (SM+IR+). Lo spessore intima-media carotideo (IMT) (ecodoppler) e la capillarità (capillaroscopia periungueale e falangea) di base (CAP) e quella successiva a congestione venosa (CVC) hanno, rispettivamente, rappresentato gli indici di danno macro- e micro-circolatorio, strutturale e funzionale. Risultati. Sono emerse significative caratteristiche (m±e,s:.*:p<.05, **:p<.01, ***:p<.001 vs SM-IR-; °:p<.05, °°:p<.01, °°°:p<.001 vs SM+IR-; ^:p<.05, ^^:p<.01, ^^^:p<.001 vs SM-IR+) paz/var SBP/DBP HOMA IMT CAP CVC SM- IR- 131±1/83±1 1.56±0.04 0.87±0.04 39.8±0.9 47.9±0.8 SM+IR- 137±2/84±1*** 1.97±0.08*** 0.94±0.03 37.5±0.7* 45.8±0.9 SM- IR+ 130±1/83±1°°° 4.69±0.21***°°° 0.95±0.03 36.4±0.7*** 42.8±0.9***° SM+IR+ 135±2/84±1**^^^ 6.17±0.35***°°°^^^ 0.98±0.03 35.7±0.8*** 41.4±0.9***°°° L’analisi di Pearson, controllata per età, fumo e storia ipertensiva, ha mostrato una inversa associazione, progressivamente significativa, tra HOMA e CAP e CVC in SM+IR- (-.296* e -.338*), in SM-IR+(-.695*** e -.686***) ed in SM+IR+ (-.727*** e -.783***). Discussione. I risultati indicano che la SM induce una rarefazone microcircolatoria funzionale. La IR, i cui valori di “normalità” dovrebbero essere rivisti, indipendentemente da SM, l’aggrava, favorendo il danno microvascolare strutturale, sin dalle prime fasi ipertensive, prima che la lesione preclinica macro-vascolare si instauri. vol. 2 0 11 | 03 - Vasi ed Endotelio L’INSULINO-RESISTENZA, INDIPENDENTEMENTE DALLA SINDROME METABOLICA, INDUCE IL DANNO STRUTTURALE MICROCIRCOLATORIO NEI PRIMI STADI DELL’IPERTENSIONE ARTERIOSA C. Baldi (1), M. Rovina (1), G. Tonini (2), E. Faleschini (2), B. Fabris (1), M. Bardelli (1), F. Fischetti (1), E. Panizon (1), G. Simon (1), R. Carretta (1) (1) DUC di Scienze Mediche, Chirurgiche e della Salute, Università di Trieste, Trieste-Italy, (2) Ambulatorio Endocrinologico, Clinica Pediatrica IRCCS Burlo Garofolo Trieste, TriesteItaly luglio-settembre Tel 080 5592253/5593659 P26 STIFFNESS ARTERIOSA, DOPO STRESS MENTALE, IN ADOLESCENTI OBESI E IN COETANEI DIABETICI DI TIPO 1. ipertensione e prevenzione cardiovascolare | POSTER Preferenza: Comunicazione Conclusioni: Il differente adattamento della “stiffness” arteriosa allo stress mentale, negli obesi e nei diabetici, rispetto ai controlli, per analoghe variazioni pressorie e di frequenza cardiaca, dimostra, in questi soggetti una risposta alterata ad uno stress fisiologico. Preferenza: Poster Cognome e Nome siniscalchi nicola Indirizzo piazza Miraglia Città napoli CAP 80138 Fax 0815665018 E-mail [email protected] P27 Abstract N. 2 Tel 3385251446 P28 03 - Vasi ed Endotelio TERAPIA CON LISINOPRIL PIU RANOLAZINE IN ANZIANI OBESI CON IPERTENSIONE POLMONARE n. siniscalchi (1), f. olivieri (2), l.i. siniscalchi (1), t. cerciello (1), m. caturano (1), r. forte (1), m. de biase (1) (1) seconda università degli studi di napoli, napoli-Italy, (2) ospedale civile, sarno-Italy Scopo della ricerca : Abbiamo valutato l'efficacia terapeutica dell'associazione di due vasodilatatori lisinopril (L) e ranolazine (R) in pazienti obesi (OPS) con iniziale ipertensione polmonare ( PH ) e disfunzione del ventricolo destro (RVD). Materiali e metodi: Sono stati presi in esame 24 OPS di sesso maschile con eta' media di 71 anni e con evidenza ecocardiografica di RVD, frazione di eiezione del ventricolo dx 48%, PH sistolica 38 mmHg, una saturazione ematica di O2 90% ed una pressione parziale arteriosa di O2 60 mmHg a riposo o dopo sforzo o durante il sonno. All'inizio e alla fine dello studio sono stati valutati : ecocardiogramma 2 D doppler, Rx torace, angiocardioscintigrafia, test da sforzo su tappeto rotante con protocollo di Bruce, misurazione del consumo di O2 al picco massimo dell'esercizio. I pazienti sono stati studiati per 4 settimane dopo aver ricevuto random: 1- L 10 mg/die per os+ossigenoterapia a lento flusso per 18 ore al giorno per le prime due settimane dello studio; 2- L 10 mg + R 750 mg, 2/die per os, + ossigenoterapia a lento flusso per 18 ore al giorno per le prime due settimane dello studio. Alla fine del trattamento i valori sono stati studiati con test t di Student per dati appaiati. Risultati: Alla fine dello studio, confrontati con i valori basali, i dati emogasanalitici dimostravano in entrambi i gruppi un significativo miglioramento ( p<0,05 ). Solo nel gruppo trattato con associazione L+R si e' evidenziata una riduzione significativa di PH ( p<0,05 ) ed un miglioramento RVD; era, inoltre, significativamente migliorato il consumo di O2 al picco massimo dell'esercizio ( p<0,05 ). Conclusioni: questo studio dimostra che l'associazione farmacologica L+R puo' migliorare la riserva cardiopolmonare in pazienti con PH e RVD e puo' ritardare l'insorgenza di cuore polmonare cronico. Preferenza: Comunicazione Ipertensione_3-2011.indb 164 9-09-2011 13:55:48 P30 RELAZIONE TRA STRESS OSSIDATIVO E STIFFNESS AORTICA IN PAZIENTI IPERTESI CON MALATTIA RENALE CRONICA G. MULE' (1), P. CUSIMANO (1), T. VIOLA (1), M. COSTANZO (1), A. C. FORACI (1), A. CASTIGLIA (1), A. PALERMO (1), E. NARDI (1), G. CERASOLA (1), S. COTTONE (1) (1) Università di Palermo - DIMIS, Palermo-Italy Introduzione: E’ ben noto come l’aumento della rigidità (stiffness) arteriosa e dello stress ossidativo caratterizzino la malattia renale cronica (CKD). Vari studi hanno evidenziato che l’elasticità arteriosa si riduce man mano che peggiora la funzione renale. D’altra parte è stata anche rilevata una correlazione inversa tra stress ossidativo e filtrazione glomerulare. Vi sono, inoltre, solide evidenze scientifiche che indicano come lo stress ossidativo sia pienamente coinvolto nella genesi del processo aterosclerotico. La relazione tra stress ossidativo e rigidità arteriosa è meno nota. Scopo: L’obiettivo del nostro studio è stato quello di analizzare la relazione tra i livelli plasmatici dell’ 8-iso-prostaglandina F2alfa (8-iso-PGF2alfa), un indice di perossidazione lipidica, considerato un valido biomarker di stress ossidativo, e la stiffness aortica in un gruppo di pazienti ipertesi con malattia renale cronica. Metodi: Sono stati arruolati 126 pazienti ipertesi con CKD, età media 58 ± 13 anni, dei quali il 56 % di sesso maschile. Tutti i soggetti hanno effettuato raccolta urinaria delle 24 ore per il dosaggio dell’albuminuria e sono stati sottoposti a prelievo ematico per il dosaggio dei parametri bioumorali di routine e dei livelli plasmatici di 8-iso-PGF2alfa, determinati mediante un metodo immunoenzimatico. Sono stati, inoltre, eseguiti, monitoraggio ambulatoriale della pressione arteriosa delle 24 h e misurazione della velocità dell’onda sfigmica carotido-femorale (c-f PWV), per mezzo di un metodo automatico computerizzato (Arteriograph). Il filtrato glomerulare (eGFR) è stato stimato mediante l’equazione a 4 variabili dello studio MDRD. Risultati: Il valore medio di eGFR è stato di: 44 ± 26 ml/min/1.73 m2). I pazienti con valori più elevati di c-f PWV (> 12 m/sec) hanno mostrato livelli maggiori di 8-iso-PGF2alfa rispetto ai soggetti con PWV < 12 m/sec (p < 0.01). Una correlazione statisticamente significativa è stata osservata tra 8-iso-PGF2alfa e c-f PWV (r = 0.37; p < 0.001). Tale associazione è risultata essere indipendente da vari fattori confondenti (età, sesso, pressione arteriosa media, fumo, glicemia, colesterolemia, prodotto calcio-fosforo ed eGFR) all’analisi di regressione multipla (beta = 0.22; p 0.003) Conclusioni: I nostri risultati, evidenziando una relazione positiva ed indipendente tra 8-isoPGF2alfa e c-f PWV, sembrano suggerire che la negativa influenza esercitata dalla insufficienza renale sulla elasticità arteriosa possa essere mediata, almeno in parte, da un aumento dello stress ossidativo. Preferenza: Comunicazione Cognome e Nome Mazza Alberto Indirizzo Viale Tre Martiri,140 Città ROVIGO Fax 0425-394157 E-mail [email protected] P31 Abstract N. 3 CAP 45100 Tel 0425-394567 05 - Rene L’IPERFILTRAZIONE GLOMERULARE E’ UN PREDITTORE INDIPENDENTE DI DANNO CAROTIDEO SUB-CLINICO NEGLI IPERTESI NON-DIABETICI A. Mazza (1), D. Montemurro (2), M. Zuin (1), L. Schiavon (1), S. Zorzan (1), S. Cuppini (1), E. Ramazzina (1) (1) SOC di Medicina Interna - Azienda ULSS 18 Rovigo, ROVIGO-Italy, (2) Dipartimento di Medicina e Cardiologia, ULSS 19, Adria-Italy Introduzione –L’iperfiltrazione (IF) glomerulare è una condizione frequente nell’iperteso, ma se l’IF sia un fattore di rischio di danno d’organo (TOD) sub-clinico carotideo (IMT >0.9 mm) e cardiaco (IMVS >110 g/m2 nelle femmine e >126 g/m2 nei maschi) non è ancora stato stabilito. Metodi – In 202 ipertesi non-diabetici (età media di 54.7r11.3 anni), con normali valori di creatinina sierica e senza condizioni cliniche associate, è stata misurata la clearance della creatinina (ClCr) delle 24 ore. La ClCr è stata divisa in terzili: i soggetti del 3° terzile sono stati definiti affetti da IF. La pressione arteriosa clinica e quella monitorata per 24h sono state misurate con Riva Rocci e Takeda TM-2430 (ABPM). Per il confronto tra le medie delle variabili continue è stata usata l’analisi della varianza, mentre per il calcolo degli odds ratio (OR) e degli intervalli di confidenza al 95% (CI95%) per le le variabili indipendenti è stata usata l’analisi di regressione logistica multivariata. Risultati – I valori di IMT, aldosterone plasmatico (AP) e la prevalenza del profilo non-dipper all’ABPM erano significativamente maggiori nel 3° terzile rispetto ai terzili inferiori, rispettivamente 1.08r0.38 v.s 0.93r0.29 e 0.807r0.28 (p=0.0001), 113.5r44.0 v.s. 93.8r43.7 e 91.4r50.3 (p=0.034), e 41.4 vs. 32.6 e 22.4%(p=0.01). L’IF prediceva indipendentemente dall’albuminuria (OR 1.012, CI95% 1.002-1.022, p=0.001) la presenza di TOD carotideo (Figura). Nessuna relazione vi era tra IF e TOD cardiaco. Discussione – Negli ipertesi con IF dovrebbe essere ricercato il TOD sub-clinico carotideo. L’aumentato rischio di TOD è in parte ascrivibile ad un maggior carico pressorio e ad elevati livelli di AP. Cognome e Nome CAIELLI PAOLA Indirizzo VIA GIUSTINIANI 2 Città PADOVA Fax 0498212264 E-mail [email protected] P32 Abstract N. 72 CAP 35128 Tel 0498212266 05 - Rene TRATTAMENTO MEDICO ISOLATO O ASSOCIATO AL TRATTAMENTO ENDOVASCOLARE NELLA STENOSI ATEROSCLEROTICA DELLE ARTERIE RENALI? RAZIONALE E DISEGNO DELLO STUDIO METRAS G.P. Rossi (1), T.M. Seccia (1), D. Miotto (2), P. Zucchetta (3), D. Cecchin (3), L. Calò (1), M. Puato (1), R. Motta (2), P. Caielli (1), M. Vincenzi (2), G. Ramondo (2), A.C. Pessina (1) (1) DMCS – Clinica Medica 4, Padova-Italy, (2) Istituto di Radiologia, Padova-Italy, (3) Medicina Nucleare, Padova-Italy Contesto: poiché resta da chiarire se il trattamento endovascolare mediante angioplastica + stenting (PTRAs) delle stenosi aterosclerotiche delle arterie renali sia vantaggioso rispetto alla sola terapia medica, abbiamo disegnato uno studio clinico randomizzato con l’obiettivo di chiarire se PTRAs sia superiore alla sola terapia medica ottimizzata (TMO), fondato su criteri mai usati sinora per la selezione dei pazienti. Metodi: il METRAS (“The Medical and Endovascular Treatment of Atherosclerotic Renal Artery Stenosis” registrato su clinicaltrials.gov col codice NCT01208714) è uno studio prospettico, multicentrico, randomizzato, aperto, a 2 bracci. Saranno arruolati pazienti con evidenza clinica e angioTC di stenosi dell’arteria renale principale (o delle principali diramazioni) con stenosi misurata come percentuale di riduzione dell’area luminale tra 70% e 90% o, se <70, con dilatazione post-stenotica. La funzione renale di ciascun rene sarà misurata mediante scintigrafia renale sequenziale (NAFS) al 99mTc-DTPA. I pazienti saranno randomizzati a TMO da sola o associata a PTRAs con un algoritmo che terrà in considerazione la presenza di stenosi unio bilaterale. Lo studio METRAS avrà una durata di 5 anni. Obiettivo primario: determinare se PTRAs sia superiore o equivalente a TMO nel preservare la velocità di filtrazione glomerulare (GFR) nel rene ischemico. Obiettivi secondari: stabilire se i due trattamenti siano equivalenti nel controllo dell’ipertensione arteriosa, nel preservare la funzione renale misurata mediante GFR totale stimata e reciproco della creatininemia, nella regressione del danno d’organo, nella prevenzione degli eventi cardiovascolari, nella correzione delle alterazioni del metabolismo fosfo-calcico, e nel miglioramento della qualità di vita. Per ottenere un livello di significatività dello 0.05 e il 99% di potere di trovare una differenza nella media di GFR nel rene rivascolarizzato (o nel rene non trattato) di 7.5 ml/min, assumendo un drop-out del 16% ed una deviazione standard di 8 ml/min, la dimensione del campione è stata stimata in 60 pazienti per braccio. Risultati attesi e conclusioni: l’elevato potere dello studio dovrebbe permettere di chiarire se PTRAs sia superiore o equivalente a TMO nel prevenire il peggioramento della GFR nel rene ischemico. La valutazione degli obiettivi secondari potrà inoltre chiarire vari aspetti clinicamente rilevanti circa il controllo della pressione, il tasso di eventi renali e cardiovascolari, ed il cambiamento della qualità di vita dopo PTRAs. Preferenza: Comunicazione 3 n. 18 | 05 - Rene vol. Abstract N. 160 Tel 0916554578 2 0 11 | P29 CAP 90127 luglio-settembre Cognome e Nome Mule' Giuseppe Indirizzo Via del Vespro, 129 Città Palermo Fax 0916554331 E-mail [email protected] 165 ipertensione e prevenzione cardiovascolare | POSTER Preferenza: Comunicazione Ipertensione_3-2011.indb 165 9-09-2011 13:55:49 166 Cognome e Nome Leonardis Daniela Indirizzo Via Vallone Petrara c/o EUROLINE 55-57 Città Reggio Calabria Fax 0965-26879 E-mail [email protected] P33 CAP 89124 Abstract N. 115 Tel 0965-397030 05 - Rene 3 n. 18 | vol. Abstract N. 42 CAP 25050 Tel 3498336464 06 - Meccanismi Ormonali e Ipertensione Endocrina D. Leonardis (1), G. Basta (2), R. De Caterina (2), S. Cutrupi (1), P. Pizzini (1), R. Tripepi (1), G. Tripepi (1), F. Mallamaci (1), C. Zoccali (1) (1) CNR-IBIM & UO di Nefrologia, Reggio Calabria-Italy, (2) CNR-IFC, Pisa-Italy l. consoli (1), f pizzolo (1), l chiecchi (1), k kitamura (2), r raffaelli (3), m Gunasekaran (4), a castagna (4), g salvagno (4), p guarini (4), o olivieri (1) (1) medicina interna, verona-Italy, (2) nefrologia, -Japan, (3) ginecologia ed ostetricia, verona-Italy, (4) medicina clinica e sperimentale, verona-Italy MATERIALI E METODI 2 0 11 | P34 IN SOGGETTI NORMOTESI LA PROSTASINA URINARIA, UNA SERIN PROTEASI IMPLICATA NELL’ATTIVAZIONE DELL’ ENAC, E’ FISIOLOGICAMENTE MODULATA DALLA NATRIURESI Studi sperimentali e osservazionali in pazienti con insufficienza cardiaca supportano l'ipotesi che un recettore tronco (o decoy receptor) per i prodotti avanzati della glicosilazione (RAGE solubile o sRAGE) attenua la progressione della malattia cardiaca e previene la morte. Poiche' l'ipertrofia ventricolare sinistra e' frequente nei pazienti con malattia renale cronica (MRC) e l'sRAGE aumenta al ridursi del filtrato glomerulare (FG)(1), noi abbiamo analizzato il rapporto tra i livelli plasmatici di questo recettore e le alterazioni della geometria cardiaca in una popolazione di pazienti con insufficienza renale cronica luglio-settembre Cognome e Nome consoli letizia Indirizzo via salvador allende 13 Città provaglio d'iseo Fax 0458027473 E-mail [email protected] LIVELLI CIRCOLANTI DEL RECETTORE SOLUBILE PER I PRODOTTI AVANZATI DI GLICOSILAZIONE (SRAGE) E IPERTROFIA VENTRICOLARE SINISTRA IN PAZIENTI CON MALATTIA RENALE CRONICA. INTRODUZIONE ipertensione e prevenzione cardiovascolare | POSTER Sono stati arruolati 142 pazienti con MRC di vario grado (FG stimato con l'equazione MDRD186: 32±15 ml/min/1.73m2) (eta': 56±13 anni, M 56%) e 49 soggetti normali di controllo, paragonabili per eta' e sesso. RISULTATI I livelli plasmatici di sRAGE erano significativamente piu' elevati (P<0.001) nei pazienti con MRC che nel gruppo di controllo. L'sRAGE risultava inoltre inversamente correlato alla massa ventricolare sinistra (LVMI) (r= -0.23, P<0.001) e allo spessore medio di parete (MWT) (r=- 0.29, P<0.001) nei pazienti con MRC mentre tali rapporti non esistevano nei controlli (P=NS). Le associazioni tra sRAGE e le alterazioni della geometria cardiaca rimanevano statisticamente significative anche in modelli di regressione multipla (sRAGE-LVMI: beta=-0.17, P=0.039; sRAGE-MWT: beta=-0.16, P=0.045) che includevano una serie di potenziali fattori di confondimento. Introduzione, Materiali e Metodi. Nell’attivazione dell’ Epithelial Na Channel (ENaC), un ruolo importante è svolto dalla proteolisi con rimozione di peptidi inibitori dalla subunità gamma. La prostasina, una serin-proteasi co-expressa in tutti i tessuti in cui è presente l’ENaC, attiva il canale e quindi è secreta nei fluidi extracellulari (incluse le urine). E’ stata dimostrata una aumentata espressione di prostasina nelle urine di pazienti con adenoma di Conn, ed una modulazione da parte del sodio in soggetti ipertesi con elevato rapporto aldosterone/renina. Tuttavia questi studi non forniscono una precisa quantificazione della concentrazione della proteina, in quanto realizzati con metodiche di immunoblotting, Essendo stato recentemente messo a punto un nuovo metodo in ELISA per quantificare la prostasina, abbiamo valutato le concentrazioni di prostasina in uomini e donne normotesi, possibili variazioni nella donne in relazione al ciclo mestruale e dopo terapia estro progestinica orale, ed eventuali relazioni tra prostasina e natriuresi. Risultati La prostasina urinaria ha un ampio range di valori (da 1 a 40 ng/ml), non vi sono differenze tra uomini e donne (8,25 ng/ml ± 9,3 ng/ml nei maschi e 11 ng/ml ± 11 ng/ml nelle donne). Si riscontrava una correlazione positiva tra prostasina urinaria e rapporto aldosterone/renina (r= 0,363; p= 0,02) ma non con l’aldosterone e la renina singolarmente. I valori di prostasina urinaria aumentavano in modo lineare sino al limite di sodiuria di circa 200 mmol/L (al di sotto di questo valore vi era una correlazione positiva tra le due variabili, r= 0.40, p< 0.05), mentre si riduceva per valori più elevati di sodiuria. Nelle donne fertili, nonostante le variazioni in renina, aldosterone ed ARR, non si osservavano modificazioni significative nelle concentrazioni di prostasina nelle diverse fasi del ciclo mestruale. Dopo terapia estroprogestinica la prostasina urinaria era tendenzialmente più elevata (da 5,03 a 10,3 ng/ml), tuttavia la differenza non raggiungeva la significatività statistica (p 0.07). Conclusioni. In soggetti normotesi la prostasina urinaria è fisiologicamente modulata dalla natriuresi, rimane da indagare se vi sia una alterata modulazione nei soggetti ipertesi Preferenza: Poster DISCUSSIONE Nei pazienti con MRC, l'sRAGE e' un indicatore inverso di ipertrofia ventricolare sinistra. Questi risultati generano l'ipotesi che il RAGE sia un fattore di rischio per IVS e che il blocco della relativa via metabolica da parte di un decoy receptor endogeno, l'sRAGE, potrebbe attenuare i suoi effetti sul rischio di IVS nei pazienti con MRC. BIBLIOGRAFIA (1)Basta G, Leonardis D, Mallamaci F Cognome e Nome MANIERO CARMELA Indirizzo via Giustiniani 2 Città PADOVA CAP 35126 Preferenza: Comunicazione Fax 049-8212264 E-mail [email protected] P35 Abstract N. 87 et al.Kidney Int. 2010 Feb;77(3):225-31 Tel 049-8212263 06 - Meccanismi Ormonali e Ipertensione Endocrina L’IPERPARATIROIDISMO SECONDARIO: UNA NUOVA CARATTERISTICA DELL’IPERALDOSTERONISMO PRIMARIO CORRETTA DALLA SURRENECTOMIA Carmela MANIERO (1), Ambrogio FASSINA (2), Teresa Mar SECCIA (1), Raffaele DE CARO (3), Lorenzo CALO' (1), Achille Ce PESSINA (1), Gian Paolo ROSSI (1) (1) Dipartimento di Medicina Clinica e Sperimentale Università di Padova, PADOVA-Italy, (2) Istituto di Patologia, Sezione di Citopatologia, Università di Padova, PADOVA-Italy, (3) Istituto di Anatomiae Fisiologia Umana-Sezione di Anatomia Università di Padova, PADOVA-Italy Background: I meccanismi fisiopatologici sottostanti l’ iperaldosteronismo primario (PA) non sono noti. Studi in vitro hanno dimostrato che il PTH stimola in maniera concentrazionedipendente la secrezione di aldosterone in cellule di surrene; quindi l’ iperparatiroidismo potrebbe essere uno dei meccanismi responsabili dell’eccesso di aldosterone nel PA. Metodi: Al fine di confermare questa ipotesi abbiamo misurato prospetticamente i livelli plasmatici di PTH, calcio totale e ionizzato, fosforo inorganico, magnesio, potassio, PRA, aldosterone (PAC), 1,25(OH)2D, 25(OH)D e l’escrezione urinaria nelle 24 ore di deossipiridinolina (U-DPD), calcio e fosforo in 112 pazienti ipertesi consecutivi. Di questi 50 avevano un PA (in 40 sostenuto da un adenoma producente aldosterone (APA), diagnosticato secondo i “four corner criteria”, e in 10 da iperplasia bilaterale surrenalica (IHA); 62 avevano ipertensione primaria (PH). Tali indici sono stati nuovamente misurati dopo la surrenectomia nei pazienti con APA. Abbiamo inoltre ricercato con l’immunoistochimica e la RT-PCR l’espressione del recettore del PTH nell’APA. Risultati: Rispetto ai pazienti con PH, i pazienti con PA avevano livelli più bassi di potassio e più alti livelli di PAC, ARR, e PTH (PA 108±7 vs PH 79±4 ng/L; P=0.001). In entrambi i gruppi i livelli plasmatici di 25(OH)D erano nel insufficienti; nessuna differenza è stata riscontrata per gli altri indici di metabolismo fosfo-calcico. Inoltre, abbiamo osservato una slope della relazione Ca/PTH significativamente più alta nei pazienti con PA rispetto a quelli con PH. Al follow-up dopo surrenectomia, oltre la normalizzazione del quadro biochimico di PA, abbiamo riscontrato una significativa riduzione del PTH (da 120±14 a 77±12 ng/L, p=0.003) con un incremento del calcio ionizzato (da 1.16±0.04 a 1.22±0.03 mmol/L, p=0.002), mentre la slope della relazione Ca/PTH si è ridotta a valori simili a quelli dei pazienti con PH. La RTPCR e l’immunoistochimica hanno evidenziato l’espressione del recettore di tipo 1 del PTH negli APA sia come trascritto che come proteina. Conclusioni: Un lieve iperparatiroidismo può contribuire a mantenere, nonostante la soppressione del sistema renina-angiotensina, l’iperaldosteronismo agendo sul recettore di tipo 1 del PTH nell’APA. La slope più alta della relazione Ca/PTH nei pazienti con PA rispetto a quelli con PH indica una possibile alterazione della sensibilità all’ipocalcemia delle cellule paratiroidee. Preferenza: Comunicazione Cognome e Nome Bernini Giampaolo Indirizzo via Roma 67 Città Pisa CAP 56126 Fax 050-553407 E-mail [email protected] P36 Abstract N. 75 Tel 050-992240 06 - Meccanismi Ormonali e Ipertensione Endocrina EFFETTI DELLA SOMMINISTRAZIONE PROLUNGATA DI COLECALCIFEROLO SUL SISTEMA RENINA-ANGIOTENSINA IN PAZIENTI CON IPERTENSIONE ESSENZIALE ED IPOAVITAMINOSI D D. Carrara (1), A. Bacca (1), M. Bernini (1), V. Carli (1), V. Tantardini (1), S. Taddei (1), G. Bernini (1) (1) Dipartimento di Medicina Interna, Università di Pisa, Pisa-Italy I livelli plasmatici di vitamina D correlano inversamente con la mortalità cardiovascolare e rallentano la progressione della malattia renale cronica. Questi effetti sembrano essere dovuti alla soppressione sistemica e locale del sistema renina-angiotensina (RAS) esercitato dalla vitamina D. Infatti, studi in vitro e sull’animale hanno dimostrato che l’attivazione dei recettori della vitamina D inibisce i livelli di RNA messaggero e l’espressione proteica dei componenti chiave del RAS (angiotensinogeno, renina, recettori della renina e recettori dell’angiotensina-II di tipo 1), indipendentemente dal metabolismo del calcio. Tuttavia ad oggi non esistono studi sulla relazione tra attivazione dei recettori della vitamina D e RAS nell’uomo. I vari componenti ematici del RAS (PRA, renina attiva, angiotensina II e aldosterone) e la pressione arteriosa sono stati valutati in 10 pazienti con ipertensione essenziale (5 maschi e 5 femmine; IMC 27.3 ± 0.8 Kg/m2; PAS 155 ± 3.2 mmHg; PAD 97 ± 2.1 mmHg) e ipoavitaminosi D (14.1 ± 3.2 ng/ml, v.n. > 30 ng/ml). Lo studio prevedeva di iniziare la terapia con un bloccante dei recettori della Angiotensia-II per 15 giorni (tempo -15) allo scopo di attivare indirettamente la renina e la angiotensina e quindi meglio identificare l’eventuale effetto inibitorio sul RAS da parte della vitamina D. Al tempo 0, mentre proseguiva l’assunzione del sartano, è stato somministrato per os il Colecalciferolo (300.000 UI in unica soluzione). Le indagini ematochimiche ed emodinamiche sono state ripetute dopo 1 e 2 mesi. Come atteso, i livelli di 25-OH vitamima D sono aumentati (P<0.001) e rientrati nel range di normalità (35.6 ± 3.2 vs 14.1 ± 3.2 ng/ml), mentre non è stata registrata alcuna soppressione del RAS. Infatti la PRA (tempo 0: 2.56 ± 0.9 ng/ml/h; 1 mese: 3.07 ± 0,9 ng/ml/h; 2 mesi: 3.04 ± 1.2 ng/ml/h), la renina attiva (tempo 0: 23.9 ± 12.7 pg/ml; 1 mese: 34.8 ± 12.7 pg/ml ; 2 mesi: 28.76 ± 16.7 pg/ml), l’angiotensina-II (tempo 0: 9.0 ± 3.4 pg/ml; 1 mese: 12.2 ± 3.4 pg/ml; 2 mesi: 11.69 ± 4.4 pg/ml) e l’aldosterone (tempo 0: 14.29 ± 2.1 ng/dl; 1 mese 13.61 ± 2.1 pg/dl; 2 mesi: 12.7 ± 2.7 pg/dl) non hanno mostrato variazioni significative nel corso dello studio. Immodificati sono risultati anche i livelli di PTH (tempo 0: 28.1 ± 5.7 pg/ml; 1 mese: 22.7 ± 5.7 pg/ml; 2 mesi: 28.7 ± 7.4 pg/ml) e della 1,25-OH vitamina D (tempo 0: 25.6±3.9 pg/ml; 1 mese: 34.0±3.8 pg/ml; 2 mesi: 26.3±4.7 pg/ml). La pressione arteriosa ha subito una riduzione significativa (P<0.001) dopo somministrazione del sartano (tempo -15: PAS 155 ± 3.2 mmHg; PAD 97 ± 2.1mmHg; tempo 0: PAS 133 ± 3.2 mmHg; PAD 80 ± 2.1 mmHg) per poi rimanere stazionaria nel corso dello studio. Questi dati mostrano che nei pazienti ipertesi con ipoavitaminosi D la normalizzazione dei livelli di vitamina D non si associa ad alcuna soppressione del RAS sistemico. Preferenza: Poster Ipertensione_3-2011.indb 166 9-09-2011 13:55:50 06 - Meccanismi Ormonali e Ipertensione Endocrina Cognome e Nome SECHI LEONARDO Indirizzo CLINICA MEDICA - OSPEDALE UNIVERSITARIO Città UDINE CAP 33100 Fax 0432 42097 E-mail [email protected] P38 Abstract N. 79 Tel 0432 559804 07 - Meccanismi e Aspetti Metabolici VALUTAZIONE DEI LIVELLI PLASMATICI DI ALDOSTERONE, ATTIVITA’ RENINICA E PROGESTERONE IN DONNE CON SINDROME DELL’OVAIO POLICISTICO. L'ESCREZIONE URINARIA DI CALCIO E' ASSOCIATA AI LIVELLI DI ALDOSTERONE PLASMATICO NEI PAZIENTI IPERTESI C. Sabbadin (1), C. Fiore (1), L. Bordin (2), G. Donà (2), C. Cosma (3), L. Bakdounes (1), A. Milano (1), D. Faggian (3), F. Giorgino (4), G. Clari (2), D. Armanini (1) (1) Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche, Endocrinologia, Università di PadovaItaly, (2) Dipartimento di Chimica Biologica, Università di Padova-Italy, (3) Dipartimento di Medicina di Laboratorio, Università di Padova-Italy, (4) A.G.E.O., Università di Padova-Italy L. MARZANO (1), G.L. COLUSSI (1), C. CATENA (1), L. SECHI (1) (1) Clinica Medica, Dipartimento di Scienze Mediche Sperimentali e Cliniche, Università di Udine, Udine-Italy INTRODUZIONE E SCOPO DELLO STUDIO. Studi sperimentali e clinici hanno dimostrato che ipertensione a bassa renina e iperaldosteronismo primitivo sono associati ad anomalie del metabolismo del calcio. Nonostante questi studi suggeriscano un potenziale ruolo degli ormoni mineralocorticoidi, un coinvolgimento diretto dell’aldosterone nel metabolismo del calcio non è chiaramente stato dimostrato in pazienti ipertesi. Scopo dello studio è stato pertanto ricercare le relazioni tra aldosterone e metabolismo del calcio in pazienti con ipertensione essenziale. MATERIALI E METODI. In 129 pazienti (45±12 anni; 75M/54F) ipertesi non trattati sono stati misurati indice di massa corporea (BMI), livelli di calcio plasmatico e urinario nelle 24 ore, clearance della creatinina, renina attiva, aldosterone plasmatico e cortisolo urinario nelle 24 ore. RISULTATI. Per l’analisi statistica i pazienti sono stati suddivisi in terzili in base ai livelli di aldosterone plasmatico. I livelli di calcio e fosforo plasmatici diminuivano mentre il calcio urinario aumentava progressivamente al crescere dei terzili di aldosterone. Il sodio urinario delle 24 ore e la clearance della creatinina non differivano tra i terzili di aldosterone. All’analisi univariata vi era una relazione diretta tra calcio urinario e aldosterone plasmatico (r=0.209; P=0.017), cortisolo urinario (r=0.243; P=0.008) e potassio urinario delle 24 ore (r=0.216; P=0.014). Nell’analisi multivariata che includeva età, indice di massa corporea, clearance della creatinina, renina attiva, potassio urinario e cortisolo urinario, l’escrezione urinaria del calcio era indipendentemente associata ai livelli di aldosterone plasmatico (P=0.024). CONCLUSIONI. L’aldosterone plasmatico si associa ad una aumentata escrezione urinaria del calcio e a una riduzione della sua concentrazione plasmatica. La potenziale azione procalciurica dell’aldosterone potrebbe contribuire a un anormale metabolismo del calcio nell’ipertensione essenziale. vol. Preferenza: Comunicazione 2 0 11 | La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è una patologia endocrino-metabolica, caratterizzata da un alto rischio di complicanze cardiovascolari, diabete ed ipertensione. E’ noto che l’aldosterone ha una spiccata azione proinfiammatoria e profibrotica come dimostrato negli iperaldosteronismi. Lo scopo di questo studio è stato quello di misurare i livelli plasmatici di aldosterone, attività reninica (PRA) e progesterone in un gruppo di pazienti con PCOS e valutare le possibili correlazioni tra questi ormoni. Abbiamo arruolato 66 donne con PCOS e 53 donne sane come controllo, appaiate per età e indice di massa corporea (BMI). La diagnosi è stata fatta in base ai criteri di Rotterdam. Abbiamo deciso di studiare solo donne con normale BMI per evitare l’interferenza dell’obesità sui parametri valutati e per limitare il tasso di anovulatorietà. Sono stati misurati al 21° giorno di ciclo, oltre agli esami diagnostici e metabolici, l’aldosterone, la PRA e il progesterone. I risultati sono riportati per tutti i casi insieme e raggruppati in due gruppi in base al livello di progesterone (gruppo A: progesterone >10nmol/L; gruppo B: progesterone <10nmol/L). Considerando tutte le donne arruolate, abbiamo riscontrato valori significativamente più elevati di aldosterone (726±403 nelle PCOS e 354±102 pmol/L nei controlli, p<0.0001) e del rapporto aldosterone (pmol/L)/PRA (ng/ml/h) (ARR) (336.4±207.1 nelle PCOS e 130.6±77.8 nei controlli, p<0.0001) nelle pazienti rispetto ai controlli. Nelle pazienti con PCOS, l’aldosterone era significativamente più alto nel gruppo A rispetto al gruppo B, mentre nei controlli non c’era una significativa differenza tra i due sottogruppi. Il rapporto progesterone/aldosterone era significativamente più basso (p<0.0001) nel gruppo A delle PCOS rispetto al gruppo A dei controlli. La pressione sanguigna media era normale, ma significativamente più alta nelle PCOS rispetto ai controlli (94.7±6.3 nelle PCOS e 85.5±4.4 mmHg). I valori relativamente più elevati di aldosterone, ARR e di pressione arteriosa media nella PCOS rispetto ai controlli potrebbero essere un indice di un’aumentata attività mineralcorticoide nella PCOS, che potrebbe essere coinvolta nell’aumentato rischio cardiovascolare. Un prolungato trattamento con spironolattone associato alle idonee misure dietetiche e all’attività fisica, potrebbe sia contrastare l’iperandrogenismo sia ridurre il futuro rischio cardiovascolare. 3 Abstract N. 99 Tel 3494076052 n. P37 CAP 35128 Cognome e Nome Fallo Francesco Indirizzo Via Ospedale 105 Città Padova Fax 049 8218744 E-mail [email protected] P39 Abstract N. 19 CAP 35128 Tel 049 8212654 07 - Meccanismi e Aspetti Metabolici STUDIO DEL SEGNALE INSULINICO NEL TESSUTO ADIPOSO DI PAZIENTI CON IPERALDOSTERONISMO PRIMARIO R. Urbanet (1), C. Pilon (1), R. Vettor (1), F. Fallo (1) (1) Dip. di Scienze Mediche e Chirurgiche, Università di Padova, Padova-Italy Nostri precedenti studi (JCEM, 2010) hanno dimostrato che non vi sono differenze riguardo l’espressione genica di varie molecole del segnale insulinico nel tessuto adiposo viscerale (VAT) ex-vivo di pazienti con adenomi producenti-aldosterone (APA) e di pazienti con adenomi surrenalici non-funzionanti (NFA), utilizzati come controlli. Tali dati non danno sostegno all'ipotesi di un effetto dell’eccesso di aldosterone sulla sensibilità all’insulina nel tessuto adiposo. Solo concentrazioni farmacologiche di aldosterone si sono dimostrate in grado di ridurre la captazione di glucosio insulino-indotta negli adipociti umani sottocutanei (sc), forse agendo sul segnale insulinico distale alle isoforme del substrato per il recettore insulinico. Scopo dello studio è stato studiare la fosforilazione delle molecole a valle del substrato per il recettore insulinico: 1) nel VAT ex-vivo di pazienti con iperaldosteronismo primario; 2) negli adipociti umani sc trattati con concentrazioni farmacologiche di aldosterone. E’ stato ottenuto VAT da 7 pazienti con APA e da 7 pazienti con NFA sottoposti a surrenectomia laparoscopica. Adipociti sc sono stati prelevati da soggetti che hanno richiesto addominoplastica dopo perdita di peso. Mediante Western blotting si è valutata la fosforilazione di Akt e di extracellular signal-regulated kinase (ERK) 1/2 nel VAT dei pazienti con APA e NFA, e negli adipociti sc pre-trattati con differenti concentrazioni di aldosterone. La fosforilazione di Akt e ERK1/2 risultava simile nel VAT dei pazienti con APA e NFA. Il pre-trattamento negli adipociti sc sia con dose fisiologica (1 nM) che farmacologica (10 microM) di aldosterone non modificava la fosforilazione basale o insulino-indotta. Conclusioni: I nostri dati offrono ulteriore evidenza che il segnale insulinico intracellulare nel VAT umano non è modificato dalla iperproduzione primaria di aldosterone. L’inibizione della translocazione dei trasportatori del glucosio alla membrana plasmatica potrebbe essere un meccanismo alternativo per la diminuzione della captazione di glucosio precedentemente osservata negli adipociti sc umani trattati con dosi farmacologiche di aldosterone. Preferenza: Poster Cognome e Nome DE CIUCEIS CAROLINA Indirizzo PIAZZA SPEDALI CIVILI 1 Città BRESCIA CAP 25100 Fax 0303384348 E-mail [email protected] P40 Abstract N. 95 Tel 3472209063 07 - Meccanismi e Aspetti Metabolici EFFETTO DI UN TRATTAMENTO A BREVE TERMINE CON TELMISARTAN O NIFEDIPINA SUL SIGNALLING INSULINICO IN LINFOMONOCITI DI PAZIENTI AFFETTI DA IPERTENSIONE ARTERIOSA ESSENZIALE E. PORTERI (1), V. FLATI (2), E. PASINI (3), C. DE CIUCEIS (1), C. PLATTO (1), L. GIACOMELLI (1), E. LA BORIA (1), D. ASSANELLI (1), S. SPECA (2), C. DONINI (1), D. RIZZONI (1), E. AGABITI ROSEI (1) (1) Clinica Medica, Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche, Università degli Studi di Brescia, Brescia-Italy, (2) Dipartimento di Medicina Sperimentale, Università di L’Aquila, L'Aquila-Italy, (3) Fondazione Salvatore Maugeri, IRCCS, Centro Medico di Lumezzane, Brescia-Italy La sindrome metabolica nell'uomo si associa ad un alterato signalling insulinico nelle cellule mononucleate circolanti, come indicato da una ridotta concentrazione del recettore insulinico (IR), del substrato-1 di IR (IRS-1), del target della rapamicina nei mammiferi (mTOR), e di altre proteine a valle (Pasini E. e coll. Cardiovascular Diabetology 2010). ACE inibitori e bloccanti del recettore dell'angiotensina (ARB) sono in grado, almeno in modelli di ipertensione sperimentale, di correggere le alterazioni del signalling insulinico nel muscolo scheletrico (Rizzoni D et al, J Hypertens 2008). Pertanto, abbiamo studiato l'effetto sul signalling insulinico di un trattamento di 3 mesi con un ARB con attivita' aggiuntiva di agonista PPARgamma (telmisartan) o con un calcio antagonista diidropiridinico (nifedipina) in pazienti con ipertensione essenziale lieve-moderata. Nello studio sono stati inclusi 12 pazienti: 6 sono stati trattati con telmisartan (20-80 mg/die) e 6 con nifedipina in una formulazione a lento rilascio (20-60 mg/die). Nelle cellule mononucleari e' stato valutato il signalling insulinico con Wester-Blot dopo centrifugazione a gradiente di densita'. La Tabella riporta i risultati ottenuti (Media+DS, *=p<0,05, **=p<0,01 vs. Basale; #p<0,05 vs nifedipina). Non e' risultata alcuna differenza tra i gruppi di trattamento o verso il basale nell'espressione di IR. Telmisartan, ma non nifedipina, ha determinato un aumento dell'espressione di mTOR e di mTOR fosforilato (forma attiva, pmTOR), mentre entrambi i farmaci hanno aumentato l'espressione cellulare del trasportatore del glucosio di tipo 4 (GLUT-4). In conclusione, telmisartan e nifedipina risultano entrambi efficaci nel migliorare il signalling insulinico in pazienti ipertesi. Tuttavia, telmisartan sembra esercitare un effetto maggiore. Cio' potrebbe contribuire a spiegare la riduzione dell'insorgenza di diabete mellito osservato in trials clinici, specialmente con ARB. Preferenza: Comunicazione Ipertensione_3-2011.indb 167 luglio-settembre Preferenza: Comunicazione ipertensione e prevenzione cardiovascolare | Cognome e Nome Sabbadin Chiara Indirizzo via Ospedale, 105 Città Padova Fax 049657391 E-mail [email protected] 167 18 | POSTER 9-09-2011 13:55:51 168 P41 ipertensione e prevenzione cardiovascolare | luglio-settembre 2 0 11 | vol. 18 | n. 3 POSTER Cognome e Nome Genovesi Simonetta Indirizzo via cadore 48 Città Monza CAP 20052 Fax 0392332376 E-mail [email protected] P42 Abstract N. 34 Tel 0392332426 07 - Meccanismi e Aspetti Metabolici ADIPONECTINA , INSULINO-RESISTENZA E PRESSIONE ARTERIOSA IN UNA POPOLAZIONE PEDIATRICA S. Genovesi (1), P. Brambilla (2), M. Giussani (2), F. Pieruzzi (1), S. Galbiati (1), A. Smerieri (3), MA. Ziveri (3), S. Bernasconi (3), GV. Zuccotti (4), A. Stella (1), ME. Street (3) (1) Dipartimento di Medicina Clinica e Prevenzione, Università degli Studi di Milano Bicocca, Monza-Italy, (2) Pediatra di Famiglia, Milano-Italy, (3) Dipartimento di Pediatria, Università di Parma, Parma-Italy, (4) Dipartimento di Pediatria, AO L Sacco, Università, Milano-Italy Obiettivo: I livelli plasmatici di adiponectina nell'obeso sono ridotti e inversamente correlati alla quantità di grasso viscerale. Nell’adulto, bassi livelli di adiponectina sono predittori dello sviluppo di ipertensione arteriosa. Scopo dello studio è stato di valutare la relazione tra adiponectina, pressione arteriosa e Homa-index (come stima della resistenza–insulinica) in bambini normo-peso (NP) e obesi (OB), con (IP) e senza (NT) ipertensione arteriosa. Metodi: In un campione di 100 soggetti (6.2-16.5 anni) sono stati misurati i valori di pressione arteriosa sistolica (PAS) e diastolica (PAD), l’indice di massa corporea (BMI), la circonferenza della vita (CV, come stima del grasso viscerale), l’adiponectina plasmatica e l’Homa-index. La presenza di IP è stata definita secondo la classificazione del NHBP Education Program Working Group on High Blood Pressure in Children and Adolescents, la classe ponderale in base alla classificazione dell’ International Obesity Task Force e il percentile di BMI in accordo con le tabelle CDC. La popolazione in esame è stata divisa in quattro gruppi: gruppo A (NP e NT, n=27), gruppo B (NP e IP, n=18), gruppo C (OB e NT, n=27), gruppo D (OB e IP, n=28). Le differenze tra i gruppi sono state valutate tramite ANOVA+Fisher's PLSD, le correlazioni tra le variabili continue tramite regressione semplice e multipla. Risultati: Negli OB i livelli di adiponectina erano più bassi (6562±2558 vs. 8359±3426 ng/ml, p=0.04) e l’Homa-index più alto (3.8±3.8 vs. 2.4±1.7, p=0.03) nei soggetti IP rispetto a quelli NT. I bambini obesi IP avevano il valore della CV (85.3±10.7 vs. 79.5±7.9 cm, p=0.01), ma non il percentile di BMI (98.4±1.0 vs. 97.9±1.0, NS), maggiore rispetto ai soggetti obesi NT. Nei bambini NP, il percentile di BMI (59.1±23.9 vs. 46.7±28.7, p=0.03), ma non quello della CV (64.7±8.5 vs. 62.2±6.1 cm, NS), era più alto nei soggetti IP rispetto ai NT. Nell’intero campione, percentili di PAS erano inversamente correlati ai livelli di adiponectina e direttamente correlati ai valori di Homa-index (p= 0.015 e 0.001, rispettivamente). I valori di adiponectina e Homa-index correlavano anche con il percentile di BMI (p=0.001 e 0.003, rispettivamente) e con la CV (p=0.001, per entrambi). In un modello di regressione multipla, solo il percentile di BMI (p=0.035) e la CV (p=0.011) erano indipendentemente correlati ai valori di PAS. Conclusioni: In una popolazione di bambini e adolescenti OB i livelli di adiponectina e di insulino-resistenza possono avere un ruolo nella determinazione dei valori di PAS, probabilmente per via della presenza di una maggior quantità di grasso viscerale nei soggetti IP rispetto a quelli NT. Nei bambini NP i valori di PAS sembrano essere determinati soprattutto dai livelli di BMI. Preferenza: Comunicazione Cognome e Nome DE CIUCEIS CAROLINA Indirizzo PIAZZA SPEDALI CIVILI 1 Città BRESCIA CAP 25100 Fax 0303384348 E-mail [email protected] P43 Abstract N. 96 Tel 3472209063 07 - Meccanismi e Aspetti Metabolici Cognome e Nome SECHI LEONARDO Indirizzo CLINICA MEDICA - OSPEDALE UNIVERSITARIO Città UDINE CAP 33100 Fax 0432 42097 E-mail [email protected] P44 Abstract N. 82 Tel 0432 559804 07 - Meccanismi e Aspetti Metabolici INDICI CIRCOLANTI DI INFIAMMAZIONE E STRESS OSSIDATIVO IN PAZIENTI OBESI IPERTESI E NORMOTESI I LIVELLI PLASMATICI DI LIPOPROTEINA(A) SONO INVERSAMENTE ASSOCIATI ALLA INSULINO-RESISTENZA E ALLA IPERINSULINEMIA NEI PAZIENTI IPERTESI C. DE CIUCEIS (1), A. PILU (1), E. PORTERI (1), E. LA BORIA (1), C. CORBELLINI (1), GEM. BOARI (1), F. MITTEMPERGHER (2), E. DI BETTA (2), C. CASELLA (2), C. AGABITI ROSEI (1), G. RUGGERI (3), D. RIZZONI (1), E. AGABITI ROSEI (1) (1) Clinica Medica, Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche, Università degli Studi di Brescia, Brescia-Italy, (2) Chirurgia Generale, Dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche, Università degli Studi di Brescia, Brescia-Italy, (3) Biochimica Clinica, Dipartimento di Scienze Biomediche e Biotecnologie, Università di Brescia, Brescia-Italy L. MARZANO (1), G.L. COLUSSI (1), C. CATENA (1), L. SECHI (1) (1) Clinica Medica, Dipartimento di Scienze Mediche Sperimentali e Cliniche, Università di Udine, Udine-Italy L’obesità è oggi considerata un processo in parte di natura infiammatoria, infatti nel tessuto adiposo è stata osservata una aumentata produzione di marcatori proinfiammatori. Per tale motivo abbiamo studiato indici circolanti di infiammazione e stress ossidativo in 27 pazienti con obesità grave di cui 12 normotesi e 15 ipertesi. Tutti pazienti sono stati sottoposti a chirurgia bariatrica. Abbiamo confrontato i risultati ottenuti con quelli osservati in 13 controlli normopeso normotesi. Mediante metodica ELISA, sono stati misurati i livelli plasmatici della proteina C reattiva (PCR), delle citochine proinfiammatorie interleuchina-6 (IL-6) ed interleuchina-18 (IL-18), del fattore chemiotattico dei macrofagi-1 (MCP-1), dell’inibitore dell’attivatore del plasminogeno-1 (PAI-1), e delle molecole di adesione cellulare vascolare solubile-1 (VCAM-1) e inter-cellulare solubile 1 (sICAM-1). Sono stati inoltre misurati nel plasma il potere antiossidante totale (PAO), la malonilaldeide (MDA) e la perossidazione dei lipidi (LPO) mediante metodica spettrofotometrica. Confrontando soggetti normopeso normotesi con il gruppo di pazienti obesi ipertesi e normotesi, abbiamo osservato una differenza significativa dei livelli circolanti di IL-6 (1,26±0,64 vs. 5,02±0,71 pg/ml, p=0,039), sVICAM (941±96,3 vs. 1556±139 ng/ml, p=0,029) e PCR (287±87,9 vs. 1114±107 ng/ml, p=0,000038). Non è stata osservata alcuna differenza per quanto concerne PAO, LPO, MDA, MCP-1, IL-18 sICAM e PAI-1. Risultati simili sono stati ottenuti quando soggetti normopeso normotesi sono stati confrontati con pazienti obesi normotesi e obesi ipertesi considerati separatamente (Tabella: Media±ES, *= p<0,05, **=p<0,01, ***= p<0,001 vs. soggetti normopeso normotesi). In conclusione, i nostri dati suggeriscono che la presenza di obesità si associa con un aumentata infiammazione a livello sistemico. INTRODUZIONE E SCOPO DELLO STUDIO. La lipoproteina(a) [Lp(a)] e' un fattore di rischio cardiovascolare emergente associato alla presenza e alla gravita' del danno d'organo nei pazienti ipertesi. In questi pazienti vengono frequentemente riscontrati insulinoresistenza e iperinsulinemia. Studi di popolazione hanno riportato una relazione inversa tra livelli plasmatici di Lp(a) e di insulina. Scopo dello studio e' stato esaminare le relazioni tra livelli di Lp(a) e parametri del metabolismo glucidico nell'ipertensione essenziale. MATERIALI E METODI. In 389 pazienti reclutati consecutivamente (55 ± 12 anni; 46% donne) sono stati misurati i parametri antropometrici, il profilo dei lipidi plasmatici inclusa la Lp(a), la clearance della creatinina, i livelli a digiuno di glicemia, insulina e C-peptide ed e' stato calcolato l'indice HOMA per stimare l'insulino-resistenza. RISULTATI. Per fini statistici i pazienti sono stati suddivisi in terzili in base all'indice HOMA. Eta' (P<0.05), BMI (P<0.001), circonferenza addominale (P<0.001), trigliceridi (P<0.001), rapporto LDL/HDL (P<0.01), glicemia (P<0.001), insulina (P<0.001) e C-peptide (P<0.001) erano progressivamente maggiori al crescere dei terzili di HOMA. Viceversa, i livelli plasmatici di Lp(a) (P<0.01) diminuivano progressivamente nei terzili di HOMA. All'analisi univariata i livelli di Lp(a) erano significativamente e inversamente correlati all'indice HOMA (r=-0.145; P<0.01), glicemia (r=-0.144; P<0.01), insulina (r=-0.139; P<0.01), C-peptide (r=0.102; P<0.05), clearance della creatinina (r=-0.187; P<0.001). Nell'analisi di regressione multivariata, che includeva eta', sesso, BMI, clearance delle creatinina, trigliceridi, HDL e introito alcolico, l'indice HOMA (beta=-0.147; P<0.05) e la clearance della creatinina (beta=0.196; P<0.01) erano indipendentemente e inversamente associati ai livelli di Lp(a). CONCLUSIONI. L'insulino-resistenza e l'iperinsulinemia si associano a livelli piu' bassi di Lp (a) nei pazienti con ipertensione arteriosa. Preferenza: Comunicazione Preferenza: Poster Ipertensione_3-2011.indb 168 9-09-2011 13:55:52 Abstract N. 26 Tel 02 619111 07 - Meccanismi e Aspetti Metabolici L’ OBESITA' VISCERALE E' UN “NUOVO” MARKER DI DISFUNZIONE ENDOTELIALE TRA I PAZIENTI AFFETTI DA INSUFFICIENZA RENALE CRONICA PROFILO METABOLICO, NEUROUMORALE E DEL SISTEMA NERVOSO SIMPATICO IN PAZIENTI CON IPERTENSIONE RESISTENTE. C. Alfieri (1), S. Vettoretti (1), R. Floreani (1), I. De Simone (1), M. Meneghini (1), C. Cafforio (1), P. Messa (1) (1) U.O. Nefrologia e Dialisi, Fondazione IRCCS Ca' Granda Ospedale Policlinico Milano, Milano-Italy G. Brambilla (1), G. L. Seravalle (2), M. Volpe (1), F. Ganz (1), L. Magni (1), R. Dell'Oro (1), M. Bombelli (1), G. Mancia (1), G. Grassi (1) (1) Clinica Medica, Università Milano-Bicocca, Monza-Italy, (2) Ospedale San Luca, MilanoItaly Preferenza: Comunicazione P47 indice di massa corporea (25.2±1.1 vs 24.1±0.9 Kg/m2) e PA sistolica (S) e diastolica (D) (171.2±2.9/98.4±2.0 vs.169.7±2.5/97.4±1.9 mmHg), mostravano rispetto a IA valori significativamente maggiori di TNS sia nell’unità di tempo che corretti per la FC (60.5±2.9 vs 44.8±2.2 sc/min;86.1±5.1 vs 70.3±3.9 sc/100b, P< 0.05 per entrambe). L’aldosterone plasmatico e l’indice HOMA erano significativemnte maggiori in IAR rispetto IA (13.8±1.4 vs 9.1±0.8 ng/dl e 2.31± 0.4 vs 1.43±0.2; P<0.05 per entrambe), mentre l’attività renina plasmatica era significativamente più bassa (0.8±0.2 vs 1.5±0.3 ng/ml/h, P<0.05) Negli IAR, aldosterone e indice HOMA mostrarono anche una significativa e diretta correlazione con il TNS. Conclusioni: Questi dati forniscono la prima evidenza che l’IAR è una condizione caratterizzata da una marcata attivazione simpatica, maggiore rispetto ai soggetti con ipertensione non resistente. Questi dati suggeriscono inoltre che l’ipertono adrenergico è indipendente dall’apnea notturna e dipende maggiormente da fattori metabolici (insulino resistenza) e/o umorali (elevati livelli di aldosterone) fattori questi con documentate influenze simpato-eccitatorie centrali. Cognome e Nome Polidoro Lorella e con un indice di massa corporeo < 27 kg/m2, abbiamo misurato la PA clinica (sfigmomanometro) e battito-battito (Finapres), la frequenza cardiaca (FC, ECG) ed il traffico nervoso simpatico efferente postganglionare al muscolo scheletrico (TNS, microneurografia). Sono state anche misurate l’attività reninica plasmatica (RIA), l’aldosterone plasmatico (RIA) e calcolato l’indice HOMA. Le stesse valutazioni sono state eseguite in 13 pazienti ipertesi (IA) senza ipertensione resistente, con valori di PA simili agli IAR, e con 9 soggetti sani di controllo di pari età (C). Sia nei pazienti IA che IAR la terapia era stata sospesa 7 giorni prima dello studio. Risultati: I due gruppi di ipertesi mostravano rispetto ai C valori significativamente aumentati di PA e TNS. Gli IAR, sovrapponibili per età (61.8±2.9 vs. 59.7±2.3 anni), Indirizzo Via Antica Arischia 209 C Città L'Aquila Preferenza: Comunicazione Fax 0862434749 E-mail [email protected] P48 Abstract N. 21 Tel 3295728998 07 - Meccanismi e Aspetti Metabolici : LIVELLI SIERICI DI VITAMINA D IN PAZIENTI CON IPERTENSIONE ARTERIOSA DI GRADO 1 L. Polidoro (1) M. Struglia (1) V. De Santis (1) R. Scipioni (1) R. Del Pinto (1) R. Casale (1) G. Properzi (1) C. Ferri (1) a nome di Università degli Studi di L’Aquila, Dipartimento di Medicina Interna e Sanità Pubblica, Ospedale San Salvatore, L’Aquila (1) Università degli Studi di L’Aquila, Dip. Medicina Interna e Sanità Pubblica, Osp. San Salvatore, L'Aquila-Italy Introduzione: L’ipovitaminosi D è molto diffusa nella popolazione italiana, in cui sembrerebbe essere conseguente soprattutto ad una insufficiente esposizione ai raggi ultravioletti B. La vitamina D regola circa il 3% del genoma umano e numerosi studi osservazionali supportano l'ipotesi che essa sia coinvolta anche nella patogenesi delle malattie cardiovascolari e dell'ipertensione arteriosa. In particolare, la vitamina D contribuirebbe al determinismo dei valori pressori grazie alla sua capacità di inibire il sistema renina-angiotensina-aldosterone, di proteggere la parete vasale e, ovviamente, di contribuire all’omeostasi del calcio. Partendo da questi presupposti, scopo del nostro studio è stato quello di valutare i livelli sierici di vitamina D in soggetti affetti da ipertensione arteriosa di grado 1 di recente insorgenza. Metodi: Abbiamo selezionato 35 soggetti (26 M e 9 F) affetti da ipertensione arteriosa (IPA) di grado 1 ed altrettanti soggetti sani, sovrapponibili per età e per sesso. Tutti sono stati sottoposti a valutazione dei parametri antropometrici, del profilo lipidico e glucidico nonché dei livelli sierici di vitamina D tramite sierologia standard di laboratorio. Risultati: Il gruppo di pazienti (età media 47±10,30 anni) con IPA di grado 1 (PAS 141.64±11.53 mmHg-PAD 91.85±9.47 mmHg) presentava livelli sierici di vitamina D ai limiti inferiori della norma, più bassi, infatti, rispetto a quelli riscontrati nel gruppo di controllo (media±deviazione standard: 34.97±7.41 vs 50.10±6.25 ng/ml, p=0.007). Di particolare rilievo, era evidente una correlazione inversa tra livelli sierici di vitamina D e BMI (r -0.538, p=0.02), insulinemia basale (r -0.698, p=0.007) e HOMA-IR (r -0.678, p=0.0139). Discussione: Il nostro studio dimostra che i pazienti affetti da ipertensione arteriosa essenziale di grado 1 di recente insorgenza manifestano un decremento dei livelli sierici di vitamina D rispetto al gruppo di controllo, con valori ai limiti inferiori della norma. Questo dato suggerisce come in tali pazienti la supplementazione di vitamina D, oppure una idonea modificazione del modello alimentare, potrebbe essere presa in considerazione e, comunque, che il metabolismo del calcio e la vitaminemia D dovrebbero essere studiati. Tale concetto viene ulteriormente rafforzato dal riscontro, nei pazienti ipertesi, di una correlazione inversa tra livelli di vitamina D e valori di BMI, insulinemia basale ed HOMA-IR. Questo riscontro, infatti, ulteriormente supporta il rapporto esistente tra vitamina D, dismetabolismo ed ipertensione arteriosa. Preferenza: Poster Ipertensione_3-2011.indb 169 CAP 67100 3 Metodi: Abbiamo esaminato 191 pazienti affetti da CKD di grado moderato-severo,non ancora in dialisi e senza evidenza anamnestica o clinica di eventi cardiovascolari (CV). Ogni paziente è stato sottoposto a: 1) raccolta anamnestica standardizzata e misurazione dei parametri antropometrici; 2) esami del sangue e delle urine, 3) valutazione ultrasonografica della dilatazione mediata dal flusso dell'arteria brachiale (FMD). La funzione renale è stata valutata mediante misurazione della clearance della creatinina (mCrCl), tramite l'impiego di formule (MDRD=eGFR e Crockroft-Gault = eCrCl), e determinando l'escrezione urinaria di albumina (Log A/ C) su tre campioni del primo mattino raccolti in tre giorni differenti. Risultati: Caratteristiche della coorte: M/F 127/65, età 62 ± 14 anni, diabete 48%, ipertensione 84%; PAS 137 ± 21 mmHg; PAD 79 ± 12 mmHg; PAM 99 ± 14 mmHg; PP 58 ± 17 mmHg; BMI 28 ± 4.9 kg/m2; circonferenza vita 100,4 ± 13,7 cm; colesterolo totale 219 ± 83 mg/dL, HDL 53 ± 16 mg/dL; LDL 136±74 mg/dL, trigliceridi 144 ± 74 mg/dL. I pazienti sono distribuiti omogeneamente nei vari stadi di CKD; mCrCl 64 ± 34 ml / min; eGFR 58 ± 31 ml / min; eCrCl 53 ± 31; Log A/ C 1,19 ± 0,91; protu 1,27 ± 2,24; FMD dell'arteria brachiale è stato di 13 ± 8.3%. All'analisi univariata, l'FMD correlava con l’età (r =- 0,153, p = 0,04) e la circonferenza vita (r =- 0.20; p = 0,0086), mentre non correlava con nessun fattore di rischio CV compresi gli indici di funzione renale e di flogosi. All'analisi multivariata, comprendente i principali fattori di rischio CV, l’FMD correlava solo con la circonferenza vita. In particolare, non vi erano differenze rispetto a varie categorie di controllo pressorio, alla presenza di diabete e sindrome metabolica o rispetto all'impiego di terapie farmacologiche ipolipemizzanti ed antipertensive. Conclusioni: I nostri risultati indicano che in una popolazione di soggetti affetti da CKD, l’obesità viscerale rappresenta un fattore di rischio indipendente e modificabile che si associa alla disfunzione endoteliale e di conseguenza può esser associata ad una peggior prognosi CV. Introduzione: L’ipertensione resistente (IAR) è caratterizzata da importanti alterazioni neuroumorali che sono responsabili dell’omeostasi cardiocircolatoria. Meno noti sono gli effetti di questa condizione fisiopatologica sui parametri adrenergici e metabolici. Metodi: In 8 pazienti (6 maschi) con IAR (definite da valori di pressione arteriosa, PA, non controllati e PA sistolica t 160 mmHg nonostante l’impiego di 3 farmaci antipertensivi, di cui un diuretico, a dosaggio pieno) senza apnee ostruttive notturne n. Introduzione: abbiamo valutato quali fattori di rischio si associano a disfuzione endoteliale in una corte di soggetti affetti da malattia renale cronica (CKD). P46 18 | 07 - Meccanismi e Aspetti Metabolici Cognome e Nome Seravalle Gino Luciano Indirizzo P.za Brescia 20 Città Milano CAP 20149 Fax 02 619112906 E-mail [email protected] vol. Abstract N. 138 Tel 02/55034552 2 0 11 | P45 CAP 20122 luglio-settembre Cognome e Nome Alfieri Carlo Indirizzo Via della commenda, 15 Città Milano Fax 02/55034550 E-mail [email protected] 169 ipertensione e prevenzione cardiovascolare | POSTER 9-09-2011 13:55:53 170 P49 P50 Abstract N. 76 Tel 0672594310 09 - Genetica e Farmacogenomica IL FENOTIPO NULL DEL GENE GSTT1 COME MARCATORE SESSO-SPECIFICO PER L’IPERTENSIONE ESSENZIALE R. Polimanti (1), S. Piacentini (1), N. Lazzarin (2), M.A. Re (2), D. Manfellotto (2), M. Fuciarelli (1) (1) Università degli Studi di Roma Tor Vergata, Roma-Italy, (2) Ospedale San Giovanni Calibita Fatebenefratelli, Roma-Italy n. 18 | luglio-settembre vol. 2 0 11 | ipertensione e prevenzione cardiovascolare | Cognome e Nome Polimanti Renato Indirizzo via della ricerca sceintifica 1 Città Roma CAP 00133 Fax 062023500 E-mail [email protected] 3 POSTER Cognome e Nome Cesana Francesca Indirizzo via Cadore 48 Città Monza CAP 20900 Fax 039-322274 E-mail [email protected] P51 Abstract N. 53 Tel 039-2332433 09 - Genetica e Farmacogenomica Le Glutatione S-Transferasi (GST) rappresentano la principale famiglia di enzimi detossificanti di fase 2. Negli ultimi anni numerosi studi hanno analizzato con successo la variabilità genetica di questi enzimi in relazione al rischio di insorgenza di alcune patologie complesse. Per quanto riguarda l’ipertensione arteriosa, al momento pochi studi hanno esaminato la possibile associazione tra alcune mutazioni dei geni GST e il fenotipo iperteso, ma i risultati ottenuti non hanno mostrato una associazione significativa tra variabilità dei geni GST e l’ipertensione arteriosa in tutti gli studi effettuati. L’obiettivo del nostro studio è stato verificare la possibile interazione tra variabilità genetica delle GST e l’ipertensione essenziale in soggetti italiani. In particolare, sono state prese in considerazione sia alcune varianti GST precedentemente studiate (GSTA1*-69C/T, GSTM1 positivo/null, GSTP1*I105V, GSTT1 positivo/null) e due varianti non ancora analizzate rispetto all’ipertensione (GSTO1*A140D. GSTO2*N142D). Sono stati reclutati 403 individui (193 soggetti affetti da ipertensione essenziale e 210 soggetti di controllo) nell’Ospedale Fatebenefratelli di Roma. I polimorfismi a singolo nucleotide sono stati analizzati mediante PCR-RFLP, mentre i polimorfismi di delezione mediante PCR multiplex. Tra le varianti genetiche studiate, solo il fenotipo null del gene GSTT1 è risultato significativamente più frequente nei soggetti ipertesi [p < 0,001; OR corretto = 2,24 (1,43 – 3,50)]. Analizzando separatamente i due sessi, solo le donne con ipertensione essenziale hanno una frequenza del fenotipo GSTT1 null significativamente più alta rispetto alle donne normotese [p < 0,001; OR corretto = 3,25 (1,78 – 5,95)], mentre tale caratteristica non è presente negli ipertesi di sesso maschile. Il risultato ottenuto dal nostro studio sembra indicare il fenotipo null del gene GSTT1 come marcatore sesso-specifico per l’ipertensione essenziale. Quindi, donne prive dell’ enzima codificato dal gene GSTT1 potrebbero essere più suscettibili nei confronti di fattori di rischio sesso-specifici (menopausa, utilizzo prolungato di farmaci anticoncezionali e altre terapie ormonali). Naturalmente per confermare questo dato saranno necessari ulteriori studi che indaghino l’interazione tra la variabilità genetica di GSTT1 e l’ipertensione essenziale nelle donne. Attualmente il nostro gruppo di ricerca sta approfondendo la possibile associazione ipertensione - GST, sia analizzando casistiche particolari, come l’ipertensione in gravidanza, sia ampliando l’indagine alla variabilità genetica dell’intero cluster theta, dove è localizzato il gene GSTT1. Preferenza: Comunicazione Cognome e Nome Fava Cristiano Indirizzo P.zza L.A. Scuro n.10 Città Verona Fax 0458027465 E-mail [email protected] P52 Abstract N. 60 CAP 37134 Tel 0458124414 09 - Genetica e Farmacogenomica POLIMORFISMI A SINGOLO NUCLEOTIDE E RIGIDITA’ ARTERIOSA: ANALISI PRELIMINARE IN UNA COORTE DI SOGGETTI IPERTESI IL POLIMORFISMO FUNZIONALE V433M DEL CYP4F2 E LA SINDROME METABOLICA NEGLI SVEDESI. S. Nava (1), A. Maloberti (1), M. Cairo (1), M. Stucchi (1), A. Cereda (1), P. Villa (1), P. Sormani (1), G. Colombo (1), E. Scotton (1), F. Cesana (1), C. Menni (2), G. Grassi (1), C. Giannattasio (1), G. Mancia (1) (1) Clinica Medica, Università di Milano Bicocca e Ospedale San Gerardo, Monza-Italy, (2) Dipartimento di Statistica, Università di Milano Bicocca, Monza-Italy C. Fava (1), M. Montagnana (1), E. Danese (1), P. Almgren (2), G. Engstrom (2), P. Minuz (1), O. Melander (2) (1) Università di Verona, Verona-Italy, (2) Università di Lund, Lund-Sweden Introduzione E’ nota l’associazione fra SNPs della regione 9p21 e le coronaropatie. Pochi studi, tuttavia, hanno valutato l’influenza di questa regione su fenotipi intermedi, quali la rigidità arteriosa. Abbiamo indagato l’associazione fra 384 SNPs (all’interno di ENDRA, ELN e MMP9 e 300 SNPs sul braccio corto del cromosoma 9) e PWV carotido-femorale in una coorte di pazienti ipertesi. Materiali e metodi 821 soggetti affetti da ipertensione arteriosa essenziale (età 53.9±13.7, media±SD) sono stati valutati con misurazione della pressione arteriosa, del BMI e di PWV c-f (Complior), con studio ecografico cardiaco e carotideo e con esami ematochimici. Dai campioni di sangue è stato estratto il DNA (kit Promega) e gli SNPs selezionati sono stati valutati con un chip custom-made (piattaforma Illumina BeadXpress Reader). PWV c-f è stata considerata come tratto quantitativo; età, pressione sistolica, sesso e BMI usati come fattori di correzione impostando una regressione lineare multivariata assumendo modello additivo (PLINK). La correzione per test multipli è stata applicata mediante False Discovery Rate (FDR). Risultati E’ evidente un trend di associazione con PWV c-f per rs300622 e rs2381640. L’allele C di rs300622 è associato ad un valore più elevato di PWV c-f (11.190±2.95 m/sec vs 10.717±2.68 m/sec, p=0.003) e un analogo andamento è stato osservato per l’allele C di rs2381640 (10.904±2.81 m/sec vs 10.522±2.49 m/sec, p=0.003). Tuttavia i due SNPs non hanno superato la correzione per test multipli (FDR 0,6). Nella popolazione studiata, rs300622 risulta significativamente associato a IMTdx. Discussione Le ridotte dimensioni del campione sono verosimilmente responsabili della perdita di significatività dell’associazione di PWV c-f con i due SNPs dopo la correzione per test multipli, tuttavia i nostri dati suggeriscono che la rigidità arteriosa potrebbe essere regolata da SNPs della regione 9p21. Obiettivo: La base genetica della sindrome metabolica (SM) è ampiamente sconosciuta, tuttavia un suo legame con la sensibilità al sale è noto. Il citocromo P450, isoforma 4F2 (CYP4F2) è coinvolto nella produzione renale di acido 20-idrossieicosatetraenoico (20HETE), sostanza natriuretica associata alla sensibilità al sale ed all’ipertensione. Lo stesso enzima è implicato nella Ȧ-idrossilazione degli acidi grassi liberi a lunga e media catena nel fegato suggerendo una possibile influenza sulle componenti gluco-metaboliche della SM. Lo scopo dello studio era la valutazione dell’effetto del polimorfismo (SNP) CYP4F2 V433M, una variante funzionale precedentemente associata con l’ipertensione attraverso un meccanismo legato al riassorbimento renale di sodio sulle componenti individuali della SM e la SM stessa secondo le definizioni proposte da diverse società scientifiche internazionali. Metodi: Lo SNP è stato genotipizzati nal braccio cardiovascolare dello studio “Malmö Diet and Cancer” (MDC-CVA; n=5154) e successivamente nel “Malmö Preventive Project” (MPP; n=18084), sia al basale sia dopo una media di 23 anni di follow-up. Risultati: Nel MDC-CVA, gli uomini, portatori di almeno una variante CYP4F2 433M avevano un incremento significativo di circonferenza vita, trigliceridi, pressione arteriosa e di una somma dei fenotipi legati alla SM (SM score) oltre che livelli inferiori di HDL-colesterolo rispetto agli omozigoti CYP4F2 433VV. La prevalenza di SM, come definita dall’ATPIII e dall’AHA/NHLBI, era più frequente nei portatori di un allele 433M rispetto agli omozigoti 433VV. Nella cohorte MPP, un’associazione significativa è stata trovata solamente per i trigliceridi al basale e per la pressione diastolca al follow-up sempre nei maschi portatori di almeno un allele M. Conclusione: L’iniziale associazione tra CYP4F2 V433M e componenti della SM oltre che dalla SM stessa, nel MDC-CVA, è stata parzialmente smentita in una cohorte più ampia. La prima associazione potrebbe essere un risultato falsamente positivo o, in alternativa, una differenza in altre variabili potrebbe avere nascosto l’effetto del polimorfismo nel secondo studio. Preferenza: Poster Preferenza: Poster Ipertensione_3-2011.indb 170 9-09-2011 13:55:54 POSTER Abstract N. 197 P54 CAP 34149 Abstract N. 88 10 - Sistema Nervoso Tel 040 3994319 10 - Sistema Nervoso EFFETTI DELL’INSULINO-RESISTENZA SULLA FREQUENZA CARDIACA A RIPOSO, LA SENSIBILITÀ BAROCETTIVA E GLI INDICI DI MODULAZIONE AUTONOMICA CARDIOVASCOLARE STRESS OSSIDATIVO E SENSIBILITA' DEL BARO RIFLESSO, DOPO DIETA ARRICCHITA DI OMEGA 3, IN UN MODELLO SPERIMENTALE DI MENOPAUSA NEL RATTO. JE Ochoa (1), M Correa (2), JA Gallo (3), JG McEwen (2), G Bilo (4), D Aristizabal (3), G Parati (1) (1) Univ. Milano-Bicocca, Ist. Auxologico It IRCCS, Milano-Italy, (2) Dipartamento di Biologia Cellulare, Corporacion para Investigaciones Biologicas, Medellin-Columbia, (3) Scuola di Medicina, Universidad de Antioquia, Medellín-Columbia, (4) Dip. di Cardiol., IRCCS Ist. Auxologico It., Milano-Italy P. Losurdo (1), M. Jevnikar (1), E. Panizon (1), M. Zanetti (1), G. Gortan Cappellari (1), L. Macaluso (1), G. Biolo (1), B. Fabris (1), M. Bardelli (1), S. Mazzucco (1), F. Fischetti (1), R. Carretta (1) (1) DUC di Scienze Mediche, Chirurgiche e della Salute, Università di Trieste, Trieste-Italy Introduzione: La menopausa diminuisce la sensibilità del riflesso dei barocettori (SRBr) sia nella donna che in modelli sperimentali. L'esercizio fisico e la terapia con estrogeni migliorano la SRBr, riducendo lo stress ossidativo (SO). Obiettivo: Valutare se anche una dieta arricchita con acidi grassi omega 3 sia efficace nel ridurre lo SO e migliorare la SRBr, in un modello sperimentale di menopausa nel ratto. Materiali e metodi: Lo studio è stato condotto su 21 ratti femmine Wistar Kyoto di 6 mesi di età suddivisi in 3 gruppi: A) controllo: chirurgia sham -dieta normale (CTRL)-, B) ovariectomia: -dieta normale (OVX)-, C) ovariectomia: dieta + ȍ3 (0,8g/Kg/die mediante gavage quotidiano) (OVX + ȍ3)-. Dopo 60 giorni, sono state misurate a) la sensibilità del baro riflesso (fenilefrina 0,2-0,6 ȝg/Kg, frequenza e pressione da catetere femorale, animali anestetizzati) e b) lo stress ossidativo in anelli di aorta (metodica SOD-inhibitable cytochrome C reduction assay). Risultati: n. 3 Introduzione. Si pensa che l’insulino-resistenza (IR) e l’associata iperinsulinemia contribuiscano alla patogenesi dell’ipertensione e di alterazioni cardiovascolari (CV) attraverso i loro effetti sul sistema nervoso autonomo. Scopo del presente studio e' stato valutare gli effetti dell’IR sulla frequenza cardiaca a riposo, sulla sensibilita' barocettiva (SBR) e sulla modulazione autonomica CV. Metodi. Nel contesto di uno studio epidemiologico sulla prevalenza dei fattori di rischio CV nella citta'di Medellin (Colombia), sono stati studiati 800 soggetti. Per la presente analisi sono stati selezionati 85 soggetti non diabetici, con pressione arteriosa (PA) diastolica convenzionale 85mmHg (>70ºpercentile della curva di distribuzione di PA nella popolazione) e senza terapia per l’ipertensione. I soggetti sono stati raggruppati in terzili di IR, sulla base della distribuzione dei valori di indice HOMA. La modulazione autonomica CV è stata valutata mediante analisi spettrale su 10 minuti di registrazione continua di ECG e PA (Task Force Monitor). L'intervallo R-R (IRR, msec) e la rispettiva deviazione standard (SDRRI) sono stati calcolati. La SBR e' stata valutata sia con il metodo delle sequenze che con il coefficiente alfa, e le componenti spettrali a bassa (LF) ed alta frequenza (HF) della variabilita' della frequenza cardiaca (VFC) sono state quantificate. Risultati. L’analisi multivariata dopo aggiustamento per età, sesso, IMC, abitudine al fumo e PA sistolica mostrava un significativo effetto dell’IR per tutti i parametri considerati. L'IR era associata con un incremento della frequenza cardiaca a riposo, una ridotta SBR (slopes sequenze e coefficiente alfa) e indici "parasimpatici" (HF e SDRRI) di modulazione autonomica cardiaca più bassi (vedi Conclusioni: La dieta arricchita in omega 3, porta un deciso miglioramento nella SRBr, riducendo, verosimilmente, le specie reattive dell'ossigeno, molecole chiave nella regolazione della trasmissione nervosa simpatica sia centrale che periferica. Cognome e Nome Nazzaro Pietro Indirizzo pza G. Cesare, 11 Città Bari CAP 70124 Preferenza: Comunicazione Fax 080 5592253 E-mail [email protected] P55 Abstract N. 143 Tel 080 5592253/5593659 P56 10 - Sistema Nervoso M.F. De Caro (1), C. Spinelli (1), M. Borgese (1), G. Schirosi (1), L. Debenedittis (1), M. Petruzzellis (1), F. Federico (1), P. Nazzaro (1) (1) Dip.Scienze Neurologiche e Psichiatriche-Stroke Unit-Univerità di Bari, Bari-Italy Preferenza: Comunicazione Ipertensione_3-2011.indb 171 L’INSUFFICIENTE CONTROLLO PRESSORIO INDUCE IL DEFICIT DELLE FUNZIONI COGNITIVE ESECUTIVE IN IPERTESI DI GRADO LIEVE-MODERATO Introduzione. L’ipertensione è associata al declino cognitivo. Scopo dello studio è capire il nesso tra controllo pressorio e profilo cognitivo, a prescindere dal trattamento. Metodi. Tramite visita (off) ed ABPM (day/night), 156 ipertesi di grado 1-2 con efficace (HCHTN) e 127 con insufficiente (LC-HTN) controllo pressorio sono stati sottoposti a tests sulle funzioni cognitive ed esecutive globali (MMSE e FAB), mnestico-verbali a lungo-breve termine (Memoria di Prosa, Span Diretto ed Inverso), attentivo/esecutive (Matrici, Stroop, Fas, Clock) calcolate per punteggi corretti per età, sesso e scolarità. SBPoff-day % è servita come misura dell’effetto “camice bianco” (WCeff). Lo spessore intima-media carotideo (IMT) è servito come indice di danno vascolare preclinico. Risultati. Risultano peculiari differenze (m±d.s.: *p<.05; **p<.01; ***p<.001 vs HC-HTN): SBP/DBPoff SBP/DBPday SBP/DBPnight IMT WCeff HC-HTN 123±9/80±5 129±10/80±7 108±12/65±8 0,83±0.2 -6.4±1 LC-HTN 146±13/90±8*** 139±14/84±8*** 119±17/70±9*** 0.93±0.2*** 7.7±14.5*** FAB MATRICI STROOP-Tempo FAS HC-HTN 16.2±1 48.8±5.3 19.2±9.7 31.8±9.1 LC-HTN 15.4±2.3** 46.8±6,8* 22±11.6* 28.6±10.2** L’analisi di Pearson in LC-HTN, controllata per storia ipertensiva e di trattamento, IMT ed assetto metabolico, ha mostrato le relazioni tra SBPoff e MMSE (-0.366**), FAB (-0.266*), CLOCK (-0.350***) e STROOP-Errori (0.427***) e tra WCeff e FAB (-0.414*), CLOCK (0.323**) e STROOP-Errori (0.284*). La regressione lineare evidenzia l’associazione tra SBPoff e MMSE (-.336, p<.001), FAB (-.238, p<.05), STROOP-Errori (.385, p<.001) e CLOCK (-.311, p<.01). Discussione. I risultati mostrano che lo scarso controllo pressorio, associato al WCeff, influenza le funzioni esecutive, inducendo il rallentamento delle capacità di inibizione di risposte automatiche e di pianificazione mentale e suggeriscono l’utilità dell’indagine neurocognitiva negli ipertesi. ipertensione e prevenzione cardiovascolare | tabella). Conclusione. I nostri risultati evidenziano un significativo effetto dell’IR sulla frequenza cardiaca a riposo, la modulazione del baroriflesso cardiaco e la VFC in soggetti con PA elevata, supportando un ruolo patogenetico di questa condizione attraverso alterazioni della modulazione autonoma CV. luglio-settembre 2 0 11 | Preferenza: Poster 18 | P53 Cognome e Nome Carretta Renzo Indirizzo strada per Fiume 449 Città Trieste Fax 040 912881 E-mail [email protected] Tel 02 619112949 vol. Cognome e Nome Parati Gianfranco Indirizzo Via Spagnoletto 3 Città Milano CAP 20132 Fax 02 619112956 E-mail [email protected] 171 9-09-2011 13:55:56 172 P57 Cognome e Nome Lattuada Salvatore Indirizzo Via Mazzini 88 Città Alzano Lombardo Fax o353064290 E-mail [email protected] Abstract N. 36 3 n. 18 | vol. 2 0 11 | luglio-settembre ipertensione e prevenzione cardiovascolare | 11 - Terapia, Farmaeconomia e Farmacosorveglianza S. Lattuada (1), G. Patelli (1), B. Damascelli (1), A. Rossi (1), S. Mannino (1), G. Bertulezzi (1) (1) Ospedale Pesenti Fenaroli, Alzano Lombardo-Italy Introduzione. Gli studi clinici indicano che almeno il 10 % dei pazienti ipertesi non ottengono un adeguato controllo pressorio nonostante una appropriata e multipla terapia farmacologica. Tali pazienti hanno un rischio cardiovascolare talmente alto che è stato considerato etico un approccio terapeutico invasivo.Lo studio HTN-2 ha evidenziato come la denervazione simpatica renale con radiofrequenza è in grado di ottenere un significativo decremento pressorio in una popolazione di pazienti con ipertensione resistente.Dal dicembre 2010 abbiamo sottoposto quattro pazienti con ipertensione resistente a tale procedura. Materiali e metodi. Sono stati considerati candidati per la procedura 4 pazienti (tre maschi ed una femmina) con età media di 74 anni, in trattamento cronico con 4-5 farmaci antiipertensivi di cui un diuretico, due pazienti con danno d'organo grave (IMA, TIA) , un paziente affetto da diabete II.Per l'arruolamento, oltre ai criteri attuali per l'indicazione, si è introdotto un criterio più selettivo basato sul monitoraggio ambulatoriale della pressione arteriosa sulle 24 ore (ABPM). Sono stati considerati resistenti i pazienti con PA sulle 24 ore superiore a 140/90 mm/hg in occasione di due ABPM, di cui uno eseguito in regime di ricovero ospedaliero. Risultati: La sistolica media sulle 24 ore è risultata nei 4 pazienti ai tempi pre procedura, 24 ore dopo, 15 giorni dopo, un mese dopo rispettivamente di 173, 140, 150, 151 mmHg.La diastolica media sulle 24 ore è risultata nei 4 pazienti ai tempi pre procedura, 24 ore dopo, 15 giorni dopo, un mese dopo rispettivamente di 91, 75, 80, 81 mmHg.In tutti i pazienti la procedura è stata ben tollerata e non ha comportato effetti collaterali.La funzionalità renale è risultata invariata. In due pazienti si è ridotta, dal 15 ' giorno e dal 30' la terapia antiipertensiva. Conclusioni. Nella nostra casistica iniziale di 4 pazienti, la procedura di denervazione simpatica renale con radiofrequenza è stata ben tollerata ed ha comportato un significativo decremento pressorio in tutti i pazienti e tale da consentire, per ora, una riduzione della terapia in due pazienti. Preferenza: Poster Cognome e Nome Avenatti Eleonora Indirizzo Via Genova 3 Città Torino CAP 10126 Fax 0116336931 E-mail [email protected] Abstract N. 45 Tel 0353064293 LA DENERVAZIONE SIMPATICA RENALE CON RADIOFREQUENZA. PRIMI RISULTATI IN PAZIENTI CON IPERTENSIONE ARTERIOSA RESISTENTE P59 CAP 24022 P58 POSTER Tel 0116336959 P60 12 - Tecniche di Imaging DILATAZIONE ATRIALE SINISTRA NELL’IPERTENSIONE ESSENZIALE: RUOLO NELLO STUDIO DELLA CARDIOPATIA IPERTENSIVA IN PAZIENTI NEVER TREATED A. Milan (1), E. Avenatti (1), S. Abram (1), A. Fabbri (1), D. Leone (1), A. Vairo (1), M. Chiarlo (1), C. Di Stefano (1), J. Burrello (1), F. Veglio (1) (1) Università degli Studi di Torino, torino-Italy L'ipertensione arteriosa è una causa comune di danno d'organo cardiaco (DOc); l'ipertrofia ventricolare sinistra (IVSx) ed il rimodellamento concentrico (RC) sono considerati ad oggi i soli DOc indotti dall'ipertensione. Questo studio è stato disegnato per valutare l’impatto della valutazione della dilatazione atriale sinistra (DASx) nella quantificazione del danno d'organo cardiaco.In un totale di 100 pazienti (57% maschi, età media 46.8±11.7, media ± DS) affetti da ipertensione arteriosa essenziale e mai sottoposti a trattamento farmacologico specifico sono stati valutati con metodica ecocardiografica la morfologia ventricolare, la funzione sistolica e diastolica e le dimensioni atriali sinistre (lineari e volumetriche).Il 14% dei soggetti presentava IVSx, e il 25% RC; tra i restanti pazienti, l’alterazione più frequente era rappresentata dalla DASx (prevalenza globale 75%). I pazienti con almeno un parametro compatibile con disfunzione diastolica (DD) erano il 22%, ma la DD era l’unica alterazione in solo l’1% dei casi. Il volume dell’ASx indicizzato per superficie corporea (BSA) è risultato il parametro più sensibile nell’individuazione di alterazioni cardiache indotte dall’ipertensione. La prevalenza globale di tali alterazioni raggiungeva il 73% nella popolazione in studio. La valutazione della presenza di rimodellamento concentrico e dilazione atriale sinistra potrebbero quindi garantire una migliore valutazione del danno d’organo cardiaco associato all’ipertensione e una migliore stratificazione del rischio cardiovascolare in pazienti ipertesi che non mostrano segni di IVSx. Preferenza: Comunicazione Ipertensione_3-2011.indb 172 9-09-2011 13:55:57 Tel 024029510 08 - Epidemiologia e Aspetti Clinici BASSI LIVELLI SIERICI DI 25-IDROSSIVITAMINA D SONO ASSOCIATI A IPERTROFIA VENTRICOLARE SINISTRA NELL’IPERTENSIONE ESSENZIALE PATTERN GEOMETRICO DEL VENTRICOLO SINISTRO E PROFILO PRESSORIO DELLE 24 ORE IN PAZIENTI GRANDI ANZIANI F. Fallo (1), C. Catena (2), V. Camozzi (3), G. Luisetto (3), C. Cosma (4), M. Plebani (4), M. Lupia (5), F. Tona (5), D. Capizzi (1), L.A. Sechi (2) (1) Dip. di Scienze Mediche e Chirurgiche, Università di Padova, Padova-Italy, (2) Dip. di Patologia e Medicina Sperimentale e Clinica, Università di Udine, Udine-Italy, (3) Div. di Endocrinologia, Università di Padova, Padova-Italy, (4) Dip. di Medicina di Laboratorio, Università di Padova, Padova-Italy, (5) Dip. di Scienze Cardiache, Toraciche e Cardiovascolari, Università di Padova, Padova-Italy A. Esposito (1), S. Carugo (1), D. Solari (1), A. Pernigotti (1), M. Monti (2), C. Redaelli (1), M. Maisaidi (3), F. Magrini (3), G. Mancia (4) (1) Dipartimento Toraco-Polmonare e Cardiocircolatorio, Policlinico di Milano; PAT; Università di Milano, Milano-Italy, (2) Pio Albergo Trivulzio (PAT), Milano-Italy, (3) Dipartimento Toraco-Polmonare e Cardiocircolatorio, Policlinico di Milano;Università di Milano, Milano-Italy, (4) Dipartimento di Medicina Clinica, Università di Milano-Bicocca, Ospedale S. Gerardo, Monza, Monza-Italy Bassi livelli sierici di 25-idrossivitamina D [25(OH)D] possono avere un ruolo importante nel predisporre all’ipertensione arteriosa e alle malattie cardiache. Abbiamo studiato la relazione tra 25(OH)D e struttura e funzione del ventricolo sinistro, valutata con ecocardiografia, in una serie di pazienti con ipertensione essenziale. Sono stati studiati 62 pazienti (32M/30F) con ipertensione arteriosa di recente diagnosi, mai trattati, età 18-65 anni, grado 1-2 di ipertensione. Venivano esclusi i soggetti affetti da diabete mellito, obesità, dislipidemia, malattie cardiopolmonari, epatiche o renali. Come controlli sono stati studiati 24 soggetti sani normotesi, simili per sesso, età e indice di massa corporea. Il gruppo dei pazienti ipertesi (n=28) con deficienza di 25(OH)D, definita come livelli sierici di 25(OH)D <50 nmol/L, avevano una prevalenza di ipertrofia ventricolare sinistra maggiore di quella presente nel gruppo di pazienti (n=34) senza deficit di 25OHD (57.1 vs 17.6 %, P=0.02); nessuna differenza veniva rilevata tra i due gruppi riguardo i livelli di pressione arteriosa, e di altri parametri biochimici e ormonali. Emergeva una correlazione inversa significativa tra indice di massa ventricolare sinistra e i livelli di 25(OH)D (r= –0.366, P<0.0003) e una correlazione diretta significativa tra indice di massa ventricolare sinistra e indice di massa corporea (r=0.333, P<0.006) nell’intera popolazione ipertesa. Le due variabili rimanevano indipendentemente associate con l’ipertrofia ventricolare sinistra alla analisi di regressione logistica multivariata (OR 1.05, P <0.005 e OR 1.25, P=0.03, rispettivamente). La prevalenza del deficit di 25(OH)D era simile nei pazienti con ipertensione essenziale e nei controlli (45.1 vs 41.6 %, P=0.89), dove nessuna correlazione tra parametri ecocardiografici e livelli ormonali era presente. Conclusioni: In assenza di maggiori fattori di rischio cardiovascolare, la deficienza di 25(OH)D è un riscontro frequente nei pazienti con ipertensione essenziale ed è indipendentemente associata all’ipertrofia ventricolare sinistra. Preferenza: Comunicazione Cognome e Nome Cosentino Eugenio Roberto Indirizzo via Albertoni 15 Città Bologna CAP 40139 Fax 051356612 E-mail [email protected] P63 Abstract N. 203 Tel 0516362212 08 - Epidemiologia e Aspetti Clinici Introduzione: pochi studi hanno valutato la correlazione tra profilo pressorio delle 24 ore e pattern geometrico del ventricolo sinistro in pazienti grandi anziani (ultranovantenni). Scopo di questo studio e' stato pertanto valutare la massa ventricolare sinistra (MVS) e la pressione arteriosa ambulatoriale della 24 ore (MAP) in questa particolare popolazione. Materiali e Metodi: Abbiamo studiato 106 pazienti (90 F, 16 M) degenti nel nostro Istituto Geriatrico, con eta' > 90 anni (eta' media 95 anni; range 90-106 anni). Sono stati sottoposti a visita, misurazione della PA, FC, esami ematochimici, ECG, ecocardiogramma e MAP 24 h. La PA clinica e' stata calcolata attraverso la media di tre misurazioni e il MAP e' stato eseguito mediante Spacelab. La MVS e' stata definita attraverso due criteri sesso-specifici (MVSI > 125 g/m2 in M, e 110 g/m2 in F; MVSI > 51 g/h2.7 in M e 47 g/h2.7 in F). Abbiamo considerato dipping un calo notturno della PA maggiore del 10% sia per la sistolica che per la diastolica, ridotto dipping e non dipping un calo pressorio rispettivamente tra 5 e 10% e minore del 5%; ed infine reverse pattern un aumento della PAS e/o PAD durante la notte. Durante lo studio 20 pazienti sono morti o non hanno dato il loro consenso all'esecuzione degli esami strumentali. Risultati: Il 69% dei pazienti (59 pz) presentava IVS (MVSI media: 125 ± 41 g/m2; 55,9 ± 19.5 g/ h2.7) e il 63% (37 pz) di questi soggetti aveva un'anamnesi positiva per ipertensione arteriosa. Nel 75% dei pazienti (64 pz) era presente disfunzione diastolica (E/A<1) e di questi, il 58% (37 pz) erano ipertesi. Per quanto riguarda la geometria del ventricolo sinistro, il 53% (46 pz) e il 15% (13 pz) presentava rispettivamente IVS concentrica ed eccentrica; il 19% (16 pz) aveva un rimodellamento concentrico e il 13% (11 pz) mostrava un pattern normale. Il 59% degli ipertesi mostrava IVS concentrica, mentre gli altri patterns erano 16% IVS eccentrica, 14% rimodellamento concentrico e 12% pattern normale. Per il MAP, abbiamo riscontrato un reverse pattern nel 49% e nel 29% dei pazienti rispettivamente per la PAS e per la PAD; un profilo non dipping nel 21% per la PAS e nel 40% per la PAD; un ridotto dipping nel 10% per la PAS e nel 17% per la PAD; un profilo dipping nel 20% per la PAS e nel 14% per la PAD, rispettivamente. Discussione: i nostri risultati suggeriscono che la grande maggioranza dei grandi anziani presenta ipertrofia del ventricolo sinistro, specialmente con un pattern concentrico, e mostra un profilo pressorio delle 24 ore con riduzione o addirittura Cognome e Nome Giuseppe calo pressorio notturno. inversione delMule' fisiologico Indirizzo Via del Vespro, 129 Città Palermo Preferenza: Fax 0916554331 Comunicazione E-mail [email protected] P64 Abstract N. 204 CAP 90127 Tel 0916554578 05 - Rene IL PESO DELL’IPERTENSIONE ARTERIOSA NELLA GENESI DELL’INSUFFICIENZA CARDIACA RELAZIONE TRA ALDOSTERONE PLASMATICO E MASSA VENTRICOLARE SINISTRA IN PAZIENTI IPERTESI CON MALATTIA RENALE CRONICA LIEVE-MODERATA. E. R. Cosentino (1), E. R. Rinaldi (1), F. Santi (1), D. Degli Esposti (1), S. Bacchelli (1), M. Veronesi (1), M. Rosticci (1), V. Immordino (1), S. Camilli Meletani (1), C. Borghi (1) (1) Dipartimento di Medicina Interna, Bologna-Italy G. MULE' (1), E. NARDI (1), M. MOGAVERO (1), L. GUARINO (1), F. VACCARO (1), A. PALERMO (1), G. ANDRONICO (1), G. CERASOLA (1), S. COTTONE (1) (1) Università di Palermo - DIMIS, Palermo-Italy Introduzione:. L’insufficienza cardiaca (IC) è una delle maggiori cause di mortalità nella popolazione anziana, al punto da essere spesso considerata come una vera e propria epidemia. L’ipertensione arteriosa rappresenta una delle maggiori cause soprattutto nella popolazione anziana. Il trattamento di questa patologia attraverso un programma di gestione ambulatoriale specialisticaintegrata (GSI) si propone di garantire una maggiore efficacia terapeutica e un miglior controllo dei fattori di rischio cardiovascolari. Obiettivo:è stato quello di valutare le caratteristiche cliniche e il peso dei fattori di rischio cardiovascolari dei pazienti affetti da cardiopatia ipertensiva afferiti presso il nostro ambulatorio dello scompenso cardiaco e seguiti attraverso un programma di GSI. Soggetti e metodi: 100 pts con segni clinici e strumentali di IC arruolati dal 2006 dopo almeno 1 ricovero clinico per IC (55 M e 45 F,età media 73 anni,range 43-96). All’ingresso sono state eseguite una valutazione clinica e laboratoristica, con determinazione della classe NYHA, del BNP, ed una ecocardiografica Risultati: tra i fattori di rischio cardiovascolari, il 23% della popolazione era affetto da diabete mellito, il 12% aveva avuto un evento ischemico cerebrale, il 29% era affetto da insufficienza renale cronica, il 45% aveva una fibrillazione atriale e il 53% della popolazione era ipercolesterolemico. La frazione di eiezione (FE%) era di 61±8, il volume telediastolico (EDV/ml) era di 93±24, il volume telesistolico (ESV/ml) era di 30±14, il diametro dell’atrio di sinistro era di 4.2±0.6, il diametro dell’aorta ascendente (cm) era di 2.5±0.8, il rapporto E/A era di 0.83±0.21 e infine i valori basali di BNP (pg/ml) erano di 353±261. Conclusioni: Le caratteristiche cliniche della nostra popolazione supportano ancora una volta il ruolo dell’ipertensione arteriosa e dei fattori di rischio CV nella genesi dell’IC e pongono una maggiore attenzione alla forma di scompenso di tipo diastolico con una aumentata incidenza nella popolazione anziana. Nella nostra esperienza l’approccio GSI rimane un elemento fondamentale per la prevenzione ed il trattamento dei fattori di rischio cardiovascolari Introduzione: I livelli di aldosterone plasmatico (ALD) sono generalmente aumentati nei soggetti con insufficienza renale cronica, specie in fase terminale. Solide evidenze cliniche e sperimentali indicano che l’aldosterone gioca un ruolo fondamentale nell’indurre la comparsa di alterazioni morfo-funzionali cardiache. D’altra parte è noto che i pazienti ipertesi con disfunzione renale, anche lieve, presentano un’aumentata prevalenza di danno d’organo cardiovascolare. Poco indagate sono le relazioni tra aldosteronemia e massa ventricolare sinistra in soggetti con malattia renale cronica (CKD) lieve-moderata. Scopo: L’obiettivo del nostro studio è stato quello di analizzare la relazione tra i livelli plasmatici dell’aldosterone e la massa ventricolare sx in un gruppo di pazienti ipertesi con CKD, agli stadi I, II e III della classificazione della National Kidney Foundation. Metodi: Sono stati arruolati 194 pazienti ipertesi con CKD I-III, età media 46 ± 12 anni, dei quali il 70 % di sesso maschile. Tutti i soggetti hanno effettuato raccolta urinaria delle 24 ore per il dosaggio dell’albuminuria e degli elettroliti, e sono stati sottoposti, ove necessario dopo wash-out da farmaci anti-ipertensivi di 2 settimane, a prelievo ematico per il dosaggio dei parametri bioumorali di routine, dell’attività reninica plasmatica (PRA) e dei livelli di aldosteronemia, determinati mediante metodica radioimmunologica. Sono stati, inoltre, eseguiti, monitoraggio ambulatoriale della pressione arteriosa (PA) delle 24 h ed ecocardiogramma. La massa ventricolare sx, calcolata secondo la formula dell’American Society of Echocardiography, è stata indicizzata per l’altezza2.7 (LVMH2.7). Il filtrato glomerulare (eGFR) è stato stimato mediante l’equazione a 4 variabili dello studio MDRD. Risultati: I pazienti con CKD ed ipertrofia ventricolare sx (LVMH2.7 > 51 g/m2.7) hanno mostrato livelli più elevati di ALD (p = 0.001), rispetto a quelli senza ipertrofia, differenza che è rimasta statisticamente significativa (p < 0.01) anche dopo correzione per età, sesso, PAS delle 24 ore, BMI e PRA. Una correlazione statisticamente significativa è stata osservata tra ALD e LVMH2.7 (r = 0.26; p < 0.001). Tale associazione è risultata essere indipendente da vari fattori confondenti (età, sesso, PAS 24-h , BMI, albuminuria, PRA ed eGFR) all’analisi di regressione multipla (beta = 0.22; p = 0.001) Conclusioni: I nostri risultati sembrano suggerire che l’aumento della massa ventricolare sinistra, già documentato nei pazienti con disfunzione renale di grado lieve-moderato, possa essere in parte mediato da un incremento dei livelli di aldosterone. Preferenza: Comunicazione Preferenza: Comunicazione Ipertensione_3-2011.indb 173 3 Abstract N. 66 CAP 20146 n. 06 - Meccanismi Ormonali e Ipertensione Endocrina P62 18 | Abstract N. 20 Cognome e Nome Esposito Arturo Indirizzo Via Trivulzio 15 Città Milano Fax 024029392 E-mail [email protected] vol. P61 Tel 049 8212654 2 0 11 | CAP 35128 luglio-settembre Cognome e Nome Fallo Francesco Indirizzo Via Ospedale 105 Città Padova Fax 049 8218744 E-mail [email protected] 173 ipertensione e prevenzione cardiovascolare | POSTER 9-09-2011 13:55:58 174 Cognome e Nome Izzo Raffaele Indirizzo Via S. Pansini 5 Città Napoli Fax 0817462256 E-mail [email protected] P65 Cognome e Nome Mazza Alberto Indirizzo Viale Tre Martiri,140 Città ROVIGO Fax 0425-394157 E-mail [email protected] Tel 0817462211 P66 08 - Epidemiologia e Aspetti Clinici Abstract N. 7 Tel 0425-394567 11 - Terapia, Farmaeconomia e Farmacosorveglianza EFFICACIA ANTIPERTENSIVA DI ALISKIREN ED EFFETTI SUL DANNO D’ORGANO CARDIACO E RENALE NELL’IPERTESO AD ALTO RISCHIO CARDIOVASCOLARE: STUDIO DI FOLLOW-UP A 12 MESI E. Gerdts (1), G. de Simone (2), R. Izzo (3), M. De Marco (2), G. Casalnuovo (2), R. Giudice (3), N. De Luca (3), B. Trimarco (3) (1) Institute of Medicine, University of Bergen, Bergen-Norway, (2) DPT di Medicina Clinica e Sperimentale Università Federico II, Napoli-Italy, (3) DPT di Medicina Clinica, Scienze Cardiovascolari ed Immunologiche Università Federico II, Napoli-Italy A. Mazza (1), D. Montemurro (2), L. Rampin (3), M. Zuin (1), L. Schiavon (1), S. Zorzan (1), E. Ramazzina (1) (1) SOC di Medicina Interna - Azienda ULSS 18 Rovigo, ROVIGO-Italy, (2) Dipartimento di Medicina e Cardiologia, ULSS 19, Adria-Italy, (3) Servizio di Medicina Nucleare AULSS 18 ROVIGO, ROVIGO-Italy Introduzione: L'impatto dell'obesita' sulla prevalenza di danno d'organo nell'ipertensione arteriosa necessita di ulteriori chiarimenti. Metodi: Sono stati analizzate ecografie carotidee (interna o comune) ed ecocardiogrammi effettuati in 10.800 pazienti ipertesi senza malattie cardiovascolari, partecipanti al network CampaniaSalute. La popolazione e' stata divisa in gruppi secondo la classe di indice di massa corporea (BMI). Il danno d'organo e' stato definito rispettivamente come placca ateromasica (>1.3 di spessore medio intimale) o ipertrofia ventricolare sinistra (LVH per >47 o 49 g/m2.7 in donne o uomini). Risultati: I pazienti erano in maggioranza sovrappeso o obesi (Tavola 1). Nonostante il maggior impiego di una terapia combinata, gli obesi mostravano pressione (BP) piu' elevata e maggior frequenza di placche carotidee e LVH (Tavola 1). In analisi multivariate, l'obesita' era associata ad aumento della prevalenza di placche carotidee del 21% (95%[CI]: 7-36%), ad un prevalenza di 3.7 volte superiore di LVH (95% CI: 3.32-4.18) e ad un prevalenza di 2.4 volte maggiore di danno d'organo vascolare e cardiaco combinato (95% CI: 2.12-2.78, tutti p<0.01), indipendentemente dal sesso, eta', presenza di diabete, pressione sistolica e terapia antiipertensiva. Conclusioni: Nei pazienti ipertesi del CampaniaSalute Network, l'obesita' e' associata a maggiore prevalenza di LVH ed a aumento della prevalenza di placche carotidee. Introduzione – L’inibizione farmacologica diretta della renina oltre alla sua comprovata efficacia antipertensiva (EA) sembra svolgere un ruolo peculiare sul danno d’organo (OD). Scopo dello studio è stato di verificare l’EA, gli effetti sull’OD cardiaco e renale e la tollerabilità di Aliskiren, un inibitore diretto della renina, in soggetti ipertesi ad elevato rischio cardiovascolare e con pressione arteriosa (PA) non controllata (>130/80 mmHg) nonostante una duplice terapia anti-ipertensiva. Materiali e metodi. 47 ipertesi (27 maschi e 20 femmine) con età media di 59r11.1 anni, hanno ricevuto Aliskiren alla dose di 150-300 mg in unica somministrazione giornaliera per 12 mesi. Le variazioni della PA clinica e di quella monitorata per 24h, della massa indicizzata del ventricolo sinistro (MIVS, in g/m2), del volume di filtrazione glomerulare (VFG, in ml/min/1.73m2) misurato con scintigrafia renale (TC99m-DTPA) e dell’albuminuria-24h (in mg/L) sono state valutate all’arruolamento ed al follow-up con l’analisi della varianza per misure ripetute. Risultati. Aliskiren ha determinato una significativa riduzione di PA clinica sistolica (32 mmHg, p<0.0001) e diastolica (-13.5 mmHg, p<0.0001), PA media-24h (sistolica -9.2 mmHg, p<0.0001, diastolica -5.1 mmHg, p<0.003), MIVS (128.7r27.17g/m2Æ113.8r27.7, p<0.005) e dell’ albuminuria (57.4r16.2Æ21.3r41, p<0.02). Nessun effetto è stato invece evidenziato sul VFG (61.3r15.4Æ61.5r20.0, NS). Reazioni farmacologiche avverse hanno causato l’abbandono dello studio da parte di 4 soggetti (3 per disturbi gastrointestinali, 1 per alopecia). Tavola: Conclusioni: Aliskiren oltre a confermare la sua EA sia sulla PA clinica che monitorata, è in grado di modulare la progressione dell’OD in particolare a livello cardiaco; il VGF si è mantenuto stabile, mentre l’albuminuria si è ridotta significativamente. Aliskiren si è dimostrato ben tollerato anche in combinazione con altri farmaci attivi sul sistema reninaangiotensina. 2 0 11 | luglio-settembre ipertensione e prevenzione cardiovascolare | CAP 45100 L’OBESITA’ AUMENTA LA PREVALENZA DI DANNO D’ORGANO CARDIOVASCOLARE NELL’IPERTENSIONE ARTERIOSA (PROGETTO CAMPANIASALUTE) vol. 18 | n. 3 Abstract N. 165 CAP 80131 POSTER Preferenza: Comunicazione Preferenza: Comunicazione Cognome e Nome Morisco Carmine Indirizzo Via S. pansini n. 5 Città Napoli CAP 80131 Fax 0817462256 E-mail [email protected] P67 Abstract N. 129 Tel 0817462256 P68 08 - Epidemiologia e Aspetti Clinici L’ETA' DI INSORGENZA DI IPERTENSIONE ARTERIOSA CONDIZIONA I DETERMINANTI DI IPERTROFIA VENTRICOLARE SINISTRA F. Buono (1), S. Crispo (1), S. De Gennaro (1), G. Pagano (1), M. Petitto (1), B. Trimarco (1), C. Morisco (1) (1) Università FEDERICO II, Napoli-Italy Lo sviluppo di ipertrofia ventricolare sinistra (IVS) nell’ipertensione arteriosa (IA) è un fenomeno ad eziopatogenesi multifattoriale. In passato, i valori di pressione arteriosa (PA) sono stati identificati come il principale responsabile dello sviluppo di IVS, studi più recenti hanno documentato una debole correlazione tra i livelli di PA ed entità di IVS. Altre osservazioni hanno messo in evidenza come lo sviluppo di IVS sia influenzato da alterazioni di parametri antropometrici e metabolici. Questo studio ha valutato il ruolo che la PA e fattori di rischio CV hanno nella patogenesi di IVS. Sono stati analizzati, in maniera retrospettiva 1518 pazienti di età compresa tra 18 e 80 anni con ipertensione insorta da meno di 2 anni, seguiti presso l’Ambulatorio per la Diagnosi e Cura dell’Ipertensione Arteriosa dell’Università FEDERICO II, di Napoli, tra il 1998 e il 2009. I pazienti sono stati suddivisi in quartili (Q) in base all’età di insorgenza di ipertensione arteriosa: Q1 (18-40 anni), Q2 (41-47 anni), Q3 (48-55 anni), Q4 (56-79 anni). Si è registrato un aumento dei valori di PA sistolica dal quartile più basso a quello più alto [Q1 (143±16 mmHg), Q2 (145±18 mmHg), Q3 (144±19 mmHg), Q4 (148±20 mmHg) (p<0.05 by ANOVA)]. La prevalenza di IVS è progressivamente aumentata dal quartile più basso a quello più alto [Q1 (44%), Q2 (56%), Q3 (61%), Q4 (72%) (p<0.05 by F2)]. Come fattori di rischio CV sono stati considerati: obesità, diabete mellito, malattia renale cronica, ipercolesterolemia. Nel Q1 l’IVS è risultata associata ad 1, 2, >2 fattori di rischio CV nel 42% , nel 11% e nello 0.3% , rispettivamente; nel Q2 nel 50%, nel 16% e nel 2% , rispettivamente; nel Q3 nel 51%, nel 19% e nell’ 2%, rispettivamente; e nel Q4 nel 53%, nel 20% e nell’ 4%, rispettivamente. Nei Q1 e Q2 la massa ventricolare sinistra è risultata maggiormente correlata alla PA diastolica (r2: 0.029, p<0.01; r2: 0.069, p<0.001, rispettivamente) rispetto alla sistolica e alla pressione differenziale. Al contrario, Q3 e Q4 la massa ventricolare sinistra è risultata maggiormente correlata alla PA sistolica (r2: 0.062, p<0.001; r2: 0.054, p<0.001, rispettivamente) rispetto agli altri due parametri emodinamici. L’analisi logistica multivariata ha mostrato differenti predittori di IVS per ciascun Q: Q1 obesità; (OR: 3.1 95%CI: 1.855-5.244 p<0.05); Q2: obesità (OR: 3.17 95%CI: 1.837-5.469 p<0.05); Q3 obesità (OR: 3.69 95%CI: 2.010-6.799 p<0.05), diabete mellito (OR: 8.71 95%CI: 1.110-68.466 p<0.05), e PA diastolica (OR: 1.04 95%CI: 1.025-1.067 p<0.05); Q4 obesità (OR: 5.42 95%CI: 2.271-12.966 p<0.05), e PA sistolica (OR: 1.017 95%CI: 1.004-1.029 p<0.05). I risultati di questo studio mostrano che lo sviluppo di IVS è condizionato da fattori differenti in funzione dell’età d’insorgenza dell’IA Preferenza: Comunicazione Ipertensione_3-2011.indb 174 9-09-2011 13:55:59 POSTER P70 03 - Vasi ed Endotelio Abstract N. 14 EFFETTI DEL TRAINING FISICO SULL’ATTIVAZIONE PIASTRINICA IN PAZIENTI CON CLAUDICATIO INTERMITTENS: STUDIO IN CONDIZIONI DI RIPOSO E DOPO INDUZIONE DELL’ISCHEMIA. Tel 0363424373 03 - Vasi ed Endotelio IPERTENSIONE E ANTIANGIONGENETICI: UN PROBLEMA EMERGENTE Preferenza: Comunicazione Preferenza: Poster Cognome e Nome Tornese Francesca Indirizzo Via del Vespro, 129 Città Palermo Fax 091/6554331 E-mail [email protected] P71 Abstract N. 171 CAP 90127 Tel 091/6554332 VITAMINA D E BIOMARCATORI DI ATTIVAZIONE ENDOTELIALE E DI INFIAMMAZIONE NELL'IPERTENSIONE ARTERIOSA ESSENZIALE F. Tornese (1), R. Arsena (1), C. Scazzone (2), F. Incalcaterra (1), G. Seddio (1), M. Guarneri (1), L. Guarino (1), M. Mogavero (1), M. Morreale (1), G. Mulè (1), G. Cerasola (1), S. Cottone (1) (1) Medicina Interna e Specialistica (DIMIS) Università degli Studi di Palermo, Palermo-Italy, (2) Dipartimento di Biopatologia e Biotecnologie Mediche e Forensi, Università degli Studi di Palermo, Palermo-Italy Preferenza: Poster 03 - Vasi ed Endotelio Introduzione:E' noto che nei pazienti nefropatici il rischio cardiovascolare è significativamente aumentato e inversamente correlato con la concentrazione di vit.D. L'ipovitaminosi D è un fattore di rischio indipendente di mortalità anche nella popolazione generale, inoltre è associata ad un incrementato rischio di eventi cardiovascolari. Il meccanismo che sottende la relazione tra vitamina D e ipertensione arteriosa non èdel tutto chiarito, ma sembra coinvolgere diversi sistemi, tra cui il sistema renina-angiotensinaaldosterone e la disfunzione endoteliale. Scopo: lo studio si propone di valutare la relazione delle concentrazioni plasmatiche della Vit.D3 con alcuni biomarcatori di attivazione endoteliale e di flogosi in 200 soggetti con ipertensione essenziale. Materiali e Metodi: vengono presentati i risultati preliminari dei 50 soggetti ad oggi arruolati e sottoposti ad analisi di Endotelina-1 (potente vasosotrittore considerato biomarcatore dell'attivazione endoteliale) e Proteina C Reattiva ad alta sensibilità. I pazienti in studio presentano età media di 44±13 anni, pressione arteriosa sistolica clinica 146,9±17,7 mmHg e diastolica clinica 91,8±10 mmHg e eGFR-MDRD: 97,9±24,1 ml/min/1,73 m2 . Risultati: L'intero gruppo di pazienti presenta valori di Vit. D (21,3±7,9 µg/L) inferiori al cut-off di riferimento. La Vitamina D correla in maniera inversa e significativa con ET-1 (r= -0,30; p= 0,05), mentre non sono state osservate correlazioni significative della vit D con la hsPCR. Conclusioni: questi dati preliminari suggeriscono che nell'ipertensione arteriosa essenziale le concentrazioni di vit D sono ridotte ed inversamente correlate con l'ET-1, vasocostrittore e biomarcatore delll'attivazione endoteliale. Sembra quindi che la carenza di Vit D intervenga precocemente nei meccanismi biomolecolari che sottendono la malattia ipertensiva. P72 n. 18 | vol. INTRODUZIONE: Nell’ultimo decennio è stata sviluppata una nuova classe di antitumorali ad attività antiangiogenetica. Questi composti, diretti contro il “vascular endothelial growth factor” (VEGF) sono gli inibitori della tirosin-kinasi (sunitinib: Sutent®; sorafenib: Nexavar®) e gli inibitori del recettore per il VEGF (bevacizumab: Avastin®). Farmaci analoghi sono in fase di sperimentazione. L’uso degli antiangiogenetici (AAG) è approvato per i tumori di polmone, mammella, colon-retto, rene e fegato, ma sono in corso studi anche su altre neoplasie. Per quanto riguarda la tollerabilità, in un certo numero di pazienti (pz) si è osservato un incremento dei valori di pressione arteriosa (IA), ma ancora non esistono dati ed indicazioni definitive circa l’approccio globale a questo effetto collaterale. Obiettivo di questo lavoro è la revisione dei dati disponibili attualmente in letteratura per meglio inquadrare l’ipertensione secondaria all’uso di farmaci AAG. METODI: effettuata una ricerca in PUBMED (“hypertension and bevacizumab”, “hypertension and sorafenib”, “hypertension and sunitinib”) sono stati selezionati 20 lavori (su circa 500 individuati). Sono stati anche valutati gli RCP dei singoli farmaci (www.EMA.europa.eu). RISULTATI: La prevalenza di IA per i 3 farmaci è risultata 22-36%, 17-24% e 1547% rispettivamente (grado 3-4: 6%, 7%, 7%). La prevalenza di IA appare dosecorrelata. I meccanismi di insorgenza della IA, ancora non completamente chiariti, potrebbero essere: a) riduzione della sintesi di Ossido Nitrico, b) fattori neurormonali (Renina, aldosterone, catecolamine, endotelina I), c) rarefazione vascolare. L’approccio alla IA da AAG non è risultato differente rispetto a quello della popolazione generale (con l’impiego di ACE-inibitori, E-bloccanti, calcio-antagonisti e diuretici). Nei pazienti con IA severa, una riduzione di dose dell’AAG è stata applicata con beneficio. Al momento sono stati eseguiti solo pochi studi clinici e i dati circa l’approccio terapeutico migliore e la prognosi di questi pz non sono di fatto ancora disponibili. Inoltre, due questioni ancora aperte (evidenziate in alcuni lavori, ma non ancora studiate in maniera estensiva) sono la probabile correlazione tra l’insorgenza di IA ed una prognosi oncologica migliore e/o un possibile ruolo citostatico degli ACE-inibitori. DISCUSSIONE: l’IA indotta dagli AAG rappresenta un effetto collaterale piuttosto comune. Al momento non esistono dati precisi circa l’approccio a questi pz, che vengono comunemente equiparati alla popolazione ipertesa generale. Inoltre, l’ipotesi di una migliore prognosi nei pz che sviluppano IA e quella di un effetto citostatico degli ACE-inibitori dovrebbero essere verificate e valutate. Introduzione Il trattamento mediante esercizio fisico dell’arteriopatia periferica al II stadio di Fontaine è un approccio validato e raccomandato. Nei pazienti con arteriopatia è noto come vi sia un incremento dell’attività piastrinica, correlata con la severità della patologia. Ci siamo quindi proposti di valutare, in pazienti claudicanti, gli effetti del training fisico controllato aerobico sull’attivazione piastrinica e sullo stress ossidativo, quindi di esaminare come il training possa modificare la risposta di tali parametri all’induzione dell’ischemia (test al treadmill massimale sino al dolore). Materiali e metodi. Sono stati arruolati 18 pazienti con claudicatio intermittens (ABI 0.5-0.9 all’arto sintomatico). I pazienti hanno seguito un ciclo riabilitativo di 15 giorni, con sedute quotidiane di tre ore (30 minuti di esercizi aerobici; camminata su treadmill al 70% dell’intervallo di marcia assoluto - 50-60 minuti; 20 minuti di cyclette). All’inizio e al termine del periodo di training fisico, in condizioni di riposo si effettuavano i seguenti esami: attivazione piastrinica (PFA-100), citofluorimetria per Pselectina superficie, malondialdeide. Gli esami strumentali: indice caviglia braccio, intervallo di marcia assoluto con treadmil test. Il test veniva eseguito all’inizio ed al termine del training. Immediatamente dopo treadmill sono stati ripetuti: PFA-100, P-selectina e malondialdeide. Risultati Il ciclo di esercizio fisico ha detemrinato incremento dell’autonomia di marcia (intervallo di marcia assoluto 450±180 vs 250±108 m; p>0,05). Riduzione aggregabilità piastrinica da epinefrina dopo training (p<0,05). L’aggregabilità piastrinica a riposo stimolata da ADP non si modifica dopo training, l’esercizio massimale determina aumento dell’aggregabilità piatrinica prima del training mentre dopo si rileva una sua riduzione (p<0,05). P-selectina ha ridotto la sua espressione dopo il training (0,81±0,31 vs 1,40±0,62 p<0,005); non sono state rilevate variazioni significative dopo test massimale. Malondialdeide si è ridotta dopo training (124±20 vs 147±25 ug/l; p<0,05), aumentando dopo test massimale in entrambi i punti dello studio (p<0,05). Discussione: un singolo periodo di training modifica favorevolmente il profilo di aggregabilità piastrinico studiato mediante stimolo con epinefrina in condizioni di riposo. La risposta ad ADP dimostra incremento dei temrpi di aggregazione dopo test massimale, tale dato può essere imputabile ad un migliorato bilancio redox, come documentato dalla riduzione di malondialdeide, dalla migliorata biodisponibilità di NO in corso di attività fisica, da incremento dell’attività ADPasica in condizioni di precondizionamento ischemico. P-selectina risulta meno espressa dopo training, tale dato è coerente con l’aggregazione. Il nostro studio dimostra come un training controllato in claudicati causi un miglioramento dell’aggregabilità piastrinica ed una miglior risposta all’ischemia. 3 M. Destro (1), G.P. Dognini (1), E. Gorla (1), E. Ballini (1), V. Galimberti (1), F. Cagnoni (1), F. Petrelli (2), M. Cabiddu (2), M. Ghilardi (2), K. Borgonovo (2), C. Cavalleri (1), S. Barni (2) (1) A.O. Treviglio, S.C. Medicina Generale, Treviglio-Italy, (2) A.O. Treviglio, U.O. Oncologia Medica, Treviglio-Italy S. De Marchi (1), S. Zecchetto (1), M. Prior (1), A. Rigoni (1), F. Rulfo (1), G. Poli (2), M. Gelati (2), E. Arosio (1) (1) UO Riabilitazione Vascolare - Dip. Medicina -Università di Verona, Verona-Italy, (2) Laboratorio di Analisi Chimico-Cliniche ed Ematologiche, Verona-Italy 2 0 11 | Abstract N. 37 Cognome e Nome Dognini Giuseppina Patrizia Indirizzo p.le Ospedale,1 Città Treviglio CAP 24047 Fax 0363424328 E-mail [email protected] Tel 0458126814 luglio-settembre P69 CAP 37134 ipertensione e prevenzione cardiovascolare | Cognome e Nome De Marchi Sergio Indirizzo Pizzale LA Scuro Città Verona Fax 0458126806 E-mail [email protected] 175 Ipertensione_3-2011.indb 175 9-09-2011 13:56:01 176 Cognome e Nome Calò Lorenzo Indirizzo Via Giustiniani, 2 Città Padova Fax 049/8754179 E-mail [email protected] CAP 35128 P73 Tel 049/8218701 P74 luglio-settembre 2 0 11 | vol. 18 | n. 3 L.A. Calò (1), L. Dal Maso (1), E. Pagnin (1), P. Caielli (1), A.C. Pessina (1) (1) Università di Padova, Padova-Italy ipertensione e prevenzione cardiovascolare | OLMESARTAN E STRESS OSSIDATIVO IN PAZIENTI IPERTESI. SUPPORTO MECCANICISTICO ALLE EVIDENZE DERIVATE DA TRIALS CLINICI. Preferenza: Comunicazione Abstract N. 8 04 - Aterosclerosi e Infiammazione (e malattia cerebrovascolare) Introduzione: Il ruolo dello stress ossidativo (OxSt) nella fisiopatologia dell’ipertensione arteriosa e del danno d’organo è ampiamente riconosciuto. In questo studio utilizzando un approccio biologico molecolare, riportiamo in cellule mononucleate di pazienti ipertesi essenziali l’effetto dell’olmesartan, bloccante dei recettori AT1 dell’Angiotensina II, sull’espressione proteica di proteine chiave nelle pathways dello OxSt e del rimodellamento vascolare, p22phox ed eme ossigenasi (HO)-1, sullo stato di fosforilazione di ERK1/2 e sul livello plasmatico delle LDL ossidate (oxLDL). Pazienti e Metodi: 20 ipertesi essenziali non trattati e non fumatori afferenti al Centro per l’Ipertensione arteriosa di Padova (range di pressione arteriosa: 142-156/94-98 mmHg) sono stati trattati con olmesartan medoxomil (20 mg al giorno per 6 mesi). Campioni di sangue raccolti all’inizio dello studio, a 3 e 6 mesi per la valutazione dell’espressione proteica di p22phox and HO-1, dello stato di fosforilazione di ERK1/2 (western blot) e per la valutazione delle oxLDL plasmatiche (ELISA. Risultati: Olmesartan normalizzava la pressione arteriosa fin dal terzo mese (149±4.7/94.88±1.9 mmHg vs 137.89±2.08/88.44±2.0 a 3 mesi e vs 135.44±2.18/85.78±1.2 a 6 mesi, ANOVA: p<0.001). L’espressione proteica di p22phox era ridotta a 3 mesi (7.10±2.61 vs 9.32±2.43 d.u., p<0.001) ed calava ulteriormente a 6 mesi (4.55±1.26 d.u., p<0.001). L’espressione proteica di HO-1 aumentava a 3 mesi (10.87±1.92 vs 7.70±0.71 d.u., p=0.001) and rimaneva elevato (11.11±1.89 d.u., p=0.001) a 6 mesi. ERK1/2 fosforilate si riducevano a 3 mesi (3.94±1.44 vs 5.62±1.11 d.u., p=0.001), ed calavano ulteriormente a 6 mesi (1.94±0.87, p<0.001). oxLDL plasmatiche calavano significativamente a 3 e 6 mesi. Conclusioni: Questi risultati dimostrano che olmesartan inibisce lo OxST. Dato il coinvolgimento di OxSt e del suo signaling nell’aterogenesi e nel danno d’organo e le evidenze disponibili degli effetti vasoprotettivi antiinfiammatori ed aterosclerotici derivati da trials clinici con olmesartan come EUTOPIA, VIOS, MORE e OLIVUS, i risultati del nostro studio forniscono un razionale meccanicistico per il potenziale antiinfiammatorio ed antiremodeling di olmesartan che nel lungo termine si può manifestare con gli effetti antiaterosclerotici ed antiremodeling reportati dai trials clinici. POSTER Cognome e Nome D'Elia Lanfranco Indirizzo Via S. Pansini Città Napoli Fax 0815466152 E-mail [email protected] P75 CAP 80131 Tel 0817462309 Cognome e Nome Berni Andrea Indirizzo Viale Morgagni, 85 Città Firenze Fax +390557946018 E-mail [email protected] P76 CAP 50137 Tel +390557946015 Abstract N. 113 04 - Aterosclerosi e Infiammazione (e malattia cerebrovascolare) Abstract N. 69 04 - Aterosclerosi e Infiammazione (e malattia cerebrovascolare) L’ARTRITE PSORIASICA È ASSOCIATA AD UNA MAGGIORE RIGIDITÀ ARTERIOSA IN ASSENZA DI FATTORI DI RISCHIO CARDIOVASCOLARE L'ATTIVAZIONE DEL SISTEMA RENINA-ANGIOTENSINA LINFOCITARIO E' MODULATA IN PRESENZA DI DANNO D'ORGANO IPERTENSIVO L. D'Elia (1), L. Costa (1), F. Caso (1), R. Peluso (1), M. Atteno (1), A. Del Puente (1), R. Scarpa (1), P. Strazzullo (1) (1) Università di Napoli Federico II, Napoli-Italy G. Pacciani (1), L. Fallai (1), A. Berni (1), C. Tozzetti (1), L. Naldi (1), R. Abbate (1), L. Poggesi (1), M. Boddi (1) (1) Università degli Studi di Firenze, AOU Careggi, Firenze-Italy Introduzione. L’Artrite Psoriasica (APs) è un’artropatia cronica infiammatoria associata alla psoriasi. Recenti evidenze suggeriscono che la psoriasi sia associata ad un rischio cardiovascolare aumentato, paragonabile a quello di altre patologie a carattere reumatologico, quali l’artrite reumatoide ed il LES, nelle quali è stata descritta un’accelerazione del processo aterosclerotico. Scopo del nostro studio è stata la valutazione di un indicatore precoce di danno d’organo vascolare quale la rigidità arteriosa (RA), in pazienti con APs. Materiali e Metodi. Sono stati selezionati 20 pazienti con APs, classificati in base ai criteri CASPAR (F/M: 6/14; età media: 38,7 anni [range 22-53]), e 20 soggetti apparentemente sani come controlli, paragonabili per età, peso, altezza e profilo metabolico. La presenza di fattori di rischio cardiovascolare è stata considerata criterio di esclusione. La velocità dell’onda di polso carotideo-femorale (aPWV), espressione di RA, è stata ottenuta in maniera non invasiva mediante tonometria per applanazione (Sphygmocor). Risultati. I due gruppi non erano differenti per caratteristiche metaboliche ed emodinamiche. L’aPWV è risultata significativamente più alta nei pazienti con APs rispetto ai controlli (media±DS; APs: 8,22±0,82 vs controlli: 6,82±1,04 m/s; p<0,001). La differenza è stata confermata anche dopo correzione per età, peso, altezza, frequenza cardiaca e pressione arteriosa media (media±ES; APs:8,29±0,23 vs controlli: 6,76±0,23 m/s; p<0,001). Tra i pazienti con APs, la aPWV è risultata correlata alla durata della malattia (r=0,63; p=0,003); questa relazione era confermata anche in un modello corretto per i principali fattori confondenti (ȕ=0,011; p=0,013). Discussione. I risultati di questo studio mostrano che i pazienti con APs presentano una maggiore RA rispetto a soggetti sani. Questa evidenza supporta il concetto che la patologia psoriasica è una patologia sistemica che coinvolge non solo la pelle, le articolazioni e l’apparato gastro-intestinale, ma anche l’apparato vascolare, spiegando così l’aumentato rischio cardiovascolare riscontrato in questa condizione. Introduzione: Negli ultimi anni si e' dimostrata l'esistenza di un sistema renina angiotensina (SRA) linfocitario funzionalmente autonomo dal sistema circolante ed è emerso come i linfociti T abbiano un ruolo di primo piano nella patogenesi del danno d'organo ipertensione-correlato (Target Organ Damage, TOD). I dati disponibili nell'uomo sul coinvolgimento del SRA linfocitario nella mediazione del TOD sono tuttavia ancora discordanti. Metodi: I linfociti T sono stati isolati dal sangue venoso periferico di 7 pazienti (5 M, 2 F, 56+/-5 anni) con ipertensione essenziale I-II grado OMS senza TOD e 5 pazienti ipertesi (4 M, 1 F, 57+/-8 anni) con carotidopatia e arteriopatia degli arti inferiori. Nessun paziente era in trattamento con ACE-i e/o ARBs. Sette soggetti in apparente buona salute comparabili per eta' e sesso formavano il gruppo di controllo. Dopo l'isolamento, i linfociti T sono stati messi in cultura e a 6, 18, 24 h e' stata eseguita la RT-PCR per la quantizzazione dell'mRNA per I'ACE e per i recettori AT1 per I'Angiotensina Il (AT1-R) con o senza l'aggiunta di Ang II (0,1 pmol/L). L'attività ACE e il contenuto intracellulare di Ang Il sono state misurate nel pellet e nel sovranatante. Risultati: Nei pazienti ipertesi e nei controlli l'attivita' reninica plasmatica era nei limiti della norma. Nei T linfociti dei controlli l'mRNA per I'ACE e per l'AT1-R erano ben espressi in condizioni basali, con aumento significativo (p<0,05 vs basale) dei livelli di espressione genica dopo lo stimolo con Ang II. Nei linfociti T degli ipertesi senza TOD in condizioni basali l'espressione dei geni per ACE e AT1-R era significativamente piu' elevata di quella osservata nei controlli e mostrava un aumento significativamente piu' marcato dopo lo stimolo con Ang II (p<0,01). Negli ipertesi con TOD il SRA linfocitario risultava attivato gia' in condizioni basali e lo stimolo con Ang II non determinava ulteriori incrementi dei livelli di mRNA per ACE e AT1-R. I linfociti T dei pazienti ipertesi con TOD avevano livelli basali di attivita' ACE e concentrazione intracellulare di Ang II significativamente piu' elevata di quella dei linfociti dei controlli e degli ipertesi senza TOD anche dopo Io stimolo con Ang Il (p<0,01). Conclusioni. Nei pazienti ipertesi e' presente un progressivo incremento del grado di attivazione del SRA linfocitario. In presenza di TOD, il SRA linfocitario sembra gia' al massimo dell'attivazione. Se questi risultati preliminari verranno confermati, il grado di attivazione del SRA linfocitario potrebbe essere un nuovo marker precoce di danno aterosclerotico, consentendo un'ottimizzazione della stratificazione del rischio cardiovascolare e della terapia antiipertensiva. Preferenza: Comunicazione Preferenza: Comunicazione Ipertensione_3-2011.indb 176 9-09-2011 13:56:02 POSTER 07 - Meccanismi e Aspetti Metabolici RIMODELLAMENTO CARDIOVASCOLARE IN SOGGETTI CON ADIPOSITA' ADDOMINALE: CORRELAZIONE CON LA PRESSIONE ARTERIOSA CENTRALE E I PARAMETRI DI RIGIDITA' AORTICA 3 C. Mongiardi (1), A.M. Maresca (1), C. Marchesi (1), L. Merletti (1), F. Annoni (1), V. Vacirca (1), E. Nicolini (1), A. Bertolini (1), A.M. Grandi (1), A. Venco (1) (1) Dipartimento di Medicina Clinica, Università degli Studi dell'Insubria, Varese-Italy Background. Studi precedenti hanno dimostrato che l'obesita' si associa al rimodellamento cardiovascolare (CV). Poche evidenze sono disponibili circa la relazione tra rimodellamento CV e pressione arteriosa (PA) centrale nell'obesita' addominale. Scopo dello studio e' stato valutare in pazienti sovrappeso/obesi con adiposita' addominale la correlazione tra le caratteristiche morfo-funzionali del ventricolo sinistro (VS), l'ispessimento medio-intimale (IMT) carotideo, la PA centrale ed i parametri di rigidita' aortica. Metodi. Sono stati arruolati consecutivamente 54 pazienti non fumatori, mai trattati con farmaci antipertensivi o statine, senza malattie CV note, non diabetici: 34 pazienti con indice di massa corporea (IMC) > 25 kg/m2 e circonferenza addominale (CA) > 102 cm negli uomini e > 88 cm nelle donne, 20 pazienti con IMC < 25 kg/m2 e CA < 102 cm negli uomini e < 88 cm nelle donne (IMC 30.2±3.7 vs 22.7±1.2 Kg/m2, P<0.001, CA 103.6±8.9 vs 86±4.6 cm P<0.001). Tutti i pazienti sono stati sottoposti a: esame ecocardiografico, monitoraggio ambulatorio della PA delle 24 ore, ecografia carotidea, tonometria di appianamento e misura della velocita' dell'onda sfigmica carotido-femorale. Risultati. I due gruppi non differivano per eta' (46±6 vs 45±7 anni), sesso e PA sistodiastolica delle 24 ore. Il valore della PCR era maggiore nei pazienti sovrappeso/obesi (3±2.3 vs 1.2±0.9, mg/dL P<0.001). La massa ventricolare sinistra indicizzata per altezza2.7 era maggiore nel gruppo sovrappeso/obesi (37.7±7.3 vs 31.2±6.8 g/h2.7, P<0.006). Lo spessore parietale relativo, il diametro telediastolico VS e la frazione d'eiezione erano sovrapponibili nei due gruppi. Per quanto riguarda la funzione diastolica, il gruppo sovrappeso/obesi mostrava un minore rapporto E'/A' (setto interventricolare, Tissue Doppler Imaging,TDI) (0.72±0.2 vs 0.91±0.31, P<0.04), maggior rapporto E/E' (7.5±1.6 vs 5.9±1, P<0.001) ed E/Em (parete laterale, TDI) (4.90±0.91 vs 4±0.8, P<0.003). I valori di IMT carotideo erano superiori nel gruppo sovrappeso/obesi (0.74±0.13 vs 0.66±0.16 cm, P<0.05). Non vi erano differenze significative nella velocita' dell'onda sfigmica carotidofemorale (7.3±2.7 vs 6.5±1.15 m/s). La PA sistolica aortica era maggiore (124±12 vs 110±1.10 mmHg, P<0.001) nel gruppo sovrappeso-obesi; sia la PA aortica centrale, sia la velocita' dell'onda sfigmica correlavano positivamente con la massa ventricolare sinistra (r=0.306, P=0.02, r=0.49 P=0.001) e l'ispessimento medio-intimale carotideo (r=0.271 P<0.04, r=0.457 P<0.001). Conclusioni. In pazienti soprappeso/obesi con adiposita' addominale, il rimodellamento CV appare significativamente influenzato dalla PA centrale e dalla rigidita' arteriosa. n. Abstract N. 101 P78 18 | P77 Tel 0332 278403 vol. CAP 21100 2 0 11 | Cognome e Nome Marchesi Chiara Indirizzo Viale Borri 56 Città Varese Fax 0332 278691 E-mail [email protected] 177 P79 Cognome e Nome Petrarca Marco Indirizzo Via Salvatore Tommasi N°1 Città L'Aquila Fax 0862 433425 E-mail [email protected] P80 Abstract N. 27 CAP 67100 Tel 0862 368621 08 - Epidemiologia e Aspetti Clinici VALUTAZIONE RETROSPETTIVA DELLE VARIAZIONI DELLA PRESSIONE ARTERIOSA DOPO IL TERREMOTO DELL’AQUILA NEL 2009 M. Petrarca (1), P. Giorgini (1), R. Striuli (1), L. Petrazzi (1), P Pasqualetti (1), G. Parati (2), C. Ferri (1) (1) Department of Internal Medicine and Public Health, University of L’Aquila and San Salvatore Hospital, L'Aquila-Italy, (2) Department of Internal Medicine and Public Health, University of Milano-Bicocca & IRCCS Istituto Aux, Milano-Italy INTRODUZIONE: la pressione arteriosa (PA) può essere influenzata dallo stress psicofisico, ed abbiamo dimostrato in tal senso che un evento stressante maggiore come il terremoto dell'Aquila (6 Aprile 2009, di magnitudo 5.8 della scala Richter) ne ha indotto cambiamenti in acuto. inoltre si ha una scarsa conoscenza del follow-up di tali pazienti e degli effetti a lungo termine sui livelli tensivi. SCOPO DELLO STUDIO: valutare retrospettivamente gli effetti del terremoto dell'Aquila sul monitoraggio ambulatorio della pressione arteriosa nelle 24 ore (ABPM) in intervalli di tempo variabili dopo l'evento sismico. METODI: tutti gli ABPM (modello Spacelabs 90207) effettuati nel medesimo paziente prima e dopo il terremoto (anni 2008-2009-2010) sono stati estratti dalla nostra banca dati ed utilizzati per una valutazione statistica, prendendo in considerazione le variazioni della PA nei soggetti con il medesimo trattamento farmacologico e le variazioni di quest'ultimo come indice di modificata severità della condizione ipertensiva in coloro nei quali la terapia era stata aumentata o ridotta. RISULTATI: sono stati identificati 47 soggetti (25 f, età media 52 ± 14 anni) con un ABPM effettuato sia prima che dopo il terremoto, dividendoli in 3 gruppi sulla base dei cambiamenti della terapia antiipertensiva riscontrati dopo l'evento sismico: 1) terapia invariata (TI) (n = 24, 15 f, età media 54 ± 13 anni), 2) terapia aumentata (TA) (n = 17, 8 f, età media 53 ± 13 anni) e 3) terapia ridotta (TR) (n = 6, 2 f, età media 42 ± 13 anni). Nel gruppo TI (primo ABPM: 7 ± 4 mesi prima, secondo ABPM: 15 ± 5 mesi dopo il terremoto) è stato osservato un incremento significativo della PA sistolica (PAS) globale (125.6 ± 10.7 vs 132.1 ± 13.5 mmHg, p = 0.004), diurna (130.3 ± 11.6 vs 136.4 ± 13.5 mmHg, p = 0.01) e notturna (118.3 ± 11.9 vs 123.3 ± 14.3 mmHg, p = 0.02) così come della PA diastolica (PAD) globale (76.5 ± 7.7 vs 80.6 ± 9.8 mmHg, p = 0.005), diurna (80.7 ± 9.2 vs 84.5 ± 10.1 mmHg, p = 0.01) e notturna (69.4 ± 6.6 vs 73.8 ± 9.7 mmHg, p = 0.009). Ovviamente, non è stato possibile osservare alcuna differenza negli ABPM nei gruppi TA e TR a causa del cambiamento della terapia farmacologica (TA: primo ABPM 7 ± 5 mesi prima, secondo ABPM 15 ± 5 mesi dopo il terremoto; TR: primo ABPM 7 ± 3 mesi prima, secondo ABPM 11 ± 5 mesi dopo il terremoto), ma il numero molto più elevato di soggetti nel gruppo TA rispetto a quello TR è un'ulteriore indicazione del verificarsi di effetti a lungo termine sulla PA dopo un evento sismico. CONCLUSIONI: i dati suddetti supportano ulteriormente il nostro precedente report sui marcati incrementi in acuto dei livelli pressori globali, diurni e notturni immediatamente dopo il terremoto dell'Aquila (Am J Med. 2010 Oct; 123 (10): e1-3). Sebbene retrospettivamente, il presente studio conferma tale tendenza anche a lungo termine, almeno nel gruppo TI. Il più alto numero di soggetti in cui si è reso necessario un aumento piuttosto che una riduzione della terapia farmacologica, pochi mesi dopo l'evento sismico, è un'ulteriore indicazione che la PA può andare incontro a un incremento dopo un terremoto, non solo acutamente ma anche a lungo termine. Pertanto, nei soggetti sopravvissuti ad un terremoto sono necessari una accurata valutazione ed un controllo intensivo del rischio cardiovascolare. ipertensione e prevenzione cardiovascolare | luglio-settembre Preferenza: Comunicazione Preferenza: Poster Ipertensione_3-2011.indb 177 9-09-2011 13:56:03 178 P81 ipertensione e prevenzione cardiovascolare | luglio-settembre 2 0 11 | vol. 18 | n. 3 POSTER Cognome e Nome Iaccarino Guido Indirizzo Via Salvador Allende Città Baronissi Fax 089965021 E-mail [email protected] CAP 84081 P82 Abstract N. 146 Tel 089965021 08 - Epidemiologia e Aspetti Clinici LA FAMILIARITA' MATERNA PER IPERTENSIONE ARTERIOSA E' PIU' FREQUENTE DI QUELLA PATERNA E SI ASSOCIA A SNP DEL CROMOSOMA X. G. Iaccarino (1), F. Uliano (2), V. Trimarco (3), R. Izzo (4), S. Pagnotta (2), R. Tremigliozzi (2), N. Rivera (5), V. Tagliamonte (1), R. Finelli (1), M. Marino (4), F. Rozza (4), N. de Luca (4), G.L. Condorelli (5), M. Ceccarelli (2), B. Trimarco (4) (1) Scuola di Medicina, Università degli Studi di Salerno, Salerno-Italy, (2) Scienze Biologiche e Ambientali, Università del Sannio, Benevento-Italy, (3) Dipartimento di Neuroscienze, Uniersità Federico II, Napoli-Italy, (4) Medicina Clinica/Università Federico II, Napoli-Italy, (5) CNR e IRCCS Multimedica, Milano-Italy Ènotochelafamiliaritàrappresentaunimportantedeterminantenellapatogenesi dell’ipertensionearteriosa,anchesenonèchiaroqualesianofattorigeneticideterminanti. Inalcunipedigreeselezionati,l’ipertensionearteriosahacaratteremendelianosessuale dominante,etaleosservazioneèstatamessainrelazioneconalterazionidelDNA mitocondriale.Tuttavianonsononotedifferenzetrafamiliaritàmaternaepaternanella trasmissionedellostatoipertensivoinpopolazionigenerali.Pertalemotivo,abbiamo analizzatoildatabaseCampaniaSalutedell’ambulatorioIpertensionedell’Università FedericoIIdiNapoli,utilizzandovariabilidicotomicheperfamiliaritàpaternaematernae sesso(maschileefemminile)su12520pazientiipertesi(6868maschie5636femmine). Questicasisonostatiparagonatia6352pazientipresentiinDatabase,periqualiladiagnosi diingressononriguardaval’ipertensionearteriosa.Perentrambiigruppiabbiamocalcolato ilvaloredi“odd”perlafamiliaritàperipertensione.Traipazientiipertesi,lafamiliaritàè presentenel75%deicasi(odd3,77),mentretraicontrollinel26%,(0.94).Ilrapportotragli odds(OR)indicachelafamiliaritàaumentailrischiodisviluppareipertensionearteriosadi 2.91(2.67Ͳ3.17,p<0.001)volte.Scomponendolafamiliaritàinpaternaomaterna, quest’ultimaèpresentenel32%deicasi,[OR3,01(2.66Ͳ3.41,p<0.001)],quellapaternanel 18%[2,31(2.01Ͳ2.68,p<0.001)],eladoppiafamiliaritànel15%deicasi[3,45(2.87Ͳ4.01, p<0.001)].Laprevalentefamiliaritàmaternasiconservavasiatraipazientimaschi(30% [3.74(3.24Ͳ4.44,p<0.001)]confamiliaritàsolomaterna,19.7%(3.08(2.57Ͳ3.70,p<0.001)] solopaterna,eil14.7%[4.60(3.59Ͳ5.89,p<0.001)]condoppiafamiliarità)chetraledonne (35%[4.02(3.27Ͳ4.95,p<0.001)]confamiliaritàsolomaterna,il16.5%(2.01(1.59Ͳ2.55, p<0.001)]solopaternaeil16.9%[2.97(2.29Ͳ3.90,p<0.001)]condoppiafamiliarità).Vistala dominanzadellatrasmissionematerna,abbiamoverificatomedianteanalisisugeneͲchip affymetrixlapresenzadipolimorfismidelcromosomaxchesiassociasseroconla familiaritàperipertensioneinpazientimaschi(portatoridiunsolocromosomax).In particolare,4polimorfismi(rs2182289,rs1317098,rs2346677,rs2346678)presentavano unadistribuzionediversaconvaloredip<0.0005,essendomenofrequentineipazienti maschiconfamiliaritàrispettoaipazientiipertesisenzafamiliarità(rispettivamente22.1vs 36.4%,16.4vs30.6%,9.0vs19.4%,8.6vs19.4%).Questirisultatisuggerisconoche polimorfismiassociatialcromosomaXpossonocondizionarelapiùfrequentetrasmissione maternadell’ipertensionearteriosa. Cognome e Nome Marchesi Chiara Indirizzo Viale Borri 56 Città Varese Fax 0332 278691 E-mail [email protected] P83 Abstract N. 90 Preferenza: Comunicazione CAP 21100 Tel 0332 278403 08 - Epidemiologia e Aspetti Clinici LIVELLI PLASMATICI DELLE METALLOPROTEASI E DEI LORO INIBITORI NELL’IPERTENSIONE ARTERIOSA: REVISIONE SISTEMATICA DELLA LETTERATURA E METANALISI C. Marchesi (1), F. Dentali (1), E. Nicolini (1), A.M. Maresca (1), M.H. Tayebjee (2), M. Franz (3), L. Guasti (1), A. Venco (1), E.L. Schiffrin (4), G.Y.H. Lip (2), A.M. Grandi (1) (1) Dipartimento di Medicina Clinica, Università degli Studi dell'Insubria, Varese-Italy, (2) Università di Birmingham, Centro di Scienze Cardiovascolari, City Hospital-United Kingdom, (3) Ospedale Universitario di Jena, Jena-Germany, (4) Dipartimento di Medicina Clinica, SMBD-JGH, Università McGill, Montreal-Canada Background. Il rimodellamento della matrice extracellulare è regolato dalle metalloproteasi (MMPs) e dai loro inibitori tissutali (TIMPs). L’ipertensione arteriosa rappresenta una causa di rimodellamento nel sistema cardiovascolare. Lo scopo di questa metanalisi è studiare i livelli plasmatici delle MMPs e dei TIMPs nei pazienti ipertesi e l’eventuale correlazione con il rimodellamento cardiovascolare. Metodi. Le banche dati di MEDLINE ed EMBASE sono stati analizzate sino a giugno 2010. Sono stati inclusi studi che fornivano i valori plasmatici di MMPs e TIMPs nei soggetti ipertesi. Data l’elevata variabilità dei valori plasmatici, è stata calcolata la differenza media standardizzata (SMD). Risultati. Tredici studi fornivano valori plasmatici di TIMP-1 e tre di TIMP-2. Per i livelli plasmatici di TIMP-1, la SMD fra 901 ipertesi e 395 normotesi era 1.36 unità (95% CI 0.41 2.31, P<0.01). Per TIMP-2, la SMD fra 274 ipertesi e 165 normotesi era 0.3 unità (95% CI 0.1 - 0.51, P<0.01). L’eterogenicità era alta per TIMP-1 e bassa per TIMP-2. Inoltre, tre studi valutavano se i valori plasmatici di TIMP-1 correlassero con il rimodellamento del ventricolo sinistro (VS): la SMD fra 92 ipertesi con ipertrofia del VS e 88 ipertesi senza ipertrofia del VS era 5.81 unità (95% CI 0.92 - 10.69, P<0.05). L’eterogenicità era alta. Non sono state trovate differenze significative dei valori plasmatici di MMP-1, MMP-2 e MMP-9 fra soggetti ipertesi e normotesi. Conclusioni. Questi risultati suggeriscono che i TIMPs, ma non le MMPs, possano svolgere il ruolo di biomarcatori nell’ambito dell’ipertensione arteriosa e dell’ipertrofia miocardica. Se questi risultati venissero confermati da studi prospettici, potrebbero fornire nuovi strumenti per la stratificazione del rischio cardiovascolare nei pazienti ipertesi. Preferenza: Poster Ipertensione_3-2011.indb 178 Cognome e Nome Veronesi Maddalena Indirizzo Via Massarenti, 9 Città Bologna CAP 40138 Fax 039-051-301320 E-mail [email protected] P84 Abstract N. 61 Tel 039-051-6362228 08 - Epidemiologia e Aspetti Clinici RELAZIONE TRA VALORI PRESSORI E PROFILO LIPIDICO NELLA POPOLAZIONE EUROPEA: RISULTATI DELLO STUDIO EURIKA. C. Borghi (1), J.R. Banegas (2), J. Dallongeville (1), G. De Backer (3), E. Guallar (4), E.L. Massò-Gonzàles (5), J. Perk (6), F. Rodriguez-Artalejo (2), P.G. Steg (7), F. Tubach (7), J.P. Halcox (8) (1) S.Orsola-Malpighi, Bologna-Italy, (2) Dep. Preventive Medicine and Pubblic Health, Madrid-Spain, (3) Dep. Public Health, Gent-Belgium, (4) Dep. Cardiovascular Epidemiology and Population Genetics., Madrid-Spain, (5) Inseerm U 744, Lille Cedex-Spain, (6) School of Health and Caring Sciences, Kalmar-Sweden, (7) INSERM U 698, Paris-France, (8) Wales Heart Research Institute, Cardiff-United Kingdom Background. L'ipertensione arteriosa (IA) e l'ipercolesterolemia (IC) sono due fra i maggiori fattori di rischio per le malattie cardiovascolari (CV) ed una relazione tra alterazioni del profilo lipidico e valori della pressione arteriosa (PA) è già stata descritta in grandi studi di popolazione (Tromso Study, Brisighella Heart Study). Questo aspetto è stato valutato anche nell’ambito dello studio EURIKA (The European Study on Cardiovascular Risk Prevention and Management in Daily Practice. NCT00882336). Obiettivi e metodi. In 12 paesi europei, 806 Medici di Medicina Generale, selezionati in maniera randomizzata, hanno raccolto le informazioni relative ai fattori di rischio CV in un totale di 7641 soggetti in età > di 50 anni, con almeno un fattore di rischio, ma privi di malattia CV al momento dell’arruolamento. I valori della pressione arteriosa sistolica (PAS, mmHg) e diastolica (PAD, mmHg) sono stati correlati linearmente, come variabili continue, con i seguenti parametri lipidici: colesterolo tot (col-T), col-LDL, col-HDL, col-non-HDL, apoliporoteina A1 (Apo-A1) ed Apolipoproteina B (Apo-B). La correlazione di Pearson con i corrispondenti livelli di significatività è stata calcolata. Risultati. Nella popolazione dello studio il 68.5% dei soggetti sono risultati in terapia con famaci antiipertensivi ed ipolipemizzanti. La PAS è risultata correlata con col-T (0.030, p=0.009), col-non-HDL (0.044, p=0.0001), col-HDL (-0.083, p=0.0001) ma non con il colLDL (0.019, p=0.009). La PAD è risultata correlata con tutte le componenti del profilo lipidico, quali Col-T (0.09, p=0.0001), col-non-HDL (0.125, p=0.0001), col-HDL (-0.083, p=0.0001) e col-LDL (0.095, p=0.0001). I valori di Apo-A1 sono risultati significativamente correlati sia con i valori di PAS (0.0023, p=0.04) che di PAD (0.03, p=0.011) mentre i livelli di Apo-B sono risultati correlati solo con i valori di PAD. La relazione tra PAS ed profilo lipidico si annullava nei pazienti trattati con statine mentre era confermata per la PAD (p=0.0001 per col-T, col-LDL, col-non-HDL, e p=0.002 per col-HDL). Conclusioni. I risultati dello studio EURIKA confermano ampiamente quanto osservato in precedenti studi epidemiologici dimostrando una correlazione tra valori della PA e profilo lipidico. La correlazione è risultata significativa nonostante la eterogeneità intrinseca della popolazione e l’impiego di farmaci anti-ipertensivi ed ipolipemizzanti, parzialmente abolita dal trattamento con statine. Questi dati potrebbero riflettere una correlazione patogenetica tra profilo lipidico e valori della PA che potrebbe contribuire allo sviluppo dell’ipertensione e della malattia aterosclerotica, nella prevenzione delle quali occorre sicuramente un precoce intervento sulle alterazioni del profilo lipidico. Preferenza: Comunicazione 9-09-2011 13:56:07 P86 EVOLUZIONE DELL'IPERTENSIONE SISTO-DIASTOLICA IN IPERTENSIONE SISTOLICA ISOLATA: IDENTIFICAZIONE DEI FENOTIPI A RISCHIO. R. Izzo (1), G. de Simone (2), M. De Marco (2), R. Giudice (1), T. Migliore (2), V. Trimarco (1), G. L. Iovino (1), B. Trimarco (1), N. De Luca (1) (1) DPT di Medicina Clinica, Scienze Cardiovascolari ed Immunologiche Università Federico II, Napoli-Italy, (2) DPT di Medicina Clinica e Sperimentale Università Federico II, NapoliItaly Preferenza: Comunicazione 3 Introduzione: L'ipertensione sistolica isolata (ISI) è il sottotipo più frequente di ipertensione non controllata in persone anziane ed è associata ad un rischio cardiovascolare (CV) maggiore rispetto all'ipertensione sisto-diastolica (ISD). Mancano informazioni sulla evoluzione naturale verso questo tipo di ipertensione e sul fenotipo associato alla sua manifestazione. Pertanto, questo studio è stato disegnato per individuare i predittori dell'evoluzione verso l'ISI in soggetti con iniziale ISD. Metodi: Sono stati valutati prospetticamente 6027 soggetti con ipertensione essenziale sisto-diastolica (età 52.52±11.3 anni, 56.5% maschi, pressione arteriosa sistolica (PAS) 159.4±20.5, pressione arteriosa diastolica (PAD) 99.2±10.3), senza malattie CV prevalenti, filtrato glomerulare (GFR)>30 mL/mmHg/1.73 m2, e con un follow-up di almeno 6 mesi. La diagnosi di ISI al follow-up è stata posta in accordo alle indicazioni delle Linee Guida Europee (PAS140 mmHg con PAD<90 mmHG). Risultati: Al termine di un periodo medio di follow-up di 55±44 mesi il 19 % della popolazione in studio manifestava ISI (n=1122). I pazienti con ISI erano più anziani, e più frequentemente di sesso femminile. Alla visita iniziale, essi erano più spesso diabetici, e mostravano più elevati valori di PAS, colesterolemia HDL, massa ventricolare sinistra, spessore relativo di parete, pressione differenziale/indice sistolico (PP/stroke index), maggior aterosclerosi carotidea e più bassi valori di GFR (tutte le p<0.001). Tali differenze venivano valutate in relazione al tempo di follow-up, utilizzando un modello di azzardo proporzionale ( Cox) che includeva tutte le variabili trovate differenti nall'analisi descrittiva. L'evidenza di ISI al follow-up era indipendentemente predetta da elevata età iniziale (p<0.0001; HR=1.20/5 anni; CI=1.20-1.28), sesso femminile (p<0.004; HR=1.22; CI=1.061.40), elevato indice di massa ventricolare sinistra (p=0.04; HR=1.04/5 g*m-2.7; CI=1.011.05), elevato spessore medio-intimale carotideo (p=0.02; HR=1.12/mm; CI=1.02-1.22) ed elevato rapporto PP/stroke index al tempo della prima visita (p<0.0001; HR=1.35/mmHg* (mL*m2.04); CI=1.23-1.48). Conclusioni: I fattori predisponenti la trasformazione di ISD in ISI sono età avanzata, sesso femminile e danno d'organo cardiaco e vascolare. Una terapia aggressiva e non ritardata dell'ipertensione arteriosa prima dello sviluppo di danno d'organo potrebbe essere opportuna, come recentemente ipotizzato dalle linee guida, a ridurre la prevalenza di ISI in età avanzata. n. 08 - Epidemiologia e Aspetti Clinici 18 | Abstract N. 93 Tel 0817462211 vol. P85 CAP 80131 2 0 11 | Cognome e Nome Izzo Raffaele Indirizzo Via S. Pansini 5 Città Napoli Fax 0817462256 E-mail [email protected] 179 Cognome e Nome Salvetti Guido Indirizzo Via Paradisa 2 Città Pisa CAP 56124 Fax 050/578772 E-mail [email protected] P87 Abstract N. 213 Tel 050/995001 08 - Epidemiologia e Aspetti Clinici PROFILO DI RISCHIO CARDIOVASCOLARE E SINDROME DELL'OVAIO MICROPOLICISTICO E. Benelli (1), G. Salvetti (1), A. Pucci (1), S. Magno (1), A. Tamberi (1), A. Basolo (1), P. Piaggi (2), P. Fierabracci (1), E. Pucci (1), P. Vitti (1), A. Pinchera (1), A. Salvetti (3), F. Santini (1) (1) Dipartimento di Endocrinologia e Rene-Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisa, PisaItaly, (2) Dipartimento dell’Energia e dei Sistemi (DESE), Università di Pisa, Pisa-Italy, (3) Dipartimento di Medicina Interna- Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisa, Pisa-Italy Introduzione: la sindrome dell'ovaio micropolicistico (PCOS) rappresenta l'endocrinopatia più comune nelle donne in età fertile (5-10%). Alcuni lavori indicano che la condizione di PCOS si associa ad un aumento del profilo di rischio cardiovascolare ma non è chiaro se questo è determinato dal solo iperandrogenismo. Scopo del nostro studio è stato quello di valutare i principali fattori di rischio cardiovascolare ed in particolare i valori di pressione arteriosa (PA) ed il profilo lipidico in donne affette da PCOS paragonato ad un gruppo di controllo sovrapponibile per età ed indice di massa corporea (IMC). Pazienti e metodi: abbiamo valutato 269 PCOS e 169 donne di controllo, sovrapponibili per età e IMC (età media ± DS, 25 ± 6 vs 27 ± 8 anni, IMC 28,66 ± 7,98 Kg/m2 vs 30,36 ± 9,23 Kg/m2 rispettivamente). La diagnosi di PCOS è stata posta secondo le linee guida della Consensus Conference di Rotterdam (PCOS ESHRE-ASRM 2003). Abbiamo valutato i valori di PA ed i livelli di trigliceridi (TGL), colesterolo totale (CT), colesterolo HDL, colesterolo LDL, insulinemia basale, HOMA-index, testosterone (T), free-androgen index (FAI). Risultati: non abbiamo riscontrato alcuna differenza significativa fra i 2 gruppi sia per quanto riguarda i valori di PA che per quanto riguarda il profilo lipidico ed i valori sono risultati tutti nei limiti della norma (gruppo PCOS: PAS 120±12 mmHg, PAD 77±9 mmHg; CT 179±31 mg/dl, LDL 110±28 mg/dl, HDL 62 ± 16 mg/dl, TGL 88±54 mg/dl; gruppo controllo: PAS 121±12 mmHg; PAD 78±9 mmHg; CT 174±28 mg/dl; LDL 107±26 mg/dl, HDL 61±15 mg/dl; TGL 82±39 mg/dl). Considerando la sola popolazione delle PCOS e suddividendola in base all'indice di insulino-resistenza, valutata mediante l'HOMA, considerando insulino-resistenti (IR) i soggetti con HOMA-index a 2,5 si avevano nel gruppo PCOS 24 % di soggetti IR vs 26 % nei controlli (p=ns). I soggetti con IR mostrano valori medi di LDL colesterolo (120±30 vs 108±27, p<0,05) e di trigliceridi (120±69 vs 77±41, p<0,05) significativamente aumentati rispetto ai non IR e valori di HDL colesterolo significativamente più bassi (54±14 vs 64±15, p<0,05). Non è stata riscontrata alcuna differenza significativa nei valori di PA. Infine ad un'analisi multivariata solo l'IMC e l'HOMA erano indipendentemente correlati con i parametri del profilo lipidico. Conclusioni: questi dati suggeriscono che nella nostra popolazione di giovani donne affette da PCOS l'iperandrogenismo non sembra influenzare i valori di PA e del profilo lipidico. Preferenza: Comunicazione Ipertensione_3-2011.indb 179 Cognome e Nome Parati Gianfranco Indirizzo Via Spagnoletto 3 Città Milano CAP 20132 Fax 02 619112956 E-mail [email protected] P88 Abstract N. 126 luglio-settembre Tel 02 619112949 08 - Epidemiologia e Aspetti Clinici VALORE PREDITTIVO DI INDICI ASSOCIATI A RIGIDITA ARTERIOSA DERIVATI DA MONITORAGGIO DELLA PA 24 ORE IN DIVERSE FASCE D’ETA’. RISULTATI DEL DUBLIN OUTCOME STUDY. G. Bilo (1), B. Gavish (2), E. Dolan (3), E. O'Brien (4), G. Parati (5) (1) Istituto Auxologico Italiano, Milano-Italy, (2) InterCure Ltd., Lod-Israel, (3) Connolly Hospital, Dublino-Ireland, (4) Conway Institute, University College, Dublino-Ireland, (5) Univ. Milano-Bicocca, Ist. Auxologico It IRCCS, Milano-Italy Razionale. Alcuni indici derivati dalla relazione tra pressione arteriosa (PA) sistolica (S) e diastolica (D) ottenute mediante monitoraggio PA nelle 24 ore (ABPM) hanno una nota rilevanza prognostica. Scopo di questo studio è stato valutare, in un’ampia coorte di soggetti afferenti a centri per l'ipertensione, stratificati per età, il valore prognostico di alcuni nuovi indici derivati dalla analisi di ABPM 24h, e suggeriti avere una relazione con la rigidità arteriosa. Metodi. In 10,499 soggetti non in terapia antiipertensiva (età 54.4±14.5, 47% maschi) valutati per presenza di ipertensione è stato eseguito ABPM per 24h. Sono stati calcolati: ambulatory arterial stiffness index, AASI (1-pendenza della retta di regressione di PAD su PAS nelle 24h); BP variability ratio, BPVR [rapporto tra deviazione standard (DS) di PAD24h e PAS24h] e PA differenziale delle 24 ore, PP (differenza media tra PAS e PAD 24h). L’associazione di queste variabili con la mortalità cardiovascolare (CV) è stata studiata con modelli di Cox aggiustati per età, sesso, BMI, fumo, diabete, preesistente malattia CV, PA media (M) 24h e caduta notturna di PAM, separatamente per le fasce d’età di <50, 50-65 e >65 anni. Risultati. Vi sono stati 498 decessi per cause CV durante il follow-up medio di 5.8 anni. I risultati sono presentati nella Tabella. Conclusioni. I diversi indici "vascolari" derivati da ABPM differiscono in maniera importante per quanto riguarda il loro valore prognostico in diverse fasce d’età. PP è più predittiva in soggetti anziani, mentre AASI e BPVR correlano meglio con tasso di mortalità CV in soggetti più giovani. Queste differenze potrebbero dipendere da un diverso substrato fisiopatologico meritevole di essere indagato in studi futuri. Preferenza: Comunicazione ipertensione e prevenzione cardiovascolare | POSTER 9-09-2011 13:56:08 180 P89 ipertensione e prevenzione cardiovascolare | luglio-settembre 2 0 11 | vol. 18 | n. 3 POSTER Cognome e Nome Izzo Raffaele Indirizzo Via S. Pansini 5 Città Napoli Fax 0817462256 E-mail [email protected] P90 Abstract N. 92 CAP 80131 Tel 0817462211 08 - Epidemiologia e Aspetti Clinici EFFETTO DEL FUMO DI SIGARETTA SUL PROFILO DI RISCHIO IN PAZIENTI IPERTESI IN OTTIMALE CONTROLLO PRESSORIO. R. Giudice (1), R. Izzo (2), G. Casalnuovo (3), V. Trimarco (1), N. Hettiarachchige (2), G. Pagnano (2), M.V. Manzi (2), A. Bassi (4), G. de Simone (3), B. Trimarco (2) (1) DPT di Neuroscienze Università Federico II, Napoli-Italy, (2) DPT di Medicina Clinica, Scienze Cardiovascolari ed Immunologiche Università Federico II, Napoli-Italy, (3) DPT di Medicina Clinica e Sperimentale Università Federico II, Napoli-Italy, (4) British American Tobacco Consultant, Southampton-United Kingdom Introduzione: Le patologie Cardiovascolari (CV) rappresentano una delle più importanti cause di morbilità e mortalità nei paesi ad alto sviluppo. Numerosi studi hanno analizzato la relazione tra comportamenti a rischio (alcool, fumo, scarsa attività fisica, dieta inappropriata, etc.) e sviluppo di malattie CV. Tuttavia c'è ancora una informazione incompleta circa il loro effetto combinato sul danno d'organo CV in soggetti ipertesi in ottimale trattamento farmacologico. Obiettivi: Analizzare l'effetto dello stile di vita, valutato attraverso un questionario somministrato ad hoc, sullo sviluppo e la progressione della malattia CV. Metodi: Sono stati selezionati e valutati 617 soggetti ipertesi essenziali non diabetici (età 53.1±7.6 anni, 44.9% maschi), senza malattie CV prevalenti, neoplasie, insufficienza epatica e con filtrato glomerulare >30 mL/mmHg/1.73 m2. La diagnosi di sindrome metabolica (MetS) è stata posta secondo le raccomandazioni dell'ATPIII. Valori di indice di massa ventricolare sinistra (VS) 51g/m2.7 definivano la presenza di Ipertrofia VS. L'aterosclerosi carotidea (AC) era valutata mediante misura dello spessore medio-intimale (SMI). Valori di SMI compresi tra 0.9 e 1.3 mm erano definiti "ispessimento" e quelli > 1.3 mm "placca". Risultati: Dei 617 pazienti analizzati 288 erano fumatori (F). I F rispetto ai non fumatori (NF) avevano valori inferiori di BMI (27.54±4.0 vs 28.28±4.3; p<0.029), colesterolemia-HDL (48.14±12.6 mg/dl vs 51.39±14.1; p<0.006) e più frequentemente AC (93.9 % vs 86.1%; Ȥ2<0.002). Quando analizzati per le abitudini alimentari, i pazienti che riferivano di assumere un minor numero di pasti e spuntini quotidiani (<2 pasti/die) sono risultati essere più spesso affetti da AC (96.6% vs 85.7%; Ȥ2<0.001), senza differenze nella distribuzione dei farmaci antiipertensivi. Inoltre paragonando i soggetti con AC con quelli senza AC, solo il numero di sigarette consumate al giorno calcolate come numero di pacchetti/anno (391±165 vs 20.8±136; p<0.0001, rispettivamente) e l'età di inizio dell'abitudine al fumo (21.53±10.2 anni vs 17.58±6.3 anni; p = 0.018) sono risultati essere statisticamente associati ad AC. In un modello di regressione logistica binaria, che includeva BMI, colesterolo HDL, fumo e numero di pasti quotidiani, solo l'abitudine al fumo si è confermata fortemente associata ad aumentato SMI (p <0.03). Conclusioni: In un campione di pazienti ipertesi essenziali, in ottimale trattamento farmacologico, l'abitudine al fumo è risultata essere indipendentemente associata ad AC. In particolare un aumento dello SMI è associato al quantitativo totale di sigarette consumate e all'età di inizio dell'abitudine al fumo. Preferenza: Comunicazione Cognome e Nome MEAZZA ROBERTO Indirizzo Via Francesco Sforza 35 Città Milano CAP 20122 Fax 0250320480 E-mail [email protected] P91 Abstract N. 57 Tel 0255033500 08 - Epidemiologia e Aspetti Clinici Cognome e Nome Lenti Salvatore Indirizzo Località Indicatore zona A, 33/2 Città Arezzo CAP 52100 Fax 0575/255006 E-mail [email protected] P92 Abstract N. 17 Tel 339/3841050 08 - Epidemiologia e Aspetti Clinici INFLUENZA DEL CIBO SULLA PRESSIONE ARTERIOSA: REVISIONE DEI DATI DELLA 6° GIORNATA MONDIALE DELL\'IPERTENSIONE TRADIZIONALI FATTORI DI RISCHIO E NUOVI BIOMARKERS DI RISCHIO CARDIOVASCOLARE R. MEAZZA (1), A. VILLARINI (2), D. RUGGIERO (3), L. GROSSO DI PALMA (3), C. VECCHIATO (3), C. SCARDINO (3), F. MAGRINI (3) (1) Ospedale Maggiore Policlinico, Milano-Italy, (2) Istituto Nazionale Tumori, Milano-Italy, (3) Università degli Studi di Milano, Milano-Italy S. Lenti (1), C. Frigerio (1), S. Francioni (1), M. Felici (1) (1) Ospedale San Donato USL 8 Arezzo, Arezzo-Italy INTRODUZIONE: In occasione della 6° giornata mondiale dell’ipertensione abbiamo osservato le variazioni di pressione ed i parametri antropometrici di una popolazione casuale prima e dopo l’assunzione di un pasto durante una normale giornata di lavoro. Differenti studi epidemiologici mostrano che il consumo abituale di alcolici, di zuccheri o alimenti ad alto indice glicemico, di grassi saturi, di proteine animali e l’elevato consumo di sale si possono associare a incremento del rischio cardiovascolare e all’insorgenza di ipertensione arteriosa mentre risulta protettivo il consumo di alimenti vegetali, cereali integrali,legumi, frutta, semi e frutta secca. METODI: Sono stati rilevati parametri antropometrici (altezza, peso e circonferenza vita) valori pressori (SBP, DBP) e frequenza cardiaca (HR) in 110 persone (61 femmine e 49 maschi) prima e immediatamente dopo il pasto di mezzogiorno nella mensa universitaria, in un giorno lavorativo. Durante la seconda fase di raccolta dei parametri è stata richiesta una descrizione delle pietanze e delle bevande assunte, compresi eventuali caffè e the. RISULTATI: Calcolando la media dei valori riscontrati, si è visto che tutti i soggetti hanno avuto un aumento di peso (+ 1.4 Kg) e di circonferenza vita di (+2.1 cm) dopo il pasto con picchi più elevati in quei soggetti che avevano avuto il maggior consumo di acqua, analogamente si è osservato un incremento della frequenza cardiaca (HR) di 6 bpm ed una parallela riduzione dei valori pressori (SBP 2 e DBP – 3 mmHg). Suddividendo in sottogruppi la popolazione si è visto che i soggetti in terapia farmacologica antipertensiva hanno avuto un andamento opposto dei valori pressori sistolici (SBP + 2 mmHg), chi invece ha consumato un pasto ad elevato indice glicemico, dove il contorno era costituito da patate, si è avuto un innalzamento sia della SBP (+2 mmHg che della DBP + 3.3 mmHg) a differenza di chi ha consumato altre verdure (SBP -2 mmHg, DBP – 4 mmHg). Per quanto riguarda le bevande non si sono osservate variazioni rispetto al trend generale descritto, tra coloro i quali hanno consumato acqua , vino o birra o ha assunto sostanze nervine (caffè, tè, bevande a base di cola). CONCLUSIONI: L’osservazione di questi dati permette di concludere che dopo un pasto la SBP e la DBP si riducono, ad eccezione degli ipertesi in terapia farmacologica e di chi ha consumato un pasto ad alto indice glicemico . Questo sembra confermare che i picchi glicemici influiscono sui valori pressori (ipotizzabile l'effetto di elevati livelli di insulina plasmatica) mentre il consumo di verdure sembra essere protettivo, anche nell’immediato. Introduzione. La previsione del rischio cardiovascolare di un paziente si basa su fattori tradizionali ben studiati: diabete, fumo, colesterolemia, ipertensione arteriosa, età, sesso, obesità e familiarità. Negli ultimi anni sono stati messi a punto alcuni biomarkers di rischio che potrebbero migliorare il potere predittivo dei fattori tradizionali. Scopo dello studio. Lo scopo del nostro studio era di valutare l’utilità dei nuovi biomarkers di rischio cardiovascolare quando aggiunti a quelli tradizionali. Materiali e Metodi. Sono stati studiati 138 pazienti (età media 62 anni; 58% donne) senza precedenti cardiovascolari esaminati per la prima volta nel 2004; a tutti quanti è stata misurata la PCR, Lipoproteina a e il pro-BNP. Il follow-up (è durato fino al 2009. La classificazione dei pazienti con fattori di rischio convenzionale aveva HR di 0.758 per eventi cardiovascolari e 0.760 per eventi coronarici; mentre l’aggiunta dei nuovi biomarkers aveva un aumento statistico di miglioramento di 0.007 e 0.009 rispettivamente. Risultati. Durante il follow-up abbiamo registrato 13 eventi cardiovascolari e 7 eventi coronarici. La percentuale di riclassificazione con i nuovi biomarkers è stata modesta (8% per il rischio cardiovascolare e 5% per il rischio coronarico) e si è osservata soprattutto nei soggetti a rischio intermedio ed ha interessato soprattutto i pazienti che non ebbero eventi piuttosto a quelli che li svilupparono nel follow-up. Conclusioni. I nuovi biomarkers di rischio cardiovascolare possono essere utili a predire futuri eventi, ma il guadagno aggiuntivo rispetto ai fattori tradizionali è minimo. La riclassificazione del rischio migliora negli individui a rischio intermedio molti dei quali, tuttavia, probabilmente non vanno incontro a complicanze cardiovascolari. Pertanto, anche alla luce dei dati in letteratura, sembra più utile ed economico e meno dispersivo concentrare l’attenzione sui fattori di rischio più tradizionali. Preferenza: Comunicazione Preferenza: Comunicazione Ipertensione_3-2011.indb 180 9-09-2011 13:56:10 POSTER Abstract N. 39 08 - Epidemiologia e Aspetti Clinici ASPETTI PSICOPATOLOGICI NELL’ IPERTENSIONE ARTERIOSA ESSENZIALE Tel 039-051-6362228 08 - Epidemiologia e Aspetti Clinici ELEVATA PREVALENZA DI IPERTENSIONE ARTERISOA NON DIAGNOSTICATA: RISULTATI DAL BRISIGHELLA HEART STUDY E. Testa (1), M.L. Genesia (1), E. Berra (1), M. Covella (1), S. Totaro (1), M. Chiarlo (1), J. Burrello (1), F. Rabbia (1), F. Veglio (1) (1) Dipartimento di Medicina e Oncologia Sperimentale, Centro Ipertensione, AOU SG Battista, Torino-Italy Background. Una diagnosi precoce di ipertensione arteriosa (IA) è molto importante in termini di prevenzione delle malattie cardiovascolari (CV), in particolare nei soggetti giovani che potrebbero essere esposti a numerosi fattori di rischio nel corso della loro vita. Obiettivi e metodi. Scopo del presente studio è stato quello di valutare la prevalenza di IA nei giovani in età inferiore a 30 anni recentemente arruolati nel Brisighella Heart Study (BHS), studio epidemiologico e longitudinale, iniziato nel 1972 e volto a valutare, in maniera prospettica, il trend spontaneo dei fattori di rischio CV e la morbosità e mortalità per eventi in una ampia fetta della popolazione della città di Brisighella. La presente analisi è stata effettuata sulla popolazione di soggetti arruolati nella osservazione eseguita nell’anno 2008. Risultati. Nella osservazione del 2008 sono stati visitati 1638 soggetti, 789 uomini e 849 donne con età media di 53+/-18 aa, un BMI di 26+/-4 Kg/m2 ed i seguenti parametri metabolici: CT=203+/-39 mg/dl, C-LDL=135+/-34 mg/dl, TG=113+/-68 mg/dl, C-HDL= 46+/10 mg/dl, apoB= 88+/-21 mg/dl, apoA= 143+/-28 mg/dl, glicemia=105+/-18 mg/dl. Il 18% dei soggetti arruolati erano fumatori mentre il 26% erano ex-fumatori. La prevalenza globale di IA è risultata del 42%; nei soggetti in età < 30 anni la prevalenza di IA è risultata del 14%: 23% negli uomini e 7% nelle donne. In questa popolazione di giovani, gli uomini sono risultati caratterizzati da un BMI significativamente superiore a quello dei soggetti di sesso femminile (25+/-4 Kg/m2 vs 22+/-4 Kg/m2) e da valori di C-HDL più bassi (43+/-7 mg/dL vs 50+/-11 mg/dl) e, conseguentemente, da una prevalenza maggiore di sindrome metabolica. Conclusioni. In un campione rappresentativo della popolazione partecipante al Brisighella Heart Study abbiamo osservato una prevalenza relativamente elevata di ipertensione arteriosa non diagnosticata nei soggetti con età inferiore ai 30 anni, in particolare nei soggetti di sesso maschile. è supportata da molti studi. La valutazione dei fattori psicologici nei pazienti con IAE può avere importanti implicazioni sul trattamento (farmacologico e non) e sulla presa in carico globale del paziente. OBIETTIVO: individuare e descrivere gli aspetti psicopatologici presenti in una popolazione di pazienti affetti da IAE e valutare la percezione della qualità della vita correlata allo stato di salute. MATERIALI E METODI: Nello studio sono stati inclusi 62 pazienti con IAE (18-65 anni), afferenti al Centro Ipertensione dell’Ospedale S.G. Battista di Torino, tra gennaio 2009 e marzo 2010. E’ stato valutato il profilo psicologico di ciascun partecipante utilizzando due scale autocompilative: il Symptom Checklist-90-R (SCL-90-R), strumento per la valutazione della psicopatologia generale e il Medical Outcomes Study Short Form-36 (SF-36), questionario sullo stato di salute fisica e psichica. RISULTATI: il 90% dei pazienti (47r9 anni) assumeva farmaci antiipertensivi (1.42±1.18 per persona). I valori pressori medi, rispettivamente sistolici e diastolici, erano 140 ±17 e 87 ±8 mmHg; il BMI era, in media, 27±5. La dimensione più rappresentata nel SCL-90R è stata la Somatizzazione (SOM, 27.4%), seguita da Depressione (DEP, 25.9%), Ansia (ANS, 24.2%), Ossessività-Compulsività (O-C, 21%), Sensibilità Interpersonale (11.3%), Ideazione Paranoidea (9.7%), Ostilità (8.1 %) e Ansia Fobica (8.1%), Psicoticismo (3.2%). Dall’analisi dello stato di salute generale (SF-36), al Physical Component Summery e al Mental Component Summary (PCS e MCS), sono stati ottenuti i rispettivi punteggi medi: 72.7 Preferenza: Comunicazione vol. (±16.2) e 67.3 (±18.6). Nelle dimensioni Dolore Fisico (DF), Salute in Generale, Vitalità (VT) e Attività Sociali (AS) sono stati osservati punteggi medi più bassi rispetto ai punteggi medi riscontrati negli studi epidemiologici. Inoltre, i pazienti con associazioni di sintomi (SOM, ANS, DEP, O-C), 2 0 11 | mostravano una differenza statisticamente significativa rispetto al resto della popolazione nelle seguenti dimensioni dell’SF-36: PCS (p=0.004 ) e MCS, DF, VT, AS, Ruolo e Stato Emotivo, Salute Mentale (p < 0.001). CONCLUSIONI: I risultati preliminari evidenziano la presenza di sintomi psicopatologici nei pazienti affetti da IAE. La somatizzazione, la depressione, l’ansia e il tratto ossessivo-compulsivo risultavano essere tra gli aspetti più rappresentati. I pazienti che esprimevano tali caratteri, rispetto ai restanti pazienti ipertesi o alla popolazione generale, si associavano ad un livello più basso di salute percepita in tutte le scale del questionario SF-36, suggerendo un’influenza non trascurabile dello stato psicologico sul benessere soggettivo e sulla percezione di salute del paziente iperteso. Cognome e Nome D'Amico Ferdinando Indirizzo via G. Mazzini Città Patti CAP 98066 Preferenza: Poster Fax 0941/362651 E-mail [email protected] P95 Abstract N. 121 Tel 0941/244536 P96 08 - Epidemiologia e Aspetti Clinici Tiziana Pipicella (1), Ferdinando D'Amico (2) (1) UOC Geriatria PO Patti Azienda Sanitaria Provinciale Messina, Messina-Italy, (2) UOC Geriatria PO Patti Azienda Sanitaria Provinciale Messina-Università Studi Messina, Messina-Italy Preferenza: Poster ANALISI DELL’ATTIVITA FISICA IN ANZIANI CON DIABETE MELLITO E IPERTENSIONE ARTERIOSA OBIETTIVO: L’attività fisica rappresenta un fattore importante di prevenzione cardiovascolare. Il tipo di esercizio fisico da proporre al soggetto anziano deve essere valutato in modo che l’intensità sia adeguata alle sue capacità motorie. Lo studio si è proposto di valutare il livello medio di attività fisica in anziani di area urbana con il metodo dell’intervista diretta attraverso l’utilizzo di uno strumento statistico: “Questionario Internazionale sulla Attività Fisica”. Inoltre nei soggetti anziani con diabete mellito non insulinodipendente e ipertensione arteriosa lieve-moderata selezionati attivi e sedentari in relazione al livello di attività fisica dichiarata è stato proposto un programma di attività fisica adattata (AFA). METODI: Sono stati studiati 43 soggetti anziani (M 18, F 25, età media 72 + 6 anni) con diabete mellito non insulinodipendente (NIDDM ) e ipertensione arteriosa lieve-moderata. I soggetti studiati erano trattati con farmaci ipoglicemizzanti orali per il diabete mellito e con monoterapia o combinazione di terapia per l’ipertensione arteriosa. Attraverso il “Questionario Internazionale sulla Attività Fisica” si è valutato che 22 soggetti (M 9, F 13, età media 70 + 3 anni) svolgevano attività fisica moderata e che in questo campione di anziani attivi il camminare era l’attività fisica prevalente a cui si dedicavano. In altro campione composto da 21 soggetti (M 9, F 12, età media 71 + 5 anni) era prevalente la sedentarietà. Il disegno dello studio prevedeva di valutare: 1) Glicemia, HbA1c; 2) Peso corporeo, Body Mass Index (BMI); 3) Monitoraggio ambulatorio della pressione arteriosa (ABPM).4) Ecocardiogramma. Inoltre sono stati registrati i dati relativi a fibrillazione atriale, fumo di tabacco, colesterolemia, trigliceridemia e creatininemia. RISULTATI: Negli anziani attivi sono stati rivelati: 1) HbA1C 6.0+0.3; 2) Peso corporeo 72+7 Kg (p<0.01), BMI 27+10 Kg/m2 (p<0.05); 3) SBP 137+15 mmHG (p<0.01), DBP 86+15 mmHg (p<0.01); 4) MVSI MVSI 130/110 gr/m2, MVS/h MVS/h > 56/47 gr/h 2.7 (0.01). Nei soggetti sedentari sono stati rilevatii: 1) HbA1c 7.3+0.5; 2) Peso corporeo 75+11 (p<0.01), BMI 31+6 Kg/m2 (p<0.05); 3) SBP 157+22 mmHG (p<0.01), DBP 95+14 mmHg (p<0.01); 4) MVSI 132/110 gr/m2 , MVS/h > 58/47 gr/h 2.7 (0.01). Pertanto nei soggetti attivi sono stati evidenziati rispetto agli anziani sedentari valori inferiori della HbA1c, del BMI, della pressione arteriosa, della pressione differenziale, della massa ventricolare sinistra. In considerazione di queste evidenze è stato proposto nei due campioni di soggetti un programma di esercizio aerobico con frequenza 3 giorni alla settimana per 6 mesi. Il programma di attività fisica adattata (AFA) è tuttora in corso di applicazione. CONCLUSIONE: Un livello di attività fisica moderata in anziani con diabete mellito non insulinodipendente e ipertensione arteriosa lieve-moderata può determinare miglioramenti della funzione metabolica e cardiovascolare. n. Il ruolo dei fattori psicologici nella storia naturale dell’ipertensione arteriosa essenziale (IAE) 3 M. Rosticci (1), A. Dormi (1), A. Cicero (1), E.R. Cosentino (1), F. Santi (1), E.R. Rinaldi (1), C. Bentivenga (1), M. Veronesi (1), C. Borghi (1) (1) S.Orsola-Malpighi, Bologna-Italy 18 | Abstract N. 15 P94 luglio-settembre P93 Cognome e Nome Veronesi Maddalena Indirizzo Via Massarenti, 9 Città Bologna CAP 40138 Fax 039-051-301320 E-mail [email protected] Tel 0039 011 3666959 ipertensione e prevenzione cardiovascolare | Cognome e Nome Testa Elisa Indirizzo via genova 3 Città torino CAP 10126 Fax 0039 011 3666931 E-mail [email protected] 181 Ipertensione_3-2011.indb 181 9-09-2011 13:56:11 182 P97 ipertensione e prevenzione cardiovascolare | luglio-settembre 2 0 11 | vol. 18 | n. 3 POSTER P98 Cognome e Nome MEAZZA ROBERTO Indirizzo Via Francesco Sforza 35 Città Milano CAP 20122 Fax 0250320480 E-mail [email protected] P99 Abstract N. 56 Tel 0255033500 11 - Terapia, Farmaeconomia e Farmacosorveglianza Cognome e Nome Veronesi Maddalena Indirizzo Via Massarenti, 9 Città Bologna CAP 40138 Fax 039-051-301320 E-mail [email protected] P100 Abstract N. 38 Tel 039-051-6362228 11 - Terapia, Farmaeconomia e Farmacosorveglianza “MEDICINE SMS": UN NUOVO PROGETTO PER AUMENTARE L'ADERENZA AL TRATTAMENTO FARMACOLOGICO NEI PAZIENTI IPERTESI. EFFETTO DI LACTOTRIPEPTIDI SULLA PRESSIONE ARTERIOSA IN SOGGETTI NORMOTESI OD AFFETTI DA IPERTENSIONE ARTERIOSA LIEVE-MODERATA R. MEAZZA (1), M.M. CIULLA (2), C. VECCHIATO (2), C. BENFENATI (2), R. PALIOTTI (2), F. MAGRINI (2) (1) Ospedale Maggiore Policlinico, Milano-Italy, (2) Università degli Studi di Milano, MilanoItaly A.F.G. Cicero (1), M. Rosticci (1), E.R. Cosentino (1), E.R. Rinaldi (1), D. Maione (1), D. Degli Esposti (1), F. Santi (1), S. Bacchelli (1), C. Borghi (1) (1) S.Orsola-Malpighi, Bologna-Italy INTRODUZIONE: Nei pazienti ipertesi la mancata assunzione del farmaco prescritto o l’autoriduzione sono considerate cause importanti di mancato conseguimento di un buon controllo pressorio (target ottimale). Sono stati sviluppati differenti sistemi di controllo a distanza per monitorare e ottimizzare l'assunzione della terapia, come ad esempio le scatole porta-compresse con timer. Scopo del nostro progetto è di sviluppare un programma di monitoraggio bidirezionale a distanza per ricordare l'assunzione della terapia, nel pieno rispetto della privacy; di valutare la dotazione tecnologia minima e la propensione al servizio da parte degli utenti finali e infine di verificarne l’efficacia sul conseguimento del target pressorio raccomandato (studio in corso). METODI: Per realizzare tale progetto abbiamo costituito un gruppo di lavoro composto di medici e ingeneri informatici per definire le soluzioni più appropriate; inoltre sono stati elaborati dei questionari per la valutazione della propensione al servizio su un campione rappresentativo di soggetti che frequentano l'ambulatorio (n=100). La fase preliminare dello studio è stata condotta nel corso del 2010, i questionari sono stati consegnati dagli studenti. RISULTATI preliminari: Considerazioni sulla dotazione tecnologica minima e sulla privacy hanno portato a escludere la rete Internet (computer + accesso alla rete), ancora oggi poco diffusa presso i pazienti anziani; al contrario, la diffusione del telefonino GSM presso il campione di soggetti che frequentano i nostri ambulatori (età media 56 anni, utenti GSM 86%) risulta elevata anche nei soggetti anziani (> 65 anni, utenti 38%) è stato così scelto di utilizzare il telefono cellulare GSM per sviluppare il servizio. Pur con le limitazioni della messaggistica SMS (max 160 caratteri/SMS), è stato sviluppato un programma (medicineSMS) che, in maniera automatica, programmabile per data e ora, invia un SMS sul cellulare che ricorda la terapia da assumere durante la giornata (nel formato: nome paziente, [principio attivo, orario di assunzione] * n farmaci). Al fine di rendere bidirezionale la comunicazione paziente-centro, il paziente può fare richiesta, sui dettagli della terapia in atto inviando un SMS contenente i propri dati e la richiesta al numero di riferimento indicato (nel formato: nome paziente, “TERAPIA”). L’aderenza al servizio del nostro campione è risultata elevata, con adesioni superiori al 26%, naturalmente previa adesione al servizio con consenso per la privacy. CONCLUSIONI: Nella fase preliminare del progetto è stato sviluppato un programma di monitoraggio bidirezionale a distanza che consente, nel pieno rispetto della privacy, di ricordare l'assunzione della terapia. Al momento sono stati reclutati 100 soggetti ipertesi che saranno seguiti nell’arco di 6 mesi per valutare l'efficacia del monitoraggio ai fini del conseguimento del target pressorio raccomandato (studio in corso). Background. Un ampio numero di studi clinici randomizzati ha mostrato risultati contrastanti per quanto riguarda gli effetti dei lactotripeptidi ile-pro-pro/val-pro-pro (IPP-VPP) sulla pressione arteriosa (PA) nelle popolazioni di diversa etnia. Obiettivo e metodi. Scopo del presente studio è stato quello di valutare gli effetti di IPPVPP in una ampia coorte di soggetti caucasici della area mediterranea. Lo studio, randomizzato ed in doppio cieco, ha previsto la inclusione di soggetti normotesi od affetti da ipertensione arteriosa (IA) di grado lieve-moderato (ESC/ESH 2007), privi di eventi cardiovascolari all’arruolamento, afferenti agli Ambulatori della U.O. di Medicina Interna – Prof. C. Borghi. Tutti i soggetti, dopo 28 giorni di dieta stabile, sono stati randomizzati al gruppo trattamento (succo di frutta addizionato con lactotripeptidi VPP-IPP, gentilmente offerti da Barilla SpA, Parma) od al gruppo placebo (succo di frutta con placebo). I valori della pressione arteriosa sistolica (PAS, mmHg), diastolica (PAD, mmHg), pressione differenziale (PP, mmHg), delle 24 ore (ABPM, Spacelab 90207) e la tollerabilità del trattamento sono stati valutati dopo 28 giorni di assunzione. Risultati. Sono stati arruolati 161 soggetti consecutivi. 100 soggetti sono risultati normotesi e 61 affetti da IA di grado lieve-moderato; l’età media è risultata 44+/-11 anni, il BMI 25+/-4 Kg/m2, la PAS 132+/-12 mmHg, PAD 83+/- 8 mmHg e PP 50+/-9 mmHg. Il trattamento testato è risultato ben tollerato. Rispetto alla visita basale, i valori di PAS sono risultati significativamente migliorati dal trattamento con VPP-IPP (-3.4+/-6.5 mmHg, p<0.001), mentre la PAD è risultata ridotta in entrambi i gruppi. Tuttavia, confrontando le variazioni della PA durante lo studio, sia la PAS (p<0,001) che la PAD (p<0,002), ma non la PP, hanno registrato un miglioramento significativo nel gruppo trattato con VPP-IPP rispetto al gruppo trattato con il placebo. Sia la PAS (p<0,005) che la PAD (p<0,014) sono migliorate in maniera significativa negli uomini nel gruppo trattato con VPP-IPP, nelle donne solo la SBP (p<0.001). Le variazioni della PAS sono risultate correlate significativamente ai valori basali, così come le variazioni della PAD ai valori basali, alla frequenza cardiaca ed al BMI. Gli effetti sulla PA non si sono confermati nelle registrazioni delle 24 ore. Conclusioni. Nella popolazione dell’area mediterranea da noi studiata, la aggiunta di lactotripeptidi IPP-VPP alla dieta, anche per un breve periodo di tempo, si è associata ad un significativo miglioramento dei valori della pressione arteriosa sistolica e diastolica. L’effetto è apparso particolarmente evidente nei soggetti di sesso maschile. Preferenza: Comunicazione Preferenza: Comunicazione Ipertensione_3-2011.indb 182 9-09-2011 13:56:13 Abstract N. 41 CAP 10126 Tel 0116336959 06 - Meccanismi Ormonali e Ipertensione Endocrina VALUTAZIONE PROSPETTICA DELLA PREVALENZA DELL'IPERALDOSTERONISMO PRIMARIO IN PAZIENTI IPERTESI CON FIBRILLAZIONE ATRIALE: STUDIO PAPPHY L'ALDOSTERONE NON MODIFICA L'ESPRESSIONE GENICA NELLE CELLULE ENDOTELIALI UMANE G. P. Rossi (1), T.M. Seccia (1), V. Gallina (1), A. Belfiore (2), G.P. Bernini (3), G. Giacchetti (4), C. Ferri (5), C. Letizia (5), M. Maccario (6), M. Mannelli (7), M.L. Muiesan (8), O. Olivieri (8), G. Palumbo (9), D. Rizzoni (8), E. Rossi (10) (1) Clinica Medica 4, Padova-Italy, (2) Medicina Interna, Bari-Italy, (3) Medicina Interna, Pisa-Italy, (4) Endocrinologia, Ancona-Italy, (5) Medicina Interna, Roma-Italy, (6) Endocrinologia, Torino-Italy, (7) Endocrinologia, Firenze-Italy, (8) Medicina Interna, BresciaItaly, (9) Medicina Interna, Legnano-Italy, (10) Medicina Interna, Reggio Emilia-Italy A. Verhovez (1), T. A. Williams (1), A. Viola (1), J. Burrello (1), M. Covella (1), M. Chiarlo (1), E. Berra (1), F. Fallo (2), B. Fabris (3), F. Amenta (4), C. E. Gomez-Sanchez (5), F. Veglio (1), P. Mulatero (1) (1) Divisione di Medicina Interna e Centro Ipertensione, Università di Torino, Torino-Italy, (2) Dipartimento di Medicina e Scienze Chirurgiche, Università di Padova, Padova-Italy, (3) Dipartimento di Scienze Mediche Diagnostiche e Terapie Speciali, Università di Padova, Padova-Italy, (4) Sezione di Anatomia Umana, Scuola di Farmacia, Università di Camerino, Camerino-Italy, (5) Divisione di Endocrinologia, Università del Mississippi, Jackson-United States of America L’aldosterone, determinando un effetto tossico sul sistema vascolare ed in particolare sullo strato endoteliale, sembrerebbe ricoprire un ruolo importante nella patologia cardiovascolare osservata in modelli di eccesso di mineralcorticoidi. Allo scopo di caratterizzare i meccanismi molecolari genomici che determinano la disfunzione endoteliale indotta dall’aldosterone, abbiamo effettuato un microarray di espressione sui trascritti ottenuti su cellule endoteliali di vene ombelicali (HUVEC) e cellule endoteliali di arterie coronarie (HCAEC) stimolate con aldosterone 10-7 M per 18 ore. Inaspettatamente abbiamo scoperto che l’aldosterone non ha determinato nessun cambiamento significativo nell’espressione genica in nessuno dei tipi di cellule valutate. Questi risultati sono stati confermati da un’analisi di tipo time-course mediante qRT-PCR sui trascritti, ottenuti dalle HCAEC, derivanti da un gruppo di geni noti per essere coinvolti nel controllo della funzione endoteliale o precedentemente descritti come regolati dall’aldosterone. Il saggio di attività della luciferasi con l’impiego di un plasmide codificante un promoter sensibile a glucocorticoidi e mineralcorticoidi non mostrava nessuna attivazione del recettore mineralcorticoide (MR) dopo stimolazione con aldosterone. I nostri dati indicano che lo stato di non funzionalità del MR espresso nelle HUVEC e HCAEC coltivate non permette all’aldosterone di modificare l’espressione genica e produce evidenze contro un effetto genomico benefico o dannoso dell’aldosterone sulle cellule endoteliali sane. vol. Preferenza: Poster 2 0 11 | Background. Secondo uno studio retrospettivo il rischio di sviluppare fibrillazione atriale è 12 volte maggiore nei pazienti con iperaldosteronismo (PA) rispetto ai pazienti con ipertensione essenziale. Tuttavia, la prevalenza di PA nei pazienti ipertesi che si presentano con fibrillazione atriale “isolata”, cioè non imputabile a una causa identificabile, è ignota. Obiettivi. Lo studio PAPPHY (Prospective Appraisal of the Prevalence of Primary aldosteronism in HYpertensive patients presenting with atrial flutter or fibrillation) è uno studio prospettico multicentrico che ha l’obiettivo primario di accertare la prevalenza di PA e dei suoi sottotipi (APA e IHA) nei pazienti ipertesi ricoverati per fibrillazione o flutter (FFA) isolata, parossistica o permanente, nelle unità operative afferenti ai Centri di riferimento per l'ipertensione che hanno costituito la rete dello Studio PAPY. Obiettivi secondari sono 1) identificare i marker clinici, ecocardiografici e biochimici che possono predire il rischio di FFA; 2) valutare se FFA, tramite un aumentato release di ANP correlato allo stretching atriale e la conseguente riduzione di aldosterone, riduca il rapporto aldosterone/renina (ARR), impedendo il riconoscimento di PA; 3) determinare in modo prospettico l’utilità diagnostica di ARR calcolato usando il valore della renina diretta (DRA) nei pazienti con FFA; 4) accertare se FFA e/o PA modifichino la percezione della qualità di vita; 5) valutare se i livelli del propeptide N-terminale del collagene I PINP siano più alti nei pazienti FFA/PA rispetto a FFA; 6) stabilire se FFA/PA sia associata a maggiore arterial stiffness; 7) determinare il rischio relativo di eventi cardiovascolari. Metodi. Lo screening dell’iperaldosteronismo e l’identificazione dei sottotipi seguiranno i criteri già stabiliti in precedenza dallo studio PAPY; la diagnosi di APA utilizzerà come gold standard i ‘four corners criteria’ e la cardioversione sarà eseguita secondo le recenti lineeguida dell’American Heart Association. Un confronto intra-paziente dei valori ormonali e dell’ARR sarà eseguito per i pazienti con FA e quelli in ritmo sinusale. La presenza di danno d’organo, l’insorgenza di eventi cardiovascolari e le recidive di FA saranno registrate durante il follow-up nei pazienti con o senza PA. Lo studio è stato registrato su clinicaltrialgov.org. Risultati attesi e conclusioni. La maggiore prevalenza di PA nei pazienti con FFA potrebbe 1) modificare in misura sostanziale la strategia diagnostica e terapeutica nei pazienti ipertesi con FFA isolata; 2) aiutare a chiarire i meccanismi patogenetici della FFA e definire il danno cardiaco nel PA; 3) identificare i pazienti affetti da una forma curabile d'ipertensione arteriosa. Preferenza: Comunicazione P103 Ipertensione_3-2011.indb 183 3 06 - Meccanismi Ormonali e Ipertensione Endocrina P102 n. Abstract N. 181 Cognome e Nome Bertello Chiara Indirizzo Via Genova 3 Città Torino Fax 0116336931 E-mail [email protected] 18 | P101 Tel +390498213304 Cognome e Nome Bertello Chiara Indirizzo Via Genova 3 Città Torino Fax 0116336931 E-mail [email protected] P104 Abstract N. 40 CAP 10126 Tel 0116336959 06 - Meccanismi Ormonali e Ipertensione Endocrina PREVALENZA DELL'IPERCORTISOLISMO SUBCLINICO IN PAZIENTI CON IPERALDOSTERONISMO PRIMITIVO F. Fallo (1), C. Bertello (2), D. Tizzani (2), N. Sonino (3), A. Fassina (4), M.C. Zennaro (5), M. Covella (2), E. Berra (2), J. Burrello (2), M. Chiarlo (2), F. Veglio (2), P. Mulatero (2) (1) Dipartimento di Medicina e Scienze Chirurgiche, Università di Padova, Padova-Italy, (2) Divisione di Medicina Interna e Centro Ipertensione, Università di Torino, Torino-Italy, (3) Dipartimento di Scienze Statistiche, Università di Padova, Padova-Italy, (4) Dipartimento di Scienze Mediche Diagnostiche e Terapie Speciali, Università di Padova, Padova-Italy, (5) INSERM U970, Centro sulla Ricerca Cardiovascolare, Parigi-France Introduzione: L'ipersecrezione di cortisolo da parte di adenomi producenti aldosterone è stata riportata in modo aneddotico. In assenza di evidente sindrome di Cushing, la reale prevalenza di tale condizione potrebbe essere sottostimata in quanto l'ipercortisolismo non è indagato di routine nell'iperaldosteronismo primitivo (PA). Scopo del nostro studio è stato quello di stimare l'incidenza di ipercortisolismo subclinico (SCS) in pazienti con PA. Materiali e metodi: 76 pazienti ipertesi con diagnosi di PA senza alcun segno clinico di ipercortisolismo sono stati sottoposti a valutazione di eventuale iperproduzione concomitante di cortisolo. La diagnosi di PA è stata effettuata in accordo con le linee guida internazionali. La condizione di SCS è stata definita come l'assenza di inibizione della cortisolemia (< 50 nmol/L) dopo somministrazione di 1 mg di desametasone la sera precedente (test di screening), in aggiunta ad almeno uno di due test anomali, ACTH <2 pmol/L e cortisoluria >694 nmol/die. Risultati: Una malattia surrenalica unilaterale producente aldosterone è stata identificata in 34 pazienti (32 adenomi, 2 iperplasia micronodulari). 3 di questi pazienti avevano una cortisolemia post-desametasone >50 nmol/L; solo uno, mostrava anche livelli di ACTH ridotti (1,7 pmol/L) e cortisoluria elevata (894 nmol/die). Il paziente presentava una massa surrenalica destra di 4 cm alla RM; il paziente è stato sottoposto a surrenectomia laparoscopica con successiva terapia sostitutiva steroidea. All'esame istologico, la massa surrenalica è risultata essere un adenoma corticale, con una marcata prevalenza di cellule della zona fascicolata. L'ibridazione in situ ha mostrato un’esclusiva espressione di CYP11B1 nel tessuto tumorale e un’esclusiva espressione di CYP11B2 nella zona peritumorale, suggerendo l'ipotesi della coesistenza di un adenoma producente cortisolo e di una iperplasia producente aldosterone nello stesso surrene. La normalizzazione dei valori clinici e laboratoristici è stata osservata a 6 mesi dall’intervento chirurgico. Conclusioni: L'ipersecrezione concomitante di aldosterone e di cortisolo è un evento raro in pazienti con PA. Suggeriamo, tuttavia, di eseguire un test di screening per l'ipercortisolismo in tutti i pazienti con PA prima di eseguire l'AVS; la dimostrazione di un ipercortisolismo subclinico ha infatti importanti ricadute sull’interpretazione dell'AVS, sulla gestione perioperatoria, oltre a determinare un aumento del rischio cardiovascolare e metabolico globale del paziente. Preferenza: Comunicazione luglio-settembre Cognome e Nome Rossi Gian Paolo Indirizzo Policlinico Universitario Città Padova CAP 35126 Fax +390498754179 E-mail [email protected] 183 ipertensione e prevenzione cardiovascolare | POSTER 9-09-2011 13:56:14 184 Cognome e Nome Morganti Alberto Indirizzo Via San Vittore 12 Città Milano CAP 20123 Fax 02-8599.4157 E-mail [email protected] P105 Abstract N. 64 Tel 02-8599.4494 P106 06 - Meccanismi Ormonali e Ipertensione Endocrina 3 n. 18 | vol. 2 0 11 | luglio-settembre ipertensione e prevenzione cardiovascolare | A. Giavarini (1), A. Gritti (1), C. Lonati (1), A. Morganti (1) (1) U.O. Med. Generale, Centro Ipertensione Arteriosa, Ospedale San Giuseppe, Università Studi di Milano, Milano-Italy Preferenza: Comunicazione LA PRIMA APPLICAZIONE DELLA CPAP RIDUCE LA PRESSIONE ARTERIOSA IN PAZIENTI CON OSAS SENZA DIMINUIRE L’ATTIVITA’ RENINICA PLASMATICA, LA CONCENTRAZIONE PLASMATICA DI ALDOSTERONE E L’ESCREZIONE NOTTURNA DI CATECOLAMINE URINARIE Introduzione E' noto che la sindrome delle apnee ostruttive del sonno (OSAS) incrementa la pressione arteriosa (PA) attraverso numerosi meccanismi fra i quali l’attivazione del sistema nervoso simpatico (SNS) e del sistema renina-angiotensina-aldosterone (SRAA). La ventilazione a pressione positiva continua (cPAP) riduce la PA, ma i suoi effetti sul SNS e sul SRAA sono ancora dibattuti. Disegno e Metodi In 13 pazienti ipertesi con OSAS abbiamo indagato gli effetti acuti indotti dalla cPAP sulla PA (mmHg) e sull’attività reninica plasmatica (PRA, ng/ml/min), sull’aldosterone plasmatico (AP, pg/ml) e sull’escrezione notturna di catecolamine urinarie (CAT µg/8 ore) quali indicatori, rispettivamente, dello stato di attivazione di SRAA e SNS. Gli studi sono stati condotti in condizioni basali e durante la prima notte di applicazione della cPAP. La PAS e la PAD sono state valutate con il monitoraggio continuo pressorio. I prelievi per PRA e AP sono stati eseguiti al risveglio, mentre le catecolamine sono state dosate nelle urine prodotte durante le 8 ore di sonno. Risultati La cPAP ha determinato una riduzione significativa della PAS delle 24 ore e della PAS notturna (rispettivamente da 140±17 a 135±18 e da 138±19 a 132±20, p< 0.05; media±DS). Le corrispondenti riduzioni della PAD sono state da 82±12 a 78±11 e da 81±13 a 75±14. Anche la PAS e la PAD diurne erano ridotte dopo cPAP, ma in minor misura. Rispetto al controllo, la cPAP ha causato una lieve riduzione della PRA (da 1.7±2.5 a 1.4±1.5) e un lieve aumento dell'AP (da 67±27 a 82±47); inoltre le CAT urinarie erano scese da 18±7 a 15±5: tutte queste variazioni non erano statisticamente significative. Conclusioni La prima applicazione di cPAP riduce la PAS delle 24 ore, principalmente per il calo della PAS notturna, ma l'effetto antipertensivo della procedura non sembra attribuibile ad una concomitante riduzione dell'attività del SNS e del SRAA. POSTER Cognome e Nome Rescaldani Marta Indirizzo via F Sforza 35 Città Milano CAP 20122 Fax 0250320480 E-mail [email protected] P107 Abstract N. 108 Tel 0250320507 06 - Meccanismi Ormonali e Ipertensione Endocrina Cognome e Nome Fabris Bruno Indirizzo Osp. di Cattinara, Strada di Fiume, 447 Città Trieste CAP 34149 Fax 040/912881 E-mail [email protected] P108 Abstract N. 6 Tel 040/3994320/4545 06 - Meccanismi Ormonali e Ipertensione Endocrina VARIAZIONI OPPOSTE DI ATTIVITA’ RENINICA PLASMATICA E ALDOSTERONE DOPO TRATTAMENTO CON SUNITINIB IN PAZIENTI ONCOLOGICI UN CASO DI FEOCROMOCITOMA CON ELEVATI VALORI DI ACTH E NODULO SILENTE POLMONARE M. Rescaldani (1), D. Gambini (2), L. Turolo (1), G. Bolla (1), M. Tomirotti (2), C. Sala (1), F. Magrini (1) (1) Università di Milano, Milano-Italy, (2) Fondazione Ospedale Maggiore Policlinico, MilanoItaly S. Bernardi (1), N. Sabato (1), E. Barro (1), F. Grimaldi (2), L. Sechi (2), M. Bertolotto (1), B. Fabris (1) (1) Università degli Studi di Trieste, Trieste-Italy, (2) Azienda Ospedaliero-Universitaria Santa Maria della Misericordia, Udine-Italy Razionale: L’ipertensione arteriosa è un effetto collaterale frequente in corso di trattamento con inibitori dell'angiogenesi nei pazienti oncologici. Per valutare il ruolo del sistema reninaangiotensina-aldosterone in questa forma di ipertensione, in pazienti affetti da carcinoma renale metastatico abbiamo dosato i valori plasmatici di attività reninica (PRA) e aldosterone (Aldo) prima e dopo trattamento con Sunitinib, farmaco bloccante il recettore del fattore di crescita endoteliale vascolare (VEGF). Metodi: In 5 pazienti (età 56±2 aa, M/F 3/2, IMC 29±2 kg/m2, filtrato glomerulare stimato, eGFR, 64±7 ml/min/1.73 m2) è stato eseguito il monitoraggio di pressione arteriosa (PA) e frequenza cardiaca (FC) nelle 24 ore, prelievo venoso per PRA, Aldo e potassiemia (K+) in posizione supina e calcolato il rapporto aldosterone/renina (ARR) in condizioni basali, dopo il primo ciclo di Sunitinib (50 mg/die per 4 settimane) e dopo 2 settimane di sospensione del farmaco (recovery). Risultati: La tabella mostra le medie±esm; * p<0.05 vs basale Caso clinico. Si tratta di una paziente di 63 anni che, giunta alla nostra attenzione per elevati valori glicemici (139 mg/dl), veniva riscontrata affetta da ipertensione arteriosa (PAO 165/100 mmHg). Gli esami ematochimici di routine, compresi i valori di potassiemia, la concentrazione reninica plasmatica, e i valori plasmatici di aldosterone, cortisolo e ACTH risultavano nella norma. Il riscontro di elevati valori di catecolamine urinarie orientava verso la presenza di un feocromocitoma (FEO). La TAC addome evidenziava una massa a carico del surrene destro non confermata alla MIBG-SPECT. Ad iter diagnostico in corso la paziente sviluppava una tachicardia ventricolare che richiedeva il ricovero in cardiologia dove venivano evidenziati alcalosi metabolica con severa ipopotassiemia (2,2 mEq/l) e valori di ACTH e cortisolemia drammaticamente aumentati. CRH test e RMN ipofisaria risultavano nella norma. Ottenuto il controllo dei valori potassiemici con l’utilizzo di potassio per via endovenosa, aldactone e mitotano, veniva eseguita PET/CT che dimostrava una anomala concentrazione nodulare del radio-farmaco a livello del surrene destro (circa 3 cm) e a livello del lobo superiore del polmone sinistro (circa 2 cm). La TAC torace, eseguita in successione, evidenziava la presenza di addensamento polmonare escavato con presenza di flogosi attiva e necrosi alla biopsia, suggestivo per lesione metastatica polmonare da FEO maligno. Dopo surrenectomia destra si otteneva una rapida normalizzazione dei valori di ACTH e cortisolemia con miglioramento dei valori pressori. L’insorgenza improvvisa di dispnea e febbre richiedeva però l’esecuzione di una nuova TAC torace che dimostrava un allargamento del nodulo precedentemente segnalato, la comparsa di noduli polmonari multipli e versamento pleurico bilaterale. L’esame culturale risultava positivo per nocardiosi. Conclusioni. Contrariamente all’ipotesi diagnostica iniziale di FEO con metastasi polmonari e secrezione paraneoplastica di ACTH, la nostra paziente risulto’ aver avuto una sindrome di Cushing da secrezione ectopica di ACTH a partire dal FEO che, a causa dell’ipercortisolismo, aveva favorito lo sviluppo di una nocardiosi polmonare. Il caso evidenzia quanto imprevedibile e aggressiva possa essere la storia naturale del FEO e fa luce su uno dei possibili sviluppi di questa patologia. Inoltre, dal punto di vista della pratica clinica dimostra l’utilita’ del mitotane per il controllo dell’iperkaliemia refrattaria in corso di sindrome di Cushing, e fa riflettere sulla necessita’ di intraprendere un’antibioticoterapia profolattica nei pazienti ospedalizzati con ipercortisolismo. La funzione renale era invariata dopo Sunitinib (eGFR=63±10 ml/min/1.73 m2). I valori di PA pre- e post-trattamento erano direttamente correlati con ARR (r =0.68 per PA sistolica e 0.60 per PA diastolica, p<0.05 per entrambe). Conclusioni: L’ipertensione arteriosa in corso di trattamento cronico con Sunitinib in pazienti neoplastici si associa ad un incremento di ARR; questo quadro umorale di iperaldosteromismo primario è reversibile dopo sospensione di Sunitinib. . Preferenza: Comunicazione Ipertensione_3-2011.indb 184 Preferenza: Comunicazione 9-09-2011 13:56:15 Introduzione:L'obiettivoprincipaledellostudioMINISALͲSIIAèdivalutareilconsumo abitualedisodioinuncampionerappresentativodegliipertesiinItalia,attraversol'analisi dell'escrezioneurinariadisodionelle24ore(Na24h)edivalutarnel'eventualeassociazione conl'etàedilpesocorporeo. Metodi:Apartiredalgennaio2010efinoamaggio2011,nei49centriitaliani,riconosciuti dallaSocietàItalianadell'IpertensioneArteriosa,sonostatireclutati1200pazientiipertesi, stabilmenteinterapiaantiipertensivaedincuieranostatieseguitiloscreeningdiagnostico elavalutazionedeldannod'organo.Sonostatimisuratiiprincipaliindiciantropometrici,la pressionearteriosa(PA)edottenutaunaraccoltaurinariadelle24ore.Lapopolazioneè statadivisainbaseall'IMCinnormopeso(n=331),sovrappeso(n=488)edobesi(n=314). Inoltrelapopolazioneèstatastratificataperquartilidietà,conun'etàmediadalprimoal quartoquartiledirispettivamente(media±DS)42.3±6.7,56.3±3.3,65.5±2.4e75.6±4.5anni. Risultati:LaNa24hèrisultataassociatadirettamenteaIMC(r=0.218,p<0.001), circonferenzaaddominale(r=0.199,p<0.001)eallafrequenzacardiaca(r=0.146,p=0.009) edinversamenteall'età(r=Ͳ0.123,p<0.05).Itregruppiidentificatisullabasedell'IMCnon differivanoperetà(normopeso=59.2±14.2,sovrappeso=60.1±12.9,obesi=58.7±11.6; p=0.32),mentrecomeatteso,differivanoperPAsistolica,convalorimaggiorinegliobesi (p<0.001).LaNa24hèalmomentodisponibilein622pazienti.Sièevidenziataalriguardo unadifferenzastatisticamentesignificativafraitregruppiconvalorineinormopeso (n=160),sovrappeso(n=276)edobesi,(n=186)rispettivamentedi133±59,159±68e170±66 mmol/24h(p<0.001). StratificandoperetàsinotavaunadifferenzadelNa24hfraiquartilidietà,conlivellidi Na24hsignificativamentesuperiorineisoggettipiùgiovani(Iquartile,n=172,163±72;II, n=171,157±64,III,n=151,156±65,IV,n=128,141±61;p<0.001).Inoltreiquartilidietà differisconosignificativamenteperIMC,PAeFC(p<0.05). Discussione:L'analisideidatipreliminaridellostudioMINISALͲSIIAevidenziacomeisoggetti obesiconsuminomediamentecirca1.6gdisalealgiornoinpiùrispettoainormopesoei soggettipiùgiovanitendanoadavereunconsumomediodicirca0.9gsuperiorerispettoa quellodeisoggettipiùanziani. 07 - Meccanismi e Aspetti Metabolici I LIVELLI DI INSULINA PLASMATICA SONO ASSOCIATI ALLA DISTRIBUZIONE DEI FLUIDI CORPOREI NEI PAZIENTI IPERTESI: UNO SUDIO MEDIANTE ANALISI BIOIMPEDENZIOMETRICA G.L. COLUSSI (1), C. CATENA (1), F. CAPOBIANCO (1), E. BARBANO (1), L. SECHI (1) (1) Clinica Medica, Dipartimento di Scienze Mediche Sperimentali e Cliniche, Università di Udine, Udine-Italy INTRODUZIONE E SCOPO DELLO STUDIO. L'iperinsulinemia si associa a ritenzione di sodio e acqua e puo' quindi influenzare la distribuzione dei fluidi corporei. L'analisi bioimpedenziometrica (BIA) e' un metodo non invasivo che permette di valutare la distribuzione dei fluidi corporei e che e' stata validata nei pazienti nefropatici sottoposti a dialisi. Lo scopo dello studio e' stato di ricercare eventuali relazioni tra metabolismo del glucosio, contenuto di acqua corporea totale e distribuzione dei fluidi corporei mediante BIA in pazienti con ipertensione arteriosa. MATERIALI E METODI. In 72 pazienti ipertesi essenziali non trattati (eta' 51 ± 14 anni, 37M/35F) sono stati misurati i parametrici antropometrici, i livelli plasmatici di glicemia, l'insulina e il C-peptide sia a digiuno che dopo carico orale di glucosio, ed e' stato calcolato l'indice HOMA. La composizione idrica corporea e' stata analizzata mediante BIA misurando l'acqua corporea totale, corretta per la superficie corporea (ACT/m2), e calcolando il rapporto tra acqua extra ed intracellulare (AEC/AIC). RISULTATI. Per l'analisi statistica pazienti sono stati suddivisi in insulino-sensibili ed insulino-resistenti sulla base dell'indice HOMA (rispettivamente HOMA < 2.5 e > 2.5). I pazienti con insulino-resistenza avevano un maggior AEC/AIC, rispetto ai pazienti insulinosensibili (0.98 ± 0.27 vs. 0.83 ± 0.16, P=0.004). Non vi era, invece, differenza nell'ACT/m2 tra pazienti con o senza insulino-resistenza e l'ACT/m2 non aveva relazioni con gli altri parametri del metabolismo glucidico. All'analisi univariata AEC/AIC era direttamente correlato con eta' (r=0.480, P<0.001), livelli di insulina plasmatica (r=0.345, P=0.006) e indice HOMA (r=0.294, P=0.020). All'analisi multivariata includente il BMI come potenziale fattore confondente, eta' (beta=0.273, P=0.029) e insulina plasmatica (beta=0.396, P=0.002) rimanevano indipendentemente correlati al rapporto AEC/AIC. Non vi erano relazioni tra AEC/AIC e livelli pressori, clearance della creatinina e glicemia. CONCLUSIONI. Nei pazienti ipertesi non trattati, i livelli di insulinemia a digiuno sono determinanti independenti della distribuzione idrica corporea. Questi risultati supportano un ruolo di tale ormone nella regolazione dell'omeostasi dei fluidi corporei. Preferenza: Comunicazione ipertensione e prevenzione cardiovascolare | Preferenza: Comunicazione Abstract N. 80 Tel 0432 559804 3 F. Galletti, G. Rossi, A. Barbato (1), E. Agabiti–Rosei (1), G. Bernini, R. Boero (1), G Desideri (1), F. Fallo (1), G. Giacchetti (1), L. Malatino (1), F. Mallamaci (1), A. Morganti (1), ML Muiesan, E. Rossi (1), R. Sarzani (1), LA Sechi (1), B. Trimarco (1), F. Veglio (1), P. Strazzullo (1) (1) Gruppo di Studio MINISAL-SIIA, - P110 n. 07 - Meccanismi e Aspetti Metabolici RELAZIONE TRA ETÁ, PESO CORPOREO E CONSUMO ABITUALE DI SODIO NEGLI IPERTESI ITALIANI: RISULTATI PRELIMINARI DELLO STUDIO MINISAL-SIIA Cognome e Nome SECHI LEONARDO Indirizzo CLINICA MEDICA - OSPEDALE UNIVERSITARIO Città UDINE CAP 33100 Fax 0432 42097 E-mail [email protected] 18 | Abstract N. 123 Tel 0817462309 vol. P109 CAP 80131 2 0 11 | Cognome e Nome Barbato Antonio Indirizzo via Pansini 5 Città Napoli Fax 0815466152 E-mail [email protected] 185 luglio-settembre POSTER Ipertensione_3-2011.indb 185 9-09-2011 13:56:18