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Ingegner Gadda va alla guerra (L')
(o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro)
un' idea di Fabrizio Gifuni
da Carlo Emilio Gadda e William Shakespeare
con Fabrizio Gifuni
regia: Giuseppe Bertolucci
disegno luci Cesare Accetta
Milano, Teatro Franco Parenti, dal 14 al 24 gennaio 2010
www.Sipario.it, 22 marzo 2010
Quattro anni dopo ‘Na specie di cadavere lunghissimo , spettacolo che, a partire dai testi
di Pasolini e Somalvico, poneva le basi di una riflessione teatrale sulla trasformazione del
nostro paese negli ultimi quarant’anni, Fabrizio Gifuni torna a frequentare il teatro con
L’ingegner Gadda va alla guerra , un monologo di rara intensità che – se ce n’era bisogno
– conferma le doti eccelse di attore e drammaturgo di se stesso di Fabrizio Gifuni che
affida al teatro la sua voglia di essere carne e spirito al di là dello schermo
cinematografico e televisivo. La regia come nel precedente monologo è affidata alla
mano di Giuseppe Bertolucci. Utilizzando i Diari di guerra e di prigionia di Carlo Emilio
Gadda e l’esilarante Eros e Priapo , Fabrizio Gifuni costruisce una drammaturgia perfetta
che attraverso il corpo voce racconta del Paese, racconta di Carlo Emilio Gadda in
servizio nella Prima Guerra Mondiale, alla guida di un manipolo di soldati che assomiglia
per povertà di mezzi e inesperienza a un’armata allo sbando… Fabrizio Gifuni intervalla i
testi gaddiani con citazioni dall’ Amleto, un’interpolazione shakespeariana che dà
prospettiva mitica ad un racconto che lascia senza fiato e diverte, soprattutto per le
doti dell’interprete. Fabrizio Gifuni è possente sulla scena, è parola incarnata, suda, sputa,
vive e soffre intensamente con unico oggetto in scena, una sedia. I diari di Gadda
raccontano di un Paese allo sbando, di un Paese irresponsabile. Tutto ciò vive nello
sguardo e sulla pagina scritta di un intellettuale che non nasconde lo stupore per tanta
improvvisazione maldestra e si sente involontariamente complice di quella che appare
una deriva eroica piccolo-borghese, una guerra di straccioni e di sofferenze, una guerra
combattuta per un paese ancora tutto da inventare. La cronaca dei diari di Gadda fa da
apripista alla fantasmagorica allegoria del potere e del sesso di Eros e Priapo , una feroce
satira del machismo fascista, un ritratto esilarante delle doti amatorie del Duce e di una
dittatura fatta di gesti plateali, di inganni consapevoli, di miti da varietà…Fabrizio Gifuni
trasforma Eros e Priapo in una partitura teatrale di assoluta godibilità, scioglie la lingua di
Gadda, ne evidenzia la matericità, ne esalta il respiro e con fare satiresco racconta più
dell’oggi che del Ventennio e instilla nello spettatore che quel seduttore di donne che
arrigna alla folla sia più vicino a noi di quanto non sembri. Assistendo a Gadda va alla
guerra si finisce col provare un senso di disarmante angoscia per la tragedia della nullità
che sta attraversando il Paese. Le parole di Gadda sono profetiche, Fabrizio Gifuni è
allora un satiro, un cantore della nostra follia, della deriva di un Paese e di un popolo, è
punglo della coscienza, ma soprattutto è un attore sublime che sa trasformarsi, sa
essere strumento di carne e sudore per il pensiero agito in scena. Indimenticabile.
Nicola Arrigoni
La Repubblica, 16 gennaio 2010
L' ASSOLO DI GIFUNI CON L' INGEGNER GADDA
Ricordate i tempi in cui s' invocava un teatro necessario? Proprio a questa istanza
politica e civile si rifà il lavoro svolto da Fabrizio Gifuni con l' assistenza scenica di
Giuseppe Bertolucci da ' na specie de cadavere lunghissimo, dedicato alla morte di
Pasolini sei anni fa, a L' ingegner Gadda va alla guerra, in scena oggi con un successo
strepitoso. E' uno straordinario assolo in cui con una mostruosa ricchezza di intonazioni
e una partecipazione da far venire la pelle d' oca, Gifuni rivive gli inizi e la fine della vita
di Gadda, dalla sua giovanile campagna militare nella guerra del ' 15-' 18, sboccando
maturo alla Cognizione del dolore, all' assurdo finale della farsa fascista a Roma, solcando
le pagine di Eros e Priapo, in una serata emozionante di smarrimento e presa di
coscienza.
Franco Quadri
Corriere della Sera, 17 gennaio 2010
Gifuni strepitoso nell' «accusare» il potere
Scriveva Carlo Emilio Gadda che l' autore deve avere lo spietato coraggio «di annusare la
propria personalità storico-teoretica e di non sostituirvi delle falsità: quello che
vorremmo che fosse, ma non è». E nell' intenso, folgorante L' ingegner Gadda va alla
guerra (o della tragica istoria di Amleto Pirobutirro) da un' idea di Fabrizio Gifuni, anche
magnifico interprete con la regia intelligente di Giuseppe Bertolucci - nella prima parte,
quella che restituisce i «Diari di guerra e di prigionia» - si assiste a una straordinaria
introspezione di Gadda soldato, a un ritratto che mette a nudo il suo sentire, il suo
essere nella guerra. Un' analisi restituita in magnifica prosa con una misteriosa
naturalezza orale che sgomenta per profondità, che accende immaginazione e ragione.
Amleto si fonde con Pirobutirro, protagonista della «Cognizione del dolore», la tragedia
dell' assoluto diventa specchio della necessità morale «dell' azione, che sola può
riscattare il nostro destino e motivarlo di fronte alla vergogna e alla colpa». Uno sguardo
che rimane lucido e che si scaglia contro il potere che specula e si arricchisce sui morti
mandati al macello. E si completa nella seconda parte, tratta da Eros e Priapo, analisi
irresistibile sulla psicopatologia erotica del dittatore Mussolini e di ogni dittatore. Solo in
scena con una sedia e un gessetto a tracciare un immaginifico percorso, Fabrizio Gifuni è
strepitoso, restituisce appieno lo spessore, il tormento, il «corpo» della scrittura
gaddiana, rendendola più immediatamente vicina, non c' è frase in cui il «proprio» dell'
espressività di Gadda, quell' incessante, irresistibile guizzare della sintassi e del lessico
verso il basso o verso l' alto alla ricerca di un «di più» di forma e di senso, non sia
valorizzato da Gifuni in una bella e coinvolgente prova d' attore.
Magda Poli
Avvenire, 17 gennaio 2010
Teatro, Gifuni in guerra con Gadda
Si avverte subito, già dal momento in cui l’attore appare e dalla sua bocca escono le
prime parole che non sono quelle dell’' ingegnere' ma sono rubate ad Amleto, un
nevrotico Amleto la cui figura fa da filigrana, che sarà una serata fortemente
adrenalinica, pronta a lasciare un segno forte. Fabrizio Gifuni è solo in scena, e lo spazio,
quello della piccola sala del Franco Parenti ( da cui parte la sua nuova sfida), si anima di
azioni che, insieme alla sua voce chiara, dura, piegata su tutti i toni, saranno a
raccontare il suo corpo e il suo viso condotto a una mimica estrema. Ha Gifuni lasciato
Pasolini per incrociare un altro grande intellettuale che ha marcato il destino della nostra
letteratura con il suo humour travolgente e la sua rara intelligenza. Ed ecco questo
L’ingegner Gadda va alla guerra in cui si saldano insieme due testi che sono un’analisi
spietata di certa nostra Italia, la parte peggiore: i dolenti diari di guerra e di prigionia e
quella grande invettiva pubblica che è Eros e Priapo , l’opera con cui, il ' Gaddus', diede
sfogo ( lo sfogo di un uomo ' malato di dolore e di bile') agli sdegni e ai rancori suscitati
dal tragico Ventennio. C’ è grande contrasto di stile tra i due lavori . Asciutto e
straziante il primo, barbaro e barocco il secondo, ma Gifuni, benissimo aiutato dalla regia
di Giuseppe Bertolucci, raccorda alla perfezione. Usa l’ironia tagliente per raccontare
dalle trincee « la bestialità monotona dei commilitoni » ; la rabbia feroce verso i
profittatori di guerra. Ma s’affaccia anche la commozione quando parla di chi rischia la
vita o la perde per dar sepoltura a un compagno. Ancora, con lucidità ci riferisce della
prigionia subita e con sgomento della morte del fratello Enrico. Poi il grottesco divampa
quando attacca Eros e Priapo dove la scrittura di Gadda ha ormai assunto ben altra,
magnifica e sperimentale, dimensione. È straordinario Fabrizio Gifuni. Mette in atto tutte
le sue capacità istrioniche e il pubblico lo premia con un’ovazione.
Domenico Rigotti
© Sipario 2009