Dossier “L`Italia Omofoba” 2004/2005

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Dossier “L`Italia Omofoba” 2004/2005
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Dossier “L’Italia Omofoba” 2004/2005
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Premessa
Il presente dossier raccoglie i vari episodi di omofobia riportati dalla stampa italiana dal
mese di ottobre del 2004 a quello di aprile del 2005.
Tra i principali articoli di cronaca abbiamo rilevato, quanta paura ed ipocrisia riveste ancora
l’atteggiamento dei vari esponenti delle istituzioni italiane, nonché le condizioni di disagio (per non
parlare di vera e propria sofferenza) che diversi omosessuali dichiarati hanno dovuto subire.
L’ipocrisia è ancora ravvisabile in tutti quegli atteggiamenti che delineano un’accettazione
forzata del nostro diritto ad esistere e vivere la nostra condizione in armonia con equilibri sociali
preesistenti. Nel “bel paese”, infatti, parlamentari come Buttiglione hanno il pieno di diritto di
denigrare la nostra natura; mentre “mamma rai” in piena dissonanza con il principio di
informazione completa e tutela delle minoranze a cui dovrebbe sempre far riferimento in qualità
ente pubblico, ci cuce tranquillamente la bocca con un vile oscurantismo. Senza poi parlare della
fantomatica “lobby gay”: leggenda alimentata sia dal vaticano che da numerosi esponenti politici,
dove, l’ipocrisia si macchia addirittura di miopia (se non di vera e propria cecità). Si vengono di fatti
a confondere obbiettivi sociali e giuridici, raggiunti dalle organizzazioni omosessuali; con veri e
propri complotti su scala planetari, macchinizzati da potenti “uomini incappucciati” che avendo il
potere di manovrare le leggi economiche e le relazioni politiche dell’intero globo, alterano ogni
equilibrio per il consolidamento del potere omosessuale (forse qualche scrittore come Dan Brown
potrebbe prendere lo spunto per un nuovo best-seller).
La paura invece esplode sugli orientamenti dei politici, degli esponenti del mondo culturale,
religioso ed addirittura della magistratura. Emblematico il caso dell’editore Fabio Croce,
condannato per aver alluso nella prefazione del libro "Verbum dei et verbum gay" ad una "relazione
particolare" tra il popolare attore Nino Castelnuovo e Giovanni Battista Montini; oppure il divieto
imposto dal tribunale civile di Viterbo ad un omosessuale inabilitato, a partecipare a manifestazioni
come il Gay Pride, visto che, così facendo “potrebbe dilapidare tutti i suoi averi”. Ma nell’universo
politico questi atteggiamenti di fobia sono ancora più variopinti e pittoreschi. Si va da dichiarazioni
ottuse e goliardiche del premier Berlusconi, ad atti di censura del suo principale antagonista, Prodi,
nei confronti di un intervento del giornalista Mario Cirrito in tema di tutela dei diritti gay.
Infine l’emarginazione e la violenza, fanno da cornice al tutto. Si va da omosessuali umiliati,
ricattati e picchiati a veri e propri casi di licenziamento immotivato. Atteggiamenti che innescano
l’emissione del solito “messaggio subliminale” che tutti noi, negli anni abbiamo imparato a
conoscere: potete vivere in mezzo a noi (preferibilmente non ricordandoci chi siete: quindi da
velati), ma guai a voi ad alzare la voce o a rivendicare diritti o condizioni di vita che non vi
appartengono.
Dal tutto emerge quindi, come risulti ancora, assai difficile vivere la nostra diversità,
serenamente ed in modo pieno, in quest’Italia afflitta per secoli dall’ombra di un “cupolone”
ingombrante ed incapace di riflettere radiazioni di civiltà che nell’Europa invece, già si delineano
all’orizzonte.
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Gli articoli
6 OTTOBRE 2004, CENTOMOVIMENTI NEWS
Buttiglione si presenta all'Europa: "I Gay? Sono dei peccatori"
Esordio con il botto per il neo commissario
europeo Rocco Buttiglione che, durante il suo
primo intervento delle vesti di esponente del
Governo di Bruxelles, ha definito gli
omosessuali "dei peccatori".
Le dichiarazioni del centrista hanno provocato
la rabbia delle associazioni che tutelano i
diritti dei Gay ed hanno suscitato sorpresa
sulla stampa intenzionale.
"Il neo commissario alla Giustizia si è
presentato descrivendo gli omosessuali come
peccatori", si legge oggi sul quotidiano
britannico The Indipendent.
Ma che cosa ha detto esattamente l'ex presidente
dell'Udc?
"Quando si fa politica non si rinuncia ad avere
delle convinzioni morali - ha spiegato - si può
pensare che l'omosessualità sia un peccato senza
che questo abbia ripercussioni sulla politica.
Vorrei ricordare la distinzione cristallina che
ha fatto Immanuel Kant tra moralità e legge:
molte cose possono essere immorali senza che
siano un crimine".
Rocco Buttiglione ha inoltre difeso il
matrimonio tradizionale, bocciando
indirettamente le nazioni della Comunità europea
(Olanda, Belgio e tra poco anche la Spagna) che
hanno legalizzato l'unione tra le persone dello
stesso sesso.
"Alcune delle cose che ha detto Buttiglione sono
molto preoccupanti", ha dichiarato poco dopo
l'europarlamentare Michael Cashman, mentre il
suo collega Claude Morae ha definito la nomina
dell'italiano nell'Esecutivo Ue come "un passo
all'indietro" che rischia di portare l'intera
Commissione verso la fine delle politiche sulle
questioni civili.
"I Parlamentari europei finalmente hanno
compreso qual è il reale atteggiamento di Rocco
Buttiglione sul tema delle discriminazioni
contro i gay - ha commentato il presidente
nazionale di Arcigay, Sergio Lo Giudice - da
tempo noi denunciamo le posizioni
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discriminatorie del ministro Buttiglione contro
gay e lesbiche".
mercoledì 06 ottobre 2004 , di APC
PAPA: PREOCCUPAZIONE PER NOZZE GAY NELLA SPAGNA DI ZAPATERO
Il recente via libera alle nozze tra gay del governo
Zapatero preoccupa fortemente il Papa. La riprova si è avuta
oggi quando salutando un gruppo di pellegrini spagnoli in
piazza san Pietro per l'udienza del mercoledì, li ha invitati
a pregare affinchè Dio conservi "quei matrimoni chiamati a
offrire nuove vite per la continuità della civiltà e della
storia della salvezza". Secondo il Papa il "futuro non solo
della dinastia ma dell'umanità si attua proprio perché la
coppia offre al mondo nuove creature".
Il Papa all'udienza è apparso stanchissimo e quasi incapace di
parlare. Del lungo testo preparato ha letto solo poche righe.
Il tema della riflessione faceva riferimento ad un Salmo
intitolato "La Regina e la sposa" che dava spunto per
affrontare il tema del matrimonio. "Si parla di figli e di
generazioni. Il futuro -si legge nella catechesi- non solo
della dinastia ma dell'umanità si attua proprio perché la
coppia offre al mondo nuove creature. E' questo un tema
rilevante ai nostri giorni nell'Occidente spesso incapace di
affidare la propria esistenza al futuro attraverso la
generazione e la tutela e la tutela di nuova creature che
continuino la civiltà dei popoli e realizzino la storia della
salvezza".
In piazza san Pietro anche una delegazione del governo cileno
guidata dal ministro degli Esteri Ignacio Walker per la
benedizione di una statua della prima santa cilena, santa
Teresa de Los Andes. Il ministro di seguito avrà un incontro
con il cardinale Angelo Sodano, già nunzio apostolico in Cile
durante gli anni della dittatura.
giovedì 07 ottobre 2004, di ansa
VALERIA MAZZA CONTRO I GAY, NO AD ADOZIONE PER COPPIE OMO
La ex modella e presentatrice argentina Valeria Mazza, al
quinto mese di gravidanza in attesa del suo terzo figlio, ha
suscitato vive polemiche definendo ''aberrante'' la decisione
del governo spagnolo di permettere che coppie omosessuali
possano adottare bambini, un fatto che ha definito ''contro
natura''.
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La bionda Valeria, tornata oggi a Buenos Aires da Madrid, ha
confermato la sostanza delle dichiarazioni rilasciate al
quotidiano spagnolo 'Abc' ma ha giurato di ''non avere
problemi con le persone omosessuali''.
Il contenuto della sua intervista ha spinto il quotidiano
'Diario popular' di Buenos Aires a consacrarle l'intera prima
pagina con il titolo: 'Valeria Mazza dura con i gays'. Non
appena conosciute le dichiarazioni della ex modella, il
presidente della Comunita' omosessuale argentina (Cha), Cesar
Cigliutti, per il quale le dichiarazioni ''mostrano il suo
elevato livello di ignoranza. ''Solo una persona ignorante ha insistito - puo' dire quello che lei ha detto con tanta
leggerezza''.
Spiegando la ragione della sua contrarieta' all'adozione di
bambini da parte di coppie gay, la Mazza ha detto: ''Tutti
siamo stati allevati con una figura paterna ed una materna, e
per questo ho sostenuto che non so come possano evolvere
esseri umani che siano allevati da genitori dello stesso
sesso''.
Respingendo le polemiche e le accuse di discriminazione, ha
poi osservato: ''Non riesco a capire perche' si sono generati
tanti problemi, e non vedo proprio di che discriminazione si
sta parlando; io sono a favore di una famiglia formata da un
uomo ed una donna''.
Ad un giornalista che all'aeroporto di Ezeiza gli ha chiesto
quale sarebbe il suo atteggiamento nel caso che uno dei suoi
figli manifestasse tendenze gay, la Mazza ha risposto: ''Ad un
figlio mio, qualunque cosa accada, vorrei sempre bene. Ma
questo - ha subito precisato - non c'entra con la questione
dell' adozione di bambini da parte di coppie omosessuali''.
Nell'intervista a 'Abc' la giovane argentina ha confessato che
dopo i due maschi spera ora di avere una bambina, ed ha
concluso: ''A me e a Alejandro (Gravier, suo marito, ndr)
piacerebbe avere quattro o cinque figli, ma questo lo vedremo in seguito''.
10 Ottobre 2004, dal sito www.gay.it
Bari - Mantovano contro il governatore "Sbagliato quel patrocinio ai gay"
Il nuovo coordinatore regionale di An ridisegna la
geografia del partito e bacchetta il presidente
Nel parlamentino sono rappresentate tutte le componenti
del partito di Fini
Garantito un sostegno "totale e leale" al leader della
coalizione Sostegno totale a Raffaele Fitto, ma senza
rinunciare ai propri valori. Alleanza nazionale detta le
proprie condizioni al governatore. Il neocoordinatore
regionale Alfredo Mantovano dice che An non consentirà
il sostegno ad altre manifestazioni come il Gay Pride.
«Il patrocinio al Gay Pride del 2003 fu una scelta
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infelice», taglia corto Mantovano. Che insiste: «Credo
che sia onesto dire da subito che non faremo calpestare
gli ideali sui quali si fonda An nemmeno dai nostri
alleati: penso che parlar chiaro allunghi la vita e
renda il confronto più costruttivo. A Fitto stiamo già
dando un sostegno totale e leale in vista della sua
rielezione alla guida della Regione e saremo leali nei
confronti della maggioranza, ma questo non significa
rinunciare ai nostri principi. Quando Fitto fece quella
scelta infelice, nella sola provincia di Lecce
raccogliemmo 13 mila firme perché il patrocinio fosse
ritirato; siamo pronti a raccoglierne 130 mila se
dovessero essere calpestati i nostri valori di
riferimento».
Mantovano invita i suoi a riprendere le battaglie per la
difesa degli ideali della destra. In particolare quella
per la famiglia e la salvaguardia della vita. Ma anche
qui punta il dito contro la Regione, sottolineando che
la legge italiana sull´aborto affianca ad una parte
"permissiva" una parte sulla prevenzione. «Quest´ultima
- dice - prescrive che alla donna incinta che si trova
in difficoltà e che si rivolge al consultorio vengano
prospettate concrete alternative all´aborto. È una parte
che non è mai stata applicata e spetta alle Regioni
farlo».
Mantovano parla ai suoi durante la riunione per la
nomina del nuovo coordinamento regionale di An. Cinque
componenti sono stati indicati dal coordinatore, tenendo
presenti le correnti interne: Paolo Agostinacchio,
Lorenzo Ranieri, Francesco Amoruso, Francesco Martucci e
Angelo Tondo. Altri cinque sono invece espressione delle
federazioni provinciali: Maurizio Friolo per Brindisi,
Gerardo Filippo per Lecce e Leonardo Conserva per
Taranto; Foggia e Bari si sono riservati di indicarli in
seguito. Mantovano auspica che sia il primo passo verso
la fine delle lotte interne. «Va bene confrontarsi e
discutere all´interno di An - dice - ma poi, quando si
decide bisogna smettere con le liti: le prese di
posizione autonome o quelle che portano all´esterno del
partito polemiche tra correnti e singoli non saranno
accettate».
13 ottobre 2004, dal sito www.gay.it
«La Destra offende i gay. E la tv pubblica nega il diritto di replica»
Vilipendio di governo: il ministro Tremaglia ha preso la penna
e la carta intestata del ministero e ha scritto che una maggioranza
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di “culattoni” governa l’Europa. Un caso isolato? Riecheggiano le
parole di disprezzo indirizzate più volte dalla Lega alla volta
degli immigrati. Torna alla mente la violazione del rispetto della
donna insita nella legge sulla fecondazione assistita votata dalla
destra. Dov’è finito il rispetto dell’altro da sé? Cioè il rispetto
di ciascun cittadino, visto che tutti dobbiamo avere eguali diritti,
compreso quello di non far parte di presunte maggioranze. Che cosa
ha creato questo clima di licenza di vilipendio da parte degli
esponenti del governo? E la televisione pubblica che fa? Si tratta
di una licenza possibile perché è noto ai potenti che non tanto
facilmente la vittima avrà diritto di replica? «C’è un’omofobia di
Governo senza che sia possibile nelle tivù alcun contraddittorio. Da
parte dell’estrema destra le espressioni volgari sono state spesso
frequenti dentro e fuori al Parlamento. Oggi la mancanza di
un’informazione democratica dà l’idea dell’impunità a chi occupa
posti di potere e, forte di quel posto, disprezza». Risponde Franco
Grillini, deputato Ds, scelto dall’elettorato proprio perché
rappresentante adeguato a difendere diritti e libertà ignorati, in
testa quelli degli omosex.
Grillini, che il maschilismo faccia parte della cultura di destra è
noto, ma disprezzare i cittadini significa disprezzare le
istituzioni democratiche. Che cosa determina questo clima di
licenza?
La volgarità si è diffusa in questi anni anche per bocca dei
rappresentanti della Lega che non hanno lesinato offese verso gay,
lesbiche e immigrati. Nel caso di Tremaglia c’è di più. L’attuale
ministro del governo Berlusconi non ha dimenticato nulla del suo
passato di repubblichino di Salò. La sua non è stata affatto una
goliardata. Lui è un residuato del governo fascista all’interno del
governo attuale e portatore di una mentalità maschilista. A questo
punto è il governo nella sua interezza che deve prendere
pubblicamente le distanze. E deve farlo il presidente del Consiglio,
cosa che ancora non è avvenuta. Finché non ci sarà una presa di
distanza possiamo parlare di vilipendio e omofobia di governo.
L’informazione ha il ruolo di controllare chi ricopre ruoli di
potere. Cosa succede in Italia?
La televisione pubblica e quella privata hanno dato la notizia
minimizzandola senza dare la parola agli interessati, cioè alle
lesbiche e ai gay. Questo governo riesce a controllare direttamente
l’opinione pubblica attraverso le televisioni. Risultato: le vittime
sono doppiamente vittime. Sono offese una prima volta e poi una
seconda nella misura in cui non possono replicare. Questo avviene da
tempo, noi lo abbiamo fatto presente alla commissione parlamentare
di vigilanza Rai. Ieri l’altro i gay e le lesbiche, me compreso,
sono stati intervistati dalle televisioni francesi, tedesche,
inglesi. In Italia il silenzio.
In Parlamento cosa succede?
Ho chiesto la parola per commentare le affermazioni di Tremaglia.
Dai banchi della destra si è levato un boato. E’ dovuto intervenire
il presidente Casini. Basta come esempio? E’ una replica di ciò che
avveniva quando c’erano i cori contro Niki Vendola.
Nell’uso del linguaggio è custodito il grado di civiltà di ciascuno
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di noi. Lei parla di vilipendio di governo e di censura da parte
delle televisioni, due fenomeni in crescita negli ultimi anni.
Questi attacchi avvengono nei confronti di tutte le cosiddette
minoranze?
L’efferatezza nei confronti degli omosessuali sta tenendo banco. Il
motivo è ben preciso, basta vedere lo scontro aperto su questi temi
nella campagna elettorale americana. In Italia gli omosessuali non
devono replicare per una precisa posizione del Vaticano. Lo abbiamo
detto più volte: quando gli esponenti delle gerarchie cattoliche o
della destra colpiscono la figura di gay e lesbiche abbiamo diritto
a un contraddittorio. Ma qui entra in ballo il dibattito sulla
famiglia. L’omosessuale viene usato dalle gerarchie cattoliche e
viene presentato come l’anti-famiglia, una sorta di capro
espiatorio. Buttiglione lo ha ribadito e, nonostante la bocciatura,
è rimasto al suo posto di commissario europeo. In Italia questa
operazione è possibile perché non esiste un’informazione
democratica. L’accanimento lievita contro chi non ha difesa
mediatica. Neanche il rispetto delle istituzioni, come abbiamo
visto, oppone una diga. Occorre lottare per una informazione
televisiva che si attesti almeno al minimo della sua funzione: dare
diritto di replica.
Martedì 19 Ottobre 2004, dal sito www.gay.it
Napoli: giovane coppia gay assalita e malmenata
NAPOLI – Piazza Bellini, nota gay zone in pieno centro storico è
stata la scena, la scorsa domenica, di un increscioso atto di
violenza omofoba. Intorno alle 23,30 un gruppo di giovani ha
aspettato che il presidio di polizia di zona se ne andasse per
compiere una vera e propria azione punitiva ai danni di una giovane
coppia gay che stava scambiandosi pudiche effusioni su una panchina.
Stando alla ricostruzione delle persone offese, il gruppo di balordi
era composto da quattro o cinque individui dall’età apparente di 25
anni, vestiti di jeans e con le teste rasate. Essi hanno preso di
mira i due ragazzi, entrambi diciottenni, battendoli con violenti
ceffoni e urlando “ricchiù, pigliatevi scuorno!” (froci,
vergognatevi!), poi si sono rivolti contro i tre amici di questi,
accorsi a placare la zuffa, provocando un tafferuglio agli occhi
impassibili degli avventori dei locali e dei passanti.
Le cinque vittime, riuscite a sottrarsi ai colpi solo fuggendo, sono
giovani frequentatori abituali del posto ed hanno riportato lividi,
contusioni e ferite da taglio. Essi non hanno sporto ancora denuncia
per problemi di visibilità in famiglia e paura di future ritorsioni.
L’episodio si iscrive in un clima di omofobia crescente nel
capoluogo partenopeo. Segnalati alla sede dell’ Arcigay locale
sempre più numerosi atti di violenza nei luoghi di cruising, e la
stessa sede dell’Arcigay, poco distante da Piazza Bellini è preda da
qualche mese di ripetuti atti di vandalismo.
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martedì 19 ottobre 2004, di Giorgio Lazzaroni www.gaynews.it
Vaticano e le lobby Gay
Vaticano.Il vaticano denuncia l'esistenza di organizzazioni
che con il loro potere politico e mediatico stanno isolando la
voce del papa. Sono le pericolosissime organizzazioni gay,
quelle per i diritti umani e in particolare quelle per i
diritti della donna.
Il cardinal martino è il capo della commissione pace e
giustizia del vaticano. E' proprio vero che, abituati da
millenni a imporre le propria voce senza contrasti, avere a
che fare con socetà democratiche procura al vaticano non pochi
problemi visto che l'autorevolezza dle papa viene messa in
discussione.
"E' già abbastanza vedere come tenacemente viene promossa la
confuzione di ruolo tra uomo e donna, viene denigrato il
matrimonio (e qui il cardinale sbaglia di grosso perchè se i
agy lo denigrassero non combatterebbero da anni per potersi
sposare) e viene promosso l'aborto e la ricerca staminali che
offendono la vita."
L'intervento è come sempre finalizzato a sostenere Buttiglione
nella nomina a commissario per la giustizia, nomina necessaria
nei piani vaticani per potere controllare le politiche sociali
europee. Il cardinale conclude con il solito vittimismo
dicendo che "tutte le iniziative di questi gruppi finiscono
per attaccare i casttolici e i papa, oggetto di intimidazioni
e azioni per ridurli al silenzio." Segue enunciazione del
potere salvifico del vangelo.
Il cardinale ha anche criticato la Spagna e il suo volgere le
spalle al cattolicesimo, augurandosi he il governo liberamente
eletto possa cambiare presto.
Mercoledì 20 Ottobre 2004, www.gay.it
COSSIGA: POLITICI PARLATE DEI GAY
Francesco Cossiga scrive tre lettere separate ma di contenuto
analogo a Silvio Berlusconi, "non in qualità di presidente del
Consiglio ma come leader della CdL", al candidato leader della Gad
Romano Prodi ed al "massimo esponente della sinistra alternativa,
Fausto Bertinotti" per sapere quale posizione intendano assumere sui
diritti degli omosessuali.
Sei domande su coppie e adozioni
A loro tre, il presidente emerito della Repubblica rivolge "sei
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precise domande": "Lei è o no favorevole alla piena equiparazione
giuridica nella identica forma istituzionale del matrimonio quale
previsto dal codice civile, delle unioni di coppie non eterosessuali
o bisessuali, femminili e maschili, con le unioni di copie
eterosessuali? E' favorevole all'adozione di bambini e bambine da
parte di coppie non eterosessuali, una volta che verrà riconosciuto
valido il loro matrimonio ed esse lo avranno regolarmente contratto?
E' favorevole all'adozione di bambini e bambine da parte di coppie
di fatto eterosessuali? E' favorevole all'adozione di bambini e
bambine da parte di coppie di fatto non eterosessuali o bissessuali?
E' favorevole all'adozione di bambini e bambine da parte di single
non eterosessuali o bisessuali?". E, infine, "E' favorevole alla
inseminazione, necessariamente eterologa, nell'ambito di una coppia
femminile non eterosessuale o bisessuale?".
"Dobbiamo sapere come la pensate"
Secondo Cossiga, Berlusconi, Prodi e Bertinotti hanno il dovere di
rispondere a queste domande "verso i loro elettori ma soprattutto
verso i cittadini italiani, che hanno il diritto, anche in vista
delle prossime elezioni regionali e delle future elezioni politiche
generali, di conoscere la loro posizione su questi temi". "Credo osserva - che in vista delle decisioni che loro e per loro mandato i
rappresentanti che loro eleggeranno dovranno prendere, noi cittadini
abbiamo il diritto e, dovendo essere il nostro voto dato ex
informata coscientia, anche il dovere di conoscere attraverso i
maggiori leader quale siano le posizioni in materia delle forze
politiche che intendono concorrere al governo del Paese, a livelli
di Regioni e di Stato".
Ma Cossiga è contrario...
A tutte queste domande, Cossiga risponde di essere "non favorevole".
Ma aggiunge: "Da cristiano, da cattolico-liberale e da democratico
ritengo che dovrà essere oggetto di attenta considerazione da parte
del legislatore, la valutazione, anche a fini giuridici, degli
obblighi naturali, anche d'ordine puramente morale, connessi o
derivanti per prestazione di assistenza od anche solo umana
compagnia, da convivenze reali di fatto tra coppie eterosessuali,
non eterosessuali o bisessuali".
23 ottobre 2004, di Giancarlo Massimi, Il territorio
NEGATA AI DUE SPOSI GAY LA TRASCRIZIONE DEL MATRIMONIO
“Non trascrivibile perché nel nostro ordinamento non è
previsto il matrimonio tra soggetti dello stesso sesso
in quanto contrario all’ordine pubblico”. Con queste
poche parole il Viminale ha detto al Comune di Latina di
non procedere alla registrazione del certificato di
matrimonio tra Antonio Grullo e Mario Ottocento. I due
omossessuali si erano sposati il 1 giugno del 2002
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all’Aja, in Olanda. Alla richiesta di poter registrare
il certificato di matrimonio, al comune di Latina hanno
chiesto in parere al Minstero degli Interni. L’atto, per
il Viminale, non si può trascrivere. I due hanno
annunciato ricorso al tribunale amministrativo
regionale. “Migranti del diritto” non si danno per
vinti. “Se ci sono motivi di ordine pubblico - hanno
dichiarato - e qualcuno teme per la nostra incolumità ce
lo dicano, perchè a questo punto siamo preoccupati”.
Sulla vicenda l’interrogazione del parlamentare dei Ds
Franco Grillini, presidente o norario di Arcigay (in
alto nella foto con Grullo e Ottocento). Per Grillini
“dire che non si può riconoscere in Italia un matrimonio
perfettamente valido in Olanda per motivi di ordine
pubblico rileva l’inconsistenza della motivazione e la
perfetta compatibilità con l’ordinamento italiano, anche
costituzionale, del matrimonio tra persone dello stesso
sesso”. Per Grillini parlare di “ordine pubblico”, come
“suggerisce il Viminale, significa attribuire agli
omosessuali e all’omosessualità il solito concetto
confessionale, applicato alla politica e alla attività
di governo, di disordine morale. Quale pericolo per
l’ordine pubblico può derivare da due persone che vivono
insieme da anni e si amano?”. La questione ha assunto
particolare rilievo soprattutto ora che anche la
“cattolicissima” Spagna con il socialista Luis
Ridriguez Zapatero ha deciso di aprire la strada ai
matrimoni tra omosessuali. In Italia la situazione ha
dei connotati diversi dal paese iberico. La Spagna è il
terzo paese dell’Unione Europea a legalizzare i
matrimonio gay dopo l’Olanda e il Belgio. Da un recente
sondaggio Ipsos, commissionato da una nota rivista di
costume, il 60% degli italiani si è detto contrario. Nei
giorni scorsi la Camera dei rappresentanti americana ha
detto di no all’emendamento costituzionale voluto dal
presidente George W. Bush per proibire le unioni
omosessuali negli Stati Uniti.
domenica 24 ottobre 2004 , di L'Espresso
GAY SÌ, MA ANCORA DIVERSI
Speranza, orgoglio, fiducia nel fu-turo. Quasi per paradosso
sono le sensazioni che è più facile cogliere in queste
settimane fra gli omo-sessuali del nostro paese, fra i va-ri
leader delle associazioni che innervano la Penisola ma anche
nel popolo più giovane e meno politicizzato di gay e lesbiche
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che camminano mano nella mano sotto i por-tici di Bologna e si
abbracciano fieri nei bar milanesi dei Navigli o nei turbinosi
pub di Roma. Ed è probabilmente l'indignazione abbastanza
diffusa sollevata nell'opinione pubblica dal doppio epiteto
con cui li han-no bollati due ministri della Repubblica,
«peccatori» per Buttiglione, «culattoni» per Mirko Tremaglia,
ad aver confermato nel mondo omosessuale la sensazione che
ormai la gente è dalla loro parte e che è la politica, o
almeno una certa politica, a es-sere indietro anni luce
rispetto alla società. Riflette benissimo questo stato d'animo
Elisabetta Biagetti, una donna di 44 anni, cresciuta a Terni,
ma che da tempo vive a Bologna dove è presidente di
Arcilesbi-ca.«Quando a 16 anni mi sono accorta che mi
piacevano ragazze la vita eri molto dura. Ma ormai l'Italia è
cambiata profon-damente e l'omo-sessualità è entrata a far
parte del costume. Se due sedicenni si baciano per la strada
nessuno si volta di certo a guardarle non c'è più bisogno di
nascondersi nelle associazioni e nei club privati, come dovevo
fare io. Oggi quelli che si indignano sono davvero una
minoranza».
Ma è veramente così? Non è un po' troppo ottimistico
l'atteggiamento che fa dire a Luca Colorini, uno studente di
Scienze po-litiche di 22 anni che «la mia omosessuali-tà non
mi pone assolutamente nessun pro-blema, il mio gruppo di amici
è soprattut-to etero e tutti in giro mi accettano per quel che
sono» ? E avrà ragione fino in fondo Lu-ca Trappolin, un
sociologo che ha appena pubblicato un'accurata indagine sui
Gay Pride e sull'effetto evolutivo che hanno sul costume
italiano ("Identità in azione", Ca-rocci), a sostenere che gli
anni Settanta, con i loro interdetti e con l'omosessualità
con-siderata da molti psichiatri come una de-vianza sono
lontani anni luce? Le indica-zioni che arrivano da un
sondaggio realizzato dalla Swg per "L espresso" sono un po'
meno rassicuranti e riservano sorprese non proprio di segno
positivo. Secondo questa indagine, l'accettazione piena
dell'omosessualità si è realizzata su un solo piano, quello
del linguaggio. Quasi l'80 per cento degli italiani, infatti,
quando parla di loro, li indica con i termini corretti di gay
e di omosessuali. Sono solo piccole mino-ranze, perlopiù
maschili, a usare il campio-nario di termini dispregiativi a
cui ha attin-to Mirko Tremaglia, mettendolo nero su bianco in
un comunicato del suo Ministe-ro, senza che peraltro il
governo abbia fat-to una piega.
Quando però si domanda agli intervistati come considerano i
gay si scopre con una certa sorpresa che solo una maggioranza
di misura, il 56 per cento, li considera appun-to persone
normali. E se sono pochissimi, il 2 per cento, quelli che
sulla scorta di Bot-tiglione li vivono come "peccatori", per
quasi il 40 per cento si tratta ancor oggi di "malati" o
addirittura di "deviati". Se poi si va a chiedere una
valutazione su come la pensano in generale gli italiani il
quadro peggiora ancora: solo un quarto, secondo gli
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intervistati dalla Swg, li considererebbe "normali".
Bisogna dire che invece è deci-samente diverso l'atteggiamento
dei giova-ni. L’82 per cento di chi ha meno di 24 an-ni
accetta pienamente gay e lesbiche, e an-che le donne hanno
un'opinione più favo-revole rispetto agli uomini. Insomma, c'è
un'opinione pubblica in movimento, che però è ancora
condizionata da un notevo-le zoccolo duro di pregiudizi e di
interdet-ti. Come d'altra parte fa vedere anche la percentuale
decisamente alta, 61 per cento, di chi nella vita di tutti i
giorni ammette di non frequentare nessuna persona di
orien-tamento omosessuale. Che la condizione dei circa tre
milioni di omosex italiani sia oggi come un cantiere aperto,
dove tutto è in via di definizione, lo dimostrano d'altra
parte le migliori ricer-che uscite in questi anni. In "Diversi
da chi?", un'indagine sui gay torinesi a cura di Chiara
Saraceno, molti degli intervistati, sia maschi che femmine,
raccontano che al-meno una volta nella vita sono stati fatti
og-getto di violenze e insulti. E il 50 per cento dei gay
maschi dichiara di essere stato tor-mentato e isolato a scuola
dai compagni, pronti a trasformarsi in persecutori dei
ra-gazzi che non rispettano i codici di com-portamento
maschili (ma solo il 10 per cen-to delle donne ha vissuto
esperienze simili). Anche dal mondo del lavoro continuano ad
arrivare segnali preoccupanti. Se si sono fatte più rare le
discriminazioni aperte, con la flessibilità e la precarietà
degli impieghi, è in realtà molto più facile mettere da par-te
chi non va a genio al dirigente o al dato-re di lavoro, senza
che ci sia bisogno di tan-te spiegazioni. Secondo Maria
Giliola To-gnollo, responsabile del settore Nuovi di-ritti
della Cgil, un ufficio nato 15 anni fa in seguito alla
denuncia di un impiegato di banca, sospeso dal lavoro per aver
sfilato con un cartello a una manifestazione gay, «l'aria da
molte parti è pesante. Gli omo-sessuali lamentano spesso di
essere oggetto di battutacce, di ammiccamenti o addirit-tura
di mobbing. Per le donne poi l'aggres-sione si traduce spesso
in molestie sessua-li». E non è facile difendersi, visto che
non-ostante una direttiva europea di contenuto opposto, in
Italia anche in questi casi il complesso onere delle prova
continua a spettare a chi è stato molestato. La verità è che
in questi anni a essere cam-biati in modo ben più radicale
dell'am-biente che li circonda sono stati gli stessi
omosessuali, ormai molto lontani non so-lo dai vecchi
frequentatori dei ragazzi di vi-ta alla Pasolini, ma anche dal
travestitismo esibito e provocatorio dei Gay Pride. «In
passato si facevano lotte rivoluzionarie per affermare a tutti
i costi una diversità. Oggi i gay aspirano più spesso alla
normalità. Se sono in coppia si preoccupano della mutua,
dell'eredità, delle detrazioni dalle tasse. Si stanno rendendo
conto che è indispensabi-le aprire un varco nel muro dei
diritti civili negati», dice Ezio Menzione, il battagliero
avvocato pisano che è uno dei difensori preferiti nel mondo
omosessuale. E in que-st'ottica che Antonio e Mario - la
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coppia di Latina che due anni fa si era sposata in Olanda gli hanno chiesto di far trascrive-re il loro matrimonio nel
nostro paese. Ov-viamente sarebbe stata un'azione solo
formale, priva di conseguenze giuridi-che. Ma proprio in
questi giorni il mi-nistero dell'Interno ha respinto la
do-manda, sostenendo che si tratta di un atto «contrario
all'ordine pubblico «Ma quale sovversione può mai esserci in
un atto d'amore?», si chiede Ezio -Menzione, che si prepara a
impugnare il provvedimento davanti al Tar. E anche questo
episodio può essere uno dei tanti segnali che la strada per
essere rico-nosciuti a pieno titolo è ancora piuttosto
fatico-sa. Due domande del sondaggio della Swg ri-guardano
appunto le unioni omosessuali. Viene fuori che al matri-monio
è favorevole solo il 33 per cento, una per-centuale più bassa
di quel che risultava da un'indagine Gallup del-l'anno scorso,
dove co-munque l'Italia, con il 47 per cento di opinioni a
favore, era in coda ri-spetto al 57 per cento della media
europea. Piuttosto risicato, vi-sto che non arriva neanche al
50 per cento, è perfino il sì al ben più modesto
riconosci-mento delle coppie di fatto, che funziona da tempo
in molti altri paesi, e che in prece-denza aveva avuto un
gradimento più alto. Secondo Franco Grillini, l'uomo immagine
di Arcigay, primo firmatario di una propo-sta di legge sui
Pacs che i Ds hanno fatta propria, è anche a causa della
campagna in-sistente della Chiesa se l'opinione pubblica ha
questi sbandamenti. A indignare Grilli-ni è poi il fatto che
vari prelati, fra cui proprio in questi giorni il cardinal
Marti-no, usino come uno spauracchio contro i diritti dei gay
il delicato problema delle adozioni, a cui è contraria la
grande mag-gioranza degli italiani e che anche in Euro-pa ha
un'accettazione media solo del 42 per cento. «Ma nemmeno noi
pretendiamo di poter adottare i bambini, non fa parte di
nessuno dei nostri programmi. D’altra parte oggi non chiediamo
nemmeno il matrimonio, anche se è una prospettiva a cui non
possiamo rinunciare. Diventeremmo degli esclusi, cittadini con
diritti dimezzati, come i neri d’America al tempo della
segregazione”, dice Franco Grillini Sul matrimonio non c'è
concordia nemme-no fra gli stessi omosessuali. Un'ala più
ra-dicale, anche se ormai in netta minoranza, continua a
rifiutarlo come un'omologazio-ne ai modelli etero. Ma il fatto
che sia di-ventato lecito nella Spagna di Zapatero, un paese
così simile al nostro, ha in qualche modo riaperto i giochi.
Per Delia Vaccarel-lo, una delle voci più originali del mondo
lesbico, che cura un paginone di argomen-ti omosex su
"l'Unità", «il riconoscimento legale delle nostre unioni è
anche un modo per ottenere una maggiore legittimazione
sociale. È un po' come ai tempi del divor-zio, che aveva
permesso a tante di non sen-tirsi più delle svergognate fuori
leg-ge». Altri invece sostengono che il modello della
convivenza omoses-suale, più paritaria e basata sulla
so-lidarietà, potrebbe addirittura ri-strutturare l'istituto
un po' vecchiot-to del matrimonio etero. Che in effet-ti oggi
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corrisponde ben poco al modello caro a Buttiglione del marito
che "protegge" la moglie, ma è sempre più un'unione fra
uguali. Al di là di qualunque sondaggio c'è poi un diritto a
cui sempre meno il mondo delle lesbiche, è disposto a
rinunciare ed è la maternità.
In questi anni è cresciuto silenziosamente l'esercito delle
mamme gay, sia che abbia-no portato nella nuova convivenza con
una compagna un fi-glio avuto in precedenza, sia che lo
abbiano messo al mondo con un rapporto occasionale e mi-rato o
con la fecondazione assistita. Re-centemente hanno dato vita
anche ad un'associazione nazionale. E una ventina di coppie
lesbo si sono rivolte a Ezio Men-zione, l'avvocato dei gay,
perché trovi un grimaldello giuridico per riconoscere
legal-mente la figura della "seconda madre", co-me succede in
Inghilterra e come hanno sta-bilito sentenze recenti in Spagna
e Francia. «Non sarà di certo facile ma è una batta-glia a cui
non si può rinunciare», dice Men-zione. Convinto come molte e
molti che sempre di più il grado di civiltà di un paese si
misurerà anche sulla accettazione verso i cittadini una volta
"diversi".
Parlamento e governo non sembrano molto in sintonia sulle
coppie di fatto. Mentre infatti il Consiglio dei Ministri ha
impugnato lo Statuto della Toscana e di altre regioni perché
prevedevano forme dì convivenza non fondate sul matrimonio, la
commissione Giustizia della Camera sta muovendo i primi
faticosi passi che potrebbero portare al loro riconoscimento.
La maggior parte delle cinque proposte di legge sulle coppie
di fatto in esame alla commissione Giustizia vengono
dall'opposizione, a cominciare dal testo che ha come primi
firmatari il presidente onorario dell'Arcigay Franco Grillini
e la responsabile delle donne Ds, Barbara Pollastrini, alleati
per ottenere finalmente il Pacs, il Patto civile di
solidarietà. C'è poi un testo di Katia Bellillo dei Comunisti
italiani e di Enrico Buemi dello Sdi. Ma anche la maggioranza
è presente sul tema con le proposte di Chiara Moroni del Nuovo
Psi e di Dario Rivolta di Forza Italia. Si tratta di testi
piuttosto prudenti. Il progetto Rivolta, per esempio, si
preoccupa di specificare che «il patto non attribuisce uno
status familiare» e quindi non dà nessun diritto all'adozione,
particolarmente invisa alla Chiesa. II testo di Grillini
definisce l'unione di fatto come «convivenza stabile e
continuativa fra due persone, di sesso diverso o dello stesso
sesso, che conducono una vita di coppia». Il Pacs in sostanza
consiste nel redigere davanti a un ufficiale dello Stato
civile un accordo dove i due conviventi regolano le questioni
legate alla vita in comune. Ma assicura anche che a queste
coppie si estendano varie garanzie proprie del matrimonio, in
particolare riguardo al patrimonio, all'eredità, allo
scioglimento dei rapporto, alle detrazioni fiscali. Stabilisce
anche la possibilità di subentrare nel contratto d'affitto in
caso di morte dei partner o di prendere decisioni in caso di
malattia. Qualcuno ha criticato il Pacs come «un matrimonio di
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serie B». Ma come dimostra anche il successo che ha avuto in
Francia, si tratta piuttosto di un modo diverso di stare
assieme, e non solo da parte delle coppie omosessuali.
sabato 04 dicembre 2004, di Pierangelo Bucci www. gaynews.it
Discriminati dallo Stato
E' orrendo sentirsi discriminato, perche' c'e' qualcuno che
vorrebbe mantenerti in uno stato di inferiorita'. Quando si
viene discriminati da una persona specifica si puo' sempre
controbattere, farsi scudo dell'ignoranza altrui, ma quando la
discriminazione che si subisce proviene dallo stato allora e'
molto diverso, molto peggio: la delusione e' totale, perche'
e' il segno del fallimento di una societa' intera. Ed e'
proprio questo secondo caso, purtroppo, quello che riguarda
chi scrive.
Sono un italiano residente a Rotterdam e ivi sposato, con un
altro uomo, dal giugno 2003. Ma lo stato italiano cosa ne
pensa del mio amore con Jaco, il mio legittimo consorte?
Questo l'ho scoperto amaramente quando si e' trattato di
rinnovare il mio passaporto presso il Consolato Generale
d'Italia di Amsterdam. Jaco aveva appena rinnovato il suo
presso il Comune di Rotterdam e sulla prima pagina campeggiava
fra i dati anagrafici "sposato con Bucci". E lui giustamente
va orgoglioso di cio'. Anch'io, un po' troppo in buona fede,
mi aspettavo di ricevere lo stesso trattamento dallo stato
italiano. E invece no. Infatti il 4 dicembre ricevo una
raccomandata dal Consolato in cui il cancelliere
amministrativo Sig.ra Giovanna Grazia Grasso mi scrive: "Le
restituiamo con la presente l'atto di matrimonio con relativa
traduzione, ma senza ulteriore seguito, in quanto lo stesso
non e' trascrivibile poiche' nel nostro ordinamento non e'
previsto il matrimonio tra soggetti dello stesso sesso". Ma
dov'e' questa famigerata Unione Europea? Dov'e' la libera
circolazione dei cittadini?
Eppure la costituzione europea all'articolo 69 ricorda come
sia vietata ogni discriminazione basata sull'orientamento
sessuale. Non e' forse questa discriminazione?
Insomma il denaro e le merci passano le frontiere della UE ma
le coppie gay rimangono impigliate nelle contraddizioni
giuridiche e nei pregiudizi legislativi di taluni stati.
L'Italia con una mano firma la costituzione e con l'altra la
viola palesemente schiacciando i diritti dei suoi cittadini:
ipocriti!
E questo dopo che lo stesso commissario alla giustizia e
liberta' Franco Frattini abbia ricordato, rispondendo
all'eurodeputata dei Verdi Monica Frassoni, che una direttiva
Ue del 2004 "riconosce il diritto di circolazione nell'Unione
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non solo ai cittadini ma anche ai familiari, e dovrebbe
includere "il partner che ha un'unione registrata riconosciuta
nello Stato ospitante come equiparata al matrimonio".
In tutto cio' il paradosso che mi consentirebbe, allo stato
dei fatti, di sposare in maniera del tutto legale una donna in
Italia cosa che pero' mi renderebbe reo di bigamia nei Paesi
Bassi: follia.
Per quel che ci riguarda continueremo a combattere per il
riconoscimento del nostro matrimonio, o almeno ad una sua
equipollenza per quel che riguarda i diritti patrimoniali.
Infatti ci piacerebbe trasferirci a vivere in Italia ma non
senza un minimo riconoscimento della nostra unione. Ci
costerebbe troppo, soprattutto in termini economici: ad
esempio perderemmo tutti i diritti pensionistici costruiti
come coppia, che appunto in Italia non verrebbero
riconosciuti. Ecco a voi, sotto i vostri occhi la falsita'
della libera circolazione dei cittadini nell'Unione. E' una
bugia perche' questo e' garantito solo ai soggetti che abbiano
un bel certificato, potendo matrimoniale, meglio ancora se
contratto in una chiesa, sublime perfezione se questa e' pure
cattolica, e che ne attesti la sana e robusta
eterosessualita'. Almeno secondo lo stato italiano.
Martedì 07 Dicembre 2004, www.gay.it
Aveva accennato a un papa gay. Condannato Croce.
Il 30 novembre 2004 il Tribunale penale di Roma ha
definitivamente condannato l'editore Fabio Croce per aver alluso
nella prefazione del libro "Verbum dei et verbum gay" ad una
"relazione particolare" tra il popolare attore Nino Castelnuovo e
Giovanni Battista Montini. Secondo la sentenza, l'espressione
"Amicizia particolare" andrebbe interpretata come relazione
omosessuale e tale affermazione costituirebbe grave offesa, peraltro
causa di perdita di lavoro per l'infamia che provoca nell'ambiente
di lavoro stesso.
«In nessun paese occidentale - ha commentato Fabio Croce - un
tribunale penale, negli ultimi anni, ha espresso tale condanna in
relazione a un caso in cui un giornalista alluda all'omosessualità
di un personaggio, perché dire omosessuale a una persona non
costituisce insulto, come dire ladro, assassino, mafioso, e chi più
ne ha più ne metta. Ci chiediamo: da ora in poi la sentenza farà
giurisprudenza? E tutti i casi di "outing" che quotidianamente
ascoltiamo o leggiamo, in cui si parla di tal ministro o tal
prelato, di tal attore o calciatore, sono tutti a rischio di
condanna penale e pecuniaria? Allora state tutti molto attenti,
perché chiunque fa giornalismo o politica o saggistica rischia
grosso in Italia!»
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mercoledì 08 dicembre 2004, di il Tirreno
PIOMBINO. COPPIE DI FATTO, LA MARGHERITA BOCCIA I GAY
Non dice mai la parola omosessuali ma si capisce
che Marco Macchioni, segretario comunale della Margherita,
sulla questione del registro delle coppie di fatto, è
disponibile a discutere di tutto meno che di gay. Annunciando
anzi che in tutta la vicenda «la famiglia deve avere una
funzione, e se quella funzione verrà svolta la nostra
disponibilità sarà totale, se la funzione è un’altra, la
nostra disponibilità sarà molto, molto ridotta».
Per il resto, commentando le prese di posizione
sull’istituzione delle coppie di fatto pubblicate ieri dal
Tirreno, Macchioni sostiene che «la Margherita non si trova
affatto in difficoltà a esprimere liberamente il proprio
convincimento, in una materia in cui è necessario riconoscere
anche una libertà di coscienza. In primo luogo è bene definire
che, la legge recentemente approvata, non intende equiparare
le componenti di una unione di fatto ai coniugi, se non per
particolari specifici, e che la Costituzione richiama la
famiglia, la fotografa come entità basilare della società: e
nell’Assemblea costituente credo che dei buoni laici fossero
presenti al momento della stesura, ma fu definita così».
Insomma per la Margherita «questo discorso è molto diverso
dalle convivenze, dalle unioni di fatto e da alcune cose, da
alcune situazioni che la proposta in oggetto intende o
intenderebbe regolare». Macchioni è convinto che «la
legislazione Italiana abbia già raccolto molte delle
condizioni che in questa proposta si richiamano, non si dica
pertanto che si vuole fermare il tempo, obbligare qualcuno a
essere quello che non vuole essere, questo vuol dire che
dobbiamo riconoscere la libertà di coscienza, e quindi
all’interno della legislazione dobbiamo garantire una
condizione di parità, anche di impostazione di tutta quella
che è una giurisprudenza legislativa».
La Margherita comunque si dice per «l’assoluta libertà di
pensiero, in un partito che certamente ha al suo interno
sensibilità su alcuni aspetti non omogenei. La Margherita
infatti, non si è intestardita a voler imporre la famiglia
tradizionale, abbiamo detto che la famiglia ha un ruolo, ha il
riconoscimento di ordine etico, morale e culturale, che
richiama e rappresenta anche la cultura dei cattolici,
altrimenti se così non fosse il discorso cambierebbe e
cambierebbe in maniera sostanziale. Se si mettono insieme
persone anziane per fare sinergie - conclude Macchioni - se
convivono insieme fratello e sorella, nonna e nipote, e così
via ci mancherebbe altro che non gli venisse riconosciuto
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tutto quel che è possibile, e noi faremo la nostra parte
perché questo avvenga, allo stesso modo se il ragionamento
tende riconoscere famiglia dove sulla traccia del diritto
naturale, in attesa di consolidare un rapporto, come si usa
dire “si convive”, noi ne prendiamo atto, e anche su questo
aspetto ci troveremmo condiscendenti, se invece il discorso è
un altro abbiamo tutte le nostre riserve».
mercoledì 08 dicembre 2004, di La Sicilia
RIBERA, SICILIA. PARROCI E POLITICI (UDC) CONTRO I MATRIMONI GAY
Politica e Chiesa si alleano per protestare
contro le proposte di legge che vogliono legalizzare il
matrimonio tra omosessuali. Avviene a Ribera dove da giorni in
alcuni gruppi parrocchiali e alcune forze politiche circolano
dei manifesti-proposta e dei tagliandi-lettera che stanno per
essere spediti a Roma al presidente della Commissione
giustizia della Camera dei Deputati. A scendere in campo sono
i parroci ed i giovani dell'Udc i quali chiedono di impedire
il varo di una legge che rappresenterebbe un duro attacco alla
famiglia italiana.
Nelle lettere che i cittadini riberesi hanno cominciato ad
inviare a Roma si legge tra l'altro: «Egregio presidente, ho
saputo che la commissione da Lei presieduta sta esaminando
progetti di legge che pretendono di di riconoscere
giuridicamente le coppie di fatto, sostanzialmente
parificandole alla vera famiglia, per giunta senza
condizionarle alla caratteristica della eterosessualità,
quindi includendo anche le convivenze omosessuali».
Anche i giovani dell'Udc di Ribera si dichiarano contrari alle
iniziative legislative che considerano pericolose per la
stessa unità della famiglia.
«Si vuole approvare - spiega il coordinatore riberese Matteo
Orlando - una strana formula giuridica, chiamata «patto di
solidarietà», che permetterebbe di legalizzare, tutelare e
promuovere la «convivenza stabile e continuativa» di una
coppia che non vuole sposarsi nemmeno civilmente».
mercoledì 15 dicembre 2004, di il Resto del Carlino
''CONTRO VENDOLA PERCHÉ GAY? ORA I DS DEVONO SMENTIRE''
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Grillini, ce lo dica lei da deputato diessino e presidente
onorario dell'Arcigay: la sinistra con gli omosessuali predica
bene e razzola male?
«Questo non mi sento di dirlo. Negli ultimi anni, soprattutto
nel mio partito, sono stati fatti passi da gigante. Prima,
certo, il familismo e il conservatorismo erano molto forti».
Ma allora, è vero o non è vero come ipotizza Cossiga che la
Gad non vuole candidare Nichi Vendola in Puglia perché gay?
«Guardi, Cossiga mi ha pure chiamato prima di scrivere quella
lettera».
E?
«E ho fatto le mie verifiche dentro il partito».
Che le hanno detto?
«Che il fatto che sia gay non c'entra nulla. E io spero che
sia così. Diversamente sarebbe gravissimo e sarei in prima
fila a dare battaglia».
E' proprio certo che su un tema del genere le dicano la verità?
«In camera caritatis me l'avrebbero detto, come è accaduto in
passato per altre questioni delicate. Vero è che ora mi
aspetterei una presa di posizione pubblica dei vertici del
partito. Esclusa una pregiudiziale gay, sono altre le cose
sulle quali chiedo uno sforzo in più».
Quali?
«La questione delle unioni civili, ad esempio, deve diventare
un punto del programma e invece noto una certa fatica,
nonostante Rutelli si sia dimostrato aperturista...».
Resta il niet su Vendola. Pare che siano proprio i Ds quelli
più dubbiosi sulla candidatura.
«Mi parlano di sondaggi che vedono altri candidati più
favoriti. Sono gli stessi meccanismi che hanno determinato il
cambio di candidato in Piemonte. Io però non sono d'accordo».
Cioè candiderebbe Vendola?
«Eccome. Un po' di coraggio non guasterebbe».
Coraggio? Ma allora il problema c'è.
«No. Si tratta di fare una scelta come quella di Parigi e
Berlino che hanno portato due gay alla poltrona di sindaco. E
in entrambi i casi il loro essere omosessuali è diventato il
tormentone della campagna elettorale».
Dice Vendola: `Io comunista e gay posso vincere in Puglia'.
Non sarà un po' troppo per il cosiddetto elettorato moderato?
«Se si riferisce ai cattolici, cita più volte lui Gesù di
quanto non facesse San Francesco. Inoltre il Sud è cambiato,
non è più quello di una volta dove imperava il machismo. E non
dimentichiamo che alle Europee Vendola ha preso 80 mila
preferenze».
Il che dimostra che ce la può fare anche contro Fitto?
Il che dimostra, come dicevo, che un candidato esplicitamente
gay può essere anche più apprezzato. Senza contare che c'è
anche un gioco di ripartizione delle candidature».
E quindi?
«Quindi se la Basilicata va a Mastella, perché mai la Puglia
non dovrebbe andare a Rifondazione?»
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Giovedì 16 Dicembre 2004, www.gay.it
D'Alema: sbagliato battersi per i matrimoni gay
"La Spagna è molto più indietro dell'Italia, Zapatero sta
promuovendo riforme che noi abbiamo già fatto. Abbiamo una
legislazione più avanzata, frutto di grandi battaglie civili". Così
il presidente dei Ds Massimo D'Alema risponde in un'intervista
all'Espresso alla domanda se alla sinistra italiana serva
un'iniezione di Zapaterismo.
Sulle coppie gay Zapatero è l'apripista in Europa. Voi sembrate più
timidi, osserva Marco Damilano. Su questo punto così controverso la
risposta del presidente della Quercia è netta: "Ritengo sbagliato
battersi per i matrimoni gay. Le organizzazioni degli omosessuali
più serie non li chiedono. E' un falso problema. Credo sia giusto
tutelare con una legge le unioni civili tra gli omosessuali per
impedire ogni discriminazione".
"Gli stessi che ci dicono di imparare da Zapatero, qualche anno fa
magnificavano il modello Blair - afferma D'Alema - vengono indicati
molti maestri a seconda delle mode: Blair, Zapatero, Lula. C'è il
mito delle terre lontane, un provincialismo che nasce
dall'ignoranza, di chi non sa di cosa parla".
lunedì 20 dicembre 2004 di ansa
PARTECIPA AI GAY PRIDE,PER GIUDICE NON PUO'DISPORRE DEI BENI
'Potrebbe dilapidare i suoi beni
per partecipare ai Gay Pride in tutta Italia'': questa e' solo
una delle motivazioni con le quali il tribunale civile di
Viterbo ha respinto il ricorso di un omosessuale, che aveva
intentato una causa civile per far annullare un provvedimento
di inabilitazione emesso nel 1981 e quindi disporre
liberamente dei suoi averi. Una decisione che ha indignato il
diretto interessato, Giovanni Orlandi Brenciaglia, 60 anni,
giornalista professionista, figlio di una firma importante del
dopoguerra, Vittorio Orlandi, e discendente, da parte materna,
della famiglia Brenciaglia, nobili d'antica schiatta,
proprietaria, tra l'altro, della Rocca Farnese di Capodimonte,
dichiarata monumento nazionale.
''La mia vita - racconta - e' stata segnata dalle
discriminazioni'', alcune delle quali - aggiunge - gli hanno
impedito anche ''di svolgere l'attivita' di giornalista''.
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''Ho avuto solo la solidarieta' e il sostegno del Cardinal
Martini - aggiunge Branciaglia - quando era arcivescovo di
Milano. Sono dovuto emigrare in America e, nonostante due
lauree e cinque lingue correttamente parlate, ho dovuto fare i
mestieri piu' umili, tra i quali il portiere di notte''. Tra
le motivazioni della sentenza, tra l'altro, si sostiene che
Giovanni Orlandi Brenciaglia avrebbe intenzione ''di fondare
un ente morale per sostenere le iniziative omosessuali''.
''Non e' affatto vero dice l'interessato - , avevo solo
l'intenzione di fondare una piccola casa editrice per fa
conoscere il grande amore che Pasolini nutriva per il
Viterbese. E siccome il prossimo anno ricorrera' il
trentennale della sua morte stavo pensando di ricordarlo in
modo adeguato''. La ''prodigalita''' dell'uomo, secondo la
sentenza, sarebbe dimostrata anche dal fatto che spenderebbe 5
euro di taxi ogni volta che deve recarsi al centro di Viterbo.
''Ma io - ribatte Orlandi Brenciaglia non ho la patente e
tanto meno la macchina. E poi saro' libero o no di spendere i
miei soldi come mi pare? Oltre tutto aggiunge io mi reco da La
Quercia, dove abito, a Viterbo poche volte al mese, forse
spenderei molto di piu' se avessi un mezzo privato''.
L'inabilitazione (una forma piu' tenue dell'interdizione) cui
l'uomo fu sottoposto nel 1981, a suo dire, sarebbe scaturita
dal clima di persecuzione in cui vivevano gli omosessuali
negli anni Settanta. ''Credevano che fossi malato, mi
consigliarono di ricoverarmi in casa di cura ricorda -, una
volta ho dato anche il mio consenso. E fu proprio durante uno
di quei ricoveri mi fu nominato un giudice tutelare.
Da allora, per disporre dei miei beni, mi devo far autorizzare
dal giudice. Una trafila umiliante. E ancor piu' umiliante e'
la motivazione con la quale il tribunale ha respinto il mio
ricorso, cioe' perche' sono un omosessuale dichiarato, con un
ruolo attivo nei movimenti omosessuali e frequento tutti i Gay
Pride. E se, invece, dissipassi i miei soldi per partecipare
alle manifestazioni di un partito?''. Un altro aspetto
singolare della vicenda giudiziaria di cui e' protagonista
Giovanni Orlandi - Brenciaglia riguarda le testimonianze.
''Avevano citato 56 testimoni conclude -, se ne e' presentato
solo uno: mio fratello, ovviamente contrario all'annullamento
del provvedimento del 1981''. Unico motivo di consolazione per
l'uomo, le manifestazioni di solidarieta' ricevute da chi e'
venuto a conoscenza della sentenza.
giovedì 23 dicembre 2004, di L'Unità
RAGAZZINI PICCHIATORI CONTRO DISABILI E GAY DALL'INVIATO PORDENONE
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Era marzo, e Mauro, gay di Pordenone,
inviava al questore, tramite la stampa locale, questa lettera
aperta: «Da qualche tempo è riapparsa l’intolleranza
alcuni ragazzotti si divertono a prendere di mira i gay che si
ritrovano la sera. Attirano i malcapitati, dichiarandosi
disponibili con movenze ed esibizioni inequivocabili. Una
volta catturata la loro attenzione, li aggrediscono con catene
e coltelli».
Adesso è dicembre, Mauro è in ospedale, gravissimo per Aids,
ma almeno la piccola ignobile banda è stata individuata: tutti
minorenni, un po’ italiani, un po’ albanesi. Quattro sono
dentro, due denunciati, altri sette sospettati. Un classico
«branco». La chiamano baby-gang, per comodità, stanno tutti
tra i 15 ed i 17 anni, ma è riduttivo. Esistono ragazzi
quarantenni, e maturi adolescenti, e un miscuglio di entrambi
a seconda delle situazioni. Questi, presi a Pordenone, sono da
un lato disadattati totali, dall’altro delinquenti fatti e
finiti: per una volta, nessuno parla di «bravi ragazzi».
Marginali, si sfogavano con chi credevano più marginale di
loro: gay, handicappati, ghanesi. E rubavano, molestavano,
incendiavano dove gli capitava.
Melting-branco.
Tornano di moda, i teppisti. Anche nella piccola Pordenone.
Tre anni fa i carabinieri hanno individuato un gruppo,
ragazzini specializzati in furti in case e cantieri edili, che
preparavano i colpi e nascondevano la refurtiva nell’oratorio
parrocchiale. Un altro sta impazzando in provincia, riga auto,
fora ruote in blocco, rovina cimiteri e lascia scritte di
sfida. Il branco italo-albanese è un caso particolare. Per
metà è composto da figli, cresciuti in città, di alcune poche - famiglie rimaste ai bordi al momento della prima
ondata immigratoria albanese. Per l’altra, un po’ da figli di
famiglie pordenonesi particolarmente disastrate, un (bel) po’
da figli di «collaboratori di giustizia», chiamiamoli così,
famiglie inserite nei programmi di protezione dopo qualche
testimonianza in indagini su mafia e camorra - soprattutto
camorra - e spostate dal Sud a Pordenone per esigenze di
tutela.
Tutti, ad ogni modo, ragazzi che non lavorano, non frequentano
alcuna scuola, in un paio di casi totalmente analfabeti. Più o
meno come i loro genitori, che li trascurano totalmente.
Caccia al «negro»...
Hanno cominciato ad aggregarsi tre anni fa, ciondolando giorno
e notte, specialmente notte, per la città, tra piazza
Risorgimento e via Gorizia; una è la stazione delle corriere,
l’altra un centro direzionale che al pomeriggio si
desertifica. All’inizio, cercavano di spadroneggiare in
qualche parco pubblico, molestando ragazze, estorcendo soldini
ai ragazzini, un paio di volte cacciando di prepotenza i
giovani ghanesi che giocavano a pallone - i «negri» erano il
nemico iniziale - e rubando qualche motorino. Poi si sono
allargati, piano piano.
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... e al gay.
Aggressioni ai gay, attorno a via Gorizia, che è il luogo
dove, la sera, gli omosessuali cercano compagnia. Attacchi
anche pesanti, a bastonate. «I gay sono restii a sporgere
denuncia», scriveva Mauro, un po’ per riserbo, un po’ perché
«polizia e carabinieri hanno a volte un atteggiamento poco
amichevole con noi». Poi, un giorno, in piazza Risorgimento,
hanno cominciato a sbeffeggiare un giovane handicappato in
carrozzina, e siccome quello protestava, a spingerlo,
strattonarlo. La gente ha preso le sue difese, stava per
nascere una rissa, è arrivata una Volante, i ragazzotti hanno
preso a calci l’auto, sputato ai poliziotti. Fermati, portati
in questura, rilasciati dopo una ramanzina del questore,
Vincenzo Stingone, che adesso dice: «Presi uno per uno,
parevano innocui sprovveduti». Ovvio.
Il bottino.
Furti in auto. A un automobilista, che li aveva beccati, hanno
rotto un braccio. Una tentata rapina, ancora ai danni di un
gay, evitata da altri passanti - almeno, a Pordenone, c’è
ancora qualcuno che reagisce. Una lunga serie di sospetti:
notati a ciondolare nei pressi di incendi notturni, all’inizio
di cassonetti, poi di un bar, infine di una tavola calda
vicino alla stazione. Due mesi fa, quattro di loro, in piena
notte, stavano rubando dentro la pizzeria «Antico Cervo». Li
hanno presi e arrestati in flagranza.
Nelle loro case, e in quelle di due amici, un piccolo bendidio
di refurtiva, dai telefonini alle autoradio, dai lettori cd
alle play station. Era il bottino di una ventina di furti,
anche dentro case. Di altri quaranta sono sospettati.
La mutazione.
Bloccati ormai sul confine del passaggio al professionismo:
anche se nel giro non compare, per ora, neanche l’ombra di un
adulto complice, fosse solo un ricettatore. Quasi tre anni fa,
ricorda l’assessore ai servizi sociali Gianni Zanolin, la
«baby gang» nascente era già una realtà sotto osservazione. Il
Comune aveva provato a convocare le famiglie: «Colloqui
impossibili». Aveva tentato di inserire alcuni ragazzi a
scuola, in istituti professionali: un buco nell’acqua.
Assisteva, grazie alle segnalazioni che via via arrivavano,
all’espandersi del bullismo, ai tentativi del branco di
crearsi «piccole zone franche», di conquistare territori.
Due anni e mezzo fa, una inutile segnalazione all’ufficio
minori della Questura.
La polizia ha cominciato a tenerli d’occhio sul serio dopo la
denuncia pubblica di Mauro. Paradossalmente, adesso i sei
sotto inchiesta sono accusati solo di furto e ricettazione:
per i più vari motivi nessuna delle altre vittime l’handicappato malmenato, l’automobilista ferito, i gay
picchiati - ha voluto sporgere denuncia.
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venerdì 24 dicembre 2004, di il Tirreno
SU GAY E UNIONI CIVILI C’È UN’IPOCRISIA UMILIANTE
I teologi di Milano dopo aver letto alcune dichiarazioni dei
politici piombinesi - da An passando da liste civiche fino
alla Margherita - sul senso da dare all’approvazione del
registro delle coppie di fatto, purchè non si menzionasse la
parola omosessuale, affermano, senza tema di smentita, che
mentre può far buon gioco da parte loro rassicurare qualche
prelato della gerarchia cattolica ed anche i benpensanti più
ostinati e chiusi, il loro atteggiamento si colloca come una
sorta di moralismo e di ipocrisia senza pari se non in
analogia con quel comportamento descritto nella parabola del
Samaritano.
«Guardano e passano oltre, girandosi dall’altra parte», come
facevano i farisei ed il sacerdote levita che non si occupano
di chi è ai margini della strada.
Buona morale questa: non occuparsi per principi assoluti ed
astratti del presunto “bene comune” di persone concrete, in
carne ed ossa, e della loro vita sociale, tra sofferenze
difficoltà e speranze.
Chissà che lezione di umanità si potrà mai imparare da questa
sorta di cristianesimo modello clericale che viene avanti
oggi, nonostante il Vangelo ci metta in guardia dal creare
Samaritani, cioè gente ritenuta di categoria inferiore, non
degna d’essere tutelata e considerata dalla legge divina, nè
da quella degli uomini: una sorta di pària nella terra di
nessuno.
Quando poi si leggono frasi dei politici in questione, del
tipo: “senza voler minimamente arrecare discriminazione agli
omosessuali”, poichè il registro tratta d’altro. Ci si
risparmi per favore una ipocrisia ancor più cocente e
avvilente, perchè è proprio l’atteggiamento di chi si gira
dall’altra parte facendo finta di non vedere.
Infatti se in questo provvedimento del Comune, come più volte
ribadito, non si tratta di gay e lesbiche, perchè altre
sarebbero le priorità (degli eterosessuali) quando si
decideranno gli uomini pubblici a prendere in considerazione i
non eterosessuali?nÈ legittimo chiederlo, soprattutto ai
cattolici, dato che i loro vescovi e preti non vogliono?
E quando si dice di non parificarli al matrimonio
eterosessuale cosa si intende, che li si lascia come ora senza
nulla o li si spedisce via con un semplice e scarno atto
notarile tra due privati?
Si mettono la coscienza in pace questi uomini politici di
varie estrazioni, soprattutto cattolici, di Piombino: ma le
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persone non sono trasparenti o inesistenti, sono sempre là con
i loro bisogni, le loro istanze, la loro richiesta di parità e
di giustizia: ed occorre credere in un Dio davvero minuscolo e
cattivo, e professare una religione ostile dell’esclusione per
trovare motivi nobili nell’emarginazione e nella
discriminazione, quand’anche con la scusa risibile e puerile
di difendere e tutelare la famiglia e il matrimonio.
domenica 26 dicembre 2004, di La redazione
CALDEROLI: COPPIE GAY: "BRAVO SANTO PADRE, AVANTI COSI!
''Ben vengano questi appelli del Santo Padre a sostegno
della famiglia, quella vera, prevista dalla nostra
Costituzione, basata sul matrimonio, a cui, purtroppo, nei
nostri giorni, anche se potra' sembrare superfluo, e'
necessario aggiungere basata sul matrimonio tra persone di
sesso diverso, cosi' come, del resto, e' previsto dalla
modifica della Costituzione da me presentata in questa
legislatura''. La dichiarazione e' del ministro delle Riforme,
il leghista Roberto Calderoli.
''Credo - aggiunge - che sia poi assolutamente necessario che
la Chiesa assuma una posizione nei confronti di quegli statuti
di alcune regioni rosse che, con il nulla osta della Corte
Costituzionale, hanno surrettiziamente introdotto le coppie di
fatto, ivi comprese quelle omosessuali''.
27 DICEMBRE 2004, GIORNALE ONLINE EDICOLARPQ
'Difendiamo la famiglia, no alle unioni gay'
"Una delle ragioni per cui si sta mettendo in atto una
strategia per equiparare matrimonio
e convivenze omosessuali e' che spesso non si percepisce piu' la
ricchezza propria e specifica
dell'essere-uomo,dell'essere-donna: soprattutto il mistero
della femminilita' e' deturpato e violato nella sua ricchezza
umana specifica''.
Lo ha detto l' arcivescovo di Bologna Mons.Carlo Caffarra
nell' omelia pronunciata ieri durante la messa celebrata per
la Festa della Sacra Famiglia
''Esiste, nel disegno divino,una connessione inscindibile fra
matrimonio e famiglia - ha detto ancora Caffarra - l'unico
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modo degno e giusto di dare origine alla vita umana, il luogo
originario per educare la persona umana e' la comunita'
coniugale posta in essere fra l'uomo e la donna dal
matrimonio.
Solo l'atto dell'amore coniugale che fa degli sposi una sola
carne, e' degno di dare origine ad una nuova persona umana; il
diritto di educare competein modo originario ai genitori''.
Caffarra ha quindi toccato il tema della prole, ribadendo il
diritto assoluto alla vita. ''E' indubbio che per certi
aspetti oggi si ha una grande attenzionealla dignita' del
bambino, ma non e' meno vero - ha osservato l' Arcivescovo che essa oggi e' gravemente insidiata. In primo luogo perche'
non e' piu' affermato il diritto assoluto alla vita fin dal
momento del suo concepimento: si e' chiamato 'diritto' cio'
che moralmente e' un omicidio."
"Ma e' pure grave l'attitudine sempre piu' condivisa nei
confronti del concepimento di una nuova persona umana prima
ancora che venga all'esistenza. O esso (concepimento) e' visto
come un male da evitare perche' impedisce la propria
soggettiva realizzazione; o esso e' visto come un bene di cui
si ha bisogno per la propria felicita'. Nell'un caso come
nell'altro, la persona prima ancora di essere concepita, e'
vista gia' in rapporto ed in ordine alla propria
autorealizzazione: e' strumentalizzata''.
sabato 01 gennaio 2005, di Franco Grillino www.gaynews.it
BERLUSCONI MINACCIA UN NUOVO CLERICALISMO, IL MOVIMENTO GAY SI DEVE
ATTREZZARE
Nella fluviale conferenza stampa del premier Berlusconi,
dove non erano ammesse domande a "sorpresa" (come invece
avviene in ogni democrazia che si rispetti e che rispetti la
libertà di stampa), il cavalier Silvio ha detto che ''Il punto
di forza della prossima campagna elettorale della Cdl sara' il
ritorno al motivo del nostro stare in politica. Oggi siamo in
una dimensione economica (la riduzione delle tasse) e abbiamo
fatto campagna in passato per lo Stato liberale. Oggi lo
slogan potrebbe essere: 'Giu' le tasse, su i valori''.
Spiegando poi che per volaro si intendeno "i valori dell'etica
della morale" in quella che sarà una lotta del "bene contro il
male" contro la "secolarizzazione".
Un berlusca in versione "teocon", un neoclericalismo che
abbiamo già visto all'opera nella maggioranza di centrodestra
colpita sulla "via di Damasco" dalla vittoria di Bush e degli
integralisti antigay americani.
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Che a Berlusconi interessino realmente la morale, i valori, la
secolarizzazione e qualsivoglia questione etica è un fatto che
solo un popolo di rincoglioniti dalla televisione di regime
può ritenere credibile. Ma per la comunità gay e lesbica
italiana possono aprirsi tempi molto difficili se Berlusconi
passerà dalle parole in libertà ai fatti e se imposterà sul
serio la sua campagna elettorale sui temi cari al clericalismo
omofobico esattamente come è successo negli USA. Abbiamo già
detto più volte che l'Italia non è paragonabile agli Stati
Uniti. Il processo di secolarizzazione che ha caratterizzato
il nostro paese non è reversibile e leggi come quelle del
divorzio e dell'aborto continuano a godere di amplissime
maggioranze nei sondaggi e nell'opinione pubblica. Tuttavia se
un premier, che possiede direttamente metà del sistema
televisivo e ne controlla l'altra metà attraverso il Governo
del Paese e per di più è proprietario della maggior azienda
editoriale d'Italia, si butta a capofitto in una campagna
elettorale impostata non più solo nella lotta tra bene e male
intesa come lotta ai "comunisti" ma alla "secolarizzazione" e
al "laicismo", allora può riaprirsi una stagione di omofobia
clericale di Stato della quale la comunità gay e lesbica
italiana potrebbe essere uno degli obiettivi. Forse non andrà
così, io lo spero, ma se ciò dovesse accadere dobbiamo
attrezzarci per contrastare con energia e determinazione
questa nuova sfida.
Come tutti sanno l'Italia è ormai uno dei pochissimi paesi
europei a non avere una legge che riconosca le coppie di fatto
comprese quelle gay e nemmeno una seria normativa
antidiscriminatoria. Attualmente è in discussione alla Camera
il progetto di legge sul Pacs, ma dalla calendarizzazione
avvenuta il primo luglio 2004 non c'è stata nemmeno una seduta
di discussione del PDL stesso. Un esponente di FI ha ammesso
che ci sono state "forti pressioni vaticane" perchè ciò non
avvenisse. Personalmente non ho mai condiviso l'ottimismo che
era stato espresso da alcuni settori del centrosinistra e
persino del centrodestra laico sulla possibilità di ottenere
in questa legislatura una legge sulle coppie di fatto che
riconoscesse anche quelle gay. I fatti sembrano purtroppo
darmi ragione.
Proprio per questo ritengo sia giusta l'iniziativa patrocinata
da Critica Liberale di dar vita ad una consulta dei gruppi
laici e dei singoli nell'ambito del centrosinistra per dare
voce e rappresentanza a quella grande platea di laici,
liberali, libertari che non vogliono la sudditanza del paese
al Vaticano e al cavaliere migliardario in versione
clericofascista.
15 anni fa alcuni di noi ragionarono sul progetto di un
movimento politico laicista e libertario da affiancare
all'Arcigay per esaltarne il ruolo di carattere generalista
nella nostra società. I mezzi però erano quelli che erano e il
progetto non andò in porto. Forse oggi è arrivato il momento
di dar vita ad un gruppo di pressione, ad un movimento
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marcatamente politico-culturale capace di incidere sul piano
etico politico. Capace soprattutto di esprimere i contenuti e
i valori della nostra azione politica. Si dirà che c’è già
l’Arcigay, ma l’associazione svolge già il meritorio compito
di garantire luoghi di aggregazione e di accoglienza per la
comunità gay e lesbica italiana e benché il suo orientamento
sia inequivocabilmente di sinistra la strategia è quella della
trasversalità degli obiettivi e della piattaforma. Come fu per
aborto e divorzio senza conquistare un pezzo della destra
liberale è difficile che si realizzino anche in Italia quegli
obiettivi, come la legge sul Pacs, che richiedono un ampia
maggioranza parlamentare. Ecco perché diventa necessario un
movimento collaterale di carattere squisitamente politico
volto alla difesa della laicità dello stato e all’affermazione
della pari dignità della cultura dei diritti individuali che
esprimiamo. Uno dei punti forti della propaganda clericale è
che chi non condivide la “verità” della chiesa cattolica
ufficiale vive in un “deserto di valori”, è prigioniero del
“relativismo etico”, non ha principi, non ha morale.
Naturalmente tutto ciò è propaganda puram superbia clericale e
arroganza moralista. Da sempre il clericalismo si spaccia come
unico e universale raccogliendo aggressivamente una certa
subalternità culturale della sinistra (ricordate la “marcia in
più” che Amato attribuisce alle religioni?) e un consenso
quasi generalizzato contro il “laicismo” additato al pubblico
ludibrio come perversione massima dell’idea di libertà e di
uguaglianza. Dato che, invece, come movimento gay e lesbico
esprimiamo progetti, obiettivi precisi, desiderio di relazioni
ed affetti che richiedono leggi e realizzazione di diritti
generalmente condivisibili da tutti, abbiamo argomenti
solidissimi per contrastare la propaganda clericale ed
omofoba. In realtà, come abbiamo detto più volte e come è
stato autorevolmente ripetuto dai commentatori della stampa
libera, òa questione omosessuale rappresenta uno snodo
decisivo della politica e della cultura di tutto il mondo
laico e progressista. E’ la cartina al tornasole del tasso di
libertà di una nazione. Non a caso la questione gay e lesbica
è al centro della discussione politica in tutto l’occidente.
La destra italiana, incolta e inetta, tenterà anche qui di
importare il modello americano e di usare il “matrimonio gay”
con contorno di “adozioni” per fare del terrorismo elettorale
e mettere all’angolo un centrosinistra vulnerabile impaurito a
causa del suo conservatorismo storico in materia di diritti
civili e cultura laico-liberale. Ecco perché è necessario
rendere “visibile” la parte più squisitamente politica che
esprime il movimento gay e lesbico italiano anche, se
necessario, attraverso una nuova organizzazione collaterale al
movimento e alla sue realtà associative. L’idea di 15 anni fa
era quella di chiamare questo nuovo soggetto politico
“democrazia libertaria” per rivendicare alle culture laiciste,
libertarie e dei diritti civili quella cittadinanza e quella
presenza che si vuole costantemente negare a chi non la pensa
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come Ratzinger. Si tratta di una impresa enorme per l’Italia,
forse le forze non ci sono ancora. Ma a differenza di tanti
anni fa ora siamo di fronte ad una minaccia reale, quella del
clericalismo imposto per legge e dall’intero apparato
televisivo (preti e religiosi hanno avuto più spazio di tutta
la politica messa assieme in questi ultimi anni).
Una sfida nuova e necessaria, una avventura morale. Che vale
la pena di tentare.
mercoledì 12 gennaio 2005, di La redazione
CAMPOBASSO 8 MESI DOPO UNA TAVOLA ROTONDA SUI DIRITTI GAY ANCORA
SILENZIO
“I diritti negati delle diversità”. Tavola rotonda con
partecipazione dell’Associazione Jonathan di Pescara,
dell’Associazione genitori e amici degli omosessuali,
dell’Opera nomadi del Molise e dell’Assessore alla Cultura del
Comune di Campobasso. Concomitante mostra “Il movimento dei
neri degli USA per la rivendicazione dei diritti – Martin
Luter King”
Vorrei sapere a distanza di 8 mesi se l'incontro è avvenuto e
se è possibile pubblicare sul sito di mediateca2000 i
risultati ottenuti o almeno sapere cosa si è detto.
Qui a Campobasso non ci sono discriminazioni nei confronti di
omosessuali, non ci sono episodi di intolleranza, per la
maggior parte delle persone gli omosessuali a Campobasso
semplicemente non esistono.
C'è silenzio. C'è moralità.
Qui a Campobasso gli omosessuali sono più cattolici degli
altri, la sera guardano la tv insieme alla famiglia e si indignano
più dei loro stessi parenti quando sentono parlare di
omosessualità in tv o sulla stampa nazionale, al punto da
passare per omofobi. Qui a Campobasso per fortuna gli omosessuali non ci sono, è
una minoranza di cui il Sindaco, la presidenza della regione e
le istituzioni non hanno bisogno di preoccuparsi.
Qui non ci sono circoli dell'arcigay, non ci sono gaypride.
Qui non c'e' bisogno di fare coming out. Semplicemente non
serve
La non curanza è il maggior disprezzo. E in molise di fatto
questo fenomeno nei confronti degli omosessuali si verifica
nella sua massima espressione: facendo finta che non esistono.
Qui quando si organizza sui forum di gay.it una serata 'gaya'
in una delle più frequentate discoteche della
città...l'affluenza si dimezza.
Qui non ci sono Franco Grillini, Imma Battaglia, Vladimir
Luxuria. Non ci sono gli show di La7, per ascoltare Gay.tv via
satellite quando non ci sono i parenti in casa ci si mette le
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cuffie dopo aver chiuso le tende.
Qui il DI'GAY PROJECT non è ancora passato ad "(cit.)
analizzare il livello di visibilità e vivibilità..."
Qui un omosessuale è considerato una persona che può
"guarire". L'importante e' dire di essere 'Bisex'.
Qui se sei una checca sei 'tollerabile' e fai ridere, se non
lo sei, sei da evitare.
Qui in molise il TG3 è troppo impegnato con le rubriche
culturali sulla cucina molisana per parlare degli omosessuali.
Per occuparsi di problematiche che fuori dalla regione sono
all'ordine del giorno.
In questo modo il disagio porta all'esasperazione, alla
disperazione.
A persone che se non possono fuggire, decidono di negare se
stesse.
E persone che sono costrette a vivere una doppia vita 24 ore
al giorno, che si chiedono se mai cambierà qualcosa.
Se sono da soli a volere che qualcosa cambi.
domenica 16 gennaio 2005, di ansa
UE: BUTTIGLIONE; DOCENTI CATTOLICI, LOBBY GAY C'E' DAVVERO
''Suscita sconcerto, indignazione e rabbia che
Cohn-Bendit dei Verdi tedeschi Cohn-Bendit, peraltro un
pedofilo dichiarato, abbia posto il veto a un cattolico a
guidare la Commissione Europea dei Diritti civili''.Lo afferma
Alberto Giannino, Presidente della Associazione docenti
cattolici.
''Quando parlammo di lobby gay - prosegue - il deputato
Grillini fece ricorso a delle offese e insulti; ora capiamo il
perche'. Evidentemente la lobby gay in Europa esiste ed e'
pericolosissima, visto che qualche suo membro ha un'
attenzione molto particolare per i minori come scrive nel suo
libro 'Dani il rosso'''.
''La pedofilia - ribadisce - e' un crimine orrendo,
raccapricciante e devastante, che non puo' non suscitare la
riprovazione di tutti. E' un crimine che grida vendetta al
cospetto di Dio perche' l'infanzia non si tocca. Noi docenti
cattolici lo condanniamo senza mezzi termini e chiediamo a
Grillini, ai Verdi tedeschi e italiani, di esplicitare la loro
posizione su questo tema''.
''A Buttiglione - conclude Giannino - diciamo invece di non
porgere l'altra guancia all' infinito. Egli ha di fronte due
atteggiamenti: la resistenza o la resa. Noi gli consigliamo la
resistenza di fronte ad aggressioni, insulti, intimidazioni,
veti e persecuzioni''.
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martedì 25 gennaio 2005, di La redazione
LEGA: "NO AL MATRIMONIO GAY"
"Il voto dell'aula, che ha bocciato il
nostro ordine del giorno per la tutela della famiglia fondata
sul matrimonio, rivela tutta l'ipocrisia delle forze
politiche, anche di maggioranza, che difendono questi valori
solo a parole. E' un
comportamento che ci sconcerta profondamente". Lo ha
dichiarato Carolina Lussana dopo la bocciatura del suo ordine
del giorno alla Costituzione europea all'esame dell'Aula della
Camera.
"Il trattato europeo definisce il matrimonio - prosegue
Lussana - come un'unione di individui, lasciando aperta la
possibilità per matrimoni non solo tra persone dello stesso
sesso ma anche in regime di poligamia. Noi abbiamo invitato il
governo a non autorizzare matrimoni diversi rispetto
all'attuale istituto ma, incredibilmente, solo la Lega Nord ha
votato a favore".
"Forse l'intervento di Grillini ha confuso i piani della
questione: un conto - dice il deputato leghista - ß il
riconoscimento delle coppie di fatto purchá eterosessuali, un
altro, e questo per noi è inaccettabile, è dare riconoscimento
giuridico a forme o modelli di famiglie alternative da quelle
monogamiche o da quelle composte da un uomo e una donna".
"I nemici del ministro Buttiglione non sono, evidentemente,
solo in Europa ma anche nella stessa maggioranza. Di questo
passo presto potremmo avere i matrimoni omosessuali e domani,
magari, la possibilità dell'adozione da parte dei gay. Se
questa è la
risposta della maggioranza alla crisi della famiglia conclude Lussana - noi siamo assolutamente contrari".
giovedì 27 gennaio 2005, di La redazione
SALERNO: LIBRO SU GESÙ GAY, LA MARGHERITA SI RIBELLA
Tiene banco a Palazzo di Città la vicenda del
patrocinio “morale” concesso dal comune alla presentazione,
svoltasi ieri sera a Spazio Donna, di un libro (“L’uomo che
Gesù amava” di Gianni De Martino) che approfondisce la tesi di
un Cristo omosessuale.
Maggioranza e opposizione uniti nel condannare il
coinvolgimento della civica amministrazione. Il vicesindaco
Mastalia tuona: “È stata una leggerezza inaudita”. Mentre
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Cesare Festa (An), che per primo ha fatto esplodere il caso,
se la prende con l’arcivescovo Pierro, “colpevole di restare
zitto di fronte ad una serie di disvalori”.
Intanto Lorenzo Forte (Verdi), che ha preso parte alla
presentazione del libro dello scandalo, ammette: “Quel
patrocinio l’ho chiesto ed ottenuto direttamente dal sindaco”.
La bufera sul Gesù gay: maggioranza e opposizione al Comune di
Salerno si trovano per una volta unite nel deplorare la
concessione del patrocinio “morale” alla presentazione del
libro “L’uomo che Gesù amava” di Gianni De Martino, che si è
svolta ieri sera a Spazio Donna. Concessione, peraltro, di cui
pare si sia reso responsabile il sindaco Mario De Biase in
prima persona.
“È una cosa che ha dell’inaudito – tuona il vicesindaco
Carmine Mastalia (Margherita) – può anche essere stata una
distrazione, ma a tutto c’è un limite. Faremo una verifica per
capire se c’è stata una leggerezza, tutto può essere discusso
ma almeno il Signore lasciamolo in pace”.
“Così si “aggira” la volontà del Consiglio comunale che non
approvò nel 2003 l’istituzione di un elenco delle Unioni
Civili”, aggiungere il consigliere comunale Erberto Manzo,
dello stesso partito.
E se il diessino Dario Barbirotti dice che “da uomo laico e
libero trovo inaccettabile l’accostamento di Gesù
all’omosessualità”, Cesare Festa, capogruppo consiliare di An
che per primo ha posto il problema morale e religioso con il
collega di partito Roberto Celano, rincara la dose e se la
prende persino con il vescovo di Salerno, monsignor Gerardo
Pierro, che si trincera dietro al solito silenzio: “Sbaglia a
non intervenire tutelando in valori della chiesa cattolica, la
nostra non è una battaglia politica, vogliamo solo difendere
le tradizioni di civiltà da una serie di disvalori che a
Salerno stanno purtroppo crescendo a vista d’occhio”.
Sul fronte opposto, a sostenere l’iniziativa, restano fermi
sulle loro posizioni il consigliere comunale Francesco Colucci
(“Socialismo è Libertà”) che invita il direttore della
Caritas, don Franco Fedullo, che aveva definito “immorale” il
patrocinio, “ad occuparsi della Chiesa salernitano e non delle
Istituzioni laiche” e il presidente della Commissione cultura
al Comune, il verde Lorenzo Forte.
“Si continua a parlare di un libro che nessuno ha letto –
incalza Forte – e ci si ferma al titolo che è solo una
provocazione, l’obiettivo vero è invece un altro, smantellare
le teorie omofobe di Ratzinger contro il riconoscimento delle
coppie gay”.
È lo stesso Forte a svelare il mistero del patrocinio: “Una
ventina di giorni fa l’associazione Garcia Lorca mi chiese
come fare per ottenere il patrocinio comunale per la
presentazione del libro. Feci preparare una richiesta scritta
e l’ho fatta arrivare al sindaco che a sua volta ha incaricato
della cosa un dirigente. Tutto qui. Se fossero stati stampati
dei manifesti avrebbero anche pagato il cinquanta per cento in
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meno”.
Forte ha preso parte, ieri sera, alla presentazione del libro
che, nonostante il clamore mediatico, ha richiamato a Spazio
Donna non più di trenta persone, molte delle quali attiviste
di Arcigay e Arcilesbica.
Sorpreso delle polemiche salernitane, l’editore del volume,
Fabio Croce, che ha rimarcato come la presentazione romana,
avvenuta l’estate scorsa, del provocatorio pamphlet, non sia
stata accompagnata da nessun tipo di scandalo.
“Chi solleva polemiche – ha aggiunto il consigliere regionale
dei Verdi, Cucco Petrone – conferma in pieno l’attuale clima
di omofobia dilagante”.
E il radicale Michele Capano, intervenuto con Pasquale
Quaranta, presidente di “Garcia Lorca” e Gianpaolo Silvestri,
responsabile nazionale diritti civili dei Verdi: “Questo è il
luogo in cui la carità si svolge veramente, venisse a
rendersene conto, don Franco Fedullo, piuttosto che lanciare
anatemi”.
venerdì 28 gennaio 2005, di il Corriere della Sera
ANDREOTTI: NO ALL'EQUIPARAZIONE TOTALE TRA FAMIGLIA GAY E ETERO
Il governo socialista spagnolo ha legalizzato le adozioni delle
coppe omosessuali. E' un provvedimento destinato a diventare
legge anche altrove? "Guardi, io sono uomo d'altri tempi,
quando sento parlare di coppie mi vengono in mente i piccioni.
Ma non voglio mancare di rispetto a nessuno. Già una volta mi
attirai una querela dell'Arcigay, per fortuna poi ritirata,
per aver detto scherzosamente che di questo passo gli
"anormali" saremo noi. Io sono assolutamente favorevole al
rispetto dei diritti degli omosessuali, e sono contento di
aver visto in questi 86 anni una grande evoluzione sociale
proprio nel senso del rispetto. Ma l'equiparazione totale con
le famiglie sinceramente mi pare troppo. Chissà, può darsi che
quando saranno passati altri 86 anni le cose saranno ancora
diverse". (Il Corriere della Sera)
30 gennaio 2005, La Repubblica
Coppie gay: "Sono una distorsione"
Il governo spagnolo vara
ufficialmente il progetto di legge sulle unioni
omosessuali, mentre dal Vaticano giunge l´ennesimo no
alle coppie di fatto e alle unioni gay. Così saranno già
tre in Europa gli stati che avranno legalizzato le
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coppie omosessuali (attualmente sono Belgio e Olanda),
mentre anche in Italia procede il discorso sui «patti di
solidarietà» fra due partner a prescindere dal sesso.
Ciò nonostante la Santa Sede continua a seguire la
politica dei veti, incurante del fatto che all´interno
del mondo cattolico - e dello stesso clero e persino tra
i vescovi - le opinioni maturano bel al di là
dell´impostazione tradizionale.
È accaduto durante l´inaugurazione dell´anno giudiziario
vaticano. Durante la cerimonia il decano della Sacra
Rota monsignor Antoni Stankiewicz ha definito le unioni
gay una «distorsione» del matrimonio quale «comunione di
amore e di vita tra un uomo e una donna», aperta alla
procreazione. Nemmeno la legalizzazione avvenuta in
alcuni stati, ha soggiunto Stankiewicz, le rende giuste,
perché si contrappongono all´ordine oggettivo della
natura umana su cui anche il diritto antico
non-cristiano fondava l´istituto del matrimonio.
Egualmente netto è stato il prelato sulle unioni di
fatto eterosessuali che «non possono arrogarsi
l´identità e la dignità di un vero matrimonio».
Immediata la reazione del parlamentare diessino
Grillini, ex presidente dell´Arci-Gay, secondo cui le
coppie gay non costituiscono «nessuna distorsione»,
poiché il matrimonio tradizionale non è affatto
minacciato dall´inclusione nel riconoscimento giuridico
dei nuovi tipi di famiglia.
All´inaugurazione dell´anno giudiziario vaticano il Papa
si è mostrato allarmatissimo per la crescente
disponibilità dei giudici ecclesiastici a capire le
ragioni dei coniugi, che chiedono l´annullamento. Oggi
quasi ogni 60 matrimoni i giudici di prima istanza
riconoscono una nullità. Wojtyla ha strigliato i
giudici, affermando che non necessariamente un´unione
fallita è anche «nulla» per il diritto della Chiesa e
sostenendo che una «falsa compassione per le persone»
può spingere persino a «suggerire espedienti» fino alla
falsificazione delle prove. E tuttavia il veto vaticano
alla comunione dei divorziati risposati provoca notevole
disagio in seno alla Chiesa. Il decano della Sacra Rota
Stankoewicz ha ammesso che la causa di molte sentenze di
scioglimento sta nella tendenza a riportare alla
normalità ecclesiale i «fedeli che si trovano in
situazione matrimoniale irregolare».
Il prelato, pur riaffermando il veto della comunione ai
divorziati risposati, ha fatto un discorso aperto a più
interpretazioni. Da un lato ha detto che «il giudizio
sullo stato di grazia spetta soltanto agli interessati
stessi», cioè si tratta di «una valutazione di
coscienza». E qui ha citato san Paolo: «Ciascuno esamini
se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo
calicè». (Cioè, giudicheranno i divorziati se accostarsi
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alla comunione). Dall´altro, ha ricordato che il
giudizio sulla nullità di un matrimonio spetta alla
Chiesa e quindi il divorziato e risposato sa che il
sacramento dell´eucaristia non gli è accessibile.
Mercoledi 2 Febbraio 2005, in VARESENEWS
“Se il comune non mi aiuterà non assumerò più i farmaci vitali”
Se il comune non mi aiuterà ho già deciso di non assumere più
i farmaci vitali contro il mio male. E’ questa la forte
confessione fatta da Fabrizia al celebre portale Gay.it, su
cui prosegue in questi giorni la polemica che ha sconvolto il
paese di Uboldo. Come infatti è già stato raccontato il 30
gennaio su Varesenews, Fabrizia B., 50 anni, ha accusato di
essere stata licenziata solo perché ha avviato le pratiche
burocratiche per il cambiamento di sesso. Già all’età di 35
anni, infatti, Fabrizia ha subito alcuni interventi chirurgici
per diventare donna: ora che il cambiamento è stato ultimato
si tratta solamente di cambiare quella “o” di Fabrizio in una
“a”, sulla carta di identità. A rendere più scottante la
denuncia era il fatto che l’agenzia per cui lavorava era una
cooperativa con appalti dal Comune.
Ma la versione dei fatti data dal sindaco, Mario Piazza, a
seguito delle 500 email di protesta raccolte da Gay.it è
differente. Secondo Piazza, infatti, Fabrizia lavorava per il
comune solo con un contratto a termine, in sostituzione di una
maternità. Quindi, al rientro della lavoratrice sostituita,
era naturale che il contratto non sarebbe stato rinnovato.
Inoltre il sindaco ha fatto notare che il comune non ha
“abbandonato” la donna, avendola messa in contatto con lo
sportello Informalavoro di Saronno.
Ma nonostante queste giustificazioni la vittima del
licenziamento non si dice soddisfatta e oggi racconta,
attraverso il portale, la difficoltà della sua situazione. A
Fabrizia, infatti, cinque anni fa è stata diagnosticata anche
una malattia grave, per la quale le è stata certificata
un’invalidità del 90%. Senza il suo lavoro da assistente
domiciliare ora deve vivere con i soli 230 euro mensili della
pensione di invalidità. E in fondo rimane vivo il dubbio di
essere stata licenziata per una semplice, ma per lei
importantissima, “a”. E quindi arriviamo alla dichiarazione
forte e forse un po’ provocatoria: «Ho già deciso di non
assumere più i farmaci vitali contro il mio male se il Comune
non mi aiuterà. Il lavoro è un mio diritto».
Mercoledi 2 Febbraio 2005
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martedì 08 febbraio 2005, RaiNews24
Gad. Prodi: no al matrimonio fra gay
Il leader della Gad, Romano Prodi, ritiene che " 'famiglia' e
'matrimonio' sono termini che non si usano nei rapporti tra
persone dello stesso sesso". Lei è contrario a parlare di
'adozione' e 'matrimonio' in merito alle coppie gay?, gli è
stato chiesto. "Mi sembra che su questo non vi sia alcun
dubbio". Il botta e risposta è avvenuto questa sera a Bologna
tra il conduttore della trasmissione Dedalus (in onda questa
sera sul circuito E-tv) e il leader della Gad Romano Prodi.
Romano Prodi non ha comunque manifestato l'intenzione di
andare contro le aperture fatte nei confronti delle coppie gay
dal segretario dei Ds Piero Fassino all'assise di Roma. Prodi
ha tenuto a sottolineare che "in molti sbandierano il concetto
di famiglia e poi lo distorcono. Famiglia e matrimonio - ha
ripetuto - sono termini che non si usano nei rapporti fra
persone dello stesso sesso".
Ben diverso, secondo il Professore, il discorso di Fassino,
che ha "parlato di sostegno" alle coppie di fatto, fra cui
sono incluse anche le coppie gay.
martedì 08 febbraio 2005, di ansa
UDC: BENE PRODI CONTRO MATRIMONIO GAY
''Evviva, con qualche mese di ritardo Romano Prodi ha avuto
il coraggio di dire quello che tutti noi eravamo sicuri
pensasse ma si era ben guardato dal dire''. Cosi' Maurizio
Eufemi, vicepresidente del gruppo Udc al Senato plaude alle
parole di Prodi contro il matrimonio tra gay.
''Bravo. Se solo lo avesse detto davanti alla Commissione
Liberta' del Parlamento Europeo, sarebbe stato buttato fuori,
come e' avvenuto per Buttiglione. Adesso il Professore ci
faccia almeno sapere se si tiene Michele Santoro, che non
perde occasione per ricordare a tutti che a Bruxelles ha
votato contro Buttiglione per lo stesso motivo. E, giacche' ci
siamo - conclude Eufemi - anche Santoro ci faccia sapere se
resta con Prodi''.
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lunedì 14 febbraio 2005, di il Tirreno
TOSCANA: GUIDA SUL TURISMO GAY, FI ATTACCA PROVINCIA E REGIONE
Indice puntato di FI contro la guida turistica
versiliese per gay e transessuali pubblicata dalla Regione
«con soldi pubblici». A mettere in dubbio l’opportunità
dell’operazione sono Vittorio Fantoni e Luca Lunardini,
consigliere comunale e provinciale di FI.
«Esprimiamo perplessità su questa guida - scrivono gli
esponenti di Fi - perché si tratta di un opuscolo finanziato
da denaro pubblico (Regione e Apt di nomina provinciale,
entrambe di centrosinistra); perché la riteniamo di dubbio
ritorno economico, essendo opinabile l’aumento del cosiddetto
turismo “alternativo” mentre più facile appare il rimbalzo
negativo sul nostrano (e più numeroso) turismo “familiare”».
Inoltre, per FI è singolare che «dopo un lungo periodo di
scarsi investimenti regionali e provinciali sul turismo
versiliese (e se ne vedono le tristi conseguenze) si assista a
questo particolare utilizzo di fondi pubblici. Inoltre,
l’iniziativa di Regione (e Provincia) sembra calata sui Comuni
versiliesi e sulla circoscrizione Torre del Lago senza un loro
diretto coinvolgimento». Le perplessità, inoltre - ammette FI
- sono anche di «carattere ideologico. Nessun pregiudizio, sia
chiaro, ma capacità personale di comprensione ed accoglienza
sono spesso mal traslabili nella “cosa pubblica” le cui
iniziative dovrebbero avere altre finalità sociali. Anzi ci
chiediamo se simili iniziative non possano contribuire a
creare un “circuito isolato”, espressione magari inconscia di
una sorta di neo-discriminazione, con luoghi
consigliati-dedicati agli omosessuali».
martedì 15 febbraio 2005, di Il Piccolo
I GAY NON HANNO BISOGNO DI SCIMMIOTTARE LA FAMIGLIA
Gli inglesi lo chiamano «common sense»; da noi, ma con un
significato più evasivo, è diventato «senso comune». Questo
senso comune sembrava relegato tra le filosofie banali a uso
domestico e invece recentemente tra il furoreggiare di
ideologie arbitrarie, infondate e infeconde, il senso comune è
destinato ad assumere un ruolo forte come il «common sense»
inglese. Quando il professor Prodi dice: «Famiglia e
matrimonio sono termini che non si usano nei rapporti tra
persone dello stesso sesso» fa del «common sense». Conosco
molti fenomeni e molte storie che la parola gay comprende solo
superficialmente. Conosco storie di inaudite sofferenze, di
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umili gioie e anche di trionfi che appartengono a questo
mondo. E tuttavia non mi sono mai nascosto che il fenomeno gay
obbliga a guardare il mondo per molti aspetti in modo
«diverso». Tra l’altro non si spiegherebbero i talenti di
molti gay per alcune professioni compresa la matematica pura e
la filosofia, come insegna il grandissimo Wittgenstein. Ma non
facciamo dell’elitarismo.
I gay, anche quelli meno dotati, hanno tali risorse nelle
relazioni umane e in quelle sentimentali (anche nelle «coppie
di fatto») da non aver alcun bisogno di scimmiottare il mondo
eterosessuale in quello che ha di più specifico: la famiglia.
Plaudo alla dichiarazione di Prodi improntata al buon senso
(ce n’è tanto bisogno), che non significa affatto
discriminazione nei confronti degli omosessuali bensì
consapevolezza di ruoli «diversi» sessuali e sentimentali. E
ricordiamo che Virginia Woolf si lamentava che fossero
riconosciuti solo tre sessi.
Quanto ai «gay» come oggi si presentano, non condivido la loro
«gaiezza», non mi piace il loro esibizionismo, il conformismo,
l’omologazione cu hanno sottoposto una delle varianti più
antiche del comportamento sessuale umano (e animale). La
gaiezza la sento falsa e l’esibizione del proprio eros
un’esposizione della vergogna con la quale i cosiddetti
normali hanno da sempre voluto bollarli. Gesticolazioni
provocatorie, battute, smorfie e un intero repertorio di
eufemismi noti fino alla nausea e incredibilmente antichi –
basta leggere alcune scene del «Satyricon» – vengono
riproposti ossessivamente. Del tutto innocui; tuttavia la
rappresentazione grottesca dell’omosessualità è un’arma della
maggioranza omofobica per esorcizzare il fenomeno e trattaarlo
come spazzatura da gettare in un angolo.
Anche le manifestazioni dell’«orgoglio gay» con le loro parate
folkloristiche hanno lo scopo di rassicurare il mondo
«normale», di negare le sue tendenze inconsce e latenti e di
moltiplicare attorno ad esso i capri espiatori.
L’umanità da millenni non cessa di interrogarsi sul fenomeno
della diversità sessuale, con alterne fasi di tolleranza e di
condanna. Tolleranti erano le antiche civiltà greche e arabe,
intollerante l’Europa cristiana, per cui ancora agli inizi del
Novecento il peccato di Sodoma, anche se tra «adulti
consenzienti», veniva punito con anni di lavori forzati. C’è
stato bisogno di un grande salto culturale per renderlo
compatibile con la parte più illuminata della società. A
questo scopo hanno provveduto direttamente o indirettamente
grandi scrittori, alcuni politici riformisti e soprattutto la
psicologia moderna, per cui Sigmund Freud è stato il primo a
reclamare la soppressione degli articoli di condanna penale in
alcuni codici vigenti.
Gli scrittori, i filosofi, i grandi moralisti che hanno
affrontato il tema dello scelus contra naturam, non l’hanno
mai accostato come un cumulo di frivolezze; al contrario, sono
stati sempre consapevoli della sua natura sulfurea sia che
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abbiano cercato di comprenderla sia che abbiano sentito il
dovere di rifiutarla. Per San Tomaso d’Aquino era ancora
valido il credo di Aristotele secondo cui le tendenze
omosessuali sono innate e perciò «naturali». Sul fronte
opposto per San Giovanni Crisostomo i gay sono contrassegnati
da «opinioni sataniche» e «vite diaboliche».
La diatriba che proseguiva da millenni, solo recentemente,
data per scontata l’accettazione dell’omosessualità nelle
società moderne, ha visto emergere un nuovo tipo di
conflittualità. I gay, ormai «impuniti», da qualche anno
reclamano il diritto di organizzarsi in un movimento per il
riconoscimento di tutti i diritti civili (e per le coppie gay
anche quelli parentali con adozioni) e una totale «visibilità»
anche politica. Queste richieste, in parte già ottenute,
vengono rafforzate da una sempre maggiore consistenza
numerica. Già Marcel Proust aveva individuato un mondo così
folto da non poter essere ben calcolato: «Essi costituiscono
in ogni paese una colonia orientale colta, sensibile alla
musica, maldicente, dotata di incantevoli doti e di difetti
insopportabili». Ma lo stesso Proust in un altro luogo del suo
sterminato romanzo lancia questo monito: «Errore funesto nel
promuovere un movimento sodomitico e nel ricostruire Sodoma».
Le vecchie generazioni di omosessuali che hanno conosciuto le
tribolazioni della clandestinità, ma anche i suoi vantaggi nel
senso di una tensione erotica e sentimentale ben superiore
agli odierni svaghi gay, non possono non riconoscersi nelle
parole di Proust. E tanto per citare anche un grande scrittore
italiano, Alto Palazzeschi aveva un’opinione perfettamente
coincidente. Tra tante altre opinioni favorevoli o contrarie,
di questo monito proustiano in ogni caso va tenuto conto per
evitare la banalizzazione del fenomeno che comporta una caduta
di valori culturali e di stile di vita. L’omosessualità ha
tali ramificazioni nella psiche umana da non poter essere
trattata alla stregua di un’opzione; dell’adesione a un
movimento che crede di risolvere tutti i problemi. Essa è
frutto di tante e disparate cause. Alcune ancora misteriore,
ma ciò che affiora con chiarezza sono i cocenti traumi subiti
nell’infanzia di molti omosessuali. L’identificazione del
proprio eros non può non avvenire come semplice soppressione
di antichi tabù, ma con una loro metabolizzazione di tipo
culturale.
Quanto alle coppie omosessuali di fatto, di cui oggi tanto si
discute, si può solo dire che sono da sempre esistite.
Vogliamo ricordarne qualcuna mescolando le epoche per far
vedere come nulla cambia nella storia dell’uomo? Fidia, il più
famoso scultore greco, iscrisse il nome dell’atleta da lu
amato nell’anello del sommo Zeus del tempio di Olimpia.
Hermann Melville, che scrisse di nascosto la storia
omosessuale di Billy Budd pensando di mai pubblicarla, ebbe un
coup de foudre per lo scrittore Nathaniel Hawthorne. Riccardo
Cuor di leone era l’amante di Filippo re di Spagna;
Michelangelo di Tomaso Cavalieri, che lo assistette sul letto
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di morte tenendogli la mano; James Dean del diciannovenne
Jonathan Gilmore; Johnny Weissmüller, il Tarzan delle nostre
estasi cinematografiche, dell’attore Jaque-Catalan; Friedrich
Hölderlin di Isaac Sinclair, rimasto fedele anche dopo la
pazzia del poeta. Degli altri «fia laudabile tacerci, ché il
tempo saria corto a tanto suono», come dice Dante. E tuttavia
a quale intensità emotiva possa arrivare l’eros di una coppia
di «diversi» ce lo mostrano le lettere che il poeta Jean
Cocteau inviò all’attore Jean Marais: «L’idea di toccare un
altro essere al fi guori di te, di rivolgergli delle parole
tenere, mi sconvolge. Mi rifiuto di farlo Mio Jean, sii
indulgente verso un folle d’amore che ha deciso di non guarire
della sua follia, di non diventare mai saggio».
sabato 19 febbraio 2005, di La redazione
RELIGIONE: BERTONE, GAY E COPPIE DI FATTO NON SONO FAMIGLIA
Il cardinale Tarcisio Bertone, arcivescovo di
Genova, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario
del Tribunale ecclesiastico, prende posizione su uno dei temi
piu' attuali.
''Alcune situazioni come le coppie di fatto e le coppie gay dice - devono essere considerate quello che sono: eccezioni
che non possono essere trasformate nella normalita'''.
Nel giorno della grande rivalutazione del sesso in ambito
matrimoniale c'e' spazio anche per ribadire alcuni ''paletti''
fondamentali della visione cattolica.
''Fare un distinguo - spiega l'arcivescovo - non significa
esclusione: la pastorale e' per tutti e per tutti c'e'
accoglienza, ma quando si parla di famiglia la chiesa non puo'
prescindere dalla sua dottrina, che prevede l'unione di un
uomo e una donna di fronte a Dio''
sabato 19 febbraio 2005, di APC
COPPIE DI FATTO. PACS, RIVOLTA (FI): IMPROBABILE CHE LEGGE PASSI
"Le probabilità che il progetto di
legge sul Patto civile di solidarietà (Pacs) passi prima della
fine di questa legislatura purtroppo non sono alte". E' quanto
ha detto il deputato di Forza Italia, Donato Rivolta, primo
firmatario del progetto di legge, intervenendo al dibattito
"Essere gay a destra", organizzato dall'associazione dei gay
liberal di centro-destra GayLib e dalla Federazione
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Liberaldemocratici tenutosi oggi a Milano.
"Faremo di tutto - ha proseguito Rivolta - perché la legge sia
approvata almeno da un ramo del Parlamento, in modo da poterla
richiamare perché passi anche nell'altra Camera nella prossima
legislatura". "In questo modo verranno allo scoperto i gruppi
che formalmente non vogliono il Pacs", ha aggiunto il
parlamentare.
In relazione al tema delle coppie omosessuali, Rivolta ha poi
escluso che per queste si possano adottare i termini di
"famiglia" e "matrimonio": "Nella sensibilità collettiva si
associa a questi termini la convivenza fra persone di sesso
diverso e, almeno come possibilità, la procreazione: lasciamo
che sia questa la definizione".
Anche Marco Marsili, portavoce della Federazione
Liberaldemocratici, ha invitato a "non irrigidirsi per motivi
di propaganda a voler parlare di matrimonio" anche per le
coppie gay, invitando a concentrarsi sull'ottenimento
dell'"importante risultato" costituito dall'approvazione del
Pacs.
Pur dicendosi "entusiasta" del pdl Rivolta, il presidente di
GayLib, Enrico Oliari, ha ricordato che solo Irlanda, Grecia e
Italia, in Europa, non hanno ancora riconosciuto le coppie gay
e si è chiesto se una eccessiva rigidità non renda i
"cittadini solo simili e non uguali".
Il pdl firmato da Rivolta e da altri 36 parlamentari di Fi, An
e Udc, è una delle proposte di legge sulla regolamentazione
delle coppie di fatto attualmente in discussione in
Commissione Giustizia. Prevede che il Pacs, che sottostà alle
norme del contratto delineate dal Codice Civile, regoli e
offra alcune forme di tutela alla situazione di "quegli
individui che decidono di convivere, indipendentemente dal
loro sesso, dalle motivazioni della decisione, dall'età", ha
spiegato Rivolta.
domenica 20 febbraio 2005, di La Provincia
CHIESA: IL SESSO E' BELLO MA DENTRO AL MATRIMONIO
Il sesso come linguaggio e comunicazione e come
elemento necessario per la riuscita del matrimonio. La Chiesa
manda in pensione il vecchio concetto di "debito coniugale" e
lo sostituisce con quello di "comunione, complicita" e
sintonia piena e totale dei cuori e dei corpi. Ha contenuti
quasi rivoluzionari la relazione presentata dal vicario
giudiziale del Tribunale ecclesiastico, monsignor Paolo Rigon,
in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario
ecclesiastico e ripresa dall'arcivescovo di Genova, cardinale
Tarcisio Bertone. Resta il veto ai rapporti prematrimoniali
(«anche se molti sacerdoti tendono oggi ad assolvere questo
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comportamento» ha sottolineato il cardinal Bertone) ma si
allontana sempre più la visione sessuofoba, mentre assume
rilievo quella del completamento della persona attraverso
l'incontro fra uomo e donna, con le loro diverse identità. E
sempre dalla Chiesa genovese arriva l'invito agli sposi di non
lasciarsi assorbire totalmente dai problemi quotidiani e dai
figli, dimenticando l'intesa di coppia: un invito esplicito a
non trascurare il sesso, seppur nell'ambito del matrimonio,
nelle sue varie espressioni. Nella relazione di Rigon si parla
di intesa sessuale, di tenerezza, di «rapporto sessuale come
linguaggio dell'amore», di necessità di una corretta
educazione sessuale, dell' importanza degli sguardi, della
tenerezza, di un dialogo fatto anche di attenzioni e gesti. Il
linguaggio dei corpi - si legge - è il linguaggio di Dio che
per manifestare sè stesso nel mondo ha scelto il maschile e il
femminile. Parole innovative, lontane dal concetto di rapporto
sessuale finalizzato alla sola procreazione, che hanno
sorpreso più di un partecipante all'inaugurazione dell'anno
giudiziario. Non è certo un invito a libertinaggio - precisa
Bertone - semmai si tratta di un innalzamento ad un livello
alto dell' antropologia e della sessualità, troppo spesso
svalutata e ridotta al solo aspetto materiale. Il cardinal
Bertone è comunque tornato a ribadire il no alle unione tra
gay. Sempre in occasione dell'inaugurazione dell'anno
giudiziario del Tribunale ecclesiastico, l'arcivescovo ha
preso posizione su uno dei temi più attuali. «Alcune
situazioni come le coppie di fatto e le coppie gay - dice devono essere considerate quello che sono: eccezioni che non
possono essere trasformate nella normalità». Nel giorno della
grande rivalutazione del sesso in ambito matrimoniale c'è
spazio anche per ribadire alcuni «paletti» fondamentali della
visione cattolica. «Fare un distinguo - spiega l'arcivescovo non significa esclusione: la pastorale è per tutti e per tutti
c'è accoglienza, ma quando si parla di famiglia la chiesa non
può prescindere dalla sua dottrina, che prevede l'unione di un
uomo e una donna di fronte a Dio».
martedì 22 febbraio 2005, di il Corriere della Sera
GRILLINI:"L'ESERCITO ITALIANO APRA AI GAY"
Nei reparti italiani il divieto è assoluto Tranne che in
guerra Grillini: adesso il ministro Martino segua l'esempio di
Londra ROMA - In Italia gli omosessuali non sono ammessi nelle
forze armate, nemmeno per il servizio volontario, e con una
sola eccezione: la guerra. Il divieto non è ufficiale e al
momento della visita non si chiede di dichiarare il proprio
orientamento. Una circolare del 1989 della direzione Sanità
militare afferma che "l'omosessualità (...) non può essere
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considerata di per sé una malattia o una devianza". Ma poi
aggiunge: "Tenuto conto che i soggetti omosessuali compongono
di fatto una categoria a rischio disadattamento, si richiede
la loro dispensa, fatto salvo il caso della mobilitazione
generale". In pratica i gay sono stati esclusi dalle caserme
con motivazioni psicologiche: sindrome ansiosa, conflitto
d'identità. Dal 1992 la procedura è stata istituzionalizzata:
gli ospedali militari hanno riformato, dopo la visita
psicologica, i ragazzi che si presentavano alla visita
militare con una lettera dell'Arcigay che attestava la loro
omosessualità. In 20 anni sono circa 5 mila i giovani rimasti
a casa per questo motivo. Ma ora si vuole voltar pagina.
"Chiedo al ministro Martino - dice Franco Grillini, deputato
Ds e presidente onorario dell'Arcigay - di seguire l'esempio
inglese e sono sicuro che, da liberale, lo farà. Già oggi
nelle forze armate italiane i gay ci sono: perché devono
continuare a nascondersi?"
venerdì 25 febbraio 2005 , di L'Arena di Verona
E' BUFERA SULLA MANIFESTAZIONE GAY
Si accende lo scontro politico ai massimi livelli per la
manifestazione nazionale gay "Ogni cittadinanza è possibile"
prevista domani (da Porta Vescovo), sabato 26 e promossa dalle
associazioni Circolo Pink, centro sociale La Chimica, Diritto
di fuga-Sportello legale Migranti, Cesar K con il sostegno di
Rifondazione comunista. Una manifestazione organizzata per
ricordare che "a Verona ci sono ancora cittadini di serie B
fino a quando non sarà cancellata la brutta pagina delle
mozioni antigay approvate dal Consiglio comunale dieci anni
fa, nel 1995. Non modificando -dicono gli organizzatori- le
mozioni del '95, il centrosinistra ammette che i gay siano
cittadini di serie B". E lo stesso centrosinistra non ha
trovato i numeri necessari per votare una mozione, anche se
"ammorbidita" che difendesse i diritti degli omosessuali.
Contro la manifestazione, ritenuta impropriamente un "gay
pride" ha tuonato ieri la Lega nord da Roma: è già pronto il
manifesto: un lenzuolo verde con il simbolo del Carroccio e la
scritta "Noi siamo per Romeo e Giulietta. No al gay pride". Lo
hanno presentato alla stampa in una conferenza alla Camera il
presidente dei deputati "lumbard" Alessandro Cè, il suo vice
Federico Bricolo e Francesca Martini, capogruppo in
commissione Affari Sociali a Montecitorio. "Siamo per i
veronesi Romeo e Giulietta - spiega Cè - perché rappresentano
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una coppia normale contro una manifestazione provocatoria che
vuole essere assurda ostentazione di qualcosa di altro".
"Noi", dice l'esponente del Carroccio, "non vogliamo in alcun
modo discriminare i gay, ma qui si sta facendo una gran
confusione perché un conto sono i diritti individuali, cioè
l'orientamento sessuale che è chiaro debba essere libero,
altra cosa è cercare di equiparare la coppia, anzi la
cosiddetta coppia omosessuale, alla famiglia eterosessuale".
L'unione omosessuale, si infervora Cè, "non ha infatti alcun
senso sotto il profilo sociale, e perciò non può avere nessuna
titolarità di finanziamenti pubblici e risorse che devono
essere invece indirizzate assolutamente a favore della
famiglia tradizionale, quella fatta da un uomo e una donna,
cardine della nostra società. La famiglia, secondo un ordine
naturale, procrea e manda avanti la società, la coppia
omosessuale no". Per questo, spiega la troika leghista, è ora
di passare "al contrattacco" contro la battaglia
politico-culturale portata avanti anche in Europa dalla
sinistra e dalle lobby gay che "stanno cercando di cambiare
radicalmente i valori della nostra comunità e di scardinare il
concetto di famiglia". Due le strategie per farlo secondo il
Carroccio: "rilanciare l'orgoglio eterosessuale" contro quello
gay e "promuovere strenuamente il valore della famiglia", a
partire proprio, interviene la Martini, da una proposta di
legge che la Lega ha presentato ieri alla Camera per accordare
uno sconto fiscale di 10.000 euro alle giovani coppie etero
che si sposano. Immediate le critiche della sinistra: "Siamo
purtroppo abituati alle uscite della Lega, adesso ci mancava
Giulietta e Romeo come pretesto per contrastare il gay pride
di Verona e ribadire il "machismo" muscolare dei padani", ha
ribattuto Katia Bellillo, deputata e responsabile diritti
civili dei Comunisti Italiani. "Purtroppo - continua l'ex
ministro - scava scava e la Lega continua a seminare il germe
della discriminazione. Se non è razzismo questo, cos'è?" Il
presidente onorario di Arcigay, Franco Grillini, deputato Ds,
replica anche con ironia: "La Lega Nord è del tutto priva del
senso del ridicolo oltre che di humor. Visto che si tira in
ballo " Giulietta e Rome o" - eccepisce Grillini - vorremmo
ricordare alla Lega che l'autore dell'omonimo dramma, William
Shakespeare, era omosessuale come dimostrano i sonetti
omoerotici dello stesso". "Infine la questione famiglia: in
tutta Europa - osserva l'esponente della Quercia - sono state
approvate leggi che riconoscono i diritti delle coppie
omosessuali, l'Italia rischia di restare il solo Paese che
discrimina le coppie di fatto". A livello cittadino, ieri
contro la manifestazione per i diritti degli omosessuali hanno
preso posizione An e Lega. Federico Sboarina, consigliere co
munale di An, ha richiamato l'attenzione sulla "centralità
della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una
donna". "Sostenere i diritti e i doveri per la famiglia
tradizionale - prosegue Sboarina- non significa discriminare
gli omosessuali, che hanno il diritto di seguire liberamente
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le loro propensioni sessuali, ma significa tutelare la
stragrande maggioranza dei cittadini veronese i quali si
riconoscono nei valori morali della civiltà cristiana". Il
capogruppo leghista Flavio Tosi assieme al segretario
provinciale Matteo Bragantini ha esposto il programma della
contromanifestazione, appoggiata anche dall'associa zione
Famiglia e Civiltà presieduta da Palmarino Zoccatelli. "Il
programma della nostra manifestazione prevede alle 15 la
partenza da piazza Arsenale con la solenne via crucis di
riparazione al Gay- Pride a cui parteciperanno molte delle
associazioni presenti nel territorio veronese, contrarie al
riconoscimento alle coppie omosessuali dei diritti che
spettano alla famiglia naturale e tradizionale. Vogliamo
sapere dal sindaco se intende concedere una qualche forma di
adesione o appoggio all'iniziativa del Gay-Pride o se non
ritenga invece di ribadire pubblicamente il proprio sostegno
alla famiglia tradizionale".
martedì 01 marzo 2005, di il Tirreno
PRATO: COPPIE DI FATTO L’IRA DEI GAY
Levata di scudi contro il presidente della Provincia
Massimo Logli per la decisione di non riconoscere le coppie di
fatto in una anagrafe civile. Il sede di consiglio, infatti,
una decina di giorni fa, la mozione di Rifondazione Comunista
di istituire il registro dei conviventi non è passata anche
per l’astensione de Ds.
Sulla questione sono intervenuti il “Centro studi teologici”
di Milano, su segnalazione dell’Arcigay di Firenze e il
“Circolo di cultura omosessuale Mario Meli”.
Chiedono che i vertici dei Ds - Fassino in testa - «richiamino
all’ordine» il gruppo Ds di Prato «per avere preso le distanze
dal gruppo Ds in Regione» (in Regione l’anagrafe civile è
stata approvata ndr). Inoltre chiedono «che tutti i
rappresentanti del centrosinistra che riconoscono della
democraticità e nella laicità dello Stato le fondamente della
moderamna società civile, chiedano le dimissioni immedita del
presidente della Provincia».
Giovedì 03 Marzo 2005, www.gay.it
IO GAY, CENSURATO DA PRODI?
Mario Cirrito, ottimo giornalista collaboratore di Gay.it, denuncia
dal suo Blog l'incomprensibile censura di un suo intervento in tema
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di tutela dei diritti gay postato sul sito di Romano Prodi.
Riportiamo integralmente il testo della sua denuncia, così come
appare nel Blog suddetto.
1 Marzo 2005
Io omosessuale, censurato da Prodi?
La scorsa settimana, giovedì, ho trasmesso al sito “La fabbrica del
programma”, un mio intervento. Molti sanno cos’è il sito e com’è
strutturato. Per i pochi, ricordo che trattasi di uno strumento
informatico che il leader dell’Unione, Romano Prodi, si è dato per
dialogare con l’elettorato di centrosinistra. O almeno tale sembra.
Ora, passati alcuni giorni, mi rendo conto che tale non è. Il mio
contributo che verteva sull’esclusione dei radicali nell’Unione e
sulle future battaglie per le coppie di fatto e i diritti Glbt,
evidentemente è stato soggetto a qualche critica: tale da non essere
pubblicato. Ho sempre creduto che, in democrazia, valgono le tesi
della leadership, ma quest’ultima deve saper ascoltare anche
critiche e dare risposte alle domande. Anche quelle che sembrano, a
chi li riceve, domande futili o che possono creare nuove
discussioni.
Ieri, notando che il pezzo non era ancora online, l’ho rinviato. Il
silenzio spaziale. Allora ho il diritto di chiedermi se in quel
sito, da campagna elettorale, trovano ospitalità quegli interventi
che non ledono la maestà prodiana, che non ne fanno motivo di
discussione su temi che riguardano e riguarderanno tutti il
centrosinistra. Mi chiedo, appunto, se non devo usare il termine
censura. Pur non avendone prove, comprendo che qualcuno ha pensato
di non disturbare il cip e ciop degli interventi casti e ridenti
pubblicati con quel segno che, ricordo, l’insegnante di matematica
ci incollava col suo matitone blu, in fondo al compito corretto. Mi
preoccupava e mi preoccupa oggi ancor più l’ipotesi che il futuro
leader dell’Unione, non voglia seriamente affrontare tematiche che
riguardano le minoranze sessuali. Mi preoccupava e mi preoccupa chi,
invece che ascoltare il paese che lo sostiene, cerchi solo una
coralità di consensi che non disturbi le sue scelte. Giudicate voi e
ditemi se, forse, qualche ragione la possiedo anch’io. Comunque,
sono intenzionato a scrivere una mail di contestazione alla vicenda,
solo per capire se Prodi vuol fare il Dc o il leader che tutti
vogliamo.
ECCO IL TESTO
In queste ore l'Unione ha seppellito l'alleanza elettorale con i
radicali, per mano e voce della Margherita e dell'Udeur. A scanso di
equivoci: non appartengo al partito di Pannella. Detto questo,
ritengo la decisione dell'Unione sui radicali, un errore che,
speriamo, non dovremo pagare. I radicali hanno molti torti, compreso
l'andare a bussare ovunque, ma le motivazioni del no dell'Unione, mi
lasciano sbigottito e irritato. Settimane fa, uno stuolo di 150
parlamentari, capitanati dal bravo Franco Grillini, avevano
pubblicato su "L'Unità" una lettera aperta, a difesa della scelta
nell'accogliere i radicali alla tornata elettorale di aprile.
Fassino si era reso disponibile, come tanti Ds e tanta sinistra.
Finché.... finché la Margherita e l'Udeur hanno pensato di
abbandonare la laicità di questo Stato, per ascoltare e seguire
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qualche prelato. Già: c'è anche il referendum sulla procreazione
assistita, dimenticate?
Il punto ora non è polemizzare con la fascia cattolica dell'Unione
che ha tutto il diritto di dire e fare scelte. Mi pongo una nuova
questione. All'indomani del Congresso diessino, proprio quando
Fassino aveva inserito il Pacs per le coppie di fatto omosessuali ,
nella sua relazione, il nostro leader, professor Prodi, ha
rilasciato un'intervista televisiva dichiarandosi contrario ai
matrimoni omosessuali. Qualcuno, come il presidente Arcigay, Sergio
Lo Giudice, Andrea Benedino di Gayleft, e altri chiedevano lumi su
queste dichiarazioni. Certo, siamo anche noi per il Pacs, ma cosa
significavano quelle dichiarazioni? A tutt'oggi, non abbiamo ancora
ricevuto menzione, e tante altre sono le questioni che vorrei
sottoporre al mio leader Prodi, sui diritti civili che riguardano
gli omosessuali. Ecco allora farsi avanti la preoccupazione non
molto peregrina, dopo la questione sui radicali, che riguarda anche
noi omosessuali. Nei 7 anni di governo del centrosinistra, nulla si
è fatto, nonostante poi la stessa Livia Turco abbia avuto la grande
dignità politica di fare autocritica in una mia intervista per
"Gay.it". Ora, quale è la posizione della Margherita sui diritti
omosessuali? Guarderanno più al loro essere cattolici, cosa
sacrosanta, dimenticando la laicità dello Stato? Perché l'Unione non
apre ancora un serio dibattito sulla nostra e loro laicità, sulle
risposte da dare ai nostri movimenti? Sapete quanti omosessuali
delusi si stanno spostando a destra? Non vi preoccupa il voto
"frocio"? Abbiamo sempre rispettato la Chiesa che, per la verità, ha
risposto sempre con astio e attacchi alle persone omosessuali.
Continuiamo a rispettarla. Cosa diversa è la politica che, senza
abbandonare la morale spirituale, deve mantenersi democraticamente
laica e agire in tal senso. La cattolicità di tanti nostri leaders è
un vanto personale, non un impegno elettorale. So di far arricciare
il naso a tanti, ma il mio contributo da elettore e sostenitore
dell'Unione, spero ottenga l'attenzione anche di chi non la pensa
come me, anche di chi si sente contrario e avverso ai movimenti
omosessuali in Italia. Siamo in Europa e, qualcuno, se ne è
dimenticato.
2 Marzo 2005
Non abdico e chiedo la vostra solidarietà per noi
Sia chiaro: non intendo abdicare. Per motivi che riguardano non
solamente la mia persona che, in definitiva conta poco, ma per le
idee a cui credo, le battaglie che condivido con milioni di persone
nel mondo, il senso politico delle cose. Vorrei chiamare a raccolta
uomini e donne, generosità e solidarietà che li distingue, per
metterli, ancora una volta, al servizio della democrazia che non ha
colori ma resta al servizio di ogni libertà. Sapete che fine ha
fatto il mio intervento inviato alla “Fabbrica”. Proprio ieri, anche
Gattopesce, un bravo e generoso blogger di questo condominio,
omosessuale come me, ha inviato un testo che potete leggere nei
commenti al mio testo. Ebbene, anche a lui è stata riservata la
cestinatura del pezzo. Ora, che una cosa simile la faccia la destra,
la ritengo quasi nella natura delle cose: la combatto ma so che il
dialogo con loro a volte può essere davvero impossibile. Che,
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invece, lo faccia il sito “madre” del nuovo leader della coalizione
di centrosinistra, mi sembra davvero scandaloso. Ora, io, intendo
sapere se il centrosinistra vuol discutere di piste ciclabili e di
bit e bot, come si evince dagli interventi pubblicati su “La
Fabbrica” o se vuole affrontare anche temi di libertà e civiltà cari
alla comunità omosessuale italiana. Desidero capire se l’Unione
vuole impegnarsi. Credo, quindi, che anche questa comunità, con i
suoi gay e gayfriendly possa e debba fare qualcosa. Un’idea sarebbe
quella di inondare “La Fabbrica” di poche righe, contestando il
fatto che gli interventi nostri vengono cestinati. Successivamente
passare la cosa alle redazioni dei giornali. Insomma, rendiamo
questo condominio quello che è sempre stato: pieno di colori e di
viva democrazia.
4 marzo 2005, (ANSA) www.Basilicatanet.it
Mons. Caffarra: lo Stato deve ignorare le unioni gay
Lo Stato deve ignorare le unioni gay, non le
deve ne' riconoscere ne' condannare afferma mons. Caffarra,
arcivescovo di Bologna.Il prelato:'Un pilastro della societa'
civile, e cito la Costituzione italiana, e' la famiglia, societa'
naturale fondata sul matrimonio. Mettere sullo stesso piano i
matrimoni alle convivenze significa non promuovere il bene della
societa'. Replica l'on. Grillini, Ds:'Mons.Caffarra si sbaglia, la
Costituzione non e' in contrasto con la nostra pdl sul Pacs'. CIC
(Riproduzione Riservata)
5 MARZO 2005, WWW.CENTOMOVIMENTI.COM
Buttiglione si confessa: "Sono un peccatore peggiore di molti Gay"
I media tedeschi non hanno dimenticato le gravi
gaffe che costarono a Rocco Buttiglione il posto
di Commissario alla Giustizia nell'Esecutivo di
Bruxelles. Come tutti ricorderanno il ministro
italiano per le Politiche Comunitarie rilasciò,
di fronte ad una Commissione dell'Europarlamento
di Strasburgo, alcune dichiarazioni sconcertanti
sul ruolo della donna (relegata a fare figli
sotto la protezione del marito) e sugli
omosessuali (definiti semplicemente dei
"peccatori").
La tv tedesca N24 ha chiesto al centrista,
durante un'intervista, di esprimere nuovamente
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qualche concetto sul "mondo gay", costringendolo
a prendere una posizione decisamente meno
radicale rispetto a quelle assunte in passato.
"Non credo di essere migliore di un omosessuale,
perchè anch'io sono un peccatore - ha affermato
l'ex democristiano - molto probabilmente
peggiore di gran parte degli omosessuali"
Sabato 05 marzo 2005, di ansa
AN, PER PEDRIZZI LA SINISTRA È GRILLINIZZATA
''Il fatto che Fassino, dal palco del congresso dell'Arcigay, schieri il
primo partito dell'Unione a favore dell'assimilazione
giuridica, sociale e culturale della convivenza di fatto, gay
compresa, alla famiglia naturale fondata sul matrimonio,
assicurando che i Ds si batteranno per l'approvazione
dell'incostituzionale Pacs, e' un elemento che ha il pregio di
fare chiarezza nel quadro politico, anche in vista delle
elezioni''. Lo afferma Riccardo Pedrizzi, responsabile di An
per le politiche della famiglia.
''Cosi' - spiega Pedrizzi - gli italiani sanno che da una
parte c'e' la sinistra zapaterista, grillinizzata, che vuole
assestare il colpo di grazia all'istituzione familiare,
negandone definitivamente il ruolo di cellula primigenia e
fondante della societa'. E dall'altra ci siamo noi che
vogliamo difenderla e promuoverla''.
''Dicono - osserva Pedrizzi - che non vogliono la
parificazione della convivenza gay alla famiglia e al
matrimonio e che si accontentano del Pacs. Ma il Pacs e' un
altro matrimonio, che comporterebbe l'equiparazione o comunque
l'assimilazione giuridica dell'unione di fatto omosessuale
alla famiglia naturale fondata sul vincolo coniugale''.
La prova e', secondo il senatore di An, ''in quello che,
attraverso il Pacs, vogliono: diritti fiscali, sanitari, di
lavoro, previdenziali, pensionistici, ecc. Pretendono insomma,
come ha ammesso l'Arcigay, gli stessi, identici benefici
concessi alle coppie eterosessuali sposate. E' questa la
ragione dell'incostituzionalita' del Pacs''.
lunedì 07 marzo 2005, di Gianni Rossi Barilli www.gaynews.it
L'INVASIONE DEI FINOCCHI
A volte basta un niente per mettere in crisi una civiltà. In
passato potevano bastare addirittura una mela o un cavalluccio
di legno, mentre nel nostro caso è stata necessaria almeno
qualche carta bollata. La contestazione di un provvedimento di
espulsione emesso
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dalla prefettura di Torino nei confronti di un giovane
immigrato senegalese, senza permesso di soggiorno, ha aperto
la falla decisiva nelle nostre fortificazioni giuridiche,
spalancando le porte alle nuove invasioni barbariche.
Almeno: così la pensa e la dice il ministro leghista per le
riforme (dio ce ne scampi)
Roberto Calderoli, che alla vigilia del grande esodo
planetario dei Ricchioni, altrimenti detti Finocchi, ha
consegnato alle agenzie di stampa un ultimo sagace messaggio:
"Gli studi più recenti riferiscono, approssimativamente, che
il 4-5% della popolazione mondiale è omosessuale: prendendo
per buoni questi dati si deduce che ci sono dai 65 ai 75
milioni
di persone al mondo che potrebbero richiedere asilo politico
nel nostro paese sulla base del precedente della sentenza di
Torino". Sul totale di una popolazione umana di circa 6
miliardi gli omosessuali (se calcolati come il 4-5%) sarebbero
per la verità tra i 240 e i 300 milioni. Non si capisce quindi
perché Calderoli, a meno che non sia scarso anche in
aritmetica, abbia voluto escludere dalla corsa all'asilo
politico ben tre quarti dei potenziali aventi diritto.
Ciò detto, a Torino è successo che un giudice di pace, la
signora Giuliana Bologna, si è fatta venire la balzana idea di
applicare la legge italiana, che in accordo con prestigiose
convenzioni internazionali vieta di espellere cittadini
stranieri che per motivi di razza, sesso religione, opinioni
politiche o condizioni personali e sociali possono essere
oggetto di persecuzioni nel loro paese d'origine.
Così ha revocato l'espulsione dal territorio nazionale di un
ragazzo gay senegalese di 25 anni, ritenendo che la sua
condizione "personale e sociale" di omosessuale potesse
esporlo a violenze e discriminazioni nel caso di un rientro
forzato in patria.
In Senegal i rapporti omosessuali tra adulti consenzienti sono
puniti con il carcere fino a cinque anni, e a sentire Mohamed
(come è stato chiamato il protagonista di questa vicenda
a uso dei giornalisti) anche la repressione sociale non è uno
scherzo. Prova ne sia lo stesso fatto che lui ha preferito non
partecipare di persona alla conferenza stampa in cui è stato
illustrato il suo caso, e che non ha voluto essere fotografato
né ripreso a volto scoperto dalle telecamere. Non voleva
essere riconosciuto da altri senegalesi che potrebbero creare
problemi a lui e alla sua famiglia dando pubblicità alla cosa.
"Nel mio paese", ha dichiarato in un'intervista registrata,
"chi è gay non solo può finire in prigione, ma rischia di
essere aggredito. Se mi dichiarassi gay pubblicamente, anche
mia madre potrebbe essere ripudiata per non avermi saputo
educare a essere un uomo".
Perciò, senza neppure il bisogno di fare un completo coming
out, Mohamed ha ottenuto un permesso di soggiorno che in oltre
un anno di permanenza in Italia non era riuscito a
procurarsi in altro modo. Più che abbastanza per mandare in
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tilt le sentinelle leghiste che presidiano i confini morali e
materiali della nazione.
Il deputato del Carroccio Luciano Dussin, per dirne uno, si
domanda: "In base a quali prove il giudice decide se uno è
omosessuale davvero oppure si dichiara tale per rimanere nel
nostro paese nel quale è entrato da clandestino?".
Per quanto riguarda Mohamed, il giudice Bologna ha accettato
come prova la
testimonianza dell'interessato e le tessere di alcuni circoli
gay sottoscritte "in tempi non
sospetti", cioè prima che un controllo di routine dei
documenti facesse scattare l'espulsione.
Ma se la preoccupazione dei leghisti sono gli eventuali
"furbi", disposti anche a dichiararsi gay pur di non essere
espulsi, ecco come la vede Elvio Arancio, musulmano sufi e
direttore
di un centro studi islamico interpellato da "Repubblica": "Se
un immigrato che non ha commesso reati riesce a trovare un
modo per non essere rispedito al paese d'origine, ben
venga anche la scusa ell'omosessualità. Che sia vero o falso
poco importa: l'Islam prevede che, in un contesto di gravi
difficoltà, un musulmano possa utilizzare strategie".
Se è per questo, però, l'Islam prevede anche trattamenti non
proprio simpatici nei confronti degli omosessuali, e a quanto
pare si tratta di un deterrente piuttosto efficace, visto che
non c'è nessuna ressa di presunti immigrati gay perseguitati
in attesa di regolarizzazione. Sarà magari perché
un'espulsione, dopotutto, è sempre meno peggio della
lapidazione, della galera o dell'ostracismo da parte della
propria comunità?
Il problema, casomai, è quello di avere al governo gente come
Calderoli, che a commento della sentenza di Torino ha
declamato: "Povera giustizia, povera Italia, un tempo
decantata come terra di santi, poeti e di navigatori e oggi,
invece, trasformata in terra di terroristi e di finocchi
irregolari".
Dopo il "culattoni" di Tremaglia, il lessico ministeriale si
arricchisce così di un altro popolare vocabolo per designare i
gay. Il fatto è però che questo Calderoli, come alcuni
hanno fatto notare, se la prende un po' troppo spesso con i
gay per non risultare sospetto.
In base al principio che la prima gallina che canta ha fatto
l'uovo, sarà mica un po' frocio anche lui? L'inquietante
domanda è stata oggetto perfino d'un infiammato forum su
gay.it nel quale comunque si è raggiunta una maggioranza relativa di concordi
sul fatto che prima di preoccuparsi
dell'orientamento di Calderoli bisogna accertarsi che esista
qualcuno disposto a fare del sesso con lui...
È da notare tuttavia che anche in un contesto gaio e
teoricamente avvertito come un forum su gay.it capita di
imbattersi in messaggi preoccupati da future invasioni di
"finti gay". Di omosessuali, cioè, che credono alla propaganda più paranoica
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anziché applaudire al fatto che il loro paese, per una volta,
tutela persone perseguitate per la propria omosessualità.
Essere gay e essere di destra, d'altra parte, è una fonte
perenne di contraddizioni. Basti vedere, a questo proposito,
che il direttivo di Gaylib, l'associazione di gay e lesbiche
di centrodestra, usa la sentenza torinese sul giovane senegalese
come pretesto per far fare bella figura gratis al governo (di
centrodestra) più omofobo della storia repubblicana.
Secondo un comunicato di Gaylib, infatti, la notizia che si
ricava dalla vicenda di Torino è che "la legge Bossi-Fini
tutela gli immigrati gay". Esperti del settore ci dicono che
per la verità l'articolo della legge Bossi-Fini che vieta di
espellere i cittadini stranieri a rischio di persecuzione è
stato ripreso pari pari dal testo della legge precedentemente
in vigore, approvata dal governo di centrosinistra.
E ci dicono anche che la legge Bossi-Fini, semmai, ha fatto
cadere l'unico escamotage legale che permetteva a un cittadino
italiano di fare entrare in Italia il proprio partner
omosessuale senza doverlo assumere come domestico.
Ma a parte questo, potevano bastare le reazioni sopra (e
sotto) le righe di esponenti del governo a giustificare una
reazione indignata dei gay di centrodestra. E invece Gaylib,
mentre Calderoli sbraita quello che sbraita, sottolinea
"l'attenzione sempre crescente, da parte delle varie
componenti della vita pubblica italiana, ai diritti umani
inalienabili della persona umana alla piena e libera esistenza
di ogni individuo". Ohibò.
In una singolare svista polemica è incappato anche, in un
articolo scritto per "Libero", Angelo Pezzana, storico
fondatore del Fuori e capostipite di tutti i gay militanti non
di sinistra. Complimentandosi per le decisioni del giudice di
pace di Torino, Pezzana le assume come una dimostrazione della
superiorità della civiltà occidentale su quella
islamica, e se la prende con quella parte del movimento gay
"troppo impegnata a sfilare con i no global per la Palestina
libera" per trarre utili lezioni da una vicenda come quella di
Mohamed.
Peccato solo che proprio i militanti gay di sinistra, come il
verde Paolo Hutter o quelli del circolo "Maurice" di Torino,
abbiano sostenuto Mohamed nella sua battaglia per avere
giustizia, e abbiano poi deciso di renderla pubblica.
Paolo Hutter, anzi, ha lanciato un appello, subito fatto
proprio dal presidente di Arcigay Sergio Lo Giudice, a
pubblicizzare le tutele che la legge italiana fornisce agli
stranieri gay e lesbiche provenienti da paesi nei quali
l'omosessualità è illegale. I circoli del movimento
glbt, senza distinzione di sigle, sono altrettanti punti di
riferimento naturali per problemi di questo genere.
Quindi, ripetiamo, se i gay di destra sono in cerca di
avversari veri, farebbero meno fatica a guardare prima in casa
propria.
Ma nella casa del grande Silvio tutto è in continuo movimento,
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e può capitare a questo giro di dover calcolare tra i "nostri"
nientemeno che il professor Rocco Buttiglione, che si è
dichiarato, in punta di diritto, "totalmente a favore di
questo gay senegalese".
E ha tenuto a precisare anche che i "principi generali del
nostro ordinamento escludono ogni possibilità di discriminare
chicchessia, è una questione di diritti umani, una regola
generale degli stati civili".
Vogliamo poi mettere quanto sarà più facile per Buttiglione
far sapere ai gay stranieri perseguitati, una volta accolti in
Italia, che sono anche loro dei peccatori?
Rifletteteci e pentitevi.
giovedì 10 marzo 2005, di La Sicilia
PIACERE, CROCETTA GELA. "NON PARLATEMI DI ORGOGLIO GAY E DI ALTRE
SCEMENZE"
"Credo in Dio e sono un cattolico fervente e praticante. Il
mio modello di vita è Cristo". Chi parla così non è un
ciellino o un attivista dell'Opus Dei, ma un gay. E' Rosario
Crocetta, 50 anni, sindaco di Gela, che non ha mai celato né
sbandierato la sua diversità. "Perché non credo che sia questo
l'essenziale - afferma -. Rivendico piuttosto la mia
normalità; quello che conta è la dignità dell' amore; non si
guarda agli esseri umani per sapere con chi vanno a letto, ma
per sapere che uomini sono". Cattolico e gay. Diavolo e acqua
santa. E' possibile fare coesistere entrambe le anime? La
Bibbia dice di no e condanna senza repliche l'omosessualità.
Ma non Crocetta. "L'omosessualità è una cosa pura - afferma -.
Ne sono fermamente convinto. Io non frequento discoteche,
perché ritengo che ci sia un'età per tutto. Non sono un
bigotto, ma uno che ama la libertà nel senso più ampio e più
bello della parola. Ma conosco anche il limite". Orgoglio gay?
Manifestazioni correlate? Pretese di "essere" famiglia e
genitori? "Non parlatemi di orgoglio gay e di altre scemenze sbotta Crocetta -. Non hanno senso. Bisogna essere orgogliosi
della propria identità senza puntare allo svilimento di se
stessi. L'unico orgoglio che si deve coltivare è fare bene il
proprio lavoro e rispettare il prossimo. Sono fermamente
convinto che ogni bambino debba crescere con la mamma e con il
papà. La famiglia è sacra, e questa sacralità si esprime
attraverso le due figure di riferimento, maschile e femminile.
Io ho fatto una scelta diversa, di proiettarmi nella vita
sociale, ma è illogico che due persone dello stesso sesso
chiedano di avere un bambino. Se fossi cresciuto con due
uomini o con due donne non mi sarei potuto arricchire
dell'apporto e dell'esperienza del maschile e del femminile".
Essere gay oggi in Sicilia. A Gela. Crocetta è orgoglioso di
essere siciliano e gelese. E spiega: "La condizione degli
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omosessuali in Sicilia è migliore di quella di chi vive in
altre regioni d'Italia o nel nord Europa. Ovunque ci sia stato
il riconoscimento dei gay, contrariamente a quello che si
crede, non si è raggiunta l'uguaglianza di trattamento,
piuttosto l'esclusione e l'emarginazione. Una società è libera
e democratica, quando non ci sono forme di ghettizzazioni, e
in Sicilia c'è molta libertà perché abbiamo una tradizione di
rispetto della persona e della dignità umana che affonda le
radici nella notte dei tempi". Rispetto, dignità, uguaglianza.
Crocetta batte il tasto su alcuni, essenziali concetti.
Ammette: "E' da mia madre che ho imparato a essere povero ma
onesto piuttosto che ricco e disonesto. La sua è stata una
visione morale della vita che si è tradotta in rispetto prima
di tutto per me stesso, e poi per gli altri. Mio padre invece
mi ha insegnato a non abbassare mai lo sguardo, dunque a
essere fiero di me stesso, perché - diceva - le prigioni sono
sempre dentro di noi". L'omosessuale vive però ancora in una
prigione. Lo stesso Crocetta lo sa. E dà un consiglio agli
omosessuali. Da uomo, da gay e da cattolico: "Non abbattersi
al primo ostacolo e leggere la vita dei Santi che permette di
conoscere situazioni e circostanze che tornano utili nella
vita di tutti i giorni. E soprattutto non rinunciare a essere
felici. Un dovere troppo a lungo considerato un diritto".
giovedì 10 marzo 2005, di Il mattino di Napoli
«CI HANNO LICENZIATI PERCHÉ GAY»
Dal palco del Maurizio Costanzoshow alle nuove discriminazioni,
fino al licenziamento dal mobilificio in cui avevano trovato un lavoro precario.
La storia di Giuseppe e Antonio, la coppia gay di Teverola che ha
mobilitato l'Italia della solidarietà, non ha ancora un lieto
fine. I due raccontarono in diretta dagli schermi di Canale5,
lo scorso giugno, l'aggressione subita in un bar di Teverola,
quando un branco di ragazzi li picchiò solo perché
omosessuali. Reazioni sdegnate arrivarono da tutto il Paese,
ma, a neppure un anno di distanza, oggi loro denunciano il
bis: «Ci hanno licenziato innanzitutto perché siamo una coppia
omosessuale, fornendo a corredo una serie di scuse poco
plausibili», dice Giuseppe e ricorda: «Subito dopo la
trasmissione, si mise in moto un meccanismo mediatico che ci
impressionò -sottolinea - un putiferio lanciato sotto l'egida
prestigiosa del teatro Parioli di Roma, il tempio di Costanzo;
seguirono articoli di quotidiani e riviste, interviste
televisive e addirittura manifestazioni di piazza con tanto di
patrocinio di Amnesty International, il tutto è durato per ben
quattro mesi, periodo durante il quale credevamo di poter
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voltare pagina, di non dover più subire offese, ingiurie e
pestaggi, anzi di poter aiutare le coppie di fatto gay ad
avere una propria dignità e vita normale». Giuseppe e Antonio,
con l'aiuto di Costanzo, hanno lasciato Teverola e si sono
stabiliti vicino Perugia, dove gli è stato trovato un impiego
in un mobilificio, «poi Costanzo promise che non ci avrebbe
abbandonato, invece il circo mediatico ha chiuso i battenti
per noi». E sono tornati i commenti sottovoce, le occhiatine
piene di sdegno, le allusioni fuoriluogo, «anche in Umbria il
velo d'intolleranza fa pesare la diversità, anche se nessuno
ti assale nei bar come a Teverola - spiega Giuseppe - Durante
un dibattito su una rete locale, ad esempio, noi rivendicammo
i diritti degli omosessuali, per tutta risposta arrivarono
telefonate di protesta dei telespettatori, gente che ci diceva
di vergognarci». Lui aveva un lavoro da arredatore nel
mobilificio, mentre Antonio si occupava di logistica per la
stessa azienda: «Siamo stati assunti con un contratto a
termine di sei mesi, tuttavia non abbiamo trovato un ambiente
sereno, restavano i pregiudizi da parte di tutti - insiste
Giuseppe - fino a poche settimane fa, quando il titolare ci ha
comunicato il nostro licenziamento, dicendo che la ditta sta
attraversando una fase di difficoltà e deve procedere a
un'opera di ristrutturazione, tuttavia l'azienda non ha
chiuso, la verità purtroppo è che ancora una volta ha influito
la nostra diversità». Ora i due sono alla ricerca di
un'occupazione, «che ci dia un po' di tranquillità e dia un
senso al nostro trasferimento da Teverola - fa sapere Giuseppe
- abbiamo avuto già diversi contatti, invano però, perché
dobbiamo registrare sempre gli stessi sguardi di stupore verso
il nostro amore». Giuseppe sta affrontando tra mille
difficoltà anche la causa di divorzio dalla sua ex moglie.
Antonio gli resta accanto e insieme continuano a sognare di
poter celebrare un giorno la loro unione civile «o il
matrimonio o pace che sia».
giovedì 17 marzo 2005, di Corriere della Sera
QUANDO UN DS A SALERNO TOCCA I GAY… SI BRUCIA
Ci risiamo. Il Comune di Salerno scivola di nuovo sui gay. Un
anno fa, il dibattito sull'istituzione dei diritti civili
costò la testa ad un assessore. Questa volta, però, una bufera
simile investe direttamente il sindaco diessino, Mario De
Biase, che ha concesso il patrocinio alla presentazione di un
libro.
Tutto qui? No, se il libro è scritto da Pasquale Quaranta,
attivista gay che durante la messa di capodanno del 2004, in
una chiesa pugliese, sostituì il prete nell'omelia e difese la
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causa degli omosessuali.
Ma ora Quaranta si è spinto un po' oltre e, assieme a Gianni
De Martino, ha scritto un libro sul Cristo gay. L'uomo che
Gesù amava è il titolo del piccolo tomo a cui (incautamente)
l'amministrazione comunale ha concesso il patrocinio morale
scatenando le ire di maggioranza, opposizione e del clero
locale. I primi hanno stigmatizzato l'incauto atto viste le
imminenti elezioni, mentre i secondi hanno chiesto alla Cei di
intervenire. Il clero locale, invece, è andato giù duro.
Non si è espresso il vescovo Pierro, ma il direttore della
Caritas diocesana, don Franco Fedullo. «Più che un patrocinio
morale mi sembra che il comune ne abbia dato uno immorale –
dice il sacerdote – visto che nel libro si vuole far credere
che Gesù avesse una relazione omosessuale con San Giovanni».
Ma come ha fatto il sindaco a incorrere in un simile
scivolone? Nessuno, primo cittadino in testa, commenta. A
inoltrare domanda per il patrocinio è stato un consigliere
della maggioranza. Lo stesso che propose, un anno fa senza
riuscirci, le unioni civili. Che si sia voluto vendicare?
venerdì 18 marzo 2005, di il Gazzettino
ARCIGAY UDINE: "BULLISMO CONTRO STUDENTI GAY"
Il presidente del circolo Arci, Pisano denuncia:
"Atteggiamento frequente nelle scuole a Udine" Le
discriminazioni non sono finite. Permangono ancora pregiudizi
e difficoltà d'accettazione nel mondo familiare, in quello
lavorativo e nei contesti sociali. Gli omosessuali friulani
sono sì riconosciuti come parte integrante della realtà
udinese, ma rimangono ancora, sotto certi punti di vista,
ghettizzati. Hanno i loro luoghi, i loro bar di riferimento,
ma non sono ancora del tutto amalgamati. Gli ostacoli sono
quelli di sempre. Ma certe derisioni nei confronti dei diversi
incominciano a manifestarsi sempre più spesso sui banchi di
scuola. È il cosiddetto fenomeno del bullismo che prende di
mira i ragazzini il cui atteggiamento o tono di voce può far
ipotizzare una possibile maturazione verso l'orientamento
omosessuale."Ci preoccupa molto questo atteggiamento che si
presenta con una certa frequenza negli istituti di Udine", ha
affermato, durante l'assemblea annuale che lo ha riconfermato
presidente dell'Arcigay, Pietro Pisano. Grazie alle pressioni
del consigliere comunale Enrico Pizza proprio sul fronte del
bullismo declinato contro i potenziali omosessuali, molto
presto partirà nella nostra città il primo corso di formazione
per insegnanti, affinché siano in grado di identificare i
'bulli', segnalarli, e soccorrere chi è oggetto della violenza
psicologica. "Sappiamo ad esempio - ha raccontato il
presidente dalla sede dell'Arcigay in via Pradamano - che
molti docenti o non si accorgono dei 'casi' nelle loro classi,
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oppure, più frequentemente, sono impotenti e non fanno nulla,
creando così nelle vittime un senso maggiore di
frustrazione".È ora che la classe docente si accorga
dell'allarme e non stia più rinchiusa nel silenzio, secondo
quanto ribadito dal circolo. Priorità del nuovo direttivo,
fresco di nomina, è riprendere e rilanciare la questione dei
Pacs, patto civile di solidarietà, su cui l'indefesso Pizza ha
presentato gli ordini del giorno in consiglio comunale. Non si
tratterebbe di una vittoria giuridica, dal momento che, com'è
noto, i Pacs non possiedono alcun valore legale, ma sarebbe
"un forte segnale di riscossa sociale, con un valore più
simbolico che istituzionale", ha precisato Pisano. "Faremo
pressione sul Comune perché dia corso al patto civile di
solidarietà", promettono i vertici dell'Arcigay che quest'anno
si trasformerà in Comitato territoriale competente sia per la
provincia di Udine, sia per quella di Pordenone (finora priva
di un circolo di riferimento). Al pressing per la creazione
del registro friulano delle unioni di fatto si aggiunge
l'organizzazione di un incontro ad hoc a metà aprile,
occasione in cui Udine potrebbe assistere a un meeting
pubblico-politico in concomitanza con la festa per la
liberazione. Intanto, il disagio della diversità non accettata
trova conforto contattando Linea Amica che, non a caso, ha
subito un'impennata delle telefonate pari al 40 per cento
(0432523838, ogni mercoledì, 20.30-22.30), oppure all'interno
del gruppo di genitori alla prese con la scoperta di figli
diversi (per informazioni, chiamare il 3477462696, il venerdì,
ore 20.30-22.30). Nel calendario, infine, oltre alle
celebrazioni per il trentennale della morte di Pasolini e per
i quindici anni del circolo, si registra anche la
partecipazione a un progetto dell'Istituto superiore di sanità
sull'Aids.Irene Giurovich.
domenica 20 marzo 2005, di TGCOM
SCELLI: "IN POLITICA PER I GIOVANI". "NO AD ABORTO E MATRIMONI TRA GAY"
Il commissario straordinario uscente della croce rossa
italiana, Maurizio Scelli, ha annunciato che scenderà in
politica. "L'impegno politico è la forma più alta ed esigente
dell'amore verso il prossimo", ha detto in un'intervista
rilasciata a Famiglia Cristiana. Scelli, che con ogni
probabilità creerà un nuovo movimento, ha già fatto sapere che
si schiererà "contro l'aborto e i matrimoni tra gay".
L'intenzione di Scelli di entrare in politica era già
nell'aria da tempo, ma il commissario a certe illazioni aveva
sempre risposto di volere, prima di tutto, terminare il suo
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impegno con la Croce Rossa. Ora che il suo contratto con la
Cri è terminato, Scelli rivela in un'intervista a Famiglia
Cristiana, la sua intenzione di lanciarsi in politica e forse
creare un movimento politico per "impegnarsi in nuove sfide
insieme con i giovani".
Il primo obbiettivo di Scelli è quello di incontrare le nuove
generazioni e volersi confrontare con loro sulla base
dell'esperienza fatta in Unitalsi e Cri. "Bisogna recuperare
certi valori- racconta- che spesso vengono smarriti: famiglia,
amicizia, solidarietà difesa della vita, educazione a una fede
vera, che ti faccia battere per valori importanti". Il
commissario straordinario preannuncia anche un manifesto e
spiega che: "A un certo punto bisognerà mettere nero su bianco
alcune questioni fondamentali e su queste organizzare un
confronto fra istituzioni e mondo giovanile".
Contro l'unione tra gay e l'aborto, Scelli ha dichiarato che:
"Se si parla di matrimonio tra omosessuali non mi ci ritrovo.
L'embrione è vita e non posso pensare di sopprimere una vita
per migliorarne un'altra".
Lunedì 21 Marzo 2005, di Gay.it
Latina: prima udienza per le nozze gay
Si è svolta venerdì la prima udienza per il ricorso
promosso da Antonio Garullo e Mario Ottocento per ottenere la
registrazione nei registri dello Stato Civile di Latina del loro
matrimonio contratto in Olanda. Si sono costituiti in Tribunale
anche la Procura, il Comune e l’Avvocatura generale dello Stato, che
hanno espresso parere negativo alla registrazione del provvedimento,
adducendo motivazioni legate all'"ordine pubblico". La discussione è
quindi stata rinviata a maggio, data in cui l’avvocato Alessandro
Mariani, che rappresenta i due sposi, dovrà replicare alle
dichiarazioni di contrarietà.
Antonio Garullo e Mario Ottocento si sono sposati il primo giungno
2002 a L’Aja. Quando hanno chiesto il 12 marzo dello scorso anno la
trascrizione dell’atto nei registri dello Stato Civile dal Comune
hanno ricevuto un rifiuto. Da Palazzo è stato chiesto il parere del
Ministero dell’Intero e il dicastero retto da Beppe Pisanu ha
ritenuto di negare la trascrizione giudicando l’unione gay contraria
all’ordine pubblico.
Nel ricorso presentato dall'avvocato Mariani, si sottolinea in
particolare che non riconoscere un atto compiuto in uno stato
dell’Unione europea mina le basi della stessa Unione.
Mercoledì 23 Marzo 2005, di Giulio Maria Corbelli www.gay.it
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BERLUSCONI PAGA, I GAY NO
Una delle 'solite' battute stupide cui ci ha abituato il
Presidente del Consiglio o una gaffe irripetibile? Berlusconi ne
combina un'altra delle sue e a Bruxelles ieri sera, apprendendo di
essere iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di
corruzione in uno stralcio al processo per le truffe Mediaset,
spara: «Tanto in Italia sono santificati solo i comunisti e i gay…».
«Sono affermazioni deliranti, una buffonata - sbotta la deputata del
Prc Titti De Simone - Siamo su un terreno che non c'entra nulla con
la politica. Così si alimentano posizioni anacronistiche. Immagino
poi che se le due cose, gay e comunista, stanno insieme, per
Berlusconi sia un vero e proprio film dell'orrore, ma si rassegni…».
Per il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio «le parole su gay e
comunisti di Berlusconi non sono commentabili… è stravolto dalla
paura di perdere le elezioni. Non è nelle condizioni di ragionare rincara la dose Pecoraro - preferirebbe forse un'Europa che esalta i
corrotti?». Sempre dalle file dei Verdi, si leva la voce di Luana
Zanella: «Chissà se intendeva pure far ridere qualcuno… - commenta
la deputata - E' una battuta greve e fuori luogo e tanto più triste
se pensiamo che è stata fatta da un capo di governo che si è
distinto per aver sostenuto, anche per legge, privilegi per i propri
amici».
Franco Grillini propone al Presidente del Consiglio addirittura un
decalogo del perfetto Premier gay: «Primo: liberarsi immediatamente
dei vecchi 'arnesi' del fascismo che gli danno del 'culattone'. Non
è bello essere gay ed essere circondato da omofobi. Secondo:
liberarsi dei ministri 'velati'. I ministri omosessuali che si
nascondono finiscono per sparare a zero tutti i giorni sugli
omosessuali per allontanare da sè il sospetto. Meglio ministri e
ministre esplicitamente gay. Terzo: accettare finalmente la propria
calvizie e radersi a zero. I 'rapati', nella comunità omosessuale,
sono considerati molto attraenti perchè sembrerebbero più virili.
Quarto: abbandonare il doppio petto: ingessa. Quinto: dotarsi di un
partner adeguato con cui presentarsi in società. Nel Parlamento
italiano Berlusconi non avrebbe che l'imbarazzo della scelta anche
nelle sue file. Sesto: associarsi alla Lega italiana delle famiglie
di fatto per rivendicare parità dei diritti e partecipare ai gay
Pride con abbigliamento consono e rappresentanza del Consiglio dei
Ministri al seguito. Settimo: evitare assolutamente dichiarazioni
maschiliste come 'In Italia abbiamo anche bellissime segretarie,
delle bellissime ragazze… venite in Italia ad investire…'. Nono: in
occasione del Gay Pride pubblicare un calendario con tutti i
giocatori del Milan in costume adamitico. Decimo: dare vita al
Ministero dell'Omosessualità perchè, come noto, 'l'omosessualità
logora chi non ce l'ha'».
«Piuttosto che fare dell'ironia sui gay, Berlusconi farebbe bene ad
occuparsi delle violazioni dei loro diritti - commenta il presidente
nazionale di Arcigay, Sergio Lo Giudice - Nessun altro capo di
governo europeo si permetterebbe una battuta del genere, e non a
caso. Quella del presidente del Consiglio non può considerarsi solo
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una trascurabile leggerezza, dato che l'Italia politica di
Berlusconi è uno dei più reazionari esempi di intolleranza anti-gay
che la storia della Repubblica abbia mai vissuto».
Persino il cattolico Clemente Mastella si leva a difesa dei gay:
«Anche i gay sono figli di Dio. Oggi il mio è un elogio ai gay nella
lora naturalità - ha detto oggi a Potenza, in un incontro con i
giornalisti - Non mi sono piaciute le parole di Berlusconi che ha
detto che l' Italia è il paese dove hanno privilegi i gay e i
comunisti. Mi sento di dire rispetto ai gay quello che disse papa
Giovanni: 'Anche loro sono figli di Dio'».
«Credo - ha proseguito il segretario Udeur - che i gay vadano
compresi e accettati. Spero che Berlusconi non pensi che che via sia
bisogno di gettarli dalla villa in Sardegna e farli inghiottire
dalle bocche di Bonifacio. Quanto ai comunisti - ha concluso
Mastella - ognuno convive, chi con i fascisti, chi con i comunisti.
Oggi sembra che Berlusconi dimentichi che convive con i fascisti. Vi
è stata, invece, una logica evolutiva nella democrazia italiana, per
cui vi sono gli ex comunisti e gli ex fascisti».
«Quella di Berlusconi era solo una battuta… - minimizza Ignazio La
Russa, vicepresidente vicario di An - Ho letto il simpatico decalogo
di Grillini su come diventare 'un perfetto premier gay' - aggiunge
La Russa - era davvero divertente. Ho visto che si proponeva un
ministero dell'Omosessualità.. Speriamo che non propongano anche un
ministero per lesbiche…».
sabato 26 marzo 2005, di ADN KRONOS
ROMA: PICCHIA E RICATTA GAY
Un pluripregiudicato di 38 anni, C. P. , e' stato arrestato
la scorsa notte dalla polizia in lungotevere Tebaldi, a Roma,
con l'accusa di estorsione aggravata nei confronti di un
ragazzo dal quale aveva preteso a piu' riprese ingenti somme
di denaro per non svelare la sua omosessualita'. L'operazione,
condotta dagli agenti del commissariato Trevi-Campo Mario, ha
permesso di ricostruire la vicenza iniziata durante le feste
natalizie quando i due si sono conosciuti in un centro
benessere della Capitale.
Fra i due uomini e' nata una relazione sentimentale ma ben
presto il giovane, secondo gli accertamenti della polizia, e'
diventato succube del pluripregiudicato il quale con ripetute
violenze fisiche e psicologiche lo costringeva a consegnargli
denaro. In una occasione, inoltre, la vittima e' stata
segregata per alcuni giorni nell'abitazione del suo aguzzino a
Napoli. La scorsa notte l'epilogo
della vicenda. Il ricattatore ha costretto ancora una volta il
ragazzo a salire sulla sua auto e ha cominciato a picchiarlo
per costringerlo a prelevare 500 euro da un bancomat.
Approfittando di un momento di distrazione di C. P., pero', la
vittima ha telefonato al 113. In lungotevere Tebaldi sono
subito giunte alcune pattuglie della polizia che hanno
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arrestato il pluripregiudicato.
31 MARZO 2005, WWW.CENTOMOVIMENTI.COM
Mantovano attacca Vendola sulle famiglie gay
L'Onorevole Alfredo Mantovano si è oggi
scagliato contro il candidato-Governatore
dell'Unione nella Regione Puglia Nichi Vendola,
colpevole di aver proposto al Parlamento di
varare delle leggi per il riconoscimento delle
coppie di fatto.
Il sottosegretario agli Interni si è inoltre
preso la briga di spiegare agli elettori la
differenza tra le "famiglie normali" e quelle
omosessuali, ribadendo che per la Casa delle
Libertà la famiglia "è quella iscritta nella
natura e nella Costituzione ed è raffigurata da
papà uomo, mamma donna e figli come sono venuti".
"Dall'altra parte invece si propongono
bizzarrie. Le proposte di legge presentate da
Vendola non andrebbero oscurate oggi perché
creano imbarazzo - ha attaccato l'aennino - lì
si parla di assoluta equiparazione fra famiglia
normale e convivenze gay. Mi chiedo che
succederebbe nell'assegnazione di un alloggio
popolare per le famiglie: una normale deve
essere equiparata ad una gay?".
Dichiarazioni che hanno suscitato l'indignazione
del presidente onorario dell'Arcigay Franco
Grillini, per il quale "il duo Fitto-Mantovano
ricorre agli insulti e alle insolenze non solo
verso Vendola, ma anche verso una buona
maggioranza di elettori e cittadini che osano
avere relazioni affettive e una vita privata che
non piace al neofondamentalismo della giunta
uscente".
"Per Mantovano la normalità sta solo nella
famiglia tradizionale, quella tra uomo e donna
con figli, tutti gli altri sono anormali - ha
tuonato - vorremmo informare il sottosegretario
di An che la maggioranza degli italiani non vive
più in una famiglia tradizionale e che un buon
numero di famiglie uomo-donna è senza figli;
tutti costoro dovrebbero essere iscritti per
volontà dell'imam Mantovano nell'elenco degli
anormali.
Il deputato dei Democratici di Sinistra ha
inoltre avvisato gli avversari di Vendola che le
campagne elettorali fatte "di insulti e
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insolenze sulla vita privata delle persone non
pagano".
"Se Mantovano e Fitto sono costretti a ricorrere
a questi mezzucci propagandistici - ha concluso
l'esponente della Quercia - vuol dire che
percepiscono la sconfitta alle porte".
Venerdì 01 Aprile 2005, di Gay.it
Antichi: no alle copppie gay.
Alessandro Antichi, candidato della Casa delle Libertà alla
Presidenza della Regione Toscana, in un’intervista apparsa stamani
su un giornale regionale afferma di essere contrario al
riconoscimento delle coppie omosessuali e pure delle coppie di fatto
eterosessuali.
“Ci delude questo voltafaccia di Antichi – afferma Alessio De
Giorgi, presidente Regionale di Arcigay – che a pochi giorni dal
voto decide di schierarsi nettamente contro il riconoscimento delle
coppie gay e lesbiche. Ricordiamo lo stesso Antichi quando, da
sindaco di Grosseto, dette il patrocinio al Gay Pride Nazionale che
lì organizzammo, pur senza aiutarci concretamente. Evidentemente la
candidatura a Presidente della Regione Toscana gli ha fatto
velocemente dimenticare il suo passato da radicale e cambiare le sue
idee: da laici, ci fa un po’ dispiacere vederlo perfettamente
allineato alla politica illiberale, medievale ed anti-europea del
Governo Berlusconi, che ha impugnato dinanzi la Corte Costituzionale
tutte le norme che a tal proposito la Regione ha emanato nella
legislatura appena conclusa, comprese quelle contro le
discriminazioni che sempre nell’intervista Antichi dichiara di voler
combattere, anche se non si capisce come”.
“Antichi tiene i piedi troppo in due staffe – conferma Davide
Buzzetti, segretario regionale e pure presidente dell’Arcigay di
Grosseto -: svela l’intento meramente elettorale delle prime
aperture alle rivendicazioni della comunità omosessuale, che aveva
addirittura inserito nel suo programma di legislatura. Ora ci
spieghi perché una famiglia omosessuale per lui non è una vera
famiglia e non sia degna di riconoscimento, e quindi quali siano in
concreto i diritti di cui lui tanto parla”.
“Le dichiarazioni di oggi – conclude De Giorgi – confermano, se ce
ne fosse stato ancora bisogno, l’invito al voto per Claudio Martini
a tutti i cittadini toscani che, omosessuali od eterosessuali, hanno
a cuore i diritti civili, la dignità delle persone e la libertà
delle relazioni personali non in astratto, ma nel concreto della
vita quotidiana, sul luogo di lavoro come in famiglia, a scuola come
nell’accesso ai servizi pubblici”.
4 aprile 2005, Fonte Ansa
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Giovanni Paolo II: la famiglia, l'aborto e i gay
Aperto al dialogo, pronto a sbattere i pugni e ad
alzare la voce contro le guerre dei potenti, Giovanni Paolo II sulla
famiglia non faceva sconti e nei suoi 26 anni di pontificato non ha dato
segni di cedimento su queste sue intime convinzioni.
''Se si toglie anche un piccolo mattone, crolla tutta la casa'': con
questa immagine, disse infatti Karol Wojtyla, nel 1993, esprimendo così la
sua intransigenza verso tutto cio' che, in materia sessuale, contraddiceva
a suo avviso la legge divina su matrimonio, procreazione e famiglia. In
sostanza Giovanni Paolo II ha elencato una serie di no su: aborto,
contraccezione, divorzio, relazioni di fatto, amore omosessuale.
Quello della morale sessuale e' stato lo scoglio maggiore creatosi tra il
Papa e i suoi stessi fedeli. Polo attrattivo di folle oceaniche - 5
milioni a Manila, oltre uno a Tor Vergata nel 2000 -, Giovanni Paolo II e'
sembrato spesso perdere autorita' oltre la porta di casa, nella vita e
nelle convinzioni piu' intime e personali della gente. L'80 per cento dei
cattolici statunitensi, in un sondaggio del 1999, dichiaro' ad esempio di
non seguire la morale sessuale della Chiesa. Lo stesso Papa, negli ultimi
anni, ha registrato con amarezza tale realta': mai come in quest'epoca disse in un'udienza nel marzo del 2002 - la Chiesa e' stata cosi' estranea
al sentire contemporaneo.
Certamente non tutti i capitoli della morale sessuale sono uguali: e se i
dinieghi ad usare la pillola, i contraccettivi o persino il preservativo
come barriera nell'epidemia dell'Aids sono sembrati persino alla
maggioranza dei cattolici prescrizioni difficilmente accettabili nella
realta' moderna, su altri temi, come quello dell'aborto e della difesa
della vita, il Papa e' riuscito ad interrogare la coscienza contemporanea.
UNIONI DI FATTO - Contro la tendenza delle societa' moderna di estendere
la protezione legale anche alle famiglie di fatto, la Chiesa wojtyliana si
e' battuta con vigore, difendendo l'unicita' della famiglia fondata sul
matrimonio.
OMOSESSUALITA' - Sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, la Chiesa
cattolica ha continuato a distinguere tra la tolleranza dovuta alle
tendenze omosessuali e la condanna senza appello verso le relazioni
fisiche omosessuali, da considerare una negazione del progetto divino sui
rapporti tra uomo e donna. Cio' ha portato spesso ad un muro contro muro
tra l'etica cattolica del peccato e la crescente ed orgogliosa
autoaffermazione omosessuale in Occidente; emblematica la sfida lanciata
dal 'World Gay Pride' al Giubileo del 2000.
martedì 12 aprile 2005, di La redazione
ROMA. FORZA ITALIA RESA DEI CONTI SUI DIRITTI GAY
"Le accuse che mi sono state rivolte
rivelano insufficienze culturali in chi le ha mosse".
Risponde cosi' Roberto Lovari, neo capogruppo capitolino di
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Forza Italia, ai colleghi azzurri che da ieri contestano la
sua nomina. "È una polemica che non ha basi politiche, ne'
ideali", spiega l'ex socialista ricordando che "il miracolo di
Berlusconi e' stato quello di mettere insieme uomini e donne
che non avevano mai fatto politica, con opinioni diverse.
Perche' sorprendersi se in un partito
liberaldemocratico ci sono cattolici, conservatori, laici?".
Gli attacchi piu' duri Lovari li ha ricevuti dall'ex
capogruppo Gianfranco Zambelli che, insieme ad altri quattro
consiglieri azzurri, si e' appellato al premier e al Sandro
Bondi definendo la nomina "inopportuna per le sue posizioni
radicalmente laiciste".
Una definizione che Lovari rimanda al
mittente: "Sono laico, non laicista". E a chi lo accusa di
aver aderito al referendum sulla fecondazione e al matrimonio
tra gay, il forzista ci tiene a precisare: "Berlusconi ci ha
lasciati liberi di decidere.
Forza Italia e' un partito di
cattolici, ma non e' clericale. Sono favorevole al fatto che
il Parlamento si dia una normativa sui diritti civili.
Bisogna superare questa grettezze". Sul perche' sia stato
scelto proprio lui alla guida del gruppo azzurro capitolino,
Lovari ritiene che e' "stata scelta una persona con una
storia politica tale da riuscire a creare un rapporto più
saldo tra il Campidoglio e i coordinamenti regionali e romani
in vista delle prossime elezioni comunali e politiche".
Come cambiera' adesso l'opposizione degli azzurri in
Campidoglio?
Lovari non ha dubbi: "Faremo una riflessione critica e insieme
agli altri alleati aumenteremo la capacita' di esporre ai
cittadini i danni quotidianamente provocati dalla
Giunta Veltroni che si appropria di tutto senza risolvere i
problemi reali".
In Forza Italia si discute intanto dell'eventuale successione
di Antonio Tajani nel ruolo di coordinatore regionale. Per il
sostituto, Lovari ha un nome: "Tajani stesso. Oppure qualcuno
in grado di assicurare la
rigorosa continuita' della linea politica di Tajani".
venerdì 15 aprile 2005, di Il Denaro
NO ALLO SDOGANAMENTO GAY
Lo sdoganamento gay ha assunto dimensioni straripanti. Stanno
dappertutto. Sui quotidiani, sui settimanali, sui mensili, in
tutte le reti televisive nazionali e locali. Una vera
invasione. Specie in letteratura. Sono più che noti i libelli
sull’omosessualità di Platone, Aristotele, Alcibiade,
Michelangelo, Leonardo, Oscar Wilde, Jack Kerouac, Andrè Gide…
e i libercoli sugli amori gay tra Alessandro Magno e l’efebico
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Efestione, tra Achille e il giovane Patroclo, tra il
bellissimo Jean Arthur Rimbaud e Paul Verlaine. E,
nientedimeno, tra il nazista Adolf Hitler e il suo ministro
Albert Speer. Un coinvolgimento che, per la verità, non è
piaciuto per nulla ai gay di sinistra. Che, tranne poche
eccezioni, sono la totalità. Un dato che meriterebbe una seria
riflessione anche di tipo ideologico. Ma questi illustri
personaggi non bastavano per avvalorare la tesi della
“superiorità intellettuale” degli omosessuali, teorizzata dal
professore di filosofia Gianni Vattimo, noto omosessuale
torinese, eurodeputato della Sinistra fino al giugno del 2004
Bisognava coinvolgere altre personalità per avvalorare la tesi
della “superiorità morale”. Ed ecco due recenti libelli. “ Il
mondo intimo del Presidente” nel quale lo psichiatra americano
C.A.Tripp sostiene che Abramo Lincoln era gay e che
l’ossessione della riservatezza, la negligenza verso la moglie
Mary Todd scaturirono dalla sua omosessualità.
Poco importa che David Herbert Donald, un luminare
dell’università di Harvard, e lo scrittore Philip Nobile lo
abbiano stroncato come privo di qualsiasi documentazione (dal
matrimonio del Presidente nacquero quattro figli e la signora
Todd ebbe ben tre aborti) e dissacratorio di un padre della
patria osannato per le sue virtù. L’America dimostra di essere
il paese della Libertà. Pensate a quel che accadrebbe da noi
se venisse pubblicato un libro sui rapporti omosessuali tra
Garibaldi e Nino Bixio…
L’altro libello è del salernitano Pasquale Quaranta, gay
dichiarato, che, dopo avere pronunciata l’omelia di Natale il
24 dicembre 2004 in una chiesa pugliese in difesa
dell’omosessualità (col permesso di un parroco incosciente …),
ha presentato, in piena settimana santa e con il patrocinio
dell’amministrazione comunale diessina, “L’uomo che Gesù
amava”, nel quale si narrano gli amori carnali tra il figlio
di Dio e il giovane Giovanni Battista. Tranne qualche timida
reazione del clero locale non ci sono state le indignazioni e
le proteste del mondo religioso, culturale e politico
nazionale che era lecito attendersi. Contrariamente alle
reazioni negative, peraltro giustificate, che avrebbe
provocate, anche tra i mussulmani che vivono nel nostro paese,
un libello sugli amori gay tra Maometto e qualche suo
discepolo.Ben vero che la nostra Costituzione sancisce
libertà di pensiero, di espressione, di opinione a tutti i
cittadini della Repubblica. Ma c’è un limite a tutto. Come
c’è, per esempio, a Cuba. Dove è impensabile un libello sugli
amori omosessuali del mitico Che e dove i gay vengono fucilati
o messi a marcire in prigione. Come ha documentato Amnesty
International. Altro che “isola della felicità” come
sostengono Abbado, la Rossanda, il noglobal Minà e altri
trinariciuti.
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domenica 17 aprile 2005, di il Messaggero
EUROPARLAMENTO:CASO COPPIA GAY DI LATINA
E' arrivato all'Europarlamento il caso
della coppia gay di Latina sposata all'Aja (Olanda) il 1
giugno 2002.
Antonio Garullo e Mario Ottocento hanno citato in giudizio il
Comune di Latina per mancata registrazione dell'atto di
matrimonio. La registrazione è stata loro negata per "motivi
d'ordine pubblico". E' attesa per il 19 maggio la sentenza del
Tribunale di Latina.
Gli "sposi" sono stati ascoltati a
Strasburgo dall'intergruppo parlamentare che si occupa dei
diritti di lesbiche e gay. ''Il nostro è stato preso come caso
di studio - hanno detto Antonio e Mario - abbiamo presentato
la documentazione in nostro possesso e illustrato la situazione
che si è creata''.
Qualunque sarà la decisione del tribunale di Latina, il caso
continuera' ad essere oggetto di studio da parte del
Parlamento Europeo.
Martedì 19 Aprile 2005, di Gay.it www.gay.it
Firenze: ricattavano gay non dichiarati
Due pregiudicati siciliani, A. A. di 62 anni e G. G. di
37, da tempo residenti a Firenze, avrebbero adescato omosessuali non
dichiarati e poi li avrebbero ricattati, chiedendo anche somme
ingenti, in cambio del loro silenzio. Questa mattina sono stati
arrestati dagli agenti della squadra mobile di Firenze, con l'accusa
di estorsione. I due sono indagati anche per usura perchè sospettati
di aver utilizzato le somme ottenute dalle estorsioni per prestiti a
strozzo.
Oltre alle due ordinanze di custodia cautelare, chieste dal pm
Ferdinando Prodomo e emesse dal gip di Firenze Anna Favi, la polizia
ha compiuto anche dieci perquisizioni, negli appartamenti dei due
arrestati e di altre persone sospettate di essere coinvolte nel giro
di usura.
Le indagini erano cominciate la scorsa estate, in seguito alla
denuncia presentata alla polizia dal padre di una delle vittime
delle estorsioni. Il figlio era scappato da casa lasciando un
biglietto in cui raccontava che gli estorsori gli avevano preso
circa 50 mila euro. Recentemente un altro gay ha raccontato agli
inquirenti che i due arrestati gli avevano chiesto 700 euro per non
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rivelare le sue esperienze sessuali.
martedì 19 aprile 2005, di la Repubblica
PAPA BENEDETTO XVI: "I MATRIMONI GAY SONO UNA SCELTA DISTRUTTIVA PER LA
SOCIETÀ. SONO UN SEGNO DI DECADENZA"
Un grosso nodo è l´etica sessuale. L´enciclica Humanae Vitae
ha prodotto un fossato tra magistero e comportamento pratico
dei fedeli. E´ ora di rimeditarla?
«Per me è evidente che dobbiamo continuare a riflettere. Già
nei suoi primi anni di pontificato Giovanni Paolo II ha
offerto al problema un nuovo tipo di approccio antropologico,
personalistico, sviluppando una visione molto diversa della
relazione fra l´io e il tu dell´uomo e della donna. Vero è che
la pillola ha dato il via ad una rivoluzione antropologica di
grandissime dimensioni. Non si è rivelata essere, come forse
si poteva pensare all´inizio, solo un aiuto per le situazioni
difficili, ma ha cambiato la visione della sessualità,
dell´uomo e del corpo stesso. E´ stata sganciata la sessualità
dalla fecondità e così è cambiato profondamente il concetto
della stessa vita umana. L´atto sessuale ha perso la sua
intenzionalità e finalità, che prima era sempre stata visibile
e determinante, sicchè tutti i tipi di sessualità sono
diventati equivalenti. Soprattutto da questa rivoluzione
consegue l´equiparazione tra omosessualità ed eterosessualità.
Ecco perché dico che Paolo VI ha indicato un problema di
grandissima importanza».
Ecco, l´omosessualità. E´ un tema che riguarda l´amore fra due
persone e non la mera sessualità. Cosa può fare la Chiesa per
capire questo fenomeno?
«Diciamo due cose. Anzitutto dobbiamo avere un grande rispetto
per queste persone, che soffrono anche e che vogliono trovare
un loro modo di vivere giusto. D´altra parte, creare ora la
forma giuridica di una specie di matrimonio omosessuale, in
realtà, non aiuta queste persone».
Quindi lei giudica negativamente la scelta fatta in Spagna?
«Sì, perché è distruttiva per la famiglia e la società. Il
diritto crea la morale o una forma di morale, poiché la gente
normale comunemente ritiene che quanto afferma il diritto sia
anche moralmente lecito. E se giudichiamo questa unione più o
meno equivalente al matrimonio, abbiamo una società che non
riconosce più la specificità né il carattere fondamentale
della famiglia, cioè l´essere proprio dell´uomo e della donna
che ha lo scopo di dare continuità - non solo in senso
biologico - all´umanità. Ecco perché la scelta fatta in Spagna
non reca un vero beneficio a queste persone: poiché in tal
modo distruggiamo elementi fondamentali di un ordine di
diritto».
Eminenza, a volte la Chiesa dicendo no su tutto, è andata
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incontro a sconfitte. Non dovrebbe essere almeno possibile un
patto di solidarietà fra due persone, anche omosessuali,
riconosciuto e tutelato dalla legge?
«Ma l´istituzionalizzazione di una simile intesa - lo voglia o
no il legislatore - apparirebbe necessariamente all´opinione
pubblica come un altro tipo di matrimonio e la
relativizzazione sarebbe inevitabile. Non dimentichiamo poi
che con queste scelte, verso cui oggi inclina un´Europa diciamo così - in decadenza, ci separiamo da tutte le grandi
culture dell´umanità, le quali hanno sempre riconosciuto il
significato proprio della sessualità: cioè che un uomo e una
donna sono creati per essere congiuntamente la garanzia del
futuro dell´umanità. Garanzia non solo fisica ma morale».
23 aprile 2005, dall'Associazione Papaboys www.papaboys.it
La risposta di noi Papaboys al signor Zapatero
Il grande ideologo Zapatero, illuminato spento dalla passione
per le novità che non portano valori ma disfunzioni ai giovani,
provoca l'Europa con una straordinaria quanto vergognosa proposta
di legge: è proprio vero che non c'è limite nella ricerca di consensi elettorali,
e che pur di minare i valori eterni della fede e dei valori....
basta vendersi l'anima a Satana!
Ma noi PAPABOYS VOGLIAMO RACCONTARVI LA VERITA'!
CHE E' LA COSA CHE CI RENDERA' LIBERI!
L’omosessualità è una condizione patologica.
Dalla quale, se si vuole, si può uscire.
Ma l’azione di una potente lobby gay mira a nascondere questa verità.
L’omosessualità come fatto normale. Da almeno trent’anni nella società
occidentale opera una potente lobby che vuole far entrare nella testa della
gente questa semplice idea: l’omosessuale è come un mancino, certo più
raro delle persone che usano la mano destra, ma non per questo giudicato
una persona "che sbaglia". Insomma: "gay è bello" almeno quanto essere
un eterosessuale. Chiunque sostenga il contrario, perde il diritto di parlare
nel grande salotto del villaggio globale e viene liquidato come un intollerante
che discrimina gli omosessuali, che li odia e che li considera individui pericolosi
e senza speranza. Ovviamente, si tratta di un’accusa completamente falsa,
che vuole solo neutralizzare la verità:
e cioè che l’omosessualità è una condizione patologica,
che ostacola la piena realizzazione della persona.
Siamo di fronte a una classica operazione di ingegneria sociale che vorrebbe
trasformare una normalità di tipo sociologico in una normalità di tipo
antropologico morale:
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se gli omosessuali sono presenti in numero rilevante, e la gente li approva,
allora significa che essere gay è un comportamento assolutamente innocente
del punto di vista etico. Non a caso, il Movimento di Liberazione Gay, fondato
a New York nel 1969, rivendica due cose: la tolleranza, intesa come piena
eguaglianza sociale, economica, politica e giuridica dell’omosessuale in quanto tale;
e l’approvazione, intesa come l’idea diffusa che l’omosessualità sia una cosa normale.
Ma se questa lobby gay si presenta all’opinione pubblica orgogliosa e compatta,
ben diversa è la realtà esistenziale delle singole persone che vivono questa
condizione:
una vita segnata spesso dalla sofferenza e dall’inquietudine, aggravate dagli
atteggiamenti
urlati e provocatori del movimento d’opinione che cavalca la tigre della trasgressione
sessuale.
C’è un paradosso che molti ignorano: il primo passo per aiutare gli omosessuali
è riconoscere serenamente che in quella condizione essi vivono male.
Anche quando sia apparentemente accettata con serenità,
l’omosessualità non sarà mai compatibile con i livelli più profondi della persona.
Dunque, giornali, TV, film, situation comedy
sono pesantemente condizionate da questa lobby omosessuale,
che ogni giorno muove qualche piccolo passo per "normalizzare"
l’immagine dei gay agli occhi del pubblico. Le tecniche utilizzate sono
molto simili a quelle messe in campo dalla lobby femminista negli anni Settanta,
quando film e telefilm furono invasi da donne-giudice, donne-poliziotto,
donne-soldato, allo scopo di suscitare processi di immedesimazione
nel pubblico femminile. Oggi, le fiction Tv e i film si riempiono di personaggi
che non nascondono, e anzi ostentano la loro omosessualità, come affermazione
di una categoria socialmente rilevante: il pubblico assimila così il messaggio
subliminale che non c’è proprio nulla di strano ad assumere pubblicamente
il "ruolo" di omosessuale, felice e contento della propria condizione.
Anche nel campo della psichiatria e della psicanalisi la lobby gay ha esercitato
fortissime pressioni per indurre gli studiosi a un riconoscimento
della normalità della omosessualità.
La gente non sa un fatto clamoroso: i tre grandi pionieri della
psichiatria – Freud, Jung e Adler – consideravano l’omosessualità
come una patologia.
Oggi, invece, il termine omosessualità è scomparso dai manuali
psichiatrici delle malattie mentali. Ma, come scrive lo psicologo americano
Joseph Nicolosi, nessun tipo di ricerca sociologica o psicologica spiega
tale cambiamento di tendenza, e nessuna prova scientifica è stata fornita
per confutare 75 anni di ricerche cliniche sull’omosessualità come stato patologico.
Spesso, i gay credono di essere nati tali. La stessa opinione pubblica è
portata a pensare che certe persone "sono fatte così,
e non c’è nulla che possano fare per cambiare". Il riconoscimento giuridico e sociale
dell’omosessualità sarebbe scontato,
se fosse scientificamente provato che essa è una condizione innata.
Ma è stato provato esattamente il contrario: e cioè che i fattori genetici
e ormonali non svolgono un ruolo determinante nello sviluppo della omosessualità.
Possono predisporre, ma mai predeterminare l’omosessualità.
Dunque, non esiste alcun "gene dell’omosessualità" che costringa
una persona a essere tale. Possono esservi invece condizioni innate
che rendono più facile lo scivolamento verso l’omosessualità.
Ma l’essere gay resta un fenomeno prettamente psicologico.
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Il vero scoop, in termini giornalistici, è proprio questo:
che dalla omosessualità è possibile liberarsi. Non si tratta di un’affermazione
teorica, o di un auspicio di natura morale: autorevoli psicologi che
da anni lavorano in questo campo possono documentare numerose
"guarigioni" di persone gay che – ovviamente senza alcun tipo di costrizione –
hanno iniziato una cura psicanalitica seria, e sono completamente
usciti dal tunnel di una personalità incompiuta.
Certo, il primo passo di questo non facile cammino è riconoscersi
bisognosi di aiuto, e infrangere il luogo comune imposto dai media
secondo cui, al contrario, bisognerebbe arrendersi al fatto che omosessuali si nasce.
Nulla di più falso: innumerevoli studi hanno ormai dimostrato
che l’orientamento omosessuale è legato a una serie complessa
di fatti accaduti alla persona durante l’infanzia e l’adolescenza.
Questa rivelazione dimostra che la lobby gay non solo fa del male
alle persone che afferma di voler tutelare, ma, ancor di più, induce
l’opinione pubblica a trascurare una serie di informazioni educative
che potrebbero in molti casi prevenire l’insorgere del problema.
Sappiamo, ad esempio, che nel vissuto di moltissimi omosessuali
maschi adulti c’è un padre evanescente; e spessissimo c’è una famiglia
sfasciata, un divorzio. Non a caso, anche qui il miglior modo per
prevenire è difendere la famiglia, recuperando in particolare la figura
di un padre affettuoso ma autorevole, capace di dettare delle regole e
dei divieti. In questo senso, i movimenti di liberazione omosessuale
sono degli acerrimi nemici della famiglia.
Distiinti saluti,
Dott. Giovanni Profeta
Domenica 24 Aprile 2005, AGI
Prodi Dice 'No' Ai Matrimoni Gay
Prodi dice 'no' ai matrimoni omosessuali.
In un articolo apparso oggi sul Corriere della Sera,
il leader dell' Unione ricorda il suo incontro con Zapatero,
il 30 ottobre 2004, che gli annuncio' l' intenzione di varare
una legge a favore del matrimonio e dell' adozione tra persone
dello stesso sesso. "Gli dissi con la massima schiettezza che
non ero d' accordo" racconta Prodi, allora ancora Presidente
della Commissione Ue. "Primo sono contrario al
riconoscimento delle nozze tra gay e credo inoltre sia sbagliato
utilizzare termini come "famiglia" e "matrimonio" nei rapporti
tra persone dello stesso sesso - spiega il Professore, che pero'
aggiunge - penso invece sia possibile, e soprattutto giusto,
impegnarsi a promuovere azioni politiche che siano in grado
di garantire sostegno e assistenza alle coppie di fatto, e quindi
anche a quelle omosessuali. Prodi prosegue:
"Ricordo perfettamente che, cosi' come espressi la mia distanza
dalla formula Zapatero, altrettanto feci nei confronti di soluzioni
improntate ad un estremismo opposto, che ipotizzavano totale
chiusura verso le coppie di fatto".
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