Dossier “L`Italia Omofoba” 2004/2005
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Dossier “L`Italia Omofoba” 2004/2005
ARCIGAY Sede nazionale via don Minzoni 18- 40121 Bologna tel.: 051 6493055; [email protected] ; www.arcigay.it Comitato provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma Dossier “L’Italia Omofoba” 2004/2005 Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 1/71 Premessa Il presente dossier raccoglie i vari episodi di omofobia riportati dalla stampa italiana dal mese di ottobre del 2004 a quello di aprile del 2005. Tra i principali articoli di cronaca abbiamo rilevato, quanta paura ed ipocrisia riveste ancora l’atteggiamento dei vari esponenti delle istituzioni italiane, nonché le condizioni di disagio (per non parlare di vera e propria sofferenza) che diversi omosessuali dichiarati hanno dovuto subire. L’ipocrisia è ancora ravvisabile in tutti quegli atteggiamenti che delineano un’accettazione forzata del nostro diritto ad esistere e vivere la nostra condizione in armonia con equilibri sociali preesistenti. Nel “bel paese”, infatti, parlamentari come Buttiglione hanno il pieno di diritto di denigrare la nostra natura; mentre “mamma rai” in piena dissonanza con il principio di informazione completa e tutela delle minoranze a cui dovrebbe sempre far riferimento in qualità ente pubblico, ci cuce tranquillamente la bocca con un vile oscurantismo. Senza poi parlare della fantomatica “lobby gay”: leggenda alimentata sia dal vaticano che da numerosi esponenti politici, dove, l’ipocrisia si macchia addirittura di miopia (se non di vera e propria cecità). Si vengono di fatti a confondere obbiettivi sociali e giuridici, raggiunti dalle organizzazioni omosessuali; con veri e propri complotti su scala planetari, macchinizzati da potenti “uomini incappucciati” che avendo il potere di manovrare le leggi economiche e le relazioni politiche dell’intero globo, alterano ogni equilibrio per il consolidamento del potere omosessuale (forse qualche scrittore come Dan Brown potrebbe prendere lo spunto per un nuovo best-seller). La paura invece esplode sugli orientamenti dei politici, degli esponenti del mondo culturale, religioso ed addirittura della magistratura. Emblematico il caso dell’editore Fabio Croce, condannato per aver alluso nella prefazione del libro "Verbum dei et verbum gay" ad una "relazione particolare" tra il popolare attore Nino Castelnuovo e Giovanni Battista Montini; oppure il divieto imposto dal tribunale civile di Viterbo ad un omosessuale inabilitato, a partecipare a manifestazioni come il Gay Pride, visto che, così facendo “potrebbe dilapidare tutti i suoi averi”. Ma nell’universo politico questi atteggiamenti di fobia sono ancora più variopinti e pittoreschi. Si va da dichiarazioni ottuse e goliardiche del premier Berlusconi, ad atti di censura del suo principale antagonista, Prodi, nei confronti di un intervento del giornalista Mario Cirrito in tema di tutela dei diritti gay. Infine l’emarginazione e la violenza, fanno da cornice al tutto. Si va da omosessuali umiliati, ricattati e picchiati a veri e propri casi di licenziamento immotivato. Atteggiamenti che innescano l’emissione del solito “messaggio subliminale” che tutti noi, negli anni abbiamo imparato a conoscere: potete vivere in mezzo a noi (preferibilmente non ricordandoci chi siete: quindi da velati), ma guai a voi ad alzare la voce o a rivendicare diritti o condizioni di vita che non vi appartengono. Dal tutto emerge quindi, come risulti ancora, assai difficile vivere la nostra diversità, serenamente ed in modo pieno, in quest’Italia afflitta per secoli dall’ombra di un “cupolone” ingombrante ed incapace di riflettere radiazioni di civiltà che nell’Europa invece, già si delineano all’orizzonte. Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 2/71 Gli articoli 6 OTTOBRE 2004, CENTOMOVIMENTI NEWS Buttiglione si presenta all'Europa: "I Gay? Sono dei peccatori" Esordio con il botto per il neo commissario europeo Rocco Buttiglione che, durante il suo primo intervento delle vesti di esponente del Governo di Bruxelles, ha definito gli omosessuali "dei peccatori". Le dichiarazioni del centrista hanno provocato la rabbia delle associazioni che tutelano i diritti dei Gay ed hanno suscitato sorpresa sulla stampa intenzionale. "Il neo commissario alla Giustizia si è presentato descrivendo gli omosessuali come peccatori", si legge oggi sul quotidiano britannico The Indipendent. Ma che cosa ha detto esattamente l'ex presidente dell'Udc? "Quando si fa politica non si rinuncia ad avere delle convinzioni morali - ha spiegato - si può pensare che l'omosessualità sia un peccato senza che questo abbia ripercussioni sulla politica. Vorrei ricordare la distinzione cristallina che ha fatto Immanuel Kant tra moralità e legge: molte cose possono essere immorali senza che siano un crimine". Rocco Buttiglione ha inoltre difeso il matrimonio tradizionale, bocciando indirettamente le nazioni della Comunità europea (Olanda, Belgio e tra poco anche la Spagna) che hanno legalizzato l'unione tra le persone dello stesso sesso. "Alcune delle cose che ha detto Buttiglione sono molto preoccupanti", ha dichiarato poco dopo l'europarlamentare Michael Cashman, mentre il suo collega Claude Morae ha definito la nomina dell'italiano nell'Esecutivo Ue come "un passo all'indietro" che rischia di portare l'intera Commissione verso la fine delle politiche sulle questioni civili. "I Parlamentari europei finalmente hanno compreso qual è il reale atteggiamento di Rocco Buttiglione sul tema delle discriminazioni contro i gay - ha commentato il presidente nazionale di Arcigay, Sergio Lo Giudice - da tempo noi denunciamo le posizioni Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 3/71 discriminatorie del ministro Buttiglione contro gay e lesbiche". mercoledì 06 ottobre 2004 , di APC PAPA: PREOCCUPAZIONE PER NOZZE GAY NELLA SPAGNA DI ZAPATERO Il recente via libera alle nozze tra gay del governo Zapatero preoccupa fortemente il Papa. La riprova si è avuta oggi quando salutando un gruppo di pellegrini spagnoli in piazza san Pietro per l'udienza del mercoledì, li ha invitati a pregare affinchè Dio conservi "quei matrimoni chiamati a offrire nuove vite per la continuità della civiltà e della storia della salvezza". Secondo il Papa il "futuro non solo della dinastia ma dell'umanità si attua proprio perché la coppia offre al mondo nuove creature". Il Papa all'udienza è apparso stanchissimo e quasi incapace di parlare. Del lungo testo preparato ha letto solo poche righe. Il tema della riflessione faceva riferimento ad un Salmo intitolato "La Regina e la sposa" che dava spunto per affrontare il tema del matrimonio. "Si parla di figli e di generazioni. Il futuro -si legge nella catechesi- non solo della dinastia ma dell'umanità si attua proprio perché la coppia offre al mondo nuove creature. E' questo un tema rilevante ai nostri giorni nell'Occidente spesso incapace di affidare la propria esistenza al futuro attraverso la generazione e la tutela e la tutela di nuova creature che continuino la civiltà dei popoli e realizzino la storia della salvezza". In piazza san Pietro anche una delegazione del governo cileno guidata dal ministro degli Esteri Ignacio Walker per la benedizione di una statua della prima santa cilena, santa Teresa de Los Andes. Il ministro di seguito avrà un incontro con il cardinale Angelo Sodano, già nunzio apostolico in Cile durante gli anni della dittatura. giovedì 07 ottobre 2004, di ansa VALERIA MAZZA CONTRO I GAY, NO AD ADOZIONE PER COPPIE OMO La ex modella e presentatrice argentina Valeria Mazza, al quinto mese di gravidanza in attesa del suo terzo figlio, ha suscitato vive polemiche definendo ''aberrante'' la decisione del governo spagnolo di permettere che coppie omosessuali possano adottare bambini, un fatto che ha definito ''contro natura''. Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 4/71 La bionda Valeria, tornata oggi a Buenos Aires da Madrid, ha confermato la sostanza delle dichiarazioni rilasciate al quotidiano spagnolo 'Abc' ma ha giurato di ''non avere problemi con le persone omosessuali''. Il contenuto della sua intervista ha spinto il quotidiano 'Diario popular' di Buenos Aires a consacrarle l'intera prima pagina con il titolo: 'Valeria Mazza dura con i gays'. Non appena conosciute le dichiarazioni della ex modella, il presidente della Comunita' omosessuale argentina (Cha), Cesar Cigliutti, per il quale le dichiarazioni ''mostrano il suo elevato livello di ignoranza. ''Solo una persona ignorante ha insistito - puo' dire quello che lei ha detto con tanta leggerezza''. Spiegando la ragione della sua contrarieta' all'adozione di bambini da parte di coppie gay, la Mazza ha detto: ''Tutti siamo stati allevati con una figura paterna ed una materna, e per questo ho sostenuto che non so come possano evolvere esseri umani che siano allevati da genitori dello stesso sesso''. Respingendo le polemiche e le accuse di discriminazione, ha poi osservato: ''Non riesco a capire perche' si sono generati tanti problemi, e non vedo proprio di che discriminazione si sta parlando; io sono a favore di una famiglia formata da un uomo ed una donna''. Ad un giornalista che all'aeroporto di Ezeiza gli ha chiesto quale sarebbe il suo atteggiamento nel caso che uno dei suoi figli manifestasse tendenze gay, la Mazza ha risposto: ''Ad un figlio mio, qualunque cosa accada, vorrei sempre bene. Ma questo - ha subito precisato - non c'entra con la questione dell' adozione di bambini da parte di coppie omosessuali''. Nell'intervista a 'Abc' la giovane argentina ha confessato che dopo i due maschi spera ora di avere una bambina, ed ha concluso: ''A me e a Alejandro (Gravier, suo marito, ndr) piacerebbe avere quattro o cinque figli, ma questo lo vedremo in seguito''. 10 Ottobre 2004, dal sito www.gay.it Bari - Mantovano contro il governatore "Sbagliato quel patrocinio ai gay" Il nuovo coordinatore regionale di An ridisegna la geografia del partito e bacchetta il presidente Nel parlamentino sono rappresentate tutte le componenti del partito di Fini Garantito un sostegno "totale e leale" al leader della coalizione Sostegno totale a Raffaele Fitto, ma senza rinunciare ai propri valori. Alleanza nazionale detta le proprie condizioni al governatore. Il neocoordinatore regionale Alfredo Mantovano dice che An non consentirà il sostegno ad altre manifestazioni come il Gay Pride. «Il patrocinio al Gay Pride del 2003 fu una scelta Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 5/71 infelice», taglia corto Mantovano. Che insiste: «Credo che sia onesto dire da subito che non faremo calpestare gli ideali sui quali si fonda An nemmeno dai nostri alleati: penso che parlar chiaro allunghi la vita e renda il confronto più costruttivo. A Fitto stiamo già dando un sostegno totale e leale in vista della sua rielezione alla guida della Regione e saremo leali nei confronti della maggioranza, ma questo non significa rinunciare ai nostri principi. Quando Fitto fece quella scelta infelice, nella sola provincia di Lecce raccogliemmo 13 mila firme perché il patrocinio fosse ritirato; siamo pronti a raccoglierne 130 mila se dovessero essere calpestati i nostri valori di riferimento». Mantovano invita i suoi a riprendere le battaglie per la difesa degli ideali della destra. In particolare quella per la famiglia e la salvaguardia della vita. Ma anche qui punta il dito contro la Regione, sottolineando che la legge italiana sull´aborto affianca ad una parte "permissiva" una parte sulla prevenzione. «Quest´ultima - dice - prescrive che alla donna incinta che si trova in difficoltà e che si rivolge al consultorio vengano prospettate concrete alternative all´aborto. È una parte che non è mai stata applicata e spetta alle Regioni farlo». Mantovano parla ai suoi durante la riunione per la nomina del nuovo coordinamento regionale di An. Cinque componenti sono stati indicati dal coordinatore, tenendo presenti le correnti interne: Paolo Agostinacchio, Lorenzo Ranieri, Francesco Amoruso, Francesco Martucci e Angelo Tondo. Altri cinque sono invece espressione delle federazioni provinciali: Maurizio Friolo per Brindisi, Gerardo Filippo per Lecce e Leonardo Conserva per Taranto; Foggia e Bari si sono riservati di indicarli in seguito. Mantovano auspica che sia il primo passo verso la fine delle lotte interne. «Va bene confrontarsi e discutere all´interno di An - dice - ma poi, quando si decide bisogna smettere con le liti: le prese di posizione autonome o quelle che portano all´esterno del partito polemiche tra correnti e singoli non saranno accettate». 13 ottobre 2004, dal sito www.gay.it «La Destra offende i gay. E la tv pubblica nega il diritto di replica» Vilipendio di governo: il ministro Tremaglia ha preso la penna e la carta intestata del ministero e ha scritto che una maggioranza Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 6/71 di “culattoni” governa l’Europa. Un caso isolato? Riecheggiano le parole di disprezzo indirizzate più volte dalla Lega alla volta degli immigrati. Torna alla mente la violazione del rispetto della donna insita nella legge sulla fecondazione assistita votata dalla destra. Dov’è finito il rispetto dell’altro da sé? Cioè il rispetto di ciascun cittadino, visto che tutti dobbiamo avere eguali diritti, compreso quello di non far parte di presunte maggioranze. Che cosa ha creato questo clima di licenza di vilipendio da parte degli esponenti del governo? E la televisione pubblica che fa? Si tratta di una licenza possibile perché è noto ai potenti che non tanto facilmente la vittima avrà diritto di replica? «C’è un’omofobia di Governo senza che sia possibile nelle tivù alcun contraddittorio. Da parte dell’estrema destra le espressioni volgari sono state spesso frequenti dentro e fuori al Parlamento. Oggi la mancanza di un’informazione democratica dà l’idea dell’impunità a chi occupa posti di potere e, forte di quel posto, disprezza». Risponde Franco Grillini, deputato Ds, scelto dall’elettorato proprio perché rappresentante adeguato a difendere diritti e libertà ignorati, in testa quelli degli omosex. Grillini, che il maschilismo faccia parte della cultura di destra è noto, ma disprezzare i cittadini significa disprezzare le istituzioni democratiche. Che cosa determina questo clima di licenza? La volgarità si è diffusa in questi anni anche per bocca dei rappresentanti della Lega che non hanno lesinato offese verso gay, lesbiche e immigrati. Nel caso di Tremaglia c’è di più. L’attuale ministro del governo Berlusconi non ha dimenticato nulla del suo passato di repubblichino di Salò. La sua non è stata affatto una goliardata. Lui è un residuato del governo fascista all’interno del governo attuale e portatore di una mentalità maschilista. A questo punto è il governo nella sua interezza che deve prendere pubblicamente le distanze. E deve farlo il presidente del Consiglio, cosa che ancora non è avvenuta. Finché non ci sarà una presa di distanza possiamo parlare di vilipendio e omofobia di governo. L’informazione ha il ruolo di controllare chi ricopre ruoli di potere. Cosa succede in Italia? La televisione pubblica e quella privata hanno dato la notizia minimizzandola senza dare la parola agli interessati, cioè alle lesbiche e ai gay. Questo governo riesce a controllare direttamente l’opinione pubblica attraverso le televisioni. Risultato: le vittime sono doppiamente vittime. Sono offese una prima volta e poi una seconda nella misura in cui non possono replicare. Questo avviene da tempo, noi lo abbiamo fatto presente alla commissione parlamentare di vigilanza Rai. Ieri l’altro i gay e le lesbiche, me compreso, sono stati intervistati dalle televisioni francesi, tedesche, inglesi. In Italia il silenzio. In Parlamento cosa succede? Ho chiesto la parola per commentare le affermazioni di Tremaglia. Dai banchi della destra si è levato un boato. E’ dovuto intervenire il presidente Casini. Basta come esempio? E’ una replica di ciò che avveniva quando c’erano i cori contro Niki Vendola. Nell’uso del linguaggio è custodito il grado di civiltà di ciascuno Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 7/71 di noi. Lei parla di vilipendio di governo e di censura da parte delle televisioni, due fenomeni in crescita negli ultimi anni. Questi attacchi avvengono nei confronti di tutte le cosiddette minoranze? L’efferatezza nei confronti degli omosessuali sta tenendo banco. Il motivo è ben preciso, basta vedere lo scontro aperto su questi temi nella campagna elettorale americana. In Italia gli omosessuali non devono replicare per una precisa posizione del Vaticano. Lo abbiamo detto più volte: quando gli esponenti delle gerarchie cattoliche o della destra colpiscono la figura di gay e lesbiche abbiamo diritto a un contraddittorio. Ma qui entra in ballo il dibattito sulla famiglia. L’omosessuale viene usato dalle gerarchie cattoliche e viene presentato come l’anti-famiglia, una sorta di capro espiatorio. Buttiglione lo ha ribadito e, nonostante la bocciatura, è rimasto al suo posto di commissario europeo. In Italia questa operazione è possibile perché non esiste un’informazione democratica. L’accanimento lievita contro chi non ha difesa mediatica. Neanche il rispetto delle istituzioni, come abbiamo visto, oppone una diga. Occorre lottare per una informazione televisiva che si attesti almeno al minimo della sua funzione: dare diritto di replica. Martedì 19 Ottobre 2004, dal sito www.gay.it Napoli: giovane coppia gay assalita e malmenata NAPOLI – Piazza Bellini, nota gay zone in pieno centro storico è stata la scena, la scorsa domenica, di un increscioso atto di violenza omofoba. Intorno alle 23,30 un gruppo di giovani ha aspettato che il presidio di polizia di zona se ne andasse per compiere una vera e propria azione punitiva ai danni di una giovane coppia gay che stava scambiandosi pudiche effusioni su una panchina. Stando alla ricostruzione delle persone offese, il gruppo di balordi era composto da quattro o cinque individui dall’età apparente di 25 anni, vestiti di jeans e con le teste rasate. Essi hanno preso di mira i due ragazzi, entrambi diciottenni, battendoli con violenti ceffoni e urlando “ricchiù, pigliatevi scuorno!” (froci, vergognatevi!), poi si sono rivolti contro i tre amici di questi, accorsi a placare la zuffa, provocando un tafferuglio agli occhi impassibili degli avventori dei locali e dei passanti. Le cinque vittime, riuscite a sottrarsi ai colpi solo fuggendo, sono giovani frequentatori abituali del posto ed hanno riportato lividi, contusioni e ferite da taglio. Essi non hanno sporto ancora denuncia per problemi di visibilità in famiglia e paura di future ritorsioni. L’episodio si iscrive in un clima di omofobia crescente nel capoluogo partenopeo. Segnalati alla sede dell’ Arcigay locale sempre più numerosi atti di violenza nei luoghi di cruising, e la stessa sede dell’Arcigay, poco distante da Piazza Bellini è preda da qualche mese di ripetuti atti di vandalismo. Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 8/71 martedì 19 ottobre 2004, di Giorgio Lazzaroni www.gaynews.it Vaticano e le lobby Gay Vaticano.Il vaticano denuncia l'esistenza di organizzazioni che con il loro potere politico e mediatico stanno isolando la voce del papa. Sono le pericolosissime organizzazioni gay, quelle per i diritti umani e in particolare quelle per i diritti della donna. Il cardinal martino è il capo della commissione pace e giustizia del vaticano. E' proprio vero che, abituati da millenni a imporre le propria voce senza contrasti, avere a che fare con socetà democratiche procura al vaticano non pochi problemi visto che l'autorevolezza dle papa viene messa in discussione. "E' già abbastanza vedere come tenacemente viene promossa la confuzione di ruolo tra uomo e donna, viene denigrato il matrimonio (e qui il cardinale sbaglia di grosso perchè se i agy lo denigrassero non combatterebbero da anni per potersi sposare) e viene promosso l'aborto e la ricerca staminali che offendono la vita." L'intervento è come sempre finalizzato a sostenere Buttiglione nella nomina a commissario per la giustizia, nomina necessaria nei piani vaticani per potere controllare le politiche sociali europee. Il cardinale conclude con il solito vittimismo dicendo che "tutte le iniziative di questi gruppi finiscono per attaccare i casttolici e i papa, oggetto di intimidazioni e azioni per ridurli al silenzio." Segue enunciazione del potere salvifico del vangelo. Il cardinale ha anche criticato la Spagna e il suo volgere le spalle al cattolicesimo, augurandosi he il governo liberamente eletto possa cambiare presto. Mercoledì 20 Ottobre 2004, www.gay.it COSSIGA: POLITICI PARLATE DEI GAY Francesco Cossiga scrive tre lettere separate ma di contenuto analogo a Silvio Berlusconi, "non in qualità di presidente del Consiglio ma come leader della CdL", al candidato leader della Gad Romano Prodi ed al "massimo esponente della sinistra alternativa, Fausto Bertinotti" per sapere quale posizione intendano assumere sui diritti degli omosessuali. Sei domande su coppie e adozioni A loro tre, il presidente emerito della Repubblica rivolge "sei Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 9/71 precise domande": "Lei è o no favorevole alla piena equiparazione giuridica nella identica forma istituzionale del matrimonio quale previsto dal codice civile, delle unioni di coppie non eterosessuali o bisessuali, femminili e maschili, con le unioni di copie eterosessuali? E' favorevole all'adozione di bambini e bambine da parte di coppie non eterosessuali, una volta che verrà riconosciuto valido il loro matrimonio ed esse lo avranno regolarmente contratto? E' favorevole all'adozione di bambini e bambine da parte di coppie di fatto eterosessuali? E' favorevole all'adozione di bambini e bambine da parte di coppie di fatto non eterosessuali o bissessuali? E' favorevole all'adozione di bambini e bambine da parte di single non eterosessuali o bisessuali?". E, infine, "E' favorevole alla inseminazione, necessariamente eterologa, nell'ambito di una coppia femminile non eterosessuale o bisessuale?". "Dobbiamo sapere come la pensate" Secondo Cossiga, Berlusconi, Prodi e Bertinotti hanno il dovere di rispondere a queste domande "verso i loro elettori ma soprattutto verso i cittadini italiani, che hanno il diritto, anche in vista delle prossime elezioni regionali e delle future elezioni politiche generali, di conoscere la loro posizione su questi temi". "Credo osserva - che in vista delle decisioni che loro e per loro mandato i rappresentanti che loro eleggeranno dovranno prendere, noi cittadini abbiamo il diritto e, dovendo essere il nostro voto dato ex informata coscientia, anche il dovere di conoscere attraverso i maggiori leader quale siano le posizioni in materia delle forze politiche che intendono concorrere al governo del Paese, a livelli di Regioni e di Stato". Ma Cossiga è contrario... A tutte queste domande, Cossiga risponde di essere "non favorevole". Ma aggiunge: "Da cristiano, da cattolico-liberale e da democratico ritengo che dovrà essere oggetto di attenta considerazione da parte del legislatore, la valutazione, anche a fini giuridici, degli obblighi naturali, anche d'ordine puramente morale, connessi o derivanti per prestazione di assistenza od anche solo umana compagnia, da convivenze reali di fatto tra coppie eterosessuali, non eterosessuali o bisessuali". 23 ottobre 2004, di Giancarlo Massimi, Il territorio NEGATA AI DUE SPOSI GAY LA TRASCRIZIONE DEL MATRIMONIO “Non trascrivibile perché nel nostro ordinamento non è previsto il matrimonio tra soggetti dello stesso sesso in quanto contrario all’ordine pubblico”. Con queste poche parole il Viminale ha detto al Comune di Latina di non procedere alla registrazione del certificato di matrimonio tra Antonio Grullo e Mario Ottocento. I due omossessuali si erano sposati il 1 giugno del 2002 Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 10/71 all’Aja, in Olanda. Alla richiesta di poter registrare il certificato di matrimonio, al comune di Latina hanno chiesto in parere al Minstero degli Interni. L’atto, per il Viminale, non si può trascrivere. I due hanno annunciato ricorso al tribunale amministrativo regionale. “Migranti del diritto” non si danno per vinti. “Se ci sono motivi di ordine pubblico - hanno dichiarato - e qualcuno teme per la nostra incolumità ce lo dicano, perchè a questo punto siamo preoccupati”. Sulla vicenda l’interrogazione del parlamentare dei Ds Franco Grillini, presidente o norario di Arcigay (in alto nella foto con Grullo e Ottocento). Per Grillini “dire che non si può riconoscere in Italia un matrimonio perfettamente valido in Olanda per motivi di ordine pubblico rileva l’inconsistenza della motivazione e la perfetta compatibilità con l’ordinamento italiano, anche costituzionale, del matrimonio tra persone dello stesso sesso”. Per Grillini parlare di “ordine pubblico”, come “suggerisce il Viminale, significa attribuire agli omosessuali e all’omosessualità il solito concetto confessionale, applicato alla politica e alla attività di governo, di disordine morale. Quale pericolo per l’ordine pubblico può derivare da due persone che vivono insieme da anni e si amano?”. La questione ha assunto particolare rilievo soprattutto ora che anche la “cattolicissima” Spagna con il socialista Luis Ridriguez Zapatero ha deciso di aprire la strada ai matrimoni tra omosessuali. In Italia la situazione ha dei connotati diversi dal paese iberico. La Spagna è il terzo paese dell’Unione Europea a legalizzare i matrimonio gay dopo l’Olanda e il Belgio. Da un recente sondaggio Ipsos, commissionato da una nota rivista di costume, il 60% degli italiani si è detto contrario. Nei giorni scorsi la Camera dei rappresentanti americana ha detto di no all’emendamento costituzionale voluto dal presidente George W. Bush per proibire le unioni omosessuali negli Stati Uniti. domenica 24 ottobre 2004 , di L'Espresso GAY SÌ, MA ANCORA DIVERSI Speranza, orgoglio, fiducia nel fu-turo. Quasi per paradosso sono le sensazioni che è più facile cogliere in queste settimane fra gli omo-sessuali del nostro paese, fra i va-ri leader delle associazioni che innervano la Penisola ma anche nel popolo più giovane e meno politicizzato di gay e lesbiche Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 11/71 che camminano mano nella mano sotto i por-tici di Bologna e si abbracciano fieri nei bar milanesi dei Navigli o nei turbinosi pub di Roma. Ed è probabilmente l'indignazione abbastanza diffusa sollevata nell'opinione pubblica dal doppio epiteto con cui li han-no bollati due ministri della Repubblica, «peccatori» per Buttiglione, «culattoni» per Mirko Tremaglia, ad aver confermato nel mondo omosessuale la sensazione che ormai la gente è dalla loro parte e che è la politica, o almeno una certa politica, a es-sere indietro anni luce rispetto alla società. Riflette benissimo questo stato d'animo Elisabetta Biagetti, una donna di 44 anni, cresciuta a Terni, ma che da tempo vive a Bologna dove è presidente di Arcilesbi-ca.«Quando a 16 anni mi sono accorta che mi piacevano ragazze la vita eri molto dura. Ma ormai l'Italia è cambiata profon-damente e l'omo-sessualità è entrata a far parte del costume. Se due sedicenni si baciano per la strada nessuno si volta di certo a guardarle non c'è più bisogno di nascondersi nelle associazioni e nei club privati, come dovevo fare io. Oggi quelli che si indignano sono davvero una minoranza». Ma è veramente così? Non è un po' troppo ottimistico l'atteggiamento che fa dire a Luca Colorini, uno studente di Scienze po-litiche di 22 anni che «la mia omosessuali-tà non mi pone assolutamente nessun pro-blema, il mio gruppo di amici è soprattut-to etero e tutti in giro mi accettano per quel che sono» ? E avrà ragione fino in fondo Lu-ca Trappolin, un sociologo che ha appena pubblicato un'accurata indagine sui Gay Pride e sull'effetto evolutivo che hanno sul costume italiano ("Identità in azione", Ca-rocci), a sostenere che gli anni Settanta, con i loro interdetti e con l'omosessualità con-siderata da molti psichiatri come una de-vianza sono lontani anni luce? Le indica-zioni che arrivano da un sondaggio realizzato dalla Swg per "L espresso" sono un po' meno rassicuranti e riservano sorprese non proprio di segno positivo. Secondo questa indagine, l'accettazione piena dell'omosessualità si è realizzata su un solo piano, quello del linguaggio. Quasi l'80 per cento degli italiani, infatti, quando parla di loro, li indica con i termini corretti di gay e di omosessuali. Sono solo piccole mino-ranze, perlopiù maschili, a usare il campio-nario di termini dispregiativi a cui ha attin-to Mirko Tremaglia, mettendolo nero su bianco in un comunicato del suo Ministe-ro, senza che peraltro il governo abbia fat-to una piega. Quando però si domanda agli intervistati come considerano i gay si scopre con una certa sorpresa che solo una maggioranza di misura, il 56 per cento, li considera appun-to persone normali. E se sono pochissimi, il 2 per cento, quelli che sulla scorta di Bot-tiglione li vivono come "peccatori", per quasi il 40 per cento si tratta ancor oggi di "malati" o addirittura di "deviati". Se poi si va a chiedere una valutazione su come la pensano in generale gli italiani il quadro peggiora ancora: solo un quarto, secondo gli Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 12/71 intervistati dalla Swg, li considererebbe "normali". Bisogna dire che invece è deci-samente diverso l'atteggiamento dei giova-ni. L’82 per cento di chi ha meno di 24 an-ni accetta pienamente gay e lesbiche, e an-che le donne hanno un'opinione più favo-revole rispetto agli uomini. Insomma, c'è un'opinione pubblica in movimento, che però è ancora condizionata da un notevo-le zoccolo duro di pregiudizi e di interdet-ti. Come d'altra parte fa vedere anche la percentuale decisamente alta, 61 per cento, di chi nella vita di tutti i giorni ammette di non frequentare nessuna persona di orien-tamento omosessuale. Che la condizione dei circa tre milioni di omosex italiani sia oggi come un cantiere aperto, dove tutto è in via di definizione, lo dimostrano d'altra parte le migliori ricer-che uscite in questi anni. In "Diversi da chi?", un'indagine sui gay torinesi a cura di Chiara Saraceno, molti degli intervistati, sia maschi che femmine, raccontano che al-meno una volta nella vita sono stati fatti og-getto di violenze e insulti. E il 50 per cento dei gay maschi dichiara di essere stato tor-mentato e isolato a scuola dai compagni, pronti a trasformarsi in persecutori dei ra-gazzi che non rispettano i codici di com-portamento maschili (ma solo il 10 per cen-to delle donne ha vissuto esperienze simili). Anche dal mondo del lavoro continuano ad arrivare segnali preoccupanti. Se si sono fatte più rare le discriminazioni aperte, con la flessibilità e la precarietà degli impieghi, è in realtà molto più facile mettere da par-te chi non va a genio al dirigente o al dato-re di lavoro, senza che ci sia bisogno di tan-te spiegazioni. Secondo Maria Giliola To-gnollo, responsabile del settore Nuovi di-ritti della Cgil, un ufficio nato 15 anni fa in seguito alla denuncia di un impiegato di banca, sospeso dal lavoro per aver sfilato con un cartello a una manifestazione gay, «l'aria da molte parti è pesante. Gli omo-sessuali lamentano spesso di essere oggetto di battutacce, di ammiccamenti o addirit-tura di mobbing. Per le donne poi l'aggres-sione si traduce spesso in molestie sessua-li». E non è facile difendersi, visto che non-ostante una direttiva europea di contenuto opposto, in Italia anche in questi casi il complesso onere delle prova continua a spettare a chi è stato molestato. La verità è che in questi anni a essere cam-biati in modo ben più radicale dell'am-biente che li circonda sono stati gli stessi omosessuali, ormai molto lontani non so-lo dai vecchi frequentatori dei ragazzi di vi-ta alla Pasolini, ma anche dal travestitismo esibito e provocatorio dei Gay Pride. «In passato si facevano lotte rivoluzionarie per affermare a tutti i costi una diversità. Oggi i gay aspirano più spesso alla normalità. Se sono in coppia si preoccupano della mutua, dell'eredità, delle detrazioni dalle tasse. Si stanno rendendo conto che è indispensabi-le aprire un varco nel muro dei diritti civili negati», dice Ezio Menzione, il battagliero avvocato pisano che è uno dei difensori preferiti nel mondo omosessuale. E in que-st'ottica che Antonio e Mario - la Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 13/71 coppia di Latina che due anni fa si era sposata in Olanda gli hanno chiesto di far trascrive-re il loro matrimonio nel nostro paese. Ov-viamente sarebbe stata un'azione solo formale, priva di conseguenze giuridi-che. Ma proprio in questi giorni il mi-nistero dell'Interno ha respinto la do-manda, sostenendo che si tratta di un atto «contrario all'ordine pubblico «Ma quale sovversione può mai esserci in un atto d'amore?», si chiede Ezio -Menzione, che si prepara a impugnare il provvedimento davanti al Tar. E anche questo episodio può essere uno dei tanti segnali che la strada per essere rico-nosciuti a pieno titolo è ancora piuttosto fatico-sa. Due domande del sondaggio della Swg ri-guardano appunto le unioni omosessuali. Viene fuori che al matri-monio è favorevole solo il 33 per cento, una per-centuale più bassa di quel che risultava da un'indagine Gallup del-l'anno scorso, dove co-munque l'Italia, con il 47 per cento di opinioni a favore, era in coda ri-spetto al 57 per cento della media europea. Piuttosto risicato, vi-sto che non arriva neanche al 50 per cento, è perfino il sì al ben più modesto riconosci-mento delle coppie di fatto, che funziona da tempo in molti altri paesi, e che in prece-denza aveva avuto un gradimento più alto. Secondo Franco Grillini, l'uomo immagine di Arcigay, primo firmatario di una propo-sta di legge sui Pacs che i Ds hanno fatta propria, è anche a causa della campagna in-sistente della Chiesa se l'opinione pubblica ha questi sbandamenti. A indignare Grilli-ni è poi il fatto che vari prelati, fra cui proprio in questi giorni il cardinal Marti-no, usino come uno spauracchio contro i diritti dei gay il delicato problema delle adozioni, a cui è contraria la grande mag-gioranza degli italiani e che anche in Euro-pa ha un'accettazione media solo del 42 per cento. «Ma nemmeno noi pretendiamo di poter adottare i bambini, non fa parte di nessuno dei nostri programmi. D’altra parte oggi non chiediamo nemmeno il matrimonio, anche se è una prospettiva a cui non possiamo rinunciare. Diventeremmo degli esclusi, cittadini con diritti dimezzati, come i neri d’America al tempo della segregazione”, dice Franco Grillini Sul matrimonio non c'è concordia nemme-no fra gli stessi omosessuali. Un'ala più ra-dicale, anche se ormai in netta minoranza, continua a rifiutarlo come un'omologazio-ne ai modelli etero. Ma il fatto che sia di-ventato lecito nella Spagna di Zapatero, un paese così simile al nostro, ha in qualche modo riaperto i giochi. Per Delia Vaccarel-lo, una delle voci più originali del mondo lesbico, che cura un paginone di argomen-ti omosex su "l'Unità", «il riconoscimento legale delle nostre unioni è anche un modo per ottenere una maggiore legittimazione sociale. È un po' come ai tempi del divor-zio, che aveva permesso a tante di non sen-tirsi più delle svergognate fuori leg-ge». Altri invece sostengono che il modello della convivenza omoses-suale, più paritaria e basata sulla so-lidarietà, potrebbe addirittura ri-strutturare l'istituto un po' vecchiot-to del matrimonio etero. Che in effet-ti oggi Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 14/71 corrisponde ben poco al modello caro a Buttiglione del marito che "protegge" la moglie, ma è sempre più un'unione fra uguali. Al di là di qualunque sondaggio c'è poi un diritto a cui sempre meno il mondo delle lesbiche, è disposto a rinunciare ed è la maternità. In questi anni è cresciuto silenziosamente l'esercito delle mamme gay, sia che abbia-no portato nella nuova convivenza con una compagna un fi-glio avuto in precedenza, sia che lo abbiano messo al mondo con un rapporto occasionale e mi-rato o con la fecondazione assistita. Re-centemente hanno dato vita anche ad un'associazione nazionale. E una ventina di coppie lesbo si sono rivolte a Ezio Men-zione, l'avvocato dei gay, perché trovi un grimaldello giuridico per riconoscere legal-mente la figura della "seconda madre", co-me succede in Inghilterra e come hanno sta-bilito sentenze recenti in Spagna e Francia. «Non sarà di certo facile ma è una batta-glia a cui non si può rinunciare», dice Men-zione. Convinto come molte e molti che sempre di più il grado di civiltà di un paese si misurerà anche sulla accettazione verso i cittadini una volta "diversi". Parlamento e governo non sembrano molto in sintonia sulle coppie di fatto. Mentre infatti il Consiglio dei Ministri ha impugnato lo Statuto della Toscana e di altre regioni perché prevedevano forme dì convivenza non fondate sul matrimonio, la commissione Giustizia della Camera sta muovendo i primi faticosi passi che potrebbero portare al loro riconoscimento. La maggior parte delle cinque proposte di legge sulle coppie di fatto in esame alla commissione Giustizia vengono dall'opposizione, a cominciare dal testo che ha come primi firmatari il presidente onorario dell'Arcigay Franco Grillini e la responsabile delle donne Ds, Barbara Pollastrini, alleati per ottenere finalmente il Pacs, il Patto civile di solidarietà. C'è poi un testo di Katia Bellillo dei Comunisti italiani e di Enrico Buemi dello Sdi. Ma anche la maggioranza è presente sul tema con le proposte di Chiara Moroni del Nuovo Psi e di Dario Rivolta di Forza Italia. Si tratta di testi piuttosto prudenti. Il progetto Rivolta, per esempio, si preoccupa di specificare che «il patto non attribuisce uno status familiare» e quindi non dà nessun diritto all'adozione, particolarmente invisa alla Chiesa. II testo di Grillini definisce l'unione di fatto come «convivenza stabile e continuativa fra due persone, di sesso diverso o dello stesso sesso, che conducono una vita di coppia». Il Pacs in sostanza consiste nel redigere davanti a un ufficiale dello Stato civile un accordo dove i due conviventi regolano le questioni legate alla vita in comune. Ma assicura anche che a queste coppie si estendano varie garanzie proprie del matrimonio, in particolare riguardo al patrimonio, all'eredità, allo scioglimento dei rapporto, alle detrazioni fiscali. Stabilisce anche la possibilità di subentrare nel contratto d'affitto in caso di morte dei partner o di prendere decisioni in caso di malattia. Qualcuno ha criticato il Pacs come «un matrimonio di Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 15/71 serie B». Ma come dimostra anche il successo che ha avuto in Francia, si tratta piuttosto di un modo diverso di stare assieme, e non solo da parte delle coppie omosessuali. sabato 04 dicembre 2004, di Pierangelo Bucci www. gaynews.it Discriminati dallo Stato E' orrendo sentirsi discriminato, perche' c'e' qualcuno che vorrebbe mantenerti in uno stato di inferiorita'. Quando si viene discriminati da una persona specifica si puo' sempre controbattere, farsi scudo dell'ignoranza altrui, ma quando la discriminazione che si subisce proviene dallo stato allora e' molto diverso, molto peggio: la delusione e' totale, perche' e' il segno del fallimento di una societa' intera. Ed e' proprio questo secondo caso, purtroppo, quello che riguarda chi scrive. Sono un italiano residente a Rotterdam e ivi sposato, con un altro uomo, dal giugno 2003. Ma lo stato italiano cosa ne pensa del mio amore con Jaco, il mio legittimo consorte? Questo l'ho scoperto amaramente quando si e' trattato di rinnovare il mio passaporto presso il Consolato Generale d'Italia di Amsterdam. Jaco aveva appena rinnovato il suo presso il Comune di Rotterdam e sulla prima pagina campeggiava fra i dati anagrafici "sposato con Bucci". E lui giustamente va orgoglioso di cio'. Anch'io, un po' troppo in buona fede, mi aspettavo di ricevere lo stesso trattamento dallo stato italiano. E invece no. Infatti il 4 dicembre ricevo una raccomandata dal Consolato in cui il cancelliere amministrativo Sig.ra Giovanna Grazia Grasso mi scrive: "Le restituiamo con la presente l'atto di matrimonio con relativa traduzione, ma senza ulteriore seguito, in quanto lo stesso non e' trascrivibile poiche' nel nostro ordinamento non e' previsto il matrimonio tra soggetti dello stesso sesso". Ma dov'e' questa famigerata Unione Europea? Dov'e' la libera circolazione dei cittadini? Eppure la costituzione europea all'articolo 69 ricorda come sia vietata ogni discriminazione basata sull'orientamento sessuale. Non e' forse questa discriminazione? Insomma il denaro e le merci passano le frontiere della UE ma le coppie gay rimangono impigliate nelle contraddizioni giuridiche e nei pregiudizi legislativi di taluni stati. L'Italia con una mano firma la costituzione e con l'altra la viola palesemente schiacciando i diritti dei suoi cittadini: ipocriti! E questo dopo che lo stesso commissario alla giustizia e liberta' Franco Frattini abbia ricordato, rispondendo all'eurodeputata dei Verdi Monica Frassoni, che una direttiva Ue del 2004 "riconosce il diritto di circolazione nell'Unione Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 16/71 non solo ai cittadini ma anche ai familiari, e dovrebbe includere "il partner che ha un'unione registrata riconosciuta nello Stato ospitante come equiparata al matrimonio". In tutto cio' il paradosso che mi consentirebbe, allo stato dei fatti, di sposare in maniera del tutto legale una donna in Italia cosa che pero' mi renderebbe reo di bigamia nei Paesi Bassi: follia. Per quel che ci riguarda continueremo a combattere per il riconoscimento del nostro matrimonio, o almeno ad una sua equipollenza per quel che riguarda i diritti patrimoniali. Infatti ci piacerebbe trasferirci a vivere in Italia ma non senza un minimo riconoscimento della nostra unione. Ci costerebbe troppo, soprattutto in termini economici: ad esempio perderemmo tutti i diritti pensionistici costruiti come coppia, che appunto in Italia non verrebbero riconosciuti. Ecco a voi, sotto i vostri occhi la falsita' della libera circolazione dei cittadini nell'Unione. E' una bugia perche' questo e' garantito solo ai soggetti che abbiano un bel certificato, potendo matrimoniale, meglio ancora se contratto in una chiesa, sublime perfezione se questa e' pure cattolica, e che ne attesti la sana e robusta eterosessualita'. Almeno secondo lo stato italiano. Martedì 07 Dicembre 2004, www.gay.it Aveva accennato a un papa gay. Condannato Croce. Il 30 novembre 2004 il Tribunale penale di Roma ha definitivamente condannato l'editore Fabio Croce per aver alluso nella prefazione del libro "Verbum dei et verbum gay" ad una "relazione particolare" tra il popolare attore Nino Castelnuovo e Giovanni Battista Montini. Secondo la sentenza, l'espressione "Amicizia particolare" andrebbe interpretata come relazione omosessuale e tale affermazione costituirebbe grave offesa, peraltro causa di perdita di lavoro per l'infamia che provoca nell'ambiente di lavoro stesso. «In nessun paese occidentale - ha commentato Fabio Croce - un tribunale penale, negli ultimi anni, ha espresso tale condanna in relazione a un caso in cui un giornalista alluda all'omosessualità di un personaggio, perché dire omosessuale a una persona non costituisce insulto, come dire ladro, assassino, mafioso, e chi più ne ha più ne metta. Ci chiediamo: da ora in poi la sentenza farà giurisprudenza? E tutti i casi di "outing" che quotidianamente ascoltiamo o leggiamo, in cui si parla di tal ministro o tal prelato, di tal attore o calciatore, sono tutti a rischio di condanna penale e pecuniaria? Allora state tutti molto attenti, perché chiunque fa giornalismo o politica o saggistica rischia grosso in Italia!» Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 17/71 mercoledì 08 dicembre 2004, di il Tirreno PIOMBINO. COPPIE DI FATTO, LA MARGHERITA BOCCIA I GAY Non dice mai la parola omosessuali ma si capisce che Marco Macchioni, segretario comunale della Margherita, sulla questione del registro delle coppie di fatto, è disponibile a discutere di tutto meno che di gay. Annunciando anzi che in tutta la vicenda «la famiglia deve avere una funzione, e se quella funzione verrà svolta la nostra disponibilità sarà totale, se la funzione è un’altra, la nostra disponibilità sarà molto, molto ridotta». Per il resto, commentando le prese di posizione sull’istituzione delle coppie di fatto pubblicate ieri dal Tirreno, Macchioni sostiene che «la Margherita non si trova affatto in difficoltà a esprimere liberamente il proprio convincimento, in una materia in cui è necessario riconoscere anche una libertà di coscienza. In primo luogo è bene definire che, la legge recentemente approvata, non intende equiparare le componenti di una unione di fatto ai coniugi, se non per particolari specifici, e che la Costituzione richiama la famiglia, la fotografa come entità basilare della società: e nell’Assemblea costituente credo che dei buoni laici fossero presenti al momento della stesura, ma fu definita così». Insomma per la Margherita «questo discorso è molto diverso dalle convivenze, dalle unioni di fatto e da alcune cose, da alcune situazioni che la proposta in oggetto intende o intenderebbe regolare». Macchioni è convinto che «la legislazione Italiana abbia già raccolto molte delle condizioni che in questa proposta si richiamano, non si dica pertanto che si vuole fermare il tempo, obbligare qualcuno a essere quello che non vuole essere, questo vuol dire che dobbiamo riconoscere la libertà di coscienza, e quindi all’interno della legislazione dobbiamo garantire una condizione di parità, anche di impostazione di tutta quella che è una giurisprudenza legislativa». La Margherita comunque si dice per «l’assoluta libertà di pensiero, in un partito che certamente ha al suo interno sensibilità su alcuni aspetti non omogenei. La Margherita infatti, non si è intestardita a voler imporre la famiglia tradizionale, abbiamo detto che la famiglia ha un ruolo, ha il riconoscimento di ordine etico, morale e culturale, che richiama e rappresenta anche la cultura dei cattolici, altrimenti se così non fosse il discorso cambierebbe e cambierebbe in maniera sostanziale. Se si mettono insieme persone anziane per fare sinergie - conclude Macchioni - se convivono insieme fratello e sorella, nonna e nipote, e così via ci mancherebbe altro che non gli venisse riconosciuto Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 18/71 tutto quel che è possibile, e noi faremo la nostra parte perché questo avvenga, allo stesso modo se il ragionamento tende riconoscere famiglia dove sulla traccia del diritto naturale, in attesa di consolidare un rapporto, come si usa dire “si convive”, noi ne prendiamo atto, e anche su questo aspetto ci troveremmo condiscendenti, se invece il discorso è un altro abbiamo tutte le nostre riserve». mercoledì 08 dicembre 2004, di La Sicilia RIBERA, SICILIA. PARROCI E POLITICI (UDC) CONTRO I MATRIMONI GAY Politica e Chiesa si alleano per protestare contro le proposte di legge che vogliono legalizzare il matrimonio tra omosessuali. Avviene a Ribera dove da giorni in alcuni gruppi parrocchiali e alcune forze politiche circolano dei manifesti-proposta e dei tagliandi-lettera che stanno per essere spediti a Roma al presidente della Commissione giustizia della Camera dei Deputati. A scendere in campo sono i parroci ed i giovani dell'Udc i quali chiedono di impedire il varo di una legge che rappresenterebbe un duro attacco alla famiglia italiana. Nelle lettere che i cittadini riberesi hanno cominciato ad inviare a Roma si legge tra l'altro: «Egregio presidente, ho saputo che la commissione da Lei presieduta sta esaminando progetti di legge che pretendono di di riconoscere giuridicamente le coppie di fatto, sostanzialmente parificandole alla vera famiglia, per giunta senza condizionarle alla caratteristica della eterosessualità, quindi includendo anche le convivenze omosessuali». Anche i giovani dell'Udc di Ribera si dichiarano contrari alle iniziative legislative che considerano pericolose per la stessa unità della famiglia. «Si vuole approvare - spiega il coordinatore riberese Matteo Orlando - una strana formula giuridica, chiamata «patto di solidarietà», che permetterebbe di legalizzare, tutelare e promuovere la «convivenza stabile e continuativa» di una coppia che non vuole sposarsi nemmeno civilmente». mercoledì 15 dicembre 2004, di il Resto del Carlino ''CONTRO VENDOLA PERCHÉ GAY? ORA I DS DEVONO SMENTIRE'' Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 19/71 Grillini, ce lo dica lei da deputato diessino e presidente onorario dell'Arcigay: la sinistra con gli omosessuali predica bene e razzola male? «Questo non mi sento di dirlo. Negli ultimi anni, soprattutto nel mio partito, sono stati fatti passi da gigante. Prima, certo, il familismo e il conservatorismo erano molto forti». Ma allora, è vero o non è vero come ipotizza Cossiga che la Gad non vuole candidare Nichi Vendola in Puglia perché gay? «Guardi, Cossiga mi ha pure chiamato prima di scrivere quella lettera». E? «E ho fatto le mie verifiche dentro il partito». Che le hanno detto? «Che il fatto che sia gay non c'entra nulla. E io spero che sia così. Diversamente sarebbe gravissimo e sarei in prima fila a dare battaglia». E' proprio certo che su un tema del genere le dicano la verità? «In camera caritatis me l'avrebbero detto, come è accaduto in passato per altre questioni delicate. Vero è che ora mi aspetterei una presa di posizione pubblica dei vertici del partito. Esclusa una pregiudiziale gay, sono altre le cose sulle quali chiedo uno sforzo in più». Quali? «La questione delle unioni civili, ad esempio, deve diventare un punto del programma e invece noto una certa fatica, nonostante Rutelli si sia dimostrato aperturista...». Resta il niet su Vendola. Pare che siano proprio i Ds quelli più dubbiosi sulla candidatura. «Mi parlano di sondaggi che vedono altri candidati più favoriti. Sono gli stessi meccanismi che hanno determinato il cambio di candidato in Piemonte. Io però non sono d'accordo». Cioè candiderebbe Vendola? «Eccome. Un po' di coraggio non guasterebbe». Coraggio? Ma allora il problema c'è. «No. Si tratta di fare una scelta come quella di Parigi e Berlino che hanno portato due gay alla poltrona di sindaco. E in entrambi i casi il loro essere omosessuali è diventato il tormentone della campagna elettorale». Dice Vendola: `Io comunista e gay posso vincere in Puglia'. Non sarà un po' troppo per il cosiddetto elettorato moderato? «Se si riferisce ai cattolici, cita più volte lui Gesù di quanto non facesse San Francesco. Inoltre il Sud è cambiato, non è più quello di una volta dove imperava il machismo. E non dimentichiamo che alle Europee Vendola ha preso 80 mila preferenze». Il che dimostra che ce la può fare anche contro Fitto? Il che dimostra, come dicevo, che un candidato esplicitamente gay può essere anche più apprezzato. Senza contare che c'è anche un gioco di ripartizione delle candidature». E quindi? «Quindi se la Basilicata va a Mastella, perché mai la Puglia non dovrebbe andare a Rifondazione?» Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 20/71 . Giovedì 16 Dicembre 2004, www.gay.it D'Alema: sbagliato battersi per i matrimoni gay "La Spagna è molto più indietro dell'Italia, Zapatero sta promuovendo riforme che noi abbiamo già fatto. Abbiamo una legislazione più avanzata, frutto di grandi battaglie civili". Così il presidente dei Ds Massimo D'Alema risponde in un'intervista all'Espresso alla domanda se alla sinistra italiana serva un'iniezione di Zapaterismo. Sulle coppie gay Zapatero è l'apripista in Europa. Voi sembrate più timidi, osserva Marco Damilano. Su questo punto così controverso la risposta del presidente della Quercia è netta: "Ritengo sbagliato battersi per i matrimoni gay. Le organizzazioni degli omosessuali più serie non li chiedono. E' un falso problema. Credo sia giusto tutelare con una legge le unioni civili tra gli omosessuali per impedire ogni discriminazione". "Gli stessi che ci dicono di imparare da Zapatero, qualche anno fa magnificavano il modello Blair - afferma D'Alema - vengono indicati molti maestri a seconda delle mode: Blair, Zapatero, Lula. C'è il mito delle terre lontane, un provincialismo che nasce dall'ignoranza, di chi non sa di cosa parla". lunedì 20 dicembre 2004 di ansa PARTECIPA AI GAY PRIDE,PER GIUDICE NON PUO'DISPORRE DEI BENI 'Potrebbe dilapidare i suoi beni per partecipare ai Gay Pride in tutta Italia'': questa e' solo una delle motivazioni con le quali il tribunale civile di Viterbo ha respinto il ricorso di un omosessuale, che aveva intentato una causa civile per far annullare un provvedimento di inabilitazione emesso nel 1981 e quindi disporre liberamente dei suoi averi. Una decisione che ha indignato il diretto interessato, Giovanni Orlandi Brenciaglia, 60 anni, giornalista professionista, figlio di una firma importante del dopoguerra, Vittorio Orlandi, e discendente, da parte materna, della famiglia Brenciaglia, nobili d'antica schiatta, proprietaria, tra l'altro, della Rocca Farnese di Capodimonte, dichiarata monumento nazionale. ''La mia vita - racconta - e' stata segnata dalle discriminazioni'', alcune delle quali - aggiunge - gli hanno impedito anche ''di svolgere l'attivita' di giornalista''. Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 21/71 ''Ho avuto solo la solidarieta' e il sostegno del Cardinal Martini - aggiunge Branciaglia - quando era arcivescovo di Milano. Sono dovuto emigrare in America e, nonostante due lauree e cinque lingue correttamente parlate, ho dovuto fare i mestieri piu' umili, tra i quali il portiere di notte''. Tra le motivazioni della sentenza, tra l'altro, si sostiene che Giovanni Orlandi Brenciaglia avrebbe intenzione ''di fondare un ente morale per sostenere le iniziative omosessuali''. ''Non e' affatto vero dice l'interessato - , avevo solo l'intenzione di fondare una piccola casa editrice per fa conoscere il grande amore che Pasolini nutriva per il Viterbese. E siccome il prossimo anno ricorrera' il trentennale della sua morte stavo pensando di ricordarlo in modo adeguato''. La ''prodigalita''' dell'uomo, secondo la sentenza, sarebbe dimostrata anche dal fatto che spenderebbe 5 euro di taxi ogni volta che deve recarsi al centro di Viterbo. ''Ma io - ribatte Orlandi Brenciaglia non ho la patente e tanto meno la macchina. E poi saro' libero o no di spendere i miei soldi come mi pare? Oltre tutto aggiunge io mi reco da La Quercia, dove abito, a Viterbo poche volte al mese, forse spenderei molto di piu' se avessi un mezzo privato''. L'inabilitazione (una forma piu' tenue dell'interdizione) cui l'uomo fu sottoposto nel 1981, a suo dire, sarebbe scaturita dal clima di persecuzione in cui vivevano gli omosessuali negli anni Settanta. ''Credevano che fossi malato, mi consigliarono di ricoverarmi in casa di cura ricorda -, una volta ho dato anche il mio consenso. E fu proprio durante uno di quei ricoveri mi fu nominato un giudice tutelare. Da allora, per disporre dei miei beni, mi devo far autorizzare dal giudice. Una trafila umiliante. E ancor piu' umiliante e' la motivazione con la quale il tribunale ha respinto il mio ricorso, cioe' perche' sono un omosessuale dichiarato, con un ruolo attivo nei movimenti omosessuali e frequento tutti i Gay Pride. E se, invece, dissipassi i miei soldi per partecipare alle manifestazioni di un partito?''. Un altro aspetto singolare della vicenda giudiziaria di cui e' protagonista Giovanni Orlandi - Brenciaglia riguarda le testimonianze. ''Avevano citato 56 testimoni conclude -, se ne e' presentato solo uno: mio fratello, ovviamente contrario all'annullamento del provvedimento del 1981''. Unico motivo di consolazione per l'uomo, le manifestazioni di solidarieta' ricevute da chi e' venuto a conoscenza della sentenza. giovedì 23 dicembre 2004, di L'Unità RAGAZZINI PICCHIATORI CONTRO DISABILI E GAY DALL'INVIATO PORDENONE Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 22/71 Era marzo, e Mauro, gay di Pordenone, inviava al questore, tramite la stampa locale, questa lettera aperta: «Da qualche tempo è riapparsa l’intolleranza alcuni ragazzotti si divertono a prendere di mira i gay che si ritrovano la sera. Attirano i malcapitati, dichiarandosi disponibili con movenze ed esibizioni inequivocabili. Una volta catturata la loro attenzione, li aggrediscono con catene e coltelli». Adesso è dicembre, Mauro è in ospedale, gravissimo per Aids, ma almeno la piccola ignobile banda è stata individuata: tutti minorenni, un po’ italiani, un po’ albanesi. Quattro sono dentro, due denunciati, altri sette sospettati. Un classico «branco». La chiamano baby-gang, per comodità, stanno tutti tra i 15 ed i 17 anni, ma è riduttivo. Esistono ragazzi quarantenni, e maturi adolescenti, e un miscuglio di entrambi a seconda delle situazioni. Questi, presi a Pordenone, sono da un lato disadattati totali, dall’altro delinquenti fatti e finiti: per una volta, nessuno parla di «bravi ragazzi». Marginali, si sfogavano con chi credevano più marginale di loro: gay, handicappati, ghanesi. E rubavano, molestavano, incendiavano dove gli capitava. Melting-branco. Tornano di moda, i teppisti. Anche nella piccola Pordenone. Tre anni fa i carabinieri hanno individuato un gruppo, ragazzini specializzati in furti in case e cantieri edili, che preparavano i colpi e nascondevano la refurtiva nell’oratorio parrocchiale. Un altro sta impazzando in provincia, riga auto, fora ruote in blocco, rovina cimiteri e lascia scritte di sfida. Il branco italo-albanese è un caso particolare. Per metà è composto da figli, cresciuti in città, di alcune poche - famiglie rimaste ai bordi al momento della prima ondata immigratoria albanese. Per l’altra, un po’ da figli di famiglie pordenonesi particolarmente disastrate, un (bel) po’ da figli di «collaboratori di giustizia», chiamiamoli così, famiglie inserite nei programmi di protezione dopo qualche testimonianza in indagini su mafia e camorra - soprattutto camorra - e spostate dal Sud a Pordenone per esigenze di tutela. Tutti, ad ogni modo, ragazzi che non lavorano, non frequentano alcuna scuola, in un paio di casi totalmente analfabeti. Più o meno come i loro genitori, che li trascurano totalmente. Caccia al «negro»... Hanno cominciato ad aggregarsi tre anni fa, ciondolando giorno e notte, specialmente notte, per la città, tra piazza Risorgimento e via Gorizia; una è la stazione delle corriere, l’altra un centro direzionale che al pomeriggio si desertifica. All’inizio, cercavano di spadroneggiare in qualche parco pubblico, molestando ragazze, estorcendo soldini ai ragazzini, un paio di volte cacciando di prepotenza i giovani ghanesi che giocavano a pallone - i «negri» erano il nemico iniziale - e rubando qualche motorino. Poi si sono allargati, piano piano. Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 23/71 ... e al gay. Aggressioni ai gay, attorno a via Gorizia, che è il luogo dove, la sera, gli omosessuali cercano compagnia. Attacchi anche pesanti, a bastonate. «I gay sono restii a sporgere denuncia», scriveva Mauro, un po’ per riserbo, un po’ perché «polizia e carabinieri hanno a volte un atteggiamento poco amichevole con noi». Poi, un giorno, in piazza Risorgimento, hanno cominciato a sbeffeggiare un giovane handicappato in carrozzina, e siccome quello protestava, a spingerlo, strattonarlo. La gente ha preso le sue difese, stava per nascere una rissa, è arrivata una Volante, i ragazzotti hanno preso a calci l’auto, sputato ai poliziotti. Fermati, portati in questura, rilasciati dopo una ramanzina del questore, Vincenzo Stingone, che adesso dice: «Presi uno per uno, parevano innocui sprovveduti». Ovvio. Il bottino. Furti in auto. A un automobilista, che li aveva beccati, hanno rotto un braccio. Una tentata rapina, ancora ai danni di un gay, evitata da altri passanti - almeno, a Pordenone, c’è ancora qualcuno che reagisce. Una lunga serie di sospetti: notati a ciondolare nei pressi di incendi notturni, all’inizio di cassonetti, poi di un bar, infine di una tavola calda vicino alla stazione. Due mesi fa, quattro di loro, in piena notte, stavano rubando dentro la pizzeria «Antico Cervo». Li hanno presi e arrestati in flagranza. Nelle loro case, e in quelle di due amici, un piccolo bendidio di refurtiva, dai telefonini alle autoradio, dai lettori cd alle play station. Era il bottino di una ventina di furti, anche dentro case. Di altri quaranta sono sospettati. La mutazione. Bloccati ormai sul confine del passaggio al professionismo: anche se nel giro non compare, per ora, neanche l’ombra di un adulto complice, fosse solo un ricettatore. Quasi tre anni fa, ricorda l’assessore ai servizi sociali Gianni Zanolin, la «baby gang» nascente era già una realtà sotto osservazione. Il Comune aveva provato a convocare le famiglie: «Colloqui impossibili». Aveva tentato di inserire alcuni ragazzi a scuola, in istituti professionali: un buco nell’acqua. Assisteva, grazie alle segnalazioni che via via arrivavano, all’espandersi del bullismo, ai tentativi del branco di crearsi «piccole zone franche», di conquistare territori. Due anni e mezzo fa, una inutile segnalazione all’ufficio minori della Questura. La polizia ha cominciato a tenerli d’occhio sul serio dopo la denuncia pubblica di Mauro. Paradossalmente, adesso i sei sotto inchiesta sono accusati solo di furto e ricettazione: per i più vari motivi nessuna delle altre vittime l’handicappato malmenato, l’automobilista ferito, i gay picchiati - ha voluto sporgere denuncia. Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 24/71 venerdì 24 dicembre 2004, di il Tirreno SU GAY E UNIONI CIVILI C’È UN’IPOCRISIA UMILIANTE I teologi di Milano dopo aver letto alcune dichiarazioni dei politici piombinesi - da An passando da liste civiche fino alla Margherita - sul senso da dare all’approvazione del registro delle coppie di fatto, purchè non si menzionasse la parola omosessuale, affermano, senza tema di smentita, che mentre può far buon gioco da parte loro rassicurare qualche prelato della gerarchia cattolica ed anche i benpensanti più ostinati e chiusi, il loro atteggiamento si colloca come una sorta di moralismo e di ipocrisia senza pari se non in analogia con quel comportamento descritto nella parabola del Samaritano. «Guardano e passano oltre, girandosi dall’altra parte», come facevano i farisei ed il sacerdote levita che non si occupano di chi è ai margini della strada. Buona morale questa: non occuparsi per principi assoluti ed astratti del presunto “bene comune” di persone concrete, in carne ed ossa, e della loro vita sociale, tra sofferenze difficoltà e speranze. Chissà che lezione di umanità si potrà mai imparare da questa sorta di cristianesimo modello clericale che viene avanti oggi, nonostante il Vangelo ci metta in guardia dal creare Samaritani, cioè gente ritenuta di categoria inferiore, non degna d’essere tutelata e considerata dalla legge divina, nè da quella degli uomini: una sorta di pària nella terra di nessuno. Quando poi si leggono frasi dei politici in questione, del tipo: “senza voler minimamente arrecare discriminazione agli omosessuali”, poichè il registro tratta d’altro. Ci si risparmi per favore una ipocrisia ancor più cocente e avvilente, perchè è proprio l’atteggiamento di chi si gira dall’altra parte facendo finta di non vedere. Infatti se in questo provvedimento del Comune, come più volte ribadito, non si tratta di gay e lesbiche, perchè altre sarebbero le priorità (degli eterosessuali) quando si decideranno gli uomini pubblici a prendere in considerazione i non eterosessuali?nÈ legittimo chiederlo, soprattutto ai cattolici, dato che i loro vescovi e preti non vogliono? E quando si dice di non parificarli al matrimonio eterosessuale cosa si intende, che li si lascia come ora senza nulla o li si spedisce via con un semplice e scarno atto notarile tra due privati? Si mettono la coscienza in pace questi uomini politici di varie estrazioni, soprattutto cattolici, di Piombino: ma le Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 25/71 persone non sono trasparenti o inesistenti, sono sempre là con i loro bisogni, le loro istanze, la loro richiesta di parità e di giustizia: ed occorre credere in un Dio davvero minuscolo e cattivo, e professare una religione ostile dell’esclusione per trovare motivi nobili nell’emarginazione e nella discriminazione, quand’anche con la scusa risibile e puerile di difendere e tutelare la famiglia e il matrimonio. domenica 26 dicembre 2004, di La redazione CALDEROLI: COPPIE GAY: "BRAVO SANTO PADRE, AVANTI COSI! ''Ben vengano questi appelli del Santo Padre a sostegno della famiglia, quella vera, prevista dalla nostra Costituzione, basata sul matrimonio, a cui, purtroppo, nei nostri giorni, anche se potra' sembrare superfluo, e' necessario aggiungere basata sul matrimonio tra persone di sesso diverso, cosi' come, del resto, e' previsto dalla modifica della Costituzione da me presentata in questa legislatura''. La dichiarazione e' del ministro delle Riforme, il leghista Roberto Calderoli. ''Credo - aggiunge - che sia poi assolutamente necessario che la Chiesa assuma una posizione nei confronti di quegli statuti di alcune regioni rosse che, con il nulla osta della Corte Costituzionale, hanno surrettiziamente introdotto le coppie di fatto, ivi comprese quelle omosessuali''. 27 DICEMBRE 2004, GIORNALE ONLINE EDICOLARPQ 'Difendiamo la famiglia, no alle unioni gay' "Una delle ragioni per cui si sta mettendo in atto una strategia per equiparare matrimonio e convivenze omosessuali e' che spesso non si percepisce piu' la ricchezza propria e specifica dell'essere-uomo,dell'essere-donna: soprattutto il mistero della femminilita' e' deturpato e violato nella sua ricchezza umana specifica''. Lo ha detto l' arcivescovo di Bologna Mons.Carlo Caffarra nell' omelia pronunciata ieri durante la messa celebrata per la Festa della Sacra Famiglia ''Esiste, nel disegno divino,una connessione inscindibile fra matrimonio e famiglia - ha detto ancora Caffarra - l'unico Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 26/71 modo degno e giusto di dare origine alla vita umana, il luogo originario per educare la persona umana e' la comunita' coniugale posta in essere fra l'uomo e la donna dal matrimonio. Solo l'atto dell'amore coniugale che fa degli sposi una sola carne, e' degno di dare origine ad una nuova persona umana; il diritto di educare competein modo originario ai genitori''. Caffarra ha quindi toccato il tema della prole, ribadendo il diritto assoluto alla vita. ''E' indubbio che per certi aspetti oggi si ha una grande attenzionealla dignita' del bambino, ma non e' meno vero - ha osservato l' Arcivescovo che essa oggi e' gravemente insidiata. In primo luogo perche' non e' piu' affermato il diritto assoluto alla vita fin dal momento del suo concepimento: si e' chiamato 'diritto' cio' che moralmente e' un omicidio." "Ma e' pure grave l'attitudine sempre piu' condivisa nei confronti del concepimento di una nuova persona umana prima ancora che venga all'esistenza. O esso (concepimento) e' visto come un male da evitare perche' impedisce la propria soggettiva realizzazione; o esso e' visto come un bene di cui si ha bisogno per la propria felicita'. Nell'un caso come nell'altro, la persona prima ancora di essere concepita, e' vista gia' in rapporto ed in ordine alla propria autorealizzazione: e' strumentalizzata''. sabato 01 gennaio 2005, di Franco Grillino www.gaynews.it BERLUSCONI MINACCIA UN NUOVO CLERICALISMO, IL MOVIMENTO GAY SI DEVE ATTREZZARE Nella fluviale conferenza stampa del premier Berlusconi, dove non erano ammesse domande a "sorpresa" (come invece avviene in ogni democrazia che si rispetti e che rispetti la libertà di stampa), il cavalier Silvio ha detto che ''Il punto di forza della prossima campagna elettorale della Cdl sara' il ritorno al motivo del nostro stare in politica. Oggi siamo in una dimensione economica (la riduzione delle tasse) e abbiamo fatto campagna in passato per lo Stato liberale. Oggi lo slogan potrebbe essere: 'Giu' le tasse, su i valori''. Spiegando poi che per volaro si intendeno "i valori dell'etica della morale" in quella che sarà una lotta del "bene contro il male" contro la "secolarizzazione". Un berlusca in versione "teocon", un neoclericalismo che abbiamo già visto all'opera nella maggioranza di centrodestra colpita sulla "via di Damasco" dalla vittoria di Bush e degli integralisti antigay americani. Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 27/71 Che a Berlusconi interessino realmente la morale, i valori, la secolarizzazione e qualsivoglia questione etica è un fatto che solo un popolo di rincoglioniti dalla televisione di regime può ritenere credibile. Ma per la comunità gay e lesbica italiana possono aprirsi tempi molto difficili se Berlusconi passerà dalle parole in libertà ai fatti e se imposterà sul serio la sua campagna elettorale sui temi cari al clericalismo omofobico esattamente come è successo negli USA. Abbiamo già detto più volte che l'Italia non è paragonabile agli Stati Uniti. Il processo di secolarizzazione che ha caratterizzato il nostro paese non è reversibile e leggi come quelle del divorzio e dell'aborto continuano a godere di amplissime maggioranze nei sondaggi e nell'opinione pubblica. Tuttavia se un premier, che possiede direttamente metà del sistema televisivo e ne controlla l'altra metà attraverso il Governo del Paese e per di più è proprietario della maggior azienda editoriale d'Italia, si butta a capofitto in una campagna elettorale impostata non più solo nella lotta tra bene e male intesa come lotta ai "comunisti" ma alla "secolarizzazione" e al "laicismo", allora può riaprirsi una stagione di omofobia clericale di Stato della quale la comunità gay e lesbica italiana potrebbe essere uno degli obiettivi. Forse non andrà così, io lo spero, ma se ciò dovesse accadere dobbiamo attrezzarci per contrastare con energia e determinazione questa nuova sfida. Come tutti sanno l'Italia è ormai uno dei pochissimi paesi europei a non avere una legge che riconosca le coppie di fatto comprese quelle gay e nemmeno una seria normativa antidiscriminatoria. Attualmente è in discussione alla Camera il progetto di legge sul Pacs, ma dalla calendarizzazione avvenuta il primo luglio 2004 non c'è stata nemmeno una seduta di discussione del PDL stesso. Un esponente di FI ha ammesso che ci sono state "forti pressioni vaticane" perchè ciò non avvenisse. Personalmente non ho mai condiviso l'ottimismo che era stato espresso da alcuni settori del centrosinistra e persino del centrodestra laico sulla possibilità di ottenere in questa legislatura una legge sulle coppie di fatto che riconoscesse anche quelle gay. I fatti sembrano purtroppo darmi ragione. Proprio per questo ritengo sia giusta l'iniziativa patrocinata da Critica Liberale di dar vita ad una consulta dei gruppi laici e dei singoli nell'ambito del centrosinistra per dare voce e rappresentanza a quella grande platea di laici, liberali, libertari che non vogliono la sudditanza del paese al Vaticano e al cavaliere migliardario in versione clericofascista. 15 anni fa alcuni di noi ragionarono sul progetto di un movimento politico laicista e libertario da affiancare all'Arcigay per esaltarne il ruolo di carattere generalista nella nostra società. I mezzi però erano quelli che erano e il progetto non andò in porto. Forse oggi è arrivato il momento di dar vita ad un gruppo di pressione, ad un movimento Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 28/71 marcatamente politico-culturale capace di incidere sul piano etico politico. Capace soprattutto di esprimere i contenuti e i valori della nostra azione politica. Si dirà che c’è già l’Arcigay, ma l’associazione svolge già il meritorio compito di garantire luoghi di aggregazione e di accoglienza per la comunità gay e lesbica italiana e benché il suo orientamento sia inequivocabilmente di sinistra la strategia è quella della trasversalità degli obiettivi e della piattaforma. Come fu per aborto e divorzio senza conquistare un pezzo della destra liberale è difficile che si realizzino anche in Italia quegli obiettivi, come la legge sul Pacs, che richiedono un ampia maggioranza parlamentare. Ecco perché diventa necessario un movimento collaterale di carattere squisitamente politico volto alla difesa della laicità dello stato e all’affermazione della pari dignità della cultura dei diritti individuali che esprimiamo. Uno dei punti forti della propaganda clericale è che chi non condivide la “verità” della chiesa cattolica ufficiale vive in un “deserto di valori”, è prigioniero del “relativismo etico”, non ha principi, non ha morale. Naturalmente tutto ciò è propaganda puram superbia clericale e arroganza moralista. Da sempre il clericalismo si spaccia come unico e universale raccogliendo aggressivamente una certa subalternità culturale della sinistra (ricordate la “marcia in più” che Amato attribuisce alle religioni?) e un consenso quasi generalizzato contro il “laicismo” additato al pubblico ludibrio come perversione massima dell’idea di libertà e di uguaglianza. Dato che, invece, come movimento gay e lesbico esprimiamo progetti, obiettivi precisi, desiderio di relazioni ed affetti che richiedono leggi e realizzazione di diritti generalmente condivisibili da tutti, abbiamo argomenti solidissimi per contrastare la propaganda clericale ed omofoba. In realtà, come abbiamo detto più volte e come è stato autorevolmente ripetuto dai commentatori della stampa libera, òa questione omosessuale rappresenta uno snodo decisivo della politica e della cultura di tutto il mondo laico e progressista. E’ la cartina al tornasole del tasso di libertà di una nazione. Non a caso la questione gay e lesbica è al centro della discussione politica in tutto l’occidente. La destra italiana, incolta e inetta, tenterà anche qui di importare il modello americano e di usare il “matrimonio gay” con contorno di “adozioni” per fare del terrorismo elettorale e mettere all’angolo un centrosinistra vulnerabile impaurito a causa del suo conservatorismo storico in materia di diritti civili e cultura laico-liberale. Ecco perché è necessario rendere “visibile” la parte più squisitamente politica che esprime il movimento gay e lesbico italiano anche, se necessario, attraverso una nuova organizzazione collaterale al movimento e alla sue realtà associative. L’idea di 15 anni fa era quella di chiamare questo nuovo soggetto politico “democrazia libertaria” per rivendicare alle culture laiciste, libertarie e dei diritti civili quella cittadinanza e quella presenza che si vuole costantemente negare a chi non la pensa Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 29/71 come Ratzinger. Si tratta di una impresa enorme per l’Italia, forse le forze non ci sono ancora. Ma a differenza di tanti anni fa ora siamo di fronte ad una minaccia reale, quella del clericalismo imposto per legge e dall’intero apparato televisivo (preti e religiosi hanno avuto più spazio di tutta la politica messa assieme in questi ultimi anni). Una sfida nuova e necessaria, una avventura morale. Che vale la pena di tentare. mercoledì 12 gennaio 2005, di La redazione CAMPOBASSO 8 MESI DOPO UNA TAVOLA ROTONDA SUI DIRITTI GAY ANCORA SILENZIO “I diritti negati delle diversità”. Tavola rotonda con partecipazione dell’Associazione Jonathan di Pescara, dell’Associazione genitori e amici degli omosessuali, dell’Opera nomadi del Molise e dell’Assessore alla Cultura del Comune di Campobasso. Concomitante mostra “Il movimento dei neri degli USA per la rivendicazione dei diritti – Martin Luter King” Vorrei sapere a distanza di 8 mesi se l'incontro è avvenuto e se è possibile pubblicare sul sito di mediateca2000 i risultati ottenuti o almeno sapere cosa si è detto. Qui a Campobasso non ci sono discriminazioni nei confronti di omosessuali, non ci sono episodi di intolleranza, per la maggior parte delle persone gli omosessuali a Campobasso semplicemente non esistono. C'è silenzio. C'è moralità. Qui a Campobasso gli omosessuali sono più cattolici degli altri, la sera guardano la tv insieme alla famiglia e si indignano più dei loro stessi parenti quando sentono parlare di omosessualità in tv o sulla stampa nazionale, al punto da passare per omofobi. Qui a Campobasso per fortuna gli omosessuali non ci sono, è una minoranza di cui il Sindaco, la presidenza della regione e le istituzioni non hanno bisogno di preoccuparsi. Qui non ci sono circoli dell'arcigay, non ci sono gaypride. Qui non c'e' bisogno di fare coming out. Semplicemente non serve La non curanza è il maggior disprezzo. E in molise di fatto questo fenomeno nei confronti degli omosessuali si verifica nella sua massima espressione: facendo finta che non esistono. Qui quando si organizza sui forum di gay.it una serata 'gaya' in una delle più frequentate discoteche della città...l'affluenza si dimezza. Qui non ci sono Franco Grillini, Imma Battaglia, Vladimir Luxuria. Non ci sono gli show di La7, per ascoltare Gay.tv via satellite quando non ci sono i parenti in casa ci si mette le Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 30/71 cuffie dopo aver chiuso le tende. Qui il DI'GAY PROJECT non è ancora passato ad "(cit.) analizzare il livello di visibilità e vivibilità..." Qui un omosessuale è considerato una persona che può "guarire". L'importante e' dire di essere 'Bisex'. Qui se sei una checca sei 'tollerabile' e fai ridere, se non lo sei, sei da evitare. Qui in molise il TG3 è troppo impegnato con le rubriche culturali sulla cucina molisana per parlare degli omosessuali. Per occuparsi di problematiche che fuori dalla regione sono all'ordine del giorno. In questo modo il disagio porta all'esasperazione, alla disperazione. A persone che se non possono fuggire, decidono di negare se stesse. E persone che sono costrette a vivere una doppia vita 24 ore al giorno, che si chiedono se mai cambierà qualcosa. Se sono da soli a volere che qualcosa cambi. domenica 16 gennaio 2005, di ansa UE: BUTTIGLIONE; DOCENTI CATTOLICI, LOBBY GAY C'E' DAVVERO ''Suscita sconcerto, indignazione e rabbia che Cohn-Bendit dei Verdi tedeschi Cohn-Bendit, peraltro un pedofilo dichiarato, abbia posto il veto a un cattolico a guidare la Commissione Europea dei Diritti civili''.Lo afferma Alberto Giannino, Presidente della Associazione docenti cattolici. ''Quando parlammo di lobby gay - prosegue - il deputato Grillini fece ricorso a delle offese e insulti; ora capiamo il perche'. Evidentemente la lobby gay in Europa esiste ed e' pericolosissima, visto che qualche suo membro ha un' attenzione molto particolare per i minori come scrive nel suo libro 'Dani il rosso'''. ''La pedofilia - ribadisce - e' un crimine orrendo, raccapricciante e devastante, che non puo' non suscitare la riprovazione di tutti. E' un crimine che grida vendetta al cospetto di Dio perche' l'infanzia non si tocca. Noi docenti cattolici lo condanniamo senza mezzi termini e chiediamo a Grillini, ai Verdi tedeschi e italiani, di esplicitare la loro posizione su questo tema''. ''A Buttiglione - conclude Giannino - diciamo invece di non porgere l'altra guancia all' infinito. Egli ha di fronte due atteggiamenti: la resistenza o la resa. Noi gli consigliamo la resistenza di fronte ad aggressioni, insulti, intimidazioni, veti e persecuzioni''. Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 31/71 martedì 25 gennaio 2005, di La redazione LEGA: "NO AL MATRIMONIO GAY" "Il voto dell'aula, che ha bocciato il nostro ordine del giorno per la tutela della famiglia fondata sul matrimonio, rivela tutta l'ipocrisia delle forze politiche, anche di maggioranza, che difendono questi valori solo a parole. E' un comportamento che ci sconcerta profondamente". Lo ha dichiarato Carolina Lussana dopo la bocciatura del suo ordine del giorno alla Costituzione europea all'esame dell'Aula della Camera. "Il trattato europeo definisce il matrimonio - prosegue Lussana - come un'unione di individui, lasciando aperta la possibilità per matrimoni non solo tra persone dello stesso sesso ma anche in regime di poligamia. Noi abbiamo invitato il governo a non autorizzare matrimoni diversi rispetto all'attuale istituto ma, incredibilmente, solo la Lega Nord ha votato a favore". "Forse l'intervento di Grillini ha confuso i piani della questione: un conto - dice il deputato leghista - ß il riconoscimento delle coppie di fatto purchá eterosessuali, un altro, e questo per noi è inaccettabile, è dare riconoscimento giuridico a forme o modelli di famiglie alternative da quelle monogamiche o da quelle composte da un uomo e una donna". "I nemici del ministro Buttiglione non sono, evidentemente, solo in Europa ma anche nella stessa maggioranza. Di questo passo presto potremmo avere i matrimoni omosessuali e domani, magari, la possibilità dell'adozione da parte dei gay. Se questa è la risposta della maggioranza alla crisi della famiglia conclude Lussana - noi siamo assolutamente contrari". giovedì 27 gennaio 2005, di La redazione SALERNO: LIBRO SU GESÙ GAY, LA MARGHERITA SI RIBELLA Tiene banco a Palazzo di Città la vicenda del patrocinio “morale” concesso dal comune alla presentazione, svoltasi ieri sera a Spazio Donna, di un libro (“L’uomo che Gesù amava” di Gianni De Martino) che approfondisce la tesi di un Cristo omosessuale. Maggioranza e opposizione uniti nel condannare il coinvolgimento della civica amministrazione. Il vicesindaco Mastalia tuona: “È stata una leggerezza inaudita”. Mentre Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 32/71 Cesare Festa (An), che per primo ha fatto esplodere il caso, se la prende con l’arcivescovo Pierro, “colpevole di restare zitto di fronte ad una serie di disvalori”. Intanto Lorenzo Forte (Verdi), che ha preso parte alla presentazione del libro dello scandalo, ammette: “Quel patrocinio l’ho chiesto ed ottenuto direttamente dal sindaco”. La bufera sul Gesù gay: maggioranza e opposizione al Comune di Salerno si trovano per una volta unite nel deplorare la concessione del patrocinio “morale” alla presentazione del libro “L’uomo che Gesù amava” di Gianni De Martino, che si è svolta ieri sera a Spazio Donna. Concessione, peraltro, di cui pare si sia reso responsabile il sindaco Mario De Biase in prima persona. “È una cosa che ha dell’inaudito – tuona il vicesindaco Carmine Mastalia (Margherita) – può anche essere stata una distrazione, ma a tutto c’è un limite. Faremo una verifica per capire se c’è stata una leggerezza, tutto può essere discusso ma almeno il Signore lasciamolo in pace”. “Così si “aggira” la volontà del Consiglio comunale che non approvò nel 2003 l’istituzione di un elenco delle Unioni Civili”, aggiungere il consigliere comunale Erberto Manzo, dello stesso partito. E se il diessino Dario Barbirotti dice che “da uomo laico e libero trovo inaccettabile l’accostamento di Gesù all’omosessualità”, Cesare Festa, capogruppo consiliare di An che per primo ha posto il problema morale e religioso con il collega di partito Roberto Celano, rincara la dose e se la prende persino con il vescovo di Salerno, monsignor Gerardo Pierro, che si trincera dietro al solito silenzio: “Sbaglia a non intervenire tutelando in valori della chiesa cattolica, la nostra non è una battaglia politica, vogliamo solo difendere le tradizioni di civiltà da una serie di disvalori che a Salerno stanno purtroppo crescendo a vista d’occhio”. Sul fronte opposto, a sostenere l’iniziativa, restano fermi sulle loro posizioni il consigliere comunale Francesco Colucci (“Socialismo è Libertà”) che invita il direttore della Caritas, don Franco Fedullo, che aveva definito “immorale” il patrocinio, “ad occuparsi della Chiesa salernitano e non delle Istituzioni laiche” e il presidente della Commissione cultura al Comune, il verde Lorenzo Forte. “Si continua a parlare di un libro che nessuno ha letto – incalza Forte – e ci si ferma al titolo che è solo una provocazione, l’obiettivo vero è invece un altro, smantellare le teorie omofobe di Ratzinger contro il riconoscimento delle coppie gay”. È lo stesso Forte a svelare il mistero del patrocinio: “Una ventina di giorni fa l’associazione Garcia Lorca mi chiese come fare per ottenere il patrocinio comunale per la presentazione del libro. Feci preparare una richiesta scritta e l’ho fatta arrivare al sindaco che a sua volta ha incaricato della cosa un dirigente. Tutto qui. Se fossero stati stampati dei manifesti avrebbero anche pagato il cinquanta per cento in Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 33/71 meno”. Forte ha preso parte, ieri sera, alla presentazione del libro che, nonostante il clamore mediatico, ha richiamato a Spazio Donna non più di trenta persone, molte delle quali attiviste di Arcigay e Arcilesbica. Sorpreso delle polemiche salernitane, l’editore del volume, Fabio Croce, che ha rimarcato come la presentazione romana, avvenuta l’estate scorsa, del provocatorio pamphlet, non sia stata accompagnata da nessun tipo di scandalo. “Chi solleva polemiche – ha aggiunto il consigliere regionale dei Verdi, Cucco Petrone – conferma in pieno l’attuale clima di omofobia dilagante”. E il radicale Michele Capano, intervenuto con Pasquale Quaranta, presidente di “Garcia Lorca” e Gianpaolo Silvestri, responsabile nazionale diritti civili dei Verdi: “Questo è il luogo in cui la carità si svolge veramente, venisse a rendersene conto, don Franco Fedullo, piuttosto che lanciare anatemi”. venerdì 28 gennaio 2005, di il Corriere della Sera ANDREOTTI: NO ALL'EQUIPARAZIONE TOTALE TRA FAMIGLIA GAY E ETERO Il governo socialista spagnolo ha legalizzato le adozioni delle coppe omosessuali. E' un provvedimento destinato a diventare legge anche altrove? "Guardi, io sono uomo d'altri tempi, quando sento parlare di coppie mi vengono in mente i piccioni. Ma non voglio mancare di rispetto a nessuno. Già una volta mi attirai una querela dell'Arcigay, per fortuna poi ritirata, per aver detto scherzosamente che di questo passo gli "anormali" saremo noi. Io sono assolutamente favorevole al rispetto dei diritti degli omosessuali, e sono contento di aver visto in questi 86 anni una grande evoluzione sociale proprio nel senso del rispetto. Ma l'equiparazione totale con le famiglie sinceramente mi pare troppo. Chissà, può darsi che quando saranno passati altri 86 anni le cose saranno ancora diverse". (Il Corriere della Sera) 30 gennaio 2005, La Repubblica Coppie gay: "Sono una distorsione" Il governo spagnolo vara ufficialmente il progetto di legge sulle unioni omosessuali, mentre dal Vaticano giunge l´ennesimo no alle coppie di fatto e alle unioni gay. Così saranno già tre in Europa gli stati che avranno legalizzato le Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 34/71 coppie omosessuali (attualmente sono Belgio e Olanda), mentre anche in Italia procede il discorso sui «patti di solidarietà» fra due partner a prescindere dal sesso. Ciò nonostante la Santa Sede continua a seguire la politica dei veti, incurante del fatto che all´interno del mondo cattolico - e dello stesso clero e persino tra i vescovi - le opinioni maturano bel al di là dell´impostazione tradizionale. È accaduto durante l´inaugurazione dell´anno giudiziario vaticano. Durante la cerimonia il decano della Sacra Rota monsignor Antoni Stankiewicz ha definito le unioni gay una «distorsione» del matrimonio quale «comunione di amore e di vita tra un uomo e una donna», aperta alla procreazione. Nemmeno la legalizzazione avvenuta in alcuni stati, ha soggiunto Stankiewicz, le rende giuste, perché si contrappongono all´ordine oggettivo della natura umana su cui anche il diritto antico non-cristiano fondava l´istituto del matrimonio. Egualmente netto è stato il prelato sulle unioni di fatto eterosessuali che «non possono arrogarsi l´identità e la dignità di un vero matrimonio». Immediata la reazione del parlamentare diessino Grillini, ex presidente dell´Arci-Gay, secondo cui le coppie gay non costituiscono «nessuna distorsione», poiché il matrimonio tradizionale non è affatto minacciato dall´inclusione nel riconoscimento giuridico dei nuovi tipi di famiglia. All´inaugurazione dell´anno giudiziario vaticano il Papa si è mostrato allarmatissimo per la crescente disponibilità dei giudici ecclesiastici a capire le ragioni dei coniugi, che chiedono l´annullamento. Oggi quasi ogni 60 matrimoni i giudici di prima istanza riconoscono una nullità. Wojtyla ha strigliato i giudici, affermando che non necessariamente un´unione fallita è anche «nulla» per il diritto della Chiesa e sostenendo che una «falsa compassione per le persone» può spingere persino a «suggerire espedienti» fino alla falsificazione delle prove. E tuttavia il veto vaticano alla comunione dei divorziati risposati provoca notevole disagio in seno alla Chiesa. Il decano della Sacra Rota Stankoewicz ha ammesso che la causa di molte sentenze di scioglimento sta nella tendenza a riportare alla normalità ecclesiale i «fedeli che si trovano in situazione matrimoniale irregolare». Il prelato, pur riaffermando il veto della comunione ai divorziati risposati, ha fatto un discorso aperto a più interpretazioni. Da un lato ha detto che «il giudizio sullo stato di grazia spetta soltanto agli interessati stessi», cioè si tratta di «una valutazione di coscienza». E qui ha citato san Paolo: «Ciascuno esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calicè». (Cioè, giudicheranno i divorziati se accostarsi Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 35/71 alla comunione). Dall´altro, ha ricordato che il giudizio sulla nullità di un matrimonio spetta alla Chiesa e quindi il divorziato e risposato sa che il sacramento dell´eucaristia non gli è accessibile. Mercoledi 2 Febbraio 2005, in VARESENEWS “Se il comune non mi aiuterà non assumerò più i farmaci vitali” Se il comune non mi aiuterà ho già deciso di non assumere più i farmaci vitali contro il mio male. E’ questa la forte confessione fatta da Fabrizia al celebre portale Gay.it, su cui prosegue in questi giorni la polemica che ha sconvolto il paese di Uboldo. Come infatti è già stato raccontato il 30 gennaio su Varesenews, Fabrizia B., 50 anni, ha accusato di essere stata licenziata solo perché ha avviato le pratiche burocratiche per il cambiamento di sesso. Già all’età di 35 anni, infatti, Fabrizia ha subito alcuni interventi chirurgici per diventare donna: ora che il cambiamento è stato ultimato si tratta solamente di cambiare quella “o” di Fabrizio in una “a”, sulla carta di identità. A rendere più scottante la denuncia era il fatto che l’agenzia per cui lavorava era una cooperativa con appalti dal Comune. Ma la versione dei fatti data dal sindaco, Mario Piazza, a seguito delle 500 email di protesta raccolte da Gay.it è differente. Secondo Piazza, infatti, Fabrizia lavorava per il comune solo con un contratto a termine, in sostituzione di una maternità. Quindi, al rientro della lavoratrice sostituita, era naturale che il contratto non sarebbe stato rinnovato. Inoltre il sindaco ha fatto notare che il comune non ha “abbandonato” la donna, avendola messa in contatto con lo sportello Informalavoro di Saronno. Ma nonostante queste giustificazioni la vittima del licenziamento non si dice soddisfatta e oggi racconta, attraverso il portale, la difficoltà della sua situazione. A Fabrizia, infatti, cinque anni fa è stata diagnosticata anche una malattia grave, per la quale le è stata certificata un’invalidità del 90%. Senza il suo lavoro da assistente domiciliare ora deve vivere con i soli 230 euro mensili della pensione di invalidità. E in fondo rimane vivo il dubbio di essere stata licenziata per una semplice, ma per lei importantissima, “a”. E quindi arriviamo alla dichiarazione forte e forse un po’ provocatoria: «Ho già deciso di non assumere più i farmaci vitali contro il mio male se il Comune non mi aiuterà. Il lavoro è un mio diritto». Mercoledi 2 Febbraio 2005 Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 36/71 martedì 08 febbraio 2005, RaiNews24 Gad. Prodi: no al matrimonio fra gay Il leader della Gad, Romano Prodi, ritiene che " 'famiglia' e 'matrimonio' sono termini che non si usano nei rapporti tra persone dello stesso sesso". Lei è contrario a parlare di 'adozione' e 'matrimonio' in merito alle coppie gay?, gli è stato chiesto. "Mi sembra che su questo non vi sia alcun dubbio". Il botta e risposta è avvenuto questa sera a Bologna tra il conduttore della trasmissione Dedalus (in onda questa sera sul circuito E-tv) e il leader della Gad Romano Prodi. Romano Prodi non ha comunque manifestato l'intenzione di andare contro le aperture fatte nei confronti delle coppie gay dal segretario dei Ds Piero Fassino all'assise di Roma. Prodi ha tenuto a sottolineare che "in molti sbandierano il concetto di famiglia e poi lo distorcono. Famiglia e matrimonio - ha ripetuto - sono termini che non si usano nei rapporti fra persone dello stesso sesso". Ben diverso, secondo il Professore, il discorso di Fassino, che ha "parlato di sostegno" alle coppie di fatto, fra cui sono incluse anche le coppie gay. martedì 08 febbraio 2005, di ansa UDC: BENE PRODI CONTRO MATRIMONIO GAY ''Evviva, con qualche mese di ritardo Romano Prodi ha avuto il coraggio di dire quello che tutti noi eravamo sicuri pensasse ma si era ben guardato dal dire''. Cosi' Maurizio Eufemi, vicepresidente del gruppo Udc al Senato plaude alle parole di Prodi contro il matrimonio tra gay. ''Bravo. Se solo lo avesse detto davanti alla Commissione Liberta' del Parlamento Europeo, sarebbe stato buttato fuori, come e' avvenuto per Buttiglione. Adesso il Professore ci faccia almeno sapere se si tiene Michele Santoro, che non perde occasione per ricordare a tutti che a Bruxelles ha votato contro Buttiglione per lo stesso motivo. E, giacche' ci siamo - conclude Eufemi - anche Santoro ci faccia sapere se resta con Prodi''. Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 37/71 lunedì 14 febbraio 2005, di il Tirreno TOSCANA: GUIDA SUL TURISMO GAY, FI ATTACCA PROVINCIA E REGIONE Indice puntato di FI contro la guida turistica versiliese per gay e transessuali pubblicata dalla Regione «con soldi pubblici». A mettere in dubbio l’opportunità dell’operazione sono Vittorio Fantoni e Luca Lunardini, consigliere comunale e provinciale di FI. «Esprimiamo perplessità su questa guida - scrivono gli esponenti di Fi - perché si tratta di un opuscolo finanziato da denaro pubblico (Regione e Apt di nomina provinciale, entrambe di centrosinistra); perché la riteniamo di dubbio ritorno economico, essendo opinabile l’aumento del cosiddetto turismo “alternativo” mentre più facile appare il rimbalzo negativo sul nostrano (e più numeroso) turismo “familiare”». Inoltre, per FI è singolare che «dopo un lungo periodo di scarsi investimenti regionali e provinciali sul turismo versiliese (e se ne vedono le tristi conseguenze) si assista a questo particolare utilizzo di fondi pubblici. Inoltre, l’iniziativa di Regione (e Provincia) sembra calata sui Comuni versiliesi e sulla circoscrizione Torre del Lago senza un loro diretto coinvolgimento». Le perplessità, inoltre - ammette FI - sono anche di «carattere ideologico. Nessun pregiudizio, sia chiaro, ma capacità personale di comprensione ed accoglienza sono spesso mal traslabili nella “cosa pubblica” le cui iniziative dovrebbero avere altre finalità sociali. Anzi ci chiediamo se simili iniziative non possano contribuire a creare un “circuito isolato”, espressione magari inconscia di una sorta di neo-discriminazione, con luoghi consigliati-dedicati agli omosessuali». martedì 15 febbraio 2005, di Il Piccolo I GAY NON HANNO BISOGNO DI SCIMMIOTTARE LA FAMIGLIA Gli inglesi lo chiamano «common sense»; da noi, ma con un significato più evasivo, è diventato «senso comune». Questo senso comune sembrava relegato tra le filosofie banali a uso domestico e invece recentemente tra il furoreggiare di ideologie arbitrarie, infondate e infeconde, il senso comune è destinato ad assumere un ruolo forte come il «common sense» inglese. Quando il professor Prodi dice: «Famiglia e matrimonio sono termini che non si usano nei rapporti tra persone dello stesso sesso» fa del «common sense». Conosco molti fenomeni e molte storie che la parola gay comprende solo superficialmente. Conosco storie di inaudite sofferenze, di Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 38/71 umili gioie e anche di trionfi che appartengono a questo mondo. E tuttavia non mi sono mai nascosto che il fenomeno gay obbliga a guardare il mondo per molti aspetti in modo «diverso». Tra l’altro non si spiegherebbero i talenti di molti gay per alcune professioni compresa la matematica pura e la filosofia, come insegna il grandissimo Wittgenstein. Ma non facciamo dell’elitarismo. I gay, anche quelli meno dotati, hanno tali risorse nelle relazioni umane e in quelle sentimentali (anche nelle «coppie di fatto») da non aver alcun bisogno di scimmiottare il mondo eterosessuale in quello che ha di più specifico: la famiglia. Plaudo alla dichiarazione di Prodi improntata al buon senso (ce n’è tanto bisogno), che non significa affatto discriminazione nei confronti degli omosessuali bensì consapevolezza di ruoli «diversi» sessuali e sentimentali. E ricordiamo che Virginia Woolf si lamentava che fossero riconosciuti solo tre sessi. Quanto ai «gay» come oggi si presentano, non condivido la loro «gaiezza», non mi piace il loro esibizionismo, il conformismo, l’omologazione cu hanno sottoposto una delle varianti più antiche del comportamento sessuale umano (e animale). La gaiezza la sento falsa e l’esibizione del proprio eros un’esposizione della vergogna con la quale i cosiddetti normali hanno da sempre voluto bollarli. Gesticolazioni provocatorie, battute, smorfie e un intero repertorio di eufemismi noti fino alla nausea e incredibilmente antichi – basta leggere alcune scene del «Satyricon» – vengono riproposti ossessivamente. Del tutto innocui; tuttavia la rappresentazione grottesca dell’omosessualità è un’arma della maggioranza omofobica per esorcizzare il fenomeno e trattaarlo come spazzatura da gettare in un angolo. Anche le manifestazioni dell’«orgoglio gay» con le loro parate folkloristiche hanno lo scopo di rassicurare il mondo «normale», di negare le sue tendenze inconsce e latenti e di moltiplicare attorno ad esso i capri espiatori. L’umanità da millenni non cessa di interrogarsi sul fenomeno della diversità sessuale, con alterne fasi di tolleranza e di condanna. Tolleranti erano le antiche civiltà greche e arabe, intollerante l’Europa cristiana, per cui ancora agli inizi del Novecento il peccato di Sodoma, anche se tra «adulti consenzienti», veniva punito con anni di lavori forzati. C’è stato bisogno di un grande salto culturale per renderlo compatibile con la parte più illuminata della società. A questo scopo hanno provveduto direttamente o indirettamente grandi scrittori, alcuni politici riformisti e soprattutto la psicologia moderna, per cui Sigmund Freud è stato il primo a reclamare la soppressione degli articoli di condanna penale in alcuni codici vigenti. Gli scrittori, i filosofi, i grandi moralisti che hanno affrontato il tema dello scelus contra naturam, non l’hanno mai accostato come un cumulo di frivolezze; al contrario, sono stati sempre consapevoli della sua natura sulfurea sia che Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 39/71 abbiano cercato di comprenderla sia che abbiano sentito il dovere di rifiutarla. Per San Tomaso d’Aquino era ancora valido il credo di Aristotele secondo cui le tendenze omosessuali sono innate e perciò «naturali». Sul fronte opposto per San Giovanni Crisostomo i gay sono contrassegnati da «opinioni sataniche» e «vite diaboliche». La diatriba che proseguiva da millenni, solo recentemente, data per scontata l’accettazione dell’omosessualità nelle società moderne, ha visto emergere un nuovo tipo di conflittualità. I gay, ormai «impuniti», da qualche anno reclamano il diritto di organizzarsi in un movimento per il riconoscimento di tutti i diritti civili (e per le coppie gay anche quelli parentali con adozioni) e una totale «visibilità» anche politica. Queste richieste, in parte già ottenute, vengono rafforzate da una sempre maggiore consistenza numerica. Già Marcel Proust aveva individuato un mondo così folto da non poter essere ben calcolato: «Essi costituiscono in ogni paese una colonia orientale colta, sensibile alla musica, maldicente, dotata di incantevoli doti e di difetti insopportabili». Ma lo stesso Proust in un altro luogo del suo sterminato romanzo lancia questo monito: «Errore funesto nel promuovere un movimento sodomitico e nel ricostruire Sodoma». Le vecchie generazioni di omosessuali che hanno conosciuto le tribolazioni della clandestinità, ma anche i suoi vantaggi nel senso di una tensione erotica e sentimentale ben superiore agli odierni svaghi gay, non possono non riconoscersi nelle parole di Proust. E tanto per citare anche un grande scrittore italiano, Alto Palazzeschi aveva un’opinione perfettamente coincidente. Tra tante altre opinioni favorevoli o contrarie, di questo monito proustiano in ogni caso va tenuto conto per evitare la banalizzazione del fenomeno che comporta una caduta di valori culturali e di stile di vita. L’omosessualità ha tali ramificazioni nella psiche umana da non poter essere trattata alla stregua di un’opzione; dell’adesione a un movimento che crede di risolvere tutti i problemi. Essa è frutto di tante e disparate cause. Alcune ancora misteriore, ma ciò che affiora con chiarezza sono i cocenti traumi subiti nell’infanzia di molti omosessuali. L’identificazione del proprio eros non può non avvenire come semplice soppressione di antichi tabù, ma con una loro metabolizzazione di tipo culturale. Quanto alle coppie omosessuali di fatto, di cui oggi tanto si discute, si può solo dire che sono da sempre esistite. Vogliamo ricordarne qualcuna mescolando le epoche per far vedere come nulla cambia nella storia dell’uomo? Fidia, il più famoso scultore greco, iscrisse il nome dell’atleta da lu amato nell’anello del sommo Zeus del tempio di Olimpia. Hermann Melville, che scrisse di nascosto la storia omosessuale di Billy Budd pensando di mai pubblicarla, ebbe un coup de foudre per lo scrittore Nathaniel Hawthorne. Riccardo Cuor di leone era l’amante di Filippo re di Spagna; Michelangelo di Tomaso Cavalieri, che lo assistette sul letto Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 40/71 di morte tenendogli la mano; James Dean del diciannovenne Jonathan Gilmore; Johnny Weissmüller, il Tarzan delle nostre estasi cinematografiche, dell’attore Jaque-Catalan; Friedrich Hölderlin di Isaac Sinclair, rimasto fedele anche dopo la pazzia del poeta. Degli altri «fia laudabile tacerci, ché il tempo saria corto a tanto suono», come dice Dante. E tuttavia a quale intensità emotiva possa arrivare l’eros di una coppia di «diversi» ce lo mostrano le lettere che il poeta Jean Cocteau inviò all’attore Jean Marais: «L’idea di toccare un altro essere al fi guori di te, di rivolgergli delle parole tenere, mi sconvolge. Mi rifiuto di farlo Mio Jean, sii indulgente verso un folle d’amore che ha deciso di non guarire della sua follia, di non diventare mai saggio». sabato 19 febbraio 2005, di La redazione RELIGIONE: BERTONE, GAY E COPPIE DI FATTO NON SONO FAMIGLIA Il cardinale Tarcisio Bertone, arcivescovo di Genova, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico, prende posizione su uno dei temi piu' attuali. ''Alcune situazioni come le coppie di fatto e le coppie gay dice - devono essere considerate quello che sono: eccezioni che non possono essere trasformate nella normalita'''. Nel giorno della grande rivalutazione del sesso in ambito matrimoniale c'e' spazio anche per ribadire alcuni ''paletti'' fondamentali della visione cattolica. ''Fare un distinguo - spiega l'arcivescovo - non significa esclusione: la pastorale e' per tutti e per tutti c'e' accoglienza, ma quando si parla di famiglia la chiesa non puo' prescindere dalla sua dottrina, che prevede l'unione di un uomo e una donna di fronte a Dio'' sabato 19 febbraio 2005, di APC COPPIE DI FATTO. PACS, RIVOLTA (FI): IMPROBABILE CHE LEGGE PASSI "Le probabilità che il progetto di legge sul Patto civile di solidarietà (Pacs) passi prima della fine di questa legislatura purtroppo non sono alte". E' quanto ha detto il deputato di Forza Italia, Donato Rivolta, primo firmatario del progetto di legge, intervenendo al dibattito "Essere gay a destra", organizzato dall'associazione dei gay liberal di centro-destra GayLib e dalla Federazione Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 41/71 Liberaldemocratici tenutosi oggi a Milano. "Faremo di tutto - ha proseguito Rivolta - perché la legge sia approvata almeno da un ramo del Parlamento, in modo da poterla richiamare perché passi anche nell'altra Camera nella prossima legislatura". "In questo modo verranno allo scoperto i gruppi che formalmente non vogliono il Pacs", ha aggiunto il parlamentare. In relazione al tema delle coppie omosessuali, Rivolta ha poi escluso che per queste si possano adottare i termini di "famiglia" e "matrimonio": "Nella sensibilità collettiva si associa a questi termini la convivenza fra persone di sesso diverso e, almeno come possibilità, la procreazione: lasciamo che sia questa la definizione". Anche Marco Marsili, portavoce della Federazione Liberaldemocratici, ha invitato a "non irrigidirsi per motivi di propaganda a voler parlare di matrimonio" anche per le coppie gay, invitando a concentrarsi sull'ottenimento dell'"importante risultato" costituito dall'approvazione del Pacs. Pur dicendosi "entusiasta" del pdl Rivolta, il presidente di GayLib, Enrico Oliari, ha ricordato che solo Irlanda, Grecia e Italia, in Europa, non hanno ancora riconosciuto le coppie gay e si è chiesto se una eccessiva rigidità non renda i "cittadini solo simili e non uguali". Il pdl firmato da Rivolta e da altri 36 parlamentari di Fi, An e Udc, è una delle proposte di legge sulla regolamentazione delle coppie di fatto attualmente in discussione in Commissione Giustizia. Prevede che il Pacs, che sottostà alle norme del contratto delineate dal Codice Civile, regoli e offra alcune forme di tutela alla situazione di "quegli individui che decidono di convivere, indipendentemente dal loro sesso, dalle motivazioni della decisione, dall'età", ha spiegato Rivolta. domenica 20 febbraio 2005, di La Provincia CHIESA: IL SESSO E' BELLO MA DENTRO AL MATRIMONIO Il sesso come linguaggio e comunicazione e come elemento necessario per la riuscita del matrimonio. La Chiesa manda in pensione il vecchio concetto di "debito coniugale" e lo sostituisce con quello di "comunione, complicita" e sintonia piena e totale dei cuori e dei corpi. Ha contenuti quasi rivoluzionari la relazione presentata dal vicario giudiziale del Tribunale ecclesiastico, monsignor Paolo Rigon, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario ecclesiastico e ripresa dall'arcivescovo di Genova, cardinale Tarcisio Bertone. Resta il veto ai rapporti prematrimoniali («anche se molti sacerdoti tendono oggi ad assolvere questo Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 42/71 comportamento» ha sottolineato il cardinal Bertone) ma si allontana sempre più la visione sessuofoba, mentre assume rilievo quella del completamento della persona attraverso l'incontro fra uomo e donna, con le loro diverse identità. E sempre dalla Chiesa genovese arriva l'invito agli sposi di non lasciarsi assorbire totalmente dai problemi quotidiani e dai figli, dimenticando l'intesa di coppia: un invito esplicito a non trascurare il sesso, seppur nell'ambito del matrimonio, nelle sue varie espressioni. Nella relazione di Rigon si parla di intesa sessuale, di tenerezza, di «rapporto sessuale come linguaggio dell'amore», di necessità di una corretta educazione sessuale, dell' importanza degli sguardi, della tenerezza, di un dialogo fatto anche di attenzioni e gesti. Il linguaggio dei corpi - si legge - è il linguaggio di Dio che per manifestare sè stesso nel mondo ha scelto il maschile e il femminile. Parole innovative, lontane dal concetto di rapporto sessuale finalizzato alla sola procreazione, che hanno sorpreso più di un partecipante all'inaugurazione dell'anno giudiziario. Non è certo un invito a libertinaggio - precisa Bertone - semmai si tratta di un innalzamento ad un livello alto dell' antropologia e della sessualità, troppo spesso svalutata e ridotta al solo aspetto materiale. Il cardinal Bertone è comunque tornato a ribadire il no alle unione tra gay. Sempre in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico, l'arcivescovo ha preso posizione su uno dei temi più attuali. «Alcune situazioni come le coppie di fatto e le coppie gay - dice devono essere considerate quello che sono: eccezioni che non possono essere trasformate nella normalità». Nel giorno della grande rivalutazione del sesso in ambito matrimoniale c'è spazio anche per ribadire alcuni «paletti» fondamentali della visione cattolica. «Fare un distinguo - spiega l'arcivescovo non significa esclusione: la pastorale è per tutti e per tutti c'è accoglienza, ma quando si parla di famiglia la chiesa non può prescindere dalla sua dottrina, che prevede l'unione di un uomo e una donna di fronte a Dio». martedì 22 febbraio 2005, di il Corriere della Sera GRILLINI:"L'ESERCITO ITALIANO APRA AI GAY" Nei reparti italiani il divieto è assoluto Tranne che in guerra Grillini: adesso il ministro Martino segua l'esempio di Londra ROMA - In Italia gli omosessuali non sono ammessi nelle forze armate, nemmeno per il servizio volontario, e con una sola eccezione: la guerra. Il divieto non è ufficiale e al momento della visita non si chiede di dichiarare il proprio orientamento. Una circolare del 1989 della direzione Sanità militare afferma che "l'omosessualità (...) non può essere Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 43/71 considerata di per sé una malattia o una devianza". Ma poi aggiunge: "Tenuto conto che i soggetti omosessuali compongono di fatto una categoria a rischio disadattamento, si richiede la loro dispensa, fatto salvo il caso della mobilitazione generale". In pratica i gay sono stati esclusi dalle caserme con motivazioni psicologiche: sindrome ansiosa, conflitto d'identità. Dal 1992 la procedura è stata istituzionalizzata: gli ospedali militari hanno riformato, dopo la visita psicologica, i ragazzi che si presentavano alla visita militare con una lettera dell'Arcigay che attestava la loro omosessualità. In 20 anni sono circa 5 mila i giovani rimasti a casa per questo motivo. Ma ora si vuole voltar pagina. "Chiedo al ministro Martino - dice Franco Grillini, deputato Ds e presidente onorario dell'Arcigay - di seguire l'esempio inglese e sono sicuro che, da liberale, lo farà. Già oggi nelle forze armate italiane i gay ci sono: perché devono continuare a nascondersi?" venerdì 25 febbraio 2005 , di L'Arena di Verona E' BUFERA SULLA MANIFESTAZIONE GAY Si accende lo scontro politico ai massimi livelli per la manifestazione nazionale gay "Ogni cittadinanza è possibile" prevista domani (da Porta Vescovo), sabato 26 e promossa dalle associazioni Circolo Pink, centro sociale La Chimica, Diritto di fuga-Sportello legale Migranti, Cesar K con il sostegno di Rifondazione comunista. Una manifestazione organizzata per ricordare che "a Verona ci sono ancora cittadini di serie B fino a quando non sarà cancellata la brutta pagina delle mozioni antigay approvate dal Consiglio comunale dieci anni fa, nel 1995. Non modificando -dicono gli organizzatori- le mozioni del '95, il centrosinistra ammette che i gay siano cittadini di serie B". E lo stesso centrosinistra non ha trovato i numeri necessari per votare una mozione, anche se "ammorbidita" che difendesse i diritti degli omosessuali. Contro la manifestazione, ritenuta impropriamente un "gay pride" ha tuonato ieri la Lega nord da Roma: è già pronto il manifesto: un lenzuolo verde con il simbolo del Carroccio e la scritta "Noi siamo per Romeo e Giulietta. No al gay pride". Lo hanno presentato alla stampa in una conferenza alla Camera il presidente dei deputati "lumbard" Alessandro Cè, il suo vice Federico Bricolo e Francesca Martini, capogruppo in commissione Affari Sociali a Montecitorio. "Siamo per i veronesi Romeo e Giulietta - spiega Cè - perché rappresentano Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 44/71 una coppia normale contro una manifestazione provocatoria che vuole essere assurda ostentazione di qualcosa di altro". "Noi", dice l'esponente del Carroccio, "non vogliamo in alcun modo discriminare i gay, ma qui si sta facendo una gran confusione perché un conto sono i diritti individuali, cioè l'orientamento sessuale che è chiaro debba essere libero, altra cosa è cercare di equiparare la coppia, anzi la cosiddetta coppia omosessuale, alla famiglia eterosessuale". L'unione omosessuale, si infervora Cè, "non ha infatti alcun senso sotto il profilo sociale, e perciò non può avere nessuna titolarità di finanziamenti pubblici e risorse che devono essere invece indirizzate assolutamente a favore della famiglia tradizionale, quella fatta da un uomo e una donna, cardine della nostra società. La famiglia, secondo un ordine naturale, procrea e manda avanti la società, la coppia omosessuale no". Per questo, spiega la troika leghista, è ora di passare "al contrattacco" contro la battaglia politico-culturale portata avanti anche in Europa dalla sinistra e dalle lobby gay che "stanno cercando di cambiare radicalmente i valori della nostra comunità e di scardinare il concetto di famiglia". Due le strategie per farlo secondo il Carroccio: "rilanciare l'orgoglio eterosessuale" contro quello gay e "promuovere strenuamente il valore della famiglia", a partire proprio, interviene la Martini, da una proposta di legge che la Lega ha presentato ieri alla Camera per accordare uno sconto fiscale di 10.000 euro alle giovani coppie etero che si sposano. Immediate le critiche della sinistra: "Siamo purtroppo abituati alle uscite della Lega, adesso ci mancava Giulietta e Romeo come pretesto per contrastare il gay pride di Verona e ribadire il "machismo" muscolare dei padani", ha ribattuto Katia Bellillo, deputata e responsabile diritti civili dei Comunisti Italiani. "Purtroppo - continua l'ex ministro - scava scava e la Lega continua a seminare il germe della discriminazione. Se non è razzismo questo, cos'è?" Il presidente onorario di Arcigay, Franco Grillini, deputato Ds, replica anche con ironia: "La Lega Nord è del tutto priva del senso del ridicolo oltre che di humor. Visto che si tira in ballo " Giulietta e Rome o" - eccepisce Grillini - vorremmo ricordare alla Lega che l'autore dell'omonimo dramma, William Shakespeare, era omosessuale come dimostrano i sonetti omoerotici dello stesso". "Infine la questione famiglia: in tutta Europa - osserva l'esponente della Quercia - sono state approvate leggi che riconoscono i diritti delle coppie omosessuali, l'Italia rischia di restare il solo Paese che discrimina le coppie di fatto". A livello cittadino, ieri contro la manifestazione per i diritti degli omosessuali hanno preso posizione An e Lega. Federico Sboarina, consigliere co munale di An, ha richiamato l'attenzione sulla "centralità della famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna". "Sostenere i diritti e i doveri per la famiglia tradizionale - prosegue Sboarina- non significa discriminare gli omosessuali, che hanno il diritto di seguire liberamente Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 45/71 le loro propensioni sessuali, ma significa tutelare la stragrande maggioranza dei cittadini veronese i quali si riconoscono nei valori morali della civiltà cristiana". Il capogruppo leghista Flavio Tosi assieme al segretario provinciale Matteo Bragantini ha esposto il programma della contromanifestazione, appoggiata anche dall'associa zione Famiglia e Civiltà presieduta da Palmarino Zoccatelli. "Il programma della nostra manifestazione prevede alle 15 la partenza da piazza Arsenale con la solenne via crucis di riparazione al Gay- Pride a cui parteciperanno molte delle associazioni presenti nel territorio veronese, contrarie al riconoscimento alle coppie omosessuali dei diritti che spettano alla famiglia naturale e tradizionale. Vogliamo sapere dal sindaco se intende concedere una qualche forma di adesione o appoggio all'iniziativa del Gay-Pride o se non ritenga invece di ribadire pubblicamente il proprio sostegno alla famiglia tradizionale". martedì 01 marzo 2005, di il Tirreno PRATO: COPPIE DI FATTO L’IRA DEI GAY Levata di scudi contro il presidente della Provincia Massimo Logli per la decisione di non riconoscere le coppie di fatto in una anagrafe civile. Il sede di consiglio, infatti, una decina di giorni fa, la mozione di Rifondazione Comunista di istituire il registro dei conviventi non è passata anche per l’astensione de Ds. Sulla questione sono intervenuti il “Centro studi teologici” di Milano, su segnalazione dell’Arcigay di Firenze e il “Circolo di cultura omosessuale Mario Meli”. Chiedono che i vertici dei Ds - Fassino in testa - «richiamino all’ordine» il gruppo Ds di Prato «per avere preso le distanze dal gruppo Ds in Regione» (in Regione l’anagrafe civile è stata approvata ndr). Inoltre chiedono «che tutti i rappresentanti del centrosinistra che riconoscono della democraticità e nella laicità dello Stato le fondamente della moderamna società civile, chiedano le dimissioni immedita del presidente della Provincia». Giovedì 03 Marzo 2005, www.gay.it IO GAY, CENSURATO DA PRODI? Mario Cirrito, ottimo giornalista collaboratore di Gay.it, denuncia dal suo Blog l'incomprensibile censura di un suo intervento in tema Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 46/71 di tutela dei diritti gay postato sul sito di Romano Prodi. Riportiamo integralmente il testo della sua denuncia, così come appare nel Blog suddetto. 1 Marzo 2005 Io omosessuale, censurato da Prodi? La scorsa settimana, giovedì, ho trasmesso al sito “La fabbrica del programma”, un mio intervento. Molti sanno cos’è il sito e com’è strutturato. Per i pochi, ricordo che trattasi di uno strumento informatico che il leader dell’Unione, Romano Prodi, si è dato per dialogare con l’elettorato di centrosinistra. O almeno tale sembra. Ora, passati alcuni giorni, mi rendo conto che tale non è. Il mio contributo che verteva sull’esclusione dei radicali nell’Unione e sulle future battaglie per le coppie di fatto e i diritti Glbt, evidentemente è stato soggetto a qualche critica: tale da non essere pubblicato. Ho sempre creduto che, in democrazia, valgono le tesi della leadership, ma quest’ultima deve saper ascoltare anche critiche e dare risposte alle domande. Anche quelle che sembrano, a chi li riceve, domande futili o che possono creare nuove discussioni. Ieri, notando che il pezzo non era ancora online, l’ho rinviato. Il silenzio spaziale. Allora ho il diritto di chiedermi se in quel sito, da campagna elettorale, trovano ospitalità quegli interventi che non ledono la maestà prodiana, che non ne fanno motivo di discussione su temi che riguardano e riguarderanno tutti il centrosinistra. Mi chiedo, appunto, se non devo usare il termine censura. Pur non avendone prove, comprendo che qualcuno ha pensato di non disturbare il cip e ciop degli interventi casti e ridenti pubblicati con quel segno che, ricordo, l’insegnante di matematica ci incollava col suo matitone blu, in fondo al compito corretto. Mi preoccupava e mi preoccupa oggi ancor più l’ipotesi che il futuro leader dell’Unione, non voglia seriamente affrontare tematiche che riguardano le minoranze sessuali. Mi preoccupava e mi preoccupa chi, invece che ascoltare il paese che lo sostiene, cerchi solo una coralità di consensi che non disturbi le sue scelte. Giudicate voi e ditemi se, forse, qualche ragione la possiedo anch’io. Comunque, sono intenzionato a scrivere una mail di contestazione alla vicenda, solo per capire se Prodi vuol fare il Dc o il leader che tutti vogliamo. ECCO IL TESTO In queste ore l'Unione ha seppellito l'alleanza elettorale con i radicali, per mano e voce della Margherita e dell'Udeur. A scanso di equivoci: non appartengo al partito di Pannella. Detto questo, ritengo la decisione dell'Unione sui radicali, un errore che, speriamo, non dovremo pagare. I radicali hanno molti torti, compreso l'andare a bussare ovunque, ma le motivazioni del no dell'Unione, mi lasciano sbigottito e irritato. Settimane fa, uno stuolo di 150 parlamentari, capitanati dal bravo Franco Grillini, avevano pubblicato su "L'Unità" una lettera aperta, a difesa della scelta nell'accogliere i radicali alla tornata elettorale di aprile. Fassino si era reso disponibile, come tanti Ds e tanta sinistra. Finché.... finché la Margherita e l'Udeur hanno pensato di abbandonare la laicità di questo Stato, per ascoltare e seguire Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 47/71 qualche prelato. Già: c'è anche il referendum sulla procreazione assistita, dimenticate? Il punto ora non è polemizzare con la fascia cattolica dell'Unione che ha tutto il diritto di dire e fare scelte. Mi pongo una nuova questione. All'indomani del Congresso diessino, proprio quando Fassino aveva inserito il Pacs per le coppie di fatto omosessuali , nella sua relazione, il nostro leader, professor Prodi, ha rilasciato un'intervista televisiva dichiarandosi contrario ai matrimoni omosessuali. Qualcuno, come il presidente Arcigay, Sergio Lo Giudice, Andrea Benedino di Gayleft, e altri chiedevano lumi su queste dichiarazioni. Certo, siamo anche noi per il Pacs, ma cosa significavano quelle dichiarazioni? A tutt'oggi, non abbiamo ancora ricevuto menzione, e tante altre sono le questioni che vorrei sottoporre al mio leader Prodi, sui diritti civili che riguardano gli omosessuali. Ecco allora farsi avanti la preoccupazione non molto peregrina, dopo la questione sui radicali, che riguarda anche noi omosessuali. Nei 7 anni di governo del centrosinistra, nulla si è fatto, nonostante poi la stessa Livia Turco abbia avuto la grande dignità politica di fare autocritica in una mia intervista per "Gay.it". Ora, quale è la posizione della Margherita sui diritti omosessuali? Guarderanno più al loro essere cattolici, cosa sacrosanta, dimenticando la laicità dello Stato? Perché l'Unione non apre ancora un serio dibattito sulla nostra e loro laicità, sulle risposte da dare ai nostri movimenti? Sapete quanti omosessuali delusi si stanno spostando a destra? Non vi preoccupa il voto "frocio"? Abbiamo sempre rispettato la Chiesa che, per la verità, ha risposto sempre con astio e attacchi alle persone omosessuali. Continuiamo a rispettarla. Cosa diversa è la politica che, senza abbandonare la morale spirituale, deve mantenersi democraticamente laica e agire in tal senso. La cattolicità di tanti nostri leaders è un vanto personale, non un impegno elettorale. So di far arricciare il naso a tanti, ma il mio contributo da elettore e sostenitore dell'Unione, spero ottenga l'attenzione anche di chi non la pensa come me, anche di chi si sente contrario e avverso ai movimenti omosessuali in Italia. Siamo in Europa e, qualcuno, se ne è dimenticato. 2 Marzo 2005 Non abdico e chiedo la vostra solidarietà per noi Sia chiaro: non intendo abdicare. Per motivi che riguardano non solamente la mia persona che, in definitiva conta poco, ma per le idee a cui credo, le battaglie che condivido con milioni di persone nel mondo, il senso politico delle cose. Vorrei chiamare a raccolta uomini e donne, generosità e solidarietà che li distingue, per metterli, ancora una volta, al servizio della democrazia che non ha colori ma resta al servizio di ogni libertà. Sapete che fine ha fatto il mio intervento inviato alla “Fabbrica”. Proprio ieri, anche Gattopesce, un bravo e generoso blogger di questo condominio, omosessuale come me, ha inviato un testo che potete leggere nei commenti al mio testo. Ebbene, anche a lui è stata riservata la cestinatura del pezzo. Ora, che una cosa simile la faccia la destra, la ritengo quasi nella natura delle cose: la combatto ma so che il dialogo con loro a volte può essere davvero impossibile. Che, Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 48/71 invece, lo faccia il sito “madre” del nuovo leader della coalizione di centrosinistra, mi sembra davvero scandaloso. Ora, io, intendo sapere se il centrosinistra vuol discutere di piste ciclabili e di bit e bot, come si evince dagli interventi pubblicati su “La Fabbrica” o se vuole affrontare anche temi di libertà e civiltà cari alla comunità omosessuale italiana. Desidero capire se l’Unione vuole impegnarsi. Credo, quindi, che anche questa comunità, con i suoi gay e gayfriendly possa e debba fare qualcosa. Un’idea sarebbe quella di inondare “La Fabbrica” di poche righe, contestando il fatto che gli interventi nostri vengono cestinati. Successivamente passare la cosa alle redazioni dei giornali. Insomma, rendiamo questo condominio quello che è sempre stato: pieno di colori e di viva democrazia. 4 marzo 2005, (ANSA) www.Basilicatanet.it Mons. Caffarra: lo Stato deve ignorare le unioni gay Lo Stato deve ignorare le unioni gay, non le deve ne' riconoscere ne' condannare afferma mons. Caffarra, arcivescovo di Bologna.Il prelato:'Un pilastro della societa' civile, e cito la Costituzione italiana, e' la famiglia, societa' naturale fondata sul matrimonio. Mettere sullo stesso piano i matrimoni alle convivenze significa non promuovere il bene della societa'. Replica l'on. Grillini, Ds:'Mons.Caffarra si sbaglia, la Costituzione non e' in contrasto con la nostra pdl sul Pacs'. CIC (Riproduzione Riservata) 5 MARZO 2005, WWW.CENTOMOVIMENTI.COM Buttiglione si confessa: "Sono un peccatore peggiore di molti Gay" I media tedeschi non hanno dimenticato le gravi gaffe che costarono a Rocco Buttiglione il posto di Commissario alla Giustizia nell'Esecutivo di Bruxelles. Come tutti ricorderanno il ministro italiano per le Politiche Comunitarie rilasciò, di fronte ad una Commissione dell'Europarlamento di Strasburgo, alcune dichiarazioni sconcertanti sul ruolo della donna (relegata a fare figli sotto la protezione del marito) e sugli omosessuali (definiti semplicemente dei "peccatori"). La tv tedesca N24 ha chiesto al centrista, durante un'intervista, di esprimere nuovamente Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 49/71 qualche concetto sul "mondo gay", costringendolo a prendere una posizione decisamente meno radicale rispetto a quelle assunte in passato. "Non credo di essere migliore di un omosessuale, perchè anch'io sono un peccatore - ha affermato l'ex democristiano - molto probabilmente peggiore di gran parte degli omosessuali" Sabato 05 marzo 2005, di ansa AN, PER PEDRIZZI LA SINISTRA È GRILLINIZZATA ''Il fatto che Fassino, dal palco del congresso dell'Arcigay, schieri il primo partito dell'Unione a favore dell'assimilazione giuridica, sociale e culturale della convivenza di fatto, gay compresa, alla famiglia naturale fondata sul matrimonio, assicurando che i Ds si batteranno per l'approvazione dell'incostituzionale Pacs, e' un elemento che ha il pregio di fare chiarezza nel quadro politico, anche in vista delle elezioni''. Lo afferma Riccardo Pedrizzi, responsabile di An per le politiche della famiglia. ''Cosi' - spiega Pedrizzi - gli italiani sanno che da una parte c'e' la sinistra zapaterista, grillinizzata, che vuole assestare il colpo di grazia all'istituzione familiare, negandone definitivamente il ruolo di cellula primigenia e fondante della societa'. E dall'altra ci siamo noi che vogliamo difenderla e promuoverla''. ''Dicono - osserva Pedrizzi - che non vogliono la parificazione della convivenza gay alla famiglia e al matrimonio e che si accontentano del Pacs. Ma il Pacs e' un altro matrimonio, che comporterebbe l'equiparazione o comunque l'assimilazione giuridica dell'unione di fatto omosessuale alla famiglia naturale fondata sul vincolo coniugale''. La prova e', secondo il senatore di An, ''in quello che, attraverso il Pacs, vogliono: diritti fiscali, sanitari, di lavoro, previdenziali, pensionistici, ecc. Pretendono insomma, come ha ammesso l'Arcigay, gli stessi, identici benefici concessi alle coppie eterosessuali sposate. E' questa la ragione dell'incostituzionalita' del Pacs''. lunedì 07 marzo 2005, di Gianni Rossi Barilli www.gaynews.it L'INVASIONE DEI FINOCCHI A volte basta un niente per mettere in crisi una civiltà. In passato potevano bastare addirittura una mela o un cavalluccio di legno, mentre nel nostro caso è stata necessaria almeno qualche carta bollata. La contestazione di un provvedimento di espulsione emesso Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 50/71 dalla prefettura di Torino nei confronti di un giovane immigrato senegalese, senza permesso di soggiorno, ha aperto la falla decisiva nelle nostre fortificazioni giuridiche, spalancando le porte alle nuove invasioni barbariche. Almeno: così la pensa e la dice il ministro leghista per le riforme (dio ce ne scampi) Roberto Calderoli, che alla vigilia del grande esodo planetario dei Ricchioni, altrimenti detti Finocchi, ha consegnato alle agenzie di stampa un ultimo sagace messaggio: "Gli studi più recenti riferiscono, approssimativamente, che il 4-5% della popolazione mondiale è omosessuale: prendendo per buoni questi dati si deduce che ci sono dai 65 ai 75 milioni di persone al mondo che potrebbero richiedere asilo politico nel nostro paese sulla base del precedente della sentenza di Torino". Sul totale di una popolazione umana di circa 6 miliardi gli omosessuali (se calcolati come il 4-5%) sarebbero per la verità tra i 240 e i 300 milioni. Non si capisce quindi perché Calderoli, a meno che non sia scarso anche in aritmetica, abbia voluto escludere dalla corsa all'asilo politico ben tre quarti dei potenziali aventi diritto. Ciò detto, a Torino è successo che un giudice di pace, la signora Giuliana Bologna, si è fatta venire la balzana idea di applicare la legge italiana, che in accordo con prestigiose convenzioni internazionali vieta di espellere cittadini stranieri che per motivi di razza, sesso religione, opinioni politiche o condizioni personali e sociali possono essere oggetto di persecuzioni nel loro paese d'origine. Così ha revocato l'espulsione dal territorio nazionale di un ragazzo gay senegalese di 25 anni, ritenendo che la sua condizione "personale e sociale" di omosessuale potesse esporlo a violenze e discriminazioni nel caso di un rientro forzato in patria. In Senegal i rapporti omosessuali tra adulti consenzienti sono puniti con il carcere fino a cinque anni, e a sentire Mohamed (come è stato chiamato il protagonista di questa vicenda a uso dei giornalisti) anche la repressione sociale non è uno scherzo. Prova ne sia lo stesso fatto che lui ha preferito non partecipare di persona alla conferenza stampa in cui è stato illustrato il suo caso, e che non ha voluto essere fotografato né ripreso a volto scoperto dalle telecamere. Non voleva essere riconosciuto da altri senegalesi che potrebbero creare problemi a lui e alla sua famiglia dando pubblicità alla cosa. "Nel mio paese", ha dichiarato in un'intervista registrata, "chi è gay non solo può finire in prigione, ma rischia di essere aggredito. Se mi dichiarassi gay pubblicamente, anche mia madre potrebbe essere ripudiata per non avermi saputo educare a essere un uomo". Perciò, senza neppure il bisogno di fare un completo coming out, Mohamed ha ottenuto un permesso di soggiorno che in oltre un anno di permanenza in Italia non era riuscito a procurarsi in altro modo. Più che abbastanza per mandare in Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 51/71 tilt le sentinelle leghiste che presidiano i confini morali e materiali della nazione. Il deputato del Carroccio Luciano Dussin, per dirne uno, si domanda: "In base a quali prove il giudice decide se uno è omosessuale davvero oppure si dichiara tale per rimanere nel nostro paese nel quale è entrato da clandestino?". Per quanto riguarda Mohamed, il giudice Bologna ha accettato come prova la testimonianza dell'interessato e le tessere di alcuni circoli gay sottoscritte "in tempi non sospetti", cioè prima che un controllo di routine dei documenti facesse scattare l'espulsione. Ma se la preoccupazione dei leghisti sono gli eventuali "furbi", disposti anche a dichiararsi gay pur di non essere espulsi, ecco come la vede Elvio Arancio, musulmano sufi e direttore di un centro studi islamico interpellato da "Repubblica": "Se un immigrato che non ha commesso reati riesce a trovare un modo per non essere rispedito al paese d'origine, ben venga anche la scusa ell'omosessualità. Che sia vero o falso poco importa: l'Islam prevede che, in un contesto di gravi difficoltà, un musulmano possa utilizzare strategie". Se è per questo, però, l'Islam prevede anche trattamenti non proprio simpatici nei confronti degli omosessuali, e a quanto pare si tratta di un deterrente piuttosto efficace, visto che non c'è nessuna ressa di presunti immigrati gay perseguitati in attesa di regolarizzazione. Sarà magari perché un'espulsione, dopotutto, è sempre meno peggio della lapidazione, della galera o dell'ostracismo da parte della propria comunità? Il problema, casomai, è quello di avere al governo gente come Calderoli, che a commento della sentenza di Torino ha declamato: "Povera giustizia, povera Italia, un tempo decantata come terra di santi, poeti e di navigatori e oggi, invece, trasformata in terra di terroristi e di finocchi irregolari". Dopo il "culattoni" di Tremaglia, il lessico ministeriale si arricchisce così di un altro popolare vocabolo per designare i gay. Il fatto è però che questo Calderoli, come alcuni hanno fatto notare, se la prende un po' troppo spesso con i gay per non risultare sospetto. In base al principio che la prima gallina che canta ha fatto l'uovo, sarà mica un po' frocio anche lui? L'inquietante domanda è stata oggetto perfino d'un infiammato forum su gay.it nel quale comunque si è raggiunta una maggioranza relativa di concordi sul fatto che prima di preoccuparsi dell'orientamento di Calderoli bisogna accertarsi che esista qualcuno disposto a fare del sesso con lui... È da notare tuttavia che anche in un contesto gaio e teoricamente avvertito come un forum su gay.it capita di imbattersi in messaggi preoccupati da future invasioni di "finti gay". Di omosessuali, cioè, che credono alla propaganda più paranoica Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 52/71 anziché applaudire al fatto che il loro paese, per una volta, tutela persone perseguitate per la propria omosessualità. Essere gay e essere di destra, d'altra parte, è una fonte perenne di contraddizioni. Basti vedere, a questo proposito, che il direttivo di Gaylib, l'associazione di gay e lesbiche di centrodestra, usa la sentenza torinese sul giovane senegalese come pretesto per far fare bella figura gratis al governo (di centrodestra) più omofobo della storia repubblicana. Secondo un comunicato di Gaylib, infatti, la notizia che si ricava dalla vicenda di Torino è che "la legge Bossi-Fini tutela gli immigrati gay". Esperti del settore ci dicono che per la verità l'articolo della legge Bossi-Fini che vieta di espellere i cittadini stranieri a rischio di persecuzione è stato ripreso pari pari dal testo della legge precedentemente in vigore, approvata dal governo di centrosinistra. E ci dicono anche che la legge Bossi-Fini, semmai, ha fatto cadere l'unico escamotage legale che permetteva a un cittadino italiano di fare entrare in Italia il proprio partner omosessuale senza doverlo assumere come domestico. Ma a parte questo, potevano bastare le reazioni sopra (e sotto) le righe di esponenti del governo a giustificare una reazione indignata dei gay di centrodestra. E invece Gaylib, mentre Calderoli sbraita quello che sbraita, sottolinea "l'attenzione sempre crescente, da parte delle varie componenti della vita pubblica italiana, ai diritti umani inalienabili della persona umana alla piena e libera esistenza di ogni individuo". Ohibò. In una singolare svista polemica è incappato anche, in un articolo scritto per "Libero", Angelo Pezzana, storico fondatore del Fuori e capostipite di tutti i gay militanti non di sinistra. Complimentandosi per le decisioni del giudice di pace di Torino, Pezzana le assume come una dimostrazione della superiorità della civiltà occidentale su quella islamica, e se la prende con quella parte del movimento gay "troppo impegnata a sfilare con i no global per la Palestina libera" per trarre utili lezioni da una vicenda come quella di Mohamed. Peccato solo che proprio i militanti gay di sinistra, come il verde Paolo Hutter o quelli del circolo "Maurice" di Torino, abbiano sostenuto Mohamed nella sua battaglia per avere giustizia, e abbiano poi deciso di renderla pubblica. Paolo Hutter, anzi, ha lanciato un appello, subito fatto proprio dal presidente di Arcigay Sergio Lo Giudice, a pubblicizzare le tutele che la legge italiana fornisce agli stranieri gay e lesbiche provenienti da paesi nei quali l'omosessualità è illegale. I circoli del movimento glbt, senza distinzione di sigle, sono altrettanti punti di riferimento naturali per problemi di questo genere. Quindi, ripetiamo, se i gay di destra sono in cerca di avversari veri, farebbero meno fatica a guardare prima in casa propria. Ma nella casa del grande Silvio tutto è in continuo movimento, Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 53/71 e può capitare a questo giro di dover calcolare tra i "nostri" nientemeno che il professor Rocco Buttiglione, che si è dichiarato, in punta di diritto, "totalmente a favore di questo gay senegalese". E ha tenuto a precisare anche che i "principi generali del nostro ordinamento escludono ogni possibilità di discriminare chicchessia, è una questione di diritti umani, una regola generale degli stati civili". Vogliamo poi mettere quanto sarà più facile per Buttiglione far sapere ai gay stranieri perseguitati, una volta accolti in Italia, che sono anche loro dei peccatori? Rifletteteci e pentitevi. giovedì 10 marzo 2005, di La Sicilia PIACERE, CROCETTA GELA. "NON PARLATEMI DI ORGOGLIO GAY E DI ALTRE SCEMENZE" "Credo in Dio e sono un cattolico fervente e praticante. Il mio modello di vita è Cristo". Chi parla così non è un ciellino o un attivista dell'Opus Dei, ma un gay. E' Rosario Crocetta, 50 anni, sindaco di Gela, che non ha mai celato né sbandierato la sua diversità. "Perché non credo che sia questo l'essenziale - afferma -. Rivendico piuttosto la mia normalità; quello che conta è la dignità dell' amore; non si guarda agli esseri umani per sapere con chi vanno a letto, ma per sapere che uomini sono". Cattolico e gay. Diavolo e acqua santa. E' possibile fare coesistere entrambe le anime? La Bibbia dice di no e condanna senza repliche l'omosessualità. Ma non Crocetta. "L'omosessualità è una cosa pura - afferma -. Ne sono fermamente convinto. Io non frequento discoteche, perché ritengo che ci sia un'età per tutto. Non sono un bigotto, ma uno che ama la libertà nel senso più ampio e più bello della parola. Ma conosco anche il limite". Orgoglio gay? Manifestazioni correlate? Pretese di "essere" famiglia e genitori? "Non parlatemi di orgoglio gay e di altre scemenze sbotta Crocetta -. Non hanno senso. Bisogna essere orgogliosi della propria identità senza puntare allo svilimento di se stessi. L'unico orgoglio che si deve coltivare è fare bene il proprio lavoro e rispettare il prossimo. Sono fermamente convinto che ogni bambino debba crescere con la mamma e con il papà. La famiglia è sacra, e questa sacralità si esprime attraverso le due figure di riferimento, maschile e femminile. Io ho fatto una scelta diversa, di proiettarmi nella vita sociale, ma è illogico che due persone dello stesso sesso chiedano di avere un bambino. Se fossi cresciuto con due uomini o con due donne non mi sarei potuto arricchire dell'apporto e dell'esperienza del maschile e del femminile". Essere gay oggi in Sicilia. A Gela. Crocetta è orgoglioso di essere siciliano e gelese. E spiega: "La condizione degli Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 54/71 omosessuali in Sicilia è migliore di quella di chi vive in altre regioni d'Italia o nel nord Europa. Ovunque ci sia stato il riconoscimento dei gay, contrariamente a quello che si crede, non si è raggiunta l'uguaglianza di trattamento, piuttosto l'esclusione e l'emarginazione. Una società è libera e democratica, quando non ci sono forme di ghettizzazioni, e in Sicilia c'è molta libertà perché abbiamo una tradizione di rispetto della persona e della dignità umana che affonda le radici nella notte dei tempi". Rispetto, dignità, uguaglianza. Crocetta batte il tasto su alcuni, essenziali concetti. Ammette: "E' da mia madre che ho imparato a essere povero ma onesto piuttosto che ricco e disonesto. La sua è stata una visione morale della vita che si è tradotta in rispetto prima di tutto per me stesso, e poi per gli altri. Mio padre invece mi ha insegnato a non abbassare mai lo sguardo, dunque a essere fiero di me stesso, perché - diceva - le prigioni sono sempre dentro di noi". L'omosessuale vive però ancora in una prigione. Lo stesso Crocetta lo sa. E dà un consiglio agli omosessuali. Da uomo, da gay e da cattolico: "Non abbattersi al primo ostacolo e leggere la vita dei Santi che permette di conoscere situazioni e circostanze che tornano utili nella vita di tutti i giorni. E soprattutto non rinunciare a essere felici. Un dovere troppo a lungo considerato un diritto". giovedì 10 marzo 2005, di Il mattino di Napoli «CI HANNO LICENZIATI PERCHÉ GAY» Dal palco del Maurizio Costanzoshow alle nuove discriminazioni, fino al licenziamento dal mobilificio in cui avevano trovato un lavoro precario. La storia di Giuseppe e Antonio, la coppia gay di Teverola che ha mobilitato l'Italia della solidarietà, non ha ancora un lieto fine. I due raccontarono in diretta dagli schermi di Canale5, lo scorso giugno, l'aggressione subita in un bar di Teverola, quando un branco di ragazzi li picchiò solo perché omosessuali. Reazioni sdegnate arrivarono da tutto il Paese, ma, a neppure un anno di distanza, oggi loro denunciano il bis: «Ci hanno licenziato innanzitutto perché siamo una coppia omosessuale, fornendo a corredo una serie di scuse poco plausibili», dice Giuseppe e ricorda: «Subito dopo la trasmissione, si mise in moto un meccanismo mediatico che ci impressionò -sottolinea - un putiferio lanciato sotto l'egida prestigiosa del teatro Parioli di Roma, il tempio di Costanzo; seguirono articoli di quotidiani e riviste, interviste televisive e addirittura manifestazioni di piazza con tanto di patrocinio di Amnesty International, il tutto è durato per ben quattro mesi, periodo durante il quale credevamo di poter Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 55/71 voltare pagina, di non dover più subire offese, ingiurie e pestaggi, anzi di poter aiutare le coppie di fatto gay ad avere una propria dignità e vita normale». Giuseppe e Antonio, con l'aiuto di Costanzo, hanno lasciato Teverola e si sono stabiliti vicino Perugia, dove gli è stato trovato un impiego in un mobilificio, «poi Costanzo promise che non ci avrebbe abbandonato, invece il circo mediatico ha chiuso i battenti per noi». E sono tornati i commenti sottovoce, le occhiatine piene di sdegno, le allusioni fuoriluogo, «anche in Umbria il velo d'intolleranza fa pesare la diversità, anche se nessuno ti assale nei bar come a Teverola - spiega Giuseppe - Durante un dibattito su una rete locale, ad esempio, noi rivendicammo i diritti degli omosessuali, per tutta risposta arrivarono telefonate di protesta dei telespettatori, gente che ci diceva di vergognarci». Lui aveva un lavoro da arredatore nel mobilificio, mentre Antonio si occupava di logistica per la stessa azienda: «Siamo stati assunti con un contratto a termine di sei mesi, tuttavia non abbiamo trovato un ambiente sereno, restavano i pregiudizi da parte di tutti - insiste Giuseppe - fino a poche settimane fa, quando il titolare ci ha comunicato il nostro licenziamento, dicendo che la ditta sta attraversando una fase di difficoltà e deve procedere a un'opera di ristrutturazione, tuttavia l'azienda non ha chiuso, la verità purtroppo è che ancora una volta ha influito la nostra diversità». Ora i due sono alla ricerca di un'occupazione, «che ci dia un po' di tranquillità e dia un senso al nostro trasferimento da Teverola - fa sapere Giuseppe - abbiamo avuto già diversi contatti, invano però, perché dobbiamo registrare sempre gli stessi sguardi di stupore verso il nostro amore». Giuseppe sta affrontando tra mille difficoltà anche la causa di divorzio dalla sua ex moglie. Antonio gli resta accanto e insieme continuano a sognare di poter celebrare un giorno la loro unione civile «o il matrimonio o pace che sia». giovedì 17 marzo 2005, di Corriere della Sera QUANDO UN DS A SALERNO TOCCA I GAY… SI BRUCIA Ci risiamo. Il Comune di Salerno scivola di nuovo sui gay. Un anno fa, il dibattito sull'istituzione dei diritti civili costò la testa ad un assessore. Questa volta, però, una bufera simile investe direttamente il sindaco diessino, Mario De Biase, che ha concesso il patrocinio alla presentazione di un libro. Tutto qui? No, se il libro è scritto da Pasquale Quaranta, attivista gay che durante la messa di capodanno del 2004, in una chiesa pugliese, sostituì il prete nell'omelia e difese la Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 56/71 causa degli omosessuali. Ma ora Quaranta si è spinto un po' oltre e, assieme a Gianni De Martino, ha scritto un libro sul Cristo gay. L'uomo che Gesù amava è il titolo del piccolo tomo a cui (incautamente) l'amministrazione comunale ha concesso il patrocinio morale scatenando le ire di maggioranza, opposizione e del clero locale. I primi hanno stigmatizzato l'incauto atto viste le imminenti elezioni, mentre i secondi hanno chiesto alla Cei di intervenire. Il clero locale, invece, è andato giù duro. Non si è espresso il vescovo Pierro, ma il direttore della Caritas diocesana, don Franco Fedullo. «Più che un patrocinio morale mi sembra che il comune ne abbia dato uno immorale – dice il sacerdote – visto che nel libro si vuole far credere che Gesù avesse una relazione omosessuale con San Giovanni». Ma come ha fatto il sindaco a incorrere in un simile scivolone? Nessuno, primo cittadino in testa, commenta. A inoltrare domanda per il patrocinio è stato un consigliere della maggioranza. Lo stesso che propose, un anno fa senza riuscirci, le unioni civili. Che si sia voluto vendicare? venerdì 18 marzo 2005, di il Gazzettino ARCIGAY UDINE: "BULLISMO CONTRO STUDENTI GAY" Il presidente del circolo Arci, Pisano denuncia: "Atteggiamento frequente nelle scuole a Udine" Le discriminazioni non sono finite. Permangono ancora pregiudizi e difficoltà d'accettazione nel mondo familiare, in quello lavorativo e nei contesti sociali. Gli omosessuali friulani sono sì riconosciuti come parte integrante della realtà udinese, ma rimangono ancora, sotto certi punti di vista, ghettizzati. Hanno i loro luoghi, i loro bar di riferimento, ma non sono ancora del tutto amalgamati. Gli ostacoli sono quelli di sempre. Ma certe derisioni nei confronti dei diversi incominciano a manifestarsi sempre più spesso sui banchi di scuola. È il cosiddetto fenomeno del bullismo che prende di mira i ragazzini il cui atteggiamento o tono di voce può far ipotizzare una possibile maturazione verso l'orientamento omosessuale."Ci preoccupa molto questo atteggiamento che si presenta con una certa frequenza negli istituti di Udine", ha affermato, durante l'assemblea annuale che lo ha riconfermato presidente dell'Arcigay, Pietro Pisano. Grazie alle pressioni del consigliere comunale Enrico Pizza proprio sul fronte del bullismo declinato contro i potenziali omosessuali, molto presto partirà nella nostra città il primo corso di formazione per insegnanti, affinché siano in grado di identificare i 'bulli', segnalarli, e soccorrere chi è oggetto della violenza psicologica. "Sappiamo ad esempio - ha raccontato il presidente dalla sede dell'Arcigay in via Pradamano - che molti docenti o non si accorgono dei 'casi' nelle loro classi, Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 57/71 oppure, più frequentemente, sono impotenti e non fanno nulla, creando così nelle vittime un senso maggiore di frustrazione".È ora che la classe docente si accorga dell'allarme e non stia più rinchiusa nel silenzio, secondo quanto ribadito dal circolo. Priorità del nuovo direttivo, fresco di nomina, è riprendere e rilanciare la questione dei Pacs, patto civile di solidarietà, su cui l'indefesso Pizza ha presentato gli ordini del giorno in consiglio comunale. Non si tratterebbe di una vittoria giuridica, dal momento che, com'è noto, i Pacs non possiedono alcun valore legale, ma sarebbe "un forte segnale di riscossa sociale, con un valore più simbolico che istituzionale", ha precisato Pisano. "Faremo pressione sul Comune perché dia corso al patto civile di solidarietà", promettono i vertici dell'Arcigay che quest'anno si trasformerà in Comitato territoriale competente sia per la provincia di Udine, sia per quella di Pordenone (finora priva di un circolo di riferimento). Al pressing per la creazione del registro friulano delle unioni di fatto si aggiunge l'organizzazione di un incontro ad hoc a metà aprile, occasione in cui Udine potrebbe assistere a un meeting pubblico-politico in concomitanza con la festa per la liberazione. Intanto, il disagio della diversità non accettata trova conforto contattando Linea Amica che, non a caso, ha subito un'impennata delle telefonate pari al 40 per cento (0432523838, ogni mercoledì, 20.30-22.30), oppure all'interno del gruppo di genitori alla prese con la scoperta di figli diversi (per informazioni, chiamare il 3477462696, il venerdì, ore 20.30-22.30). Nel calendario, infine, oltre alle celebrazioni per il trentennale della morte di Pasolini e per i quindici anni del circolo, si registra anche la partecipazione a un progetto dell'Istituto superiore di sanità sull'Aids.Irene Giurovich. domenica 20 marzo 2005, di TGCOM SCELLI: "IN POLITICA PER I GIOVANI". "NO AD ABORTO E MATRIMONI TRA GAY" Il commissario straordinario uscente della croce rossa italiana, Maurizio Scelli, ha annunciato che scenderà in politica. "L'impegno politico è la forma più alta ed esigente dell'amore verso il prossimo", ha detto in un'intervista rilasciata a Famiglia Cristiana. Scelli, che con ogni probabilità creerà un nuovo movimento, ha già fatto sapere che si schiererà "contro l'aborto e i matrimoni tra gay". L'intenzione di Scelli di entrare in politica era già nell'aria da tempo, ma il commissario a certe illazioni aveva sempre risposto di volere, prima di tutto, terminare il suo Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 58/71 impegno con la Croce Rossa. Ora che il suo contratto con la Cri è terminato, Scelli rivela in un'intervista a Famiglia Cristiana, la sua intenzione di lanciarsi in politica e forse creare un movimento politico per "impegnarsi in nuove sfide insieme con i giovani". Il primo obbiettivo di Scelli è quello di incontrare le nuove generazioni e volersi confrontare con loro sulla base dell'esperienza fatta in Unitalsi e Cri. "Bisogna recuperare certi valori- racconta- che spesso vengono smarriti: famiglia, amicizia, solidarietà difesa della vita, educazione a una fede vera, che ti faccia battere per valori importanti". Il commissario straordinario preannuncia anche un manifesto e spiega che: "A un certo punto bisognerà mettere nero su bianco alcune questioni fondamentali e su queste organizzare un confronto fra istituzioni e mondo giovanile". Contro l'unione tra gay e l'aborto, Scelli ha dichiarato che: "Se si parla di matrimonio tra omosessuali non mi ci ritrovo. L'embrione è vita e non posso pensare di sopprimere una vita per migliorarne un'altra". Lunedì 21 Marzo 2005, di Gay.it Latina: prima udienza per le nozze gay Si è svolta venerdì la prima udienza per il ricorso promosso da Antonio Garullo e Mario Ottocento per ottenere la registrazione nei registri dello Stato Civile di Latina del loro matrimonio contratto in Olanda. Si sono costituiti in Tribunale anche la Procura, il Comune e l’Avvocatura generale dello Stato, che hanno espresso parere negativo alla registrazione del provvedimento, adducendo motivazioni legate all'"ordine pubblico". La discussione è quindi stata rinviata a maggio, data in cui l’avvocato Alessandro Mariani, che rappresenta i due sposi, dovrà replicare alle dichiarazioni di contrarietà. Antonio Garullo e Mario Ottocento si sono sposati il primo giungno 2002 a L’Aja. Quando hanno chiesto il 12 marzo dello scorso anno la trascrizione dell’atto nei registri dello Stato Civile dal Comune hanno ricevuto un rifiuto. Da Palazzo è stato chiesto il parere del Ministero dell’Intero e il dicastero retto da Beppe Pisanu ha ritenuto di negare la trascrizione giudicando l’unione gay contraria all’ordine pubblico. Nel ricorso presentato dall'avvocato Mariani, si sottolinea in particolare che non riconoscere un atto compiuto in uno stato dell’Unione europea mina le basi della stessa Unione. Mercoledì 23 Marzo 2005, di Giulio Maria Corbelli www.gay.it Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 59/71 BERLUSCONI PAGA, I GAY NO Una delle 'solite' battute stupide cui ci ha abituato il Presidente del Consiglio o una gaffe irripetibile? Berlusconi ne combina un'altra delle sue e a Bruxelles ieri sera, apprendendo di essere iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di corruzione in uno stralcio al processo per le truffe Mediaset, spara: «Tanto in Italia sono santificati solo i comunisti e i gay…». «Sono affermazioni deliranti, una buffonata - sbotta la deputata del Prc Titti De Simone - Siamo su un terreno che non c'entra nulla con la politica. Così si alimentano posizioni anacronistiche. Immagino poi che se le due cose, gay e comunista, stanno insieme, per Berlusconi sia un vero e proprio film dell'orrore, ma si rassegni…». Per il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio «le parole su gay e comunisti di Berlusconi non sono commentabili… è stravolto dalla paura di perdere le elezioni. Non è nelle condizioni di ragionare rincara la dose Pecoraro - preferirebbe forse un'Europa che esalta i corrotti?». Sempre dalle file dei Verdi, si leva la voce di Luana Zanella: «Chissà se intendeva pure far ridere qualcuno… - commenta la deputata - E' una battuta greve e fuori luogo e tanto più triste se pensiamo che è stata fatta da un capo di governo che si è distinto per aver sostenuto, anche per legge, privilegi per i propri amici». Franco Grillini propone al Presidente del Consiglio addirittura un decalogo del perfetto Premier gay: «Primo: liberarsi immediatamente dei vecchi 'arnesi' del fascismo che gli danno del 'culattone'. Non è bello essere gay ed essere circondato da omofobi. Secondo: liberarsi dei ministri 'velati'. I ministri omosessuali che si nascondono finiscono per sparare a zero tutti i giorni sugli omosessuali per allontanare da sè il sospetto. Meglio ministri e ministre esplicitamente gay. Terzo: accettare finalmente la propria calvizie e radersi a zero. I 'rapati', nella comunità omosessuale, sono considerati molto attraenti perchè sembrerebbero più virili. Quarto: abbandonare il doppio petto: ingessa. Quinto: dotarsi di un partner adeguato con cui presentarsi in società. Nel Parlamento italiano Berlusconi non avrebbe che l'imbarazzo della scelta anche nelle sue file. Sesto: associarsi alla Lega italiana delle famiglie di fatto per rivendicare parità dei diritti e partecipare ai gay Pride con abbigliamento consono e rappresentanza del Consiglio dei Ministri al seguito. Settimo: evitare assolutamente dichiarazioni maschiliste come 'In Italia abbiamo anche bellissime segretarie, delle bellissime ragazze… venite in Italia ad investire…'. Nono: in occasione del Gay Pride pubblicare un calendario con tutti i giocatori del Milan in costume adamitico. Decimo: dare vita al Ministero dell'Omosessualità perchè, come noto, 'l'omosessualità logora chi non ce l'ha'». «Piuttosto che fare dell'ironia sui gay, Berlusconi farebbe bene ad occuparsi delle violazioni dei loro diritti - commenta il presidente nazionale di Arcigay, Sergio Lo Giudice - Nessun altro capo di governo europeo si permetterebbe una battuta del genere, e non a caso. Quella del presidente del Consiglio non può considerarsi solo Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 60/71 una trascurabile leggerezza, dato che l'Italia politica di Berlusconi è uno dei più reazionari esempi di intolleranza anti-gay che la storia della Repubblica abbia mai vissuto». Persino il cattolico Clemente Mastella si leva a difesa dei gay: «Anche i gay sono figli di Dio. Oggi il mio è un elogio ai gay nella lora naturalità - ha detto oggi a Potenza, in un incontro con i giornalisti - Non mi sono piaciute le parole di Berlusconi che ha detto che l' Italia è il paese dove hanno privilegi i gay e i comunisti. Mi sento di dire rispetto ai gay quello che disse papa Giovanni: 'Anche loro sono figli di Dio'». «Credo - ha proseguito il segretario Udeur - che i gay vadano compresi e accettati. Spero che Berlusconi non pensi che che via sia bisogno di gettarli dalla villa in Sardegna e farli inghiottire dalle bocche di Bonifacio. Quanto ai comunisti - ha concluso Mastella - ognuno convive, chi con i fascisti, chi con i comunisti. Oggi sembra che Berlusconi dimentichi che convive con i fascisti. Vi è stata, invece, una logica evolutiva nella democrazia italiana, per cui vi sono gli ex comunisti e gli ex fascisti». «Quella di Berlusconi era solo una battuta… - minimizza Ignazio La Russa, vicepresidente vicario di An - Ho letto il simpatico decalogo di Grillini su come diventare 'un perfetto premier gay' - aggiunge La Russa - era davvero divertente. Ho visto che si proponeva un ministero dell'Omosessualità.. Speriamo che non propongano anche un ministero per lesbiche…». sabato 26 marzo 2005, di ADN KRONOS ROMA: PICCHIA E RICATTA GAY Un pluripregiudicato di 38 anni, C. P. , e' stato arrestato la scorsa notte dalla polizia in lungotevere Tebaldi, a Roma, con l'accusa di estorsione aggravata nei confronti di un ragazzo dal quale aveva preteso a piu' riprese ingenti somme di denaro per non svelare la sua omosessualita'. L'operazione, condotta dagli agenti del commissariato Trevi-Campo Mario, ha permesso di ricostruire la vicenza iniziata durante le feste natalizie quando i due si sono conosciuti in un centro benessere della Capitale. Fra i due uomini e' nata una relazione sentimentale ma ben presto il giovane, secondo gli accertamenti della polizia, e' diventato succube del pluripregiudicato il quale con ripetute violenze fisiche e psicologiche lo costringeva a consegnargli denaro. In una occasione, inoltre, la vittima e' stata segregata per alcuni giorni nell'abitazione del suo aguzzino a Napoli. La scorsa notte l'epilogo della vicenda. Il ricattatore ha costretto ancora una volta il ragazzo a salire sulla sua auto e ha cominciato a picchiarlo per costringerlo a prelevare 500 euro da un bancomat. Approfittando di un momento di distrazione di C. P., pero', la vittima ha telefonato al 113. In lungotevere Tebaldi sono subito giunte alcune pattuglie della polizia che hanno Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 61/71 arrestato il pluripregiudicato. 31 MARZO 2005, WWW.CENTOMOVIMENTI.COM Mantovano attacca Vendola sulle famiglie gay L'Onorevole Alfredo Mantovano si è oggi scagliato contro il candidato-Governatore dell'Unione nella Regione Puglia Nichi Vendola, colpevole di aver proposto al Parlamento di varare delle leggi per il riconoscimento delle coppie di fatto. Il sottosegretario agli Interni si è inoltre preso la briga di spiegare agli elettori la differenza tra le "famiglie normali" e quelle omosessuali, ribadendo che per la Casa delle Libertà la famiglia "è quella iscritta nella natura e nella Costituzione ed è raffigurata da papà uomo, mamma donna e figli come sono venuti". "Dall'altra parte invece si propongono bizzarrie. Le proposte di legge presentate da Vendola non andrebbero oscurate oggi perché creano imbarazzo - ha attaccato l'aennino - lì si parla di assoluta equiparazione fra famiglia normale e convivenze gay. Mi chiedo che succederebbe nell'assegnazione di un alloggio popolare per le famiglie: una normale deve essere equiparata ad una gay?". Dichiarazioni che hanno suscitato l'indignazione del presidente onorario dell'Arcigay Franco Grillini, per il quale "il duo Fitto-Mantovano ricorre agli insulti e alle insolenze non solo verso Vendola, ma anche verso una buona maggioranza di elettori e cittadini che osano avere relazioni affettive e una vita privata che non piace al neofondamentalismo della giunta uscente". "Per Mantovano la normalità sta solo nella famiglia tradizionale, quella tra uomo e donna con figli, tutti gli altri sono anormali - ha tuonato - vorremmo informare il sottosegretario di An che la maggioranza degli italiani non vive più in una famiglia tradizionale e che un buon numero di famiglie uomo-donna è senza figli; tutti costoro dovrebbero essere iscritti per volontà dell'imam Mantovano nell'elenco degli anormali. Il deputato dei Democratici di Sinistra ha inoltre avvisato gli avversari di Vendola che le campagne elettorali fatte "di insulti e Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 62/71 insolenze sulla vita privata delle persone non pagano". "Se Mantovano e Fitto sono costretti a ricorrere a questi mezzucci propagandistici - ha concluso l'esponente della Quercia - vuol dire che percepiscono la sconfitta alle porte". Venerdì 01 Aprile 2005, di Gay.it Antichi: no alle copppie gay. Alessandro Antichi, candidato della Casa delle Libertà alla Presidenza della Regione Toscana, in un’intervista apparsa stamani su un giornale regionale afferma di essere contrario al riconoscimento delle coppie omosessuali e pure delle coppie di fatto eterosessuali. “Ci delude questo voltafaccia di Antichi – afferma Alessio De Giorgi, presidente Regionale di Arcigay – che a pochi giorni dal voto decide di schierarsi nettamente contro il riconoscimento delle coppie gay e lesbiche. Ricordiamo lo stesso Antichi quando, da sindaco di Grosseto, dette il patrocinio al Gay Pride Nazionale che lì organizzammo, pur senza aiutarci concretamente. Evidentemente la candidatura a Presidente della Regione Toscana gli ha fatto velocemente dimenticare il suo passato da radicale e cambiare le sue idee: da laici, ci fa un po’ dispiacere vederlo perfettamente allineato alla politica illiberale, medievale ed anti-europea del Governo Berlusconi, che ha impugnato dinanzi la Corte Costituzionale tutte le norme che a tal proposito la Regione ha emanato nella legislatura appena conclusa, comprese quelle contro le discriminazioni che sempre nell’intervista Antichi dichiara di voler combattere, anche se non si capisce come”. “Antichi tiene i piedi troppo in due staffe – conferma Davide Buzzetti, segretario regionale e pure presidente dell’Arcigay di Grosseto -: svela l’intento meramente elettorale delle prime aperture alle rivendicazioni della comunità omosessuale, che aveva addirittura inserito nel suo programma di legislatura. Ora ci spieghi perché una famiglia omosessuale per lui non è una vera famiglia e non sia degna di riconoscimento, e quindi quali siano in concreto i diritti di cui lui tanto parla”. “Le dichiarazioni di oggi – conclude De Giorgi – confermano, se ce ne fosse stato ancora bisogno, l’invito al voto per Claudio Martini a tutti i cittadini toscani che, omosessuali od eterosessuali, hanno a cuore i diritti civili, la dignità delle persone e la libertà delle relazioni personali non in astratto, ma nel concreto della vita quotidiana, sul luogo di lavoro come in famiglia, a scuola come nell’accesso ai servizi pubblici”. 4 aprile 2005, Fonte Ansa Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 63/71 Giovanni Paolo II: la famiglia, l'aborto e i gay Aperto al dialogo, pronto a sbattere i pugni e ad alzare la voce contro le guerre dei potenti, Giovanni Paolo II sulla famiglia non faceva sconti e nei suoi 26 anni di pontificato non ha dato segni di cedimento su queste sue intime convinzioni. ''Se si toglie anche un piccolo mattone, crolla tutta la casa'': con questa immagine, disse infatti Karol Wojtyla, nel 1993, esprimendo così la sua intransigenza verso tutto cio' che, in materia sessuale, contraddiceva a suo avviso la legge divina su matrimonio, procreazione e famiglia. In sostanza Giovanni Paolo II ha elencato una serie di no su: aborto, contraccezione, divorzio, relazioni di fatto, amore omosessuale. Quello della morale sessuale e' stato lo scoglio maggiore creatosi tra il Papa e i suoi stessi fedeli. Polo attrattivo di folle oceaniche - 5 milioni a Manila, oltre uno a Tor Vergata nel 2000 -, Giovanni Paolo II e' sembrato spesso perdere autorita' oltre la porta di casa, nella vita e nelle convinzioni piu' intime e personali della gente. L'80 per cento dei cattolici statunitensi, in un sondaggio del 1999, dichiaro' ad esempio di non seguire la morale sessuale della Chiesa. Lo stesso Papa, negli ultimi anni, ha registrato con amarezza tale realta': mai come in quest'epoca disse in un'udienza nel marzo del 2002 - la Chiesa e' stata cosi' estranea al sentire contemporaneo. Certamente non tutti i capitoli della morale sessuale sono uguali: e se i dinieghi ad usare la pillola, i contraccettivi o persino il preservativo come barriera nell'epidemia dell'Aids sono sembrati persino alla maggioranza dei cattolici prescrizioni difficilmente accettabili nella realta' moderna, su altri temi, come quello dell'aborto e della difesa della vita, il Papa e' riuscito ad interrogare la coscienza contemporanea. UNIONI DI FATTO - Contro la tendenza delle societa' moderna di estendere la protezione legale anche alle famiglie di fatto, la Chiesa wojtyliana si e' battuta con vigore, difendendo l'unicita' della famiglia fondata sul matrimonio. OMOSESSUALITA' - Sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, la Chiesa cattolica ha continuato a distinguere tra la tolleranza dovuta alle tendenze omosessuali e la condanna senza appello verso le relazioni fisiche omosessuali, da considerare una negazione del progetto divino sui rapporti tra uomo e donna. Cio' ha portato spesso ad un muro contro muro tra l'etica cattolica del peccato e la crescente ed orgogliosa autoaffermazione omosessuale in Occidente; emblematica la sfida lanciata dal 'World Gay Pride' al Giubileo del 2000. martedì 12 aprile 2005, di La redazione ROMA. FORZA ITALIA RESA DEI CONTI SUI DIRITTI GAY "Le accuse che mi sono state rivolte rivelano insufficienze culturali in chi le ha mosse". Risponde cosi' Roberto Lovari, neo capogruppo capitolino di Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 64/71 Forza Italia, ai colleghi azzurri che da ieri contestano la sua nomina. "È una polemica che non ha basi politiche, ne' ideali", spiega l'ex socialista ricordando che "il miracolo di Berlusconi e' stato quello di mettere insieme uomini e donne che non avevano mai fatto politica, con opinioni diverse. Perche' sorprendersi se in un partito liberaldemocratico ci sono cattolici, conservatori, laici?". Gli attacchi piu' duri Lovari li ha ricevuti dall'ex capogruppo Gianfranco Zambelli che, insieme ad altri quattro consiglieri azzurri, si e' appellato al premier e al Sandro Bondi definendo la nomina "inopportuna per le sue posizioni radicalmente laiciste". Una definizione che Lovari rimanda al mittente: "Sono laico, non laicista". E a chi lo accusa di aver aderito al referendum sulla fecondazione e al matrimonio tra gay, il forzista ci tiene a precisare: "Berlusconi ci ha lasciati liberi di decidere. Forza Italia e' un partito di cattolici, ma non e' clericale. Sono favorevole al fatto che il Parlamento si dia una normativa sui diritti civili. Bisogna superare questa grettezze". Sul perche' sia stato scelto proprio lui alla guida del gruppo azzurro capitolino, Lovari ritiene che e' "stata scelta una persona con una storia politica tale da riuscire a creare un rapporto più saldo tra il Campidoglio e i coordinamenti regionali e romani in vista delle prossime elezioni comunali e politiche". Come cambiera' adesso l'opposizione degli azzurri in Campidoglio? Lovari non ha dubbi: "Faremo una riflessione critica e insieme agli altri alleati aumenteremo la capacita' di esporre ai cittadini i danni quotidianamente provocati dalla Giunta Veltroni che si appropria di tutto senza risolvere i problemi reali". In Forza Italia si discute intanto dell'eventuale successione di Antonio Tajani nel ruolo di coordinatore regionale. Per il sostituto, Lovari ha un nome: "Tajani stesso. Oppure qualcuno in grado di assicurare la rigorosa continuita' della linea politica di Tajani". venerdì 15 aprile 2005, di Il Denaro NO ALLO SDOGANAMENTO GAY Lo sdoganamento gay ha assunto dimensioni straripanti. Stanno dappertutto. Sui quotidiani, sui settimanali, sui mensili, in tutte le reti televisive nazionali e locali. Una vera invasione. Specie in letteratura. Sono più che noti i libelli sull’omosessualità di Platone, Aristotele, Alcibiade, Michelangelo, Leonardo, Oscar Wilde, Jack Kerouac, Andrè Gide… e i libercoli sugli amori gay tra Alessandro Magno e l’efebico Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 65/71 Efestione, tra Achille e il giovane Patroclo, tra il bellissimo Jean Arthur Rimbaud e Paul Verlaine. E, nientedimeno, tra il nazista Adolf Hitler e il suo ministro Albert Speer. Un coinvolgimento che, per la verità, non è piaciuto per nulla ai gay di sinistra. Che, tranne poche eccezioni, sono la totalità. Un dato che meriterebbe una seria riflessione anche di tipo ideologico. Ma questi illustri personaggi non bastavano per avvalorare la tesi della “superiorità intellettuale” degli omosessuali, teorizzata dal professore di filosofia Gianni Vattimo, noto omosessuale torinese, eurodeputato della Sinistra fino al giugno del 2004 Bisognava coinvolgere altre personalità per avvalorare la tesi della “superiorità morale”. Ed ecco due recenti libelli. “ Il mondo intimo del Presidente” nel quale lo psichiatra americano C.A.Tripp sostiene che Abramo Lincoln era gay e che l’ossessione della riservatezza, la negligenza verso la moglie Mary Todd scaturirono dalla sua omosessualità. Poco importa che David Herbert Donald, un luminare dell’università di Harvard, e lo scrittore Philip Nobile lo abbiano stroncato come privo di qualsiasi documentazione (dal matrimonio del Presidente nacquero quattro figli e la signora Todd ebbe ben tre aborti) e dissacratorio di un padre della patria osannato per le sue virtù. L’America dimostra di essere il paese della Libertà. Pensate a quel che accadrebbe da noi se venisse pubblicato un libro sui rapporti omosessuali tra Garibaldi e Nino Bixio… L’altro libello è del salernitano Pasquale Quaranta, gay dichiarato, che, dopo avere pronunciata l’omelia di Natale il 24 dicembre 2004 in una chiesa pugliese in difesa dell’omosessualità (col permesso di un parroco incosciente …), ha presentato, in piena settimana santa e con il patrocinio dell’amministrazione comunale diessina, “L’uomo che Gesù amava”, nel quale si narrano gli amori carnali tra il figlio di Dio e il giovane Giovanni Battista. Tranne qualche timida reazione del clero locale non ci sono state le indignazioni e le proteste del mondo religioso, culturale e politico nazionale che era lecito attendersi. Contrariamente alle reazioni negative, peraltro giustificate, che avrebbe provocate, anche tra i mussulmani che vivono nel nostro paese, un libello sugli amori gay tra Maometto e qualche suo discepolo.Ben vero che la nostra Costituzione sancisce libertà di pensiero, di espressione, di opinione a tutti i cittadini della Repubblica. Ma c’è un limite a tutto. Come c’è, per esempio, a Cuba. Dove è impensabile un libello sugli amori omosessuali del mitico Che e dove i gay vengono fucilati o messi a marcire in prigione. Come ha documentato Amnesty International. Altro che “isola della felicità” come sostengono Abbado, la Rossanda, il noglobal Minà e altri trinariciuti. Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 66/71 domenica 17 aprile 2005, di il Messaggero EUROPARLAMENTO:CASO COPPIA GAY DI LATINA E' arrivato all'Europarlamento il caso della coppia gay di Latina sposata all'Aja (Olanda) il 1 giugno 2002. Antonio Garullo e Mario Ottocento hanno citato in giudizio il Comune di Latina per mancata registrazione dell'atto di matrimonio. La registrazione è stata loro negata per "motivi d'ordine pubblico". E' attesa per il 19 maggio la sentenza del Tribunale di Latina. Gli "sposi" sono stati ascoltati a Strasburgo dall'intergruppo parlamentare che si occupa dei diritti di lesbiche e gay. ''Il nostro è stato preso come caso di studio - hanno detto Antonio e Mario - abbiamo presentato la documentazione in nostro possesso e illustrato la situazione che si è creata''. Qualunque sarà la decisione del tribunale di Latina, il caso continuera' ad essere oggetto di studio da parte del Parlamento Europeo. Martedì 19 Aprile 2005, di Gay.it www.gay.it Firenze: ricattavano gay non dichiarati Due pregiudicati siciliani, A. A. di 62 anni e G. G. di 37, da tempo residenti a Firenze, avrebbero adescato omosessuali non dichiarati e poi li avrebbero ricattati, chiedendo anche somme ingenti, in cambio del loro silenzio. Questa mattina sono stati arrestati dagli agenti della squadra mobile di Firenze, con l'accusa di estorsione. I due sono indagati anche per usura perchè sospettati di aver utilizzato le somme ottenute dalle estorsioni per prestiti a strozzo. Oltre alle due ordinanze di custodia cautelare, chieste dal pm Ferdinando Prodomo e emesse dal gip di Firenze Anna Favi, la polizia ha compiuto anche dieci perquisizioni, negli appartamenti dei due arrestati e di altre persone sospettate di essere coinvolte nel giro di usura. Le indagini erano cominciate la scorsa estate, in seguito alla denuncia presentata alla polizia dal padre di una delle vittime delle estorsioni. Il figlio era scappato da casa lasciando un biglietto in cui raccontava che gli estorsori gli avevano preso circa 50 mila euro. Recentemente un altro gay ha raccontato agli inquirenti che i due arrestati gli avevano chiesto 700 euro per non Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 67/71 rivelare le sue esperienze sessuali. martedì 19 aprile 2005, di la Repubblica PAPA BENEDETTO XVI: "I MATRIMONI GAY SONO UNA SCELTA DISTRUTTIVA PER LA SOCIETÀ. SONO UN SEGNO DI DECADENZA" Un grosso nodo è l´etica sessuale. L´enciclica Humanae Vitae ha prodotto un fossato tra magistero e comportamento pratico dei fedeli. E´ ora di rimeditarla? «Per me è evidente che dobbiamo continuare a riflettere. Già nei suoi primi anni di pontificato Giovanni Paolo II ha offerto al problema un nuovo tipo di approccio antropologico, personalistico, sviluppando una visione molto diversa della relazione fra l´io e il tu dell´uomo e della donna. Vero è che la pillola ha dato il via ad una rivoluzione antropologica di grandissime dimensioni. Non si è rivelata essere, come forse si poteva pensare all´inizio, solo un aiuto per le situazioni difficili, ma ha cambiato la visione della sessualità, dell´uomo e del corpo stesso. E´ stata sganciata la sessualità dalla fecondità e così è cambiato profondamente il concetto della stessa vita umana. L´atto sessuale ha perso la sua intenzionalità e finalità, che prima era sempre stata visibile e determinante, sicchè tutti i tipi di sessualità sono diventati equivalenti. Soprattutto da questa rivoluzione consegue l´equiparazione tra omosessualità ed eterosessualità. Ecco perché dico che Paolo VI ha indicato un problema di grandissima importanza». Ecco, l´omosessualità. E´ un tema che riguarda l´amore fra due persone e non la mera sessualità. Cosa può fare la Chiesa per capire questo fenomeno? «Diciamo due cose. Anzitutto dobbiamo avere un grande rispetto per queste persone, che soffrono anche e che vogliono trovare un loro modo di vivere giusto. D´altra parte, creare ora la forma giuridica di una specie di matrimonio omosessuale, in realtà, non aiuta queste persone». Quindi lei giudica negativamente la scelta fatta in Spagna? «Sì, perché è distruttiva per la famiglia e la società. Il diritto crea la morale o una forma di morale, poiché la gente normale comunemente ritiene che quanto afferma il diritto sia anche moralmente lecito. E se giudichiamo questa unione più o meno equivalente al matrimonio, abbiamo una società che non riconosce più la specificità né il carattere fondamentale della famiglia, cioè l´essere proprio dell´uomo e della donna che ha lo scopo di dare continuità - non solo in senso biologico - all´umanità. Ecco perché la scelta fatta in Spagna non reca un vero beneficio a queste persone: poiché in tal modo distruggiamo elementi fondamentali di un ordine di diritto». Eminenza, a volte la Chiesa dicendo no su tutto, è andata Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 68/71 incontro a sconfitte. Non dovrebbe essere almeno possibile un patto di solidarietà fra due persone, anche omosessuali, riconosciuto e tutelato dalla legge? «Ma l´istituzionalizzazione di una simile intesa - lo voglia o no il legislatore - apparirebbe necessariamente all´opinione pubblica come un altro tipo di matrimonio e la relativizzazione sarebbe inevitabile. Non dimentichiamo poi che con queste scelte, verso cui oggi inclina un´Europa diciamo così - in decadenza, ci separiamo da tutte le grandi culture dell´umanità, le quali hanno sempre riconosciuto il significato proprio della sessualità: cioè che un uomo e una donna sono creati per essere congiuntamente la garanzia del futuro dell´umanità. Garanzia non solo fisica ma morale». 23 aprile 2005, dall'Associazione Papaboys www.papaboys.it La risposta di noi Papaboys al signor Zapatero Il grande ideologo Zapatero, illuminato spento dalla passione per le novità che non portano valori ma disfunzioni ai giovani, provoca l'Europa con una straordinaria quanto vergognosa proposta di legge: è proprio vero che non c'è limite nella ricerca di consensi elettorali, e che pur di minare i valori eterni della fede e dei valori.... basta vendersi l'anima a Satana! Ma noi PAPABOYS VOGLIAMO RACCONTARVI LA VERITA'! CHE E' LA COSA CHE CI RENDERA' LIBERI! L’omosessualità è una condizione patologica. Dalla quale, se si vuole, si può uscire. Ma l’azione di una potente lobby gay mira a nascondere questa verità. L’omosessualità come fatto normale. Da almeno trent’anni nella società occidentale opera una potente lobby che vuole far entrare nella testa della gente questa semplice idea: l’omosessuale è come un mancino, certo più raro delle persone che usano la mano destra, ma non per questo giudicato una persona "che sbaglia". Insomma: "gay è bello" almeno quanto essere un eterosessuale. Chiunque sostenga il contrario, perde il diritto di parlare nel grande salotto del villaggio globale e viene liquidato come un intollerante che discrimina gli omosessuali, che li odia e che li considera individui pericolosi e senza speranza. Ovviamente, si tratta di un’accusa completamente falsa, che vuole solo neutralizzare la verità: e cioè che l’omosessualità è una condizione patologica, che ostacola la piena realizzazione della persona. Siamo di fronte a una classica operazione di ingegneria sociale che vorrebbe trasformare una normalità di tipo sociologico in una normalità di tipo antropologico morale: Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 69/71 se gli omosessuali sono presenti in numero rilevante, e la gente li approva, allora significa che essere gay è un comportamento assolutamente innocente del punto di vista etico. Non a caso, il Movimento di Liberazione Gay, fondato a New York nel 1969, rivendica due cose: la tolleranza, intesa come piena eguaglianza sociale, economica, politica e giuridica dell’omosessuale in quanto tale; e l’approvazione, intesa come l’idea diffusa che l’omosessualità sia una cosa normale. Ma se questa lobby gay si presenta all’opinione pubblica orgogliosa e compatta, ben diversa è la realtà esistenziale delle singole persone che vivono questa condizione: una vita segnata spesso dalla sofferenza e dall’inquietudine, aggravate dagli atteggiamenti urlati e provocatori del movimento d’opinione che cavalca la tigre della trasgressione sessuale. C’è un paradosso che molti ignorano: il primo passo per aiutare gli omosessuali è riconoscere serenamente che in quella condizione essi vivono male. Anche quando sia apparentemente accettata con serenità, l’omosessualità non sarà mai compatibile con i livelli più profondi della persona. Dunque, giornali, TV, film, situation comedy sono pesantemente condizionate da questa lobby omosessuale, che ogni giorno muove qualche piccolo passo per "normalizzare" l’immagine dei gay agli occhi del pubblico. Le tecniche utilizzate sono molto simili a quelle messe in campo dalla lobby femminista negli anni Settanta, quando film e telefilm furono invasi da donne-giudice, donne-poliziotto, donne-soldato, allo scopo di suscitare processi di immedesimazione nel pubblico femminile. Oggi, le fiction Tv e i film si riempiono di personaggi che non nascondono, e anzi ostentano la loro omosessualità, come affermazione di una categoria socialmente rilevante: il pubblico assimila così il messaggio subliminale che non c’è proprio nulla di strano ad assumere pubblicamente il "ruolo" di omosessuale, felice e contento della propria condizione. Anche nel campo della psichiatria e della psicanalisi la lobby gay ha esercitato fortissime pressioni per indurre gli studiosi a un riconoscimento della normalità della omosessualità. La gente non sa un fatto clamoroso: i tre grandi pionieri della psichiatria – Freud, Jung e Adler – consideravano l’omosessualità come una patologia. Oggi, invece, il termine omosessualità è scomparso dai manuali psichiatrici delle malattie mentali. Ma, come scrive lo psicologo americano Joseph Nicolosi, nessun tipo di ricerca sociologica o psicologica spiega tale cambiamento di tendenza, e nessuna prova scientifica è stata fornita per confutare 75 anni di ricerche cliniche sull’omosessualità come stato patologico. Spesso, i gay credono di essere nati tali. La stessa opinione pubblica è portata a pensare che certe persone "sono fatte così, e non c’è nulla che possano fare per cambiare". Il riconoscimento giuridico e sociale dell’omosessualità sarebbe scontato, se fosse scientificamente provato che essa è una condizione innata. Ma è stato provato esattamente il contrario: e cioè che i fattori genetici e ormonali non svolgono un ruolo determinante nello sviluppo della omosessualità. Possono predisporre, ma mai predeterminare l’omosessualità. Dunque, non esiste alcun "gene dell’omosessualità" che costringa una persona a essere tale. Possono esservi invece condizioni innate che rendono più facile lo scivolamento verso l’omosessualità. Ma l’essere gay resta un fenomeno prettamente psicologico. Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 70/71 Il vero scoop, in termini giornalistici, è proprio questo: che dalla omosessualità è possibile liberarsi. Non si tratta di un’affermazione teorica, o di un auspicio di natura morale: autorevoli psicologi che da anni lavorano in questo campo possono documentare numerose "guarigioni" di persone gay che – ovviamente senza alcun tipo di costrizione – hanno iniziato una cura psicanalitica seria, e sono completamente usciti dal tunnel di una personalità incompiuta. Certo, il primo passo di questo non facile cammino è riconoscersi bisognosi di aiuto, e infrangere il luogo comune imposto dai media secondo cui, al contrario, bisognerebbe arrendersi al fatto che omosessuali si nasce. Nulla di più falso: innumerevoli studi hanno ormai dimostrato che l’orientamento omosessuale è legato a una serie complessa di fatti accaduti alla persona durante l’infanzia e l’adolescenza. Questa rivelazione dimostra che la lobby gay non solo fa del male alle persone che afferma di voler tutelare, ma, ancor di più, induce l’opinione pubblica a trascurare una serie di informazioni educative che potrebbero in molti casi prevenire l’insorgere del problema. Sappiamo, ad esempio, che nel vissuto di moltissimi omosessuali maschi adulti c’è un padre evanescente; e spessissimo c’è una famiglia sfasciata, un divorzio. Non a caso, anche qui il miglior modo per prevenire è difendere la famiglia, recuperando in particolare la figura di un padre affettuoso ma autorevole, capace di dettare delle regole e dei divieti. In questo senso, i movimenti di liberazione omosessuale sono degli acerrimi nemici della famiglia. Distiinti saluti, Dott. Giovanni Profeta Domenica 24 Aprile 2005, AGI Prodi Dice 'No' Ai Matrimoni Gay Prodi dice 'no' ai matrimoni omosessuali. In un articolo apparso oggi sul Corriere della Sera, il leader dell' Unione ricorda il suo incontro con Zapatero, il 30 ottobre 2004, che gli annuncio' l' intenzione di varare una legge a favore del matrimonio e dell' adozione tra persone dello stesso sesso. "Gli dissi con la massima schiettezza che non ero d' accordo" racconta Prodi, allora ancora Presidente della Commissione Ue. "Primo sono contrario al riconoscimento delle nozze tra gay e credo inoltre sia sbagliato utilizzare termini come "famiglia" e "matrimonio" nei rapporti tra persone dello stesso sesso - spiega il Professore, che pero' aggiunge - penso invece sia possibile, e soprattutto giusto, impegnarsi a promuovere azioni politiche che siano in grado di garantire sostegno e assistenza alle coppie di fatto, e quindi anche a quelle omosessuali. Prodi prosegue: "Ricordo perfettamente che, cosi' come espressi la mia distanza dalla formula Zapatero, altrettanto feci nei confronti di soluzioni improntate ad un estremismo opposto, che ipotizzavano totale chiusura verso le coppie di fatto". Comitato Arcigay Provinciale di Roma via Goito 35/B -00185 Roma tel: 349/1976191 [email protected]; www.arcigay.it/roma 71/71