Anno 02 Num. 09 - Medimia Magazine

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Anno 02 Num. 09 - Medimia Magazine
Rivista di Medicina, Attualità, Cultura
MEDIMIA MAGAZINE - Bimestrale - novembre - dicembre 2012 - Periodico a diffusione gratuita - Anno III n° 9
le smagliature: nuove
strategie terapeutiche
dermatologia
l’acne
16
estetica
iperidrosi
ascellare
27
FOCUS
35
ambliopia infantile
e anorressia
in adolescenza
oncologia
il tumore alla
mammella
30
reportage
berlino
56
MEDIMIA MAGAZINE
Periodico a diffusione gratuita
Anno III n° 9
novembre - dicembre 2012
sommario
editoriale
i disturbi alimentari
3
idrologia
il benessere perduto
48
dermatologia
congresso catania
5
estetica
le smagliature
53
master
laser in dermatologia
10
reportage
berlino
56
l’acne
16
saperi & sapori
antipasti di natale
64
16
chirurgia estetica
biostimolazione al viso
23
53
filosofia
cento coltellate al cuore
67
iperidrosi ascellare
27
società
c’era una volta il teatro san carlo
70
oncologia
il tumore alla mammella
30
FOCUS
l’infanzia
35
30
anima & corpo
le stelle consigliano...
76
contatti
78
56
35
editoriale
Pasquale Malvone
[email protected]
direttore responsabile
pasquale malvone
coordinatore scientifico
mario sannino
anoressia e bulimia,
il male silenzioso degli
adolescenti
redazione scientifica
giovanni cannarozzo
alfonso carotenuto
paolo caterino
luigi cuoco
gioacchino listro
domenico piccolo
nadia russo
hanno collaborato a questo numero:
raffaele aratro, fabrizio castagnetta,
maria costantino, pietro falanga,
naida faldetta, aniello federico,
fabrizio melfa, paul steven nisticò,
alessandro poidomani, sergio ragni,
aldo reale, marco verolino.
coordinamento grafico
antonio di rosa
vincenzo pinto
C
ari lettori,
numerose ricerche mediche, nazionali ed internazionali, ci dicono in
maniera inconfutabile che sempre più adolescenti soffrono di disturbi del comportamento alimentare, come l’anoressia e la bulimia.
Tra questi altri “disturbi alimentari non altrimenti specificati che sfuggono ai
criteri diagnostici classici e che rischiano di essere curati in maniera adeguata.
In genere si stima che il 25% dei bambini con un normale sviluppo psicofisico
ed il 35% dei bambini con una difficoltà di sviluppo possono presentare un problema alimentare.
Secondo recenti statistiche, circa 2 milioni di giovani italiani, tra i 12 e i 25 anni,
sono affetti da disturbi alimentari. Ancora più preoccupante il dato fornito dal
Cidap (Centro italiano disturbi alimentari psicogeni): in Italia ci sono circa 1 milione e 450 mila ragazze bulimiche e 750 mila anoressiche.
Nel focus di questo numero, abbiamo voluto trattare il fenomeno in maniera
più dettagliata, interpellando il parere di uno specialista che quasi quotidianamente ha a che fare con questo tipo di problematiche.
Nella società dell’immagine, dove l’apparire prevale sull’essere, gli adolescenti rappresentano le vittime sacrificali di questo sistema, colpite da un nemico
subdolo che avanza silenzioso.
portale medimia.it
antonio galli
fotografia
luigi caterino
agenzie fotografiche
fotolia
mg group
editore
EPS srl
stampa
Grafica Metelliana
Cava De’ Tirreni (Sa)
direzione e amministrazione
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l’autore è a disposizione degli aventi diritto con
i quali non è stato possibile comunicare, nonchè
per eventuali omissioni o inesattezze delle fonti
delle immagini riprodotte nel presente numero.
Registrazione n° 5 del 21/06/2010
presso il tribunale di t. annunziata
UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA
dermatologia
“1 world meeting
on lasers 2012”
th
i protagonisti
sono stati i partecipanti
N
on capita spesso che un congresso di medicina desti così
tanto interesse come quello che ha suscitato il primo
Meeting Mondiale di Laserterapia che
si è svolto a Catania dal 25 al 27 ottobre
scorso. Un evento mediatico che ha visto
la partecipazione dei maggiori esperti
della materia, italiani ed internazionali.
Un successo che non va letto solo in ter-
mini numerici, oltre 300 partecipanti, ma
nel consenso e nell’interesse che ha suscitato in tutta la comunità scientifica.
Gli organizzatori sono consapevoli del fatto che dopo Catania la laserterapia non
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dermatologia
sarà più come prima. E’ la prima volta, infatti, che viene organizzato un congresso monotematico su una tecnologia che
sta diventando sempre più importante
ed indispensabile nella pratica clinica
dermatologica.
Un ringraziamento va agli organizzatori
del meeting: Giovanni Fabio Zagni, Santo Dattola e Mario Sannino.
La grande partecipazione di medici
specialisti e di aziende produttrici è un
segnale importante per tutta la laserterapia in quanto modifica in parte l’approccio con questa disciplina per troppo
tempo lasciata a se stessa e priva di una
organizzazione didattica e formativa
quanto più unitaria possibile. E’ una vittoria per gli organizzatori e per tutti i
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congresso di laserterapia
partecipanti. Nel contempo, un passo
avanti per la ricerca.
Il successo non è arrivato per caso,
come ci tiene a sottolineare il prof. Giovanni Cannarozzo, relatore in numerosi
congressi nazionali ed internazionali (e
responsabile insieme ai colleghi Pierluca
Bencini, Nicola Zerbinati e Paolo Bonan)
del programma scientifico di questo
meeting: «tutte le relazioni presentate
al Convegno sono state scelte al fine di
diffondere in ambito medico la possibilità di utilizzare le sorgenti di luce per
il trattamento di numerose condizioni
patologiche ed inestetiche della pelle.
Lo sviluppo delle varie sessioni indicava
con razionalità la scelta della sorgente in
rapporto al tessuto da trattare (vascola-
re, pigmentario, d’organo). Il dato saliente
è stato proprio quello di fornire delle linee
guida che possano in parte orientare i medici che utilizzano questi sistemi ad eseguire interventi corretti. La presenza di
relatori stranieri presenti al Meeting, che
in futuro cercheremo di incrementare, è
servita per un confronto costruttivo con la
nostra scuola - aggiunge il prof. Cannarozzo - in quanto paesi diversi vivono situazioni e casistiche diverse o affrontano a volte
identiche situazioni cliniche con tecniche
o strategie terapeutiche particolari che
reciprocamente è molto utile conoscere.
La laserterapia è una disciplina tutto sommato abbastanza nuova non tanto sotto l’aspetto della conoscenza scientifica
quanto sulla diffusione competente delle
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dermatologia
sue applicazioni dermatologiche. Questo
deriva dal fatto che la Laserterapia non
è materia di studio istituzionalizzata.
«Esistono naturalmente in Italia e nel
mondo importanti ed esperti referenti
per questo settore - prosegue - ma la difficoltà sta proprio nel trasmettere questo flusso di esperienza ed informazioni
in modo continuo ed in sedi accessibili a
chi voglia studiare e perfezionarsi.
Per questo motivo - conclude il professore Cannarozzo - è lodevole ed auspicabile che si affermino Società Scientifiche ed Accademie che in modo serio si
prendano a cuore il compito di far crescere la diffusione e la corretta applicazione di una disciplina cosi innovativa ed
importante».
Da sottolineare l’importante contributo
che allo studio ed alla diffusione della
Laserterapia fornisce ormai da molti
anni il Gruppo Italiano di Laser Dermatologia (G.I.L.D. - F.T.P.) promuovendo
e organizzando in tutta Italia corsi di
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congresso di laserterapia
formazione teorico-pratici aperti a tutti
i medici seriamente interessati all’apprendimento ed al perfezionamento in
questa materia.
Scontata una seconda edizione del Meeting, probabilmente ancora in una città
italiana anche se non è escluso che il
Meeting possa svolgersi in futuro in una
città d’oltreoceano.
L’esperienza di Catania, inoltre, continua
per tutti in un nuovo progetto di durata
biennale: il Master Universitario di Secondo Livello “Laser in Dermatologia”,
che si terrà presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, anno accademico 2012/2013. sotto la direzione del Prof.
Steven Paul Nisticò.
L’iscrizione è riservata per un numero
massimo di 50 persone, in possesso del
diploma di laurea in medicina e chirurgia
e il titolo di specializzazione in dermatologia con esperienza almeno triennale in
strutture pubbliche o private ad indirizzo
dermatologico.
l’intervista
i tumori cutanei
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dermatologia
all’università tor vergata
nasce il primo master di secondo livello
di laser in dermatologia
intervista al direttore del master, prof. dott. paul steven nisticò
C
ome nasce l’idea di un Master
Universitario di Laser in Dermatologia?
Il corso nasce in primo luogo
dalla richiesta dei medici specialisti in
Dermatologia e discipline affini ed in generale da tutta la comunità scientifica, in
quanto i numerosi corsi che riguardano
questo settore della medicina non hanno
fornito, ad oggi, linee guida che consentano applicazioni laser sicure e ripetibili.
Lo scopo è quello di garantire la massima qualità scientifica con la possibilità
di conferire al termine del percorso un
titolo accademico di “Master di II livello
in Laser Dermatologia”, qualifica professionale che oggi non può non essere
presente nel bagaglio culturale di uno
specialista moderno e aggiornato.
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Da chi è stato organizzato?
Il Master è stato concepito dal sottoscritto insieme ai dottori Giovanni Cannarozzo e Mario Sannino, specialisti qualificati
nel settore della laserterapia dermatologica ed estetica. È istituito presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Roma
Tor Vergata, da parte della Cattedra di
Dermatologia diretta dal Prof. Sergio
Chimenti.
Dove si svolge e in che cosa consiste?
Si tratta di un Corso teorico- pratico, organizzato in moduli mensili autonomi di
2 o 3 giorni consecutivi che si svolgono
presso le aule e gli ambulatori del Policlinico di Tor Vergata a Roma. Ogni modulo comprende una parte teorica ed una
parte pratica. Nella parte pratica saranno utilizzati i sistemi laser più avanzati
per il trattamento di casistica patologica
ed estetica. Il Corso dura complessivamente 18 mesi.
Quali sono i requisiti per partecipare?
Il Corso è riservato ai medici specialisti in
Dermatologia italiani e stranieri. La selezione avverrà sulla base dei titoli valutati dal Consiglio del Master. Il numero dei
partecipanti al Corso non può superare i
50 iscritti.
Da chi sono tenute le lezioni?
Le lezioni sono tenute dai Professori della
Cattedra di Dermatologia dell’ Università
di Roma Tor Vergata e da esperti internazionali nei diversi settori della materia: si
spazierà dalla fisica alla diagnostica (clinica ed ottica non invasiva), fino alla parte
pratica ed applicativa su numerosi casi
clinici.
congressi
meeting di dermoscopia ed
imaging cutaneo
Gubbio '13 “Dove va la Dermoscopia?”, Gubbio, 11-13 aprile 2013
Il Meeting di Dermoscopia ed Imaging Cutaneo di Gubbio è dedicato ai medici specialisti cultori della materia e si propone
la formazione teorico-pratica e l’aggiornamento sui temi e sulle tecniche principali.
Il programma scientifico è composto da:
- Sessioni tematiche su particolari aspetti della semeiotica dermoscopica
- Sessioni di casistica dermoscopica interattiva (“Pearls”)
- Simulazioni pratiche di approccio clinico-dermoscopico al paziente, mediante monitoraggio digitale (“Ambulatorio Virtuale”)
- Esercitazione pratica sul paziente mediante differenti apparecchiature digitali.
1) Le Sessioni tematiche analizzeranno le più recenti acquisizioni dermoscopiche in ambito di tumori di natura melanocitaria (nevi di Clark, lesioni spitzoidi, melanoma in situ, melanoma acrale e delle mucose) e non melanocitaria (carcinoma
squamo- e basocellulare, altri tumori epiteliali, annessiali e connettivali), i nuovi campi d’impiego sistematico della metodica, quali le patologie degli annessi piliferi ed ungueali, le patologia cutanee infiammatorie, le patologie virali e le entomodermatosi, nonché si spingeranno a valutare limiti, prospettive e ulteriori potenzialità d’impiego della dermoscopia.
2) Le Sessioni di casistica dermoscopica (“Pearls”) vedranno alternarsi sul palco alcuni tra i più noti esperti dermoscopisti
italiani, che proporranno alla platea i casi clinici più rari ed interessanti tra quelli osservati nella loro pratica clinica, coinvolgendo i partecipanti nell’analisi dei reperti dermoscopici e nella sintesi diagnostica finale.
3) Le simulazioni pratiche di approccio clinico-dermoscopico al paziente, mediante monitoraggio digitale (“Ambulatorio
Virtuale”) consistono in un particolare quanto originale “percorso diagnostico” condiviso tra Tutor e partecipanti: a questi
ultimi, suddivisi in tre gruppi distinti in tre diverse aule, verranno sottoposte a rotazione da tre diversi relatori alcuni casi
clinici di particolare impegno e complessità (pazienti con numerose lesioni melanocitarie atipiche, pazienti con melanomi
multipli, con melanoma familiare, etc.); grazie al supporto informatico interattivo, i partecipanti potranno seguire il monitoraggio fotografico delle lesioni prese in esame e stabilire insieme al Tutor la diagnosi e le strategie di gestione più idonee
delle stesse.
4) L’esercitazione pratica permetterà al Tutor di effettuare in aula sul paziente in tempo reale un esame videodermoscopico, che coinvolgerà nella diagnosi finale i Partecipanti, commentando le varie fasi esecutive della metodica. A conclusione
dei lavori i partecipanti dovrebbero:
- aver migliorato le proprie capacità diagnostiche nei confronti dei tumori melanocitari e non melanocitari, delle patologie
degli annessi piliferi ed ungueali, delle patologie cutanee infiammatorie, virali e parassitarie.
- Avere le conoscenze tecniche atte a valutare le precise caratteristiche delle varie apparecchiature per la Dermoscopia, al
fine di dotarsi dei dispositivi più adatti alle proprie esigenze per una corretta ed efficace diagnostica non invasiva.
- Affinare le proprie risorse strategiche nei confronti dei pazienti dalla gestione particolarmente impegnativa, e segnatamente nella sorveglianza clinico-dermoscopica dei soggetti ad alto rischio per melanoma e nel monitoraggio di trattamenti
con terapie fisiche e farmacologiche.
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Gubbio 13
Dermoscopia ed Imaging Cutaneo
Advanced Meeting
“Dove va la Dermoscopia?”
Park Hotel Ai Cappuccini — 11-13 aprile 2013
Chairmen: Saturnino Gasparini, Gian Luigi Giovene
Co-chairmen: Domenico Piccolo, Stefano Cavicchini, Vincenzo De Giorgi
estendi la tua dermoscopia
Scopo dell’evento è quello di fornire le informazioni indispensabili per un
moderno utilizzo della dermoscopia, non più limitato alla diagnosi del
melanoma ma esteso alla individuazione precoce di altre neoformazioni
cutanee ed alle applicazioni pratiche che vanno oltre il campo oncologico.
Con il Patrocinio di
Segreteria Organizzativa: Joining People Srl
Tel. +39 06/2020227 - Fax +39 06/20421308 - [email protected]
dermatologia
nadia russo
specialista in
dermatologia
l’acne e suoi postumi
macchie e cicatrici
L’
acne è un problema della pelle molto diffuso, basti pensare
che l’80-90% della popolazione
può esserne colpita.
Inizia a manifestarsi nel periodo della
pubertà – adolescenza (intorno ai 12- 14
anni), per protrarsi sino all’età più adulta
di 20 – 22 anni. E’ pur vero però che oggi
è sempre più frequente riscontrare l’ac-
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ne in pazienti di 30 – 40 anni, soprattutto
di sesso femminile.
I fattori che provocano l’acne possono
essere diversi, ecco perchè si parla di
etiopatogenesi multifattoriale. Infatti
fattori ormonali, meccanici, genetici, infiammatori e batterici sono implicati nello sviluppo della patologia.
L’acne si caratterizza per l’infiammazio-
ne cronica dei follicoli pilosebacei soprattutto delle zone del viso, tronco e dorso,
oltre che ad un incremento della secrezione sebacea,ad un eccesso di cheratinizzazione del follicolo pilifero e a proliferazione batterica (P. acnes).
Le lesioni con cui si manifesta clinicamente sono svariate e possono presentarsi contemporaneamente in uno stes-
dermatologia
so paziente. Possono aversi lesioni non
infiammatorie (punti neri o comedoni
aperti e punti bianchi o comedoni chiusi) e lesioni infiammatorie quali papule,
pustole, noduli e cisti.
A tal proposito non tutti i tipi di acne presentano la stessa gravità, ma a seconda
delle lesioni si classifica in vari gradi:
Acne comedonica o di grado lieve, Acne
l’acne e i suoi postumi
papulo – pustolosa o di grado moderato,
Acne nodulo – cistica o di grado severo,
Acne conglobata o fulminans o di grado
molto severo.
Di fondamentale importanza diventa
l’approccio clinico-terapeutico, perché
se tempestivo ed appropriato, aiuta a
ridurre al minimo gli effetti secondari
dell’acne, ovvero i suoi esiti sia in ter-
mini di macchie che di cicatrici. Le cicatrici sono depressioni dermiche causate
da danni al collagene; nell'acne possono
determinarsene diversi tipi sia in correlazione alla gravità dell'acne stessa, sia, più
frequentemente, ai casi che non vengono trattati adeguatamente. La risposta al
trattamento varia in base al tipo di cicatrice e in alcuni casi può non essere soddisfacente.
L’impatto estetico di tale problematica,
di sicuro, è importante, infatti le cicatrici,
per i soggetti che ne sono portatori, sono
fonte di preoccupazione ed a molti di essi
non piace la propria immagine fotografica
poiché pone di fronte alla triste realtà di
vedersi la pelle segnata dai “buchi”, ecco
perché c’è la spasmodica ricerca di qualcosa che possa migliorarle.
Secondo una più recente classificazione
le cicatrici si suddividono in: cicatrici a
“cono”, a “scodella” ed a “scatola”.
Di difficile, ma non impossibile risoluzione, sono le cicatrici dell’acne. Un primo
passo può essere mosso effettuando dal
dermatologo dei peeling chimici (dall’inglese to peel= spellare) favorendo l’eliminazione dei strati cutanei, facilitando
così il rinnovamento cellulare. I risultati
ottenibili sulla cute sono modulabili in relazione alle sostanze e agli accorgimenti
adoperati. I peeling possono raggiungere
varie profondità a seconda del tipo e della
concentrazione della sostanza utilizzata,
del tempo di posa della sostanza utilizzata
sulla cute e dal numero di passaggi sulla
stessa area.
Maggiore è la profondità di azione della
sostanza impiegata e più evidenti saranno
i risultati, ma saranno anche maggiori le
complicanze post – peeling.
E’ molto importante quindi che i pazienti
collaborino in maniera attiva con il medico
e seguano alla lettera tutti gli accorgimenti appropriati da effettuare a domicilio. Al-
17
dermatologia
Cicatrici d’acne
l’acne e i suoi postumi
Dispositivo medico monouso
(Roller)
Cicatrici d’acne:
trattamento laser frazionale
tra metodica di recente introduzione è il
needling. Essa si avvale dell’utilizzo di un
dispositivo medico monouso (Roller) di
larghezza pari a 10 o 20 mm munito di un
numero variabile di microaghi in acciaio
inossidabile (da 96 a 192) disposti in file
(4 o 8) e aventi lunghezza compresa tra
0,15 e 1,5 mm.
La tecnica consiste nel far scorrere in
tutte le possibili direzioni il rullo, esercitando una pressione variabile a seconda
dei casi, ma comunque lieve e costante,
in modo da avere una distribuzione uniforme dei microfoni; anche la profondità
di penetrazione è variabile a seconda del
modello (0,07 mm – 1,3 mm).
Come manifestazioni immediate si verificano sanguinamento (bleeding), tra-
sudazione sierosa minima, comparsa di
gonfiore e rossore, occlusione rapida dei
microfori ed arresto del sanguinamento.
Come manifestazioni tardive si ha in prima giornata gonfiore ed arrossamento;
attenuazione già in seconda giornata e
scomparsa del tutto in terza, quarta giornata.
Tra i vantaggi di questa metodica vi è sicu-
19
20
dermatologia
ramente il fatto che la barriera cutanea
resta integra e che i tempi di guarigione
sono piuttosto rapidi, non si hanno esiti
ipercromici ed è praticabile in tutti i fototipi. Gli effetti collaterali sono minimi, talvolta può manifestarsi l’herpes simplex.
Per le cicatrici da acne più profonde, che
poco o nulla rispondono ai trattamenti
chimici, si può ricorrere ad altri trattamenti più aggressivi e di maggiore efficacia e risoluzione, mediante l’utilizzo
del laser frazionato.
La sempre più crescente necessità di
trovare una soluzione efficace per tale
problematica e con tempi di recupero
brevissimi, ha portato alla messa a punto
l’acne e i suoi postumi
di metodiche laser sempre più raffinate.
Infatti, i laser frazionati oggi si distinguono in minimamente ablativi e non ablativi.
Nei trattamenti minimamente ablativi
si verifica un piccolo danno epidermico che risolve completamente nell’arco
di 7 giorni, mentre nei trattamenti non
ablativi, l’epidermide è completamente
preservata ed i tempi di recupero sono
praticamente nulli.
Infatti la metodica non ablativa viene riservata a quei pazienti che hanno necessità di non comprimere la propria vita di
relazione, a quelle donne che hanno necessità di truccarsi già dal giorno dopo il
trattamento ed a tutte quelle persone che
hanno scarsa disponibilità di tempo da
dedicare nel post-operatorio.
In definitiva, però, ogni caso richiede un
trattamento personalizzato e talvolta avvalendosi di protocolli integrati di trattamento. Ciò significa, quindi, che bisogna
affidarsi a mani esperte.
Il medico dopo attenta valutazione della problematica da affrontare, sceglie il
o i trattamenti più appropriati a seconda
delle necessità del paziente, che riescano
a concordare il giusto approccio terapeutico garantendo la massima efficacia con
effetti collaterali minimi e di veloce risoluzione.
Casistica
Cicatrici d’acne: trattamento laser non ablativo
Acne Comedonica
Acne Cistica
Acne Papulo-pustolosa
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chirurgia estetica
fabrizio melfa
specialista
in scienza dell’alimentazione
alessandro poidomani
specialista
in angiologia medica
la biostimolazione al viso:
atto preventivo o terapeutico?
G
li studiosi ci dicono che il volto è la principale area della
comunicazione non verbale
umana, e proprio attraverso
il nostro volto che trasmettiamo le sette emozioni primarie: felicità, sorpresa,
paura, tristezza, collera, disgusto e interesse.
Il bisogno di vedere in faccia il nostro interlocutore indica l’importanza di questa
parte del corpo nel veicolare messaggi.
Lo vediamo anche nel gioco della seduzione: a parlare per primi sono i nostri
occhi, il nostro sorriso.
Entriamo in relazione con gli altri attraverso il viso. Esso ha dunque un ruolo
sociale fondamentale, a qualunque età.
Dunque il viso è il principale manifesto
della nostra bellezza estetica e non solo,
anche dell’anima. Non c'è da stupirsi se
il viso è al centro di tutte le nostre attenzioni e, nonostante il lungo periodo di crisi che stiamo trascorrendo, non vengono
lesinate spese sui prodotti per prendervene cura. Il 61% delle donne rivela di
coccolare innanzitutto il proprio viso con
l'aiuto di creme giorno, creme notte, prodotti illuminanti ed esfolianti. Con un'ossessione particolare per l'idratazione.
La Medicina Estetica moderna ha abbracciato la filosofia che prevede di
preservare la fisionomia dell’individuo
guidando i processi di invecchiamento,
sia per i soggetti giovani che, soprattutto,
per i meno giovani.
Nell’ambito dei trattamenti rivolti al
mantenimento dello stato di salute della pelle del viso e soprattutto del ringio-
vanimento cutaneo, la Biostimolazione
rappresenta il punto di partenza per la
riattivazione della funzionalità del fibroblasta, protagonista assoluto del tessuto
cutaneo.
Il segno più evidente del tempo che passa
è rappresentato dalla progressiva comparsa delle rughe.
Ma come si determina questo graduale
e fisiologico processo di invecchiamento
cutaneo che, passando per secchezza,
perdita di tono e rilassamento dei tratti del viso, porta nel corso degli anni alla
formazione della ruga, espressione visibile di alterazione cellulare, biochimica e
microvascolare della compagine dermoepidermica?
E’ ormai chiaro che il complesso degli elementi cutanei, con al centro la cosiddetta
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chirurgia estetica
lifting in 3d
Crema Giorno
Crema Notte
libera la tua giovinezza
Roydermal
24
Divisione Italia • Roma
chirurgia estetica
matrice extracellulare, rappresenta una
struttura in assoluto equilibrio dinamico;
da un lato con processi di degradazione,
dati da enzimi (ialuronidasi, collagenasi
ed elastasi) che operano per il continuo
rimodellamento, e dall’altro attività di
neosintesi, realizzate dai fibroblasti con
la loro produzione di macromolecole
(acido ialuronico, collagene ed elastina).
Se i processi degradativi prevalgono su
quelli di neosintesi, gradualmente si ha
un impoverimento della componente
macromolecolare della pelle, che progressivamente invecchia e perde tono,
con formazione di inestetismi e rughe.
La diminuzione della quantità di acido
ialuronico e di collagene nel derma sono
fra le cause principali dell’invecchiamento cutaneo.
In riferimento a queste evidenze scientifiche, noi medici estetici consigliamo
sempre più di effettuare dei trattamenti
di Biostimolazione cutanea poiché è una
terapia distrettuale atta a stimolare i fibroblasti a produrre elastina, collagene,
acido ialuronico, favorisce un incremento numerico di tali cellule insieme ad
un loro riequilibrio metabolico, rallenta
il metabolismo catabolico del collagene (inibendo proteasi e collagenasi),
dell’acido ialuronico (inibendo le ialuronidasi), dell’elastina (inibendo l’elastasi)
e a realizzare un’azione scavanger dei
radicali liberi dell’ossigeno.
Per realizzare una biostimolazione cutanea vengono utilizzati diversi principi
attivi: l’acido ialuronico a basso peso molecolare, concepito per essere riassorbito in tempi brevi; l’idrossiapatite di calcio,
per la stimolazione di collagene di tipo I;
i complessi polivitaminici; i complessi
aminoacidici; la glucosamina solfato; il
polidesossiribonucleotide.
La biostimolazione è conveniente effettuarla in particolare nelle zone foto-
biostimolazione al viso
esposte come il viso, collo, decolleté e
mani; con lo scopo di rallentare l’invecchiamento cutaneo, di assicurare una
buona luminosità, una buona elasticità e
un buon turgore. Da ciò si evince che la
biostimolazione è un’arma fondamenta-
le nell’ottica della prevenzione dei processi di invecchiamento cutaneo, ma sempre
più viene utilizzata come atto terapeutico
vero e proprio di ringiovanimento in associazione ai trattamenti chirurgici o con
tossina botulinica o con i filler.
25
26
chirurgia estetica
fabrizio castagnetta
specialista in
chirurgia plastica
iperidrosi ascellare
quando la sudorazione
diventa un problema
L
a sudorazione è un normale
meccanismo di regolazione della
temperatura corporea ma per
alcuni ciò può essere causa di
problemi e disagio.
L’iperidrosi ascellare è caratterizzata da
un eccesso di sudorazione nella zona
ascellare che interferisce nelle normali
attività giornaliere della persona. Il chirurgo plastico Fabrizio Castagnetta, ci
spiega quali sono le cause ed i possibili
rimedi.
Qual è la percentuale di popolazione che
soffre di questo problema?
Si stima che circa il 3% della popolazione
soffra di questo problema, ma non dobbiamo dimenticare anche quelli che soffrono di eccessiva sudorazione del palmo
27
chirurgia estetica
delle mani e della pianta dei piedi.
Questa “condizione” piuttosto che “patologia” è causa di forte imbarazzo per le
persone che ne soffrono con ripercussione nella vita sociale.
Può essere segnale di malattie più importanti?
In linea di principio no e coloro che ne
soffrono sono, in genere, persone in
buona salute ma che si vedono costrette a rinunciare ad una vita di relazione
normale anche per via della necessità di
frequenti cambi d’abito.
A che età comincia l’iperidrosi ascellare?
Normalmente questa condizione inizia
con la pubertà ma molti pazienti, per
una forma di pudore, non ne parlano né
tantomeno vanno alla ricerca di un trattamento risolutivo anche per mancanza
di conoscenza delle varie opportunità
terapeutiche.
In molti pazienti, al di là della abbondante sudorazione, si può avvertire anche del
cattivo odore, da cosa è provocato?
Le ghiandole sudoripare sono generalmente considerate come la sorgente
principale del sudore, il loro secreto è
fatto per il 99% di acqua, ma di contro,
le ghiandole apocrine con il loro secreto
ricco di proteine e lipidi sono le responsabili della bromidrosi ossia la sudorazione accompagnata da cattivi odori.
Quali sono le possibilità di trattamento?
Negli anni passati ci si poteva affidare
solamente a trattamenti topici o all’uso
di particolari deodoranti, oggi fortunatamente esistono, sia tutta una serie di trattamenti mini invasivi, alcuni dei quali in
grado anche di risolvere definitivamente
il problema, soprattutto per quei pazienti
appartenenti alla fascia 1 e 2 della scala
di gravità, sia nuovi apparecchi medicali
che promettono un miglioramento a lungo termine con minimo rischio.
Ce ne parli ….
28
iperidrosi ascellare
La tossina botulinica di tipo A è stata ed
è ampiamente utilizzata per il trattamento dell’iperidrosi primaria. Normalmente
da 30 a 100 unità vengono iniettate nel
derma in piccole aliquote tutt’attorno
all’area interessata in ciascuna ascella.
Una significativa riduzione della sudorazione permarrà per 4 - 6 mesi poi sarà
necessario ripetere l’applicazione.
Scala di gravità dell’iperidrosi
ascellare
1.
2.
3.
4.
L’inconveniente è il fastidio legato alle
punture in una zona ad alta sensibilità.
Esiste anche un’opzione chirurgica per
l’iperidrosi ascellare legata all’uso di una
cannula per liposuzione introdotta nello
spazio subdermico con una piccola incisione, che si basa sul trauma meccanico con conseguente distruzione delle
ghiandole sudoripare. Ma lo stesso risultato lo si può ottenere in una forma meno
invasiva con l’utilizzo di un laser Nd:Yag
1320 nm introdotto alla stessa maniera
con la stessa finalità di raggiungere e
danneggiare le ghiandole sudoripare ma
Mai evidente e non interferisce
con la vita di tutti i giorni
Tollerabile e qualche volta interferisce con la vita di tutti i
giorni
Appena tollerabile e frequentemente interferisce con l’attività
giornaliera
Intollerabile e sempre interferisce con la vita sociale e di tutti
i giorni
con un trauma decisamente inferiore.
Infine durante il congresso internazionale
Aesthetic Asia 2012 che si è tenuto a Singapore nel mese di Settembre il sudcoreano Dr. Sungil In ha presentato uno studio
con l’obiettivo di valutare l’efficacia e la sicurezza di ultrasuoni micro-focalizzati ad
alta intensità per il trattamento dell’iperidrosi ascellare primaria.
Il trattamento, in un’unica sessione, ha
comportato una riduzione media del sudore del 76% a 14 giorni ed una riduzione
media del sudore del 93% a 30 giorni dopo
l’applicazione.
A parte qualche livido e un po’ di dolorabilità, il trattamento con ultrasuoni microfocalizzati ad alta intensità si è dimostrato
efficace e sicuro per la cura della iperidrosi ascellare. Il follow-up per ciò che
concerne la permanenza del risultato nel
tempo è ancora in corso.
Ad ogni modo la scelta del trattamento
per la iperidrosi ascellare dipende dal grado di gravità del sintomo e da una buona
e riflessiva chiacchierata tra medico e paziente al fine di valutare rischi e benefici
di ciascuna metodica.
31
oncologia
naida faldetta
senologa
chirurgo onco-plastico
Con la collaborazione della Dott.ssa Claudia Lo
Castro, psicoterapeuta esperta in musicoterapia
e della dott.ssa Vera Maria Ferrandi psicologapsiconcologa.
Tumore della mammella:
l’importanza del sostegno
psicologico
I
l tumore al seno è la neoplasia più
frequente nella donna; esso colpisce
infatti una donna su dieci aggredendo
il simbolo della femminilità, della maternità e dell’erotismo. L’insorgenza della
malattia provoca immediatamente una
ricaduta psicologica che mette in crisi la
modalità con cui la paziente si rapporta
con se stessa come donna, moglie e madre alterando la propria identità di ruolo.
Pertanto per curare bene questa patologia è necessario curare contestualmente
il tumore e i disagi psicologici derivanti
dall’evento traumatizzante.
Nostro desiderio è aiutare la paziente durante tutte le fasi della malattia, iniziando
da una corretta e precoce diagnosi, proseguendo con una chirurgia oncoplastica.
Una chirurgia che utilizzando le moderne
tecniche ridà forma e volume dopo la
demolizione, consentendo alla donna di
30
oncologia
il tumore al seno
riconoscere ed accettare la sua nuova
immagine corporea. Contemporaneamente possiamo supportare psicologicamente la paziente al fine di contenere
le ansie, la rabbia, le paure che una diagnosi di cancro suscita.
Scopo del sostegno psicologico è sostenere il
tono dell’umore e aiutare
la donna a ristabilire in se
stessa una condizione di
equilibrio alterato dalla
malattia; le modalità tramite cui è possibile agire
su questo sono: elaborare i vissuti emotivi, modificare il senso di paura
rispetto al proprio cambiamento corporeo e alle
sue conseguenze nella
sfera sessuale, rispondere al bisogno di
sicurezza, diminuire il distress, etc....
In un momento delicato come quello della diagnosi, la donna ha bisogno di farsi
aiutare da qualcuno di cui possa fidarsi,
che sappia sostenere il suo carico emotivo. Le figure che permettono di accompagnare la donna in questo percorso
sono: il chirurgo senologo che segue la
“Il dolore che non parla
bisbiglia al cuore
sovraccarico e gli ordina
di spezzarsi”
Macbeth, Shakespeare.
donna durante le fasi pre e postoperatorie, guidandola verso la corretta scelta terapeutica; lo psiconcologo che sarà
presente durante l’attesa degli esami,
premiazione laboratori
nella riprogettazione della vita a fronte di
una malattia che sconvolgerà e farà crollare tutte le certezze costruite fino a quel
giorno.
La diagnosi di cancro porta a vivere il proprio corpo come traditore,
perché non rispetta più i
canoni di bellezza imposti
dalla società, ed il seno
non più come parte di sè,
ma come parte malata, da
eliminare radicalmente.
Il momento della comunicazione della diagnosi è
una fase traumatica perché si passa da uno stato
di salute ad uno di malattia; è da qui che cambia il
senso della propria vita e
la prospettiva del futuro. È
auspicabile che il momento più produttivo
d’intervento psicologico sia alla comunicazione della diagnosi e durante la preparazione all’operazione, affinché possa
verificarsi una diminuzione del distress
(che si estende lungo un continuum che
va da normali sentimenti di vulnerabilità,
tristezza e paura, a problemi che possono diventare disabilitanti come ansia, depressione, panico, isolamento sociale, crisi
esistenziale e spirituale, NCCN – 2003).
Il chirurgo oncoplastico allora dovrà indirizzare la donna alla corretta percezione del problema scegliendo le tecniche
oncoricostruttive adatte ad ogni singola
paziente, alla diversa natura biologica dei
vari tipi di tumore e alla diversa costituzione fisica della donna.
L’iter chirurgico terapeutico, dopo aver
risolto in primis il problema oncologico,
consentirà altresì di riacquistare l’integrità di un’immagine corporea pre-esistente.
Il ricorso alla chirurgia ricostruttiva è l’unico mezzo per avviare processi di accettazione di sé altrimenti impossibili, anche se
31
oncologia
la nuova mammella non sarà mai il seno
“fantasticato” dalla donna ma concretamente quello che è possibile rifare.
La ricostruzione della mammella non
solo non interferisce con i successivi
esami periodici, ma è spesso un fortissimo incentivo alla ripresa rapida di una
vita attiva e positiva, con indubbi effetti
benefici sulla salute.
La paziente può passare attraverso sentimenti quali vulnerabilità, tristezza, panico, isolamento sociale, crisi esistenziali
e spirituali; è compito dello psiconcologo
aiutare la paziente ad arginare la perdita
di controllo sul proprio corpo, la crisi di
identità, la diminuzione dell’autostima, la
compromissione dell’immagine corporea, l’impossibilità di progettare il futuro,
le disfunzioni sessuali e le incomprensioni di coppia.
Essendo consapevoli che non si vince la
battaglia contro il cancro se si ignorano i
suoi riflessi sulla psiche, abbiamo organizzato dei laboratori di scrittura, di musicoterapia e di psicodramma, nell’Unità
Operativa di Senologia dell’Az. Ospedali
Riuniti Villa Sofia-Cervello di Palermo.Lo
abbiamo fatto per garantire il sostegno
psicologico che ogni paziente deve avere durante tutto il periodo della malattia,
per consentire ad ogni donna di poter
verbalizzare più facilmente i propri vissuti difficili da comprendere ed accettare rispetto all’ “evento cancro”, dopo
averli elaborati per iscritto ed esperiti in
musica.
Questi gruppi di sostegno hanno consentito di: prendersi cura del benessere psicologico delle pazienti; migliorare
la qualità di vita; permettere l’elaborazione del vissuto relativo alla patologia
oncologica; favorire l’elaborazione dei
vissuti emotivi; fornire uno spazio all’interno del quale offrire un contenimento
emotivo ed incentivare il recupero delle
32
il tumore al seno
laboratorio di musicoterapia
risorse interne. Le signore all’interno del
gruppo si sentono parte di una comunità
che affronta insieme il problema e non
delle donne che da sole combattono la
loro battaglia. Noi desideriamo che la via
d’uscita a tanto dolore consista nell’attraversamento di alcune fasi: negazio-
ne, rabbia, patteggiamento, depressione
ed accettazione (Elisabeth Kübler Ross,
1969) giungendo ad un riposizionamento
delle priorità e ad un reinvestimento negli
affetti.“Il dolore che non parla bisbiglia al
cuore sovraccarico e gli ordina di spezzarsi” Macbeth, Shakespeare.
Congresso “Il carcinoma della mammella :
percorsi tra corpo e mente” - Palermo
www.valderma.it
35
dicembre 2012
ambliopia infantile
e disturbi alimentari
in adolescenza
pediatria
ambliopia nei bambini
la sindrome dell’occhio pigro
di marco verolino
specialista in oftalmologia
C
he cos’è
L’ambliopia è nota comunemente come occhio pigro, il
termine, infatti, deriva dal greco ἀμβλύς
che vuol dire ottuso, debole, pigro, e
dalla radice ops, visione. L’occhio ambliope è un occhio debole, infatti pur clinicamente sano, non sembra svolgere il
proprio compito assicurando una corretta visione. E’ una condizione che, quasi
sempre, interessa un solo occhio, pur essendo possibile la riduzione della vista in
36
entrambi gli occhi, e che porta un occhio
ad avere una visione ridotta.
L’ambliopia si sviluppa nei primi anni di
vita quando si determina una riduzione
della stimolazione sensoriale dovuta a
uno squilibrio funzionale tra i due occhi.
La vulnerabilità a danni ambliopigeni è
massima nei primi 4 anni di vita: durante
questa fase, infatti, il sistema nervoso è
molto sensibile agli stimoli dall’ambiente
esterno e una disparità dell’input sensoriale proveniente dai due occhi causa
una riduzione permanente del numero
di neuroni che rispondono all’occhio penalizzato, a seguito della quale si osserva
l’indebolimento delle capacità visive. Se
l’acuità visiva di entrambi gli occhi raggiunge i 10/10, il cervello riceve da ognuno dei due occhi un’immagine e fonde le
due immagini in una sola. Nell’ambliopia,
uno dei due occhi fornisce un’immagine
sfocata, nettamente differente da quella
fornita dall’altro occhio ed è per questa
ragione che il cervello non è più in grado
di fondere le due immagini in una. Quando
questo accade, il cervello ignora l’immagi-
focus
ambliopia infantile
visione normale
ne sfocata inviata dall’occhio “pigro”. Il
risultato è che il sistema visivo cerebrale
per quell’occhio non sviluppa una vista
normale con perdita di acuità visiva.
La sensibilità all’insorgenza dell’ambliopia si riduce gradualmente fino ai 6-8
anni, in concomitanza con il completamento dello sviluppo del sistema visivo
e il parallelo declino della plasticità corticale.
Cause
Entrambi gli occhi devono ricevere immagini nitide durante il periodo critico
(dalla nascita a 6 anni di età). Tutto ciò
che interferisce con la chiara visione in
entrambi gli occhi durante il periodo critico può portare all’ambliopia.d
I fattori che possono provocare l’insorgenza dell’ambliopia si dividono in
tre categorie: anisometropia, ossia la
condizione in cui tra i due occhi esiste
una grande differenza di rifrazione (un
occhio è normale e l’altro ha un difetto
di rifrazione oppure sono diversi il tipo
e il grado del vizio di rifrazione dei due
occhi); strabismo, che consiste in disallineamento dei due bulbi oculari con una
visione con possibile ambliopia
deviazione degli assi visivi causata da
un malfunzionamento dei muscoli oculari estrinseci; deprivazione sensoriale,
ossia qualsiasi impedimento o patologia
oculare che non faccia pervenire una
normale stimolazione visiva a uno degli
occhi (cataratta congenita, ptosi palpebrale, opacità corneali, emovitreo, ecc).
Sintomi
Si stima che il 3-4 per cento dei bambini
sotto i sei hanno una qualche forma di
occhio pigro, che si verifica di solito in
un occhio solo. Molti genitori non sono
consapevoli della condizione visiva del
figlio, perché i bambini non riferiscono
alcun sintomo e si adattano a quella che
è la propria condizione visiva. Molti bambini non vengono diagnosticati ambliopi
fino a quando i loro occhi sono esaminati
da un oculista in età più avanzata. Molte
persone confondono lo strabismo con
l’ambiliopia, ma si tratta di situazioni diverse. Un equivoco forse dovuto al fatto
che lo strabismo può causare ambliopia.
Solo un oculista è tuttavia in grado di rilevare un “occhio pigro” valutando lo stato visivo di un bambino.
Diagnosi
Una diagnosi precoce è molto importante
allo scopo di ottenere un recupero funzionale completo, perché l’ambliopia è una
patologia ben curabile solo se trattata in
età infantile (entro i 9÷10 anni di età).
La plasticità cerebrale nei primi anni di
vita, infatti, se da una parte espone il soggetto all’influenza dei danni ambliopigeni,
dall’altra è fondamentale per la riabilitazione delle funzioni visive compromesse.
E’ fondamentale che la diagnosi e cura
siano gestite da un oculista esperto, in
quanto si va a modificare la capacità percettiva dell’organo della vista che regola
80% delle interazioni di un soggetto con lo
spazio che lo circonda.
Cure
La prima cura consiste nel mettere l’occhio ambliope nelle migliori condizioni
visive, correggendo il difetto visivo o eliminando gli ostacoli che impediscono la
corretta visione. Si deve poi cercare di
stimolare l’occhio pigro; per fare questo
il medico pianificherà un percorso da seguire per agire con una azione deprivativa
sull’occhio dominante in modo da bilan-
37
focus
ciare la visione dei due occhi. Spesso il
solo uso di lenti e colliri non è sufficiente
e bisogna coprire l’occhio sano. Questa
terapia viene chiamata “bendaggio”:
consiste nell’applicazione di una benda
o cerotto coprente sull’occhio dotato di
migliore funzionalità.
Questa terapia deve essere approntata
seguendo le indicazioni del medico oculista: è molto importante che le indicazioni vengano seguite con attenzione e
precisione.
Queste terapie possono durare molti
mesi. Durante la cura i genitori non devono assecondare la richiesta, da parte
del bambino, di togliere la benda. Infatti,
se si esaudisse questa richiesta, si vanifica l’azione terapeutica e il danno diviene
non recuperabile.
Studi clinici hanno evidenziato nuove
possibilità terapeutiche per soggetti ambliopi adulti, suggerite dalla dimostrazione che un esercizio intensivo in compiti
di discriminazione visiva comporta un
miglioramento delle capacità percettive
in individui adulti normali.
Tale fenomeno, che prende il nome di
apprendimento percettivo, è considerato una delle forme di plasticità del sistema visivo maturo e promuove il recupero
(almeno parziale) della funzionalità visiva dell’occhio ambliope nei pazienti sottoposti al trattamento.
Il buon esito del trattamento dipende da
numerosi fattori, tra cui il grado di compromissione della capacità visiva, il tipo
di ambliopia, il tempo dedicato alla terapia riabilitativa, l’età di inizio della cura e
la collaborazione del paziente.
Prevenzione
Per un genitore è molto difficile accorgersi se uno dei due occhi vede di meno,
soprattutto quando non è presente uno
strabismo. È indispensabile, quindi, che
venga effettuata una visita medica ocu-
38
ambliopia infantile
listica in età pediatrica. Questo perché il
modo migliore per affrontare l’ambliopia
è prevenirla, cioè eliminare tutte le cause
che possono provocarla.
L’ambliopia rappresenta un importante
problema socioeconomico, in quanto limita la qualità di vita degli individui adulti: comporta un deficit di sviluppo delle
normali capacità di localizzazione spa-
ziale e percezione della profondità, infatti,
determina una riduzione del rendimento
scolastico e delle occasioni di inserimento
lavorativo.
Molti disturbi avvertiti in applicazioni visive continuative, ma anche molti disturbi
posturali, nella pratica di sport, nella vita
domestica possono essere attribuiti ad alterazioni della visione.
focus
allergie
43
pediatria
i disturbi del
comportamento
alimentare
nell’età
adolescenziale
di aniello federico
specialista in pediatria
L
a letteratura scientifica identifica i disturbi dell’alimentazione
come persistenti disturbi del
comportamento alimentare o
di comportamenti finalizzati al controllo del peso e delle forme corporee, che
danneggiano in modo significativo la salute fisica o il funzionamento psicologico nonché la vita di relazione, e che non
sono secondari a nessuna condizione
medica o psichiatrica conosciuta. I prin-
40
cipali sistemi diagnostici internazionali,
tra cui il DSM, identificano tre sindromi
principali: Anoressia nervosa, Bulimia
nervosa, e gli EDNOS (disturbi alimentari non altrimenti specificati) tra i quali
viene incluso il BED spesso associato ad
obesità.
Il meccanismo centrale di mantenimento dei disturbi dell’alimentazione è uno
schema di autovalutazione disfunzionale attraverso cui l’individuo attribuisce
un’eccessiva importanza all’alimentazione, peso, alle forme corporee e al loro
controllo.
Anoressia nervosa
Si caratterizza per il rifiuto di mantenere il
peso al di sopra del peso minimo normale per l’età e statura. Il soggetto presenta
un’intensa paura di acquistare peso o di
diventare grassi, anche quando è sottopeso. Tutto ciò si accompagna ad un’alterazione del modo in cui il soggetto vive il
focus
peso o la forma del corpo, o ad un’eccessiva influenza del peso e della forma del
corpo sui livelli di autostima, ed ancora al
rifiuto di ammettere la gravità dell’attuale condizione di sottopeso.
L’elemento sintomatologico più eclatante di tale condizione morbosa è la comparsa, dopo il menarca, di amenorrea,
cioè assenza di almeno tre cicli mestruali
consecutivi.
I sintomi di questa patologia possono essere così distribuiti:
Amenorrea; Isolamento sociale; Intolleranza al freddo; Depressione/Ansia; Aumentata sensibilità alla luce e ai rumori; Ossessione per il cibo; Disturbi gastrointestinali;
Difficoltà di concentrazione; Stipsi; Irritabilità; Cute e capelli secchi; Lipotimie o vertigini; Letargia; Ipostenia; Edema; Parestesie;
Disturbi del sonno.
Le complicanze mediche dell’anoressia
nervosa si estendono a diversi organi ed
apparati con gravità variabile a seconda
dello stato di malattia, della durata dei
sintomi e della loro gravità.
Bulimia nervosa
La bulimia nervosa si caratterizza per
la presenza di ricorrenti abbuffate: una
classica abbuffata è contraddistinta da
entrambi i seguenti punti:
• Mangiare in un definito periodo di
tempo (ad es. 2 ore) una quantità
di cibo significativamente maggiore
di quello che la maggior parte delle
persone mangerebbe nello stesso
tempo ed in circostanze simili.
• Sensazione di perdere il controllo
durante l’episodio (ad es. sensazione di non riuscire a smettere di
mangiare o a controllare cosa e
quando si sta mangiando).
Inoltre ricorrenti ed inappropriate condotte compensatorie vengono poste in
essere per prevenire l’aumento di peso
come il vomito autoindotto, l’abuso di
disturbi alimentari in adolescenza
lassativi, diuretici, enteroclismi o altri
farmaci, digiuno o eccessivo esercizio.
Esse conseguono non solo allo stato di
malnutrizione, ma anche all’abuso di sostanze ed alle condotte autoeliminatorie.
Le abbuffate e le condotte compensatorie si verificano entrambe in media
almeno 2 volte alla settimana, per 3 mesi.
I livelli di autostima sono indebitamente
influenzati dalla forma e dal peso corporei.
Disturbi alimentari non altrimenti specificati
Per quanto riguarda i disturbi non altrimenti specificati o atipici (EDNOS), a
parte il BED per il quale il consenso è sempre più crescente, non c’è un chiaro accordo rispetto a quanti siano e quali siano le
manifestazioni principali.
Alcuni autori fanno riferimento alle due
sindromi principali e includono in questa
classe le AN e le BN che non soddisfano
pienamente tutti i criteri diagnostici ma la
cui intensità è indicativa di disagio ( Cotrufo et al., 1998; Kotler et al., 2001) (Crow
et al., 2002).
Infine altri autori ritengono che la classe
degli EDNOS sia il risultato di un sistema
diagnostico dei disturbi dell’alimentazione (quello proposto nel DSM), che artifi-
41
focus
cialmente distingue i DCA caratteristici
dell’adolescenza e dell’età adulta da
quelli tipicamente rilevati nella fanciullezza e nell’infanzia ma che, invece, non
vanno distinti. Gli EDNOS sono disturbi
poco conosciuti, che rischiano di essere
difficilmente identificati, inadeguatamente curati e più resistenti al cambiamento.
I disturbi dell’alimentazioni non altrimenti specificati si caratterizzano per ricorrenti episodi di abbuffate in assenza
di uso regolare di condotte compensatorie inappropriate tipiche della Bulimia
Nervosa. Includono quei disturbi dell’alimentazione che non soddisfano i criteri
di nessuno specifico disturbo della alimentazione.
Alcuni esempi: per il sesso femminile,
tutti i criteri dell’Anoressia Nervosa in
42
disturbi alimentari in adolescenza
presenza di un ciclo mestruale regolare.
Tutti i criteri del l’Anoressia Nervosa
sono soddisfatti e, malgrado la significativa perdita di peso, il peso attuale risulta nei limiti della norma. Tutti i criteri
della Bulimia Nervosa risultano soddisfatti, tranne il fatto che le abbuffate e
le condotte compensatorie hanno una
frequenza inferiore a 2 episodi per settimana per 3 mesi.
Un soggetto di peso normale che si dedica regolarmente ad inappropriate condotte compensatorie dopo aver ingerito
piccole quantità di cibo. Il soggetto ripetutamente mastica e sputa, senza deglutire, grandi quantità di cibo.
La prevalenza dei DCA
In genere si stima che il 25% dei bambini
con un normale sviluppo psicofisico ed
il 35% dei bambini con una difficoltà di
sviluppo possano presentare un problema
alimentare.
La prevalenza è la seguente: 0,3% anoressia nervosa; 1% bulimia nervosa; 6%
disturbi dell’alimentazione non altrimenti
specificati (EDNOS - EatingDisorderNotOtherwiseSpecified).
Quello dei disturbi alimentari è un fenomeno in preoccupante espansione: si
calcola che circa due milioni di giovani italiani, tra i 12 e i 25 anni, ne siano affetti (ultimo Rapporto Eurispes); il Cidap (Centro
italiano disturbi alimentari psicogeni) informa che in Italia ci sono circa 1.450.000
ragazze bulimiche e 750.000 anoressiche.
Il sesso femminile è rappresentato per il
95% circa della popolazione, anche se si
registra un aumento di quello maschile
negli ultimi anni. Nonostante questa distribuzione epidemiologica nelle diverse
fasce di età, un comportamento “anoressico” è già sicuramente osservabile
nel corso della prima infanzia (0-3 anni)
mentre un comportamento a tipo “binge
eating” è invece riscontrabile dalla terza
infanzia (6-10 anni).
L’aumento dell’incidenza dell’obesità potrebbe essere attribuibile ad un vero e
proprio disturbo del comportamento alimentare, del tipo “alimentazione incontrollata”.
La comorbilità della problematica
Sintomi di tipo depressivo e ansioso sono
frequentemente presenti tra i soggetti con disturbi della condotta alimentare
(DCA), ma il loro significato diagnostico e
clinico non è stato ancora completamente chiarito: se nell’anoressia nervosa la
sintomatologia depressiva sembra essere
in larga misura secondaria alla perdita di
peso, come supportato dal fatto che sintomi depressivi si manifestano in soggetti
sani sottoposti a digiuno e dal rilievo che
la sintomatologia depressiva nelle anoressiche tende a migliorare con il recupero
focus
disturbi alimentari in adolescenza
L’eccessiva importanza attribuita
all’alimentazione, peso, forme corporee e dieta ferrea;
• La perdita di peso (nelle bulimiche
però il peso iniziale è superiore);
• Le abbuffate sono presenti anche in
1/3 dei pazienti affetti da anoressia
nervosa;
• I comportamenti di compenso (vomito, lassativi, esercizio fisico intenso) si
osservano nelle tre forme;
• Il controllo del corpo (body checking)
e gli evitamenti dell’esposizione del
corpo possono essere presenti in tutti
e tre i disturbi.
Gli studi sull’evoluzione dei DCA evidenziano il possibile passaggio da un disturbo
all’altro:
• ¼ dei pazienti affetti da bulimia nervosa ha una storia pregressa di anoressia nervosa;
• Il passaggio determina modificazioni
dei fattori di mantenimento (non c’è
più il basso peso e la sindrome da digiuno);
• La psicopatologia centrale del disturbo rimane invariata (eccessiva importanza attribuita all’alimentazione,
al peso e alle forme corporee e alloro
controllo).
Il trattamento integrato
Le buone pratiche indicate dal ministero
della Salute sono quelle dell’approccio
interdisciplinare integrato. Tale approccio segue le indicazioni della letteratura
scientifica internazionale e nazionale.
Pertanto è fondamentale che le strutture
di cura e riabilitazione abbiano al loro interno figure professionali diverse: internisti, nutrizionisti, psichiatri, psicologi clinici,
dietisti, ponendo attenzione sia al versante somatico sia al versante psichico.
Gli studi di esito internazionali dimostrano
che un trattamento integrato ben effettuato ha alte probabilità di efficacia, men-
•
del peso, nella bulimia nervosa i sintomi
depressivi sono di solito sostenuti dall’incapacità di controllare l’alimentazione,
dalla marcata interferenza delle abitudini alimentari nella vita quotidiana, dalla
preoccupazione per il peso e la forma
corporea, e dalla vergogna e dai sentimenti di colpa suscitati dalle condotte
alimentari abnormi.
Secondo un’ipotesi alternativa, sia la
sintomatologia depressiva che quella
ansiosa sarebbero espressione di distur-
bi psichici diversi che coesistono con i
DCA: in questo caso è necessario stabilire se e quanto il tasso di comorbilità tra
DCA e disturbi dell’umore e d’ansia ecceda quello che ci si potrebbe attendere
se i disturbi fossero associati in maniera
casuale, quale sia il significato di questa
associazione non casuale e, soprattutto,
quali le implicazioni etiopatogenetiche.
Anoressia nervosa, bulimia nervosa e
EDNOS condividono alcune caratteristiche cliniche comuni:
43
focus
tre interventi parcellizzati aumentano
la percentuale di cronicizzazione del disturbo. Inoltre, secondo il documento del
Ministero della Salute, un intervento così
complesso può altresì beneficiare della
attivazione di una rete omogenea di sinergie tra il Sistema Sanitario Nazionale
e quelle Associazioni no profit che svolgono attività di studio, sensibilizzazione,
prevenzione, informazione e contrasto ai
fattori di rischio.
I livelli di assistenza
Nel 1998 la Commissione di Studio del
Ministero della Sanità per l’Assistenza
ai pazienti affetti da Anoressia e Bulimia
Nervosa ha pubblicato alcune indicazioni specifiche in merito al trattamento di
queste condizioni.
Le indicazioni ministeriali sono quelle di
un modello organizzativo articolato in
quattro livelli di trattamento, a seconda
delle necessità di intervento (ambulatorio, day-hospital, ricovero ospedaliero
in fase acuta e residenzialità extraospedaliera) prospettando una futura rete di
assistenza su tutto il territorio nazionale.
I quattro livelli di assistenza postulati dal
Ministero sono tutti necessari e rispondono ai bisogni di cura legati alla gravità
della problematica. L’uno non esclude
l’altro, anzi la presenza di una rete completa in tutte le sue parti garantisce l’appropriatezza dell’intervento con particolare riguardo alla presa in carico globale
del paziente e della sua famiglia.
L’ambulatorio è il punto centrale dell’intervento ed risponde al 60% della domanda di cura. È necessario però che
tale intervento garantisca un reale approccio integrato che comprenda sia
l’aspetto nutrizionale sia quello psicologico. Il day-hospital garantisce un livello
più intensivo di assistenza in ambiente
ospedaliero con un attento monitoraggio
delle condizioni cliniche e associato alla
44
disturbi alimentari in adolescenza
riabilitazione nutrizionale (pasti assistiti). Il ricovero ospedaliero in fase acuta
(salvavita) garantisce la presa in carico
in momenti più critici della terapia, con lo
scopo di stabilizzare le condizioni medico-psichiatriche, gestire le complicanze
acute associate al disturbo e preparare
il paziente al passaggio ad un altro livello
di trattamento.
I livelli residenziali e semiresidenziali, necessariamente extraospedalieri,
garantiscono che la riabilitazione (che
ha una durata media di 3-4 mesi) possa avvenire in un ambiente adeguato e
“osmotico”, dove giovani adolescenti e a
volte bambini possano essere curati senza subire gli inevitabili effetti negativi di
una lunga ospedalizzazione. La realizzazione di una rete di intervento completa
in tutti i vari livelli di assistenza è dunque
la condizione per un percorso di cura
appropriato e ottimizzato sul piano delle
risorse impiegate.
Tale rete, completa delle sue parti, consente di fornire alle pazienti un percorso
assistenziale coordinato e complessivo,
valutando attentamente l’utilizzazione
dei vari gradi di assistenza durante le di-
verse fasi della terapia.
Una realtà territoriale per i DCA
Dal 2006 è attiva in Campania un’unità
semiresidenziale per il trattamento dei
disturbi del comportamento alimentare
dell’ASL Napoli 3 Sud. Tale servizio opera
secondo un’ottica multidisciplinare integrata. Il Centro offre un servizio di presa
in carico ambulatoriale ed un percorso
riabilitativo-terapeutico semi-residenziale
intensivo. Il servizio ambulatoriale ha due
funzioni prevalenti: orientamento al trattamento e presa in carico ed è riservato
alle forme subcliniche di DCA o a pazienti
affetti da DCA che non riescono ancora a
formulare una chiara richiesta di aiuto per
scarsa consapevolezza del problema. Gli
strumenti utilizzati a questo livello sono
gruppi motivazionali, colloqui individuali e
familiari, monitoraggio nutrizionale.
Il percorso semi-residenziale ha come
obiettivo l’attivazione del processo di
cambiamento della persona rispetto ai
comportamenti sintomatici e agli stili di
vita, nonché alle problematiche psicologiche e relazionali sottostanti, attraverso
percorsi riabilitativi (pasti assistiti) e terapeutici.
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novembre/dicembre 2012
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8
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13
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18
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DOTT. MARCO VEROLINO
Responsabile U.O.C. di Oculistica
P.O. “S.Anna e Madonna della Neve”,
Boscotrecase (NA), Asl Na 3 Sud
E-mail: [email protected]
E-mail: [email protected]
Sito: www.verolino.it
Cognome
Nome
Via
N.
Città
Prov.
Firma
C.A.P.
Tel.
DOTT. ANIELLO FEDERICO
Medico Pediatra presso il Centro per la
diagnosi, cura e riabilitazione dei DC
ASL Napoli3 Sud, Castellammare di Stabia
(NA) Corso A. De Gasperi, 323.
E-mail: [email protected]
idrologia
alla ricerca del
benessere perduto
A
l BenEssere l’uomo ha sempre aspirato, fin dall’antichità.
Ad esempio nell’antico Egitto
l’ideale supremo era il raggiungimento della Bellezza e dell’Armonia intese come equilibrio sia fisico che
mentale, a sua volta fonte di piacere e di
48
salute. Oggi il BenEssere, il famoso “Bien
vivre” dei francesi, viene percepito da
ognuno di noi in modo diverso a seconda delle proprie esperienze. Pertanto in
questi anni si è affermato un nuovo concetto di BenEssere, dello star bene, del
sentirsi bene, inteso come un processo
maria costantino
specialista in idrologia
il benessere perduto
emozionale e fisico in continuo divenire
che coinvolge tutti gli aspetti dell’essere
umano (fisico, emotivo, mentale, sociale
e spirituale). Infatti nella definizione che
l’OMS (Organizzazione Mondiale della
Sanità) ci dà del Benessere – ossia lo
stato fisico, emotivo, mentale, sociale e
spirituale che consente alle persone di
raggiungere e mantenere il loro potenziale personale nella società - si riconosce l’importanza della soggettività,
poiché il modo di percepire la realtà da
parte del soggetto va ad influire sul suo
stato di salute ed è l’adattamento perfetto e continuo di un organismo al suo ambiente che ci fa capire che la salute è una
condizione dinamica di equilibro fondata
sulla capacità del soggetto di interagire
con l’ambiente circostante in modo positivo pur nel suo continuo modificarsi.
In effetti la sola pronuncia della parola
BenEssere già fa star bene perché rievoca nella mente un senso di rilassamento,
tranquillità, cura, equilibrio, vitalità, salute. Un disabile può ad esempio nell’equilibrio individuare uno stato di salute pur
essendo affetto da una oggettiva patologia.
Nel 2011 l’autorevole British Medical
Journal ha proposto una nuova definizione di salute intesa come capacità di
adattamento e di autogestirsi di fronte
alle sfide sociali, fisiche ed emotive. Benessere quindi non solo del corpo ma
anche dell’anima.
In questa nuova dimensione del BenEssere e alla luce di interessanti scoperte
sull’unità cervello-mente-corpo si è incominciato ad evidenziare anche una
possibile influenza dell’ecosistema termale sulla salute globale e quindi sul benessere dell’individuo. Infatti i percorsi
terapeutici e ambientali di una giornata
alle Terme e nei loro territori arricchiti
dalle moderne conoscenze scientifiche
mediche integrate dalla terapia termale
e climatoterapia e dalle ginnastiche mediche costituiscono una condizione ideale per conoscersi e sapersi gestire.
BenEssere cutaneo e Terapia Termale
risulta essere un binomio vincente. Vari
dati di letteratura, infatti, hanno evidenziato che le acque minerali grazie
alle loro caratteristiche chimico-fisiche
sono in grado di espletare a livello della pelle numerosi effetti benefici come
azione nutritiva, depurativa, eutrofica,
idratante, antiseborroica, cheratoplastica (ristrutturante) e cheratolitica (effetto
peeling), antiossidante. Pertanto l’acne, la
psoriasi, la dermatite seborroica, la pelle
secca, la pelle invecchiata possono trarre
grande giovamento dal trattamento termale. Una pelle invecchiata quindi secca, ruvida, desquamata, pruriginosa; così
come una pelle secca, povera di acqua
e lipidi che normalmente la proteggono
dagli agenti aggressivi ambientali esterni, possono trarre enorme beneficio dalle acque oligominerali e radio-emanative
(come ad es. quelle delle Terme di Lurisia
in Mondovì-Cuneo etc.) per l’azione lenitiva e detergente espletata e per la capacità di potenziare la diuresi favorendo
così l’eliminazione di scorie metaboliche.
Nell’acne, in cui si osserva un’elevata secrezione sebacea, possono essere utili
alcune acque minerali come le salso-bromo-iodiche (es. quelle delle Terme Stufe
di Nerone in Bacoli-Napoli), le sulfuree
(es. quelle delle Terme di Telese in Telese
Terme-Benevento), le solso-solfate (es.
quelle di Agnano - Napoli, di Hotel Terme
Granparadiso - Ischia) per miglioramento
del trofismo cutaneo e per un’azione reidratante, antiinfiammatoria e sebo-regolatrice.
Nella psoriasi la terapia termale corregge l’aumentato spessore dell’epidermide,
la produzione di strato corneo anomalo,
l’aumentata desquamazione cellulare. Le
acque minerali sembrano essere in grado
anche di stimolare la produzione di enzimi
atti a ristrutturare la componente amorfa
del connettivo ossia i glicosaminoglicani e
quindi possono essere di beneficio nella
pannicolopatia edemato-fibro-sclerotica
o volgarmente detta “cellulite”. Le acque
minerali possono essere di utilità anche
nella dermatite seborroica, nell’eczema
e dermatite atopica per le loro azioni antiinfiammatorie ed immunomodulanti,
49
Terme di Lurisia, Mondovì (Cn)
cheratoplastiche ed antiseborroiche. E’
noto, inoltre che fattori emozionali come
ansia e depressione, condizionano significativamente la sensibilità al dolore
riducendone la soglia di tollerabilità ed
innescando meccanismi che si autoalimentano.
In un recente studio personale si è dimostrato come l’ecosistema termale e quindi i mezzi curativi termali possono incidere positivamente su ciò. Nello studio è
stata considerata la patologia artrosica
localizzata alle ginocchia, la gonartrosi, in grado di indurre elevata invalidità
che a lungo andare può condurre ad uno
stato ansiogeno-depressivo che o non
viene riconosciuto o non viene adeguatamente considerato. I risultati della ricerca hanno mostrato che il trattamento
termale, in particolare un ciclo di fangobalneoterapia con acqua minerale salso-solfata, inducendo una significativa
riduzione di dolore e fastidio con conseguente miglioramento dell’espletamento
delle più elementari attività fisiche quotidiane come salire e scendere le scale,
accovacciarsi, alzarsi da una poltrona
etc., di riflesso agisce in maniera positiva sia sulla qualità di vita e sia sulla sfera
psichica e relazionale e quindi sulla possibile presenza di uno stato ansiogenodepressivo in questi soggetti, espressio-
ne del disagio psicologico derivante dalla
loro disabilità fisica.
Oggi il termine BenEssere è una delle parole maggiormente presenti nelle offerte
turistiche ed alberghiere poiché la ricerca del BenEssere psichico e della perfetta
forma fisica è richiesta da un sempre più
crescente numero di persone.
L’ecosistema termale e quindi i mezzi curativi termali ci consentono di soddisfare
a pieno la nuova visione della salute intesa
non più solo come prevenzione o cura delle malattie ma come attenzione allo stato
di benessere, come sviluppo delle potenzialità della singola persona e come raggiungimento della serenità interiore.
51
52
chirurgia estetica
aldo reale
specialista in
dermatologia e venereologia
smagliature:
nuove prospettive terapeutiche
L
e striae distensae, comunemente chiamate smagliature, costituiscono una delle problematiche
di interesse medico-estetico più
diffuse. In passato colpivano prevalentemente il sesso femminile, attualmente
si sta registrando un forte incremento
dell’incidenza del problema smagliature
anche nel sesso maschile.
La causa delle smagliature non è ancora chiara, tuttavia appare evidente l’influenza di disturbi ormonali sulla loro
insorgenza: è a tutti noto, infatti, che
esse compaiono principalmente in età
puberale o nel corso della gravidanza,
quando l’assetto ormonale subisce delle
alterazioni significative. In queste situazioni si verifica inoltre un aumento di
volume delle zone in cui sorgeranno le
smagliature (fianchi, seno, addome). Lo
stiramento dei tessuti, abbinato ad una
alterata resistenza degli stessi, causata dallo stato ormonale, determina una
debolezza a livello della cute che, analo-
gamente a quanto avviene ad un elastico,
cede e si smaglia.
Altre condizioni in cui tipicamente compaiono le smagliature sono la sindrome e la
malattia di Cushing (caratterizzata da alterata funzione dei surreni che producono eccesso di glucocorticoidi), la terapia
corticosteroidea protratta con alte dosi,
l’attività fisica finalizzata ad un rapido aumento della massa muscolare, in particolare se associato all’uso di anabolizzanti,
l’obesità, soprattutto se caratterizzata da
53
”
52
chirurgia estetica
repentini sbalzi ponderali.
Credenza comune, da smitizzare, è che le smagliature si
manifestino in seguito a rapide perdite di peso o volume.
In realtà la riduzione volumetrica può evidenziare la presenza di una smagliatura che
si è formata nella precedente
fase di dilatazione. Pensiamo
ad un elastico: eventuali danni si osservano nel momento
in cui viene rilasciato. Analogamente la cute fintanto
che è tesa non mostra danni
evidenti, se non piccole alterazioni (eccetto i casi più
gravi), quando si detende, nei
punti in cui sono comparse le
smagliature, si osservano e si
apprezzano al tatto zone che
appaiono svuotate e poco
elastiche.
Le aree anatomiche interessate condizionano la diffusione e l’orientamento delle
smagliature. Fianchi: spesso
a reticolo con lesioni che si
intersecano senza un orientamento preciso, anche se
prevalgono quelle a direzione
verticale. Addome: in genere
andamento radiale con centro verso l’ombelico; quelle
disposte più lateralemte presentano disposizione verticale. Seno: radiali verso l’areola.
Regione lombare: orizzontali.
Arti: più frequenti nelle regioni prossimali, mediali (interno
braccia e cosce), con andamento parallelo all’asse maggiore dell’arto.
L’aspetto clinico delle smagliature risulta anch’esso
le smagliature
1: Prima del trattamento
2: Dopo 10 sedute di Radiofrequenza (dopo 45 giorni)
3: Dopo 25 sedute di Biodermogenesi effettuate a distanza di oltre 1 anno
dal ciclo di radiofrequenza (circa 2 mesi di trattamento)
molto variabile: si va da casi
in cui sono estremamente sottili, fino a situazioni in
cui appaiono molto larghe
ed anelastiche (post gravidanza, terapie steroidee,
Cushing). Anche il colore è
variabile: la fase iniziale, si
caratterizza per un colorito
rossastro che può diventare
violaceo nei casi più gravi in
genere conseguenti a terapia steroidea o al morbo di
Cushing; quando sono stabilizzate in genere appaiono
traslucide, madreperlacee e
depresse sul piano cutaneo,
il tessuto interessato, inoltre,
perde spesso la capacità di
pigmentarsi, per cui, anche
se sottili, si rendono più visibili dopo l’esposizione al
sole.
L’esame istologico evidenzia
assottigliamento delle fibre
collagene e diminuzione delle fibre elastiche, con conseguente riduzione dello spessore del derma; alterazione
strutturale dei fibroblasti
che appaiono globosi e con
scarsa attività metabolica,
associata ad una significativa alterazione del circolo
capillare con conseguente
ridotto apporto nutritivo ai
tessuti colpiti; epidermide
assottigliata con strato corneo ispessito e giunzione
dermo-epidermica appiattita.
Il trattamento delle smagliature ha, fino ad oggi,
evidenziato grossi limiti e
le tecniche adottate non
55
chirurgia estetica
hanno dato risposte soddisfacenti; ciò
a causa della natura stessa delle strie
che possono essere assimilate ad una
cicatrice atrofica conseguente ad un
processo infiammatorio e caratterizzata
da uno scompaginamento della struttura
epidermica e dalla perdita della normale
funzione di sostegno del tessuto connettivo.
I limiti delle tecniche finora adottate
sono da ricercare nella incapacità di correggere contemporaneamente le alterazioni che caratterizzano le strie:
• ripristinare la continuità della superficie cutanea;
• riparare il danno del microcircolo all’interno della smagliatura, responsabile
dell’alterato metabolismo locale con
conseguente alterazione dell’attività fibroblastica e melanocitaria;
• recuperare la normale funzione fibroblastica al fine di produrre collagene ed
elastina normali per poter ristrutturare il
connettivo e ridare elasticità allo stesso;
• riattivare la melanogenesi per consentire alla smagliatura di acquisire una
pigmentazione simile alla cute sana circostante.
Le terapie fino ad oggi adottate (veicolazione trans-dermica e biostimolazione,
peeling medi e profondi con acido glicolico, piruvico e tricloroacetico, LASER ed
IPL, chirurgia) hanno mirato a fornire nutrienti al tessuto danneggiato, stimolare
il microcircolo, creare un danno controllato capace di indurre una rigenerazione
tissutale, stimolare la pigmentazione.
Esse hanno raggiunto risposte soddisfacenti, fino alla risoluzione totale, solo sulle smagliature in fase infiammatoria, interrompendo il processo e recuperando
la normale funzione cutanea prima che i
danni siano diventati permanenti.
Sulle smagliature più vecchie e più larghe le risposte alle terapie sono state
56
le smagliature
spesso scarse registrando parziale riempimento del deficit del connettivo, parziale avvicinamento dei margini, parziale
ripigmentazione.
Recentemente è emersa una nuova
metodica, Biodermogenesi®, che affronta il problema smagliature in tutti i
suoi aspetti. Nella fase sperimentale di
tale metodica sono stati condotti studi
su una ampia popolazione di volontari, eseguiti prelievi bioptici pre e post
trattamento oltre ed effettuata una valutazione ecografica (La Medicina Estetica
2010 n° 4 ottobre-dicembre Roberta Triola,
Emanuele Bartoletti, Carlo Alberto Bartoletti La
Biodermogenesi® applicata al trattamento delle
smagliature – p. 543/552. La Medicina Estetica
2012 n° 1 gennaio-marzo Andrea Artigiani, Gregorio Cervadoro, Barbara Loggini, Alessandro
Paolicchi Biodermogenesi®: la soluzione non
invasiva nel trattamento delle smagliature – p.
41/49).
L’esame obiettivo ha evidenziato un miglioramento di almeno il 70% dell’aspetto delle strie, fino alla loro scomparsa.
Lo studio istologico ha evidenziato, già
dopo le prime sedute, un aumento delle
fibre collagene ed elastiche, un graduale
ripristino della struttura connettivale e
della vascolarizzazione, la proliferazione
di melanociti all’interno della lesione e
ripristino della struttura dell’epidermide.
L’esame ecografico ha descritto marcata
riduzione della fibrosi che caratterizza i
bordi e il solco della stria.
La Biodermogenesi® è una tecnica non
invasiva, che richiede una precisa manualità e che consiste in quattro fasi successive utilizzando metodiche diverse e
combinate: vacuum, peeling meccanico,
veicolazione trans-dermica, marconiterapia con stimolazione della pompa sodiopotassio delle cellule. Lo scopo è quello di
ridurre lo strato corneo ispessito, attenuare la fibrosi tipica del bordo della smagliatura, riattivare il microcircolo, facilitando
l’ossigenazione della stria ed il drenaggio
delle tossine accumulate nel tessuto patologico, aumentare le mitosi cellulare e
l’attività dei fibrobalsti, inducendo la produzione di nuove fibre collagene ed elastiche, stimolare i melanociti e facilitare la
ripigmentazione della lesione.
Risulta infine interessante la possibilità
di associare la Biodermogenesi® ad altre
tecniche. Ad esempio nel trattamento di
tessuti che presentano marcato rilassamento associato a smagliature (addome
post-gravidanza) può essere indicato abbinare la Biodermogenesi® alla Radiofrequenza: questa permette di ricompattare i
tessuti fortemente rilassati, la prima completa il processo di rassodamento e riduce
le smagliature.
favorisce una naturale
abbronzatura
intensa e duratura
previene l’invecchiamento
cutaneo indotto
dai raggi ultravioletti
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reportage
testo di Pasquale Malvone
reportage fotografico di Luigi Caterino
reportage
berlino e l’arte partecipativa
O
gni stagione è buona per
visitare Berlino. Ogni occasione è propizia per lasciarsi
travolgere dalle emozioni che
solo questa città cosmopolita riesce a
trasmettere.
Berlino (in tedesco Berlin che vuol
dire ascolta) custodisce la memoria
del passato, ma è già tesa al futuro,
aprendosi a nuove sfide. Ciò che appare
subito evidente, anche all’osservatore
meno attento, è il netto quanto sublime
contrasto architettonico in continuo
divenire.
L’Unesco l’ha premiata come “Città del
design”, perché qui si fondono l’un con
l’altro design, moda, arte, architettura e
musica.
Qui trova applicazione il principio
dell’“Ars gratia artis” (l’arte per l’arte) .
Con oltre 1.300 imprese tra cui agenzie,
atelier per il design di prodotti, di
mobili, di moda, festival del design
e molti negozi, Berlino è un luogo di
design emergente in Europa. I creativi
ne amano l’ambiente ispiratore e
approfittano dei favorevoli costi della
vita e per gli uffici, che lasciano ampio
spazio libero ad esperimenti creativi.
Le reti attive a livello internazionale
come Create Berlin, berlindesign.net,
il Centro internazionale per il design e
DMY organizzano in loco e all’estero
presentazioni e workshop. Quanto alle
nuove generazioni oltre 3.000 studenti
sono iscritti nelle università e negli istituti
superiori berlinesi in materie di studio
orientate al design. Molti diplomati dopo
gli studi si rendono indipendenti grazie
alle condizioni favorevoli che trovano a
Berlino.
L’arte a Berlino non si accontenta
di esprimersi solo nei musei, ma
inonda le strade e coinvolge la gente,
sperimentando quel nuovo modello di
59
reportage
berlino e l’arte partecipativa
espressione detta ‘arte partecipativa’.E
così, anche nei mesi più freddi, quando
il cielo è grigio, tra pozzanghere e
calzini bagnati, “schiere di clown,
giocolieri, danzatori sul filo, equilibristi
e mangiafuoco invitano la folla dei
passanti a trattenersi e divertirsi con
loro e sfidare con un sorriso radioso
il maltempo e a non passare veloci,
indifferenti, a prendersi una piacevole
pausa dai ritmi lavorativi.
Definirli, però, solo artisti di strada
sarebbe troppo riduttivo e del tutto
menzognero: la strada è una musa
ispiratrice. Un luogo/non luogo dove si
materializza l’inaspettato, dove l’incontro
si fonde per dare vita a pura creatività.
E il Tacheless è quella forma di arte nata
proprio grazie alla strada. Tacheles è
un’espressione di diretta derivazione
yiddish che in dialetto berlinese vuol
dire parlare chiaro, liberamente, senza
censure o peli sulla lingua.
I berlinesi sono maestri di schiettezza, si
sa. Kunsthaus vuol dire “Casa d’arte”, e
Tacheles è proprio questo: una casa dove
viene prodotta ed esposta arte.
La stessa architettura “solenne” e
reportage
monumentale si trova a suo agio
nella dinamica Berlino. La Karl-MarxAllee, dedicata nel 1961 al filosofo ed
economista tedesco Karl Marx, è una
strada caratterizzata da edifici eretti
durante gli anni Cinquanta per la
maggior parte ascrivibili alla corrente del
classicismo socialista. Gli edifici, furono
concepiti come “Palazzi dei lavoratori” e
berlino e l’arte partecipativa
destinati a rappresentare la capacità e
la tecnica costruttiva della Repubblica
Democratica Tedesca contemporanea.
Karl-Marx-Allee inizia ad Alexanderplatz,
dirigendosi verso est, con una sede
stradale ampia e con strisce di verde
che separano il traffico dai grandi edifici
residenziali.
Dal 1959 al 1965, utilizzando uno stile
più moderno, si diede inizio all’uso su
vasta scala delle costruzioni con blocchi
prefabbricati (Plattenbau). La strada,
monumentale anche per la propria
ampiezza, non fu prevista tale solo per
esigenze di viabilità, ma anche per dare
legittimità di capitale alla nuova Berlino,
dotandola di un viale adatto ad ospitare
eventuali marce e parate.
reportage
Il viaggio termina (e non è un caso)
con la visita al Memoriale per gli ebrei
assassinati d’Europa (tedesco: Denkmal
für die ermordeten Juden Europas).
Conosciuto anche come Memoriale
dell’Olocausto (o meglio, della Shoah)
(tedesco: Holocaust-Mahnmal), è un
memoriale di Berlino dedicato agli ebrei
vittime della Shoah. È stato progettato
berlino e l’arte partecipativa
dall’architetto Peter Eisenman, assieme
all’ingegnere Buro Happold. Nonostante
il bando sia stato pubblicato nel 1997,
la costruzione è iniziata solo nel 2003 e
l’inaugurazione si è tenuta il 10 maggio
del 2005. Il memoriale si trova nel
quartiere Mitte, un isolato a sud della
porta di Brandeburgo.
Il monumento è stato edificato nell’area
originariamente occupata dal palazzo e
dalle proprietà di Goebbels ed occupa una
superficie di 19.000 m2 occupata da 2.711
stele in calcestruzzo colorate di grigio
scuro, organizzate secondo una griglia
ortogonale, totalmente percorribile al suo
interno dai visitatori. Dalla vista esterna
le stele appaiono tutte di altezze simili
ma, poggiando su di un fondo variamente
inclinato, le più basse lungo il perimetro
esterno, “fagocitano” gradualmente il
visitatore che si addentra fra esse.
In base al testo di progetto di Eisenman,
infatti, le stele sono realizzate per
disorientare e l’intero complesso intende
rappresentare un sistema teoricamente
ordinato, che fa perdere il contatto con la
ragione umana.
saperi & sapori
pietro falanga
chef
zuppa di gamberi e vongole allo zafferano
Ingredienti per 4 persone:
400 gr di gamberi rossi
800 gr di vongole
Uno spicchio d’aglio
200 ml di vino bianco secco
2 bustine di zafferano
4 fette di pane casareccio
Olio extravergine di oliva q.b.
Prezzemolo tritato
Sale e pepe q.b.
64
Preparazione
Per prima cosa facciamo spurgare le vongole in acqua e sale per un paio di ore e laviamo bene i gamberi eliminando il filo intestinale (piegando un po’ la testa lo elimineremo facilmente). Quindi facciamo soffriggere l’aglio in un po’ di olio extravergine di
oliva, togliamo l’aglio ed aggiungiamo i gamberi. Facciamoli cuocere per non più di un
minuto saltandoli in padella.
Ora cuociamo le vongole, in una padella separata, con il vino e lo zafferano e facciamole aprire a fuoco vivace. Quindi, uniamo i gamberi e continuiamo la cottura per altri 2/3
minuti. Spegniamo il fuoco, insaporiamo con sale, pepe ed il prezzemolo tritato. Serviamo la zuppa in ciotoline aggiungendo il pane tagliato a cubetti, precedentemente fatto
saltare in padella con un filo di olio.
saperi&sapori
antipasti di natale
patate ripiene di funghi porcini
e provolone piccante
Ingredienti per 4 persone:
4 patate a pasta gialla grosse
Uno spicchio d’aglio
250 ml di vino bianco secco
200 gr di provolone piccante
600 gr. di funghi porcini
Olio extravergine di oliva q.b.
Prezzemolo tritato
Sale e pepe q.b.
Preparazione
Spazzoliamo e laviamo bene le patate, facciamole quindi lessare in poca acqua salata
ed il vino per 15 minuti, calcolati dall’inizio dell’ebollizione. Quindi sbucciamole e svuotiamole di buona parte della polpa e lasciamole raffreddare. Ora facciamo soffriggere
l’aglio in un pò di olio extravergine di oliva, togliamo l’aglio ed aggiungiamo i funghi.
Saltiamoli per non più di cinque minuti in padella. Aggiustiamo di sale e pepe ed insaporiamo con il prezzemolo.
Ora riempiamo le patate precedentemente preparate con i funghi ed il provolone piccante tagliato a cubetti, aggiungiamo i gherigli di noce, insaporiamo con pepe macinato ed inforniamo a forno caldo, con funzione grill, per 15 minuti, controllando di tanto
in tanto la cottura.
bignè al salmone e panna acida
Ingredienti per 4 persone:
250 gr di burro
250 ml di acqua
250 gr di farina setacciata
8 uova
Un pizzico di sale
Per la panna acida
200 ml di panna fresca
100 gr di yogurt greco
Il succo di 1/2 limone
Per la finitura
200 gr di salmone affumicato
Prezzemolo riccio q.b.
Sale e pepe rosa q.b.
Preparazione
Cominciamo a preparare in anticipo la panna acida, (magari il giorno prima) ponendo
in una ciotola tutti gli ingredienti necessari, mescoliamo il tutto e poniamolo in frigo per
minimo 12 ore.
Ora prepariamo la pasta per i bignè facendo bollire l’acqua con il burro e, mescolando continuamente, aggiungendo in un sol colpo la farina fino a formare un composto
denso ed omogeneo. Trasferiamo il composto in una ciotola e facciamolo raffreddare.
Una volta raffreddato aggiungiamo al composto un uovo alla volta mescolando di
continuo. Raggiunta la densità necessaria, liscia e compatta, inseriamo la pasta in una
sacca da pasticceria e formiamo i bignè su di una teglia rivestita di carta da forno ed
inforniamo a 180° per 25/30 minuti. Spegniamo il forno e lasciamoli intiepidire con lo
sportello aperto.
Una volta raffreddati del tutto tagliamoli a metà, spalmiamo un po’ di panna acida e
riempiamoli con le fette di salmone, copriamo e decoriamo con altra panna acida, un
pizzico di sale, un ciuffo di prezzemolo riccio e qualche bacca di pepe rosa.
65
filosofia
raffaele aratro
counsellor
docente di filosofia e storia
cento coltellate al cuore
ovvero l’anima ferita
“L’essenziale è invisibile agli occhi. Lo si vede bene solo col cuore”
(Tratta dal libro citato p.43, A de Saint-Exupéry , Il piccolo principe)
I
n questo numero nella rubrica, Filosofia e Consulenza, curata da Raffaele
Aratro, Counsellor e docente di filosofia e storia, soffermandoci sul libro di:
Umberto Galimberti, “L’ospite inquieto.
Il nichilismo e i giovani”, Feltrinelli, Milano
2008, Euro 12,00, parleremo dei giovani
e del loro malessere, come scrive l’auto-
re: “Un libro sui giovani: perché, anche
se non sempre ne sono consci, stanno
male. E non per le solite crisi esistenziali
che costellano la giovinezza, ma perché
un ospite inquietante si aggira tra loro,
penetra nei loro sentimenti, confonde i
pensieri, cancella prospettive e orizzonti,
fiacca la loro anima, intristisce le passio-
ni rendendole esangui… Interrogati non
sanno descrivere il loro malessere perché
hanno ormai raggiunto quell’analfabetismo emotivo che non consente di riconoscere i propri sentimenti e soprattutto di
chiamarli per nome. ”
Carmela Petrucci, la giovane studentessa
di Palermo, è la centesima donna uccisa
67
filosofia
da un ragazzo di 22 anni per proteggere
la sorella dalla furia di un ragazzo che diceva di amarla.
E’ un orrore, in tutti si è levato un grido
di dolore, è come se ognuno di noi fosse
stato colpito al cuore per cento volte. La
risposta istintiva e unanime è stata di denuncia, di vera partecipazione.
La centesima vittima, non a caso donna,
apre, però un altro dibattito, più inquietante e complesso, quello che Umberto Galimberti chiama “l’analfabetismo
emotivo”.
Le emozioni accompagnano la nostra
esistenza; Marta C. Nussbaum ci ricorda che esse segnano le nostre vite rendendole irregolari, incerte, imprevedibili.
Proprio perché le emozioni fanno parte
della nostra vita esse influenzano, a volte
in modo determinante, il nostro agire etico e le nostre convinzioni morali e quindi
risultano fondamentali nelle definizioni
di ciò che è bene e di ciò che è giusto.
Ogni individuo conosce l’alfabeto delle
68
cento coltellate al cuore
emozioni, siamo in grado di riconoscere
la rabbia, l’amore, la compassione, la tristezza ecc. ma dalla personale esperienza possiamo anche dire che non si esplicano in tutti allo stesso modo, spesso si
lasciano influenzare dai valori. Si pensi,
ad esempio, l’evoluzione normativa del
“delitto d’onore”, oggi anacronistico e
inaccettabile sul piano valoriale, una
volta, considerato “normale”. Questo significa, come sostiene Umberto Galimberti “che la nostra emotività può essere
educata e, se vogliamo una società migliore, deve essere educata”. Il caso di
Carmela Pertrucci, purtroppo, si aggiunge all’elenco degli attacchi furiosi sfuggiti al nostro controllo. E’ un’esperienza
che quasi certamente ogni individuo ha
provato.
I dati recenti ci dicono di una realtà un
po’ più complessa: siamo in presenza di
un aumento esponenziale dei fenomeni
di depressione, di alti tassi di suicidio dei
giovani, e soprattutto dell’aumento della
solitudine esistenziale.
Spesso i nostri figli sono lasciati “soli” davanti al computer e alla TV, la famiglia ha
sostituito all’ascolto della voce dell’anima quella della televisione, frequentemente colonna sonora dei rari casi in cui
essa si riunisce.
Le risposte violente, sempre più frequenti, ci impongono riflessioni più attente che non è risolvibile soltanto nella
categoria di “casi psichiatrici”.
Ci sono delle domande non più eludibili: da dove ha origine “l’essiccamento
del cuore”? Perché all’ascolto empatico
abbiamo sostituito il sentire distratto?
Perché alle passioni abbiamo sostituito l’azione, spesso acritica e routinaria?
Qual è la ragione per mezzo della quale
i figli sono diventati per i genitori degli enigmi? Perché siamo così incapaci
di “attraversare il dolore”? Perché gli
sguardi tra genitori si evitano anziché incontrarsi?
Porsi queste domande richiede una predisposizione all’apertura a risposte spesso
imprevedibili e non di rado scomode; richiede una disponibilità al risveglio delle
anime assopite, di dormienti acquietati da
modelli stereotipati di buona educazione
che alla ribellione predilige l’accettazione
acritica, all’urlo della contestazione il silenzio. Cento coltellate al cuore: si uccide
per amore, si uccide per odio, si uccide per
vendetta e accade che un ragazzo non è
filosofia
capace di elaborare i conflitti al punto da
non riuscire a frenare, controllare il gesto. Forse siamo troppo presi dall’educazione intellettuale e da quella fisica e
un po’ meno da quella delle emozioni,
ne consegue che i nostri figli sono degli
analfabeti emotivi, incapaci di cogliere la
cura dell’emotività.
I ragazzi, spesso i bambini, sono evidentemente stressati, viene richiesto loro un
impegno fuori misura e, sia pur inconsapevolmente, non c’è tempo per quella
“comunicazione indiretta”, la comunicazione dell’anima.
“Il bisogno di essere amati e il desiderio di essere amati ci fanno percorrere
strade che il nostro sentimento ci fa avvertire come non nostre, e così l’animo
si indebolisce e si ripiega su se stesso,
nell’inutile fatica di compiacere gli altri”.
Due istituzioni sono chiamate in causa,
chiamate ad assumersi la responsabilità:
la famiglia e la scuola. Due istituti evidentemente oggi in crisi. La famiglia e la
scuola sono incapaci di comprendere le
nuove forme di comunicazione dei giovani; non è sufficiente mettere a disposizione dei computer, come fa la scuola, o
peggio ancora la TV, come fa la famiglia,
non è questo che facilita la comunicazione, entrambe abituano all’inerzia, all’apprendimento passivo. Anziché cercare
nell’alfabetizzazione emozionale una
possibile strada, più che com-prendere
si spia; ecco i genitori che cercano di carpire i segreti dei propri figli “frugando”
su facebook anziché aprirsi ai linguaggi
dell’anima, crediamo di condividere con
i nostri figli le loro passioni, aspirazioni,
sogni ecc semplicemente condividendo
un’amicizia su un social network.
Di ben altro hanno bisogno i nostri figli:
del calore di una carezza, dell’amore di
un sorriso, della complicità di uno sguardo, della cura del cuore.
70
cento coltellate al cuore
società
sergio ragni
musicologo e scrittore
quando il san carlo
dettava musica nel mondo
L’interno in una goauche del 1822
Q
ualche secolo fa il Teatro di
San Carlo deteneva un primato: era il centro di produzione
musicale più importante al
mondo.
Parliamo della prima metà del XIX secolo
quando le opere che si mettevano in scena sul massimo teatro della capitale del
Regno delle due Sicilie varcavano immediatamente i confini per essere rappre-
72
sentate nei più prestigiosi teatri d’Europa. La produzione musicale della grande
macchina del San Carlo era richiestissima ovunque ed era presa a modello
dai compositori e dagli impresari che
operavano non solo nei più importanti
teatri italiani, come la Scala a Milano e
la Fenice a Venezia, ma anche da quanti erano impegnati negli spettacoli dei
principali teatri di Parigi, Londra, Vienna.
Nelle grandi capitali estere i teatri destinati esclusivamente alla rappresentazione
di opere in lingua italiana si approvvigionavano degli spartiti delle opere create
sul palcoscenico del San Carlo, certi così
di essere al passo con le ultime tendenze in fatto di melodramma. Gli spettatori
napoletani, all’epoca coltissimi, erano la
principale garanzia della qualità della musica composta espressamente per loro. Se
società
un’opera riscuoteva successo a Napoli,
aveva buone possibilità di riuscita anche
altrove.
La gloria della settecentesca scuola musicale napoletana era ormai quasi del
tutto trascorsa.
Gli ultimi strascichi si potevano rinvenire
solo nei teatri minori, dove la commedia
riscuoteva ancora qualche consenso.
Custodi di questa tradizione, ormai alle
ultime battute, erano i soli compositori
che si formavano nei conservatori cittadini. Ma i tempi avevano sancito la fine
dell’opera buffa. L’opera seria, da sempre la sola ammessa sul palcoscenico del
San Carlo, costituiva l’unica richiesta del
pubblico più esigente. Artefici del rinnovamento del repertorio serio dovevano
essere compositori “stranieri” che pure
solo nel San Carlo trovarono tutti i mezzi
per poter elaborare quello che diventerà
il modello del melodramma romantico
italiano. Gli autori di quella musica tanto richiesta, che si produceva a Napoli e
che di lì si riversava in tutta Europa, non
erano compositori nati all’ombra del Vesuvio.
Artefice del vistoso cambiamento d’indirizzo del San Carlo fu il celebre impresario Domenico Barbaja, milanese di
umilissime origini, che a Napoli scoprì la
sua vera patria. Solo a Napoli poté infatti,
grazie alla capacità affaristica e al fiuto
da grande intenditore d’opera, passare
dalla gestione delle case da gioco alla
gestione del più importante teatro della capitale. Barbaja ebbe il merito di far
convergere a Napoli i più rappresentativi
artisti del panorama operistico dell’epoca. Grazie alla sua lungimirante operatività una grande e prestigiosa compagine
artistica a Napoli si va a compattare e
s’insedia al San Carlo.
L’impresario si lascia trascinare entusiasta dal grande impulso di trasfor-
il teatro san carlo
veduta esterna del Teatro San Carlo di
Napoli in un acquerello dell’ottocento
Un particolare del San Carlo
in una foto di oggi
73
società
il teatro san carlo
Isabella Colbran nella cantata di Mayr
Il sogno di Partenope
mazione del regno di Napoli avviato già
da Giuseppe Napoleone e proseguito
da Murat: impulso che non poteva non
investire anche l’attività dei teatri. Nel
1811 Murat emanò un decreto, fino allora inesistente, per la regolamentazione della materia teatrale, affidata in
precedenza solamente alla tradizione.
Tale decreto resterà in vigore anche al
rientro dei Borboni a Napoli. Così come
sarà proprio Murat a istituzionalizzare,
ubicandolo nel ridotto del Teatro di San
Carlo, il giuoco d’azzardo, finalizzandolo
74
al finanziamento degli spettacoli teatrali.
I teatri a Napoli restano influenzati dal
clima francese che si respira nella capitale. Sulle scene del Teatro del Fondo,
l’odierno Mercadante, già per volere di
Giuseppe Bonaparte, si rappresentavano regolarmente spettacoli in prosa
francese: da un lato dunque le rappresentazioni di grandi spettacoli di prosa
che spaziavano dalla triade CorneilleRacine-Molière, fino ai settecenteschi
Marivaux, Voltaire, Diderot e Beaumarchais, dall’altro, nel teatro musicale, l’in-
troduzione di generi di spettacolo nuovi
per Napoli, ovvero la tragédie lyrique,
l’opéra comique, il vaudeville.
Il variegato panorama teatrale doveva
quindi necessariamente invadere anche
le scene del Teatro di San Carlo. Uno degli
avvenimenti che doveva maggiormente
caratterizzare il nuovo corso, avviato dai
sovrani francesi nelle attività teatrali, fu la
prima rappresentazione italiana della Vestale di Spontini, rappresentata in prima
assoluta all’Académie Royale de Musique
di Parigi qualche anno prima. Così come
uno sconvolgente ampliamento di orizzonti doveva essere la fortunatissima proposta, per la prima volta a Napoli, di alcuni
melodrammi mozartiani, dal Don Giovanni alle Nozze di Figaro, dalla Clemenza di
Tito al Così fan tutte.
Il nuovo corso fece ben presto assumere
al San Carlo il ruolo indiscusso di teatro
più importante della penisola. Il repertorio
impegnativo che vi si eseguiva prevedeva
compagini artistiche senza confronti e in
primis un’orchestra numerosa e di grande perizia capitanata da un primo violino,
Giuseppe Festa, riconosciuto all’epoca
come il più autorevole direttore d’orchestra in Italia.
All’orchestra e al coro si aggiungeva un
eccellente corpo di ballo formato dai più
eletti ballerini italiani e francesi, cui era
affidata la seconda parte dello spettacolo, composto all’epoca da opera e balletto
nella stessa serata.
Ma il punto d’onore di Barbaja era soprattutto quello di tenere sotto contratto i cantanti che unanimemente venivano riconosciuti come i più valenti d’Europa. E infatti
per decenni la compagnia di canto di cui
disponeva l’impresario era così prestigiosa e talmente eccedente le effettive necessità dei teatri da lui gestiti che gli agenti di Londra, di Parigi, e di qualsiasi altra
prestigiosa piazza teatrale europea, erano
società
costretti a patteggiare con l’impresario
di stanza a Napoli la cessione dei diversi
artisti tenuti da lui sotto contratto.
Per undici anni la stella più luminosa del
firmamento Barbaja fu Isabella Colbran.
La cantante spagnola, scritturata nella
sua qualità di “primadonna assoluta dei
Reali Teatri di Napoli”, fu per più d’un
decennio dominatrice incontrastata delle scene del Teatro di San Carlo, al centro dell’interesse di tutti i compositori
dell’epoca che alle sue prerogative interpretative e vocali dovettero commisurare le loro creazioni.
Johann Simon Mayr, compositore tedesco italianizzatosi, trovò in lei motivi
d’ispirazione che lo portarono alla stesura di autentici capolavori, primo fra tutti
Medea in Corinto.
Ma l’autore cui il nome della Colbran doveva indissolubilmente legarsi fu Rossini, destinato a diventare suo marito nel
1822. Il genio precocissimo e prepotente
del compositore pesarese rimase letteralmente soggiogato dal fascino della
donna, dall’eccellenza delle sue qualità
vocali e dall’autorevolezza interpretativa
della cantante. Rossini compose per lei
quelle opere che oggi vengono annoverate tra i capolavori del suo curriculum
serio. I ruoli di protagonista in Elisabetta
regina d’Inghilterra, in Armida, in Ermione, in Zelmira, di Desdemona in Otello,
di Elcia in Mosè in Egitto, di Elena nella
Donna del lago, di Ermione, di Anna in
Maometto II, divennero altrettanti modelli per i compositori venuti dopo Rossini. Quelle eroine, create da Rossini su
misura per le capacità virtuosistiche e
di grande tragédienne della Colbran,
costituiscono ancor oggi, epoca di alta
specializzazione belcantistica, termini di
confronto che mettono a dura prova anche le più accreditate odierne interpreti
dell’opera.
il teatro san carlo
Nella foto in alto,
un ritratto di Gioachino Rossini
in un ritratto a olio di L. Lipparini;
in basso,
Scenografia di P. Canna
per l’opera Zelmira di Rossini
75
anima & corpo
76
dicembre 2012
ariete (21 marzo - 19 aprile)
bilancia (23 settembre - 22 ottobre)
Anima. Per tutto questo periodo Venere cercherà di ostacolarvi e porterà qualche malumore e un po’ di nervosismo con il
vostro partner. Imparate a controllarvi e i successi non tarderanno ad arrivare, anche in campo lavorativo. Mettete in luce il
vostro carattere gioioso per finire il 2012 con allegria ed aspettare il 2013 con grande entusiasmo.
Corpo. Prudenza con gli sport, in particolare quelli invernali.
Concedetevi riposo e relax assieme ad una buona lettura e serate in compagnia per contrastare il nervosismo e il malumore.
Anima. Venere nel vostro segno vi darà l’opportunità di realizzarvi in amore portandovi magari anche al matrimonio. Ormai
non potete più rinunciare al vostro partner. Per chi ha già un rapporto consolidato, cercate di appianare le incomprensioni per
chiarire dubbi ed incertezze.
Corpo. L’asprezza del carattere si ripercuote anche sulla salute.
Vedete il lato positivo delle cose, apprezzando le piccole cose
del vivere quotidiano.
toro (20 aprile - 20 maggio)
scorpione (23 ottobre - 21 novembre)
Anima. La congiunzione Marte-Plutone vi aiuterà in amore. In
vista eccitanti avventure durante un viaggio o con una persona
straniera. Per chi ha già trovato l’anima gemella le stelle consigliano di cogliere tutte le occasioni per trasformare la quotidianità del rapporto e stupire il partner con un invito a cena o un
viaggio a Parigi, magari per festeggiare il capodanno.
Corpo. Vi sentirete forti come un toro con una nuova energia e
un potenziale erotico che non accennano a diminuire. Non siate
precipitosi nelle scelte e non perdete la calma, l’emicrania è in
agguato.
Anima. In questo periodo sarete illuminati dai pianeti, ed in
particolare da Marte che vi darà una mano a svelare le vostre
intenzioni sia sul lavoro che in amore. Chi vi ama aspetta solo
che palesate i vostri sentimenti. Non abbiate timore di credere
che il vostro obbiettivo sia irraggiungibile. La fortuna aiuta gli
audaci.
Corpo. Non c’è nessun ostacolo all’orizzonte. Tranne un momento di nervosismo che vi accompagnerà per un breve periodo. Una vita sana ed equilibrata vi aiuterà a superare qualunque
ostacolo troverete sul vostro cammino.
gemelli (21 maggio - 20 giugno)
sagittario (22 novembre - 21 dicembre)
Anima. L’accoppiata Venere/Giove vi aiuterà a godere dei piaceri della vita e dell’amore. Chi ha interrotto un rapporto, una
volta chiarito i dubbi e sospetti con l’ex, lo riprenderà con più
trasporto e fiducia, pronti per cominciare il nuovo 2013 con serenità.
Corpo. Troverete il modo di pensare di più al vostro corpo ed
organizzare la vostra quotidianità tra lavoro, sport ed hobby
cercando di non trascurare chi vi è vicino, anzi rendendola partecipe delle vostre iniziative.
Anima. Venere vi è amica, e con l’aiuto di Marte, vi aiuterà a dimenticare una dolorosa esperienza. Sarete più fortificati per
intraprendere il nuovo anno pieno di aspettative che vi porterà
a nuove conoscenze.
Corpo. Curate di più il vostro aspetto. Vi aspetta un controllo dal
vostro dentista. Spese in vista. Per il resto la vostra salute non vi
darà preoccupazioni. Ricordate però che è buona regola evitare
alcolici e abusare di caffè.
cancro (21 giugno - 22 luglio)
capricorno (22 dicembre - 19 gennaio)
Anima. Per i nati a Luglio Venere non sarà vostra complice, anzi
ostacolerà i vostri rapporti specie a novembre. Una grande
ripresa a dicembre dove vi concederete totalmente all’amore
per un fine anno disteso ed un inizio scoppiettante.
Corpo. Siate prudenti nei movimenti, ma specialmente alla guida: lo stress potrebbe farvi un brutto scherzo. La vita va presa
con filosofia è inutile agitarsi. Concedetevi una pausa dal lavoro
per ritemprarvi e prepararvi al nuovo anno.
Anima. Venere vi sarà avversa per tutto il mese di novembre. Ci
saranno tensioni per incomprensione affettive, che però finiranno presto. Già dai primi giorni di dicembre tutti i problemi saranno risolti e le malinconie spazzate via. Vi aspetta un gran finale a
sorpresa per finire in allegria il 2012.
Corpo. Lo stress accumulato per le avversità di novembre vi renderà nervosi ed irascibili. Non fatevi prendere la mano. Una cura
a base di tisane rilassanti o un soggiorno in una SPA è l’ideale per
gettare alle spalle tutta la negatività accumulata.
leone (23 luglio - 22 agosto)
acquario (20 gennaio - 18 febbraio)
Anima. Marte, il vostro protettore, vi darà grinta in amore per
provare nuove emozioni e per trovare finalmente la vostra anima gemella. Cercate di non perdere queste opportunità, magari
mettendo da parte il vostro egoismo.
Corpo. E’ il momento di iniziare la dieta. Questa volta siate più
costanti ed aiutatevi con una buona attività fisica evitando sport
estremi. Concedetevi invece lunghe passeggiate in montagna.
accompagnandovi con una buona lettura o musica d’autore.
Anima. Per avere una vita più equilibrata, sia in amore che sul
lavoro, dovete fare una importante scelta. Possibile un trasferimento che vi porterà a un miglioramento lavorativo, ma soprattutto alla possibilità di decidere sul vostro futuro affettivo.
Corpo. Basta con una vita sregolata. Se volete riacquistare il sapore di una vita tranquilla dovrete rinunciare a qualche serata
con gli amici e a concedervi più ore di sonno. La resa sul lavoro
e nei rapporti affettivi ne trarranno vantaggio.
vergine (23 agosto - 22 settembre)
pesci (19 febbraio - 20 marzo)
Anima. Allargate il giro delle vostre conoscenze, non solo in amore ma anche nella vita sociale. Non siate superficiali in questione
di cuore. Una decisione importante vi aspetta per concludere in
bellezza il 2012 e per farvi assaporare un successo tanto atteso.
Corpo. Non rimanete troppo davanti al PC. Il mondo reale è fuori della vostra stanza e attende solo di essere vissuto. Il vostro
corpo ha bisogno di movimento e la vostra mente di allargare gli
orizzonti. Preparatevi ad un viaggio con nuove amicizie.
Anima. Questo è il periodo migliore per crearsi nuove amicizie
sia sul lavoro che sul piano affettivo. Vi aspetta un viaggio galeotto dove conoscerete un amore travolgente. Attenzione non
è l’amore della vostra vita, è solo un’attrazione passionale, una
fiamma alimentata solo dal fuoco della passione erotica. Troverete la vostra anima gemella nel nuovo anno.
Corpo. Dovete finirla di avere poca autostima. Avete grandi potenzialità nascoste che dovete tirar fuori se volete raggiungere
i vostri obiettivi. Guardatevi allo specchio con occhi diversi apprezzando anche i piccoli difetti che notate.
contatti
in questa sezione troverai i contatti
dei medici che hanno collaborato
alla realizzazione di questo numero
16
23
DOTT.SSA NADIA RUSSO
Specialista in Dermatologia e Venereologia
Dottore di ricerca in Dermatologia Sperimentale
Università degli studi di Napoli “Federico II”
Prof.ssa a.c. Università di Salerno
GILD - FTP (Gruppo Italiano Laser Dermatologia)
Studio: Via Sedivola, 95 - Torre del Greco (NA)
Tel. 081 8816960 - 081 8815862 - [email protected]
Studio: Rione Sirignano, 9 - Napoli - Cell. 347
1922330
DOTT. FABRIZIO MELFA
Medico Chirurgo
perfezionato in medicina estetica (Univ. Pavia)
Diplomato in medicina estetica
(SIME - SIF- Roma)
Master II liv. in flebolinfologia (univ. Siena)
Spec. in Scienza dell’Aliment.ne (Univ. di Palermo)
Studio: Via Massimo D’Azeglio, 27/C, Palermo
Via Corsaro, 27, Sant’Agata Li Berati
Via P.S. Mattarella, 13/B, Termini Imerese
Via B. Mattarella, 80, Bagheria
Tel.: 091 50 86 041 - cell. 338 11 35 833
sito: www.fabriziomelfa.it
E-mail: [email protected]
23
DOTT. ALESSANDRO POIDOMANI
Medico Chirurgo
Perfezionato in Angiologia Medica (Univ Catania)
Diplomato in Medicina Estetica (SIME - FIF Roma)
Master di II livello in Medicina Estetica e Terapia
Estetica (Univ Camerino)
Studio medico: Modica (RG) - via Medaglie d’Oro,
2 - II traversa
48
PROF. DOTT.SSA MARIA COSTANTINO
Docente a c. Scuola di Spec. in Idrologia
Medica – Università degli Studi di Parma
Specialista in Idrologia Medica
Specialista in Audiologia
Presidente Ass. F.I.R.S.Thermae (Form.ne
Interdiscip. Ricerche e Scienze Termali)
E-mail: mariacostantino@firsthermae.org
27
DOTT. FABRIZIO CASTAGNETTA
Chirurgo Plastico Specializzato a San Paulo
Membro Società Brasiliana Chirurgia
Studio di Chirurgia Plastica “Dr. F. Castagnetta”
Roma, Milano, Palermo
numero verde: 800 14 50 19
53
DOTT. ALDO REALE
Medico Chirurgo
Specialista in Dermatologia e Venereologia
Master in Dermatologia Plastica
Direttore Sanitario “La Cura Medical SPA”
Via Conte Verde, 8 - Campobasso
Tel.: 0874.92796 - Cell.: 338.6288871
E-mail: [email protected]
www.lacuramedicalspa.com
72
DOTT. SERGIO RAGNI
Musicologo e scrittore
30
DR.SSA NAIDA FALDETTA
Senologa
Chirurgo Onco-plastico
Responsabile di Senologia
Ospedale ”Vincenzo Cervello” - Palermo
altri contatti
64
78
PIERO FALANGA
chef “Taverna Bagaria”
Via del Mare, 45 - Città Giardino
Marano di Napoli (NA)
Cell.: 338 48 77 644 - www.uncuocoincasa.it
67
RAFFAELE ARATRO
Counsellor
Docente di Filosofia e Storia
E-mail: [email protected]