Etna, guerra agli sporcaccioni

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Etna, guerra agli sporcaccioni
LA SICILIA
LUNEDÌ 5 MAGGIO 2014
6.
L ’inchiesta
ANDREA LODATO
NOSTRO INVIATO
Parco, sindaci e volontari si battono per tenere pulito
e chi visita il vulcano resta sbalordito dalla sua bellezza
Etna
RIFUGIO SAPIENZA (ETNA). «Incredible. It’s
really incredible. This is maraviglioso,
veramente maraviglioso».
Ma sì, maraviglioso, meraviglioso,
una meraviglia, va. Sorride la simpatica signora Tanya, bionda, inglese, mentre con i suoi due figli, biondi e inglesi,
si arrampica su una montagnetta di lava, seguita dal marito, biondo ma scozzese, che fotografa tutto. In un giorno
qualunque della settimana scopri che
l’Etna è preso d’assalto dai turisti. Centinaia. Ci sono pullman che riempiono
ordinatamente gli spiazzali del Rifugio
Sapienza. Ci sono automobili, la maggior parte delle quali da noleggio. Ma ci
sono anche i motociclisti di un motoraduno internazionale che è arrivato sin
qui. E ci sono i bikers che si sono arrampicati scalando con passione, pazienza,
muscoli e cuore la montagna.
Ma quel che ha colpito mrs Tanya, ci
spiega, è lo spettacolo unico che qui si
vive. Perché la famiglia inglese in vacanza in Sicilia, alloggia a Catania e
quando in mattinata si sono messi in
auto per salire sull’Etna c’erano 24 gradi, un caldo per loro estivo. Pian piano,
però, mentre cambiava il panorama,
mentre la natura si trasformava, il caldo diventava tiepido, il cielo un po’ perdeva luminosità. Poi, nel giro di trecento metri, t’avvolge la nebbia e all’arrivo i gradi sono 9,5. Freddo. Ginestre.
Lava. Spettacolo. Ma sì, it’s incredible.
Very beatiful.
Riavvolgiamo il nastro, perché questa è una cosa meravigliosa come ce ne
sono poche al mondo, una unicità, ma
prima di arrivare quassù bisogna fare
quelle due o tre valutazioni che devono
servire a spiegare a chi sporca, a chi devasta, a chi danneggia, a chi se ne
strafotte di questo capolavoro degno
Quell’eterno conflitto
tra natura e sporcaccioni
questa, più o meno. Se, ipoteticamente
ma non troppo, un turista dovesse partire da piazza Duomo a Catania imboccando la via Etnea al suo inizio naturale, e dovesse arrivare quassù percorrendo la stessa via Etnea che entra ed esce
da parecchi comuni pedemontani, incontrerebbe una serie di sconcezze che
non depongono per nulla bene. Tra depositi occasionali di rifiuti non raccolti,
piccole e medie discariche, senza esasperazioni, e senza cercare con il lanternino, ne abbiamo trovate e fotografate almeno una decina. Francamente
troppe. Il brutto è che la nostra cultura
(non cultura) non ci fa considerare che
per i turisti l’Etna comincia a piazza
Duomo e finisce là dove c’è l’incanto e
la forza della natura, in cima. Per questo
sottovalutiamo quei sacchetti lasciati lì,
distanti chilometri dalla porta d’ingresso del bene benedetto dall’Unesco.
Borzì, il sindaco, però, lo sa, altro che.
Per questo esalta anche il lavoro fatto
dai volontari.
«C’è un coordinamento dell’Ente Parco, c’è un lavoro che stiamo facendo
con gli altri Comuni dell’area. Ed è vero,
ci sono i ragazzi, i volontari, le associazioni che si impegnano con noi, che lavorano, che ripuliscono. Perchè è chiaro che questo è un bene che dobbiamo
e vogliamo tutti preservare».
Il tema della sporcizia è da dividere
in due. Da un lato quei sacchetti, quei
rifiuti domestici abbandonati, spiaccicati in alcune aree di sosta, ma che
scompaiono miracolosamente quando
si comincia l’arrampicata verso il Rifugio Sapienza, sin dalla quota più bassa.
Poi ci sono quelle discariche di materiale di risulta, roba che viene da cantieri
edili che ammorbano molte zone. E qui
non bastano i volontari, non bastano i
controlli della polizia municipale. Ci
vorrebbe, finalmente, una rete di videosorveglianza. Un progetto dei Comuni etnei, spiega ancora Borzì, non è
stato approvato. Ma c’è dell’altro? C’è,
come racconta un altro sindaco che da
quando si è insediato al Municipio di
Belpasso, sta conducendo una vera e
propria guerra di liberazione e valorizzazione dell’Etna.
«Nel mio comune ho attivato un
gruppo volontari di “guardie ambienta-
li” che vigilano sia nel centro urbano sia
su porzioni di nostro territorio sul Parco dell’Etna. Inoltre utilizziamo telecamere itineranti in tutto il territorio
comunale, quindi anche sull’Etna. I filmati di questi incivili vengono messi in
rete (a bassa risoluzione per questioni
di privacy) sia sul mio profilo facebook
che su quello del Comune. La battaglia
contro l’inciviltà è dura ma pian piano
e con costanza i risultati si vedono. La
nosta iniziativa di pubblicare i video
degli “zozzoni” ha trovato risalto anche
in una edizione del tg1 di qualche mese addietro, oltre ad essere stata ripresa e raccontata da molte testate regionali».
Video degli zozzoni sulla Rete, volontari mobilitati su tutti i fronti dell’Etna.
Ma tante cose bollono nel pentolone
del vulcano, come spiega ancora Nino
Borzì: «Stiamo lavorando con il Parco,
con Belpasso e Ragalna ad un progetto
che punta anche ad incrementare e migliorare la ricettività e l’accoglienza.
Sappiamo che serve incrementare questi servizi e, naturalmente, che tutto
deve rispettare rigorosamente l’am-
biente e la natura. Siamo pronti anche
a produrre questo sforzo, che servirà ad
arricchire il nostro territorio».
E per fare la guerra agli sporcaccioni,
che in Alto Adige o in Valle d’Aosta o in
altre località dell’altro mondo non esistono o non hanno cittadinanza, i sindaci non si arrendono. Nino Borzì:
«Un’altra iniziativa di questi giorni del
mio Comune è la nascita della figura
degli ispettori ambientali volantari, per
i quali abbiamo fatto un regolamento
comunale e pubblicato un bando per
cui dovranno essere presentate le
istanze entro il prossimo 13 maggio.
Crediamo molto al nostro ruolo di controllori e di protezione dell’Etna». Carlo Caputo: «Qualche mese addietro ho
inviato una lettera al presidente del
parco e tutti a i comuni interessati
per chiedere un’azione comune di videosorveglianza e gruppi di volontari così come stiamo facendo noi. Purtroppo sino ad oggi non mi pare ci sia
stata un’azione comune incisiva, ma
conto di ribadire l’iniziativa da adottare alla prssima assemblea utile del
parco dell’Etna».
IL BRUTTO
Sorpresa. Stavolta la
montagna non si
presenta così sporca
come sembrerebbe. Ma
è una guerra infinita
d’essere bene dell’Unesco, quanto male fanno. All’Etna, al territorio, alla Sicilia.
Ma siamo seri, sfuggiamo alla regola
di cercare a tutti i costi e soltanto lo
scempio e le cose brutte, anche perché,
francamente sorpresa tra le sorprese,
siamo qui il giorno dopo l’allegra scampagnata del 1° maggio e non c’è quella
discarica diffusa che ti aspetti.
Forse ha ragione il sindaco battagliero di Nicolosi, la porta dell’Etna, Nino
Borzì: «Mamma mia - sbotta al telefono - un reportage sull’Etna? Quindi su
tutti gli aspetti negativi della nostra
montagna, la sporcizia, le discariche, i
problemi? Guardate che nessuno di noi
nasconde le problematiche, ma a voi
sembrano interessare solo quelle. Non
è così. Guardatala bene la montagna, ci
sono tante cose che funzionano, i turisti hanno servizi, trovano strutture pulite ed accoglienti. Cerchiamo di raccontarla tutta, perché se non si fa soltanto male a noi stessi».
Raccontata tutta, dunque, la storia è
La marcia segnata dai rifiuti. Partendo da Catania e attraversando gran parte dei comuni pedemontani, si incontrano una serie di piccole discariche, ma anche rifiuti che restano abbandonati lungo le strade. Uno spettacolo
indecente che depone malissimo e spinge i turisti ad avere una impressione iniziale decisamente negativa. Nelle foto rifiuti a Tremestieri Etneo, Pedara, Ragalna e Belpasso. Ed è una lotta continua quella dei Comuni contro chi
sporca. Una soluzione che resta allo studio è quella di creare una rete di controlli di videosorveglianza che consenta di monitorare un’area sempre più vasta, anche prima di entrare nelle zone protette del Parco.
IL BELLO
L’arrivo segnato dalle emozioni. Mentre i volontari lavorano per pulire (nella prima foto quelli del Comune di Nicolosi), si arriva sull’Etna in bici, arrampicandosi tra i tornanti, ma anche in moto, come nel caso di centinaia di motociclisti
che qualche giorno fa hanno concluso il loro raduno al rifugio Sapienza. E centinaia di turisti giungono in cima al vulcano con pullman e automobili, scoprendo che si possono lasciare 24° e l’estate a Catania e trovare un freddo pulito ed
eccitante pochi chilometri più sopra, tra la natura incontaminata. Ecco perché l’Etna merita di essere patrimonio dell’Unesco e ha bisogno di amore, rispetto e organizzazione. (Le foto di questa pagina sono di Davide Anastasi)
LE RICHIESTE DEL FORUM CATANESE DELLA CULTURA E DELL’AMBIENTE
«Interventi sulle discariche e rivedere i divieti»
compimento il progetto.
Che cosa è emerso dal Forum? Che
cosa si chiede immediatamente per potere presentare all’Unesco un patrimonio con tutte le carte in regola? Ecco l’elenco delle priorità.
NOSTRO INVIATO
RIFUGIO SAPIENZA (ETNA). Un appello sottoscritto dalle più importanti associazioni che lottano ogni giorno per l’ambiente di questa terra. Fondo Siciliano
per l’Ambiente, Stelle e Ambiente, Etnaviva, Piuma bianca, Guide turistiche di
Catania, Gusto di campagna, Sezioni di
Taormina, Giarre e Linguaglossa del
Club Alpino Italiano.
Un appello, elaborato al termine del
dibattito svoltosi lo scorso 12 aprile al
Monastero dei Benedettini dal Forum
catanese della cultura e dell’ambiente,
che va raccolto, che va amplificato, su
cui sviluppare un ragionamento serio e
concreto, per evitare che restino le buone intenzioni di chi ama l’Etna e la cattiva volontà di chi dovrebbe portare a
Discariche incontrollate
Necessario il coordinamento di tutte le
forze dell’ordine: statali, regionali, provinciali e municipali, affinché si ottengano finalmente tangibili e dimostrati
risultati sul fronte della repressione del
fenomeno e il riconoscimento, con apposita legge regionale e senza alcun
onere per il bilancio pubblico, della figura delle guardie ecologiche volontarie.
RIFIUTI, MATERASSI ABBANDONATI, ELETTRODOMESTICI: PRIMA DI SCOPRIRE LE MERAVIGLIE
Tutela dell’ambiente
Evitare le frequenti intromissioni di
mezzi a motore, peraltro vietate per
legge e bloccare l’annunciato disegno di
legge che prevede l’abolizione della fascia di rispetto per tutte le aree boscate.
Info turistiche
La situazione etnea continua ad essere
una delle più carenti tra tutti i Parchi naturali italiani. Non esiste una rete sentieristica, ma solo piste forestali in gran
parte prive di una omogenea segnaletica e senza punti di appoggio gestiti.
Fruibilità. Più accessi
anche alla luce della
notorietà crescente
Divieti e fruibilità
Da qualche anno vengono applicate varie forme di divieto prefettizio per l’accesso alle parti alte del vulcano. In questo momento la proibizione è stata estesa all’intera Valle del Bove, in relazione
ad un evento di crollo avvenuto alla base del cratere di sud est e non più ripetutosi dallo scorso mese di febbraio.
Senza entrare nel merito della valutazione dei provvedimenti attualmente
vigenti, si ritiene non condivisibile la
prassi, che si va sempre più consolidando, dei divieti di accesso ad aree del
Parco. Divieti che appaiono ancora più
paradossali nella situazione attuale in
cui l’inclusione dell’Etna nel Patrimonio
dell’Umanità sta attivando un ulteriore
circuito di notorietà a livello mondiale,
che non potrà trovare adeguate risposte
e non genererà quindi l’atteso contributo all’agonizzante economia locale.
A. LOD.