Made In Lario Le Vie

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Made In Lario Le Vie
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Le vie d’acqua - La Strada Regina
Da Como ad Argegno
Cernobbio - Le ville
Ville dal lago
Moltrasio - Villa Passalacqua / Carate - S. Marta
Brienno - L’antico borgo / Argegno e il suo territorio
Argegno - S. Anna / Blessagno - Chiesa di S. Silvestro a Lura
Da Argegno a Menaggio
Ossuccio - S. Maria Maddalena a Ospedaletto
Isola Comacina
Ossuccio - Sacro Monte / Lenno - Il battistero di S. Giovanni
Lenno - L’abbazia dell’Acquafredda / Mezzegra - S. Abbondio a Bonzanigo
Alberghi sul lago
Tremezzo - Villa Carlotta /Griante - Chiesa anglicana a Cadenabbia
Menaggio - Le tre frazioni / Menaggio - Menaggio e Cadenabbia golf club
Da Menaggio a Sorico
Cremia - SS. Vito e Modesto
Plesio, santuario della Madonna di Breglia
Musso - Cave di marmo e Giardino del Merlo / Dongo e il suo centro storico
Dongo - Santuario Madonna delle lacrime / Stazzona - Gli antichi crotti
Stazzona - Oratorio di S. Gottardo a Vergosio / Gravedona - Palazzo Gallio
Gravedona - SS. Gusmeo e Matteo / Gravedona - S. Maria delle Grazie
Gravedona - S. Maria del Tiglio / Peglio - S. Eusebio
Dosso del Liro - Chiesa di S. Pietro in Costa / Livo - S. Giacomo
Domaso - Il centro storico / Vercana - S. Salvatore
Gera Lario - Parrocchiale di S. Vincenzo / Montemezzo - S. Martino
Sorico - Il Santuario di S. Miro
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Le vie d’acqua - La via Regia
Da Como a Bellagio
Brunate - La funicolare e il faro
Blevio - Le “sette città“ / Torno - Il territorio
Torno - S. Tecla e S. Giovanni / Faggeto Lario - Quattro paesi
Pognana Lario - Il territorio / Nesso e la frazione di Careno
Lezzeno - Il paese e la sua parrocchiale / Bellagio - Il borgo e Villa Melzi
Giardini dal lago
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Le vie d’acqua - La via di Mezzo
Da Como a Sorico
Cernobbio - Villa d’Este
Lenno - Villa Balbianello / Domaso - Villa Camilla
Sorico - S. Fedelino
Pian di Spagna
Da Como a Bellagio
Torno - La Pliniana
Lezzeno - Le scogliere
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Guide turistiche e sistema museale
Navigazione
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.IT
Presentazione
Introduzione
Guida alla lettura
PRIMA
PARTE
Introduzione seconda parte
Gli scalpellini
Archeologia del tessile sul Lario
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L’agroalimentare - Le vie del gusto
Un rituale antico: il piacere del Tocc
Formaggio: sapori dagli alpeggi
Pesci: dieta pregiata
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Il ferro - La ferro via
Ferro, gioielli e fantasia
I metalli sul Lario
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Il legno - La vena del legno
Decoratori, stuccatori e scagliolisti
Legno: stile, arredi, botteghe
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La nautica - Le rotte
Storia della navigazione di linea lariana
Navigare il lago
Costruttori di barche
Pescatori e reti: mestiere di lago
Antichi mestieri (perduti?)
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Una pubblicazione a cura di
CNA
CONFARTIGIANATO IMPRESE
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Un progetto di
CONFARTIGIANATO
IMPRESE
Con il sostegno di
REGIONE
LOMBARDIA
PROVINCIA
DI COMO
UNIONCAMERE
Ringraziamenti
Un ringraziamento particolare
alla Camera di Commercio di Como
per i dati forniti
Una realizzazione di
Coordinamento generale
Kissi Scarpina - Evento
Coordinamento editoriale
Gerardo Monizza - Nodo
Ricerche storiche e iconografiche, testi e fotografie
Fabio Cani - Nodo
Delia Guasco
Luigi Leoni
Bruno Perlasca - Fo(u)r press
Carlo Pozzoni
Luca Schenini
Progetto grafico e impaginazione del volume
Lavori in corso
Sito internet
Techne
Supporti video
Simone Bottinelli - Evento
Stampa
Grafica Malima
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PRIMA PARTE
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PRESENTAZIONE
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Con il progetto Made in Lario si conferma, da un
lato, la fiducia che questa Amministrazione ripone
nel lavoro delle associazioni di rappresentanza
degli artigiani e, dall’altro, l’attenzione che rivolge
a quei territori considerati storicamente “ai margini” dell’economia comasca, considerata tradizionalmente concentrata nelle aree produttive a sud
del capoluogo. Made in Lario ci fa scoprire un territorio che, se ha nel turismo la vocazione economica “naturale”, ha saputo negli anni conservare
e coltivare una sapienza artigiana tanto più degna
di nota se si pensa alle difficoltà logistiche e infrastrutturali che gli abitanti del lago e delle montagne comasche incontrano quotidianamente.
Spesso, in particolare nei contesti paesaggisticamente e turisticamente rilevanti, la capacità artigiana viene vista solo in termine di “tradizione da
riscoprire”, legata ad antichi mestieri e praticata
solo in rare e felici circostanze, sempre a rischio di
scomparsa. Con questa guida, e con il lavoro di
ricerca che l’ha resa possibile, testimoniato anche
dal sito e dal video che completano il progetto, si
cerca di sfatare questa immagine un poco stantia,
evidenziando, insieme alla diffusa presenza di una
realtà produttiva spesso a conduzione familiare,
quelle realtà economiche che, partendo dalle terre
lariane, hanno saputo mostrare vivacità e apertura anche sul mercato internazionale.
Assessore alla Cultura
e Attività Economiche
della Provincia di Como
Edgardo Arosio
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INTRODUZIONE
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Le due Associazioni di categoria dell’artigianato di
Como (CNA e Confartigianato Imprese), con un progetto cofinanziato dalla Regione Lombardia e
Unioncamere e il contributo dell’Amministrazione
Provinciale, vogliono offrire una serie di strumenti
di conoscenza del territorio lariano e del suo lavoro.
Questo libro è uno dei mezzi, certo il più tradizionale e di facile consultazione, utilizzati per informare
delle tante bellezze del Lario e delle tantissime attività imprenditoriali che lo caratterizzano. Il progetto Made in Lario si sviluppa anche con il sito internet www.madeinlario.it, che interamente riporta e
aggiorna le informazioni di questo volume, in cui
sono inseriti brevi video.
Made in Lario tratta di imprese artigiane che per tradizione o per nuova spinta e fantasia sono attive sul
ramo del lago di Como e che sono state scelte tra le
numerosissime attività presenti in questo territorio.
È una prima selezione che ha voluto privilegiare ciò
che di più caratteristico si trova (attività del legno,
del ferro, alimentare e nautica), non dimenticando
che ci sono numerose altre imprese attive in questa
parte della provincia di Como.
Gli Enti pubblici e le Associazioni di categoria che
partecipano al progetto Made in Lario vogliono
dimostrare la vivacità dei diversi comparti e la capacità di adattamento e di innovazione delle imprese
lariane. Tutte aziende di piccola struttura, ma di
notevole e riconosciuta abilità imprenditoriale e progettuale. Prova ne sia la vivacità del mercato e la
qualità dei prodotti.
Made in Lario è una guida rivolta al turista (che non
conosce o conosce poco il lago di Como) e anche a
coloro che queste terre le abitano (o che vi risiedono
a poca distanza), ma che spesso ignorano la vastità
e la varietà dei prodotti realizzati. È un progetto che
intende valorizzare le ricchezze presenti e vuole
indirizzare lo sviluppo di un settore in crescita e che
sta trovando, o ritrovando, una propria originalità.
CNA
Como
Confartigianato Imprese
Como
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GUIDA
ALLA LETTURA
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Il libro è diviso fisicamente in due parti.
La prima contiene le informazioni storiche
raggruppate in tre diversi itinerari:
la Strada Regina, la Via Regia e la Via d’Acqua.
Si tratta di nomi non convenzionali con i quali
si è cercato di indirizzare a una visione più organica
del territorio. I tre percorsi partono da Como:
la Strada Regina (sponda Occidentale) è oggi
una statale, ma ha origini mitiche e antiche;
la Via Regia (orientale) è oggi un percorso a mezza
costa, poco più di un sentiero percorribile attraverso
i boschi, appena superiore alla provinciale
che collega Como e Bellagio; la Via d’Acqua
è un itinerario immaginario e tuttavia percorribile
sia con motonavi pubbliche (Navigazione del lago
di Como) sia con servizio a noleggio (dalla piazza
Cavour di Como e da altre parti del Lario).
Ovviamente è possibile seguire il tragitto anche
con imbarcazioni private.
Le tre direzioni prevedono itinerari specifici,
informazioni sulle zone emergenti e brevi schede
dei principali paesi, nonché dei monumenti
più significativi. Si è voluto, in questo modo,
dare esauriente informazione della storia
e dell’arte. I percorsi sono suddivisi secondo
l’appartenenza alle Comunità montane che,
geograficamente e amministrativamente, segnano
il territorio: Comunità Montana Altolario Occidentale,
Comunità Montana Alpi Lepontine Meridionali,
Comunità Montana Lario Intelvese e, sulla sponda
opposta, Comunità Montana Triangolo Lariano.
Un colore specifico contraddistingue le diverse zone,
facilitando la lettura.
La seconda parte è dedicata alle attività
e ai prodotti. Si troveranno elencate le imprese,
per lo più artigiane, con alcune schede
di approfondimento che valorizzano le specificità
e l’articolazione delle aziende del lago.
Le attività sono divise in quattro sezioni.
Per una più completa e aggiornata informazione
è possibile collegarsi a www.madeinlario.it
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Montemezzo
Sorico
Gera Lario
Livo Vercana
Domaso
Peglio
Dosso del Liro
Gravedona
Stazzona
Dongo
Musso
Cremia
da Menaggio a Sorico, pag 38
Menaggio
Griante
Mezzegra
Ossuccio
Tremezzo
BELLAGIO
Lenno
da Argegno a Menaggio, pag 24
Blessagno
Argegno
Brienno
Carate
Moltrasio
Cernobbio
COMO
da Como ad Argegno, pag 14
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o
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LE VIE D’ACQUA
LA STRADA
REGINA
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La Strada Regina è un mito o forse un inganno storico e anche un errore toponomastico. Vecchie lastre
in pietra messe sulle case d’angolo, in molti paesi
del lago, e più recenti cartelli in metallo la nominano “Strada Regina Teodolinda” e in qualche caso si
precisa anche il riferimento a Teodolinda (regina dei
Longobardi nel VII secolo d.C.) che però nulla ebbe
a che fare con questa strada che collega Como con il
Nord del Lario.
La Strada Regina è ben più antica e doveva esistere
già in epoca preromana e il nome semmai riconduce alla “Retia”, oppure al suo carattere “regio”
(come dire: strada statale). Un rifacimento del tracciato si attribuisce ai Romani, che tuttavia non la
considerarono mai fondamentale per i collegamenti
ai passi alpini (Spluga, Septimer, Maloja-Julier), preferendole sempre la via d’acqua, da Como a Mezzola,
più rapida e sicura.
La strada restò dunque poco più che una mulattiera
e talvolta quasi un sentiero, anche abbastanza ripido, nonostante i continui lavori di riattamento e
miglioramento che si susseguirono nel corso dei
secoli e con maggiore frequenza nei tempi moderni.
La Strada Regina è oggi in realtà un insieme di strade (anche tre o quattro) che a tratti corrono parallele, a tratti si intersecano e si sovrappongono, costituendo quasi un “palinsesto” sul territorio, in grado
di restituire anche a occhi non specialistici differenti organizzazioni urbanistiche ed economiche.
Completamente diverso è, infatti, muoversi a piedi a
mezza costa su uno stretto acciottolato, oppure spostarsi in automobile, quasi sulla riva del lago.
La Strada Regina, che oggi si percorre in auto con
difficoltà, è tuttavia una via di comunicazione tra le
più belle d’Italia, che permette di godere della vista
continua del lago e delle sponde opposte. Attraversando paesi e borghi diventa una stradina angusta
non sempre agevole; il viaggio è lento, ma affascinante e consente di vedere da vicino una serie di
belle ville, numerosi giardini e parchi (alcuni anche
pubblici e visitabili) e molte chiese di grande interesse artistico. Strette viuzze si diramano dall’arteria
principale, salendo a frazioni più a monte o, all’opposto, quasi precipitando (con scalette ripide) verso
le rive del lago. Fermarsi spesso, anche in ogni piazzetta o slargo, per il turista è un’occasione che consente di scoprire improvvisi scorci e colori del lago e
delle terre che lo circondano.
www.madeinlario.it
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In uscita da Como verso nord, l’attuale Strada Regina non
corrisponde in nulla all’antica. L’odierna statale che corre
sulla sponda del lago deriva infatti dalla strada appositamente realizzata all’inizio dell’Ottocento dalla principessa Carolina di Brunswick, allora proprietaria di Villa
d’Este, per avere un comodo accesso dal capoluogo alla
sua proprietà, evitando il faticoso tracciato della strada
antica, che saliva a mezza costa verso Bignanico e poi
ridiscendeva quasi sulla riva a Tavernola, passando il
Breggia su un antichissimo ponte (poi distrutto da una
piena alla fine dell’Ottocento). Il percorso ottocentesco si
è poi ulteriormente modificato con la realizzazione della
lunga galleria che aggira l’abitato di Cernobbio.
Seguendo la vecchia Regina si incontra Cernobbio, nota
per le sue ville e per le moderne attrezzature turistiche.
Dopo il paese, la strada nuovamente si divide: in alto il
tracciato degli anni Cinquanta evita i paesi, ma regala
aperture paesaggistiche di straordinaria bellezza e
incontra qualche preesistenza storica di grande fascino,
come la chiesa di S. Marta sopra Carate con l’annesso
DA COMO
AD ARGEGNO
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cimitero; in basso il tracciato ripete quello antico, attraversando Moltrasio, Carate, Urio, Laglio, con le loro ville
e le loro chiese. Non mancano i punti che meritano una
sosta attenta, tra cui la vecchia piazzetta di Moltrasio, la
chiesa di Carate proprio sulla sponda del Lario e la piramide funeraria del Franck a Laglio. Prima di Brienno le
due strade si riuniscono, lambiscono l’antica chiesa di S.
Anna, per poi dividersi di nuovo. Mentre il tracciato
recente entra in galleria e aggira l’abitato, il tracciato
antico si dirige al paese, che taglia esattamente a metà
(anche qualche casa è stata in passato affettata per guadagnare qualche centimetro alla strada), per poi sfiorare
il vecchio cimitero (con una vista invidiabile). Di nuovo
riuniti i percorsi, la Regina giunge ad Argegno. Prima e
dopo il paese si incontrano le due carrozzabili che conducono alla Valle d’Intelvi (la prima si dirige a Casasco la
seconda a Muronico). La strada statale attuale si dispone
proprio lungo la riva, offrendo un’ampia panoramica del
Lario, sia verso nord sia verso sud, mentre il tracciato
antico penetrava nell’abitato, superando poi il torrente
Telo, proveniente dalla Valle d’Intelvi, con un antico ponte
a schiena d’asino incastonato nelle vecchie case. Da
Argegno il percorso della Strada Regina riprende verso
nord lungo la sponda del lago.
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CERNOBBIO
LE VILLE
d’accesso rivolti verso il lago.
Fu abitata dal regista
Luchino Visconti.
Il parco rigoglioso ospita
anche i padiglioni espositivi
costruiti su progetto di Mario
Bellini che sono utilizzati come
centro fieristico e culturale.
Altre ville da citare:
Villa Fasana, edificata
in stile neoclassico
nei pressi del centro storico;
Villa Bernasconi, progettata
da Alfredo Campanini,
con decorazioni liberty;
Villa Besana, in cui
si riunivano patrioti
e uomini politici
nella seconda
metà dell’Ottocento.
Cernobbio,
panorama del centro urbano
e della valle del Breggia.
www.madeinlario.it
LARIO INTELVESE
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Famosa quasi quanto
Villa d’Este e forse più antica,
è la Villa Pizzo, circondata
da un suggestivo parco
a terrazze digradanti fino
al lago. Di proprietà della
famiglia Mugiasca per ben
quattro secoli, fino alla prima
metà dell’Ottocento, ebbe
successivamente numerosi
illustri proprietari.
Sull’altro lato dell’insenatura
sorge Villa Erba, edificata
nei pressi della Villa Cima
di inizio Ottocento negli anni
tra il 1894 e il 1898
su progetto di Gianbattista
Borsani e Angelo Savoldi,
con pianta quadrata, torretta,
portico e patio
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Costretti a percorrere le sponde del lago lungo le carrozzabili si intrevede delle ville solo il retro. La facciata, infatti, è sempre rivolta al lago, in ossequio alla
principale direzione di percorrenza originaria: gli
antichi padroni giungevano sempre dal lago, a bordo
di sontuose barche che riposavano poi nelle darsene.
Villa La Rotonda in Borgo Vico, infatti, ha la sala ellittica verso il lago, così come Villa Pliniana a Torno
(assolutamente invisibile dalla ex statale Lariana) si
affaccia sul Lario con un’ariosa loggia che mette in
collegamento lago e giardino. Dall’acqua si apprezzano al meglio sia la gigantesca mole di Villa d’Este a
Cernobbio, sia quella di Villa Passalacqua a Moltrasio,
alta sulla riva sopra un sistema di terrazze appositamente costruito. Dal lago si gode la sequenza di ville e
villini dalla punta di Geno a Blevio, tutta giocata su
una continua variazione delle tipologie eclettiche e
“revivalistiche”. Sul lago si affaccia il Castello di Urio,
preceduto da una lunga scalinata; dal lago ritrovano la
loro simmetria le ville del Balbiano e della Quiete, per
cui la visione dalla strada (retrostante o antistante,
VILLE DAL LAGO
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VILLA OLMO
VILLA ERBA
visitabile. Info: Como. Via Simone Cantoni 1. Tel. 031/574240
visitabile. Info: Cernobbio (CO) Largo L. Visconti 4.
Tel. 031/3491
VILLA CARLOTTA visitabile. Info: Tremezzo (CO) Via Regina 2. Tel. 0344/40405
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secondo i casi) toglie effetto scenografico. Dall’acqua
risulta meno incombente la facciata di Villa Carlotta
mentre la loggia aperta del Balbianello ritrova tutto il
suo fascino di quinta che inquadra il cielo. Dal lago la
mole “castellana” della Villa La Gaeta a San Siro
acquista la leggerezza di un’illustrazione da romanzo
gotico. E ancora la successione di edifici e siepi e alberi e statue di Villa Monastero a Varenna appare quasi
un ritmo musicale. Dal lago le quattro torri del Palazzo
Gallio a Gravedona si mostrano per quello che sono:
aulica simmetria architettonica e non certo evocazione di truci battaglie. Dal lago, e solo dal lago, si possono ammirare le ville razionaliste di Lingeri a Lenno,
Ossuccio e Isola. Dal lago, a saper guardare con attenzione, si vedono decine e decine di ville e villini, di cui
non si sarebbe nemmeno sospettata l’esistenza: logge
e torrette, terrazze e verande, alberi piegati a fornire
fresca ombra o prati aperti a dare importanza a una
facciata. Basse sulle rive o alte sui pendii, le ville del
lago sono proprio questo: edifici pensati in rapporto al
mutevole specchio delle onde.
Como,
la facciata della neoclassica
Villa Olmo.
VILLA MELZI
VILLA BALBIANELLO
PALAZZO GALLIO
visitabile. Info: Bellagio (CO) Via Lungolago Marconi.
Tel. 031/951281 - 02/86998647
visitabile. Info: Lenno (CO). Tel. 0344/56110
visitabile. Info: Gravedona (CO) Via Tolomeo Gallio.
Tel. 0344/89038.
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MOLTRASIO
VILLA PASSALACQUA
LARIO INTELVESE
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Moltrasio, per la sua favorevole
posizione sul lago, è ricca
di ville che dominano le acque
antistanti. Tra le altre,
per la sua notevole mole,
spicca Villa Passalacqua,
ampliata all’inizio del XIX
secolo su progetto di Felice
Soave per il conte Andrea
Passalacqua. A tre piani,
di stile sobrio, possiede
uno splendido giardino
che digrada a terrazze verso
il lago. Per realizzarlo
servirono interventi di scavo
Moltrasio,
la sponda e, sullo sfondo,
la mole di Villa Passalacqua.
per modificare la configurazione
del suolo e furono costruiti
imponenti volte e muraglioni
di contenimento. Gli ampi
spiazzi così ricavati vennero
collegati con scale in pietra
e decorati con statue, grandi
vasi, fontane, chioschi
e balconate. Il musicista
Vincenzo Bellini vi soggiornò
più volte e, secondo alcuni,
vi ideò la Sonnambula,
forse ispirato dalla cantante
Giuditta Pasta che abitava
sull’altra sponda del lago.
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CARATE
S. MARTA
alla fine di una scalinata
ai cui lati sorgono quattordici
cappelle di una settecentesca
Via Crucis.
Il campanile a destra
dell’edificio rende evidente
l’origine romanica dell’intero
complesso. L’interno custodisce
numerose opere di pregio:
affreschi del XV secolo
(i più significativi sul lato destro);
pale, dipinti, stucchi, statue,
un’acquasantiera
e una balaustra del XVII
secolo e una Pietà in stucco
del XVIII secolo.
Carate Urio,
la chiesa di S. Marta.
www.madeinlario.it
LARIO INTELVESE
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Carate è nota fin dall’antichità
per le sue cave di pietra
grigia, materia prima per
la costruzione degli edifici
del paese e di buona parte
dei nuclei abitati del lago.
Insieme con Urio, cui nel 1927
venne unita in un’unica realtà
amministrativa, Carate
si sviluppa sulle pendici dei
monti Comana e Colmegnone.
Il Santuario di S. Marta,
già consacrato nel 1096
da Urbano II ai SS. Nazaro
e Celso, sorge in alto a Carate
nei pressi della strada statale,
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BRIENNO
L’ANTICO BORGO
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Brienno si affaccia
sullo specchio del Lario
nel punto in cui il lago raggiunge
la sua massima profondità
(oltre 400 m). Con le sue
caratteristiche case edificate
a picco sul lago,
le sue stradine strette, i ponti
e i sottopassi, il paese,
tradizionalmente legato
alla pesca, mantiene
una struttura medioevale.
Documenti che lo citano
risalgono al X secolo, anche
se probabilmente il territorio
fu abitato molto tempo prima
(forse in epoca preromana).
Brienno,
vista dal lago.
Merita una visita il porticciolo
circondato da case con portici,
affiancato da un lato
da una vecchia filanda
restaurata e, dall’altro,
dalla chiesa parrocchiale
dei SS. Nazaro e Celso,
oggi in stile barocco,
ma che appare già
in documenti del XII secolo.
Al suo interno, insieme
con numerose altre opere,
si può ammirare il polittico
di Andrea De Passeris
la Madonna col Bambino
e i SS. Giovanni Battista,
Pietro, Nazario e Vittore.
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ARGEGNO
E IL SUO TERRITORIO
Se i resti delle fortificazioni
e dei castelli lo documentano,
appare comunque evidente,
dalla struttura architettonica
del borgo con le abitazioni
addossate le une alle altre,
che Argegno era
prevalentemente un paese
di pescatori. Superata
Argegno, sulla Strada Regina
si trova la stazione
della funivia che permette
di raggiungere il paese di Pigra,
situato a 881 m s.l.m., da dove
si domina il lago e parte
della Valle d’Intelvi.
Argegno
e la sponda verso Brienno.
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LARIO INTELVESE
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Il paese si è sviluppato
già in epoca romana
sulla riva occidentale del Lario,
all’imboccatura della Valle
d’Intelvi, intorno alla foce
del fiume Telo che lo divide
in due parti, collegate
da un antico e suggestivo
ponte in pietra.
La sua posizione strategica,
di controllo delle vie
di comunicazione, ne ha
condizionato in passato
il ruolo di protagonista
nelle numerose contese
per il dominio del lago.
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ARGEGNO
S. ANNA
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La chiesa di S. Anna,
in precedenza dedicata
alla Madonna del Gelpio,
sorge in posizione panoramica
lungo la strada che
immediatamente prima
di Argegno conduce
a Schignano. L’interno ha due
cappelle costruite lateralmente
all’unica navata. Le ricche
rifiniture, che comprendono
stucchi, decorazioni e dipinti
(risalenti ai secoli XVII
e XVIII), oggi purtroppo in
pessimo stato di conservazione,
testimoniano l’importanza
Argegno,
il portico della chiesa
di S. Anna.
dell’edificio sacro che, sebbene
fuori mano rispetto all’abitato,
è sempre stato oggetto
di devozione popolare.
Secondo la tradizione
la chiesetta fu infatti
costruita come ringraziamento
per lo scampato pericolo
dopo un’epidemia di peste.
Notevoli sono pure
gli affreschi, rappresentanti
storie della Vergine, e i gruppi
lignei di Sant’Antonio
da Padova col Bambino
e di Sant’Anna con
la Madonna bambina.
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BLESSAGNO
CHIESA DI S. SILVESTRO A LURA
sacrestia; nel XVIII secolo
la struttura venne
ulteriormente modificata
con la costruzione di un’altra
abside e la ristrutturazione
del campanile e dell’oratorio:
in questo modo si determinò
il ribaltamento totale
dell’asse della chiesa.
Le decorazioni interne
comprendono affreschi
del Quattrocento, Cinquecento,
Seicento e Settecento,
stucchi e dipinti.
Blessagno,
la chiesa di S. Silvestro
a Lura.
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LARIO INTELVESE
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Blessagno, con la sua frazione
di Lura, si stende su un
territorio ricco di boschi,
prati e terrazzamenti,
ancora adesso ben curati.
Ristrutturata più volte
nel corso dei secoli, la chiesa
di S. Silvestro a Lura
ha mantenuto l’antica struttura
romanica soltanto nella
parete ad archi ciechi
nel lato nord-orientale.
Nel XV secolo fu aggiunta
un’abside con annessa
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In uscita da Argegno, la Strada Regina percorre un tratto quasi del tutto privo di costruzioni, su cui incombe il
fianco scosceso del monte di Pigra. Il paese successivo è
Colonno, penalizzato dall’attraversamento della statale
che ha tagliato non poche case; più appartato è il piazzale a lago su cui si affaccia la bella chiesa ottocentesca.
Si incontra poi Sala Comacina, che sorge proprio di fronte all’Isola; il paese è arricchito da molte case antiche e
da una notevole chiesa parrocchiale che sorge a monte
della statale. Più in basso, non distante dalla riva, il fitto
tessuto delle case è attraversato dall’antico tracciato che
si può apprezzare anche a Ossuccio, in particolare nei
pressi della chiesa di S. Giacomo a Spurano e di S. Maria
Maddalena a Ospedaletto. Qui la Strada Regina sembra
quasi una strada campestre, conservando il vecchio
acciottolato e correndo tra i muri di sasso delle recinzioni. Di notevole interesse è il complesso di S. Maria Maddalena che, oltre al famosissimo campanile con la guglia,
diventata uno dei simboli del lago, conserva gli edifici
che furono uno degli xenodochi (ospedaletti con ospizio
DA ARGEGNO
A MENAGGIO
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per i viandanti) sorti a servizio proprio del traffico sulla
Strada Regina. Nel tratto successivo si incontrano alcune ville (tra cui Balbiano e, discosta però dalla strada,
Balbianello), sorte in questa zona grazie al favore del
clima: è la Zoca de l’oli (“conca dell’olio”), dove ancor
oggi si coltivano gli ulivi. Lenno è centro importante che
conserva, proprio in riva al lago il complesso plebano
con la chiesa e il battistero romanico. Mezzegra,
Tremezzo e Griante sono costituiti da un’ininterrotta
corona di ville, antichi nuclei e paesaggi straordinari:
Villa Carlotta è certamente uno dei luoghi più famosi
(non solo del lago di Como) grazie al suo parco rigoglioso (notissima è, in primavera, la fioritura delle azalee) e
alle sue collezioni d’arte. Qui il tracciato carrozzabile
moderno della Strada Regina, che corre in riva al lago, è
duplicato a mezza costa da un più antico percorso che
incontra frazioni appartate e meno sconosciute (come
Volesio di Tremezzo), ma anche importanti edifici come
la parrocchiale di S. Abbondio a Bonzanigo. Menaggio
riveste importanza fondamentale per il Centro lago: qui
si dividono le strade che si dirigono a nord (verso l’Alto
lago e poi i passi alpini), o a ovest (verso Porlezza, il lago
di Lugano, il Canton Ticino e le valli circostanti); di questa centralità il paese porta i segni nei numerosi alberghi, nelle ville eleganti e nel traffico intenso.
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OSSUCCIO
S. MARIA MADDALENA A OSPEDALETTO
cella campanaria gotica,
creando in tal modo
un effetto suggestivo.
La chiesa, a navata unica,
è preceduta da un portico
sulla parete destra del quale
è possibile ammirare un fregio
romanico zoomorfo molto
simile, come stile, a quelli
presenti in S. Abbondio
a Como. All’interno dell’edificio
sono presenti pochi
e malconservati affreschi.
Ossuccio,
il famoso campanile
della chiesa
di S. Maria Maddalena.
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La chiesa di S. Maria
Maddalena sorge tra case
di pescatori nella frazione
di Ospedaletto, che deve
il suo nome alla presenza
nei secoli passati di
un hospitium dove trovavano
alloggio i pellegrini.
Ciò che dell’edificio sacro
colpisce immediatamente
lo sguardo è il campanile:
in stile romanico, è stato
sopralzato con un’originale
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L’unica isola del Lario ha una storia complessa e
ancora in parte avvolta nell’incertezza, così che continua a offrire materia feconda per miti e leggende (e
invenzioni).
Fu certamente caposaldo militare in epoca romana e
altomedioevale (ma per entrambi i periodi si dispone
di scarse informazioni riguardo alla reale consistenza
delle fortificazioni). Allo stesso modo, con la diffusione del Cristianesimo, sicuramente accolse edifici religiosi, ma non fu mai quella “Cristopoli” che si volle
riconoscere in un passo del vescovo pavese Ennodio
(che invece si riferiva all’Isola di Lérins, al largo della
Provenza). Vi si stratificarono però, nel corso dei
secoli, numerosi elementi di destinazione sacra, tra
cui un’aula biabsidata (forse un battistero) di cui si
sono recuperate le fondazioni e lacerti dell’apparato
decorativo. Nella prima epoca romanica vi fu realizzata una grande basilica a tre navate e in quella tarda
un edificio dall’accurato paramento murario (forse
una chiesa biabsidata). L’isola, che in quell’epoca
aveva guadagnato un ruolo fondamentale nell’area
ISOLA COMACINA
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L’Isola Comacina
di fronte alla riva
di Ossuccio.
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del Centro lago, cercò di emanciparsi dalla tutela di
Como schierandosi con Milano nelle lotte che tra XI e
XII secolo opposero le due città per il controllo dei
traffici alpini. Con Milano trionfò in una prima fase,
ma subì poi la vendetta di Como che nel 1169, dopo
essersi alleata con Federico Barbarossa, la distrusse
completamente. Da allora perse la sua importanza e
anche la sede plebana venne trasferita sulla vicina
sponda occidentale. Solo una cappella eretta nel
punto più alto dell’isola ricordava i suoi fasti passati.
All’inizio dell’Ottocento venne lasciata in eredità ai
regnanti del Belgio, i quali a loro volta la donarono
all’Accademia di Brera, che ne avrebbe voluto fare
una colonia per artisti; dopo numerosi progetti, negli
anni Trenta vennero realizzate tre villette di stile
razionalista, su disegno dell’architetto Pietro Lingeri,
assai poco utilizzate.
Meta turistica più ammirata da lontano che visitata
realmente, l’isola è da qualche anno al centro di un
articolato piano di recupero e valorizzazione che si
propone di farne un caposaldo per il rilancio del turismo culturale ed ecologicamente sostenibile in tutto il
Centro lago, in collegamento con gli altri monumenti
e le strutture ricettive della zona.
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OSSUCCIO
SACRO MONTE
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Unico esempio nella diocesi
di Como di un modello
architettonico-devozionale
assai diffuso in area
prealpina, il Sacro Monte
di Ossuccio venne realizzato
nel corso del XVII secolo
(a partire dal 1635
e verosimilmente fino ai primi
anni del Settecento).
Al termine del percorso si situa
il cinquecentesco santuario
della Madonna del Soccorso
che accoglie una statua della
Vergine, di epoca trecentesca,
ritenuta miracolosa.
Le quattordici cappelle
che lo precedono “mettono
in scena” i misteri del rosario
(il quindicesimo è
rappresentato dal santuario
stesso) con l’ausilio di statue
in terracotta a grandezza
naturale e dipinti scenografici
di sfondo. Molto più semplice
e meno affollato di statue
rispetto a quelli più famosi
(come Varese e Varallo Sesia),
il Sacro Monte di Ossuccio
si avvale comunque
delle opere di imporanti
artisti come i pittori Recchi
di Como e i plasticatori Silva
di Morbio, cui alcuni recenti
restauri hanno ridato
freschezza di colore e di
immagine. Di grandissima
suggestione è l’ambientazione
paesaggistica del percorso
che quasi dalla sponda
del lago (nei pressi
della chiesetta di S. Maria
Maddalena) risale il fianco
della montagna, alternando
ampi squarci di visuale
sul Lario a strette
prospettive della valle
del torrente Perlana.
Ossuccio,
Sacro Monte della Madonna del Soccorso:
seconda cappella “La visitazione”.
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LENNO
IL BATTISTERO DI S. GIOVANNI
consacrata, un tempo racchiusa
da un alto muro di cinta entro
il quale era situato anche
il cimitero. A pianta ottogonale,
il battistero era sorto
probabilmente su una
precedente costruzione
paleocristiana. Nel corso dei
secoli l’edificio, che conserva
alcuni frammenti di affreschi
medioevali e una serie di
dipinti barocchi, ha comunque
subito rimaneggiamenti
significativi.
Lenno,
il battistero romanico
di S. Giovanni.
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Il centro storico di Lenno
testimonia un importante
passato. Al suo interno sorge
la chiesa di S. Stefano, che
custodisce, oltre a una cripta
dell’XI secolo, anche reperti
pagani e protocristiani.
Accanto all’edificio sacro,
sulla sinistra, si può ammirare
il battistero di S. Giovanni,
raro esemplare romanico
ben conservato.
I due edifici sono quanto
rimane di un’importante area
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LENNO
L’ABBAZIA DELL’ACQUAFREDDA
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Sopra l’abitato di Lenno,
sulle falde del Monte Ossino
a poco più di 300 m s.l.m.,
sorge l’Abbazia medioevale
dell’Acquafredda.
Edificato dai monaci
cistercensi di Morimondo,
ai quali nel 1142 era stato
donato il terreno da Ottone
detto Pellegrino da Isola,
il monastero conserva poche
tracce della costruzione
Lenno,
la facciata dell’abbazia
dell’Acquafredda.
originaria, ciò anche a causa
delle alterne vicende
di cui è stato protagonista
nei secoli passati.
La chiesa è riuscita invece
a mantenere uno stile barocco
unitario. L’interno, a navata
unica, è arricchito da stucchi
e conserva preziosi affreschi,
alcuni dei quali attribuiti
a Giovanni Mauro della
Rovere, detto il Fiammenghino.
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MEZZEGRA
CHIESA DI S. ABBONDIO A BONZANIGO
inglobate nella sacrestia,
alcune decorazioni, affreschi,
statue e un altare a tempietto
attualmente custodito nella
cappella “del tabernacolo”.
La chiesa “nuova”, esempio
tra i più eleganti del barocco
lariano di ispirazione
mitteleuropea, presenta
l’ampia volta affrescata
dall’artista intelvese
Giulio Quaglio, un pulpito
policromo, gli altari
(in particolare quello maggiore)
e le balaustre in marmo nero
che contrastano con le statue
realizzate in marmo bianco.
Mezzegra,
la parrocchiale di S. Abbondio
a Bonzanigo.
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Bonzanigo è una delle frazioni
di Mezzegra, il paese famoso
per la fucilazione di Mussolini.
La parrocchiale di S. Abbondio
sorge in posizione isolata
nei pressi del cimitero
e dominante lo specchio
del Centro lago.
L’edificio originario sorse
probabilmente nel corso
del XII secolo, fu più volte
restaurato e nel XVIII secolo
ricostruito in stile rococò.
Della chiesa più antica
restano le fondamenta
del campanile, parte
delle strutture murarie
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Quando, tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento, il Lago di Como cominciò a entrare stabilmente nel circuito del turismo, non ancora di massa
ma già abbastanza diffuso tra gli strati alti delle
popolazioni straniere, si dovette mettere mano alle
strutture ricettive. Nacquero quindi i primi alberghi
moderni, che si svilupparono dalle antiche locande,
alcune delle quali documentate già nel Medioevo.
Ovviamente, la maggior parte degli alberghi sorsero
intorno al lago, principale attrattiva turistica e anche
fondamentale percorso di transito. Uno dei più famosi alberghi fu, a Como, quello “dell’Angelo”, non a
caso affacciato proprio sul porto. Analogamente, altri
alberghi prestigiosi sorgono sul lago, quasi in tutte le
località rivierasche.
Proprio sulla sponda è il famosissimo Villa d’Este,
edificato sulla struttura di una villa neoclassica, e
cresciuto fino a occupare con una propria piscina
galleggiante anche una porzione di golfo. Sulla sponda sono anche molti degli alberghi di Moltrasio e
quasi tutti quelli di Bellagio: qui, addirittura, hanno
ALBERGHI SUL LAGO
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riutilizzato quasi l’intera cortina di case a portico del
fronte a lago del paese, un tempo, forse, povere abitazioni di pescatori. Sempre a Bellagio sul lago è il
lussuoso albergo Villa Serbelloni, mentre a poca
distanza il grandioso Grande Bretagne vive da
decenni ormai un triste abbandono. Sul lago si affacciano i numerosi esercizi che in una sequenza quasi
ininterrotta costellano i paesi di Lenno, Tremezzo,
Griante, Menaggio: non si può fare a meno di notare
l’imponente Grand Hotel Tremezzo, cresciuto di
piano in piano fino a una mole cui i fregi liberty cercano di conferire leggerezza, o l’allungato Belle Vue
di Cadenabbia, articolato in una serie di corpi con
delicati decori in ghisa, o ancora il Vittoria di
Menaggio e il Bazzoni di Tremezzo, noto per essere
stato oggetto di un’incursione aerea nell’ultimo conflitto mondiale. In posizione panoramica, dominante
sul lago, è l’albergo di Villa Cipressi a Varenna, il più
famoso forse di una serie notevole di strutture della
sponda lecchese. Ciascuno di questi, e tanti altri
ancora, offre una speciale prospettiva di un brano di
quel lago che tutti conoscono come “il più bel lago del
mondo” e anche uno dei più accoglienti.
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Tremezzo,
l’imponente mole
del Grand Hotel Tremezzo.
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TREMEZZO
VILLA CARLOTTA
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Villa Carlotta, una
delle più visitate del Lario,
deve il suo nome alla figlia
della principessa Marianna
di Nassau, che la ricevette
come dono di nozze quando
nel 1856 andò in sposa
a Giorgio II, duca di SachsenMeiningen. Tuttavia la lettera
C, in evidenza sul settecentesco
cancello d’ingresso, fu apposta
dal primo proprietario,
Giorgio Clerici, che la fece
edificare intorno al 1680.
La villa (ora pubblica)
Tremezzo,
la facciata di Villa Carlotta.
è un edificio di un rigoroso
barocco lombardo che
conserva al suo interno
numerose opere d’arte, tra cui
alcune statue del Canova.
I diversi proprietari, tra cui
Giovanni Battista Sommariva
e il principe di Sassonia,
appassionato botanico,
si occuparono in particolare
del parco e, accanto a quello
all’italiana, nacque
un giardino all’inglese,
secondo i dettami dello spirito
romantico dell’epoca.
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GRIANTE
CHIESA ANGLICANA A CADENABBIA
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Il clima mite, insieme
con gli scorci panoramici
sul lago hanno fatto
di Griante la meta preferita
di numerosi turisti stranieri,
a partire già dal XIX secolo.
Molte ville vennero edificate
su progetti dei Mantegazza
(padre e figlio), tra cui Villa
Norella costruita per l’artista
inglese Murchinson.
Fu proprio quest’ultimo
a decorare con i suoi mosaici
la facciata esterna
della chiesa dell’Ascensione,
più nota come Chiesa anglicana.
L’edificio sacro, in stile
neogotico, sorse alla fine
dell’Ottocento in frazione
Maiolica, su disegno
dell’architetto Brentano.
La chiesa, la prima di questa
confessione a essere costruita
in Italia, veniva incontro
alle specifiche esigenze
religiose dei numerosi inglesi
che via via si erano stabiliti
nel territorio di Griante.
Griante,
la chiesa anglicana
di Cadenabbia.
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MENAGGIO
LE TRE FRAZIONI
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Situato in posizione strategica,
là dove la Strada Regina
si interseca con quella che,
attraverso la Val Menaggio,
conduce in Ticino, il paese
è stato fin dai tempi più
antichi luogo di insediamento.
Ciò anche per il clima
particolarmente mite
e la bellezza del paesaggio,
oggi valorizzata dalla
presenza di un lungolago
molto apprezzato anche
dai turisti. Fra le sue tre
frazioni, Croce, Nobiallo
e Loveno, è proprio
Menaggio,
la frazione di Nobiallo.
quest’ultima a ospitare
numerose ville, utilizzate
come residenze estive
già nel corso del XIX secolo.
Nobiallo, borgo di pescatori,
noto per le ricche cave di
gesso, è invece caratterizzato
dalla presenza del campanile
pendente (XIII secolo)
della chiesa parrocchiale
dei SS. Bartolomeo e Nicola.
La frazione di Croce, situata
nella parte alta del paese,
mantiene la struttura
di un abitato agricolo e gode di
una vista panoramica invidiabile.
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MENAGGIO
MENAGGIO E CADENABBIA GOLF CLUB
ALPI LEPONTINE MERIDIONALI
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La presenza degli inglesi
sul territorio lariano
sin dall’Ottocento
non è testimoniata soltanto
dalla Chiesa anglicana
di Cadenabbia, ma anche
dal campo di golf realizzato
ai primi del Novecento
in località Croce a Menaggio.
Nato dalla passione
per questo sport del banchiere
Henry John Mylius,
che ne fu il primo presidente,
inizialmente era un limitato
percorso a nove buche.
Nel 1919 il nuovo presidente,
A.W.N. Wyatt, acquistò nuovi
terreni e fu così possibile
portare il campo a diciotto
buche. Negli anni Sessanta
del secolo scorso il campo
venne riprogettato da John
Harris su commissione
dell’allora presidente
Antonio Roncoroni che,
per promuovere questa
disciplina sportiva, organizzò
proprio nel Cadenabbia Golf
Club il primo Campionato
Nazionale Cadetti e Pulcini.
Menaggio,
il lungolago con il pontile
di imbarco.
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Uscendo da Menaggio verso nord, la Strada Regina incontra Nobiallo, antico nucleo oggi penalizzato dalla sovrapposizione dello svincolo della più recente variante della
strada statale; ciò nonostante, si riconoscono ancora interessanti elementi antichi, tra cui il ponte sul vecchio tracciato. Lo sperone roccioso del Sasso Rancio si supera oggi
con una galleria, mentre un tempo lo si doveva faticosamente aggirare. Si raggiunge poi San Siro, recentemente
costituito con la riunificazione di due comuni preesistenti
e di molti nuclei antichi. La Gaeta è una scenografica villa
neomedioevale che sorge su un promontorio, cui segue
poi un ampio pianoro; a Santa Maria Rezzonico, accanto
all’antica chiesa domenicana, si trova un’interessante fortezza di epoca tardoromana. Si entra poi nel territorio
delle Tre Pievi superiori del Lario. Cremia e Pianello conservano antiche chiese e interessanti nuclei abitati; Musso
è dominata dallo sperone del Sasso omonimo, su cui si trovano le rinomate cave di marmo bianco e i resti del castello, da cui il Medeghino cercò di costruire, nel Cinquecento,
una propria signoria. Oggi anche il Sasso di Musso si supe-
DA MENAGGIO
A SORICO
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ra in galleria, mentre l’antica strada risale la montagna,
attraversando ciò che resta del Giardino del Merlo, singolare parco mediterraneo in riva al Lario. Si giunge poi a
Dongo, importante centro manifatturiero e industriale già
in epoca antica, con il signorile Palazzo Manzi, antiche
chiese e il santuario della Madonna delle Lacrime. Da qui,
dopo Consiglio di Rumo, si giunge a Gravedona, ricco di
storia e di arte: il Palazzo Gallio, imponente villa cinquecentesca, e le sue numerose chiese (tra cui la romanica S.
Maria del Tiglio, la rinascimentale S. Maria delle Grazie e
la barocca SS. Gusmeo e Matteo) ne fanno una meta obbligata per il turismo culturale. Da Gravedona si dipartono
verso ovest le strade che risalgono le valli del Liro e di Livo.
Domaso e Gera Lario sono altri importanti paesi, dove alle
tracce di un’antica economia rurale si sovrappongono i
resti di una non marginale vita commerciale e manifatturiera; anche qui non è difficile ritrovare qualche resto dell’antica Strada Regina, sfuggito al rinnovamento per il
moderno traffico. In posizione elevata si affacciano sul
lago i paesi di Vercana, Trezzone e Montemezzo.
Sorico è l’ultimo paese sulla sponda occidentale del
Lario. L’attuale Strada Regina lo attraversa e supera poi
il Mera sul ponte del Passo, che ne segna, di fatto, la
conclusione; un tempo, invece, risaliva il fianco del
monte, raggiungendo la chiesa di S. Miro e si dirigeva
poi a nord verso la Val Chiavenna.
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ALTO LARIO OCCIDENTALE
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CREMIA
SS. VITO E MODESTO
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Il paese, già abitato in epoca
romana, si sviluppa
con numerose frazioni lungo
le pendici del monte Bregagno,
giungendo fino alla riva del lago.
Qui nella frazione di San Vito,
in parte nascosta dall’abitato
e affiancata dalla massiccia
ciminiera di una filanda
ottocentesca, sorge la vecchia
parrocchiale dedicata
ai SS. Vito e Modesto.
Il complesso è caratterizzato
dalla presenza di due
campanili: il più piccolo risale
all’XI secolo, mentre
il più imponente fu modificato
tra il XVI e il XVII secolo.
La chiesa, quasi certamente
una delle più antiche del lago,
ha subito nel corso del tempo
numerosi rimaneggiamenti
per quanto riguarda la parte
architettonica e si è arricchita
di pale, tele e affreschi
soprattutto nel periodo
rinascimentale. Al suo interno
sono presenti tra gli altri una
Madonna in trono col bambino
del primo Cinquecento,
che alcuni attribuiscono
al Bergognone, una Madonna
in trono fra i SS. Sebastiano
e Rocco (1499), affresco
di Battista da Musso e una
Crocifissione (1540), pala
di Pietro Martire Della Torre
di Rezzonico.
Cremia,
i due campanili della chiesa
dei SS. Vito e Modesto.
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Plesio si affaccia sul lago di Como e la conformazione del territorio fa sì che si possa godere di splendidi panorami. Il paese è ricco di chiese e cappelle,
testimonianza di una profonda fede dei valligiani.
Numerosi sono i ritrovamenti archeologici effettuati
nell’area, in modo particolare il masso avello, unico
nel suo genere in quanto dotato ancora di copertura, e una tomba del IV secolo a.C., il cui corredo è
confluito nella collezione Pisani Dossi a Corbetta
(MI). Nella Chiesa parrocchiale di S. Fedele troviamo
le opere del Beghè, che raffigurano il martirio di S.
Fedele, nella Chiesa di S. Maria Maddalena in Barna
si ammira un antico crocefisso ligneo e in S.
Gregorio (Breglia) un fonte battesimale donato da
Domenico Molo nel 1581. Proprio a Breglia sorge il
Santuario dedicato alla Vergine del Rosario, chiesa
PLESIO
SANTUARIO DELLA
MADONNA DI BREGLIA
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conosciuta in tutto il Centro lago come Madonna di
Breglia. Edificato intorno al 1750 sui resti di una
precedente cappella, domina il Centro lago e da qui
è possibile spaziare su un panorama unico, godendo
della punta di Bellagio e del ramo di Lecco. La chiesa fu benedetta nel 1781 e vi si trovano numerosi ex
voto per grazie ricevute.
Alcuni testi annotano il fatto che la Strada Regina
raggiungesse l’abitato di Plesio, per poi passare,
attraverso Breglia, nel territorio di Santa Maria
Rezzonico (ora San Siro). Agli inizi del ’500 Vignati
scriveva nei suoi Itinerari che il passaggio del Rancio
era così cattivo che la maggioranza dei viaggiatori
preferiva utilizzare il percorso lungo la sella di
Breglia, l’unico, o perlomeno il più importante, in
epoca romana e altomedioevale.
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Plesio,
panorama dei monti
circostanti con il santuario
di Breglia.
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ALTO LARIO OCCIDENTALE
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MUSSO
CAVE DI MARMO E IL GIARDINO DEL MERLO
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Il paese sorge ai piedi
del monte Bregagno,
su uno sperone roccioso
chiamato “Sasso di Musso”.
Già anticamente erano note
le sue cave di marmo, come
testimoniano alcuni reperti
di epoca romana ritrovati
in loco. Per la sua posizione
strategica la zona era stata
fortificata fin dall’Alto
Medioevo, ma la sua fama
risale al XVI secolo, quando
il Medeghino si stabilì nella
roccaforte e da lì governò,
per un decennio, su tutto
il lago e la bassa Valtellina
prima di essere sconfitto dagli
Sforza, alleati con gli Svizzeri.
Il castello fu distrutto,
ma lo sfruttamento delle cave
Musso,
le antiche cave
di marmo bianco.
continuò. Il filone di marmo
che prosegue sull’altra sponda
del lago, a Olgiasca, fornì
la materia prima per le colonne
di S. Lorenzo a Milano
e per il Duomo di Como.
Tra i ruderi della fortezza
nel XIX secolo fu realizzato
un giardino particolarmente
scenografico, il Giardino
del Merlo: si racconta di piante
esotiche (alcune sono ancora
visibili dall’alto), ampie grotte
(si favoleggia di un intero
appartamento ricavato
nella roccia), ponti, giochi
d’acqua, sentieri e passaggi...
Nel corso degli anni subì
un lento e inesorabile degrado
e ancora oggi è in stato
di abbandono.
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ALTO LARIO OCCIDENTALE
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DONGO
E IL SUO CENTRO STORICO
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Sorta alla fine della vallata
formata dal torrente Albano,
Dongo è stata un grande
centro industriale legato
ai giacimenti di ferro presenti
nel territorio circostante.
Lo testimonia ancora oggi
l’imponente complesso
industriale delle Acciaierie
e Ferriere Lombarde dell’ex
Cagiva ed ex Falk che convive
con le frazioni edificate sui
terrazzamenti della valle.
Nel centro storico, in piazza
Parravicino, si affaccia
l’ottocentesco Palazzo Manzi,
attualmente sede del
municipio, in cui vennero
rinchiusi alcuni ministri
di Mussolini, quando
il duce fu catturato
dai partigiani sulla strada
tra Musso e Dongo.
A dispetto dell’austerità della
facciata, l’interno del palazzo
è riccamente decorato: fregi
in oro, specchiere, affreschi,
mobili in stile... La sua famosa
Sala d’Oro può essere visitata
durante gli orari d’ufficio.
Altri edifici del centro storico
presentano pitture murali
e portali in pietra con antichi
stemmi nobiliari.
Dongo,
il lungo lago.
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A\CNA MIL schede I DEF
DONGO
IL SANTUARIO DELLA MADONNA DELLE LACRIME
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Il Santuario della Madonna
delle Lacrime, cui si accede
direttamente dalla strada
statale, fu eretto a partire
dalla metà del Cinquecento
per ricordare un evento
“miracoloso”: una Madonna
col bambino, affresco
che si era già salvato qualche
anno prima da una devastante piena dell’Albano,
improvvisamente aveva
iniziato a lacrimare.
Nei secoli successivi
il Santuario venne via via
ampliato e arricchito con tele,
Dongo,
il gruppo scultoreo dell’Ultima
Cena nel santuario della
Madonna delle Lacrime.
affreschi, pale e gruppi
scultorei in legno.
Vi si possono ammirare
in particolare il ciclo
delle Storie di Maria, opera
di Domenico Caresana
da Cureglia del 1599 e l’Estasi
di San Francesco di Gerolamo
Cotica da Premana.
Nel corso del Seicento
fu edificato sulla destra
della chiesa un convento
francescano che conserva
un’importante biblioteca
con antichi e rari libri,
alcuni dei quali miniati.
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A\CNA MIL schede I DEF
STAZZONA
GLI ANTICHI CROTTI
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Secondo alcuni il termine
Stazzona deriverebbe
dal latino statio, cioè luogo
di cambio dei cavalli (stazione).
In effetti il paese si trova
lungo la strada che conduce
al passo di S. Jorio e si sviluppa
in numerose contrade e frazioni.
Il territorio montano è ricco
di fenditure nella roccia,
vere e proprie grotte, che sono
state utilizzate da secoli
per la conservazione
di formaggi, insaccati e vini,
grazie a un particolare tipo
di ventilazione (il surèl)
in grado di garantire
umidità e temperatura
costante (7°, 8°C).
Da semplici cantine queste
grotte (i crotti) divennero
già secoli addietro luoghi
di ritrovo in cui si poteva
non solo bere del buon vino
e mangiare cibi sani a prezzi
modici, ma anche stare
in buona compagnia. Ancora
oggi a Stazzona si mantiene
viva questa tradizione,
che ha il suo culmine nel corso
del mese di agosto
con la Sagra dei Crotti.
Stazzona,
antichi edifici rurali nei nuclei
sparsi del paese.
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STAZZONA
ORATORIO DI S. GOTTARDO A VERGOSIO
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A un paio di chilometri
da Stazzona si trova
la frazione di Vergosio.
Già abitata nel XII secolo,
fu completamente abbandonata
intorno al 1630 quando,
secondo la tradizione,
i Lanzichenecchi, scesi
dalla Valtellina, portarono
la peste. Ancora adesso
le abitazioni sono quasi tutte
utilizzate come fienili oppure
come rustici per il ricovero
degli attrezzi.
In questo ambiente sorge
Stazzona,
veduta del nucleo urbano.
l’antico oratorio
di S. Gottardo, ricco
di affreschi che secondo
le iscrizioni tuttora visibili
possono collocarsi nel corso
del XVI secolo.
Il santo, venerato
in tutto il territorio dell’arco
alpino, raccoglieva la
devozione sia dei contadini,
in quanto era invocato
con san Grato contro i danni
provocati dalla grandine,
sia dei commercianti come
protettore delle loro attività.
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A\CNA MIL schede I DEF
GRAVEDONA
PALAZZO GALLIO
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Il Cardinale Tolomeo Gallio,
ottenuto nel 1580 il feudo
delle Tre Pievi da Filippo II
di Spagna, fece edificare
a Gravedona, sui resti
dell’antico castello, un austero
palazzo a pianta quadrata
con torri angolari, ingentilito
da logge tipicamente
rinascimentali. La facciata
a lago ne annovera tre,
mentre quella a monte due.
All’interno dell’edificio
è presente un imponente
salone, sul quale si affacciano
numerose stanze.
Il muro di cinta, antecedente
al palazzo, faceva parte
delle fortificazioni del castello
e racchiude un giardino
con alberi d’alto fusto verso
monte, e con piccole aiuole
all’italiana, spiazzi
e terrapieni verso il lago.
La favorevole posizione
del complesso permette
di godere di un’ampia
e suggestiva vista
sul Lario (in particolare si può
ammirare l’Abbazia di Piona),
sulla Valtellina
e sul Monte Legnone.
Gravedona,
l’elegante mole
di Palazzo Gallio.
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GRAVEDONA
SS. GUSMEO E MATTEO
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Adagiata sulla piana
alluvionale formata
dal torrente Liro, estesa su
un ampio golfo dell’Alto lago,
Gravedona con i suoi
monumenti, le sue chiese
e i suoi palazzi (primo fra
tutti Palazzo Gallio) racconta
ancora oggi la sua
partecipazione a una storia
antica e ricca di vicende
significative.
La chiesa dei SS. Gusmeo
e Matteo emerge in un
suggestivo bosco di platani
sopra la Strada Regina.
Gravedona,
il fianco della chiesa
dei SS. Gusmeo e Matteo.
Edificata nel corso
del XIII secolo nel luogo
che la tradizione indica
come quello in cui furono
martirizzati i due santi,
fu restaurata e modificata
in modo significativo nel XVI
secolo. L’interno è impreziosito
da statue e stucchi policromi,
da affreschi e tele.
In particolare è da segnalare
l’affresco del presbiterio,
Gloria di Dio Padre (1608),
opera di Giovanni Mauro
della Rovere detto
il Fiammenghino.
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GRAVEDONA
S. MARIA DELLE GRAZIE
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Poco oltre la chiesa
dei SS. Gusmeo e Matteo
sorge quella di S. Maria
delle Grazie con l’annesso
convento agostiniano.
Il complesso, che domina
il borgo del Castello,
fu edificato a partire dal 1467
su una precedente costruzione
dedicata al Salvatore, anche
con il contributo finanziario
di Galeazzo Sforza.
L’ampio spazio interno
è scandito da cinque archi
acuti che, giungendo fino
a terra, danno origine a stretti
comparti laterali. Stucchi,
affreschi e dipinti in stili
diversi si sono aggiunti
nel corso dei secoli, creando
un ricco effetto decorativo.
Molte delle opere sono state
realizzate da maestranze
lombarde attive in tutto
il territorio lariano
tra Rinacimento e Barocco.
Si segnalano in particolare tra
gli affreschi l’Annunciazione,
l’Incoronazione di San Nicola
da Tolentino, il Martirio
di Sant’Agata, la Madonna
tra San Pietro e San Giovanni
Battista, la Crocefissione
e le Storie della Croce, le Storie
di Sant’Antonio e le Storie
di San Giovanni Battista.
Gravedona,
l’antica chiesa conventuale
di S. Maria delle Grazie.
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GRAVEDONA
S. MARIA DEL TIGLIO
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A sud di Gravedona, costruita
su un preesistente battistero
paleocristiano del V secolo,
sorge la chiesa di S. Maria
del Tiglio, originale esempio
di Romanico comasco,
contraddistinto dalla presenza
di un imponente campanile
addossato alla facciata,
con una struttura inferiore
quadrata che diventa
ottagonale al di sopra
del colmo del tetto.
L’esterno presenta
un’alternanza orizzontale
Gravedona,
l’articolata struttura romanica
di S. Maria del Tiglio.
di pietre bianche e grigie.
Le ricche decorazioni
dell’interno, accumulatesi
nel corso dei secoli,
sono in gran parte andate
perdute a causa dei ripetuti
restauri che tendevano
a privilegiare l’assetto
romanico dell’edificio.
Rimangono comunque alcune
interessanti testimonianze
di interventi artistici di epoche
diverse, tra cui un Crocifisso
ligneo del XII secolo
di influsso renano.
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PEGLIO
S. EUSEBIO
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La parrocchiale
di S. Eusebio a Peglio
fu riccamente decorata
e affrescata nel corso del XVI
e del XVII secolo probabilmente
anche grazie al contributo
degli abitanti che erano
riusciti a superare la loro
misera condizione economica
emigrando a Palermo.
Soltanto il portico che
si affaccia sul sagrato presenta affreschi realizzati
nel Cinquecento, così come
la Vergine col Bambino
presente nella sacrestia.
Nel secolo successivo infatti
la chiesa fu restaurata
e arricchita di nuove opere:
all’interno si possono ammirare
molti lavori di Giovanni
Mauro Della Rovere detto
il Fiammenghino, un altare
ligneo dorato degli intagliatori
Vittani di Como e gli affreschi
della cappella di Santa
Rosalia. Sono del 1765 invece
le decorazioni dei pilastri
della navata realizzati
dall’intelvese Alessandro
Valdani, che probabilmente
è anche l’autore del Trionfo
della morte nella cappella
sul sagrato.
Peglio,
il sagrato e il portico
della parrocchiale
di S. Eusebio.
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DOSSO DEL LIRO
CHIESA DI S. PIETRO IN COSTA
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L’antica parrocchiale
di S. Pietro in Costa,
raggiungibile attraverso
un agevole sentiero, sorge
in posizione panoramica
a una certa distanza dal
paese, insolitamente orientata
in direzione nord-sud.
L’abside romanica ne rivela
l’origine, anche se l’edificio
è stato ricostruito in parte
nella seconda metà del XV
secolo e in parte nel tardo XVI
secolo. Sia gli affreschi sia
gli altri dipinti all’interno
Dosso del Liro,
la chiesa di S. Pietro in Costa,
isolata in mezzo ai boschi.
risalgono al Cinquecento.
Si ricorda in particolare,
nella seconda campata,
una Madonna col Bambino
tra i SS. Rocco e Sebastiano
(1577), dono votivo degli emigrati
a Palermo perché la loro
confraternita fosse salvata
dalla peste. Nell’abside
si può ammirare un notevole
ciclo di affreschi:
l’Annunciazione, Cristo
in gloria fra gli Evangelisti,
gli Apostoli e San Pietro
martire con i Dottori della Chiesa.
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A\CNA MIL schede I DEF
LIVO
S. GIACOMO
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Fuori dall’abitato di Livo,
lungo il percorso che risale
la valle in posizione
panoramica tra boschi
di castagni, fu edificata
nel XIII secolo la chiesa
di S. Giacomo.
Restaurata e ampliata nel XV
secolo, quando divenne
parrocchiale (1446), perse
il titolo nel 1699 e fu
trasformata in semplice
chiesa cimiteriale.
All’esterno la facciata
è ingentilita da un pronao
riccamente affrescato nella
seconda metà del Cinquecento
con Storie della Genesi.
I dipinti dell’interno sono
principalmente ex-voto
realizzati quasi interamente
nel XVI secolo, come
per esempio quelli della
controfacciata in cui è
raffigurata la Vergine
tra san Bernardino
e sant’ Antonio: ogni
personaggio era stato
realizzato grazie all’offerta
devozionale di singoli fedeli,
secondo le possibilità
economiche di ciascuno.
L’abside presenta invece
un prezioso ciclo di affreschi,
del primo Cinquecento,
di Sebastiano da Piuro:
Evangelisti con la Vergine
e San Giacomo, Cristo
in Gloria, Apostoli,
Padre Eterno, Profeti.
Livo,
l’antica chiesa di S. Giacomo.
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DOMASO
IL CENTRO STORICO
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Affacciata sul lago
e circondata dai monti,
Domaso, di origine romana,
si estende lungo l’antica
Strada Regina. Importante
centro medioevale, il paese
ha mantenuto per secoli
un’economia basata
prevalentemente sull’attività
dei pescatori. Attualmente,
sfruttando la mitezza
del clima, la brezza (breva)
che spira costante nei mesi
estivi e la bellezza del luogo,
Domaso vive soprattutto
di un’economia legata
al turismo. Oltre ad apprezzare
le strutture sportive
Domaso,
una via del vecchio centro.
che consentono di praticare
windsurf, vela, equitazione
e altro ancora, chi sceglie
di soggiornare in paese
può apprezzarne il centro
storico, le ville e le chiese.
L’antico borgo, in particolare,
mostra un dedalo di vicoli
caratterizzati dalla presenza
di ponti, sottopassi e archi.
Interessanti sono anche
gli affreschi votivi,
le decorazioni e i portali
in pietra delle facciate
delle case, sia quelle
edificate lungo l’antica
Strada Regina sia quelle
delle viuzze interne.
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VERCANA
S. SALVATORE
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La chiesa di S. Salvatore
sorge nel centro del paese
di Vercana. Anche se
probabilmente l’edificio
è più antico, la prima
documentazione sulla sua
esistenza risale
al 1464 quando divenne
parrocchiale. Il suo attuale
aspetto dipende tuttavia
dai notevoli interventi
effettuati nel corso del XVII
e del XVIII secolo, che ne
hanno fatto una delle chiese
più ricche di decorazioni
barocche del territorio.
Come in altri edifici sacri
dell’Alto lago, molti interventi
furono finanziati dalla
Confraternita degli emigrati
a Palermo, particolarmente
devoti a santa Rosalia.
Numerose sono le opere
di artisti locali, il più
celebre è Antonio Caracciolo,
oppure di artisti provenienti
dal Ticinese (Agostino Silva)
o ancora dal Milanese (Felice
Biella). Di notevole pregio
sono inoltre i confessionali
lignei, l’organo e la cantoria,
riccamente dipinti.
Vercana,
l’interno della chiesa
di S. Salvatore.
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GERA LARIO
PARROCCHIALE DI S. VINCENZO
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Adagiato su una piana
alluvionale nell’estremo nord
del Lario, l’abitato di Gera
Lario ha origini antichissime.
Anche la sua parrocchiale,
dedicata a san Vincenzo,
conserva tracce di questo
passato: l’attuale chiesa,
la cui esistenza era già
documentata nel 1176,
è stata costruita su un
preesistente edificio romano,
di cui rimane traccia
nel mosaico pavimentale
e nella stele a memoria
di un bimbo morto,
inserita nel portale.
Gera Lario,
la facciata della chiesa
di S. Vincenzo.
L’orientamento iniziale
venne in seguito cambiato,
probabilmente prima della
ristrutturazione avvenuta
nel corso del XV secolo,
quando fu modificata
la struttura trasformata
ad archi-timpano e l’edificio
fu impreziosito da notevoli
decorazioni pittoriche.
Anche nel secolo successivo
proseguirono gli interventi
artistici, il più significativo
dei quali, commissionato
dalla Società dei Naviganti
di Gera, interessò
il presbiterio.
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MONTEMEZZO
S. MARTINO
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La chiesa di S. Martino
di Montemezzo sorge
in posizione privilegiata
e domina lo specchio dell’Alto
lago su cui si affaccia
il Pian di Spagna.
Edificata nel corso del XV
secolo, la chiesa è tra le più
ricche di affreschi della zona.
Soprattutto è da notare
la Crocifissione, opera
che alcuni critici hanno
attribuito in passato
ad Aurelio Luini, figlio
di Bernardino, che l’avrebbe
realizzata utilizzando
i cartoni del padre prodotti
per affrescare la chiesa
di S. Maria degli Angeli
di Lugano. Anche in questo
edificio, come in altri luoghi
di culto del territorio
circostante, è documentato
il fenomeno dell’emigrazione
che portava gli abitanti verso la
Sicilia: un affresco della
Madonna del Rosario, attribuito
al Fiammenghino,
fu commissionato nel 1611
dalla Confraternita
degli Emigrati a Palermo.
Di gusto siciliano sono anche
gli antichi gioielli, in particolare
gli orecchini, che alcuni orafi
del territorio lariano
ripropongono ancora oggi.
Montemezzo,
veduta della parrocchiale
di S. Martino a Burano.
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SORICO
IL SANTUARIO DI S. MIRO
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Sorico è situata nella parte
più settentrionale del lago
di Como, alle pendici
del monte Berlinghera,
nella zona in cui il fiume
Mera si getta nel Lario dopo
aver formato il piccolo lago
di Mezzola.
Poco fuori dal paese,
salendo lungo una mulattiera
si raggiunge il Santuario
di S. Miro, edificato
in posizione panoramica.
Nel 1452 nella chiesa
di S. Michele furono rinvenute
le spoglie di san Miro,
l’eremita che secondo
Sorico,
particolare degli affreschi
all’interno del santuario
di S. Miro.
la tradizione era morto
nella zona intorno al 1381;
da quell’anno il santuario
gli venne dedicato e, grazie
alle donazioni dei fedeli,
fu ampliato e restaurato.
Del XV secolo rimangono
all’interno della chiesa,
sul lato sinistro, una serie
di affreschi; ulteriori interventi
decorativi furono realizzati
nel secolo successivo
da Sigismondo de Magistris.
Nel XVII secolo l’edificio
subì notevoli interventi
nella struttura
e nell’apparato decorativo.
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SORICO
MENAGGIO
Bellagio
Lezzeno
Nesso
Pognana Lario
Faggeto Lario
Torno
Blevio
Brunate
COMO
da Como a Bellagio, pag 64
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LE VIE D’ACQUA
LA VIA REGIA
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La Via Regia che da Como portava a Bellagio, costituendo un’alternativa al più usuale collegamento via lago,
rimase in uso fino agli inizi del Novecento, quando fu
completata la carrozzabile denominata “Lariana”.
Il percorso tradizionale, ormai completamente abbandonato, è stato ricostruito sulla base di un documento
risalente alla fine del XVII secolo, conservato presso
l’Archivio di Stato di Como, e poi verificato sulle
mappe del catasto cosiddetto “teresiano” (prima metà
del XVIII secolo) e di quello detto “lombardo-veneto”
(metà del XIX secolo).
Il tracciato è quindi stato recentemente recuperato e
valorizzato da una serie di interventi promossi dalla
Comunità Montana del Triangolo Lariano con la collaborazione della Società Archeologica Comense.
Per il primo tratto, fino a Blevio, il percorso da Como
non è più praticabile, a causa di frane, incendi e attività di cava, ed è stato quindi sostituito da un tracciato da Brunate, a sua volta facilmente raggiungibile con la funicolare. Da Blevio il percorso si snoda
dai nuclei abitati posti presso le rive del lago a quelli a mezza costa, dai centri principali ai gruppi di
cascine sui monti, sui declivi erbosi e attraverso
boschi antichi; frequenti le ampie aperture paesaggistiche, così come gli scorci suggestivi.
Il percorso segnalato si conclude, dopo una ripida
discesa finale dal territorio di Lezzeno al “Ponte del
diavolo”, alle porte di Bellagio; da qui si può raggiungere il centro di Bellagio seguendo la strada
asfaltata.
L’intero tracciato, da Brunate al Ponte del diavolo, è
stato suddiviso in cinque tappe, ciascuna delle quali
è percorribile a piedi in 3-4 ore.
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Da Como a Bellagio la Via Regia, disponendosi a mezza
costa, incontra una serie di paesi tra i più interessanti
del Lario. Tutti hanno in comune la caratteristica di essere formati da numerosi nuclei sparsi sulle pendici della
dorsale del “Triangolo Lariano” (l’ampio sperone roccioso che divide i rami di Como e di Lecco del lago), quasi
sempre con una “dipendenza” a lago per garantirsi un
approdo. Blevio, il primo paese a nord di Como, è formato da almeno sette abitati antichi, di cui quello a lago,
con la parrocchiale dei SS. Epimaco e Gordiano, era in
origine quello preminente, arricchito da un cospicuo
nucleo di ville dell’Ottocento e del primo Novecento.
Torno ha un centro storico notevole, che a partire dall’antico porticciolo e dalla chiesa di S. Tecla risale a
mezza costa fino alla chiesa di S. Giovanni; aveva contrade satelliti sulla riva, come Perlasca, o sui monti, come
Montepiatto. Faggeto Lario è un raggruppamento novecentesco di un gruppo di paesi un tempo completamente autonomi e tuttora chiaramente individuabili,
nonostante la notevole crescita edilizia.
DA COMO
A BELLAGIO
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Anche Pognana è costituita da nuclei sparsi, che però fin
da epoca antica si riconoscevano come parti di un unico
paese. Careno, oggi unita a Nesso, era del tutto autonoma; conserva, per il ridotto sviluppo edilizio, la sua
caratteristica disposizione urbanistica, in forma di triangolo rovesciato, con un “vertice” in riva al lago in corrispondenza della chiesa di S. Martino e la “base” sulla
linea della strada carozzabile. Nesso è articolata in tre
nuclei disposti intorno alla profonda insenatura dell’orrido (Castello a meridione, Borgo a settentrione e Vico a
mezza costa), ciascuno con una specifica funzione. A
cavallo dell’orrido sono collocati due ponti: il più antico
a lago e quello più moderno in alto, in corrispondenza
della provinciale. Lezzeno è formata da molti nuclei talmente distanziati l’uno dall’altro da non essere percepiti come un unico paese; Bellagio, scenograficamente ubicata sul promontorio al centro del Lario, è anch’essa formata da non meno di dieci frazioni, tutte con la propria
storia, i propri edifici antichi, le proprie case. Il centro
principale è però chiaramente individuabile nell’abitato
disposto intorno alla chiesa di S. Giacomo, con le caratteristiche stradine che da qui discendono verso il fronte
dei portici lungo la riva del lago. Intorno si sono insediate le numerose e sontuose ville di delizia, rivolte al lago,
ma anche sulle pendici circostanti.
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BRUNATE
LA FUNICOLARE E IL FARO
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nella frazione di San
Maurizio, punto panoramico
di particolare interesse,
è il Faro voltiano, dal quale,
nelle giornate più limpide
è possibile riconoscere
in lontananza le cime
innevate delle Alpi occidentali
(con il Monviso e il Monte
Rosa), buona parte della
pianura lombarda e tutto
il secondo bacino del lago.
Il faro, a struttura ottogonale,
venne eretto su progetto
di Gabriele Giussani nel 1927.
Brunate è punto di partenza
per escursioni sui monti
del Triangolo Lariano.
TRIANGOLO LARIANO
Collegata al capoluogo da
una strada ricca di tornanti o,
in alternativa, da una ripida
funicolare, che garantisce
veloci collegamenti e consente
di ammirare il primo bacino
del lago, Brunate si è
sviluppata soprattutto come
centro di villeggiatura
non solo per i comaschi
della pianura, ma anche
per i milanesi. I lavori per
la costruzione della funicolare
ebbero inizio nei primi mesi
del 1893 e terminarono
nel novembre dell’anno
successivo. A un paio di
chilometri dal centro abitato,
Una carrozza
della funicolare
Como-Brunate.
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BLEVIO
LE “SETTE CITTÀ”
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TRIANGOLO LARIANO
A soli tre chilometri
dal capoluogo, Blevio si
estende con le sue sette
frazioni, dette “le sette città”
(Capovico, Sopravilla,
Sorto, Mezzovico, Maggianico,
Cazzanore e Girola), sui pendii
scoscesi dei monti retrostanti,
dove nel Cinquecento erano
stati costruiti dei lazzaretti
per ricoverare i malati
contagiati dalla peste.
Dalla frazione di Sorto parte
una pedonale che sale,
consentendo di ammirare
ampi squarci del paesaggio
lacustre e di osservare i massi
Blevio,
veduta del paese.
erratici tipici della zona tra
cui la famosa Prea Nuelera.
Sulle rive del lago, nel corso
dell’Ottocento, vennero
edificate numerose ville
che ospitavano l’élite della
borghesia e della nobiltà
dell’epoca. Sempre a lago
si può ammirare l’antica
parrocchiale dei SS. Gordiano
ed Epimaco, sorta nella
seconda metà del XVIII secolo
su un precedente edificio
sacro. Al suo interno
è funzionante un organo
Prestinari del 1821
recentemente restaurato.
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TORNO
IL TERRITORIO
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le cappellette, l’antico
convento delle Umiliate
a Montepiatto, gli stessi nomi
di vie e piazze (via Castello,
piazza Consiglio…)
documentano l’importanza
di Torno durante il Medioevo.
Distrutto da Como nei primi
decenni del XVI secolo,
il paese perse il suo primato
politico ed economico,
ma mantenne il suo fascino
paesaggistico, tanto che nella
seconda metà del secolo
il governatore di Como,
conte Anguissola, vi fece
edificare in posizione appartata
la propria villa, la Pliniana.
TRIANGOLO LARIANO
Torno, a soli sette chilometri
da Como, occupa un piccolo
promontorio che digrada nel
lago. La strada provinciale
divide la zona di Riva
da quella del Borgo che
si inerpica sulla montagna.
Completano il paese le località
di Rasina, di Montepiatto
(famosa la sua Pietra
Pendula, masso erratico
sostenuto da una roccia
calcarea, erosa nel tempo)
e di Piazzaga (nella cui
zona sono presenti
degli avelli, antiche
tombe scavate nel granito).
Le numerose chiese,
Torno,
la riva e il borgo.
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TORNO
S. TECLA E S. GIOVANNI
TRIANGOLO LARIANO
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Ambedue di origine romanica,
S. Tecla (parrocchiale
a lago), a differenza
di S. Giovanni, ha subito
nel corso dei secoli interventi
di restauro che ne hanno
stravolto la struttura.
L’interno è decorato con
affreschi e dipinti di epoche
diverse. In particolare sono
da segnalare l’Uomo dei dolori
(1502) del tornasco
Bartolomeo de Benzi,
e il gruppo ligneo, sempre
del XVI secolo, della Madonna
con Cristo deposto e altre
sei statue di dolenti.
La chiesa di S. Giovanni ha
mantenuto in evidenza la
struttura ad archi-timpano
ed è stata oggetto di interventi
sia all’esterno (il portale
Torno,
la facciata della parrocchiale
di S. Tecla.
marmoreo, attribuito
alla scuola dei Rodari, risale
alla fine del Quattrocento)
sia all’interno, dove stucchi,
affreschi e tele risalgono
a periodi diversi.
Dietro all’altare maggiore,
in un vero e proprio forziere,
le cui chiavi appartengono
alle antiche famiglie
tornasche, è custodito il Santo
Chiodo: la leggenda racconta
di un vescovo tedesco che,
di ritorno dalla prima crociata
e diretto in patria, non
riusciva a lasciare Torno
perché impedito ogni mattina
da una tempesta sul lago.
Solo quando lasciò la reliquia
recuperata in Terrasanta
poté finalmente partire.
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FAGGETO LARIO
QUATTRO PAESI
al di là di una profonda valle
sorge l’abitato di Lemna,
sede del Municipio e punto
di partenza per raggiungere
l’Alpe omonima, attrezzata
per ospitare gli appassionati
della montagna. Oltre Lemna,
là dove termina la strada
provinciale, si sviluppa
la frazione di Palanzo, ricca
di tradizioni e di testimonianze
storiche: i resti di un antico
castello con probabili funzioni
difensive e un gigantesco
torchio del XVII secolo, intorno
al quale è stato costruito
un edificio in pietra e che viene
ogni anno messo in funzione
durante una sagra ormai
famosa. Appena fuori
dall’abitato, in posizione
particolarmente panoramica
sul lago, sorge la chiesetta
dell’Addolorata o del Soldo.
Faggeto Lario,
uno scorcio della frazione
di Molina.
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TRIANGOLO LARIANO
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Riva, Molina, Lemna, Palanzo,
che dal 1928 formano
il comune di Faggeto Lario,
sorgono ben distanziate
e ciascuna con una propria
identità in un territorio che
a partire dal lago sale fino
al monte Palanzone.
Riva, con il suo lido e i suoi
attracchi per le imbarcazioni,
è punto di riferimento per chi
ama l’acqua e gli sport
nautici. Poco prima del centro
abitato di Molina si può
ammirare il campanile
romanico dell’antica chiesa
di S. Margherita, oggi
cappella cimiteriale.
All’interno del borgo si cela
invece la chiesa parrocchiale
di S. Alessandro, dal cui
sagrato è possibile salire
fino ai fitti boschi di conifere
e di faggi. Superato Molina,
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POGNANA LARIO
IL TERRITORIO
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TRIANGOLO LARIANO
Cinque frazioni (Canzaga,
Rovasco, Quarzano, Riva
e Pognana) si fondono
in un unico comune sulle
pendici del Monte Preaola,
divise dal vallone di Rovasco.
L’abitato, che si sviluppa fino
a lago, è caratterizzato da
un intreccio di ripide stradine,
scalinate interminabili,
sottopassi, pitture murali
devozionali e sculture
in pietra, queste ultime
di recente realizzazione,
che testimoniano il legame
ancora vivo con l’antico
mestiere dello scalpellino.
La zona, ricca di cave,
ha visto intere generazioni
dedicarsi all’arte di lavorare
Pognana Lario,
uno scorcio del paese.
la pietra. La chiesa più antica
di Pognana si trova a
Rovasco. Un tempo dedicata
ai SS. Nazario e Celso,
fu intitolata a Miro dopo che
il santo, secondo la leggenda,
attraversò il lago camminando
sulle acque. Secondo alcuni
esperti il campanile risale
ai primi decenni dell’XI secolo.
Edificata in posizione
particolarmente panoramica,
nella frazione di Canzaga,
la chiesa di S. Rocco,
originariamente romanica,
ha subito profonde
modificazioni nel corso
dei secoli. Custodisce
interessanti affreschi del XV
e del XVI secolo.
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NESSO
E LA FRAZIONE DI CARENO
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quella di S. Lorenzo,
la chiesetta S. Maria di Vico
e la chiesa plebana
dei SS. Pietro e Paolo.
Sulla riva del lago, nella
vicina frazione di Careno,
caratterizzata dalla presenza
di cave fino a pochi decenni
fa ancora attive, sorge
la romanica chiesa
di S. Martino, la cui
esistenza era già
documentata nel 1184.
Addossato alla facciata,
è l’alto campanile decorato
di monofore e bifore.
Dei numerosi affreschi
originari rimangono
poche tracce.
TRIANGOLO LARIANO
L’abitato di Nesso è attraversato
dalla strada provinciale
che da Como conduce
a Bellagio. Tale tracciato
separa la parte a lago da
quella a monte, entrambe
percorse da un reticolo
di strade strette e ripide.
Il paese è inoltre diviso a metà
da una profonda fenditura
della montagna che
contribuisce ad aumentare
il fascino del luogo: l’Orrido,
formato dalla confluenza
di due torrenti. Una storia ricca
di eventi è documentata anche
dai resti delle mura
di un castello e dalle presenza
di numerose chiese, tra cui
Nesso,
veduta del nucleo del borgo.
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LEZZENO
IL PAESE E LA SUA PARROCCHIALE
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TRIANGOLO LARIANO
Il paese, con le sue numerose
frazioni, si allunga per ben
sette chilometri sulle rive
del lago, poco prima
di Bellagio, e sulle pendici
dei monti. “Lezzeno della
mala fortüna, d’invernu senza
suu, d’estàa senza lüna”
(Lezzeno della cattiva fortuna,
d’inverno senza sole, d’estate
senza luna): il detto popolare
definisce una particolare
posizione geografica che,
comunque, non ha
condizionato lo sviluppo
del territorio sia in ambito
artigianale sia in quello
commerciale. Con un’escursione
Lezzeno,
panoramica.
in barca è possibile ammirare
tanto le abitazioni a mezza
costa che le pareti
a strapiombo sul lago,
ricche di fenditure
ed erosioni provocate
dalle acque, detti Sassi
Grosgalli, e la Grotta
dei Bulberi con i suoi giochi
di luce. L’edificio sacro più
interessante è la parrocchiale
dei SS. Quirico e Giulitta
che risale al XVI secolo.
L’interno è arricchito
da numerosi affreschi,
tra i quali spicca imponente
quello del maestro intelvese
Giulio Quaglio.
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BELLAGIO
IL BORGO E VILLA MELZI
Repubblica Italiana ai tempi
di Napoleone Bonaparte.
La villa, in stile neoclassico,
come le statue presenti
nell’ampio parco, ha ospitato
personaggi illustri della
politica e della cultura, quali
gli imperatori d’Austria
Francesco I e Ferdinando,
il principe Metternich,
Stendhal e Lizst.
Il giardino all’inglese,
a differenza della villa,
è in stile romantico.
Fu realizzato su progetto
del Canonica e del Villoresi
(gli stessi che idearono
il parco della Villa Reale
a Monza) ed è ricco non solo
di piante autoctone, ma anche
di specie mediterranee
ed esotiche.
Bellagio,
veduta dalla sponda
occidentale del lago.
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TRIANGOLO LARIANO
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Bellagio, con le sue frazioni,
si affaccia sul lago nel punto
d’incontro dei due rami
del Lario, quello comasco
e quello lecchese.
Sin dall’antichità il clima
mite del territorio favorì
l’insediamento umano.
Già in epoca romana il paese
acquistò fama come luogo
ideale per la villeggiatura.
Fu solo nel XVIII e XIX secolo
però che la zona si arricchì
di splendidi parchi e ville.
Tra le tante vale la pena
di citare Villa Melzi, edificata
in brevissimo tempo
(1808-1810) su progetto
dell’architetto Giocondo
Albertolli per il duca
Francesco Melzi D’Eril,
vicepresidente della
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Tra il lago e le ville si colloca spesso una zona di mediazione tra elementi naturali ed elementi antropici,
costituita dai giardini, ovvero dalla natura piegata al
gusto dell’uomo.
I giardini sul lago sono moltissimi, ma ma per lo più
sottratti alla pubblica frequentazione e addirittura
alla visione, poiché sono appartati e nascosti. La
prospettiva migliore è comunque sempre quella dal
lago, un punto di vista che rispetta, per tutti i giardini storici, l’intenzione progettuale originaria. Le
ville del Borgo Vico di Como hanno piccoli ed eleganti giardini fino a Villa Olmo, che invece è dotata di un
ampio giardino geometrico antistante l’edificio e di
un ancor più vasto parco all’inglese sul retro, ricco
di esemplari arborei monumentali. Scenografico è il
parco di Villa Celesia e addirittura maestosi quelli
delle ville di Tavernola e Cernobbio: dopo l’infilata di
ville ottocentesche invisibili dalla strada statale, si
incontrano Villa Erba, con un parco che si stende dal
torrente Breggia all’imbarcadero, e Villa d’Este, nei
cui giardini si stratificano scenografie barocche e
GIARDINI DAL LAGO
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Cernobbio,
Villa Erba dal lago.
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fantastiche fortificazioni in miniatura ottocentesche.
Il Pizzo è uno straordinario esempio di parco naturale, percorso da vialetti e arricchito da piccole “sorprese”. Sull’altra sponda le ville di Blevio e di Torno
offrono esempi meno sontuosi ma altrettanto interessanti, fino a Villa Pliniana, affascinante modello di
parco “romantico” (in realtà barocco) cupo e isolato.
Al centro lago i parchi monumentali sono numerosi,
offrendo esempi ai più alti livelli per ogni tipologia:
Villa Carlotta a Tremezzo mostra un complesso sistema di parchi e giardini, dal barocco all’Ottocento,
famosi per la fioritura di azalee in primavera; Villa
Melzi a Bellagio è frutto di una rigorosa sistemazione neoclassica che si integra perfettamente nella
morfologia naturale; Villa Balbiano è un gioiello di
misura barocca; Villa Balbianello un esuberante
catalogo di tutti i possibili interventi paesaggistici;
Villa La Quiete un elegante giardino all’italiana introdotto da uno dei più artistici sbarchi del Lario.
Verso nord i giardini “monumentali” diventano più
rari, ma Villa Monastero e Villa Cipressi a Varenna
(sulla sponda lecchese) o Casa Zanuso a Gravedona
regalano ancora splendide visioni di arte e natura.
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Sorico
Domaso
MENAGGIO
BELLAGIO
Lenno
Lezzeno
Torno
Cernobbio
COMO
da Como a Sorico, pag 80
da Como a Bellagio, pag 88
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LE VIE D’ACQUA
LA VIA
DI MEZZO
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Il lago è stato utilizzato fin dalle epoche più antiche
come principale via di comunicazione tra tutti gli
insediamenti abitati distribuiti presso le sue sponde;
è assai difficile però dire come si svolgessero questi
traffici.
Non è rimasto alcun reperto di epoca preromana
connesso con la navigazione (anche la piroga dalla
torbiera di Albate a lungo ritenuta protostorica si è
rivelata di epoca medioevale) e neppure di epoca
romana, per la quale però si dispone di qualche
testimonianza storica. La navigazione assunse infatti anche importanza militare, così che presso la città
di Como risiedeva un “prefetto” della flotta cui era
attribuita anche la “sorveglianza” della città; certamente esistente era anche un “collegio” (cioè una
sorta di corporazione) dei naviganti. Al porto romano di Como vennero attribuiti, con qualche dubbio,
ritrovamenti archeologici nell’area di piazza Mazzini; più recentemente strutture di tipo portuale sono
state individuate fuori dell’antica Porta Sala (ora
piazza Cacciatori delle Alpi), ai margini della città
murata.
Neppure della navigazione in epoca medioevale si sa
gran che, ma certo durante la decennale guerra tra
Como e Milano (1118-1127) si svolsero battaglie navali di importanza fondamentale. Con l’avvento della
signoria dei Visconti venne poi realizzato il nuovo porto
della città: grande scavo semicircolare che rimase in
uso fino alla seconda metà dell’Ottocento, sul luogo dell’attuale piazza Cavour. Porti analoghi, artificialmente
protetti dal vento e dalle onde, dovettero esistere in
tutte le principali località del lago, ma di nessuno si sono
conservati resti antichi.
Altre importanti battaglie si svolsero sulle onde del
Lario durante il breve periodo di predominio di Gian
Giacomo Medici, detto il Medeghino, all’inizio del
XVI secolo. Dopo di allora la storia della navigazione lariana è storia di commerci, di trasporti, di turismo o, al massimo, di “parate” dei sovrani e dei potenti di ogni epoca. È noto infatti che quando un’eminente personalità voleva farsi ammirare da tutto
il popolo preferiva solcare le ampie acque del lago
piuttosto che infilarsi nel dedalo delle strade strette
e insicure.
Con l’inizio dell’Ottocento, gondole, comballi, “navi”
e “battelli” (tradizionali denominazioni delle imbarcazioni a remi e a vela) lasciarono progressivamente il campo ai battelli a vapore (il primo fu varato nel
1826) e questi a loro volta, dalla metà del XX secolo
in avanti, ai cosiddetti trasporti su gomma.
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Dal “primo bacino” il Lario si allunga verso nord est.
L’acqua arriva e circola senza uscire nel grande spazio
circolare su cui s’affaccia Como ed è arricchita dal contributo di innumerevoli torrenti, ma il ramo di Como del
Lario non ha emissario: Mera e Adda s’immettono a nord
e poi l’Adda supera Lecco per finire nel Po.
I corsi d’acqua hanno creato golfi e insenature che dividono i paesi affacciati sulle sponde. Como è collocata in
gran parte nella convalle e, dal lago, si notano il più alto
monte di Brunate (spicca a San Maurizio il Faro voltiano)
e, dalla parte opposta, le meno elevate colline della Spina
Verde (riconoscibili dalla Croce e dal Castel Baradello),
parco naturale e quasi urbano. La valle che si apre verso
ovest è segnata dal Breggia, la cui foce si allarga fino a
lambire i giardini di Villa Erba (centro espositivo e antica villa di Luchino Visconti). L’acqua del lago disegna un
ampio golfo segnato da Cernobbio, Villa d’Este e Villa
Pizzo e ne segue i vasti giardini fino alla punta del promontorio. Subito dopo inizia Moltrasio cui seguono Urio,
Carate, Laglio e Torriggia. Il lago segue un andamento
lineare interrotto solamente dai porti pubblici e dalle
DA COMO
A SORICO
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darsene private. Poi svolta a sinistra, nel luogo di congiunzione tra la vecchia e la nuova Strada Regina. Si
vede Brienno (case a lago con portico) e nessun’altra abitazione fino ad Argegno. Qui il lago compie una vera svolta verso nord est procedendo dritto (Colonno, Sala
Comacina) fino all’insenatura di Ossuccio. L’Isola Comacina si eleva dalle acque e sullo sfondo si nota il promontorio di Balbianello. Un’altra curva verso ovest, nel golfo
di Lenno (Battistero romanico e lungolago), poi Mezzegra
(imponente la chiesa di S. Abbondio), Tremezzo (giardini
e Villa Carlotta), Griante (con belle ville, parchi e giardini) e Menaggio. Lo sguardo dal lago spazia sulle valli; a
riva l’acqua lambisce alberghi, piazze, un lungolago che
arriva fino al Lido e, infine, la frazione di Nobiallo: paesino caratteristico, con strade strette (santuario della
Madonna della Pace). Il Castello della Gaeta segna l’inizio dell’Alto lago. Case e paesi si susseguono; tutti con
numerose frazioni disseminate dalla riva ai monti: San
Siro (con Acquaseria, Santa Maria, Rezzonico); Cremia
(chiesa di S. Vito); Musso (chiesetta di S. Eufemia e le
cave di marmo); la vasta piana di Dongo e poi Consiglio
di Rumo, Gravedona e Domaso. Dal lago le strade portano ai paesi di mezza montagna. Gera Lario (chiesa di S.
Vincenzo) e Sorico (in alto, S. Miro) chiudono il tragitto. Il
S. Fedelino è nascosto sotto il Berlinghera, oltre i canneti del Pian di Spagna.
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CERNOBBIO
VILLA D’ESTE
Nel corso del tempo
i numerosi proprietari,
tra i quali la principessa
Carolina di Brunswick,
discendente di Guelfo d’Este,
intervennero non solo
sulla struttura dell’edificio,
sulle decorazioni e sugli
arredi, ma anche sul parco
circostante in cui sono
presenti sia un giardino
all’inglese sia uno all’italiana,
con piccole cascate e giochi
d’acqua. Già a partire dal XIX
secolo la villa fu trasformata
in albergo di lusso.
Cernobbio,
il Grand Hotel Villa d’Este
dal lago.
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LARIO INTELVESE
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La posizione favorevole
di Cernobbio, affacciata
su un’ampia insenatura
del primo bacino del lago
e protetta dal monte Bisbino,
ha determinato la sua
vocazione a un turismo d’élite
già in passato.
Villa d’Este, che sorge
ai margini dell’abitato verso
Moltrasio, ne è l’emblema:
fu edificata forse tra la fine
del XVI e gli inizi del XVII
secolo come dipendenza
agricola dell’importante
famiglia Gallio.
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LENNO
VILLA BALBIANELLO
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TRIANGOLO LARIANO
Lenno si affaccia a lago
su un’insenatura così
suggestiva da essere stata
battezzata Seno di Venere
dal cardinale Angelo Maria
Durini. Fu proprio
il porporato a far edificare
nel XVIII secolo,
sul promontorio del Lavedo
che chiude il golfo, la famosa
Villa del Balbianello.
L’accesso più suggestivo
e comodo alla villa avviene
via lago e ciò permette
di ammirare il particolare
giardino a terrazze, realizzato
sul promontorio roccioso.
Lenno,
il complesso di Villa
Balbianello dal lago.
La morfologia del terreno
ne ha condizionato la struttura,
non all’italiana e non all’inglese
come quelli dell’epoca:
il risultato è davvero unico.
Da segnalare è la loggia,
dalla quale si ammirano
sia la costa di Tremezzo
sia l’Isola Comacina.
La villa custodisce arredi
inglesi e francesi del XVIII
secolo e ricche collezioni
d’arte raccolte dall’esploratore
Guido Monzino, nel corso
della sua avventurosa vita.
Attualmente il complesso
è di proprietà del FAI.
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DOMASO
VILLA CAMILLA
della prima moglie, Camilla
Barbiano di Belgioioso.
Attualmente l’edificio è sede
del Municipio. L’impianto
neoclassico a pianta
rettangolare è rimasto
inalterato nel tempo, mentre
sia le facciate sia i decori
interni hanno subito successivi
interventi. Il maestoso parco
di circa ottomila metri
quadrati che lo circonda
possiede, insieme con alberi
d’alto fusto, più di un
centinaio di varietà di camelie.
Domaso,
una veduta del paese.
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LARIO INTELVESE
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Villa Camilla, che fu edificata
sul lungolago poco fuori
l’abitato di Domaso nei primi
anni del XVII secolo, acquisì
la struttura architettonica
attuale quando divenne
proprietà del nobile casato
dei Calderara. Numerosi furono
i proprietari, fino a quando
nel XIX secolo l’edificio
fu acquistato dai coniugi Hill.
Fu tuttavia il successivo
proprietario, conte Giuseppe
Maria Sebregondi, a battezzare
la villa con il nome
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SORICO
S. FEDELINO
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TRIANGOLO LARIANO
È possibile giungere
all’oratorio di S. Fedelino via
acqua partendo da Sorico,
paese che occupa l’estremità
settentrionale dell’alto lago,
nel punto in cui il fiume Mera
entra nel Lario. Risalendo
il corso del fiume si giunge
nel suggestivo laghetto
di Mezzola, oasi naturalistica
di notevole pregio dove,
sulla sponda occidentale
alle pendici del monte
Peschiera, sorge il piccolo
edificio sacro.
Sorico,
l’abside della piccola chiesa
romanica di S. Fedelino.
Costruito alla fine del X secolo
nel luogo dove, secondo
la tradizione, san Fedele subì
il martirio, l’oratorio, in stile
romanico a pianta quadrata
e abside semicircolare,
fu probabilmente edificato
su una precedente cappella.
Gli affreschi, un tempo
certamente più numerosi,
attualmente si trovano
solo nell’abside, al cui centro
è presente un’apertura
che consente ai raggi del sole
di penetrare all’interno.
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Tra la foce dei fiumi Adda e Mera, a nord del Lago
di Como, nei pressi del Lago di Mezzola, si stende
una vasta area umida, in parte bonificata, che costituisce una delle zone naturalisticamente più interessanti del territorio lariano.
Il Pian di Spagna, così denominato dal castello di
Fuentes, voluto dagli Spagnoli all’inizio del XVII
secolo, è formato innanzi tutto da un ampio canneto, bordato nella fascia a lago da una platea limosa
con ricchi insediamenti di invertebrati, mentre verso
monte si susseguono seminativi alberati, prati
umidi, fasce di piante idrofile. Intorno è lo splendido
scenario delle Alpi. Al limite meridionale è l’alveo
artificiale del fiume Adda, imbrigliato nel secolo
scorso per bonificare in parte il piano paludoso.
Grazie alla sua particolare conformazione e alla
presenza di ampie aree di pastura, il Pian di Spagna
costituisce una zona privilegiata per la sosta e la
nidificazione degli uccelli, tra i quali si contano in
discreto numero folaghe, vari tipi di anatre (germani, morette, moriglioni, alzavole, marzaiole), svassi,
PIAN DI SPAGNA
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cigni reali, albanelle, rapaci notturni e altri ancora.
Tra i mammiferi sono presenti vari tipi di mustelidi
e forse la lontra.
La flora è costituita dalle specie più comuni e rappresentative delle aree umide.
Nella zona, oltre al Forte di Fuentes, eretto nel 16031604 per iniziativa del governatore di Milano Pedro
Enriquez de Acevedo e progettato dall’ingegnere militare Gabrio Busca, di cui sopravvivono ampi resti
degli edifici centrali, ma non dei grandi bastioni a
stella, è da segnalare anche la presenza della piccola
chiesa romanica di S. Fedele (nota come S. Fedelino
proprio per le sue ridotte dimensioni), ubicata sulla
sponda comasca del Lago di Mezzola (e quindi propriamente fuori dal Pian di Spagna, ma integrata nel
suo percorso turistico-naturalistico).
Se nei secoli scorsi la presenza dell’ampia palude
era vista soprattutto come ostacolo allo sviluppo del
territorio, in tempi più recenti, e soprattutto dopo
che il Pian di Spagna è stato riconosciuto zona
umida di importanza internazionale, sono iniziate
una concreta tutela e una promozione volte a sviluppare l’area senza intaccarne i valori originali.
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Sulla parte orientale del primo bacino del Lario s’affacciano le case del borgo di Sant’Agostino, dove un
tempo attraccavano le barche da trasporto per le
merci e gli animali. Il borgo era anche famoso per le
lavandaie che, numerosissime, vi lavoravano utilizzando facilmente l’acqua del lago e, per stendere,
apposite strutture che collocavano sulle scalinate e
sulle rive. Nulla di questo è rimasto, ma il borgo si
riconosce bene e si notano le antiche ville che già
segnavano il percorso dalla città alla punta di Geno
che divide la città dal resto del Lario. Una fontana, con
un getto d’acqua altissimo, segna il passaggio. Oltre
Villa Geno (oggi ristorante) l’acqua sembra cambiare
colore (anche effetto della vegetazione scura e delle
correnti) e costeggia riservatissimi giardini appartenenti, un tempo, alla nobiltà e alla buona borghesia e
oggi invece a imprenditori, artisti dello spettacolo e
calciatori. Per tre o quattro chilometri vi sono solo
giardini e ville, poi l’abitato di Blevio che si ricollega al
lago. A poca distanza vi è Torno con un bel porticciolo
DA COMO
A BELLAGIO
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e la chiesa parrocchiale di S. Tecla. Una riva selvaggia
e quasi disabitata caratterizza il tratto successivo
(riconoscibile il vasto parco e la villa Pliniana) fino alle
frazioni a lago del comune di Faggeto Lario. Poi si
incontra Pognana Lario, paese disperso in diverse frazioni arrampicate sulla montagna. A lago l’acqua sfiora le cave di pietra, oggi abbandonate e raggiungibili
solo con barca. La frazione di Careno apre il comune
di Nesso. L’abitato è riconoscibile per la forma a triangolo rovesciato con punta sul lago e lato “superiore”
che fiancheggia la strada. Nesso è noto per i resti di un
Castello e per l’Orrido che rumorosamente si getta nel
lago (la zona è riconoscibile da un bel ponte antico).
Lezzeno è un comune lungo quasi sette chilometri le
cui rive spesso si allargano sull’acqua in spiagge inconsuete sul Lario. Dopo le ultime case del paese la
montagna sembra precipitare nel lago quasi a picco.
Per qualche chilometro la sponda è disabitata. Poi,
improvvisamente, dopo un piccolo promontorio si presenta Bellagio. Le prime case, il borgo di San Giovanni,
poi parchi, giardini, ville e residenze di pregio; infine il
centro, il borgo con le scalette parallele che s’arrampicano verso la strada alta che termina alla punta
Spartivento, dove il Lario si divide nei due rami di
Como e di Lecco.
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ALTO LARIO OCCIDENTALE
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TORNO
LA PLINIANA
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Già ai tempi dei romani,
una solitaria insenatura
nei pressi di Torno, dove
nella seconda metà
del Cinquecento fu edificata
una villa, era nota per
una fonte intermittente,
descritta da Plinio il Vecchio
e studiata dal nipote Plinio
il Giovane. La Pliniana,
edificio imponente che sembra
sorgere dal lago, secondo
la leggenda non portò fortuna
al suo primo proprietario,
il conte Giovanni Anguissola,
governatore di Como,
che morì nel 1577 quando
ancora la villa doveva
essere completata.
Nel corso dei secoli ebbe altri
proprietari e ospitò personaggi
illustri della politica
e della cultura. Sulla facciata
a lago si aprono quattro
ordini di finestre e un loggiato
a tre arcate. All’interno
del piano “nobile” si trovano
saloni e sale ampiamente
decorati e con pavimenti
a mosaico del XIX secolo.
La villa, proprietà privata,
è in fase di restauro.
Torno,
la mole della Villa Pliniana.
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ALTO LARIO OCCIDENTALE
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LEZZENO
LE SCOGLIERE
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Con un’escursione in barca
fra i paesi di Lezzeno
e Bellagio è possibile ammirare
sia le abitazioni a mezza
costa sia le pareti a strapiombo
sul lago ricche di fenditure
ed erosioni provocate
dalle acque, veri e propri
fenomeni carsici.
Secondo un’antica leggenda
in questi luoghi solitari
e selvaggi si radunavano,
per partecipare ai loro sabba,
maghi e streghe.
Lezzeno,
la zona centrale con veduta
della chiesa parrocchiale.
Tra le scogliere, dette Sassi
Grosgalli, in prossimità
del celebre Ponte del diavolo,
si cela la suggestiva Grotta
dei Carpi, detta anche
dei Bulberi, o Grotta Azzurra.
Quest’ultimo appellativo
nasce dai giochi di luce
delle sue acque che ricordano
la celebre grotta di Capri.
Nel corso degli anni alcune
parti della grotta, ricca
di stalattiti e stalagmiti,
hanno subito parziali crolli.
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La migliore conoscenza del territorio lariano
è oggi resa possibile da un servizio
di Guide turistiche raggruppate in cooperative
e associazioni.
Alcune sono attive in provincia di Como
da quasi trent’anni e ciò garantisce competenza
e preparazione.
Il continuo aggiornamento è reso possibile
dalla costante pratica su itinerari specifici
e nei luoghi emergenti
(sia d’arte sia della produzione),
nonché dalla partecipazione
a corsi sostenuti dalla Provincia
e dalla Regione Lombardia.
Ogni Guida sa condurre gruppi
di dimensioni differenti e,
per la specifica conoscenza linguistica,
provenienti anche dall’estero.
GUIDE TURISTICHE
E SISTEMA MUSEALE
Nella provincia di Como sono presenti
numerosi Musei a indirizzo specifico.
Nel capoluogo vi sono i più antichi e ampi
(per raccolte, esposizioni, superficie),
ma alcuni altri, altrettanto interessanti,
sviluppano tematiche legate
al territorio di appartenenza.
Dall’Acqua alla Terra, dal Lavoro al Paesaggio,
dall’Arte alla Storia, dal Contrabbando
alla Guardia di Finanza il territorio del Lario
offre piccoli Musei con numerose
possibilità di scoperta (dei grandi avvenimenti
o delle microstorie) e accattivanti occasioni
per meglio conoscere i luoghi
e i loro abitanti.
Nell’elenco pubblicato
nella doppia pagina seguente
sono presenti tutti i musei della provincia,
in evidenza quelli del territorio
della nostra indagine.
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Museo della Vita Contadina (progetto in corso d’opera)
Raccolta Museale Etnografica e dell'Acqua
Osservatorio Ornitologico FEIN
Museo degli Strumenti per la Navigazione
Villa Melzi
Museo delle Api
Museo Etnografico del Latte
Museo della Stampa
Museo Parrocchiale
Galleria del Design e dell'Arredamento - CLAC
Museo della Civiltà Contadina
Museo dello Stucco e Scagliola Intelvese
Civiche Raccolte d'Arte di Palazzo Volpi
Museo Archeologico Paolo Giovio
Museo d'Arte Tessile Contemporanea (progetto in corso d’opera)
Museo Didattico della Seta
Museo Don Luigi Guanella
Museo della 6ª Legione della Guardia di Finanza
Museo Storico Giuseppe Garibaldi
Museo Studio del Tessuto
Raccolta Archivio Storico Pubblicitario
Raccolte Scientifiche del Liceo Classico A. Volta
Tempio Voltiano
Parco Regionale Spina Verde di Como
Museo della Resistenza Comasca
Museo del Dialetto (progetto in corso d’opera)
Buco del Piombo
Civico Museo di Erba
Museo del Cavallo Giocattolo
Museo Etnografico Naturalistico Val Sanagra tel. 0344/432115
Museo Nautico Guido Abbate
Museo di Arte Sacra (progetto in corso d’opera)
Centro Studi Magistri Comacini (progetto in corso d’opera)
Museo dei Fossili dei Monti Intelvesi
Museo Mario Tieghi
Villa del Balbianello
Museo Paesaggistico della Valle di Livo (progetto in corso d’opera)
Raccolta di Africanistica
Villa Vigoni - Centro Italo Tedesco
Museo del Ciclismo Madonna del Ghisallo
Antiquarium (progetto in corso d’opera)
Museo della Casa Contadina
Museo della Barca Lariana
Museo Virtuale Giovanni Segantini
Piccolo Museo Guardia di Finanza e Contrabbando
Museo della Casa Rurale
Museo Diocesano di Arte Sacra (progetto in corso d’opera)
Ecomuseo (progetto in corso d’opera)
Villa Carlotta
Casa Militare Umberto I
Museo della Valle
Casa Pagani (progetto in corso d’opera)
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tel 031/950309
tel. 02/76020498
tel. 0344/70123
tel. 0344/32055
tel. 031/817812
tel. 02/6458772
tel. 0344/82572-0344/81811
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Bregnano
Carlazzo
Campione d’Italia
Cantù
Casasco
Cerano Intelvi
Como
Como - Cavallasca - San Fermo della Battaglia
Dongo
Dosso del Liro
Erba
tel. 0344/31581
tel. 0344/32379
tel. 0344/36111
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Albate - Como
Albese con Cassano
Arosio
Bellagio
Grandate
Grandola ed Uniti
tel 031/840652
tel. 0344/55244
tel. 0344/56110
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Gravedona
Laino
Lanzo
Lenno
Livo
Loveno di Menaggio
Magreglio
Ossuccio
Ponna
Pianello del Lario
Pusiano
cel. 333/2384179-tel 031/830741 San Fedele
tel. 031/949528
San Siro
Scaria
Tremezzo
tel. 0344/40405
Turate
tel. 0344/63162-0344/66456
Val Cavargna
Valsolda
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A partire dal 1826 il Lago di Como, da sempre solcato da una moltitudine di barche e navigli a remi e a
vela, venne percorso anche da battelli a vapore. Le
nuove imbarcazioni, di dimensioni maggiori di quelle
tradizionali, e soprattutto quelle in ferro (la prima sul
Lario fu il Veloce, costruito a Londra e varato a Como
nel 1840), necessitarono di nuovi approdi, veri e propri pontili che si sostituirono alle semplici spiagge fino
ad allora sufficienti per lo sbarco. Anche nel capoluogo l’antico porto della città murata cadde progressivamente in disuso fino a che, nel 1869, venne colmato per formare l’attuale piazza Cavour.
Ma se dalla seconda metà dell’Ottocento si dovettero
costruire pontili appositi, l’età d’oro di questi piccoli
edifici è l’inizio del Novecento, quando si procedette a
una loro generale riorganizzazione con strutture in
ferro e vetro di carattere pacatamente modernista.
Gran parte di questi approdi (quasi tutti progettati
dall’ingegnere navale Ernesto Canobbio) sono scomparsi, ma quelli che restano conservano un fascino
potente. Il più bello è forse quello di Cernobbio (atten-
NAVIGAZIONE
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Cernobbio
il pontile di imbarco.
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tamente restaurato negli anni scorsi) grazie anche al
contesto del piazzale a lago dal sapore belle époque
quasi intatto; molto pittoresco è anche quello di Blevio, così come quelli di Bellagio, di Varenna e di Menaggio, che pure sono costituiti solo da un “portale” e
non da un vero e proprio edificio. Grazie alla sua collocazione è ricco di fascino anche il pontile di Brienno
(eccezionalmente si consiglia di ammirarlo da terra in
una giornata invernale di nebbiolina); non bisogna
dimenticare nemmeno quelli di Gravedona e Domaso.
Degni di nota sono anche i porticcioli, molti dei quali
ristrutturati in anni recenti per fornire comodi punti
di appoggio a barche e motoscafi turistici, ma alcuni
conservati quasi intatti come documento di un mondo
gravitante sul lago ormai scomparso. Bellissimi sono
quelli di Nesso (detto “piaza vegia”, cioè piazza vecchia, e bisogna sottolineare il valore di questo porto
che “si fa” piazza), di Pescallo (frazione di Bellagio
affacciata sul ramo lecchese) e di Musso.
Numerose sono le darsene private, alcune delle quali
progettate da illustri architetti. In qualche caso, addirittura, alberghi e ristoranti ne conservano una propria, a servizio dei fortunati avventori in grado di
aggirare il traffico delle strade rivierasche.
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