il diradamento dei grappoli

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il diradamento dei grappoli
IL DIRADAMENTO DEI GRAPPOLI
Il diradamento dei grappoli su viti adulte viene eseguito per i seguenti scopi:
a) riportare in equilibrio viti che presentano un eccesso di carica di uva, in rapporto alla propria
capacità vegetativa;
b) indurre, in viti che presentano già un soddisfacente equilibrio, caratteristiche compositive
particolari (gradazione zuccherina, intensità di colori ed aromi ecc.).
Il periodo utile di intervento è normalmente quello compreso fra l’allegagione e l’invaiatura, ossia un
arco di tempo che precede la fase di crescita per distensione dell’acino e l’inizio del processo di rapido
accumulo di zuccheri nella bacca. Il quantitativo di uva asportata con il diradamento varia, di solito, fra
il 20 ed il 60% di quella pendente. È bene evidenziare che diradamenti effettuati in condizioni di
effettivo squilibrio per eccesso di uva, in rapporto alla superficie fogliare disponibile, determinano
variazioni piuttosto costanti e consistenti della qualità finale delle uve, così come un cospicuo
incremento della concentrazione in solidi solubili e del contenuto in polifenoli totali. Diradamenti
effettuati in condizioni di equilibrio vegeto-produttivo invece attenuano, o anche annullano, gli effetti
positivi citati. Va, infine, posto l’accento sul fatto che il diradamento dei grappoli dovrebbe assumere il
carattere di assoluta occasionalità: se così non fosse, sarebbe bene andare ad indagare le cause che
concorrono
alla
determinazione
di
un
quadro
fisiologico
non
armonico.
Il diradamento dei grappoli permette, soprattutto nei terreni non irrigui o su terreni siccitosi, di
migliorare il rapporto vegeto produttivo delle piante con conseguenti miglioramenti qualitativi. Allo
stesso tempo il ridotto carico permette alle piante di accumulare le riserve necessarie per l’annata
successiva ed in particolare sui vigneti giovani. Il diradamento esercita la sua azione, facilitando la
maturazione tecnologica (accumulo di zuccheri e respirazione degli acidi) e fisiologica (accumulo di
tannini, antociani e sostanza aromatiche) delle uve. Da un’analisi complessiva dei dati ottenuti da
diverse prove di diradamento dei grappoli, è emersa infatti una correlazione inversa tra produzione per
ceppo e quantità di zuccheri nel mosto, tannini, antociani e sostanze aromatiche.
Percentuali di diradamento superiori al 20% inducono una diminuzione delle rese unitarie, soprattutto
nei vitigni molto produttivi, e miglioramenti nella qualità delle uve per un aumento della gradazione
zuccherina (fino a 2° zuccherini), una riduzione dell'acidità ed un significativo arricchimento in
polifenoli, in antociani ed in azoto. Tali effetti risultano particolarmente importanti nei vini rossi di
elevata qualità o destinati all’invecchiamento poiché, oltre a favorire una buona fermentazione, esaltano
il colore, il sapore, la carica aromatica e la stabilità.
La tecnica di diradamento è basata su molti fattori (densità d’impianto, vigoria, sistema di allevamento,
età, etc.) pertanto non è possibile dare un’indicazione univoca. E’ sempre opportuno contattare il
proprio tecnico per un sopralluogo, ma in ogni caso qui cerchiamo di dare alcune indicazioni.
ratica un tempo avversata dagli agricoltori, essa è sempre più presente nelle aziende che producono vini
di elevati standard qualitativi. Essa però non può essere attuata senza una attenta valutazione degli
obbiettivi perseguiti e del decorso dell'annata.
Bisogna infatti considerare il diradamento dei grappoli come un completamento dell'opera di potatura
invernale.
Con essa si tende a portare la vite in equilibrio tra parte vegetativa e parte produttiva tramite la
regolazione del numero di gemme per ettaro e per ceppo. Il diradamento dei grappoli affina questa
tecnica consentendo di proporzionare la produzione alla superficie fogliare esposta.
Bisogna poi considerare che l'epoca e la percentuale del diradamento influiscono notevolmente sul
risultato finale. Come si evince quindi da queste considerazioni lo scopo del diradamento dei grappoli è
duplice: accentuare l'uniformità dei grappoli sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo
(eliminando quelli male esposti, quelli eccessivamente grossi o eccessivamente piccoli), consentire un
reale equilibrio produttivo e una eccellenza qualitativa alla produzione.
Il primo obbiettivo va perseguito con tempestività; già alla prima potatura verde occorre intervenire
per eliminare i grappoli soprannumerari e mal posizionati all'interno della vegetazione, al fine di porre i
restanti tutti in egual misura in condizione di crescita ottimale e di uniformità di risposta agli stimoli
esterni.
Il secondo obbiettivo segue criteri qualitativi precisi ma legati all'andamento stagionale. Effettuato il
primo intervento, il secondo (da effettuarsi intorno alla fase di invaiatura) dovrebbe basarsi su una
corretta gestione del carico per pianta, valutato in base al peso medio del grappolo, al numero medio di
grappoli per ceppo, al numero di ceppi ad ettaro. Con questi dati e con un obbiettivo enologico ben
preciso in mente, si può calcolare il numero di grappoli per ceppo da mantenere.
Facendo un esempio pratico ed ipotizzando di voler produrre 80 ql/ha si procede come segue: si valuta
con un campionamento il numero medio di grappoli per ceppo nel vigneto in questione, sapendo il numero
di ceppi per ettaro si può facilmente calcolare la produzione reale e sapendo il peso medio dei grappoli a
maturità si può calcolare il numero di grappoli da lasciare per ceppo per ottenere la produzione
desiderata.
esempio: peso medio dei grappoli: grammi 220 - numero ceppi per ettaro: 4000
ql./ha
N. grappoli/Vite
52,8
6
61,6
7
70,4
8
79,2
9
Si può notare come il carico teorico di 8 grappoli per ceppo risponda alla produzione predefinita per il
vigneto.
Aggiornamento: Dicembre 2009
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Conviene comunque valutare una crescita proporzionale all'andamento climatico ed alle piogge estive,
che possono indurre un aumento ponderale dei grappoli in conseguenza al diradamento, influenzando
così il risultato finale. E' quindi sempre opportuno un aggiustamento in corso d'opera, che comunque
sarà meno necessario se si sarà proceduto in maniera tempestiva ed accurata alla prima fase come
sopra esposto. In aggiunta a queste operazioni si può intervenire, in produzioni di elevatissima qualità, a
mutilazioni del grappolo (racemi apicali, ali laterali) basate sul fatto che talune parti del grappolo, in
varietà di elevate dimensioni, tendono a maturare in ritardo o a non maturare affatto.
In relazione all’efficacia di tale tecnica, occorre tenere conto che l’influenza esercitata dall'annata e
dal vitigno rendono i risultati spesso di non facile prevedibilità, soprattutto sul piano qualitativo.
L’annata, soprattutto in funzione della temperatura dell’aria e delle precipitazioni, può modificare il
giusto rapporto tra carica di gemme e produzione d’uva per ceppo. Di difficile definizione appaiono
anche le interazioni tra intensità del diradamento ed epoca dell'intervento, soprattutto quando sono
eseguite altre operazioni di potatura verde (cimatura dei germogli, sfemminellatura, scacchiatura,
sfogliatura, ecc.).
Il periodo migliore per effettuare il diradamento dei grappoli in linea di massimo è all’inizio
dell’invaiatura, poiché in tale fase è possibile sia effettuare una realistica stima della produzione per
ceppo, e di conseguenza adottare una giusta intensità di diradamento, sia selezionare i grappoli non
completamente sani o situati in posizioni sfavorevoli della chioma. Un intervento più precoce, oltre ad
eliminare tali vantaggi, può essere inefficace per un maggiore ingrossamento degli acini sui grappoli
residui o addirittura dannoso per l’aumento della vigoria della pianta e della fertilità delle gemme
nell’anno successivo. Un diradamento tardivo, cioè dopo l’invaiatura, riduce la produzione senza
migliorare la qualità dell’uva a causa dell’elevata perdita dello zucchero già accumulato nei grappoli
eliminati. Indipendentemente dall’epoca, è opportuno asportare i grappoli mal posizionati e alterati o,
comunque, quelli più distali sul germoglio, notoriamente di qualità inferiore rispetto a quelli basali.
Eseguito in pre-invaiatura, non determina modificazioni sostanziali né sulla quantità di produzione né
sulla qualità dell’uva.
Nelle annate particolarmente umide e piovose nel periodo agosto-settembre, il diradamento può inoltre
ridurre significativamente la percentuale di grappoli botritizzati nelle varietà a grappolo compatto e più
sensibili alla malattia. La riduzione degli attacchi di botrite è attribuibile prevalentemente al fatto che
i grappoli eliminati sono soprattutto quelli posti nelle zone interne della chioma e quindi più suscettibili
al patogeno.
Inoltre bisogna ricordare che il controllo della produzione solo attraverso la potatura riduce lo sviluppo
nelle piante giovani, mentre il diradamento o l’eventuale soppressione dei grappoli consente di ridurre al
minimo gli interventi cesori mantenendo inalterato il potenziale produttivo.
L’esperienza del viticoltore sulle diverse varietà e sulla risposta del proprio vigneto ai diversi carichi
produttivi è comunque fondamentale per stabilire l’entità del diradamento ottimale per l’ottenimento di
uve da vino di elevata qualità.
Di seguito si riportano in tabella i pesi medi dei grappoli delle varietà di uva da vino maggiormente
diffuse sul Lago di Garda, ai fini del calcolo del numero di grappoli che devono essere lasciati per ogni
ceppo nel rispetto dei disciplinari di produzione e degli obbiettivi qualitativi.
Varietà
Peso medio Varietà
dei grappoli
Peso
medio Varietà
dei grappoli
Groppello gentile
200-250 g
Cabernet franc
120-200 g
Cabernet
sauvignon
Rebo
Rondinella
150-250 g
Groppello
Mocasina
Marzemino
Sangiovese
Barbera
Merlot
di 150-200 g
130-280 g
200-400 g
150-200 g
120-180 g
150-200 g
160-200 g
Trebbiano
Lugana
Tocai friulano
Peso
medio
dei grappoli
di 300-400 g
Riesling italico
Riesling renano
Chardonnay
Incrocio Manzoni
150-200 g
60-140 g
80-160 g
100-170 g
80-150 g
Aggiornamento: Dicembre 2009
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