La gramégna - ENDAS Cesena

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La gramégna - ENDAS Cesena
Natura e Cultura
N. 7-2014
Gruppo Naturalistico
La gramégna
CESENA
In zir a erbi long e Sevi
Incominciamo questo giro per erbe spontanee
commestibili dalla foce del fiume Savio alla
sorgente, suddividendolo per ambienti:
1... Foce con terreno sabbioso e salato. Qui
troviamo: Finocchio di mare, Crithmum maritimum,
Carota spinosa, Echinophora spinosa, Ruchetta di
mare, Cakile maritima, Salsola, Salsola kali. Sono
molto saporite e si utilizzano, giovanissime, nelle
insalate fresche miste.
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2... A poca distanza dalla foce incontriamo la pineta, dove Asparago, Asparagus
acutifolia, Pungitopo, Ruscus aculeatus, Raperonzolo, Campanula rapunculus, Erba
stella, Plantago coronopus, Piattello, Ipocaeris radicata, arbusti di Prugnolo, Prunus
spinosa, Crespino, Berberis vulgaris, More di rovo, Rubus fruticosus, Ginepro,
Juniperus communis fanno da padroni. La suddetta zona fa parte del Parco del Delta
del Po per cui è vietata o regolamentata la raccolta di erbe e prodotti del
sottobosco .
3.... Un po' più distante, ma facente sempre parte
del Delta....c'è la salina di Cervia, dove si trovano a
causa del terreno ad alto contenuto di sale poche
specie, limitate a Lisco, Salsola soda, Salicornia,
Salicornia spp, lungo gli argini proprio a contatto con
l’acqua salata e arbusti di prugnolo.
Lasciandoci dietro la foce e proseguendo lungo il
fiume, il paesaggio cambia per la presenza di ampie
zone coltivate .
4... Ecco, qui troviamo delle erbe legate alla presenza
umana, cioè che nascono spesso su terreni arati
seminati ed irrigati, considerate infestanti e, a causa delle quali, l'uomo fa uso
intensivo di diserbanti. Per questo motivo se ne sconsiglia la raccolta. Parliamo di:
Crespigno, chiamato in dialetto romagnolo Scarpigno, Sonchus spp, Rosola, Papaver
rhoeas, Aspraggine, Elminthia echioides, Ravastrello, Sinapis spp, Malva, Malva
silvestris, Portulaca, Portulaca oleracea, alcune Crepis.
5... Sempre lungo il nostro percorso troviamo
anche ambienti più selvaggi dove possiamo
raccogliere: Orecchio di lepre, Silene alba, Stridolo,
Silene inflata, Radicchio selvatico, Cichorium
intybus, Tarassaco, Taraxacum officinale, Pratolina,
Bellis perennis, Rucola, Diplotaxis tenuifolia,
Achillea,
Achillea
millefolium, Piantaggine,
Plantago spp.
6... Proseguendo il nostro giro troviamo anche zone
ruderali, con Ortica, Urtica dioica, Bardana, Arctium lappa, Cardo mariano, Silybum
marianum, Cardo dei lanaioli, Dipsacus fullonum e cespugli di Sambuco, Sambucus
nigra.
7... In questo modo si arriva alla collina, dove gli ambienti si diversificano in base alla
loro esposizione al sole e al tipo di terreno che può essere arido, sassoso, più o
meno umido, a seconda della vicinanza dell'acqua. Chi fa questo tipo di escursione,
si trova davanti qualcosa di diverso, in quanto la collina con le sue scarpate, fossi,
siepi e boschetti, ha una miglior biodiversità grazie ad una agricoltura dove si usano
di meno i prodotti chimici verso gli insetti dannosi e nel terreno. Per quello che
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riguarda l'ambiente soleggiato sassoso, si può trovare: il
Caccialepre, Reichardia picroides, la Pimpinella,
Poterium sanguisorba, lo Stridolo, Silene inflata, la
rucoletta selvatica, Diplotaxsis tenuifolia. Invece nel
terreno più o meno umido, vediamo: l'Orecchio di lepre,
Silene alba che come tipo di pianta è molto vigorosa e
crea cespugli bassi ma particolari, l'Epilobio, Epilobium
angustifolia. In questo habitat esistono dei vecchi prati,
ossia prati che da tempo non sono stati arati, dove
siamo sicuri di poter raccogliere: la Barba di becco,
Tragopogon pratensis, diversi tipi di Cicoria, Cichorium
intybus, il Tarassaco, Taraxacum officinale. Al contrario, nei terreni che sono stati
arati e coltivati, raccogliamo: la Rosola, Papaver rhoeas, il Crespigno, Sonchus spp,
l’Aspraggine Elminthia echioides. Per
quello che riguarda il tipo di ambiente
molto umido e con presenza di acqua,
possiamo incontrare: il Crescione,
Nasturtium officinale e l'Equiseto,
Equisetum arvense. Quest'ultima, è una pianta molto interessante; è ricca di silicio e
si raccolgono i fusti giovani fertili che si possono usare oltre che cotti anche da
sorseggiare e ora spiego come: in caso di necessità
spezzandoli, si può bere l'acqua che è all'interno.
8... I calanchi per la loro morfologia, sono un
ambiente argilloso, impermeabile e molto ripido,
dove non tutte le piante riescono ad attecchire
perennemente anche a causa del dilavamento a
seguito di pioggie deboli e del forte contenuto di
sale. Così, ricordandoci la salina di Cervia, troviamo
il Lisco Salsola soda. Anche la Sulla, Hedysarum
coronarium, è presente, la si nota alla sua fioritura
perchè macchia di rosso alcune zone del calanco.
Ecco....siamo arrivati quasi alla fine del giro!
Come ultimo ambiente rimane la sorgente del
Savio, dove le erbe si trovano in minor quantità,
ma esistono molte svariate specie di alberi da
frutto selvatico tra le quali menzioniamo:
Castagno, Ciliegio, Prugno selvatico, Sambuco, Corniolo, More di rovo e Lamponi.
Giuseppe Pieraccini in collaborazione con Arianna Puntiroli
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Andando per libri nuovi, vecchi e antichi,
leggendo e imparando
Tobia, dell’antica famiglia degli Aldini di Cesena, medico
chimico, sovraintendente dell’orto botanico del
cardinale Edoardo Farnese a Roma scrisse nel 1625
Exactissima
Descriptio
Rariorum
Quarundam
Plantarum quae continentur Romae in Horto
Farnesiano. In questo lavoro sullo studio delle piante
rare, descrisse per la prima volta una nuova specie di
Acacia detta, appunto, farnesiana. Successivamente
furono dedicati alla sua memoria i generi Aldina e
Aldinia.
A Tobia Aldini appartennero due erbari manoscritti che, di generazione in
generazione, arrivarono a Pier Vittorio (1773-1842), professore di Archeologia,
Numismatica, Diplomatica e Araldica nell’Università di Pavia. Questo, uomo di
cultura e studioso, non possedeva soltanto i due manoscritti scientifici, ma anche
altri di storia, di diritto, di filosofia, ben 331 di diversi
formati ... 142 in pergamena, 11 in carta bombacina il
rimanente in carta di lino o comune, come si legge a pag.
75 degli Atti. Le varie e laboriose vicende dell’acquisto e
lo studio dei due Codici compare negli Atti (pag. 67-98 e
5 tavole) dell’Istituto Botanico dell’Università di Pavia,
Vol. XIII – Serie IVa, anno 1941 e nel libro Un inedito
erbario farmaceutico medioevale, stampato nel 1952
per la Biblioteca della “Rivista di storia delle scienze
mediche e naturali”, Vol.V. In questo libro si legge a pag.
9 che In diversi punti le carte furono raschiate con pietra
pomice “ferociter, a quodam religioso homine”, come
dice Pier Vittorio Aldini, per evitare che alcune
prescrizioni terapeutiche turbassero il casto e tranquillo
animo di qualche lettore. La parola “proibitum” posta sulla scrittura abrasa indica
appunto il movente della feroce distruzione dello scritto. Inoltre in questo stesso
libro si legge a pag. 23: Oggi che la fitoterapia va acquistando sempre maggiore
importanza e che gli scienziati hanno constatato come l’azione farmacologica di una
data pianta sia maggiore di quella dei principi attivi estratti dalla medesima, quasi
che la pianta integrale costituisca una unità terapeutica inscindibile voluta dalla
natura, lo studio degli erbari farmaceutici medievali diventa nuovamente utile e
interessante, giacchè in essi, tra le fantasticherie e le esagerazioni, fa pur capolino
qua e là il buon senso dei nostri antenati.
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