i generi ei linguaggi televisivi. materiale per

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i generi ei linguaggi televisivi. materiale per
CONFRONTI
Novembre 2010
I GENERI E I LINGUAGGI TELEVISIVI
Partiamo con un po’ di grammatica dell’immagine…
Se guardiamo da vicino lo schermo del televisore, vediamo (lo sanno tutti!) che l’immagine è composta da una
miriade di punti colorati.
Alcuni brillano molto, altri, invece, sono opachi. I punti chiari e i punti scuri delineano le aree chiare e scure della
figura sullo schermo.
La telecamera non vede l’immagine così come la vedono i nostri occhi, ma come un insieme di punti e linee: un
punto per volta, una linea per volta.
Ci sono centinaia di punti su ogni linea e 525 linee in ogni immagine TV. La camera, lavorando velocemente,
costruisce 30 immagini al secondo. Questa è la velocità necessaria in TV a dare l’impressione della continuità
dell’immagine.
L’immagine nasce da un’inquadratura, uno spazio incorniciato dal bordo del televisore, inserito in un tempo ben
preciso, che offre un messaggio altrettanto preciso.
Ci sono diversi tipi di inquadrature...
* se si tratta di paesaggi o sfondi parliamo di campi, e ci sono (le tipologie principali):
- il campo lunghissimo (quando si mostrano le montagne che circondano la pista di una gara di sci, o quando si
vede uno stadio dall’alto - di solito nei mondiali)
- il campo totale (quando si mostra il campo di calcio)
- il campo medio (piccola porzione di spazio, usato di solito nelle immagini dei servizi esterni dei TG)
* se si tratta di persone si parla di piani...
- la figura intera (usata moltissimo nei programmi condotti da presentatori, tipo Domenica in...)
- il piano americano (nei quiz o nelle interviste)
- il primo piano (le presentatrici)
- il primissimo piano (Uomini e donne o La vita in diretta...)
- il dettaglio/particolare (trasmissioni per ragazzi, documentari...)
Mescolate insieme, dal montaggio, le diverse immagini danno vita alla sequenza, un flusso “tematico” che ha un
significato a sé stante.
Il montaggio è un’operazione che di solito va fatta dopo che le immagini sono state registrate: taglia, seleziona,
riformula, dà ordine, esclude i passaggi noiosi, manipola i contenuti (il montaggio è essenziale per raccontare una
storia, un fatto, un episodio: seleziona le parti più importanti e le mette nell’ordine di racconto preferito... pensiamo
al TG!).
Il montaggio che fa più presa sul pubblico è quello che frammenta e spezzetta sempre più velocemente i messaggi e
le immagini (molto simile allo zapping dei telespettatori giovanissimi), ma per essere capito bisogna avere un
patrimonio di immagini alto (pensate alla satira di Blob: se non si conosce il valore delle immagini mostrate, si fa
fatica a capire dove voglia andare a parare), altrimenti lo si subisce (pensate ai bambini di fronte a un flusso
velocissimo di immagini... cosa fanno? restano imbambolati!).
Si dice che i bambini siano diventati dei serbatoi di immagini...
Nelle trasmissioni in diretta o in differita il montaggio è fatto direttamente dalla regia che decide di mostrare o
escludere le immagini che arrivano da diverse telecamere (vedi Maurizio Costanzo Show...), a seconda di cosa si
vuole valorizzare o a quali immagini dare valore (vedi partite di calcio...).
Come si diceva, le inquadrature ritagliano una porzione di spazio situata in un tempo ben preciso. La trasmissione (a
meno che non siano immagini di repertorio, flashback o altro) di immagini in TV offre sempre il presente, il “qui e
ora”; i confini spazio-temporali che la TV mostra sono vicinissimi e lontanissimi contemporaneamente: tutto passa
(non c’è traccia di memoria: vedi i telefilm tipo OC o le soap, i cartoni animati...) senza fermarsi, il passato è fuori
moda e il futuro è apocalittico... meglio non pensarci; lo spazio è sempre lo stesso, niente cambia in nessun luogo
Viviana Ranzato per La Giostra
© Fondazione Apostolicam Actuositatem. Nessuna parte del documento può essere riprodotta, in
qualsiasi forma o mezzo, senza citare la fonte (autore, rivista, sito e casa editrice)
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(gli studi delle trasmissioni, i quartieri o le astronavi dei telefilm, le locazioni dei giornalisti che si stabiliscono nelle
“sedi” dei servizi esterni dei TG, i film che passano sono sempre gli stessi...) e tutto questo per un senso di
familiarità con le immagini che rasserenano lo spettatore dicendogli: “Non c’è niente di nuovo - di straniero, di
sconosciuto, di pericoloso, quindi -, non ti preoccupare: sei come a casa tua”.
Ma ci basta che in TV passino solo così le categorie dello spazio e del tempo ai bambini?
(problemi legati a questo sono la poca fiducia nei confronti del proprio futuro, la stereotipizzazione dei modelli - se
uno non arriva da quell’ambiente è out! - e la poca dimestichezza con la varietà e la complessità del mondo, l’alzare
sempre di più le barriere!, il non stupirsi di fronte a niente: tutto è ormai già visto, niente è più nuovo)
I diversi tipi di messaggi e di contenuti televisivi si combinano nei vari generi televisivi (= matrice comune a molti
testi, insieme di tratti riconoscibili che distinguono una trasmissione rispetto alle altre).
I generi sono formule che rispondono a delle finalità (e lo fanno in modi diversi). I generi vengono combinati nei
diversi programmi televisivi, che, a loro volta, formano il palinsesto di una rete televisiva = l’insieme di tutte le sue
trasmissioni giornaliere.
Il genere è uno strumento utile per organizzare i testi e per stabilire un contatto di fruizione con lo spettatore.
Per la sua natura convenzionale il genere è ben riconoscibile e si caratterizza, oltre che come repertorio di regole di
supporto alla produzione, anche come una competenza del fruitore.
Dunque, i generi rispondono all’esigenza di differenziare l’offerta dei programmi, rapportandola a diverse tipologie
di spettatori.
L’eccesso di offerta e la sua segmentazione portano il telespettatore a consumare contemporaneamente diversi
programmi, saltando con il telecomando da una rete all’altra.
I due grandi macrogeneri della televisione che caratterizzano tutte le trasmissioni che passano in TV sono:
- intrattenimento o evasione (90% dell’offerta),
- informazione (10% dei programmi).
e la dicono lunga sulle funzioni del mezzo televisivo: INFORMARE e DIVERTIRE.
➧ Appartengono al macrogenere informazione tutte quelle trasmissioni che vogliono fare da tramite tra lo
spettatore e il reale, che si mostrano come strumenti di trasmissione di resoconti, fatti, commenti e approfondimenti.
In questo genere, il telespettatore conta sul fatto che – a questo livello – la TV dica la verità e che i contenuti siano
separati dai fatti.
Fanno parte di questo genere il TG (capolista), i notiziari, i settimanali, i documentari, i programmi di attualità.
Hanno tutti come compito quello di informare lo spettatore e “curarne” la consapevolezza storica, sociale, politica,
economica e culturale.
Il processo informativo non è mai totalmente neutro ed oggettivo, ma comporta un certo grado di mediazione e
l’assunzione di un punto di vista che è determinato dalle scelte operate dalla redazione (visione culturale e politica
dei giornalisti, struttura organizzativa e produttiva delle emittenti).
L’informazione può essere quotidiana (TG, il cui scopo è la registrazione del quotidiano) o settimanale (TV7... il
cui scopo è l’approfondimento e il commento dell’attualità).
Possiamo dire che anche qui la televisione ha come obiettivo quello di farsi vedere?
Se sì, da cosa si nota?
I programmi del macrogenere intrattenimento rispondono a una funzione di svago e evasione (fiction, varietà, quiz,
talk-show e le loro combinazioni).
A questo livello, il tele-osservatore accetta, per gioco, di prendere per vero ciò che la TV sta trasmettendo. Ad
esempio, la partecipazione emotiva a un film poggia su un presupposto: tutti sanno che il film è una ricostruzione,
fantastica o realistica, della realtà, ma non è «la realtà».
Alcuni elementi riferiti a questo genere (in ordine sparso...):
- narrazione di storie (vere o false poco importa, oggi comunque valgono quelle tipo “fac-simile”)
Viviana Ranzato per La Giostra
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- elemento seriale (le soap o telenovelas insegnano, ma anche i vari La vita in diretta, che tornano a ogni stagione,
facendo leva sulla regolarità, l’appuntamento fisso e la familiarità)
- spettacolarizzazione (tutto deve stupire, tutto fa spettacolo, anche un maxi tamponamento in autostrada, i fatti
vanno narrati per coinvolgere, più che per informare)
- familiarità con lo spettatore (i personaggi televisivi, il guardare dentro alla camera, il ritrovarsi in un salotto, “facsimile” di una casa di uno di voi, telespettatori)
- ironia o auto-ironia (Striscia e altre trasmissioni prendono in giro la TV con l’occhio puntato al telespettatore, ma,
a ben vedere, quanto fanno il gioco dello spettatore e quanto della TV?)
- ruolo del pubblico, elemento principe, il vero protagonista della TV di questi tempi (il pubblico è diventato l’asse
portante delle trasmissioni – Forum, La prova del cuoco -, l’ospite principale - Amici, Uomini e donne -, il detective
in una storia misteriosa - Chi l’ha visto? -, il pagliaccio da prendere in giro - Domenica IN...).
Informazione, cultura, intrattenimento: questi tre generi erano evidenti e ben distinti nella programmazione RAI
degli anni Cinquanta, e tali sono rimasti fino all’ingresso delle emittenti private sul mercato italiano delle
telecomunicazioni, avvenuto intorno alla metà degli anni Settanta. Da allora a oggi sono mutati i confini tra un
genere e l’altro, fino a dar vita a quel «flusso continuo» cui siamo oggi abituati: è la cosiddetta neotelevisione. Nel
contempo, abbiamo assistito allo sviluppo di un nuovo, invadente, genere: la pubblicità. La sua onnipresenza nelle
trasmisioni televisive le può meritare, in un certo senso, il primo posto tra i generi televisivi.
L’attuale televisione presenta una commistione di stili, i cambiamenti sono rapidissimi. Spettacolo, informazione,
pubblicità, sembrano aver rotto gli argini e avanzano, mescolandosi tra loro, in un flusso continuo.
Com’è cambiata la TV? Dalla veterotelevisione alla neotelevisione
PROGRAMMAZIONE: dal palinsesto rigido al flusso continuo (senza divisioni rigide o interruzioni). Fino agli anni
Settanta era molto più evidente la presenza di confini tra un programma e l’altro: una sigla ben riconoscibile apriva
le trasmissioni al mattino, un’altra le chiudeva in tarda serata, come un vero sipario teatrale. La pubblicità era
racchiusa in contenitori a sé stanti (Carosello), i momenti di pausa erano caratterizzati dall’Intervallo (fotografie e
colonna sonora). Nella neotelevisione il flusso è invece continuo, 24 ore su 24. La disponibilità di canali è
moltiplicata, ma non diversificata (i canali tematici per ora sono solo a pagamento): decine di programmi senza
interruzione, senza soluzione di continuità, spesso simili tra loro o ripetitivi.
RAPPORTO TRA EMITTENTE E RICEVENTE: dal paternalismo all’amichevole fiduciario. Fino alla metà degli anni
Settanta, la TV pubblica era caratterizzata da un atteggiamento educativo-pedagogico. Vi era un generale approccio
moralistico, teso a rassicurare la maggior parte del pubblico che oggi si definirebbe moderato.
La TV di oggi, invece, punta a suscitare la complicità degli spettatori, rendendoli partecipi di segreti e confidenze.
Non vuole più semplicemente rassicurarli, vuole piuttosto coinvolgerli: ciò è evidente nel massiccio uso di primi
piani di inquadratura.
MODALITÀ DI CONSUMO: da fortemente orientate a diffuse. La vecchia televisione era fortemente strutturata e
orientata: ad esempio, la TV dei ragazzi o Carosello avevano spazi e cadenze loro propri, una sigla iniziale e una di
chiusura, precisi tempi di programmazione. Nella nuova televisione, al contrario, le trasmissioni devono coinvolgere
il maggior numero possibile di telespettatori. Ecco perché anche un documentario tecnico deve contenere elementi di
spettacolarità, così come il telegiornale deve avere l’angolo rosa del pettegolezzo. Ecco perché grandi e piccoli
ricercano ormai gli stessi programmi.
TIPO DI AGGREGAZIONE: da sublimazione collettiva a interazione individuale. La vecchia televisione, riunendo
attorno a sé il gruppo (famiglia, famiglia allargata, vicinato) si consumava come un rituale collettivo: assistere alla
medesima trasmissione per discuterne assieme, per essere parte di un evento. La nuova televisione, al contrario, si
riivolge all’ascoltatore come singolo individuo: ti guarda negli occhi, ti parla direttamente, ti coinvolge nell’eterno
gioco di finzione e realtà. Telefonare in diretta, partecipare per vincere. Apparire in TV, dall’altra parte del video,
per far parlare di sé, per esserci.
Viviana Ranzato per La Giostra
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SUDDIVISIONE DEI PROGRAMMI: da generi ben definiti a mescolanza di generi. Oggi vi sono trasmissioni che
contengono di tutto all’interno di un unico mega-spazio. Uno stesso conduttore cambia pelle di continuo, a seconda
dell’argomento: giornalista dalle tre alle quattro, showman dalle quattro alle cinque, venditore dalle cinque alle sei,
presentatore in prima serata.
Tutto questo, perché? ➥LUCIDO: LE RAGIONI DELLA NEOTELEVISIONE.
La TV contemporanea è caratterizzata da un’estrema frammentarietà, il che è l’esatto contrario dell’omologazione.
Sembra incapace di modellarsi su uno spettatore-modello.
[Questo di per sé sarebbe un elemento importante: toglie potere alla TV e lo restituisce al telespettatore, il quale
sceglie in base alle proprie esigenze, ai propri desideri].
Oggi non esiste lo spettatore modello, quello che, per intenderci, costituirebbe la massa, il pubblico indifferenziato.
E questo manda in tilt la TV (programmi interrotti prima del termine previsto, avvicendamenti alla conduzione,
cambi di stile…). La neotelevisione è un enorme cantiere di lavori in corso, che lascia intendere una situazione di
grande incertezza molto lontana da quella omogeneità delle proposte televisive a volte idealizzata e ora, finalmente,
messa in dubbio.
Ecco perché i produttori di televisione si rivolgono sempre di più agli esperti commissionando analisi di mercato e
piani di marketing: sono alla ricerca dello spettatore perduto.
In questo senso, il sistema pubblicitario - che è centrato sull’individuazione del target di riferimento cui rivolgere
uno specifico messaggio – ha contagiato l’intero panorama televisivo. I programmi attualmente proposti non mirano
a un pubblico astratto, ma sempre più si rivolgono a differenti fette di pubblico (il pubblico dell’informazione, il
pubblico del talk-show, il pubblico del divertimento a tutti i costi, il pubblico della seconda serata…).
I principali generi televisivi classicamente intesi sono cinque:
1. TRASMISSIONI DI INTRATTENIMENTO
2. INFORMAZIONE
3. PROGRAMMI PER RAGAZZI
4. CARTONI ANIMATI
5. FICTION.
Ogni genere ha le sue caratteristiche semantiche, contenutistiche e linguistiche; ogni genere ha il suo tipo di pubblico
al quale si rivolge (a volte dandogli direttamente del “tu”); ogni genere è connotato dall’essere inserito in momenti
precisi della programmazione giornaliera e settimanale.
CONCLUSIONE
La linea prevalente dell’attuale televisione, che abbiamo definito NEOTELEVISIONE, è caratterizzata, allora, non
solo dalla frammentazione dei programmi, ma anche dal mescolare e sovrapporre informazione e intrattenimento (e
viceversa), con l’aggiunta di effetti di spettacolarizzazione.
Possiamo dire, allora, che la programmazione televisiva si presenta con queste caratteristiche:
frammentarietà
velocità del ritmo interno
continuità
perdita di distinzione tra i generi
estensione
costruzione di un rapporto diretto e affettivo con lo spettatore
costruzione di abitudini regolari di fruizione
ripetizione.
Sempre più spesso lo spettatore non sa più distinguere lo spettacolo dall’informazione: il tutto pensato per catturare,
attraverso le emozioni e l’eccitamento, un numero sempre maggiore di fruitori.
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Avvenimenti di vita e di cronaca diventano intrattenimento (qui i confini fra la fiction e la realtà diventano sempre
più difficili da individuare...).
Un altro elemento che caratterizza l’attuale offerta televisiva è la ricerca di nuovi generi.
La TV non è qualcosa di statico: al contrario è in continua evoluzione, segue le trasformazioni sociali e di costume, e
in qualche modo rispecchia ciò che avviene nella società, la rappresenta, amplificando e dando forma visibile agli
eventi.
Tra i nuovi generi va inserito il talk-show, importato dagli USA nel 1976 (lo spettacolo della parola) e la parodia.
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