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R a c cont i di Natal e
Rita Sabatini
Un amico per Natale
I doni dell’amore
Un regalo per Lummi
Un’ incredibile telefonata
La befana indaffarata
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Un amico per Natale
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Babbo Natale siamo proprio nei guai! - esclamò con un’espressione evidentemente
preoccupata Rossofuoco.
Babbo Natale osservò divertito le guance del folletto che diventavano paonazze ogni
volta che provava una forte emozione.
- Cosa sarà mai successo amico mio - rispose cercando di rassicurarlo con un simpatico
buffetto sulla piccola spalla. Rossofuoco gli porse la lettera che aveva in mano restando
molto serio.
Era una bella lettera con tanti disegni e cuoricini colorati scritta con una calligrafia molto
curata e ordinata:
«Caro Babbo Natale, mi chiamo Giulio ho 7 anni e mi sono trasferito da pochi giorni in
una grande città. I miei genitori lavorano tutto il giorno e io mi sento molto solo.
Sono sicuro che vorrai aiutarmi regalandomi un nuovo amico per Natale. Ti ringrazio
tantissimo e ti mando un grosso bacione! Il tuo affezionato Giulio. »
- Pofforbacco! - esclamò Babbo Natale, - Questo è un desiderio proprio difficile da esaudire… Scavadesideri! Vieni subito qui per favore! Il folletto Scavadesideri avanzò trotterellando nel grande salotto di Babbo Natale tenendo in mano una specie di buffo mestolo dorato con il manico ricurvo. Babbo Natale
batté le sue grandi mani per tre volte sopra alla lettera di Giulio facendo scivolare sul
pavimento un mucchietto di polvere azzurrina.
Scavadesideri cominciò a scavare al centro del mucchio con il mestolo formando un
buco, ci infilò dentro la minuscola testa e ne uscì quasi subito con le orecchie tutte coperte di sottile polvere azzurra.
- Un desiderio che deve senz’altro essere esaudito! - sentenziò sicuro dopo aver accertato che Giulio meritava davvero il suo regalo perché era sempre stato un bravo bam-
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bino.
- Allora è davvero un grosso problema - sussurrò Babbo Natale tra sè.
Non poteva mica fabbricarglielo un amico. Non era così semplice come fare un pupazzo
o costruire un trenino! Non poteva certo prendere un bambino, incartarlo, metterci sopra
un bel fiocco rosso e farglielo trovare sotto l’albero... ma non poteva neanche deludere
Giulio che si era comportato sempre bene e quindi meritava un bel regalo.
- Forse Memorino potrebbe aiutarmi - pensò. - Memorino! Vieni ti prego, ho bisogno di
te! Dalla porta entrò molto lentamente un folletto magrissimo con una lunga barba bianca
nella quale rischiò più volte di inciampare data l’andatura malferma. Del resto Memorino
era molto anziano, aveva più di mille anni.
Non era più agile come un tempo ma la sua memoria era prodigiosa, registrava ogni avvenimento, conosceva alla perfezione tutte le liste dei regali che erano stati consegnati
da quando lavorava con Babbo Natale, nulla poteva sfuggirgli.
- Amico mio, ho bisogno del tuo aiuto. Ricordi altri casi simili in passato? Sapresti dirmi
come li abbiamo risolti? Memorino chiuse gli occhi assorto in una profonda concentrazione. Nella sua mente
passarono in un istante tute le liste dei regali consegnati e tutte le soluzioni adottate nei
casi più difficili ma non era mai capitato in mille anni niente del genere.
Babbo Natale cominciò a passeggiare pensieroso nel suo salotto cercando una possibile soluzione.
Intanto a migliaia di chilometri di distanza Giulio stava addobbando l’albero di Natale.
Avrebbe voluto farlo con i suoi genitori ma purtroppo avevano dovuto fermarsi in ufficio
fino a tardi e così aveva iniziato da solo sperando che riuscissero ad arrivare in tempo
per finirlo assieme. Ormai però mancava solo il puntale.
- Per fortuna che Babbo Natale mi porterà presto un nuovo amico almeno non sarò più
tanto solo - pensò Giulio pieno di speranza.
Aveva provato a fare amicizia con i bambini del condominio ma gli erano sembrati tutti
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molto diffidenti. L’avevano salutato con un cenno e poi avevano continuato a giocare
per conto loro. Giulio era un po’ timido e non aveva voluto insistere però adesso Babbo
Natale avrebbe risolto tutti i suoi problemi.
Guardò fuori dalla finestra, era già buio e si vedevano luccicare le prime stelle.
Giulio chiuse gli occhi e cercò di immaginare il suo nuovo amico…
Nella fabbrica di giocattoli di Babbo Natale c’erano milioni di pacchetti di tute le forme e
dimensioni già confezionati e restavano ancora regali di ogni genere da incartare: trenini
elettrici, piste per le macchinine, coniglietti e orsacchiotti di pezza, bambolotti grandi e
piccoli, burattini dalle buffe espressioni, costruzioni multicolori, puzzle…
Babbo Natale continuava a girare in lungo e largo la fabbrica di giocattoli interpellando i
folletti responsabili dei vari reparti per trovare un amico per Giulio.
Passarono velocemente i giorni e Babbo Natale non sapeva proprio cosa fare, se avesse deluso anche un solo bambino avrebbe perso i suoi poteri e la magia del Natale
sarebbe finita per sempre. Solo a pensarci si sentiva male. Cosa avrebbero fatto milioni
di bambini senza di lui?
Avrebbero perso la voglia di immaginare e di sognare… non poteva permetterlo!
Ormai era arrivata la vigilia di Natale. La slitta era piena di pacchetti variopinti da consegnare.
Lunghissime file di gnomi e folletti lavoravano incessantemente controllando che non
mancasse nulla…
- Martino Lunghetti - leggeva dal suo enorme libro Babbo Natale.
- Pacco 250.615 - rispondeva prontamente il folletto Numerotto spuntando dalla sua lista
il numero del regalo mentre Ricerchino trascinava con un evidente fatica il pacco molto
più grande di lui.
- Si tratta di un trenino elettrico - faceva eco il folletto Indirizzino controllando con la massima attenzione che l’indirizzo di destinazione fosse corretto.
Caricare la slitta di Babbo Natale non era certo un’impresa facile ma l’organizzazione
ormai era consolidata ed estremamente efficiente tanto che non si erano mai verificati
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errori in precedenza.
Solo una volta in verità, una decina di anni prima, ad una bambina era stata consegnata
una macchina telecomandata anziché un orsetto di pezza ma si era subito scoperto che
la sua letterina era stata modificata dal fratello e Babbo Natale aveva immediatamente
provveduto a rimediare allo scherzo.
La richiesta di Giulio, però, stava mettendo in crisi l’intero sistema.
- È la prima volta che non riesco ad accontentare un bravo bambino - pensò tristemente
Babbo Natale caricando l’ultimo regalo.
Stava per salire sulla slitta quando improvvisamente il sorriso tornò ad illuminargli il viso.
- Ma certo! Perché non ci ho pensato prima? - esclamò chiamando il folletto Velocino.
Gli bisbigliò qualcosa all’orecchio e qualche istante dopo il folletto, che era il più veloce
di tutti, tornò con un grosso involucro coperto da un panno rosso e da un grande fiocco
dorato.
- Amiche mie si parte! - gridò felice Babbo Natale invitando le renne a mettersi in volo.
Quella notte Giulio non riuscì a prendere sonno. Era molto emozionato all’idea di conoscere finalmente il suo nuovo amico. Dopo la mezzanotte aveva sentito dei rumori ovattati in salotto ma non aveva osato andare a vedere perché sapeva che Babbo Natale
non doveva essere disturbato durante le sue consegne.
Al suono delle campane del mattino era già in piedi vestito di tutto punto e pronto per
presentarsi al suo nuovo amico.
Sbirciò timoroso dalla porta del salotto e sotto all’albero vide un cesto coperto da un
panno rosso con un grande fiocco dorato. Pensò un po’ deluso che il suo nuovo amico
forse era troppo piccolo per lui ma poi concluse che era meglio avere la compagnia di
un bambino piccolo che non avere nessuno e quindi si avvicinò incuriosito al cesto.
Sollevò con trepidazione il panno e… meraviglia!
Dalla cesta sbucò fuori un tenero cucciolo tutto bianco con due occhioni grandi e dolcissimi che cominciò subito a scodinzolare leccandolo dappertutto.
- Allora sei tu il mio nuovo amico! - esclamò Giulio contento anche se non aveva trovato
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esattamente quello che aveva chiesto.
Vicino alla cesta c’era un biglietto blu con scritto a grandi lettere dorate:
«DOVRAI AVERE SEMPRE CURA DI ZUCCHERINO. PORTALO SUBITO A FARE
UNA PASSEGGIATA. UN GROSSO BACIONE DA BABBO NATALE »
- Vieni Zuccherino! Andiamo a divertirci con la neve! - disse prontamente Giulio al cagnolino che stava già trotterellando vicino alla porta per invitarlo ad uscire.
Nel cortile del palazzo si era formato un soffice strato di neve e c’erano tanti bambini che
stavano giocando.
Quando videro arrivare Giulio con il suo simpatico cagnolino gli andarono subito incontro presentandosi.
- Sai che è proprio forte il tuo cucciolo, mi piacerebbe giocare ancora con lui e con te.
Diventiamo amici vuoi? - gli disse un bambino con una simpatica faccia tutta coperta di
lentiggini stringendogli la mano. Giulio non aspettava altro.
Adesso oltre al cucciolo aveva trovato anche un nuovo vero amico…
BABBO NATALE NON POTEVA SBAGLIARE !
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I doni dell’amore
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Non è possibile! Ne hai combinata un’altra delle tue! - tuonò il maestro guardando il
disastro che aveva appena fatto il suo allievo.
Sul pavimento c’era farina sparsa dappertutto, il burro stava colando giù dal tavolo formando una macchia appiccicosa e le uova imbrattavano le pareti della grande cucina.
- Ti avevo raccomandato di fare molta attenzione. Come puoi pretendere di essere promosso se continui a combinare solo guai? lo rimproverò ancora il maestro diventando sempre più scuro in volto.
Tenerotto era senza parole. Non aveva fatto apposta ad avviare l’impastatrice senza
chiudere il coperchio… però adesso gli ingredienti erano sparpagliati per tutta la cucina.
- Non riuscirai mai ad entrare nella squadra di Babbo Natale! Hai la testa tra le nuvole.
Babbo Natale ha bisogno di gnomi in gamba - disse Lucidino con disprezzo.
Lucidino si vantava sempre di essere lo gnomo più bravo della classe, però era anche
il più antipatico.
Tenerotto si vergognava, avrebbe tanto voluto essere bravo come i suoi compagni ma,
nonostante tutto il suo impegno, non ci riusciva.
Piangendo uscì dalla stanza e corse a casa tra le braccia della mamma.
- Ho combinato ancora un pasticcio. Il maestro ci aveva dato un compito importante,
dovevamo preparare i biscotti per Babbo Natale ma io ho fatto un disastro. Tutti si sono
messi a ridere - disse tra i singhiozzi.
La mamma lo prese tra le sue braccia morbide e accoglienti e cercò di rincuorarlo.
- Non importa Tenerotto, non è successo niente di irreparabile. Vedrai che presto si accorgeranno che sei uno gnomo speciale, ne sono certa. Quella sera Tenerotto si addormentò in braccio della mamma mentre lei lo accarezzava
teneramente.
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Il giorno dopo a scuola c’era un’altra prova importante e Tenerotto voleva riuscire a superarla a tutti i costi.
Quando entrò in classe Lucidino gli fece il verso imitando la sua andatura un po’ impacciata. Tenerotto fece finta di non accorgersene e si sedette al suo banco tirando fuori
tutto il necessario per la prova.
- Oggi dovrete preparare la polverina magica che fa volare la slitta di Babbo Natale - disse il maestro e aggiunse - naturalmente se troverò qualcuno intento a copiare annullerò
la sua prova. Tutti gli gnomi cominciarono a scrivere i complicati calcoli per trovare le giuste dosi, poi
pesarono con attenzione i composti e li mescolarono con grande cura.
Quindi uno alla volta andarono dal maestro per verificare l’efficacia dei loro miscugli.
Il maestro aveva preparato un bellissimo modellino della slitta di Babbo Natale su cui
esercitarsi.
La pozione di Bollicino ci mise un po’ a fare effetto perché aveva messo poca polvere di
“alzerello” ma alla fine la slitta si sollevò e volò per la classe senza problemi.
Lucidino fu brillante come al solito e, con la sua polvere magica, fece alzare la slitta in
un attimo, poi le fece compiere un’elegante evoluzione a mezz’aria a forma di cuore talmente perfetta che il maestro si complimentò con un applauso.
Anche gli altri gnomi riuscirono a far volare la slitta, mancava solo Tenerotto. Era tutto
sudato perché aveva fatto parecchia fatica a preparare il suo miscuglio. Non era molto
sicuro dei calcoli e poi gli sembrava che la sua pozione magica fosse così diversa da
quella degli altri. Si avvicinò al modellino della slitta con esitazione.
- Allora Tenerotto? - disse il maestro impaziente.
Lo gnomo gettò la polverina sulla slitta e… la slitta esplose formando una nuvola colorata che, per la verità, non aveva un buon odore.
- Non sarai mai uno gnomo della squadra di Babbo Natale. Te lo puoi scordare! - urlò il
maestro esasperato.
- Quante volte te lo devo dire che ogni anno Babbo Natale chiama a far parte della sua
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squadra gli allievi migliori della mia scuola. Fino a quest’anno sono sempre stati scelti
tutti ma tu non hai proprio speranze, non entrerai mai tra i suoi collaboratori! Ancora una volta Tenerotto tornò a casa mortificato.
Per quanto cercasse di impegnarsi non riusciva ad essere come i suoi compagni. Eppure desiderava entrare nella squadra degli gnomi di Babbo Natale più di ogni altra cosa
al mondo.
Quando era piccolo restava ore ed ore a bocca aperta ad osservare i preparativi per
il Natale. C’erano gnomi che preparavano i dolci per i bambini, altri che costruivano e
dipingevano con maestria i giocattoli di legno, altri ancora che cucivano alla perfezione i
pupazzi, inscatolavano migliaia di puzzle senza sbagliare, facevano funzionare i motori
elettrici dei trenini e delle macchinine telecomandate… e poi, al momento di caricare la
slitta, c’erano gli gnomi controllori per verificare che gli indirizzi fossero corretti e che i
biglietti di auguri fossero abbinati ai pacchetti giusti.
Si trattava di compiti di grande responsabilità.
Per questo ogni anno Babbo Natale sceglieva i suoi nuovi collaboratori valutando con
attenzione le qualità degli gnomi. Ed era per questo che il maestro era molto severo.
Voleva che i suoi allievi fossero all’altezza della situazione.
- Mamma domani Babbo Natale sceglierà i suoi collaboratori. Temo proprio che non
riuscirò mai a far parte della squadra di Babbo Natale eppure desidero tanto rendermi
utile per far felici i bambini! - disse Tenerotto asciugando una grossa lacrima che stava
scivolando sulle sue guance paffute e rosee.
- Ce la farai, ne sono certa - rispose la mamma stampandogli un grosso bacione sul
naso. La mamma sapeva sempre come consolarlo.
Tenerotto l’abbracciò con trasporto.
La mattina successiva era il grande giorno.
Nell’atrio della scuola il maestro aveva messo in fila tutti gli gnomi che per l’occasione
sfoggiavano i loro abiti migliori.
Tenerotto aveva un bel completino di velluto rosso con un grande cappello che gli rica-
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deva da un lato e terminava con un morbido fiocco.
La mamma l’aveva pettinato con cura e gli aveva lucidato gli stivaletti così bene che ci
si poteva specchiare.
Tenerotto era emozionato, in cuor suo sapeva che Babbo Natale non l’avrebbe scelto
ma voleva fare lo stesso una bella impressione.
Finalmente Babbo Natale arrivò. Era davvero grande e aveva il sorriso più dolce che
Tenerotto avesse mai visto, dopo quello della sua mamma naturalmente.
- Cari amici - iniziò a dire Babbo Natale - oggi è un giorno importante perché potrete entrare a far parte della mia squadra. Sapete che avrete dei compiti speciali e delicatissimi
per cui sceglierò i migliori. Allora, vediamo… - Babbo Natale tirò fuori dalla tasca una
lista scritta in bella calligrafia su un grande foglio e cominciò spuntare i nomi con un’elegante penna stilografica d’argento che scintillava ad ogni movimento.
- Per la preparazione dei giocattoli scelgo Birillino, Girandolotto, Bollicino… - iniziò a dire
con fare cerimonioso. Gli gnomi ad uno ad uno fecero un passo in avanti e un inchino
mentre il maestro applaudiva esultante.
Ormai restavano solo Lucidino e Tenerotto e c’era un solo nome ancora da spuntare
sulla lista.
- Che figura, sono l’unico gnomo a non essere stato scelto! - pensò Tenerotto abbassando gli occhi.
- E adesso non mi resta che chiamare l’ultimo gnomo, il migliore di tutti - disse Babbo
Natale.
Lucidino sfoderava già un sorriso vittorioso quando a sorpresa Babbo Natale spuntando con la sua penna stilografica l’ultimo nome disse: - Naturalmente sto parlando di te
Tenerotto! Tenerotto pensò di sognare. Si diede un pizzicotto su una guancia e guardò Babbo Natale con aria interrogativa.
- Come puoi scegliere lui? - gridò furioso Lucidino. - Non sa fare niente, è un gran pasticcione. Che compito potresti affidare ad uno gnomo del genere? - aggiunse diventando
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paonazzo per la rabbia.
Babbo Natale lo guardò senza scomporsi e rispose - A Tenerotto affido il compito più
importante: mi accompagnerà sulla slitta e darà un bacio ad ogni bambino addormentato perché tu sai che i doni più belli sono quelli dell’amore. Devi imparare ancora molto
Lucidino prima di entrare a far parte della mia squadra! Lucidino sentendo quelle parole cominciò a ripensare al suo comportamento e si rese
conto che Babbo Natale aveva ragione.
Tenerotto era raggiante, Babbo Natale lo prese in braccio e cominciarono a parlare fitto
fitto.
Inutile dire che quello fu un Natale bellissimo: i preziosi doni d’amore che Tenerotto portò
ai bambini restarono per sempre nei loro cuori.
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Un regalo per Lummi
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Oggi è il 24 dicembre... non vedo l’ora che arrivi Natale - pensa la lumachina Lummi
osservando il calendario.
- Mammina domani è Natale? - chiede.
- Certo - risponde la mamma sorridendo.
Sono proprio curiosa di vedere cosa mi porterà Babbo Natale! - esclama Lummi.
- Nel cesto sotto l’albero però non c’è ancora niente - osserva con un po’ di preoccupazione.
- Babbo Natale arriva la notte di Natale, non essere impaziente la rassicura la mamma.
- Secondo te mi porterà il regalo che ho chiesto? - chiede la lumachina, - io sono stata
sempre brava vero mammina? - Certo che sei stata brava, vedrai che Babbo Natale ti accontenterà. La sera della vigilia Lummi va a letto presto ma non riesce proprio a dormire. Ad un certo
punto sente dei rumori provenire dal salotto.
Si alza piano piano e si avvicina alla porta per sbirciare.
- Incredibile, Babbo Natale è nel mio salotto! - esclama sottovoce la lumachina.
Babbo Natale proprio in quel momento si gira e la vede.
- Ciao piccola Lummi, non riesci a dormire? - le chiede.
- Come fai a sapere come mi chiamo? - balbetta Lummi rossa per l’emozione.
- Ho letto la tua letterina - risponde Babbo Natale prendendola in braccio.
Lummi quasi non riesce a crederci, Babbo Natale sta parlando proprio con lei.
- Ho anche visto che sei stata brava ed è per questo che ti ho accontentato e ti ho portato un bel regalo - aggiunge Babbo Natale.
- Davvero? Grazie! Grazie! - esclama la lumachina e, prendendo un po’ di coraggio,
aggiunge - posso offrirti un po’ di torta? Sarai stanco e affamato -
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- Volentieri! Una piccola pausa ci vuole in questa lunga notte. E così Lummi e Babbo Natale mangiano una bella fetta di torta al cioccolato chiacchierando allegramente.
- Adesso devo proprio lasciarti cara Lummi, ci vediamo l’anno prossimo - le dice Babbo
Natale accarezzandole le piccole antenne.
- Allora ti aspetto e grazie di tutto! - dice Lummi mentre Babbo Natale si arrampica su
per il camino per raggiungere la sua slitta.
Lummi lo osserva dalla finestra allontanarsi sulla slitta magica e poi torna a letto felice.
Il mattino successivo la mamma e il papà le fanno gli auguri e le portano i regali.
Lummi li scarta e trova un bel berrettino di lana rossa fatto dalla mamma, un maglioncino
fatto dalla nonna, una scatola di colori comprata dal papà e un grande orsetto di pezza
portato da Babbo Natale.
- Sei contenta di tutti questi regali? - le chiede la mamma.
- Certo, grazie a tutti! Questa notte poi ho ricevuto un altro regalo - dice Lummi con fare
misterioso.
- Quale? - chiede la mamma incuriosita.
- Ho conosciuto Babbo Natale... -
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Un’incredibile telefonata
DRIIIIIIIIIN DRIIIIIIIIIN
- Pronto come stai? - Che piacere sentirti! Sto bene grazie anche se sono piuttosto stanco. Per fortuna a
mezzanotte ho finito di consegnare tutti i regali e adesso posso riposare fino al prossimo
Natale! Comunque è stata dura, ormai non fanno più i camini grandi di una volta, in certi
camini devo calarmi trattenendo il respiro perché ci passo a malapena. E tu a che punto
sei con il lavoro? - Sono ancora un po’ indietro con la preparazione delle calze... la macchina da cucire
magica si inceppa continuamente, dovrò procurarmene una nuova al più presto.
Ho sentito che al mercato degli gnomi ci sono delle belle macchine da cucire nuove ma
non effettuano il servizio di trasporto.- Nessun problema te la porto a casa io con la mia slitta magica. - Grazie, sei un vero amico. Cosa dici se andiamo insieme domani al mercato?- Certo passo a prenderti per le 9. Se ti serve una mano anche per la consegna delle
calze puoi contare su di me tanto la mia slitta magica è vuota e posso caricare le tue
calze senza problemi. - Penso proprio che ti chiederò un aiuto così facciamo prima a consegnare le calze e
poi magari andiamo a berci una bella tazza di cioccolata calda. La notte del 6 gennaio
prevedono nevicate abbondanti... - D’accordo allora, a domani. - Grazie a presto! Cari bambini avete capito chi sono i protagonisti di questa incredibile telefonata?
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La Befana indaffarata
La befana, lo sapete tutti, è una simpatica nonnina che ogni anno, il 6 gennaio, regala
a tutti i bambini delle bellissime calze.
La befana deve lavorare tantissimo per preparare migliaia e migliaia di calze cucendole
una ad una con la sua speciale macchina da cucire.
Eh già la sua non è una macchina da cucire qualsiasi ma è una macchina magica che,
mentre cuce il tessuto delle calze, sforna dolcetti di cioccolato e confeziona caramelle
alla frutta e alla crema. Così quando ha finito di cucire la calza è già piena di dolcetti e
pronta per essere consegnata.
Ogni tanto però la sua macchina da cucire magica si ferma e si sente il suono di una
sirena.
La befana allora controlla il nome del bambino che dovrà ricevere la calza e verifica nella
sua sfera di cristallo se questo bambino è sempre stato ubbidiente.
Se la sirena suona significa che il bambino in questione ha fatto tanti capricci durante
l’anno per cui si merita un po’ di carbone.
Allora la befana schiaccia un pulsante rosso e si apre uno sportellino nella macchina da
cucire che fa uscire dei piccoli pezzi di carbone.
Altre volte invece si sente il suono di un campanellino d’argento. In questo caso significa
che il bambino è stato davvero bravissimo per cui si merita una grande calza piena di
dolci leccornie.
Insomma, l’avrete capito, la befana è davvero indaffarata durante le feste e non ha un
attimo di respiro.
Quando poi arriva il momento di consegnare le calze deve volare con la sua scopa magica per tutta la notte su e giù dai camini di tutte le case del mondo.
Talvolta deve infilarsi in camini strettissimi e altre volte in camini tutti sporchi di carbone.
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Qualche bambino gentile le lascia un bicchiere di latte caldo e dei biscotti così tra una
consegna e l’altra può rifocillarsi.
E voi siete stati bravi durante l’anno?
Secondo voi mentre la befana cucirà la vostra calza suonerà la sirena o il campanello
d’argento?
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