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Gruppo 21| Onica Lavinia Corina, Ottogalli Alice, Saia Giorgia Winslow House Il seguente paper si pone l’obiettivo di analizzare le caratteristiche della Winslow House e si concentra sui suoi caratteri principali, che diventeranno tipici delle case in stile Prairie progettate da Wright secondo i principi dell’architettura organica: armonia tra architettura e natura, sviluppo dell’edificio a partire dalla pianta, importanza del camino, pronunciata orizzontalità. Si sofferma inoltre sugli arredi presenti al suo interno e sulle decorazioni e cerca di indagare i motivi delle scelte progettuali. La Winslow House si trova a River Forest, sobborgo di Chicago (Illinois), in un lotto situato vicino al fiume Des Plaines e alle fitte foreste che ne incorniciano le sponde. La casa risale al 1893 e venne progettata da Frank Lloyd Wright, che allora aveva ventisei anni e aveva appena avviato la sua carriera come architetto indipendente, dopo aver lasciato lo studio di Adler e Sullivan, dove aveva operato per circa cinque anni progettando soprattutto abitazioni unifamiliari. Fu proprio all’interno di questo studio che Wright entrò in contatto con William Herman Winslow, comproprietario, insieme al fratello Francis, e presidente della ditta di prodotti ornamentali in ferro Figura 1 Winslow House, fronte principale su strada e bronzo per l’edilizia Winslow Brothers Company, (Fonte: http://www.franklloydwright.org/work/index.html consultato che aveva collaborato alla realizzazione dell’ Hotel e il 22/12/2015) Teatro Auditorium. Fra Wright e Winslow nacque un’amicizia, che li portò alla pubblicazione del libro The House Beautiful (1897), al quale lavorarono per un anno proprio nella scuderia della Winslow House. Nel 1895 Winslow, infatti, fondò la Auvegne Press insieme a Chauncey Williams (Hanks, 1990, p. 180). Per comprendere le scelte progettuali di Wright e come mai esse furono ritenute innovative al tempo bisogna analizzare la sua formazione. Egli infatti non ha mai conseguito una laurea in architettura, ma si è avvicinato a questo mondo, indirizzato sin dall’infanzia dalla madre, conseguendo a 16 anni un diploma da disegnatore e in seguito svolse un tirocinio nello studio di Allen D. Conover e nel mentre seguì le lezioni del corso di ingegneria all’Università di Madison, poiché non vi era un corso di architettura. Tuttavia abbandonò l’università per trasferirsi a Chicago, preferendo entrare nello studio di un architetto e fare pratica. Qui, prima di entrare nello studio di Adler e Sullivan, lavorò per Joseph Lyman Silsbee ed entrò in contatto con lo shingle style. Il caso di Wright è singolare perché la maggior parte degli architetti famosi della sua epoca, incluso Sullivan, avevano una formazione Beux Arts e molti di loro avevano studiato alla Scuola di Belle arti di Parigi. Dopo che egli lasciò lo studio di Adler e Sullivan, Burnham, che fu il promotore della scelta di basare l’Esposizione mondiale colombiana svoltasi a Chicago proprio nel 1983 sul tema del classicismo, si offrì di finanziargli un anno di formazione a Parigi per poi assumerlo nel suo studio, ma Wright rifiutò la generosa proposta (Boulton, 1993, p. 42), nonostante la sua carriera fosse ancora agli inizi e il suo futuro fosse incerto. Questo fatto, poco posteriore alla costruzione della Winslow House, sancisce il rifiuto di Wright per il classicismo europeo, che è collegato direttamente al fatto che egli volesse sviluppare un’architettura autoctona. Tuttavia non pochi studiosi hanno notato dei parallelismi tra le piante delle case monofamiliari di Wright e quelle delle case tradizionali giapponesi, ma questi parallelismi si riscontrano anche nei primi progetti dell’architetto, che visitò il Giappone solo nel 1905. Egli sicuramente ha avuto modo di vedere l’ Hoo-den, tipico tempio giapponese, durante l’esposizione, ma nessuna fonte afferma con certezza che ne abbia subito l’influenza. La Winslow House è passata alla storia perché la sua analisi permette in qualche modo di ricostruire il percorso del pensiero di Wright, poiché presenta in forma acerba tutti quegli elementi che diventeranno caratteristici delle case in stile Prairie da egli costruite in seguito e che suggestioneranno non solo l’architettura americana, ma avranno delle ricadute anche in Europa ed in particolare sul Neoplasticismo olandese. Essa è un’opera di transizione e non è un prodotto perfetto poichè risente di numerose influenze, tuttavia è un prodotto innovativo, che si discosta dall’accademismo, per via della facciata dalla geometria severa in netto contrasto con la moda eccentrica di quel periodo e del tetto fortemente aggettante e ha creato grande scalpore; si racconta infatti che il signor Winslow fosse costretto a prendere una strada secondaria per andare alla stazione al fine di evitare lo scherno dei vicini (Kaufmann, 1955, p. 67). Wright applica inoltre alcuni meccanismi che lo accompagneranno per l’intera carriera come il progettare dall’interno per arrivare all’esterno, ottenendo la “rottura della scatola” e una maggiore integrazione fra interno ed esterno, tra l’architettura e il suo contesto naturale, tipico dell’architettura organica. La Winslow House non si sviluppa infatti per blocchi separati, ma per piani che confluiscono l’uno nell’altro creando una distribuzione degli spazi più dinamica e congeniale alle necessità degli utenti. La comunicazione con l’esterno è invece garantita dalle ampie finestre, dal bow window, dallo sporto sulla facciata del retro, dalla veranda e dalla porte-cocherè. In particolare la pianta si sviluppa dal centro, dove vi è il camino, circondato da spazi comunicanti quali il salotto, la libreria e la sala della musica, suddivisi da passaggi ad arco. Non si tratta tuttavia di un vero open space, che sarà presente nelle Prairie House. Il camino in posizione baricentrica era già presente nelle case coloniali americane ed esso era dotato di un’alcova nelle case in stile shingle, proprio come nella Winslow House. Ciò nonostante Wright non organizza la distribuzione attorno al camino per motivi utilitaristici come avviene nei due casi precedenti, dato che era stato introdotto il riscaldamento centrale e la casa era dotata di un’apposita cucina, bensì per motivi simbolici. Il focolare domestico infatti diventa simbolo dell’unione familiare; esso è dotato di sofà dove è possibile riunirsi e godere del tepore emanato dal fuoco. È probabile che questa scelta dipenda dalle vicende bibliografiche di Wright, la cui famiglia si disgregò dopo che il padre se ne andò di casa quando egli era sedicenne, come è possibile che questo fatto abbia influito sulle vicende sentimentali della sua vita. Un’importanza simile a quella che Wright attribuisce al camino è riscontrabile nella tradizione giapponese del tokonoma, un’alcova situata nella stanza principale della casa, luogo in cui si svolge il cerimoniale domestico. Nella Winslow House l’importanza del camino è sottolineata anche dal fatto che esso sia la prima cosa che si mostra agli occhi varcando la soglia della casa e che sia in posizione sopraelevata rispetto al pavimento dell’ingresso e suddiviso dal resto dell’ambiente attravero un paravento di colonne sormontate da archi. Il camino è inoltre l’unico elemento che si erge in verticale e continua il suo sviluppo fin sopra il tetto. Attraverso il camino passano gli assi Figura 2 Winslow House, Pianta del pian terreno (Fonte: Bardeschi, 1970, p. 12) Figura 3 Winslow House, hall (Fonte: http://www.huffingtonpost.com/2013/12/05/frank-lloyd-wrightwilliam-winslow-house_n_4393286.html, consultato il 22/12/2015 ) Figura 4 Winslow House, facciata sul retro (Fonte: https://www.tumblr.com/tagged/winslow-house, consultato il 22/12/2015 ) principali della casa, quello parallelo alla facciata principale che al pian terreno delinea l’asimmetria degli ambienti e quello perpendicolare a questo, che invece delinea una simmetria. Tale simmetria si riscontra anche nella facciata principale che presenta ancora forti legami con la tradizione classica, essendo lineare e perfettamente speculare nelle sue sobrie geometrie sia al pian terreno che al primo piano. Essa incarna la metafora dell’albero che Wright eredita da Sullivan e secondo la quale l’edificio si suddivide in tre parti principali proprio come l’albero è costituito da radici, tronco e rami. Tale metafora si rifà anche alla partizione della colonna in base, fusto e capitello. Nella facciata retrostante tuttavia si riscontra una situazione del tutto differente poiché vi è una grande variazione nelle forme e un gioco con i volumi, probabilmente frutto dell’esperienza froebeliana infantile, che scandiscono gli ambienti interni che ospitano le zone funzionali e private della casa e lo si può notare dal bow window circolare che interrompe la linearità e dalla torre a forma di esagono irregolare che ospita il corpo scale e che si incastra con il tetto. Dunque Wright, all’inizio della sua carriera si era prefissato lo scopo di trasformare il modo di pensare e progettare l’architettura, tuttavia “non aveva affatto chiara la forma che questa trasformazione doveva assumere. Come i suoi maestri, Sullivan e Richardson, egli oscillava tra l’autorità dell’ordine classico e la vitalità della forma asimmetrica” (Frampton, 2008, p. 58). Elemento innovativo è invece il caratteristico tetto delle case della prateria, poco inclinato con le gronde molto aggettanti, utilizzato per la prima volta in questo caso. Esso contribuisce a suscitare la sensazione di stabilità, creata anche grazie all’utilizzo dei mattoni pieni e all’enfasi posta sui piani paralleli al suolo e sulle linee orizzontali, che si sposano con la planarità del contesto e che sono elementi tipici delle sue case successive, costruite per la maggior parte ad Oak Park, vicino a River Forest. L’orizzontalità è messa in evidenza anche al primo piano, che ha un’altezza inferiore a quella del pian terreno, e per mezzo della fascia marcapiano e del basamento, che ancora l’edificio al terreno e ancora una volta rievoca il concetto di stabilità. Questo perché la casa è vista come un rifugio, dove è possibile allontanarsi dalla frenetica vita lavorativa della città. Come Winslow infatti molti dei clienti di Wright appartenevano al ceto medio-alto e possedevano un’industria con sede principale a Chicago (Brunetti, 1974, pp. 169-170). All’interno della concezione organica ogni elemento deve integrarsi con gli altri e tutti gli elementi devono integrarsi tra loro e per questo motivo nessun particolare, che sia la scelta dei materiali, le decorazioni o gli arredi, può essere trascurato. “Wright considerava i suoi edifici organismi viventi, nei quali tutto era unificato in una totalità architettonica” (Hanks, 1990, p. 14). Per quanto riguarda l’ultilizzo dei materiali egli anticipa il pensiero esposto da Adolf Loos in Ornamento e delitto del 1908 e utilizza il materiale al naturale, andando controcorrente in un momento in cui i materiali venivano verniciati, intonacati o rivestiti (Pfeiffer, 2004, p.18) e anche questo fatto creò grande scalpore. Dunque il cemento è a vista, come anche il mattone dorato romano del pian terreno, ricoperto soltanto nel punto in cui si trova la cornice in pietra bianca della porta. Il primo piano invece è ricoperto da un fregio di terracotta marrone scuro che crea un’illusione ottica e fa sì che questo piano sembri arretrato rispetto all’altro. Anche all’interno il mattone rimane a vista; esso si sposa perfettamente con il legno del parquet e la fascia, sempre in legno, posta all’altezza della parte superiore delle finestre che percorre tutti gli ambienti del pian terreno, creando una continuità tra essi. Nell’ingresso e nell’alcova del camino il legno lasciato al naturale è l’elemento prevalente ed è usato anche per le colonne. Proprio nella hall vi è un primo esempio di arredi fissi a muro progettati da Wright e si tratta dei sedili in legno posizionati ai lati della porta. Vi sono altri arredi in legno e dalle sobrie geometrie che potrebbero essere stati progettati da Wright, ma non ci sono prove evidenti di questo fatto. Uno di questi è il tavolo della libreria, che per via delle gambe massicce e l’uso della quercia bianca ricorda alcuni arredi degli anni novanta (Thomas A Heinz, 2004, p. 371) e un altro esempio sono le poltrone della sala da pranzo e ne è prova il fatto che un discendente di Wright ne possieda una identica. Molto probabilmente molti altri arredi sono stati disegnati dalla mano dell’architetto poiché egli lamentava il fatto che i prodotti presenti sul Figura 5 Winslow House, tavolo della libreria (Fonte: Heinz, 2004, p. 372) Figura 6 Winslow House, poltrona della sala da pranzo (Fonte: Heinz, 2004, p. 21) mercato fossero poco adatti agli interni da egli progettati poiché, essendo sovraccarichi di decorazioni, non si armonizzavano con essi. Gli elementi a muro, già presenti nelle tarde case vittoriane, vengono dunque usati in questo caso per dare l’impressione di uno sviluppo naturale degli interni e anche per impedire al cliente di arredare gli ambienti in modo inappropriato (Hanks, 1990, p. 29). Anche per quanto riguarda le decorazioni, Wright ricerca la semplicità e, sotto l’influenza di Sullivan, crea le forme da astrazioni tratte dalla natura. Tuttavia, mentre Sullivan parte da forme geometriche semplici e le arricchisce per ottenere forme simili a quelle che si trovano in natura, Wright compie il percorso Figura 6 Winslow House, particolari dei motivi opposto, partendo da elementi naturali, nella loro forma originale, decorativi del portone e della cornice per scomporli e ottenere dei motivi stilizzati e geometrici. Inoltre (Fonte: Heinz, 2004, p. 370) nelle opere di Sullivan soltanto la decorazione è organica, mentre in quelle di Wright ogni elemento è concepito seguendo questo criterio e la decorazione si sviluppa a partire dal pian terreno ed è parte della struttura stessa (Hanks, 1990, pp. 10-14). Questo procedimento analitico non viene del tutto attuato nella Winslow House e gli insegnamenti di Sullivan hanno ancora un forte ascendente sul giovane Wright. I pennacchi degli archi di fronte al camino presentano infatti delle foglie intagliate di impronta sullivaniana e sviluppano il motivo con rami di foglie di quercia che compaiono sul portone. Una maggiore stilizzazione è invece rintracciabile nella cornice del suddetto e negli ornamenti in piombo delle finestre, che sono per lo più realizzate in cristallo. Le Figura 7 Winslow House, motivi decorativi dei vetri dello sporto della sala da pranzo decorazioni delle finestre dello sporto della sala da pranzo sono (Fonte: Heinz, 1994, p. 20) quasi sicuramente frutto dell’inventiva di Wright, mentre quelle del secondo piano e della facciata principale derivano dalla combinazione di due motivi egiziani presenti in un libro tedesco posseduto dall’architetto (heinz, 2004, p. 372). Tutti questi elementi rendono la Winslow House un’architettura complessa con forti spinte innovative, tanto che non stonerebbe se affiancata ad edifici più contemporanei. La sua analisi permette di comprendere le future scelte progettuali di Wright poiché i suoi caratteri principali verranno successivamente approfonditi e sviluppati e diventeranno canonici nelle case Prairie Style costruite Figura 8 Winslow House, motivi decorativi dei vetri al secondo piano un decennio più tardi. (Fonte: Heinz, 1994, p. 21) Bigliografia Henry Russel Hitchcock, In the nature of Materials, 1887 – 1941, The buildings of Frank Lloyd Wright, New York: Duell, Sloan and Pearce, 1942 Edgar Kaufmann; An American architecture, Frank Lloyd Wright, New York: Horizon Press, 1955 Marco Dezzi Bardeschi, Frank Lloyd Wright, Firenze: Sansoni Editore, 1970 Fabrizio Brunetti, Le matrici di una architettura organica, Frank Lloyd Wright, Firenze: THEOREMA, 1974 David G. De Long, Frank Lloyd Wright and The living city, Firenze: Teorema Edizioni s.r.l, 1974 William Allin Storrer, The architecture of Frank Lloyd Wright, Cambridge: MIT Press, 1983 David A. 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