080605TH_GBC3

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080605TH_GBC3
Nome file
080605TH_GBC3.pdf
data
05/06/2008
Contesto
GBC
Relatore
GB Contri
Liv. revisione
Pubblicazione
Lemmi
Bellezza
Bellezza dell’età
Blessa d’l’asu
Blog
Differenza sessuale
Giacomo B. Contri
Invidia perfetta
La Donna
La Nonna
Metafisica della nonna
Morte
Relazione
Tempo
Think!
GIACOMO B. CONTRI
BLOG
THINK!
LA BLESSA D’L’ASU
In vecchio astigiano significa “la bellezza dell’asino”:
lo so dall’infanzia, ma solo col tempo sono arrivato a sapere che è una deformazione dialettale
della frase francese, già invidiosa, “La beauté de l’age” ossia la bellezza dell’età, deformata in “de
l’ane”, asino.
(mi scuso per le pecche ortografiche: le due a del francese mancano del circonflesso, così come
in articoli precedenti l’α greca talvolta manca dello spirito dolce).
Non perderei tempo con il detto se designasse ciò che tutti sanno o credono di sapere:
l’invidia di donne non più giovani verso le giovani (“maledette le giovani”, Manzoni) asinizzate
pateticamente,
o divertentemente: ho apprezzato ragazze prodigiose nel recitare le oche, o le galline, e perché
non le asine?
Ma ahinoi non è così, è peggio e insieme diverso, perché l’asino, giovane o non giovane, non ha
età:
giovane o non giovane, nella battuta francese o piemontese è di sé che la donna parla, nella
propria aspirazione a essere asino ossia metafisicamente vecchia (sessualmente indifferente per
metafisica):
in un linguaggio ancora generazionale, riscontrabile nei sogni ma anche in fantasia diurne,
parlerei di metafisica della nonna (che è la metafisica di “La Donna”):
riscontrabile anche in giovanissime.
Ma la nonna è ancora secondo il tempo, mentre qui si tratta di senza-tempo:
attenzione però!, un senza-tempo aldilà del tempo lineare, infinito, della successione
cronologica:
è senza il tempo un-due (o più, ma una sequenza molto breve, forse quattro) che è richiesto da
una relazione, in cui un soggetto e un altro soggetto fanno ognuno la loro mossa, nel subordine
dell’una mossa all’altra, senza previsione o predizione che annulla anticipatamente l’iniziativa
dell’altro.
La differenza umana dei sessi
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- non ho detto: la differenza dei sessi umani vive del tempo un-due-… di una relazione.
La suddetta “Bellezza” è l’invidia perfetta, l’abolizione preliminare dell’accadere, l’eternità.
La rappresentazione della pulsione di morte come riduzione allo stato inorganico (polvere,
cenere, sabbia, e perché non particelle elementari?) è ancora moderata, troppo per risolvere
pacificamente in polvere la trasmissione generazionale delle tare (la patogenesi è eterna, transgenerazionale):
mentre l’invidia perfetta contempla (è proprio il caso di dire) tutti morti ambulanti, vivi solo
nell’angoscia pietrificata in eterno.
Qui la morte si rivela finalmente pensabile e dicibile (ecco una novità ingente):
è la morte del pensiero.
Questo vive di un passo, un-due-…, che non è affatto quello musicale della danza, in cui la
mossa dell’altro è già prevista:
ancora uno sforzo e siamo alla marcia militare, magari in forma di maniacale jogging musicale
sedativo dell’angoscia dei beati.
L’armonia è la morte del rapporto, e della pace che questo fonda:
l’amore è pacifico, non armonico né equilibrato (c’è equilibrio solo nella morte).
La psicosi è il massimo equilibrio possibile di un organismo ancora biologicamente vivente
(magari si s-quilibrasse ossia guarisse!)
I profeti dell’eterno mancano dell’osservazione che l’eterno è già tra noi nella patologia:
dunque la loro promessa non promette nulla ma eternizza il peggio.
© Studium Cartello – 2010
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