Clara Caselli - LUISS Business School
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Clara Caselli - LUISS Business School
Valutazione della creazione di valore sociale nel non profit: alcuni modelli Clara Caselli Dipartimento di Tecnica e Economia delle Aziende Facoltà di Economia, Università degli Studi di Genova Roma, 29 settembre 2011 LUISS Business School DUE CONCETTI DI PARTENZA IL PARADIGMA DELLA PRODUZIONE DEL VALORE F A T T O T I _ < _ < _ < P R O D O T T I AZIENDA MERCATO IL PARADIGMA DEL VALORE F1 MERCATO BISOGNI POTENZIALI F6 IMPRESE BISOGNI F3 F4 MERCATI LOCALI F2 STATO QUASI MERCATI NON PROFIT F5 ENTI LOCALI F7 LE FILIERE DEL VALORE COME CREA VALORE IL NP? Tecnologia, interdipendenza e configurazione del valore long-linked technologies Interdipendenza Interdipendenza sequenziale sequenziale value chain intensive technologies Interdipendenza Interdipendenza reciproca reciproca value shop mediating technologies Interdipendenza Interdipendenza generica generica value network (Thompson, 1967; Stabell, Fjeldstad, 1998) Value chain Cooperative soc. di tipo B Banco Alimentare Quali sono le specificità del non profit quando adotta il value chain? • Creazione congiunta di valore economico e di valore sociale: diverso significato di margine. I valori d’uso prevalgono sui valori di scambio. • Se il vantaggio competitivo è di costo, si fonda sulla possibilità di utilizzare risorse o fattori produttivi gratuiti o ad un costo inferiore a quello di mercato. • Il maggior driver di costo è la dimensione. Conseguente crescita dei gruppi e delle federazioni. • Se il vantaggio è di differenziazione, si manifesta come una ridondanza di valore prodotto. Value shop Scuole formaz. professionale Meeting Point (Kampala) Quali sono le specificità del non profit quando adotta il value shop? • Il non profit esalta il value shop • L’orientamento alla persona prevale e precede quello al bisogno. Si “risponde” alla persona nella sua interezza ed integrità con forme di offerta complesse e reticolari. • Asimmetria informativa e opportunismo delle parti sono ridotte. I soggetti coinvolti hanno spesso una comunanza di obiettivi ed una consonanza nelle modalità per perseguirli. Sono potenzialmente più diffusi scambi caratterizzati da equifinalità dei soggetti coinvolti. • Si realizzano forme di auto-aiuto e auto-organizzazione Value network Fondazione Telethon CoGe Fondo speciale volont. Quali sono le specificità del non profit quando adotta il value network? • La modalità principale per la creazione di valore sociale è la crescita e lo sviluppo della rete, nonché l’intensificarsi delle relazioni tra i soggetti partecipanti. Il valore creato è funzione delle esternalità di rete positive. Il non profit crea valore grazie all’utilità collettiva generata e sviluppata dalla partecipazione alla rete. • Il potenziale di innovazione è maggiore ed è dovuto alla partecipazione attiva di tutti i soggetti coinvolti. • Esiste un livello di soglia minima necessario per attivare il processo di creazione del valore. Questo rappresenta un presupposto di fattibilità e rende cruciale la dimensione. • Il conseguente sviluppo delle organizzazione di secondo livello. IL NP NELLE FILIERE: COME CREARE VALORE SULLA FRONTIERA MERCATO BISOGNI POTENZIALI IMPRESE BISOGNI MERCATI LOCALI F1 F2 STATO F4 QUASI MERCATI NON PROFIT F3 ENTI LOCALI La creazione del valore a livello di sistema: le “frontiere” del non profit nelle diverse configurazioni del valore Frontiere Value chain F1 Bisogni / risposta F2 Profit / non profit F3 Pubblico / privato F4 Non profit / non profit Value shop Value network Efficienza Aumento capacità di risposta Nuovo valore alle risorse Nuove risorse valorizzate Occupazione Specificazione ed esplicitazione bisogni Innovazione Animazione locale Promozione sociale Occupazione Aumento della coscienza dei bisogni Società della voice Rappresentanza Advocacy Canali strutturati e integrati Canali di mercato Percorsi di aziendalizzazione Contaminazione di professionalità Impulso alla CRS Contaminazioni a contenuto etico Creazione reti Intermediazione Attivazione relazioni Trasferimento e condivisione conoscenze e relazioni Gestione comune servizi Esternalizzazione gestione servizi Percorsi di imprenditorialità Efficienza servizi Protagonismo della società Riduzione e ridefinizione del ruolo del settore pubblico Efficienza canali distributivi Intermediazione Processi di imitazione Spin off Formazione gruppi Risposta di secondo livello Coordinamento Animazione Lobbying Innovazione La presentazione si rifà al testo: Benevolo C., Caselli C. (2011), “Il contributo del non profit nel sistema delle filiere di creazione del valore. Alcuni modelli”, in Borgonovi E., Mussari R. (a cura), Collaborare e competere per un mercato responsabile e solidale. Amministrazioni pubbliche, enti non profit, fondazioni, imprese cooperative, imprese sociali, Il Mulino, Bologna Bibliografia ulteriore: - Benevolo C., Caselli C., 2000, “Produzione di valore e formula di imprenditorialità sociale: il caso del Banco Alimentare”, Sinergie, n. 53, p. 247 - Benevolo C., Spinelli R., 2005, “Second Level Organizations (SLOs) in Voluntary Sector: an Italian Perspective”, First ISTR-EMES International Conference Concepts of the Third Sector. The European Debate. Civil Society, Voluntary and Community Organizations, Social Economy, April 27-28-29, Cnam, Paris, France. - Caselli C., 2000, “Non profit: una totale dignità di azienda”, Persone, imprese e istituzioni, n. 1 - Caselli C., 2004, “Il paradigma del valore e la sua rottura: il caso del non profit”, Impresa Progetto, n. 1 - Ferrando P.M., 2010, Teoria della creazione del valore e responsabilità sociale dell’impresa, Scritti in onore di Vittorio Coda - Mair J., Martì I., 2006, “Social entrepreneurship research: A source of explanation, prediction, and delight”, Journal of World Business, 41, p. 36 - Mair J., Schoen O., 2005, Social entrepreneurial business models: an exploratory study, working paper n. 610, IESE Business School, Navarra. - Molteni M., 2004, Responsabilità sociale e performance d'impresa. Per una sintesi socio-competitiva, Vita e Pensiero, Milano - Morvan Y., 1985, Fondements d’économie industrielle, Economica, Collection Gestion - Normann R., Ramírez R., 1994, Designing Interactive Strategy. From Value Chain to Value Constellation, John Wiley & Sons, Chichester - Parolini C., 1996, Rete del valore e strategie aziendali, Egea, Milano - Peredo A.M., McLean M., 2006, “Social entrepreneurship: A critical review of the concept”, Journal of World Business, n. 41, p. 56 - Porter M.E., 1985, Competitive Advantage: Creating and Sustaining Superior Performance, Free Press, New York - Stabell C.B., Fjeldstad Ø.D., 1998, "Configuring Value for Competitive Advantage: on Chains, Shops, and Networks", Strategic Management Journal, vol. 19, n. 5, p. 413 - Tessitore A., 1997, “Il profilo aziendale delle Organizzazioni Non Profit”, Rivista italiana di Ragioneria e Economia Aziendale, n. 1-2 - Thompson J.D., 1967, Organizations in Action, McGraw-Hill, New York 13