stili e strumenti

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stili e strumenti
STILI E STRUMENTI
I tipi di brani da ballo
La Jig è la forma con il tempo più veloce, e costituisce tra l'altro il tipo di musica più facilmente
riconoscibile come "musica irlandese". Il tempo è 6/8.
La Slip-Jig è caratterizzata da un tempo veloce. E' in 9/8.
La Reel è anch'essa veloce, è in 4/4. Ha un maggiore senso di "fluidità" rispetto alla jig. La
differenza sta principalmente nella diversa accentuazione ritmica.
La Hornpipe può essere in 6/8, 12/8 o in 4/4, ma con un'enfasi ritmica diversa da jigs e reels.
Lo Slide è abbastanza simile alla jig.
La Set Dance è' più "maestosa", ed in qualche modo ricorda la musica classica.
La Polka è una forma di musica da ballo che fa parte della tradizione del Ceili. Il Ceili è una festa
da ballo irlandese "all night long".
I tipi di brani melodici
L’Air è una forma musicale lenta e molto melodica; è l'unica dove fa capolino una qualche
armonizzazione.
La Lament è melodica come un air, ma con un intrinseco elemento di tristezza, di malinconia.
La Peobracht è una forma melodica solistica per cornamusa scozzese, lenta, prolungata e
maestosa.
Altri tipi di brani
La March enfatizza molto (ovviamente, dato il termine) l'aspetto militaresco. Fa largo uso di
percussioni. E' in 2/4.
Le Composizioni di O'Carolan sono state composte dall'arpista cieco irlandese Turlough
O'Carolan (1670-1738) che riveste un'importanza particolare nella musica irlandese: in termini di
struttura musicale le sue composizioni sono simili alle altre forme sopra viste, ma sono presenti
forti influssi delle composizioni classiche del Rinascimento Italiano.
Il Planxty è un brano musicale dedicato a qualcuno, come un nobile (nel passato), o un amico (più
recentemente). Non è un tipo particolare di musica: a jigs, reels o airs può essere dato il nome di
Planxty.
La struttura
Quasi tutta la pop music è strutturata in questo modo: una tipica canzone potrebbe essere formata
così: Strofa, Strofa, Ritornello, Strofa, Ponte, Ritornello. Nella musica celtica invece le parti, o
sezioni, sono descritte semplicemente da lettere di alfabeto: Parte A, Parte B ecc. Così un brano di
musica irlandese, o scozzese, potrebbe avere la struttura A A B B (tipica di Jigs e Reels), oppure
A B A B. Talvolta possono esistere sezioni C, D, o E. Può capitare che le Parti siano molto
differenti (così come lo sono strofa e ritornello), ma si può anche verificare il fatto che le
differenze tra le Parti siano sottile, come se le sezioni fossero semplici variazioni su un medesimo
tema. La musica diventerà di più facile comprensione se si riesce ad assegnare queste lettere (A,
B..) alle variazioni percepibili all'ascolto del brano.
GLI STRUMENTI DELLA MUSICA CELTICA
Strumenti a corda
IL VIOLINO
Non sappiamo quando il violino sia stato introdotto per la prima volta nella musica
celtica né se abbia sostituito o soppiantato strumenti ad arco preesistenti; è certo che
già nel XVII sec era molto diffuso soprattutto per l'accompagnamento delle danze,
ma il suono non doveva essere particolarmente piacevole se è stato paragonato al
rumore di una chiave in un serratura arrugginita.
Evidentemente col passare del tempo i musicisti irlandesi e scozzesi sono però riusciti ad ottenere
quel suono pulito e lo stile inimitabile che caratterizzano il violino di oggi; suono e stile che ne
fanno uno dei principali strumenti solisti e che si uniscono molto bene a quelli della cornamusa e
degli altri strumenti nei tradizionali unisoni.
L’ARPA
Emarginata stette così a lungo nel
dimenticatoio, e solo nell'800 i “romantici”
cominciarono ad interessarsene nuovamente
con ideale entusiasmo.
Ma la reale riscoperta dell’arpa celtica è solo
di questo secolo e in particolare degli ultimi
vent'anni, quando sotto la spinta di un
rinnovato e genuino interesse per la musica
tradizionale, sono nate varie associazioni per
1'apprendimento, la costruzione e lo sviluppo
dello strumento e l'arpa ha così potuto
riacquistare tutta la sua dignità, diventando
quasi l’emblema della rinascita di una cultura
una volta ricchissima.
Lo strumento attuale ricalca fedelmente i pochi modelli antichi rimasti ed ha una scala diatonica con
un numero di corde variabile da 30 a 34; è comunque molto frequente l’applicazione di “variatori”
(piccoli tiranti metallici che possono alzare di un semitono la nota della corda) con cui è, possibile
programmare lo strumento per diverse tonalità.
IL BOUZOUKI
È lo strumento greco per eccellenza; la caratteristica forma - cassa panciuta e
ovale, manico stretto e allungato con tasti e quattro corde doppie- rivela le sue
origini medio-orientali apparentandolo alla famiglia dei liuti.
Il suono brillante e forte lo rende adatto come strumento solista ed è questa
ragione per cui si è recentemente diffuso nella musica dei paesi celtici dove
tradizionalmente la melodia prevale sull’armonia, anche se dagli anni '60 in
poi, quest'ultima è diventata, con il contributo di strumenti quali la chitarra,
parte integrante della tradizione stessa.
LA MANDOLA
Sulle origini di questo strumento non si hanno dati precisi; si sa che
appartiene alla famiglia dei liuti ed è quindi di probabile derivazione medioorientale e che nell'XI secolo era già noto, anche se solo nell'ambito della
cultura popolare: ambito nel quale è sempre rimasto.
La sua forma, proprio per la caratteristica di strumento non codificato dalla
musica colta, ha subito innumerevoli variazioni e tuttora i liutai vi apportano modifiche rifacendosi
a modelli antichi o inventandone nuove varianti.
Originariamente, e ancora in Italia, la sua cassa armonica era ricurva e panciuta (comunque sempre
più grande di quella del mandolino che ne è una derivazione), mentre ora viene preferita una forma
piatta molto comoda e maneggevole. Oltre alle dimensioni varia anche il numero delle corde: in
genere sono 8 o 10, con accordature conseguentemente diverse ma quasi sempre a quinte.
Nella musica irlandese e scozzese, la mandola è entrata solo recentemente sotto la spinta dell'ultimo
"folk revival" e subito si è diffusa producendo ottimi suonatori che hanno inserito questo strumento
nel linguaggio della tradizione come melodico e armonico o come supporto ritmico.
IL DULCIMER
IL Dulcimer o "dowcemere" come veniva chiamato
una volta; l'origine del nome è già di per sé evocativa
delle caratteristiche sonore e timbriche di questo
antico strumento: "dolce melodia" dal latino "dulce
melos" o forse "dolce amaro" da "dulce amarus"…
Rappresenta la versione celtica di una vasta gamma
di strumenti a corde, che vanno dal provenzale
"épinette des Vosges" al norvegese "Langeleik",
appartenenti alla famiglia delle cetre semplici
antecedenti della chitarra e degli strumenti a plettro.
Nella sua forma più tipica, il dulcimer presenta con una cassa armonica "ad ala di uccello" molto
lunga e stretta, sulla quale poggia una semplice tastiera diatonica con filetti e quattro corde: due
bordoni bassi accordati per intervalli di quarta, quinta o ottava, e due "canterine", acute e
ravvicinate fra loro, che vibrano all'unisono.
LA CHITARRA
Anche se le sue origini sono molto antiche, solo recentemente la chitarra "folk" si è
aggiunta agli altri strumenti della tradizione irlandese e scozzese, contribuendo in
maniera decisiva allo sviluppo armonico e ritmico di quelle musiche e conquistando
gradualmente un suo spazio autonomo e particolare.
A differenza dallo strumento classico a corde di nylon, il modello folk ha un manico
più stretto e una cassa armonica di maggiori dimensioni e si serve del plettro e di corde
di metallo per ottenere sonorità più marcate ed aumentare il proprio volume.
Si è comunque affermata ad ottimi livelli la tecnica del "finger-picking" in cui si
pizzicano le corde con le dita o con appositi ditali metallici.
IL KANTELE
Il kantele, cordofono vicino alla famiglia delle cetre, viene anche definito nel linguaggio corrente
come "arpa finlandese" o "salterio finlandese", ma la sua
catalogazione, secondo i musicologi, non è così facile e netta.
Se per un verso sono evidenti le analogie con i salterii, che
prevedono corde tese parallelamente alla tavola armonica, e non
perpendicolari come nell'arpa, d'altra parte di quest'ultima ha il
sistema di sospensione delle corde, tese senza l'ausilio di
ponticelli. La corda è agganciata da un lato ad una sporgenza
conica in legno, o ad un cavigliere metallico non dissimile da
quello del pianoforte, e su questo lato viene accordata per mezzo
di una chiave. L'altra estremità, fissa, è invece agganciata su se stessa, a cappio, su di una sottile
barra metallica (detta "varras"). Proprio questo tipo di montatura, senza la presenza di un ponte di
alcun tipo ad interferire con la vibrazione della corda stessa, dà luogo a quel sottile ma penetrante e
persistente timbro che è peculiare dello strumento, quasi un rintocco di campana, ancor più
accentuato rispetto a quello prodotto dalle arpe medioevali.
Le corde dello strumento, originariamente di crine ritorto o più di rado di tendine animale,
acquistarono in brillantezza e potenza sonora quando cominciarono ad essere realizzate in bronzo
fosforoso. Oggi viene normalmente utilizzato un sottile filo di acciaio armonico (generalmente di
sezione 0.35 - 0.40 mm., a seconda dell'accordatura che si desidera adottare) ad alto grado di
elasticità, anche se alcuni costruttori mantengano l'uso di metalli differenti: oltre al bronzo, pure
ottone e rame. A volte, soprattutto negli Stati Uniti, si tende a fare anche uso di corde già pronte,
come quelle da pianoforte o da banjo. La caratteristica delle corde è comunque di venire sempre
montate con sezione uguale fra di loro. Non è infatti il diametro della corda, né la sua tensione, a
variare l'altezza della nota prodotta, bensì la sua lunghezza. Di norma, la corda in acciaio può
variare la tensione entro una gamma sonora di circa una quinta. Il punto di miglior risonanza è un
tono e mezzo al di sotto del punto in cui essa è esposta a rischio di rottura, ed è consuetudine
accordare lo strumento il più alto possibile per l'esecuzione di brani strumentali, mentre se deve
accompagnare il canto può anche abbassarsi di qualche tono (perdendo ovviamente però il timbro,
in tal modo, di brillantezza).
Strumenti a fiato
LA UILLEAN PIPE (cornamusa irlandese)
La piccola dolce cornamusa irlandese è sicuramente, assieme al violino, lo strumento prediletto dei
folletti, quello che maggiormente essi amano suonare nelle loro feste e che li accompagna nei balli;
le "pipes” rappresentano anche lo strumento
principe della musica irlandese e, sebbene recente
più di altri, quello più tipico e caratteristico che
meglio
ne
interpreta
gusto
e
stile.
Quasi all'opposto -per sonorità, tecnica concezionedella "Highland Bagpipe" questa raffinata
cornamusa è nella sua attuale configurazione il
risultato ottocentesco di una lunga serie di
modifiche e innovazioni che ne hanno fatto uno
degli strumenti più particolari e affascinanti del
mondo, sicuramente il più completo e complesso della numerosa famiglia delle cornamuse.
Gli originali 'regolatori' ad ance doppie rappresentano l'ultima innovazione cronologica e un'altra
delle peculiarità dello strumento: sono flauti con chiavi azionabili dal palmo della mano o dal polso,
chiusi all'estremità; essi servono da bordoni supplementari o “chanters” aggiuntivi permettendo di
affiancare alla melodia un vero e proprio accompagnamento di singole note o accordi pieni. Lo
strumento è quindi da solo capace eseguire linea melodica, base armonica fissa e contrappunto
armonico e ritmico; naturalmente questo pone non pochi problemi di coordinazione fra i vari
movimenti e le varie parti: il braccio destro non deve mai smettere di azionare il soffietto, e il
sinistro deve costantemente controllare e dosare la pressione dell'aria nella sacca e, mentre i tre
'bordoni' producono il loro rispettivo basso continuo, le dita delle due scorrono veloci sul "chanter"
coprendo e scoprendo i fori;
LA HIGHLAND BAGPIPE
E' la grande cornamusa scozzese; il terrificante strumento che incitava alla guerra le feroci milizie
degli "highlanders" e la cui sola aggressiva potenza bastava a scatenare il panico fra le file nemiche;
lo struggente e melanconico strumento di lunghe e solitarie “meditazioni; quello stesso forte e
vigoroso di trascinanti allegrie di festa, di scatenati gioiosi balli ... Rumore di folli venti sulla cima
delle montagne, canto del mare ardente, nebbia sulle verdi colline e cespugli di
uva spina...
Indietro, nella notte dei tempi, nei miti e nelle leggende scompaiono e si
perdono le tracce di questa cornamusa: l'attuale forma risale al XVII secolo e
consiste di una grande sacca (bag) in pelle di capra che funge da serbatoio per
l'aria e in di una serie di flauti (pipes): una “canna del canto” o chanter sulla
quale viene effettuata la melodia, tre bordoni o drones che producono
costantemente lo stesso suono fornendo un accompagnamento fisso, e una lunga
cannuccia (blow-pipe) attraverso cui viene immessa l'aria necessaria per
riempire la sacca e fare così funzionare lo strumento.
L'ARMONICA A BOCCA
Da quando verso la metà dell' 800, Mathias Hohner
cominciò a fabbricare armoniche su scala
industriale, ma soprattutto dopo l'esempio dei
grandi bluesmen neri, questo piccolo strumento si è
diffuso rapidamente diventando per i musicisti dilettanti il fedele
compagno di viaggi, di momenti liberi e di festa: simbolo quasi di
"riappropriarsi della musica" come libera espressione creativa.
Pur avendo una storia molto recente lo troviamo quindi - per il suo
carattere versatile, per la relativa facilità e anche per il minimo
ingombro in quasi tutte le tradizioni musicali.
Il suono è prodotto da lamelle o ance metalliche che vibrano sollecitate dall'alternanza di emissione
e immissione di fiato producendo le note di una scala diatonica.
Da qualche decina d'anni però lo strumentò è diventato anche cromatico grazie all'adozione di
un'apposita stecca metallica azionabile con la mano, che aggiunge il suono dei diesis e dei bemolle.
Gli emigranti irlandesi costretti a varcare l'oceano spesso non avevano altro che una piccola
armonica a bocca per rievocare il loro paese lontano.
Strumenti a percussione
IL BODHRAN
È il grande tamburo della tradizione celtica, quello che in antico
scandiva il ritmo delle processioni druidiche; quello stesso che incitava
al combattimento i feroci guerrieri celti .
Il suo nome non ha nessuna etimologia particolare, ma imita soltanto il
suono caratteristico dello strumento. Fino ad oggi, il bodhràn ha
mantenuto inalterata la primitiva forma, simile a quella della
“tammorra” dell’Italia del Sud: una spessa pelle di capra, anticamente
dipinta con simboli religiosi, tesa su di una solida cerchiatura in legno
rinforzata da un telaio a croce.
Altri Strumenti: La Voce
È senz'atro lo strumento più antico dell'uomo e probabilmente il più
importante in quanto primordiale espressione del suono. È lei che in
antico pronunciava le formule dei riti comunitari ed è principalmente con la voce che avveniva e
avviene la trasmissione della tradizione orale.Per metà poeti, per metà cantastorie, i bardi erano nel
mondo celtico i depositari di queste antiche conoscenze tramandate da secoli; sulle piazze e nei
ritrovi cantavano di una cultura nata dai sogni della gente comune, dei miti e delle leggende, delle
paure e delle speranze di un popolo intero.
Ma tali espressioni d'arte non rimasero confinate alle sole Irlanda e Scozia: ad esempio, quei
monaci irlandesi che, a partire dal V secolo d.C., si diffusero sul continente per evangelizzare,
portarono con sé, assieme al ricco patrimonio della loro cultura, anche le melodie e i modi degli
antichi canti celtici influenzando così in maniera decisiva il canto gregoriano.
Attraverso i secoli la voce è stata il mezzo principale per l’insegnamento delle arie e dello stile per
chi veniva iniziato all'arte di uno strumento, e ancora oggi esistono complesse tecniche di
memorizzazione sillabica con cui, ad esempio i suonatori di cornamusa scozzese, tengono a mente il
complicato disegno melodico dei brani giungendo con la voce ad imitare lo strumento nelle sue più
difficili figurazioni ritmiche e nei colori più delicati.
Per i lunghi tristi periodi della dominazione inglese quando il possesso degli strumenti era
fortemente tassato o addirittura proibito, la voce rimase, assieme ad oggetti d’uso quotidiano quali i
cucchiai, le ossa, i chiodi, . . , l’unica possibilità (non tassabile) per fare musica, espressione di
speranza e libertà.