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FUGA DA BAGHDAD
Con due giorni di anticipo rispetto alla data prefissata, il “proconsole” statunitense Paul Bremer III ha rimesso i poteri a quello che in molti...
vedono come un governo fantoccio instaurato dagli americani e guidato da Iyad Allawi, un primo ministro che è stato nel libro paga della CIA, e ha lasciato in fretta e furia l’Iraq a bordo di un C-130, in quella che è sembrata una vera e propria fuga. Ottima mossa: date le premesse, chissà cosa si sarebbe inventata la resistenza irachena per
la data fatidica del 30 giugno…
E ora anche lo spietato dittatore, Saddam Hussein, è stato rimpatriato e consegnato al nuovo “governo” che dovrà giudicarlo per i suoi crimini (è già iniziato il prevedibile show televisivo, con un Saddam più combattivo e risoluto che mai davanti alle telecamere), anche se la sua custodia, chissà perché, rimarrà agli statunitensi: un fatto ben
poco conosciuto però è che alcune settimane fa la moglie, finalmente autorizzata a incontrarlo, è uscita dopo alcuni minuti dalla cella dichiarando “quello non è mio marito”. Interessante. Che si tratti di uno dei numerosi sosia di cui faceva uso il dittatore? Difficile a dirsi, però il mio primo pensiero è andato a Norimberga e a Rudolf Hess, il
delfino di Hitler, che dopo il processo fu rinchiuso a vita nel carcere di Spandau e che, secondo un magnifico e ben documentato libro (edito in Italia col titolo “Il caso Rudolf Hess), altri non era che un sosia. La storia si ripete? Non sarei affatto stupito se le cose stessero così: se per più di mezzo secolo si è riusciti a spacciare al mondo un
falso Rudolf Hess, non si può escludere che le stesse tecniche e modalità siano state raffinate e riutilizzate, per motivi che al momento si possono soltanto ipotizzare…
Ma accantoniamo per un attimo le vicende mediorientali, e riprendiamo invece un argomento del quale mi sono già occupato di recente. A proposito della data del 20 maggio scorso, indicata come critica per il possibile impatto di un meteorite, una email anonima spiega: “Si calcola che Toutatis passi vicino alla Terra il 29 settembre; la data
per l’impatto fissata per il 20 giugno non riguardava quello tra Toutatis e la Terra, bensì tra il primo e un missile con testata nucleare; è la distruzione di Toutatis quella che dovrebbe accadere in tale data...”
Questa persona in pratica afferma che Toutatis potrebbe già essere stato bombardato, nel qual caso qualcuno avrebbe problematiche spiegazioni da fornire qualora il 29 settembre questo atteso asteroide non fosse visibile…
Michael Goodspeed (http://TrueSkeptic.com) cita una notizia diffusa la notte tra il 4 e il 5 giugno dalla stazione radio KFI 640 AM di Los Angeles, che riportava testimonianze oculari di “palle di fuoco”, “aerei che precipitano” e “forse un meteorite caduto”, con le autorità alla ricerca di aerei precipitati che avrebbero invece riscontrato le tracce
della “caduta di un meteorite”. Questa storia non è stata più ripresa da KFI né rilanciata da alcun organo di informazione, a Los angels o nel resto degli USA. Prosegue elencando i misteriosi eventi accaduti nelle ultime 4 settimane:
Inizia dal meteorite delle dimensioni di una palla da baseball, caduto a Washington il 3 giugno, notizia riportata dai media nazionali; (http://www.goanacortes.com/articles/2004/06/09/news/news14.txt)
La settimana dopo, notizie di un meteorite che in Nuova Zelanda ha sfondato il tetto di un’abitazione, rischiando di uccidere un bimbo; (http://www.inq7.net/brk/2004/jun/14/brkafp_2-1.htm)
La settimana successiva, notizie di un meteorite in Australia, che secondo numerose testimonianze sarebbe stato delle dimensioni di una casa; (http://www.theaustralian.news.com.au/common/story_page/0,5744,9869458%255E421,00.html)
Poi, il 19, un rapporto dal Missouri relativo ad un meteorite delle dimensioni di un’automobile, che non ha ricevuto la copertura di alcun media;
(http://freeinternetpress.com/article.pl?sid=04/06/20/0542230&mode=thread)
Il 20 giugno, in Oklahoma, l’Alva Review Courier pubblica un articolo, peraltro non più reperibile nel loro sito né da alcuna altra parte, relativo a una palla di fuoco che ha rischiarato a giorno il cielo di mezzanotte. Il seguente link per una descrizione dell’articolo e una foto che mostra quello che sembra un campo in
fiamme; (http://news.google.com/news?hl=en&edition=us&ie=ascii&q=la+fireball)
Sempre il 20, a Seattle, emergono rapporti relativi a una “pioggia di meteore mai vista prima” e numerosi avvistamenti UFO da parte di Cliff Mickelson di Rumor Mill News. (http://www.rumormillnews.com/cgi-bin/forum.cgi?read=50825)
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A tutto questo si aggiunga lo spiegamento del 93% della flotta statunitense per misteriose “esercitazioni”, oppure la scomparsa di 29.000 pellicani che hanno abbandonato il nido, lasciandosi dietro le loro uova. (http://www.abovetopsecret.com/forum/thread59026/pg1)
Pure coincidenze messe insieme a costruire teorie cospirative da strapazzo? O forse questa circolazione di informazioni fa parte di un programma di operazioni psicologiche di qualche sorta? È dura districarsi in questa giungla di notizie, dov’è assai facile rimanere impigliati nelle trame della disinformazione: prova ne sia quella ormai
martellante, propinata in massa dai media, che ultimamente cerca di legare qualunque tragedia, minaccia o cospirazione planetaria alla fantomatica organizzazione di Al-Qaeda, la quale secondo molte analisi (con le quali concordo) è una creazione ad hoc di alcuni servizi segreti (con tutta probabilità CIA, Mossad, e chissà quali altri).
L’ultimo personaggio “inventato” è l’imprendibile e misterioso Abu Musab Al-Zarqawi, il “braccio destro di Osama” in Iraq; invariabilmente, sulla scorta di minacce o azioni terroristiche di qualche tipo, i grandi media (in particolare la CNN) annunciano che si ritiene questo individuo responsabile, senza peraltro fornire alcuna prova e prima
ancora che siano state avviate indagini da parte delle autorità.
In alcuni casi, subito dopo l’evento di natura terroristica, c’è un rapporto iniziale che in pratica dichiara come si ritiene possibile che Al-Zarqawi ne sia l’organizzatore, anche se “non vi sono conferme e permangono dubbi sull’identità degli autori dell’attacco”. Uno o due giorni dopo, probabilmente verrà emesso un comunicato definitivo,
citando fonti della polizia, dei militari o dell’intelligence. Spesso questi rapporti sono basati su informazioni pubblicate su un sito islamico, su un misterioso video o una registrazione audio, nessuno dei quali è mai oggetto di un’indagine approfondita.
Curiosamente, malgrado la taglia sulla sua cattura sia stata elevata a 25 milioni di dollari (quanto quella di bin Laden), il suo nome non compare sull’elenco dei maggiori ricercati dall’FBI. (http://www.fbi.gov/mostwant/topten/fugitives/fugitives.htm)
Se poi si analizza il significato stesso della parola “Al-Qaeda”, si scoprono alcune cosette interessanti: in arabo ha svariati significati, tra i quali “Base”, “Terreno”, “Norma”, “Regola”, “Fondamento”, “Grammatica”. Il significato esatto dipende dal contesto in cui viene utilizzata, nonché dalla parola che segue “Al-Qaeda” nella frase.
“Qa’ada” è l’infinito del verbo “sedere”. “Ma-Qa’ad” è una sedia, “Al-Qaeda” è la base o fondamento di qualcosa. “Ana raicha Al Qaeda” in gergo significa “sto andando in bagno”. In molti paesi arabi, un uso molto comune e diffuso della parola “Al-Qaeda” è per “tazza del water”: questo nome deriva dal verbo arabo “Qa’ada”, che
come già detto significa “sedere”, il che è pertinente alla “tazza del water”. In molte case arabe vi sono due tipi di toilette: “Al-Qaeda”, chiamata anche la “Hamam Franji” o toilette straniera, e la “Hamam Arabi” o toilette araba, che altro non è che un buco in terra. E non dimentichiamo che il vaso usato dai bambini piccoli viene chiamato
“Ma Qa’adia” o “Piccola Qaeda”.
Coloro che hanno fondato la gloriosa “Internazionale del Terrorismo Islamico”, Al-Qaeda, probabilmente conoscevano ben poco dell’uso comune della lingua araba per sapere che usando questo nome per la loro organizzazione, avrebbero rischiato di diventare lo zimbello di chiunque parli la lingua araba di uso “pubblico”.
Comunque sia il principe Turki al-Faisal, ambasciatore saudita a Londra, ha di recente ribadito in un’intervista televisiva che gli attacchi terroristici in Arabia Saudita, attribuiti ad al-Qaeda, avrebbero in realtà dei legami con non meglio identificati ambienti sionisti, ricalcando un’affermazione simile fatta un mese fa dal principe della Corona
Abdullah.
(http://www.aljazeera.com/cgi-bin/news_service/middle_east_full_story.asp?service_id=2536)
Rushdi Al-Ani, professore di storia e civiltà islamica presso l’università di Baghdad, ritiene che “l’attuale ondata di attentati con auto imbottite di esplosivo che coinvolgono civili iracheni sono certamente opera di mani straniere, allo scopo di danneggiare l’immagine dei gruppi della resistenza, mantenere la nazione nel caos e impedire il
trasferimento dei poteri al governo transitorio”.
Sia come sia, non occorre essere dei geni per ravvisare il totale fallimento della guerra statunitense in Iraq. Ma non è soltanto in Iraq (o più in generale nella loro “guerra al terrorismo”) che gli Stati Uniti stanno perdendo la faccia. Sentite questa: in febbraio, nello stato indiano del Madnya Pradesh, c’è stata un’esercitazione congiunta (nome
in codice "Cope India 04") che vedeva impegnate l’aviazione militare statunitense e quella indiana. Si tratta di esercitazioni ormai di routine, che si tengono dal 2002 e che generalmente sono di interesse soltanto per gli specialisti del settore. Stavolta però, i risultati sono stati davvero sorprendenti per le forze armate americane: detta
semplicemente, queste ultime hanno fallito miseramente! I piloti statunitensi di F-15C che hanno partecipato all’esercitazione hanno perso il 90% delle battaglie aeree contro i piloti indiani alla guida di MIG-27, MIG-29 e Mirage 2000 (più qualche esemplare di Su-30K). I risultati sono stati talmente catastrofici che agli esperti americani ci sono
voluti sei mesi per esaminare compiutamente le possibili ragioni della “sconfitta”. Apparentemente, e questo suona incredibile, i piloti indiani avrebbero il doppio dell’esperienza di volo dei loro colleghi statunitensi. Sembra inoltre che questi ultimi siano rimasti impressionati dalla versione indiana migliorata del vecchio MIG-21 russo, nome in
codice “Buffalo”, del quale peraltro l’India ha perso ben 102 esemplari in incidenti negli ultimi dieci anni.
Comunque sia, è impressionante confrontare l’attuale bilancio della difesa statunitense (oltre 400 miliardi di dollari) con quello indiano (convertito in dollari, circa 14,5 miliardi): evidentemente, in questo genere di cose gli indiani ci sanno fare assai meglio degli alti papaveri del Pentagono…
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(http://english.pravda.ru/world/20/91/366/13213_training.html)
Per concludere, vi lascio con due nuove foto di quello strano, inquietante tipo di nuvole che dovrebbero essere una rarità e che invece, a quanto sembra, stanno diventando sempre più comuni.
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