Concerto d`organo e voci in memoria di Piero Dagradi La Via

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Concerto d`organo e voci in memoria di Piero Dagradi La Via
Concerto d'organo e voci in memoria di Piero Dagradi
La Via Francigena tra pellegrini e labirinti
Il concerto d'organo e voci si ispira anche alla figura di san Martino di Tours, in questo anno martiniano che
festeggia i 1700 anni dalla nascita del santo ed è dedicato a Piero Dagradi, professore di Geografia dell'Alma
Mater Studiorum - Università di Bologna nel decennale della sua morte. Sarà eseguito dal maestro d'organo
Fabrizio Scolaro, accompagnato dalle voci del soprano Teresa Parigi e dal baritono Niccolò Roda.
Il concerto, cammino di musica sacra, si compone di brani ispirati al tema del pellegrinaggio e del labirinto,
simboli e metafore del viaggio della vita, a partire dai luoghi della Via Francigena, pellegrinaggio nato alla
fine del terzo secolo verso la città di San Pietro e riscoperto sulle orme di Sigerico, vescovo di Canterbury. Il
legame tra musica e pellegrinaggio è costruito dal legame tra luoghi e compositori di musiche sacre, in
relazione alla loro attività e alla loro provenienza geografica. Gli autori dei brani presentati hanno vissuto
tra il 1500 e 1700 e operato nelle chiese di Canterbury, Reims e Lucca, tappe fondamentali da sempre per
tutti i romei delle Vie Francigene che si recavano a Roma.
Thomas Tallis, straordinario compositore del Rinascimento inglese, è stato, nel corso della sua vita,
organista della cattedrale di Canterbury, ideale punto di partenza della Via Francigena del pellegrinaggio di
Sigerico, come è annotato nel suo taccuino di viaggio di ritorno (990) da Roma a Canterbury, dove era
vescovo. Di Tallis si potrà ascoltare un brano basato sull’incipit dell’inno gregoriano “Iste confessor”, che fa
parte della liturgia dei vespri della festa di San Martino.
A Gioseffo Guami, nato e morto a Lucca, si deve la Toccata che apre il concerto. Egli ha vissuto ed operato
a Venezia negli anni più fulgidi della Cappella Marciana, la cappella musicale della Patriarcale Basilica
di San Marco a Venezia e uno dei cori liturgici storicamente più importanti d'Italia. Dapprima venne
assunto come cantore (1561-1567), incarico che gli permise di studiare con Adriano Willaert e Annibale
Padovano, famosi organisti della Scuola veneziana (1500-1650). Seguì un periodo in cui lavorò come
organista in Baviera, dove fu allievo di Orlando di Lasso di origine fiamminga, considerato uno dei massimi
compositori di musica polifonica del Rinascimento. Poi trascorse vari anni di attività tra Lucca, prima, e
Genova, poi, (1579-1587), per ritornare a Venezia ove venne nominato Primo organista della Basilica di San
Marco e lì rimase sino al 1590. Dopo di allora fece ritorno definitivamente a Lucca assumendo l'incarico di
organista nel duomo dedicato a San Martino.
Altro lucchese è Cristofano Malvezzi di cui si ascolterà una "Canzona". Formatosi alla scuola del padre che
fu per vari anni organista del duomo di Lucca, e a quella del mantovano Alessandro Striggio, lavorò a
Firenze sia come organista in varie chiese, che musicista alla Corte medicea.
Tra le diverse tappe della Francigena, Reims era e resta una dei luoghi più importanti, dove l’organo della
famosa Cattedrale tra il 1697 e il 1703 era suonato da Nicolas de Grigny. Della sua produzione rimane solo
un volume, ma grande è la sua importanza come testimonia il fatto che nel 1713 Bach copiò interamente il
testo per la sua biblioteca personale. Subito dopo la porta maggiore di Nôtre Dame di Reims, sul pavimento
si trovava anche un labirinto pavimentale a forma ottagonale, con quattro appendici anch’esse ottagonali,
realizzato nel 1240 e composto da piastrelle di pietra o di marmo di colore blu. Fu smantellato nel 1779 per
volere del canonico Jacquemart, infastidito dalla continua confusione dei ragazzi quando giocavano
"irrispettosamente" a percorrere il labirinto durante la messa, dimentico dell’evangelico “sinite parvulos
venire ad me”. Il ricordo permane ancora in un ideale collegamento con gli innumerevoli labirinti presenti
nei luoghi sacri contemporanei.
Il labirinto è patrimonio comune della nostra cultura fin dalla notte dei tempi, dalle incisioni rupestri sino a
quello leggendario di Cnosso, carico di un significato ben più profondo di quello di semplice motivo
decorativo. Nella cultura medioevale percorrere in ginocchio le spire di uno di quelli raffigurati sul
pavimento di una cattedrale equivaleva al compimento di un pellegrinaggio fino a Gerusalemme, simbolo
legato al viaggio verso la Terra Santa che alla “Gerusalemme celeste”, cioè verso una meta terrena quanto
diretto ad un traguardo interiore (Ez. 36,26 “Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito
nuovo”). Non stupisce perciò che un labirinto, seppure di ridotte dimensioni, sia visibile su una delle pietre
del pilastro alla base del campanile del Duomo di Lucca, tappa obbligata sul cammino dei pellegrini diretti a
Roma, tra cui la Via Francigena di Sigerico. E al Duomo di San Martino di Lucca si sosta per pregare davanti
al Volto Santo, una delle reliquie più antiche della cristianità.
Il Kleines Harmonisches Labyrinth è la rappresentazione musicale dell’attraversamento di un labirinto:
dall’entrata ci si spinge all’interno, e, passando attraverso il centro, ci si avvia verso l’uscita. Il tutto viene
illustrato simbolicamente con un intricato percorso armonico, partendo dalla tonalità iniziale di Do
maggiore, che in tutti i trattati dell’epoca veniva indicata come quella più adatta ad esprimere la gioia; si
prosegue grazie ad una serie di complessi artifici compositivi, di dissonanze (rese veramente aspre
dall’accordatura antica dell’organo Cipri della Basilica bolognese di San Martino) a simboleggiare le
difficoltà e le paure del cammino; infine dopo una serie di arditi passaggi fra tonalità per descrivere le
tortuosità e le complicazioni del percorso, si torna nuovamente “a riveder le stelle” nella beatitudine della
tonalità iniziale. L’attribuzione del brano a Johann Sebastian Bach, dovuta ad un manoscritto ottocentesco
che costituisce l’unica fonte del brano, è stata recentemente messa in dubbio. Sembra che sia più
probabilmente opera di Johann David Heinichen, compositore coevo di Bach e oggi poco noto. Tuttavia la
nuova edizione delle opere bachiane (NBA) include il brano.
Numerose testimonianze ci ricordano che l’atmosfera del pellegrinaggio non fosse in ogni momento
limitata all’aspetto religioso. Quando gruppi eterogenei di persone si trovavano a percorrere la medesima
strada è logico che condividessero anche momenti ludici: musica e danze sicuramente allietavano le serate
delle “carovane” di pellegrini diretti verso Roma. Probabilmente in qualche caso anche le processioni che
conducevano alle tappe religiose lungo il cammino della Via Francigena, come per altre vie di
pellegrinaggio, potevano essere accompagnate da musiche di danza. Ciò è plausibile perché di questi
festeggiamenti resta una unica, ma importantissima testimonianza in Lussemburgo: si tratta della
processione che si svolge ogni anno il martedì dopo la festa di Pentecoste, a Echternach, in onore di San
Willibrord, fondatore della locale abbazia e patrono del Lussemburgo. I pellegrini vanno verso la cattedrale,
ove sono conservate le spoglie del santo, a passo di danza sulle note di una melodia che si tramanda
attraverso i secoli. È molto probabile che il brano di William Brade, irrequieto compositore e violista inglese
che ha lavorato soprattutto in Germania, non sia che una dotta trascrizione di una danza eseguita da
pellegrini diretti verso qualche meta religiosa.
Sempre legato ad un viaggio è il Cantico del Magnificat. Come racconta l’evangelista Luca (Lc 1,39-56),
dopo l’Annunciazione, Maria si recò “in fretta” da Elisabetta e lì, dopo il saluto della parente, dalla voce
della Madonna sgorga questo straordinario cantico. Si tratta di un bellissimo episodio in cui viene
evidenziato il legame intimo, profondo ed esclusivo che caratterizza le amicizie e le parentele femminili,
che spinge la più giovane ad andare dalla cugina anziana col desiderio di raccontare, confidare e
condividere quegli avvenimenti che le rendevano protagoniste essenziali e necessarie di un altro “ viaggio”:
la discesa salvifica di Dio tra gli uomini. Il Magnificat fa parte della liturgia dei Vespri e deve essere recitato
o cantato ogni sera. Questa sera la modalità esecutiva sarà secondo la prassi dell’alternanza tra canto e
organo, ove lo strumento si sostituisce alla voce nelle strofe dispari. All’organo verranno eseguite delle
Fughe di Johann Pachelbel, parte di una nutrita serie di brani che il compositore scrisse per ogni tono in cui
poteva venire intonato il cantico.