Pensare per immagini: una risorsa dimenticata di Alessandro

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Pensare per immagini: una risorsa dimenticata di Alessandro
Pensare per immagini: una risorsa dimenticata
di Alessandro Antonietti
([email protected])
Dipartimento di Psicologia
Servizio di Psicologia dell’Apprendimento e dell’Educazione (S.P.A.E.E.)
Università Cattolica di Milano
www.unicatt.it/spaee
La cultura occidentale ha in genere sottovalutato le potenzialità del pensiero visivo, cioè di
quelle forme di ragionamento che si basano su figure, grafici, schemi, mappe. In molte
teorie, sia filosofiche che psicologiche, queste forme di pensiero sono ritenute forme
preparatorie o ausiliarie di altre forme ritenute più “nobili”, come per esempio le forme di
pensiero logico, verbale, matematico. Il pensiero visivo è visto o come un pensiero che
precede lo sviluppo di modi di ragionamento che delle immagini possono poi fare a meno
(una sorta di “trampolino di lancio” per il pensiero astratto), o come una sorta di
“stampella” cui il pensiero astratto ricorre quando si trova in difficoltà (per esempio,
quando occorre spiegare un concetto a una persona per la quale è difficile seguire delle
dimostrazioni logiche).
In altre culture però non è così. Per esempio, in certe popolazioni nomadi i pastori si
rendono conto della mancanza nel gregge di qualche capo, non contando gli animali ad
uno ad uno, ma attraverso una semplice "occhiata" lanciata al gregge: una funzione che la
nostra scuola ci ha abituato a svolgere attraverso una procedura matematica è qui assolta
attraverso una più rapida procedura intuitivo-visiva. Ciò spiega perché in alcune culture
anche i giochi infantili insistono sullo sviluppo di capacità di quest'ultimo tipo. Per esempio,
in alcune zone africane uno dei passatempi preferiti nell'infanzia consiste nel costruire
mucchi di sassi e poi nel determinare "ad occhio" la loro numerosità: vince il gioco il
bambino che si è avvicinato maggiormente al numero esatto di sassi ammucchiati.
Di strategie visivo-spaziali ci si avvale anche per risolvere problemi complessi. Per
esempio, per gli abitanti delle isole polinesiane, l'orientamento nella navigazione è stabilito
per mezzo di modelli mentali di tipo spaziale, anziché - come avviene nella scienza
nautica occidentale - attraverso un complesso sistema di calcoli.
Vi sono poi popoli che dedicano al pensiero per immagini - in specifico, a quella peculiare
forma di pensiero per immagini che è il pensiero onirico - un'attenzione del tutto
particolare. In alcune tribù della Malesia centrale il racconto e l'elaborazione dei sogni
costituisce una parte rilevante dell'educazione della gioventù. Ogni mattina, prima i
bambini e poi gli adulti, raccontano i sogni della notte. In seguito gli uomini si riuniscono in
un consiglio nel quale vengono ripresi e discussi i sogni più impressionanti. Lo scopo è
quello di aiutare chi ha compiuto un sogno in cui si sono manifestati elementi negativi
(paura, odio, incidenti, lutti) a sfruttare tali esperienze per volgerle, nella realtà, verso mete
positive. Infatti, chi ha raccontato il sogno che successivamente è stato oggetto di
discussione viene invitato a risognarlo in modo diverso durante il giorno, in uno stato di
rilassamento. Da questo secondo "viaggio onirico" il sognatore deve tornare con qualcosa
di creativo che possa essere comunicato agli altri: un'azione da compiere, un'ispirazione
per un prodotto artistico (una poesia, un canto, una danza, una scultura, un racconto), la
soluzione di un problema. Per esempio, un bambino ha sognato di incontrare uno
scorpione sul sentiero e di scappare. Il bambino viene allora invitato a rielaborare il sogno
durante il giorno. Dopo varie rivisualizzazioni della scena onirica, il bambino comunica agli
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anziani della tribù il risultato cui è pervenuto: rivede nella propria mente lo scorpione che
ostruisce il passaggio, va a chiamare il proprio fratello maggiore che prende lo scorpione
per la coda e libera il sentiero. In questa maniera, attraverso vari tentativi di
visualizzazione, il bambino impara a sperimentare da sé varie soluzioni dei problemi
incontrati.
In varie pratiche educative orientali si fa uso della visualizzazione mentale quale tecnica
per aiutare a superare problemi di ordine emotivo o relazionale. A titolo di esempio
riportiamo un aneddoto. C'era un famoso lottatore che si chiamava O-nami, Grandi Onde.
Era il più forte, ma quando doveva gareggiare di fronte ad un pubblico la sua timidezza lo
rendeva debole tanto da essere sconfitto dal peggiore dei suoi allievi. O-nami si affidò alla
saggezza del proprio maestro Zen, il quale pensò di risolvere il problema così: "Tu ti
chiami Grandi Onde - gli disse - Perciò questa notte rimani nel tempio: immaginati di
essere quei marosi, quelle ondate enormi che distruggono qualunque cosa incontrano
davanti a loro. Fa' così e sarai il più grande lottatore del paese." O-nami meditò tutta la
notte: non era più il lottatore ma era la grande onda ed il tempio era il continuo fluire del
mare. Al mattino O-nami partecipò alle gare di lotta e vinse. E da allora, nessuno in
Giappone riuscì più a batterlo.
Dal complesso di suggestioni cui si è fatto cenno emerge l'indicazione che il pensiero a
base visiva può risultare altamente efficace per la soluzione di importanti problemi. Perché
allora non coltivare anche nel nostro contesto culturale la capacità di utilizzare immagini
mentali, figure, rappresentazioni spaziali per affrontare le difficoltà che incontriamo nella
vita quotidiana, nell'ambito professionale, nei rapporti interpersonali, nelle attività
intellettuali?
I risultati di varie ricerche sperimentali provano che la visualizzazione mentale o l'impiego
di sussidi grafici possono facilitare la soluzione di vari generi di problemi. Perché ciò
avviene?
Innanzi tutto, il pensiero visivo è, in certe situazioni, particolarmente produttivo poiché le
immagini possono ritrarre dettagli e relazioni che non riescono ad essere ritrascritti dalle
parole e possono apportare informazioni nuove rispetto a quelle contenute nella
formulazione linguistica.
Le rappresentazioni figurali hanno poi la capacità di simulare la situazione problemica in
un modo facilmente manipolabile. Le immagini sono infatti rappresentazioni estremamente
flessibili. Esse permettono, inoltre, di immaginare alcune trasformazioni degli elementi del
problema che risulterebbero impossibili da attuare nella realtà. Il problema, infatti, per
poter essere risolto, talvolta deve essere impostato in modo diverso da quello in cui esso
si presenta immediatamente. Si devono prospettare altre sue possibili articolazioni e
l'immagine fungerebbe proprio da rappresentazione anticipatoria di queste articolazioni
alternative.
L'immagine permette poi di ritrascrivere gli elementi del problema in termini visivo-spaziali,
mantenendo un rapporto di somiglianza con le situazioni reali, e quindi permette di
operare su questi elementi in modo più produttivo rispetto ai simboli logico-verbali (che
implicano un maggior livello di astrazione ed un maggior numero di mediazioni
concettuali), restando così più aderente alla realtà.
Ancora, le rappresentazioni figurali - per esempio, le mappe - permettono di estrapolare
dalle situazioni problemiche le caratteristiche più importanti, producendo quindi una
visione schematica in grado di evidenziare la struttura essenziale del problema o della
situazione. Un'ulteriore spiegazione delle potenzialità dell'immagine risiede nel fatto che
quest'ultima è in grado di rappresentare contemporaneamente diversi aspetti della
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situazione. In questo modo si può operare anche nell'ambiguità e nell'incertezza.
Dunque, strumenti che aiutano a impostare e ad elaborare in termini visivi il nostro
pensiero possono non soltanto “aiutare” il pensiero astratto, ma possono anche svolgere
delle funzioni che quest’ultimo non riuscirebbe altrimenti a svolgere.
Per saperne di più ed esercitarsi ad applicare il pensiero visivo:
Antonietti A., Angelini C. e Cerana P., L'intuizione visiva. Utilizzare le immagini per
analizzare e risolvere i problemi, Franco Angeli Editore, Milano
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