Lola, rete ultra-veloce per la musica
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Lola, rete ultra-veloce per la musica
Pianeta scienza MARTEDÌ 12 NOVEMBRE 2013 IL PICCOLO Quei piccoli robot del futuro che vengono studiati alla Sissa I micro-robot del futuro dovranno sapersi muovere con efficienza e precisione. Per rendere questo possibile e migliorare le capacità di locomozione di questi dispositivi artificiali, gli scienziati, come Antonio De Simone e il suo gruppo della Sissa di Trieste, studiano il movimento degli organismi unicellulari. De Simone si è appena giudicato un Advanced Grant dell’European Research Council di un milione e 300mila euro. Obiettivo del progetto: approfondire la conoscenza sui sistemi di loco- mozione cellulare, e creare prototipi di micro-robot. Gli organismi unicellulari possono nuotare e strisciare, capacità che saranno preziose nei microrobot, una scommessa scientifica e tecnologica del futuro prossimo. Questi dispositivi piccolissimi potrebbero infatti svolgere molte funzioni fra le quali alcune utili per la salute umana. Potrebbero per esempio essere iniettati nel circolo sanguigno dove potrebbero trasportare farmaci, oppure ripulire i vasi ostruiti e molto altro ancora. Per svolgere que- ste funzioni dovranno anche essere in grado di muoversi autonomamente e la bioingegneria (l’ingegneria che si ispira alle soluzioni già “messe a punto” dalla natura) può qui venire in aiuto. Il gruppo di De Simone svolge ricerche proprio in questo campo e grazie alla qualità del lavoro finora svolto ha vinto un nuovo finanziamento Erc che per i prossimi cinque anni mesi finanzierà la loro ricerca con 1 milione e 300mila euro. Il progetto studierà le basi meccaniche delle motilità cel- lulare, e cioè come i microorganismi riescono a nuotare e strisciare, per poi replicarla in sistemi artificiali. Quanto appreso sui meccanismi chiave della bio-locomozione sarà infatti usato per costruire un prototipo di robot miniaturizzato “bioispirato”, delle dimensioni nella scala del micron. Il team impiegherà gli strumenti utilizzati dell’ingegneria computazionale, con tecniche derivate dalla matematica applicata. Nel corso della ricerca verranno inoltre sviluppati nuovi strumenti e metodi di AL MICROSCOPIO modellizzazione matematica, simulazione numerica, acquisizione di dati dai sistemi biologici. “La nostra idea è quella di usare la matematica per distillare i segreti dei successi che la natura ha conseguito nel campo della motilità cellulare, per poi implementarli in dispositivi artificiali” spiega De Simone. “Per riuscire a miniaturizzare i robot alla scala del micron occorrono nuovi paradigmi concettuali e nuove tecnologie: robot “soffici” più simili a dei blob di gelatina (in cui è il materiale stesso a produrre i movimenti necessari), invece che a piccoli orologi svizzeri. Lola, rete ultra-veloce per la musica Il sistema viene presentato oggi a Trieste nell’ambito della rassegna “No science? No party!” di Simona Regina Musica a distanza. Con Lola si può. Lola sta per Low latency audio visual streaming system ed è un sistema di streaming audio-video che codifica e trasmette in rete, in tempo reale, segnali audiovisivi ad altissima qualità, permettendo così ai musicisti di suonare assieme, come se fossero sullo stesso palco, anche se a migliaia di chilometri di distanza. Ideato e realizzato dal Conservatorio Tartini di Trieste, grazie all'utilizzo delle reti a banda ultra-larga del Consortium Garr, che gestisce la rete italiana in fibra ottica per il mondo dell' università e della ricerca, il sistema Lola viene presentato oggi, tra musica e degustazioni, nell'ambito della rassegna «No Science? No party!» alle 18.30 in Palazzo Gopcevich. L'idea di ricorrere alle reti ultra-veloci in fibra ottica per la didattica musicale a distanza risale al 2005, poi il progetto è stato sviluppato tra il 2008 e il 2011. E oggi Lola viene utilizzato con successo, in particolare in Europa e Stati Uniti, per rea- SCOPERTA Ecco il gene della pigmentazione In uno studio pubblicato su PLoS GEnetics, un gruppo di ricercatori dell’Università di Cambridge ha raccolto misure del colore della pelle di residenti in India per quantificare il range e l’estensione delle variazioni del fenotipo epidermico di pigmentazione e ha scoperto che un gene coinvolto in questo processo, il gene SLC24A5, gioca un ruolo importante nella variazione della pigmentazione della persone dell’Asia meridionale. Lo studio aiuta a capire gli altri possibili meccanismi che possono aver contribuito a dare forma allo spettro biologico umano esistente nei colori della pelle. Lola sta per Low latency audio visual streaming system lizzare non solo lezioni ma anche performance teatrali e concerti. Consente infatti ai musicisti di suonare in perfetta sintonia grazie ai suoni e alle immagini che viaggiano, su rete dedicata, talmente veloci che l'occhio e l'orecchio umano non percepiscono il ritardo di trasmissione tra le postazioni remote. Lola, infatti, riduce a pochi millisecondi la latenza del segnale, consentendo dunque un'esecuzione simultanea. Dal primo test - nel 2010, a novembre, due pianisti hanno suonato perfettamente insieme, uno dal Tartini e l'altro dall'Institut de Recherche et Coordination Acoustique/Mu- sique di Parigi - «il sistema si è evoluto, è diventato più userfriendly: dal bianco e nero siamo passati al colore e dai due canali stereo siamo arrivati al multicanale surround, e ormai anche il video ad alta definizione è pronto» precisa Claudio Allocchio del Constortium Garr. Ma non vanno sottovalutati i prerequisiti del sistema: «Lola richiede infatti una connessione di almeno 1 Gigabit al secondo, ben al di sopra dunque delle reti domestiche, e la capacità di upload deve essere uguale a quella di download. Fondamentale è dunque l'utilizzo di reti ad alte prestazioni dedicate alla ricerca, come Garr in Italia o Internet2 negli Usa». Abbattendo dunque le distanze, le potenzialità di Lola sono tali che può trovare applicazioni in diversi settori. «Il sistema – conclude Allocchio può essere utilizzato infatti in tutti i campi in cui c'è bisogno di interazione reale: dalla chirurgia a distanza al controllo di radiotelescopi o microscopi elettronici». ©RIPRODUZIONE RISERVATA Ecco come si insegna a fare una buona impresa Bill Aulet ha spiegato all’Area, a ricercatori e imprenditori, l’approccio necessario per fare business Si può insegnare come fare impresa? È questa la domanda anche un po’ provocatoria - a cui prova a rispondere Bill Aulet, managing director del Martin Trust Center del Mit Entrepreneurship, nel libro “Disciplined entrepreneurship. 24 Steps to a successfull startup”. Aulet, ospite recentyemente all’Area Science Park per un incontro con ricercatori e imprenditori, parte dall'idea che un grande imprenditore come Steve Jobs, Bill Gates e Richard Branson per citarne qualcuno - è tale non necessariamente perché dotato di particolare genialità, ma perché ha di certo avuto nelle sue mani un prodotto di successo. Secondo l'esperto americano, infatti, il fulcro del successo è un prodotto eccellente e innovativo. Aulet ha spiegato l'approccio pratico che ogni imprenditore dovrebbe applicare al proprio business per arrivare al successo. Una tecnologia innovativa, una buona idea e passione sono il punto di partenza, al quale seguono 24 passi raggruppabili sotto sei domande base: 1) chi è il tuo cliente; 2) cosa puoi fare per lui; 3) come può acquisire il prodotto; 4) come guadagnare dal prodotto; 5) come lo progetti e realizzi; 6) come misuri il tuo business. In pratica, si parte dall'individuazione del target per poi relazionare il possibile cliente con il prodotto, valutan- do ad es. qual è il valore aggiunto per il cliente, dove può comprarlo, in che modo. Aulet ha sottolineato spesso quanto sia importante focalizzare obiettivo ed energie, perché in genere si hanno a disposizione tempo e risorse limitati. «Ci sono alcuni errori da evitare nel percorso che porta alla nascita di una startup - ha evidenziato Aulet -. Il primo è pensare che una buona idea basti da sola. In realtà per arrivare al successo è fondamentale pensare subito a come commercializzare quell'idea e a come costruire intorno ad essa un team di lavoro affiatato. Un altro errore da evitare e la dispersione di energie: abbiamo scarsità di Galileo. Koch. Jenner. Pasteur. Marconi. Fleming... Precursori dell’odierna schiera di ricercatori che con impegno strenuo e generoso (e spesso oscuro) profondono ogni giorno scienza, intelletto e fatica imprimendo svolte decisive al vivere civile. Incoraggiare la ricerca significa optare in concreto per il progresso del benessere sociale. La Fondazione lo crede da sempre. tempo e di denaro e per questo occorre focalizzare gli sforzi sulle attività principali, senza mettere in cantiere troppe cose insieme. Questo fa la differenza se vuoi diventare una grande impresa, devi darti un indirizzo di marcia preciso, capire subito chi può essere tuo cliente e chi non lo è. E' bene, inoltre, pensare ad un mercato su scala internazionale, mondiale, perché se operi solo per il mercato locale sei maggiormente soggetto alle sue fluttuazioni. Se costruisci qualcosa che puoi vendere in tutto il mondo hai maggiori possibilità e per fare ciò è molto importante innovare. E' un cammino più difficile ma è quello che alla fine conferisce all'im- 29 presa maggiore solidità». Una parte dell'incontro è stata dedicata a due startup ModeFinance e Forever, nate e cresciute in Area. Aulet ne ha analizzato i punti di forza e debolezza. ModeFinance è una realtà specializzata nell'emissione di rating per l'analisi, la valutazione economico-finanziaria e la gestione del rischio di credito delle società di capitale. L'altra startup messa sotto la lente di ingrandimento è Forever, gruppo di sviluppo di Innovation Factory, nata dall'idea di assicurare l'immortalità digitale a ogni individuo e consegnarla al futuro nella sua interezza di ricordi, personalità e pensieri. QUESTA PAGINA È REALIZZATA IN COLLABORAZIONE CON Modificare il Dna è oggi un obiettivo irrinunciabile ◗ di MAURO GIACCA S e trasportare ossigeno, difendersi dai microrganismi, metabolizzare cibi, correre e pensare, insomma vivere, dipende dalle proteine che il nostro corpo produce e se l’informazione per costruire queste proteine è codificata nel Dna, ecco che modificare il Dna per correggere le informazioni difettose diventa un obiettivo irrinunciabile. Modificare il genoma consentirebbe di affrontare malattie ereditarie incurabili, in particolare quelle causate da una mutazione con un effetto dominante, dove una copia normale di un gene mutato non è sufficiente a garantire una funzione normale; tra queste, l’ipercolesterolemia familiare, la neurofibromatosi e varie aritmie cardiache fatali. Cambiare la sequenza del Dna di virus e batteri è relativamente semplice, grazie alle tecniche dell’ingegneria genetica sviluppate dagli anni ’70. Ma manipolare il Dna delle cellule umane, mille volte più grande di quello dei batteri, è rimasto ancora molto complicato. Lo scenario è però cambiato drasticamente lo scorso anno, quando un gruppo di ricercatori di Berkeley ha dimostrato come sia possibile utilizzare un sistema derivato dai batteri per modificare in maniera selettiva anche il Dna nelle cellule di mammifero. Il sistema, che sta rivoluzionando il lavoro di molti laboratori in giro per il mondo, è basato su una proteina e un Rna. L’Rna (chiamato Crisper) può essere disegnato per riconoscere, e appaiarsi, a qualsiasi sequenza di Dna; la proteina (Cas9), trascinata da questo appaiamento, taglia il Dna bersaglio: quando la cellula ripara questo taglio, la sequenza ne risulterà alterata, e il gene sarà inattivato. Cas e Crisper, quindi, una volta inseriti all’interno di una cellula, funzionano come delle vere e proprie forbici molecolari, che possono modificare virtualmente qualsiasi specifica sequenza di Dna. La rivista Forbes ha definito questa tecnologia come quella che “potrebbe cambiare le biotecnologie per sempre”; Greg Mello, Nobel per la medicina 2006, dichiara di esserne “rimasto a bocca aperta”. Cas e Crisper potrebbero essere usati efficientemente per generare linfociti resistenti all’infezione da Hiv, inattivando uno dei geni che codifica per il recettore del virus, e quindi curare definitivamente l’Aids. Oppure per correggere difetti ereditari negli embrioni prima della nascita, o in bambini già nati. Soprattutto, quest’anno diversi laboratori hanno già dimostrato che Cas e Crisper consentono di generare con semplicità animali geneticamente modificati, che da sempre rappresentano i modelli più importanti per la comprensione dei meccanismi con cui insorgono le malattie e lo sviluppo di nuove terapie. ©RIPRODUZIONE RISERVATA