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i 2 Spedizione in A.P. 70% - Art. 2 comma 20/D - L. 662/96 - Filiale di Siena FEBBRAIO 2004 Mensile di critica e attualità sportiva - €uro 2,00 In arrivo le prime scadenze stagionali La Montepaschi f a g ruppo editoriale Direttore Mario Ciani Direttore responsabile Paolo Corbini Direzione – Redazione – Fotolito Bernard & Co. Strada di Busseto 18 -C2/7 – Siena Tel. 05.77.28.53.74 Fax 05.77.22.10.14 E-mail: [email protected] Edito e stampato presso Arti Grafiche Ticci Loc. Pian dei Mori 278 - Sovicille (Si) Tel. 05.77.34.92.22 Fax 05.77.34.93.66 Felici di esserci I primi cinquanta giorni del 2004 dovevano consacrare definitivamente le squadre senesi ai livelli di una città che quando vuole non si fa mancare niente. Gli inediti appuntamenti con Juventus, Milan e Inter, pullman distrutto a Pesaro, sassaiola di Empoli). Tre episodi che ci riportano fatalmente alla mente quel dopo Siena-Modena che pure dovrebbe averci insegnato qualcosa, perché solo riconoscendo che gli imbecilli sono anche fra n o i Autorizzazione del Tribunale di Siena n. 430 del 27.01.1983 Hanno collaborato a questo numero: Corrado Bagella, Duccio Balestracci, Mauro Bindi, Andrea Bruschettini, Marco Buccianti, Massimo Carignani, Barbara Cerretani, Michelle Chazine, Mario Ciani, Vincenzo Coli, Fabio Fineschi, Stefano Fini, Riccardo Giacopelli, Emilio Giannelli, Daniele Giannini, Antonio Gigli, Mario Lisi, Luca Luchini, Mauro Mancini Proietti, Simone Marrucci, Gilberto Martelli, Augusto Mattioli, Marco Naldini, Paolo Ridolfi, Roberto Rosa, Gigi Rossetti, Romano Rossi, Andrea Sbardellati, Senio Sensi, Antonio Tasso, Matteo Tasso, Francesco Vannoni. Fotografie di Lazzeroni/Castoria e Augusto Mattioli Collaborazione fotografica: Fabio Di Pietro Editing: Simonetta Michelotti Progetto grafico: Bernard Chazine cini- 2 ANNO XXII FEBBRAIO 2004 camente racchiusi nello spazio di 15 giorni dopo averli attesi per quasi un secolo (ma quelli dei biancoverdi sembravano da meno solo perché certe frequentazioni ‘altolocate’ sono di più vecchia data), erano la prova provata del riscatto sportivo di una intera comunità. Invece no, ci tocca raccontare di storie al limite della cronaca… bianca quando va bene (la nonpartita al Delle Alpi per la fitta nevicata) e della cronaca nera quando va male (caso Cirillo, possiamo legittimamente biasimare gesti di stupida violenza come questi. In mezzo a tanti fatti che poco in comune hanno con lo sport, non sono passati inosservati alcuni risultati negativi, e fra questi quelli subiti quasi in contemporanea proprio contro l’Inter e la Scavolini. Due sconfitte dal peso diverso, perché mentre quella di San Siro ci poteva anche stare, al di là delle proporzioni, quella della MPS a Pesaro metteva a nudo la fragilità di una squadra dalle grandi potenzialità, ma senza il guizzo ed il furore agonistico che fanno la differenza fra una squadra forte ed una fortissima. Ma forse, come sostiene Recalcati, è solo una questione di lingue e culture da conciliare ed amalgamare, ammesso che alla vigilia dei grandi appuntamenti stagionali (Coppa Italia, qualificazione Euroleague, posizionamento per i play-off ecc.) ci sia ancora il tempo per un corso accelerato all’Università per stranieri… Così come non sono mancati alcuni elementi di soddisfazione, a cominciare da quelli legati alle prestazioni della Robur contro Modena e Perugia, oppure della Mens Sana con CSKA e Zalghiris. Poi è arrivato febbraio, e le strade di Siena e Montepaschi sono tornate a divaricarsi. In ogni caso negare che tutto questo abbia un suo fascino, sarebbe falso. Primo, perché ridurre tutto ad una questione di risultati (peraltro sempre più proporzionali al ruolo delle due squadre), sarebbe abbastanza arido e trattandosi di sport non c’è di peggio. Secondo, il dirittodovere di vivere queste esperienze con il giusto spirito… olimpico. Non quello sull’importanza di partecipare e basta, che per… cultura rifiutiamo a prescindere, ma di lasciarsi coinvolgere e trasportare dal clima di festa che la stagione ci sta regalando e che sembra contagiare tutta la città nelle sue diverse sfaccettature. ■ 1 Gianni Guigou 3 calcio Mario Ciani Punto e a capo? Se l’ultima prestazione è sempre la più indicativa, non ci sono dubbi. Per fortuna però non è sempre così, anzi, ma un messaggio chiaro e forte il derby con l’Empoli l’ha inviato: si può perdere contro chiunque, anche di goleada, ma con avversari che sul campo si dimostrano superiori, non per mancanza di grinta o determinazione. Non a caso le stesse doti emerse contro il Perugia appena tre settimane fa. Quindi parlare di squadra snaturata in così poco tempo non ha senso, ma neppure si può minimizzare l’accaduto. Contro Juventus, Milan e Inter i bianconeri hanno raccattato poco, in compenso hanno contribuito a… rilanciare l’immagine di Del Piero, ad organizzare la festa rossonera per la riconquista della vetta della classifica, ed infine a favorire l’ambientamento di Adriano. Davvero un bel gesto di altruismo per una squadra che non si era fatta illusioni, salvo quella di essere sottovalutata. Parlare quindi di rimpianti dopo aver subito 10 gol in 270 minuti (uno ogni 27!) non sarebbe giusto, allora limitiamoci a dire che se con l’Inter non c’è stata partita, contro le altre due hanno pesato un gol valido annullato, ed un rigore parato. Dettagli, in definitiva. Non sono dettagli invece alcune circostanze emerse nel corso del cosiddetto mercato di riparazione. La storia di Delli Carri, ad esempio, non ci è piaciuta. La società avrà avuto i suoi bravi motivi per liquidare un elemento che solo ora cominciava a fare bene, ma non avendoli spiegati abbiamo tutto il diritto di rimanere perplessi e sorpresi. E con noi quanti si sono trovati spiazzati da una decisione quantomeno precipitosa. Che poi l’ex granata, una volta indossata la maglia viola, si sia lasciato andare a qualche parola di troppo, rientra nel gioco delle parti. Nel cambio con Roque Junior è chiaro comunque che il Siena non ci ha rimesso, e così in genere neppure con l’arrivo di Junior e Juarez e prima ancora di Vergassola, che non si può mettere in croce per una prova andata a vuoto . L’esigenza primaria però era anche quella di ampliare una rosa fin troppo risicata e qui non siamo assolutamente convinti che i 21 elementi attualmente in forza (più lo sfortunato Ardito) garantiscano quel ventaglio di opzioni tattiche che squalifiche ed infortuni mettono ripetutamente a rischio. In questo contesto si inserisce anche la cessione di Rubino, che si dimostra forse funzionale agli interessi della società e del giocatore, ma non della squadra, visto che ora bisogna andare a cercare un’altra punta disposta a fare panchina. Sulla bontà di certe scelte garantisce comunque il fiuto di Ricci e Papadopulo ( al di là del fascino di vedere la casacca bianconera sulle spalle di gente che ha vinto il titolo mondiale appena due anni fa), ma si fa onestamente fatica ad entrare in certi meccanismi di mercato. Basti pensare che ci sono società concorrenti per la salvezza che hanno inteso potenziarsi con elementi che non hanno trovato spazio neppure nelle file dell’ultima in classifica, vedi Hubner dal- l’Ancona al Perugia…. Ma tant’è. A volte quello che risulta incomprensibile oggi, diventa evidente domani. E questo vale anche per alcune operazioni bianconere in uscita, sempre in ottica organico. Certo il gusto di comprare tanto per comprare non sembra appartenere alla logica di una società sempre più indirizzata verso scelte minime (non minori) ma oculate. L’importante è non tirare troppo la corda. Un altro argomento che in quest’ultime due settimane ha tenuto banco in casa bianconera, è stato l’inqualificabile episodio che ha visto per protagonista Materazzi nei confronti di Cirillo. Altri ne parlano più diffusamente a parte, qui ci preme solo ribadire un concetto, magari in controtendenza: siamo proprio sicuri che il ‘buonismo’ alla lunga paga? Che a rimanere in campo anche dopo aver preso una bottiglietta in testa come Buffon a Genova o un petardo come Gillet a Treviso, sia la soluzione migliore? O forse sarebbe meglio che ciascuno si assumesse la responsabilità del proprio gesto (anonimo o no) facendo perdere alla squadra del cuore punti e faccia? La correttezza delle vittime non si discute, ma questa non può andare a beneficio degli imbecilli. Che infatti ci riprovano sempre più spesso, a qualsiasi latitudine: tanto in campo c’è sempre qualcuno più sportivo… Ecco perché il difensore bianconero ha fatto bene a presentarsi davanti alla TV, checchè ne dicano quei pochi che hanno cercato di spostare l’in- teresse su questo presunto problema. Tutto ciò comunque succedeva ieri. Oggi c’è questa sorta di flessione da gestire e Papadopulo dovrà fare salti mortali per ridare alla squadra quell’identità che aveva all’inizio del campionato, pur in presenza di tanti (veri o presunti) problemi: dalla difesa che non convinceva, all’attacco che non segnava. Eppure quella squadra stava là, vendeva cara la pelle e soprattutto esprimeva buon gioco. Che sarebbe stata difficile si sapeva, né si poteva pretendere che il poker indiziato di retrocedere continuasse a tenere la ridicola media di 21 punti complessivi sui 108 in palio nei 9 turni precedenti l’ultimo, cioè poco superiore al 19% del totale. Per quanto tempo si poteva continuare a vivere sulle disgrazie altrui? Comunque se quello che ci voleva era un salutare bagno di umiltà, è il momento di approfittarne. Non pensiamo che questa squadra abbia esaurito il suo slancio, tanto più se può recuperare certe pedine, però intanto deve trovare alla svelta una dimensione difensiva nuova, altrimenti i confronti si sprecheranno. Si, il Siena c’è sempre e merita l’incondizionato sostegno di tutti. A cominciare dal confronto col Parma, da battere a tutti i costi unitamente all’emergente malumore. Come? Facendo esattamente il contrario di quello che ha fatto ad Empoli. ■ Basta una sconfitta ‘pesante’ ad agitare l’ambiente, ma nessuno deve mollare Un bagno di umiltà che può far bene Uniti ...si rivince 4 a tutto campoSENIO SENSI Grazie Cirillo Sull’episodio accaduto dopo InterSiena al nostro difensore è stato detto di tutto. Sulla sentenza, perfetta per molti aspetti compreso quello che dà totale ragione a Cirillo, è stato detto e scritto di tutto. In genere il fatto è stato analizzato, dai media e dagli addetti ai lavori, con intelligenza e correttezza. C’è solo da segnalare due voci fuori dal coro, alquanto stonate, e dare atto a Cirillo di grande coraggio e di forte carattere. Foti, Presidente della Reggina, senza nemmeno sapere bene cosa era successo, e prima ancora della sentenza, si è permesso di dare un giudizio sul Cirillouomo che ha lasciato stupefatti. Secondo lui si tratta di un individuo violento che ama la provocazione. Forse per fare un piacere, non richiesto, a Sua Maestà l’Inter, ha fatto una pessima figura resa macrospica, due giorni dopo, dalla lettura del dispositivo che puniva Materazzi. L’altro intervento inopportuno, e questo è ancora più grave, porta la firma di Zaccheroni, Mister dell’Inter. In piena dissonanza con la Società che lo stipendia ha inteso dare una lezione a chi aveva subìto una violenza inaccettabile, dicendo che certi fatti debbono rimanere nel chiuso degli spogliatoi perché “il calcio deve mandare messaggi di altro tipo”. Roba da non credere; secondo il Mister il messaggio sbagliato l’avrebbe dato Cirillo il quale avrebbe dovuto tacere per…non danneggiare il calcio. E così il “buon” Materazzi avrebbe potuto continuare a tenere quel comportamento violento, dentro e ora anche fuori dal campo, evidenziato anche da episodi raccolti e mostrati dalle TV. Come sappiamo il suo nefasto “palmares” è pieno di ….simpatici gesti. Forse, proprio il clamore dato al fatto indurrà nel giocatore una riflessione profonda e, si spera, o per paura o per convinzione, calmerà i suoi bollenti spiriti. Allora è proprio il mondo del calcio che deve ringraziare Cirillo. Si è anche umiliato nel farsi vedere marcato di fronte alle TV di tutt’Italia pur di raccontare la gravissima verità e condannare, moralmente prima che ci pensasse il giudice sportivo, il comportamento anche vigliacco di un suo collega. Noi comprendiamo benissimo il comportamento del A.C.Siena che non ha fatto troppo clamore sul caso, ma apprezziamo, e lo ringraziamo, il nostro difensore per il coraggio dimostrato e per aver così portato il suo nemmeno troppo piccolo contributo alla eliminazione, auspicabile, della violenza nel calcio. Dentro e fuori il terreno di gioco. Ora facciamo “gruppo” La terza sconfitta consecutiva, per come è maturata, per i successi delle dirette concorrenti, per la crescita fisica e tecnica di Bologna, Lecce, Empoli e Brescia, fa suonare più di un campanello d’allarme. Dopo la vittoria con i grifoni di Cosmi eravamo quasi in paradiso: sono seguiti invece i dieci giorni più neri del nostro primo campionato di serie A e l’umore è ora sotto terra. Se le sconfitte milanesi erano quasi scontate, quella al Castellani doveva e poteva essere evitata. Sarebbe bastato il Siena visto in altre occasione: grintoso, tosto, volenteroso e fisicamente a posto. Queste doti sono mancate e quei famosi “occhi di tigre”, tanto amati da De Luca, sono rimasti negli spogliatoi. Abbiamo compromesso un bel po’ del buon cammino fatto ma sarebbe un delitto gettare la croce addosso agli atleti e farsi abbattere. Quello di A è un campionato per gente forte di carattere, di cuore e di gambe. E i nostri lo sono, occorre solo che si ritrovino. Forse la mini (ma non troppo) rivoluzione avvenuta con gli arrivi a gennaio in quel delicato settore che è la difesa, hanno condizionato gli automatismi e le certezze. Se ci aggiungiamo gli infortuni e le squalifiche, che hanno colpito i giocatori più rappresentativi ed importanti, ecco spiegato il nostro calo. Da domenica 16 febbraio, in casa col Parma, si riparte alla ricerca della forma mentale e fisica perduta. Sarebbe un guaio se tecnico, giocatori, pubblico e società si deprimessero, perché abbiamo integre le possibilità per continuare a veleggiare nella parte alta della seconda classifica, quella per i “retrocedendi”. Ma una cosa su tutte a noi sembra fondamentale: occorre ritrovare subito la forza derivante da un gruppo unito, solidale e convinto. In questo senso dovrà lavorare il “Papa” oltre a contare su un recupero di nuove energie, indispensabili per tornare ad essere la squadra rivelazione del girone di andata. ■ 5 calcio Luca Luchini vano essere divenuti abbastanza tesi, per poi arrivare invece alla partenza di Rubino senza che giungesse nessuno a sostituirlo. Così il Siena si ritrova con due sole punte vere, oltre al tuttofare Flo, ed in caso di infortunio o squalifica la coperta diviene drammaticamente corta come le gare con Inter ed Empoli hanno chiaramente dimostrato. Occorre poi ricordare che solo il campo potrà dare risposta, riguarda gli eccezionali fuochi d’artificio fatti da Ricci riuscendo a portare a Siena ben due campioni del mondo. Al di là delle indiscutibili doti tecniche dei due brasiliani e del prestigio di poter schierare simili giocatori, sembra lecito chiedersi se i due sapranno calarsi in una realtà dove ogni settimana occorre sacrificarsi, lottare e soffri- sarie sono chiuse a difesa di un risultato positivo. E allora se non si tira da fuori e non si riesce a crossare come si dovrebbe (e qui occorrerà per forza migliorare) può succedere di non riuscire mai ad impegnare il portiere avversario come è accaduto ad Empoli. La nostra fiducia in Papadopulo è però grande per quanto di buono è stato in grado di fare fino ad oggi e non escluderemmo neppure che un “volpone” come Ricci riesca a stupire tutti portando a Siena un altro Cucciari, capace di dare una mano in fase offensiva. Se la salvezza è a quota 37 o 38 punti, come gli esperti dicono, questo obiettivo resta per il Siena più che raggiungibile, anche se i margini di sicurezza si sono notevolmente ridimensionati. sia Chiesa che Ventola sono reduci da gravi infortuni e che l’ex laziale non è neppure giovanissimo. Il pericolo, quindi, che qualcuno di loro possa talvolta segnare il passo è molto concreto con la conseguenza che una volta in svantaggio il Mister non ha carte da giocare come l’esperienza di Empoli ha confermato. Non sappiamo se Ricci dal suo cilindro magico riuscirà a tirar fuori qualche attaccante libero che possa servire alla causa bianconera, ma la situazione è abbastanza preoccupante anche perché nelle formazioni giovanili non sembra ancora esserci nessuno abbastanza maturo da poter fare il “Rubino” della situazione. L’ultima domanda, alla quale re per riuscire a conquistare una salvezza che alcuni avevano forse disegnato fin troppo facile. L’esordio è stato per nulla esaltante per Roche Junior a Milano e più che buono per Junior a Empoli, ma si sa che dare giudizi alla luce di una sola prestazione è spesso molto rischioso. Sul piano tecnico, invece, i bianconeri non riescono a pungere da fuori area e, specialmente quando manca D’Aversa, nessuno sembra in grado (o vuole assumersi la responsabilità) di tirare in porta limitando così enormemente la nostra capacità offensiva. Arrivare in porta con il pallone è sempre difficile, figuriamoci in serie A, specialmente quando le squadre avver- Fondamentali saranno le numerose gare interne che i bianconeri devono disputare, ad iniziare dalla prossima con il Parma e da quella successiva con la Reggina. E siccome le grandi società si vedono quando arrivano le difficoltà, questo è il momento in cui stampa e tifosi devono stringersi intorno agli uomini di Papadopulo, evitando qualsiasi tipo di polemica e aiutando il presidente De Luca a risollevare l’ambiente come lui sa e può fare. Sciupare tutto adesso sarebbe davvero un delitto, anche perché non crediamo che le prestazioni con il Milan ed il Modena, o la determinazione ed il coraggio dimostrati nel finale con il Perugia, siano stati episodi casuali. ■ Il calcio-mercato ha turbato la squadra? Ridotti al minimo i margini di sicurezza Tre sconfitte consecutive ed il Lecce e l’Empoli si avvicinano pericolosamente anche se, almeno per il momento, la classifica continua a sorridere più per il Siena che per le dirette avversarie. Certo la terza giornata di ritorno è stata davvero “pesante”, se si considera che quasi tutte le formazioni della parte bassa della classifica, tranne Ancona e Perugia, hanno centrato l’obiettivo pieno e la zona retrocessione inizia ad essere una pericolosa mischia nella quale molti, noi compresi, possono farsi male. Al di là della classifica, comunque, forse per la prima volta dopo il pirotecnico inizio di campionato dei bianconeri, il commento mensile denota qualche preoccupazione, facendo nascere alcune domande che si riferiscono quasi tutte ai responsi del calcio mercato. L’impressione che si ha da fuori, e che nessuno confermerà mai, è che il pur sempre bravo Ricci, in un mercato difficile e nel quale nessuno vuole spendere, abbia questa volta trovato ostacoli imprevisti, e probabilmente insormontabili, che non gli hanno permesso di portare a compimento fino in fondo il suo progetto. Si è iniziato con il caso Mignani, per continuare con quello Delli Carri che, dopo aver colpevolmente giocato a Torino con la “testa già a Firenze” (per sua stessa ammissione), ha lasciato precipitosamente Siena prima che fosse arrivato il naturale sostituto, costringendo il Mister a cambiare almeno quattro coppie difensive centrali nell’arco di un mese. E tutti sappiamo quanto in questo reparto sia importante, se non decisivo, l’affiatamento. Si è poi continuato con il “valzer” delle punte con Ventola e Chiesa (specialmente quest’ultimo) che sembravano destinati a lasciare Siena dopo che certi rapporti pare- calcio m e s e 6 Domenica 15 febbraio 2004 l e a v v e r s a r i e d e l SIENA-PARMA Anche se il nome dell’avversaria evoca sinistre vicende, la squadra di Prandelli resta una delle più belle realtà degli ultimi anni. All’andata finì in parità, ma i bianconeri uscirono dal Tardini con più di un rimpianto. Passati in vantaggio sul finire del primo tempo con un diagonale maligno di Lazetic, al suo primo gol stagionale, già cominciavano ad accarezzare l’idea di sbancare Parma, quando un “pasticciaccio brutto” fra Mignani e Rossi spiana la strada ad un gol di rapina del solito Adriano che fissa il risultato finale. Oltre a Lazetic si segnalano Delli Carri, Taddei, D’Aversa e Chiesa che, davanti a Frey ed ai suoi ex tifosi, sbaglia il più facile dei gol per chiudere l’incontro. Dal recente mercato i rossoblù sono usciti fortemente ridimensionati in virtù delle cessioni di Adriano all’Inter e di Nakata al Bologna, oltre che di Emanuele Filippini al Palermo, di Junior proprio al Siena, di Sicignano e Bolano al Lecce e di Grieco al Genoa. In entrata i nuovi non reggono il confronto con i partenti, almeno sotto il profilo qualitativo, a parte l’attaccante Cammarata dal Cagliari. La squadra emiliana torna al Rastrello dopo 27 anni (9 ottobre 1977, Siena-Parma 2/3). Risultato dell’andata: Parma 1 Siena 1. Tabellino: Parma (4.4.2). Frey; Bonera, Ferrari, Castellini, Seric (Junior 13’ st); Marchionni (Nakata 25’ st), Barone, Blasi, Bresciano (Carbone 13’ st); Gilardino, Adriano. Siena (4.4.2). Rossi; Foglio (Cirillo 35’ st), Delli Carri, Mignani, Cufrè; Taddei, D’Aversa, Ardito, Lazetic (Ventola 17’ st); Flo, Chiesa (Argilli 32’ st). Marcatori: pt 41 Lazetic; st 34’ Adriano Arbitro: Messina di Bergamo. Domenica 22 febbraio 2004 Domenica 7 marzo 2004 ROMA-SIENA LECCE-SIENA È il primo punto pesante di una matricola che fino a quel momento ha giocato a viso aperto contro chiunque. Un atteggiamento che non snatura neppure di fronte alla squadra di Capello, capolista con Juve e Milan, e decisa ad imporre la propria superiorità anche al Franchi. Ma le cose sul campo vanno diversamente: il Siena pareggia il conto delle occasioni (la più clamorosa è fallita da Chiesa su cross di Taddei al 21’), ridimensiona il miglior attacco del campionato e rischia solamente su un colpo di testa di Delvecchio, sul finire del primo tempo, che Rossi respinge d’istinto. Le altre stelle stanno tutte a guardare: da Totti, che non regala guizzi all’altezza della sua classe a Cassano, sempre bravo a smarcarsi ma senza mai insidiare la porta senese. Fra i bianconeri buone le prestazioni di Delli Carri; che impedisce ai capitolini di sfondare sul centro; dell’ex Guigou, bravo a mettere a frutto la sua conoscenza di Totti e D’Aversa, forse il migliore in assoluto. Del tutto marginali le operazioni di mercato operate a gennaio. I bianconeri tornano all’Olimpico dopo 58 anni. L’ultima volta fu nel campionarto di serie A-B centro sud, il primo dopo la guerra. I romani si imposero per 1/0 con un gol di Cozzolini. Risultato dell’andata: Siena 0 Roma 0. Tabellino: Siena (4.4.2). Rossi; Cufrè, Delli Carri, Mignani, Guigou; Taddei, D’Aversa (Menegazzo 45’ st), Ardito, Lazetic (Foglio 16’ st); Chiesa, Flo (Ventola 23’ st). Roma (3.4.3). Pelizzoli; Zebina, Samuel, Chivu; Mancini, Emerson, Dacourt (De Rossi 35’ st), Lima; Cassano (D’Agostino 37’ st), Totti, Delvecchio (Montella 23’ st). Arbitro: Rosetti di Torino. Partita chiave nell’ambito del campionato, nel campionato, che disputano le due squadre, mentre i fantasmi dell’andata aleggiano ancora oggi sul Rastrello. Le rete del vantaggio di Chevanton già al 9’, seguita da una fiammata dei bianconeri che 3’ dopo pareggiano con Taddei, il gol annullato da Saccani a Cassetti al 70’, infine il gol liberatorio di Chiesa che firma di sinistro un successo che vale il decimo posto in classifica, appena un punto sotto l’Inter. Questo lo scenario dell’andata che i bianconeri dovranno rimuovere in Puglia, salvo fare buon uso delle indicazioni emerse in quella circostanza. Per assurdo, ma non troppo, il miglior rinforzo è arrivato a gennaio dalla conferma del 17enne attaccante bulgaro Valeri Bojinov, già appetito dai grandi club, ma trattenuto nel Salento per metterlo a frutto nel giugno prossimo. Per il resto l’organico giallorosso è stato puntellato dall’arrivo di Bolano e Sicignano dal Parma, W.Dalmat dal Grenoble, Mariniello dal Foggia, Franceschini dal Chievo e Stendarso dal Napoli. Hanno fatto invece le valigie: Amelia al Parma; Budel al Genoa; Piangerelli alla Fiorentina; Savino alla Ternana; Testa e Winklaar alla Spal e Nuzzaci al Castel di Sangro. Nel campionato scorso i bianconeri uscirono imbattuti dallo stadio di Via del Mare con il risultato di 1 a 1. Risultato dell’andata: Siena 2 Lecce 1 Tabellino: Siena (4.4.2): Rossi; Cirillo, Delli Carri, Mignani, Foglio (Bonomi 12’ st); Taddei, D’Aversa, Ardito, Lazetic (Ventola 15’ st); Flo, Chiesa (Menegazzo 34’ st). Lecce (4.4.2): Amelia; Siviglia, Silvestri, Stovini, Abruzzese (Rullo 41’ st); Giacomazzi, Cassetti, Piangerelli, Tonetto; Bojinov (Budel 17’ st), Chevanton. Marcatori: pt 9’ Chevanton, 12’ Taddei; st 31’ Chiesa. Arbitro: Saccani di Mantova. Sabato 28 febbraio 2004 SIENA –REGGINA All’andata i calabresi non hanno ancora vinto ed il Granillo ribolle di 20000 sostenitori , tutti protesi alla conquista del primo successo stagionale. I bianconeri per la verità non accettano il ruolo di vittime predestinate, ma alla fine devono arrendersi. Lo fanno all’ultimo secondo dell’ultimo minuto di recupero con Flo, quando la squadra di Colomba ha già messo al sicuro il risultato con il raddoppio di Leon e non c’è più tempo per rimediare. Dopo l’11^ giornata, Camolese ha sostituito Colomba in panchina e la squadra sembra aver trovato una sua identità. Anche per questi motivi nel corso del recente mercato ha volato basso con operazioni solo di contorno sia in entrata che in uscita. Fra le prime l’arrivo di Comotto dalla Fiorentina, Coppola dall’Ascoli e Morabito dal Genoa; fra le seconde la cessione di Lejsal allo Slovan Liberec, Go. Martinez al Napoli e Leon alla Fiorentina. La Robur torna ad ospitare la Reggina dopo appena due anni dall’ultima volta (2/2 il risultato finale). Risultato dell’andata: Reggina 2 Siena 1. Tabellino: Reggina (3.4.1.2): Belardi; Jiranek, Franceschini, Sottil; Paredes Giacchetta 21’ st), Baiocco, Mozart, Falsini; Nakamura (Tedesco 34’ st); Bonazzoli, Dall’Acqua (Leon 5’ st). Siena (4.4.2): Rossi; Cufrè (Foglio 30 st), Delli Carri, Mignani, Guigou; Taddei, D’Aversa, Ardito (Menegazzo 27’ st), Lazetic (Ventola 13’ st); Flo, Chiesa. Marcatori: pt 21’ Mozart; st 48’ Leon, 49’ Flo Arbitro: Messina di Bergamo. Come cambia la fisionomia della Robur 7 l’angolo tecnicoRICCARDO GIACOPELLI A META’ DEL CAMMINO Il Siena ha concluso il girone di andata (anzi ha fin qui giocato anche un paio di gare del ritorno) ed il bilancio può sicuramente essere definito soddisfacente, sia per meriti da attribuire ai ragazzi di Papadopulo sia per i demeriti da dividere tra le dirette concorrenti alla lotta per conquistare la salvezza, anche in basso qualcuna (Lecce ed Empoli soprattutto) inizia a farsi sotto. Gli amanti dei conteggi avevano ipotizzato che per rimanere fuori dalla mischia, occorreva “girare” a 20 punti. I bianconeri non hanno raggiunto in pieno il traguardo anche perché hanno giocato una partita in meno ( la gara rinviata e poi comunque persa con il Milan ) ma recuperano subito alla prima di ritorno raggiungendo i 21 punti nella gara al cardiopalma con il Perugia. Le analisi statistiche ipotizzano che, a meno di clamorosi stravolgimenti, in questo campionato, per restare in serie A potrebbe bastare mantenere un rendimento appena sufficiente, con particolare attenzione nel centrare risultati positivi negli incontri-scontri con le squadre che occupano la “colonna di destra” della classifica. E sotto questo aspetto il campionato di Mignani & C. è risultato deficitario solo nelle trasferte di Reggio Calabria, Brescia ed Empoli. LE PAZZIE DEL CALCIO-MERCATO Sembra incredibile! Oltre la metà delle squadre della serie A italiana hanno seri problemi di bilancio, i loro presidenti chiedono a gran voce l’applicazione del decreto “spalma-debiti” ma intanto alla fine di febbraio entrano in vigore le nuove norme UEFA: le società che non sono in regola con bilanci e pagamenti non potranno disputare le coppe europee. E cosa succede al mercato di gennaio? Centonovanta nuovi contratti per altrettanti giocatori che hanno cambiato maglia, rose che vengono stravolte (emblematica, in proposito, una frase di Serse Cosmi: “Meno male che il mercato è finito…….andavo negli spogliatoi e dicevo: vediamo chi trovo oggi. Così per un mese intero, ad un certo punto ho perso il conto!). Ma a parte le follie di Gaucci (Perugina) o Pieroni (che per il suo Ancona ha attuato una mini-rivoluzione nella quale però ha ridotto il monte ingaggi totale) nella maggior parte dei casi si è trattato di un calcio-mercato dominato dagli scambi e pochi sono stati gli acquisti effettuati con denaro sonante. E LA ROBUR? Tornando in casa bianconera, ci sono due considerazioni da fare: La prima è che il Siena ha costruito la squadra base già nel mercato estivo (anche se “all’ultimo tuffo”) e quindi , a differenza di altre realtà, non aveva bisogno di grandi stravolgimenti. La seconda è che la rosa rimane indubbiamente carente in termini numerici (oggi per una squadra di serie A che non disputa competizioni internazionali servono almeno 24 giocatori, mentre lo spogliatoi bianconero conta 22 presenze, considerando anche l’infortunato Ardito ) con alcuni ruoli (leggi reparto offensivo) per i quali mancano le effettive alternative. Vediamo allora, soprattutto alla luce degli ultimi arrivi, come cambia la fisionomia della squadra di Papadopulo, concentrando l’attenzione sulle caratteristiche dei nuovi arrivi. Numericamente (a parte i 3 portieri) partiamo da: 7 difensori: Cufrè, Loumpotis, Mignani, Cirillo, Roque Junior, Juarez, Junior ; 9 centrocampisti: Argilli, Vergassola, Lazetic, Taddei, Ardito, D’Aversa, Guigou, Cucciari, Menegazzo; 3 attaccanti: Chiesa, Flo, Ventola. Entriamo nello specifico e vediamo le alternative ruolo per ruolo: DIFESA Destra: Cufrè, Cirillo, Juarez Centrale: Mignani, Roque Junior, Juarez, Argilli Sinistra: Junior, Guigou, Loumpoutis, Cufrè CENTROCAMPO Destra: Taddei, Lazetic, Guigou Centrale: D’Aversa, Vergassola, Cucciari, Menegazzo, Argilli, Ardito Sinistra: Lazetic, Guigou, Junior, Loumpoutis ATTACCO Flo, Chiesa, Ventola Risulta evidente la penuria di uomini in zona gol, con un unico vero centravanti che rimane Ventola (sia Flo che Chiesa sono infatti seconde punte) anche se la presenza di due esterni offensivi come Lazeti e Taddei potrebbero garantire le necessarie variazioni tattiche all’interno delle soluzioni offensive. Per concludere alcuni dati sui nuovi acquisti del mercato invernale, fermo restando che per un giudizio completo, occorre aspettare ulteriori prestazioni oltre al loro inserimento nel modulo di Papadopulo. JUAREZ ruolo: nazionalità: posizione: piede di calcio: nato il: a: altezza: peso forma: società di app: scadenza contratto: come arriva difensore Brasiliana destra centrale destro 25/9/73 San Paolo 183 cm 76 Kg Bologna 2005 Prestito LOUMPOUTIS ruolo: nazionalità: nato il: a: altezza: peso forma: società di app: scadenza contratto: come arriva difensore Greca 10/6/79 Salonicco 180 cm 76 Kg Perugia 2005 Prestito ROQUE JUNIOR ruolo: difensore nazionalità: Brasiliana posizione: centrale piede di calcio: destro nato il: 31/8/76 a: Santa Rita do Sapucal altezza: 186 cm peso forma: 73 Kg società di app: Milan scadenza contratto: 2005 come arriva Prestito JUNIOR ruolo: dif/centroc nazionalità: Brasiliana posizione: sinistra propensione: difensiva piede di calcio: sinistro nato il: 20/6/73 a: Santo Antonio de Jesus altezza: 171 cm peso forma: 67 Kg società di app: Parma scadenza contratto: 2005 come arriva Prestito 9 calcio Il noto legale ternano, nonché bianconero doc, lavora all’ipotesi di riportare André Pinga a Siena Dalla parte del brasiliano triste di Fortaleza Il Siena ed i suoi colori l’ho avuti sempre nel cuore, malgrado da oltre mezzo sec olo viva ed operi a Terni. Che tifo bianconero da una vita lo sanno anche i sassi, sono stato vicino alla Vecchia Robur sempre, anche quando militava in serie D e gli avversari si chiamavano Figline, Cannara, Borgo S. Lorenzo ecc., non adesso che gioca in serie A contro Juventus, Inter, Milan e Roma. Insomma il Siena fa parte del mio DNA, e quando sono stato chiamato ho sempre risposto presente. Come questa volta a proposito del rapporto con Pinga. Dopo la sfida di novembre a Terni del campionato di serie B 2002/2003 conclusasi con un pareggio, a dicembre mi chiama Nelso Ricci ed il tenore della telefonata è pressappoco così: “il Siena ha bisogno di te”. Non faccio domande, rispondo senza esitazioni, eccomi, e Ricci mi “snocciola” il problema del giovane brasiliano che non gioca più come all’inizio della stagione perché ha grossi problemi con il suo procuratore e con tutta una serie di questioni lasciate insolute a Torino. Segue un colloquio a Terni durante un pranzo fugale dal noto ‘Pazzaglia’ e poi mi tuffo nella nuova avventura. Vengo incontro ai problemi di Pinga e piano piano risolvo una per una tutte le sue problematiche. Il giocatore di Fortaleza riprende a giocare con entusiasmo ed il finale di campionato è tutto un crescendo. Anche Papadopulo è contento di aver ridato serenità al ragazzo. Ma la tragedia stradale dell’8 giugno scorso, quando sull’auto guidata dallo stesso Pinga trova la morte il povero Leonardo Taddei, lascia il segno. Corro a Piacenza e prendo in mano la situazione, mi compete come avvocato e come amico di Pinga. Nell’estate scorsa il tentativo del Siena di riportarlo a giocare al Franchi non dà esito positivo. Andrè dal Brasile mi telefona e mi dice che devo curare anche i suoi interessi con il Torino Calcio. Lo seguo nella sua nuova avventura piemontese, cercando soprattutto di tenere alto il suo morale. Poi le note vicissitudini con lo stesso Torino, qualche articolo su “Tuttosport’ che riporta le intenzioni del Siena di riprendere, qualora le condizioni fossero favorevoli, il mente per lui. brasiliano triste di Fortaleza. Una cosa è certa: Piazza del Pinga, malgrado il campionato non esaltante che sta disputando, Campo, i Fedelissimi del Siena ed il ha molte richieste. Però Siena è rinnovato Franchi, conservono per rimasta nel suo cuore ed il Franchi Andrè un fascino irresistibile. A questo punto però non resta è stato lo stadio dove ha vinto di più con il suo inseparabile amico che attendere gli sviluppi del camTaddei. Se aggiungiamo che i suoi interessi sportivi CHI È MASSIMO CARIGNANI sono curati da Il suo nome è legato alle vicende del Siena Calcio da un senese doc, quasi vent’anni. Istriciaiolo doc, avvocato di professione, ogni ulteriore da molto tempo svolge la sua attività legale a Terni, dove commento è ricopre anche la carica di Presidente del Coni provinciale. superfluo. Il suo nome fu accostato per la prima volta a quello Al termine del Siena a metà degli anni ottanta, quando fu chiamato del lungo cam- a difendere la società bianconera dall’accusa di illecito pionato di serie sportivo in occasione della gara con l’Imperia. Carignani, B sarà presa dopo una serie di drammatiche udienze, dimostrò l’assoprobabilmente luta estraneità della Robur e da allora si è ‘guadagnato’ una decisione. un posto di primo piano nelle vicende legali della società Pinga intanto di cui è rappresentante anche nel collegio arbitrale. Nel recente caso Martinelli ha dovuto declinare qualnon ha rinnosiasi impegno per incompatibilità con la carica dirigenvato a tutt’oggi ziale che ricopre all’interno della Ternana. Attualmente, il contratto con oltre a difendere gli interessi sportivi di Pinga, segue per la società grasuo conto anche la causa in corso sull’incidente d’auto in nata, la scacui perse la vita il fratello di Taddei. Insomma un punto di denza del conriferimento sicuro e fidato per il Siena ed i suoi colori. ■ tratto è prevista per il pionato di serie A e di serie B… 30 giugnio 2005. Molte squadre straniere, oltre a Intanto nei suoi orecchi, come nei quelle italiane, sono interessate miei, risuona l’inno della Verbena. alle sue prestazioni. Fra queste lo Troppo bello per essere vero. ■ stesso Real Madrid, i cui osservatoMassimo Carignani ri si sono “scomodati’ apposita- laneltesta pallone laneltesta p allone la testa nel pallone 10 simone marrucci MEGLIO QUANDO ANDAVA PEGGIO P arti con il torpedone, ti fermi a mangiare la trippa a un casello, cerchi lo stadio e ascolti alla radiolina, mentre guardi la partita, per sapere quello che fa la Juve. È cambiato poco o nulla delle gloriose trasferte dei tifosi senesi, se non la qualità e la quantità dei partecipanti alle missioni fuori porta, e soprattutto le destinazioni. Da Sarzana a Milano il passo è non poco conto, dal glorioso campo del Grifocannara a quello del Milan neppure. La cosa più bella è che, spesso, trovi più dignità in qualche oscuro campo di provincia che nella Scala del calcio. Il peggio che ti può succedere a Poggibonsi o a Cecina, mettiamo, è perdere tra gli sfottò dei tifosi. A Milano non è tanto grave prendere quattro pappine a zero, quanto poi trovare uno dello staff interista o un giocatore della nazionale che ti prendono in giro tutta la partita. E poi, come se non bastasse, uno dei due tira anche un cazzotto al giocatore senese, spaccandogli il labbro e mandandolo all’ospedale. Se poi cambi sport, ma rimani a livello di serie A, cambia poco: la Mens Sana se ne va a Pesaro e prende una sassaiola che distrugge il pullman. C’è qualcosa che non torna nelle allegre trasferte senesi. Ed è difficile rimanere contenti, perché la tua squadra tutto sommato si comporta bene in serie A, quando poi rischi qualcosa di peggio di una umiliazione sportiva. Ribellarsi è un obbligo, e il povero Cirillo ha fatto bene a lamentarsi in tv. Occorre guadagnarsi la stessa dignità che hanno le squadre più blasonate, ma non perché sei imbattibile oppure più bravo come cazzottatore. In uno sport occorre essere sportivi, anche quando non si stravince, e tutti devono avere spazio e rispetto. C’è qualcosa che non torna, in effetti. Soprattutto se un allenatore o un presidente chiudono un occhio di fronte a violenze plateali e gratuite, a prese in giro pesanti, oppure dicono che i panni sporchi vanno lavati in famiglia, salvo magari prendersela con il giornalista che fa il suo mestiere, oppure critica e fa dell’ironia nei luoghi deputati. Ma di fronte a uno sport nazionale che vanta personaggi come Gaucci, tutto può accadere. Qual è la regola? Omertà dentro e fuori gli spogliatoi, interviste solo a giornalisti in ginocchio, utilizzo del calcio come mezzo per avere notorietà, prestigio, per fare affari infischiandosene delle passioni vere? Poi magari, se qualcosa va storto, muoia Sansone con tutti i Filistei. Fiorentina, Parma, Lazio, il mare di debiti che sommerge la capolista e molti altri gloriosi sodalizi, sono un esempio abbastanza chiaro su come stanno andando le cose sul fronte calcistico. In compenso, quando i giornalisti commentano le partite, potranno ancor meglio giocare sulla metafora: “Se fosse stato un incontro di pugilato, il Siena avrebbe vinto ai punti”, si potrebbe dire. Mai paragone fu più pertinente: i pugni di Materazzi, i punti (di sutura) di Cirillo. ■ 11 calcio La ‘rosa’ riveduta e corretta Portieri 1 ROSSI Generoso 14 FORTIN Marco 83 FARELLI Simone Difensori 2 CUFRE’ Leandro Damian 3 LOUMPOUTIS Konstantinos 4 MIGNANI Michele 5 CIRILLO Bruno 15 ROQUE Josè Vitor Junior 16 DE SOUZA Denilson Junior 39 DE SOUZA Juarez Centrocampisti 6 VERGASSOLA Simone 8 ARGILLI Stefano 11 LAZETIC Nikola 21 TADDEI Rodrigo 22 ARDITO Andrea 23 D’AVERSA Roberto 28 GUIGOU Gianni 30 CUCCIARI Alessandro 33 MENEGAZZO Fernando Attaccanti 9 FLO Tore Andre 10 CHIESA Enrico 25 VENTOLA Nicola Allenatore PAPADOPULO Giuseppe Michele Mignani Il Bernabeu può attendere 1 2 febbre altaANTONIO GIGLI “Che spettacolo!” Miglior commento non poteva fare il tifoso storico Fabio Ciani, mercoledì 28 gennaio 2004 entrando nel tempio del calcio italiano, lo stadio milanese di San Siro, esternando tutta la sua gioia. Per una volta non vogliamo parlare troppo di risultati, tra l’altro quella sera (come quattro giorni dopo) era quasi scontato nonostante la buona volontà dei bianconeri. Vogliamo parlare dell’emozione, forte, intensa, come quella che abbiamo provato noi tifosi della centenaria Robur, nell’entrare a San Siro. La serata era fredda, ma meno del previsto, i nostri cuori caldissimi. Macchine fotografiche e telecamerine varie si sprecano, tanta è la voglia di immortalare l’evento. Qualche minuto per riprendersi dallo choc e inizia la partita. Per un po’ abbiamo sperato anche nel colpaccio, ma davanti avevamo il Milan campione d’Europa, spietato come non mai, e il sogno è durato poco. Squadra coperta, una sola punta in avanti e cinque centrocampisti, così Papadopulo pare aver azzeccato le mosse giuste, tanto che per quasi quaranta minuti abbiamo tenuto in apprensione gli oltre 40mila milanisti, poi ci pensa il giovane fuoriclasse Kakà a farci tornare sulla terra, anche se il buon Fernandino potrebbe pareggiare con un rigore malamente gettato al vento. Nella ripresa non cambia musica e dopo il raddoppio rossonero, arriva il g o l spe- ranza di Flo, ma è troppo tardi per sognare qualcosa di ancora più magico. Di quella sera, però porteremo sempre nel cuore le emozioni violente, calorose, di aver vissuto finalmente il sogno che avevamo fin da bambini: entrare a San Siro non per assistere ai trionfi di Inter o Milan, ma a tifare Siena. Per quelli come noi che da Sansepolcro o Santa Croce sull’Arno si sono ritrovati, quasi in un botto, catapultati a San Siro, il giorno è da appuntare nel calendario, conservando come accaniti collezionisti il biglietto della partita per raccontare e documentare la “prima” volta del Siena in “quello” stadio, per poter dire “c’ero anch’io” ai nostri nipoti. Lo ammettiamo, siamo un po’ romantici, ma concedetecelo. Giocare a San Siro, invece che a San Giovanni Valdarno o Sesto San Giovanni senza timori di sorta con il Milan ci dà una gioia che i gol di Kakà e Tomasson non possono offuscare. I nostri occhi hanno dentro ancora le immagini di uno spicchio del Meazza tutto bianco e nero e non era la Juventus. Detto tutto questo, però, non vogliamo assolutamente indicare la prima partita giocata alla Scala del calcio, come un punto di arrivo. Ci siamo arrivati e ci vogliamo tornare molto spesso. Ora che abbiamo assaggiato il dolce per la prima volta, tornare a pane e acqua ci dispiacerebbe non poco, soprattutto senza aver avuto la possibilità di fare indigestione. Torniamo sulla terra, quindi, tutti insieme, tifosi, squadra e società, e pensiamo alle nostre dirette concorrenti per la corsa a non tornare a “pane e acqua”. Il calo è evidente, era troppo bello che durasse come il girone d’andata, ma come in tutte le cose della vita, ci accontentiamo dell’indispensabile, lasciando il superfluo ad altri, e se non abbiamo vinto contro Juventus, Milan e Inter, lo vogliamo e possiamo fare con Reggina, Lecce e Ancona, tanto per non fare esempi…Per andare al Bernabeu c’è tempo, vogliamo semplicemente tornare a San Siro. Chiediamo troppo? No, il dolce ci piace tanto, anzi ne siamo ghiotti… ■ Flo, autore del primo goal della storia del Siena a San Siro 14 calcio Mario Lisi Caduta di stile delle ‘milanesi’ Operazione ‘lifting’ All’indomani di Juventus – Siena avevo promesso un articolo sul tema “calcio & neve”. In verità lo avevo già scritto concludendo che far esibire i professionisti della Serie A in quelle condizioni era stato, con le dovute proporzioni, un po’ come costringere Pavarotti a cantare in un garage ma anche la dimostrazione di quanta poca attenzione ci sia verso gli sportivi che per gustare lo spettacolo pagano prezzi salatissimi sottoforma di biglietti d’ingresso o canoni della pay tv. E per… deformazione professionale, a discolpa dell’arbitro di turno, avevo auspicato il varo, almeno ai massimi livelli del calcio, di parametri oggettivi e da tutti verificabili per stabilire in modo inequivocabile quando un incontro di calcio sia da disputare o meno senza che tutta la responsabilità debba ricadere come adesso sul solo direttore di gara a cui non si può chiedere di fronteggiare le troppe pressioni che spingono a scendere in campo sempre e comunque in ossequio agli interessi dei concorsi pronostici e di calendari nazionali ed internazionali sempre più forsennati. Per dargli quella nota di amarcord che non guasta mai, l’articolo si concludeva con il personale ricordo di un Siena – Pistoiese di molti anni fa disputatosi nel giorno di una colossale nevicata che, un paio d’ore prima della partita, aveva ricoperto la città e rapidamente trasformato il Rastrello in un candido gigantesco catino dove i rumori risuonavano insolitamente ovattati ed il biancore degli alberi ricordava più l’ambientazione di una fiaba nordica che un sanguigno derby toscano, seppur di serie C. Ebbene, anche allora, tra lo scetticismo generale, tra impacciati equilibrismi e numeri di alta acrobazia, si giocò grazie anche all’intuizione davvero curiosa di alcuni tifosi che, armati di secchi e di pale, reperirono sotto gli alberi del “prato” lato San Domenico il terriccio necessario per tracciare, addirittura a mano, le linee del terreno di gioco! Per la cronaca vinse il Siena 1 – 0 su calcio di rigore. Ma l’articolo è stato messo da parte in tutta fretta perché, dopo taluni avvenimenti di domenica 1° febbraio, ben altre riflessioni si impongono riguardo al sempre più insalubre ambiente del calcio. E non mi riferisco nemmeno ai debiti sfacciati di alcune società ed ai modi allegri di ripianarli (anche per decreto statale) quanto piuttosto a prepotenza ed arroganza che, a certi livelli, in questo mondo dorato paiono ormai farla da padroni. Cos’altro è, se non tracotanza allo stato puro, la richiesta di Adriano Galliani (candidamente ammessa dalla bella conduttrice di “90° minuto”) di far rivedere alla moviola le immagini del fallo di Maldini su Tore Andre Flo che aveva fruttato un calcio di rigore ai bianconeri nel turno infrasettimanale contro il Milan? Nella circostanza, dal Vice Presidente rossonero che come presidente di Lega ha il dovere di rappresentare tutti i club, sarebbe stato lecito attendersi un minimo di spirito super partes. Invece, se quel rigore brucia ancora come un’offesa mortale (nonostante Fernando se lo sia fatto parare ed il Milan, vincendo proprio la sfida con i bianconeri, sia salito in vetta alla classifica), è la prova di come ormai non basta più soltanto vincere sul campo ma occorre anche stravincere a parole fino a negare, in definitiva, ogni vero onore delle armi all’avversario. E dietro l’arroganza ecco puntuale la prepotenza: a San Siro Materazzi, dopo un sonante 4-0 dell’Inter ai danni della squadra di Papadopulo, per festeggiare non ha trovato di meglio che spaccare la faccia al malcapitato Cirillo. Vero è che i dirigenti nerazzurri hanno subito condannato l’episodio (a quel punto cos’altro dovevano fare?) prendendosi perfino un plauso generale ma, a ben guardare, non è stato un atteggiamento di discutibile altezzosità quello di forzare i regolamenti e permettere che propri tesserati, pur non essendo della partita, accedessero a recinto di gioco e spogliatoi? In tutto questo conforta prendere atto che il Presidente bianconero De Luca, nonostante gli strattoni di alcuni mass media avvezzi a pescare nel torbido, rifiuta intelligentemente di farsi trascinare nel turbine delle polemiche e mantiene un irreprensibile aplomb. Altri invece avrebbero bisogno di un serio esame di coscienza, anzi di un lifting. Adesso, del resto, pare vada particolarmente di moda… ■ Al ‘Delle Alpi’ o ...sulle Alpi? 1 5 io c’eroMICHELLE CHAZINE Dopo una breve ‘chiacchierata’ in famiglia, ottengo ‘l’autorizzazione’ di recarmi a Torino per assistere alla partita Juve-Siena. Beh, effettivamente la perplessità dei miei non era sulla partita stessa, ma sul fatto di partire il giorno prima insieme ad alcune amiche per approfittare della ‘gita’ andando alla scoperta di qualche discoteca piemontese… Piccola precisazione a parte, in fin di conti si trattava di una semplice gitarella in una città del Nord una domenica di gennaio. La sorpresa, però, è arrivata la mattina del 18: un alto manto bianco ricopriva la città ed un freddo ‘boia’ ci faceva rimpiangere di non aver portato un equipaggiamento da montagna invece della solita giacchetta con la sciarpa del tifoso (e chi se lo aspettava?!). L’inconveniente non ha però impedito di ritrovarsi tutti (e tanti) davanti allo stadio. Lo stadio… aho! Così grande che la ‘marea’ di tifosi bianconeri a seguito della squadra, una volta preso possesso della propria curva, sembrava un gruppuscolo di formichine in mezzo al deserto. Bello… ma quant’è più bello il nostro sta- diolo, piccino, intimo, dove siamo tutti stretti, dove possiamo quasi toccare con mano la palla in campo… Qui, da lassù, in cima alle gradinate, altro che occhiali… ci volava il binocolo, cosa dico, il telescopio, per vedere qualcosa! Con una visibilità ridotta ulteriormente dall’abbondante nevicata in corso. Un campo completamente bianco, un gelo da Groenlandia. I nostri amati giocatori si sono trovati a dover affrontare una situazione pesantissima: una squadra avversaria potente come la Juve da ‘incontrare’ in un campo storico (che mette suggestione, bisogna riconoscerlo!), campo, però, che assomigliava più alla pista di pattinaggio alla Lizza a Capodanno (ai giocatori mancavano solo le tutine attillate! che, sicuramente, avrebbero apprezzato!). Con i lampioni accesi (in pieno giorno!), l’arbitro, dopo aver fatto la prova del rimbalzo della palla, di colore arancione fosforescente – sic! – (macché rimbalzo… ci volevano quasi i cani da valanga per ritrovare la palla sprofondata nella neve!), ha fischiato l’inizio della partita, l’inizio della sofferenza. Noi tifosi intonavamo i i Ventola Il goal d canti a squarciagola con salti e ‘balli propiziatori’, un po’ per sostenere la squadra, un po’ per riscaldarsi. All’intervallo c’è stato un vero e proprio assalto (pacifico) alle bancarelle per appropriarsi di bevande calde, qualsiasi cosa …basta che sia caldo! Ma ecco che l’arbitro fischia il secondo tempo; dopo pochi minuti vediamo che il Siena ha qualcosa in più di prima, più grinta, più forza d’animo. Ma lo strepitoso sforzo non serve a rovesciare la situazione. Alla fine della partita, con un 4 a 2 ed un goal annullato, una partita che veramente non doveva essere giocata per inagibilità del campo, la tifoseria senese è ripartita verso casa, amareggiata. Per la cronaca, pare che i ragazzi dell’Istrice hanno dovuto affrontare un viaggio di 7 ore al ghiaccio con un pullman il cui impianto di riscaldamento era guasto! Però, anche se il viaggio è stato lungo, il freddo ci ha attanagliato, la vittoria ambita non è arrivata, il cuore bianconero è stato riscaldato dalla grinta dei nostri giocatori. “Rrrobburone… Rrrobburone…” come urla sempre il mi’ babbo. ■ 16 fatti e personaggi del mese LA ‘PRIMA’ ALLA SCALA “La Scala” del calcio ha aperto le porte ad una debuttante. Stavolta però, il palcoscenico non erano le tavole di un teatro, bensì il discusso manto erboso di San Siro, e la danzatrice, invece che una “dama” dalle leggiadre movenze, era la benamata Robur, ovvero una bellezza secolare, non più “giovanissima” appena giunta tra le “elette” al gran galà, il cui fascino però non conosce tempo. Memori del sofferto “vivacchiare” tra una serie C e l’altra, e senza dimenticare che, prima di salire nel “Paradiso” pedatorio, siamo stati ad un non nulla dal tornare nell’anonimato dal quale tanto faticosamente la gloria bianconera era riemersa, in molti, vivendo i due appuntamenti milanesi come le “tappe” di un viaggio chiamato serie A, si accontentavano semplicemente di esserci. I grandi “ingressi” implicano il dazio - quasi inevitabile - del noviziato. In quattro giorni, il Siena avrebbe proposto la “prima” e una altrettanto accattivante “replica”, in un doppio appuntamento che, come “presentazione” aveva tutti i crismi dell’esperienza indimenticabile. La “matricola” si sarebbe misurata con il plurititolato Milan, e con la “grande incompiuta” Inter. “Musicisti” celeberrimi più avvezzi all’ assolo che all’esecuzione corale, contro un “orchestra” senza “fenomeni” solisti indiscussi, ma capace di eseguire all’unisono gradevolissime sinfonie. Una diversità di credo calcistico, necessaria per “orchestrali” e…per repertorio. O almeno così doveva essere: perché, se è vero che alla fine i rossoneri hanno guadagnato, al pari dei nerazzurri, l’intera posta in palio è altrettanto innegabile che gli applausi tributati alla “nuova arrivata” viva, lucida e a tratti brillante, traducevano la sostanza dei consensi ricevuti in un crescente e meritato rispetto; erano come un lasciapassare nell’imponente e austero “tempio dei campioni”. Il Siena ospite discreto di questo monumento sportivo, dopo essersi inchinato ad una magia, (Kakà docet), poteva riprendersi se non avesse “steccato” dal dischetto con il suo “musicista” più giovane: talento da vendere, ma freddezza da acquisire. L’“acuto” di Flo, giunge poco prima del termine dell’esibizione, tardi perché lo spartito bianconero potesse riequilibrare “il canovaccio” dell’opera. Scorrendo il “copione” della classifica, la replica, per quanto insidiosa, lasciava ben sperare: dopo le congratulazioni, la buona personalità mostrata, infondevano fiducia per la ricerca dei punti. Invece, tra assenze previste e defezioni impreviste, la compagine andata in scena mancava di quegli effettivi irrinunciabili per una buona esecuzione. Qualche vistosa “stonatura” di troppo, elementi nuovi ancora da affiatare per arrivare all’ ”accordatura degli strumenti”, un Inter perfetta. Insomma, tutto difficile anche per un Direttore d’orchestra come Giuseppe Papadopulo che ha abituato il pubblico a veri e propri capolavori di “arrangiamento”. Tornare da S. Siro con nessun punto incamerato, non significa doversi allarmare: altre sono le platee dove il Siena non dovrà “smarrire gli accordi” per guadagnarsi, con la salvezza, la lecita aspirazione di rientrare al “Meazza”. Ritagliando ogni frammento di un’emozione sportiva da non dirsi irripetibile, e con le note della “Verbena” comunque echeggiate a sancire il vanto della senesità, salutiamo questo incrocio con la storia, come la realizzazione di un sogno. Uno spettacolo da applausi. Scalfito solo in parte dall’increscioso “fuori programma” che ne ha macchiato la “coda”: messaggio gravemente lesivo per gli insegnamenti che lo sport si impegna a trasmettere, ed epilogo meritevole della più inflessibile stroncatura “alla Scala” del calcio, e di un’ancor più irremovibile bocciatura alla scuola della vita. TORE ANDRE FLO a cura di Francesco Vannoni Chissà cosa avrà pensato, Tore Andre Flo, quando al suo arrivo all’aeroporto di Ampugnano, oltre al presidente Paolo De Luca e al direttore sportivo Nelso Ricci, che lo aveva appena prelevato dal Sunderland, trovò ad accoglierlo anche la torrida calura estiva, quantomeno estranea a chi come lui, era abituato alle rigidità climatiche della natia Norvegia. Che la sua avventura in bianconero, dovesse rappresentare qualcosa di nuovo il “vichingo” deve averlo compreso anche dalla… temperatura. Sì, perché l’esordio nel massimo campionato italiano, non riguardava solo la carriera di un campione, ma l’emozione e lo zenit calcistico di un’intera città. Il calore di Siena non era solo un fatto di…termometro, ma anche e soprattutto quello di tanti sportivi che vedevano nascere, tessera dopo tessera, il mosaico della squadra che avrebbe onorato i colori della Robur nell’olimpo del pallone, dopo un secolo di alterne vicissitudini. E di vicissitudini ce ne sono state, prima che il biondo attaccante potesse prendere la via di Siena: sembrava proprio che il Sunderland non volesse lasciarlo partire. Ma Nelso Ricci è uno che non si arrende facilmente, e – dopo aver avuto sentore che l’affare potesse complicarsi – ecco la stretta di mano decisiva: il nazionale norvegese aveva accettato la “scommessa” di contribuire alla salvezza di una piccola realtà pronta a vivere un grande sogno. Intorno al nome di Tore Andre Flo, che sembrava dovesse arrivare in Italia già qualche anno addietro, quando fu il Perugia a cercarlo, c’erano le certezze che servono per poter considerare il suo ingaggio un “grande colpo” messo a disposizione di Giuseppe Papadopulo: nato il 15 giugno del 1973 a Stryn, il longilineo attaccante, dopo aver militato per quattro stagioni in patria (prima nel Sogndal, poi nel Tronsoe e, ancora, per due anni nel Brann Bergen, tutte compagini di serie A norvegese), nel campionato 1997/98 il nazionale norvegese approda in Inghilterra: sono i “blues” del Chelsea a volerlo in Premier League, e ad affiancarlo per quattro campionati, alla sempre più nutrita colonia italica nel frattempo sbarcata oltremanica, proprio per calcare il prato dello Standford Bridge: Zola, Di Matteo e un “certo” Gianluca Vialli, sono i nomi più rilevanti tra i compagni di squadra dell’attuale “torre” bianconera. Terminata l’esperienza al Chelsea, dove nel frattempo era arrivato un altro tecnico italiano come Claudio Ranieri, Flo si trasferisce in Scozia per vestire la casacca dei Glasgow Rangers nella stagione 2000/2001. Con gli stessi colori, l’anno successivo, vive la sua migliore stagione dal punto di vista del rendimento, firmando 18 gol in 30 presenze. Tutt’altra musica, invece in quello che sarà il terzo ed ultimo campionato in terra scozzese: solo quattro apparizioni. Il Sunderland è la formazione che lo riporta in Inghilterra (4 gol per 29 presenze lo scorso anno). Grinta, spirito di abnegazione e tanto lavoro “oscuro” al servizio della squadra, sono le peculiarità del bagaglio tecnico col quale Flo sta facendosi apprezzare dal competente e attento pubblico senese. Forse non sarà un cannoniere infallibile, ma alcune sue marcature sono state “pesanti” (a segno quattro volte nelle 5 partite del mese di gennaio, mancando il bersaglio solo al Delle Alpi contro la Juventus) e quei 193 centimetri supportati da 86 chilogrammi, assommano una stazza di grande giovamento negli equilibri della beneamata; chi avesse dubbi in tal senso noti la padronanza nel possesso palla e il sostegno di una “sponda” sempre pronta a farsi rispettare in elevazione per creare più di un grattacapo alle retroguardie avversarie. Tore Andre Flo è dunque la “fotografia in campo” di questo Siena. La sue prestazioni identificano la solidità e il valore del gruppo; i risultati, la verifica più probante sul positivo cammino sinora compiuto, confermano che la “scommessa” senese di Flo possiede tutti i presupposti per essere vinta. 18 calcio Gigi Rossetti Continua il nostro viaggio fra le Giovanili del San Miniato ‘Esordienti’, ma con le idee già chiare Chi mette un ragazzo nelle sue mani può stare tranquillo.Competente, scrupoloso e soprattutto preparatissimo sotto ogni punto di vista. Prima che come calcia, guarda se un bambino ( perchè a lui affidano quasi sempre i più piccoli) poggia bene il piede in terra, guarda come cammina perchè deambulare bene è più importante che calciare bene un pallone, quello poi può anche venire di conseguenza. Insegna calcio da ormai tanti anni e allora questa volta, questo spazio, lo concediamo totalmente a lui per sapere come vanno le cose di questa allegra brigata. “Mi hanno affidato gli Esordienti B del 1993 che per la prima volta hanno affrontato l’esperienza del “campo a undici” e devo dire che pur confrontandosi con squadre composte da bambini nati un anno prima, hanno dimostrato buon spirito di adattamento e nes- sun timore reverenziale.” Un anno di differenza e per la prima volta sul “campo grande” “Forse ho capito. Reagiscono bene, reagiscono con la naturalezza che contraddistingue questa fascia di età e grazie soprattutto alla serenità degli adulti che li circonda, hanno saputo accettare le prime sconfitte, catalizzare gli errori per metterli a frutto di partita in partita mettendo in campo energie fisiche e mentali che hanno portato il gruppo ad esprimersi in un costante crescendo che ha portato anche risultati positivi sull’espressione del gioco, della correttezza sportiva nell’atteggiamento……. ed anche a qualche vittoria.” Lo sport, palestra di vita; può sembrare un po’ antico come concetto ma con Calderone fortunatamente è ancora così. “Il nostro obiettivo, anche se può sembrare retorico, è davvero quello di consentire a questi “cittini” di vivere una esperienza che gli consenta di crescere, di acquisire quegli elementi educativi, fisici, psichici e sportivi che li possano accompagnare negli anni più belli e spensierati della propria vita.Concetti questi,che facili da esternare, hanno bisogno di tanto lavoro, tanta pazienza e soprattutto tanto buonsenso.” Sport professionistico e cinismo: sono questi gli elementi che caratterizzano la nostra epoca e che certamente non aiutano a portare avanti un certo tipo di discorso; gli esempi che arrivano dai più grandi molte volte non sono certo il massimo e così il rischio è di appiattirsi sull’arrivismo e sull’ egoismo è altissimo. “Sarebbe troppo facile seguire la “corrente”, ma anche se può sembrare un controsenso la forza per raggiungere gli obiettivi sopracitati viene proprio dai ragazzi, la loro spontaneità, la loro forza e la loro purezza spinge alla ricerca di offrire ciò che meritano e soprattutto di restituire loro quella speranza e quegli ideali che sembrano smarriti.” Un cammino che è fatto però anche di cronaca sportiva e che racconta di una squadra che dopo una prima fase alterna nei risultati ma interessante per l’esperienza, hanno iniziato nel 2004 la seconda fase del campionato che li metterà di fronte ad avversari con potenzialità più omogenee.Da fine aprile poi, inizieranno i tanto attesi tornei primaverili che consentiranno a questi ragazzi di fare esperienze nuove con squadre di altre province. Gli ingredienti per fare bene ci sono tutti, non rimane allora che augurare a tutti questi bambini...in bocca al lupo! ■ La formazione degli Esordienti B del 1993 Becchi e bastonati 1 9 zappingVINCENZO COLI Fin troppo facile titolare così quella serata di un giorno da cani. Domenica 1° febbraio, segnate la data in nero sul calendario di cucina, e appizzateci sopra trecce d’aglio, prezzemolo e finocchio. Perché non si abbia a ripetere. Calcio e basket uniti nel passivo, e che passivo: quattro pappine, tanti canestri, una scarica di cazzotti e una sassaiola da paura. Che alla stessa ora, ma cosa dico, all’unisono, sul manto smottato e scivoloso (vero Roque?) dello stadio Meazza e dentro il nuovo Palas pesarese ribollente di 10.000 (!) tifosi, Siena sportiva abbia preso su e portato a casa, ci poteva stare. Due batoste al prezzo di una. Ma ben diverse. La Robur aveva parecchie attenuanti: mezza squadra out tra squalifiche e infortuni, il nuovo brasiliano appena sceso dall’aereo e buttato in campo con ancora negli orecchi l’effetto del jet-leg, e dall’altra parte una compagine che ogni tanto si ricorda di essere l’Inter, in più arricchita da due talenti puri come Adriano e Stankovic. Nessuna scusante invece per la Mens Sana: lenta, impacciata, senza idee, e quel che è peggio, svogliata. Peccato veniale quando il roster è pieno di fuoriclasse, con i numeri per rimediare in qualsiasi momento, peccato mortale se la squadra è di talento medio, costretta a puntare sulla difesa e sugli attributi 40 minuti su 40 se vuole competere. Poteva succedere, è regolarmente successo. Quella di Milano non era partita da vincere a tutti i costi, non sono quelli gli avversari sui quali fare la corsa. Lasciando perdere i proclami sciocchini che straparlano di zona UEFA, basta arrivare quint’ultima a una Robur la cui squadra è stata costruita in fretta e furia e all’ultimissimo secondo di due mercati mentre la società si è dovuta dare in pochi mesi un’organizzazione da club professionista. Oggettivamente non si può chiedere di più. Papadopulo, l’uomo dei miracoli, è nocchiero abbastanza saggio da autorizzare ragionevoli speranze. Ma per tornare al basket, quello di Pesaro era uno scontro diretto, da vincere o almeno perdere con onore, l’occhio attento alla differenza canestri. Niente da fare. Per fortuna nella pallacanestro, più che nel calcio, si cade, si risorge, si ricade e si ririsorge nel giro di 24 ore, e Recalcati è un grande coach abituato a cavare sangue dalle rape, vedi la nazionale. Avrà tempo e modo anche a Siena per confermare questa sua qualità. Dunque, con due sconfitte contemporanee e in diretta tv, il cuore è straziato e le balle girano. Ma quando si è ai vertici, l’esposizione mediatica è la regola, e se le vittorie inorgogliscono, le figuracce non si occultano. Come non si è occultato Bruno Cirillo, e ha fatto la cosa giusta: mai visto prima, a “90° minuto”, un calciatore presentarsi col volto tumefatto davanti alle telecamere Rai e Mediaset, facendo nome e cognome di chi l’aveva conciato. Altro che tv del dolore e reality show. Quelle sono scenette taroccate, questa era roba vera, cronaca al sangue. Mai vista prima perché episodi del genere, tragico caso Ferrigno a parte, si verificano di rado, essendoci per fortuna in circolazione pochi imbecilli come l’Innominabile cazzottatore. Di segno variegato le reazioni all’increscioso evento. Il Siena, nel senso della società, prima ha cercato di frenare Cirillo, poi ha minimizzato, forse per motivi diplomatici che non è dato sapere. Papadopulo, ancora una volta grande, ha voluto parlare solo del match in campo, ed è ammirevole l’autocontrollo di quest’uomo in un ambiente tanto incline al vittimismo e all’isteria. I giornalisti presenti alle trasmissioni tv si sono ficcati nel piatto ricco e hanno fatto il loro mestiere, per lo più deplorando, come è giusto. Zaccheroni, uomo solitamente equilibrato, ha stupito tutti invocando il principio andreottiano per cui “i panni sporchi si lavano in famiglia”. I panni suoi nella famiglia sua, forse; non quelli sporcati alle famiglie altrui. Ma a caldo, si sa, certe reazioni appaiono razionalmente inspiegabili. Forse Zac temeva che il ritorno alla vittoria dell’Inter in tv e sui giornali fosse oscurato dalla cronaca nera. Infine il neopresidente Giacinto Facchetti, cui lo squisitissimo Massimo Moratti deve aver attaccato il virus del buonismo: il mitico ex terzinone ha speso parole di condanna per l’accaduto e annunciato sanzioni societarie, ma ha anche invocato l’assoluzione assicurando il fulmineo pentimento: “È un uomo distrutto, piange e si dispera, non sa capacitarsi del suo gesto”. Infatti, il giorno dopo, l’uomo distrutto ha dichiarato alla stampa: sono stato provocato, ho le mie ragioni. Avrà tempo per ripensarci fino al 29 marzo. Mentre l’Innominabile menava, un manipolo di Balilla pesaresi, minoranza assoluta nel contesto di una tifoseria appassionata e corretta, praticava buchi grossi così nel pullman della Mens Sana. Episodio odioso, ma ahinoi ricorrente, che non stupisce. Da mettere nelle brevi, e sappiamo quanto poco appeal possa vantare il basket rispetto al calcio, per il mondo dell’informazione. Che sul caso Cirillo e sulle sue conseguenze disciplinari è tornato ampiamente nei giorni a seguire. Dando voce anche a un signore il quale ai suoi tempi sapeva materializzare un sogno ricorrente sugli spalti: “gamba in tribuna!”. Un signore che, a freddo, se ne è uscito più o meno così: “Cirillo è una fighetta, ai miei tempi ci si massacrava in campo e fuori ma non usciva niente, men che mai una denuncia. Doveva stare zitto ed aspettare”, come no, per vendicarsi e farlo in grande stile, in crescendo: nel prossimo girone d’andata col coltello, così nel ritorno l’altro reagirà con una calibro nove e l’anno dopo di nuovo Cirillo col kalashnikov, e in risposta l’Innominabile con una passatina di napalm… Si fa ma non si dice, e ci si copre tutti con l’omertà. Che diamine, il calcio è o non è uno sport da uomini veri? Parole sonanti come musica, agli orecchi degli ultrà che aspettano la partita per sprangare i poliziotti e scaraventare i vesponi giù dal terzo anello. Così ragiona nel 2004 Pasquale Bruno, ex difensore Juventus, denominato “O’ animale”. Tanto per dimostrare che l’evoluzionismo di Darwin ogni tanto va in corto circuito. ■ 21 tennis Andrea Sbardellati Tutti i classificati 2004 a Siena e provincia Chi c’è alle spalle di Lorenzi? Chi c’è dietro Paolo Lorenzi, il tennista senese numero 16 in Italia e alle soglie delle prime duecento posizioni nel mondo? A Siena sono 152 i giocatori di tennis classificati e iscritti per l’attività agonistica in tutti i circoli della provincia. Anche il gruppo delle giocatrici è piuttosto nutrito, con 43 atlete che si cimentano a vari livelli nei tornei sia individuali che a squadre. Naturalmente, a questi 195 atleti, si aggiungono tutti coloro che risultano non classificati, ma che puntano, con l’ottenimento di successi nei tornei, a scalare le selettive classifiche frutto di metodici calcoli matematici atti a valutare conferme, promozioni e retrocessioni. Un po’ come se ogni giocatore rappresentasse una squadra di calcio che, dopo la disputa della stagione coincidente con l’anno solare, lo vedrà sommare i risultati ottenuti, scegliendone i migliori per poi tirare le somme. Particolarmente ricercati i successi ottenuti con giocatori di classifica superiore al fine di conquistare i punteggi migliori. Partendo dal vertice della piramide diciamo subito che Paolo Lorenzi è inserito in serie A assieme ad altri venti giocatori. I migliori d’Italia e la sua attività è volta prevalentemente a ricercare successi in giro per il mondo. Paolino ha disputato le qualificazioni per l’Open di Australia, riuscendo a vincere il primo turno contro la testa di serie numero quindici, ma ha dovuto mollare la presa nel secondo turno e non è riuscito nell’impresa di qualificarsi per il tabellone principale della kermesse di Melbourne che ha incoronato lo svizzero Federer in cima alle classifiche Atp. Il nostro tennista punta comunque a conquistare punti Atp e, forte dei suoi 22 anni, sta lavorando duramente per salire ulteriormente in un ambiente altamente selettivo. In ambito femminile sono cinque le tenniste tesserate per circoli senesi dotate di classifica di serie B o, come viene chiamata oggi, di seconda categoria: Valeria Madaro è appartenente al terzo gruppo e proviene da una brillante promo- gruppo Gaia Tanganelli in discesa di un livello. Irene Scalacci si conferma nel secondo gruppo e vi discende l’under 18 Michela Sostegni. Sale di ben tre livelli fino al terzo gruppo l’under 16 Sara Pontremolesi. Ha ottenuto la promozione anche l’under 18 Giulia Bartalucci (quinto gruppo) e allo stesso livello si è confermata l’under 18 Francesca Galuppo. Guidano l’agguerrito stuolo delle 32 giocatrici appartenenti alla quarta categoria l’under 16 destinata a salire ancora Giulia Del Grosso e la giovanissima under 12 Serena Frazzitta. Di entrambe ne sentiremo parlare in futuro. Guido Collodel, che scende di un gruppo, così come Gino Bartoli e Riccardo Danielli. Guccio Rugani retrocede nel terzo gruppo, mentre vi arrivano da una promozione Luca Bassini e l’under 16 Niccolò Adami. Arriva nel quarto gruppo direttamente dalla quarta categoria l’under 18 Giacomo Grazi. Da seguire con attenzione l’under 14 Andrea Volpini, giunto nel quinto gruppo dopo una doppia promozione. Sono nel quinto gruppo l’under 16 Alessandro La Cognata, Filippo Gonnelli, l’under 16 Giovanni Galuppo, l’esperto Gianluca Arnecchi e Cristiano Baldacconi. Guidano la quarta categoria i zione di un livello. Katy Agnelli e Cristina Beber sono appartenenti al sesto gruppo e Francesca Grezzi ha appena ottenuto la conquista del settimo gruppo, dopo essere stata l’anno scorso in terza categoria secondo raggruppamento. Si è confermata nell’ottavo gruppo Stefania Pacella. Per quanto riguarda la terza categoria appartiene al primo In ambito maschile il più alto in classifica è Pietro Griccioli, confermatosi in seconda categoria nel settimo gruppo. Scende dalla seconda categoria l’amiatino Michele Fabbrini, ora in terza categoria primo gruppo. Sono promossi in terza categoria secondo gruppo Andrea Ciabatti e Andrea Taliani, protagonisti di un duplice salto. Allo stesso livello l’esperto seguenti giocatori facenti parte del primo gruppo: Massimiliano Arnecchi, Marco Bencini, Filippo Casini, Antonio Maceroni, Massimo Marchettini, Riccardo Mazzoni e Alessandro Sprugnoli. ■ 22 atletica leggera Andrea Bruschettini L’atletica è un bellissimo sport, ma spesso di non facile lettura e comprensione. Al di là dei gesti estetici, delle misure e dei tempi mirabolanti che affascinano in maniera spontanea il pubblico, si nascondono sacrifici enormi, che portano ad esplorare i confini fisici del corpo umano. L’esperto di questa pratica sportiva, è infatti un profondo indagatore, e sa che al di là della superficie dei risultati, dietro si cela la scienza nelle sue diverse forme: lo studio biologico e chimico delle reazioni del corpo sottoposto ad allenamento; la psicologia; e infine matematica e fisica (l’ingegner Dick Fosbury ne sa qualcosa). Quando tutti questi componenti, ben esplorati ed applicati con sapienza, si amalgamano perfettamente, allora l’atleta produce il grande risultato. Un po’ di tutto questo forse sta accadendo alla giovane Domitilla Bindi, classe 1983, una delle belle certezze dell’Uliveto Uisp Siena in questo 2004, anno cinquantesimo dalla fondazione del club senese. Allenata dal tecnico Stefano Giardi, la studentessa universitaria (e contradaiola della Torre), ha subito iniziato alla grande la stagione indoor, palesando una condizione ottima, ed una crescita netta nelle prestazioni rispetto alla passata stagione. Sul corto catino fiorentino (un anello di appena 160m), nel primo meeting stagionale ha prima corso i 200m in 25”92, poi ha siglato il proprio record assoluto (migliore del suo attuale primato all’aperto) nei 400m, 58”29. A distanza di una settimana, si è poi ripetuta giungendo seconda (dietro all’azzurra Benedetta Ceccarelli) nella prova toscana del Gran Prix nazionale indoor, in cui ha fermato i cronometri su 58”71. Con queste credenziali, Domitilla Bindi si appresta a fare una grande stagione indoor, ma soprattutto mostra un potenziale enorme per quelle che saranno le gare all’aperto, in cui potrà affrontare la sua specialità, i quattrocento ostacoli. Insieme a questa atleta, l’Uliveto Uisp Siena ha proposto nella gare indoor altre belle p r e stazioni: le La giovane quattrocentista protagonista assoluta delle prime gare indoor L’Uliveto Uisp riparte da Domitilla Bindi atlete di Claudio Lenti, Chiara Marzi e Sara Gualandi hanno corso i 55m in 7”80 e 8”33; nei 55m maschili Francesco Tognazzi si è fermato a 7”13, mentre il promettente Michele Raspanti è arrivato a 6”94; nei 200m la novità della categoria allievi Diego Vacca ha coperto la distanza in 25”62, mentre nella stessa categoria Daniele Bellini si mostra costante nell’asta, dove ha saltato 3,40m. Positive risposte anche dalla prima gara di salto in alto, in cui Giulio De Michele con 1,79m è stato quarto e Daniele Cavazzoni ottavo (1,65m). Lasciando l’atletica in sala, e spostandoci all’aperto, la cronaca ci dice che si è aperta la stagione dei lanci lunghi e delle campestri. Nella prime competizione della stagione, la campionessa italiana Elisa Palmieri ha subito vinto la gara del martello regionale con 51,82m, mentre Elena Calzeroni è s t a t a seconda con 35,18m nel disco. Per entrambe le portacolori della società senese, quindi misure al di sotto dei propri record, ma, come ricorda il loro tecni- co Flamur Shabani, la stagione è lunga e il raggiungimento di picchi di performance adesso potrebbe essere controproducente. Nelle due campestri della fase regionale del campionato italiano di società (una a Castelvechio Pascoli, l’altra ad Arezzo) è emerso il nome di Diomede Cishahayo. L’atleta burundiano, già talento di fama internazionale, alle soglie dei 40 anni (è del 1965), continua a mietere successi, grazie ad una preparazione seria, una tecnica di corsa ineccepibile e una volontà di ferro, che lo porta ad allenarsi (al termine della giornata lavorativa) tutti i giorni da solo al Campo Scuola. Le sue affermazioni nel cross corto, sono state affiancate dal ventiquattresimo posto di Gianni Betti nella campestre di Arezzo (su un percorso reso pesante dalla neve, quindi muscolare, e non adatto alle sue caratteristiche tecniche); dal doppio terzo posto di Mattia Paggetti nella categoria allievi (dove anche Davide Bari ha ben figurato finendo sesto e settimo); nonché dal doppio quarto posto di Maurizio Cito tra gli juniores. ■ 24 hockey a rotelle Marco Buccianti Un campionato difficile quello dell’attuale stagione in corso per la Mens Sana Siena hockey su pista, inserita nel girone B del campionato di serie B. Le altre formazioni che fanno parte del girone sono: tre toscane (H.C. Prato, S.C.S. 84 Follonica e SPV Viareggio), due squadre liguri (Ceparanese e Sarzana), due emiliane (Amatori Reggio Emilia e Villa Oro Modena) e una pugliese (Gsh Giovinazzo). L’avvio non è stato dei più incoraggianti e fin ora, arrivati in prossimità del giro di boa del campionato, non è ancora arrivata la prima vittoria e la casella segna ancora zero punti, mentre il Villa Oro Modena in testa procede a punteggio pieno. A tutto questo però c’è un motivo, in quanto l’intero collettivo della prima squadra è composto da atleti provenienti dal vivaio con il solo innesto di un elemento di esperienza quale è Andrea Marroni. Le intenzione dei vertici societari sono quelli di costituire un gruppo affiatato e compatto che, nell’arco di tre-quattro anni possa fare il salto di categoria in serie A2. Tutto questo per far crescere l’intero movimento hockeistico senese dimostrando che, nonostante Siena non sia una delle prime piazze dell’hockey a rotelle, si può lavorare bene con gli atleti del posto senza dover attingere dalle realtà limitrofe quali Follonica e Prato. Nell’organico societario troviamo anche una squadra juniores che nelle prime due giornate di campionato ha messo a segno due vittorie consecutive e mira decisamente ad arrivare alle finali nazionali di categoria che si svolgeranno in maggio in Veneto. Scorrendo troviamo poi la squadra allievi e la squadra esordienti. Infine il folto gruppo dei principianti nella quale i più piccoli compiono i primi passi sui pattini. Tutto ciò dimostra che la sezione è in continua crescita e punta decisamente in alto per potersi affermare come realtà hockeistica. l’intero organigramma delle squadre giovanili è supervisionato dal tecnico Roberto Tiezzi che è anche coach della prima squadra. I prossimi impegni della prima Campionato difficile per la Mens Sana, ma il gruppo dei giovani è una garanzia per il futuro Un movimento in continua crescita squadra sono previsti per: sabato 14 febbraio in trasferta a Giovinazzo e il 21 di nuovo in casa con il Sarzana per terminare il girone di andata. Tutte le partite si svolgono al Pala Chigi in via Sclavo. Inoltre la società è sul web all’indirizzo www.sienahockey.org <www.sienahockey.org> , con risultati e classifiche di tutte le categorie. ■ La rosa della prima squadra: Tiezzi Riccardo portiere Sassetti Paride portiere Sassi Carlo portiere Baccani Diego esterno Pedani Niccolò esterno Paglicci Emanuele esterno Marroni Andrea esterno Vecchiarelli Francesco esterno Tiezzi Davide esterno Montemurro Michele esterno Bonucci Filippo esterno Buccianti Marco esterno Affettuoso ricordo del pattinatore biancoverde Engels Lambardi, l’ultima bandiera Un altro pezzo di storia della Mens Sana se n’è andato. Engels Lambardi era nato nel 1920 e fin dall’adolescenza aveva cominciato a frequentare la palestra di Sant’Agata calzando i primi pattini della sua vita che lo avrebbero portato ad essere uno dei primi fra i tanti campioni della Mens Sana. Non possiamo certo qui elencare tutte le affermazioni di Engels, ma certamente siamo autorizzati a dire che la strada tracciata, in tutti i sensi, dal nostro compianto atleta è stata una strada lastricata dai titoli più prestigiosi della specialità e il suo esempio ha portato la sezione pattinaggio della Polisportiva ad essere una delle punte di diamante dello sport dilettantistico cittadino, fino a culminare, addirittura, nei titoli mondiali di Laura Perinti. Queste considerazioni ci rendono meno doloroso il momento del distacco dal grande Engels sentendoci consolati non solo dalle memorie e dalle testimonianze delle sue imprese, ma anche dall’esempio del suo attaccameno ai nostri colori, rivendicato con orgoglio fino agli ultimi momenti di questo suo passaggio terreno. Vorrei concludere questo breve e doveroso ricordo di questo atleta puro, con una notazione personale: i miei genitori mi dicevano sempre che si erano conosciuti “ a pattinare alla Mens Sana” e questo mi legava ad Engels anche un po’ sentimentalmente, rappresentando lui quell’ambiente che, bene o male che sia stato, ha dato origine alla mia modesta persona e che ora mi consente di portare questa affettuosa testimonianza nella speranza che quel luminoso esempio sia imitato, quanto più è possibile, dalle future generazioni mensanine. ■ Romano Rossi 25 polisportiva Matteo Tasso Subito bene le ginnaste della Mens Sana Con le stigmate delle ‘gariste’ Piccole ginnaste crescono…e regalano successi. A Livorno, prima uscita stagionale del 2004, è subito trionfo biancoverde: terreno di conquista delle agoniste di Beatrice Vannoni è la Coppa Toscana Fgi, conclusasi con le affermazioni di Costanza Pellati (1993) e Margherita Giannettoni (1994) ma anche con una lunga serie di risultati e prestazioni da incorniciare da parte di tutta la squadra della Mens Sana, che ha messo in mostra un livello tecnico già importante, assimilato durante la prima fase di preparazione in viale Sclavo. Brillanti alle parallele (attrezzo nel quale la preparazione delle biancoverdi è apparsa ben superiore a quella delle avversarie) ed al corpo libero, dove il binomio musica-coreografia è stato certamente azzeccato, permettendo esercizi armonici, belli stilisticamente e sostanzialmente “aggressivi”, le atlete della polisportiva hanno mostrato anche una dote che non si riscontra al momento le esibizioni squisitamente tecniche. In gergo le potremmo chiamare “gariste”, ovvero sportive (nel loro caso ginnaste) che, qualsiasi sia il livello acquisito in allenamento, riescono a dare qualcosa in più al momento di gettarsi nel clima agonistico: significa avere la giusta mentalità e l’appropriata saldezza di nervi quando la posta in palio è importante e quando ci si deve confrontare con le avversarie, più o meno forti che siano, e significa aver recepito nella maniera migliore gli stimoli di chi, quotidianamente, ti segue in palestra preparandoti per appuntamenti del genere. Una dote, ed un merito, da condividere con l’allenatrice federale Beatrice Vannoni e con l’assistente Erika Perugini (che assieme alla sua carriera internazionale nell’aerobica agonistica trova il tempo per seguire le piccole ginnaste biancoverdi), riuscite ancora una volta a confermare le proprie atlete ai primi posti in Toscana, confermando il trend positivo che da diverse stagioni contraddistingue tutta l’attività della sezione mensanina. Tornando ai primi allori del 2004, vediamo nel dettaglio i risultati delle agoniste mensanine in terra labronica: Costanza Pellati: sul gradino più alto del podio nella classe ’93, centra la sua prima affermazione in gara mettendosi alle spalle le insicurezze e la sfortuna del passato e mostrando notevoli progressi nel proprio bagaglio tecnico. Margherita Giannettoni: vince nella classe ’94, confermando la leadership toscana in questa fascia di età e le qualità di atleta che in gara sa sempre migliorarsi. Martina Provvedi: si classifica al secondo posto nella classe ’92, un piazzamento di assoluto rilievo considerato il problema al polso che la sta limitando negli allenamenti. Determinazione e precisione in tutti i movimenti ginnici sono però state tali da permetterle una prestazione di buon livello. Rossella Masone: si piazza al quinto posto nella classe ’93, davvero un risultato importante considerata la sua minor frequenza negli allenamenti rispetto alle compagne di squadra. Giulia Leni: settimo posto per questa piccola e promettente atleta, classe ’95, che paga le cadute alla trave ma che si è distinta magnificamente negli altri attrezzi, evidenziando un bagaglio tecnico davvero importante. ■ Il gruppo agonistico Promozionale Acrobatico con tecnici e dirigenti. Foto piccola: Beatrice Vannoni con le Giovanissime pre-agoniste. 133 anni dopo La ginnastica alla Mens Sana è di casa, da sempre. Nomen est omen, avrebbero sentenziato i latini guardando all’originaria denominazione della società, ovvero Associazione Ginnastica Senese, anno di fondazione 1871. Oggi, a distanza di 133 anni, la sezione della polisportiva è diretta da Laura Giuntini, presenza ormai fissa ed insostituibile al vertice di un’attività che racchiude tanti “micro-universi” legati tra loro dal filo conduttore della ginnastica. Direttore tecnico e allenatrice del settore agonistico è Beatrice Vannoni, coadiuvata da Claudia Biondi (allenatrice del settore promozionale), Monica Vannoni (istruttrice dei corsi di base), Erika Perugini (istruttrice dei corsi di pre-agonistica ed acrobatica), Sabrina Franci (istruttrice del corso di acrobatica) e dalle assistenti Alice Manetti, Sara Fattorini, Chiara Pisani, Roberto Parlatoni e Benedetta Di Ruggiero. ■ 26 cinque cerchi Francesco Vannoni Con l’obiettivo di cogliere, interpretare ed illustrare l’eterogeneità di una richiesta sportiva più che mai diversificata, guardando oltre il modello dell’unicità che in passato sembrava privilegiare certe discipline a discapito di altre, anche in relazione all’interesse popolare suscitato, parte – da questo numero – il nostro viaggio all’interno delle società polisportive presenti nel territorio senese, sia cittadino che provinciale. L’onore dell’apertura non poteva non essere riservato alla Polisportiva Mens Sana che, dall’alto dei suoi 133 anni (fu costituita nel 1871), non è solo uno dei sodalizi più antichi, ma rappresenta un esempio di multidisciplinarietà sportiva, la cui valenza si estende ben oltre il contesto locale, inserendosi efficacemente su scala nazionale. Piero Ricci, appena rieletto alla presidenza, si prepara a vivere, nel segno della continuità, il suo secondo mandato senza nascondersi la delicatezza del compito e la particolarità dell’impegno. “L’emozione è forte. Sono onorato della fiducia che mi è stata nuovamente accordata, e la mia intenzione è quella di proseguire il lavoro già intrapreso quattro anni fa, finalizzato al raggiungimento del miglior equilibrio tra il rispetto della tradizione e la necessaria spinta innovativa, sia in ordine strutturale che strumentale, per poter sostenere e corroborare i principi cardine della nostra secolare vocazione allo sport”. Una vocazione che – già insita nella celeberrima denominazione sociale di “Mens Sana in Corpore Sano” – si pone l’intendimento di colmare il divario tra giovani e meno giovani, consentendo la pratica sportiva all’interno di un vastissimo quadro di attività, dalla più tenera età, fino agli anziani. “A questo proposito – riprende Ricci – per ovviare al problema piuttosto diffuso di un prematuro abbandono dell’attività sportiva, abbiamo cercato di inserire attività collaterali che potessero rappresentare un’importante valvola di sfogo per chi volesse fare sport anche dopo la conclusione della carriera agonistica. Penso non soltanto all’area fitness, dove sia ragazzi che adulti possono regolarmente proseguire, a qualsiasi età, la pratica sportiva per la cura del proprio corpo e della propria integrità fisica, nelle varie forme previste dalla specialità, ma anche alla ginnastica artistica sezione nella quale, oltre alle varie gare federali agonistiche, abbiamo approntato corsi di aerobica; o ancora riguardo al pattinaggio: accanto a quello artistico che ha regalato ai nostri colori grandi risultati con l’argento Mondiale di Cristina Giulianini, è nato il pattinaggio sincronizzato, ugualmente protagonista agli ultimi Campionati del Mondo in Argentina.Abbiamo cercato di trasportare tali prerogative in tutte le nostre sezioni”. La Polisportiva Mens Sana comprende sezioni ordinarie come il minibasket, la danza, la ginnastica, le arti marziali (sezione che Piero Ricci ha diretto in precedenza, come responsabile interno, prima di essere chiamato a ricoprire l’attuale incarico), il volley, il pattinaggio artistico e il pattinaggio corsa; e sezioni autonome (cioè non direttamente legate alla Polisportiva) come il Basket con la squadra della Montepaschi Mens Sana, ai vertici nazionali ed europei, il calcio per effetto della collaborazione con il settore Giovanile del F.C. “Luigi Meroni”, l’endurance a cavallo, il tiro con l’arco e l’hockey partecipante al campionato nazionale di serie B. “L’armonizzazione di tante e differenti esigenze che vanno dagli sport agonistici, alle attività tipicamente amatoriali, fino al puro professionismo, richiede un grande sforzo organizzativo e un non trascurabile impiego di risorse per adeguare l’impiantistica ad un sempre più elevato numero di fruitori (la Mens Sana mette a disposizione i propri impianti, anche per le partite interne di Costone e Virtus, rispettivamente impegnate nei campionati di serie C e B1 di basket). Sono stati investiti, a questo scopo, oltre due milioni di euro che ci hanno consentito di racchiudere, relativamente all’anno appena trascorso, l’intera cerchia delle Nostra indagine sulle polisportive senesi (1) Mens Sana, la poliedricità fatta sport attività, all’interno dei nostri impianti. La costante crescita che gratifica le nostre proposte, porta a stimare in circa 1200 unità il volume di utenza sportiva mensanina, seguita dalla qualificata opera di 58 istruttori abilitati dalle rispettive federazioni di appartenenza e dal Coni, e 11 dipendenti della società. L’ottimo rapporto di collaborazione che intercorre tra il Comitato provinciale del Coni e la Polisportiva Mens Sana, non è solo espressione delle varie attività che le diverse sezioni svolgono proprio in ambito Coni, ma conferisce all’organismo stesso – quale struttura di riferimento – un prezioso ruolo di garanzia esercitato anche in occasione del recente rinnovo delle cariche dirigenziali. Con il Coni siamo in relazione circa una serie di iniziative per il trattamento delle problematiche inerenti i vari adempimenti delle realtà del settore. La poliedricità operativa della Mens Sana, centro per l’obiezione sociale, e quindi convenzionata per l’utilizzo di obiettori di coscienza, non si ferma solo allo sport con il premio al merito sportivo Città di Siena, o il torneo di minibasket Carlo Ciccarelli, o, ancora al Torneo di Pasquetta di volley: la natura prettamente volontaristica che ne contraddistingue le forme gestionali, e che configura la società senese come onlus, apre altre innumerevoli occasioni di inserimento nel tessuto socio-culturale ed educativo della nostra città. Tra le varie iniziative che in questi contesti la polisportiva promuove e favorisce ricordiamo il premio nazionale di composizione musicale intitolato alla memoria di Simone Ciani, la gestione per conto del Comune di Siena del Percorso Natura e della pista di pattinaggio su ghiaccio annualmente allestita nei giardini della Lizza, l’adesione, ad iniziative benefiche organizzate dall’Unicef presso i nostri impianti per l’occasione concessi gratuitamente. La Polisportiva ha partecipato, alle manifestazioni organizzate lo scorso anno, dall’Amministrazione Provinciale di Siena in occasione dell’anno europeo del disabile; abbiamo preso parte, con esemplificazioni dimostrative delle nostre attività, alla giornata Giovani e Sport voluta dal Comune di Sovicille e conclusasi con una tavola rotonda alla presenza di varie personalità del mondo sportivo. La completezza del nostro impegno – conclude Piero Ricci – è realizzabile grazie al sostegno e alla sensibilità delle istituzioni: dall’assessorato allo sport del Comune di Siena, all’Amministrazione Provinciale, per arrivare alla Fondazione e alla Banca Monte dei Paschi di Siena, sempre al nostro fianco per sostenere le iniziative che via via proponiamo. In proiezione futura sarà fondamentale proseguire la collaborazione avviata anche con tutte le altre entità sportive locali: un lavoro di sinergia per la crescita comune di un patrimonio di valori da tramandare. Si orienteranno in questa direzione le linee programmatiche del neo eletto organo direttivo della Polisportiva, il quale annovera al proprio interno rappresentanti del CUS Siena e dell’Intercras di Sovicille, segno tangibile del necessario allargamento di quelle prospettive che sappiano superare le normali e immancabili logiche di campanile, secondo canoni di modernità ed innovazione perché lo sport si esprima come il pianeta della creatività in movimento”. ■ 28 scherma Daniele Giannini Attività intensa per la scherma cussina impegnata praticamente ogni settimana in Campionati e Tornei riservati alle varie armi e categorie che regolano l’attività agonistica di una di una delle discipline olimpiche per eccellenza. Si è svolta a Ravenna la prima prova di qualificazione nazionale ai Campionati italiani assoluti, che si svolgeranno nel mese di giugno a Padova. Nel fioretto maschile ottima qualificazione di Niccolò Nuti che ha ceduto solo al campione del mondo giovani a squadre Andrea Baldini Gli altri fiorettististi della MPS Chiron Vaccines hanno mancato di poco la qualifica cedendo nel turno precedente: Vieri Nuti, ottimo atleta dal recente passato, insieme all’inossidabile Fabio Miraldi, Alessandro Nespoli e Vanni Zanchi, venivano quindi “rimandati” alle qualifiche per la seconda prova Open disputatesi alla fine di gennaio al Palascherma di Ancona e di cui vedremo in dettaglio i risultati. Nella sciabola femminile, Flora Scarlato vice-campione del Mondo Giovani a squadre, pur menomata per un infortunio patito in allenamento pochi giorni prima, partecipava lo stesso alla competizione e perdeva l’assalto decisivo alla qualificazione; la brava Flora saprà senz’altro rifarsi alla prossima gara di qualificazione una volta recuperata completamente dall’infortunio. Nella spada femminile l’ottima Martina Giovanetti offriva una bella prestazione sin dal primo turno ed arrivava spedita senza alcun affanno alla qualificazione (merito questo di una preparazione fisica corretta, ma che viene da lontano come abitudine mentale); nelle “32” cedeva all’ex campionessa europea Elisabetta Castrucci dopo un’assalto avvincente che si concludeva 15-14 in favore della poliziotta di Frascati. L’azzurrina Eleonora Pieracciani perdeva di poco l’accesso alla qualificazione e si classificava al 39° posto nella graduatoria finale. Le altre cussine in gara Martina Bancheri, Elena Sommaria e Barbara Galini cedevano il passo nei primi turni della eliminazione diretta. Nella spada maschile era presente solo il veterano Simone Carboni che non andava oltre il primo turno a gironi di una gara con quasi 200 partecipanti. Si è svolta ad Imola la prima prova delle trofeo nazionale under Intensa attività alla sezione scherma del CUS Mietono risultati a tutte le età gli atleti dell’Acquacalda 14 di spada maschile e femminile I ragazzi e le ragazze della sezione scherma del CUS impegnati in questa importante competizione al di là dell’Appennino erano Lorenzo Bruttini, Matteo Capecchi e Giovanna Dimitri nella categoria allievi, Irene Crecchi ed Alice Volpi nella categoria giovanissime. Proprio da quest’ultima categoria è arrivato il risultato più eclatante. Infatti, Alice Volpi ed Irene Crecchi hanno dominato la gara concludendo al primo e secondo posto una competizione entusiasmante che le ha viste protagoniste sin dall’inizio su un positivo ha in questo caso tirato con meno concentrazione subendo troppe stoccate per errori di misura. Come anticipato in apertura, si è svolta ad Ancona la seconda prova di qualificazione zonale per la qualificazione alle prove nazionali di qualifica agli assoluti. Gli atleti della sezione scherma del CUS sono saliti sul podio ben quattro volte ed hanno ottenuto altri significativi piazzamenti qualificandosi per la prova nazionale in numero considerevole. Nel fioretto maschile il veterano Fabio Miraldi si classificava 3° bat- lotto numerosissimo ed agguerrito di avversarie provenienti da tutta Italia. La cornice della finale è stata bellissima sia agonisticamente che tatticamente e si è conclusa sul filo di lana per 10-9 a vantaggio della Volpi sulla Crecchi . Nella categoria “Allievi” Capecchi dopo aver superato i gironi eliminatori ed il primo turno di diretta è stato eliminato nel tabellone da “64” mentre Bruttini si qualificava per i sedicesimi di finale dove però concludeva la sua gara di fronte ad un avversario più esperto. Un risultato sicuramente migliorabile proprio in considerazione di trovarsi al primo anno della categoria. La stessa sorte di Bruttini toccava a Giovanna Dimitri, nelle “Allieve”, che dopo un inizio di annata molto tendo in finale il compagno di squadra Alessandro Nespoli (numero uno del tabellone), che si classificava 5°. Miraldi dopo queste prove positive arriverà senz’altro in forma ai campionati italiani master di cui detiene il titolo e quest’anno il CUS dovrebbe tentare anche l’impresa a squadre grazie al raggiungimento della soglia dei 40 anni per alcuni schermitori cussini ancora in attività. Il giovane Vanni Zanchi, dopo un girone di qualificazione travolgente che lo portava ad essere il numero tre del tabellone, si fermava al 17° posto perdendo completamente il controllo della situazione nell’eliminazione diretta. Zanchi, che non può e non deve permettersi queste pause in questo tipo di competizioni, si è comunque qualificato per la prova Nazionale in pro- gramma a Foggia nel prossimo mese di marzo. Nella sciabola femminile pronto riscatto di Flora Scarlato che si classificava al 2° posto dopo un assalto viziato da tre errori arbitrali che la costringevano a cedere alla frascatana Ruffini per 15-13. Ottima la sua prova che gli ha permesso di riassaporare il gusto del podio dopo alcune prove meno brillanti. Nella sua marcia spedita per la finalissima Flora ha dovuto eliminare la giovanissima compagna di squadra Federica Parisi che l’ha comunque impegnata strenuamente dimostrando buona predisposizione per l’arma bitagliente con il punteggio di 15-10. Nella spada femminile doppio podio con l’azzurrina Eleonora Pieracciani e la lieta sorpresa di una Martina Bancheri ritrovata; le due ragazze senesi si sono classificate terze ex equo su un lotto di 110 partecipanti ed hanno ceduto ambedue di misura 1513 rispettivamente alla vincitrice, Valentina Lattanti di Terni, ed alla romana Andreani 2^ classificata. Le altre spadiste in gara, Barbara Galini, 15^, Bianca Vannoni, 21^, Elena Sommaria, 24^, si qualificavano per la prova nazionale di Foggia, mentre Maria Elisabetta Lastri 31^ e Federica Parisi 43^perdevano la qualificazione per poche posizioni. Nella prova di qualificazione regionale di spada maschile a Firenze vittoria di Marco Cetoloni che nella finalissima ha battuto nettamente il giovane pistoiese Gori. Finale ad “8” anche per Enrico Gostinelli, che cedeva proprio a Gori per 15-14, e per il giovanissimo Giacomo Steiner classificatosi al 7° posto dopo aver vinto di una sola stoccata l’incontro valido per l’accesso alla finale e la qualificazione alla prova nazionale. Ancora una volta gli schermidori cussini hanno saputo interpretare in maniera egregia lo spirito societario che grazie agli sponsor MPS, Chiron Vaccines e Allstar Senarmi (sponsor tecnico) permettono un’attività così intensa alla sezione. ■ Damian Cufrè, difensore CAMPIONATO DI SERIE A 2003/2004 30 Foto Lazzeroni 31 32 tennis tavolo Corrado Bagella È cominciato il girone di ritorno, anche se, per il momento, un po’ al rallentatore. In tutto il mese di gennaio, infatti, il calendario stilato dalla Federazione prevedeva soltanto la prima giornata dei campionati a squadre, ma ben due impegni, peraltro importantissimi, per quanto riguarda l’attività individuale. Nei campionati di A/2, la squadra maschile aveva in programma la difficile trasferta di Reggio Emilia, uno dei principali nodi da sciogliere in chiave di partecipazione ai play-off. Ebbene, gli atleti senesi hanno affrontato l’impegno con la massima concentrazione e ne è scaturita una netta vittoria per 6 a 2, che praticamente pone fine alle speranze degli emiliani. Il distacco in classifica di tre punti appare difficilmente colmabile e, quindi, la Libertas Siena è ora la più probabile candidata ad accompagnare la Fortitudo Bologna, unica certa, nell’avventura di fine campionato. Qualche chances, semmai, occorre concederla ancora all’Arpino, anch’esso distanziato di tre punti, ma che potrebbe avvicinarsi pericolosamente, nel caso venisse a vincere a Siena lo scontro diretto in programma ai primi di febbraio. Anche la squadra femminile torna dall’ennesima trasferta di Messina con un’altra vittoria, stavolta per 5 a 3, contro la Fiamma Cairoli. Primo posto in classifica confermato, quindi, a pari merito con il Torino, che si è aggiudicato lo scontro diretto con il Molfetta, proponendo la sua seria ipoteca su uno dei posti disponibili per i play-off. Comunque, le prime due settimane di febbraio, con i big match Libertas Siena – Molfetta e Torino – Libertas Siena, chiariranno definitivamente i residui dubbi. Le restanti partite con le squadre di Messina, infatti, appaiono ininfluenti, stante il notevole divario di valori esistenti fra le prime tre e le compagini siciliane. In casa Libertas, qualche apprensione desta il calo di forma manifestato, negli ultimi tempi, dalla uzbeka Saida Burkhankhodjaeva, peraltro ampiamente compensato dalle prestazioni super delle giovani italiane Giulia Cavalli ed Eleonora Francini, protagoniste di eccellenti risultati nei due tornei individuali di Roma e Modena. Giulia Cavalli, in particolare, è in un crescendo di condizione entusiasmante, forte fisicamente, ma soprattutto mentalmente. Che dire, infatti, di una sedicenne che nel torneo di 2° categoria fa fuori la Merenda (n. 9 delle classifiche assolute) e la Pilloni (n. 12), atlete che, fra l’altro, giocano in A/1 ? Il secondo posto conquistato, battuta solo dalla cinese Wej Jian, la dice lunga sulle reali possibilità dell’atleta senese, peraltro ben supportata dalla Francini, che ha ottenuto il 9° posto, ma solo perché, nei sedicesimi, ha trovato sulla sua strada la stessa cinese Wej Jian. Le due atlete hanno poi concesso il bis al torneo giovanile di Modena, dove, sia nella gara “Under 21”, che tra le Juniores, hanno ancora superato avversarie che nelle classifiche nazionali occupano (ma, per quanto tempo ancora ?) diverse posizioni davanti a loro. Nell’ “Under 21”, in particolare, Giulia Cavalli ha sgominato il campo, aggiudicandosi la competizione. E le sue “vittime” hanno i nomi di Pastorino (pluricampionessa italiana delle categorie giovanili), Bazzani (n. 19 delle graduatorie nazionali assolute) e, in finale, Di Napoli (torinese, prossima avversaria in A/2). Per parte sua, la Francini è giunta quinta, dopo aver liquidato con un secco 3 a 0 la torinese Pinotti, che l’aveva battuta in campionato. Nella gara Juniores, gara massacrante, dalla lunghezza esasperante, Giulia ha perso la finale, quando le sue forze erano ormai veramente ridotte al lumicino, mentre Eleonora ha confermato il quinto posto. ■ Le due principali squadre m e t t o n o u n a s e r i a i p o t e c a s u l l a c o n q u i s t a d e i p l a y - o ff La Libertas ad un passo dal primo obiettivo 33 testimonianze Augusto Mattioli Filo diretto fra la nostra città e la Palestina Quando una piscina significa speranza “Italiano? “Sì, di Siena” “Ah final four, final four”. Il giovane militare israeliano, forse non arriva neanche a vent’anni, si rilassa pensando ai momenti meno preoccupati di qualche partita di basket di cui deve essere appassionato, abbassa quel fucile (che ci preoccupa) e sorride. Ci lascia passare. Siamo ad un posto di blocco che controlla l’entrata di Ramallah, la città della Palestina dove risiede il capo dell’Olp Arafat in una sede mezza distrutta dai bombardamenti. Nascosti dietro una siepe alta, alcuni carri armati pronti ad intervenire in caso di bisogno in una terra che da decenni non conosce pace. Lo sport da queste parti deve essere l’ultimo degli interessi, se si pensa a quanto sta accadendo. Eppure qualcuno pensa a costruire qualcosa per quando il futuro sarà meno incerto e meno pericoloso e i giovanissimi palestinesi non cresceranno più nella paura e con quella rabbia che li porta a rischiare la loro stessa vita. Alla Terra Santa School di Bethlemme diretta da padre Jbrahim Faltas, dove la bandiera arcobaleno della pace sventola sul tetto, i ragazzi che la frequentano, giocano a calcio in un ampio spazio ricavato nelle fondamenta dell’edificio. Due porte, le linee segnate per terra bastano per una partita molto combattuta. Ma c’è anche chi invece si dedica alla pallacanestro. A Dura, la cittadina di poco più di venticinque mila abitanti con la quale il Comune di Siena ha progetti di cooperazione (e tra qualche giorno una delegazione senese sarà in Palestina per fare il punto di queste iniziative) sta progredendo nella realizzazione di un’area verde attrezzata di circa ventimila metri quadrati nella quale verranno realizzati la casa della cultura, una piscina riservata soprattutto ai più giovani, spazi aperti. Qualcuno ha obiettato che viste le necessità di questo territorio una piscina non era tra le priorità. “Noi non vogliamo solo assistenza rispondono gli amministratori della cittadina palestinese - ma anche speranza. E un impianto sportivo è proprio il segno della speranza”. E all’interno della casa della cultura un gruppo consistente di insegnanti di educazione fisica sta facendo un corso di aggiornamento sul tennis da tavolo. In un primo momento sembra strano che si pensi al tennis da tavolo quando magari poco lontano israeliani e palestinesi vengono feriti o uccisi in quella tragica guerra che dura da decenni e che sembra senza fine. Un territorio nel quale la paura vince su tutto Ma in fondo anche il corso di tennis da tavolo può essere considerato un piccolissimo segnale di voler andare avanti alla ricerca di una vita normale. Nel campo profughi di Dehisheh, un agglomerato disordinato di edifici nel quale aveva vissuto il poliziotto palestinese che qualche giorno fa si è fatto saltare in un bus a Gerusalemme provocando morti e feriti, i bambini giocano con un pallone mezzo sgonfio in strade strette e sporche. Ma anche loro, come tutti i bambini palestinesi, si avvicinano con fiducia. E sorridono “Chi sei? da dove vieni? come ti chiami?” domandano nel poco inglese che conoscono. E chiedono in arabo “Una foto, una foto”. Qualcuno di loro ci mostra un mitra di legno con il quale finge di sparare. Molti alzano le mani facendo il segno di vittoria. Ma i ragazzi più grandi, quelli tra i quindici e i venti anni, ti guardano in una maniera che ti imbarazza. Se ne stanno in silenzio ma quando ti osservano hai l’impressione che ti stiano per dire: “Tu che vieni da un paese dove la guerra non c’è non sei gradito. Cosa sei venuto a fare qui da noi che viviamo da anni in questa situazione e non abbiamo speranze?”. ■ 34 attività subacquea Mauro Mancini Proietti Le vicende che legano l’uomo al mare sono tradizionalmente millenarie così com’è intramontabile il fascino che l’ elemento acqueo suscita nella fantasia di molti. Una fantasia che ha contribuito a scrivere forse le migliori pagine della narrativa di tutti i tempi. La subacquea, ossia la disciplina che porta ad esplorare le profondità marine, è relativamente più recente, ma non ha mancato di ispirare i più celebri romanzieri a partire dalla fine dell’ ottocento. Una disciplina, quest’ultima, che oltre ad arricchire la fantasia di molti, anche ad oggi ha l’innegabile pregio di avvicinare l’uomo alla natura forse nella sua veste meno esplorata e per certi aspetti incontaminata. Non è un caso a tal fine che tutte le diverse scuole di immersione vadano ad oggi modificando le proprie diverse didattiche su un unico fondamentale filo conduttore comune, che è quello di avvicinare i singoli allievi ad un prioritario approccio con le discipline biologiche e con i relativi temi inerenti ai più moderni sistemi di ricerca e campionatura delle varie specie appartenenti alla flora e alla fauna marina. Non è voluta essere ovviamente da meno la F.I.P.S.A.S , affiliata C.M.A.S. (Confederazione mondiale per le attività subacquee), che vede nella scuola di immersione operante nell’ ambito dell’ associazione subacquei senesi una delle principali fautrici di questo nuovo spirito di disciplina e di rispetto per l’ambiente. Un nuovo modo di intendere la subacquea non solo come divertimento o avventura, ma anche come l’ occasione per porsi allo studio ed al servizio della natura mediante la capacità di saper monitorare, analizzare e campionare le varie specie da seguirsi nella loro evoluzione biologica così da dare un notevole contributo conoscitivo a coloro che sono istituzionalmente deputati alla valutazione e alla conservazione dell’ ambiente. Di questo si è in definitiva parlato lo scorso 3 febbraio in Piazza d’ Armi presso la piscina comunale, al momento in cui sono stati presentati i nuovi corsi che hanno in tal modo preso avvio sotto la guida del direttore della didattica nella persona di Massimo Mechini chiamato a coordinare l’attività dei vari istruttori che in questa prima fase si articoleranno dal I al III grado (sommozzatore esperto) con i relativi istruttori rispettivamente Alessandro Pangallozzi, Alessandro Cappelli e Leonardo Civai. A questi corsi seguirà poi, come rappresentato nella illustrazione di apertura, uno specifico corso di specializzazione per istruttori e aiuto istruttori (e quindi tutto interno alla scuola immersioni) che sarà tenuto da Novello Manganelli. La scuola di immersione interna all’ associazione Onlus di subacquei senesi ha ormai tradizione più che pluridecennale e ha visto perfezionarsi nelle sue file moltissimi senesi che hanno voluto intraprendere un nuovo e più “profondo” modo di relazionarsi con il mare. Una attività sportiva che concilia pertanto la volontà di misurarsi con se stessi e l’ innato desiderio di conoscenza e di scoperta che anima ciascuno dei nuovi allievi che numerosi si sono presentati all’ inizio dei corsi. Doveroso poi aggiungere, come rappresentato dalle stesse parole del presidente dell’ associazione senese, il maggior coinvolgimento anche dal punto di vista del volontariato e della solidarietà sociale evidenziato dal recente accordo che vede appunto l’ associazione senese tra quelle affiliate ai servizi di protezione civile e che potrebbero pertanto partecipare, in caso di bisogno in occasione di eventuali calamità naturali, al dispositivo dei soccorsi. Un ulteriore modo in definitiva di sentirsi utili alla collettività pur curando una disciplina sportiva che molto contribuisce al percorso di crescita di cia- scuno e che lo pone di fronte alle proprie individuali risorse e potenzialità che non deve necessariamente tradursi in un poco opportuno sprezzo o incoscienza del pericolo quanto nel sapersi adattare al pieno rispetto di tutte le norme di sicurezza il cui solo rigoroso rispetto permette appunto a tutti di potersi avvicinare alla subacquea senza particolari timori. È solo la consapevolezza dei potenziali pericoli che sono propri in fondo di tutte le attività umane, che ci permette di saper adeguare il nostro modo di agire a quei modelli comportamentali che maggiormente sono in grado di garantire la massima libertà, pur nel rispetto della maggior sicurezza. Un aspetto quest’ ultimo che, così come molte discipline sportive, può far sì di configurare anche la subacquea come mezzo a fine, soprattutto per i più giovani, in un percorso di maturazione e crescita. Un aspetto quest’ ultimo, la piena conoscenza delle norme di sicurezza, che, congiuntamente al necessario rispetto dell’ ambiente in cui si vive, è sempre stato ben presente nell’ Associazione. ■ Presentati i nuovi corsi legati anche ai servizi di emergenza Fra natura ed impegno civile 36 basket Mauro Bindi Luci ed ombre nelle ultime uscite dei biancoverdi, mentre incombono i primi esami stagionali MPS, un rilancio che parte dalla difesa Anno nuovo, vita vecchia! La rivisitazione di un detto classico di inizio anno è usata per inquadrare le difficoltà, sempre le stesse, in cui si dibatte ancora il mondo della palla a spicchi italiano. Sono appena trascorsi sei mesi dalla estromissione della Virtus Bologna e quello che doveva essere comunque un monito per tutte le altre consorelle, sembra essere già stato dimenticato. Basta leggere le notizie che arrivano da alcune piazze di A1 e ci si rende conto ancora una volta come il campionato rischi di essere falsato. A Trieste, dopo la fuga della guardia americana Thomas, anche l’ex play senese Mitchel ha smesso di allenarsi per il pagamento parziale di uno stipendio, senza dimenticare che anche il centro portoricano Fajardo a più riprese ha minacciato e saltato allenamenti per lo stesso motivo. Dall’altra parte dell’Italia, a Messina, coach Boniciolli ha rassegnato le dimissioni dopo aver constatato che non c’erano più le condizioni ambientali e soprattutto economiche per continuare nel proprio lavoro, con il play Busca che, smesso di allenarsi, ha chiesto anche la rescissione del contratto che lo lega con la società siciliana per inadempienza, non dopo aver constatato che lo sciopero dell’americano Garnett aveva comunque permesso a quest’ultimo di recuperare gli arretrati. Ad Avellino rimpiangono la sconfitta di Biella che trova una sua spiegazione tecnica nel rifiuto dall’ala americana Jamison di seguire la squadra in terra piemontese per un problema di accredito dello stipendio, insomma un quadro nel quale è sicuramente difficile distinguere la verità, tra società che respingono accuse, senza essere in grado di dimostrare una situazione patrimoniale che permetta veramente di concludere la stagione e le stesse che, in questo quadro di incertezza, operano ugualmente sul mercato per rinforzarsi. Gli sforzi fatti finora in Lega per uscire da situazioni come quelle già vissute nel passato con Reggio Calabria e Verona o la stessa Bologna, solo per citare i casi più recenti, non sono evidentemente sufficienti per evitare il ripetersi di situazioni al limite del paradossale. E questo lancia un’ombra oscura sul campionato. La ripetitività dei fatti ci porta ormai a considerare consuetudine ciò che non dovrebbe essere accettato e sorvolare su queste anomalie è senza dubbio pericoloso, anche in piazze come Siena che hanno avuto la fortuna di trovare uomini e mezzi idonei per elevarsi sopra la media. Da un’accusa all’altra fa gridare allo scandalo che in un contesto elitario come dovrebbe essere quello rap- presentato dall’Eurolega, il Panathinaikos sia autorizzato a giocare in una palestra come quella dove è tornata a giocare Siena a distanza di pochi mesi dalla edizione della passata edizione, non solo perché rappresenta un contesto non degno del livello della manifestazione, ma anche per le inevitabili ripercussioni che ciò ha sui risultati della squadra greca. Nessuno discute le problematiche inerenti alla ristrutturazione per le Olimpiadi del palazzo dello sport in cui giocano abitualmente i greci, ma non è difficile trovare un nesso tra i risultati conseguiti sul campo e ciò che avviene nello stesso. Tanto di cappello alla società mensanina che non ha puntato più di tanto il dito sulla eccezionale durata di un secondo di gioco, risultato poi decisivo per il risultato finale e su altre intemperanze del pubblico ateniese, ma sta di fatto che tutto ciò non rientra obiettivamente in quella “normalità” che dovrebbe essere garantita in ogni situazione. Detto questo entriamo nel vivo delle questioni senesi, partendo proprio dal capitolo Eurolega, che in questo momento rappresenta, senza nessun motivo di esaltazione, l’aspetto più confortante del momento. La vittoria di Kaunas, sfruttando sul filo di lana il jolly determinato dall’assenza di Sabonis nelle file dello Zalgiris e la sconfitta di misura contro il Panathinaikos, offrono alla vigilia del ritorno del derby italico con la Skipper ottime opportunità per il futuro. Siena può guardare con fiducia anche ad un piazzamento oltre il quinto posto nel girone, la vittoria irrinunciabile contro i bolognesi offrirebbe la quasi certezza di accesso alle Top 16, senza voler ipotizzare che in caso di vittoria contro la Skipper con oltre quattro punti, Siena sarebbe fino all’ultima giornata in lizza addirittura per la terza piazza. Evidenziato questo, dobbiamo dire con onestà che gli aspetti positivi di questo momento non vanno oltre le considerazioni precedentemente fatte per il cammino in Europa, non certo per il rendimento offerto dalla squadra e tanto meno per i risultati in campionato, che nel giro di due settimane ha visto la Montepaschi dissipare buona parte di quel vantaggio che ritenevamo potesse essere una dote importante per il future biancoverde. 37 basket Mauro Bindi Che gli uomini di Recalcati non abbiano mai incantato nel corso della stagione è un dato abbastanza assodato, certamente la capacità di riuscire comunque a fare risultato, unitamente alla considerazione di un organico rinnovato che necessita di tempi abbastanza lunghi per arrivare alla sua massima potenzialità, ha influito sul giudizio globalmente positivo che di volta in volta è stato associato alle prestazioni della Montepaschi. Il tempo però sotto molti punti di vista è “matrigno” e in una logica di gradualità diventa importante percepire anche piccoli processi di miglioramento, che nella realtà di questo momento in casa mensanina sono assai poco appariscenti. Anzi se sin dalle prime partite avevamo visto nell’atteggiamento difensivo della squadra un punto di forza fondamentale su cui costruire il resto del percorso tecnico che caratterizza ogni team, oggi dobbiamo constatare invece come proprio in difesa si stiano palesando delle difficoltà macroscopiche. La difficoltà di tenere l’uno contro uno, specialmente da parte dei nostri piccoli, spesso bruciati sul primo passo di entrata dei rispettivi pari ruolo, è un elemento che balza agli occhi in maniera evidente e con esso tutte le difficoltà che ne derivano in termini di aiuti e adeguamenti difensivi palesati dalla squadra. Lo stesso Recalcati ha evidenziato spesso le difficoltà della squadra in un ambito che è soprattutto di applicazione mentale, prima ancora che tecnico ed è qui che la Montepaschi necessita di un salto di qualità, perché, pur con tutte le possibili perplessità che sempre emergono in questi momenti sul valore reale dei singoli, è difficile affermare che la squadra senese non abbia al suo interno un tasso di qualità effettiva. Disquisire se era meglio avere un play o un pivot in più diventa una mera discussione teorica, il gruppo a disposizione di Recalcati è completo e profondo, tutti hanno la possibilità di esprimere il proprio potenziale, come ci dimo- strano i dati statistici della squadra, quindi non ci sono alibi per nessuno, perdere come la Montepaschi ha fatto prima a Treviso e successivamente a Pesaro non è accettabile per chi si propone come candidato alla vittoria finale. Occorre quindi fare ricorso a tutte le risorse fisiche, tattiche e mentali per scuotersi da quella inconsistenza palesata contro avversari di pari livello senese e più in generale nei momenti di difficoltà. Certamente i tanti infortuni di questo ultimo periodo, primo fra tutti quello occorso a Chiacig, non hanno aiutato la squadra, ma ciò non pone la Mens Sana su livelli diversi dalle proprie antagoniste, che in ugual misura o forse anche in maniera più pesante, hanno dovuto fare i conti con problematiche di carattere fisico. I problemi sono che la squadra senese continua a non tirare bene da 3, che la sua manovra è troppo poco fluida e che solo a sprazzi c’è equilibrio nella distribuzione dei palloni e ad essere penalizzato spesso è proprio il servizio al pivot, in un momento oltre tutto nel quale, nonostante l’infortunio, Chiacig si è riproposto in maniera positiva e lo stesso Andersen sta recuperando dopo un periodo di appannamento. Tra i pochi aspetti positivi di questo momento evidenziamo la partita di Galanda ad Atene contro il Panathinaikos, nella speranza che ciò segni il momento del definitivo recupero del capitano della Nazionale, che a livello di consi- stenza ed intensità, può dare molto ad una squadra forse ancora alla ricerca di un vero e proprio leader al suo interno. Fino a questo momento i numeri assolvono Thorton, specie quelli di campionato dove è tra i primissimi nella valutazione generale, rispetto a quelli dell’Eurolega dove le difficoltà sono più evidenti, ma è indubbio che dall’ex canturino è lecito attendersi qualcosa di più, la sua insicurezza è palese, specie quando finisce per cozzare contro il muro difensivo che spesso gli avversari gli erigono davanti ed il suo salto di qualità è quello di cercare con calma quelle variazioni di gioco che lo possono rendere meno prevedibile, rispetto per esempio alla sua tendenza a buttarsi sempre dentro all’area colorata, dove gli scontri diretti con avversari spesso più forti fisicamente e la scarsa tutela di cui non sempre godono gli attaccanti, gli stanno rendendo la vita estremamente difficile. Urge intanto recuperare anche il miglior Vukcevic il cui tiro da 3 e la sua duttilità tattica, sia offensiva che difensiva, ne hanno fatto un elemento importante negli equilibri biancoverdi della scorsa stagione ed è impensabile che nello scacchiere attuale il serbo-greco non riesca a fornire un rendimento adeguato al suo valore. Intanto la squadra è attesa in questo mese di febbraio al primo vero esame della sua stagione, le final Eight di Coppa Italia affrontate da testa di serie numero 1, impongono un atteggiamento adeguato al ruolo al quale ambisce la Montepaschi e sarà interessante vedere quale sarà il rendimento del gruppo, che in un contesto dove non sono ammesse prove di riparazione, dovrà dimostrare fino in fondo le proprie qualità e sarà importante toccare con mano quanto di vincente Carlo Recalcati sarà riuscito a trasmettere ai propri uomini, lui che contende a Ettore Messina il titolo di coach più vincente degli ultimi anni in Italia. ■ Chiacig (pagina precedente) e Galanda. 39 David Andersen 41 basket Duccio Balestracci Recalcati commenta l’attuale fase della Montepaschi Mens Sana Per saper vincere bisogna saper perdere È reduce da un ritorno da Atene funestato dalla nebbia, e soprattutto è reduce da una partita che, per un attimo si poteva sperare che si tingesse di biancoverde e invece è andata diversamente. La Montepaschi Mens Sana non è più quella che ha concluso con il titolo di campione d’inverno il girone di andata. Perde, perde male, perde contro squadre che le sono tecnicamente inferiori. Perde gli scontri diretti con le dirette concorrenti allo scudetto. Mister Recalcati che cosa sta succedendo? (silenzio per tre secondi) beh… certo non è un momento di grande condizione… si direbbe di no. Stiamo facendo fatica. Nella continuità e nella intensità difensiva. Ma se fino a dicembre la squadra girava che era una bellezza… …sono cose che non vorremmo mai che succedessero, però succedono. Ci si possono…ci si devono aspettare. E ora che cosa succede? Non ci si deve far prendere dalla paura. Tuttavia non si può far finta di niente Tutt’altro. Non ci si deve far prendere dalla paura però nemmeno essere superficiali. Ma si deve essere coscienti che all’interno della squadra ci sono risorse per superare questo momento difficile. E che cosa si sta facendo per superarlo? Intanto ci si allena, perché non si può far finta che gli impegni frequenti, settimanali, con partite, viaggi e trasferte non abbiano il loro peso. E bisogna allenarsi per avere qualità nel lavoro e riuscire a gestire i problemi e a conviverci. Ma non c’è anche un fattore psicologico? A Treviso la Montepaschi Mens Sana non è mai stata in partita. Perdere ci stava ma così… Senta, lei forse non si ricorda che tre giorni dopo la partita con la Montepaschi Treviso è stata anche di 28 punti davanti al Valencia. Sa, il Valencia?…ha presente? …sì l’ho presente… …ecco. Treviso ha giocato per due mesi con rendimenti strepitosi, vincendo alla grande contro tutti. È la squadra numero uno, in Italia. Eppure, all’inizio… All’inizio si pensava che, un po’ perché appagati, un po’ perché avevano fatto dei cambiamenti, fossero più deboli. Poi hanno aggiunto due giocatori e, rispetto all’anno scorso, sono addirittura più competitivi… Sì, ma sparire dal campo in quel modo… È vero che la Montepaschi deve essere capace comunque di giocarsi una partita difficile, se vuole essere in grado di giocarsi lo scudetto. La squadra di Siena è partita come una protagonista: è arrivata subito in testa e lì, in testa, è facile sbagliare valutazione quando ancora non c’è la giusta mentalità. Allora un fattore psicologico c’è… …ma nella misura in cui non è facile capire, quando sei in testa, fino a che punto ci sei per il merito tuo e quanto per errori degli altri. E noi… …e noi lì c’eravamo assolutamente per merito nostro perché avevamo saputo vincere partite importanti, magari senza rendimenti strepitosi, e, certo, perché avevamo saputo sfruttare gli errori degli altri. Quando sei lì è facile pensare “siamo i primi perché siamo i più bravi e siamo invincibili”. È un errore. Comprensibile per chi è primo per la prima volta, ma pur sempre un errore. Se pensiamo così, se pensiamo di essere invincibili, perdiamo le nostre peculiarità. E invece… …e invece bisogna imparare che per vincere bisogna essere pronti a perdere. Sì, ma perdere con Roseto…perdere con Udine che avrà anche giocato bene e concentrata, ma oggettivamente è una buona squadra di livello tecnico inferiore rispetto alla Montepaschi Mens Sana, no? Con Udine siamo stati capaci di riprendere in mano il gioco ma non di affondare. E poi, certo, quando eravamo avanti, a fine partita, abbiamo fatto degli errori puerili che hanno compromesso tutto… …e questo è preoccupante… …guardi, la Benetton ha perso cinque trasferte; ha perso con Messina. La Skipper è stata battuta proprio dalla Snaidero di Udine. La Scavolini (che non ha l’impegno di Eurolega e dunque spende meno sul piano della fatica) ha perso con la Benetton. Perdono anche le altre. Bisogna essere severi verso noi stessi ma non si deve pensare che ci siano squadre invincibili e dunque nemmeno noi lo siamo. C’è stato qualche giocatore che ha avuto più calo degli altri, in questo calo della squadra? Noi abbiamo avuto un elemento di valore fondamentale fino a dicembre ed era Kakiouzis. Poi è calato molto. Direi che è stato il caso più eclatante. Anche Vukcevic è calato ma lui è stato più discontinuo anche nella prima fase e quindi il suo calo è stato meno vistoso. Tuttavia Kakiousis, ad Atene, ha mostrato segni di netta ripresa. Abbiamo iniziato il campionato con grandi obiettivi. È cambiato qualche cosa nelle aspettative? Dobbiamo rivedere i nostri sogni? No. Siamo in linea con gli obiettivi che ci eravamo dati. In Eurolega ci eravamo posti l’obiettivo di entrare nelle top 16 e a due giornate dalla fine siamo in corsa. In campionato siamo a due punti dalla prima… …ma si era parlato di arrivare in testa alla fine della regular season… L’intento era ed è di arrivare primi ai play off perché questo facilita molto la gestione dei play off stessi. Le possibilità sono ancora intatte. Tuttavia l’obiettivo primo è quello di dimostrare di essere competitivi e di arrivare alla fine della regular season in condizione ottimale. Anche se non siamo primi? In passato ci sono stati casi di squadre che hanno dominato dall’inizio alla fine, ma erano squadre di società forgiate da tempo a giocare restando sempre in testa. Oppure ci sono state squadre che hanno giocato 7-8 finali scudetto in 7-8 anni e alcuni scudetti li hanno vinti. Ma nello sport non è sempre così e si può vincere anche non dal primo ma dal secondo o dal quarto posto. Questa è la mentalità di chi vuole vincere. Lei non si arrabbia mai. Non crede che qualche volta ci sarebbe da dirgliene quattro quando qualcuno combina qualche cavolata in campo? E chi gliel’ha detto che non mi arrabbio mai? …mah…ha sempre un aplomb così inglese…mai visto fare un cazziatone… E invece mi arrabbio spesso e parecchio, ma i cazziatoni li faccio nello spogliatoio, non in campo. Non è il mio modo di essere, quello di urlare al giocatore che sbaglia: un giocatore, anche se fa un errore, fa pur sempre fatica e deve essere rispettato per questo; deve essere richiamato e corretto, non insultato. Ci sono i luoghi opportuni per incavolarmi. E lì lo faccio, oh, se lo faccio… ■ 42 basket Marco Naldini È un po’ come la Milano-San Remo di ciclismo, la quattro giorni di Forlì per la coppa Italia. È il primo appuntamento del nuovo anno in cui si gioca per vincere in maniera tangibile, per conquistare un trofeo da mettere in bacheca. Chi riesce ad aggiudicarselo può considerar- nere che non ci sono più. Il precorso Cantù-Treviso che portò l’Mps davanti ai bolognesi di Ettore Messina rispecchiava in gran parte la cavalcata dei biancoverdi nella prima parte di quella stagione, iniziata con undici vittorie consecutive tra campionato e coppa Saporta. Dodici mesi A fine mese la MPS attesa dall’impegno di Coppa Italia Cantù vorrà vendicare il ‘ratto’ di Bootsy si già al sicuro da eventuali defaillance di fine stagione. La coppa Italia, a differenza del passato (anni ’70 –’80) può considerarsi un evento d’élite riservato alle magnifiche otto del campionato, in duello avvincente, che rispecchia i valori del momento espressi dalle partecipanti, in una specie di résumé della prima parte della stagione. E così è stato anche per il Montepaschi, almeno nelle ultime due edizioni dagli esiti opposti, entrambe sotto la guida di coach Ergin Ataman. Il sultano del Bosforo era sbarcato a Siena con l’intento di vincere subito e già alla sua prima occasione sfiorò l’impresa nell’avvincente ed indimenticabile Finale con quelle V- orsono invece l’uscita inaspettata e sorprendente ad opera di Napoli già nei quarti rifletteva l’andamento altalenante di un’annata iniziata tra infortuni (Stefanov), aggiustamenti in corsa, e qualche incomprensione tra superstar-allenatore e resto della squadra. Ed il Montepaschi di Carlo Recalcati? Siena ha l’obbligo di misurarsi nuovamente con il Benetton nel secondo turno, spendendo meno energie possibili, nei quarti, contro l’Oregon Cantù. Dall’eventuale semifinale contro i campioni d’Italia potrebbero scaturire nuove ed interessenti considerazioni in vista degli scontri decisivi di fine stagione. Il Monte, in campionato, non ha ancora colto un successo contro le ‘grandi’, lontano dal proprio parquet. Riuscirci a Forlì rilancerebbe le quotazioni di una squadra destinata ad essere comunque protagonista. Qualche passo falso compiuto nelle ultime settimane esige una controprova per affrontare con fiducia e motivazione le partite decisive dei prossimi mesi. Un passo, però, alla volta. Intanto ci attende Cantù, avversaria tradizionale e assai conosciuta, a proposito di scontri senza possibilità di appello. E, al proposito ecco l’opinione di Massimo Oriani, de La Gazzetta dello Sport: “Due dimensioni a confronto, due modi diversi ma in fondo uguali di vivere il basket. Siena come Cantù, Siena più di Cantù, almeno quest’anno. Il ratto di Bootsy Thornton ha lasciato il segno, ha colpito l’anima di una squadra di amici, la cui favola è durata persino troppo in un mondo dove spesso conta solo il dollaro. Ma i sentimenti segnano il cuore, anche di quelli che fanno finta di niente. Non si dimentica, si va solo avanti”. E proprio Bootsy con la coppa Italia ha un conto in sospeso. Se non si fosse fatto male nell’ultima finale, forse l’Oregon avrebbe battuto Treviso. Se, forse. Non valgono nulla. Conta solo il campo, che non mente mai. Siena è più forte, più completa. Cantù ha il solito spirito da combattente e un condottiero, coach Pino Sacripanti, maestro dell’understatement, ma piccolo genio della lavagna e dello spogliatoio. Si vince anche con quelle armi che lo scout non spiega, troppo arido per cogliere il loro immenso valore. Siena favorita? Certo. L’Mps ha già vinto? Assolutamente no. Come dicono in America, “That’s why they play the game”... “È per questo che giocano le partite”. ■ ‘Bootsy’ Thorton 43 basket Final Eight di Coppa Italia Forlì, 25-28 febbraio MER A) or e B) or 18,15 B COLE e e 20, 30 M netton T Dì 25 r onte pasc eviso-Me FEBB hi Si RAIO ena- tis Vares C) or e Oreg e 18, GIOV on S D) o cien re 20 15 Skipp EDì 2 tific 6 er Bo ,30 S Cant F E cavo logn B ù B lini P a-Po R A mpe esaro I O a E) or -Lot VEN toma Napoli e 18, E R F) or tica 1 Rom e 20, 5 vincen Dì 27 a 30 vi te A ( s e ncen - vin m c ifina te C - vin ente B SAB li) cent eD A TO 2 8 Benetton Treviso 4 Nicola Marcelo Ala 5 Edney Tyus Playmaker 6 Evans Maurice Guardia 7 Pittis Riccardo Ala 8 Marconato Denis Centro 9 Bulleri Massimo Playmaker 10 Slokar Uros Ala/Centro 11 Bargnani Andrea Ala 12 Giovannoni Guillerme Ala 13 Jackson Jermaine Centro 15 Garbajosa Jorge Centro 16 D’Incà Alberto Playmaker 18 Cuccarolo Gino Ala 20 Corradini Francesco Playmaker Metis Varese 4 Callahan Dan Centro 5 Farabello Daniel Play/Guardia 7 Conti Paolo Ala/Centro 8 Vescovi Francesco Ala 9 De Pol Alessandro Ala 10 Allegretti Marco Ala 11 Meneghin Andrea Guardia 12 Podkolzine Pavel Centro 13 Bolzonella Federico Playmaker 14 Zanus Fortes Cristiano Centro 15 Mc Cullough Jerry Playmaker 16 Cola Francesco Ala 18 Giadini Andrea Guardia 20 Nesby Tyrone Ala Montepaschi Siena 4 Stefanov Vrbica Playmaker 5 Zukauskas Mindaugas Ala 6 Tagliabue Marco Ala 7 Vitali Luca Play/Guardia 8 Vukcevic Dusan Guardia/Ala 9 Vanterpool David Guardia/Ala 10 Galanda Giacomo Ala 11 Thornton Bootsy Marvis Guardia 12 Lechthaler Luca Centro 13 Andersen David Ala/Centro 14 Chiacig Roberto Centro 15 Kakiouzis Michalis Ala 16 Scarponi Ivan Ala 18 Marino Tommaso Playmaker 19 Cavallaro Carmine Guardia/Ala 20 Datome Luigi Ala Fina le o re 1 6,50 Oregon Scientific Cantù 4 Levin Mats Playmaker 5 Wheeler Tyson Playmaker 7 Johnson Nathaniel Ala 8 Hines Samuel Ala 9 Novati Lorenzo Playmaker 11 Gay Dan Centro 13 Porta Vittorio Ala 15 Bernard Mike Centro 16 Colombo Davide Ala/Centro 17 Calabria Dante Guardia 18 Schortsanitis Sofoklis Centro 19 Riva Patrizio Guardia 20 Stonerook Shaun Ala Skipper Bologna 4 Mottola Hanno Ala/Centro 5 Basile Gianluca Play/Guardia 6 Mancinelli Stefano Ala 7 Belinelli Marco Play/Guardia 8 Smodis Matjaz Ala/Centro 12 Pozzecco Gianmarco Playmaker 13 Vujanic Milosm Playmaker 14 Van Den Spiegel Tomas Centro 15 Lorbek Erazem Ala 17 Cortese Riccardo Guardia 18 Guyton A.J. Guardia 19 Prato Patricio Guardia/Ala 20 Delfino Carlos Guardia/Ala Pompea Napoli 4 Fevola Danilo Play/Guardia 5 Carrichiello Ernesto Play/Guardia 6 Schmidt Casey Guardia 7 Morena Domenico Ala/Centro 8 Costantino Giuseppe Ala 9 Moldu’ Pablo Play/Guardia 10 Allen Jerome Playmaker 11 Albano Corey Ala 13 Torres Oscar Ala 14 Davison Bennett Ala 16 Cittadini Alessandro Centro 17 Penberthy Mike Guardia 18 Andersen Michael Centro Scavolini Pesaro 4 Scarone German Play/Guardia 5 Elliott Rodney Ala 7 Eley Bud Centro 8 Gigena Silvio Ala 9 Rannikko Teemu Playmaker 10 Ford Alphonso Guardia 11 Valentini Iacopo Guardia 12 Milic Marko Ala 13 Frosini Alessandro Centro 14 Ress Tomas Ala/Centro 16 Malaventura Matteo Guardia 17 Cinciarini Andrea Guardia 18 Lagioia Andrea Guardia 19 Rivali Eugenio Playmaker 20 Djordjevic Aleksandar Playmaker Lottomatica Roma 4 Morabito Bruno Playmaker 5 Griffith Rashard Centro 6 Bowdler Cal Centro 7 Bennermann Doremus Playmaker 8 Tonolli Alessandro Ala/Centro 9 Righetti Alex Ala 10 Myers Carlton Guardia 11 Branch Johnny Play/Guardia 12 Bonora Davide Playmaker 13 Alexander Cory Playmaker 14 Cipolat Roberto Ala/Centro 15 Barton Lubos Ala 16 Iannuzzi MicheleCentro 18 Fillari Luca Playmaker 20 Tusek Marko Ala/Centro 45 basket Fabio Fineschi A febbraio inizia una nuova stagione. Con il campionato delle prime quattro resettato in un perfetto equilibrio, con la Coppa Italia, campo tutto da esplorare, con l’Eurolega pronta a dare già dei responsi. La Montepaschi ha in mano il proprio destino. Questo significa dipendere solo dai propri risultati. Bando dunque a radioline e a televideo, quello che conta arriva d’ora in poi. Quindi da dimenticare anche i delitti del passato. La sconfitta a Novo Mesto per prima. È vero che quei due punti adesso significherebbero sicurezza. Ma è altrettanto vero che la Mens Sana ha avuto la fortuna di scontrarsi con uno Zalgiris rimaneggiato, e privo della guida Sabonis. È arrivata una vittoria esterna che contro un avversario diretto vale doppio. Resettata dunque anche la classifica di Coppa con i senesi dà lì in poi di nuovo padroni del proprio destino. Padroni di accogliere il Novo Mesto in una città innevata, di scherzarci ancora per venti minuti per poi annullarlo nella ripresa. E poi padroni di cercare quei due punti che mancano al primo obiettivo stagionale. Il primo assalto in terra greca è andato male, ma è stato per molti versi incoraggiante. Primo perché una squadra reduce da un periodo di calo ha mostrato nuova vitalità. Da qui la sensazione che il periodo no fosse, più o meno coscientemente, previsto proprio in vista delle gare che contano. Insomma se un calo ci doveva essere, come è normale in una stagione, bene che ci sia stato in una fase interlocutoria. Sempre dal campo di Atene giunge la sensazione che i due punti sfiorati siano figli sì di qualche errore, ma anche di un paio di evidenti torti arbitrali e di una tradizione che vuole il Panathinaikos quasi imbattibile fra le mura amiche. Notizie positive sono giunte in particolare dal reparto lunghi, il cui peso tecnico nelle competizioni continentali, si sa, è maggiore. E contro una squadra che non fa degli interni il suo punto di forza, i pariruolo mensanini hanno messo da parte infortuni e periodi di scarsa forma per dar vita ad una prova convincente. Adesso non resta che chiudere lo sforzo nel migliore dei modi e venire a capo di questo tremendo gruppo B. Certo che di bilanci se ne potrà parlare solo allora. Ma fin da adesso il cammino luci ed ombre di questa creatura, nata forse più per il campionato che per l’Eurolega, dice qualcosa. Intanto parla di due destini piuttosto diversi per i due esordienti nella competizione. Si diceva che la Montepaschi poteva soffrire un po’ proprio l’inesperienza di due uomini da quintetto. Il che si è dimostrato falso nei confronti di Vanterpool. Nuovo sì dell’Eurolega, ma abituato a cambiare campionati e dotato dunque di grande duttilità. Le cifre dicono anzi che proprio in campo europeo questo giocatore, amante del gioco fisico, ha dato il suo meglio. Punti, penetrazioni, recuperi, difesa, assist e rimbalzi: i suoi tabellini non si fanno mai mancare nien- La prospettiva di accedere alla seconda fase di Euroleague è sempre valida Le top 16 non sono più un miraggio te. Destino diverso per Thornton. Anche lui alla prima esperienza ha pagato un dazio molto più alto. Le cifre sono chiare anche in questo caso, e diventano molto più negative rispetto al campionato. Le caratteristiche tecniche e a volte proprio l’inesperienza hanno creato le difficoltà di Bootsy. I contatti duri spesso gli impediscono i suoi consueti giochi di attacco. E quando non riesce a trovare la via del canestro si innervosisce, così tutto quello che in genere gli viene naturale diventa più difficile. E quindi difesa, rimbalzi e quant’altro è nel suo bagaglio. Il resto della truppa di Recalcati ha vissuto gli stessi alti e bassi del campionato, senza particolari divergenze di rendimento fra le due competizioni. Ne è venuta fuori una situazione aperta. Si poteva con un piccolo sforzo in più evitare alcuni patemi. Ma ciò che importa è che la Montepaschi ha tutte le carte da giocare per fare di questa annata europea un altro successo. La vera stagione inizia adesso. ■ Vanterpool, sorpresa positiva di Coppa Dal titolo virtuale a quello reale 4 6 quelli che il tifo biancoverdeBARBARA CERRETAN I La vittoria casalinga della Mens Sana contro la Pompea Roma a metà gennaio ha segnato la fine del girone di andata, consegnando ai biancoverdi il titolo virtuale di “campione d’inverno” fra la soddisfazione generale per un traguardo mai raggiunto prima dalla nostra squadra nella sua storia. Lo stesso campionato che ci ha visti protagonisti nella prima parte di stagione sarà però insidioso fino alla fine, lo abbiamo detto più volte, soprattutto in virtù del fatto che i ragazzi di Recalcati sono considerati a ragion veduta, una delle squadre da battere, con tutti i rischi e le tensioni che comporta questo particolare status. Dobbiamo essere consapevoli della nostra forza e perseguire con convinzione l’obiettivo che questo possa essere l’anno giusto per una definitiva consacrazione. Poco dopo il giro di boa, quindi, abbiamo chiesto ad alcuni tifosi le proprie impressioni su quello che si è visto fino a questo momento in campo, commenti sulla stagione biancoverde ed aspettative future. Secondo Massimiliano Cinci “il girone di andata è stato senza dubbio positivo, sono arrivati i risultati e di conseguenza il primo posto in classifica. La squadra ha espresso quelle peculiarità tipiche di chi sa vincere, ovvero cinismo, pazienza e tanta applicazione difensiva che ci hanno permesso passo dopo passo di salire in vetta. Adesso sono un po’ preoccupato proprio perché non vedo più queste caratteristiche, specialmente sembra scomparsa la voglia di sacrificarsi in difesa…Mi aspetto di dare una bella inversione di tendenza alla brutta serie negli scontri diretti, ma sono convinto che se rivedremo la squadra “girare” come ad inizio campionato non sfigureremo contro nessuna avversaria”. Il tema delle dirette concorrenti della Mens Sana viene toccato anche da Alessandro Pellati che parla, riferendosi al girone d’andata, di “due sconfitte molto diverse fra loro: quella a Bologna contro la Fortitudo e quella di Treviso, la prima arrivata lottando fino in fondo tanto da meritarsi anche qualcosa in più, la seconda frutto di un errato approccio al match elemento a mio parere fondamentale. La squadra deve dimostrare sempre la giusta mentalità, se si perde contro le grandi squadre può starci, ma non bisogna farsi surclassare come successo contro la Benetton a Pesaro come se mancasse la voglia di lottare altrimenti una sconfitta onorevole può trasformarsi in una disfatta. In Eurolega stiamo facendo una buona apparizione anche se dobbiamo ancora guadagnarci l’accesso alle Top 16; sono sicuro che arriveremo lontano in entrambe le competizioni a patto che non manchi l’apporto di ognuno, perché non sempre la grande serata del singolo può permettere alla squadra di vincere”. Parlare al più presto di una Mens Sana bella e vincente è la speranza anche di Andrea Pannini, che si augura di non vedere divenire il punto di forza delle vittorie iniziali propiziate solamente dalle iniziative dei singoli, più che dal gioco di squadra. Un punto debole: “dobbiamo tornare a difendere come sappiamo fare, con grinta, senza però tralasciare l’attacco. Per il resto le sconfitte che sono venute, Udine a parte, ci stavano tutte e più che sui punti persi c’è da recriminare sull’atteggiamento della squadra, ma sono sicuro che con un’impennata al nostro gioco potremo raggiungere buoni risultati come lo scorso anno”. Non vuole fare previsioni sui traguardi finali Francesca Cerretani, “un po’ anche per motivi scaramantici. Penso, però, che il titolo di campioni d’inverno si commenti da solo, è stata una grande emozione come del resto per tutti coloro che, come me, seguono la squadra dai tempi della serie B, quando risultati del genere erano ben difficili da immaginare. Questo però deve essere considerato solo un punto di partenza, la situazione attuale parla chiaro: in un campionato così difficile è bastato un passo falso per ritrovarsi al quarto posto. Sono sicura che la squadra tornerà a lottare e giocare come sa certi atteggiamenti rinunciatari della partita di Pesaro saranno solo un vago ricordo”. Quest’ultimo elemento emerge anche, in maniera piuttosto esplicita, dalle parole di Federico Chellini, rappresentante del Commandos Tigre: “una squadra reputata da scudetto, con meno talento e più battagliera rispetto a quella dello scorso anno, non può prescindere da una difesa asfissiante come quella che la Mens Sana ha dimostrato di poter esprimere nelle prime giornate di campionato. Infatti quando questo tipo di atteggiamento è venuto a mancare, le prestazioni individuali non molto idilliache hanno avuto il sopravvento sacrificando il bene della squadra. Se in Eurolega stiamo procedendo in maniera dignitosa raccogliendo, forse, più del previsto, contro squadre fisicamente molto più esplosive della nostra, il campionato rischia di prendere una piega storta se non viene immediatamente fatto quadrato fra tutti gli elementi riacquistando un po’ di umiltà, proprietà indispensabile per chi vuole stare al vertice per molto tempo. Ciò che forse può dare una spinta a tutto l’ambiente sarebbe disputare un’ottima Final eight di Coppa Italia, trofeo sempre meno bistrattato per merito anche di una brillante formula, ma dove le squadre migliori possono arrivare ancora in ritardo di condizione”. Infine alcune parole dedicate al pubblico mensanino che fotografano al meglio la situazione e le aspettative del tifo senese: “noi come Commandos abbiamo già esortato la squadra nel post-Pesaro con un confronto civile, come siamo abituati a sostenere, considerandola costituita da ottimi ragazzi molto vicini alle sensazioni dei tifosi, e per questo confidiamo in una pronta reazione agonistica del team di Recalcati. Dalla nostra continueremo a dare ai biancoverdi il consueto supporto in casa e in trasferta, come abbiamo fatto fino ad ora con buoni risultati, sperando che il pubblico in generale ci venga incontro ed accantoni per un po’ l’indole polemica senese che può saltar fuori (finora no, per fortuna…) quando i risultati non sono dei migliori…la pazienza di un ambiente è la chiave delle vittorie!”. ■ 48 Campionato A1 17a giornata MONTEPASCHI SIENA-LOTTOMATICA ROMA 82/70 18a giornata MONTEPASCHI SIENA-SNAIDERO UDINE 93/95 DTS 19a giornata SCAVOLINI PESARO-MONTEPASCHI SIENA 90/79 20a giornata MONTEPASCHI SIENA-MABO LIVORNO 91/70 Classifica: Siena, Pesaro, Fortitudo Bologna e Treviso 30; Varese e Napoli 26; Roma e Cantù 22; Reggio Calabria 20; Udine 18; Biella, Milano, Teramo e Avellino 16; Roseto 14; Messina 12; Livorno e Trieste 10. Vrbica Stefanov Te lo dò io Tel Aviv! 4 9 tiri liberiANTONIO TASSO “P rezzi da Ladri, sede da Pazzi: Final Four a Tel Aviv???…?’Sti ...azzi!!” recita lo striscione esposto al Palaverde di Treviso. “ No alla Final Four a Tel Aviv!” campeggia ormai da tempo sulla curva della Fortitudo e sul terrazzino del Palasclavo mensanino. In soldoni, nessuno se la sente –nemmeno i più “Commandos” fra gli Ultras- di affrontare i rischi di una trasferta in quella Terra d’Israele quotidianamente martoriata da attentati, kamikaze, repressioni e chi più ne ha più ne metta. Con ancora vivi nelle menti e nei palati i sapori delle tapas delle Ramblas di Barcellona e le raffinatezze della cuisine di Lione, pensare di andare a rovinarsi una tre giorni d’inizio maggio, sia pure in riva al mediterraneo e sotto i dardi di un sole cocente, serrati nei recinti –sia pur dorati- delle sicurezze israeliane ed impossibilitati a muovere un passo senza la compagnia dei mitra dei figli d’Isacco per evitare le bombe dei nipoti di Maometto, non è quel che si dice un “boccone da ghiotti”! Ma tant’è, la geopolitica ha le sue ragioni ed Israele ed il Maccabi contano –oh se contano!- all’interno dell’Eurolega: in termini di pubblico (palasport da diecimila sempre esaurito), tradizione cestistica fatta di vittorie su vittorie naturalizzando neri d’America e orfani “sovietici”, potenza economica senza pari…E con i tifosi o senza i tifosi al seguito dal 29 di aprile al 1° di maggio la Final Four si farà dove stabilito (in un’ottica forse un po’ miope ed alla luce di speranze disattese dai fatti): a Tel Aviv. Nessuno si sente tranquillo –Maccabi escluso, naturalmente! Anche se apertamente sono solo i tifosi (in Italia e all’estero)a protestare, non si rivela un segreto dicendo che perplessità –e non da poco- sono state sollevate un po’ da tutti i club, se non altro per i costi che una “tre giorni” in Terra Santa impone. E quanto credete poi sia gradita ai giocatori yankees una trasferta custodita dagli agenti del Mossad e dai reticolati dei Sabra? Però, intanto, si va avanti perché … non si sa mai e, soprattutto, pericolo o non pericolo, a nessuno piace esser fuori dal giro che conta, quelle “top 16” già assaggiate che ti danno la gloria internazionale….proprio a nessuno! Tantomeno alla Mens Sana!!!! Poi, bene che vada, ci s’attrezzerà: in fin dei conti siamo andati a …Roseto!!! C i aveva arbitrato due anni fa contro Roseto in casa ed era ritornato il 28 dicembre scorso per fischiare la gara vinta contro Teramo. Niente da ricordare in maniera particolare in entrambe le occasioni, solo una grande gentilezza, un’amabilità difficile da trovare nella sua categoria, il sorriso anche nelle occasioni più –diciamo così- contestate… Uscendo dal Palasclavo, ai consueti saluti ed auguri prima di salire in macchina aggiunsi –come sempre- “Alla prossima!”…. “Non ci sarà una prossima….-mi gelò, cordiale- Perché a gennaio mi faccio missionario!” Simone Strozzi, da Parma, arbitro nazionale di pallacanestro, ha tenuto fede alla promessa rivelata da tempo alla famiglia, ai datori di lavoro, alla Federazione: lasciato il fischietto (e non solo quello, naturalmente) ha abbandonato la divisa grigia per quella nera dei “Saveriani”. Diretta l’ultima partita, a Bologna contro Avellino, è entrato nell’ordine religioso e si prepara a partire, dove lo manderanno, per aiutare chi ha bisogno di conforto religioso e non solo… Era stato uno dei fischietti più giovani ad approdare in serie A, era stato uno dei più giovani laureati della sua facoltà, era apprezzato nel lavoro tanto da raggiungere precocemente posizione di responsabilità…. Era stato designato insieme a colleghi più esperti e famosi per gare importanti in palasport di prestigio… Questa volta la “designazione” gli è arrivata non da Garibotti né da Rigas o Kotleba… l’hanno “designato” dall’Alto e a quel “Designatore lì”- ha raccontato il buon Simone da Parma- non si può resistere. “Ma a certi vigili urbani, a certi poliziotti, a qualche agente di viaggio o di commercio – mi domandava uno dei più sfegatati mangiauominiingrigio della curva- certe chiamate non arrivano mai???…“ Pazienza ragazzi, pazienza… Alla fin fine qualche “benzinaio” è ritornato alla pompa!!!. I l nuovo “servizio” all’interno del Palasclavo sta ormai avviandosi a regime: dopo le iniziali, inevitabili difficoltà ed i contrattempi dovuti –anche- alla lingua (non tutti capiscono l’emiliano e non tutti parlano il dolce idioma di Fontebranda), sembra che i ragazzi col giubbotto celeste siano entrati nello spirito del Palazzo e dei suoi abituali frequentatori e, serenità e sorriso sul volto, riescano a districare le situazioni più anomale per i posti, gli accessi, gli abbonati etc etc. Basta un po’ di’esperienza e d’umiltà da ambo le parti- e spettatori e servizio ormai sembrano filare nel giusto modo, come nei Palazzi più importanti si deve. È chiaro che non tutti conoscono tutti: la storia ed i personaggi della palla al cesto biancoverde sono patrimonio nostro ed ancora è assurdo pretendere che lo divenga- no per chi arriva per la prima volta. Ma, ripeto, basta la buona volontà e la pazienza e le cose si aggiustano. Tutta la città del basket ( e non solo!) conosce Demo Pennatini, la sua indefettibile fede biancoverde, la passione per lo sport che ne ha marcato la vita, la testardaggine quasi visionaria nel voler a tutti i costi salvare quel bene comune che si chiama Mens Sana: le tremila firme sotto la sua petizione alle Istituzioni dettero il via ad una reazione a catena che ha portato alla grandiosa realtà odierna. Non tutti quelli che vengono da fuori possono sapere che Angelo Dambrogio è stato una colonna portante dello spogliatoio mensanino: dalla Cardaioli Band ai ragazzi di Zorzi fino ai fasti di Dadone Lombardi e Cesare Pancotto in coppia con l’inseparabile Alvaro non c’è stata muscolatura che non abbia goduto delle sue cure. Per questo è comprensibile che, qualche volta, specie le prime partite, qualche giovane “controllore” abbia fatto difficoltà nel pass o nell’attribuzione dei posti, non conoscendo i personaggi.. Ora, anche loro, incominciano a capire quanto còntino nella nostra tradizione “quel signore col nasone rosso che a volte s’inceppa” e quell’altro “capelli neri e braccio ad una candida signora” che ogni domenica sono sugli spalti… E non fanno più difficoltà! C apitò in casa proprio con loro, quelli del Panathinaikos di Obradovic: un canestro sul filo della sirena contestato da tutta la panchina mensanina, col Tasso il Marruganti Recalcati ed il Menghetti a sbraitare protestando lo scadere dei tre secondi mancanti. “Non è buono, non è buono!!!” E un Commissario nostro “finitimo” (ma allattato coll’acqua dell’Arno) che, prima chiede parere all’arbitro russo-tedesco e poi, dopo lunga meditazione, lo dà buono!!! “Ma dài!… Nemmeno loro se lo aspettano… Obradovic non protesta più di tanto… E poi, siamo in Italia, un tavolo italiano, una squadra italiana che già sta vincendo… Credi che se succederà ad Atene lo daranno buono agli ospiti??” Ormai il guaio era fatto, il discendente di Dante non intese ragione né volle passare da favoritista… Si vinse di dodici invece di quattordici… E ad Atene è successo: palla ai Greci ad un secondo dalla fine dei 24… ricezione, palleggio, aggiustamento di posizione, mira e via!!!.. almeno tre secondi per completare il tutto... ma il cronometro, lì, parte solo quando Lakovic lascia la palla!! Tutto come previsto…. E poi ‘un s’aveva ragione a Montaperti?? 50 basket A qualche settimana di distanza dal termine del girone d’andata, è interessante andare a rileggere cosa pensavano del nostro campionato i 18 coach di serie A1 e se per caso in tutti non ci fosse già insito il dubbio sulle reali ambizioni tricolori della Montepaschi. In una indagine promossa dal quotidiano sportivo Tu t t o sport, ai biancoverdi senesi i tecnici interpellati hanno infatti preferito nella maggioranza dei casi (quattordici a sette, per la citazione di più Fra i 18 coach di A1 la Mens Sana non suscita grandi entusiasmi Una fiducia tutta da conquistare squadre) quelli trevigiani di Messina. Alla squadra veneta si riconosce in particolare l’abitudine a battersi per certi traguardi, a differenza di quella senese propostasi ad altissimi livelli solo in questi ultimi anni. Hanno indicato Siena: Melillo (Pesaro), Messina (Treviso), Bucchi (Roma), Lardo (Reggio Calabria), Gramenzi (Teramo), Banchi (Livorno) e Markovski (Avellino). Fra quelli che hanno preferito Treviso c’è anche Recalcati, così sappiamo a chi vanno le sue preferenze. Più variegato il ventaglio delle squadre che giocano meglio. Anche qui la Benetton guarda tutti dall’alto con 9 voti, seguita dalla Skipper Bologna con 3, ma trovano spazio anche Reggio Calabria, Messina, Livorno, Pesaro, Biella e Varese. Nessuna citazione per Siena. Fra i motivi che fanno preferire la Benetton citiamo testualmente: talento, agonismo, soluzioni tattiche, continuità, esperienza e meccanismi più oliati, Per Recalcati invece è Roma, di cui apprezza soprattutto la circolazione di palla. Nella classifica della squadra rivelazione, vittoria schiacciante di Varese con 12 citazioni, (fra le quali quella del coach senese), seguita dalla Skipper con 2 e Siena con una, quella di Markovski che non si aspettava una MPS così continua. La squadra più deludente, al contrario, si è rivelata la Breil Milano (6 voti), anche se molti hanno preferito sorvolare su un argomento tanto delicato. Fra questi Recalcati, che si limita ad un generico ‘… più di una”. Abbastanza articolaro il giudizio di Banchi, allora sempre alla guida della Mabo Livorno: “Milano ha rinnegato le scelte estive rinunciando a Naumoski e Topic che a Siena erano capaci di esaltare anche le doti di Stefanov”. Fuori dal coro Alibegovic (Udine): “Più che un team, mi deludono il movimento e un Paese che investe poco nel basket. E senza idee nuove i club dipendono sempre di più dai loro mecenati”. Sul piano della novità nel gioco, i pareri sono ovviamente molteplici e tutti riconducibili ad una serie di rilievi: manca il tempo per lavorare a medio termine sui grandi cambiamenti; tendenza ad un utilizzo maggiore della zona; crescita dei tiri da tre punti; utilizzo di lunghi “atipici”; aumento dei giochi in isolamento e conquista dei 24 secondi. Per quanto ci riguarda , il solito Banchi sottolinea che “una auten- tica novità nel gioco non c’è, ma qualcuno ci prova. Come la Montepaschi, che rischia con un solo play di ruolo”. Recalcati, da parte sua, non vede grandi novità in giro, ma solo un eccessivo utilizzo del tiro da tre. Massimo riserbo anche sulle candidate alla retrocessione. Nessuno ne parla volentieri, né vuol fare nomi, anche se quelle da 14 punti in giù (classifica riferita al termine del girone d’andata) per gli allenatori della massima serie rischiano tutte. Per quanto riguarda il bilancio di metà stagione di ogni singola squadra, i giudizi variano da situazione a situazione. Quello di Recalcati sulla sua squadra è noto: “in media è un bilancio in linea con le nostre aspettative. Abbiamo margini di miglioramento e potenzialità per fare meglio, soprattutto sul piano della continuità”. Questo per quanto riguarda le singole squadre, ma sul piano individuale i verdetti non sono meno interessanti. Partiamo dal miglior giocatore in assoluto del campionato. Il più votato è l’ex biancoverde Alphonso Ford della Scavolini con 6 citazioni, seguito con 4 da Jerry Mc Cullough della Metis Varese e con 3 da Milos Vujanic della Skipper. Fra i biancoverdi segnalati due volte Bootsy Thornton e David Vanterpool, quest’ultimo votato anche da Recalcati. E gli italiani? Quale è stato il miglior giocatore del nostro Paese? Con 6 voti l’ha spuntata sugli altri Gianluca Basile della Skipper, seguito con 3 da Alessandro De Pol della Metis. Sono stati inoltre citati Boni, Meneghin, Soragna, Galanda, Di Bella, Carraretto, Myers e Marconato, quest’ultimo indicato anche dal CT azzurro. Abbastanza assortita la scelta del miglior giovane: si va dai 7 voti di Luca Garri di Livorno, ai 4 di Marco Belinelli (fra i quali anche quello di Recalcati) e 3 di Stefano Mancinelli, questi ultimi due della Skipper. Consensi hanno riscosso anche Vujanic, Simone Cotani della Mabo e Fabio Di Bella della Lauretana. All’appello manca solo il giocatore rivelazione, e qui la scelta è caduta su Matt Bonner del Messina preferito 5 a 2 a Belinelli. Segnalazioni anche per Vujacic (citato anche dal coach biancoverde), Rodney Elliott della Scavolini, Lucas Recker della Roseto, Maurice Evans della Benetton, Christopher Massie dell’Air, Nathaniel Johnson dell’Oregon, Keith Carter del Teramo, Van Den Spiegel della Skipper ed il nostro Vanterpool, con questa motivazione: “arriva da una squadra di bassa fascia e gioca da protagonista in una big”. Siena insomma non brilla per la sua presenza in queste classifiche, che sono sì indicative di un certo modo di vedere le cose, ma che non incidono sulla loro realtà. Realtà che a metà campionato registrava la presenza dei biancoverdi lassù dove prima d’ora nessun’altra squadra mensanina era riuscita ad arrivare. E questo vorrà dire pure qualcosa ■ Vanterpool, uno dei pochi biancoverdi che si sono meritati la citazione. 52 basket Stefano Fini A colloquio con Simone Pianigiani I ‘comunitari’ sbarcano anche nei campionati giovanili Nell’arco di una settimana abbiamo assistito a due entusiasmati derby che hanno visto come protagoniste le squadre giovanili degli Juniores e degli Under 20 della Virtus e della Mens Sana. I due big match della stracittadina si sono disputati nel gremito e chiassoso palazzetto di via Vivaldi, dove le sofferenze per trovare un adeguato posteggio alla propria autovettura sono state largamente compensate dall’evento sportivo. I diciotto nazionali in campo hanno dato vita a due partite dal gioco intenso, dai contenuti tecnico-tattici, agonistici e spettacolari interessanti. Lasciato alle spalle questo evento di primaria importanza per il movimento cestistico nazionale, quali altri eventi possano attrarre l’ attenzione di noi “baskettari” per distrarci dalla monotonia dei campionati giovanili di categoria dominati (in questa fase) dalle squadre senesi in modo fin troppo evidente? Giriamo la domanda a Simone Pianigiani, coach e responsabile del settore giovanile della Montepaschi. “Sono in programma due tornei interessantissimi: uno, per gli Under 20, a Forlì in concomitanza delle Final Eight di Coppa Italia e l’altro, per gli Juniores, a Piombino. Sono occasioni per misurarci, significative ed importanti, dato che parteciperanno a questi due tornei squadre di prima fascia nel contesto del basket giovanile nazionale. In merito al Torneo della Coppa Italia c’è un regolamento diverso, voluto dalla Lega e dalle società, che offre l’opportunità di provare anche giocatori stranieri. Noi andremo con il nostro gruppo di giovani italiani mentre altre, Varese e Treviso, inseriranno nel proprio organico anche giovani comunitari: questo renderà più interessante la manifestazione ed estremamente significativa l’esperienza. In concomitanza con il Torneo di Piombino, che si disputerà la prima settimana di marzo, ci sarà il primo turno della seconda fase dell’Eurolega, nella quale noi, Mens Sana, speriamo d’ esserci; pertanto alcuni dei nostri giovani saranno presumibilmente impegnati, non sappiamo se in casa od in trasferta, anche con la prima squadra. Tuttavia abbiamo fatto questa scelta, indipendentemente da come ci possiamo presentare al Torneo e da quello che sarà il risultato finale, per dare ai nostri giovani una ulteriore opportunità di confronto. A Piombino ci saranno squadre molto forti, ricordo Biella che, oltre ad avere tre nazionali ‘87, ha preso Simeoli (nazionale ‘86); ricordo N.C.H. Virtus Siena, la quotatissima Udine con Antonutti, la Tiber Roma, la Skipper Bologna, ecc. Occorre dire che in questo periodo la qualità del 53 basket RISULTATI dei Campionati Giovanili Stefano Fini gioco è migliore rispetto a quello che verrà mostrato a giugno in occasione delle finali nazionali, quando, a causa di formule un po’ strane, i ragazzi si troveranno a disputare queste finali giocando quasi tutti i giorni, con il caldo, in palazzi dove non ci sono impianti di aria condizionata; ne consegue che i giocatori offrono prestazioni al di sotto delle loro potenzialità e di conseguenza le partite risultano essere di un livello minore rispetto a quelle disputate in questo periodo. In merito ai nostri impegni extra-campionato, aggiungerei il Torneo “Mondial Basket” a Cholet in Francia per aprile; una opportunità d’incontro con la pallacanestro giovanile europea interessante e significativa. Se a tutto questo aggiungiamo gli impegni che i nostri ragazzi hanno can le varie nazionali di categoria, gli impegni con la prima squadra ed il lavoro di potenziamento individuale che ognuno di loro deve quotidianamente svolgere, ci rendiamo conto che i nostri giovani arriveranno a fine stagione stanchi. Tuttavia noi riteniamo che questa formula sia quella giusta per ottenere in prospettiva i risultati desiderati”. Se è vero, e questo è tutto da verificare, che il basket giovanile nazionale sia in una fase di recupero dopo un periodo di flessione, è sicuramente certo che la Mens Sana, ed anche la Virtus, non hanno mai cessato di impegnare risorse ed energie a questo settore. Nel contesto nazionale, lascia un po’ perplessi veder disertare, da molte società, una vetrina molto importante per gli Under 20 come quella delle Final Eight di Forlì. Pertanto viene da chiedersi: quali sono i motivi che hanno determinato questa risposta negativa da parte delle società? Motivi organizzativi? Una mancanza di risorse economiche adeguate o quale altro fattore? “L’iniziativa, presa dalla Lega, è comunque da ritenersi molto lodevole ed è un primo passo importante e positivo per tutti quei giovani che disputano il campionato Under 20. Col tempo è auspicabile che questa manifestazione possa avere una sempre maggiore partecipazione da parte delle società di sere A1 e possa divenire una occasione, per gli addetti ai lavori, di visionare giovani in procinto di affacciarsi al basket di primo livello. Inoltre è sempre positivo ed importante verificare, con incontri di livello, la crescita di questi giovani sia dal punto di vista fisico che mentale che tecnico”. Sono loro stessi che chiedono un numero sempre maggiore di sfide per misurare e nel misurarsi. Il bisogno di confrontarsi, la necessità di verificare i propri cam- Under 20 Open N.C.H. Virtus Siena - Montepaschi Siena 79 - 76 Rinascita Sestese - Montepaschi Siena sospesa N.C.H. Virtus Siena - Rinascita Sestese 122 - 52 U.S. Livorno - N.C.H. Virtus Siena 74 – 100 Juniores d’ Eccellenza N.C.H. Virtus Siena - Montepaschi Siena 56 - 82 Laurenziana Firenze - N.C.H. Virtus Siena 45 - 104 Basket San Vincenzo - Montepaschi Siena 32 - 97 N.C.H. Virtus Siena - Pallacaqnestro Lucca 116 - 37 Montepaschi Siena - Fides Montevarchi 92 - 41 Liburnia Livorno - N.C.H. Virtus Siena 44 - 70 Montepaschi Siena - RB Montecatini 97 –23 Cadetti d’ Eccellenza Montepaschi Siena - Basket Cecina 81 - 49 GMV Ghezzano - N.C.H. Virtus Siena 60 - 84 Montepaschi Siena - Ghezzano Basket 60 – 34 N.C.H. Virtus Siena - Basket Cecina 102 - 56 Pistoia Basket - Montepaschi Siena 43 – 75 Bam Open e Regionale Montepaschi Siena - Pall. Costa d’ Argento 103-40 N.C.H. Virtus - Pino Firenze 70 - 59 Montepaschi Siena - Free Basket Arezzo 132 - 21 Basket Fucecchio - N.C.H Virtus Siena 34 -117 biamenti, i progressi fatti, è insito nel giovane, pertanto ben vengano questi tornei e bene fa la Montepaschi Mens Sana a parteciparvi, anche se l’ interessamento è focalizzato principalmente nelle categorie Under 20 e Juniores; pertanto sarebbe opportuno fosse esteso anche alle altre categorie indipendentemente dalle potenzialità espresse. ■ Pagina precedente: Marino (Mens Sana) in palleggio su Di Viccaro (Virtus) A fianco: Cavallaro (Mens Sana) in penetrazione La pedana dinamometrica 5 4 timeout docGILBERT O M A RTELLI In questo numero concludiamo il discorso relativo agli aspetti diagnostici e valutativi della propriocezione nella prevenzione dei traumi sportivi, È ormai chiaro dunque che per ottenere la migliore prestazione sportiva nei gesti tecnici più precisi è necessario avere una perfetta gestione dei frequenti momenti di equilibrio instabile che avvengono in tutti gli sport che si basano su corsa e salti e con o senza l’uso della palla. Abbiamo visto negli interventi precedenti quali sono gli aspetti fisiologici che sovrintendono al controllo posturale e alla gestione del disequilibrio, specie in appoggio monopodalico. Per una corretta valutazione di tali meccanismi è molto utile, nella moderna medicina dello sport, fare uso di macchinari che aiutino i tecnici e gli atleti a migliorare le qualità propriocettive. Attraverso infatti i dati forniti da tali macchinari, è possibile da una parte avere una visione completa delle qualità del soggetto valutato e dall’altra creare di volta in volta esercizi sempre più complessi per mantenere e perfezionare tali qualità. Per questo motivo ho voluto completare questo argomento, traendo spunto da un intervento fatto da V.P. Ciccotti nel convegno della Performance dello scorso anno sulla prevenzione dei traumi sportivi. Fra l’altro vorrei aggiungere che da tale congresso è stato ricavato di recente, attraverso la Casa Editrice Ediermes di Milano, un corso su computer di formazione a distanza, di cui il sottoscritto è il responsabile, intitolato “Arto inferiore: la prevenzione dei traumi da attività fisica”: tale corso fra pochi giorni sarà usufruibile gratuitamente come corso ministeriale pilota su internet per l’aggiornamento di tutti i medici dello sport e che darà diritto anche a dieci crediti formativi. Per mantenere in perfetto equilibrio l’apparato locomotore, il nostro sistema nervoso è chiamato ad elaborare una quantità indescrivibile di informazioni visive, tattili e relative alla conoscenza della posizione del corpo nello spazio: segnali che devono essere correttamente elaborati ed integrati tra di loro. La propriocezione e i segnali che arrivano dalle strutture neuromuscolari rappresentano i principali sistemi di controllo dell’equilibrio: assicurano la stabilità delle articolazioni, regolano il tono muscolare che ci permette di stare in piedi e controllano i nostri movimenti. La propriocezione è caratterizzata da una componente subcosciente e una cosciente; la prima è alla base di una serie di meccanismi riflessi con un’importante attività a livello del midollo spinale, la seconda invece rappresenta una migliore e più fine integrazione di segnali “finalizzati” che ci permettono di riconoscere la posizione di un arto nello spazio (joint position sense) e la velocità con cui spostiamo lo stesso arto intorno a noi (cinestesia). Molta importanza hanno a questo scopo le strutture propriocettive che si trovano nei tendini e nei legamenti, e altrettanta importanza, in senso negativo, rivestono tutti i traumi che si verificano con sempre maggior frequenza e che creano un progressivo e continuo peggioramento del disequilibrio. Anche la semplice riduzione del movimento (ipocinesia) può provocare effetti negativi importanti tra cui la riduzione dei meccanismi di controllo neuromuscolare . L’utilizzo di strumenti che permettono di incrementare le capacità di controllo neuromuscolare favorendo il lavoro dei sistemi di propriocezione rappresenta quindi una via per risolvere problematiche riabilitative e un valido mezzo di ripristino delle capacità motorie o di prevenzione di traumi e ricadute. Strumenti adeguati ed esercizi appropriati rappresentano un binomio inscindibile al fine di assicurare un perfetto controllo ed allenamento all’equilibrio Per decenni gli strumenti utilizzati per allenare le capacità propriocettive si sono limitati alle tavole basculanti classiche costituite da un piano oscillante nello spazio. L’associazione ad un sistema elettronico (pedana dinamometrica) ne ha rappresentato l’evoluzione naturale completandone e migliorandone l’uso fino a determinarne modificazioni radicali vere e proprie. Il feedback elettronico amplifica in maniera esponenziale le richieste che vengono fatte nell’unità di tempo al sistema posto in equilibrio instabile sulla tavola: le modificazioni corporee disegnano tracce sul video che descrivono graficamente la capacità di controllo della posizione e di recupero del disequilibrio in relazione ad un percorso imposto dall’operatore. È ovvio che maggiore è la difficoltà richiesta dall’esercizio, maggiore sarà la quantità di informazioni che dovrà essere gestita ai vari livelli di integrazione. La duttilità delle tavole elettroniche permette di elaborare tragitti diversificati: dalla semplice linea retta, a percorsi disegnati per le specifiche necessità di allenamento o recupero del soggetto. Ulteriore vantaggio ed espressione di coinvolgimento è la possibilità di trasformare l’allenamento propriocettivo in un gioco interattivo: il software di una pedana dinamometrica fra le più moderne consente di utilizzare i movimenti di basculamento per controllare la traiettoria di una navicella spaziale che a video se la deve cavare contro orde di inferociti alieni. La difficoltà imposta può raggiungere la massima espressione in termini di controllo del disequilibrio attraverso l’esclusione del feedback visivo: è possibile infatti eseguire un tracciato, conosciuto o sconosciuto, avendo come unico elemento di ritorno un suono. In tal modo la modificazione istantanea della tavola percepita attraverso un segnale acustico, capace di informare su entità e qualità del disequilibrio mediante toni cupi e acuti in stereofonia, comporta un “superlavoro” a carico dei segnali propriocettivi. È possibile l’allenamento di un solo segmento corporeo introducendo uno o più vincoli atti a limitare opportunamente i movimenti del soggetto. Le molteplici possibilità di archiviazione offerte dal sistema elettronico rappresentano l’ultimo ma non meno importante elemento che, garantendo la possibilità di monitorare i progressi raggiunti, offre interessanti risvolti anche in chiave valutativa e motivazionale. In conclusione l’utilizzo della pedana dinamometrica basculante elettronica modifica e amplifica le possibilità di allenamento offerte dai sistemi classici e permette l’introduzione di meccanismi di allenamento specifici per un sistema quale quello propriocettivo che troppo spesso è stato messo in disparte. La notevole mole di informazioni fornita attraverso il feedback visivo e gli altri componenti del sistema elettronico permette di allenare livelli importantissimi atti a gestire il disequilibrio offrendo la possibilità di ridurre l’occasione di traumi accidentali e le loro spiacevoli conseguenze. ■ 56 basket Roberto Rosa In attesa dei prossimi decisivi responsi, la squadra di Zani sta ritrovando tutte le sue certezze Per la Ducato il peggio è alle spalle È senza dubbio una Ducato diversa quella che stiamo vedendo all’opera in queste ultime giornate di campionato; dopo un avvio poco convincente di inizio 2004, coinciso con 2 amare sconfitte, la formazione del presidente Ghezzi ha messo a segno 4 stoccate consecutive che hanno rilanciato la sua squadra ai vertici della serie A2. L’ultimo di questi giunto tra le mura amiche dell’Arbia, dove Mischi e compagne hanno addomesticato la capolista Maddaloni. Una partita molto intensa questa, giocata perfettamente dalle senesi, che hanno avuto nella pivot Torre il faro guida. Si, proprio lei, che si è ripetuta alla grande dopo appena una settimana dal suo definitivo recupero avvenuto con la prova super di Cagliari. Due partite, 39 punti e medie da far rabbrividire qualsiasi difesa, e per giunta una caterva di rimbalzi. “Zani ha ritrovato la sua Torre” hanno scritto i quotidiani locali, noi aggiungiamo la Ducato ha ritrovato il suo centro e con essa tutta la determinazione dei giorni migliori. Sarà un caso, ma con lei giungono le felici conferme di Paola Mischi, giocatrice di grande talento e sicuramente la più redditizia del gruppo, di Valentina Petrassi che in cabina di regia, senza tanti protagonismi, fa girare la squadra alla perfezione, di Elisa Donati, play-tiratrice dal tiro mortifero, Debora Del Bello, che ancora non abbiamo capito come si scrive il cognome se staccato o tutto attaccato, ma di lei abbiamo capito che sotto canestro ci sa fare e se non ci fosse stata lei, Zani avrebbe davvero giocato senza torre… Non ultima Barbara Cencetti, capitana di lungo corso, che con il suo carattere sa temprare tutto il gruppo, che oltre alle veterane è composto anche da giovani che hanno la pazienza di saper aspettare il loro momento. Per troppo tempo Zani ha dovuto fare i conti con una squadra decimata dagli infortuni, con sedute di allenamento che sembravano più partitine tre contro tre, o giù di lì; adesso il vento sembra cambiato, anche se tra gli spettatori c’è ancora una certa Sara Pecchiari che ancora non ha risolto i suoi acciacchi fisici; peccato perché con lei dentro il potenziale della Ducato sarebbe veramente esplosivo. Non vogliamo fare previsioni su di lei, ci basterebbe riaverla in forma per i play-off che la Ducato sta conquistandosi vittoria dopo vittoria. A dire il vero questo obiettivo è stato messo a fuoco sin dall’inizio di stagione e mai messo in discussione. La questione adesso è strettamente legata alla posizione di classifica; c’è l’obbligo di arrivare più su possibile e questa Ducato, che gioca con cervello e raziocinio, forte in attacco e decisa in difesa, ce la può fare. La testa, attualmente ad appannaggio della Pallacanestro Rende, è a sole 4 lunghezze, dietro c’è una grande ammucchiata con ben 5 squadre racchiuse in soli 2 punti. Febbraio dovrà dare alcuni responsi importanti, in quanto il calendario propone degli scontri diretti già dalla prossima giornata, quando la formazione costoniana dovrà recarsi sul campo del S.Raffaele Roma. Poi una boccata d’ossigeno in casa con il fanalino di coda Avellino, ancora a digiuno di vittorie e praticamente già retrocesso; il mese bisesto si concluderà il 29 con la trasferta insidiosa ma non impossibile di Battipaglia. Questo il prossimo tragitto della Ducato, che ci auguriamo possa proseguire nel segno della vittoria, così come sta facendo da 4 partite a questa parte. ■ 57 basket Andrea Monciatti È la solita Virtus di sempre. Partenza a rilento, gennaio tumultuoso con cambi di giocatori e allenatori, poi la rinascita. Quest’anno il sussulto (tre vittorie in quattro gare) è arrivato più presto del solito, ma anche perché di tempo da sprecare non ce n’era molto vista la posizione di classifica. Per tre settimane infatti la Nch si è ritrovata ultima da sola, e in Piazza Don Perucatti qualcuno già faceva programmi su una futura B2. Poi la decisione, quasi scontata, di richiamare alle armi il condottiero dell’ultima impresa, quella di un anno fa: Umberto Vezzosi. In sostanza la società ha giocato la sua ultima carta, dopo aver preso due giocatori di prim’ordine come Coltellacci e Alosa e mandato via un tecnico, Danna, ritenuto responsabile della situazione. La novità, come spesso accade, ha dato subito i suoi frutti. Vittoria con Firenze, e le facce che tornano un po’ più rosee. Giusto per qualche giorno perché il sabato seguente la Virtus subisce la sconfitta più brutta ed umiliante della sua storia recente, perdendo 111-73 in quel di Patti. “Non abbiamo proprio giocato – commentava Vezzosi – ma è meglio così. Una sberla del genere ci servirà di lezione”. E infatti a distanza di una settimana, Brigo e compagni fanno nuovamente rotta verso la Sicilia, stavolta tocca a Capo d’Orlando, nobile decaduta della B1. Ed ecco che contro la squadra di Fantozzi arriva, soffertissimo, il primo successo in trasferta, dopo dieci sconfitte dell’anno. Si può dire a ragione che a Capo d’Orlando la stagione della Virtus abbia veramente cambiato registro. Perché è difficile giocare senza poter sperare di fare mai punti lontano da Siena. Il finale 56-58 spiega che tipo di partita sia stata. Non bella senza dubbio, con la paura di perdere a fare da padrona. Una vittoria storica, come quella di un anno fa a Patti, che porta nuovamente la firma di Umberto Vezzosi, il tecnico delle rimonte. Certo rispetto al suo predecessore può contare su una rosa ben diversa. Senz’altro più motivata, vedi Rossi, ma anche più corposa, ora che i “senior” sono sei e che sono arrivati altri giocatori in grado di fare la differenza. Coltellacci ad esempio contro l’Upea è stato capace di segnare dodici punti consecutivi nel terzo quarto. Alosa ha dato saggio del suo talento nella rocambolesca vittoria con Veroli al supplementare. Se per quanto riguarda l’italo americano, si tratta di una semplice sostituizione (subentra a Rossi ceduto a Casale), Coltellacci ha cambiato non poco gli equilibri di questa squadra, ovviamente in positivo. Intanto la Virtus adesso ha a disposizione quattro “lunghi” o meglio giocatori da poter utilizzare vicino a canestro, vista la prestanza fisica del romano. Si tratta di un grande attaccante, che naturalmente catalizza le attenzioni delle difese, ma anche di un giocatore versatile, che consente qualche Il nuovo corso della NCH Vezzosi porta nuovo entusiasmo minuto in più di riposo a Dell’Agnello e porta un sensibile contributo a rimbalzo. Inoltre l’innesto di un vero playmaker ha aiutato molto anche Brigo, che ha vissuto una stagione tormentata dai vari infortuni, e che con il morale, sta lentamente recuperando anche la forma migliore. Vezzosi ha davvero portato una ventata di entusiasmo alla Virtus. Con lui alla guida si sono viste partite in cui nove giocatori sono stati a loro modo decisivi, anche perché tutto quanti hanno fiducia nei suoi metodi e lo seguono. Basti pensare alla gara con Veroli, decisa dal più giovane del gruppo, Coronini, capace di segnare il canestro-partita, in una serata che aveva trascorso prevalentemente in panchina. Ora la Virtus si può permettere di pensare in grande, di sfidare ogni avversario con la consapevolezza di potercela fare, e allora nessuno spaventa più, anche se ovviamente tutti rimangono con i piedi per terra. L’ultimo posto non è poi così lontano, e c’è sempre l’incognita play-out. ■ Umberto Vezzosi (sopra) e Franco Binotto 58 Damiano Brigo 60 sport per tutti Come lo sport amatoriale si adatta ...ai tempi Paolo Ridolfi La stagione sportiva 2003 2004 sarà ricordata nei secoli per le imprese di altissimo livello di Siena e Mens Sana. Gli impegni di quest’anno di conseguenza, non si limitano ai fine settimana ma si estendono spesso anche ai dopo cena dei giorni lavorativi. Negli orari di solito destinati alle partite degli amatori. Capita sovente infatti di vedere, sulle panchine dei tornei amatoriali, l’”addetto alle news” che, munito di radio ed auricolare, aggiorna in tempo reale sui risultati di calcio e basket delle beneamate. Quello che è accaduto al PalaCeccherini l’altra sera, in occasione di Milan Siena è degno però di essere raccontato: Verso la fine del primo tempo, infatti, gli allenatori chiedono, quasi all’unisono, minuto di sospensione. I giocatori si avvicinano alle panchine aspettandosi lumi ed indicazioni tecniche sulla partita, invece si avvicina al crocchio di giocatori l’uomo con l’auricolare per comunicare che il Milan ha segnato con Kakà il goal dell’ 1 a 0. Tra il disappunto generale si ricomincia a giocare ma, dopo pochi minuti, l’addetto ai collegamenti con San Siro piomba a metà campo bloccando il contropiede...”tutti fermi...c’è un rigore per il Siena!”.. la sfera arancione rimbalza in un angolo ignorata dai giocatori, la partita si ferma e gli atleti si avvicinano alle panchine. Il cronometro viene opportunamente fermato “causa rigore”. Tutti si fanno incontro all’”uomo con l’auricolare”... “chi lo batte?” chiede qualcuno... “Menegazzo”.. risponde l’”uomo con l’auricolare”. Tutti col fiato sospeso... rincorsa... tiro ...parata!! Scuotendo la testa l’arbitro recupera il pallone in un angolo e richiama i giocatori in campo per la palla a due... anche questo è basket Uisp!! Passando ad un’altra lega, quella del podismo - che con il basket ha in comune la stanzetta sul corridoio d’entrata nella quale convivono nelle sere invernali Mario e Renzo - troviamo un’altra “interazione” col calcio di serie A. Il grande Mario Muzzi, appena il direttivo nazionale ha comunicato che la data di Vivicittà era il 18 aprile 2004, ha subito fatto notare la concomitanza con la partita di serie A del Siena e la conseguente impossibilità di utilizzare la zona “blindata” attorno allo stadio. Dopo una serie di colloqui con il disponibilissimo questore si è deciso di modi- ficare il percorso in modo da non toccare la zona dello stadio. La partenza è stata inoltre anticipata di mezz’ora per consentire ai numerosi podisti del gruppo sportivo della polizia di partecipare alla corsa ed entrare subito dopo in servizio, in tempo per garantire l’ordine pubblico nella zona dello stadio. Credo che questo sia un altro grande esempio di come la flessibilità dell’organizzazione della Uisp consenta di modificare in corsa progetti e programmi senza limitare la possibilità degli amatori di fare attività, tutto questo grazie alla sempre maggiore disponibilità delle istitu- “Time-out: c’è un rigore per il Siena!” zioni che non dimenticano mai l’importanza di questo pezzo di mondo dello sport che, forse, costituisce un serbatoio importante di valori “esportabili” in certa misura negli ambienti dello sport professionistico e, soprattutto, negli ambienti di coloro che lo sport professionistico lo vanno a vedere. Proseguendo in questo collage amatoriale mi piace soffermarmi su una nuova realtà del panorama Uisp della stagione 2003-2004, che è la scherma, nata que- st’anno con la denominazione di circolo schermistico senese. Il gruppo guidato dal Maestro D’Argenio e coordinato da Stefano Paganelli, dopo un primo periodo di incertezza sulla riuscita del pro- getto, ha trovato per strada l’entusiasmo che gli consente adesso di sviluppare l’attività anche in settori non proprio schermistici. Si susseguono infatti cene, incontri e partite di calcetto, rigorosamente nei tornei Uisp, dove la squadra del “maestrino”, nonostante i risultati abbastanza disastrosi, porta in giro per i campi della provincia un’abbondante dose di quel “folle entusiasmo” tipico, a quanto mi si dice, degli schermidori. A questo si aggiungono anche ottimi risultati su pedane anche importanti nel panorama nazionale ed internazionale che, se non altro, “esportano” il nome del nostro comitato in realtà finora distanti dalle logiche della Uisp senese. Un’ultima considerazione deve essere dedicata ai non vedenti che partecipano con grandissimo entusiasmo al corso di ginnastica organizzato dalla Uisp in collaborazione con l’Unione italiana Ciechi. È bello sentire storie di chi, dopo tanto tempo, è riuscito e ritrovare un rapporto diverso, più totale, con il proprio corpo, ha scoperto movimenti nuovi e in qualche caso, dolori nuovi. Finalmente, poi, è arrivato il tandem da tempo ordinato, che la Uisp donerà, appena la stagione lo consentirà, all’Unione ciechi. Si chiude qui la finestra di febbraio sul mondo della Uisp senese, uno spiraglio su un mondo troppo vasto per essere condensato in una pagina di Mesesport. ■