Cagliari Pad - La triste piaga degli alberi di Natale

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Cagliari Pad - La triste piaga degli alberi di Natale
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La triste piaga degli alberi di Natale
14 Dicembre 2016 ore 15:07
Autore: redazione cagliaripad,
[email protected]
Categoria:
CagliariBlog / Lorenzo Saliu
URL della pagina:
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Data scaricamento: 16 Marzo 2017 ore 01:58
In questi giorni che accompagnano noi poveri mortali a quelle festività natalizie che promettono a grandi e a piccini strenne e felicità, si moltiplicano sul web le
immagini di pomposi addobbi natalizi
In questi giorni che accompagnano noi poveri mortali a quelle festività natalizie che promettono a
grandi e a piccini strenne e felicità, si moltiplicano sul web le immagini di pomposi addobbi natalizi.
In particolare, l’albero di Natale è l’assoluto protagonista nelle bacheche degli utenti Facebook.
La domanda che però voglio farmi è: perché siamo portati a postare il nostro albero di Natale?
La risposta immediata potrebbe essere quella di condividere con tutti i propri contatti un angolo intimo
della nostra casa, far respirare la gioia del nostro nido domestico, immergere il guardante rapito in
un’atmosfera di sogno e di favola. In verità, in verità vi dico… ho il sospetto che le cose non stiano propriamente così.
Innanzitutto bisogna dire che il 95% degli alberi natalizi postati su Facebook fa cagare e tu che stai
leggendo probabilmente non fai parte di quel 5% che realizza alberi di una certa decenza. Le tue sono
orribili composizioni prive di gusto, di senso della proporzione e della composizione. Incredibili
accozzaglie di colori male assortiti, disgustosi fiocchi rigorosamente “fatti a mano”, con la mano sinistra
nel caso tu sia destrorso e con la destra nel caso tu sia mancino.
Alcuni “alberisti", che per la loro tendenza compulsiva nel postare su Facebook le proprie realizzazioni
artigianali (vasi in terracotta, ceramiche, zucche colorate… insomma tutto ciò che di brutto può
esistere) vengono definiti “creativi” dai loro rari commentatori, assumendosi in toto la patente della
“creatività” che gli viene attribuita dai webeti.
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Sono proprio loro quelli che si sentono in dovere di realizzare l’albero più originale e favoloso della rete.
Sognano centinaia di like, commenti gratificanti, condivisioni… insomma il loro attimo di celebrità. Presi dal sacro fuoco dell’arte di chi non ha né arte né parte, eccoli arrovellarsi il cervello alla ricerca di
quell’idea creativa che non arriverà mai. Loro saranno gli unici a non accorgersene come nel caso del
marito cornuto che è l’ultimo a sapere che la moglie ha una tresca con il postino.
Detto ciò bisogna premettere che il fine di questi personaggi non è quello di decorare la propria casa,
scopo nobilissimo che non ammette deroghe al gusto, ognuno a casa propria fa quello che vuole. Lo
scopo è quello di condividere, essere appagati non dal “fare” ma dal “ricevere” conferme attraverso la
rete. Devono fare l’albero e condividerlo sul web, il mondo aspetta con trepidazione la rivelazione della
loro opera meravigliosa.
Naturalmente per fare “l’artista” ci vogliono gli ammiratori e per avere ammiratori o si è artisti per
davvero oppure basta essere fighe. Ecco, se l’albero viene fatto da una donna priva di talento ma che
ha la compiacenza di essere bella e magari anche single, il suo successo sarà planetario.
Plotoni di uomini che non hanno il coraggio di dichiarare apertamente l’idea di una bella visita
sottocoperta in compagnia dell’artista si prodigheranno in commenti talmente falsi e sdolcinati da
provocare una carie anche all’inventore del dentifricio. Persi nell’orgia digitabile del loro smartphone
faranno a gara a chi loda in maniera più sperticata la musa dei loro sogni erotici mediati dal computer.
Ed ecco che i fiocchi annodati maldestramente dalla pargoletta mano si trasformano magicamente in
deliziosi oggetti ricchi di grazia e di femminilità. Le palline messe letteralmente ad minchiam si
trasformano in un tripudio armonioso di luce e di colore. I nastri fascianti che rigirati intorno al povero
albero ricordano delle grasse signore che indossano vestiti troppo stretti ad un ricevimento di
matrimonio, diventano le stole aggraziate ed eleganti di immacolate di vestali illibate.
E lei, la musa col broncetto, la dea in tacco 15 che vi saluta ogni giorno con un “buongiornissimo
kaffè?” diventa artista. Nella mattanza di commenti sgrammaticati le sue capacità artistiche aumentano,
si accrescono, esplodono. Alla fine anche Picasso al suo confronto diventa un poveraccio.
A questo punto sarebbe bello se Facebook e i suoi utenti mostrassero di possedere un lato ironico e
soprattutto autoironico. Invece niente, i postatori di albero di Natale, al quarto commento positivo si
autoconvincono di essere davvero bravi, di possedere il sacro fuoco dell’arte.
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E la loro vita comincia a stargli stretta. Non importa se qualcuno, magari un esperto colto dall’ormai
rarissimo morbo della verità, dice che non hanno talento.
D'altronde il giudizio che gli interessa è quello del popolo, di coloro i quali mettono il “like”, commentano
le opere e apprezzano l’artista che è in loro.
Allora vogliono fare della loro passione un lavoro. Ed eccoli guidare a tutta velocità alla ricerca del
proprio futuro da artisti.
La passione serve a spingere il gas a tutta forza, il talento ad affrontare la prossima curva alla massima
velocità. Si sono dimenticati però di un fattore fondamentale, che bisogna imparare a guidare attraverso
il duro lavoro e lo studio costante.
Ed eccoli lì, poco prima di schiantarsi, a chiedersi a cosa serva quel affare tondo che si trovano tra le
mani. Peccato, subito dopo la prima curva, si sarebbero resi conto da soli e senza l’aiuto di Facebook
se quel talento lo avevano davvero. Lo avrebbero scoperto molto semplicemente verificando se, dopo
la curva, il loro piede era ancora saldamente schiacciato sul pedale dell’acceleratore.
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