Organizzazione mondiale della sanità

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Organizzazione mondiale della sanità
Giornata Mondiale della Sanità 2008
1. L’ALLEANZA DELLA COMUNITÀ DEGLI OPERATORI DELLA SANITÀ
Non solo medici e infermieri, ma anche tecnici, educatori, addetti alle pulizie e autisti possono
considerarsi operatori della sanità.
Secondo Tim Evans vice-direttore dell’Oms, inoltre, “vi sono milioni di ‘non sanitari’ che offrono
assistenza (volontari, familiari, badanti) e con l’aumento delle malattie croniche e della
popolazione anziana questo numero andrà ad aumentare sempre di più”. Diventa quindi
necessario fornire a questi operatori, nonché ai pazienti, quel minimo di formazione sanitaria
che solo i professionisti della salute sono in grado di garantire in maniera adeguata e
supervisionare.
Ecco perché i Governi nazionali e locali devono puntare a sviluppare più consultazioni con la
popolazione e le diverse associazioni, introducendo politiche che rafforzino la dedizione, il
servizio e l’efficacia degli operatori sanitari all’interno delle comunità.
2. AFFRONTARE LE DISUGUAGLIANZE
Risorse finanziarie, formazione e pianificazione. Sono le tre “armi” con cui affrontare la scarsità
di operatori sanitari a livello globale e nazionale e la loro distribuzione irregolare.
La carenza a livello mondiale viene esasperata dagli squilibri a livello nazionale, con le aree
rurali in maggiore difficoltà rispetto alle città. In questo contesto, nel breve termine sarà
necessario avviare una formazione innovativa ed efficiente che consenta agli operatori di
svolgere almeno le funzioni basilari per salvare vite umane; l’obiettivo a lungo termine sarà
invece quello di incrementare il numero degli operatori sanitari, migliorando le loro condizioni
di lavoro, gli stipendi e il management in modo da far crescere il reclutamento e la
motivazione, soprattutto nelle aree depresse e rurali del mondo.
3. AFFRONTARE LA FUGA DI CERVELLI
La “fuga di cervelli” non riguarda solo i centri di eccellenza e di ricerca scientifica. Il non
riconoscere le competenze e il non dare incentivi a chi si occupa di assistenza sanitaria danno
luogo a questo fenomeno soprattutto nei Paesi in via di sviluppo.
Il mercato sanitario, infatti, si comporta come qualsiasi altro mercato: man mano i Paesi più
sviluppati avvertono una scarsità di personale sanitario (soprattutto oggi, con l’invecchiamento
della popolazione), gli operatori sanitari dei Paesi in via di sviluppo sono allettati dalle attraenti
offerte di lavoro all’estero. Al contrario, man mano che le condizioni di lavoro nel loro Paese
diventano intollerabili, si sentono “respinti” (effetto “push&pull”).
Cresce, dunque, lo squilibrio tra il numero di professionisti sanitari operanti nei diversi Paesi e
per riequilibrare le condizioni, suggerisce l’Oms, i Paesi sviluppati dovrebbero cercare di essere
autosufficienti, sostenendo poi i Paesi più svantaggiati. Un esempio è la collaborazione tra il
Malawi e il Dipartimento britannico per lo Sviluppo internazionale che, assieme al Fondo
Globale per la lotta contro l’Aids, la tubercolosi e la malaria, ha finanziato un Programma per
incentivare l’arruolamento e la ritenzione di personale nel Paese africano, dove il sistema era
prossimo al collasso per la mancanza di risorse umane.
4. EDUCARE E FORMARE LA FORZA LAVORO DELLA SANITÀ
La presenza di operatori sanitari adeguatamente formati è di importanza vitale per poter offrire
la migliore assistenza possibile a coloro che ne hanno bisogno, nonché per sviluppare la
promozione della salute, la prevenzione delle malattie, la cura dei pazienti e la riabilitazione.
Secondo l’Oms è responsabilità dei Governi investire nell’istruzione sanitaria in modo tale da
consentire alle scuole di formare un numero di professionisti che possa soddisfare la domanda.
La necessità di aprire nuove scuole ha ormai assunto un carattere d’urgenza, così come
introdurre innovazioni nella formazione per un approccio più razionale. I percorsi formativi
vanno adattati alle priorità sanitarie nazionali e allo stesso tempo va migliorato il
coordinamento e la pianificazione tra i settori della sanità, della formazione e dei finanziamenti,
ponendo più enfasi su quelle categorie di operatori formate in minor numero.
L’Italia, in particolare, sta contribuendo ad aiutare Paesi meno sviluppati nella formazione di
operatori “in loco”, attraverso progetti che vedono impegnate Aziende ospedaliere sia private
che pubbliche: in primo piano, i progetti “Italia-Albania: un mare, due rive”, promosso dalla
Provincia italiana della Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione, e “Firenze-Asmara
Km 0” promosso dalla Regione Toscana, dalla facoltà di Medicina dell’Università di Firenze e da
due Aziende ospedaliere fiorentine.
5. PROTEGGERE LA FORZA LAVORO DELLA SANITÀ
Migliori condizioni di lavoro e maggiori protezioni possono tradursi, per gli operatori sanitari, in
più sicurezza ed efficienza. Oggi, invece, in alcune parti del mondo dove regna l’instabilità
politica e i conflitti, gli operatori sanitari lavorano in strutture fatiscenti e in condizioni igieniche
scarsissime, situazione che li espone a malattie e a incidenti.
In alcune regioni dell’Africa sub-Sahariana, ad esempio, le perdite di operatori infettati sul
lavoro dall’Hiv/Aids superano il numero degli operatori che si diplomano. E si stima che il 25%
di tutte le violenze sul posto di lavoro avvenga nel settore della sanità, coinvolgendo oltre il
50% di tutti gli operatori sanitari.
Per fronteggiare questa grave situazione, i Governi si potrebbero mobilitare a livello nazionale,
sia nel settore pubblico che in quello privato, per attuare misure in grado di fornire una
maggiore sicurezza e garantire forniture sufficienti di equipaggiamento protettivo di base
(guanti, sapone e candeggina) e mettere gratuitamente a disposizione di tutti gli operatori
sanitari il trattamento antiretrovirale. Anche il supporto psicologico per chi ogni giorno è
immerso nella dura realtà della malattia assistendo i malati con poche risorse dovrebbe essere
posto in cima alla lista delle priorità.
6. SOSTENERE LA FORZA LAVORO DELLA SANITÀ
Una buona politica, una gestione efficiente, un ambiente più sicuro e opportunità di carriera
ben definite fanno parte del “pacchetto” di requisiti necessari per motivare e sostenere gli
operatori sanitari.
Occorre considerare, tra l’altro, che un’analisi della Banca Mondiale ha rilevato che in 10 dei 22
Paesi presi in esame, la sanità è stata tra i settori più corrotti. Le “riforme errate”, inoltre,
hanno considerato gli operatori sanitari come un “costo” e non come una risorsa, imponendo
tetti massimi sul numero del personale e sugli stipendi, e riducendo le spese sulla formazione.
Quel che manca, in molti casi, è la buona gestione e la pianificazione. Elevare il ruolo dei
manager più abili, garantire la sicurezza degli operatori sanitari e la crescita professionale sono
infine elementi di importanza cruciale perché, come dimostra uno studio svolto in Tanzania, si
può raggiungere un guadagno in termini di produttività del 60-75% semplicemente
migliorando il supporto, il management e lo schieramento del personale sanitario già esistente.
7. ESPRIMERE UNA SOLIDARIETÀ GLOBALE
“La globalizzazione – osserva Manuel Dayrit, direttore delle Risorse umane per la Salute
dell’Oms – ci ha avvicinato così tanto che i problemi di un Paese non possono essere risolti
senza l’aiuto degli altri”.
La solidarietà globale diventa dunque la “chiave” per risolvere i problemi. Non si tratta solo di
interventi nei confronti dei Paesi poveri: gli eventi degli ultimi anni nei Paesi occidentali hanno
dimostrato come i sistemi sanitari possano essere sopraffatti anche da emergenze che
richiedono la pronta risposta degli operatori sanitari e molte capacità specifiche: catastrofi
naturali, terrorismo, pandemie sanitarie, quale potrebbe rivelarsi la recente aviaria, impongono
una nuova consapevolezza.
È necessario, dunque, avviare una collaborazione e un coordinamento globale, aumentando i
livelli degli aiuti internazionali. I donatori internazionali hanno inoltre cominciato a prendere in
considerazione le risorse umane, ma i livelli di sensibilità possono essere ulteriormente
incrementati grazie ad una collaborazione più stretta tra i media, le Organizzazioni non
governative, i Governi e il volontariato.
8. DIMOSTRARE LA LEADERSHIP NAZIONALE
Azioni condotte a livello nazionale, ma supportate da una solidarietà globale rappresentano il
modo più efficace per contrastare la crisi della forza lavoro nell’ambito della sanità. “Coloro che
prendono le decisioni politiche – sottolinea Joy Phumaphi, assistente alla Direzione generale
per la Famiglia e la Comunità dell’Oms – devono dare ascolto alle voci e alle preoccupazioni
degli operatori della sanità e dei pazienti: loro sanno cosa serve per migliorare l’assistenza
sanitaria”.
In questo ambito, le strategie ed i principi globali non possono però sostituire le strategie
nazionali, anche in considerazione del fatto che la consultazione ed il coinvolgimento della
forza lavoro nelle varie fasi del processo di pianificazione – dal momento in cui si concorda
sulla natura del problema fino al momento in cui si specificano i dettagli organizzativi degli
interventi – possono costruire quella padronanza e responsabilità che servirà a far svanire
eventuali resistenze nei confronti del cambiamento.
Organizzazione mondiale della sanità
L'Organizzazione mondiale della sanità (OMS, o World Health Organization, WHO in
inglese), agenzia specializzata delle Nazioni Unite per la salute, è stata fondata il 7
aprile 1948, con sede a Ginevra.
L'obiettivo dell'OMS, così come precisato nella relativa costituzione, è il
raggiungimento da parte di tutte le popolazioni del livello più alto possibile di salute,
definita nella medesima costituzione come condizione di completo benessere fisico,
mentale e sociale, e non soltanto come assenza di malattia o di infermità.
L'OMS è governata da 193 stati membri attraverso l'Assemblea mondiale della sanità
(WHA), convocata annualmente in sessioni ordinarie nel mese di maggio. Questa è
composta da rappresentanti degli stati membri, scelti fra i rappresentanti
dell'amministrazione sanitaria di ciascun paese (ministeri della sanità). Le principali
funzioni dell'Assemblea consistono nell'approvazione del programma
dell'organizzazione e del bilancio preventivo per il biennio successivo, e nelle decisioni
riguardanti le principali questioni politiche.
È un soggetto di diritto internazionale vincolato, come tale, da tutti gli obblighi imposti
nei suoi confronti da norme generali consuetudinarie, dal suo atto istitutivo o dagli
accordi internazionali di cui è parte.
La giurisprudenza internazionale ha precisato che esiste, a carico degli stati, un
"obbligo di cooperare in buona fede per favorire il perseguimento degli scopi e degli
obiettivi dell'Organizzazione espressi nella sua costituzione" (CIG, 20 dicembre 1980,
Parere relativo alla interpretazione dell'accordo 25 marzo 1951 tra OMB ed Egitto).
L'OMS suddivide il mondo in sei strutture organizzative regionali, ognuna facente capo
ad un proprio Comitato Regionale. Le regioni sono:
Europa
Africa
Mediterraneo orientale
Sud-est asiatico
Americhe
Pacifico occidentale
“ Modella il futuro della vita: ambienti sani per i bambini ” è il motto scelto dall’Organizzazione
Mondiale della Sanità (OMS) per celebrare il 7 aprile la Giornata Mondiale della Sanità.
Ogni anno più di 5 milioni di bambini muoiono per malattie dovute alle condizioni ambientali in cui vivono.
È possibile evitare queste morti e creare ambienti più salubri attraverso specifiche azioni supportate da
una campagna mondiale.
Ogni bambino, infatti, ha il diritto di crescere in una casa, scuola e comunità sane.
Il futuro dei nostri figli e del loro mondo dipende dalle loro buone condizioni di salute di oggi e dalle
attività che ogni Paese promuoverà per un ambiente più sano.
La Giornata Mondiale di quest’anno dà il via alla Healthy Environments for Children Alliance ,
(HECA), avviata lo scorso settembre a Johannesburg durante il Vertice Mondiale sullo Sviluppo
Sostenibile. Si tratta di un’alleanza mondiale che vuole promuovere la conoscenza, intensificare l’impegno
politico e mobilitare risorse per un’azione globale contro i rischi ambientali per la salute dell’infanzia.
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan, nel suo messaggio inaugurale alla Giornata
Mondiale della Sanità, ha affermato che lo sviluppo sostenibile inizia con la salvaguardia della salute di
ogni bambino.
Assicurare all’infanzia un ambiente sano “aiuterà non soltanto a salvare numerose vite – ha detto Kofi
Annan – ma avrà delle conseguenze positive per lo sviluppo economico. Eviterà che molti bambini si
assentino dalla scuola a causa di malattie croniche , aiutando così la società nel suo insieme a costruire le
competenze base necessarie per la crescita economica dei loro paesi”.
La campagna mondiale dell’HECA, l’alleanza a favore di ambienti sani per i bambini, partirà il 7 aprile con
migliaia di eventi in tutto il mondo: congressi, dibattiti sulla salute dei bambini e i loro ambienti,
interventi di leader politici, articoli sulla stampa.
Anche i bambini potranno far sentire direttamente la loro voce descrivendo ai grandi (a genitori,
insegnanti e anche agli uomini di governo) come vedono l’ambiente in cui vivono, giocano e studiano in
relazione agli eventuali rischi per la loro salute. Potranno suggerire le loro possibili soluzioni attraverso
fotografie, video, disegni, canzoni e rappresentazioni teatrali o qualsiasi altro mezzo di comunicazione.
Ciascuno è invitato a partecipare alla Giornata Mondiale della Sanità 2003, anche parlandone
semplicemente con il proprio vicino di casa o nel suo circolo di amici, per diventare parte attiva di un più
vasto movimento che coinvolge il mondo intero.