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CIRPAC
(Centro interuniversitario di ricerca per la pace, l’analisi e la
mediazione dei conflitti)
Report America Latina
I MOVIMENTI DEI BAMBINI
LAVORATORI
IN AMERICA LATINA
Francesco Chezzi
1
I MOVIMENTI DEI BAMBINI LAVORATORI IN AMERICA
LATINA
Indice
Capitolo I
I niños y adolescentes trabajadores.
1. Tre diversi approcci al fenomeno del lavoro minorile.
2. I niños de la calle.
3. I movimenti dei NATs.
3.1. Il lavoro come valore.
3.2. Organizzazione democratica e partecipazione.
3.3. Protagonismo e pratica sociale.
3.4. Il ruolo dei collaboratori adulti.
3.5. La formazione.
p. 4
p.4
p.9
p.16
p.19
p.24
p.26
p.32
p.33
Capitolo II
I movimenti in America Latina
p.36
1. Il MOLACNATs
2. Affinità e differenze fra i movimenti NATs nel mondo, e le difficili
relazioni con gli istituti internazionali.
p.36
p.43
Capitolo III
Il Manthoc
p.47
1. Il contesto peruviano.
2. La storia.
2.1 Gli inizi.
2.2 Nascita dei servizi e del coordinamento nazionale.
2.3 I laboratori di lavoro, la cooperazione, il movimento continentale e
internazionale.
3. Principi e struttura.
4. Due esperienze del Manthoc viste da vicino.
4.1 Il forno.
4.2 La casa di Yerbateros.
p.47
p.50
p.50
p.53
p.55
p.56
p.59
p.59
p.62
Capitolo IV
I bambini lavoratori in Nicaragua, Colombia e Venezuela.
1. Il movimento dei NATRAs in Nicaragua.
1.1 Istituto Nazionale di Promozione Umana (INPRHU).
1.2 Esperienza pratica dell'Istituto con i NATRAs.
1.3 Testimonianze dei bambini lavoratori.
p.66
p.74
p.77
p.79
2
2. I NATs in Colombia e Venezuela.
2.1 Processo organizzativo dei NATs in Colombia.
2.2 Il progetto del Pequeño Trabajador
2.3 I NATs ed il governo in Venezuela
p.92
p.92
p.93
p.98
APPENDICI
1. Interviste a due delegati NATs del Manthoc.
2. Codigo peruano e progetto jardineritos de mi ciutad.
3. Dichiarazioni del movimento dei NATs.
3.1 Dichiarazione di Kundapur
3.2 Dichiarazione di Dakar
3.3 Dichiarazione di Huampanì
3.4 Dichiarazione di Berlino
4. Incontro internazionale dei NATs a Siena
p.102
p.117
p.119
p.119
p.120
p.121
p.125
p.128
5. Cenni di diritto internazionale sul lavoro minorile
5.1. Evoluzione storica della normativa internazionale.
p.132
p.132
5.2. L’azione dell’OIL.
5.3. La Convenzione 138 sull’età minima di accesso al lavoro.
p.134
p.135
5.4. La Convenzione 182 sulle forme peggiori di sfruttamento infantile. p.140
5.5. L’IPEC: il programma Internazionale per l’abolizione del lavoro
minorile.
5.6. Il ruolo delle Nazioni Unite.
6. Indicatori sull'infanzia dei quattro paesi Perú, Colombia, Nicaragua e
p.145
p.146
Venezuela
p.151
6.1 Perú
p.151
6.2 Colombia
p.155
6.3 Nicaragua
p.158
6.4 Venezuela
p.161
7.
Intervista a Gonzalez collaboratore del MOLACNATs, Movimento
dell'America Latina e Caraibi dei NATs
p.165
BIBLIOGRAFIA
p.169
Altri siti di interesse sui NATs
p.174
3
Capitolo I
I NIÑOS Y ADOLESCENTES TRABAJADORES
1. Tre diversi approcci al fenomeno del lavoro minorile.
Nel corso degli ultimi decenni si sono definiti tre diversi approcci alla
tematica del lavoro minorile. L’approccio abolizionista, l’approccio
pragmatico e quello della valorizzazione critica.
Al centro della posizione abolizionista vi è l’eliminazione totale del
lavoro minorile di qualsiasi tipologia e in qualsiasi contesto (fatto salvo un
minimo contributo lavorativo del bambino non remunerato e in ambito
strettamente familiare). Per questa dottrina il lavoro minorile è
necessariamente portatore di negatività, sia a breve che a lungo termine, e
diventa automaticamente un insormontabile ostacolo allo sviluppo fisico e
psicologico del bambino.
Il primo sostenitore di questa tesi è considerata l’Organizzazione
Internazionale del Lavoro (OIL) che, attraverso convenzioni e
raccomandazioni, ha imposto normative internazionali di totale proibizione di
questo fenomeno. La Convenzione n. 138 sull’età minima di assunzione
all’occupazione, costituisce infatti il riferimento fondamentale in questo
ambito e prevede che l’età minima per l’assunzione al lavoro non possa essere
inferiore all’età prevista per il completamento della scuola dell’obbligo e, in
ogni caso, non inferiore ai quindici anni (per alcuni paesi e per alcune attività
lavorative considerate leggere sono previsti dei meccanismi di flessibilità
anche se raramente vengono applicati).
Secondo questa dottrina il lavoro minorile nei paesi in via di sviluppo
non è soltanto frutto della povertà ma è esso stesso, impedendo ai bambini una
adeguata formazione scolastica, generatore di povertà creando una sorta di
circolo vizioso.
4
Per i sostenitori della dottrina abolizionista lavoro e scuola sono
irrimediabilmente contrapposti e soltanto con un divieto di lavorare, imposto
dalle normative interne, e tramite la scolarizzazione obbligatoria, si può
risolvere il problema1.
Il paradosso che può creare però un'applicazione rigida di questa
dottrina è che in nome della lotta contro lo sfruttamento si finisca per
escludere e criminalizzare il minore stesso: l'accesso al lavoro "legale" viene
impedito o limitato e si spinge il bambino verso un lavoro clandestino, senza
diritti, senza regola e senza protezione sociale.
L’approccio pragmatico, parte dal presupposto del riconoscimento
dell’effettiva realtà del lavoro minorile, e dell’impossibilità a rimuoverlo,
almeno nel breve periodo. Riconosce nell’eliminazione delle forme peggiori di
sfruttamento e nel miglioramento delle condizioni delle attività “accettabili”, il
suo primo obiettivo. Lo scopo finale rimane quello dello sradicamento totale
del lavoro minorile, ma propone di agire mediante una fase intermedia non
integralmente proibizionista.
Viene inoltre riconosciuta la natura sfaccettata e complessa del lavoro
minorile evitando così di porre sullo stesso piano tipologie di lavoro molto
differenti tra loro.
In anni recenti è andata infatti sviluppandosi nella letteratura
specialistica una distinzione tra la nozione di child labour e quella di child
work. Con il primo termine viene indicato il lavoro “sfruttato”, svolto
1
La tendenza generale della maggioranza degli organismi economici internazionali, è quella di
abbracciare la tesi abolizionista. Va notato però come, proprio nei confronti degli stati maggiormente
interessati da suddetto fenomeno, ossia quelli più poveri, emerga da parte degli organismi
internazionali, un atteggiamento contraddittorio: nei confronti dei Paesi in via di sviluppo c’è infatti
una pressione finalizzata ad abbassare i costi della spesa sociale come premessa dello sviluppo
economico. Nella pratica, spesso, alcuni tra gli effetti prodotti da tali misure sono (quanto meno nel
medio periodo) una minor protezione degli strati sociali più bassi e un’istruzione quasi mai gratuita ed
efficiente, due cause ritenute generalmente tra le più influenti nello spingere i bambini alla ricerca di
qualche tipo di lavoro.
5
solitamente all’esterno del nucleo familiare con modalità tali da impedire la
frequenza scolastica e caratterizzato spesso da basso salario e talvolta da
mansioni rischiose. Con il secondo termine si indica invece il lavoro “non
lesivo”2, solitamente realizzato per la propria famiglia e generalmente non di
ostacolo al percorso scolastico. Molti studiosi sottolineano comunque il
rischio di cadere in un’altra semplificazione: quella di classificare come child
work i lavori svolti all’interno della famiglia e child labour tutti gli altri.
La
prospettiva
pragmatica viene sostenuta principalmente
dall’UNICEF, così come da numerose ONG. Anche nel comportamento
dell’OIL da qualche tempo possiamo riscontrare una sensibilità maggiore
verso linee d’azione connotate da un maggior pragmatismo3.Possiamo infatti
notare, nella Convenzione 1824, un parziale avvicinamento a questo
approccio, focalizzando le forme peggiori ed intollerabili come terreno
operativo immediato; confermando tuttavia, nel preambolo, la continuità con
la Convenzione 138 per quanto concerne il limite d’età consentito per
l’ammissione al lavoro.
Anche nel Programma per l’eliminazione del lavoro minorile (IPEC),
istituito nel 1992 dall’OIL, si può in una certa misura riscontrare questa
tendenza. I pilastri dell'azione del programma sono: la prevenzione, la
rimozione dei bambini dalle situazioni più pericolose, la riabilitazione (ad
esempio cure mediche e programmi educativi speciali) e la protezione
(finalizzata a ridurre o eliminare le condizioni negative correlate a un lavoro
specifico, in attesa dell'auspicato allontanamento del minore da tale lavoro).
La "rimozione" è sicuramente l'azione che ottiene il maggior impatto
sull'opinione pubblica, e rimane ad oggi il fulcro dell'impegno profuso
dall'OIL, tuttavia è stato constatato che se non supportata adeguatamente da
2
Nunin, Roberta, "Il lavoro dei minori: interventi recenti, internazionali e interni",
Rivista Giuridica del Lavoro e della Previdenza Sociale, 3, LI, 2000, p 661.
3
Cfr. Roberta Nunin, “Uno sguardo sulla legislazione internazionale: risorse e nodi
critici”, in AAVV, Bambini e adolescenti che lavorano. Un panorama dall’Italia
all’Europa, ,Firenze, trenta Ed., 2004, pp. 16-34.
4
Convenzione 182 sulle forme peggiori di sfruttamento infantile, approvata nel 1999
alla Conferenza Generale dell'Oil con voto unanime.
6
paralleli interventi di sostenibilità può far peggiorare anche drammaticamente
la situazione del minore.
Per concludere possiamo sostenere che l’attenzione del diritto
internazionale verso il problema del lavoro minorile ha subito un’evoluzione:
si è passati dalla mera creazione di standard comuni di trattamento, alle
formulazioni di modalità con cui è possibile implementare tali standard in
paesi economicamente meno sviluppati, unitamente alla lotta alle forme
estreme di sfruttamento dei minori sul lavoro.
Infine, vi è l’approccio della valorizzazione critica. Quest’ultimo, in
opposizione all’abolizionismo, utilizza una diversa chiave di lettura come
approccio al tema del lavoro minorile: non interpreta, infatti, tale fenomeno,
come un qualcosa di negativo in sé, per il solo fatto di essere svolto da un
bambino o adolescente.
«Valorizzare criticamente il lavoro minorile non significa giustificare lo
sfruttamento e gli sfruttatori, ma in primo luogo valorizzare i bambini
lavoratori in quanto potenziali attori di una critica agli ingiusti meccanismi
sociali. Si tratta di valorizzare l’organizzazione degli stessi bambini ed
adolescenti lavoratori, la loro emergenza storica, il loro diritto ad essere
riconosciuti come gruppo sociale e non solo come una sommatoria di
individuali disperazioni». 5
Questa posizione ha come obiettivo il superamento di una impostazione
giudicata troppo “eurocentrica”, che si scontra con la concreta realtà dei paesi
del Sud del mondo, evidenziando invece il significato positivo che il lavoro
può assumere (laddove ovviamente non si manifesti in una forma “criminale”
di sfruttamento). Il lavoro per il bambino può essere non solo il mezzo per
fornire alla propria famiglia un sostegno, spesso fondamentale per la
5
Schibotto, Giangi, Niños trabajadores. Costruyendo una identitad. Lima, IPEC,
1990.
7
sopravvivenza quotidiana, ma anche il raggiungimento di un’autostima utile
per la costruzione della propria identità.
Secondo i sostenitori di
questo approccio è proprio iniziando dalla
consapevolezza del valore del proprio lavoro che il bambino può lottare
affinché non sia sfruttato e riceva la tutela di cui ha diritto. E’ quindi
attraverso la partecipazione protagonica [protagonistica] – di cui parlano i
movimenti dei Nats – e attraverso l’auto-organizzazione, che il bambino
prende coscienza della propria condizione e, di conseguenza, di quali sono i
suoi diritti e di come ottenerli. Questo diritto alla partecipazione, oltre a
concretizzarsi in uno scambio solidaristico, propone il bambino non più
soltanto come soggetto di diritto ma come risorsa attiva della società e perciò
soggetto sociale.
Il riconoscimento giuridico di queste organizzazioni ed un loro
coinvolgimento nelle fasi decisionali dell’elaborazione delle normative sul
tema del lavoro minorile è quindi considerato un passaggio fondamentale.
D’altronde, sottolineano i sostenitori della teoria della valorizzazione critica,
una posizione di totale chiusura verso queste organizzazioni, insieme alla
creazione di norme che considerano i bambini lavoratori esplicitamente
fuorilegge, spingono unicamente i bambini verso forme peggiori di abuso,
segnandone in modo ulteriormente negativo la loro condizione.
E’ inoltre la concezione del bambino, alla base della maggior parte
degli interventi internazionali, che viene criticata. Una concezione che vede
l’infanzia come un periodo di vita a cui non è riconosciuto alcun diritto-dovere
di assunzione di responsabilità; la minore età corrisponde quindi, per il
ragazzo, soltanto ad uno spazio di preparazione teorica strutturata su valori da
praticarsi in concreto solo con l’età adulta. Una visione "privatizzata" e
protezionistica dell’infanzia da dedicare esclusivamente alla ricreazione ed
all’apprendimento (realizzabile unicamente mediante le modalità tipiche della
scolarizzazione convenzionale)6, nonostante in molti contesti il lavoro sia
6
AAVV, Bambini al lavoro: Scandalo e riscatto- Proposte
e esperienze dei
movimenti di bambini e adolescenti lavoratori, A cura di Associazione NATs,
Milano/ Piacenza, Consorzio Altra Economia ed. /Editrice Berti, 2002
8
tradizionalmente considerato una componente importante per lo sviluppo dei
processi di socializzazione e rappresenti una reazione razionale alle limitate
opzioni di cui i bambini e le loro famiglie dispongono.
L’approccio della valorizzazione critica, sostiene che norme di
proibizione del lavoro per i minori, confinando il bambino in lavori ancor più
precari e clandestini -spesso vessati invece che tutelati, dalle forze dell’ordine
o dalle istituzioni in generale- mini le basi della formazione dell’identità del
bambino, determinando in lui una sorta di auto-esclusione sociale ed
emarginazione che di frequente lo spinge a ricercare guadagni nel mondo della
criminalità.
L’istruzione viene considerata un elemento fondamentale per lo
sviluppo del bambino ma non per forza da contrapporre alla situazione
lavorativa. La formazione deve poter essere flessibile e venire incontro alle
particolari esigenze dei bambini e degli adolescenti lavoratori, per combattere
il problema dell’abbandono scolastico, molto diffuso in quasi tutti i paesi in
via di sviluppo.
2. I Ninos de la calle. 7
I cosiddetti niños de la calle, alla base di molte delle esperienze dei
movimenti dei bambini lavoratori, sono un buon esempio da analizzare per
mettere in evidenza sia la situazione precaria e di rischio di molti minori che
lavorano, sia le potenzialità per diventare soggetti di una trasformazione sociale
nella direzione auspicata dall'approccio della valorizzazione critica.
I bambini di strada sono un fenomeno molto diffuso in America Latina
che sta andando progressivamente aumentando soprattutto a seguito del
disordinato processo di urbanizzazione tipico di molti dei paesi in via di
sviluppo. La strada rappresenta un contesto emblematico del confinamento
sociale dovuto al processo di discriminazione e rifiuto attuato dalla società.
7
bambini della strada.
9
Negli ultimi anni si è tentato di creare nuove classificazioni operative per
affrontare il tema dei niños de la calle, onde evitare fuorvianti generalizzazioni.
L’UNICEF raggruppa in tre categorie i bambini che vivono in condizioni
particolarmente difficoltose8:
a) Bambini ad alto rischio, che vivono ancora nella casa familiare, in un
ambiente poverissimo senza poter soddisfare le necessità minime di vita;
b) Bambini nella strada, vale a dire che stanno nella strada come
lavoratori, mantenendo però allo stesso tempo un contatto regolare con la
famiglia;
c) Bambini della strada, per i quali la strada è l'ambiente primario; vale a
dire, un ambiente che non rappresenta soltanto il "luogo di lavoro" ma anche il
“domicilio”. Solo in minima parte si tratta di orfani, anche se spesso si tratta di
bambini che hanno rotto i rapporti con la famiglia o che li mantengono in forma
debole e sporadica9.
Un’ulteriore analisi fatta sul tema, distingue tra niños de avenida
(bambini che lavorano nelle grandi strade del centro) e niños de la calle
(bambini che lavorano nelle periferie)10. Questa distinzione si presenta come
una proposta mirata ad approfondire il momento dell’operatività del bambino,
criticando un approccio che spesso riduce il soggetto dell’indagine ai niños de
avenida, in quanto realtà più visibile, ma quantitativamente meno significativa
dei niños de la calle.
Le motivazioni per le quali un bambino trasferisce la propria esistenza
nella calle possono essere molteplici. Alcuni sono orfani o abbandonati (come
già sottolineato, al contrario di quello che spesso si crede, questi rappresentano
una percentuale relativamente piccola anche se importante per la sua
drammaticità). La maggior parte dei bambini ha invece subito una dinamica di
8
Schibotto, Giangi, Niños trabajadores. Costruyendo una identitad. Lima, IPEC,
1990, p.176.
9
Cfr Jocelyn Boyden: “Generalmente si crede che tutti i bambini che vivono nella strada
hanno subito il rifiuto dei propri genitori; tuttavia, molti bambini si sentono attratti dalla
strada e non necessariamente sono i genitori a spingerli verso quella”. Niños en situacion de
alto riesco en Lima, Perù, Lima, UNICEF,1988, pp 66-67
10
Schibotto, Giangi, Niños trabajadores…, cit. p.177
10
espulsione, più o meno graduale, dalla famiglia. La forza espulsiva
predominante è il deterioramento economico; allo stesso tempo, anche la
disgregazione del nucleo familiare, la violenza fisica e psicologica, il machismo,
ed in generale la cultura autoritaria, sono spesso alla base di un allontanamento
forzato e della conseguente ricerca di rifugio nella strada. Anche le componenti
culturali vanno però ricercate nel contesto socio-economico di indigenza,
mancanza di opportunità, marginalità e povertà. Ne è un esempio la risposta che
un padre di famiglia dà ad un pedagogo intento a persuaderlo a non picchiare
suo figlio: “Viviamo in una sola stanza. E in famiglia siamo nove. Quando torno
dal lavoro tutti stanno piangendo per la fame, per il freddo o perché sono malati.
Io devo svegliarmi alle quattro della mattina… ho bisogno di dormire”11.
Quindi, sostiene ancora Schibotto, i niños della calle “rappresentano un
prodotto della esclusione e dello sfruttamento di classe”, e il completamento
dell’emarginazione avviene attraverso “l’aggressività e l’ostilità della società
nei loro confronti; la mancanza di un gruppo politico o sindacale di
appartenenza; il mancato riconoscimento della norma giuridica, o soltanto il
riconoscimento in funzione repressiva e punitiva […] Deviante ed illegale non è
il bambino di strada di fronte alla società, bensì la società di fronte alle migliaia
di bambini ai quali non rimangono alternative di vita”.
11
Schibotto, Giangi, Niños trabajadores…, cit. p180
11
[foto dell'autore]
Altri studi, approfondiscono l’aspetto socioculturale e connesso
all’identità di chi si trova a guadagnare da vivere nella strada. Attraverso
inchieste fatte intervistando
direttamente i bambini e
conoscendo
approfonditamente il contesto ambientale (spesso tramite una permanenza
prolungata nell’ambiente dove si intende fare l’inchiesta) si tenta di superare
un’analisi basata esclusivamente su dati legati alla dimensione economica.
Antonella Invernizzi12 svolge la sua ricerca su un gruppo di bambini
venditori del centro di Lima e individua, nel lavoro che svolgono, quattro
dimensioni principali: utilitaristica, relazionale, ludica e quella legata
all’identità.
12
Invernizzi, Antonella, "Il lavoro dei bambini come insieme di legami sociali",
NATs, Anno II, numero 3, luglio 1998, pp. 65-84.
12
Nella dimensione utilitaristica ritroviamo innanzitutto il valore della
prestazione svolta. Attraverso la sua attività il bambino risponde ad una
domanda e offre un bene o un servizio utile al cliente. Tale relazione si
contrappone, in effetti, a ciò che caratterizza la mendicità, dove colui che
elargisce l’elemosina non ottiene nulla in cambio. Questa attività è sicuramente
minoritaria, tuttavia incontriamo spesso un numero rilevante di livelli intermedi.
La bambina che vende per la strada delle fette di torta, per esempio, offre
sicuramente un bene, anche se nel cliente possiamo talvolta rilevare un
comportamento di tipo compassionevole nei confronti della bambina, che lo
spinge a comprare.
[foto dell'autore]
Lo studio si spinge, inoltre, ad approfondire la dimensione relazionale e
ludica del lavoro dei bambini. Nell’attività svolta il bambino attiva tutta una
serie di nuove relazioni sia rispetto alla società che rispetto alla propria famiglia.
Attraverso il lavoro il NAT socializza, in primo luogo, con gli altri NATs,
13
creando spesso spontanee relazioni solidaristiche che talvolta sono all’origine
della costituzione di piccole “imprese”; vale a dire gruppi di bambini che
operano insieme per ottimizzare il proprio lavoro.
A seconda del luogo dove viene svolta l’attività, cambia la tipologia
della clientela: in certi casi viene a crearsi una relazione stabile e di reciproca
fiducia tra il NAT ed il cliente. Alle volte però, il bambino intervistato presenta
un rapporto totalmente negativo col cliente, contrassegnato da violenza verbale,
discriminazione e sfruttamento.
Le preferenze dei minori sono comunque rivolte a una qualsiasi attività
lavorativa (anche se totalmente precaria) piuttosto che alla mendicità, dove il
bambino deve giocare il ruolo della vittima e dove non viene minimamente
valorizzata l’intraprendenza e le capacità che il bambino sente di avere.
Uno studio su alcuni niños della calle di Montevideo (Uruguay)13 di età
compresa tra i 12 e i 15 anni, approfondisce il rapporto che si instaura a livello
familiare nel momento in cui il bambino comincia a lavorare. Le madri hanno
una relazione più stretta con i figli e li considerano capaci di difendersi anche in
situazioni difficili. I padri, a volte, esprimono invece il timore che con il lavoro
si possa pregiudicare lo sviluppo e l’educazione del bambino. Inoltre, se da una
parte non possono fare a meno di ammettere l’importanza di un ulteriore e
significativo ingresso economico nel bilancio familiare, dall’altra temono che
venga messa in discussione la loro posizione predominante di “sostentatore”
della famiglia. Infine, la percezione del bambino, è di esser considerato
maggiormente da parte della famiglia che apprezza e riconosce il suo lavoro;
soprattutto nelle famiglie senza il padre, i bambini e gli adolescenti che
lavorano assumono rapidamente un ruolo importante nel nucleo familiare.
La dimensione ludica è una componente imprescindibile da qualsiasi
comportamento sociale dei bambini. Anche l’esperienza lavorativa, quindi, sarà
parzialmente vissuta dal bambino come un gioco che accompagna l’attività base
di sussistenza.
13
Liebel, Manfred, Infanzia y trabajo, Lima, Ifejant, 2003.
14
L’ultima dimensione riguarda lo sviluppo dell’identità da parte del
bambino. Secondo questa indagine, il bambino ricerca attraverso il lavoro un
riconoscimento personale positivo ed una valorizzazione di se stesso, che può
svilupparsi in differenti modi. In primo luogo, il lavoro può dare origine ad un
sentimento di appartenenza che permette al minore di essere riconosciuto come
membro attivo di un gruppo, principalmente di quello della propria comunità e
di quello familiare. Inoltre, attraverso il cambiamento di percezione del
bambino all’interno della famiglia sopra indicato, e attraverso la possibilità di
gestire egli stesso una parte dei soldi guadagnati, come spesso accade, il minore
assume una notevole autonomia ed emancipazione prima di tutto rispetto ai
propri genitori.
15
3. I movimenti dei NATs.
Alla base dell’elaborazione della Valorizzazione Critica, nonché del suo
tentativo di concretizzazione nella pratica, vi sono i movimenti dei bambini
lavoratori, o NATs. Con il termine NATs (Niños y Adolescentes Trabajadores),
di derivazione spagnola, si intendono tutti i bambini interessati dal fenomeno
del lavoro minorile.
Le prime realtà di movimenti auto-organizzati si sviluppano verso la
fine degli anni settanta in America Latina e, successivamente, in alcune aree
dell’India e dell’Africa.
Dal 1960 al 1985 il Perù è attraversato da un susseguirsi altalenante di
dittature e colpi di stato. L’acuta crisi economica che ne consegue, intorno al
1976, porta ad una crescita esponenziale della disoccupazione e ad un generale
impoverimento che colpisce in particolare gli strati più deboli della
popolazione.
E’ in questo contesto che, in un sobborgo di Lima, alcuni giovani
associati alla JOC (Joventu Obrera Cristiana14) iniziano a dialogare con i
bambini lavoratori e a creare gruppi di discussione per affrontare i problemi
inerenti alla loro condizione.
Dopo tre anni di grandi difficoltà e compromessi, nel 1979, varie
comunità e gruppi di NATs si riuniscono per dare vita, ufficialmente, al
MANTHOC (Movimiento Adolescentes y Niños Trabajadores Hijos de Obreros
Cristianos), il primo movimento di bambini lavoratori organizzati.
Dalla fine degli anni ottanta, anche in Africa e in India cominciano a
svilupparsi esperienze simili, ma l’America Latina rimane tuttora il continente
con le realtà più strutturate e radicate.
La pratica di questi movimenti riconosce in primo luogo il lavoro dei
NATs come importante contributo alla strategia di sostentamento della famiglia
e come forma di partecipazione alla vita sociale ed economica del proprio
14
“Gioventù Operaia Cristiana”.
16
contesto, contrapponendosi così alle dottrine che danno una visione
esclusivamente negativa del fenomeno e agiscono soltanto attraverso
l’indifferenziata proibizione di qualsiasi tipologia di lavoro minorile, senza
sfruttare la potenziale capacità di riscatto e di critica degli stessi bambini15.
Il comune denominatore di tutte le esperienze dei movimenti citati è
proprio il protagonismo dei NATs, grazie al quale essi non si percepiscono
esclusivamente quali vittime senza strumenti di difesa ma, attraverso
l’organizzazione collettiva e democratica dei loro gruppi, recuperano
l’autostima e contemporaneamente assumono la consapevolezza dei propri
diritti.
Allo stesso tempo tali movimenti portano anch’essi avanti l’azione di
denuncia dello sfruttamento sul lavoro di milioni di bambini nel mondo. I
movimenti combattono in maniera determinata le forme di lavoro peggiori, che
spesso assumono connotati propriamente criminali, e richiedono tutele per quei
lavori che in sé non sono ritenuti pregiudicanti per lo sviluppo del bambino,
purché svolti in contesti e forme adeguati.
Inoltre, il pragmatismo con cui i movimenti affrontano la necessità del
minore di lavorare, non nasconde una forte critica al sistema economico
vigente. La critica, che passa attraverso un’analisi costante della propria
esistenza di vita, è diretta al sistema economico capitalista globale che accentua
gli squilibri tra il Nord e il Sud del mondo16.
Secondo Schibotto i NATs, quando diventano una realtà organizzata,
passano dal sentirsi poveri come stato naturale ed ineluttabile, al sentirsi
soggetti sociali proprio per la loro condizione di povertà; diventando così attori
sociali attraverso un processo conflittuale.
Spesso i NATs subiscono una doppia emarginazione: quella economica,
che li rende poveri e bisognosi di un lavoro spesso fondamentale per la
sopravvivenza, e quella culturale, che attraverso un confinamento sociale, li
porta ed essere considerati illegali e devianti.
15
AAVV, Bambini al lavoro: Scandalo e riscatto- Proposte
e esperienze dei
movimenti di bambini e adolescenti lavoratori, A cura di Associazione NATs,
Milano/ Piacenza, Consorzio Altra Economia ed. /Editrice Berti, 2002, p31.
16
ibidem p32
17
Dagli anni settanta ad oggi le realtà dei NATs organizzati si sono
moltiplicate nel mondo ed in particolare in America Latina.
Possiamo individuare alcune trasformazioni del sistema socio-economico
e culturale che hanno favorito questa espansione17.
In primo luogo le ricette neo-liberiste, applicate da numerosi governi in
America del Sud, non hanno risolto i problemi di povertà di gran parte della
popolazione ma anzi ne hanno spesso aggravato la condizione di precarietà e di
indigenza. La forte critica da parte di larghi settori della società è risultata
evidente nei più recenti appuntamenti elettorali del continente che hanno quasi
sempre visto prevalere le forze progressiste. Anche i movimenti popolari che
contestano queste politiche si sono rafforzati; oltre ai più famosi esempi dei
cocaleros in Bolivia, dei Sem Terra in Brasile o dei piqueteros argentini, altri
movimenti sono cresciuti di recente nelle favelas e nei barrios periferici delle
grandi città latinoamericane (nati in seguito all'individuazione di problemi più o
meno concreti e successivamente sviluppatisi come veri e propri movimenti
sociali) o nella selva, rivendicando diritti per i popoli indigeni fino ad ora quasi
completamente ignorati.
In secondo luogo, l'accresciuto interesse per il fenomeno dei cosiddetti
niños de la calle sia da parte degli operatori sociali così come delle istituzioni,
dei mass-media e della opinione pubblica a livello mondiale.
Terzo, la tematica del lavoro, che negli ultimi decenni aveva
progressivamente perso sia interesse che spinta conflittuale, è riemersa
rinnovata rispetto alla classica impostazione operaista, articolandosi partendo
dalle necessità dei nuovi lavoratori del settore informale, sempre più in
espansione nei paesi latinoamericani. Attraverso questo nuovo approccio al
mondo del lavoro anche le attività svolte dai giovani, dagli adolescenti e dai
bambini hanno acquistato un'attenzione maggiore.
Infine, l'approvazione nel 1989 della Convenzione delle Nazioni Unite
per i diritti del fanciullo ha favorito lo sviluppo di un dibattito più approfondito
17
schibotto NATs 2006
18
e articolato sul tema della protezione del fanciullo fornendo un elenco esaustivo
di tutti i diritti di cui il minore deve considerarsi portatore. La Convenzione,
prima tra i testi giuridici internazionali a tutela del minore, propone il bambino
come un soggetto attivo nella società valorizzando gli strumenti utili per la sua
partecipazione ed evitando di considerarlo esclusivamente come un soggetto
indifeso bisognoso di tutele particolari.
Per evidenziare le caratteristiche, le peculiarità, e le rivendicazioni dei
movimenti dei NATs metterò in evidenza cinque argomenti fondamentali: a) il
lavoro come valore; b) l’organizzazione democratica e la partecipazione; c) il
protagonismo politico e la visibilità sociale; d) il ruolo degli adulti; e)
l’importanza della formazione.
3.1.
Il lavoro come valore.
Per qualsiasi NAT l’esperienza di sopravvivere grazie al proprio lavoro e
di contribuire anche alla sopravvivenza di altri costituisce sicuramente una delle
esperienze più significative e incisive nella loro vita. Per i NATs del movimento
e per molti altri, il lavoro, oltre al valore economico, ha un valore di dignità e di
autoaffermazione e criticano chi propone una visione del lavoro minorile come
qualcosa di barbaro e immorale sempre e comunque. I sostenitori della teoria
della valorizzazione critica affermano che mostrare esclusivamente il volto
dello sfruttamento nel lavoro dei minori, principalmente diffuso da campagne
mediatiche di associazioni e organismi internazionali, non sia corretto e utile.
I movimenti sostengono che questa rappresentazione semplificata sia
frutto di una visione “eurocentrica”
che, oltre a non considerare
sufficientemente le reali condizioni e le necessità immediate di sopravvivenza di
strati importanti della popolazione del Sud del mondo, non prende in
considerazione i differenti modi di vedere sia il lavoro, sia il bambino (e quindi
anche il lavoro minorile) che esistono in differenti luoghi nel mondo.
19
Per i sostenitori della valorizzazione critica, anche molti dei progetti di
sviluppo e cooperazione, per quanto lodevoli nell’intento, operano con strategie
improntate su un approccio di forte dominio culturale, spesso attraverso
soluzioni decontestualizzate e “preconfezionate” che, se in alcuni casi salvano
dallo sfruttamento e dalla miseria diverse persone, nella maggior parte dei casi
stentano però ad intraprendere un discorso più ampio di promozione collettiva
che coinvolga e renda partecipi i beneficiari stessi del progetto18.
Diversi autori analizzano la concezione andina del lavoro e dell’infanzia.
Nelle culture preispaniche aymara e quechua (le due culture più significative
dei popoli delle Ande), il lavoro era segno di orgoglio ed era relazionato al
compimento dei doveri: “vita e lavoro avevano lo stesso significato” 19.
La famiglia, la comunità, l’istituzione statale, assegnavano il lavoro ai
propri membri prendendo in considerazione l’età, il sesso e in generale la
capacità contributiva di tutti. L’assegnazione del lavoro alla famiglia obbligava
la partecipazione di tutti i suoi componenti.
Le attività lavorative erano legate principalmente all’agricoltura dove
“l’obiettivo era la riproduzione della natura e non soltanto la soddisfazione delle
necessità umane”20. La cultura animista degli aymara e dei quechua, faceva sì
che il lavoro non andasse a violentare la natura circostante, la sua fertilità e la
sua ricchezza, ma anzi aiutasse questa a manifestarsi. “L’uomo non è inteso
come homo faber (creato a immagine e somiglianza del suo Dio faber) ma
come homo maieuticus: colui che aiuta a partorire la Madre Terra”21. Il lavoro è
perciò considerato un qualcosa che lega l’individuo alla vita del cosmo (senza
che vi sia il pericolo di contrapposizioni ad esempio tra religione e tecnologia,
tra etica ed economia) permettendone il suo rinnovamento. Medina22 sottolinea
18
AAVV, Bambini al lavoro: Scandalo e riscatto…, p 38
Domic Ruiz, Jorge, "La conception andina de la infancia y trabajo", NATs revista
internacional desde los ninos/as y adolescents trabajadores, Anno VII, numero 1112 Marzo 2004, p.31.
20
ibidem
21
ibidem
19
22
Medina, Javier, Suma Qamaña. La comprensión de la buena vida,
Asociaciones
La Paz, Federación de
20
l’opposizione di questa concezione rispetto a l’ideale di vita greco, legato all’
attività contemplativa, allo sviluppo dell’intelletto, all’arte, alla politica e alla
possibilità di disporre del tempo libero a proprio piacimento. Nella cultura
andina, l’ozio è considerato peccato: tutti devono lavorare, compresi i bambini.
A partire dai quattro anni di età, il maschio impara a lavorare insieme a suo
padre, e la femmina insieme alla madre.
Anche il concetto di infanzia è legato al contesto storico, economico,
sociale e culturale. Per la cultura aymara e quechua il wawakay (l’essere
bambino) è presente non solo nella prima tappa della vita, ma anche nell’adulto
e nell’anziano: “il bambino non è una persona in evoluzione […] nel bambino
ritroviamo anche l’adulto e viceversa”23. Nel mondo andino il lavoro è parte
integrante del processo di socializzazione ed il bambino è un membro attivo e
vitale della famiglia. Il lavoro minorile perciò è considerato tradizionalmente
come una fase necessaria di apprendimento e di socializzazione ed oltre a ciò un
naturale contributo alla famiglia e alla comunità.
Il fatto che le lingue aymara e quechua siano sopravvissute a cinque
secoli di dominio spagnolo (sono tuttora parlate quasi ovunque nelle Ande), è
un segno del permanere di un forte richiamo alla cultura di origine. A questo
proposito è pertinente ricordare che una parte rilevante della popolazione delle
Ande del Perù è, negli ultimi decenni, emigrata versi le grandi città del paese
(principalmente verso le immense e degradate periferie di Lima i cosiddetti
pueblos jovenes24), trovando, ovviamente, un contesto e un modo di vivere
radicalmente diverso. Probabilmente però, in questo caso, come in tantissimi
altri nel mondo, la cultura tradizionale in parte permane, anche laddove vi è
stato un più o meno evidente stravolgimento del modo di vivere ed
una
“occidentalizzazione” della concezione della città, della produttività e più in
generale della società.
Municipales de Bolivia, GTZ, 2001.
23
Domic Ruiz, Jorge, "La conception andina de la infancia…, cit.
24
"paesi giovani".
21
I movimenti non vedono, nel lavoro del NAT, soltanto il lato negativo,
ma anche ciò che è possibile valorizzare: la assunzione di un ruolo effettivo e
non solo simbolico nella società; la condivisione di problemi e responsabilità
con la famiglia, il quartiere ed il popolo; la capacità di autonomia e di
protagonismo; la sua partecipazione attiva e creativa alla lotta per il
cambiamento25. Rivendicano un lavoro dignitoso con tutele e garanzie che
permetta loro di non essere sfruttati e, allo stesso tempo, il diritto a lavorare per
poter contribuire fattivamente all’economia domestica.
L’obiettivo è evitare che si produca, nel bambino che lavora, un senso di
esclusione sociale legato alla propria condizione. Attraverso la consapevolezza
del contributo del proprio lavoro e della lotta per i propri diritti, infatti, il
bambino sviluppa l’autostima come antidoto alla emarginazione sociale. La
Dichiarazione di Huampanì (Lima, Perù, 1997), elaborata al V incontro dei
NATs dell’America Latina e dei Carabi si conclude con:
Sì al lavoro degno, no allo sfruttamento.
Sì al lavoro protetto, no al maltrattamento ed all’abuso.
Sì al lavoro riconosciuto, no all’esclusione ed all’emarginazione.
Sì al diritto a lavorare in libertà, no al lavoro forzato.
Tra le richieste specifiche da analizzare della Dichiarazione di Huampanì
per la tutela dei minori che lavorano, in questo contesto sono degne di nota le
seguenti:
- il riconoscimento di una capacità speciale che superi la concezione
classica di incapacità civile;
- politiche educative che articolino educazione e lavoro prendendo in
considerazione la specificità del NAT:
- diritto a lavorare senza distinzione di età, il quale deve essere esercitato
con la specificità propria della condizione di bambino, bambina ed adolescente,
25
Schibotto, Giangi, Niños trabajadores…, cit. p314.
22
avendo la garanzia del godimento effettivo dei diritti lavorativi individuali e
collettivi in tutti i tipi di attività lavorative;
- effettivo accesso alla previdenza sociale da parte dei NATs;
- sviluppo di un’infrastruttura di salute attraverso l’uso di pronto
soccorso e ambulatori nei quartieri e nei centri di lavoro dei NATs;
- possibilità formare cooperative, microimprese ed imprese associative di
NATs nei settori produttivi, alla ricerca di entrate più stabili ed una più adeguata
tutela.
3.2.
I
Organizzazione democratica e partecipazione.
movimenti
sono
basati
sui
criteri
della
rappresentanza
e
dell’organizzazione democratica, e sono gestiti e diretti dagli stessi bambini. Il
ruolo dei collaboratori adulti deve essere soltanto di aiuto per lo svolgimento
delle attività senza che si sovrapponga alle decisioni dei NATs. Sono infatti i
bambini e gli adolescenti che discutono e riflettono sulla propria esperienza di
lavoratori e che decidono attraverso quali attività impegnarsi e quali percorsi
portare avanti.
E’attraverso l’organizzazione che il NAT sviluppa e migliora la capacità
di analizzare temi complessi, e di confrontare la propria opinione con quella
degli altri; ed è attraverso l’esperienza di una propria organizzazione che il
bambino prende coscienza e valorizza la propria condizione di lavoratore e
sviluppa in senso positivo la propria identità.26
Alla base dell’organizzazione vi sono i principi cardine della democrazia,
della responsabilità e della solidarietà; elementi fondamentali per creare
coesione e una reale capacità di partecipazione finalizzata al cambiamento della
società.
I movimenti sono organizzati a vari livelli territoriali. I bambini stessi si
riuniscono ed eleggono i propri delegati, prima a livello di gruppo, poi di città,
26
Schibotto, Giangi, Niños trabajadores…, cit. p.369.
23
di regione, fino al livello nazionale e continentale. Attraverso alcuni incontri si
raggiunge anche una prospettiva di raccordo e di collaborazione internazionale,
principalmente tra i movimenti dell’America Latina, dell’India e dell’Africa
Occidentale27.
Schibotto28 individua cinque elementi che caratterizzano la forma
organizzativa dei movimenti dei NATs:
- La coscienza ed il sentimento di essere parte di un progetto popolare;
- autodeterminazione dei NATs e dei movimenti, attraverso l’esperienza
reale quotidiana e l’assunzione di responsabilità;
- carattere di intenzionalità29 dell’organizzazione che superi il mero
spontaneismo;
- ricerca continua di obiettivi che, su vari livelli ed in vari campi
specifici, mirino a sviluppare la forza sociale dell’organizzazione in una
prospettiva di cambiamento;
- carattere di stabilità in opposizione a forme di aggregazione provvisorie
legate a situazioni congiunturali.
Proprio su quest'ultimo punto insiste anche Cussianovich30, che
sottolinea l'importanza di una strategia che superi la prospettiva del brevissimo
periodo, prevedendo il rischio che, essendo i movimenti composti da fasce
della popolazione estremamente povere, si instauri una "sindrome della
sopravvivenza", marcata dalle privazioni quotidiane, che si misuri soltanto con
la necessità del "vivir hoy, comer hoy y hacer cosas hoy" (vivere oggi, mangiare
oggi e fare qualsiasi cosa oggi), definita come la "tirannia del presente".
27
Dati gli sforzi economici richiesti dall'organizzazione di un incontro
internazionale, solitamente i movimenti possono fare affidamente sul supporto
economico di ONG con cui abitualmente collaborano.
28
Schibotto, Giangi, Niños trabajadores…, cit. p.372.
29
Vale a dire la capacità di progettare e pianificare strategie in maniera organizzata e
non improvvisata.
30
Collaboratore e fondatore del Manthoc.
24
Il movimento dei NATs deve avere la capacità di non pensare soltanto
all'immediato, al presente, alle successive 24 ore, e pensare in una prospettiva di
lungo periodo.
“E' molto difficile" sostiene il collaboratore del Manthoc "passare da una
coscienza della necessità di quello che occorre nell'immediato- e ve lo dice chi
lavora tutti i giorni in una mensa popolare- ad una coscienza più politica, più di
classe, che assuma la complessità di un cambio e di una trasformazione
radicale".31
31
Cussianovich Alejandro, "Los Derechos de los niños", in AAVV,
de legalidad?, Lima, Cotadeni, 1989, p. 15.
¿Un problema
25
3.3.
Protagonismo e pratica sociale.
Il protagonismo dei NATs è inteso come il diritto dei bambini lavoratori
di costruire la propria identità ed il proprio ruolo sociale all'interno di un più
ampio protagonismo popolare.
Racchiude in sé molti altri elementi che abbiamo precedentemente
osservato:
-la necessità dei bambini lavoratori di auto-organizzarsi e di diventare
essi stessi interpreti del cambiamento sociale per la difesa dei propri diritti;
-il superamento di una visione che li vede subalterni nelle decisioni che
riguardano l'infanzia così come l'adolescenza;
-lo sviluppo della capacità di espressione della propria personalità e
creatività.
Per Manfred Liebel il protagonismo infantile è un concetto in continua
evoluzione come lo è quello di infanzia e di partecipazione democratica, e si
fonda su di "una visione che contraddice l'idea di una infanzia addomesticata,
obbediente ed esclusa, a favore di un nuovo concetto che considera il bambino e
la bambina come soggetti sociali con la capacità di partecipare nella società e di
trasformarla"32.
Secondo Liebel, perchè si manifesti realmente questo protagonismo (in
primo luogo proprio all'interno dei movimenti dei bambini lavoratori), devono
delinearsi alcuni elementi secondo i quali i bambini e gli adolescenti:
- devono essere ascoltati e quello che opinano deve esser preso in
considerazione;
- possono eleggere, criticare e sostituire i propri leaders in base ad un
criterio di auto-definizione;
- devono poter opinare ed associarsi liberamente senza l'intervento
restrittivo di un adulto;
32
Liebel, Manfred, " La presencia del protagonismo infantil en America Latina",
Revista Internacional de los NATs Numero 1, Abril 1996 , pp. 49-60.
26
- devono definire collettivamente e chiaramente i propri obiettivi e
definire le strategie per raggiungerli;
- non devono riferirsi solamente ad un gruppo di amici ma a tutti i NATs
come collettivo di interessi comuni.33
Testimonianza di Alex, 16 anni:
Dopo aver lavorato al mercato con mia madre ho cominciato a vendere
giornali e a lustrare le scarpe e dagli 11 anni carico sacchi al mercato di
Cajamarca dove ho lavorato fino ai 14 anni. Attraverso questo lavoro ho
conosciuto diverse esperienze di organizzazione, però non mi piaceva la
metodologia che utilizzavano perché erano gli adulti che dirigevano e i bambini
sembravano solo un ornamento. In seguito i miei amici mi hanno fatto
conoscere il Manthoc; inizialmente non gli ho dato molta attenzione però poi
ho visto che erano proprio i miei amici che organizzavano le varie attività,
discutevano dei problemi, e questa novità mi ha colpito molto così mi sono
decisa a farvi parte34.
Momento fondamentale del protagonismo partecipativo dei NATs è,
come già sottolineato, la elaborazione di strategie e di azioni che siano
socialmente utili e che, allo stesso tempo, permettano al movimento di entrare in
contatto con più bambini lavoratori possibile.
Il tipo di pratica sociale adottata è importante sia perchè attraverso
questa il movimento può tentare di raggiungere ed aiutare altri NATs, sia perchè
attraverso la formulazione e l'implementazione della pratica scelta si avvia un
processo di definizione all'interno del movimento stesso.
33
Liebel, Manfred, " La presencia del protagonismo infantil…, cit., pp. 49-60.
Cristiano Morsolin, " L'esperienza del Manthoc a Cajamarca", in AAVV,
Cosa
farò da piccolo- lavoro minorile e diritti dei bambini, dallo sfruttamento al
commercio equo, Equo Mercato (a cura di), Milano, Consorzio Altra Economia ed.,
2005, p. 35.
34
27
Un esempio tra le prime esperienze di azioni socialmente utili del
Manthoc fu una campagna per l' alfabetizzazione e la diffusione dei diritti dei
NATs tra i bambini che lavoravano nel mercato35.
Questa
attività
risultò
avere
numerosi
effetti
positivi
anche
sull'evoluzione del gruppo del Manthoc:
- attraverso l'azione il gruppo si aprì ad altri compagni superando la
tendenza ad intraprendere attività utili al gruppo stesso o al singolo individuo;
- prima di rendere operativa l'azione i bambini lavoratori del gruppo
riconobbero essi stessi l'importanza di apprendere e migliorarsi nella lettura e la
scrittura;
- i bambini si resero conto dell'importanza di preparare accuratamente
l'azione e che questa, perchè ottenesse un reale successo, non fosse
improvvisata e frutto di una logica puramente spontaneista;
- i bambini svolsero l'azione con spirito di avventura, di giovialità e
solidarietà.
Cussianovich sottolinea inoltre l'importanza che la pratica sociale
espressa dal movimento sia non violenta.
"Tutta la società è pervasa dalla violenza - sostiene il collaboratore del
Manthoc- la violenza dell'autoritarismo e del machismo nell'ambito familiare, la
violenza dello Stato, la violenza nell'ambito lavorativo fino alla violenza nella
politica dei settori popolari, dove si crede che soltanto attraverso una crescente
militarizzazione si possa trasformare la società".36
35
Schibotto, Giangi. Niños trabajadores…, op. cit..
Cussianovich Alejandro, "Los Derechos …, cit, p. 16.
Il riferimento alla militarizzazione dei settori popolari, che ho raccolto da un
resoconto di un incontro sui bambini lavoratori del 1989, merita particolare
attenzione soprattutto considerato il contesto in cui è stata espresso.
Alla fine degli anni ottanta in Perù (dove opera il Manthoc) è in pieno svolgimento
la guerra popolare, sostenuta principalmente dal gruppo di Sendero Luminoso, ed è
esattamente nel 1989 che si produce il secondo momento di maggiore violenza e
36
28
Tutto ciò si ripercuote negativamente sui bambini che esprimono
attraverso l'aggressività la violenza quotidiana del contesto in cui vivono.
Il protagonismo di cui parlano i movimenti si compie anche nella
possibilità di prendere parte alle decisioni che riguardano gli stessi bambini
lavoratori, possibilità che fino ad ora si sono visti preclusa. I NATs denunciano
il comportamento degli organi legislativi che, sia a livello locale che
internazionale, li emargina dal dibattito sul lavoro minorile e sui diritti del
minore in generale.
In numerose Dichiarazioni dei movimenti dei bambini e degli adolescenti
lavoratori emerge la necessità di ottenere il diritto di partecipare all'elaborazione
delle Convenzioni e della normativa sul lavoro minorile e delle strategie
adottate su temi che li riguardano direttamente.
Nel Pronunciamento del V incontro dei NATs dell'America Latina e dei
Caraibi tenuto a Lima (Perù) nel 1997 si legge che:
- affinché le nostre opinioni siano tenute in considerazione, le nostre
organizzazioni devono essere riconosciute con pieno diritto, tanto dai nostri
singoli Paesi, quanto dalle agenzie internazionali. I nostri rappresentanti eletti
democraticamente
devono poter partecipare a tutti quegli eventi, locali,
nazionali e internazionali in cui vengono definite le politiche per l'infanzia e per
il lavoro: politiche educative, di impiego, di previdenza sociale e di sviluppo
comunitario.
Nel Pronunciamento del mundialito dei NATs (incontro internazionale a
cui hanno partecipato il movimento latinoamericano dei NATs, il Mouvement
Ouest Africain des EJTs37, e il Bhima Sangha indiano38) tenutosi nel marzo del
conflitto (il primo avviene dall' 83 all' 84), quando la guerriglia si estese ad
interessare gran parte del paese.
37
Il Moviment des Enfants et Jeunes Travailleurs de l'Afrique de l'Ouest
(Movimento dei bambini e dei giovani lavoratori dell'Africa dell'Ovest) è nato nel
29
1998, chiedono "all'Ufficio Internazionale del lavoro di poter prendere la parola
alla prossima Conferenza di Ginevra, per potersi esprimere sul progetto di
nuova Convenzione sulle forme intollerabili di lavoro minorile"39.
Nella Dichiarazione dell'incontro internazionale tenutosi a Dakar
(Senegal) nel 1998 si legge:
I movimenti di bambine e bambini lavoratori devono essere consultati
quando si tratta di prendere decisioni sul lavoro. Se c'è da decidere, occorre
decidere insieme40.
I movimenti dei NATs si richiamano, inoltre, ad alcuni articoli della
Convenzione dei Diritti del Fanciullo delle Nazioni Unite, dove si possono
ritrovare dei momenti di unione con le richieste dei NATs, principalmente
riguardo al protagonismo che spetterebbe a bambini ed adolescenti, che però
sostengono non siano stati correttamente sviluppati.
Nella Dichiarazione del 1997 di Huampanì, Lima (Perù), viene richiesto
infatti il riconoscimento ed il rispetto del diritto di opinione e di associazione
sanciti dalla Convenzione Internazionale dei Diritti del Fanciullo all'articolo 12
(Gli Stati parti garantiscono al fanciullo capace di discernimento il diritto di
esprimere liberamente la sua opinione su ogni questione che lo interessi) e
all'articolo 15 (Gli Stati Parti riconoscono i diritti del fanciullo alla libertà di
associazione ed alla libertà di riunirsi pacificamente), attraverso "il dovuto
riconoscimento delle organizzazioni dei bambini, bambine ed adolescenti
lavoratori" e "il diritto a partecipare, attraverso le sue organizzazioni, al disegno
delle politiche e delle norme legali" che li riguardano direttamente.
1994 facendo la prima uscita ufficiale al primo maggio di Dakar e raccoglie
organizzazioni di bambini lavoratori di diversi Stati africani.
38
Bhima Sangha è una organizzazione di bambini lavoratori che ha iniziato a operare
nel 1989 nello Stato di Karnataka (India meridionale).
39
La Convenzione 182 sulle forme intollerabili di lavoro minorile
verrà approvata
dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro l'anno seguente (1999).
30
31
3.4.
Il ruolo dei collaboratori adulti.
A fianco dei NATs, nei loro movimenti e nelle loro organizzazioni, ci
sono dei collaboratori adulti che aiutano i bambini e gli adolescenti nella loro
azione.
E' fondamentale che l'azione dell'adulto che collabora non sia
prevaricante su quella che svolgono i NATs, che rimangono i detentori
dell'indirizzo del movimento, e si limiti ad un sostegno e ad un aiuto laddove
l'esperienza dell'adulto risulti fondamentale.
Come sottolinea Liebel "la questione dell'autonomia infantile provoca
molte polemiche e resistenze, poiché presuppone un cambiamento profondo
nelle relazioni tra bambini e adulti". Resistenze provocate soprattutto dal timore
della "fine dei valori" tradizionali, resistenze che rischiano di limitare e attentare
alla base la autonomia infantile.
Ridefinire il concetto di bambino implica la necessità di riformulare
anche il concetto degli altri soggetti sociali che con lui interagiscono. I
collaboratori sono persone, giovani e meno giovani, che accompagnano i NATs
nel processo di organizzazione ed educazione del proprio gruppo. Li
accompagnano creativamente, con proposte e idee, e li aiutano a realizzarle
senza determinare però quello che i NATs faranno effettivamente. Viene
lasciata a loro la decisione finale e la possibilità di proporre iniziative. Vengono
però motivati e orientati affinché possano assumere ogni volta un poco di più la
capacità di auto-organizzazione.
Generalmente gli stessi collaboratori adulti sono stati dei bambini
lavoratori che hanno fatto parte del movimento; questo, oltre a contribuire alla
continuità nelle attività dell'organizzazione (che per sua natura si rinnova
frequentemente),
dovrebbe
garantire
una
consapevolezza
maggiore
dell'impegno a rispettare il ruolo di protagonisti dei minori.
Recentemente sono stati creati degli istituti, sostenuti dai movimenti dei
NATs e dalle ONG con le quali i movimenti lavorano, dove i collaboratori
approfondiscono la metodologia usata nell'approccio della valorizzazione critica
32
per operare con i bambini che lavorano e principalmente con i bambini di
strada.
Tra questi il più importante è sicuramente l'istituto Ifejant con sede a
Lima nato nel 1992 riunendo l'esperienza di cinque organizzazioni: la Joventud
Obrera Cristiana (1935), il Manthoc (1976), l'istituto di promozione e
formazione dei lavoratori domestici - Iprofoth (1962), il Servizio di Educazione
Popolare (1962) e l'Istituto Josè Jardin (1984). L'obiettivo dell'istituto è quello
di "dare una risposta pratica assicurando professionalità nel lavoro specifico con
i NATs (…) per quegli adulti e giovani dei settori popolari che spesso non
ebbero l'opportunità di accedere ad una formazione regolare e di livello
superiore"41.
Carlos Gonzales Alvarez dell' INPRHU - Instituto de Promociòn
Humana-, (istituto nicaraguense che, ispirandosi alle esperienze di educazione
popolare sviluppate durante il governo sandinista42, dai primi anni novanta
lavora con i minori di strada) sottolinea l'importanza del nuovo ruolo degli
educatori definendoli "[…]facilitatori e collaboratori. Facilitatori in quanto
devono aiutare a concettualizzare strategie e devono contribuire alla creazione
di momenti e spazi finalizzati alla riflessione ed alle azioni organizzate.
Collaboratori invece, per quanto riguarda le proposte metodologiche di
investigazione e riflessione delle realtà storiche ed attuali in oggetto. Una
collaborazione, operante anche nella gestione delle rivendicazioni, nella
esecuzione delle proposte alternative e nella ricostruzione e valutazione delle
dinamiche organizzative" 43.
3.5.
La Formazione.
Strettamente collegato all'obiettivo di favorire un ruolo attivo dei NATs
nella società è la proposta dei fautori della valorizzazione critica di sostenere un
41
42
43
www.ifejants.es
I sandinisti governano dal 1979 al 1990
AAVV, Capacitacion laboral y educacion popular, Inprhu, Managua, 1992
33
rinnovato percorso scolastico dove il bambino e l'adolescente vengano
incoraggiati a partecipare attivamente alla svolgimento delle lezioni e dove
l'esperienza lavorativa venga sfruttata per stimolare la creatività e le capacità
che da questa i bambini ricavano, invece di diventare un motivo di
allontanamento o di disaffezione dall'istituzione scolastica che non di rado porta
fino al suo totale abbandono.
Troppo spesso il percorso scolastico tradizionale nei Paesi in via di
sviluppo non riesce a coinvolgere i tanti bambini che lavorano (e non solamente
quelli che lavorano) creando così, attraverso un differente grado di
scolarizzazione, i presupposti per una realtà con forti divisioni sociali.
Nel 1990, in un incontro a Jomtien, in Tailandia, oltre 150 delegazioni
internazionali si impegnarono solennemente per garantire l'istruzione primaria a
tutti i bambini del mondo entro il 2000, ma quando si sono ritrovati a Dakar nel
2000, per verificare i dati di quell'impegno, hanno dovuto constatare che circa
un terzo dei ragazzi non concludeva il ciclo di istruzione elementare, e circa 130
milioni di bambini ne sono completamente esclusi. Così la data promessa per lo
sradicamento dell'analfabetismo nel mondo è stata spostata al 2015, anche se i
presupposti fanno pensare ad un altro obiettivo poco praticabile.44
E' evidente che un traguardo del genere risulta molto complesso e pieno
di difficoltà oggettive, allo stesso tempo risulta evidente anche la debolezza di
una proposta scolastica che non prende in considerazione le peculiarità dei
bambini e degli adolescenti che lavorano e che per questo incontrano maggiori e
differenti ostacoli a intraprendere un percorso scolastico di tipo tradizionale. Un
esempio classico di scuola che rimane sorda alle difficoltà dei bambini
lavoratori è quella che, nelle zone povere rurali dove la maggior parte dei
bambini interrompe gli studi nei periodi di raccolta per aiutare la famiglia o
guadagnarsi un piccolo compenso autonomo, non si adegua modulando
localmente il calendario scolastico, perdendo spesso temporaneamente, e a volte
definitamene, molti bambini poveri e lavoratori.
44
AAVV, Cosa farò da piccolo- lavoro minorile e diritti dei bambini, dallo
sfruttamento al commercio equo, Equo Mercato (a cura di), Milano, Consorzio Altra
Economia ed., 2005, p. 11.
34
I movimenti dei NATs richiedono politiche educative che articolino
educazione e lavoro prendendo in considerazione la specificità dei bambini
lavoratori45.
Secondo i sostenitori della valorizzazione critica, soprattutto nei quartieri
poveri dove sono tanti i bambini che lavorano, si deve pensare ad una scuola
che coinvolga i bambini partendo proprio dalla loro esperienza lavorativa ed a
metodi e misure più flessibili affinché il bambino, che non può seguire le lezioni
in determinate ore o determinati giorni poiché lavora e che percepisce come
distante la proposta pedagogica convenzionale, non abbandoni precocemente gli
studi.
45
AAVV, Bambini al lavoro: Scandalo e riscatto…, cit., p.85 .
35
Capitolo II
I MOVIMENTI IN AMERICA LATINA
1. Il MOLACNATs
In America Latina vi sono le organizzazioni di bambini e adolescenti
lavoratori con la maggiore articolazione e diffusione. Sicuramente il Perù può
essere individuato come contesto esemplare, poiché è da qui che hanno avuto
origine i primi movimenti NATs, ma anche in altri Paesi vi sono realtà
significative e ben strutturate come in Paraguay, Nicaragua, Argentina,
Bolivia, Venezuela e Colombia.
Dal 1988 esiste un coordinamento dei movimenti dei NATs
dell'America Latina, il MOLACNATs (Movimientos y Organizaciónes
Latino-Americanos e del Caribe de Niños y Adolescentes Trabajadores46) nato
dall'incontro sub-continentale di Lima47.
Già a partire dalla fine degli anni ottanta, vari incontri hanno segnato la
storia di questo movimento, fornendo occasioni di confronto tra le varie
esperienze e momenti di elaborazioni di strategie e obiettivi da perseguire nel
comune intento di valorizzare l'esperienza dei bambini lavoratori:
- Argentina nel 1990;
- Guatemala nel 1992;
- Bolivia nel 1995;
- Perù nel1997;
46
Movimento e organizzazione dell'America Latina e dei Caraibi dei bambini e degli
adolescenti lavoratori.
47
All'incontro partecipano delegazioni provenienti dal Perù, Bolivia, Argentina,
Uruguay, Paraguay, Equador, Colombia, Venezuela, Honduras, Repubblica
Dominicana, El Salvador, Messico, Guatemala (e altri).
36
- Paraguay nel 2001.48
L’ attività del Molacnats, portata avanti dai movimenti di base che lo
compongono, si sviluppa su 3 livelli :
1. La partecipazione alla difesa e alla promozione dei diritti del
bambino in generale e di quelli che riguardano i NATs in modo più specifico.
Ciò avviene organizzando le piccole realtà lavorative locali, nelle comunità
dove i NATs vivono e interagiscono con altri attori sociali. Ci sono, inoltre,
reti di coordinamento a livello locale e nazionale, che, a partire dai gruppi di
base, cercano di realizzare attività di sensibilizzazione dell’opinione pubblica.
2. Lo sviluppo di programmi mirati, sulla base delle esperienze dei
gruppi locali, con l'obiettivo di dare risposte concrete alle realtà dei NATs :
come la scuola per i bambini e gli adolescenti che lavorano, la progettazione
di attività produttive e di programmi in ambito sociale e lavorativo.
3. Il terzo livello riguarda le modalità con cui il Movimento
contribuisce allo sviluppo di politiche pubbliche per l’infanzia. Anche qui si
possono identificare 3 categorie:
a) azioni di denuncia per la mancanza e l'inadeguatezza di Politiche
Pubbliche e di Protezione rivolte ai bambini, alle bambine e agli adolescenti
lavoratori;
b) azioni di denuncia contro l’attuazione, nei confronti dell’infanzia
lavoratrice, di misure governative contrarie allo spirito della Convenzione
Internazionale dei Diritti dei Bambini;
c) partecipazione attiva nella progettazione di politiche di protezione
dell’infanzia lavoratrice.
Il MOLACNATs, oltre a favorire il rafforzamento delle esperienze
latinoamericane, è stato molto importante per incoraggiare la creazione di una
48
Bertozzi Rita, "I NATs in America Latina" in AAVV,
Scandalo e riscatto…, cit., pp. 43-44.
Bambini al lavoro:
37
rete internazionale dei movimenti dei NATs, promovendo incontri con le
organizzazioni africane e asiatiche.
Nel 2003 per la prima volta il MOLACNATs partecipa all'incontro del
Social Forum di Porto Alegre affermando di "condividere altre iniziative di
organizzazioni che lottano per una vita più degna in favore dei diritti di tutta
l'infanzia nel mondo"; proseguendo poi: "il nostro cammino ci ha permesso di
costruire un'identità sociale, riconoscendo i Nats come attori economici e
politici, soggetti protagonisti; faremo sentire la voce di questi soggetti
emergenti che vogliono costruire un altro mondo possibile".49
Il Paese con l'esperienza più lunga e l'organizzazione a livello nazionale
più articolata è il Perù. Durante il VI Incontro nazionale delle organizzazioni
del 1996 nasce il MNNATSOP (Movimiento Nacional de NATs Organizados
en Perù)50 a cui partecipano numerosi movimenti quali: Colibrì, Morenats,
Manthoc, Aidenica, Natsoa, Asociasiones propias de NATs de Caraballo,
Vitate, Huachipa, NATs de Demunas, grupos del Movimento sub-regional de
Jaèn, de Hodema, Casa Deni, Q'osco, Generacion e altri.51
Il movimento nazionale si basa su dei coordinamenti regionali ed è
composto da sedici delegati nazionali eletti ogni due anni dall'Assemblea
nazionale dei NATs (diversi dai delegati regionali). In ogni regione esistono
diversi movimenti NATs, con sede nelle varie città; ogni regione ha dodici
delegati regionali e un collaboratore adulto che li segue nel lavoro di
coordinamento.
Nella "Declaracion de principios" viene esplicitata l'origine
dell'acronimo Mnnatsop e i concetti alla base dell'organizzazione.
49
www.selvas.org
Movimento Nazionale dei Bambini e degli Adolescenti Lavoratori Organizzati del
Perú.
51
Bertozzi Rita, "I NATs in America Latina" , cit., p. 45.
50
38
Movimiento: insieme di gruppi, associazioni, organizzazioni unite in
movimenti regionali che agiscono e rappresentano una corrente di pensiero, un
desiderio ed un' azione permanente dei NATs
Nacional: l' organizzazione locale, di base, è lo spazio necessario di
azione e riflessione per ogni NAT. Per nazionale intendiamo: occuparci della
dimensione nazionale e di quello che viviamo nelle nostre famiglie, per strada,
nel quartiere e nel lavoro. Come NATs non siamo alieni a quello che succede
negli altri settori della società, in particolare per la maggioranza dei bambini e
bambine; l' organizzazione deve arrivare a tutti i NATs della campagna, della
città, costa, montagna e mare, cioè avere una copertura nazionale
Niños y Adolescentes: il movimento è formato da bambini e
adolescenti tra i 6 ed i 18 anni in una sola organizzazione rispettando la
peculiarità delle diverse età
Trabajadores: fanno parte del movimento i NATs che valorizzano il
lavoro, stanno lavorando o lo fanno saltuariamente, cercano lavoro o che si
stanno preparando per iniziare a lavorare
Organizados: propone ai NATs il valore della organizzazione come
strumento necessario perché la voce e l'azione dei NATs abbia forza sociale e
rappresentativa. Individualmente siamo deboli e fragili, organizzandoci
possiamo essere più forti, rapportarci in modo migliore con altre
organizzazioni della società, stato e istituzioni; l'organizzazione permette
anche la prevenzione, la protezione e soprattutto la promozione dei NATs
come persone, come soggetti sociali di diritti, come protagonisti
del Perù: rappresenta la prima organizzazione ampia di NATs nella
storia del paese e raccoglie l'esperienza di organizzazioni che sono attive da
quasi trenta anni (Manthoc) o che lo sono da più di dieci anni (Colibrì,
Generacion e altre) od organizzazioni nate da poco.
Il movimento è chiamato ad assumere e sviluppare le diverse
caratteristiche politico-culturali, tradizioni e sensibilità socio-religiose
dell'infanzia dei NATs del Perù.
39
Le principali linee d'azione che guidano l'impegno del movimento
nazionale peruviano sono:
- Educazione: applicazione di programmi educativi per i NATs
all'interno dei Centri educativi presenti in varie città, per favorire
l'integrazione degli studi con l'attività lavorativa, sulla base di una proposta
formativa promossa da istituti come l'Ifejant;
- Lavoro in condizioni dignitose: miglioramento delle condizioni
lavorative dei NATs;
- Salute: promozione di campagne di prevenzione ed informazione
igienico sanitaria, creazione e gestione di fondi di mutuo-aiuto previdenziale,
nonché corsi di formazione sulla prevenzione sanitaria rivolti ai collaboratori
adulti;
- Ricreazione e cultura: promozione e incentivazione dello sport nelle
sue varie discipline;
- Organizzazione: sostegno alle varie realtà locali già esistenti e
sostegno alle iniziative per raggiungere altri bambini lavoratori non
organizzati che necessitano di migliorare la loro qualità di vita, con priorità
per i minori di dodici anni.52
Oltre al Perù (la cui esperienza approfondiremo nello specifico nel
prossimo capitolo attraverso lo studio della realtà del Manthoc) anche altri
Paesi sono caratterizzati dalla presenza di varie e significative organizzazioni
di NATs.
In Nicaragua, l'Istituto Nazionale di Promozione Umana (INPRHU), un
organismo non governativo nicaraguense nato con l'obiettivo di migliorare le
condizioni di vita, lavoro e partecipazione dei settori popolari, nel 1991
intraprende un programma di promozione del protagonismo infantile assieme
ad una organizzazione di bambini lavoratori nella città di Estelì.
52
Bertozzi Rita, "I NATs in America Latina"…, cit., pp. 45-47.
40
Il progetto è iniziato con un' importante azione "investigativa" con lo
scopo di raggiungere una conoscenza, approfondita e aggiornata, dei NATs
della città di Estelì e del loro contesto lavorativo.
Una particolare operazione è stata portata avanti dal movimento in
occasione delle politiche svoltesi nel 1996 (per l'elezione della Presidenza
della Repubblica, dei deputati e delle giunte dei consigli comunali),
principalmente, ma non solo, nel distretto di Estelì. Circa 15 mila ragazzi del
movimento nazionale (tra gli 8 e i 18 anni) realizzarono un'inchiesta sulle
proprie condizioni di vita che servisse da una parte come momento di
riflessione sul problema e sulle possibili cause economiche e sociali, dall'altra
come proposta e indicazione per i candidati. Successivamente, fra tutti i
partecipanti dell'inchiesta, vennero nominati dei rappresentanti che
incontrarono vari candidati alle cariche di sindaco e deputato, ottenendo da
questi un impegno formale affinché le proposte e le iniziative dei NATs
fossero prese in considerazione dal potere politico e venissero istituite
commissioni di lavoro congiunte tra i NATs e le municipalità. Alcune di
queste commissioni sono effettivamente state attivate e rese operative.53
In Argentina sono attivi il Centro de Resiliencia Mar de Plata
impegnato in progetti di formazione per i bambini e gli adolescenti che
lavorano nelle discariche della città; la Luciernaga, organizzazione di NATs
impegnati nella vendita di un proprio giornale che sensibilizza sui diritti e sul
protagonismo dei bambini lavoratori, e la rete Buhito che, assieme alla
Luciernaga, ha organizzato l'incontro latinoamericano in Argentina.
53
Gonzales Alvarez, parlando a proposito della operazione di pressione sui candidati
alle politiche, afferma : "Di norma, quando gli uomini politici incontrano i bambini
lo fanno prettamente per un discorso di marketing politico; in questo caso invece i
bambini e le bambine hanno imposto ai politici di ascoltarli, dimostrando soprattutto
che: non necessariamente e non unicamente con il voto si può influire su un processo
elettorale; non necessariamente si deve avere la maggiore età, ed essere adulti, per
partecipare direttamente alla vita politica; non necessariamente occorre appartenere
ad un partito politico per incidere sul corso di un processo elettorale."
Gonzales Alvarez C., "Intervento di presentazione del Progetto INPRHU di Estelì",
in Rossi A. (a cura di), Atti del seminario di formazione e scambio sull'educativa di
strada organizzato dal MAIS, Torino, 1998.
41
In Paraguay esiste il Conannats sorto con l'appoggio della Ong
Callescuela, partendo dall'esperienza consolidata del gruppo Onats
(Assuncion).
In Cile è attivo il Programma per i NATs del Vicariato Sud di Santiago
e la "Scuola per bambini lavoratori" del collettivo Iqbal Masih nelle zone
rurali delle periferie di Santiago.
In Colombia è presente il Pequeño trabajador di Bogotà e un
coordinamento nazionale dei movimenti di bambini e adolescenti lavoratori
colombiani che lavora insieme alla Ong Crescendo unidos ed in Bolivia
l'associazione di NATs di Sucre.
In Equador vi sono alcuni percorsi costruiti dal basso da lustrascarpe di
Quito della stazione centrale dei bus ed u NATs della Comunità Cristo de la
calle che gestiscono il parco naturale di Yuyucocha ad Ibarra.
Infine, in Venezuela il movimento Moani da oltre venti anni
rappresenta forme di cittadinanza attiva negli ambienti popolari anche per i
NATs e, negli ultimi anni, ha realizzato diversi progetti in collaborazione con
le istituzioni governative.
Questa panoramica di paesi e organizzazioni latinoamericane prende in
considerazione quelli maggiormente attivi ma non vuole essere esaustiva.
Inoltre, merita attenzione il fatto che le differenze tra i movimenti, sia nella
loro struttura che nella loro azione, sono numerose: alcuni hanno una
caratterizzazione cristiana, altri no; alcuni nascono su impulso di una Ong,
molti altri no; in alcuni gruppi vi partecipano numerosi NATs, altri sono
composti invece da una decina di bambini, iniziale forma di aggregazione
come primo passo per la costruzione di una articolata organizzazione o
solamente esperienza temporanea (non riuscendo a mantenere compattezza e a
costruire un percorso di lungo periodo); alcuni gruppi hanno una maggiore
capacità di fornire servizi, altri meno; alcuni hanno un' azione connotata da
uno stretto rapporto di collaborazione con le autorità governative nazionali e
locali, altri una tipologia di azione più conflittuale rispetto alle autorità.
42
L'eterogeneità delle esperienze NATs in Sud America è grande, ma i principi
del protagonismo infantile e della valorizzazione del bambino e
dell'adolescente che lavora fanno da filo conduttore tra tutte queste realtà.
4. Affinità e differenze tra i movimenti NATs nel mondo, e
le difficili relazioni con gli Istituti internazionali.
Da questa panoramica dei movimenti del continente latinoamericano, di
quello africano e di quello asiatico, si evince la presenza di un comune
denominatore di principi come il protagonismo infantile e la valorizzazione
del NAT in quanto soggetto sociale. Molte sono però le differenze sia
nell'azione che nella teoria, soprattutto tra un continente e l'altro.
In linea generale i NATs indiani e africani più spesso si muovono
nell'ambito istituzionale attuando diversi percorsi in collaborazione con
autorità governative locali e nazionali; strategia che comunque, soprattutto
negli ultimi anni, hanno intrapreso anche i movimenti latinoamericani.
Allo stesso modo è più frequente il determinarsi di una collaborazione,
principalmente nelle fasi iniziali, con Ong nelle realtà africane e asiatiche che
in quelle latinoamericane.
Per quanto riguarda il rapporto tra i movimenti e gli istituti
internazionali che si occupano di politiche a tutela del bambino si sono
alternati, negli ultimi anni, momenti di avvicinamento a momenti di maggior
conflitto che andavano ad intrecciarsi ai rapporti tra i movimenti dei tre
continenti.
Alla visione degli istituti internazionali, sostanzialmente abolizionista
(principalmente dell'OIL ed in parte anche dell'UNICEF54), tutti i movimenti
concordano nel contrapporre una visione dove il lavoro minorile non viene
considerato in sé come qualcosa di dannoso e pericoloso ma una attività che,
54
L'approccio dell'UNICEF al lavoro minorile viene definito pragmatico (Cfr Cap II
par 1) e di conseguenza il rapporto con le organizzazioni dei NATs risulta più aperto
rispetto a quello dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro.
43
se non si manifesta con caratteristiche proprie dello sfruttamento, può essere
migliorata attraverso tutele e regole, e diventare motivo di crescita e di
sviluppo per il bambino, oltre che un contributo economico essenziale per la
famiglia. Oltre a ciò, l'approccio dei movimenti vede gli stessi bambini
lavoratori come soggetti attivi di un cambiamento per contrastare le forme di
sfruttamento minorile esistenti attraverso la responsabilizzazione, la presa di
coscienza ed il protagonismo degli stessi NATs in contrasto con la teoria
abolizionista che alterna, nei confronti dei bambini che lavorano, metodi
assistenzialisti\paternalisti a metodi repressivi e di divieto totale.
Nonostante questa forte differenza nell'impostazione teorica dagli anni
novanta le organizzazioni dei NATs hanno cominciato ad avere rapporti
maggiormente dialettici con gli istituti internazionali; in parte questo è dovuto
ad un significativo "ammorbidimento" della posizione abolizionista degli
istituti internazionali nell'ultimo decennio (impegno incentrato maggiormente
sulle forme intollerabili del lavoro minorile e meno sulla produzione
normativa di leggi di proibizione; Cfr Cap I), in parte per la naturale
propensione ad avere rapporti lavorando in pratica sugli stessi problemi.
Nel Febbraio del 1997 si tenne ad Amsterdam una conferenza
organizzata dal governo olandese, dall'OIL, e dall'UNICEF, in vista della
stesura definitiva della nuova Convenzione contro le forme peggiori di lavoro
minorile. Questa fu la prima occasione nella quale furono invitati formalmente
i rappresentanti del Movimento internazionale dei bambini lavoratori
all'interno degli appuntamenti della Comunità Internazionale sul tema del
lavoro minorile. Chiamati dal governo olandese parteciparono 9 NATs (tre per
continente) i quali presentarono alla Conferenza progetti e proposte da loro
sostenuti. Anche se l'influenza sulla stesura del testo redatto dalla Conferenza
fu scarsa, la partecipazione stessa all'incontro venne comunque ritenuta un
momento storico per l'affermazione dei diritti dei NATs, dati anche i rapporti
talvolta dichiaratamente ostili del passato.55 In questa occasione il ministro
55
Un documento del MOLACNATs (Coordinamento latinoamericano dei Nats)
pubblicato nella revista internacional NATs, testimonia come i rapporti tra i
44
svedese del lavoro invitò i NATs alla successiva riunione che si sarebbe tenuta
nell'ottobre dello stesso anno in Norvegia ad Oslo con il patrocinio dell'OIL e
dell'UNICEF.
Alla Conferenza hanno partecipato circa 350 rappresentanti
governativi, organizzazioni di datori di lavoro e lavoratori, ONG ed esperti
indipendenti. Questa volta però, alcuni organizzatori dell'incontro si trovarono
in contrasto con quelle ONG (ed altri soggetti) che sostenevano l'importanza
di una partecipazione anche dei delegati del movimento dei NATs, negando
loro la partecipazione con una decisione presa ad una settimana soltanto
dall'inizio della Conferenza. Per rendere ugualmente fruttuoso l'appuntamento
che oramai i movimenti si erano dati ad Oslo, la ONG Save the Children
Alliance56 (ISCA) organizzò un forum parallelo alla Conferenza dell'OIL.
Successivamente, attraverso ulteriori pressioni, fu concesso un piccolo spazio
all'interno della Conferenza ma per un numero ridotto di NATs e con un
tempo di parola di soli cinque minuti. Le posizioni dei movimenti a questo
punto si divisero tra i delegati dei movimenti sudamericani, che rifiutarono la
movimenti e l'Organizzazione Internazionale del Lavoro abbiano raggiunto in taluni
momenti una contrapposizione frontale. Nel documento viene trascritta, e aspramente
criticata, una dichiarazione dell'IPEC (il Programma Internazionale per l'abolizione
del lavoro minorile dell'OIL) che, in maniera molto esplicita, sollecita una presa di
distanza dai movimenti da parte dei governi e delle Ong che operano in America
Latina:
In America Latina vi è una situazione eccezionale che consideriamo fondamentale
comprendere per capire a pieno la strategia del programma. Esiste nella regione un
Movimento di Organizzazione e promozione dei bambini e degli adolescenti lavoratori
(NATs). Queste organizzazioni, che si trovano principalmente in Perù, Bolivia, Equador e
Paraguay dove hanno indubbiamente un forte radicamento, "difendono" il lavoro minorile.
Queste organizzazioni hanno avuto senza dubbio una forte influenza nella redazione dei
Codigos de los niños, in alcuni paesi (Perù e Paraguay per esempio). Uno degli sforzi del
programma IPEC è stato, senza entrare in confrontazione dialettica, quello di indicare ai
governi i pericoli di questo tipo di Movimenti e creare alleanze strategiche con diverse e
altre ONGs del paese come contrapposizione a i cosiddetti Movimenti di NATs.
MOLACNATs, "Carta del MOLACNATs a la Organizaciòn Internacional del
Trabajo (OIT)", NATs Revista Internacional desde los Niños\as y Adolescente
Trabajadores, anno V - n.9- novembre 2002, pag 120 (Trad. mia).
56
ONG che spesso ha collaborato con organizzazioni di NATs, specialmente la sua
componente svedese.
45
proposta preferendo un'azione di protesta davanti al palazzo dove si svolgeva
la Conferenza, ed i delegati indiani e africani, che accettarono invece la
possibilità ricevuta dagli organizzatori.
Tale divisione porterà ad una situazione di raffreddamento nei rapporti
tra i movimenti africani, indiani e latinoamericani per un certo periodo. Le
varie realtà non hanno mai interrotto i rapporti, anche se si sono nuovamente
riunite soltanto 4 anni dopo, nell'incontro del 2002 a Milano (di preparazione
all'appuntamento di Berlino del 2003), in un meeting internazionale
organizzato dai movimenti di tutti i continenti.
46
Capitolo III
IL MANTHOC
1. Il contesto peruviano.
La popolazione peruviana è oggi di 26 milioni di abitanti. La storia
demografica moderna del Perú ha inizio nei primi tempi della dominazione
spagnola, con una vera e propria catastrofe: la morte di milioni di indigeni che
portò la popolazione, valutata a oltre 12 milioni prima della conquista, a poco
più di un milione nel 1793. Nel novecento il Perú vede invece un rapido
aumento demografico con una crescita pari al 400 per cento negli ultimi
cinquant'anni57. La distribuzione della popolazione nelle tre zone in cui
viene
solitamente suddiviso il Perù (fascia costiera, zona andina e foresta
amazzonica) è irregolare: la fascia costiera, nonostante la sua aridità, accoglie
nelle città portuali circa i due terzi della popolazione (più di un quarto nella
sola capitale Lima), mentre la regione delle Ande, che fino al 1950 ospitava il
60% della popolazione, oggi ne ospita meno di un terzo; la regione
amazzonica è quasi disabitata.
Questo rapido aumento demografico, unito al fenomeno della
migrazione di milioni di contadini dalle Ande riversatisi nelle città costiere, ha
prodotto il fenomeno dei cosiddetti pueblos jovenes nelle periferie, in
particolare nella città di Lima. Si tratta di baraccopoli sorte velocemente,
senza il supporto di reti elettriche, sistemi idrici e altre strutture atte a garantire
un minimo livello igienico e di vivibilità. Il primo nome che viene attribuito a
queste aree è asestamientos umanos; l'attuale denominazione la otterranno
solamente in seguito, col raggiungimento di un livello minimo di
organizzazione. Le abitazioni dei pueblos jovenes sono di terra cotta al sole o
57
Già dagli anni venti Lima cresceva ad un ritmo vertiginoso. Nel 1919 si stima che
nella capitale abitassero 170 mila persone, numero addirittura triplicato nel giro dei
tre anni successivi.
47
di paglia, solitamente con il tetto in lamiera, e si trovano in zone aride dove la
mancanza di acqua e di aree verdi sono un ulteriore elemento di degrado.
Le condizioni di precarietà in cui vivono gli abitanti, unitamente
all'incapacità, o alla mancanza di volontà, da parte del governo e delle autorità
di migliorare la situazione, hanno incoraggiato la capacità organizzativa e la
solidarietà all'interno dei quartieri e delle comunità, e la relativa nascita di
organizzazioni spontanee ed auto-gestite.
La Repubblica del Perù viene costituita nel 1821, ottenuta
l'indipendenza dagli spagnoli attraverso le ribellioni guidate dal generale San
Martin e da Simon Bolivar. Non è sufficiente però la costituzione della
Repubblica, fondata su ideali di giustizia e uguaglianza, perché si compiano
alcuni importanti passaggi democratici. E' necessario infatti aspettare fino al
1920 per la considerazione politica delle popolazioni indigene come parte
specifica della popolazione nazionale; fino al 1956 per il voto delle donne e
fino al 1979 per quello dei contadini analfabeti.
Dal 1945, per diversi decenni, la politica peruviana fu contraddistinta
dalla lotta tra le forze riformiste (tra cui l'APRA58), e le tendenze conservatrici
e antidemocratiche presenti negli ambienti dell'esercito, del latifondo e del
capitalismo commerciale.
Dittature militari instaurate attraverso colpi di stato si alternano a
governi democratici, parallelamente comincia ad acuirsi il divario tra costa e
sierra (zona andina).
Nel 1980 si ebbero i primi atti terroristici di Sendero Luminoso, gruppo
di ispirazione maoista nato nel '69 in seguito ad una scissione all'interno del
Partito Comunista del Perù. Il movimento, radicato principalmente nelle Ande
centrali, darà vita ad una offensiva contro il governo peruviano attraverso una
sanguinosa guerriglia, coinvolgendo spesso anche civili, che caratterizzerà
58
Alianza Popular Revolucionaria Americana: partito inizialmente di tendenza
marxista che attraverserà tutta la storia contemporanea del Perù subendo nei decenni
significativi e discussi mutamenti.
48
tutti gli anni ottanta e parte dei novanta in Perù. Contro Sendero Luminoso, e
contro un altro gruppo ribelle di ispirazione guevarista, il MRTA (Movimiento
Revolucionario Tupac Amaru), sia i governi di Fernando Belaunde (al secondo
mandato, dal 1980 al 1985), e di Alan Garcìa (primo presidente aprista, dal
1985 al 1990) sia il governo di Fujimori (dal 1990 al 2000) risposero al
tentativo di sovversione con una repressione dagli esiti altrettanto cruenti di
quelli della guerriglia.
Il leader di Sendero Luminoso, Abimael Guzman fu catturato nel 1992
quando al governo c'era Fujimori, presidente legato all'area economica
coreano-giapponese, sostenitore, nei suoi dieci anni di mandato, di una politica
neo-liberista caratterizzata da privatizzazioni e smantellamento dello stato
sociale. Fautore della nuova costituzione, con la quale rafforzò i poteri
presidenziali, ottenuta attraverso il cosiddetto "golpe bianco", Fujimori fu
costretto alla fuga dal Perù nel 2000 a causa delle accuse di corruzione rivolte
a lui e ai suoi collaboratori.
A Fujimori, dopo un governo di transizione, seguì nel 2001
Alejandro Toledo, il primo presidente indio del Perú. Eletto con una
maggioranza schiacciante, Toledo termina il mandato con un consenso
irrisorio, non avendo saputo rispondere alle speranze di cambiamento e
miglioramento riposte in lui soprattutto dai poveri del paese, che non hanno
beneficiato delle buone performance macroeconomiche conseguite dal suo
governo.
Nel giugno del 2006 viene eletto Alan Garcia (già presidente negli anni
ottanta quando terminò il mandato lasciando il Perù in una disastrosa
situazione finanziaria, con l'inflazione addirittura al 10000%), sostenuto da
una coalizione di centro destra, in seguito al vittorioso ballottaggio con
Ollanta Humala, la cui figura viene accostata a quelle di Chavez e di Morales
(presidente del Venezuela il primo e della Bolivia il secondo) per le sue
posizioni indigeniste, antiliberiste e nazionaliste, anche se la sua storia
personale e le idee ne fanno un personaggio diverso e più controverso.
49
Nonostante negli ultimi anni i dati macroeconomici sull'economia del
Perù siano migliorati, la situazione per la grande maggioranza delle fasce
sociali più deboli non è cambiata molto.
Da una ricerca del GIN (Grupo de Iniziativa Nacional)59 la popolazione
peruviana al di sotto della soglia di povertà risulta essere più del 50%.
Oltre alle periferie delle grandi città la povertà si concentra soprattutto
nella zona rurale della sierra (la zona delle Ande), dove è al di sotto della
soglia di povertà addirittura il 90% della popolazione.
Per quanto riguarda i minori la situazione è ancora più critica: quasi il
70% di questi risultano vivere sotto la soglia di povertà ed il 20% in povertà
estrema, con la conseguenza di alti tassi di mortalità infantile, denutrizione
cronica, anemia, così come sfruttamento sessuale, maltrattamenti, espulsione
di bambini verso la strada e diserzione scolastica.
Si calcola inoltre che il 15% dei bambini non siano iscritti
all'anagrafe, con tutte le conseguenze che un'impreparazione simile implica
per qualsiasi politica sociale e di sviluppo.
2. La storia.
2.1. Gli inizi.
Nel 1976 il Manthoc muove i primi passi, in un contesto di grave crisi
economica e mancanza di libertà. L'anno precedente Morales Bermudez,
sostenuto dalle destre e dai latifondisti contrari alla riforma agraria predisposta
dal precedente governo, dopo un colpo di stato si autonomina Presidente della
Repubblica. Il nuovo governo si muove in aperto contrasto con i sindacati ed è
proprio in un periodo di sciopero dei lavoratori che, all'interno della Joventud
Obrera Cristiana, nasce una discussione tra i giovani operai, bambini e gli
59
Il Grupo de Iniziativa Nacional por los Derechos del Niño (GIN) è un organismo
di coordinamento costituito in Perù nel 1992. Attualmente è composto da 35
istituzioni che lavorano in tutto il paese.
Questi dati sono ricavati da una indagine del 2000 che il GIN ha elaborato per il
Comitato dei diritti del bambino dell'ONU.
50
adolescenti lavoratori che individuò come necessaria un'organizzazione
autonoma dei minori con l'obiettivo di migliorare la loro condizione di vita e
di lavoro.
I primi gruppi di niños y adolescentes trabajadores iniziano a ritrovarsi
nei mercati, nelle strade e nei luoghi delle comunità cristiane di base legate
alla teologia della liberazione, che proprio in quegli anni in Perú cominciava a
svilupparsi60, per discutere insieme della propria vita, dei problemi e della
condizione di lavoratori.
60
La Teologia della Liberazione è una riflessione teologica del cattolicesimo
sviluppatasi in America Latina, la cui nascita viene fatta risalire alla Conferenza
episcopale latinoamericana di Medellìn in Colombia del 1968. [Ispirazione per il
movimento latinoamericano fu la Missione di Francia, fondata dal cardinale
Emmanuele Suhard, da cui nasce il movimento dei preti operai che si estese nei
principali paesi dell'Europa occidentale.]
La denominazione divenne universale dopo la pubblicazione del saggio del sacerdote
peruviano Gustavo Gutierrez, Teologia della liberazione (1971).
Il diffondersi in quasi tutto il subcontinente, durante gli anni settanta, di dittature
militari o di regimi pesantemente repressivi, spesso causa di acute frizioni fra ampi
settori della Chiesa cattolica e i poteri costituiti, incentivò l'impegno dei teologi della
liberazione che vennero elaborando proposte sempre più radicali per far fronte
all'aggravarsi della crisi politica e sociale latinoamericana.
Notevole diffusione ebbero in questo periodo le comunità ecclesiastiche di base,
nuclei impegnati a vivere una fede di partecipazione ai problemi della società, che
misero radici un po’ in tutti i paesi dell'America Latina, in particolare in Brasile,
Perú e Nicaragua.
Fra gli impegni teorici e operativi della Teologia della Liberazione vi sono:
- prendere coscienza della lotta di classe ponendosi al fianco dei poveri;
- eliminare la povertà, la mancanza di opportunità e le ingiustizie sociali garantendo
l'accesso all'istruzione, alla sanità etc.;
- creare un uomo nuovo come condizione indispensabile per assicurare il successo
delle trasformazioni sociali. L'uomo solidale e creativo deve essere il motore
dell'attività umana, in contrapposizione alla mentalità capitalistica della speculazione
e della logica del profitto;
- la libera accettazione della dottrina evangelica, in opposizione alle missioni
cristiane che sfamavano le persone a patto che queste si dichiarassero cristiane a loro
volta.
Il tentativo di riprendere la centralità della beatitudine dei poveri, proclamata nel
Vangelo, coniugata al processo di liberazione dalla povertà tramite la trasformazione
sociale e politica, trovò una forte opposizione all'interno delle alte gerarchie
ecclesiastiche, ivi compreso il Pontefice Giovanni Paolo II. I principali artefici della
Teologia della Liberazione furono progressivamente allontanati dai nodi gerarchici
superiori e il loro campo d'azione venne man mano ridotto. Nel Manthoc permane
tuttora un forte legame con i valori della Teologia della Liberazione, sia nella teoria
che nella pratica. Uno dei fondatori del movimento, l'ex salesiano Alejandro
51
Il primo movimento al mondo di bambini e adolescenti lavoratori stava
nascendo, anche se proprio questa mancanza di modelli di riferimento
determinerà un percorso iniziale molto difficoltoso e pieno di fallimenti, a
detta degli stessi protagonisti.
"Dobbiamo riconoscere che la nostra mancanza di esperienza e la
carenza nel paese e nel continente di realtà a cui rifarsi, fecero sì che i primi
due anni furono un fallimento. Però da questo si apprese molto e la volontà dei
giovani non si piegò. E' stato nel gennaio del 1978 durante lo sciopero della
fame degli operai e l'occupazione del Templo de Santo Domingo, che la
solidarietà delle comunità cristiane di base del Cono Sur61 permise l'incontro
con altri giovani lavoratori"62
Nel 1979 viene stabilito il nome Manthoc: Movimiento Adolescentes y
Niños Trabajadores Hijos de Obreros Cristianos
Ancora non vi era un'organizzazione ben strutturata ma gruppi di NATs
cominciavano a svilupparsi in varie periferie di Lima, solitamente con l'aiuto
di uno o due collaboratori adulti.
I gruppi erano formati da pochi bambini e si ritrovavano solitamente
non più di una volta a settimana. Le azioni erano spesso di tipo solidaristico;
talvolta si trattava di azioni molto semplici, ma, al raggiungimento di un
seppur minimo risultato, erano in grado di determinare nel gruppo un forte
sentimento di unione e lo stimolo per intraprendere nuove iniziative.
Cussianovich, personalità centrale nel percorso del Manthoc, fu compagno di studi e
amico del teologo autore della Teologia della Liberazione , padre Gustavo Gutierrez.
61
"Cono Sud".
Cussianovich, Alejandro, " Del olvido a una emergente visibilidad social de la
organizacion de los NATs en America Latina", in AAVV, Niños trabajadores
protagonismo y actoria social, Lima, IFEJANT, 1997, pp. 15-32.
62
52
Ne è un esempio il gruppo della calle Capac Yupanqui
"(…) eravamo tutti preoccupati per Juancho. Sua mamma era ammalata
e ricoverata all'ospedale, le sue quattro sorelline più piccole quasi
abbandonate, il padre beveva molto e così nessuno andava più a scuola.
Allora raccogliemmo i fondi per comprare alcune medicine per la mamma, e
un paio di scarpe e ospitammo nelle nostre case a turno, per un periodo,
Juancho e le sorelline. Queste azioni ci aiutarono ad ottenere fiducia anche
davanti ai nostri genitori che all'inizio si opponevano alle nostre riunioni per
strada."63
In alcune zone i membri del Manthoc organizzarono degli
autocensimenti nel proprio quartiere, allo scopo di conoscere la realtà dei
bambini che lavorano.
Alle realtà del Manthoc di Lima si aggiunsero quelle di altre città come
Chimbote, Pucallpa, Ilo, Trujillo e di altre città peruviane.
2.2.
Nascita dei servizi e del coordinamento nazionale.
A metà degli anni ottanta il movimento raggiunge un significativo
livello di organizzazione e di espansione e nel 1986 viene eletto il primo
coordinamento nazionale di delegati.
Inizia inoltre una fase nella quale, in aggiunta alla costituzione di
gruppi organizzati di NATs, vengono predisposte strutture con lo scopo di
fornire servizi utili ai bambini ed agli adolescenti che lavorano.
La prima casa in cui il movimento comincia a svolgere le proprie
attività si trova in Villa Maria del Triunfo a Lima. La casa è situata in un
pueblo joven molto degradato e vicino al mercato del pesce, nel quale
lavorano la maggior parte dei bambini che la frequentano.
63
Testimonianza di un bambino del Manthoc, Lima, 1981.
53
Oltre ad offrire un punto di ritrovo per gli incontri dei NATs, la casa
fornisce ai bambini del quartiere un servizio mensa64, una biblioteca,
laboratori di formazione lavorativa e di formazione sanitaria.
Tra l'84 e l'86 sorgono a Lima altre due case nei quartieri di Surquillo e
di San Juan de Miraflores, dove vengono proposti programmi educativi
specifici per i NATs.
L'attività di formazione inizia con i bambini e i ragazzi del quartiere,
per lo più analfabeti e completamente dimenticati dal sistema scolastico
istituzionale. Alcuni non hanno mai frequentato la scuola, altri l'hanno dovuta
abbandonare perché troppo costosa o perché non riuscivano ad affiancare
l'attività lavorativa alla scuola. Gli inizi sono spesso difficili, perché i bambini
non frequentano con assiduità ma soltanto per certi periodi o in certi giorni;
molti di essi sono comunque attratti dall'innovativo metodo formativo, che non
preclude loro la possibilità di continuare la loro esistenza di giovani lavoratori,
ma anzi fa della loro esperienza lavorativa un momento fondamentale del loro
percorso formativo, integrandola in una preparazione scolastica elementare.
Il programma educativo negli anni si è sviluppato molto; attualmente a
San Juan de Miraflores vi è una scuola che ospita il ciclo primario e
secondario (corrispondente alle nostre elementari e medie) riconosciuta
istituzionalmente, dove il bambino lavoratore costituisce il centro del
programma educativo e le spese sono inferiori rispetto a quelle richieste dalla
scuola pubblica, che mantiene un costo non indifferente di circa 100 dollari tra
libri, uniforme e tassa di iscrizione.
Perdura tuttora come criterio fondamentale la prassi di attivare i servizi
(dalle mense popolari ai laboratori sanitari) soltanto laddove il nucleo dei
NATs è già da tempo attivo, organizzato e radicato nel territorio.
Questo perché al centro del movimento devono rimanere i gruppi dei
bambini e degli adolescenti lavoratori, le loro organizzazioni ed il loro
64
Mensa non gratuita, ma in grado di fornire ad un prezzo accessibile un pasto
completo ed equilibrato.
54
protagonismo; l'allestimento di servizi viene considerato soltanto un'attività
che, per quanto importante, rimane complementare a quella svolta dai gruppi.
2.3. I laboratori di lavoro, la cooperazione, il movimento
continentale e internazionale.
Dalla metà degli anni novanta il Manthoc decide di implementare e
rendere centrali nelle strategie del movimento le attività dei talleres laborales
(laboratori di lavoro). Le esperienze dei laboratori forniscono ai ragazzi un
momento di formazione, lavorando concretamente alla gestione e alla
conduzione di un'attività (con l'aiuto di uno o più collaboratori adulti), e
ricevono allo stesso tempo un'entrata economica attraverso un lavoro digno65
che permette loro di continuare a studiare e di contribuire al bilancio familiare.
Stimolando all'interno del laboratorio responsabilità, capacità e
creatività del NAT, si costruisce e si rafforza l'autostima e la fiducia del
minore in se stesso.
I tailleres laborales sono di vario tipo: alcuni saltuari e svolti all'interno
delle case, altri vere e proprie attività commerciali in uno spazio autonomo; tra
questi, alcuni si rivolgono al mercato dell'equo e solidale attraverso la
collaborazione con ONG internazionali (laboratori di magliette polo, biglietti
di auguri, candele etc.), altri sono finalizzati alla vendita diretta (ne sono un
esempio il forno, la falegnameria, la pasticceria etc.).
Negli anni novanta il Manthoc si adopera molto per far crescere il
movimento latinoamericano dei NATs, attraverso l'organizzazione di incontri
continentali. Il Molacnats (Movimientos y Organizaciónes Latino-Americanos
e del Caribe de Niños y Adolescentes Trabajadores) muove i primi passi
proprio nell'incontro di Lima del 1988 organizzato dal Manthoc, che
parteciperà in maniera attiva a tutti i successivi appuntamenti continentali.
65
"dignitoso".
55
Ugualmente il Manthoc si impegna per favorire la maturazione di un
movimento internazionale che, nelle occasioni degli incontri internazionali,
possa confrontarsi e discutere, e allo stesso tempo promuovere azioni che
influiscano nelle decisioni e nelle politiche attuate dagli istituti internazionali
che si occupano di lavoro minorile.
Il Manthoc partecipa attivamente al primo appuntamento internazionale
di Kundapur in India, dove viene elaborata una piattaforma comune di principi
e intenti66, e organizza, insieme al Mnnatsop, il successivo appuntamento a
Lima67 nel 1997.
Sia la collaborazione nel mercato dell'equo e solidale, sia il sostegno
alla realizzazione di piccoli progetti ha portato il movimento, a partire dai
primi anni novanta, a collaborare con alcune ONG internazionali. Tra queste
citiamo: Save the Children (Svezia), Tierra de Hombres (Germania),
Movimento Laico per l'America Latina e ARCI (Italia).
Questa collaborazione ha supportato anche lo sforzo economico e
logistico degli incontri internazionali tra i movimenti dell'America Latina,
dell'Africa e dell'Asia che hanno reso possibili dibattiti e campagne a livello
mondiale.
3. Principi e struttura.
Il Manthoc ha partecipato in maniera sostanziale all'elaborazione dei
criteri che sono alla base del concetto di valorizzazione critica, ed al suo
tentativo di concretizzazione nella pratica.
Cussianovich individua quattro principi fondamentali alla base
dell'azione del movimento:
66
67
Cfr in appendice numero 5.
Il movimento che raggruppa tutte le realtà di NATs del Perú.
56
1. L'organizzazione non deve essere un'appendice o la sezione infantile
e giovanile di nessuna altra organizzazione (partiti, sindacati etc.) ;
2. L'organizzazione deve essere diretta e rappresentata dagli stessi
NATs, esprimendo così il principio del protagonismo infantile;
3. L'organizzazione trova la sua ragion d'essere nella misura in cui si
mantenga aperta e orientata verso il complesso dei NATs;
4. L'organizzazione deve avere una vocazione e dimensione nazionale e
internazionale;68
Il Manthoc è attualmente presente in quasi venti città del Perú, nelle
province di Lima, Arequipa, Trujillo, Cuzco, Ayacucho, Tacna, Huancayo,
Cajamarca e di Madre de Dios.
Ogni gruppo locale elegge un proprio delegato, e l'insieme dei delegati
costituisce il coordinamento regionale. Dalla riunione di tutti i coordinamenti
regionali, in occasione degli incontri nazionali, si eleggono i delegati che
faranno parte del coordinamento nazionale (il primo venne eletto nel 1986). Il
coordinamento nazionale è formato da nove NATs ed un collaboratore adulto.
Nel Manthoc, così come nella strada, bambini e bambine, ragazzi e
ragazze hanno sempre lavorato insieme; tuttavia la questione del genere si
dimostrò un problema da affrontare a causa delle resistenze maschiliste che
dalla società si ripercuotevano nel movimento. L'esperienza dimostrò che le
bambine e le adolescenti avevano più difficoltà nell'ottenere permessi e fiducia
da parte della famiglia per partecipare alle attività, uscire di casa o viaggiare in
altre province. Allo stesso modo, non sempre da parte dei coetanei maschi era
dato il giusto credito alle coetanee femmine, per esempio nel momento di
eleggere i delegati. Nell'elezione del primo coordinamento dei delegati
nazionali fu quindi stabilito un criterio di designazione che prevedeva un
bambino e adolescente maschio per ogni bambina e adolescente femmina.
68
Cussianovich, Alejandro, "Del olvido …, cit.
57
Sebbene questo criterio risultasse estremamente meccanico, fu considerato
necessario stabilirlo come norma per sradicare pregiudizi discriminatori nei
confronti delle bambine, pregiudizi che prevalevano nella società machista e
patriarcale. Dieci anni dopo, anche grazie alla pratica quotidiana condivisa dai
NATs nel movimento, non vi è stata più la necessità di usufruire del
precedente criterio di designazione. Il genere non incide più nella scelta dei
delegati e i coordinamenti risultano misti, con proporzioni più o meno uguali
di maschi e femmine.
58
3. Due esperienze del Manthoc viste da vicino: il forno e la
casa di Yerbateros.
a) il forno
L'esperienza del forno è un classico esempio della strategia di costituire
talleres laborales69 intrapresa dal Manthoc a partire dagli anni novanta.
Mediante l'occupazione nel forno, i NATs percepiscono uno stipendio,
e allo stesso tempo svolgono un'attività formativa apprendendo
contemporaneamente un mestiere e la responsabilizzazione dovuta alla
gestione pratica dell'attività.
Il progetto del forno nasce da un percorso precedente di un laboratorio
produttivo di gelati. L'ovvio limite della produzione dei gelati era che
rimaneva vincolato al periodo estivo, restringendo il momento formativo a
qualche mese.
Il gruppo decise quindi di iniziare a preparare pane in maniera
artigianale tra il '92 ed il '94; il progetto prese la forma di una vera e propria
attività di forno rilevando un fondo e cominciando a vendere quotidianamente.
In questo passaggio si esprime il fulcro del recente percorso del
Manthoc di favorire progetti di micro-imprenditorialità. Vale a dire che il
laboratorio deve avere la capacità di autosostenersi economicamente, affinché
i NATs vivano l'esperienza della gestione concreta di una vera e propria
attività commerciale, e siano eventualmente in grado di portarla avanti
indipendentemente dal Manthoc o di svilupparne una propria.
"Promuovere la formazione personale, professionale e la cogestione
imprenditoriale con le finalità di migliorare le condizioni di vita e di impiego
dei NATs"70
69
"laboratori di lavoro".
59
Attualmente nel forno lavorano un collaboratore adulto, quattro NATs,
due ex Nats ed un maestro panificador. L'attività viene cogestita da tutti i
partecipanti, attraverso riunioni ordinarie e straordinarie. Sono previste una
riunione di coordinamento al mese e tre riunioni di settore a settimana.
Una volta l'anno i ragazzi del forno organizzano una cioccolata gratuita
per la comunità, per farsi conoscere e per promuovere il lavoro in condizioni
di non sfruttamento dei minori.
Di recente, oltre alla vendita diretta, il forno ha sviluppato un sistema di
pre-vendita, ossia vendita su ordinazione, che permette al laboratorio di
organizzarsi con maggiore facilità sulle quantità da produrre. E' importante
che alcune ordinazioni provengano da istituzioni quali la Municipalidad de
Villa el Salvador, come riconoscimento pubblico, sia della qualità del prodotto
sia di un lavoro dei bambini diverso dallo sfruttamento.
"è importante questa relazione (forno-istituzione), perché vuol dire far
conoscere che oltre all'attività economica in sé, c'è il valore che i NATs
offrono; il fatto che i NATs stanno lavorando e che stanno maturando con
l'attività svolta e per questo si rispetta il lavoro dei minori"71.
Recentemente il forno ha cambiato locale e si è trasferito, sempre
all'interno dell'esteso quartiere periferico di Villa el Salvador, in una zona più
frequentata anche se con maggior concorrenza.
70
71
Lilian, collaboratrice del Manthoc, lettera privata (trad. mia).
Lilian, collaboratrice del Manthoc, lettera privata (trad. mia)
60
[interno del forno - foto dell'autore]
61
b) Casa di Yerbateros
Yerbateros è un quartiere periferico situato nel cono sur di Lima. La
casa del Manthoc si trova ai piedi di un cerro, collina desertica dove le
costruzioni (per lo più baracche) si accalcano in maniera disordinata, tipica
urbanizzazione spontanea e degradata delle periferie di Lima.
La casa inizia la sua attività nel 1986 e, per il contesto in cui si trova,
risulterà una significativa e importante esperienza per il movimento. Nei
dintorni della casa è infatti particolarmente elevato il numero di bambini
della strada (secondo la definizione dell'Unicef72), ossia bambini, in parte
orfani o che mantengono i rapporti con la famiglia soltanto in maniera
sporadica, per i quali la strada risulta essere l'ambiente primario: il luogo di
lavoro e il "domicilio".
Intraprendere un percorso con i bambini della strada non è facile,
poiché questi detengono una forte carica di aggressività, manifesta o no, e una
totale rassegnazione rispetto alle proprie opportunità per il futuro.
Il Manthoc riesce pian piano ad entrare in contatto con loro.
L'approccio del Manthoc è diverso da quello repressivo intrapreso dalle
autorità e dalle forze dell'ordine, ma anche da quello del sistema scolastico
convenzionale e degli istituti -governativi e non- che lavorano "nel sociale".
Le autorità giudicano il NAT come bambino sbagliato e come
potenziale pericolo per la società. Questa etichetta del bambino ne fa un "predelinquente", vale a dire un minore classificabile a metà tra il bambino giusto che intraprende cioè un percorso formativo convenzionale- e il delinquente
vero e proprio. Questo atteggiamento di pensiero, secondo il Manthoc, non
giova ad un cambiamento in positivo per il bambino, ma anzi ne accentua un
percorso di emarginazione già in atto. Il movimento si propone infatti di
partire proprio dal potenziamento delle capacità del singolo NAT, affinché
72
Cfr cap. I par. 2
62
egli stesso diventi il fautore e il protagonista del suo riscatto sociale, a
differenza di interventi di tipo meramente assistenzialistico come gli interventi
convenzionali di sostegno ai minori di strada, che comunque non riescono mai
ad apportare un cambiamento significativo della situazione economica del
bambino o della sua famiglia (che richiederebbe una trasformazione ben più
profonda del sistema economico su cui le stesse autorità si basano).
Cominciano a formarsi gruppi di NATs che si incontrano e si
organizzano; inizialmente attraverso appuntamenti saltuari che man mano
diventano sempre più frequenti.
Capita che alcuni bambini senza casa vengano ospitati per dormire
dentro la struttura, creando però in questa maniera, dato che i niños de la calle
del quartiere sono almeno un migliaio e non sarebbe possibile accoglierli tutti,
un problema di gestione della casa. Viene presa quindi la scelta dolorosa di
interrompere l'accoglienza notturna per i bambini e di tollerarlo soltanto
eccezionalmente nei casi i cui il bambino sia ammalato.
Attualmente è in attività un servizio mensa per il pranzo, che
inizialmente era predisposto per la colazione, dove il bambino in cambio di un
piccolo contributo riceve un pasto completo e nutriente.
Al momento in cui ho visitato personalmente la struttura nel febbraio
del 2006, erano attivi diversi piccoli talleres laborales: il laboratorio di carta
riciclata, a cui partecipano NATs per la maggior parte di età inferiore ai 12-13
anni, che forniva, una volta completata la fase di riciclaggio, carta per il
laboratorio dei biglietti di auguri; un laboratorio di produzione di candele ed
infine un laboratorio di produzione di magliette.
Quest'ultimo è il più organizzato e strutturato, e da qualche anno
l'attività si è trasferita in un piccolo fondo preso in affitto a qualche centinaio
di metri dalla casa. Le magliette sono vendute nel mercato dell'equo e
solidale, attraverso la collaborazione con ONG europee. L'intenzione adesso è
però quella di cominciare a produrre le magliette per il mercato locale
63
mantenendo l'attività aperta tutto l'anno evitando che i NATs possano contare
su una entrata economica solamente nel periodo delle commesse delle ONG.
Il laboratorio delle magliette, sulle quali vengono disegnate a mano
alcune figure della tradizione peruviana, è stato utile anche per aiutare i
bambini e gli adolescenti a recuperare quella manualità fine mai sviluppata o
persa attraverso le attività pesanti a cui solitamente i NATs sono abituati.
[la mensa popolare - foto dell'autore]
64
[laboratorio di magliette - foto dell'autore]
65
Capitolo IV
I BAMBINI LAVORATORI IN NICARAGUA, COLOMBIA E
VENEZUELA
1. Il movimento dei NATRAs in Nicaragua
Nel 1991 alcuni educatori, impegnati in sette differenti progetti di
attività di sostegno ai bambini di strada, si riuniscono con l'intento di
confrontare le varie esperienze e unire le forze per un miglioramento delle
condizioni di vita dei bambini lavoratori del Nicaragua. Il gruppo di educatori
individua nel nuovo equilibrio politico-sociale un fattore aggravante per la
situazione già difficile dei settori sociali più bassi nicaraguensi, in particolare
per i bambini appartenenti a questi settori. Allo stesso tempo viene evidenziata
la necessità, per un reale cambiamento della loro condizione di vita, di una
partecipazione attiva dei minori ai progetti educativi e alla comunità più in
generale.73
Il Primo incontro del movimento dei Niños y Adolescentes
Trabajadores del Nicaragua si svolge dal 25 al 28 giugno del 1992 a Managua.
A questo appuntamento partecipano 62 bambini di età compresa tra i sette ed i
diciotto anni provenienti dai vari progetti del paese. Dal '92 in poi si sono
susseguiti diversi incontri che hanno previsto la creazione di due strumenti di
partecipazione protagonica dei Natras: l'Assemblea Generale, formata da due
rappresentanti per ogni progetto e/o gruppo locale aderente al movimento, e la
Commissione Organizzativa Nazionale, composta da dodici minori (sei maschi
e sei femmine).
73
www.Kraetzae\NATRAS\Movimien.htm
66
La direzione delle attività, inizialmente soprattutto dei collaboratori
adulti, viene progressivamente acquisita dai bambini e dagli adolescenti, mano
a mano che questi acquistano maggiori esperienze e capacità di gestione delle
varie attività.
Alcune delle iniziative portate avanti dai Natras sono rivolte all'interno
della realtà dei minori lavoratori (come le attività di solidarietà o le indagini
conoscitive sul fenomeno del lavoro minorile); altre invece all'esterno
(entrando in contatto con le istituzioni politiche locali o promuovendo
manifestazioni pubbliche). Gli obiettivi di tali iniziative vengono enunciati nel
primo incontro dei Natras del 1992:
"[…] -far conoscere il valore del nostro lavoro;
-scambiare le nostre esperienze e conoscerci meglio;
-aiutarci reciprocamente;
-far rispettare i nostri diritti di minori e di lavoratori;
-far conoscere il nostro movimento74."
Nel 1993 viene realizzato il I incontro delle Niñas Trabajadoras
(bambine lavoratrici) e nello stesso anno nasce il giornale del movimento
Hechos reales y fantasias (fatti reali e fantasie) scritto e pubblicato dagli stessi
minori che si occupano anche della sua pubblicità attraverso volantini,
comunicati stampa e iniziative. Il giornale è costituito da articoli, disegni,
giochi, interviste ed ha lo scopo di far conoscere alla società la realtà e la
vitalità dei bambini lavoratori.
I Natras chiedono di essere protetti senza essere collocati in un settore
"a parte", in una riserva carente di influenza e di capacità di decisione sul
proprio futuro e sulla propria vita. Il diritto a lavorare non rappresenta per i
Natras un obbligo a lavorare, o una giustificazione dello sfruttamento
minorile, né tanto meno la soluzione di tutti i problemi. Lo scopo è invece
rafforzare la posizione sociale dei minori che hanno necessità di lavorare, e di
74
ibidem
67
migliorarne quindi la condizione di vita. I bambini percepiscono questa
richiesta come "un'assunzione di un ruolo effettivo e non solo simbolico nella
società attraverso la divisione delle responsabilità con la famiglia, il quartiere,
la comunità" che permette di sviluppare "insospettabili capacità di autonomia
e di protagonismo nella lotta per un cambiamento della società".75
Secondo Alessandro Barrata i bambini hanno la "capacità di anticipare
il futuro, la capacità di vivere come reale il possibile ed il reale come
contingente, vale a dire come qualcosa di possibile ma non di necessario, che
potrebbe essere differente".76
Significativa è stata l'opera di auto-indagine svolta dai Natras
finalizzata ad ottenere sia un dato quantitativo, ricercando l'effettiva
consistenza del fenomeno del lavoro minorile, sia qualitativo, indagando sulle
motivazioni, le preoccupazioni e le aspirazioni dei minori che lavorano.
Alcuni dei momenti più produttivi nello sforzo per conoscere il
significato che i bambini danno al loro lavoro sono stati:
- il percorso organizzato dal movimento dei Natras assieme ad un
gruppo di educatori, sviluppato attraverso vari incontri di riflessione di gruppo
ai quali hanno partecipato 1500 bambini ed adolescenti (tra i 9 ed i 16) che
lavoravano per strada o in altri locali pubblici come mercati, parcheggi etc..;
- la campagna internazionale "Dar una voz a los Niños y Ninas"77 dove
sono stati organizzati vari laboratori di testimonianza sul lavoro domestico con
bambine di età compresa tra i 9 ed i 16 anni;
- un laboratorio con ventiquattro bambini e adolescenti delle zone rurali
di età compresa tra i 7 e i 17 anni.
Manfred Liebel
78
analizza in maniera sistematica le riflessioni dei
Natras evidenziando la concretezza e la lucidità nella valutazione del proprio
75
Schibotto Gianpiero, Niños Trabajadores, Costruyendo una Identitad, Lima, 1990
Barrata, Alessandro, "La ninez como arqueologia del futuro", Ponencia en el IV
Seminario Latinoamericano sobre la niñez y Adolescencia, dal 15 al 17 Settembre in
Santa Cruz (Bolivia)
77
Dare una voce ai bambini e alle bambine
76
68
lavoro: "se hanno l'opportunità di essere ascoltati, i minori che lavorano,
criticano molto chiaramente gli elementi negativi delle loro esperienze
lavorative: lo sfruttamento, gli abusi, le discriminazioni. Allo stesso tempo
però indicano anche diversi elementi che considerano positivi. La loro
preoccupazione non riguarda il lavoro in sé (…) ma le condizioni nelle quali
viene svolto"79.
Liebel identifica sei principali aspetti negativi che individuano i Natras
nel loro lavoro:
- la discriminazione ;
- la violenza ;
- le condizione di lavoro non adeguate;
- gli orari di lavoro non adeguati;
- la privazione dei guadagni;
- la privazione della libertà.
La discriminazione. I Natras non si sentono rispettati come bambini
lavoratori che assumono una responsabilità e che contribuiscono
economicamente al sostentamento della famiglia. Si sentono discriminati
quando la gente li chiama con disprezzo niños de la calle o ladrones o
vagos80. Le bambine che lavorano nella propria casa
biasimano il fatto che
siano le uniche a svolgere tali attività e soprattutto, se anche accettano di buon
grado questa occupazione, vogliono che il loro contributo venga riconosciuto e
valorizzato sia dalla famiglia che dalla società.
La violenza. Sono principalmente i minori che lavorano in strada che
denunciano di subire violenze o soprusi: "ci distruggono la merce, ci sono
clienti che ci derubano (…), padroni che ci maltrattano" e genitori che "ci
78
Sociologo, di origine tedesca, lavora in Nicaragua come educatore assieme ai
niños y adolescentes trabajadores.
79
Liebel Manfred, Somos Natras, Testimonios de niños, ninas y adolescentes
trabajadores de Nicaragua, Managua, Nicaragua, Nueva Nicaragua, 1996.
80
bambini di strada o ladruncoli o vagabondi.
69
picchiano per castigarci per qualcosa che abbiamo fatto o perché non abbiamo
venduto". Le bambine, soprattutto, denunciano abusi sessuali subiti in strada
ma anche nella propria casa da parte di zii, patrigni, cugini o fratelli maggiori.
Non è raro che i rapporti familiari siano contraddistinti da un certo grado di
molestie e maltrattamenti: "ci insultano, ci gridano, ci duplicano il lavoro, ci
lasciano senza mangiare, ci picchiano con cinture".
Condizioni di lavoro non adeguate. I Natras delle zone rurali criticano
il fatto di dover svolgere lavori troppo faticosi come diserbare (perché provoca
un forte dolore alla schiena e alle braccia) e spargere il veleno (attività
pericolosa, soprattutto per i bambini). In generale denunciano il rischio di
subire incidenti e di ammalarsi con la conseguenza di non poter frequentare la
scuola. Anche i Natras della città che lavorano in strada, sottolineano il rischio
di subire incidenti, specialmente quando lavorano di notte. Tra i minori che
sono occupati in piccole imprese, sono soprattutto quelli impiegati nell'edilizia
che lamentano mancanza di protezione per dei lavori spesso molto pericolosi.
Orari di lavoro. I Natras criticano gli orari di lavoro troppo estesi che
non lasciano sufficiente tempo per studiare e giocare. Soprattutto nelle zone
rurali i bambini lavorano per molte ore ogni giorno, fino anche a 10 o 12 ore,
superando significativamente le ore mediamente impiegate dai Natras della
città. Questi ultimi, invece, giudicano particolarmente negative le occupazioni
notturne.
Privazione del compenso. Sostengono che spesso chi dà loro il lavoro
non li paga adeguatamente, o comunque il loro compenso è inferiore a quello
di un adulto che ha svolto lo stesso compito.
Privazione della libertà. La denuncia della privazione della propria
libertà si riferisce alle situazioni nelle quali i bambini vengono costretti a
lavorare, e soprattutto alle modalità con le quali sono obbligati a svolgere la
loro mansione. Non di rado questa accusa è rivolta proprio ai genitori. Allo
70
stesso tempo, considerano una privazione della propria libertà e una forma di
discriminazione anche il divieto di lavorare per i minori: "Non ci proibiscano
di lavorare ma programmino leggi per proteggerci e tutelarci".
Se analizziamo invece i commenti e le valutazioni dei Natras su ciò che
a loro piace del proprio lavoro, possiamo identificare sei aspetti positivi:
- Guadagnare soldi per soddisfare le proprie necessità;
- Conseguire un riconoscimento sociale e superare l'emarginazione;
- Sviluppare la solidarietà familiare;
- Fare esperienza per "guadagnarsi da vivere";
- Conseguire più libertà e autonomia;
- Migliorare la comunicazione sociale.
Guadagnare soldi per soddisfare le proprie necessità. I Natras sono
consapevoli che devono lavorare per soddisfare le proprie necessità, sia per
quelle legate alla sopravvivenza, quali "comer y vestir81" e una minima
protezione sanitaria, sia altre legate alla propria espressione individuale, quali
poter frequentare la scuola o acquistare oggetti di uso personale.
"C'è da pagare l'acqua, la luce, l'ospedale, il medico, le medicine, le
tasse scolastiche, le uniformi (…) Se non guadagniamo qualcosa non
possiamo curarci i denti e addio allo studio (…)". Coloro che vedono
solamente i rischi e gli effetti negativi del lavoro minorile, non bilanciano
adeguatamente i costi che, nel contesto attuale, i bambini pagherebbero non
lavorando. " Se non lavorassimo, saremmo analfabeti, vivremmo in mutande,
nella miseria e moriremmo di fame".
Conseguire un riconoscimento sociale e superare l'emarginazione. I
Natras ritengono che lavorando aumentano il loro peso sociale. Anche se in
molti casi il loro lavoro non viene riconosciuto, sentono che stanno facendo
qualcosa di utile e indispensabile per la propria famiglia e per la società. I
81
mangiare e vestire
71
minori delle zone rurali vivono in un contesto che facilita il loro
riconoscimento da parte della comunità. Nel campo, il lavoro dei bambini, fa
parte di una cultura con radici profonde nella comunità indigena, che
valorizza il lavoro come elemento positivo di socializzazione ed educazione
delle nuove generazioni. Per mezzo del lavoro il bambino si integra nella
comunità e guadagna il rispetto della stessa. Nella cultura indigena veder
nascere una pianta dalla terra è qualcosa di divino, di magico. Contribuire a
questo processo attraverso il duro lavoro svolto nei campi, rende orgogliosi ed
in armonia con la natura circostante tanto gli adulti quanto i bambini82.
Per quanto riguarda il riconoscimento sociale dei minori che lavorano
in città è generalmente molto basso e anzi sono frequenti i casi di
discriminazione ed emarginazione. Nonostante ciò i Natras vedono il loro
lavoro come un elemento indispensabile per la sopravvivenza della propria
famiglia e questo favorisce in loro una percezione positiva della propria
identità, portandoli ad affermare di sentirsi, grazie al loro lavoro, "alguien en
la vida83".
Inoltre, un elemento da evidenziare a proposito dei Natras della città, è
la percezione del proprio lavoro come alternativa alla delinquenza. Quando i
bambini sostengono di lavorare "per non rubare, non fare il contrabbando, non
chiedere l'elemosina", esprimono tutta la difficoltà di mantenere, anche in una
grave condizione di povertà, una vita "legale e rispettosa". Oltre al valore
economico i Natras vedono nel proprio lavoro un elemento educativo che
permette loro di riscattare valori di dignità umana e di rispetto per gli altri.
I Natras della città non si riconoscono pienamente nel lavoro che
svolgono, come succede invece ai loro coetanei delle zone rurali, anche se,
attraverso il proprio impegno, frequentemente si identificano come
appartenenti alla "classe dei lavoratori che contribuisce allo sviluppo del paese
e meriterebbe un maggior rispetto da parte della società".
82
83
Cfr Cap I par 3.1
sentirsi qualcuno nella vita
72
Sviluppare la solidarietà familiare. La solidarietà familiare è un valore
tra i più importanti per i Natras. Le bambine che cucinano, si prendono cura
dei fratelli minori e tengono in ordine la casa, sono consapevoli che il loro
impegno permette ai genitori di andare a lavorare. I Natras che guadagnano
qualcosa attraverso il proprio lavoro sono molto orgogliosi di contribuire agli
sforzi economici della famiglia. Ciò che tuttavia non considerano corretto è
quando i genitori non rispettano il loro apporto e non danno loro il
riconoscimento materiale e morale che sentono di meritare. Soprattutto le
bambine che lavorano in casa affermano con vigore: "noi aiutiamo tutti in
famiglia", reclamando il giusto riconoscimento per il loro impegno.
Fare esperienza per "guadagnarsi da vivere". I Natras vedono nella
propria attività non solamente un carico di lavoro o una necessità, ma anche
una opportunità di apprendimento. "Il lavoro ci aiuta ad essere più
responsabili, ad imparare come ci si difende, ad essere più indipendenti e ad
apprendere quello che significa lavorare nella vita".
Ottenere più libertà e autonomia. I Natras vedono il lavoro come una
possibilità di conseguire una vita più libera e autonoma. Il lavoro viene quindi
considerato come mezzo per "non dipendere da nessuno" e "comprare le mie
cose". Non tutti i lavori lo permettono. Nelle zone rurali il mestiere si pratica
come forza lavoro della famiglia ed i bambini non ricevono soldi. I minori di
città invece, specialmente i Natras de la calle, attraverso il lavoro ottengono
un maggior grado di indipendenza economica, e non solo, dai loro genitori e in
particolare dal padre.
Migliorare la comunicazione sociale. Molti Natras affermano:
"quello che ci piace del nostro lavoro è che ci permette di relazionarci con
molte persone" e "di farci molti amici, e mentre lavoriamo giochiamo con i
nostri amici". Soprattutto i Natras che lavorano in luoghi pubblici, nonostante
i rischi ai quali si espongono (sottolineati, come abbiamo visto in precedenza ,
dagli stessi bambini), trovano uno spazio sociale "aperto"
incontrando
73
persone differenti ed eterogenee tra loro, che non incontrerebbero in famiglia
o a scuola. Nella calle il lavoro non è completamente separato dal gioco e
viene considerato dai Natras come una situazione "dinamica y atractiva".
1.1 Istituto Nazionale di Promozione Umana (INPRHU)
Fondato nel 1966, l'Istituto nacional de promocion humana, è un
organismo non governativo nicaraguense i cui obiettivi sono diretti al
miglioramento delle condizioni di vita, lavoro e partecipazione dei settori
popolari, attraverso progetti educativi e/o produttivi, sia urbani che rurali.84
Gli obiettivi enunciati nel Programma de àtencion a la niñez y a la
adolescencia sono:
- sviluppare processi di sensibilizzazione verso l'educazione formale e
non formale;
- creare spazi di partecipazione di bambini, bambine e adolescenti
lavoratori, famiglie e comunità, che facilitino la socializzazione, la creatività,
l'espressività e la comunicazione sociale;
- incrementare attitudini di prevenzione e protezione per la salute fisica
e mentale dei minori;
. generare nella famiglia e nella popolazione processi di conoscenza sui
temi dell'abuso e dello sfruttamento sessuale dell'infanzia e dell'adolescenza;
- sviluppare processi di sensibilizzazione nella popolazione sulla
questione dell'uguaglianza tra generi e generazioni;
- valorizzare un modello educativo e pedagogico alternativo85.
84
Carlos Gonzales Alvarez, Coscienza e prassi con bambini, bambine ed adolescenti
lavoratori. Una proposta pedagogica, s.l., s.d
85
www.inprhu.org
74
Nella città di Estelì, dal 1991, l'istituto sviluppa un processo di
promozione del protagonismo e dell' organizzazione infantile con bambini ed
adolescenti lavoratori sinergicamente agli altri progetti che costituiscono la
base del movimento NATRAs. Vengono inoltre compiute attività di
formazione rivolte ad insegnanti, promotori popolari, polizia ed educatori,
basate su di una rinnovata pedagogia ed un rinnovato rapporto tra bambino ed
adulto.
La realizzazione di tale processo è stata conseguita attraverso un
insieme di azioni sviluppate su molteplici dimensioni:
- Investigativa: che permetta una conoscenza, permanentemente
aggiornata, della realtà vissuta dall'infanzia; conoscenza da ottenersi attraverso
l'investigazione del contesto dove essi vivono, delle pratiche di lavoro e della
percezione degli adulti di tale realtà.
- Educativa: che promuova l'identità personale, di gruppo e di genere,
partendo dalla individualizzazione e collettivizzazione di necessità, interessi e
aspettative. Stimolando, inoltre, l'esercizio della capacità di critica e
autocritica.
- Comunicativa: che incentivi una relazione dialogica sia all'interno del
nucleo familiare che della comunità.
- Rivendicativa: orientata all'identificazione di quelli che sono le
priorità effettive, nonché alla lotta per il loro ottenimento.
- Organizzativa: che sviluppi un procedimento organizzativo attraverso
un processo di conoscenza e pratica delle forme rappresentative, partecipative
e democratiche.
- di Riscatto e sviluppo della cultura popolare: che promuova
l'espressività individuale e collettiva e riscopra le potenzialità della cultura
popolare.
- di Sistematizzazione: che realizzi una ricostruzione ed una
concettualizzazione delle pratiche proposte.86
86
Carlos Gonzales Alvarez, Coscienza e prassi con bambini, bambine ed adolescenti
lavoratori. Una proposta pedagogica, s.l., s.d
75
La dimensione investigativa è una delle più originali e peculiari
caratteristiche metodologiche dell'INPRHU. La promozione dei Natras come
soggetti di investigazione di loro stessi è un'azione che stimola
l'autoriconoscimento della propria situazione. "Quando ci riuniamo nel
progetto, facciamo dei piani di lavoro, come ad esempio una mappatura della
nostra città, (…) andiamo ai semafori a fare domande ai bambini che lavorano
e così capiamo delle cose e loro ci conoscono e conoscono il movimento"87.
Tale ricostruzione relazionale opera tanto sul piano esterno quanto su
quello interno al gruppo. Successivamente al momento investigativo si passa
quindi all'analisi critica e sistematica delle cause delle problematiche emerse,
definendo le alternative comportamentali che dovrebbero essere seguite sul
piano individuale e su quello collettivo.
Attraverso le indagini autoconoscitive il bambino interpreta la propria
situazione all'interno di un contesto più ampio e allo stesso tempo comincia a
riflettere su di una prospettiva di lungo periodo.
Per comprendere a pieno il valore delle indagini "autoconoscitive"
bisogna aver presente che, nel caso dei Natras e dei settori popolari, poter
vivere quotidianamente senza dubbi riguardo la soddisfazione delle necessità
fondamentali (in primis quelle alimentari) costituisce una prospettiva di
esistenza brevissima, tanto immediata da impedire l'emergere di una nuova
realtà umana o di un alternativo progetto di vita e sviluppo; è per questo che
tale situazione, giorno dopo giorno, consolida questo modo di vivere che
finisce per essere riprodotto senza discussione alcuna. Una pratica di vita di
questo tipo, trova rafforzamento nelle concezioni e nelle azioni che la
giustificano esaltandone solamente le alternative individuali e riproponendo
continuamente la logica secondo cui "solo il più forte sopravvive".
Tale decontestualizzazione rafforza la condizione di "oggetto sociale"
dei Natras, che, in un contesto di subordinazione, umiliazione, rifiuto e
maltrattamento, oltre
87
ad
impedire i
processi
che
conducono
Erwin Gonzalez Valdìa, delegato del Movimento Natras
76
all'autoidentificazione, genera una perdita di dignità e una diminuzione
dell'autostima.
Un altro aspetto, sottolineato dallo o psicologo Carlos Gonzalez
Alvarez, operatore dell'INPRHU, è quello dato all'importanza del gioco
dall'approccio pedagogico dell'Istituto. "Per questa funzione psicosociale, il
gioco è un elemento substanziale al processo educativo in quanto facilitatore
della comunicazione, della costruzione di conoscenze, dell'espressività
sentimentale,
dello
sviluppo
autoidentitario,
dell'autostima
ed
autorganizzazione del singolo".88
1.2 Esperienza pratica dell'Istituto con i Natras
Inizialmente il programma riguardava solamente 70 Natras, ma già
negli anni successivi ha interessato alcune centinaia di bambini lavoratori.
Il loro coinvolgimento è stato sistematico e differenziato a seconda
delle aree di intervento: salute, educazione, ricreazione, sport, cultura,
reintegrazione familiare, formazione professionale ed organizzazione infantile.
Tutto ciò in complementarietà con attività di sensibilizzazione e formazione
per insegnanti, commercianti, promotori sociali e per i genitori stessi.
L' Istituto elenca 15 linee di azione seguite nel processo:
1. Attività di riflessione, che stabilisce un primo livello di intervento
psicosociale ma anche costitutivo della autocoscienza del singolo a partire
dalla propria esperienza.
2. Attività di promozione dell'organizzazione, per realizzare e gestire gli
interessi dei Natras e dei loro diritti, tanto dei singoli, quanto dei gruppi.
3. Attività di pianificazione e valutazione, per lo sviluppo di tutte le
attività, e per stabilirne esattamente l'impostazione.
88
Carlos Gonzales Alvarez, Coscienza e prassi con bambini, bambine ed adolescenti
lavoratori. Una proposta pedagogica, s.l., s.d
77
4. Attività ricreative di espressione artistico-culturale e sportiva,
nell'ambito della quale si è svolto il laboratorio di "muralismo" e la
costituzione di squadre di calcio e di baseball.
5. Scambi ed incontri di gruppo, ognuno svolto con precisi contenuti
tematici e ricreativi ed aperto non solo ai Natras ma a tutti i ragazzi interessati.
6. Scambi ed incontri nazionali ed internazionali, assieme ad altri
progetti e/o nell'ambito del Movimento Nazionale dei bambini/e e adolescenti
lavoratori
7. Tutela sanitaria, in collaborazione con il Centro di Salute "Leon
Rugama"
8. Attenzione alla scolarizzazione dei Natras, rivolta al reinserimento ed
al rendimento scolastico, soprattutto attraverso il programma di Rafforzamento
didattico
9. Formazione professionale, attraverso occupazioni nel mercato
formale sia in laboratori, sia in gruppi di lavoro, o come lavoratori pagati o
come borsisti.
10. Sensibilizzazione sociale, relativa alle problematiche dei Natras ed
alle azioni da intraprendere in favore della loro tutela sociale e partecipazione
nei diversi ambiti di Estelì.
11. Attività di ricerca di finanziamenti protesa al sostentamento di un
Fondo di Solidarietà.
12.Gestione dei programmi, da parte degli stessi Natras, per quanto
riguarda l'attenzione alla salute, alla scolarità ed alla ricreazione.
13 Azione di promozione e miglioramento delle relazioni familiari,
attraverso visite domiciliari, accompagnamenti individuali, incontri genitoriNatras, finanche, la formazione per genitori.
14. Formazione, di insegnanti, giornalisti, promotori sociali ed
educatori riguardo alle problematiche dei Natras e allo sviluppo del bambino.
15. Coordinamento interistituzionale, attraverso la partecipazione alla
Commissione Municipale dell'Infanzia di Estelì.89
89
ibidem
78
I risultati ottenuti dal progetto di Estelì possiamo sinteticamente
suddividerli in tre categorie: scuola, informazione, lavoro.
Scuola: nel territorio di Estelì, il tasso di abbandono scolastico (nel
periodo 1991-1994) è sceso del 39%, sia grazie all'azione dei genitori e degli
stessi Natras i quali hanno realizzato importanti riflessioni sul ruolo e le
caratteristiche della scuola, sia grazie a finanziamenti per l'acquisto di
materiale didattico e all'allestimento di attività di sensibilizzazione rivolte al
corpo docente e non.
E' stato inoltre garantito un servizio di sostegno scolastico del quale
hanno usufruito il 30% dei Natras del progetto.
Informazione: sono stati sistematicamente promossi approfondimenti su
problematiche inerenti l'uso degli stupefacenti, la condizione lavorativa e
sanitaria dei Natras, gli abusi e le violenze sessuali.
Lavoro: Alcuni Natras sono stati inseriti in attività di falegnameria,
meccanica e sartoria. Inoltre, dal primo maggio del 1998, i Natras
dell'INPRHU sono stati accettati come presenza ufficiale, a partecipare alle
celebrazioni insieme agli adulti ed alle istituzioni locali, segnale di un forte
riconoscimento da parte della comunità.
1.3 Testimonianze dei bambini lavoratori
Le testimonianze che seguono sono riprese dal testo Somos Natras,
testimonios de niños, niñas y adolescentes trabajadores de Nicaragua di
Manfred Liebel.90
90
Liebel Manfred, Somos Natras, Testimonios de niños, ninas y adolescentes
trabajadores de Nicaragua, Managua, Nicaragua, Nueva Nicaragua, 1996.
79
Il 10 dicembre del 1993, tornò a casa mio padre ubriaco, parlando ad
alta voce, gridando e con la voglia di litigare con mia madre. Io dovetti
difenderla dai colpi perché non continuasse a maltrattarla; fu allora che mi
disse di andare via da casa e subito io presi i miei vestiti e me ne andai.
Dovetti andare da una vicina che mi diede da dormire per quella notte. Il
giorno dopo sono andato al Mercato Sud, posto dove io lavoro, e raccontai il
mio problema alla signora Masaya che vende la frutta. Mi disse di andare a
casa sua dove potevo mangiare e dormire e disse che però dovevo aiutarla a
vendere la frutta.
Quando stavo con la signora Masaya io vendevo tutto il giorno. Questo
è durato quasi 14 giorni, poi il 24 dicembre sono arrivati i miei genitori a
cercarmi e mi dissero che mi perdonavano e mio padre mi disse che non
avrebbe ricominciato a bere, che avrebbe avuto cura sia di me che della
mamma. Dopo averlo ascoltato decisi di tornare a casa soprattutto per stare
insieme ai miei fratelli.
Attualmente studio nel corso serale e per la mattina esco a lavorare per
pulire e quello che guadagno lo do a mia mamma per comprare da mangiare.
Ricardo Zamora, Matalgalpa
Lavoro dentro casa. Aiuto mia mamma. Una volta stavo facendo il
fuoco e mi sono bruciata. Lavo e pulisco la casa; mi prendo cura della mia
sorellina; lavo i vestiti dei miei fratelli perché siano puliti. Quando mia
mamma porta le arance ed il caffè esco a vendere.
Yara, Estelì, 10 anni
80
Il mio nome è Gabriel; lavoro come lustrascarpe. Vivo da solo. La mia
famiglia vive in un paese chiamato "Las Dalias", nel dipartimento di
Matagalpa. Io vivo nel barrio di Alagal.
Lavoro per me stesso; per pagarmi gli studi, per mantenermi, per
vestirmi, dato che non vivo con i miei genitori. Vivo assieme ad una ragazza
che ha una figlia e un marito. Sua figlia va a scuola al primo anno mentre io
al sesto nello stesso collegio chiamato "Carlos Fonseca".
Mi alzo alle 7 della mattina per andare a lavorare e torno alle 11 della
mattina. Studio un'ora, mi lavo, faccio pranzo e vado a scuola. Quando
rientro a casa studio fino alle nove poi vado a dormire e il giorno dopo faccio
lo stesso.
Non posso lasciare la scuola. Per il momento va bene però se
abbandono devo ripetere il sesto anno. Il problema è che sopra i 13 anni uno
non può ottenere il sesto anno. E' una legge. Posso perdere i miei anni di
studio… non mi conviene.
Vi racconto che quando vivevo con i miei genitori, loro mi mandavano
a lavorare, mi maltrattavano ed io non volevo continuare pulendo scarpe.
Così un signore mi disse, "Ti do un lavoro che consiste nel vendere la frutta".
Io ne parlai con i miei e mi dissero che andava bene… insomma, cominciai a
lavorare vendendo frutta.
Quando ritornai un mercoledì alle cinque e mezza del pomeriggio,
dopo aver venduto la frutta e guadagnato 67 pesos, comparvero dei ragazzi
più grandi. Passeggiavano lungo il fiume Matagalpa ed è stato lì che mi
hanno aggredito: uno mi prese per le braccia e l'altro mi prese i soldi,
salirono su un bus e se ne andarono. Io non potevo seguirli, non potevo
raggiungerli. Io dissi ad un signore: "Don, quelli mi hanno derubato". Il
signore si voltò e si mise a ridere mentre loro se ne andavano con il bus; così
io me ne andai a casa. Ero triste e incontrai mio papà; lui non mi credeva,
pensava che mi fossi tenuto i soldi per vagabondare. Mi maltrattarono e mi
disse che dovevano andare ad Alagal perché avevano molti problemi con me
nella città di Matagalpa.
81
Io ero l'unico che lavorava in casa mia. Loro andarono ad Alagal e io
rimasi a Matagalpa da solo. Mi misi a pulire le scarpe il giorno dopo. Stavo
pulendo le scarpe ad una signora, le sporcai un calzino e la signora non mi
voleva più pagare perché diceva che ero troppo piccolo. Mi arrabbiai e dissi
che doveva pagarmi almeno la metà. "Non mi contraddire!" mi disse la
signora. Io la contraddissi e lei mi disse "non continuare che vado a chiamare
la polizia", io credevo che fosse una bugia così mi misi a ridere. Nel
pomeriggio passò la signora assieme ad un signore che penso fosse suo
marito. La signora disse al signore: "guarda questa piccola peste, questa
mattina mi stava importunando". Io dissi che doveva pagarmi per le scarpe
che avevo pulito. "Non contestarmi" disse il signore. Io rimasi in silenzio per
paura che mi facesse qualcosa ma non servi a nulla perché il tizio mi aggredì
e mi picchiò.
Ora mi sento molto distante dalla mia famiglia, siccome siamo sette
fratelli io li vedo solo il fine settimana.
Gabriel Sequiera, 13 anni, Matagalpa
Prima vendevo pane per la strada e la gente non mi trattava male. Ora
non vendo più e aiuto mia madre in casa. Da qualche giorno mi sono
ammalata perciò non la aiuto a fare nulla e lei fa quasi tutto da sola.
Mia madre mi tratta bene. Ho 11 fratelli e come me vanno tutti a
scuola. Io annaffio le piante di casa mia.
Bambina di Estelì
Io avevo 8 anni quando mio papà ci portò a San Lucas, vicino Somoto,
dove abbiamo vissuto due anni. Mio papà lavorava, poi ci abbandonò e se ne
andò a trafficare a San Francisco Libre. Passarono otto mesi; non ritornava
ancora e non ci spediva denaro. Mia mamma cominciò a pensare che non
82
aveva più l'appoggio di suo marito né della sua famiglia. Le nostre vendite
non andavano bene. (…) Grazie a Dio mamma ci ha insegnato l'educazione, il
rispetto per gli altri e ci ha insegnato a parlare bene. Grazie a Dio che non
siamo mai stati vagabondi e poi ringrazio gli educatori dell'INPRHU. Loro ci
incontrarono al mercato e ci domandarono se potevamo incontrarci ancora,
io lo dissi a mamma che era d'accordo. Le fecero visita e le spiegarono che
volevano aiutare e sostenere i bambini che lavorano nella strada dando loro
una educazione.
Così ho imparato più cose e con il poco che ho imparato aiuto i miei
fratellini. Grazie all'INPRHU sto studiando per diventare sarta e senza
pagare niente e ci aiutano anche in altri modi.
Prima noi soffrivamo la fame in San Lucas. Quando mamma andò a
visitare gli zii e la nonna raccontò loro tutto quello che stavamo passando e la
mia nonnina le disse di andare a stare da loro. Per poter partire vendemmo
un letto e un tavolo e con questi soldi andammo a stare a Ocotal. Dormivamo
per terra; mio fratello piccolo si era ammalato e mamma gli dava rimedi della
casa perché non avevamo soldi per comprare delle pasticche e non avevamo
l'aiuto di nessuno oltre a quello di noi stessi.
(…) C'erano delle volte che noi andavamo a vendere per strada senza
prendere il caffé, non facevamo colazione e il pranzo e i miei fratellini
urlavano per la fame. Mia mamma ed io piangevamo perché non potevamo
fare nulla ed eravamo le uniche che cercavamo qualcosa da mangiare. (…) La
gente mi diceva che se mi trovava a rubare dei soldi mi avrebbe picchiato e lo
stesso dicevano a mamma, questo perché la gente non ci conosceva, però noi
non potevamo fare altro. Pian Piano tornammo a vendere qualcosa mentre i
miei zii ridevano perché pensavano che non potessimo migliorare. Mia
mamma mi preparava tutte le cose da vendere: tamales91, pane, tortilla, ayote
con il miele.
Quando andavo a vendere non mi piaceva mettermi dove c'erano molti
uomini, perché ci sono alcuni uomini che sono cattivi. Mamma mi consigliava
91
Piatto a base di farina di mais con o senza ripieno.
83
dove andare, io però a volte disobbedivo perché le vendite andavano male e la
povertà mi obbligava a farlo. Alcuni uomini mi dicevano volgarità, io offrivo
loro le cose e loro mi dicevano che ero io il piatto buono da mangiare. Io
rispondevo malamente e loro offendevano mia mamma. Io piangevo perché la
madre è la cosa più sacra per un figlio o una figlia. Volevo essere un maschio
per litigare con loro; a volte mi toccavano il seno però io non mi concedevo.
Una volta un signore anziano mi disse che mi avrebbe dato 50 pesos
per fare l'amore; io gli dissi di offrirli ad una puttana, ché se vendevo per
strada lo facevo solo per sopravvivere. (…) Le mie zie non mi vogliono bene e
un giorno litigai con una delle mie cugine. Lei mi disse che io vendevo troppo
rapidamente perché in realtà andavo con gli uomini; diceva che io mi sedevo
per strada ad aspettare gli uomini per farmi dare i soldi. A me veniva in mente
un vecchio proverbio che dice "el que las usa, las immagina" (chi lo
immagina lo fa). Lei mi diceva che ero una vagabonda, mi tirava addosso le
cose; io non rispondevo niente, solo mi raccomandavo a Dio e lei, un giorno,
riceverà il giusto castigo.
Adacilia Ramirez, 15 anni, Ocotal
Un giorno stavo vendendo enchiladas e persi i soldi che avevo nella
borsa. Arrivai piangendo a casa e i miei mi sgridarono. Il giorno seguente
tornai a perdere altri soldi e mi picchiarono.
niña de Somoto
Mi sono unita al gruppo quando il progetto stava partendo. Mi sono
unita motivata sia dagli educatori del gruppo sia da mia madre. (…) Prima
non stavamo unite in gruppo; avevamo meno motivazioni per mancanza di
solidarietà e appoggio da parte degli adulti. Prima c'era molta droga,
maltrattamenti e discriminazioni.
84
Ora nel gruppo siamo ben organizzati, motivati e con un po’ di
appoggio da parte degli adulti. Sono stati riconosciuti alcuni nostri diritti, non
ci sono quasi più abusi e discriminazioni, i ragazzi che consumavano droga
non lo fanno più, per il momento.
Del gruppo mi piace che siamo molto partecipative, responsabili,
rispettose, attive e non lasciamo che il gruppo si perda e sparisca. La
maggioranza di noi sta sempre insieme in allegria. Ci sono però delle cose
che non mi piacciono; per esempio non tutti partecipano al gruppo. Alcuni
non sono partecipativi nel gruppo, non si preoccupano che il gruppo migliori
e non fanno alcuno sforzo per motivare il gruppo e motivarsi essi stessi.
Con il gruppo organizziamo differenti tipi di attività, sia ricreative sia
per recuperare soldi da usare per il nostro fondo per il materiale scolastico.
Abbiamo affrontato diversi temi come il maltrattamento, gli abusi sessuali, le
discriminazioni sessuali, l'emarginazione etc.
Alcune attività sono servite per farci conoscere dagli adulti e perché
comprendano i nostri diritti di uguaglianza, perché non ci sfruttino e non ci
emargino. (…) Ora siamo ascoltati e compresi sia dai padroni delle istituzioni
sia da quelli delle imprese.
Rosa Adela Meneses
Attraverso il gruppo abbiamo ottenuto nuove capacità. Abbiamo saputo
che non eravamo i soli ad avere queste difficoltà, che ci sono molti bambini ed
adolescenti che lavorano in strada. Il gruppo ci ha aiutato anche a guardare
in avanti e provare ad essere qualcuno nella vita e a far sì che nessuno ci
umili o ci maltratti.
Marisella Torres R.
85
Io penso che non sto rubando. Lavoro, faccio qualunque cosa, pulisco i
vetri, lucido le scarpe, qualunque cosa, mi guadagno da vivere. Lavoro e
sento che quello che guadagno è frutto del mio sudore, e se consegno dei soldi
a mia mamma è perché è uno sforzo che facciamo tutti insieme.
Quello che non mi piace è che alcune persone, a volte, ci chiamano
huelepega92, dicono che rubiamo. Faccio parte del progetto perché
mia
mamma non vuole che mi comprometta nella strada. (…) In futuro voglio
andare per le strade come gli educatori, cercando bambini a cui fare lezione.
Giovanny Alfonso Aleman Garcia, 14 anni
Pulisco le scarpe. Avevo 10 anni quando iniziai a lavorare. Lavoro per
pagarmi gli studi e aiutare la mamma. Quando mia mamma ha bisogno io
dico "calma, vado io a cercare qualcosa".
In futuro vorrei essere un buon meccanico. Non voglio avere nessun
vizio perché sono contrario alla droga. La cosa più importante per me
sarebbe quella di rimanere nel progetto abbastanza a lungo, in modo da
aiutare i bambini che vivono sulla strada e fanno uso di droghe. Consiglierei
a loro di smettere e di entrare nel movimento. Insieme possiamo chiedere a
Humberto Belli (Ministro dell'educazione), di rendere l'istruzione gratuita.
Perché se non si hanno i soldi per i libri, se non si paga la tassa di istruzione
non ci fanno proseguire gli studi. Se la Presidente, Violeta Barrio de
Chamorro, vuole veramente aiutare i bambini, deve trovare il modo di
lavorare con noi e spingere Belli a rendere l'istruzione davvero gratuita. E
che, per favore, venga proibita la vendita della pega.
Carlos Alfonso Fonseca, 14 anni
92
La "pega" è un allucinogeno a basso prezzo che molti bambini nicaraguensi
inalano. Gli huelepegas sono i bambini che fanno uso della pega.
86
Mi sono integrata al progetto a metà del 1993 spinta dai miei fratelli e
da mia cognata che mi hanno parlato bene del progetto; inoltre i Natras
avevano il tempo per la ricreazione, dibattevano su vari temi e apprendevano
capacità manuali. (…) Io non volevo stare sotto il "dominio" dei miei genitori;
volevo divertirmi e non stare solo a studiare, a vendere o a occuparmi della
casa ma volevo anche avere un po’ di libertà di espressione rispetto agli altri
e libertà nel decidere quello che voglio o non voglio fare. Il motivo principale
della mia decisione fu che le persone che erano integrate in questo gruppo si
esprimevano in maniera molto allegra e poi volevo conoscere più amiche.
Io entrai nel gruppo poco a poco. Prima andavo ad accompagnare le
mie sorelle alle riunioni poi decisi di chiedere di essere integrata anch'io. (…)
Le cose che mi piacciono del gruppo è che ognuno di noi può esprimere la
propria opinione; c'è una miglior comunicazione e, soprattutto, una miglior
relazione e fiducia reciproca. (…) Organizziamo attività ricreative; scegliamo
dei temi per poi analizzarli; abbiamo anche attività manuali come fare disegni
o cartoline di auguri. Inoltre abbiamo elaborato alcune testimonianze sulla
nostra vita che ci hanno aiutato a conoscerci meglio.
Lidamar Lòpez Zeledòn, 13 anni
Lavoro come domestica dall'età di 7 anni, il mio lavoro è facile: lavo,
stiro, cucino e pulisco. Quasi non mi pesa perché già sono grande, una
signorina. Lavoro a casa mia, siamo tutti bambini lavoratori e, anche se
siamo poveri, siamo poveri allegri e puliti. Mi piace lavorare, perché quando
siamo tristi e facciamo qualcosa, mi emoziono e trovo una motivazione. Il
lavoro è naturale, tutti dobbiamo avere il diritto di lavorare e di essere pagati
adeguatamente. Il progetto mi piace, informiamo la gente che noi lavoriamo e
non siamo dei vagabondi. (…) Desidero che tutti i diritti dei bambini siano
87
rispettati, perché se la polizia vede che qualcuno sta maltrattando un
bambino, la polizia deve intervenire ed aiutarlo.
Blanca Lydia Hernandez, 13 anni.
Ho scelto le testimonianze che ritenevo più significative anche se da
tutte, nessuna esclusa, emergevano appassionanti racconti e preziose
informazioni sul vissuto quotidiano dei bambini lavoratori, carico di
esperienze e difficoltà.
La semplicità e la genuinità di queste testimonianze possono aiutarci a
comprendere, nel percorso intrapreso, non solamente le difficili situazioni che
questi minori devono affrontare, ma anche la percezione che gli stessi hanno
della loro condizione.
La povertà è il filo conduttore che lega tutte queste esperienze; è il
contesto nel quale vivono tutte le famiglie dei bambini che lavorano e che
limita le opzioni di vita e le scelte che il minore può compiere.
Spesso il lavoro, oltre che faticoso, è pericoloso, specialmente per le
ragazzine, più esposte agli abusi degli adulti di una società profondamente
machista. Abusi che non vengono perpetuati solamente su bambine poco
protette che lavorano in strada, ma, stando alle testimonianze, anche su molte
di quelle bambine che svolgono il lavoro di domestiche.
La maggior parte dei minori che si occupa dei lavori domestici, presso
altre case, ma ancora di più presso la propria abitazione, è infatti rappresentato
da bambine. Spesso queste sono contente e orgogliose di aiutare la madre nella
gestione della casa, anche se criticano la scarsa considerazione data dai
genitori alle loro mansioni casalinghe. Tali mansioni possono essere concepite
come un vero e proprio impegno lavorativo, sia per il carico di fatica e di
responsabilità che implicano (pulire, cucinare, accudire i fratelli minori), sia
88
per il valore economico che hanno, rendendo possibile, per esempio, ad uno
dei genitori di avere più tempo per lavorare fuori casa.
Proprio la vita familiare è un elemento poco studiato dalle indagini
classiche sul fenomeno del lavoro minorile. Dalle testimonianze possiamo
notare che molti Natras lamentano un pessimo rapporto con il padre, descritto
spesso come autoritario ed in alcuni casi anche alcolizzato e violento. Le
statistiche ci dicono che sono molto numerosi in Nicaragua i casi di
abbandono del nucleo familiare da parte del padre. In tali circostanze la
famiglia inizia una vera e propria lotta per la sopravvivenza e, sia la madre che
i figli, si ritrovano ad assumere un ruolo molto più impegnativo di quello che
spetterebbe loro.
La madre, dalle testimonianze, appare come una figura più sensibile
alle esigenze del bambino anche se talvolta, alla pari del padre, rimprovera
fino addirittura a maltrattare fisicamente i figli, se questi non portano a casa i
soldi attesi. Il disagio familiare che spesso emerge da questi brevi racconti,
non può però essere interpretato separatamente dal contesto di grave povertà
che colpisce queste famiglie, favorendone una crisi non solo economica ma
anche relazionale.
La strada è per i bambini luogo di fatica, talvolta di violenza subita e in
alcuni casi anche di abuso di sostanze stupefacenti. Allo stesso tempo,
lavorando in strada, i bambini si creano anche nuove amicizie e momenti di
gioco e divertimento.
Il minore che lavora in strada vuole essere rispettato e non vuole essere
considerato come un vago93, ma come un bambino che lavora e si sacrifica. I
Natras percepiscono da parte della società un'ostilità cieca, che ritengono
immotivata e a priori. Nonostante ciò, il minore lavoratore, è orgoglioso del
proprio impegno e ritiene indispensabile il contributo che dà alla sua famiglia
Per assurdo infatti, la società vede i Natras come bambini che svolgono
un lavoro poco onesto e dignitoso. Giovanni Alfonso di 14 anni racconta "Io
penso che non sto rubando. Lavoro, faccio qualunque cosa, pulisco i vetri,
93
vagabondo
89
lucido le scarpe, qualunque cosa, mi guadagno da vivere. Lavoro e sento che
quello che guadagno è frutto del mio sudore". I Natras comprendono di essere
percepiti da molti come dei mezzi ladruncoli quando invece, nonostante la
situazione di estrema povertà nella quale il sistema li ha relegati, compiono un
grande sforzo per svolgere i lavori più onesti e dignitosi possibile.
Un altro considerevole sforzo realizzato dai ragazzi, malgrado le
difficoltà che questo implica, è quello di proseguire gli studi. Colpisce, per
esempio, la caparbietà di Gabriel (13 anni) che vive separato dalla propria
famiglia e trova ugualmente la forza per guadagnarsi in qualche maniera dei
soldi per frequentare la scuola. "Lavoro per me stesso; per pagarmi gli studi,
per mantenermi, per vestirmi, dato che non vivo con i miei genitori (…) Non
posso lasciare la scuola. Per il momento va bene però se abbandono devo
ripetere il sesto anno. Il problema è che sopra i 13 anni uno non può ottenere
il sesto anno. E' una legge. Posso perdere i miei anni di studio; non mi
conviene".
Il bambino che lavora, attraverso la partecipazione ai progetti
dell'Inprhu, vuole ottenere il rispetto da parte della società. Spesso la delusione
per un mancato riconoscimento da parte del sistema sfocia in un
comportamento autolesionista (rassegnazione, abuso di droghe, partecipazione
a reti delinquenziali). Il movimento dei Natras prova a convertire questo
orgoglio frustrato in un percorso di maggiore crescita personale del Natra e
attraverso una più generale critica al sistema e più costruttive richieste alle
autorità. Secondo Giangi Schibotto94, è necessario superare la concezione che i
NATs siano solamente una sommatoria di individuali disperazioni e
riconoscendo loro diritti come gruppo sociale. "Attraverso il gruppo abbiamo
ottenuto nuove capacità. Abbiamo saputo che non eravamo i soli ad avere
queste difficoltà, che ci sono molti bambini ed adolescenti che lavorano in
strada. Il gruppo ci ha aiutato anche a guardare in avanti e provare ad essere
qualcuno nella vita e a far sì che nessuno ci umili o ci maltratti".
94
Schibotto, Giangi, Niños trabajadores. Costruyendo una identitad. Lima, IPEC,
1990.
90
Molti Natras interpretano inoltre come positiva la possibilità di
partecipare attivamente e concretamente alle attività, unitamente alla capacità
di comunicazione e dialogo che si sviluppa all'interno del gruppo. Infine, in
tutte le testimonianze, emerge con tenerezza la volontà di appartenere al
gruppo per un semplice desiderio di avere nuove amicizie e momenti di svago.
91
2. I NATs in Colombia e Venezuela
2.1 Processo organizzativo dei NATs in Colombia
In Colombia i minori che partecipano al movimento dei NATs sono
quasi un migliaio. Tutte le realtà del movimento hanno intrapreso un percorso
nel quale i bambini lavoratori partecipano in maniera attiva alle attività del
gruppo e dove viene proposta una visione alternativa al tradizione approccio
del totale abolizionismo, anche se non tutte si riconoscono in toto nei principi
dell'approccio della valorizzazione critica.
La Colombia è uno dei paesi dell'America Latina con maggiori
disuguaglianze all'interno della popolazione. La crisi economica dei settori
popolari è oramai endemica e ciò costringe molti minori a lavorare per
sopravvivere e contribuire alla sopravvivenza della propria famiglia. Le
statistiche parlano di circa due milioni di minori che lavorano nel paese.
Il processo organizzativo dei Niños, Niñas y Adolescentes Trabajadores
colombiani inizia nel 1995 quando congiuntamente, la Fundacion Creciendo e
il Proyecto Pequeño Trabajador, convocano un primo incontro nella città di
Choachi. Questo incontro permise la socializzazione di alcune proposte
riguardo al tema della nascita di un movimento dei bambini lavoratori in
Colombia. Da questo momento si cominciano a cercare altre organizzazioni e
realtà che lavorano assieme ai NATs, per avviare un percorso comune.
All'incontro di Coachi seguirono diversi Incontri Regionali (tra i quali quello
di Paisa, di Cundiboyacense, di Medellin, di Popayàn, di Bogotà y Cicuta) e
Nazionali (il secondo a Rio Negro Antioquoia, il terzo ad Armenia). Nasce
inoltre una rivista del movimento come contributo alla diffusione e
sensibilizzazione dei temi legati alla realtà del lavoro minorile.
Nel 2005 si riunisce il coordinamento nazionale a Bogotà dove viene
costituita la ONATsCOL, gruppo organizzato rappresentativo delle varie
realtà dei NATs colombiani e raccordo con il MOLACNATs, il movimento
92
organizzato dell'America Latina. Sono stati inoltre attivati seminari per i
collaboratori adulti, nei quali vengono affrontate le problematiche legate al
lavoro minorile, con particolare attenzione alla attuazione della politica sociale
del governo.
2.2 Il progetto del Pequeño Trabajador
Da quasi venti anni il progetto "il Piccolo Lavoratore" lavora in un
quartiere marginale di Bogotà (Patio Bonito) per la valorizzazione della vita
dei bambini e delle bambine lavoratrici. Promuove la creazione di gruppi di
minori lavoratori come spazio per la difesa dei propri diritti e la ricerca di
condizioni più dignitose di vita e di lavoro. I gruppi sviluppano un'esperienza
di partecipazione ed organizzazione infantile che ha come obiettivo lo
sviluppo umano, l'autostima e l'apertura di spazi per il protagonismo e la
partecipazione sociale dei bambini e delle bambine.
Attualmente al progetto partecipano otto gruppi di NATs (circa 200
bambini/e e adolescenti tra i 5-17 anni), due gruppi di madri lavoratrici ed un
equipe di accompagnamento ed animazione formato sia da professionisti sia
da ragazzi e ragazze impegnati in questa azione, che vivono tutti nello stesso
quartiere.95
Riporto di seguito un' intervista fatta ad un collaboratore del Pequeño
Trabajador nel novembre del 200696.
"Come nasce La Fundaciòn Pequeño Trabajador e quando si è inserita
nel Movimento latinoamericano dei Niños y Adolescentes Trabajadores?
95
www.Natsper.org
www.ifejants.org/new/docs/boletines/colaboradores
96
93
La Fundaciòn Pequeño Trabajador sta per compiere 20 anni.
L'esperienza iniziò nel Patio Bonito (quartiere periferico di Bogotà) per creare
uno spazio per i bambini che lavoravano, attraverso un approccio evangelico.
Alcuni di noi venivano da esperienze nel MIDADEN, il movimento
Internazionale dell'Apostolato dei bambini. L'elemento del protagonismo
infantile era presente fin dall'inizio ma solo successivamente incontrammo il
Movimento Latinoamericano dei NATs. Dall'incontro di Buenos Aires del
1992 ci unimmo a loro per costruire una realtà dell'America Latina.
Cosa ha significato l'esperienza di entrare all'interno di una dinamica
Latinoamericana per la Fundaciòn Pequeño Trabajador?
La nostra esperienza e la partecipazione al Movimento sono due cose
distinte. Facciamo parte del Movimento ma manteniamo un approccio nostro.
Abbiamo elementi in comune e altri no, però questo non ci impedisce di stare
insieme e costruire un progetto unico. Per esempio, noi consideriamo tra i
diritti dei NATs quello di sfruttare a pieno la vita, inteso non come ricreazione
ma come cultura e modo di vedere il mondo. Significa che la ricerca dei NATs
di loro stessi, che non sempre prendono parte dell'organizzazione, la ritrovano
anche in un viaggio: andare a conoscere il mare può essere tanto importante
quanto dibattere di politica.
Come si sostiene la Fondazione? si autofinanzia?
Abbiamo un autofinanziamento del 27%, il resto sono finanziamenti di
altre organizzazioni che ci sostengono. Tuttavia questo 27% di
autofinanziamento è la chiave per continuare ad essere quello che siamo; soldi
ottenuti in base al sostegno dei ragazzi e alle iniziative economiche che
realizziamo.
Usiamo la parola "Fondazione" perché non abbiamo altra possibilità.
Non siamo in realtà una vera e propria Fondazione; ci consideriamo una
organizzazione comunitaria con personalità giuridica. Legalmente non si
possono tenere dei bambini legati ad un'organizzazione.
Si tratta quindi di una fondazione a nome di adulti. Il gruppo dei NATs
è un'altra cosa?
94
Questo è un'altra sfumatura che ci differenzia dal Movimento: Noi
sentiamo che l'organizzazione dei NATs senza adulti non esiste; noi siamo
nell'organizzazione come loro. Per noi la sfida pedagogica è organizzarci con
loro, avere percorsi congiunti e prendere insieme decisioni politiche. E' una
costruzione collettiva. Insieme siamo una organizzazione comunitaria, adulti,
bambini e adolescenti, che difendiamo la dignità dei NATs; questa è la nostra
definizione.
Crediamo che sia una proposta più stimolante; più del dire: tu
organizzati, però io continuo ad essere adulto qua fuori e manipolo da qua!
Noi abbiamo un Equipo de Animaciòn mista, adulti e bambini, dove le
decisioni politiche non sono prese solamente dai bambini.
Anche voi avete voce e voto?
Sì, quando agiamo come organizzazione Pequeño Trabajador, ma come
Movimento votano solo i bambini.
E come procede l'esperienza dell'organizzazione nazionale dei NATs?
La ONATsCOL, Organizzazione dei NATs colombiani, è formata da
tre esperienze di Bogotà e da sette di tutto il paese.
Non è facile lavorare, a causa del violento contesto colombiano. Non è
facile costruire una esperienza con profilo politico, la gente preferisce una
cosa più leggera per parlare di infanzia. Inoltre, siamo un paese che è al centro
della proposta per l'America Latina dello sradicamento del lavoro minorile.
Qui è iniziato il percorso dell'IPEC sul lavoro nelle miniere; qui è quindi
molto forte la presenza dell'OIL e dei suoi soldi.
Che successi ha ottenuto la politica di sradicamento del lavoro
minorile in Colombia?
La Colombia è uno dei paesi che loro considerano e presentano come di
maggior successo nel settore dell'abolizionismo. Si parla di un milione in
meno di bambini lavoratori, anche se le cifre variano molto. La cifra ufficiale
è di 2 milioni e 700 mila bambini. La seconda è di 1 milione e 600 milioni.
Senza contare i minori di 12 anni perché non sono riconosciuti come
95
lavoratori. Da un momento all'altro spariscono le cifre. Per presentare progetti
le cifre sono enormi, per presentare gli studi sui progressi le cifre sono
piccole! (…) I centri della politica di sradicamento sono delle case dove il
bambino si ferma tutto il giorno: mangia, studia, gioca e sta tutto il giorno
controllato perché non vada a lavorare. I bambini stanno lì, poi escono e
lavorano in altri momenti; la notte per esempio. Il bambino che sa di stare lì
perché è un bambino lavoratore, inizia un processo di distruzione
dell'autostima. Queste case hanno dei progetti per brevi periodi: i bambini
restano lì 3 mesi e dicono loro che non devono essere dei bambini lavoratori,
che è peccato, è orribile, poi il bambino esce e si ferma in strada senza voglia
di tornare a lavorare ma con le stesse necessità. Se le necessità sono le stesse,
può essere che cerchi altre strategie per risolverle, più rapidamente e con meno
sforzo. (…) Il Movimento dei NATs in Colombia agisce in un contesto molto
diverso. Il Movimento sta nascendo ogni anno, da 14 o 16 anni. Stiamo
lottando per costruirlo, però, in questo contesto di aggressività impressionante
delle organizzazioni abolizionista, è difficile.
Quanti NATs fanno parte del movimento colombiano?
Al Pequeño Trabajador
siamo circa 200 o 250. Sommando tutte le 7
esperienze, circa 800-1000. Le esperienze che partecipano, abbracciando fino
in fondo l'approccio della valorizzazione critica del lavoro non sono tante. (…)
Ora al Pequeño Trabajador stiamo affrontando il dibattito sul Codigo de
Infancia.
Il Codigo riconosce il diritto del bambino a lavorare?
Il Nuevo Codigo incorpora il lavoro all'interno di una prospettiva negativa; lo
accetta solo per i maggiori di 15 anni.
E i mezzi di comunicazione come "trattano" la realtà dei bambini lavoratori?
Ne parlano come una vergogna, come una forza oscura che li muove. C'è
sempre un trattamento aggressivo e poi vengono distorte alcune cose; si
vincola per esempio il lavoro di strada alla prostituzione. La gente quando
96
pensa al lavoro minorile pensa alla prostituzione, ai mendicanti, ai bambini in
guerra o nel narcotraffico, come se questo fosse lavoro!
I mezzi di comunicazioni vi danno spazio?
Sì, quando ci consultano. Una volta all'anno c'è un programma che ci chiama e
ci presenta… non è un grande scenario, però ci cercano. Ci chiamano se
vogliono ascoltare qualcosa di differente; per avere un'opinione di contrasto.
Non è la stampa in generale, sono alcune persone specifiche che cercano una
opinione differente. Qualche tempo fa abbiamo partecipato ad un programma
molto carino, molto rispettoso. All'inizio ci domandarono se potevano
oscurare il volto dei bambini, come se fosse un delitto lavorare. Io però ho
firmato l'autorizzazione e abbiamo proseguito perché non ci vergogniamo di
quello che i bambini fanno. I giornalisti li hanno intervistati e sono stati
contenti di come è andata. L'orribile banda nera che solitamente pongono sui
volti dei bambini hanno una grande forza simbolica.
I mezzi di comunicazione colombiani sono duri. Qui l'infanzia esiste solo
quando riceve assistenza o quando è protagonista di delitti, sono le uniche due
immagini che la stampa cerca."
97
2.3 NATs in Venezuela
La realtà che in Venezuela lavora da più tempo con i bambini di strada
è il MOANI. Fondato nel 1976 da Padre Roberto Lebegue, sacerdote e operaio
di un quartiere popolare dello stato del Lara, il MOANI si sviluppa
progressivamente anche in altri quartieri e nelle zone rurali delle province
vicine. Al MOANI, costituito attualmente da 15 gruppi dislocati in tutto il
paese, partecipano niños y adolescentes dei settori popolari, ma non
esclusivamente trabajadores. La valorizzazione critica non è perciò
l'approccio di riferimento per tutti i gruppi del MOANI, anche se, l'elemento
dell'appartenenza dei bambini alle fasce più povere della popolazione del
paese e la loro partecipazione attiva all'interno dei gruppi, avvicina molto il
MOANI al Movimento Latinoamericano dei NATs. Il gruppo del MOANI di
Barquisimeto è invece formato esclusivamente da bambini lavoratori (oltre ad
essere maggiormente laico e impegnato nella crescita del movimento
internazionale dei NATs)97.
Negli ultimi anni i gruppi di NATs sono aumentati ed hanno iniziato
percorsi di coordinamento tra le varie realtà del paese e anche con realtà di
altri paesi latinoamericani.
Nel 2003 nasce il CORENATs , nato come coordinamento delle diverse
realtà che lavorano con i bambini: l'ASUNICA, associazione di bambini di
strada; l'AMICAL, organizzazione governativa per la formazione di bambini di
strada ora gestita dai bambini stessi; la rete contadina di scuola cattoliche; ed
infine il MOANI.
Yajaria Silva, 15 anni: "sono delegata del CORENATs di Lara (…) è
quasi due anni che faccio parte del movimento, da quando ci fu un incontro
regionale nel Barquisimeto. Mi dissero che c'era un laboratorio, non sapevo
esattamente di cosa si trattasse, ma ci andai e mi spiegarono dell'INPSASEL,
97
Corenats, Informe del Proceso de preparación y celebración del II Encuentro
nacional de Niños, Niñas y Adolescentes Trabajadores, Trujillo dal 1 al 4 settembre
del 2005, scritto privato.
98
l'Istituto Nazionale di Prevenzione, Salute e Sicurezza Lavorativa, che fa parte
del Ministero del Lavoro, dove c'è un progetto che si chiama Pro-NATs, un
progetto con il quale il governo aiuta i NATs del Venezuela. Andai e mi
elessero come delegata della scuola contadina, e così continuai a partecipare.
Io rappresento i gruppi di campagna, ed altri ragazzi quelli della città. Siamo
stati all'incontro nazionale dove c'erano altre realtà e abbiamo fatto un filmato.
C'era chi lavorava nel mercato, chi come lustrascarpe e chi lavorava nei
campi. Per i bambini della campagna è difficile incontrarsi, perché trovare il
denaro per i trasporti è difficile. Ad esempio io vivo a Moràn, che sta a quattro
ore da Barquisimento. Ci riuniamo ogni 15 giorni, prima era ogni settimana,
ma era troppo difficile perché bisognava anche trovare i soldi tutte le
settimane. Ad andare siamo in pochi, non più di tre perché il biglietto è
costoso. Quando torniamo a casa raccontiamo cosa è successo alla riunione a
quelli che non sono venuti. (…) Nel movimento inoltre offriamo dei laboratori
di formazione. In questi laboratori siamo noi a scegliere le tematiche, le date; i
collaboratori si incaricano di cercare qualcuno che sia esperto e ci possa
parlare dei temi scelti, in modo da discuterne assieme. (…) Per me è
importante far parte di un gruppo di NATs perché noi quando stiamo da soli
non ci rendiamo conto che stiamo lavorando, e molte volte ci sfruttano.
Siccome non sappiamo niente di queste cose non possiamo nemmeno
rendercene conto. Anch'io, come altri amici che lavorano, non sapevo che era
possibile trovare un sostegno… impariamo a distinguere le cose… si impara
molto. Il gruppo mi permette di crescere e chiarisce i miei principi come
lavoratrice, come bambina e come persona nella società. Per esempio è
importante sapere che c'è una legge che mi protegge, come posso difendere i
miei principi etc"98.
Il movimento venezuelano ha trovato, negli ultimi anni, il sostegno del
governo di Chavez, impegnato concretamente nell'attivazione di programmi
per l'appoggio e la protezione dei NATs, come ad esempio il Programma Pro-
98
Arianna di ItaliaNats, Viaggio in Venezuela: incontri, scritto privato
99
NATs del Ministero del Lavoro. Altri progetti dovrebbero essere attivati in
futuro ed altre proposte del movimento dei NATs sono attualmente discusse
con il governo e le autorità locali.
Presento di seguito le linee di azione del Programma PRONATs
dell'INPSASEL, Istituto Nacional de Prevencion, Salud y Seguritad Laboral
enunciate nel sito del Minstero para el Trabajo y Securitad Social99.
- Coordinamento delle attività con il Consiglio Nazionale del Diritto del
bambino, delle bambine e degli adolescenti;
- rafforzamento del sistema di supervisione e controllo delle condizioni
di lavoro degli adolescenti lavoratori;
- determinazione di un Programma di supervisione e controllo delle
condizioni di lavoro del NAT (niño y adolescente trabajador) nel settore
dell'economia informale;
- classificazione e attuazione delle categorie di lavoro pericoloso e
nocivo per il NAT, prendendo in considerazione le condizioni nelle quali si
realizzano tali lavoro e i rischi per la salute del NAT;
- implementare un programma di attenzione medica e occupazionale
per i NATs;
- implementazione di programmi di capacitazione in materia di
organizzazione e partecipazione protagonistica del NAT (organizzazioni
sindacali, comitati di igiene e sicurezza lavorativa);
- promuovere spazi di incontro e partecipazione del NAT e di entità di
attenzione per la elaborazione, l'esecuzione ed il controllo di politiche, piani,
programmi e progetti, in materia di salute e lavoro;
- creazione di una base di dati sull'ubicazione economica e sulle
condizioni di lavoro del NAT.
99
www.inpasel.gov.ve
100
Obiettivo del Programma: Stabilire un sistema di controllo delle
condizioni di lavoro del Niño y adolescente trabajadore, che permetta la
protezione della sua salute per un effettivo sviluppo personale e sociale.
101
APPENDICI
1. Intervista a Juan Diego e ad Anna Maria, NATs di
Lima e delegati del Manthoc in visita in Italia. (Ottobre 2005)
1.1. Intervista a Juan Diego
o Francesco: Le prime domande sono più personali, dopo cominceremo a
parlare del
Manthoc.Come ti chiami?
o Juan Diego: Mi chiamo Juan Diego, ho 16 anni, sono il delegato
nazionale del Manthoc, vengo da Lima.
o Francesco: Che lavoro fai e che lavoro/i hai fatto?
o Juan Diego: Attualmente sto lavorando come giardiniere, lavoro da
quando ho 7 anni, nel settore
dell’agricoltura; in seguito ho lavorato
macellando e vendendo polli, successivamente vendendo caramelle, sia
per
strada che in un
negozio.
o Francesco: I tuoi genitori che lavoro svolgono?
o Juan Diego: Mio padre lavora del settore della frutta, mia madre vende
caramelle.
o Francesco: Tu vai a scuola?
o Juan Diego: Sì, la mattina vado a scuola… e sono il primo della classe!
o Francesco: Eeh…
o Juan Diego: Occupo il posto migliore, sono sempre stato il migliore!
Lavoro nel pomeriggio, dalle 2 alle 5.
o Francesco: Ti piace il tuo lavoro?
o Juan Diego: Il lavoro mi è sempre piaciuto moltissimo. Per questo ho
svolto molti lavori, perché mi
è
sempre
piaciuto,
rapportarmi alle persone; inoltre tramite il lavoro apprendo
mi
piace
molti
valori, come la responsabilità, la puntualità, la capacità di risparmiare, il
reciproco aiuto che noi sentiamo di scambiarci gli uni gli altri. Più del
102
lavoro, ci
gratifica il
fatto di non doverci sentire come impotenti
che non
possono fare niente nella vita.
o Francesco: E’ stata la tua famiglia a volere che tu lavorassi, oppure hai
cominciato tu, di tua iniziativa?
o Juan Diego: Ho cominciato assolutamente per volontà mia. Già quando
ero piccolo,prima dei
sette anni, ero curioso e volevo sempre
aiutare mio padre e mia madre quando li vedevo lavorare. E già allora
mi piaceva molto aiutare mio padre, ogni volta che lo accompagnavo ai
campi lo facevo con gusto.
o Francesco: E i tuoi fratelli e i tuoi amici, se lavorano, che lavoro fanno?
o Juan Diego: I miei fratelli… Tra me e i miei fratelli c’è sempre stato un
ottimo rapporto, non abbiamo mai litigato, abbiamo sempre condiviso
tutto; tra loro, uno lavora nel disegno grafico, in una tipografia; le mie
due sorelle sono
casalinghe, ma svolgono comunque lavoretti
manuali di artigianato; ho una sorella minore, che lavora nell’agricoltura
con mio padre. I miei amici invece come lavoro cantano sugli autobus,
oppure aiutano i loro zii nelle pollerie. Avevo anche amici che come
lavoro svolgevano servizio taxi
portando le persone sui carretti, oppure
vendendo pane.
o Francesco: E pensi che la scuola ti possa aiutare per trovare un buon
lavoro quando sarai grande?
o Juan Diego: A scuola sicuramente si impara molto; accade però, non
molto di rado, che i professori non spieghino bene, siano poco motivati
poiché non ricevono il giusto stipendio. Senza la sicurezza economica
legata ad un salario adeguato, i professori insegnano ma non ti seguono;
se apprendi bene,
altrimenti non fa niente.
o Francesco: E come venivi trattato da chi ti dava il lavoro? C’era una
differenza di trattamento tra quando lavoravi per tuo padre e quando
lavoravi per altra gente?
o Juan Diego: Beh, quando lavoravo con mio padre tutto era diverso, c’era
sempre una atmosfera bella, allegra, perché si stava in famiglia. Quando
ho lavorato per mia zia, macellando e vendendo polli, dovevo sempre
103
alzarmi molto
presto, alle 3 (dovevo essere sveglio per preparare la
cucina) e quindi
arrivavo a scuola in ritardo. Questo mi infastidiva
molto, il mio rendimento scolastico ne risentiva, e io ero troppo stanco
per stare attento a tutte le
lezioni. Mia zia aveva molti problemi
con i suoi figli, in più soffriva di osteoporosi, soffriva molto; perciò era
sempre isterica.
o Francesco: Ma la maggior parte di voi lavora con i genitori o comunque
con parenti?
o Juan Diego: Alcuni di noi lavorano con i genitori, dando un apporto alla
famiglia, però alcuni preferiscono altri tipi di lavoro a quello svolto dai
genitori e lavorano per conto loro, come dipendenti presso qualcun'altro.
o Francesco: Secondo te è peggio lavorare per altri?
o Juan Diego: Beh, se lavori da solo vai incontro a molti problemi,
lavorare nella strada è duro; se lavori per altri non puoi sapere com’è il
carattere del datore di lavoro, magari all’inizio sembra in un modo e poi
si rivela il contrario.
o Francesco: Qual è l’atteggiamento della polizia nei vostri confronti?
o Juan Diego: Soprattutto prima non era raro che venissero a cercarci e a
picchiarci,
nei mercati o in altri luoghi pubblici, gridandoci che non
dovevamo lavorare ma solo andare a scuola, senza
andavamo comunque a scuola,
sapere che noi
e lavoravamo anche per poterci
permettere di continuare gli studi. Però ora abbiamo un rapporto
migliore con la polizia, grazie anche ad un nuovo programma di
supporto dei bambini lavoratori di strada, chiamato “programma
colibrì”, che mira a fare sì che i minori lavoratori possano
lavorare in
condizioni degne.
o Francesco: Questo programma è riservato a voi del Manthoc?
o Juan Diego: Sì, è con il Manthoc che noi abbiamo cominciato questo
programma colibrì, affinché anche la polizia fosse messa al corrente di
chi fossimo e di come portassimo avanti i nostri progetti di studio e di
lavoro.
o Francesco: Posso chiederti quanto guadagni?
104
o Juan Diego: Il mio guadagno effettivo è di 220 soles al mese , perché dei
300 soles del mio stipendio almeno 80, a volte 100 soles, li uso per
raggiungere il posto di lavoro; essendo questo molto lontano da casa
mia, devo prendere ogni giorno gli autobus.
o Francesco: E dov'è casa tua? In un quartiere povero o ricco?
o Juan Diego: Il mio quartiere è Villa el Salvador100, un quartiere dove
abitano famiglie giunte a Lima in cerca di lavoro e di una nuova
abitazione, dopo essere fuggite dai terremoti che per un periodo hanno
interessato molte
zone della Sierra101 peruviana. Molti si sono
costruiti lì la propria abitazione. Io non ho una casa, la mia famiglia
abita in una cappella! Infatti i miei genitori sono guardiani di questa
cappella, e insieme teniamo in ordine la casa di Dio; mio padre tiene
molto alla mia educazione religiosa.
o Francesco: Quindi sei religioso?
o Juan Diego: Sì, perché credo in Dio e nella fede.
o Francesco: Dicevi, del tuo quartiere..
o Juan Diego: Nel mio quartiere pullula la micro-criminalità, in quanto la
maggior parte delle famiglie ha
bisogno di denaro e il governo non fa
niente per sopperire a queste mancanze. E’ la necessità che fa sì che
molti ragazzi rubino.
E’ comunque un quartiere carino, poiché c’è molta confidenza fra le
persone, l’atmosfera che c’è aiuta la socializzazione, in più sono tutti
grandi chiacchieroni! Abbiamo la nostra bella spiaggia, a sud del
quartiere, e delle rovine di un vecchio santuario.
o Francesco: Anche i tuoi amici vivono lì?
o Juan Diego: Sì.
o Francesco: Tra i lavori che svolgono i tuoi amici, qual è il peggiore
secondo te?
o Juan Diego: Tra i miei amici non ho visto forme peggiori di lavoro, ma
in Perù esistono bambini lavoratori che cadono nel mondo della
100
101
Uno dei cosiddetti pueblos jovenes [nuovi villaggi] di Lima.
Zona andina.
105
prostituzione infantile, oppure che vengono sfruttati nel lavoro in
miniera o in altre condizioni non adeguate al tipo di lavoro che svolgono
o alla loro età.
o Francesco: Tu come trascorri le tue giornate?
o Juan Diego: Mi alzo alle 6, perché la mattina presto aiuto i miei genitori
a tenere la casa prima di uscire. A volte mi piace alzarmi per primo e
preparare la colazione per tutti, perché so che il lavoro che li aspetta è
stancante. Quindi
mi alzo, preparo la colazione, preparo i miei
quaderni e vado a scuola. E lì sto sempre attento![ride..] Aiuto i miei
compagni ogni volta che me lo chiedono. Dopo la scuola vado alla
mensa popolare a prendere da mangiare. Infatti non c’è nessuno che
mangia a casa, i miei genitori lavorano tutto il giorno e non possono
preparare da mangiare all’ora di pranzo, loro mangiano sul posto di
lavoro.
Il sabato vado al Manthoc. La sera mi capita di guardare un po' di
televisione, soprattutto i telegiornali, per sapere meglio cosa succede in
Perù, per esempio tra i parlamentari. Una volta siamo stati in visita al
Parlamento, e i parlamentari hanno annunciato che stavano per riunirsi
per
prendere decisioni di grande impatto per la comunità, e che
avrebbero lavorato tutta la notte. Il giorno seguente veniamo a sapere che
a mezzanotte avevano approvato l’aumento dei LORO stipendi del 20-30
per cento circa! Quindi abbiamo proprio avuto l’impressione di essere
ingannati da queste persone, che provavano a
giustificarci questo
aumento di spese pubbliche con la scusa che il loro era un lavoro
durissimo. Ma quale lavoro duro!
o Francesco: Ti sei fatto un’idea della vita dei bambini italiani e europei?
Se sì, vorresti vivere come loro?
o Juan Diego: Qui in Italia non so esattamente come vivono, però
qualcuno di loro
mi ha raccontato di sentire la scuola come un
obbligo pesante imposto dai genitori. In più ho visto che molti di
loro
fumano… A me non piacerebbe vivere così, non mi piacerebbe se
bambini più piccoli di me già passassero il loro tempo a fumare. Non mi
106
piacerebbe fare questa vita, perché è una vita
pericolosa per la salute,
per esempio il fumo può provocare il cancro ai polmoni.Per
questo
motivo io per esempio non bevo sostanze alcoliche; c’è qualche mio
cugino o amico che lo fa, ma io prendo sempre acqua minerale
o
bibite gassate, niente di più.
o Francesco: Ora vorrei farti alcune domande sul Manthoc. Da quanto
tempo fai parte del Manthoc?
o Juan Diego: Da 5 anni.
o Francesco: E lo conoscevi anche prima di entrare nel movimento?
o Juan Diego: No, l’ho conosciuto nel 2000, 2001 più o meno. In quel
tempo io vendevo caramelle; loro partecipavano alla messa nella chiesa
dove vivevo con la mia famiglia102, che si trovava proprio di fronte alla
casa del Manthoc. Perciò, ho iniziato ad avere contatti, ad osservarli, e
notavo che gli stessi NATs dicevano la messa, parlavano al pubblico, si
scambiavano le loro riflessioni sulla pace nel mondo e sullo scambio di
solidarietà e amore tra i popoli. Questo mi sembrò molto importante,
anche perché all’epoca io ero solo un bambino che vendeva caramelle,
ignaro di quali fossero i miei diritti e i miei doveri di minore lavoratore.
Allora mi recai alla casa del Manthoc di Villa el Salvador, e mi
accolsero benissimo; nella casa tutti abbandonano la timidezza, perché
tutti siamo bambini lavoratori, ognuno lavora in cose diverse ma siamo
tutti uguali, e questo ci fa sentire come in una famiglia. Nella casa le
cose
più importanti sono i nostri racconti delle esperienze lavorative
che facciamo.
o Francesco: Da quante persone è composto il tuo gruppo del Manthoc?
o Juan Diego: E’ interessante vedere l’inizio del mio gruppo. Il mio
gruppo nasce nella casa di Villa el Salvador, per iniziativa di una
collaboratrice che ha capito la nostra esigenza di avere un
luogo di
riferimento per organizzare le nostre riunioni e le nostre attività
lavorative. Il mio gruppo si chiama ATSOM, che significa Adolescentes
102
Prima Juan Diego aveva specificato che i suoi genitori sono i guardiani della
cappella dove vivono, a Villa el Salvador.
107
Trabajadores Organizados del Manthoc; per un periodo la collaboratrice
non poté partecipare al gruppo per problemi di salute, ma il gruppo non
ne risentì. Siamo un gruppo molto unito e organizzato, abituato all’autoorganizzazione. Abbiamo anche eletto un delegato. Nel gruppo noi
discutiamo della nostra vita, della nostra famiglia, siamo come fratelli, ci
raccontiamo tutto ciò che ci succede; se qualcuno sta prendendo una
cattiva strada glielo diciamo, lo correggiamo e gli diamo consigli.
Svolgiamo anche delle azioni nella nostra comunità, azioni che sono
molto importanti; per esempio c’è il problema dell’immondizia per la
strada. Molto spesso si vedono cumuli di immondizia per la strada, in
ogni luogo cani e topi morti, i rifiuti dei bagni…
Quando vediamo questa situazione, mandiamo una lettera alla
municipalidad di Villa
el Salvador richiedendo che
raccogliere l’immondizia tutti
passino a
i giorni; noi insistiamo molto, e allo
stesso tempo cerchiamo di sensibilizzare
la popolazione a non
rovesciare troppi rifiuti a marcire sulla strada.
Realizziamo anche diverse attività per finanziare il gruppo, come le
pulizie,
grazie agli insegnamenti dei collaboratori.
Nel nostro gruppo siamo approssimativamente venti, prima eravamo
dieci dieci-dodici, poi passarono gli anni, si sono aggiunti altri e noi
rimaniamo affinché il nuovo gruppo mantenga le caratteristiche di quello
creato da noi, affinché il nostro gruppo continui il più a lungo possibile,
visto che compie un sacco di azioni tanto per la comunità quanto
noi
per
stessi. In questo periodo noi stiamo girando per le strade,
consegnando volantini e cercando di trasmettere entusiasmo affinché
possa aggiungersi gente nuova e partecipare agli incontri del nostro
gruppo. Noi stessi organizziamo una disco vita, una specie di balli dove
si va condividendo le idee di tutti, ballando ogni tipo di musica, in
maniera naturale, e dopo si raccontano le proprie esperienze di gruppo,
di lavoro, come si organizzano i vari gruppi di Lima.
o Francesco: Quante volte vai al Manthoc ?
108
o Juan Diego: Noi ci riuniamo tutti i venerdì dalle sette alle otto, altrimenti
dalle cinque alle sette-sette e
mezza. Ma quando affrontiamo un
dibattito
importante, capita che noi ci tratteniamo al Manthoc fino
alle dieci
anche! Poi ci vediamo anche la domenica dalle tre alle
quattro. Abbiamo avuto dei problemi a stabilire un orario, perché
essendo tutti lavoratori non c'erano orari che andassero bene per tutti.
o Francesco: Quindi, ripensando alla tua vita di prima, conoscere il
Manthoc ti ha aiutato?
o Juan Diego: Sì. Mi ha aiutato a mettere a fuoco alcuni elementi in
particolare. Per esempio prima io non ero al corrente di quali fossero i
miei diritti, come ti dicevo. Ora so bene quali essi siano, e ho avuto così
modo di imparare tanto anche dalla critica costruttiva che i miei
compagni mi hanno fatto.
o Francesco: Che intendete quando parlate di trabajo digno103?
o Juan Diego: Significa per noi la possibilità di realizzare un lavoro fatto
per noi, un lavoro con dignità. Significa per noi la possibilità di non
imbatterci in quei lavori tipo la prostituzione infantile, lo sfruttamento
senza un adeguato salario. Significa un lavoro fatto per noi, con amore,
così come è pieno d’affetto il lavoro che noi realizziamo con le nostre
mani. Il lavoro ci aiuta a socializzare con le persone, sia grandi che
bambini.
o Francesco: Tornando al discorso che facevamo prima, quando voi
lavoravate per uno zio, o qualche altra
persona,
questi
come
si
mostravano nei confronti del Manthoc? Erano contenti del fatto che voi
ne facevate parte?
o Juan Diego: Per la maggior parte, quando sanno del Manthoc lo
appoggiano, però ce n’è qualcuno che non conosce il movimento e si
mostra inizialmente diffidente. Poi accade che i bambini sensibilizzino i
propri zii, raccontando cosa fanno durante le riunioni del Manthoc e
103
Lavoro degno.
109
facendo in modo di farsi dare del tempo libero per poter regolarmente
partecipare.
o Francesco: Puoi parlarmi della relazione che c’è tra voi e le autorità?
o Juan Diego: Di solito le relazioni tra noi e le autorità non sono tanto
buone, perché il governo per esempio sa che noi esistiamo, che portiamo
l’esempio di un lavoro degno accompagnato dagli studi, e si comporta
come se noi non esistessimo, se non ci vedessero. Tentano di
nasconderci agli occhi dei più, vorrebbero nascondere così l’ingiustizia
che commettono nei confronti degli altri bambini lavoratori nel Perù.
o Francesco: Pensi che la normativa internazionale sul lavoro minorile,
per esempio dell’ OIL, dell’UNICEF o dell’ONU, sia giusta?
o Juan Diego: Penso che delle normative dell’OIL sia valida quella che
limita il numero massimo di ore giornaliere lavorative per un bambino a
4. Oltre a questa le altre non ci sembrano giuste, in quanto mirano a
sradicare completamente il fenomeno del lavoro minorile. Se noi
lavoriamo e impariamo così tante cose dall’esperienza lavorativa, non
capisco perché l’OIL debba metterci contro tutti gli altri bambini che
lavorano o che hanno lavorato, quando noi portiamo solo la nostra
esperienza di fronte a loro, un’esperienza di un lavoro degno.
1.2.
Intervista ad Anna Maria
o Francesco: Come ti chiami e quanti hanni hai?
o Anna Maria: Sono Anna Maria, ho 13 anni d'età, vengo da Ayacucho,
Perù
o Francesco: E che lavoro fai?
o Anna Maria: Attualmente noleggio giochi per bambini, le Playstation.
Prima lavoravo aiutando nell'agricoltura, sia nella semina che nel
raccolto dei vari prodotti, come le patate, la yucca, il mais etc.
o Francesco: E tuo padre, che lavoro fa?
110
o Anna Maria: Beh, io ti dirò di mia mamma, niente più, perché io non
vivo con mio padre da quando sono nata! Mia madre lavora con me,
lavoriamo nello stesso negozio, ci aiutiamo a vicenda. Quando lei deve
andare a fare qualcos'altro, tipo per esempio andare a cucinare, io bado
al negozio.
o Francesco: Tu vai a scuola?
o Anna Maria: Certo!
o Francesco: Quante ore vai a scuola e quante invece lavori in un giorno?
o Anna Maria: Io lavoro tutti i giorni fino a mezzogiorno, perché la scuola
è dalle 12 e 45 fino alle 5 e 45.
o Francesco: Ti piace il lavoro che fai?
o Anna Maria: Beh, a me sì, mi piace servire la gente che viene al negozio;
lavorando
inoltre apprendo che cos'è veramente la responsabilità.
o Francesco: E sai già cosa vorrai fare da grande?
o Anna Maria: Mi piacerebbe fare qualsiasi cosa, ma più di tutto mi
piacerebbe occuparmi di contabilità. Mi piacciono i numeri!
o Francesco: Ma è stata tua madre a decidere per te che tu dovessi
lavorare, o è stata una decisione solo tua?
o Anna Maria: E' stata una mia iniziativa. Vedevo mia madre tutti i giorni
fare tutto da sola, stancarsi sempre, io mi sentivo male a vedere mia
madre che faceva tutto da sola quando io invece potevo aiutarla.
o Francesco: Hai fratelli?
o Anna Maria: Una sorellina!
o Francesco: E lei, e i tuoi amici, lavorano?
o Anna Maria: La mia sorellina mi aiuta, anche se io preferisco comunque
che lei non lavori, preferisco che lei si dedichi completamente ai suoi
studi, perché così possa, come dice mia mamma, avere una vita migliore
di lei!
o Francesco: E pensi che, per quanto riguarda te, la scuola ti potrà essere
d'aiuto per
trovare un buon lavoro in futuro?
o Anna Maria: Penso che la scuola serva a tutti, non solo a me. Ormai, per
svolgere qualsiasi lavoro viene richiesto il diploma.
111
o Francesco: Tu hai lavorato sempre con la tua famiglia?
o Anna Maria: Sì, con mia madre.
o Francesco: E come sono i tuoi rapporti con la polizia? Come vieni
trattata da loro quando ti trovano al lavoro nel negozio?
o Anna Maria: Bene, né io né mia madre abbiamo problemi con la polizia,
abbiamo la regolare licenza per il negozio di noleggio.
o Francesco: Ma tu ricevi un tuo stipendio?
o Anna Maria: No. A volte mia madre vuole darmi un po' di soldi, ma io le
dico di metterli da parte per quando serviranno per la scuola; infatti al
collegio ci chiedono di comprare e di leggere moltissimi libri (l'anno
scorso abbiamo letto qualcosa come dodici libri).
o Francesco: Invece il tuo quartiere com'è? ricco, povero, bello, brutto…
o Anna Maria: Beh , il mio quartiere è sicuramente povero, la gente con
più soldi si può permettere di andare a vivere molto più vicino al centro,
se non proprio in centro; noi invece viviamo in periferia, dove comunque
lo spazio è accogliente, e le persone tra loro creano una comunità,
amabile, che si organizza per realizzare alcune attività, appoggiando il
sindaco del distretto,
volte al miglioramento del quartiere. Poi
partecipiamo attivamente agli eventi della città: noi per esempio in
Ayacucho abbiamo grande affluenza di turisti durante la semana
santa104, quando si svolgono importanti festeggiamenti in costume e
viene gente da tutto il mondo a vederli.
o Francesco: Tra i lavori che vedi fare dai tuoi amici, qual è per te il
peggiore?
o Anna Maria: Mah, tra i ragazzi e le ragazze che conosco tramite la
scuola non c'è nessuno che lavora. La
mia scuola è una scuola del
centro, che mia madre ha voluto che frequentassi perché tiene sempre
molto alla mia istruzione e a quella di mia sorella. Infatti la mensilità che
riceve da nostro padre mia madre la usa tutta per le spese della scuola.
104
settimana santa.
112
Insomma, la mia è una scuola che frequentano figli di famiglie con i
soldi, quindi i ragazzi non devono lavorare.
o Francesco: Durante il giorno cosa fai? Per esempio, da quando ti alzi dal
letto fino a quando vai a dormire…
o Anna Maria: Quando mi alzo, mi preparo velocemente, il tempo di fare
colazione con mia madre e poi apriamo subito il negozio. Durante la
mattina, quando non c'è nessuno in negozio faccio i
compiti
per
la
scuola che non sono riuscita a finire, il pomeriggio vado a scuola e
quando torno, dopo la cena, studio per il giorno dopo. Io vado alla scuola
secondaria105, e noi abbiamo 12, 13 corsi insieme, quindi spesso capita
che io debba studiare di notte per rimanere in pari.
o Francesco: Quale è la cosa che ti dà più fastidio del tuo lavoro, e qual è
quella che ti piace di più'.
o Anna Maria: Non ci sono cose che mi danno fastidio, mentre mi piace
moltissimo servire i ragazzini che vengono in negozio cercando i giochi.
Infatti quando lavoro, faccio anche un lavoro di propaganda del
Manthoc: ai bambini che entrano in negozio, spiego cos'è il Manthoc, li
invito a partecipare a una nostra giornata, spero di invogliarli e di fare sì
che abbiano la possibilità di entrarne a far parte.
o Francesco: Invece ora conosci un po' come vivono i bambini e i ragazzi
italiani. Ti piacerebbe vivere come loro?
o Anna Maria: No! Non mi piacerebbe vivere come loro, perché mi piace
lavorare perchè apprendo di più di quello che mi dà la scuola. Nel
lavoro imparo valori come responsabilità e puntualità, il lavoro ti dà
molte cose, non è solo "trabajar y trabajar"106.
o Francesco: Tu da quanti anni fai parte del Manthoc?
o Anna Maria: Da quando avevo otto o nove anni.
o Francesco: Ma prima già lo conoscevi?
o Anna Maria: No, non conoscevo il Manthoc. Il collaboratore Alfredo mi
invitò a partecipare a una riunione, mi spiegò in cosa consistesse il
105
106
Corrisponde alla nostra scuola media inferiore.
"Lavorare e lavorare".
113
Manthoc e mi invitò a farne parte. Mia madre mi ascoltò e fu subito
d'accordo a che io partecipassi. Mi spingeva ad andare, in modo che io
potessi usufruire per esempio del servizio biblioteca che il Manthoc
mette a disposizione dei NATs, le è sempre dispiaciuto che noi non
avessimo dei libri nostri in casa.
o Francesco: Quanti sono i ragazzi del gruppo di cui fai parte?
o Anna Maria: Venticinque circa.
o Francesco: E quante volte vi riunite nella casa del Manthoc?
o Anna Maria: La casa è aperta sempre dalle otto elle dodici e dalle due
alle cinque, così che ci possano andare a studiare tutti i bambini che
hanno bisogno di libri. Io ci vado un giorno sì un giorno no, in più il
sabato ho la riunione dei delegati nazionali del Manthoc. E, sempre il
sabato, si riunisce il mio gruppo, ma nel tardo pomeriggio, verso le
cinque e mezza-sei.
o Francesco: In cosa ti ha aiutato conoscere il Manthoc?
o Anna Maria: Beh, come ho già detto, per me è molto utile sia per cose
pratiche, come i libri, sia per alcuni valori che ci insegna.
o Francesco: Che intendi per trabajo digno107?
o Anna Maria: Per noi trabajo digno significa un lavoro diverso dai
bambini costretti a mendicare o a lavori pericolosi o sfruttati
sessualmente. Fare un lavoro degno significa che la gente fuori non ci
prende per mendicanti; quando ci danno dei soldi è perché vogliono in
cambio un servizio o un prodotto che noi offriamo.
o Francesco: Conosci dei casi in cui i datori di lavoro di tuoi amici si sono
opposti a che il bambino partecipasse al Manthoc?
o Anna Maria: A volte i bambini che vogliono venire al Manthoc non
possono perché lavorano troppe ore. A volte ci sono famiglie buone che
li lasciano partecipare a certi orari prestabiliti.
o Francesco: Com'è la vostra relazione con le autorità ?
107
"lavoro degno".
114
o Anna Maria: Lo stato non ci riconosce. Ma noi abbiamo la convenzione
col municipio, quindi a volte possiamo unirci a loro per varie iniziative,
come la pulizia delle strade e dei quartieri.
o Francesco: Pensi che le leggi internazionali sul lavoro minorile siano
giuste?
o Anna Maria: Per me non è affatto giusto che pongano queste leggi,
perché quando noi svolgiamo il nostro trabajo digno apprendiamo cose
nuove. Se davvero non vogliono che i bambini lavorino, dove li trovano
i soldi da
dare alle famiglie per far sì che la famiglia si possa
sostentare? Le leggi non vogliono che lavoriamo, ma non danno soldi
alle nostre famiglie.
o Francesco: Tu trovi giusto che un bambino lavori?
o Anna Maria:Se è in condizioni di aiutare i suoi genitori perché no? Ci si
sente male
se non si può fare
niente per appoggiare la famiglia.
o Francesco: Ultima domanda, per entrambi: cos'è la valoracion critica108
del lavoro minorile?
o Juan Diego: Valoracion critica vuol dire che noi valorizziamo molto il
lavoro che facciamo, perché lo svolgiamo con grande sforzo, con grande
energia, con la speranza che serva e che la gente tragga energia e allegria
dal vedere un bambino che lavora bene ed è contento.
Inoltre
la
valorizzazione critica riguarda il lavoro che noi svolgiamo in condizioni
degne, noi nel Manthoc siamo d'accordo su quali siano le condizioni sul
lavoro da rispettare per non essere sfruttati, condizioni che possono
nuocere al NAT.
o Francesco: C'è molta prostituzione infantile?
o Juan Diego: C'è molta prostituzione di minori, molti vanno nella Sierra
a prendere bambini dalle famiglie povere, promettendo loro di trovargli
un impiego in città, finendo poi per sfruttarli in vari modi. Oppure
prendono ragazzini che non riescono a mantenersi gli studi, e gli offrono
108
"valorizzazione critica".
115
queste forme "facili" di guadagno. In più c'è il fatto che molti turisti
usufruiscono della prostituzione di ragazzini e ragazzine.
o Anna Maria: Molto spesso vengono tratti nei giri sbagliati con l'inganno,
da persone che si approfittano del fatto che non hanno studiato ; magari
gli offrono un qualche regalo a patto che li seguano, e poi vengono
praticamente sequestrati.
E comunque non è un fenomeno limitato ai ragazzini della Sierra, ma è
un fenomeno esteso a tutto il Perù.
116
2.
Codigo peruviano
e progetto Jardineros de mi ciutad
In seguito alla ratifica della Convenzione del Fanciullo delle Nazioni
Unite, il Governo peruviano ha elaborato il "Codigo del niño y del
adolescente"109 approvato con il Decreto Legislativo n. 26103 del 1992.
Tale codice, modificato ulteriormente nel 2000, è stato progettato come
strumento per la protezione del minore e nasce anche dall'apporto ed il
contributo delle realtà dei bambini e degli adolescenti lavoratori
organizzati, quali il Manthoc.
A differenza della Convenzione del Fanciullo, che considera
all'interno della categoria dell'infanzia tutta la fascia di età al di sotto dei 18
anni, il Codigo individua due fasce di età che vanno dagli 0 ai 12 anni per
l'infanzia e dai 12 ai 18 per gli adolescenti, proponendo un approccio
differenziato per la protezioni dei minori appartenenti alle due categorie.
Il Codigo, tenendo conto delle peculiarità della realtà sociale del
Perú, abbassa il limite previsto dalla Convenzione 138 dell'OIL per essere
impiegato in un lavoro da 15 anni a 12.
articolo 22:
"(…) lo Stato riconosce il diritto degli adolescenti [maggiori di 12
anni] di lavorare, con le restrizioni che impone questo Codice, sempre e
quando l'attività lavorativa non provochi né rischi né pericoli per lo
sviluppo, la salute fisica e mentale dell'adolescente e non ne pregiudichi la
sua regolare frequenza a scuola".
Il Codigo impegna inoltre lo Stato a garantire "modalità e orari
scolastici speciali che permettano ai bambini e agli adolescenti di assistere
regolarmente ai centri di studio" e ad assicurare, attraverso appositi
109
Codice del bambino e dell'adolescente
117
programmi, ai bambini che lavorano e ai bambini di strada,"un efficace
processo educativo ed un' adeguato sviluppo fisico e mentale"110
Tra i programmi avviati in seguito all'approvazione del Codigo del
niño y del adolescente vi è il progetto "Jardineritos de mi ciutad"111.
- tipologia del progetto: programma di formazione/avviamento al
lavoro per ragazzi/e che vivono o lavorano in strada in condizioni di alto
rischio, promosso dal consorzio Generacion (del quale fanno parte anche il
Manthoc, il Mnnatsop e l'Ifejant) in convenzione con il comune di Lima;
- beneficiari del progetto: ragazzi\e lavoratori e di strada con età
compresa tra i 12 e i 17 anni;
- finalità del progetto: dare l'opportunità ai ragazzi/e lavoratori e di
strada di formarsi sul giardinaggio e sulla commercializzazione dei prodotti
e acquisire le basi necessarie per implementare una piccola impresa per la
vendita di piante.
A 4 anni dall'inizio del programma sono stati individuati i seguenti
risultati:
- l'orario di lavoro ha permesso ai ragazzi di frequentare la scuola;
- accrescimento del senso di responsabilità e di disciplina nel lavoro;
- il 100% dei ragazzi immatricolati ha proseguito gli studi, il 90% è
passato al corso successivo;
- all'interno del programma è stato sviluppato un servizio di
assistenza sanitaria per i ragazzi.
110
111
art. 15
Piccoli giardinieri della mia città
118
3.
Dichiarazioni del movimento dei NATs .
n. 3.1
DICHIARAZIONE DI KUNDAPUR - India, 1996
34 delegati NATs, rappresentanti 33 paesi di America Latina, Africa
e Asia hanno tenuto il primo incontro a livello internazionale dei
Movimenti NAts._Il confronto e l'analisi delle loro esperienze hanno
portato alla stesura di dieci punti che servono come base per il
protagonismo e la solidarietà internazionale dei NATs.
- Noi vogliamo che vengano riconosciuti i nostri problemi, le nostre
iniziative, le nostre proposte e i nostri processi di organizzazione.
- Noi siamo contro il boicottaggio dei prodotti fabbricati dai
bambini.
- Noi vogliamo rispetto e sicurezza per il nostro lavoro.
- Noi vogliamo un'educazione dai metodi adatti alla nostra
situazione.
- Noi vogliamo una formazione professionale idonea al nostro
contesto.
- Noi vogliamo avere accesso a buone condizioni sanitarie.
- Noi vogliamo essere consultati per ogni decisione che ci riguarda,
locale, nazionale ed internazionale.
- Noi vogliamo che sia scatenata una lotta contro le ragioni che sono
all'origine della nostra situazione e in primo luogo la povertà.
- Noi vogliamo che ci siano attività più numerose nelle zone rurali,
per far si che i bambini non siano obbligati ad andare in città.
- Noi siamo contro lo sfruttamento del nostro lavoro, ma siamo
favorevoli al lavoro dignitoso e con orari adatti alla nostra educazione ed al
nostro svago.
Per le conferenze che si terranno d'ora in poi, noi vogliamo essere
119
presenti allo stesso titolo degli altri partecipanti (se ci sono 20 ministri, che
ci siano 20 NATs).
Kundapur (India), dicembre 1996
n. 3.2 DICHIARAZIONE DI DAKAR - Senegal, 1998
DICHIARAZIONE DEI MOVIMENTI DI BAMBINI E
ADOLESCENTI LAVORATORI_DI AFRICA, AMERICA LATINA ED
ASIA, RIUNITOSI A DAKAR (Senegal) dal 1° al 4 marzo 1998
Nel nostro incontro abbiamo sottolineato le cose seguenti:
DIBATTITO SULLA NUOVA CONVENZIONE
Chiediamo all'Ufficio Internazionale del Lavoro di poter prendere la
parola alla prossima Conferenza di Ginevra, per poterci esprimere sul
progetto della nuova Convenzione sulle "forme intollerabili" di lavoro dei
bambini.
Siamo contrari alla prostituzione, alla schiavitù ed il traffico di droga
che utilizzano i bambini. Queste sono attività delittuose non sono lavoro. I
Dirigenti Politici debbono saper distinguere quello che è lavoro da quella
che è una attività delittuosa.
Lottiamo ogni giorno contro i lavori pericolosi e contro lo
sfruttamento del lavoro dei bambini. Lottiamo ugualmente per migliorare le
condizioni di vita e di lavoro di tutti i minori del mondo.
Desideriamo che tutti i bambini del mondo possano avere diritto un
giorno a decidere s
e lavorare o meno.
Il lavoro deve essere adeguato al grado di capacità e di sviluppo di
ogni bambino e non dipendere dall'età.
120
INIZIATIVE E POLITICHE RISPETTO IL LAVORO DEI MINORI
_
I
Movimenti di bambine e bambini lavoratori devono essere
consultati quando si tratta di prendere decisioni sul lavoro. Se c'è da
decidere, occorre decidere insieme.
Non parteciperemo alla Marcia Globale contro il lavoro minorile,
perché i suoi promotori non desiderano tenerci in conto nella
organizzazione e perché non possiamo marciare contro il nostro lavoro.
n. 3.3 Dichiarazione di Huampanì - Perú.
Preambolo: i bambini, le bambine ed gli adolescenti lavoratori (NATs) riuniti
nel V Incontro Latinoamericano e dei Caraibi e nel I Mundialito di NATs e gli
educatori partecipanti al IV Seminario Pedagogico "Politiche sociali e
legislazione internazionale sul lavoro infantile", eventi svoltisi nella località di
Huampanì, distretto di Chaclacayo, Lima, Perù, dal 6 al 15 agosto 1997.
Considerando:
1. Che il lavoro infantile è una realtà che coinvolge milioni di bambini,
bambine ed adolescenti in tutto il mondo e che si ripercuote profondamente
nella vita di ogni bambino, bambina ed adolescente nella sua famiglia ed a
livello sociale, politico ed economico in generale.
2. Che attualmente, ed in relazione a questo tema, si sta sviluppando un
profondo dibattito in diversi spazi istituzionali, politici, professionali e sociali.
3. Che già esiste un'importante esperienza di organizzazioni sociali di bambini
ed adolescenti e di organismi governativi, non governativi ed intergovernativi
che operano in questo campo.
121
4. Che sono stati realizzati diversi incontri nazionali, regionali, continentali ed
internazionali di NATs e di educatori e professionisti, e prendendo in
considerazione in particolare le conclusioni dei seguenti eventi:
• 1° Incontro Latinoamericano e dei Caraibi di NATs, Lima, 1988._• 2°
Incontro Latinoamericano e dei Caraibi di NATs, Buenos Aires, 1990._• 3°
Incontro Latinoamericano e dei Caraibi di NATs, Città del Guatemala, 1992._•
L'incontro di Bouaké, Costa d'Avorio, 1994._• 4° Incontro Latinoamericano e
dei Caraibi di NATs, Santa Cruz de Bolivia, 1995._• L'incontro di Lomé,
Togo, 1995._• L'incontro di Bamako, Mali, 1995._• L'incontro di
Ouagadougou, Burkina Faso, 1996._• 1° Incontro internazionale di NATs,
Kundapur, India, 1996._• 5° Incontro Latinoamericano e dei Caraibi di NATs,
Lima, 1997._• 1° Mundialito di NATs, Lima, 1997.
5. Che noi ci poniamo di fronte a questa realtà invocando un profondo rispetto
e valorizzazione della dignità di bambini, bambine ed adolescenti, che noi
consideriamo soggetti sociali e soggetti pieni di diritti che meritano di vivere
uniti alle loro famiglie e comunità in un mondo che assicuri a tutti gli uomini e
donne la possibilità di nascere, crescere e svilupparsi in un contesto nel quale
la giustizia e la pace fondino la solidarietà come espressione di amore e
felicità.
6. Che gli Stati non hanno adottato politiche sociali idonee alle loro realtà e
tese al miglioramento delle loro condizioni di vita e di lavoro.
7. Che l'esistenza di un'impostazione giuridica imprecisa ed ambigua che non
ha preso in considerazione le opinioni dei bambini, bambine ed adolescenti
lavoratori manifestatesi negli eventi suindicati, che incentiva politiche di
taglio abolizionista che non valorizzano la identitˆ del bambino, bambina ed
adolescente lavoratore e che attentano al diritto umano a un lavoro degno, e
nel quadro dei diritti che riconoscono loro gli strumenti dei diritti umani e la
Convenzione dei Diritti del Bambino.
122
Dichiarano:
PRIMO Rivendicare come diritto umano il diritto a lavorare di tutte le persone
senza distinzione di età il quale deve essere esercitato con la specificità
propria della condizione di bambino, bambina ed adolescente, avendo la
garanzia del godimento effettivo dei diritti lavorativi individuali e collettivi in
tutti i tipi di attivitˆ lavorative.
SECONDO Rivendicare il protagonismo del bambino, bambina ed
adolescente lavoratore come soggetto sociale, economico e giuridico e il suo
diritto a partecipare, attraverso le sue organizzazioni, al disegno delle politiche
e delle norme legali che riguardano la sua vita.
TERZO Condannare lo sfruttamento economico e l'abuso dei bambini,
bambine ed adolescenti lavoratori rivendicando il loro diritto a condizioni
degne di lavoro ed a una legislazione che li protegga.
QUARTO Richiedere politiche educative che articolino educazione e lavoro e
che prendano in considerazione la specificità del ruolo sociale del NAT.
QUINTO Invocare gli organismi internazionali e multilaterali affinché
elaborino strumenti giuridici che considerino la complessa e diversa natura del
lavoro infantile distinguendo lo sfruttamento della mano d'opera infantile dalle
altre forme di lavoro che contribuiscono allo sviluppo integrale del NAT.
SESTO Richiedere agli Organismi governativi, internazionali e multilaterali,
una volontà politica reale, in concordanza con gli strumenti giuridici
internazionali, contro l'eliminazione di ogni attività illecita e/o delittiva, tali
come la schiavitù, la servitù, lo sfruttamento sessuale, la pornografia, il
traffico di droghe e altre forme che attentino i diritti umani e che non possono
essere confuse con la nostra concezione di lavoro infantile.
SETTIMO Esigere il riconoscimento ed il rispetto del diritto di opinione e di
associazione consacrati dalla Convenzione Intenzionale dei Diritti del
123
bambino, con il dovuto riconoscimento della personalità giuridica delle
organizzazioni dei bambini, bambine ed adolescenti lavoratori.
OTTAVO Proporre l'adozione di un Protocollo Facoltativo alla Convenzione
dei Diritti del Bambino che mantenga come assi referenziali nei confronti di
ogni bambino:_• il riconoscimento del diritto alavorare come un diritto umano
basato sulla dignità del bambino;_• il riconoscimento di una capacità speciale
che superi la concezione classica di incapacità civile;_• il riconoscimento delle
sue organizzazioni, dotandole della dovuta personalità giuridica in coerenza
con il diritto di associazione riconosciuto nella Convenzione;_• ampliare le
competenze del Comitato della Convenzione sui diritti del Bambino affinché
possa ricevere informazioni anche da parte delle organizzazioni di bambini,
bambine ed adolescenti lavoratori sulla violazione dei diritti dell'infanzia e
chiedere soluzioni eseguibili dagli organi giurisdizionali di ogni Paese.
NONO Richiedere alle organizzazioni locali di lavoratori di permettere
l'integrazione delle organizzazioni di bambini, bambine ed adolescenti
lavoratori.
DECIMO Richiedere alla Organizzazione Internazionale del Lavoro (O.I.L.)
in compimento della sua costituzione come organismo delle Nazioni Unite di
carattere tripartito che incorpori i NATs organizzati nei dibattiti e nelle
decisioni che riguardano la loro situazione.
UNDICESIMO Presentare, dalla pratica pedagogica del lavoro con i bambini,
bambine ed adolescenti lavoratori e dalla loro esperienza quotidiana, precise
linee di politica sociale in quattro distinte aree: organizzazione, educazionericreazione, salute e lavoro. (Vedere annessi)
Noi educatori e le istituzioni che rappresentiamo facciamo nostro il messaggio
dei bambini, bambine ed adolescenti lavoratori:
124
Sì al lavoro DEGNO, no allo sfruttamento!_Sì al lavoro PROTETTO, no al
maltrattamento ed all'abuso!_Sì al lavoro RICONOSCIUTO, no all'esclusione
ed all'emarginazione!_Sì al lavoro in CONDIZIONI UMANE, no alle
condizioni indegne!_Sì al DIRITTO A LAVORARE in libertà, no al lavoro
forzato!
Huampanì, Lima (Perù) - agosto 1997
n. 3.4
Dichiarazione di Berlino - Germania 2004.
Noi, il Movimento Mondiale di Bambini, Bambine e Adolescenti Lavoratori
organizzati di Asia, Africa e America Latina, abbiamo una esperienza di molti
anni nell’ambito dell’organizzazione dell’infanzia lavoratrice.
Ci siamo riuniti nella città di Berlino per il nostro Secondo Incontro Mondiale,
con l’obiettivo di consolidare il nostro Movimento Mondiale e riflettere e
analizzare la situazione sociale, economica e politica che attraversano milioni
di bambini e bambine nel mondo, al contempo proporre e pianificare azioni
per la dignità dei bambini lavoratori.
A far parte di questo movimento siamo bambini, bambine e adolescenti
lavoratori di Asia, Africa e America Latina, provenienti dalla campagna e
dalle città, dove realizziamo diversi lavori come: lustrascarpe, domestici in
casa di terzi, agricoltori, riciclatori, operai all’interno delle fabbriche, nel
commercio, come venditori ambulanti, all’interno delle nostre case dove
quotidianamente svolgiamo faccende domestiche. Allo stesso tempo con le
nostre proprie organizzazioni stiamo realizzando e dando impulso a forme di
lavoro degno che ci consentano di proporre alla società una economia giusta e
solidaria.
Valorizziamo il nostro lavoro e lo consideriamo un diritto umano importante
per il nostro sviluppo come persone. Siamo contro ogni forma di sfruttamento
125
e allo stesso modo rifiutiamo tutto ciò che attenta alla nostra integrità fisica e
morale. E’ il lavoro a permetterci di resistere con dignità al modello
economico e politico oppressivo che ci criminalizza e ci esclude, peggiorando
sempre più le nostre condizioni di vita e quelle delle nostre famiglie e
comunità.
A partire dalla nostra organizzazione, esercitiamo la nostra partecipazione
protagonista e lottiamo per essere riconosciuti come attori sociali, affinché la
nostra voce sia ascoltata in tutto il mondo e affinché i governi, quando
legiferano, tengano in considerazione i nostri interessi affinché noi possiamo
costruire insieme a loro una società dignitosa e giusta per tutti.
Come parte del movimento sociale che lotta per un mondo degno e giusto,
desideriamo influire nei processi decisionali, lottare contro le causa della
povertà e per il pieno riconoscimento di tutti i nostri diritti e dei nostri valori
culturali e siamo contro ogni forma di discriminazione. Vogliamo rendere
possibile la felicità di una infanzia che cammina insieme agli adulti e insieme
alla società in generale, per fare di questo mondo una grande casa alla portata
di tutti e tutte.
Rifiutiamo tutte le misure che ci impone l’attuale sistema neoliberale, che
impoverisce i nostri paesi, privatizzando servizi fondamentali come la salute,
l’educazione, la ricreazione, e che distrugge le nostre culture. Inoltre
rifiutiamo i grandi monopoli che vedono i bambini e le bambine come
consumatori e non come una forza viva di trasformazione della società.
Rifiutiamo tutte le guerre e le aggressioni che nel mondo causano la morte e la
sofferenza di milioni di bambini e bambine; e siamo anche preoccupati per il
deterioramento della condizione ambientale.
Noi ripudiamo la partecipazione ad azioni che attentano la dignità e alla vita
come valore supremo. Vogliamo che gli adulti ci vedano come persone, attori
sociali importanti nella costruzione di un pianeta libero da ogni aggressione,
perché ci consideriamo messaggeri della speranza e della dignità.
126
Ci aspettiamo che le organizzazioni internazionali dei Diritti dell'Infanzia e del
Lavoro, includendo l'OIL e la "Global March", riconsiderino le loro politiche
di sradicamento del lavoro minorile. Queste politiche non prendono in
considerazione le realtà dei bambini, bambine ed adolescenti lavoratori e le
alternative possibili al lavoro sfruttato. Inoltre stanno violando la dignità e
negando i diritti dei bambini, bambine ed adolescenti lavoratori, operando
divisioni tra noi, che pur condividiamo una stessa realtà: essere lavoratori.
Vogliamo discutere con dette organizzazioni affinché riconoscano il nostro
diritto di proporre soluzioni ai nostri problemi così come la validità dei nostri
processi di organizzativi.
Attraverso questo Secondo Incontro Mondiale riaffermiamo il nostro impegno
di continuare a costruire un Movimento Mondiale per la lotta, la difesa e la
promozione del rispetto dei diritti non sono dei bambini e bambine lavoratori,
ma di tutta l’infanzia in generale.
Desideriamo ringraziare gli adulti e le organizzazioni che credono in noi e
camminano al nostro fianco, unendosi alla nostra lotta per la rivendicazione
dei nostri diritti e dei nostri sogni di allegria e speranza, e per un mondo
migliore.
Si al lavoro degno, no allo sfruttamento
perché noi non siamo il problema, ma parte della soluzione
Berlino 2 Maggio 2004
Sottoscritto dalle delegazioni di bambini, bambine, adolescenti e giovani dei
tre continenti Asia, Africa e America Latina.
127
4.
Incontro internazionale dei NATs a Siena
Nell'ottobre del 2006 si è tenuto a Siena l'incontro tra i NATs dell'America
Latina, dell'Africa e dell'Asia. Questo è il più recente di una serie di appuntamenti
internazionali che ha avuto inizio a Kundapur in India, tra cui vale la pena
mensionare quello di Huampanì in Perú del 1997 e di Berlino nel 2004.
Lo scopo dell'incontro di Siena è stato quello di analizzare gli effetti prodotti
negli ultimi anni dalle politiche internazionali, dalla globalizzazione e dall'azione dei
rispettivi governi sull'infanzia; al contempo ha rappresentato, per i movimenti, un
importante momento di scambio di esperienze e di pratiche attuate nei diversi
continenti.
La scelta di svolgere in Italia questo incontro è stata dettata anche dalla volontà
di presentare a noi europei la loro "particolare lettura della difficile lotta per la
sopravvivenza e l'affermazione dei loro diritti di bambini e di lavoratori".
All'incontro hanno partecipato 24 delegati bambini e adolescenti lavoratori in
rappresentanza delle tre realtà continentali: il MAEJT - Movimento Africano di
Bambini e Giovani Lavoratori, l'Organizzazione di bambini e adolescenti lavoratori
dell'Asia ed il MOLACNATs - Movimento latinoamericano e dei Carabi di bambini
e adolescenti lavoratori.
A sostenere lo sforzo organizzativo dell'incontro hanno contribuito ONG quali
Save the Children e Arci di Siena, nonché, l'Unicef, sintomo di una rinnovata
sintonia sulle tematiche relative al lavoro minorile tra i movimenti e l'Agenzia delle
Nazioni Unite.
Allego la Dichiarazione finale dell'incontro.
128
Dichiarazione Finale_
Siena, Italia - dal 15 al 29 Ottobre 2006
Noi, bambini e adolescenti lavoratori di Africa, America Latina e Asia, ci siamo riuniti
in occasione del 3° Incontro del Movimento Mondiale a Siena per condividere le nostre
realtà di vita, le nostre esperienze e per strutturare e rafforzare il nostro Movimento
Mondiale attraverso delle azioni comuni.__Il nostro piano di azione triennale emerso
da questo incontro, con le attività che prevede, sarà un mezzo per farci conoscere
meglio e per formarci al fine di coinvolgere un maggior numero di bambini e
adolescenti lavoratori.__Questo incontro che ha visto l’avvio effettivo del nostro
Movimento Mondiale, è il frutto di un processo di 10 anni cominciato nel 1996 a
Kundapur e proseguito attraverso numerosi incontri, l’ultimo dei quali è stato quello
di Berlino del 2004.__Questo processo è stato portato avanti da noi bambini e
adolescenti lavoratori, grazie all’aiuto delle nostre organizzazioni di appoggio e di
diversi partner.__Durante i nostri lavori, abbiamo dato vita a una struttura che
coordinerà l’insieme delle nostre azioni e ci rappresenterà in ogni occasione. Il nostro
Movimento Mondiale è per noi uno strumento per essere più solidali, più forti e per
poterci esprimere ovunque con una stessa voce.__Noi ci siamo impegnati attraverso il
Movimento Mondiale a promuovere i nostri diritti, sviluppare delle azioni volte a
ridurre la nostra povertà e a migliorare le nostre condizioni di lavoro; lottare contro
l’esclusione e la tratta dei bambini così come contro la violenza compiuta ai danni dei
bambini, e in particolare quelli lavoratori.__Noi rivendichiamo e difendiamo il lavoro
degno dei bambini e adolescenti.__Noi siamo gli attori principali del cambiamento
delle nostre condizioni di vita e di lavoro.__Abbiamo deciso di creare un marchio di
protezione per i prodotti che realizziamo.__Il nostro Movimento è anche un mezzo di
promozione della partecipazione protagonista dei bambini e adolescenti.__Attraverso
il nostro questionario "Un mondo a misura di noi… i bambini", noi condivideremo
azioni con gli altri bambini per dare seguito alle raccomandazioni di UNGASS.__Noi
bambini e adolescenti lavoratori abbiamo deciso, in questo incontro, di celebrare la
129
Giornata Mondiale dei Bambini e Adolescenti Lavoratori il 9 dicembre, data della
prima dichiarazione fatta dai bambini e adolescenti lavoratori nell’incontro di
Kundapur nel 1996.__Con il nostro movimento abbiamo raggiunto molti risultati, ciò
nonostante:
- Noi chiediamo una maggiore considerazione e rispetto dei nostri diritti da parte dei
popoli e dei governi._Vogliamo che ci sostengano e ci considerino come dei bambini e
adolescenti che hanno dei diritti come tutti gli altri bambini. Devono ascoltarci e
includerci nelle decisioni che ci riguardano e prendere in considerazione le nostre
proposte.__- Le organizzazioni nazionali e internazionali devono anche aprire degli
spazi di dialogo e di concertazione sui problemi dei bambini. Devono riconoscere il
nostro movimento e appoggiare le nostre iniziative.__- Gli altri bambini e adolescenti
devono considerarci e accettarci come fratelli e sorelle.__Mobilitiamoci assieme per il
rispetto dei diritti e della voce dei bambini e adolescenti lavoratori.__Viva il lavoro
dignitoso dei bambini e adolescenti lavoratori!__Siena, 25 ottobre 2006__Movimento
Mondiale_dei Bambini e Adolescenti Lavoratori
Ajay Kumar Rathore India_Ali Shahzad Pakistan_Angel Ernesto Xón Morales
Guatemala_Ariel José Dante Zapana Argentina_Awa Niang Senegal_Ayaamma
India_Benjamine Ablavi Agbodzan Togo_David Saravia Sanchez Bolivia_Gilbert
Maurice Ouédraogo Burkina Faso_Jacy Jussara Perù_Jolie Tuyshime Rwana_Josep
Cerpa
Venezuela_Khurshed Shernazarov
Tajikistan_Nishan Islam Rajan
Bangladesh_Odbileg Monkhtuy Mongolia_Odile Agbadi
Benin_Parban Rai
Nepal_Patrick Esteban González Gaete Chile_Sharon Vanessa Vargas Giraldo
Colombia_Tadiwanashe Justina Chigodo Zwimbabwe_Tambaké Tounkara Guinea
Conakry_Udaya Prasad Kankanilage Sri lanka_Victor Villalba Paraguay
130
Cenni di diritto internazionale sul lavoro minorile
5.
5.1.
Evoluzione storica della normativa internazionale.
Le prime norme che cominciano ad occuparsi di lavoro minorile, come
già accennato in precedenza, si sviluppano in seguito alla nascita
dell’economia basata sull’industria ed al conseguente utilizzo in questo settore
di un grande numero di bambini. E’ infatti in Inghilterra, con la nascita della
rivoluzione industriale, che si adottano le prime leggi; emanate nel 1802, nel
1825, nel 1833 e nel 1844, hanno come principale obiettivo quello di limitare
l’orario di impiego dei bambini lavoratori più piccoli. Successivamente anche
altri paesi adottano misure a protezione dei bambini lavoratori, come la
Francia (nel 1841 la legge proposta dal medico e statista Louis- René Villermé
vieta l’ingaggio nell’industria dei minori di otto anni e limita il lavoro a otto
ore per i bambini di età compresa tra gli otto e i dodici anni) e alcuni Stati nel
Nord America (nel 1943 in Connecticut e Massachusetts vengono limitate a
dieci le ore giornalieri che possono svolgere i bambini); leggi che, tuttavia,
rimangono
molto permissive e soprattutto quasi totalmente disattese
nell’attuazione pratica112.
La normativa sul lavoro minorile, che si intreccia e si lega
all’evoluzione della tutela dei diritti del minori più in generale, riguarda fino al
primo dopoguerra l’ambito esclusivo dell’ordinamento interno di ciascuno
stato; il diritto internazionale interviene soltanto qualora uno stato violi le
norme sul trattamento dovuto ai cittadini minorenni di un altro Stato.
Alla Conferenza dell’Aja del 1902 viene approvata la Convenzione per
regolare la tutela dei minori. Essa disponeva che la protezione del minore
venisse regolata dalla legge del proprio Paese di nascita, anche nel caso in cui
il minore fosse residente all’estero. Anche se in questo tipo di
regolamentazione emergono principalmente
112
esigenze di tutela della
Manier, Bénédicte, Lavoro minorile…, cit.
131
nazionalità, si avvia in questo momento un processo di protezione del minore
anche nella dimensione internazionale.
E’ stata però la nascita nel 1919 dell’O.I.L. (Organizzazione
Internazionale del Lavoro) a dar vita ad una decisiva accelerazione dello
sviluppo di norme di carattere internazionale relative al lavoro minorile.
Nell’anno della sua fondazione l’OIL ha infatti adottato la Convenzione n. 5,
riguardante l’età minima di ammissione dei minori al lavoro nel settore
industriale, e la Convenzione n. 6, che vietava il lavoro notturno nelle
industrie per i minori di 18 anni113.
Nuove Convenzioni riguardanti altri settori sono state elaborate
dall’OIL negli anni successivi: la Convenzione sull’Agricoltura del 1921, sul
lavoro forzato del 1930, sui lavori non industriali del 1932, sulla pesca del
1959 etc.
Anche dalla Società delle Nazioni prima, e dalle Nazioni Unite poi,
sono arrivati importanti contributi per la progressiva affermazione dei diritti
del minore a livello internazionale nel XX secolo, principalmente attraverso la
“Dichiarazione di Ginevra” del 1924 e “la Dichiarazione delle N.U. sui diritti
del fanciullo del 1959”114.
Entrambi i testi, essendo delle Dichiarazioni, non hanno prodotto dei
veri e propri standard internazionali obbligatori ma rappresentano dei
parametri di azione che dovrebbero essere recepiti dalle norme di diritto
interno.
La “Dichiarazione di Ginevra” nasce da un progetto dell’Unione
Internazionale dei soccorsi all’infanzia115; successivamente approvata dalla
Società delle Nazioni, si fonda su alcuni principi cardine tra i quali il
principio secondo il quale “il bambino deve essere messo in condizioni di
guadagnarsi da vivere e deve essere protetto contro ogni forma di
sfruttamento”, facendo particolare riferimento alla schiavitù ed allo
sfruttamento nella prostituzione dei bambini.
113
www.ilo.org
Manier, Bénédicte, Lavoro minorile…, cit.
115
Save the Children International Union
114
132
La "Dichiarazione del 1959", che va a sostituire la “Dichiarazione di
Ginevra”, risponde agli sviluppi nel campo della protezione dei minori. Le
Nazioni Unite, infatti, dopo l’approvazione nel 1948 della Dichiarazione
Universale dei diritti dell’Uomo, avvertono l’esigenza di elaborare un testo
che riguardasse specificatamente i diritti del minore.
Nella fase dell’elaborazione della Dichiarazione si contrapposero le
visioni del blocco sovietico e del blocco occidentale, che all’epoca
prevalevano all’interno delle Nazioni Unite: il primo sosteneva che la
responsabilità principale era da attribuirsi allo stato, per il secondo era da
attribuirsi alla famiglia. Superati gli attriti attraverso numerosi compromessi,
la Dichiarazione viene approvata il 20 novembre del 1959, e tra i suoi principi
cardine emerge quello secondo il quale il fanciullo deve essere protetto da
ogni forma di sfruttamento; viene vietato, inoltre, di inserire i minori in attività
produttive prima che essi abbiano raggiunto “un’età minima adatta”.
2.
L’azione dell’OIL.
L’Organizzazione Internazionale del Lavoro diventa nel 1946 la prima
agenzia specializzata dell’ONU e va assumendo sempre di più un ruolo
fondamentale nell’elaborazione degli standard internazionali a riguardo del
lavoro minorile.
L’Organizzazione è formata da tre organi: la Conferenza Internazionale
del Lavoro ed il Consiglio di Amministrazione, composti dai rappresentanti
dei governi e dai rappresentanti dei datori di lavoro e dei lavoratori, ed il
Segretariato permanente.116
116
La Conferenza internazionale del lavoro si riunisce ogni anno a Ginevra ed ha il compito
di formulare e adottare gli standard internazionali. E’ composta da quattro rappresentanti per
ciascuno Stato membro dell’Organizzazione; di questi, due sono delegati del governo,
mentre gli altri due rappresentano i datori di lavoro e i lavoratori.
Il Consiglio di Amministrazione è lo strumento esecutivo dell’Organizzazione che gestisce
programmi, politiche e budget ed elegge il Direttore Generale. Anche la composizione del
Consiglio di Amministrazione è ripartita tra i delegati governativi (28), i rappresentanti dei
133
L' OIL si adopera per l’adozione di norme internazionali del lavoro
(minorile e non) con l’obiettivo di orientare le legislazioni interne delle
autorità nazionali. Svolge inoltre un programma di cooperazione tecnica
internazionale, formulato e attuato di concerto con i Paesi membri, attraverso
soprattutto la realizzazione di programmi di formazione, di insegnamento e di
ricerca.
La produzione normativa, che fino a qualche anno fa rappresentava
l’impegno più rilevante dell’Organizzazione, avviene attraverso due strumenti:
le Convenzioni e le Raccomandazioni. Le prime, una volta approvate,
vengono comunicate agli Stati membri i quali restano liberi di ratificarle o
meno, ma, una volta ratificate, creano una disciplina vincolante. Le
Raccomandazioni, invece, esauriscono la loro funzione nell’indirizzare e
stimolare in maniera non vincolante le legislazioni interne.
3. La Convenzione 138 sull’età minima di accesso al
lavoro. 117
Nel 1973 viene adottata la Convenzione n. 138 sull’età minima di
accesso al lavoro, con l’intento di superare la frammentarietà delle numerose
Convenzioni che dal 1919 avevano regolato la materia nei vari settori
economici118.
datori di lavoro (14) e dei lavoratori (14).
Il Segretariato permanente è il centro motore di tutte le iniziative dell’OIL. Conosciuto
anche come BIT (Bureau International du Travail), è sede della ricerca e della produzione
editoriale sotto la guida del Direttore Generale, eletto ogni cinque anni con mandato
rinnovabile.
www.ilo.it
117
Cfr Appendice n. 4.1.
118
Articolo 10: “La presente convenzione modifica la Convenzione sull’età minima
(industria), 1919, la Convenzione sull’età minima (lavoro marittimo), 1920, la Convenzione
sull’età minima (agricoltura), 1921, la Convenzione sull’età minima (lavori non industriali),
1932, la Convenzione (riveduta) sull’età minima (lavoro marittimo), 1936, la Convenzione
134
La Convenzione detiene alcuni meccanismi per rendere flessibile, a
seconda dell’esigenza specifica, la definizione dell’età minima di accesso al
lavoro, anche se sono in molti a sostenere che tali meccanismi non siano
sufficienti per un approccio realmente pragmatico ai differenti contesti.
Il primo meccanismo di flessibilità è la possibilità lasciata agli stati di
escludere limitate categorie di occupazioni o di lavoro nel caso in cui
l’applicazione della Convenzione a questi settori comporti rilevanti
difficoltà.119
La definizione dell’età minima di ammissione all’occupazione rimane
di competenza delle autorità nazionali che si devono basare però su alcune
linee guida della Convenzione.
Il principio cardine è espresso dall’articolo 2, paragrafo 3: “ L’età
minima […] non dovrà essere inferiore all’età in cui termina la scuola
dell’obbligo, né in ogni caso inferiore ai quindici anni”.
Tuttavia, negli articoli successivi, si stabilisce che l’età fissata entro
certi margini varia a seconda del tipo di occupazione e del grado di sviluppo
del paese.
I paesi con un’economia e delle istituzioni scolastiche non
sufficientemente sviluppate possono, dopo aver consultato le organizzazioni
dei datori di lavoro e dei lavoratori, fissare inizialmente ed esclusivamente per
una fase transitoria, l’età a quattordici anni.
Lo stesso procedimento vale per la categoria dei lavori leggeri, dove
l’età di ammissione al lavoro è di tredici anni, ed i paesi meno sviluppati
possono fissare a dodici anni. Non è prevista un’analoga eccezione per le
attività considerate pericolose, in ottemperanza al principio secondo cui il
(riveduta) sull’età minima (industria), 1937, la Convenzione (riveduta) sull’età minima
(lavori non industriali), 1937, la Convenzione sull’età minima (pescatori), 1959 e la
Convenzione sull’età minima (lavori sotterranei), 1965, alle condizioni fissate qui di
seguito”.
119
La Convenzione non specifica quali siano queste categorie, ma durante i lavori
preparatori sono stati citati il lavoro nelle imprese familiari, i servizi domestici
presso i privati ed alcuni tipi di lavoro eseguiti al di fuori del controllo del datore di
lavoro, come il lavoro a domicilio.
AAVV, La condizione dell’infanzia nel mondo, Firenze, UNICEF, 1997.
135
livello di sviluppo non può servire come pretesto per affidare ai minori lavori
che possono comprometterli. L’articolo 3 prevede che “l’età minima per
l’assunzione a qualunque tipo di impiego o di lavoro che, per la sua natura o
per le condizioni nelle quali viene esercitato, può compromettere la salute, la
sicurezza o la moralità degli adolescenti non dovrà essere inferiore ai diciotto
anni”.
Fatte salve le eccezioni per la categoria dei lavori leggeri, che
riguardano casi assai poco frequenti, il criterio del completamento della scuola
dell’obbligo come limite per l’inizio di un'attività lavorativa è estremamente
importante perché esclude la possibilità che un bambino lavori legalmente
mentre frequenta la scuola dell’obbligo. Inoltre, la relativa Raccomandazione
n. 146 del 1973, consiglia agli Stati membri di prefiggersi l’obiettivo di
elevare a sedici anni l’età minima di ammissione al lavoro120.
120
art. 7 della Raccomandazione 146
136
Età minima a norma della Convenzione n. 138
Età minima
Lavori
Lavori
generale
pericolosi121
leggeri122
(art. 2)
(art. 3)
(art. 7)
In circostanze
normali:
15 anni o più
(non meno
18
anni
13
anni
dell’età
dell’obbligo
scolastico)
Dove
economia e
Istituzioni
scolastiche
non
sono
18 anni
12
anni
sufficienteme
nte
121
sviluppate:
L’età minima per l’assunzione a qualunque tipo di impiego o di lavoro che, per la
sua natura o per le condizioni nelle quali viene esercitato, può compromettere la
salute, la sicurezza o la moralità degli adolescenti non dovrà essere inferiore ai
diciotto anni.
122
La legislazione nazionale potrà autorizzare l’impiego in lavori leggeri di giovani di età dai
tredici ai quindici anni o l’esecuzione, da parte di detti giovani, di tali lavori a condizione
che : non danneggino la loro salute o il loro sviluppo ; non siano di natura tale da
pregiudicare la loro frequenza scolastica, la loro partecipazione a programmi di
orientamento o di formazione professionale approvati dall’autorità competente o la loro
attitudine a beneficiare dell’istruzione ricevuta.
137
nte
sviluppate:
14 anni
138
Età minima di accesso al lavoro:
Algeri
Guinea
Niger
Urugu
a
Equatori
14 anni
ay
16
ale
Norvegia
15
anni
14 anni
15 anni
anni
Antigu
Hondura
Olanda
Venez
a
s
15 anni
uela
15
14 anni
Pakistan
14
anni
India
15 anni
anni
Belgio
<12
Polonia
Yugos
15
anni
15 anni
lavia
anni
divieto
Rep
15
Bielor
assoluto
Dominican
anni
ussia
Iraq
a
Zambi
16
15 anni
15 anni
a
anni
Irlanda
Romania
15
Brasile
15 anni
16 anni
anni
14
Israele
Ruanda
anni
15 anni
14 anni
Bulgar
Italia
Russia
ia
15 anni
16 anni
16
Kenya
Spagna
anni
16 anni
15 anni
Cina
Libia
Tanzania
16
15 anni
12 anni
anni
Lussem
Thailandia
Costa
burgo
13 anni
Rica
15 anni
Togo
15
Malta
14 anni
anni
16 anni
Ucraina
Cuba
Mauritiu
16 anni
15
s
15 forme
anni peggiori di sfruttamento infantile.
4. La anni
Convenzione 182 sulle
Egitto
Nicarag
12
ua
anni
anni sostenuta da più parti l’esigenza di adottare
Durante gli anni ’9014
è stata
Filippi
una normativa
più consona alla realtà esistente. Il Direttore Generale, alla
ne
15 di Amsterdam sul lavoro minorile del febbraio
Conferenza
anni
Franci
a
16
anni
Germa
139
nia
15
del 1997, osservò che la Convenzione n. 138 era risultata troppo
complessa, ad esempio nella determinazione e nella regolamentazione dei
lavori leggeri e di quelli pericolosi, e per questa ragione molti Stati si erano
astenuti dal ratificarla evidenziando la necessità di elaborare un nuovo
strumento internazionale espressamente rivolto contro le forme estreme di
lavoro minorile.
Infatti, nonostante prosegua tuttora un lento e progressivo aumento
delle ratifiche, diversi stati non hanno ancora sottoscritto la Convenzione 138
pur essendo Membri dell’Organizzazione; e la preoccupazione maggiore
risiede nel fatto che le ratifiche mancanti (oltre a quella degli Stati Uniti, che
sappiamo essere tra gli stati occidentali più refrattari a ratificare Convenzioni
internazionali) sono di Paesi in via di sviluppo verso i quali è rivolto
maggiormente l’impegno dell’Organizzazione per l’eliminazione del lavoro
minorile123.
La nuova Convenzione n. 182 viene approvata nel 1999 dalla
Conferenza Generale dell’OIL con voto unanime: 415 voti a favore, nessun
contrario, nessun astenuto.
Lo scopo della Convenzione risiede nell’eliminazione delle forme più
gravi e intollerabili (nel testo inglese worst forms) di sfruttamento del lavoro
dei minori. Il corpus normativo è composto da sedici articoli, di cui i primi
otto regolano gli aspetti sostanziali della materia, mentre i successivi dettano
le regole procedurali concernenti le modalità di ratifica, entrata in vigore,
denuncia e revisione della Convenzione stessa.
In relazione all’ambito di tutela, facendo propria la previsione adottata
dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia del 1989 (che
affronterò più avanti), viene specificato che il termine child si riferisce ad ogni
123
La Thailandia, la Liberia, il Bangladesh, il Paraguay, gli Stati Uniti, il Messico, il
Ghana sono alcuni degli Stati che hanno ratificato la Convenzione 182 sulle
“peggiori forme” di lavoro minorile e non la Convenzione 138 sull’età minima di
ingresso al lavoro
AAVV, La vera sicurezza. Vincere le paure, rispondere ai bisogni. SOCIAL
WATCH- Rapporto 2004, Bologna, EMI, 2004.
140
soggetto minore di diciotto anni, sgombrando così il campo da possibili
incertezze interpretative.124
Il preambolo sottolinea la “necessità di adottare nuovi strumenti”,
premettendo un'evoluzione dell’azione nei confronti del fenomeno del lavoro
minorile; allo stesso tempo si lega però al precedente operato
dell’Organizzazione rendendo manifesto lo “scopo di completare la
Convenzione e la Raccomandazione del 1973 sull’età minima per
l’ammissione al lavoro”.
Il testo ha, quale nucleo centrale, l’individuazione delle forme
intollerabili di lavoro minorile.
Secondo l’articolo 3 queste includono:
- tutte le forme di schiavitù o pratiche analoghe alla schiavitù, come la
vendita o la tratta di minori, la servitù per debiti, il lavoro forzato e
l’arruolamento in conflitti armati (lett. a);
- l’impiego, l’ingaggio o l’offerta del minore a fini di prostituzione, di
produzione di materiale pornografico o di spettacoli pornografici (lett. b);
- l’impiego, l’ingaggio o l’offerta ai fini di attività illegali, quali, in
particolare quelle per la produzione e per il traffico di stupefacenti (lett. c);
- Qualsiasi altro tipo di lavoro che, per sua natura o per le circostanze
in cui viene svolto, rischi di compromettere la salute, la sicurezza o la moralità
del minore (lett. d).
Non si pongono particolari problemi nell’interpretare le definizioni
contenute nelle prime tre lettere, che invece sorgono a proposito della lettera
d) che comprende quello che genericamente viene chiamato lavoro pericoloso.
Questa nozione, infatti, è molto più sfumata rispetto a quelle che la
precedono, e l’individuazione delle tipologie da inquadrare in questa categoria
sono rimesse alle leggi nazionali, che devono tener conto delle consultazioni
con le organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori e degli standard
124
Nunin, Roberta, "Il lavoro dei minori: interventi recenti, internazionali e interni",
Rivista Giuridica del Lavoro e della Previdenza Sociale, 3, LI, 2000.
141
proposti nei paragrafi 3 della Raccomandazione n. 190 dell’OIL approvata
insieme alla Convenzione n. 182.
Tale raccomandazione suggerisce che, nell’individuazione dei lavori
soggetti al divieto posto alla lettera d) dell’articolo 3, si considerino:
- i lavori che espongono i minori ad abusi fisici, psicologici o sessuali;
- i lavori svolti sottoterra, sott’acqua, ad altezze pericolose e in spazi
ristretti;
- i lavori svolti mediante l’uso di macchinari, attrezzature e utensili
pericolosi o che implichino il maneggiare o il trasporto di carichi pesanti;
- i lavori svolti in ambiente insalubre tale da esporre i minori, ad
esempio, a sostanze, agenti o processi pericolosi o a temperature, rumori o
vibrazioni pregiudizievoli per la salute;
- i lavori svolti in condizioni particolarmente difficili, ad esempio con
orari prolungati, notturni o lavori che costringano il minore a rimanere
ingiustificatamente presso i locali del datore di lavoro.125
Il catalogo delle situazioni pregiudizievoli per i minori proposto dalla
Raccomandazione è molto ampio, e comprende anche attività di per sé non
pericolose ma che potrebbero, in alcune circostanze, diventare tali.
Gli stati membri dovranno essere impegnati non soltanto a stabilire
sanzioni all’interno di una tradizionale ottica esclusivamente repressiva, ma
anche a rivolgere l’attenzione al momento riabilitativo e preventivo, adottando
misure effettive per prevenire l’impiego dei minori nelle attività individuate
come intollerabili e, in seguito all’azione di rimozione da tali attività,
promuovere la riabilitazione e l’integrazione sociale del minore, garantendone
l’istruzione gratuita di base. L’articolo 7 suggerisce inoltre di “tenere conto
della situazione particolare delle bambine e delle adolescenti”.
Per quanto concerne il controllo sull’applicazione della Convenzione,
l’art. 5 del testo prevede che ogni Membro dell’Organizzazione istituisca
125
Articolo 3 della Raccomandazione n.190 relativa alla proibizione delle forme
peggiori di lavoro minorile e all’azione immediata per la loro eliminazione.
142
meccanismi idonei per monitorare l’applicazione dei provvedimenti attuativi
della Convenzione.
Per gli stati è previsto espressamente l’impegno a fornire reciproca
assistenza, anche attraverso strumenti di cooperazione che prevedano misure
di sostegno allo sviluppo economico e sociale e programmi per l’eliminazione
della povertà e dell’istruzione universale (art. 8).
Una novità importante è contenuta nell’articolo 6, laddove si parla di un
allargamento delle consultazioni, oltre che alle organizzazioni dei datori di
lavoro e dei sindacati, anche, all’occorrenza, ad “altri gruppi interessati”.
La stesura definitiva dell’articolo non ha però soddisfatto le richieste di
chi proponeva come obbligatoria la consultazione con le ONG e le altre realtà
che lavorano sul fenomeno del lavoro minorile.
Anti-Slavery International126 a tal proposito, ha commentato: “NGOs
and others are not formally invited to partake in monitoring implementation of
the new Convention, as they are for example in the UN Convention of the
Rights of the Child.”127
Dai lavori preparatori emerge che, mentre molti governi si sono
dimostrati favorevoli a conferire un ruolo di maggior peso alle ONG e agli
“altri gruppi interessati” rendendo obbligatoria la loro consultazione, le
organizzazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro si sono opposte sostenendo
che tale previsione avrebbe potuto mettere a rischio la struttura tripartita
dell’OIL.
126
ANti-Slavery Internacional: fondata nel 1787è la più antica organizzazione che
opera nel campo dei diritti umani.
127
"Le ONG e le altre realtà non sono formalmente invitate a prender parte
attivamente allo sviluppo della nuova Convenzione, come per esempio avviene con
la Convenzione dei Diritti del Bambino delle Nazioni Unite"; Cooper, G., Report by
Anti-Slavery on the International Labour Conference, 21 giugno 1999, Anti-Slavery
International. (trad.mia).
143
5.
L’IPEC: il programma Internazionale per
l’abolizione del lavoro minorile.
L’IPEC è nato nel 1992 grazie ad una sovvenzione del governo tedesco,
e attualmente, con il sostegno finanziario di 22 donatori tra gli Stati più
sviluppati, coinvolge circa 90 Paesi di cui ispira, orienta e sostiene interventi
diretti.
La Dichiarazione sui principi fondamentali del lavoro e sui diritti del
lavoro del 1998128, la Convenzione n. 138 sull’età minima e la Convenzione n.
182 sulle peggiori forme di lavoro minorile, costituiscono attualmente la
struttura normativa fondamentale su cui si fonda l’IPEC.
Tale programma, finanziato da numerosi paesi europei tra i quali anche
l’Italia, si propone di eliminare gradualmente il lavoro minorile, attraverso una
strategia plurisettoriale per tappe, stimolando l’impegno ad agire degli Stati
che ad esso partecipano e sostenendo una serie di attività che spaziano
dall’analisi e il monitoraggio permanente, all’assistenza, fino all’azione diretta
sul campo.
Più in particolare l’IPEC mira a sostenere le iniziative nella lotta contro
il lavoro minorile e a creare strutture permanenti per far fronte a tale
problema, ad agire in via prioritaria per l’eliminazione delle occupazioni più
pericolose e delle forme di sfruttamento intollerabili ponendo l’accento sulle
misure di prevenzione.129
L'attuazione del programma IPEC, nello specifico di un Paese,
comincia con la firma di un Memorandum of understanding o Protocollo
d’Intesa tra i governi e l’OIL, nel quale si stabiliscono ambiti specifici di
collaborazione.
Le fasi di intervento del programma seguono una strategia progressiva
e multisettoriale:
128
Convenzione dell'OIL che riassume tutti i diritti dei lavoratori in un unico testo.
Nunin, Roberta, "Il lavoro dei minori: interventi recenti, internazionali e interni",
Rivista Giuridica del Lavoro e della Previdenza Sociale, 3, LI, 2000.
129
144
- sviluppo di programmi integrati e di politiche nazionali, focalizzati
soprattutto su gruppi ben definiti che esigono azioni prioritarie;
- riforme legislative e rafforzamento dell’applicazione delle leggi;
- ricerca, controllo, raccolta ed analisi di dati e sensibilizzazione verso
il problema;
- coinvolgimento delle parti interessate: governi, organizzazioni di
imprenditori e lavoratori, associazioni professionali, ONG.
Solitamente il Paese interessato istituisce un comitato per coordinare i
vari gruppi partecipanti e supervisiona la gestione del programma.
6.
Il ruolo delle Nazioni Unite.
La promozione e protezione dei diritti dell'uomo, e più nello specifico
dei diritti del bambino, è stato uno degli obiettivi principali delle Nazioni
Unite fin dalle sue origini.
Nell'immediato dopoguerra fu avanzata la proposta di sottoporre
all'Assemblea il testo leggermente modificato della Dichiarazione di Ginevra
adottato dalla Società delle Nazioni nel 1924, ma la proclamazione della
Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo (1948) non permise l'adozione
di un documento separato orientato sui bisogni dell'infanzia. Ad ogni modo in
tale Dichiarazione si trovavano alcune enunciazioni a favore dell'infanzia ed in
particolare in merito alla sua protezione.
Nel 1959 l'Assemblea Generale, a seguito dei negoziati avvenuti
principalmente tra le due superpotenze descritti in precedenza, adottò la
Dichiarazione dei diritti del Fanciullo130, che, sebbene come la Dichiarazione
di Ginevra non risultasse vincolante, conteneva alcune enunciazioni di diritti
130
da allora il 20 novembre ricorre la Giornata dei diritti del bambino.
145
maggiormente concrete, come per esempio il diritto a un nome, alla
cittadinanza e all'istruzione gratuita.
Nel 1966 le Nazioni Unite elaborano il Patto internazionale sui diritti
economici, sociali e culturali ed il Patto internazionale sui diritti civili e
politici. Queste convenzioni contengono isolatamente anche disposizioni che
riguardano in modo specifico l'infanzia: il divieto di discriminazione, il diritto
alla protezione tramite la famiglia, la società e lo Stato, il diritto alla
cittadinanza e alla protezione del bambino in caso di risoluzione del
matrimonio.
Infine con l'approvazione della Convenzione sui diritti del bambino, nel
1989, nasce il primo strumento giuridico internazionale contenente un elenco
esaustivo dei diritti di cui il fanciullo deve ritenersi portatore.
La promulgazione nasce con l'obiettivo di raccogliere in un unico corpo
le varie disposizioni disseminate in dozzine di documenti di diritto
internazionale, e di appianare eventuali divergenze tra questi.
Fu la Polonia che, per prima, propose di adottare, per celebrare "l'Anno
Internazionale del Fanciullo" (1979)131, una nuova Dichiarazione delle N.U.
sui diritti del fanciullo.
L'Assemblea Generale incaricò un Gruppo di lavoro con il compito di
elaborare il testo della Convenzione. Oltre ai rappresentanti dei 43 Stati
Membri della Commissione dei diritti dell'uomo, parteciparono al Gruppo di
lavoro anche agenzie come l'OIL, l'UNCHR132 e l'UNICEF così come alcune
organizzazioni non governative con funzione consultiva.
Il ruolo delle ONG fu di particolare importanza nella stesura del testo,
in particolare a seguito della decisione, nel 1983, di dar vita ad un gruppo ad
hoc per rendere la loro partecipazione maggiormente unitaria ed efficacie.
131
Nel 1972, nell'intento di sensibilizzare maggiormente la comunità internazionale
sui bisogni dell'infanzia, fu presentata l'idea di un Anno internazionale del bambino.
Nel 1976, la proposta è stata accolta dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e il
1979 è stato proclamato Anno del bambino.
132
United Nations Commition on Human Rights.
146
Il 20 novembre 1989, dopo dieci anni di negoziati, il testo definitivo fu
presentato all'Assemblea Generale la quale, dopo un brevissimo dibattito, lo
approvò con la procedura del consensus.
Ad oggi 192 Stati, un numero addirittura superiore a quello degli Stati
membri dell'ONU, hanno ratificato la Convenzione.133
Dopo un ampio preambolo, la Convenzione si sviluppa in
cinquantaquattro articoli di cui quarantuno si riferiscono specificatamente al
complesso dei diritti riconosciuti ai minori e di cui gli Stati si devono fare
carico; gli altri contemplano le forme di controllo sull'attuazione dei principi
contenuti, nonché le modifiche di adesione ad essa, di eventuale recesso e di
proposte di modifica da parte degli Stati.
I diritti della Convenzione possono essere raggruppati in quattro
categorie:
- Libertà e diritti civili: il diritto alla registrazione e all'identità, le
libertà di pensiero, coscienza e religione, le libertà di associazione e di
riunione pacifica, il diritto di accesso all'informazione;
-Ambiente familiare e protezione alternativa: la responsabilità dei
genitori, il diritto del fanciullo a vivere nel proprio ambiente familiare, norme
sull'adozione;
- Diritti relativi alla salute e al benessere: il diritto ad un adeguato
livello di vita, diritto alla salute, diritto alla sicurezza sociale, diritto
all'educazione e diritto allo svago;
- Diritti relativi ai minori in particolari circostanze: questi riguardano i
bambini disabili, i bambini rifugiati, i bambini coinvolti nei conflitti armati e
lo sfruttamento dei minori a fini economici o sessuali.
L'interpretazione di queste disposizioni a tutela del fanciullo (il child
che l'Articolo 1 stabilisce da intendersi "ogni essere umano avente un'età
inferiore ai diciott'anni"134) avviene secondo i principi guida della non-
133
L'Italia ha ratificato la Convenzione il 27 maggio 1991 con la legge n.176.
"salvo se abbia raggiunto prima la maturità in virtù della legislazione applicabile"
(art.1)
134
147
discriminazione (art. 2), dell'interesse superiore del bambino (art. 3), del
diritto alla vita e allo sviluppo (art. 6) e del diritto alla partecipazione (art. 12).
Gli articoli dal 32 al 36 si occupano nello specifico della tutela del
bambino dalle varie forme di sfruttamento.
L'articolo 32 afferma che "gli Stati Parti riconoscono il diritto del
fanciullo ad essere protetto contro lo sfruttamento economico e di non essere
costretto ad alcun lavoro che comporti rischi o sia suscettibile di porre a
repentaglio la sua educazione o di nuocere alla sua salute o al suo sviluppo
fisico, mentale, spirituale, morale o sociale".
La formulazione adottata- any work- rende il campo di applicazione
della normativa molto ampio non stabilendo il divieto in termini di tipologie di
attività lavorative ma in termini di possibili danni fisici e psicologici che il
lavoro può arrecare al minore.
La Convenzione non fissa degli standard sull'età minima di ammissione
al lavoro e rimanda agli "altri strumenti internazionali" ed agli Stati la
prerogativa di stabilire, oltre all'età minima d'immissione all'impiego (lett. a)
anche una "adeguata regolamentazione degli orari di lavoro e delle condizioni
d'impiego" (lett. b) e la previsione di "pene o altre sanzioni appropriate per
garantire l'attuazione effettiva del presente articolo" (lett. c).
Inoltre nei successivi tre articoli la Convenzione stabilisce il dovere
degli Stati:
- di proteggere i bambini impiegati per la "produzione ed il traffico
illecito di stupefacenti e di sostanze psicotrope"(art. 33);
- di proteggere i bambini che subiscono forme di "sfruttamento
sessuale" come la prostituzione e la produzione di spettacoli o di materiale a
carattere pornografico (art. 34);
- di adottare "ogni adeguato provvedimento [...] per impedire il
rapimento, la vendita o la tratta di fanciulli per qualunque fine e sotto qualsiasi
forma" (art. 35);
148
ed infine viene stabilita una protezione generale a favore del fanciullo
contro "ogni altra forma di sfruttamento pregiudizievole al suo benessere in
ogni aspetto" (art. 36).
Emerge, dall'esame degli articoli menzionati che, mentre l'art. 32 fa
riferimento espressamente ad un diritto dei fanciulli di essere protetti contro
ogni forma di sfruttamento economico, gli articoli 33, 34, 35 e 36 configurano
piuttosto un dovere, in capo agli stati, di protezione nei confronti del minore.
La Convenzione sui Diritti del Fanciullo è stata successivamente
affiancata da due Protocolli opzionali: il Protocollo sul coinvolgimento dei
bambini nei conflitti armati135 e il Protocollo sulla vendita dei bambini, la
prostituzione e la pornografia infantile. 136
135
Il Protocollo facoltativo relativo alla partecipazione di fanciulli ai conflitti armati
vuole impedire che i minori di diciotto anni non possano partecipare direttamente
alle ostilità (art.1) e non possano essere arruolate obbligatoriamente nelle forze
armate (art. 2). Entrato in vigore nel febbraio 2002 è stato ratificato ad oggi da 35
Stati.
136
Il Protocollo facoltativo concernente la vendita di fanciulli, la prostituzione
infantile e la pornografia esige che gli Stati rendano punibile e impediscano la
vendita di minori, il loro sfruttamento sessuale, il traffico di organi di minori, il
lavoro forzato minorile, il traffico dei minori per l'adozione, l'offerta l'ingaggio,
l'intermediazione o la messa a disposizione di un fanciullo al fine della prostituzione
infantile, nonché la produzione, la distribuzione, la diffusione, l'importazione,
l'esportazione, l'offerta la vendita o il possesso di materiale pedopornografico.
L'articolo 8 descrive varie misure a tutela delle vittime (per esempio la protezione dei
testimoni).
Entrato in vigore nel gennaio 2002 è stato ratificato ad oggi da 49 stati.
149
1. Indicatori sull'infanzia dei 4 paesi: Perú, Colombia, Nicaragua,
Venezuela.
Indicatori sull'infanzia in Perú - dati Unicef137
Ordenación por categoría de la TMM5
96
Tasa de mortalidad menores de 5 años, 1990
78
Tasa de mortalidad menores de 5 años, 2005
27
Tasa de mortalidad infantil (< 1 año), 1990
58
Tasa de mortalidad infantil (< 1 año), 2005
23
Tasa de mortalidad neonatal, 2000
16
Población total (miles), 2005
Nacimientos anuales (miles), 2005
Muertes anuales (<5 años) (miles), 2005
INB per cápita (dólares), 2005
2796
8
628
17
2610
Esperanza de vida al nacer (años), 2005
71
Tasa de alfabetización de adulto, 2000-2004*
88
Tasa neta de matriculación/asistencia enseñanza primaria
(%), 2000-2005*
97
Distribución familiar del ingreso (%) 1994-2004*, 40%
más bajos
10
Distribución familiar del ingreso (%) 1994-2004*, 20%
más altos
59
Definiciones y fuentes estadísticas principales [popup]
Nutritión
arriba
Recién nacidos con bajo peso (%) , 1998-2005*
11
% de niños lactantes (1995-2005*) que reciben:, lactancia
exclusiva (<6 meses)
64
% de niños lactantes (1995-2005*) que reciben:, lactancia
con alimentos complementarios (6-9 meses)
81
137
www.unicef.org
150
con alimentos complementarios (6-9 meses)
% de niños lactantes (1995-2005*) que reciben:, lactancia
continuada (20-23 meses)
41
% de menores de 5 años (1995-2005*) que padecen:
Insuficiencia ponderal moderada y grave
8
% de menores de 5 años (1995-2005*) que padecen:
Insuficiencia ponderal grave
0
% de menores de 5 años (1995-2005*) que padecen:
Emaciación moderada y grave
1
% de menores de 5 años (1995-2005*) que padecen:
Cortedad de talla moderada y grave
24
Vitamin A supplementation coverage rate (6-59 months)
2004
% of households consuming iodized salt 1998-2005*
-
91
Definiciones y fuentes estadísticas principales [popup]
Educatión
arriba
Tasa alfabetización adultos, 2000-2004*, hombre
93
Tasa alfabetización adultos, 2000-2004*, mujer
82
Nº receptores por 1000 habitantes, 2002-2004*, teléfonos
22
Nº receptores por 1000 habitantes, 2002-2004*, usuarios
de Internet
12
Tasa escolarización enseñanza primaria (2000-2005*),
bruta, hombre
114
Tasa escolarización enseñanza primaria (2000-2005*),
bruta, mujer
114
Tasa escolarización enseñanza primaria (2000-2005*),
neta, hombre
97
Tasa escolarización enseñanza primaria (2000-2005*),
neta, mujer
97
Primary school attendance ratio (1996-2005*), neta,
ombre
94
151
Primary school attendance ratio (1996-2005*), neta,
mujer
94
Alumnos de enseñanza primaria que alcanzan el 5º grado
(%), Datos administrativos, 2000-2004*
90
Alumnos de enseñanza primaria que alcanzan el 5º grado
(%), Datos de encuestas, 1997-2005*
95
Tasa de escolarización enseñanza secundaria (20002005*), bruta, hombre
91
Tasa de escolarización enseñanza secundaria (20002005*), bruta, mujer
92
Tasa de escolarización enseñanza secundaria (20002005*), neta, hombre
69
Tasa de escolarización enseñanza secundaria (20002005*), neta, mujer
69
Tasa de asistencia a la escuela secundaria (1996-2005*)
neta, hombre
55
Tasa de asistencia a la escuela secundaria (1996-2005*)
neta, mujer
70
Definiciones y fuentes estadísticas principales [popup]
Protección Infantil
arriba
Trabajo infantil (5 a 14 años) 1999-2005, total
-
Trabajo infantil (5 a 14 años) 1999-2005, hombre
-
Trabajo infantil (5 a 14 años) 1999-2005, mujer
-
Inscripció del nacimiento1999-2005, total
17
Inscripció del nacimiento1999-2005, urbana
13
Inscripció del nacimiento1999-2005, rural
30
Inscripció del nacimiento1999-2005*,total
93
Inscripció del nacimiento1999-2005*,urbana
93
Inscripció del nacimiento1999-2005*,rural
92
Mutilación-excisión genital de la mujer 1998-2004, mujer
(15-49 años), total
-
152
(15-49 años), total
Mutilación-excisión genital de la mujer 1998-2004, mujer
(15-49 años), urbana
-
Mutilación-excisión genital de la mujer 1998-2004, mujer
(15-49 años), rural
-
Mutilación-excisión genital de la mujer 1998-2004, hijas,
total
-
Definiciones y fuentes estadísticas principales [popup]
153
Indicatori sull'infanzia in Colombia: dati Unicef
Educatión
arriba
Tasa alfabetización adultos, 2000-2004*, hombre
93
Tasa alfabetización adultos, 2000-2004*, mujer
93
Nº receptores por 1000 habitantes, 2002-2004*, teléfonos
40
Nº receptores por 1000 habitantes, 2002-2004*, usuarios
de Internet
9
Tasa escolarización enseñanza primaria (2000-2005*),
bruta, hombre
112
Tasa escolarización enseñanza primaria (2000-2005*),
bruta, mujer
111
Tasa escolarización enseñanza primaria (2000-2005*),
neta, hombre
83
Tasa escolarización enseñanza primaria (2000-2005*),
neta, mujer
84
Primary school attendance ratio (1996-2005*), neta,
hombre
90
Primary school attendance ratio (1996-2005*), neta,
mujer
92
Alumnos de enseñanza primaria que alcanzan el 5º grado
(%), Datos administrativos, 2000-2004*
77
Alumnos de enseñanza primaria que alcanzan el 5º grado
(%), Datos de encuestas, 1997-2005*
89
Tasa de escolarización enseñanza secundaria (20002005*), bruta, hombre
71
Tasa de escolarización enseñanza secundaria (20002005*), bruta, mujer
78
Tasa de escolarización enseñanza secundaria (20002005*), neta, hombre
52
Tasa de escolarización enseñanza secundaria (20002005*), neta, mujer
58
Tasa de asistencia a la escuela secundaria (1996-2005*)
neta, hombre
64
Tasa de asistencia a la escuela secundaria (1996-2005*)
neta, mujer
72
154
Definiciones y fuentes estadísticas principales [popup]
Indicadores demográficos
arriba
Población (miles), 2005, under 18
1675
5
Población (miles), 2005, under 5
4726
Tasa de crecimiento anual de la población (%),1970-1990
2.2
Tasa de crecimiento anual de la población (%),1990-2005
1.8
Tasa bruta de mortalidad,1970
9
Tasa bruta de mortalidad,1990
7
Tasa bruta de mortalidad,2005
5
Tasa bruta de natalidad,1970
38
Tasa bruta de natalidad,1990
27
Tasa bruta de natalidad,2005
21
Esperanza de vida,1970
61
Esperanza de vida,1990
68
Esperanza de vida,2005
73
Tasa total de fecundidad,2005
2.5
Población urbana (%),2005
77
Tasa anual del crecimiento de la población urbana
(%),1970-1990
3.2
Tasa anual del crecimiento de la población urbana
(%),1990-2005
2.6
Definiciones y fuentes estadísticas principales [popup]
Nutritión
Recién nacidos con bajo peso (%) , 1998-2005*
arriba
9
% de niños lactantes (1995-2005*) que reciben:, lactancia
exclusiva (<6 meses)
47
% de niños lactantes (1995-2005*) que reciben:, lactancia
con alimentos complementarios (6-9 meses)
65
% de niños lactantes (1995-2005*) que reciben:, lactancia
continuada (20-23 meses)
32
155
continuada (20-23 meses)
% de menores de 5 años (1995-2005*) que padecen:
Insuficiencia ponderal moderada y grave
7
% de menores de 5 años (1995-2005*) que padecen:
Insuficiencia ponderal grave
1
% de menores de 5 años (1995-2005*) que padecen:
Emaciación moderada y grave
1
% de menores de 5 años (1995-2005*) que padecen:
Cortedad de talla moderada y grave
12
Vitamin A supplementation coverage rate (6-59 months)
2004
% of households consuming iodized salt 1998-2005*
-
92
Definiciones y fuentes estadísticas principales [popup]
Protección Infantil
Trabajo infantil (5 a 14 años) 1999-2005, total
5
Trabajo infantil (5 a 14 años) 1999-2005, hombre
6
Trabajo infantil (5 a 14 años) 1999-2005, mujer
4
Inscripció del nacimiento1999-2005, total
23
Inscripció del nacimiento1999-2005, urbana
19
Inscripció del nacimiento1999-2005, rural
38
Inscripció del nacimiento1999-2005*,total
90
Inscripció del nacimiento1999-2005*,urbana
97
Inscripció del nacimiento1999-2005*,rural
77
156
Indicatori sull'infanzia del Nicaragua - dati Unicef138
Ordenación por categoría de la TMM5
82
Tasa de mortalidad menores de 5 años, 1990
68
Tasa de mortalidad menores de 5 años, 2005
37
Tasa de mortalidad infantil (< 1 año), 1990
52
Tasa de mortalidad infantil (< 1 año), 2005
30
Tasa de mortalidad neonatal, 2000
18
Población total (miles), 2005
Nacimientos anuales (miles), 2005
Muertes anuales (<5 años) (miles), 2005
INB per cápita (dólares), 2005
Esperanza de vida al nacer (años), 2005
Tasa de alfabetización de adulto, 2000-2004*
5487
154
6
910
70
-
Tasa neta de matriculación/asistencia enseñanza primaria
(%), 2000-2005*
80
Distribución familiar del ingreso (%) 1994-2004*, 40%
más bajos
15
Distribución familiar del ingreso (%) 1994-2004*, 20%
más altos
49
Definiciones y fuentes estadísticas principales [popup]
Nutritión
arriba
Recién nacidos con bajo peso (%) , 1998-2005*
12
% de niños lactantes (1995-2005*) que reciben:, lactancia
exclusiva (<6 meses)
31
% de niños lactantes (1995-2005*) que reciben:, lactancia
con alimentos complementarios (6-9 meses)
68
% de niños lactantes (1995-2005*) que reciben:, lactancia
continuada (20-23 meses)
39
% de menores de 5 años (1995-2005*) que padecen:
Insuficiencia ponderal moderada y grave
10
138
www.unicef.org
157
Insuficiencia ponderal moderada y grave
% de menores de 5 años (1995-2005*) que padecen:
Insuficiencia ponderal grave
2
% de menores de 5 años (1995-2005*) que padecen:
Emaciación moderada y grave
2
% de menores de 5 años (1995-2005*) que padecen:
Cortedad de talla moderada y grave
20
Vitamin A supplementation coverage rate (6-59 months)
2004
98
% of households consuming iodized salt 1998-2005*
97
Definiciones y fuentes estadísticas principales [popup]
Educatión
arriba
Tasa alfabetización adultos, 2000-2004*, hombre
-
Tasa alfabetización adultos, 2000-2004*, mujer
-
Nº receptores por 1000 habitantes, 2002-2004*, teléfonos
17
Nº receptores por 1000 habitantes, 2002-2004*, usuarios
de Internet
2
Tasa escolarización enseñanza primaria (2000-2005*),
bruta, hombre
113
Tasa escolarización enseñanza primaria (2000-2005*),
bruta, mujer
111
Tasa escolarización enseñanza primaria (2000-2005*),
neta, hombre
89
Tasa escolarización enseñanza primaria (2000-2005*),
neta, mujer
87
Primary school attendance ratio (1996-2005*), neta,
hombre
77
Primary school attendance ratio (1996-2005*), neta,
mujer
84
Alumnos de enseñanza primaria que alcanzan el 5º grado
(%), Datos administrativos, 2000-2004*
59
Alumnos de enseñanza primaria que alcanzan el 5º grado
(%), Datos de encuestas, 1997-2005*
63
Tasa de escolarización enseñanza secundaria (20002005*), bruta, hombre
59
Tasa de escolarización enseñanza secundaria (20002005*), bruta, mujer
68
158
Tasa de escolarización enseñanza secundaria (20002005*), neta, hombre
38
Tasa de escolarización enseñanza secundaria (20002005*), neta, mujer
43
Tasa de asistencia a la escuela secundaria (1996-2005*)
neta, hombre
6
Tasa de asistencia a la escuela secundaria (1996-2005*)
neta, mujer
6
Definiciones y fuentes estadísticas principales [popup]
Protección Infantil
arriba
Trabajo infantil (5 a 14 años) 1999-2005, total
15
Trabajo infantil (5 a 14 años) 1999-2005, hombre
18
Trabajo infantil (5 a 14 años) 1999-2005, mujer
11
Inscripció del nacimiento1999-2005, total
43
Inscripció del nacimiento1999-2005, urbana
36
Inscripció del nacimiento1999-2005, rural
55
Inscripció del nacimiento1999-2005*,total
81
Inscripció del nacimiento1999-2005*,urbana
90
Inscripció del nacimiento1999-2005*,rural
73
Mutilación-excisión genital de la mujer 1998-2004, mujer
(15-49 años), total
-
Mutilación-excisión genital de la mujer 1998-2004, mujer
(15-49 años), urbana
-
Mutilación-excisión genital de la mujer 1998-2004, mujer
(15-49 años), rural
-
Mutilación-excisión genital de la mujer 1998-2004, hijas,
total
-
Definiciones y fuentes estadísticas principales [popup]
159
Indicatori sull'infanzia del Venezuela - dati Unicef
Ordenación por categoría de la TMM5
108
Tasa de mortalidad menores de 5 años, 1990
33
Tasa de mortalidad menores de 5 años, 2005
21
Tasa de mortalidad infantil (< 1 año), 1990
27
Tasa de mortalidad infantil (< 1 año), 2005
18
Tasa de mortalidad neonatal, 2000
12
Población total (miles), 2005
Nacimientos anuales (miles), 2005
Muertes anuales (<5 años) (miles), 2005
INB per cápita (dólares), 2005
26749
593
12
4810
Esperanza de vida al nacer (años), 2005
73
Tasa de alfabetización de adulto, 2000-2004*
93
Tasa neta de matriculación/asistencia enseñanza primaria (%),
2000-2005*
92
Distribución familiar del ingreso (%) 1994-2004*, 40% más
bajos
14
Distribución familiar del ingreso (%) 1994-2004*, 20% más altos
49
Definiciones y fuentes estadísticas principales [popup]
Nutritión
arriba
Recién nacidos con bajo peso (%) , 1998-2005*
9
% de niños lactantes (1995-2005*) que reciben:, lactancia
exclusiva (<6 meses)
7
% de niños lactantes (1995-2005*) que reciben:, lactancia con
alimentos complementarios (6-9 meses)
50
% de niños lactantes (1995-2005*) que reciben:, lactancia
continuada (20-23 meses)
31
% de menores de 5 años (1995-2005*) que padecen:
Insuficiencia ponderal moderada y grave
5
% de menores de 5 años (1995-2005*) que padecen:
Insuficiencia ponderal grave
1
% de menores de 5 años (1995-2005*) que padecen: Emaciación
moderada y grave
4
160
moderada y grave
% de menores de 5 años (1995-2005*) que padecen: Cortedad de
talla moderada y grave
Vitamin A supplementation coverage rate (6-59 months) 2004
% of households consuming iodized salt 1998-2005*
13
90
Definiciones y fuentes estadísticas principales [popup]
Educatión
arriba
Tasa alfabetización adultos, 2000-2004*, hombre
93
Tasa alfabetización adultos, 2000-2004*, mujer
93
Nº receptores por 1000 habitantes, 2002-2004*, teléfonos
45
Nº receptores por 1000 habitantes, 2002-2004*, usuarios de
Internet
9
Tasa escolarización enseñanza primaria (2000-2005*), bruta,
hombre
106
Tasa escolarización enseñanza primaria (2000-2005*), bruta,
mujer
104
Tasa escolarización enseñanza primaria (2000-2005*), neta,
hombre
92
Tasa escolarización enseñanza primaria (2000-2005*), neta,
mujer
92
Primary school attendance ratio (1996-2005*), neta, hombre
91
Primary school attendance ratio (1996-2005*), neta, mujer
93
Alumnos de enseñanza primaria que alcanzan el 5º grado (%),
Datos administrativos, 2000-2004*
91
Alumnos de enseñanza primaria que alcanzan el 5º grado (%),
Datos de encuestas, 1997-2005*
96
Tasa de escolarización enseñanza secundaria (2000-2005*),
bruta, hombre
67
Tasa de escolarización enseñanza secundaria (2000-2005*),
bruta, mujer
77
Tasa de escolarización enseñanza secundaria (2000-2005*), neta,
hombre
57
Tasa de escolarización enseñanza secundaria (2000-2005*), neta,
mujer
66
Tasa de asistencia a la escuela secundaria (1996-2005*) neta,
hombre
59
161
Tasa de asistencia a la escuela secundaria (1996-2005*) neta,
mujer
57
Definiciones y fuentes estadísticas principales [popup]
Indicadores demográficos
arriba
Población (miles), 2005, under 18
9988
Población (miles), 2005, under 5
2860
Tasa de crecimiento anual de la población (%),1970-1990
3.1
Tasa de crecimiento anual de la población (%),1990-2005
2
Tasa bruta de mortalidad,1970
7
Tasa bruta de mortalidad,1990
5
Tasa bruta de mortalidad,2005
5
Tasa bruta de natalidad,1970
37
Tasa bruta de natalidad,1990
29
Tasa bruta de natalidad,2005
22
Esperanza de vida,1970
65
Esperanza de vida,1990
71
Esperanza de vida,2005
73
Tasa total de fecundidad,2005
2.6
Población urbana (%),2005
88
Tasa anual del crecimiento de la población urbana (%),19701990
3.9
Tasa anual del crecimiento de la población urbana (%),19902005
2.3
Definiciones y fuentes estadísticas principales [popup]
Protección Infantil
arriba
Trabajo infantil (5 a 14 años) 1999-2005, total
8
Trabajo infantil (5 a 14 años) 1999-2005, hombre
9
Trabajo infantil (5 a 14 años) 1999-2005, mujer
6
Inscripció del nacimiento1999-2005, total
-
Inscripció del nacimiento1999-2005, urbana
-
Inscripció del nacimiento1999-2005, rural
-
Inscripció del nacimiento1999-2005*,total
92
162
Inscripció del nacimiento1999-2005*,urbana
-
Inscripció del nacimiento1999-2005*,rural
-
Mutilación-excisión genital de la mujer 1998-2004, mujer (15-49
años), total
-
Mutilación-excisión genital de la mujer 1998-2004, mujer (15-49
años), urbana
-
Mutilación-excisión genital de la mujer 1998-2004, mujer (15-49
años), rural
-
Mutilación-excisión genital de la mujer 1998-2004, hijas, total
-
Definiciones y fuentes estadísticas principales [popup]
163
Intervista ad Angel Gonzales collaboratore del
MOLACNATs
"Infancia y juventud: nuevas condiciones, nuevas oportunidades"
Revista Panorama Social, nº 3; 1er semestre 2006. (trad. mia)
Angel Gonzales, venezuelano, dal 2005 è collaboratore del
MOLACNATs. Attualmente è coordinatore del Programma di Protezione dei
Bambini Lavoratori (Pronat) al Ministero del Lavoro venezuelano.
1. Cos'è il Molacnats? Quando nasce e chi rappresenta?
E' un movimento sociale, formato da chicos y chicas trabajadores, che
nasce come necessità degli stessi ragazzi di creare uno spazio di scambio di
esperienze, di azioni e di mobilitazione sociale e politica. Nasce dalla
prospettiva dei NATs organizzati in Perú attraverso il Manthoc che, in
occasione del loro decimo anniversario, hanno invitato tutte le differenti
organizzazioni di NATs che, per la fine degli anni 80, avessero tenuto una
esperienza significativa sul tema dei diritti dell'infanzia e specificatamente sui
diritti dei bambini lavoratori. A partire da questo momento si sono susseguiti 6
incontri Latinoamericani con carattere assembleare, e numerose azioni comuni
che hanno progressivamente configurato quello che oggi è il MOLACNATs.
Attualmente il movimento è presente in forma consolidata in 6 paesi della
regione, ed è in via di consolidamento in altri 3 paesi. Sono circa 20 mila i
NATs integrati in questo movimento sociale.
2. Per il sistema dominante è necessario sradicare il lavoro minorile.
Questo messaggio vi pare contestabile?
164
C'è un problema di fondo sull'uso del termine "lavoro minorile" e
sull'interpretazione che si dà allo "sradicamento". Con la Convenzione 182
dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro la confusione è aumentata, dato
che tale Convenzione include come lavoro minorile attività che, sia dai NATs
che dai regolamenti legislativi dei nostri paesi, sono considerati crimini:
utilizzazione dei bambini nella prostituzione, nel commercio della droga, nei
conflitti armati, etc. E' evidente che i NATs non si oppongono alla lotta contro
questi crimini, però criticano che venga stabilita una relazione tra queste e le
differenti attività che i minori realizzano ogni giorno nel mondo. In questo
modo, di fronte agli abusi e alle persecuzioni della polizia, è molto facile
ascoltare un bambino dire "io sono un bambino lavoratore, non sono un
delinquente".
Allo stesso modo è discutibile il termine sradicamento, che in pratica
consiste in operazioni, da parte delle forze dell'ordine, di recupero di bambini
e adolescenti lavoratori e di repressione delle loro famiglie che generalmente
lavorano nell'economia informale; questo almeno in America Latina.
3. Tra gli argomenti del MOLACNATs emerge il riconoscimento dei
bambini e delle bambine come soggetti di diritto. Come si concretizza tale
riconoscimento?
È importante segnalare che le richieste di riconoscimento dei bambini
che lavorano come soggetti di diritto vengono proposte prima dell'entrata in
vigore della Convenzione delle Nazioni Unite del 1989. Già negli anni
Settanta, la partecipazione dei NATs era un elemento centrale nelle proposte
dei movimenti locali del Perú, del Paraguay e della Colombia. Furono quindi
proprio i NATs organizzati in America Latina a sviluppare una pratica di
partecipazione, nella teoria e nell'azione, che venne poi riconosciuta dalla
Convenzione come un diritto per tutti i bambini, bambine e adolescenti. Però
il triplo ruolo che esprimono i NATs, economico, sociale e politico,
riferendoci al "diritto alla partecipazione", ha a che vedere con la
incorporazione di altri elementi che non furono assunti dalla Convenzione e
165
che consideriamo formino parte di un nuovo paradigma di infanzia.
Consideriamo che, sebbene sia apprezzabile l' effettivo avanzamento in
termini culturali conseguente all'inclusione, nella Convenzione, di diritti
politici anteriormente esclusività degli adulti (diritto di associazione, di
espressione, di riunione e di manifestazione), è comunque possibile notare
una certa arretratezza nel testo delle Nazioni Unite, a causa del predominio di
una cultura dominante occidentalizzata della infanzia. Questo ha a che fare
esattamente con il tema politico ed economico, ovvero con il diritto alla
partecipazione politica (incluso il suffragio e il diritto al lavoro) dove i
movimenti dei NATs si affermano come soggetti economici sociali e politici.
4. Quali sono le principali azioni che mette in pratica il MOLACNATs
come movimento regionale per migliorare la vita dei bambini e delle bambine
che lavorano?
Le azioni del MOLACNATs le potremmo suddividere in due livelli: il
livello nazionale, che parte dalle varie realtà locali dove i NATs interagiscono,
e il livello internazionale. In ciascuno dei paesi
in
cui
è
presente,
il
movimento ha sviluppato tre comuni denominatori, che descriverei come "le
assi strategiche d'azione".
Il primo ha a che vedere con la partecipazione protagonistica.
L'esperienza dei movimenti sociali a livello mondiale, ma principalmente in
America Latina, ci dimostra che le azioni, le proposte, le mobilitazioni sociali
passano necessariamente attraverso lo sviluppo dei processi organizzativi.
Vale a dire che i NATs
si sono articolati, talvolta lentamente e attraverso
processi confusi, fino a riconoscersi come soggetti consapevoli delle proprie
capacità, soprattutto relazionandosi agli altri. C'è un livello iniziale nei gruppi
di base che generalmente si sviluppano nei propri spazi di lavoro, nella
comunità e, in alcuni casi, all'interno della scuola stessa. Tali gruppi
cominciano ad articolarsi con altri della stessa città e/o paese che , in genere,
finiscono per costituire un movimento nazionale o un coordinamento
nazionale a seconda della varietà dei casi e delle realtà. Giunti a questo
166
livello, i ragazzi cominciano ad essere riconosciuti dagli adulti con cui
interagiscono nei differenti spazi locali regionali e nazionali. È importante
segnalare che questo riconoscimento presso la società adulta si esprime
attraverso una serie di conflitti e contraddizioni che mantengono i NATs in
uno stato di costante tensione per far sì che la società li ascolti.
Un secondo asse di azione si manifesta in attività concrete quali le
mense popolari, le scuole, i talleres sociolaborales, i programmi ricreativi etc.
Molti di questi programmi si sono articolati assieme a governi locali,
municipi, ONGs nazionali e internazionali e organismi religiosi.
Il terzo asse è quello della formazione integrale. Si tratta di una
continua elaborazione di principi teorici basati sull'esperienza della pratica
sociale, culturale e politica che le organizzazioni dei NATs hanno costruito
negli ultimi 30 anni.
5. Quali sono le istituzioni o gli organismi che hanno risposto meglio al
MOLACNATs?
Ci sono alcune esperienze locali dove il dialogo con le istituzioni locali
è stato molto buono. Questo è il caso del Venezuela, e non a caso ha a che
vedere con lo sviluppo di un nuovo schema politico, sociale ed economico.
Inoltre, ci sono diverse ONGs che lavorano per i diritti dell'infanzia che hanno
appoggiato il movimento con diversi progetti, tra le quali Save the Children e
Terre des Hommes.[…]
6. Su quali mezzi contate per diffondere il vostro messaggio e
realizzare le vostre azioni?
A livello locale i NATs sono riusciti a rendersi visibili alla società
tramite differenti attività: manifestazioni, comunicati stampa, programmi tv,
radio, articoli di giornale, incontri nazionali, regionali e internazionali. alcuni
movimenti di base gestiscono un sito web e attualmente stiamo lavorando
all'elaborazione di un sito web esclusivamente del MOLACNATs.
167
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www.ifejants.org
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Manitos Trabajadoras Solidarias
www.cordobatech.com.ar/manitras
MNNATSOP - Movimiento nacional de Nats organizados del Perù
www.mnnatsop.org
MANTHOC - Movimientos de Niños, Niñas y Adolescentes Trabajadores
Hijos de Obreros Cristianos, Lima - Movimento di adolescenti e bambini
lavoratori figli di operai cristiani, Lima - Perù_www.manthocperu.org
CONATAR
Colaboradores por los NAT's Argentinos (Collaboratori per i Nats, bambini e
adolescenti lavoratori, argentini)
www.conatar.com.ar
NATRAS
Ninos y adolescentes trabajadores de Centroamerica
http://natras.kraetzae.de/index.htm
Equipo de INPRHU-Estelí
Estelí Nicaragua
Tel.: 071-33165
Fax: 071-32240 (correo)
e-mail: [email protected]
ONAT's COL
Organización de Niños, Niñas y Adolescentes Trabajadores de Colombia
(Organizzazione dei bambini e adolescenti lavoratori di Colombia)
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www.onatscol.org
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Programa de Apoyo para la Salud Materno Infantil y para la Salud de Otros
Grupos de Riesgo – Guatemala
http://mayacom.org/organizations/pami.htm
Red por los derechos de la infancia,
Messico_www.derechosinfancia.org.mx
SELVAS - Osservatorio Area Andina_www.selvas.org
SEMILLITAS - Una organizzazione NATs del
Perù_www.natssemillitas.org
EUROPA
PRONATs - Berlino, Germania_www.pronats.de
Associazione Nats_www.perbene.it/nats/
A.So.C. - Associazione Solidarietà e Cooperazione www.asoc.it
Progetto NATs_www.progettonats.it/ita/home.htm
ASPEm - Associazione Solidarietà Paesi Emergenti _www.aspemitalia.it
Associazione NATs per…_www.natsper.org
Cooperativa EQUO MERCATO_www.equomercato.it
174
175
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