In viaggio attraverso la storia dell`astronomia

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In viaggio attraverso la storia dell`astronomia
In viaggio attraverso la storia dell’astronomia
GITA AGLI OSSERVATORI DI ASIAGO
Prospetto informativo
DATA: 5 luglio 2014
COSTO: 59 € A PERSONA, salvo rincari carburante.
PROGRAMMA:
- Ore 5.45 Ritrovo nel parcheggio adiacente La Torre del Sole di Brembate di Sopra.
- Ore 6.15 Partenza
- Ore 10.45 circa arrivo ad Asiago presso osservatorio di Cima Ekar e incontro con guida astronomo .
- Ore 11.00 Visita al telescopio Copernico da 182 cm.
- Ore 12.30/13 Pranzo presso ristorante Titamaso ad Asiago e visita libera alla città (in base alla
disponibilità di tempo).
- Ore 15.15 Ritrovo al pullman e partenza per località Pennar.
- Ore 15.30 Ritrovo con gli astronomi, attività in sala multimediale; visita al telescopio Galileo e al
museo degli strumenti.
- Ore 18.30 circa partenza per Bergamo, sosta in autogrill.
- Rientro previsto intorno alle ore 23.00
CONDIZIONI DI PARTECIPAZIONE
- Età minima di partecipazione: anni 8. I minori devono essere accompagnati da un maggiorenne.
Gli osservatori presentano barriere architettoniche.
- La Torre del Sole declina ogni responsabilità per eventi al di fuori del proprio controllo.
- La quota comprende: trasporto con pullman, biglietti d’ingresso agli osservatori e al museo degli
strumenti, pranzo presso ristorante Titamaso.
- La quota comprende anche l’ingresso alla conferenza del 26 giugno 2014 ore 21, alla quale vi
invitiamo caldamente a partecipare. Il tema sarà la storia dell’astronomia legata ai grandi telescopi del
nostro paese e non.
MODALITA’ D’ISCRIZIONE
- Presso la segreteria della Torre del Sole versando la quota di € 59 e compilando e firmando il modulo
d’iscrizione, da richiedere alla segreteria stessa.
INFORMAZIONI
- Telefono 035 621515
- Mail: [email protected]
- Presso la segreteria de La Torre del Sole.
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Via Caduti del Lavoro, 2 - BREMBATE DI SOPRA - (BG)
Telefono: 035-621515 Fax: 035-333560
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Sito Internet: www.latorredelsole.it
INFORMAZIONI UTILI
Asiago 5 luglio 2014
Storia
L’Osservatorio di Asiago fu fondato nel 1942 con l’inaugurazione del telescopio Galileo, la cui
cupola spicca tra i prati in località Pennar, circondata e protetta da una fitta abetaia. Fino a
quell’anno le osservazioni si erano svolte dall’antica torre della specola a Padova che, fin dal 1767,
ha ospitato l’astronomia padovana e nella cui secolare storia l’Osservatorio di Asiago affonda le
sue radici. L’Altopiano, per la quota, le poche luci allora presenti, la trasparenza dell’atmosfera e la
buona percentuale di notti serene, fu scelto per ospitare quello che all’epoca era il più grande
telescopio in Europa, il Galileo, con il suo specchio primario del diametro di 122 cm. In brevissimo
tempo l’Osservatorio di Asiago si distinse a livello internazionale soprattutto per gli studi sui
fenomeni di variabilità stellare. Negli anni successivi furono progettati e realizzati nella stessa sede
due telescopi di tipo Schmidt, strumenti a grande campo che permisero di scandagliare vaste zone
di cielo, dando notevoli risultati nella scoperta di stelle nove, supernove, stelle a flares e, in
generale, di variabili esplosive. Negli anni settanta venne realizzato il telescopio Copernico da 182
cm a cima Ekar, una delle alture che sovrastano la piana di Asiago. Il Copernico è a tutt’oggi il più
grande strumento ottico sul suolo italiano. Nel 1997 la stazione astronomica di cima Ekar fu
dedicata alla memoria di Leonida Rosino, il direttore che più ha contribuito allo sviluppo
dell’Osservatorio ad Asiago. Nel 1999, in seguito al trasferimento ad Ekar dello Schmidt 67/92,
l’originaria cupola in località Pennar venne trasformata in sala multimediale,struttura
interamente dedicata ad attività educative per le scuole e per il pubblico.
Da Padova ad Asiago
La storia della Specola di Padova ha inizio nella seconda metà del Settecento ed arriva fino agli
anni '30, quando Giovanni Silva divenne direttore dell'Osservatorio. Da subito egli si adoperò per
dotare l’astronomia padovana di un grande telescopio, indispensabile per le moderne ricerche
astrofisiche che avevano assunto un ruolo preponderante nei confronti dell'astronomia classica di
posizione. Fino a quel momento, infatti, le ricerche condotte alla Specola erano essenzialmente di
carattere geodetico e teorico, o rivolte alla determinazione della posizione di stelle, pianeti o
comete per il calcolo delle loro orbite. Silva iniziò i primi lavori di carattere astrofisico a Padova,
utilizzando il piccolo equatoriale Dembowski (obiettivo di 19 cm), posizionato in un cupolino nei
pressi della Specola, con il quale si occupò dello studio di alcune stelle variabili. In seguito il
bisogno di rimanere al passo con gli sviluppi degli altri Osservatori europei e americani, indussero
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Giovanni Silva a cercare un luogo adatto alla costruzione di un nuovo, grande telescopio, da far
operare lontano dalle luci della città.
Il telescopio Galileo
L'idea di Giovanni Silva di fornire l'Università di Padova di un grande telescopio, di dimensioni
paragonabili a quelle del massimo strumento europeo allora esistente (un telescopio costruito
all'Osservatorio di Berlino-Babelsberg e trasportato nel 1946 in Crimea come bottino di guerra)
trovò terreno fertile per la sua attuazione quando a coprire la carica di Rettore fu chiamato Carlo
Anti. Nel 1933 il progetto ebbe l'approvazione del Duce: eravamo allora nel ventennio fascista.
Una Commissione composta da Emilio Bianchi (Presidente del Comitato astronomico del Consiglio
Nazionale delle Ricerche), Giorgio Abetti (Direttore dell'Osservatorio di Arcetri) e Giovanni Silva,
prese in considerazione diverse località dove poter far sorgere la succursale dell'antico
Osservatorio patavino. Sulla base di rilevamenti meteorologici, eseguiti sotto la guida di Giuseppe
Crestani e protratti per quasi due anni, l'altopiano di Asiago fu scelto come sede per il nuovo
telescopio in costruzione alle Officine Galileo, per la quota, le poche luci allora presenti, la buona
percentuale di notti serene. La progettazione architettonica fu affidata dall'Ufficio Tecnico
dell'Università di Padova a Daniele Calabi, che in seguito dovette fuggire negli Stati Uniti per le
persecuzioni razziali del regime: non fu presente all'inaugurazione e nemmeno citato nei discorsi
ufficiali.
La costruzione
La torre di osservazione, sormontata dalla cupola girevole, che sorge sul cocuzzolo più alto del
terreno circostante a 1050 s.l.m, e il fabbricato per uffici ed abitazioni sono costruiti interamente
in muratura di pietra grigio-rosata estratta dalle cavi locali. Nell'atrio della cupola fu posta la lapide
dettata da Valgimigli:
HIC ME POSUIT UNIVERSITAS STUDIORUM PATAVINA
AT ENIM OCULOS SEMPER ADSUM GALILAEI
A.D. MCMXXXIX
Lo strumento e la cupola girevole furono totalmente costruiti dalle Officine Galileo di Firenze
mentre era in pieno svolgimento la seconda guerra mondiale. Cussini, capo del Servizio Tecnico
delle Officine Galileo, coordinò il progetto generale del telescopio e della cupola; Giotti, dirigente
del servizio ottico, si occupò delle possibili soluzioni del sistema di specchi per lo strumento. Il
costo del telescopio fu allora di 1.400.000 lire (nel 1942).
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Photo gallery - la costruzione della cupola - foto di Daniele Calabi
L’ottica
La Commissione costituita da Silva, Abetti e Bianchi, insieme all'Istituto di Ottica diretto da Ronchi,
affiancò le Officine Galileo, ed in particolare Giotti, nella scelta delle soluzioni ottiche per il grande
telescopio di Asiago. Si optò per uno strumento che permettesse, con semplici trasformazioni ed
adattamenti di accessori, la facile attuazione di diverse configurazioni ottiche. Fu allora decisa la
realizzazione di un telescopio a specchio parabolico, 122 cm il suo diametro, che poteva essere
accoppiato ad uno specchio piano inclinato a 45 gradi sull'asse del parabolico (configurazione
Newtoniana) oppure ad uno specchio iperbolico convesso coassiale al parabolico (configurazione
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Cassegrain). Le due configurazioni ottiche fornivano rispettivamente una lunghezza focale di 600 e
di 1913 cm. Per la realizzazione delle ottiche fu necessario costruire apposite macchine ed
attrezzature, soprattutto per la lavorazione della superficie dello specchio primario. Per
quest'ultima operazione venne utilizzata una torre di 16 metri di altezza; l'esame ottico della
superficie venne realizzato con il metodo di Foucault e dei reticoli Ronchi. Lo specchio primario fu
inizialmente argentato. Per la periodica argentatura e, più tardi, per la sua alluminatura (a partire
dal 1948) lo specchio veniva portato inizialmente a Merate. In seguito l'Osservatorio fu provvisto
delle sale ed apparecchiature per l'alluminatura in sito.
La montatura
Si adottò per 122 cm di Asiago una montatura equatoriale all'inglese. In questa combinazione il
riflettore è posto eccentrico rispetto all'asse orario e un contrappeso (contenente i motori per la
movimentazione in declinazione) permette l'equilibrio del sistema attorno all'asse orario.
L'appoggio Nord dell'asse orario è dotato di movimenti di traslazione ortogonale per consentire la
rettifica dell'asse polare. L'appoggio Sud contiene anche i motori per i comandi, i dispositivi
elettrici per gli accoppiamenti dei motori, i dispositivi meccanici di riduzione, il comando dei freni e
delle trasmissioni e tutto quello occorre per il movimento del telescopio. I due sostegni sono
collegati da una travatura di ferro rivestita di cemento. Tale travatura è indipendente dalla
fondazione del padiglione e poggia direttamente sulla roccia sottostante, realizzando così le
migliori
condizioni
per
la
stabilità
dello
strumento.
L'appoggio dello specchio da 600 Kg al fondo metallico che lo sostiene fu oggetto di particolare
studio: esso infatti doveva essere realizzato in modo da non tensionare la superficie del vetro e
consentire i movimenti dello specchio per la rettifica strumentale. Furono allora creati 18 piattelli,
ognuno dei quali è preso da una sfera; a tre a tre queste sfere appoggiano sopra tripodi terminanti
ancora a sfera, i tripodi a coppie poggiano su bilancieri che a loro volta poggiano sopra le sfere
delle viti per la rettifica dello specchio nel piano. In questo modo il peso dello specchio è scaricato
sopra tre punti, ma il passaggio da questi tre punti allo specchio è fatto in modo da interessare una
gran parte della superficie posteriore dello specchio stesso. Lo specchio fu inoltre circondato da
una corona di contrappesi per evitare che il carico dovuto al peso dello specchio sulle viti di
rettifica laterali (quando il telescopio non è allo zenit) sia causa di tensioni.Le fusioni e la
lavorazione delle parti pesanti del telescopio furono oggetto di molte difficoltà: l'asse orario, per
esempio, fu fuso (in ghisa speciale leggermente acciaiosa) più volte prima di ottenere il risultato
ottimale. Dopo alcuni tentativi esso dovette essere suddiviso in tre pezzi che furono fusi
separatamente e in seguito rigidamente collegati. La tornitura dell'asse orario e dei sostegni Nord
e Sud richiese poi l'utilizzo di un speciale tornio che serviva per la lavorazione delle grandi
artiglierie presso la Ditta Odero-Terni-Orlando di La Spezia: le Officine Galileo non disponevano
infatti di torni della necessaria misura.
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La cupola
Costruita dalle Officine Galileo, la cupola girevole che sormonta la struttura in pietra ha un
diametro esterno di 15 metri, interno di 14 metri e un'apertura, tramite portelloni, fino a 3,7
metri. Essa pesa 50 tonnellate e poggia sul basamento in pietra tramite 20 carrelli a due ruote che
scorrono su una cremagliera per il movimento di rotazione. Una piattaforma poteva salire lungo
l'apertura radiale della cupola per permettere all'astronomo di raggiungere il fuoco Newtoniano.
Lo spettrografo
Lo spettrografo a prismi, costruito per essere accoppiato alla combinazione Cassegrain del 122 cm,
fu progettato dai tecnici delle Officine Galileo in collaborazione con alcuni astronomi, in
particolare con Francesco Zagar. Arrivò ad Asiago nel 1946. La combinazione di diverse ottiche
permetteva di ottenere quattro diverse dispersioni angolari. Nel suo complesso, lo spettrografo
comprendeva la fenditura, gli obiettivi, due prismi di dispersione, un piccolo specchio parabolico,
le quattro camere fotografiche, tutto contenuto nella cassa di sostegno a doppia parete.
Nell'intercapedine tra le due pareti fu inserito del materiale coibente per impedire la dispersione
del
calore.
Ora al fuoco Cassegrain è montato lo spettrografo a reticolo Boller&Chivens, un tempo operante al
telescopio 182 cm Copernico di Cima Ekar.
L’inaugurazione
"Sappiamo di non errare affermando che oggi dedichiamo a Galileo Galilei il miglior monumento
che
gli
si
poteva
erigere
nel
terzo
centenario
della
morte".
Così ha inizio il discorso ufficiale del Magnifico Rettore dell'Università di Padova Carlo Anti quando,
il 27 maggio 1942, ebbe luogo l'inaugurazione dell'Osservatorio Astrofisico di Asiago, dotato allora
del più potente e moderno telescopio d'Europa. Anti ebbe un ruolo di primaria importanza nella
creazione
dell'Osservatorio
di
Asiago,
e
non
a
caso
egli
affermò:
"Devo confessarvi che questo Osservatorio che ho la gioia di veder finito, forse perché destinato a
servire la più pura delle scienze è l'opera che più ho vagheggiato e della quale, perdonatemi
l'affermazione
audace,
vado
superbo"
Francesco Zagar, astronomo all'Osservatorio di Loiano, che in prima persona seguì la costruzione
del telescopio ed in particolare del suo spettrografo, ricordò nella sua allocuzione il felice incontro
"dei due maggiori artefici di questa realizzazione ... il Magnifico Rettore Carlo Anti ed il nostro
impareggiabile maestro Giovanni Silva i quali hanno saputo creare un istituto che segnerà una
tappa
durevole
nel
cammino
scientifico".
E' durante l'inaugurazione che l'Osservatorio venne consegnato dal Magnifico Rettore al Direttore,
Giovanni Silva. Nel clima autarchico promosso dal governo fascista di quegli anni, la costruzione di
un grande telescopio senza l'aiuto tecnologico e la consulenza scientifica straniera doveva
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dimostrare la vivacità della cultura italiana e la sua capacità nel produrre tecnologia di alta qualità.
Questo è ampiamente enfatizzato nel discorso ufficiale di Silva:
Il saluto finale
"Una costruzione di tal genere, fatta senza che altre analoghe di minori dimensioni fossero state
eseguite in precedenza, non copiata da costruzioni straniere, ma studiata ex-novo, è una tipica
affermazione di quanto possa fare la genialità italiana".e ancora:"Oggi, inaugurandosi questo
Osservatorio con il suo poderoso telescopio, possiamo dire raggiunto anche lo scopo nazionale che
era nei nostri propositi: quello di affermare davanti al mondo la potenzialità tecnica che nel clima
fascista ha saputo raggiungere l'industria italiana".
La tragedia della seconda guerra mondiale, già in atto, viene ricordata solo incidentalmente nei
discorsi ufficiali. Carlo Anti parla di una "opera di scienza e di pace tra il fragore di una guerra
immane", mentre Giovanni Silva ricorda "le difficili condizioni in cui l'Italia si è trovata in questi
ultimi anni, che richiedevano a tutte le industrie nostre i maggiori sforzi per la preparazione
bellica".
Ed il fatto che anche le Officine Galileo avessero in quel momento come priorità la produzione di
strumenti di guerra, è sottolineato, con la retorica propria di quegli anni, dal rappresentante delle
Officine Galileo, Cussini:
Il discorso di Cussini "... ritorniamo, senza sostare, alle nostre macchine nelle nostre Officine per
intensificare la produzione di quegli altri strumenti ottici che sono mezzi necessari per il
raggiungimento dell'altra, più grande ed immancabile, vittoria. E, come sempre, Vinceremo!" In
realtà l'Italia, in difficili condizioni economiche già negli anni della costruzione del telescopio, uscì
disastrosamente dalla guerra e dalla precedente autarchia. Fu dopo la cessazione del conflitto
mondiale che cominciò la lenta ripresa di tutte le normali attività, comprese quelle scientifiche.
Anche l'attività dell'Osservatorio di Asiago iniziò ufficialmente nel 1947, con il finanziamento del
ricostituito Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Solo allora il telescopio divenne davvero,
come auspicato da Zagar, "un faro di progresso e di civiltà nel mondo".
I telescopi Schmidt
Nel 1958 venne costruito ad Asiago un piccolo telescopio Schmidt 50/40 (specchio sferico di 50
cm, lastra correttrice di 40 cm) progettato dai tecnici di Asiago Galazzi e Rigoni e costruito dalle
Officine Sarti di Bologna. Le quasi 6.000 fotografie ottenute dal 1958 al 1966, anno di costruzione
dello Schmidt grande, misero in evidenza le numerose ed interessanti possibilità di impiego di uno
strumento a grande campo, sia in fotografia diretta sia con prisma obiettivo. Lo strumento, in
grado di fotografare 35 gradi quadrati in cielo, consentì la scoperta di una quindicina di supernove,
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di variabili irregolari e stelle a flares. Si pensò allora di estendere i programmi e migliorarne i
risultati costruendo un secondo Schmidt più potente, di scala maggiore e di minore rapporto
focale, operante su lastra anziché su film. Il nuovo Schimdt 92/67 venne realizzato nel corso di
due anni, fautore Leonida Rosino, dal 1953 succeduto a Silva nella direzione dell'Osservatorio ad
Asiago.
La costruzione
Nel 1961 Leonida Rosino trascorse due mesi all'Osservatorio del Lick: in quell'occasione egli fu
favorevolmente colpito dal lavoro che veniva in quella sede svolto con un astrografo di 50 cm per
la ricerca e il censimento di ammassi di galassie. Da qui l'idea di dotare Asiago di un grande
telescopio di tipo Schmidt che sarebbe stato nel suo genere uno dei maggiori strumenti in Europa
ed avrebbe consentito di estendere l'indagine osservativa ad Asiago per la ricerca di supernove e
delle variabili a flares - indagini già attivata con la costruzione dello Schmidt piccolo - e iniziare
nuovi studi per il censimento di ammassi di galassie, di quasar, di RR Lyra, Wolf-Rayet. Ebbe così
origine la Stazione astronomica del Pennar dell'Osservatorio Astronomico di Padova che sorse a
circa
200
metri
dalla
cupola
del
telescopio
Galileo.
L'edificio di sostegno della cupola emisferica di 10 metri, costruita dall'Ing. Zappin di Tavernelle, fu
progettato dall'Ing. Girardi di Asiago. Attigue al padiglione d'osservazione furono poste la camera
oscura per lo sviluppo delle lastre, i laboratori e l'abitazione per il tecnico. Fu inoltre costruita la
nuova officina meccanica. La montatura meccanica, a forcella, fu realizzata dalla Ditta Sarti di
Bologna in stretta collaborazione con i tecnici dell'Osservatorio Galazzi, Pertile e Rigoni i quali
seguirono la progettazione del telescopio, la stesura dei disegni e la costruzione e montaggio dei
vari
pezzi.
Le ottiche dello Schmidt, specchio sferico di 92 cm e lastra correttrice di 67 cm, furono lavorate
dalla Ditta inglese Cox, Hargreaves & Thomson. Il telescopio fu inoltre provvisto di due prisma
obiettivi, uno di 4.5 gradi e uno di 1 grado, in vetro UBK7 della Schott dalla eccellente trasmissione
ultravioletta, in grado di lavorare sia separatamente che in combinazione.
Le fotografie ottenute su lastre di formato 20x20 cm mostrarono subito l'eccellente qualità delle
immagini, esenti da aberrazioni fino al bordo. Venne in inoltre acquistato un Blink Comparator
della Zeiss per il confronto simultaneo di due lastre dello stesso campo stellare: questo strumento
fu di estrema utilità per la scoperta di supernove e stelle variabili.
L’inaugurazione
Lo Schmidt 92/67 fu inaugurato nel 1967, in occasione del bicentenario dell'edificazione della
Specola di Padova, quando già il telescopio era entrato in funzione ed aveva fatto oltre mille
fotografie in cielo. La meccanica e l'ottica riuscirono perfettamente, come sottolineò lo stesso
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Leonida Rosino durante l'inaugurazione del nuovo strumento, grazie anche alla perizia degli
esperti tecnici di Asiago:
"Un fatto per dimostrare l'eccezionale perizia dei tecnici: la prima fotografia fatta il 4 settembre
1965, fu una prova del fuoco. La seconda, in senso assoluto, fu una fotografia della galassia M 31
di Andromeda, fatta pochi minuti dopo, ed essa risultò perfetta. Io credo che nessun altro
Osservatorio possa vantare un record (se mi permettete il termine) come questo, che la prima
fotografia in cielo fatta con un istrumento nuovo di zecca, non abbia mostrato difetto alcuno".
L'interrogativo più grande per il futuro lavoro scientifico del telescopio era, già allora, lo spinoso
problema dell'inquinamento luminoso. Rosino lo sottolinea ampiamente, affermando, con una
certa preoccupazione: "Veniamo agli altri fattori locali: le luci della città. a questo un punto
particolarmente grave per l'avvenire dell'Osservatorio, tanto grave che non possiamo neppure
escludere, che, in un futuro più o meno prossimo, non si sia costretti a trasportare altrove gli
strumenti ... " "... Da qualche anno c'e stata in città e in tutto l'altopiano, una vera e propria
esplosione di luci, e il cielo notturno, nella direzione di Asiago e di Gallio, di Canove e Cesuna,
appare fortemente illuminato ... " "... mentre la città si estende, l'illuminazione pubblica continua a
crescere. Quindi il futuro dell'Osservatorio rimane dubbio su questo punto". Negli anni 90 la
situazione luci diventò ancora più grave, fino a portare alla decisione - promotore Cesare Barbieri di spostare i due Schmidt, piccolo e grande, a Cima Ekar, dove nel frattempo era stato costruito il
telescopio Copernico da 182 cm. In tal modo si sottrasse, almeno in parte, gli strumenti al
disturbo dell'illuminazione notturna, portandoli in una luogo più elevato e lontano dal centro
abitato.
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Il telescopio Copernico
L'idea di costruire un nuovo telescopio di più grandi dimensioni rispetto allo storico Galileo, il 122
cm, venne a Leonida Rosino alla fine degli anni sessanta. L'estensione delle ricerche a oggetti
celesti sempre più deboli e lontani imponeva infatti l'impiego di uno strumento più potente, per
mantenere l'Osservatorio di Asiago in linea con i maggiori istituti astronomici d'Europa. Già a quel
tempo l'espansione urbanistica di Asiago aveva iniziato a danneggiare notevolmente il lavoro
notturno dei telescopi e la scelta del sito per il nuovo strumento fu di conseguenza una decisione
molto dibattuta. Per sottrarsi al disturbo dell'illuminazione notturna sarebbe stato necessario
allontanarsi il più possibile dai centri abitati dell'Altopiano, d'altra parte il progetto per un nuovo
telescopio richiedeva un notevole impegno finanziario in un periodo di ristrettezze economiche,
specie per la ricerca scientifica. La scelta del sito ove collocare il nuovo telescopio doveva quindi
bilanciare il vantaggio di avere già a disposizione ad Asiago gli uffici, le abitazioni per gli astronomi
e le attrezzate officine meccaniche, con lo svantaggio di un paese in continua crescita per
l'incremento del turismo, la spregiudicata speculazione edilizia e il conseguente continuo
peggioramento del cielo notturno: erano ormai lontani gli anni della costruzione del 122 cm,
quando il Commissario Prefettizio di Asiago Cunico, nel suo discorso inaugurale, aveva elogiato la
meravigliosa limpidezza dei cieli di Asiago. La decisione da prendere era davvero importante e
Rosino nell'estate del 1969 chiamò in riunione tutti gli astronomi di Asiago per sentire diverse
opinioni e condividere con i colleghi una scelta davvero importante. Venne così deciso di collocare
il nuovo strumento a Cima Ekar, a 1370 metri di quota, in un luogo a circa 5 km in linea d'aria da
Asiago e quindi un po' riparato dalle luci dei paesi, ma allo stesso tempo facilmente raggiungibile
dalla sede dei Pennar. Le difficoltà finanziarie pesarono non poco su questa scelta. Partì in questo
modo il progetto del telescopio di 182 cm, che divenne ed è tuttora il più grande strumento che
opera in Italia, mentre il primato di maggiore telescopio italiano spetta oggi al Telescopio
Nazionale Galileo (TNG), costruito nell'isola di La Palma, Canarie.
La costruzione
Il progetto per la realizzazione del 182 cm richiese un notevole impegno da parte di tutto il
personale tecnico dell'Osservatorio: proprio perchè le disponibilità economiche erano limitate e
nessuna speciale assegnazione fu concessa per la costruzione del telescopio, si decise di fare il più
possibile in casa, con mezzi più o meno artigianali. Non fu cosa da poco, ma la grande competenza
e professionalità dei tecnici di Asiago e l'esperienza acquisita precedentemente nella costruzione
dei due telescopi Schmidt furono essenziali per l'ottima riuscita dell'impresa.Tutte le operazioni di
costruzione dell'intero complesso, dalla gettata del pilastro, alla messa in opera del telescopio,
dall'attrezzatura dei laboratori al collaudo della parti ottiche, coinvolsero tecnici ed astronomi
dell'Osservatorio di Padova-Asiago. L'intera montatura meccanica fu studiata dai tecnici di Asiago:
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Galazzi, Pertile e Rigoni, i quali lavorarono poi fianco a fianco con il personale della Ditta Sarti di
Bologna per la costruzione e l'assemblaggio delle diverse parti. Ruggero Stagni progettò lo schema
dei movimenti del telescopio e l'impianto elettrico, avvalendosi anche della consulenza di Sandro
Centro, dell'Istituto di Fisica e dei tecnici Corà e Mosele. La scelta delle ottiche, del sistema di
puntamento e i collaudi finali furono seguiti da Cesare Barbieri.
L'edificio
Il fabbricato che contiene il telescopio fu progettato dagli architetti Cornoldi e Marcato. La
costruzione è sormontata da una cupola in acciaio inossidabile, del diametro esterno di 16 metri.
L'apertura dei portelloni della cupola avviene con un impianto oleodinamico. Una grande botola
sul piano osservativo comunica con il sottostante locale di alluminatura dove è situata la campana
a vuoto della ditta Balzers. Sotto al piano di osservazione vi erano anche le camere oscure, non più
in uso dopo il passaggio dalla lastra fotografico al CCD, avvenuta nel 1988.
Cronaca dei lavori: la prima opera eseguita a Cima Ekar fu il pilastro centrale, sostegno del
telescopio, che emergeva dal terreno circostante per un'altezza di circa 4 metri. La struttura è a
camere riempite di sabbia e ghiaia, per ammortizzare eventuali vibrazioni. Il pilastro fu terminato
nell'ottobre del 1970. Nella primavera del 1971 ebbero inizio i lavori per la costruzione dell'edificio
di sostegno della cupola, costruito attorno al pilastro già in sito. Nel maggio del 1972 iniziarono i
lavori di montaggio della cupola metallica, portati a termine sei mesi dopo, ad eccezione del
rivestimento interno. Nel dicembre dello stesso anno l'edificio era completamente abitabile e
tecnicamente fruibile.
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Le ottiche
Al momento della scelta del telescopio si discusse sulla opportunità di realizzare un telescopio
parabolico o Ritchey-Chretien, alla fine si decise per la prima opzione e per una montatura
equatoriale a forcella. Lo specchio primario parabolico di 1.82 metri e gli specchi secondari
furono realizzati dalla Ditta Grubb Parsons di Newcastle, Inghilterra, in circa due anni. Finita la
lavorazione lo specchio primario fu esaminato in una torre della stessa ditta eseguendo il test
classico di Foucault e un test interferometrico. I test misero in evidenza uno stretto difetto al
bordo su un anello largo circa 46 mm, difetto che non venne però ritoccato perchè la luce
dell'anello non superava il 10% del totale e perchè vi era la possibilità di peggiorare la situazione.
In ogni caso la bontà dell'ottica superava le specifiche. Finita la lavorazione lo specchio fu inviato
all'Osservatorio Reale di Herstmonceux Castle per l'alluminatura da dove partì per Asiago, via
mare.
Caratteristiche degli specchi
M1 f/3
M2 f/9
Peso
1500 Kg
Peso
67.4 Kg
Diametro
1820 mm
Diametro
580.0 mm
Spessore al bordo
300 mm
Spessore al bordo
110.3 mm
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M1 f/3
M2 f/9
Diametro foro centrale
383 mm
Raggio di curvatura 4592 mm
Raggio di curvatura
10840 mm Distanza M1-M2
3855 mm
Lungezza focale
5393 mm
30 mm
Sagitta
38 mm
Corsa max
Parti meccaniche
L'asse orario fu fuso in acciaio a profilo tronco conico; la forcella è una struttura di lamiere di ferro
spesse 20 mm che va ad appoggiarsi sul basamento del pilastro. Tutti i pezzi furono progettati dai
tecnici di Asiago e costruiti presso le officine della Meccanica Sarti di Bologna.
L’assemblaggio a Cima Ekar
Il telescopio fu trasportato a Cima Ekar, a cupola quasi ultimata, nel luglio del 1972. Il trasporto dei
pezzi meccanici ed in particolare dello specchio fu una fase particolarmente delicata, a causa del
fondo sconnesso della stretta strada sterrata che conduceva ad Ekar. Lo strumento fu smontato il
quattro pezzi: il basamento, il supporto con tutto l'asse orario, la forcella e la culatta. I pezzi
furono sollevati sopra alla cupola metallica e introdotti nell'edificio attraverso i due portelloni.
Completata la cupola, furono sistemate le ottiche, effettuate varie prove dei movimenti e del
bilanciamento dei pesi. La notte dell' 8 marzo 1973 fu ottenuta la prima fotografia (la nebulosa di
Orione, M42).
L’inaugurazione
Nell'anno in cui il nuovo strumento di Cima Ekar fu portato a compimento cadeva il V centenario
della nascita di Nicolò Copernico. L'Università di Padova e l'Osservatorio Astronomico vollero
conferire un particolare rilievo alle celebrazioni di questo avvenimento, dedicando al grande
scienziato polacco il telescopio di 182 cm. L'Università e l'Osservatorio Astronomico di Padova
avevano motivi particolari per ricordare con solennità la figura di Copernico: tra il 1496 e il 1503
Copernico soggiornò e studiò in varie città italiane, stabilendo stretti legami con le Università di
Bologna, Roma, Padova e Ferrara, in particolare tra il 1501 e il 1503 egli frequentò l'Università
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patavina quale studente in medicina. Fu proprio nel periodo padovano che Copernico portò a
piena maturazione il suo pensiero filosofico e scientifico, pensiero che avrebbe poi dato origine ad
una delle più grandi rivoluzioni scientifiche, e che trovò formulazione definitiva nel De
Revolutionibus Orbium Caelestium. Le manifestazioni furono articolate in tre giornate: a Padova, a
Verona, ad Asiago, e si conclusero con l'inaugurazione del nuovo Osservatorio di Cima Ekar,
succursale dell'Osservatorio di Padova, e la dedica a Copernico del grande telescopio di 182 cm, il
maggiore esistente in Italia e uno dei massimi in Europa. L'inaugurazione avvenne il 16 giugno del
1973, cui fece seguito nei giorni 17 e 18 giugno una riunione scientifica a Cima Ekar a carattere
internazionale.
Nel discorso inaugurale Leonida Rosino ripercorse le tappe della realizzazione del telescopio
Copernico. Egli ricordò i contributi dati dal telescopio Galileo, il 122 cm inaugurato nel 1942:
"... trecentocinquanta pubblicazioni scientifiche, spesso e ampiamente citate in Riviste
internazionali, testimoniano del lavoro compiuto ..." e dai due telescopi Schmidt:... con questi
strumenti sono state scoperte tra l'altro 20 supernove, alcune delle quali di eccezionale interesse, e
ne sono state studiate molte altre, portando così un contributo non trascurabile alla conoscenza di
tali misteriosi oggetti celesti. Ma i programmi ovviamente non si sono circoscritti al solo studio
delle supernove ... basterà qui citare le ricerche sul pianeta Plutone, che hanno destato molto
interesse anche all'estero, e la scoperta delle galassie Maffei ..." Nelle parole di Rosino vi è molta
preoccupazione per il proliferare delle luci di Asiago che già allora rendevano sempre più difficili le
condizioni di lavoro: "A differenza di quanto avviene in altri paesi dell'Est e dell'Ovest lo Stato
italiano (è una amara constatazione) non protegge gli impianti per cui ha speso centinaia di
milioni, e il risultato è che il proliferare di luci, che facilmente potrebbero essere attenuate o
schermate, riduce considerevolmente l'efficienza dei nostri maggiori strumenti ..."
Nella progettazione e realizzazione del nuovo strumento, come già ricordato, ebbero un ruolo di
primo piano gli esperti tecnici di Asiago, che già erano stati protagonisti nella realizzazione dei due
Schmidt. "Confesso che è stato motivo di non poca soddisfazione per tutti noi l'essere giunti da soli
al compimento di un'opera tanto impegnativa, realizzando tra l'altro un'economia di centinaia di
milioni, rispetto al costo d'un telescopio di pari potenza progettato e fornito da ditte
specializzate", affermò Rosino alla fine del suo discorso, ringraziando quanti, tecnici ed astronomi,
avevano reso possibile questa impresa.
Il lavoro scientifico
Il nuovo telescopio venne utilizzato fin dall'inizio sia per la fotografia diretta che per la
spettroscopia. La sua lunga focale, di sedici metri, consentì di ottenere fin dalle prime lastre delle
immagini a grande scala che permettevano di vedere dettagli di oggetti celesti estesi, come
galassie e nebulose, e di risolvere sistemi stellari compatti come gli ammassi globulari.
Lo spettrografo a reticolo a bassa dispersione Boller&Chivens (B&C) fu subito acquistato ed
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utilizzato già a partire dal settembre del 1973. Anche la spettroscopia ad alta dispersione rientrava
tra i progetti dell'Osservatorio e ben presto fu acquistato uno spettrografo di tipo Echelle REOSC,
tuttora uno dei migliori strumenti al 182 cm di Cima Ekar. In seguito lo spettrografo a bassa
risoluzione (oggi al fuoco Cassegrain del telescopio Galileo 122 cm) e la camera furono sostituiti da
AFOSC (Asiago Faint Object Spectrograph and Camera), strumento con il quale si possono
realizzare immagini oppure operare in modalità spettroscopica Le prime osservazioni furono
eseguite con emulsione fotografica, sia in fotografia diretta che in spettrografia con l'ausilio di
intensificatori di immagini. Il passaggio dalla lastra fotografica a CCD avvenne all'inizio del 1984,
ma il primo rivelatore a stato solido montato al telescopio Copernico (spettrografo B&C) fu un
RETICON (self scanned photo diode array) che risale al 1978.
Informazioni tratte dal sito dell’INAF di Padova www.oapd.inaf.it
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