Maria Vicario è la nuova presidente Ostetriche

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Maria Vicario è la nuova presidente Ostetriche
NEWSLETTER DELLA FEDERAZIONE NAZIONALE COLLEGI OSTETRICHENumero: 37
Maria Vicario è la nuova presidente
La Federazione Nazionale dei Collegi Ostetriche ha rinnovato, per il triennio 2015-2017, la
sua governance eleggendo nel Comitato Centrale, quasi interamente, la nuova squadra che si era proposta con lo
slogan “RiNascita Ostetrica: insieme si può”. La presidente neoeletta è Maria Vicario, che si è candidata alla guida
della federazione con l’intento di riproporre un’alleanza forte fra le ostetriche e le donne, combattendo l’abusivismo
professionale, di cui le gestanti e le famiglie sono le prime vittime. La sicurezza delle partorienti e dei bambini, la
qualità e l’umanizzazione dell’assistenza sono l’obiettivo del nuovo vertice della Federazione Nazionale Ostetriche che,
già nei giorni scorsi, presso l’istituto Superiore di Sanità al convegno “La sorveglianza della mortalità materna in
Italia”, con la voce di Maria Vicario, ha introdotto l’esigenza di formazione avanzata per le ostetriche sulla gestione del
rischio clinico per prevenire e trattare in modo appropriato la patologia correlata al travaglio e al parto. Oggi, la stima
di morti materne è sottorappresentata dai dati forniti dall’ISTAT e il progetto pilota ISS per la sorveglianza degli eventi
avversi e morti materne, partito in sei Regioni italiane, ha dimostrato che i dati sono più del doppio e il rafforzamento
delle competenze ostetriche è alla base della prevenzione degli eventi avversi. Oltre alla presidente Maria Vicario di
Napoli, anche esperta in formazione universitaria, i nuovi componenti del team al comando sono: la vice presidente
Silvia Vaccari, di Modena, anche specialista in management ospedaliero; Marialisa Coluzzi di Latina, esperta in diritto,
comunicazione ed euro progettazione; Antonella Toninato di Udine, formatrice sanitaria per l’Azienda Universitaria di
Udine; Iolanda Rinaldi, dirigente delle attività consultoriali e presidente delle Ostetriche di Roma; Antonella Cinotti,
coordinatrice del corso di Laurea Ostetrica di Firenze e presidente Collegio che raccoglie la maggior parte delle
Province toscane; Maria Pompea Schiavelli, presidente Collegio di Bari. “Da oggi, la mia vita professionale mi chiama a
una nuova responsabilità, che intendo adempiere con costanza, nuove idee e condivisione – ha commentato la
presidente neoeletta Maria Vicario - perché la federazione possa rappresentare al meglio il lavoro quotidiano
dell’ostetrica/o e la società possa percepire in maniera sempre più chiara l’importanza della professione nella vita della
coppia, della mamma e del bambino”. Anna Maria Di Paolo di Perugia, esperta in formazione, è stata eletta Presidente
del Collegio dei Revisori dei Conti della FNCO, composto anche da Gianna Turazza, presidente Collegio di Ferrrara,
Salvatore Paribello, vicepresidente Collegio di Napoli e Maria Summa, presidente Collegio di Potenza quale membro
supplente del CRC.
Ostetriche quando nasce una
mamma. La FNCO lancia appello a
tutela dell'allattamento materno
Il 26 marzo è andata in onda sull'emittente Real Time la prima puntata di
un programma sponsorizzato da un noto marchio che vende prodotti per
bambini.
La trasmissione vede protagoniste tre ostetriche che accompagnano
diverse coppie in vari momenti della gravidanza e nel rientro a casa dopo
il parto, utilizzando i prodotti della casa sponsor come tettarelle,
paracapezzoli e biberon.
La FNCO, ritenendo il fatto lesivo dell'immagine della professione ed in
contrasto con il Codice Deontologico dell'Ostetrica, ha lanciato un vero e
proprio appello a tutela e sostegno dell'allattamento materno, affidando il proprio
messaggio ad un comunicato stampa già prima della messa in onda della prima puntata,
mentre la Presidente Maria Vicario ha rilasciato un'intervista sul tema all'emittente
radiofonica Radiocusano campus.
Inoltre il 2 aprile 2014 ha diramato la Circolare 6/2015 a tutti i Collegi provinciali ed
interprovinciali delle Ostetriche invitandoli a vigilare sull'operato dei propri iscritti affinché
simili violazioni del Codice Deontologico vengano tempestivamente censurate.
Per approfondimenti si rimanda a:
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Comunicato stampa diramato il 23 marzo 2015 e rassegna stampa dedicata
Intervista alla Presidente Maria Vicario
Circolare 6/2015
Pillola 5 giorni dopo: ricetta
obbligatoria solo per minorenni
Il contraccettivo d’emergenza, la cosiddetta pillola dei 5 giorni dopo, andrà somministrata con ricetta
obbligatoria solo alle minorenni e senza il test di gravidanza. Le altre donne potranno acquistare il farmaco
EllaOne senza prescrizione medica. Questo è quanto ha deciso la Commissione tecnico scientifica dell’Agenzia
italiana del farmaco riunita per esaminare il parere del 10 marzo espresso dal Consiglio Superiore di Sanità. Tale
parere aveva, invece, reso obbligatoria la prescrizione medica per chiunque mentre per il test l’obbligatorietà era
prevista solo qualora l’anamnesi inducesse a un sospetto di gravidanza in corso. Il parere del Css sulla questione,
richiesto dal ministero della Salute, era così stato comunicato in una nota rilevando che quella decisione era stata
presa "soprattutto per evitare gravi effetti collaterali nel caso di assunzioni ripetute in assenza di controllo
medico". Ora l’Aifa ha parzialmente ribaltato la decisione del Css, rendendo la posizione dell’Italia rispetto alla
somministrazione della pillola dei 5 giorni dopo più simile allo standard europeo seguito dagli altri Paesi dell’Ue che
hanno già eliminato l’obbligo di prescrizione medica, come la Germania, che inizialmente si era espressa a sfavore
della dispensazione libera.
Un chiarimento dal Consiglio di
Stato
Il Consiglio di Stato in un recente parere espresso su richiesta del Ministero della Salute,
ha chiarito che fino a quando non sarà emanato il regolamento previsto dall’art. 3 del c.d.
Decreto Balduzzi, non può ritenersi operativo l’obbligo per il professionista sanitario di
stipulare, a tutela del cliente, idonea assicurazione per i rischi derivanti dall'esercizio
dell'attività professionale. Conseguentemente, sino ad allora, non potà essere considerata
quale illecito disciplinare la mancata stipula di una polizza assicurativa da parte degli
esercenti le professioni sanitarie.
Per approfondimenti si rimanda alla circolare 5/2015 diramata dalla FNCO a tutti i Collegi
provinciali ed interprovinciali delle Ostetriche il 31 marzo 2015
Nessuna causalità tra vaccino e
autismo
La corte d'Appello di Bologna ha ribaltato la sentenza del giudice del lavoro di Rimini, che
nel 2012 aveva stabilito un nesso tra la vaccinazione trivalente Mpr (morbillo-parotiterososlia) e l'insorgenza di autismo in un bambino vaccinato nel 2002. La prima sentenza,
che condannava il Ministero della salute salute riconoscendo il diritto all’indennizzo
previsto dalla L. 210/92 per la famiglia del bambino, veniva ritenuta "storica" e utilizzata
come punto di riferimento in molte cause civili per danni, che sono state avviate
successivamente. Il Ministero della salute ha fatto ricorso alla Corte d’Appello che ha
nominato un consulente tecnico d’ufficio: il dottor Lodi ha stroncato i presupposti della
decisione del giudice del lavoro definendo "scientificamente irrilevanti" le ragioni della
sentenza riminese. Nel giudizio di secondo grado il medico "ha segnalato
in modo minuzioso la non pertinenza e la non rilevanza degli studi in essa citati". Il
consulente della famiglia ha presentato le ricerche del medico inglese Wakefild, autore di
un articolo su Lancet sui collegamenti tra vaccini e autismo, che poi venne ritrattato dai coautori e, alla fine, ritirato
dalla rivista stessa. "Sono studi irrilevanti - ha scritto il perito - smentiti dalla comunità scientifica". Inoltre "nella
storia clinica del bambino non c'è un'oggettiva correlazione temporale tra la progressiva comparsa dei disturbi della
sfera autistica e il vaccino Mpr, vi è solo il fatto che i due eventi avvengano uno prima e uno dopo, ma come
dimostrato, ciò non è sufficiente a mettere in relazione i due eventi ".
(Fonte Ministero Salute)
Registrati 39 decessi in Italia in
due anni
Ogni volta che nel nostro paese vengono messi al mondo 100 mila bambini, ci sono 10 donne che muoiono
per la gravidanza o il parto. Un evento raro, è vero. Ed è in linea con la media dei paesi europei, come Regno
Unito e Francia. Ma non per questo più accettabile, specialmente oggi dopo gli straordinari progressi compiuti in
medicina. Eppure, in questi due anni in Italia sono morte 39 donne, la maggior parte delle quali a causa di complicanze
ostetriche della gravidanza e del parto. E forse potrebbero essercene di più. Il progetto pilota di sorveglianza della
mortalità materna, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, ha coinvolto solo sei regioni (Piemonte, Emilia
Romagna, Toscana, Lazio, Campania e Sicilia). Messo in piedi da due anni dal Centro Nazionale di Sorveglianza e
Promozione della Salute dell’Iss, tale progetto ha creato una rete di circa trecento presidi sanitari pubblici e privati, che
coprono il 49% dei nati nel Paese. Il fatto di non aver raggiunto una copertura ottimale, non ha reso di certo il lavoro
più facile. Il 12% delle morti tardive, avvenute tra 43 e 365 giorni dall’esito della gravidanza, sono causate da un
suicidio (più che altro depressione post partum). Avviene in due casi ogni centomila nati vivi delle regioni partecipanti.
Due donne su 10 sono morte a seguito di un’emorragia ostetrica che rappresenta la prima causa di mortalità e grave
morbosità materna in Italia. La sepsi ha causato 5 dei 39 decessi e altri 5 sono stati causati da malattie infettive, 3
delle quali dovute a influenza H1N1, mentre 6 dei 39 decessi sono avvenuti per complicazioni di gravidanze indotte
mediante tecniche di procreazione medicalmente assistita. Delle 29 morti sottoposte a indagini confidenziale 12 sono
risultate associate ad assistenza inappropriata ed esito evitabile. Quindi vite che potevano essere salvate.
(Fonte La Stampa)
Maternità in mostra a Parma
Dall’8 marzo al 28 giugno 2015 al Palazzo del Governatore di Parma sarà presente la mostra “MATER.
Percorsi simbolici sulla maternità”, promossa dal Comune di Parma, ideata da Elena Fontanella, curata da
Annamaria Andreoli, Elena Fontanella e Cosimo Damiano Fonseca, con il Patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività
Culturali e del Turismo. La mostra si propone di esplorare l’aspetto sacrale e archetipico della maternità e il suo ruolo
fondamentale nella cultura mediterranea attraverso una selezione di capolavori archeologici e artistici (da Rosso
Fiorentino, Pinturicchio, Veronese, Moretto, ad Hayez, Casorati, Ernst, Giacometti, fino a Michelangelo Pistoletto e Bill
Viola) con opere, provenienti da oltre 70 importanti musei e collezioni italiane, assicurate per circa 100 milioni di euro
di valore da Reale Mutua Assicurazioni. Il racconto, creato dai capolavori di ogni epoca sul tema del grande mistero
della maternità, sarà al centro di un’esposizione che, attraverso 170 opere, s’interrogherà su quanto il valore della
procreazione e la responsabilità della crescita abbiano rappresentato e continuino a rappresentare nella vita di ogni
essere umano. Il percorso espositivo accompagna il visitatore attraverso i simboli della maternità, in quel territorio
dove il pensiero incontra la tecnica, i colori, il disegno e in cui nulla deve avere limiti creando uno spazio in cui il
visitatore possa ritrovare la propria profonda ed esclusiva interpretazione. La mostra si sviluppa attraverso quattro
macro sezioni: 1. Cosmogonie e dee madri: la maternità della terra e la maternità del cielo. 2. Maternità rivelata. 3.
Dalla maternità sacra alla maternità borghese. 4. Il secolo breve: emancipazione della figura femminile dai temi
archetipici.
Campanello d'allarme per la salute
del cuore
La menopausa precoce caratterizzata dalle fastidiose vampate potrebbe nascondere qualche problema
cardiaco. A rivelarlo gli studi condotti dall’Università di Pittsburgh e presentati in occasione dell’American College of
Cardiology. In particolare, le vampate intorno ai 40 anni potrebbero rappresentare il campanello d’allarme di
qualcosa che non va a livello dei vasi sanguigni. Gli esperti la chiamano disfunzione endoteliale, cioè
malfunzionamento del rivestimento interno di un vaso arterioso. Tale conclusione è stata raggiunta dai ricercatori che
hanno condotto la prima indagine su 189 donne, intorno o subito dopo la menopausa, di età compresa tra i 40 e i
60 anni, senza aver mai avuto alcun problema di cuore. Le volontarie, peraltro, non dovevano essere state sottoposte
a terapia ormonale, beta-bloccanti, farmaci calcio-antagonisti, insulina o antidepressivi. È stata, così, valutata la
relazione tra la presenza di vampate e la capacità di dilatazione dei vasi arteriosi, un marcatore di funzionalità
endoteliale. Dai risultati raccolti è emerso che più frequenti erano le vampate durante le 24 ore, peggiore era la
capacità di dilatarsi delle arterie; ma questa correlazione è risultata evidente solo nelle donne più giovani, con meno di
52 anni, mentre era assente nelle donne di età superiore. Il secondo studio è stato condotto su 104 donnein
post-menopausa con un’età media di 67 anni, non in terapia ormonale sostitutiva e con segni di malattia cardiaca.
Ugualmente, le donne che riferivano una comparsa precoce delle vampate sono risultate quelle con la minore capacità
di vasodilatazione rispetto a quelle che avevano manifestato il disturbo in età più avanzata o che non le avevano mai
avute. In generale, oltre il 70% delle donne presentava vampate e sudorazioni notturne durante il periodo di
passaggio verso la menopausa.
Documento Save the Children
realizzato in collaborazione con la
Fnco
“Percorso nascita - linee di indirizzo. Elementi di analisi e proposta” è il recente documento pubblicato
da Save the Children, realizzato con l’importante contributo della Federazione Nazionale Collegi
Ostetriche. L’obiettivo di tale lavoro, parte del progetto “Fiocchi in ospedale”, è stato quello di definire alcune linee di
indirizzo per la promozione dei diritti delle mamme e dei bambini nel percorso nascita in Italia, con particolare
attenzione all’arco temporale che va dalla fine della gravidanza ai primi mesi di vita del neonato. Attraverso un
intervento integrato di ricerca, documentazione, advocacy, policy making e sperimentazione locale, l’intenzione è
l’identificazione di comportamenti, misure e politiche pubbliche che promuovano appieno il benessere psicofisico dei
bambini appena nati, delle loro mamme e delle loro famiglie. Le principali linee di indirizzo individuate sono:
1. Saperne di più sui percorsi nascita investendo nella conoscenza. Si
potrebbe, in questo senso, mettere a punto un sistema di raccolta dati nazionale e regionale relativa al percorso
nascita ad esempio, come pure costituire e mettere a regime i Comitati nazionale e regionali per il monitoraggio
Anticipare il sostegno e
l’informazione poiché il percorso nascita comincia con il test di
gravidanza. Èimportante, quindi, coinvolgere attivamente tutti gli attori che intervengono nella fase iniziale del
dell’accordo Stato-Regioni del 2010 (ormai in scadenza). 2.
percorso, dai medici di base, alle ostetriche, ai laboratori di analisi, alla rete delle farmacie, ai consultori familiari, alle
realtà dell’associazionismo sociale, ai servizi territoriali, ecc, in un’azione di informazione e sostegno alle mamme e alle
famiglie. 3. È bene ricordare che l’ospedale non è solo un polo clinico, gli ospedali
devono essere strutture amiche delle mamme, oltre che dei bambini. L’esperienza del progetto “Fiocchi in ospedale” ha
dimostrato che non serve una rivoluzione strutturale né un investimento economico importante per creare, all’interno
degli ospedali e dei punti nascita, uno sportello a bassa soglia che possa supportare il percorso della nascita nella fase
Una volta genitori, si deve procedere con il
consolidamento delle competenze genitoriali grazie al tessuto dei servizi territoriali
all’attivazione delle reti comunitarie contro il senso di isolamento e spaesamento, soprattutto
dopo il primo figlio. 5. È necessario migliorare alcuni strumenti essenziali, ad
esempio revisionare i CedAp e soprattutto il loro uso, per la tutela della salute delle donne e dei bambini, anche a
del parto e in quella successiva. 4.
fini di orientamento dei professionisti dell’area socio-sanitaria.
Esperti Usa: l'allattamento al seno
favorisce lo svezzamento
Secondo lo studio condotto dai ricercatori della University of North Carolina di Chapel Hill (Usa), lo svezzamento
avviene più facilmente per i bambini che sono stati allattati soltanto con il latte materno. La ricerca,
pubblicata su Frontiers in Cellular and Infection Microbiology, sostiene che l’alimentazione di un bambino nei
primi mesi di vita influenza la composizione della sua flora batterica intestinale, rendendo, quindi, più o meno
semplice il passaggio dal latte agli alimenti solidi. Gli esperti hanno osservato l’alimentazione di 9 neonati in una fascia
d’età compresa tra le 2 settimane e i 14 mesi. Con l’utilizzo della tecnica di sequenziamento genomico delle loro feci,
sono stati esaminati i batteri presenti nell’apparato gastrointestinale di ciascun bimbo. Da qui la scoperta che, nel
periodo dello svezzamento, la differenza tra i bambini allattati per i primi sei mesi soltanto con il latte materno e quelli
alimentati anche con il latte artificiale era significativa: nell’intestino dei primi erano presenti 230 nuove specie
batteriche (che erano subentrate per aiutarli a digerire i cibi solidi) mentre in quello dei secondi erano presenti circa 20
nuovi batteri. Inoltre, nei piccoli allattati al seno si riscontrava un’alta percentuale di bifidobatteri, un tipo di
microrganismi considerati benefici per la digestione, mentre gli altri bimbi ne avevano una quantità decisamente
inferiore.
Francia: nuovo allarme per le
protesi mammarie
La Francia di fronte a un nuovo allarme legato alle protesi mammarie. Già nel 2001 una ditta produttrice era stata
accusata di utilizzare materiale scadente da duemila utilizzatrici. Oggi il paese è scosso dai casi di un tumore del
sangue, il linfoma anaplastico, riconducibile agli impianti al seno. L'allarme è stato lanciato dal quotidiano Le
Parisien sulla base di una segnalazione sul sito dell'Istituto dei tumori francese che dal 2011 ha registrato in Francia 18
casi di questa forma molto rara di cancro. Il ministro della Sanità francese, Marisol Touraine, ha gettato acqua sul
fuoco: "Insisto sul fatto che, in base alle raccomandazioni degli esperti, non esiste la necessità di ritirare queste
protesi e intendo perciò rassicurare le donne che si sono fatte applicare questi impianti. Non devono farli
rimuovere ma eseguire con regolarità controlli medici". Il rischio appare debole statisticamente18 nuovi casi in
Francia negli ultimi tre anni e un totale di 173 nel mondo, ma i numeri sembrano aumentare rapidamente. Agnès
Buzyn, presidente dell'Istituto dei tumori francese, dopo avere sottolineato che il linfoma incriminato prevede molto
spesso prognosi favorevoli, ha comunque ribadito un aspetto della questione che lascia allarmati e perplessi: "Esiste
un legame diretto, nel senso che la malattia non è mai stata diagnosticata in donne che non hanno protesi
al seno. Si tratta di un tumore localizzato solo nel seno di donne che hanno protesi mammarie ma è, lo ripeto, una
malattia estremamente rara". In Francia quasi 400mila donne hanno subito interventi di plastica al seno, l'80% per
motivi estetici, il restante 20% a causa di tumori.
(Fonte Askanews)
GB, vietati piercing ai genitali
femminili
In Gran Bretagna dal mese di aprile sarà vietato il piercing ai genitali femminili, fatto anche per ragioni
estetiche, perché considerato al pari di una mutilazione genitale. Si tratta di una misura decisa dal Servizio
sanitario inglese (Nhs), in linea con le regole dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) per cui la
procedura del piercing risulta essere “altamente nociva”, nonché una vera e propria mutilazione. “Stiamo prendendo
ogni precauzione per registrare i piercing genitali fatti in contesti violenti. La raccolta di dati ci aiuterà ad avere un
quadro della natura del problema che stiamo affrontando” ha spiegato un portavoce del Dipartimento di Salute. Quella
della mutilazione genitale femminile rappresenta purtroppo una pratica molto diffusa e lo testimoniano i dati raccolti
nelle ultime settimane che attestano che nel mondo sono circa 130 milioni le ragazze e donne che hanno subito
mutilazioni genitali ed anche nel Regno Unito sono in aumento i casi.