N° 07 del 04/03/2005

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N° 07 del 04/03/2005
4 marzo 2005
Anno VII N.7 € 1,00
Editore: Calore s.r.l.
Sede Legale: Via S. Giovanni, 50 - Villa Littorio - Laurino (Sa); Sede Redazionale: Via Vuccolo Maiorano, 151 - Capaccio-Paestum (Sa) — Poste Italiane - Spedizione in a.p. - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Direzione Commerciale Business Salerno — Abbonamento annuale 20,00 €
l’Editoriale
Continua la lunga partita dei rifiuti
SE L’HELENIA NON CHIUDE
di bartolo scandizzo
Si fa scottante la situazione dell’Helenia Paestum, società mista
(pubblica - privata) che gestisce
la raccolta dei rifiuti, la manutenzione del verde e il trasporto
scolastico della città dei templi.
Perde ingenti risorse ogni mese e,
da quest’anno, non può più usufruire della riduzione delle imposte per i neo assunti che peseranno per oltre mezzo milione di euro
in più nella gestione finanziaria
del 2005.
Il Sindaco e la Giunta, dopo
aver annunciato, forse incautamente, la messa in liquidazione
dell’azienda, ora sono costretti ad
interrogarsi su come far quadrare il cerchio: mantenere in servizio gli oltre settanta dipendenti e
salvaguardare le compatibilità del
bilancio economico.
Da analisi fatte, i cui tabulati
sono sul tavolo della commissione
bilancio presieduta da Luciano
Farro, sembra che la “pianta organica” sia sopradimensionata di
trenta unità e che solo una forte
riduzione del personale potrebbe
rimettere in carreggiata l’azienda. Altra soluzione potrebbe essere l’acquisizione di commesse di
altri servizi da parte di enti pubblici e privati che innalzerebbero
il livello di produttività aziendale
e porterebbero quell’ossigeno necessario nelle casse esauste dell’Helenia Paestum.
Infatti è proprio sulla mancata
acquisizione di nuove commesse
che è crollato il castello costruito
dai due Pasquali (Silenzio e Marino). IL primo a lanciare il grido
d’allarme fu proprio Tonino
Scala, il presidente che ha pilotato l’avvio della società.
E’ vivo ancora il suo disappunto quando la Comunità Montana
Calore Salernitano s’incamminò
verso la costituzione di una società che aveva lo stesso scopo: gestire la raccolta dei rifiuti di Roccadaspide e della Valle del Calore
invece di accordarsi per una gestione condivisa del servizio.
Ormai il danno è fatto e solo un
“colpo di reni” degli amministratori potrà far quadrare il cerchio
(Capaccio potrebbe rinunciare
alla richiesta del sede del Distretto sanitario e Roccadaspide potrebbe convenzionarsi con Capaccio per impiegare l’Helenia
per la raccolta dei rifiuti) .
Intanto i soci privati fanno quadrato intorno al loro capitale: o
liquidano la nostra parte oppure
si deve andare verso la ricapitalizzazione della società per rilanciarla. In ogni caso per il comune
sarà un bel salasso.
Intanto è fresca la notizia dell’accordo con la S.i.b.a., la società che aveva pignorato i beni
del Comune per garantirsi il pagamento di duemilioniottocentomila Euro.
L’accordo è stato raggiunto intorno alla cifra di unmilionenovecentomila Euro che sarà versato in diverse rate (La prima sarebbe di settecentomila ).
Campagna-Parapoti
Giorni di passione nell’attesa di un segnale di Catenacci.
Commozione per la morte di Carmine Iuorio
Trotta-Ferrè
pagina 7
Lavecchia critica
la Margherita
Busillo
punta alla regione
Mottola
Capuano
non ci sta
Scandizzo e Pazzanese
a pagina 2
LA CRONACA NERA RACCONTATA
Con la permanenza di Donato Bilancia, il serial killer,
a Paestum cominciamo il ciclo della cronaca nera raccontata. La vicenda è stata ricostruita da Anna Vairo.
Continuiamo con “Mast’Umberto che amava la vita
ma morì tre volte”, storia liberamente ispirata ad una
vicenda accaduta a Sicignano qualche anno fa. E’ la
serie delle storie e dei misteri nostrani. Si tratta di vicende che pur essendo fugacemente apparsi sulle pagine dei nostri quotidiani sono state già “dimenticate”. Le vogliamo riscoprire per raccontare il lato nascosto dei nostri paesi, che una pubblicistica stereotipata, vuole dormienti ma che in realtà sono attraversati dalle inquietudini, e dai mali, della nostra
epoca.
continua a pagina 7
Anna Vairo e Oreste Mottola
ROCCADASPIDE
a pagina 8
a pagina 6
LE STORIE
PAESTUM
Torre:
basta
polemiche
SALA CONSILINA
Imprese a
confronto
Sergio Vecchio e Carmine Marino
a pagina 10-13
2
PRIMO PIANO
N.7 ❚ 4 marzo 2005
Vito Busillo, una nuova idea di sviluppo coltivata nei campi
Il Polo scommette sulle competenze del giovane presidente del Sinistra Sele
“Nuove idee crescono”, dice lo slogan elettorale di Vito Busillo. Ancora?
Fino a dove? Nel suo Consorzio l’irrigazione tubata regolata dal satellite è già
realtà: “Siamo trent’anni più avanti della
maggior parte del nord Italia”, dice orgoglioso. Dicevano che voleva fare il
sindaco, mirava alla poltrona che è ancora di Rosania. “Non c’è stato un mio
sì o anche un forse a quest’ipotesi”,
giura il giovane agricoltore, fiore all’occhiello della Coldiretti. “C’è Cardiello in corsa. Vincerà sicuramente. Io?
Posso mettere a disposizione di un territorio che da Angri a Sapri, l’esperienza che mi sono fatto al consorzio di bonifica Sinistra Sele”. Ecco, pensa all’isola A6 del centro direzionale. Militante della Dc prima e dell’Udc poi è diventato amico del ministro delle risorse
agricole Gianni Alemanno grazie alla
competenza che ha maturata sul tema
dell’acqua e della gestione del territorio. Busillo sa di essere uno dei papabili di una Cdl vittoriosa all’assessorato
regionale all’agricoltura. Dove sono già
stati Giovanni Clemente e poi Vincenzo
Aita. Intanto deve raccogliere quante
più preferenze possibili e dire il “fatti
più in là” a Pasquale Marrazzo, l’uscente dell’Agro. E’ l’impresa dalla
quale è scappato l’albanellese Renato
Josca: “Io e Busillo a fare come i polli di
Renzo e Marrazzo poi ci spellava ad entrambi”. Via allora Josca per altri nuovi
lidi e altro spazio a Busillo.
UN AGRICOLTORE MODELLO
La professione di Busillo non è mai
stata la politica: “Vendiamo la produzione dei nostri 60 ettari a rucola, albicocco biologico e pesche facendo dei
lanci su Internet?” Che cosa? Come?
“Scegliamo sulla rete i nostri clienti e i
canali di distribuzione”. E’ vero che c’è
anche la Plasmon, quella che mette ai
suoi fornitori regole degne dei protocolli
della Nasa? “E’ potuta capitare”. Vito
Busillo ha l’eloquio facile, ma non parla
mai a vanvera. Per lui parla l’azienda
“Eboli”, proprio al centro della Piana del
Sele, l’agricoltura è quella modernissima, già proiettata nel terzo millenio. Un
altro segno dei tempi che avanzano e
che fanno della nostra Piana il nord del
nostro sud. Quella di Busillo non è tra
le più grandi aziende della zona ma sicuramente rappresenta un gioiellino tecnologico. Tutto è certificato Eurep Cup
e biologico e i programmi per abbattere
le percentuali di nitrati nelle concimazioni non sono fantascienza ma realtà.
“Già lo chiede Greenpeace. Tra poco lo
reclameranno i consumatori del nord
Europa, così da me i nitrati li abbiamo
già abbattuti”.
VINCENZO AITA. UOMO DEL
PASSATO
La contrapposizione del 39enne Busillo a Vincenzo Aita, uomo di Rifondazione Comunista per l’agricoltura, è
insieme generazionale, professionale ed
ideologica: “Dal punto di vista personale la mia stima per l’uomo Vincenzo
Aita, e per il suo impegno, è totale” dice
mettendo le mani avanti un Busillo tecnocrate che domina tecnologie, finanza
e burocrazia. Aita, responsabile dell’agricoltura con Bassolino, è il figlio della
grande stagione delle lotte contadine.
Busillo e Aita sono separati da almeno
un’era geopolitica dietro. Vale la pena
di tenere d’occhio il giovane presidente
del consorzio di bonifica di Cioffi?
Uno: se Bocchino dovesse vincere la
A destra Vito Busillo con il ministro Aleemanno
corsa a governatore anche il centrodestra è facile prevedere che, come il suo
predecessore, scommetterà su di un
uomo della Piana del Sele al quale affidare la responsabilità dell’assessorato
addetto ai campi. Busillo è l’uomo giusto al posto giusto. Secondo: anche dall’opposizione potrà dire la sua. E se non
venisse eletto: “Nessuna tragedia: resto
alla presidenza del consorzio di bonifica. Sono un dirigente della Coldiretti.
Darò un contributo elettorale importante al mio partito”. Busillo viene dal
cuore della terra dove si concentra gran
parte della ricchezza agricola regionale.
Qualcuno la chiama la «California d’Italia», quasi a sottolineare che le fragole, i cavolfiori, le insalate, gli ortaggi, i
pomodori che qui si producono fanno
invidia, per qualità e quantità, in molte
regioni d’Italia. C’è poi la bufala con la
mozzarella. Busillo è l’uomo forte dell’Udc nei campi, l’acchiappa preferenze
già sperimentato al comune di Eboli,
dove è stato consigliere comunale dal
1992 al 2000, “quando ho preso più voti
di tanti grossi calibri di oggi”.
GLI STUDI. LA FAMIGLIA
Perito agrario, è sposato con Tiziana,
ha due figli: Chiara e Francesco, di sei
e cinque anni. “Il sì fondamentale alla
mia candidatura è arrivato da loro. Gli
ho parlato ed hanno capito cosa stavo
facendo. Fare campagna elettorale nei
158 comuni della provincia salernitana
è difficile”. Vuole aggiungere anche
molto costoso, ma elegantemente glissa. E comincia a ricordare le sue passeggiate in montagna per ritrovare quella concentrazione che lo stress di un impegno professionale spalmato su quasi
tutti i 365 giorni dell’anno difficilmen-
te gli lascia. C’è poi la presidenza del
consorzio di Bonifica che ricopre dalla
fine del 1996, lui il più giovane che l’ente abbia mai avuto alla presidenza. Ha
anche incarichi nazionali negli organismi centrali di settore (Anbi e Snepi).
“Abbiamo al nostro attivo ottimi risultati”, dice orgoglioso. Si comincia dalla
riduzione del personale, da 109 a 87,
“usando i prepensionamenti incentivati”, ma ancora non basta. “Dobbiamo
scendere a 50, massimo 60, e sa perché?
Dobbiamo ridurre i costi che poi si
vanno a scaricare sugli agricoltori. Così
le nostre aziende agricole potranno avvantaggiarsene in termini di competività”. «Negli ultimi otto anni, abbiamo trasformato il territorio, modificando il
vecchio sistema di irrigazione a canaletta, o scorrimento, quello a cielo aperto, per intenderci. Un sistema che disperdeva non meno del 50 per cento dell’acqua. Il nuovo sistema sotterraneo
consente ora un risparmio del 40 per
cento di acqua». 25 mila ettari a destra
del Sele, quelli che abbracciano Comuni come Battipaglia, Eboli, Buccino,
Pontecagnano, sono stati investiti 155
milioni di euro per i nuovi sistemi di irrigazione comandati dal satellite. «Al
Nord si utilizzano ancora sistemi d’irrigazione vecchi di 30 anni». Ben quattro
consorzi a gestire il Sele, dividendosi la
gestione del fiume nella provincia salernitana. Ma è il «Destra Sele» ad avere
l’utenza maggiore, con ben 8500 aziende agricole, attive anche nelle esportazioni di prodotti come fragole, pesche,
pomodori. Il Consorzio insiste su di
un’area di 25mila ettari, di questi “sotto
irrigazione” sono 16mila. Per 7500 ettari
è stata già completata l’irrigazione tubata, con l’acqua che arriva a pressione
nei campi e può essere così meglio do-
sata e risparmiata
QUANTO COSTA L’ACQUA
L’acqua ha naturalmente dei costi ed
influenza i fatturati: ogni azienda agricola paga al consorzio 180,76 euro ad
ettaro, per bonifica ed irrigazione. Un
sistema che è passato dal pagamento ad
ettaro, si è passato a quello a consumo.
Ma questo è un territorio che non va
solo irrigato. C’è l’azione di bonifica da
continuare con l’acqua da far defluire,
pompandola con potenti idrovore, così
da allontanarla verso il mare. Qualora
venissero, malauguratamente, spenti i
motori degli impianti di pompaggio dell’Asa, dell’Aversana e di Foce Sele, il
ritorno all’impaludamento della Piana
del Sele sarebbe cosa fatta, in pochi
mesi, non solo in inverno. La “cura” del
“miracolo economico” di una delle aree
più intensamente sviluppate d’Italia è
la posta in gioco della partita che ha giocato il giovane presidente Vito Busillo.
“Per questo ho sempre chiesto agli amministratori locali una piazzetta ed un
marciapiede in meno e la cura di un
corso d’acqua in più”. La formazione,
l’informazione e la multifunzionalità,
nonchè sugli investimenti ed una conoscenza approfondita del territorio sono i
concetti che spesso ripete. E non dimentica il programma di lavoro per il
Sinistra Sele. “Al consorzio siamo passati all’irrigazione tubata, regolata addirittura dal satellite. Ora passeremo alla
tutela dell’ambiente e del territorio. Investiremo in questa direzione per lottare contro il dissesto idrogeologico. Faremo una convenzione con la Protezione Civile, mentre con il Consorzio di
Bonifica in Sinistra Sele, creeremo una
struttura di II livello, che lavorerà su
un’area vastissima”. Si parla di 25 comuni uniti sotto lo stesso Consorzio, per
un totale di 170 mila metri quadrati.
IL POLO AGROALIMENTARE. Il
suo sogno è quello di integrare territorio,
ambiente, impresa, economia. “Spendere i finanziamenti europei non basta.
Dovevamo far emergere la qualità. Questa regione non lo ha fatto”. Cosa fare
allora, per questa zona? Sento parlare di
polo agroalimentare. Già esiste nella
realtà. Ci sono tante aziende agricole già
all’avanguardia. Accanto ci sono istituzioni di ricerca pubblica di notevole rilievo: dall’Improsta al centro per le colture industriali, dall’istituto per l’orticoltura all’istituto tecnico agrario di
Eboli. Manca l’informazione tra questi
attori dello sviluppo, ci vuole un sistema
che divulghi il tutto al meglio. Cominciando da una campagna per spiegare
quanto faccia bene alla salute il pomodoro al licopene, un antitumorale naturale”. Intanto Busillo coltiva voti.
Oreste Mottola
EBOLI
4 marzo 2005 ❚
Santimone, Tarantino e Pirandello
I bambini e Rosania:”Mi piace questo signore, è monello come me”
1/UNO DEI CANDIDATI
2/IL SINDACO IN CARICA
La notizia arriva dai titoloni in neretto
dei giornali: Gerardo Rosania ha candidato Donato Santimone. Da Rifondazione al Pdci, “Tutto in famiglia”, bisbiglia
qualcuno, riesumando rapporti di parentela fra il primo cittadino e il comunista
italiano. Altri ritornellano: “una persona
di cultura..magari un po’ antipatico, ma
di cultura...”. Assessore nei primi anni
della giunta Rosania, a volte rimpianto,
a volte ben rimpiazzato, Donato Santimone è un personaggio che fa discutere:
una proverbiale ruvidezza che lo allontana dalla ‘piacioneria’ dei soliti noti; un
nome che fa scaldare gli animi e divide.
“La cosa non mi dispiace affatto, ad essere sincero- racconta il diretto interessato- Anzi, molto meglio così, l’omologazione, culturale o politica che sia, non
mi piace.
Quando tutti la pensano allo stesso
modo c’è qualcosa che non torna”. Sulla
candidatura invece, la questione si fa pirandelliana. Santimone si dice stupito:
“ne sanno più gli altri che io. In ogni caso
per me la coalizione viene prima di tutto.
Ed è una scelta, uno stile che ho adottato già da molto tempo”. Ancora una
Mercoledì mattina, i banchi della Sala
Consigliare Bonavoglia sono occupati.
Si lavora di penna e matita, per chiedere la parola si alza la mano, educatamente, e, in silenzio, con attenzione, si
ascolta la replica. I temi sono di grande
attualità: si va dalla raccolta differenziata al depuratore passando per il prossimo sindaco.
Cosa c’è di strano, chiederete voi. Prima
di tutto la calma. Schiamazzi e lazzi latitano, questa mattina. In secondo luogo, a
rispondere è il Sindaco Gerardo Rosania.
A chiedere, non già qualche società, assessore e/o giornalista. Ma dei bambini.
Alunni dell’Istituto Comprensivo Matteo
Ripa, o, più precisamente, una rappresentanza degli iscritti del Corso di Giornalismo. Seguiti dalle docenti Giovanna
Catena e Angela Maria Fiorillo, coordinati da Emanuela Carrafiello, firma cittadina, i ragazzi hanno intervistato il
Primo Cittadino Ebolitano con cipiglio
da provetti reporter. Perché non riparate il Depuratore? Perché quando una
persona ha bisogno dei Carabinieri questi non ci sono mai?Cosa state facendo
per l’impianto Spartacus? E per il quar-
volta, dunque, un richiamo all’unione,
percorso cominciato già dalla scorsa estate: “Decidiamo prima cosa fare, dopo
penseremo al nome del candidato”.E
dalla sezione ‘Francesco Cuomo’, il segretario di partito, Enrico La Monica, fa
sapere: “il nostro nome è Giovanni Tarantino”. Timeo Danaos et dona ferentis???
Raffaella Rosaria Ferrè
VOX POPULI
RaRoFe
SE L’HELENIA NON CHIUDE
Campagna: questa discarica non s’ha da fare,
ma attenzione a non farsi riprendere
Sono le sette di mattina,a
Campagna. La pioggia batte con
forza, rimbalza su ombrelli e capelli
mentre la temperatura scende, il
vento cambia direzione, i flussi
sotterranei di umidità risalgono. Alla
luce quasi bianca il termos del caffè
aiuta a riscaldarsi le nocche, uno
‘scurzino’ di pane con la mortadella
mette a tacere un altro brontolio, più
sommesso, quello dello stomaco, e si
riparte, con piglio deciso, a perorare
la causa: “questa discarica non s’ha
da fare!!!”. Più in là una telecamera
annacquata riprende la scena.
“Statt’accort!, Stai attento non farti
riprendere!”.Alcune persone che
vivono qui (approssimazione per
difetto)
sono
combattute.
Revolucionarios contro il freddo e
l’immondezzaio, timorosi di denunce
e querele varie. Fra il dire e il fare,
questa volta, c’è di mezzo un fiume,
Il Sele, e un’autostrada, la A3. A
metà strada, loro, i cittadini di
Campagna. “Ho paura di vedere
calpestata la mia infanzia e i miei
ricordi: le giornate piene di sole, la
luce calda che filtra tra il fogliame e i
rami, nessun rumore, tranne lo
sciacquettio del fiume, pochi metri
più in là, qualche uccellino,un
pescatore, il canto in dialetto di un
contadino. Il profumo di olive. La
terra bruna sotto i piedi. E qui,
esattamente qui, adesso ci sarà una
discarica?!?!”. Per Anna (il nome è
di fantasia, la storia no) è quasi
logico sentirsi male. Ed è quasi
logico pure aver paura a lasciare il
suo nome.
Neppure Luca è più tranquillo.
Segue la vicenda con passione, si
informa dei vari sviluppi, combatte
tiere Fontanelle? Comanda lei o la polizia? Ecco alcuni dei quesiti da un milione di dollari. Per rispondere in maniera
esaustiva, c’è voluta più di un’ora. Rosania ha illustrato idee, provvedimenti e
nuovi progetti, soffermandosi sulla drammatica situazione di Campagna, ricordando i suoi primi anni di formazione politica, le tante proteste e battaglie portate avanti dal lontano 74’.
Quando gli chiedono cosa preferisce
della sua Città racconta di amare particolarmente i vicoletti del Centro Storico,
scenario di giochi della sua infanzia, e il
Chiostro del Convento dei Frati Cappuccini. Sul suo successore, invece, spera
sia una persona che voglia bene ad Eboli
e lavori con la sua stessa passione. Dal
lato più squisitamente politico, poi, si augura che sia un uomo del suo partito. Al
momento di lasciare l’aula i bambini
erano ancora curiosi di sapere e capire.
Il plastico del PalaSele, con la nuova
progettazione, non è bastato.
Con riluttanza ci si rimette in fila per
due. E dal fondo, solito luogo da discoli,
qualcuno mormora: mi piace questo signore, è monello come me.
anche lui, a modo suo. Perché lui
non fa parte dei pasionari che hanno
bloccato strade e autostrade, no. Lui
vive lontano, al nord e al massimo si
inalbera contro il telegiornale. Ma lo
scorso lunedì, in piazza, al
Quadrivio, sotto gli occhi marmorei
ma vigili di Padre Pio, c’era anche
lui. “Avrei voluto continuare a stare
vicino ai cittadini, ma gli impegni
sono tanti e sono dovuto ripartire e
tornare a casa. Ma Campagna è il
mio cuore verde. Credo che solo chi,
come me, vive in una città
fortemente
industrializzata
può
capire e apprezzare il suo potenzialeracconta
da
un
apparecchio
telefonico- quando sono in questo
piccolo paesino ritrovo le mie
origini, la mia vera natura di persona,
lontano dal trambusto e dal traffico.
Sono due anni che, quando posso,
lascio la mia città e fuggo qui, in
quello che chiamo il ‘mio’ paese.
Appena sceso dal treno, sento già
l’aria diversa, pulita. Giunto a casa,
poi, so che questo posto è il mio
cuore verde. E, finalmente so anche
che parole così belle, come sole,
terra e verde, esistono per davvero.
Ho voluto imparare a seminare i
campi e raccogliere i prodotti della
terra, ho voluto imparare ad accudire
gli animali, ho voluto imparare a fare
il vino e l’olio: pensare che tutto
quello che ho fatto in questi pochi
anni, che tutto quello che la brava
gente che vive lì fa da sempre, venga
cancellato mi fa davvero male. Un
dolore strano, una piccola , ma
profonda stilettata al cuore. Qualcosa
che mi dice che Campagna non sarà
più la stessa, quando ritornerò.”
RaRoFe
continua dalla prima
di bartolo scandizzo
Per far fronte al debito sarà
acceso un mutuo presso una
banca (presumibilmente la BCC
di Capaccio che gestisce la tesoreria dell’ente).
In una situazione finanziaria
che si sta facendo pesante, slitta a
marzo anche la presentazione del
bilancio preventivo 2005 che oggi
è allo studio della Commissione
Bilancio.
Intanto, da uno studio commissionato dal Comune, sembra ri-
sano essere riscossi.
Si tratta di un’ulteriore “montagna” che Sica dovrà scalare o
spianare.
Insomma sembra si avvicini il
momento delle scelte da parte dell’Amministrazione Sica. Molte
delle quali saranno impopolari
ma serviranno a salvare il Comune dal collasso.
L’approvazione del bilancio
preventivo sarà il primo vero
banco di prova per la tenuta della
sultare che ammonti a trecentomila Euro l’evasione dell’I.c.i.
sulle seconde case. E’ stato anche
individuato lo stratagemma più
usato: dare la seconda abitazione
in comodato d’uso a chi non ne
possiede. Questo tipo di contratto, in verità, fatte le debite eccezioni, elude il fisco due volte. La
prima sull’I.c.i. appunto, e la seconda riscuotendo in nero il
prezzo dell’affitto.
C’è ancora un aspetto che va
segnalato, come fa notare Luciano Farro, la necessità di effettuare un lavoro di pulizia sui residui
attivi (ricordate il manifesto di
Pasquale Marino che li indicava
come copertura dei debiti segnalati dall’assessore Scariati?) che
da anni vengono posti in bilancio
ma è poco realistico che tutti pos-
maggioranza di centro destra che
sostiene Sica. Si rincorrono, insistentemente, voci di consiglieri
(cinque) che lamentano poca collegialità e poca attenzione da
parte della Giunta e del Sindaco.
Per calmare le acque è stato incaricato Farro di stilare un “regolamento” che dia garanzie di
consultazione preventiva sulle delibere più importanti di giunta
(una sorta di pre-giunta con i
capo gruppi).
Basterà? Temiamo di no.
Immagino già gli assessori che
prima di entrare nella sala della
giunta, incontrano i capigruppo e
illustrano loro i provvedimenti
che poi dovranno valutare con i
colleghi e il sindaco che potrebbero apportare nuove correzioni.
Saremmo al gioco dell’oca!
4
CAPACCIO
N.7 ❚ 4 marzo 2005
MONCIL
Povertà di ritorno
“Il cavallo di ritorno”, nella vulgata malavitosa, è la restituzione della
refurtiva sottratta al legittimo proprietario in cambio di una “rimessa”
in contanti pari al 30% (può variare)
del suo valore.
“La povertà di ritorno” è la condizioie in cui si viene a trovare una persona che, per un certo tempo, ha vissuto al di sopra delle sue possibilità
e, all’improvviso, si trova a dover fare
i conti con una crisi di liquidità, non
momentanea, che lo costringe a rivedere il suo stile di vita e quello della
sua famiglia.
Nei due casi è molto importante la
capacità di reazione dei soggetti che
si trovano a fronteggiare una situazione imprevedibile. Per capacità di
reazione intendo la disponibilità economica a fronteggiare il momento di
crisi per poi ricostruire su nuove basi
il futuro. Nelle due situazioni dovrebbe essere lo Stato a farsi carico
di difendere il diritto dei cittadini a
vivere in sicurezza: nel primo parliamo di tutela della proprietà privata,
nel secondo di garanzie sociali che
ammortizzino gli effetti di una crisi
economica generalizzata.
E’ quindi la società che dovrebbe
creare le condizioni per evitare che
eventi, per quanto tragici, possano determinare una crisi irreparabile nell’esistenza di intere categorie sociali.
Come è il caso della “povertà di Ritorno”. Facciamo l’esempio di un dirigente d’azienda che a 45 anni perde
il lavoro a causa di una ristrutturazione aziendale e si ritrova a far i
conti con il mercato che lo ricaccia
indietro nella scala sociale perché
troppo anziano per un nuovo impiego
e troppo giovane per la pensione.
Come può adattarsi a sopportare di
vivere con lo stipendio della moglie
insegnante e a negare ai suoi figli la
vacanza all’estero o la settimana bianca?
Ma anche qui siamo di fronte ad
una situazione gestibile in presenza
di un bagaglio culturale che faccia da
contraltare all’effimero di bisogni indotti da una società consumistica rappresentata in TV ad ogni ora. Il problema è quando il fenomeno tocca
persone e famiglie che, oltre alla povertà di ritorno, devono fare i conti
anche con l’anafabetismo di ritorno.
Cioè quelle persone che sono cresciute con il mito dell’auto, della
moto e della vancanza esotica acquistate a rate e con pagamento postdatato al “primo gennaio dell’anno successivo”. In questo caso il rimedio è
impossibile nel breve tempo. Bisogna
rassegnarsi agli effetti del defoult e
iniziare un’opera di rispristino di valori che sappiano dare nuovi motivi
di vita ad esistenze impostate sul mito
dell’apparire invece che sulla concretezza dell’essere.
Oggi siamo, e non solo in Italia,
proprio in questa condizione: molte
famiglie si trovano a combattere a
mani nude la povertà di ritorno. Sarà
una guerra lunga e difficile da combattere all’interno di ogni famiglia e,
molte volte, di se stessi. Le strade saranno lastricate di “morti e feriti” e,
alla fine, avremo una società più consapevole. Predere atto che un’epoca
è finita è il primo passo da compiere
sulla strada giusta.
Intesa tra comune e Bcc Capaccio per la piscina
Sica quantifica il dissesto economico, 8 milioni di euro e aspetta l’imprenditoria locale
I bambini residenti a Capaccio sono nati in altri comuni: Agropoli, Battipaglia, Salerno. Per praticare il nuoto
devono raggiungere Albanella, Roccadaspide o Battipaglia. È da alcuni anni che il Consiglio di amministrazione della Banca di Credito Cooperativo di Capaccio ha
deciso di stanziare dei fondi per la costruzione di una
piscina. La vecchia amministrazione in realtà, verso la
fine del mandato, ha dato il via al progetto, ma tutto si
è fermato all’appalto a cui hanno aderito solo due ditte.
Sabato 19 febbraio, presso la sala conferenza della Bcc,
si è tenuto un incontro pubblico per la presentazione del
progetto relativo alla “realizzazione di un impianto sportivo polivalente”. “Il Comune di Capaccio intende realizzare una piscina coperta in località Capaccio-Scalo;
l’iniziativa è stata condivisa dalla Banca di Credito Cooperativo di Capaccio che ha deliberato di contribuire
con 400 000,00 euro” si legge nella lettera di invito. La sala è gremita soprattutto dai soci, da tecnici e cittadini curiosi o interessati. L’architetto Rodolfo
Sabelli, responsabile del progetto, pone
l’accento sulle possibilità emerse grazie
all’art. 37 bis della legge Merloni. “I
soggetti … promotori possono presentare alle amministrazioni aggiudicatrici
proposte relative alla realizzazione di lavori pubblici o di lavori di pubblica utilità, inseriti nella programmazione triennale …. con risorse totalmente o parzialmente a carico dei promotori stessi”.
Un comune, dunque, può decidere di
fare opere di pubblica utilità e chiedere
ai privati di realizzarle.
È una profonda e radicale trasformazione che parte con l’iniziativa della Bcc
di Capaccio. Grazie alla fotosimulazione, realizzata dall’ingegnere Agresti, è possibile visualizzare tra l’ammirazione dei presenti il progetto dell’ingegnere Carmine Greco. Esso prevede una sezione
attività natatorie, due vasche, su una superficie di 1370
mq, una seconda sezione per i servizi, spogliatoi e docce,
272 mq, la sezione per il pubblico e attività ausiliare,
mq 454 (uffici, negozi, bar, palestra), infine una per i
servizi tecnologici. Nel suo intervento l’assessore allo
sport e turismo, il vicesindaco Italo Voza, sostiene l’impellente necessità della realizzazione di una piscina, desiderio espresso in un sondaggio sulle strutture da realizzare, dall’85% degli alunni delle scuole medie.
D’altra parte come medico sottolinea come il nuoto sia
l’attività sportiva che meglio si adatta ai ragazzi e la
grande validità come strumento di recupero. L’assessore Nese ringrazia ancora una volta presidente e consi-
Consorzio di bonifica:“Ecco perchè
abbiamo accolto il ricorso di Cornetta”
Lo statuto del Consorzio di Bonifica
prevede che la proclamazione degli
eletti sia fatta dal Consiglio dei
delegati che presiedeva al momento
delle elezioni, così come ha il compito
di esaminare gli eventuali ricorsi
avverso le elezioni.
Nel caso specifico il Consiglio dei
Delegati ha dovuto esaminare un
ricorso, anche se irrituale, presentato
dal Sindaco del Comune di Serre,
comune
facente
parte
del
comprensorio, con il quale si portava a
conoscenza che ad una consorziata era
stato negato il diritto di votare, in
quanto il suo voto era già stato
espresso con delega, delega che la
stessa dichiarava di non aver mai dato
ad alcuno.E’ da precisare che a
termine di Statuto, è facoltà del
consorziato votare tramite delega. Le
deleghe devono essere redatte su
modelli forniti dal Consorzio e devono
essere autenticate dal funzionario del
Consorzio all’uopo delegato, da
funzionario comunale con la stessa
funzione o con autentica notarile. Va
precisato che con l’entrata in vigore
della legge Bassanini è possibile anche
l’autentica con allegata fotocopia della
C.I. e con lo stesso criterio.
Naturalmente le deleghe per essere
valide, al momento dell’autentica
devono essere compilate in ogni sua
parte ovvero, con il nome del
delegante, l’appartenenza alla fascia di
contribuenza, la sezione dove deve
essere votata, il numero progressivo
negli
elenchi
dei
votanti
e,
naturalmente, la persona che voterà,
ovvero il delegato.
Nella seduta del 22/12/2004, in cui è
stata esaminata questa informativa del
sindaco di Serre, è stato deciso, a
maggioranza,
di
richiedere
all’Assessorato
regionale
all’Agricoltura chiarimenti su come
proseguire su questa vicenda. Nel
frattempo l’Assessorato
regionale,
avendo ricevuto la nota direttamente
dal Sindaco di Serre, ha preavvisato un
proprio interessamento.
La risposta dell’assessorato è
pervenuta al Consorzio
in data
27/01/2005, con la stessa viene
rimandato al Consiglio dei Delegati
ogni decisione sul da farsi.
Il Consiglio dei Delegati, nella
seduta del 17/02/2005, ha deciso, a
maggioranza con scrutinio segreto, di
accogliere il ricorso.
Cecilia Baratta
glio di Amministrazione della Bcc ( e i soci? nota un
socio della Bcc) ribadisce quanto affermato da Sabelli:
occorre puntare su opere di pubblico interesse in modo
da ottenere la collaborazione dei privati: imprese di costruzione, società di ingegneria, banche, cittadini.
L’amministrazione pubblica opera per dirigere, organizzare e controllare. In tal modo verrà garantito: migliore rapporto qualità-prezzo, migliore qualità progettuale, certezza del finanziamento, rispetto dei tempi di
realizzazione, metodo per reperire risorse. Enzo Sica
vuole inaugurare una stagione di interventi decisivi. “Finora siamo stati chiusi negli uffici per cercare di analizzare, per capire la realtà e le attese della gente. Abbiamo trovato un grave disastro economico vero, un debito di 8 milioni di euro, che non vuole essere un alibi
per un’amministrazione che vuole andare avanti”. E’
stata individuata e tracciata la strada per uscire da questo baratro grazie alla Bcc di Capaccio Da questa realtà, grazie alla legge Merloni, verranno fuori una serie di
iniziative sinergiche tra l’amministrazione e l’istituto di
credito.
L’obiettivo prioritario è il risanamento sociale. Ci sono
grandi opere in progetto: piscina, delocalizzazione del
mercato (in modo che il luogo diventi un centro commerciale), parco sul Sele, parcheggi, lampade votive.
Purtroppo alla porta del sindaco per proporsi hanno bussato solo non residenti. “La riterrò una sconfitta se l’opera sarà affidata ad una ditta non capaccese” afferma.
Ai cittadini presenti viene distribuito il progetto e un
modello da presentare entro il 14 marzo per poter presentare il proprio “contributo-osservazione”. Da parte
nostra ci auguriamo che si dia il via all’opera, perché il
comune di Capaccio è privo di strutture pubbliche ed è
ora di cominciare anche se con fondi privati.
Enza Marandino
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Scigliati,un container contestato
L’ “Associazione Gruppo giovani”
di Scigliati è nata nove anni fa con lo
scopo di far si che una zona non tanto
frequentata diventasse un punto di
aggregazione per i ragazzi della zona.
Numerose sono le manifestazioni a cui
ha dato luogo, come la sagra
dei”Prodotti bovini”, che si svolge nel
mese di Agosto, a cui partecipano
innumerevoli persone provenienti dalle
zone limitrofe, e le varie iniziative per
fini benefici. La sede degli associati è
posta in un container, situato, grazie
all’autorizzazione verbale del sindaco
allora in carica, in un terreno adiacente
alla chiesa della” Madonna delle
Grazie”, e proprio quest’ ultimo è stato
l’oggetto di numerose denunce da parte
di alcune persone del posto, che
sostengono che non sia il luogo adatto
per collocare il container. Perché
queste denunce? Forse per invidia? Ai
posteri l’ardua sentenza!
Annamaria Di Giacomo
e-mail: [email protected]
Cell. 330 469578
ALBURNI
4 marzo 2005 ❚
Vi racconto l’Altavilla e gli Alburni che ho conosciuto
Appunti di un viaggio compiuto dal medico–scrittore Pasquale Corrado
Un giorno la volli portare lì, sulle
colline del monte Panormo.
Lei, abituata alle proporzioni di
spazi ristretti, (...) si sentiva perduta
in un paesaggio aperto come la campagna ma che esaltava maggiormente la sua armoniosa e seducente bellezza.
Sul percorso, tra viottoli appena segnati, tra boschi di lecci, querce e
qualche raro castagno, non incontrammo nessuno.
In lontananza la Chiesa di San
Francesco ci appariva così piccola
che persino il vasto chiostro del Convento scompariva al nostro sguardo e
solo il campanile a due piani mostrava la cuspide come la vetta di una
montagna sospesa nel vuoto.
Il Calore perdeva il suo impeto, affogando la sua tortuosità delle formazioni calcaree.
IMPRESSIONI SENSORIALI
DELLA MIA ESPERIENZA
Io non so se tu conosci i monti Alburni, il massiccio dell’Appennino
Campano presso la valle del Sele. Sul
monte più alto, il Panormo, la forza
della natura, quasi come nella teoria
dei frattali”, ha fissato il volto di
Gesù Cristo. Dalla mia casa io non
riesco a vederne la profondità, ma
solo il profilo e l’estensione verticale. E’ così perfetto nei lineamenti che
quando l’osservo, sconfinando nella
mia sensibilità, mi porta ad una particolare eccitabilità.
Il guardarlo nelle malinconiche
ore del tramonto mi comporta degli
effetti così suggestivi, così ipnotici
da non ascoltare neanche il fischio
del vento tra le canne del fiume Calore, aggiogato tra inutili querce secolari.
D’inverno, quando è coperto di
neve, io lo guardo con maggiore malinconia, impossibilitato come sono
a coprirlo di mille coperte pur sapendo che mi appare ridotto, rispetto al suo reale volume, alla sua rocciosa struttura che da me animata, rimane sempre a livello di una immensa soglia di stimoli adeguati.
Io vorrei che la neve non si sciogliesse mai a primavera, vorrei che
rimanesse intatta nel suo colore per
curare le stimmate nelle mani, nei
piedi e nel costato.
Con la neve l’immagine è più se-
rena, “bucolica”(...). Chissà se riesce
ad alleviare la stanchezza dei vecchi
contadini che, sotto il suo pesante
corpo roccioso, continuano a sarchiare un difficile ed arido terreno e
chissà se i giovani, senza lavoro ma
con appetiti smisurati, riconoscono
la sua presenza!
con fave e ceci.
Nella vecchia piazza si sorveglia e
si discute su tutto ciò che succede
nelle contrade, con idee e commenti,
tanti punti di vista spesso privi di freschezza” e che non hanno perso il
rapporto con le figure antiche.
Una buona parte dei terreni dati
dalla riforma fondiaria sono incolti e
selvaggi e lasciati per lo più all’allevamento dei bufali.
Come tanti altri paesi del Sud, ad
Altavilla Silentina si avverte il forte
contrasto delle generazioni.
I vecchi contadini appartengono ad
una specie particolare, sanno fare
tutto; è impossibile immaginare
quale attenzione, quale scrupolo,
quale deposito di sapienza agricola e
umana, quale passione per la campagna, quale attenzione siano raccolte
nelle vecchie case.
Quasi tutti hanno ancora la capra
e una stalla vuota, le donne credono
VITO, UN VECCHIO CONTADINO
Qui in una vecchia casa affumicata, abita Vito, un vecchio contadino
pingue che col passare degli anni ha
avuto un calo nel suo rendimento. In
passato era stato tenace, duro anche
con i contadini.
Aveva poco interesse per le questioni di cronaca paesana ma molto
per ilcibo e il letto dove dormiva. Le
uniche sue emozioni erano legate agli
interessi economici. (...)
LA PROCESSIONE
UN PAESAGGIO STUPENDO
Ai piedi della sua indistruttibile
immagine ci sono 8 contrade principali sparse in tutto il territorio. Vecchie e nuove case immerse nella
struggente bellezza del paesaggio ma
che portano appena l’eco della civiltà greco - romana e che ti fanno pensare all’umile Italia di Virgilio.
Io non avevo mai conosciuto un
paesaggio come questo.
Mi aveva portato per la prima
volta la mia amica Alba.
Le case dallo stile indefinibile non
sono addossate una sull’altra come
nel centro storico che, pure con le
strade di appena due metri conserva
il fascino antico di quando, nei parlamenti pubblici, si esprimeva il voto
Una volta venivano esportati cocomeri, fichi secchi, susine, pere e ciliege.
Ora sono rimaste solo poche, pochissime piante a ricordare la passata economia.
Di queste piante pregiate ne è rimasta una sola a Ponte Calore, una
piccola oasi di pace denominata “La
Foresta” dove ci sono lecci e querce
in abbondanza.
ancora che per partorire bene basta
baciare l’anello del portone di S. Giuliano e per lenire le coliche ed il mal
di pancia bisogna girare tre volte intorno alla chiesa di S. Egidio.
I giovani hanno una tendenza inconscia a non concepire il concetto
di lavoro. (…) Scorazzano con le
macchine sulle strade deserte coltivando gli ideali imposti dalla televisione, adorano le stesse immagini oggetto di culto a Roma, Londra e New
York; si sposano come nelle fiction:
Beautiful o Dallas.
Vi è certamente un segno di decadenza del costume e dell’economia.
E’ cambiata completamente l’agricoltura per la poca remunerazione
dei prodotti.
Ogni anno, da quel luogo desolato, si parte in processione per arrampicarsi sul monte Panormo. Io ho
scelto di portare la croce sulle spalle
(...): Eppure il corteo è sempre meno
numeroso.
I pochi giovani sono spinti da una
particolare intensità di stimoli rivolti soprattutto alla figlia di Vito vestita con uno scollato abito sottoveste
di seta trasparente con qualche ricamo trasparente che esalta maggiormente la bellezza del suo corpo.
Pochi vecchi contadini seguono la
croce in un rapporto più complesso;
un rapporto pieno di tanta esperienza
e di memoria passata dove il luogo e
il tempo riescono a modificare anche
le più forti reazioni della loro “attività percettiva”...
Pasquale Corrado
6
CALORE
N.7 ❚ 4 marzo 2005
Capuano: “Auricchio vorrebbe una faida
familiare con i fratelli De Rosa”
Michele Lavecchia:”Il mio avversario
nel 2006 non sarà Cosimo Guazzo”
Il sindaco di Roccadaspide si difende dagli attacchi violenti del capo dell’opposizione
“Chiederò il piano industriale ai dirigenti della Val Calore per rilanciare la nostra Fiat”
Giuseppe Capuano non ci sta a passare per l’incompetente di turno, rompe il silenzio, e non le
manda a dire ai “Soloni” delle politica, identificati
in Girolamo Auricchio e Gennaro D’Angelo. Ma attacca in prima persona, e senza diplomazie. Mostra
l’ultima comunicazione del ministero degli interni
che ha tagliato ulteriormente i fondi al comune: “I
conti vanno sempre fatti con le risorse che si hanno
a disposizione”. Seppur in maniera molto garbata,
il primo cittadino non rinuncia a restituire, spesso
con gli interessi, gli strali ricevuti dal capo dell’opposizione Girolamo Auricchio. Non risparmia neppure il direttore de “Il Punto” Gennaro D’Angelo:
“Ce l’ha con me perché non l’ho nominato assessore. Franco D’Angelo doveva lasciare per lui. Io ho
preteso più rispetto per chi era stato scelto dalla
gente. Tutto qui”. Capuano oltre a fornire una panoramica sullo stato di salute del paese, accetta di
parlare, per la prima volta della delicata questione
dell’incidente di caccia che lo ha coinvolto.
mo dolore per quell’incidente e i suoi effetti: ci convivo ogni giorno”
E sull’accusa di perdita di credibilità a seguito
di questi fatti?
“Sappiano che io non ho ricevuto avvisi di garanzia
e non ho mai autorizzato centri medici fantasma. A
Roccadaspide molti capiranno a cosa mi riferisco.
Nei miei confronti oggi c’è sciacallaggio politico.
Prima era solo sussurrato, adesso si esprime apertamente”.
Michele Lavecchia è un personaggio politico che ha fatto molta gavetta prima di arrivare al potere. Per vent’anni ha battagliato con
Gennaro Mucciolo che è riuscito a battere solo
quando si è candidato per interposta persona.
Ci accoglie davanti al caminetto per uno
scambio di vedute sui massimi e sui minimi
sitemi della politica e dell’economia locale.
E’ un po’ appesantito.
“E’ colpa delle cene e dei pranzi istituzionali”, confessa.
Qual è il successo più importante della
Come commenta i nomi di Tonino Miano e Claudio Pignataro, probabili candidati sindaci della
sua stessa parte politica locale?
“Ho letto. Nessuno dei due mi ha confermato queste aspirazione. Dopo le regionali ne parleremo assieme. Perchè, come dicono, Pignataro si candiderà contro Donato De Rosa”.
Cosa pensa della candidatura regionale del presidente della comunità montana.
“E’ una grossa occasione per il nostro paese e per
l’intera zona”
Lei che è medico come definisce lo stato di salute di Roccadaspide?
“Lo stato di salute del paese non è florido da un
punto di vista economico. Le cause di queste patologie non possono essere addossate a una persona
come se il paese fosse nato nel 2001. Roccadaspide
ha una sua storia che riguarda amministrazioni precedenti e deve affrontare tanti debiti fatti dai miei
predecessori, vincoli sul patto di stabilità del paese
con poche risorse. Il comune non è in dissesto grazie alla professionalità dei dirigenti nel far quadrare il bilancio”.
Gennaro D’Angelo ha definito Roccadaspide un
paese anormale
“Devo proprio discutere con una persona, che per
una sua personale pretesa di una poltrona, stampa
un foglio periodicamente, a seconda dei suoi umori,
ma che nessuno leggerebbe se non fosse distribuito
gratis? D’Angelo deve scendere dal piedistallo. Lui
è stato amministratore dal ‘91 al ‘93, prima di giudicare gli altri sarebbe bene che spiegasse che cosa
ha fatto per il paese e per la frazione che rappresenta, cioè Fonte. Ecco, chiedo un’intervista al suo
“Punto”. Parla sempre del Comune e di chi lo amministra, senza mai offrire una possibilità di replica. Rivendico uno spazio, per difendermi. Volete
sapere la verità? Lui voleva essere nominato assessore e se l’avessi fatto, oggi non sarei diventato il
suo bersaglio. Semplice, no?”.
Capuano un cacciatore di frodo
“ Toccare questo tasto mi fa rivivere sensazioni dolorose, ma vorrei chiarire questa vicenda. L’esercizio della caccia può essere condiviso o meno. Il
Parco ha occupato tutte le zone idonee per cacciare.
Io e il gruppo di amici eravamo partiti per una battuta di caccia al cinghiale e non all’aquila o all’orso. Il cinghiale, per stessa ammissione del Parco, è
un animale che è diventato un vero danno per l’equilibrio ambientale, a causa della massiccia presenza. Il Parco, in passato, ha organizzato delle battute di caccia al cinghiale al suo interno per questo
motivo. Quel giorno io e i miei amici avevamo sconfinato di circa 150 -200m all’interno del Parco, in
una zona non tabellata. Eravamo in possesso di un
regolare porto d’armi, in un periodo dell’anno consentito alla caccia al cinghiale, un animale ritenuto
pericoloso. Essere ritenuto un distruttore della natura
per essermi trovato in un posto sbagliato è ingiusto.
Ho esercitato la caccia in un luogo non consentito
per 200 metri L’amministrazione comunale non
c’entra niente con questa storia. Resta il grandissi-
Ma sulla strada di Capuano c’è sempre Girolamo Auricchio?
“Voglio sperare che si ritiri dalla politica. Sono sicuro di interpretare il pensiero di tanti rocchesi.
Anche della parte avversa. Il giorno in cui Auricchio si ritirerà, migliorerà il clima a Roccadaspide.
Finalmente si potrà votare e schierarsi “per” e non
più “contro”. Diventerà così un paese normale”.
E sulla questione ospedale e distretto?
“Noi in tutte le sedi dalla Regione all’ Asl stiamo
sostenendo di potenziare l’oaspedale e il distretto.
Anche qui però dobbiamo tenere conto delle risorse della Sanità. La V Commissione non ci ha scoraggiato in tal senso. Solo per la Rianimazione, Furcolo parla di cronica carenza di rianimatori. In data
21 febbraio, l’assessore alla Sanità Rosalba Tufano
ha risposto ad una mia istanza congiunta al sindaco
di Capaccio Sica, sulla permanenza dei due distretti per motivi territoriali, che non sono stati accorpati”.
Perché nel ricorso al Tar non è stata chiesta la
sospensiva?
“La sospensiva si chiede quando si concretizza il
danno, Brancaccio che è uno dei migliori amministrativisti sulla piazza, ci ha spiegato che non potevamo pretenderla”.
E le parcelle d’oro per gli incarichi pubblici?
“Ho un elenco degli incarichi che noi abbiamo affidato come amministrazione comunale all’ufficio
tecnico che riguardano il centro storico, l’eliminazione dell’amianto, l’adeguamento sismico della
Scuola Marconi etc. Quando ci hanno detto che non
ce la facevano più abbiamo fatto nomine esterne.
Chiedendo curriculun e formulando una graduatoria.
Così lavorano sia nostri amici che avversari. Le parcelle? Sono matematicamente determinate dalla
legge e non sono d’oro. Al 30% qualche volta si arriva sommando ingegnere, geologo e direttore dei
lavori. Quando fu assessore al ramo Girolamo Auricchio, dall’84 al ‘90, lui sì che non diede nessun incarico all’ufficio tecnico ma si affidò solo ai suoi
amici di parte politica”.
E’ vero che Capuano è guidato dai fratelli De
Rosa?
“Auricchio parla per problemi personali. Donato De
Rosa gli ha negato un trasferimento all’Asl dove
meglio poteva fare politica e da allora ha deciso di
attaccare tutta la stirpe dei De Rosa. Ha iniziato una
sorta di faida familiare. Devo ancora commentare?
Mi fermerei qui visto che il vostro giornale è letto
anche in zone lontane dal nostro paese”.
Ma Capuano si ricandiderà a sindaco?
“Lasciamo stare. Ne riparliamo dopo le Regionali.
Non ha detto così anche Auricchio?”.
Francesca Pazzanese
sua amministrazione?
“Abbiamo reso il confronto politico-amministrativo più sereno. La gente vive i momenti di partecipazione alla vita pubblica del
paese con passione ma senza l’animosità del
passato”.
Dia qualche fatto più preciso.
“C’è stata grande attenzione al sociale.
L’assistenza agli anziani funziona bene e il
rapporto con le scuole è continuo e costruttivo a testimonianza dell’attenzione verso i
bambini. Per quel che riguarda le opere pubbliche, segnalo la ristrutturazione del servizio
idrico che funziona al meglio”.
Uno dei cavalli di battaglia della sua campagna elettorale era la trasformazione di
Castel San Lorenzo in “paese albergo”. Che
fine ha fatto?
“Purtroppo il progetto non è stato finanziato, ma ci siamo andati vicino. In ogni caso
resto convinto che solo il turismo può rilanciare l’economia della nostra zona attribuendo un valore aggiunto anche ai prodotti dell’agricoltura.. Bisogna puntare sulla formazione dei giovani che devono convincersi sul
potenziale che ha il nostro comune”.
L’opposizione come ha accompagnato
l’azione della giunta e sua personale?
“E’ stata attenta e corretta. Ultimamente è
un po’ assente ma, sulle cose importanti, fa
sentire il suo punto di vista”.
Sembra che il suo avversario alle prossime elezioni sarà Cosimo Guazzo presidente del locale Circolo di Legambiente. Un
uomo che è stato quasi sempre al suo fianco. Come giudica questa scelta?
“Non sono convinto che sarà lui il mio avversario. In ogni caso il nostro gruppo si è ulteriormente rafforzato e sono certo che rimarrà compatto anche alle prossime elezioni. E
poi c’è da dire che Pasqualina Capozzoli non
ha ancora rinunciato a concorrere”.
Gennaro Mucciolo accusa la sua amministrazione di non “sfruttare” il ruolo istituzionale che ricopre per ottenere vantaggi per Castel San Lorenzo. Come risponde?
“Nel Pit grande attrattore Paestum – Velia,
dove sediamo insieme, la collaborazione è
buona.
Per il resto siamo aperti a 360° rispetto ad
ogni forma di collaborazione con le forze po-
litiche e i loro rappresentanti nelle istituzioni
vogliono dare. Quindi anche verso Mucciolo”.
A propostito di forze politiche. Lei a
quale partito appartiene?
“Sono nella Margherita. Anche se nel partito sto con molto senso critico”.
Perché?
“Prima di far parte di un partito, sono il rappresentante di chi mi ha eletto. Per cui non
sono disposto ad accettare supinamente decisioni che passano sulle nostre teste come quella sul Distretto sanitario che viene assegnato
a Capaccio o la riduzione del servizio di guardia medica nei piccoli comuni”.
A propositi di piccoli comuni. Come va
l’Unione dei comuni?
“Bene. Abbiamo ottenuto più risorse e migliorato i servizi. Ci è stata assegnata la manutenzione delle strade provinciali e abbiamo
dato lavoro a ventotto persone. Abbiamo abbattuto i costi di alcuni servizi e stiamo attivando il nucleo di protezione civile. Insomma mettersi insieme fa bene”.
Nella Comunità Montana, però, non siete
riusciti a tenere una posizione comune. Perché?
“Non abbiamo voluto farci strumentalizzare da chi voleva regolare i conti con l’attuale presidente, Donato De Rosa, con la scusa
di volere promuovere una maggiorannza di
Centro sinistra”.
Ecco perché avete costituito un gruppo
autonomo?
“Si chiama Solidarietà, Democrazia e Progresso. E’ composto da otto consiglieri uno di
questi è vice presidente dell’ente, Nicolino
Palmieri di Piaggine, e un altro è assessore.
Non abbiamo ancora deciso chi sarà il capo
gruppo”.
Parliamo della Coop Val Calore. Com’è
la situazione?
“Ho chiesto, con una lettera, al presidente,
al direttore e al consiglio di amministrazione
di farci capire qual è il piano industriale e
come procede l’opera di risamento che hanno
intrapreso due anni fa. La cantina, come la
chiamiano ancora noi, è la nostra Fiat e come
il sindaco di Torino Chiamparino si occupa
della più grande azienda torinese, anche noi
non possiamo disinteressarci della più impor-
In primo piano: Cosimo Guazzo
tante struttura produttiva della Valle del Calore”.
In che modo intende dare una mano?
“Quando saremo a conoscenza del progetto
di rilancio, potremo accompagnarlo con atti e
sollecitazioni nelle sede istituzionali al fine di
rimuovere ostacoli o accellerare i tempi di risposta alle istanze della cooperativa”.
Ci piacerebbe essere presenti all’incontro
per poterlo raccontare …
Bartolo Scandizzo
AMBIENTE
4 marzo 2005 ❚ N.7
7
Campagna, sulle barricate muore Carmine Iuorio
Campagna: giovane “ribelle”
Carpentiere di 33 anni viveva con la madre e sei fratelli
stroncato dal freddo
Il dramma si abbatte sui manifestanti che protestano a Campagna, nel Salernitano, contro l’apertura della discarica in localita’ Basso dell’Olmo, e si preparano a trascorrere la terza notte
al freddo, sull’asfalto dell’A3. La protesta non si ferma e viene
alimentata dalla rabbia per la morte la scorsa notte di un operaio
di 33 anni, Carmine Iuorio: partecipava al presidio sulla Salerno-Reggio Calabria, si e’ sentito male ed e’ poi spirato in ospedale.
Ha avuto un grave malore, si e’ accasciato su una brandina, ma
quando gli amici lo hanno soccorso e portato nell’ospedale di
Eboli, i medici non hanno potuto fare nulla per lui. Ucciso dal
freddo e dalla tensione, vittima di una patologia preesistente? Su
questa morte indaga la magistratura: la procura di Salerno ha
disposto l’esame del cadavere e non si esclude che ulteriori accertamenti possano essere eseguiti nelle prossime ore.
La protesta di Campagna va avanti e con il blocco dell’A3 sta
causando gravi disagi. L’autostrada Salerno-Reggio Calabria,
resta chiusa al traffico tra gli svincoli di Battipaglia e di Contursi. Tir e automobili sono costretti a percorsi alternativi, molto
piu’ lunghi. Ad aggravare i disagi sono anche le avverse condizioni meteorologiche. Il traffico a lunga percorrenza, dallo
svincolo di Contursi in direzione Nord, e’ dirottato lungo l’Ofantina bis, un’arteria che collega l’A3 alla A16, attraversando
pero’ l’Irpinia che in queste ore continua ad essere stretta nella
morsa del gelo e della neve. E la rete urbana da tre giorni e’ al
collasso.
I manifestanti sono decisi ad andare avanti a oltranza, dicono che
lasceranno l’autostrada solo quando arrivera’ la revoca dell’ordinanza commissariale di governo con la quale si e’ proceduto
all’individuazione del sito in localita’ Basso dell’Olmo. Senza
esito, la mediazione del questore di Salerno, Carlo Morselli,
che ha cercato di convincere la gente a liberare almeno una corsia: centinaia di poliziotti sono in zona per tenere sotto con-
trollo una situazione che pero’, col passare delle ore, diventa
sempre piu’ incandescente.
Ad accendere gli animi e’ stata proprio la morte di Iuorio: un
carpentiere di 33 anni, che viveva con la madre - i sei fratelli lavorano tutti al Nord - e che con gli amici aveva deciso di prendere parte alla protesta. Qualcuno in paese sussurra che fosse
gia’ malato ma i familiari smentiscono fermamente: ‘’E’ una
voce vergognosa’’, dice lo zio dell’operaio, Vito Antonio Selvaggi. ‘’Oggi mia sorella, la madre di Carmine, piange. Domani chissa’ a chi tocchera’’’.
Al presidio, amareggiati, i manifestanti sostengono che doveva
scapparci il morto perche’ la situazione giungesse alla ribalta nazionale:’’ Non vogliamo che sia devastato questo nostro territorio e siamo pronti a difenderlo con i denti’’. Sotto le tende, allestite lungo l’asse autostradale, riscaldate dai falo’, non si parla
che della morte di un giovane come quelli che anche questa sera
non abbandonano il presidio, mostrano decine di volantini con
su scritto ‘’Carmine e’ morto per noi’’ e si preparano a una fiaccolata in suo nome. Sono presenti gli amministratori locali, con
in testa il sindaco di Campagna, Biagio Luongo e quello di
Eboli, Gerardo Rosania, in costante contatto con i loro uffici
per seguire l’evolversi della situazione, nella speranza che il
commissariato straordinario cambi idea.
Revoca dell’ordinanza per Basso dell’Olmo: e’ questa la parola d’ordine. Ma anche la scelta di un sito alternativo in localita’ ‘’Carrabona’’, non molto lontano dal comune di Contursi,
non trova il consenso degli abitanti del centro termale e potrebbe accendere altre proteste, altra rabbia. E la risposta delle
comunita’ locali all’emergenza rifiuti e’ sempre la stessa: ‘’Abbiamo gia’ dato, il commissario straordinario Catenacci vada
altrove a trovare le possibili soluzioni’’.
Storie…
Basso dell’Olmo: i giorni dei leoni di Campagna
Piove sui ribelli di Campagna, piove a dirotto, talvolta grandina, altre volte tuona
terribilmente. Sotto le baracche non c’è
posto per tutti. Intorno ai fuochi ci si riscalda nei momenti in cui la pioggia decide di concedere una tregua. È più difficile proteggersi dalla grandine, dura, pungente, irriguardosa. Quelli che non trovano posto sotto le baracche si accovacciano a terra sotto l’ombrello: “Così abbiamo trascorso la notte”. Un’altra soluzione è quella della solidarietà: si uniscono gli ombrelli a capanna, sembra di
essere sotto una tenda, la tenda che protegge e che unisce. Lì, nell’intimità il
freddo è meno pungente. A tutto c’è rimedio. Caldi sono i sorrisi delle mamme:
“L’ho portato, combattiamo per loro”.
Osserva una giovane mamma mentre aggiusta il cappello di lana al suo bambino
di due anni. Altri hanno preferito lasciarli
a casa: “Se fosse bel tempo li porterei entrambi, con un triciclo si divertirebbero
molto, ma hanno avuto entrambi l’influenza” - osserva rammaricato un giovane papà. Caldi sono gli sguardi e gli
animi delle donne anziane: “Di qua non
ce ne andiamo”. Caldi sono i giovani
quando, a tarda sera, si diffonde la voce
di due fermi: “Li hanno presi, li hanno
presi!”. Caldo è il vino rosso che accompagna i panini.
Sulle colline è ricomparsa la neve. I poliziotti osservano infreddoliti, restano immobili, anche loro sotto la pioggia fredda di febbraio.
Dopo il giorno della grande protesta, il
giorno degli ultimi, dei vecchi contadini,
dei giovani, delle mamme, dei bambini,
dei malati, degli operai, dei disoccupati,
dopo il giorno dell’occupazione arrivano
i giorni della resistenza. Su entrambe le
corsie dell’autostrada Salerno Reggio Calabria la gente passeggia, chiacchiera.
Con loro il sindaco Biagio Luongo. Moderato, equilibrato. Ha combattuto per
mesi una battaglia civile e democratica.
Ha cercato di placare gli animi dei suoi
concittadini, ha chiesto aiuto finanche al
Diavolo.
La polizia passa, ripassa, osserva i ribelli: hanno il volto scottato dal sole dei
campi, le mani ruvide e nodose, ricoperte di calli, cresciuti con loro. Anziani,
vecchi contadini, piccoli proprietari, giovani, restano lì immobili, in silenzio. Da
Basso dell’Olmo si sono spostati sulle
corsie della Salerno Reggio Calabria, e
si pongono sempre lo stesso interrogativo: “Che possiamo fare?”. “Quelli della
Fibe si sono presi la nostra baracca, si
sono presi anche la nostra legna. Nelle
baracche hanno messo i loro uffici”. Una
giovane osserva indignata: “Che ci fanno
questi vecchietti qui? Che senso ha tutto
questo?”. “Dobbiamo studiare qualcosa
di clamoroso, qualcosa che davvero faccia riflettere l’opinione pubblica nazionale. Non siamo ribelli, siamo solo disperati”. Più in là gli animi sono più
calmi: “Aspettiamo risposte dal governo
nazionale e regionale, finché non ci risponderanno non ci muoveremo di qui”.
Intanto la città è deserta, da due giorni i
negozi sono chiusi, non è arrivato il pane,
non è arrivato il latte. Le strade interne
sono bloccate nei punti cruciali: Quadrivio, Galdo, Epitaffio. I cappucci e le
sciarpe dei tutori del nuovo ordine servono a proteggere dal freddo ma anche a
celarne l’identità.
Sono giorni difficili, duri, amari. Presto
però tornerà a splendere il sole sui ribelli, su Campagna e sulla Valle del Sele.
Ornella Trotta
Carmine Iuorio, un “ribelle” di Campagna, ci ha lasciato. Aveva voluto
trascorrere la notte al freddo in autostrada, obbedendo al grido “resistere, resistere”. Carmine ha resistito fino alla morte. Ha resistito
contro i soprusi, contro la tracotanza di uno Stato che si trincera
dietro la straorindarietà degli eventi.
Nulla è più straordinario in uno
Stato di diritto della morte di un
giovane manifestante. Carmine si
accasciato sull’asfalto gelido mercoledì 23 febbraio alle 4,30. Inutili
sono stati i soccorsi degli amici.
Piangono le donne anziane, piangono i giovani, piange la comunità,
piange anche il Cielo.
Campagna è a lutto, l’intera Valle
del Sele è a lutto.
Carmine è morto per la sua terra,
per la sua Valle, piccolo eroe di una
grande tragedia.
Carmine è morto per tutti noi.
Con le lacrime agli occhi e la rabbia nel cuore i dimostranti hanno
voluto rendergli un piccolissimo,
simbolico omaggio: un fascio di
fiori è stato deposto dal sindaco
Biagio Luongo sul luogo del decesso: una branda di ferro accostata
al guard rail.
Questa è una storia di potere e di
morte: da una parte lo Stato, il Governo Regionale e Nazionale, dall’altra i cittadini, gli ultimi. E nello
scontro, pacifico, civile il prezzo più
caro, ancora una volta, lo pagano
gli ultimi.
Ornella Trotta
LA LETTERA
Alla comunità montana del Calore
De Rosa gestisce l’Ikea della politica
Egregio direttore, nell’articolo
“Donato De Rosa, la sostenibile
leggerezza del potere montano”
pubblicato su UNICO del 25 febbraio 2005 è riportato “CERULLO CONTRO TUTTI. Con Donato De Rosa c’è gran parte del centrosinistra, tutto il centrodestra
(con l’eccezione solitaria di Gianni Cerullo)”. Ciò è falso, come si
evince dagli atti consiliari, perché il sottoscritto ha condiviso le
posizioni di altri consiglieri in
sede di votazione e quindi non è
contro tutti. Inoltre non sono una
“eccezione solitaria” perché altri,
come me, non condividono metodo e merito della politica di De
Rosa.
Quindi invece di “Cerullo contro
tutti” dovrebbe affermare “Cerullo contro tutto” ciò che è distante dall’interesse collettivo che qualsiasi pubblica
istituzione deve tutelare. E certamente non è interesse collettivo un Ente gestito in
violazione dello Statuto per mancanza di regolamenti, nella generale indifferenza.
Non è interesse collettivo un Ente che finanzia giornalisti o l’acquisto di scarpette
e moschettoni a privati o affitta fotocopiatrici a peso d’oro senza che alcuno si indigni. La grande ammucchiata interpartitica di De Rosa costituisce l’IKEA della
politica: accontentare tutti al minimo prezzo possibile, rigorosamente con un uso dissennato di posizioni e risorse pubbliche promettendo, come diceva N. S. Kruscev,
ponti dove non ci sono fiumi. Tutto ciò non mi appartiene. Per questi motivi, Le anticipo, che nel prossimo Consiglio Generale della Comunità Montana rassegnerò
le dimissioni da consigliere. Non sarò certo io a leggittimare l’uso personalistico
della Comunità e con esso la svendita del futuro delle nostre terre per le decine di
miglia di euro al mese di un “posto” a Palazzo Santa Lucia.
Giovanni Cerullo, consigliere comunale di Felitto
Risponde Oreste Mottola:tra i giornali finanziati dalla comunità montana del
Calore non c’è Unico. Cerullo “non è contro tutti” ma “contro tutto” tanto che
si dimette...
8
LA NOSTRA REALTÀ ROMANZESCA
N.7 ❚ 4 marzo 2005
Quando la Mercedes nera di Donato Bilancia girava per Capaccio
I sei anni tra di noi di quello che diventerà il serial killer
Girava su di
una Mercedes
nera, una delle
tante che affollano le strade di
Capaccio. La
sua era diversa,
però, perchè lui
era “diverso”.
Lui, Donato Bilancia, il killer che ha scosso la Liguria negli anni novanta, compiendo in
tutto 16 omicidi, a Capaccio è vissuto
dal 1980 al 1986. Ad arrivare a Paestum
per primi, furono i suoi genitori: qui trascorrevano parte dell’anno. Una casa di
proprietà, la loro, nel Parco Laura in via
Sterpinia, località Laura di Paestum, appunto. Erano, ancora, tempi tranquilli
per la famiglia Bilancia. Il “giustiziere”? Una figura lontana, latente nella
mente dell’assassino. E intanto, il
tempo passava. Aveva scelto bene, Bilancia. Un luogo tranquillo, Laura di
Paestum: poco frequentato d’inverno,
quasi deserto; affollatissimo in estate.
Un luogo dove poter passare inosservati. Per sei anni nessuno fece, mai,
caso a lui; ha vissuto nel più completo
anonimato. Eppure, a Capaccio risiedeva: nella casa del Parco Laura, con i
suoi genitori. Una famiglia normale all’apparenza, la sua, fatta di persone
tranquille, o per meglio dire, insolitamente solitarie. Due genitori pensionati: una madre autoritaria e un po’ eccessiva nei modi di fare, poche le relazioni sociali; un padre dimesso. Ed un
fratello introverso, Michele. Di Donato,
invece, non c’era, quasi, traccia. Qualche presenza saltuaria.
Faceva il rappresentante, a detta di
qualcuno, il bene informato di turno:
sempre in giro con la sua Mercedes, l’I-
talia in lungo e in largo, percorreva. E
a Capaccio si faceva vedere poco.
Un’uscita in auto, un caffè al bar: non
più di questo la sua vita sociale. E nessuno si accorgeva di lui, scambiato per
un passante. Una persona tranquilla e a
modo, distinta anche. La normalità più
totale ostentava. Percorreva le nostre
strade con la Mercedes nera, comparendo di notte: “A Capaccio tornava
quasi esclusivamente per venirci a dormire”- affermò, al tempo, M.V., una
delle poche persone ad avere un qualche rapporto con lui. Poi, col giorno,
via per lavoro. Poche le amicizie, forse
nessuna. Un unico affetto importante,
quello per il piccolo Davide, suo nipote, figlio del suo unico fratello. Veniva
sempre in vacanza a Paestum, Davide:
la sua mamma e il papà si erano conosciuti qui. Lo stesso gruppo d’amici nel
parco Tamburrini: vacanze insieme,
anno dopo anno; ed un fidanzamento
coronato dal matrimonio.
I “genovesi”, così erano additati
spesso, in virtù della loro appartenenza geografica, rimase il segno distintivo di una diversità, che in molti sentivano. Forse in virtù del comportamento poco convenzionale della famiglia
tutta. “Quella è una famiglia strana”. si sentiva dire sempre più spesso in
giro.
Troppo chiusi i Bilancia, sempre
guardinghi con tutti; sempre contro
tutti, i bastian contrari in ogni situazione, anche nelle riunioni condominiali
non risparmiavano di creare problemi.
Mare e casa, casa e mare: così erano
scanditi i ritmi della loro giornata. Ad
esaminare bene gli atteggiamenti, col
senno di poi, qualcosa d’anomalo poteva già intravedersi. A sentire gli psicologi, infatti, a contribuire alla liberazione del demone che è nascosto nella
nostra coscienza (in questo caso, in
quella di Bilancia), sono stati certamente una madre possessiva, la debo-
lezza del carattere e la solitudine. Additati, questi, come i fattori che influenzano non poco il sorgere di alcune devianze.
Qualche anno di tranquilla convivenza col resto del mondo, comunque,
doveva ancora trascorrere. Poi, l’inizio
della fine: un attimo, una frazione di secondo e tutto cominciò a cambiare. A
far nascere il “mostro”, probabilmente,
un evento tragico: la morte del fratello.
Un tipo solitario, anche lui, Michele,
ma a Paestum era conosciuto. Più dai
vacanzieri abituali, che non dalla gente
del posto, però. Un gruppo d’amici lo
aveva, nel Parco Laura, quello stesso
gruppo nel quale avrebbe incontrato la
donna della sua vita. Almeno così credeva. Le cose, invece, andarono diversamente. Pochi anni e quel matrimonio
finì, si dissolse: un colpo duro per l’intera famiglia. Forse, il primo duro
colpo. Michele non seppe resistervi e
organizzò la sua scomparsa. Una morte
suicida, resa ancor più tragica dal fatto
che lo stesso destino si compì anche per
il figlioletto, il piccolo Davide. Aveva
appena quattro anni e suo padre, avvoltolo in un caldo abbraccio, lo portò
con sé ponendo fine alla vita di en-
trambi. Erano alla stazione di Pegli, nell’attesa di fare un giro in treno. Era entusiasta Davide, insieme al suo papà
Michele. Sorrideva, sorridevano en-
trambi, poi l’abbraccio e un salto nel
vuoto al passaggio del treno. Tutto finì
lì. Il motivo? Un giudice aveva affidato la tutela del piccolo alla madre; un
distacco considerato insostenibile per
Michele.
In poco tempo, dunque, tutto cambiò
anche per Donato: un esaurimento colpì
la madre, queste le indiscrezioni; e la
casa delle vacanze fu venduta. Anni da
dimenticare. Poco tempo passò prima
della partenza definitiva, quella che
non ha più previsto un ritorno. Paestum
è rimasto un ricordo. Per noi, lui un fantasma, di cui tutti sanno ma che nessuno è mai riuscito a vedere.
Nessuno che lo ricordi, però: “Nemmeno una multa per divieto di sosta, ha
mai preso”, stando a quanto affermarono i vigili urbani, al tempo. Ma Bilancia c’era, viveva qui. La sua scheda
anagrafica resta conservata negli archivi del Comune.
Anna Vairo
IL CASO
Il 14 febbraio 2001 quando la
Corte d’Assise d’appello di Genova lo condanna a 13 ergastoli e 28
anni di reclusione per i 17 omicidi
commessi per gli omicidi commessi da Donato Bilancia nell’arco di
quasi due anni.
A tradirlo le sigarette di cui non
può fare a meno. Il 6 maggio del
1998 il pluriomicida è incastrato
dalle tracce di Dna trovate su due
mozziconi di sigaretta lasciati sul
luogo del delitto di una delle prostitute uccise. Pochi giorni dopo, la
confessione di tutti gli omicidi.
Mast’Umberto che amava la vita e morì tre volte
Mancava solo un giorno per Natale quando si rese
conto di aver preso l’autostrada dalla parte sbagliata. Umberto pensionato nato e vissuto in uno
delle decine di paesi che stanno vicino ai monti Alburni si era visto anche per questo spaesati, si trovava nei dintorni di Avellino, in quei posti c’era stato
tanto poco quanto niente ed il traffico natalizio fece
il resto. Non vide i cartelli e le frecce di indicazione. O forse non seppe decidere se andare a Napoli,
dove c’era sua figlia, a Nocera dove teneva un antico amore o tornarsene al paese. “Dove mi faccio
il Natale?” dovette più volte rimuginare intorno a
quella domanda. “Dove ti sei fatto l’estate ti fai
anche l’inverno”, il detto popolare di risposta gli
risuonava nella testa. Erano le tappe della sua vita
recente e gli sembrò impossibile fermarsi su di un
solo capitolo della sua vita. Fu così che si trovò contromano. No, non era un autista distratto, uno al
quale ritirare subito la patente. Qualcuno aveva deciso, così all’improvviso, di mescolargli le sue cose.
Si spaventò e spaventò a morte, schivò a fatica un
po’ di auto che si misero a strombazzare e ad alzare i fari. Dove vai deficiente!, gli disse più di uno.
Ma lui non poteva sentirli: era dicembre, viaggiava
coi finestrini chiusi. Pochi secondi di brividi gli sembrarono ore: Umberto non controllò più la sua
Ibiza bianca. Un’accelerata ed una frenata ed ecco
la sbandata e via giù a carambolare nel fosso. La
polizia arrivò subito: “venite c’ è un pazzo che va
contromano”, dai telefonini le chiamate erano state
già a dozzine. Quando lo raggiunsero e lo adagia-
rono nella barella si accorsero che il suo cervello
non si era riacceso, era spento. Anzi in coma. E così
dall’ospedale di Avellino lo mandarono all’Ascalesi, a Napoli. Facciamo un passo indietro nella nostra
storia. Ma ad Avellino cosa c’era venuto a fare dagli
Alburni, lui Umberto, 73 anni, muratore in pensione? “Era qui per via di una slava che gli faceva correre la cavallina”, dissero in paese e nessuno, nemmeno i familiari, smentirono. Attenzione, però quella Mast’Umberto non è la solita storia del gallo di
paese. Di quello che si vanta al bar che per lui ogni
lasciata è persa, basta che respirino, vecchie e giovani che siano. Di quelli che poi si scopre che, oltre
alla moglie, hanno avuto delle donne solo pagando.
Mast’Umberto che per una vita aveva fatto il muratore era di tutt’altra pasta. Alto, un fil di ferro, aveva
i muscoli sempre allenati. La tempra gli veniva dall’aver costruito case, ai contadini col forno per il
pane e la porcilaia, con decorazioni pretenziose a
chi aveva qualche soldo in più . Ogni giorno, col
sole che spaccava le pietre o col freddo che gelava
le ossa e la calce nella cardarella. Sì, proprio il secchiello del muratore che vi attinge con la cazzuola.
E poi il martello ed il metro lineare, tutta simbologia un po’ equivoca. Il nostro il suo mestiere lo conosceva bene, era quello gli aveva permesso di conoscere un sacco di gente e, soprattutto, costruire
un suo personale album di conquiste. Sì, mast’Umberto era uno che al gentil sesso piaceva, e se piaceva. Anche la chiacchiera che teneva era buona, e
poteva addirittura disporre di una buona cultura,
tutta accumulata erigendo mura, ricoprendole con
solai e decorando l’insieme con i tetti. Aguzzi o spioventi. La moglie sapeva, ma in paese era così, guadagnava e portava i soldi nella loro casa vicino al
macello comunale: era un buon marito ed
ottimo padre. Tutto il resto non contava. Poi
accadde che la povera donna, morisse anzitempo e la figlia si sposasse ad un napoletano, andandosene di casa. Per Umberto
arrivò anche la pensione. Ed in concomitanza, non si sa se per l’età o per le ridotte occasioni di frequentazione, le sue donne
non furono più le nostrane ma quelle che
vengono dall’est dell’Europa. Fine del
flashback. Nell’ospedale napoletano ci misero poco per stabilire che non c’era niente da fare e che l’ex muratore era passato a
miglior vita. Miglior vita? Certo non sarebbe stato d’accordo il principale interessato, che al bar aveva tante volte detto che
era grazie a quelli come lui che il mondo
era più allegro: “Senza le donne che la danno il
mondo è un inferno. E’ un grande laghèr”. Disse
proprio così “laghèr”. “E io pago volentieri per il
fastidio”. A Napoli però non potevano attendere
che lui continuasse nelle sue riflessioni sul senso da
dare alla propria esistenza. Morto era e fu così che
lo chiusero in una bara e dopo un bel po’ di soldi,
carte, firme e timbri, tutto sembrava pronto per rispedirlo in quel paese alle falde degli Alburni da
dove era partito il giorno prima di Natale per andare
a trovare Nadia la polacca. Ai parenti è stato spiegato che gli “schiattamorti” competenti, per quel
giorno e per quell’ospedale, sono quelli della ditta
“Marzano”, da Torre del Greco. I becchini sono al
lavoro, ecco hanno quasi finito, stanno sigillando la
bara. Vicino alla camera mortuaria c’è il carro funebre. L’autista tiene i motori accesi, mentre i suoi
colleghi sbrigano gli ultimi dettagli. Si vede che
hanno tutti fretta e sono nervosi. Un attimo dopo e
ci si trova all’interno di un film. Decine di colpi di
pistola arrivano ancora oggi non si sa da dove. Tutti
scappano a gambe levate. I cronisti di nera lo chia-
mano “racket del caro estinto” o “guerra per gli
appalti delle onoranze funebri”, resta il fatto che
l’autista dell’auto nera, rigorasamente di grossa cilindrata, che al passaggio suscita i più vari scongiuri, ingrana la marcia e se ne va lasciando la bara,
e la salma, all’interno dell’obitorio. Ci sarà chi racconterà di aver visto il parabrezza in frantumi colpito da qualche colpo d’arma da fuoco. Il commissariato Vicaria - Mercato della polizia raccoglie in
fretta la denuncia del caso: a sparare si è sparato
ma nessuno ha visto i pistoleri. Appurato che il
morto non aveva colpa, si prosegue il pietoso percorso. Mast’Umberto dev’essere trasportato nel
paese del salernitano dove lo stanno aspettando per
i funerali. Che si fa? Dopo un rapido consulto rivolto “a chi sa” arriva il secondo carro funebre.
“Buongiorno. Condoglianze. Sono qui a servirvi”,
snocciola sicuro il nuovo autista - becchino. E’ Luigi
Centomani, 40 anni. Quel giorno dovrebbe starsene
a casa sua, agli arresti domiciliari per un’accusa di
contrabbando e contraffazione. I poliziotti lo conoscono e l’arrestano a colpo sicuro. E adesso che si
fa? Nuova telefonata alla “Marzano”, premiata
ditta di onoranze funebri, ed il terzo carro funebre
svolge il suo compito. Il nuovo autista è incensurato. Così don Pasquale Cascio, di professione parroco, che con Mast’Umberto e le sue filosofie non
aveva mai simpatizzato per via più dei suoi vezzi
pubblicamente esibiti dei vizi privati, può officiare i
funerali e suggellare così la fine delle avventure
dell’uomo che molti ricorderanno per quello che
fece da vivo, ma ancora di più per quello che gli
accadde da morto.
Oreste Mottola
ECONOMIA
4 marzo 2005 ❚ N.7
In Tavola di Emidio Trotta, le radici ebolitane
del catering dei grandi eventi
Dalle riunioni dei ministri europei al congresso mondiale di Slow Food
ìEboli, via Fontanelle è qui che si
sviluppa su 2500 mq l’azienda In
Tavola, impresa che si occupa di catering, termine inglese che indica
l’organizzazione del servizio ristorazione all’interno di eventi e manifestazioni. L’impresa nasce venti
anni fa ed è guidata da Emidio
Trotta che si occupa da anni del
settore ristorativo.
Elemento di forza dell’impresa è
sicuramente l’attenzione per la
qualità del servizio offerto, infatti
l’evento viene progettato nei dettagli, selezionando i luoghi più
adatti a creare la giusta atmosfera, predisponendo la scenografia
adeguata (sì proprio una scenografia perché la semplice consumazione del pasto divenga un’esperienza unica ed irripetibile) e
scegliendo i prodotti migliori. La
scelta di prodotti di elevata qualità è di fondamentale importanza
soprattutto per i palati più raffinati, voi potreste pensare che una
mela è sempre una mela, invece no
esistono varietà diverse, che hanno
gusti, fragranze e consistenza diversa, ecco perché l’impresa pone
molta attenzione nella selezione
delle materie prime, in modo particolare In Tavola utilizza molti alimenti provenienti da produzione
agricole di pregio valorizzando i
prodotti della piana del Sele trasformando la condizione che l’impresa si trovi al sud da vincolo in
opportunità, infatti è proprio questo il valore aggiunto che l’impresa riesce ad offrire ai propri clienti.
L’impresa nel 2000 diviene una
società per azioni e successiva-
mente grazie ai successi ottenuti
l’impresa decide nel 2003 di trasferirsi nella nuova sede di via Fontanelle, dove opera con le attrezzature più moderne e mezzi di immagazzinamento delle materie
prime che consentono di preservare la genuinità e la freschezza del
prodotto. In Tavola affonda le sue
radici nella feconda terra ebolitana ma come ogni buona pianta è
crescita ed i suoi rami sono arrivati lontano, infatti l’impresa ha
uffici in Campania (Avellino, Caserta e Salerno), Basilicata, Calabria
e Lazio (è prossima l’apertura di
una sala esposizione a Roma).
Quello che più sorprende dell’azienda della piana del Sele sono gli
innumerevoli eventi di grande rilevanza che l’impresa ha servito,
come la riunione dei ministri europei responsabili della funzione
pubblica tenutosi a Roma nel 2003
oppure gli eventi della borsa internazionale del turismo di Milano od
infine il IV congresso mondiale di
Slow Food, l’associazione che si occupa di salvaguardare i sapori in
via d’estinzione.
Quest’ultimo evento è di particolare rilievo perché mette in luce
come l’impresa sia attenta ad utilizzare i prodotti di pregio e sia
SCHEDA SETTORE
Il catering è un servizio di approvvigionamento e fornitura di
cibi già pronti e di bevande a una
collettività. Nata nel 1902 negli
Stati Uniti ( quando la compagnia telefonica Illinois Bell riconobbe i vantaggi della ristorazione per i dipendenti della fabbrica e decise di organizzare una
mensa), questa formula ristorativa ha esteso il suo raggio d’azione. Oggi molte aziende si
sono specializzate per fornire e
servire ad un ampio numero di
persone cibi e bevande da consumare nel luogo stesso in cui
opera la cucina diretta oppure in
luoghi diversi da quello di preparazione. Diffusosi rapidamente nel settore della ristorazione
collettiva moderna, il catering si
è avvantaggiato del progresso
tecnologico che ha migliorato la
preparazione e la conservazione
dei cibi. Oggi stringono contratti catering aziende industriali,
università e scuole, pubbliche e
private, cliniche private, ospedali, case di cura, caserme, carceri
e istituti di recupero sociale, istituti religiosi e conventi.
stata scelta da una organizzazione
mondiale di grande importanza.
In Tavola infine deve il suo successo anche al personale composto da quaranta addetti fissi e da
centocinquanta stagionali, numeri
che indicano un’impresa di grande
dimensione che ha un forte impatto occupazionale sul territorio.
Gian Paolo Calzolaro
IMMIGRAZIONE: VISTO D’INGRESSO
Agropoli, nasce lo sportello per gli immigrati
Il 24 febbraio, alle ore 15:00, presso il
Segretariato Sociale in Viale Europa,
inaugurazione dello Sportello Immigrati, in concomitanza con l’apertura di un
altro
omonimo
Sportello a Castellabate. Il servizio,
nato in seno al
Piano di Zona S/7,
di cui Castellabate
è capofila, e Agropoli comune con il
più elevato numero
di abitanti, è stato
attivato dall’amministrazione cittadina, con l’intento di
creare un vitale
supporto per l’intera comunità che si avvia ad essere sempre più variegata e multietnica. Lo Sportello si interesserà degli aspetti tecnici e
dell’intermediazione culturale degli immigrati fornendo informazioni e consulenze. Essi saranno sostenuti e guidati
sull’ingresso e il soggiorno in Italia, sulle
opportunità formative ed occupazionali,
sulle modalità di accesso al Sistema Sanitario Nazionale, oltre che sul Sistema
Scolastico, ma avranno anche aiuti per
l’accesso alle informazioni relative ai
servizi sociali e socio–assistenziali erogati dalle Amministrazioni Comunali o
da altri Enti ed Associazioni. Lo Sportello curerà, inoltre, la creazione e/o il
consolidamento della rete tra le amministrazioni, le istituzioni e le associazioni
attraverso la promozione di iniziative per
l’integrazione sociale
degli immigrati nella
comunità che li ospita, anche attraverso la
costituzione di Tavoli
di Mediazione con le
istituzioni pubbliche e
private.
Lo Sportello sarà operativo il giovedì dalle
15:00 alle 18:00, le
attività saranno gratuite e rivolte a tutti i
cittadini dei comuni dell’Ambito S/7, che
potranno avere aiuto anche telefonando
allo 0974/846715 per lo Sportello di
Agropoli o allo 0974/967018, per lo
Sportello di Castellabate.
«Sono entusiasta dell’attivazione di questo nuovo servizio che esprime al meglio
le politiche di questa Amministrazione a
favore degli immigrati: informazione, sostegno e dialogo. Sono convinto che solo
dando l’aiuto che cerca a chi entra nella
nostra comunità ci sarà un reale e concreto benessere per tutti». Dichiara il
Sindaco Antonio Domini.
Lavoro subordinato
Continuando la disamina dei vari visti di
ingresso oggi analizzeremo quello per lavoro subordinato
Il visto di ingresso per lavoro subordinato consente l’ingresso in Italia, ai fini di
un soggiorno di breve o lunga durata, a
tempo determinato o indeterminato, allo
straniero che sia chiamato in Italia a prestare un’attività lavorativa a carattere subordinato.
I requisiti e le condizioni per l’ottenimento del visto sono previsti dagli articoli
22, 24 e 27 T.U. e dagli articoli 29, 30, 31,
38 e 40 regol., fermi restando gli adempimenti richiesti dagli articoli 49 e 50 dello
stesso regolamento stesso per l’esercizio di
attività professionali.
Vi sono anzitutto 3 sotto-tipi di visti di
ingresso per lavoro subordinato – visto per
lavoro subordinato a tempo determinato,
per lavoro sub a tempo determinato e per
lavoro stagionale – che possono essere rilasciati se rientrano nei limiti qualitativi e
quantitativi previsti dalle quote di ingressi
per lavoro subordinato che dovrebbero essere stabilite di norma ogni anno con
D.P.C.M e soltanto previa esibizione del
nulla osta rilasciato dallo sportello unico
per l’immigrazione (istituito dalla legge
189/02 presso l’UTG), sulla documentata
richiesta nominativa o numerica presentata da uno o più datori di lavoro dopo aver
verificato per almeno 20 giorni che i cen-
tri per l’impiego non hanno trovato altri lavoratori italiani disponibili per quel lavoro.
In base all’art. 22 commi 5 e 6 del T.U.,
come modificati della legge 189/02lo sportello unico per l’immigrazione a richiesta
del datore di lavoro, trasmette la documentazione, ivi compreso il C.F., agli uffici consolari. Il nulla osta al lavoro subordinato ha validità per un periodo non superiore a sei mesi dalla data di rilascio; gli
uffici consolari del paese di residenza o di
origine dello straniero provvedono, dopo
gli accertamenti di rito, a rilasciare il visto
di ingresso con indicazione del C. Fiscale,
comunicato dallo sportello unico per l’immigrazione. Entro 8 giorni dall’ingresso,
lo straniero si reca presso lo sportello unico
per l’immigrazione che ha rilasciato il nulla
osta per la firma del contratto di soggiorno
che resta ivi conservato e, a cura di quest’ultimo, trasmesso in copia all’autorità
consolare competente ed al centro per l’impiego competente. La rappresentanza diplomatica o consolare italiana che rilascia
il visto di ingresso per motivi di lavoro subordinato ne dà comunicazione anche in via
telematica al Ministero dell’Interno, all’INPS e all’INAIL per l’inserimento nell’archivio informatizzato dei lavoratori extracomunitari previsto dal comma 9 dell’art. 22 T.U. entro 30 giorni dal ricevimento della documentazione.
Gerardo Cembalo
9
CHE TEMPO FARÀ
La primavera
può attendere...
Martedì 1 marzo ha inizio la primavera meteorologica e le condizioni del
tempo previste per i prossimi giorni
sono nettamente di stampo invernale.
Lo schema barico che da oltre un mese
insiste sul continente europeo sta assumendo caratteristiche di forte anomalia; rare volte in passato abbiamo assistito ad una fase così prolungata di condizioni meteo particolarmente avverse.
Ciò è da attribuire soprattutto alla posizione anomala dell’anticiclone delle
Azzorre il quale estende la sua influenza alla penisola Britannica e alla Groellandia portando su queste zone bel
tempo e temperature elevate, mentre favorisce la discesa di aria polare sulla
nostra penisola; il netto contrasto con
l’aria più temperata del nostro mediterraneo crea inevitabilmente depressioni
che i modelli matematici, purtroppo,
non riescono a stabilire in quale zona
esse hanno origine. Poiché la nostra penisola è estesa in senso meridiano la formazione delle depressioni un po’ più a
nord o poco più sud determina a volte
uno stravolgimento della previsione a
poche ore di distanza. Questo è successo la scorsa settimana quando sullo
scorso numero annunciai che a partire
da domenica scorsa la nostra regione
fosse interessata da nevicate a quote
bassissime; in realtà questo non è avvenuto poiché il minimo depressionario si è formato molto più a nord del
previsto (sulle coste Toscane) e pertanto siamo stati interessati da correnti di
libeccio meno fredde con quota neve
sopra i 700-800 m. Bene chiudiamo
questa parentesi tecnica e vediamo cosa
ci attende per i prossimi giorni:
Sabato 26: cielo irregolarmente nuvoloso con tendenza ad aumento della
copertura ad iniziare dalle zone costiere; attese piogge moderate, vento in rinforzo dal pomeriggio; temperature in
lieve aumento, mare mosso.
Domenica 27: molto nuvoloso o coperto con piogge diffuse e locali temporali con grandine specie tra il vallo di
Diano e il golfo di Policastro; nevicate
sui rilievi a quote superiori ai 700m con
notevoli accumuli sui 1000m. Venti intensi da ovest-sud-ovest; mare molto
mosso. Temperature in leggera diminuzione. Tendenza successiva: le analisi
meteorologiche provenienti da più autorevoli centri di calcolo lasciano intravedere che a partire da lunedì potremmo
essere interessati da una poderosa ondata di gelo. Siamo ancora a 120 ore
dall’evento e i modelli subiranno sicuramente aggiustamenti di tiro, ma se si
verificasse ciò che propongono oggi, le
giornate di lunedì, martedì e mercoledì
risulterebbero le più fredde di questo inverno con temperature minime ovunque
sotto lo zero.
Giuseppe Stabile
10
IL DIANO
N.7 ❚ 4 marzo 2005
IN FARMACIA
Tosse causata da farmaci
La tosse è tra i
principali sintomi
che spinge molti
pazienti a cercare
un rimedio in
farmacia.
Principalmente il
sintomo
della
tosse accompagna la maggioranza
delle manifestazioni acute delle vie
respiratorie (raffreddore comune,
faringite, tracheite, sinusite) e anche
se molte volte la risoluzione del
problema è spontanea può essere
facilitata dalla somministrazione di
farmaci da banco. In altri casi si parla
di tosse persistente o cronica tosse che
dura cioè più di tre settimane. Il
sintomo
deve
essere
studiato
attentamente analizzando l’inizio e il
suo andamento nel tempo prima di
poter pianificare una terapia idonea.
Tra le cause più frequenti che possono
determinare cronicizzazione della
tosse vi sono i processi infiammatori,
infettivi o allergici ed il fumo di
sigaretta.
I
soggetti
fumatori
presentano assai frequentemente tosse
ma si presentano raramente dal
medico ritenendo normale quel
sintomo e accettandolo passivamente;
essi sono ignari del pericolo di
incorrere in bronchite cronica e
insufficienza respiratoria o asma più o
meno silente. La tosse dei fumatori si
attenua fino a scomparire nel 50% dei
casi entro un mese dalla cessazione
del fumo di sigaretta. Cause meno
frequenti di tosse sono i farmaci. Per
quanto riguarda i farmaci gli ACEinibitori
(Capoten,
Converten,
Enapren, Quark, Triatec, Unipril,
Fosipres),
utilizzati
come
antipertensivi possono indurre tosse
fino al 30% dei pazienti trattati.
Questi farmaci con lo stesso
meccanismo con cui diminuiscono la
pressione arteriosa, rendono attivo un
altro meccanismo responsabile della
liberazione in circolo di bradichinina
una sostanza responsabile della tosse
secca per effetto pro-infiammatorio a
livello respiratorio. La tosse da
farmaci antipertensivi (ACE inibitori)
inizia a manifestarsi non prima di due
o tre settimane di terapia e cessa nello
stesso intervallo di tempo dopo la
sospensione. Questo però non è
l’unico caso di tosse prodotta da
farmaci. Infatti, solo recentemente è
stato pubblicato che nel dicembre del
1999 si è diagnosticato il primo caso
di
tosse
dovuta
all’utilizzo
dell’omeprazolo
(Antra,
Losec,
Mepral, Omeprazen ), comunemente
utilizzato nel trattamento a breve
termine di ulcere duodenali, ulcere
gastriche ed esofagiti da reflusso, ed
adoperato anche nella della malattia
da
reflusso
gastroesofageo.
Il
problema della tosse continua talvolta
è un sintomo ritenuto banale e molto
spesso non viene riconosciuto come
un evento avverso da farmaco.
Importante è quindi la diagnosi: il
consiglio è quello di consultare il
proprio farmacista che analizzando i
farmaci che il paziente sta assumendo
saprà
sicuramente
individuare
un’eventuale relazione con il sintomo
o eventualmente indirizzare il
paziente dal medico per approfondire
l’evento con esami polmonari.
Alberto Di Muria
Le possibilità di sviluppo delle imprese in un convegno
A Sala Consilina, confronto tra politica, sindacato e imprenditoria
Discutere nell’immediato per programmare il futuro: questo è l’obiettivo dell’incontro tenutosi il passato venerdì presso la sala meeting dell’Hotel
Vallisdea di Sala Consilna. Al centro
dell’incontro, organizzato dall’associazione “Promosud”, gli investimenti e i
progetti per incentivare le imprese e per
favorire l’occupazione nel Vallo di
Diano. Hanno preso parte al confronto,
coordinato dal moderatore Antonio Pagliarulo, il Sindaco di Sala Consilina
Gaetano Ferrari, il Presidente di “Promosud”, nonché candidato al consiglio
regionale, Donato Pica, il Presidente
dell’Associazione Imprenditori del
Vallo di Diano Valentino di Brizzi, la
responsabile per il Centro per l’impiego
di Sala Consilina Marina Romano, il coordinatore provinciale dell’associazione
“Piccola Industria” Paolo Traci e il rappresentante della Cisl Salerno, Aniello
Garone.
Il Sindaco Ferrari ha sottolineato
l’importanza del politico, che è chiamato a creare nei tempi e nei modi giusti, posti e opportunità di lavoro, e nonostante alcuni processi legislativi a livello regionale, i risultati in merito all’effettivo miglioramento e perfezionamento del settore lavorativo, a sud di
Salerno, sono sostanzialmente negativi.
Questa contrazione non è imputabile ad
una carenza di fondi, bensì ad un uso
inadeguato dei finanziamenti stanziati
e ad una scarsissima specializzazione
dei lavoratori, che oggi necessitano di
conoscenze tecniche particolarmente
mirate. A peggiorare la situazione - conclude Ferrari - ci sono i tagli alle spese
operati dal Governo centrale, che incidono negativamente sulla formazione e
sullo sviluppo del mondo produttivo,
determinando così lo spopolamento di
queste aree.
Il vicesindaco di Sant’Arsenio ha in-
vece chiarito il ruolo di rappresentanza
che un territorio come quello del Vallo
di Diano deve avere per costruire un futuro positivo e prospero. Anche Pica,
infatti, ha rimarcato il pessimo sfruttamento delle liquidità messe a disposizione in passato, il che ha danneggiato
il tessuto economico del Vallo, chiamato adesso alla grande sfida che si accinge ad intraprendere con il nascente
apparato delle imprese medio-piccole.
E’altrettanto vero - rimarca Pica - che
non sempre la Regione ha mostrato interesse per alcune zone disagiate o non
ancora del tutto decollate economicamente, rivolgendo il proprio sguardo su
aree già ampiamente sviluppate. Un’al-
tra occasione da sfruttare, di conseguenza, è legata ai tanti Piani Integrati,
che non hanno goduto in pieno di fiducia e di attenzione da parte di tanti cittadini delusi o scoraggiati. In questa direzione, solo un rapporto sinergico tra
istituzioni zonali e Comuni può avviare quel processo armonico e continuo di
sviluppo del territorio valdianese, a cui
si deve aggiungere il contributo decisivo del tessuto industriale locale, che,
assieme agli organi politici, ha il compito di sviluppare questo ambizioso
progetto.Valentino di Brizzi, con un
senso di speranza, ha ormai sottolineato il concreto senso di responsabilità dei
tanti imprenditori impegnati a migliorare il tenore di vita dell’area del Vallo
e la conseguente rottura con un passato
imprenditoriale individualista, aspetto
che ha peraltro rallentato lo sviluppo del
Diano, con conseguente aumento della
disoccupazione, in particolare tra i giovani. Per combattere questo preoccupante fenomeno, infatti, si deve puntare alla valorizzazione dei fatti e delle
idee, avendo quindi il dovere morale di
costruire uno sviluppo industriale ed
economico tangibile anche in termini di
tenore di vita.
Il mondo del lavoro - secondo le parole di Marina Romano - ha bisogno di
confrontarsi, oltre che interagire, con il
mondo e i fatti della politica, rendendo
questi confronti ideali per discutere dei
problemi che affliggono la sfera lavorativa. Molto spesso è la burocrazia che
danneggia il lavoratore e lo stesso sistema professionale, con problemi di effettiva attuazione di molte delle norme
promulgate. In questo senso, la riforma
del lavoro non riesce a guardare concretamente alla dimensione umana e sociale dell’impiegato, poco integrato
anche con l’organismo sociale di riferimento. La risoluzione del problema
non è però più affidata ai soli uffici di
collocamento, ma anche ai privati, alle
scuole, ai Comuni e ai consulenti del lavoro, frammentando e peggiorando la
rendita stessa del prodotto-lavoro. Il la-
voro complessivo dei centri per l’impiego risiede nel sostenere, socialmente e umanamente, il lavoratore, che, in
tempi rapidi, deve sapersi inserire nelle
imprese e nell’economia del territorio.
La piccola e media impresa - sottolinea Paolo Traci - essendo il motore
della nostra attività economica, deve avvalersi di un’efficienza infrastrutturale
obbligatoria per potersi confrontare con
le altre realtà produttive locali, sviluppando il fattore competitività. A tale
scopo, non si può trascurare il ruolo del
percorso formativo, che, con l’impiego
di uomini e risorse del Vallo di Diano,
può garantire una riqualificazione tale
da garantire il miglioramento della qualità del servizio lavorativo. La carta da
giocare - chiosa Traci - è senz’altro
quella del turismo industrializzato, che,
con la perfetta osmosi delle attività produttive presenti con le potenzialità del
settore turistico, visto nella dinamica di
crescita delle aree valdianesi, può garantire risorse e profitti sicuri.
L’ultimo intervento, curato da Aniello Garone, ha posto in essere la necessità di fare sistema e di fare impresa,
che un imprenditore, con professionalità ed impegno, deve realizzare in
pieno. Non si può pensare, allo stesso
tempo, di affrontare progetti laboriosi e
di lunga gestazione, che danneggiano
molto spesso la nostra economia, determinando una situazione economica di
stallo e depotenziamento delle nostre risorse.
La soluzione adeguata sta nel coordinamento tra una sorta di “cabina di
regia” locale, che deve monitorare le situazioni di sviluppo sostenibile e realmente fattibile, e il governo provinciale, che, con le sue iniziative, può agevolare la realizzazione di tali prospettive.
Carmine Marino
Marcello Gigante, l’homo accademicus per eccellenza
Originario di Buccino, è stato tra gli artefici di un’intensa era culturale
La cultura locale, e in particolare
quella contemporanea, ricorda con
grande sensibilità emotiva e con un
sentimento di assoluta vicinanza culturale e storica, la figura di Marcello
Gigante, scomparso all’età di 78 anni
a Napoli, vestale umana e professionale dell’intellettuale originario di
Buccino. Filologo, docente universitario, traduttore, papirologo, studioso
della classicità greca, professore liceale di latino e greco: non c’è branca del sapere e della conoscenza che
non l’abbia coinvolto, come testimonia il suo fervore giovanile per il latino e il greco ai tempi dei suoi studi
presso il Liceo Classico “M.T. Cicerone” di Sala Consilina, che nel gennaio 2003 ha ricordato la sua persona, intitolando a Gigante la biblioteca della scuola.
Tra le peculiarità di questo raffinatissimo conoscitore della cultura moderna, c’è un innato spirito di acuto
osservatore del mondo giovanile, a cui
si era avvicinato con il ruolo di docente, nei licei prima, e negli atenei
italiani poi, in cui è stato accolto, nel
corso della sua cinquantennale esperienza, come personaggio arguto e intelligente, qualità riconosciute indistintamente da tutto il mondo della cultura del secolo passato. Non a caso,
Gigante, che fu definito dall’amico e
collega Alfonso de Franciscis homo
accademicus, per via di una professionalità indiscutibile ed altrettanto alacre, ha cercato di non limitare lo studio delle opere al semplice e puro ambito letterario, spingendosi al contrario in una direzione ben definita e marcata, che coinvolgesse altre discipline,
dall’archeologia alla paleografia,
dalla papirologia all’epigrafia, immerse nell’alveo complessivo della “filologia globale”, seguendo e parafrasando una celebre e fortunata definizione. Non fu altresì legato alla sola
analisi degli autori della scuola ellenica, da Filodemo di Gadara a Nosside di Locri, da Leonida di Taranto a
Rintone di Siracusa, tutti mirabilmente approfonditi e studiati con rigore
concettuale e precisione accademica,
ma si impegnò affinché non rimanessero ignoti o dimenticati i suoi studi su
poeti bizantini latini e dell’età arcaica
o sui più grandi cantori della letteratura antica (Omero, Virgilio, Orazio),
senza dimenticare la fondamentale e
pregevole opera di recupero e traduzione dei papiri conservati nella biblioteca di Ercolano, che restano il più
importante processo divulgativo realizzato nella sua carriera. Il suo lavoro, grazie ad un’efficacissima saggez-
za e ad uno spirito intriso di logicità e
completezza, permise di ricostruire, in
maniera dettagliatissima, lo scenario
storico nel quale si inserivano le opere
da lui analizzate. La sua produzione è
semplicemente immensa: sono infatti
oltre 900, tra citazioni, memorie e ricerche, i contributi di Gigante, che,
come testimoniano frequenti ed intensi legami epistolari, intrattenne solidi
e duraturi rapporti con le più prestigiose Università europee, collaborando con altri valenti docenti italiani e
stranieri, ai quali fornì sempre il suo
geniale contributo, che ha permesso
allo studioso buccinese di essere conosciuto oltre i nostri confini, tant’è
che la sua opera è considerata il punto
di riferimento ideale per gli studi e la
trattazione dei motivi portanti della
letteratura greca. Le tante onorificenze conferitegli dagli atenei di tutta Europa sottolineano quanto sia stata determinante e produttiva la sua lezione,
che è uno dei cardini di riferimento
della filologia moderna, nonché dello
sviluppo culturale dell’epoca arcaica.
Comprendere la maestosità del personaggio all’interno della cultura novecentesca è sufficiente per capire ciò
che ha significato nello sviluppo letterario e scientifico dell’intero Novecento, avvicinando e coinvolgendo set-
tori della vita culturale che, all’apparenza, risulterebbero inconciliabili e
inavvicinabili. La passione per quest’attività è il risultato più tangibile
che scorgiamo del suo decorso conoscitivo, guardando lo studioso salernitano con orgoglio e sincero rispetto.
La nostra terra, ancora una volta, ha
l’onore e l’onere di diffondere la sua
monumentale e instancabile produzione, frutto di decenni spesi ad approfondire, riflettere, capire, scegliendo
sempre la via della concretezza, arricchita da spigolature, particolarità concettuali, indagini razionali ed attente,
simboli e sfumature recondite, che non
possono che testimoniare la preminenza, specialmente nel settore papirologico, di Marcello Gigante. L’amore e l’attaccamento viscerale alla sua
disciplina, non solo meramente scolastica o didascalica, ma anche umana,
lo si può leggere in una celebre massima che rimane il tratto distintivo
dello studioso, a metà tra il rimprovero e il saggio insegnamento: ”Ogni lezione perduta non si recupera, ma è un
contributo all’ignoranza, che è la radice dei mali”. E’ un ammonimento
vivo, ideale, accorato, che legittima
l’importanza degli insegnamenti, morali e civili, dei nostri padri.
Carmine Marino
COMMERCIO
4 marzo 2005
Il sindaco Sica firma lo sgombero
per cinque chioschi abusivi
I commercianti chiedono il rispetto della zona pedonale
L’assessore alla Cultura, Italo
Voza a colloquio negli uffici della
Sovrintendenza dei Beni Culturali. Al
vaglio la nuova regolamentazione
della zona dei Templi di Paestum. Il
progetto dovrà essere ultimato entro
l’inizio della stagione estiva, ad
assicurarlo il sindaco di Capaccio,
Enzo Sica. Si tratterà di riconvertire
alcuni spazi per dare ampio respiro
alle manifestazioni previste per la
prossima estate. L’area Cirio, avrà la
priorità. Si tratta, infatti, di uno
spazio
talmente
grande
che,
riconvertito,
potrebbe
risolvere
soprattutto la questione – concerti, al
centro delle diatribe dell’estate
passata.
Due, in tutto, saranno le aree da
adibire allo svolgersi di spettacoli
musicali e manifestazioni di vario
genere. Entrambe, già, esistenti: la
prima, quella sita all’interno dell’area
archeologica,
ospiterà,
presumibilmente, spettacoli di un
certo spessore culturale, il cui
pubblico non dovrà superare il
numero
massimo
di
300-400
spettatori. A ben altro genere di
manifestazione sarà riservato, invece,
l’uso dell’area Cirio. Si tratterà di
creare, al suo interno, un’arena che
accolga fino ad un massimo di 7000
persone. Non solo. Si torna a parlare
di parcheggi. Il programma è di
costruirne di nuovi e, soprattutto,
capienti. Il più grande sarà realizzato
all’interno della stessa area Cirio.
Un’integrazione a quelli già esistenti,
che
andrà
a
coadiuvare
la
funzionalità di un’altra area di sosta,
da ultimarsi alle spalle dei Templi.
Le previsioni danno come termine
ultimo dei lavori, l’inizio dell’estate.
C’è da augurarselo, visto che si
tratterebbe di un’iniziativa atta a
decongestionare non poco il traffico
estivo,
accresciuto
dall’afflusso
turistico.
Non solo parcheggi e spazi aperti
nei programmi dell’amministrazione
comunale.
Nelle
intenzioni,
procedere a regolamentare anche
l’operato dei commercianti. Non più
esposizioni selvagge di qualunque
tipo di merce, anche di quella di
dubbio gusto; ma stand ordinati e,
soprattutto, poco ingombranti. Spazio
per i turisti, dunque. La possibilità di
passeggiare evitando di sentirsi
compressi come in una scatola di
sardine. E spazio alla qualità: è
importante la fattura della merce
esposta. “Bisogna puntare alla
qualità, anche in questo” – afferma il
sindaco. Ritorno al gusto, dunque,
l’imperativo dominante dell’estate
paestana.
A questo proposito, lo stesso
sindaco
ha
fatto
emanare
un’ordinanaza di sgombero per alcuni
chioschi abusivi, che sorgono proprio
di rimpetto agli scavi: cinque in tutto.
Sono chiusi, per il momento. Non si
sa se perché, in bassa stagione, ben
pochi affari si fanno; o perché ci si
sta attenendo agli ordini superiori.
Troppa calma, all’apparenza: ben
altre, ci aspettavamo, sarebbero state
le reazioni.
E allora, pensiamo di dar voce agli
interessati, a quei commercianti, che
hanno sempre versato la Tosap (tassa
di occupazione del suolo pubblico),
alle varie amministrazioni che si sono
succedute nel corso degli anni.
A sentire loro, ci sono problemi
ben più grandi del come riposizionare
gli espositori, che sostano davanti
alle attività commerciali. Rispondono
in modo schietto alle nostre
domande, però. Facendo presente che
si potrebbero limitare gli spazi
espositivi; più difficile sarebbe fare
una “cernita”degli articoli. “In fin dei
conti, ognuno è obbligato ad esporre
la merce di cui è distributore”. E poi,
i negozi sono troppo piccoli: “Lo
spazio interno è limitato, per questo
esponiamo
i
nostri
articoli
all’esterno. Senza contare che i turisti
sono attratti da ciò che si vede. In
pochi entrerebbero
per prendere
visione della merce senza essere
attirati dagli espositori”. Come dire
che è più facile buttare l’occhio
mentre si fa una passeggiata”.
Esulando
dallo
specifico
e
continuando nelle nostre chiacchiere,
scopriamo
che
il
coro
dei
commercianti dell’area archeologica
è unanime: “Fare turismo è una cosa
che non s’improvvisa. – afferma il
proprietario di uno degli empori più
centrali – Paestum ha bisogno di
maggiore visibilità. Sono ben altre le
priorità da affrontare”.
I problemi più sentiti, dunque,
quali sono?
“Il transito indiscriminato delle
auto di passaggio e dei ciclisti, per
esempio; senza contare tutti i veicoli
appartenenti al personale del museo:
un andirivieni, tutti i giorni a tutte le
ore. C’è bisogno di chiudere del tutto
l’area archeologica, la zona pedonale
deve essere più estesa”.
Ma non solo. “Abbellire” deve
diventare una priorità: non un fiore,
non un segno tangibile di cura
attorno
alle
“Mura”.
Questo
scoraggia il turista. Ma non si
dimentichi che: “La nostra economia
si regge proprio sul turismo”. Al
quale
non
giova,
certo,
l’atteggiamento degli albergatori:
“Non si può puntare sui matrimoni. –
un’altra lamentela – Gran parte dei
visitatori dei Templi si fermano a
pernottare in costiera non trovando
riscontro nelle strutture della zona”.
“Come può accadere una cosa del
genere? – sono loro a chiederlo a noi.
E ancora, “Paestum ha bisogno di
maggiore visibilità”. Ecco un altro
problema sentito non poco. “Ero in
vacanza con la famiglia, - continua il
nostro interlocutore – ad Urbino. A
parlarne, nessuno sapeva dove si
trovasse Capaccio. Forse sarebbe il
caso di sdoppiare le due realtà”. Un
comune ex novo, auspica qualcuno.
Ma questa potrebbe restare un’utopia.
Il concreto richiede ben altri
provvedimenti. Speriamo di stare per
incamminarci sulla giusta via.
Anna Vairo
L’ITTICOLTURA DI POLICASTRO ANCORA SOTTO TIRO
Sarà una macchinazione ordita a tavolino con fini di strumentalizzazione politica oppure la sequenza concatenata ed inevitabile di errori tecnici e politici imputabili soltanto a sé
medesima, fatto sta che la Norit, la
società italo-norvegese che gestisce
l’impianto di itticoltura di Policastro
rimane fermamente al centro della
cronaca giudiziaria locale.
Solo una quindicina di giorni fa l’impianto di itticoltura policastrese era
stato oggetto di un’azione di sabotaggio ad opera di ignoti che avevano maldestramente causato la rottura
delle condutture i approvvigionamento idrico delle vasche ittiche.
L’atto di sabotaggio ha rischiato di
causare una colossale morìa dei pesci
allevati nell’impianto e soltanto il
tempestivo intervento di unità specializzate ha sventato la tragedia ittica.
Stavolta la società che gestisce l’impianto di itticoltura è stata tradita da
una ripresa amatoriale realizzata lo
scorso sette febbraio. Le inequivocabili immagini amatoriali, che sono
state trasmesse dalla locale testata televisiva di 105tv, riproducono mezzi
meccanici che svolgono un’attività
di movimento terra con seppellimento di rifiuti in località Hangar di Policastro Bussentino, proprio sui luoghi dove la società guidata da Francesco Vaccaro dovrà costruire un impianto per la lavorazione e al trasfor-
mazione delle specie ittiche allevate
in riva al mare di Policastro.
La denuncia trasmessa a mezzo video
è stata subito raccolta dall’unità dei
carabinieri che sono intervenuti immediatamente apponendo i sigilli ai
mezzi meccanici appartenenti alla
ditta di escavazione e procedendo al
sequestro giudiziario del terreno oggetto di intervento. Secca la smentita dell’amministratore della Norit
Francesco Vaccaro che ha ribadito
l’assoluta estraneità della società rispetto ad un eventuale irregolare attività di smaltimento rifiuti svolta in
loco.
L’intervento, che è oggetto della verifica giudiziaria, è avvenuto sui terreni destinati dalla Comunità Montana Bussento agli insediamenti produttivi.
Salvatore Paradiso
12
VARIA
N.7 ❚ 4 marzo 2005
I NOSTRI SITI
Paestum sulla
rete
Arte, cultura, turismo…
Il sito internet dedicato
al comune di
CapaccioPaestum non
poteva certo prescindere da
quelle che sono le prerogative
principali di questa cittadina.
w w w . p a e s t u m . o r g è l ’ i n d i r i zzo tramite il quale si accede al
suddetto sito, che si presenta
c o n u n a g r a f i c a e d u n a s t r u ttura
abbastanza
semplici
(aspetti che ne facilitano la
navigabilità). Sei le sezioni di
base individuabili nella pagina di apertura: “Il comune”,
“Il territorio”, “Links”, “Photogallery”,
“Informazioni
utili” e “Mappa del sito”.
Quella dedicata al territorio è
senza dubbio la più interessante. E’, infatti, qui che si
t r o v a n o l e n o t i z i e f o n d a m e ntal i c h e r e n d o n o c e le b re P a e stum, a partire dalla storia,
analizzata in maniera non
certo esaustiva, anche perché,
come si specifica, una simile
trattazione è compito precipuo
di studiosi e archeologi e per i
fini telematici si è preferito
puntare su un riassunto più
semplice e diretto. Oltre alle
vicende del passato, possiamo
anche consultare una pianta
del l a z o n a a r c h e o lo g ica e n o tizie sul Museo, con approfondimenti dedicati al fiore
all’occhiello di quest’ultimo:
la Tomba del Tuffatore. Per
quanto riguarda il lato turisti co, era d’obbligo l’inserimen to degli elenchi di hotel, cam ping, ristoranti e stabilimenti
balneari, mete per i numerosi
viaggiatori che durante l’anno
fanno tappa a Paestum. Sono
poi consigliati itinerari ed
escursioni e non poteva mancare una pagina dedicata ai
prodotti tipici più rinomati
della zona: la mozzarella di
bufala e il carciofo.
Tornando alla homepage,
po ssi a m o d i r e c h e le a ltre s e zioni presentano tutte le caratteristiche del caso, con i
dati relativi all’organizzazione del Comune, con servizi
vari, con links locali, esterni
e a motori di ricerca, con una
galleria fotografica che può
essere ampliata e con una
mappa attraverso la quale è
possibile navigare rapidamente nel sito.
Sempre dalla pagina iniziale, infine, è possibile accedere anche ad una sezione deno minata “Vacanze e cultura”,
attraverso cui ci sono ulteriori analisi sulla storia e sulla
tradizione locale, e si può
consultare
un’elenco
di
“news” riguardante gli avvenimenti più importanti, che
possono essere letti in formato d o c o p d f .
Giuseppe Di Spirito
CALORE SALERNITANO
Com’è bella la musica cilentana
I popolaria all’altra Sanremo
La bella musica etnica e popolare
del Cilento è superbamente interpretata dai Popolaria Cilentana. La loro
musica, infatti, affascina ed insieme
emoziona, trasporta come onde del
mare, è canto, suono, è voglia di movimento, di dolce cullare, di forte vibrare.
Tutta la loro arte entra dentro e arriva a scavare nell’anima, per far sì che
chi ascolta, ritrovi le emozioni antiche delle radici umane, scandite da un
palpitante battito del cuore.
I suoni dei Popolaria Cilentana possono considerarsi, a pieno titolo, l’eredità della musicalità del Cilento: non
si può ammirare un qualsiasi posto incantevole di questo territorio e , per chi
conosce e ama questa musica, non associare le note al fragore delle onde
del mare o alla superba bellezza dei
nostri luoghi, dei suggestivi, unici e
magici angoli di paradiso del Cilento.
L’idea dei Popolaria nasce da un
progetto di Umberto Esposito, musicista agropolese, apprezzato per la
musicalità espressiva e la capacità comunicativa ed evocativa.
Egli, che da anni si interessa, con
passione e con competenza, alle sonorità del popolo cilentano e del sud Italia , è riuscito subito ad imporsi nel
circuito delle maggiori manifestazioni dedicate alla musica etnica.
Esposito collabora con numerosi artisti del calibro di Eugenio Bennato, i
Tarantolati di Tricarico, Cordas e
Cannas ...
Cura, da quattro anni, la direzione
artistica del festival “Populi” di Agropoli.
È sua la sigla di apertura della trasmissione “La domenica del villaggio”
in onda su Rete 4.
I Popolaria si sono esibiti nei maggiori festival nazionali; hanno a loro
attivo la realizzazione del bellissimo
Cd “Battente”, nel quale la musica etnica si esprime con tutta la forza e l’emozione, fino a diventare vera forma
d’arte capace d’incantare gli ascoltatori e di attraversare i loro pensieri, riempiendoli di sensazioni profonde.
I Popolaria saranno a Sanremo il 4 e
il 5 marzo, per partecipare alla manifestazione l’Altrofestival, evento che
sta riscuotendo un successo sempre
crescente da parte del pubblico.
Quest’anno, nel mese di luglio, parteciperanno, come unico gruppo italiano, alle selezioni del festival mondial du folklore de Martigues (Francia).
Il gruppo, completamente nostrano,
propone uno spettacolo tutto da godere, dove il fluire della musica, riacquistando la sua vera funzione originaria,
viene utilizzata come strumento magico per indurre il pubblico al movimento, al ballo, all’esternazione del
sé, per esorcizzare la negatività generata in noi dal morso della tarantola,
adesso impersonata dai mali della società moderna.
Oggi, Umberto Esposito, leader del
gruppo, è impegnato nella realizzazione delle musiche per la rappresentazione teatrale denominata “Luisa,
ovvero l’involontaria. La storia vera
di Luisa Sanfelice”, che si terrà ad
Agropoli, presso il Castello Medioevale, nei mesi di giugno e di luglio.
La Casteldario è la società che gestisce
il castello di Agropoli e che ha promosso l’evento teatrale. Lo ha fatto
per approfondire la conoscenza della
figura storica di una eroina realmente
vissuta nel Cilento e per incentivare un
turismo sempre più di qualità.
Nel corso degli anni la formazione
dei Popolaria è stata varia e flessibile
e ha visto la partecipazione di decine di
musicisti. L’attuale formazione vede
impegnati, oltre Umberto Esposito
(chitarra classica/battente, mandola e
voce), Magali Ceinturet (tamburi a
cornice) , Antonietta di Sessa (arpa popolare), Marco Galante (basso).
Il sito internet dei Popolaria Cilentana è www.popolariacilentana.it
Milena Esposito
Forestali in cassa
integrazione
Gli operai forestali della comunità
montana sono in cassa integrazione
mentre le strade delle campagne dell’Alta Valle (zona tra Piaggione,
Sacco e Campora) sono ancora piene
di neve, la grandine sta distruggendo
gli oliveti e crollano i tetti delle case
più malandate dei centri storici.
Ma mentre Maurizio Caronna, sindaco di Felitto, chiede la proclamazione
dello stato di calamità naturale, il suo
collega di Piaggine, Angelo Pipolo,
punta l’indice direttamente contro
l’ente diretto da Donato De Rosa.
“La comunità montana si occupa quasi
esclusivamente di forestazione, non ha
competenze in materia di protezione
civile. Prendendomi delle responsabilità in prima persona ho chiesto agli
operai di mettersi a disposizione dei
sindaci.
Chi ha aderito ha avuto la paga piena
e non con il decurtamento del 20%”.
Dagli uffici della comunità montana
si fa presente che la collocazione in
cassa integrazione è dovuta al fatto
che non è possibile lavorare nei boschi e sulle montagne con questo
tempo.
La situazione sempre più critica delle
piogge che si susseguono con impressionante regolarità, con il fiume Calore che minaccia inondazioni in più
punti dei quasi 60 km del suo percorso, impone una mobilitazione generale degli oltre duecento operai forestali.
Sette giorni di notizie
A cura di Rosalba Marciano e Gina Chiacchiaro
Cdr fermi in Campania
I sette Cdr (combustibile derivato dai rifiuti)
della Campania sono tutti chiusi perchè ritenuti
non idonei dalla Procura della Repubblica. I
Comuni continuano a consegnare i rifiuti
raccolti agli impianti gestiti dalla Fibe che non
potendo utilizzare i macchinari sarà costretta a
riaprire le discariche o consegnare tutto fuori
regione. I magistrati accusano la Fibe di
produrre ecoballe fuorilegge per la percentuale
di umidità superiore ai canoni contrattuali e a
quanto stabilito nel decreto Ronchi. La società
si difende affermando che gli stoccaggi sono
sotto controllo, gli impianti adeguati e pronti
anche ad ulteriori miglioramenti e le aree non
corrono alcun pericolo di inquinamento. Il Cdr
inoltre con l’aggiunta di additivi può essere
essiccato e quindi bruciato.
Ancora blocchi sull’A3
Prima ci ha provato la neve a creare disagi
agli automobilisti sulla Salerno – Reggio
Calabria, adesso a bloccare il transito sono stati
gli abitanti di Campagna che protestano contro
la discarica di Basso dell’Olmo, un pezzo di
terra vicino all’oasi naturale del fiume Sele.
Migliaia le persone in strada per dire no
all’apertura del sito alternativo a Parapoti
mentre tecnici ed operai della Fibe lavorano di
gran lena per completare la piattaforma che
ospiterà gli scarti di lavorazione dei Cdr della
provincia. Intanto il sindaco Biagio Luongo
cerca di non perdere i contatti con il
commissario straordinario Corrado Catenacci e
le forze dell’ordine vigilano per evitare che la
situazione degeneri. Nel frattempo anche i
politici, tutti imbacuccati insieme a grandi e
piccini fanno sentire la loro presenza, incuranti
del freddo, della neve e della pioggia sferzante.
In aumento gli ortaggi
Francesco Cosentini direttore della Coldiretti
afferma che, per il rincaro degli ortaggi, della
frutta e della verdura al dettaglio, non sono
colpevoli gli agricoltori. In campagna, a questo
punto dell’anno, i raccolti diminuiscono ed è
fisiologico un leggero aumento dei costi che
non supera però il 3, 4 per cento. Quello che
succede poi sul mercato non dipende più dai
produttori e i rincari sono solo opera dei
dettaglianti che si giustificano con i
consumatori incolpando il persistere del freddo
e del gelo.
Battipaglia
Trattamenti personalizzati per i rifiuti
L’assessore all’ambiente Pino Cuozzo ha
presentato al Commissariato per l’Emergenza
Rifiuti il progetto per la realizzazione di una
piattaforma
ecologica
nell’area
dell’ex
depuratore di Belvedere.
Lo scopo di questo progetto è migliorare e
facilitare lo smaltimento dei rifiuti e il luogo
scelto si presta anche alla sistemazione delle
relative attrezzature. La piattaforma ecologica
si articola in varie fasi correlate tra loro: dalla
selezione dei rifiuti allo smaltimento con
macchinari speciali. Si potranno ridurre le
gomme in granuli, frantumare il vetro,
eliminare del tutto il gas dagli elettrodomestici
per pressarne poi il materiale ferroso. Un
trattamento personalizzato del singolo rifiuto
che salvaguarderà l’ambiente, la salute dei
cittadini e le tasche dell’Amministrazione se la
piattaforma sarà utilizzata anche dai Comuni
vicini.
Roccadaspide
Al via la costruzione del Distretto Sanitario
L’edificio che ospiterà i servizi ambulatoriali e
amministrativi dell’Asl SA3 di Roccadaspide
sarà costruito, secondo il progetto approvato
dalla Commissione edilizia comunale, nei pressi
dewlla struttura ospedaliera. Ma sulla sede del
nuovo
distretto
accorpato
(Capaccio,
Roccadaspide) nessuna decisione è stata ancora
presa. I sindaci, Sica e Capuano, hanno chiesto
comunque alla Regione una deroga per la
persistenza di entrambi i distretti, pur temendo
per il futuro la creazione di un’unica struttura
di riferimento. Si sono, a tal proposito, attivati
per far presente le esigenze legittime e diverse
dei due Comuni: da una parte l’importanza di
Roccadaspide come punto di riferimento dei
Comuni della Valle del Calore, dall’altra
Capaccio indubbiamente più grande e centro
turistico.
CULTURA
4 marzo 2005
Basta con la disputa della torre sulle mura
Per il 2005 un convegno su Zanotti Bianco
Con la moderna acquisizione di principi e di problematiche relative ai siti archeologici e storici non decontestualizzati, alieni e avulsi dal circostante territorio
ma in armonia con esso, credo che sia superato ritenere Paestum oggi identificabile solo attraverso i templi e la tomba del
Tuffatore.
Non vorremmo ripetere alcuni gravi errori dell’otto-novecento privilegiando,
nella politica di conservazione e di tutela,
solo ed esclusivamente l’area archeologica. Perché questo tipo di riduttiva strategia
ha prodotto, nel secolo scorso, danni ormai
irreparabili quali, ad esempio, abitazioni a
ridosso delle mura, la fabbrica Cirio, la costruzione di un ristorante, in origine biglietteria, tra le rovine, la costruzione del
museo in area archeologica e si potrebbe
continuare all’infinito ritenendo, appunto,
che le uniche cose da salvaguardare fossero i tre templi e tuttalpiù gli immediati dintorni.
Provvidenziale fu dunque la legge Umberto Zanotti Bianco (’57) che preservava,
come è noto, il paesaggio archeologico almeno ad 1 km. dalle mura, ma non fu sufficiente tuttavia a salvaguardare il centro
storico di Capaccio, di Monticelli, Capaccio Vecchia, Gromola, la pineta, la zona
mare dalle insidie del degrado e della speculazione.
A quei tempi, per altro, non esistevano
nemmeno le B.A.A.A.S. anche se oggi, pur
esistendo, nessuno, in questi luoghi, ne ha
avvertito la presenza. Né tantomeno esisteva una coscienza multidisciplinare più
estesa del concetto di Bene Culturale.
Voglio dire: oggi è giusto scandalizzarsi per due o tre baracche (abusive) in prossimità dei templi, ma è cieco e riduttivo incentrare lo scandalo mediatico-giornalistico solo su questo punto. Perché il problema di tutela e di cultura di Capaccio-Paestum (appunto: di Capaccio-Paestum, non
solo di Paestum) investe tutto il territorio
che presenta altre situazioni di degrado di
non facili soluzioni oscurate dall’eco dei
templi e di palazzo Lebano. Manca un progetto che tuteli e promuova la conservazione e la salvaguardia, prima che sia troppo tardi, del centro storico di Capaccio, di
Monticelli, di Capaccio Vecchia e della sua
archeologia medievale, dei sentieri di montagna con abbeveratoi per animali, del paesaggio rurale della piana, della pineta, del
mare, dell’archeologia industriale (i frantoi,
l’ex acquedotto di Capaccio capoluogo, gli
ex mulini di Capodifiume, l’architettura
contadina delle masserie, dei pozzi, delle
antiche stalle, di ciò che è rimasto di villa
Ricciardi e così via).
Non è uno scandalo che per il Santuario
della Madonna del Granato (scandalo nello
scandalo il suo restauro dozzinale, la sua
pavimentazione interna ed esterna, il portone d’ingresso, il cemento ovunque), nel
suo progetto di recupero non è stato previsto un Antiquarium per conservare i materiali di scavo condotti dal centro di archeologia medievale dell’Università di Salerno (e di quella polacca) negli anni settanta? E dove, di grazia, sono ora conservati, se non visibili a Capaccio Vecchia,
quei materiali?
Non è forse uno scandalo che Paestum
non abbia più una stazione ferroviaria
degna di questo luogo, un bar, un’edicola,
un passaggio pedonale e di biciclette che
colleghi gli abitanti di Ponte Marmoreo
con il centro della città?
Eppure, in questa stazione, che di notte
è un fantasma, arrivavano, partivano, si ristoravano Umberto Zanotti Bianco, Paola
Montuoro, Giuseppe Ungaretti, Amedeo
Maiuri, Albert Camus, Rocco Scotellaro e
tanti altri.
Altro scandalo ignorato ma egualmente
degno di attenzione mediatico-giornalistica mi sembra il progetto di strada laterale
all’ex passaggio a livello di Paestum in direzione del Cafasso. In prossimità del
fiume Solofrone e del Ponte di Ferro, in
via Marmoreo, esiste già una strada, di proprietà comunale, che collega la zona di
svincolo del Cafasso con la strada della
stazione. Questa strada tra i campi, che
fiancheggia il fiume, il cui allargamento e
riassestamento costerebbe la metà della
metà (se non ancora di meno) della realizzazione dell’attuale progetto, presenta, ai
propri lati, un paesaggio rurale e di colture di straordinaria bellezza e consente una
preziosa lettura della toponomastica agricola e delle montagne circostanti su cui domina e vigila il Santuario.
Il paesaggio rurale è un bene culturale
di inestimabile valore e rappresenta un patrimonio collettivo altrettanto importante
quanto quello archeologico. E’ da auspicare, per l’avvenire, un maggiore impulso
al binomio coltura-cultura, con meno anticrittogamici e meno premi Charlot, senza
peraltro immaginare faraonici lungomare e
ulteriori megagalattici alberghi in prossimità del mare.
In fondo, la vocazione degli abitanti del
luogo è di natura agreste, non palazzinara.
E’ dal 1970 che propongo un Archivio/
laboratorio della memoria del territorio.
Esiste anche una delibera del Comune di
Capaccio (n.803) che ne sanciva la costituzione.
Quale sede dell’Archivio si parlava della
palazzina Lebano. Nel constatare, successivamente, l’appetito che essa suscitava,
forse perché accanto ai templi?, ho dirottato la mia richiesta di sede, qualche anno
fa, sulla stazione ferroviaria. In breve il
progetto prevede: Casello 21, laboratorio
di incisione e di ceramica. Ex ristorante,
documenti, stampe, biblioteca, spazio
espositivo, laboratorio informatico-fotografico, opere di artisti moderni, cinquanta tra le mie opere più significative. Locali della stazione, foresteria-soggiorno per
artisti.
Prendo atto della buona volontà e della
disponibilità del sindaco e della amministrazione rispetto alla questione stazione.
Ma ora il sindaco deve compiere un ulteriore sforzo: passare dalle buone intenzioni ai fatti e siglare per iscritto un accordo.
Da parte mia, non solo per quindici giorni
d’estate, sono pronto a mantenere i miei
impegni.
Nell’interesse di Capaccio Paestum e
senza bende agli occhi sarei felicissimo se
palazzo Lebano venisse affidato al museo
di Materiali Minimi. Ma per favore basta
con la storia di Pomodoro perché è un falso
problema. Se è vero che al Museo Archeologico di Paestum hanno esposto umanità varie (e mi fermo qui…), figurarsi se
non avesse potuto esporre anche Pomodoro. Bastava chiederlo. Anziché alla
Torre e sulle mura, Pomodoro avrebbe potuto esporre nel museo, che forse sarebbe
stato anche meglio. La storia della cacciata dalla Torre ha stufato un po’ tutti. D’accordo, è una pessima idea e di cattivo gusto
quella della Soprintendenza di come utilizzare la Torre ed è un’idea inutile e costosa. Sarebbe stato meglio se la Torre
fosse stata affidata ancora in gestione a
Materiali Minimi. E perché no? All’Archivio/laboratorio, che comunque esiste
dal 1970. Purtroppo è di proprietà della Soprintendenza. Amen.
Credo che il Comitato Cittadino debba
parlare e scrivere d’altro e voltare pagina,
altrimenti è inutile che esista.
In questa ottica, in collaborazione con
Italia Nostra, in occasione dei cinquant’anni dalla sua fondazione, è in programma, a cura dell’Archivio/laboratorio, per
giugno 2005, un grande convegno su Umberto Zanotti Bianco (e Mario Napoli) al
quale parteciperanno studiosi di altissimo
livello. In cui, senza pregiudizi di alcun genere, si potranno approfondire tutti i temi
e gli aspetti, non uno solo, del territorio.
Dopo le fatiche e le indigestioni delle regionali, mi piacerebbe se al convegno partecipassero anche gli aderenti all’ulivo, ai
tulipani, alle margherite, ai melograni, ai
ciclamini, senza barriere, perché mi sembra
che sui temi della cultura non abbiano mai
avuto il tempo di pensare, salvo che alla
vigilia di ogni elezione nella elencazione
dei programmi di intenti.
Sergio Vecchio
IL TORRENTE COSA È STRARIPATO
“Anche le formiche s’incazzano” è il titolo di un fortunato libro che è andato a
ruba tra giovani e meno giovani qualche
anno fa. Da noi si diceva e forse di dice
ancora: “anche le pulci hanno la tosse”.
Queste due citazioni mi sono venute alla
mente quando, in uno di questi giorni uggiosi, ho intravisto, dal finestrino dell’auto, il fiume Cosa che era straripato!
Con le sue acque colorate dal terriccio
marrone aveva coperto i verdi prati che lo
costeggiano.Poi ho considerato che quel
rivolo d’acqua non era stato sempre così
indifferente agli uomini e alla donne della
contrada di Fonte. Sì. Perché è proprio
nel territorio di Roccadaspide che nasce
e muore il Torrente Cosa.Nei tempi an-
dati era certamente più vissuto. Immagino già i rampolli delle famiglie D’Angelo, Miano, Scovotti, Brenca, Galardi (sicuramente ne dimentico qualcuno) che lo
percorrevano in cerca di refrigerio nelle
calde e afose giornate estive. Ricordo
anche di aver letto che il più giovane
della famiglia Pingaro vi portava ad abbeverare i maiali (inizio novecento),
prima di imbarcarsi sul piroscafo che lo
portò nel nuovo mondo (lo racconta nel
suo libro di memorie “L’immigrante sconosciuto”).Immagino anche le tante storie d’amore che vi sono fiorite, come
anche la tragedia ricordata sempre dal
Pingaro, di una mamma che, seduta sulla
sua riva, aspettava l’impossibile ricom-
parsa della sua bambina morta lì accidentalmente.Insomma, il Cosa con il suo
straripamento ci ha dato l’occasione per
farci accorgere che esiste. Puntare lo
sguardo su qualcosa che, per quanto piccola, fa parte del mondo che ci circonda
e con cui entriamo in contatto quotidianamente deve essere un’esercitazione più
frequente per tutti noi. Potrebbe essere
l’occasione per notare il rivolo, in cui il
Cosa si trasforma in estate. La sua acqua
potrebbe essere un ottimo termometro per
misurare il grado di attenzione che abbiamo nei confronti di un territorio che
ci ospita.
Bartolo Scandizzo
14
CULTURA
N.7 ❚ 4 marzo 2005
A transito di giorno
Nuova opera poetica di Giuseppe Liuccio
Molti critici affermano che la
poesia è una indiscutibile interpretazione della vita
di tutti i giorni.
L’affermazione
sembra intonarsi
perfettamente
alla poesia di
Giuseppe Liuccio, che, nel suo
ultimo libro “A
transito di giorno”, rappresenta
una vita vissuta e
toccata dalla immaginazione, due
entità che in lui
convivono con
una costruzione
unitaria di eventi,
incontri, emozioni.
La poesia di
Liuccio ha bisogno di tempi lunghi ed è evidente che la parola nasce da
aggregazioni vere elaborate da una fervida immaginazione.
Mi piace sottolineare la varietà del verso che si apre a
ventaglio negli anfratti più segreti e che si spinge verso
fonti diverse senza mai perdere il senso della misura.
A volte si ha l’impressione che la grande sensibilità di
Liuccio si acquieti all’ultima spiaggia. Nei suoi versi si
trovano tutti quegli elementi autonomi e costruttivi che
fanno da contrappunto ai temi affrontati con straordinaria consapevolezza emotiva.
In quest’ultimo libro le emozioni, i trasalimenti vanno
e vengono in due diverse dimensioni, entrambe legate ai
luoghi che s’incarnano e, allo stesso tempo, si disfanno.
Proprio perché non c’è una via di mezzo, l’esigenza
profonda, ostinata è quella di credere che le cose
debbano durare per sempre.
L’incanto e la suggestione che suggeriscono i versi di
Giuseppe Liuccio conquistano il lettore, che si ritrova
immerso in un’atmosfera vibrante di pulsazioni dei sensi
e dell’anima. Liuccio è autore consapevole dei propri
mezzi e non ricorre a soluzioni ambigue per adattare il
proprio tono e ridare verginità alla parola. L’acutezza
delle riflessioni, la misura di una vita vissuta intensa-
mente fanno parte del plurimo messaggio di amore e
morte dispiegato in metafore sublimate, che si traducono in un raffinato intreccio di parole con un forte vigore
espressivo, continuamente evocato in modo da offrire al
lettore tutto l’incanto del quotidiano. Ed è in questo potere di suggestione, nella capacità di tradurre i fatti di
ogni giorno in una compatta filigrana, che risiede l’originalità della poesia di Liuccio che, in modo inequivocabile, rappresenta la vera essenza del suo mondo poetico.
Mi chiedo spesso che cosa sia la poesia e la risposta è
sempre la stessa. La poesia è materia impalpabile che
non potrà mai essere rinchiusa in un tracciato circondato da blocchi di marmo.
La poesia nasce da emozioni diverse per arrivare ad un
progetto che propone ricordi e conferme, come l’ansia
dell’esistere e lo stimolo per il recupero della memoria.
L’incontro di Liuccio con Alfonso Gatto e, Salvatore
Quasimodo rappresenta la punta più alta della sua poesia
che assume sempre un carattere umano. La sua voce si affina, l’ispirazione è diversa, la composizione decisamente
più lirica. Il che spiega i temi dove desiderio, amore, abbandono, nostalgia si abbracciano e si fondono in un
unico canto.
GabriellaSobrino
Ad Alfonso Gatto
per nostalgia d’amore
Vorrei parlarti ancora, come allora,
nei vicoli che s’aprono alla luna
nella sera d’ Amalfi a primavera.
Ma sono solo a sillabare amore
per storie di dogi e di mercanti
di caravelle ardite a mare aperto
a conquista di porti all’oriente,
di cardinali a sogni di tiara,
di regine sgozzate a letti caldi
di cedimenti a vedovi furori.
Ma la lanterna non rifrange acceso
l’occhio di cielo tuo a curiosare
tra cancellate a fuga di giardini
ed il viola tenero a siglare r
ceramiche nel bianco delle case.
Giuseppe Liuccio
Eboli: fecondazione assistita,
la Chiesa, i referendum e la Gioventù Francescana
Dopo un estate all’insegna della raccolta firme, la Corte
Costituzionale ha detto sì a quattro quesiti referendari sulla
fecondazione in vitro. Il quinto, che auspicava la completa abrogazione della legge 40/2002 è stato respinto (e c’è
chi vede una scelta politica dietro questa scelta). Ma la
polemica infiamma. Ad Eboli c’è confusione fra la gente
soprattutto a causa di diverse linee guida, opposte fra loro,
manco a dirlo. Da una parte la Chiesa, (“i cattolici non
hanno chiesto questo referendum” dice il Cardinale Angelo Scola), dall’altra i partiti politici. In pratica, la prossima primavera, votando sì su tutte le schede, si abrogheranno le limitazioni della norma dello scorso anno. Saranno abolite le restrizioni alla ricerca scientifica sugli
embrioni, il limite massimo di tre embrioni da trasferire
nell’utero e il divieto di congelarli, l’uguaglianza a pari
diritti tra embrione e individuo e il divieto di produrre un
embrione con seme estraneo alla coppia. E mentre c’è chi
spera in un accordo parlamentare che modifichi la legge
facendo decadere i referendum, c’è chi punta sull’astensione.
I giovani sono combattuti. Lucia, diciottenne ebolitana
spiega di “ non avere le idee affatto chiare. So che la chiesa è contraria all’abrogazione della legge, mentre le mie figure politiche di riferimento non lo sono. Io, come donna
non mi sento di rinunciare alla possibilità della procreazione assistita ma non sono contraria all’equiparazione tra
embrione ed individuo”. Da parte loro, i giovani france-
Trovare Paestum su internet
Tutti cercano la vetrina sulla rete
In occasione del convegno “la
promozione dell’offerta turistica integrata attraverso INTERNET ed il D.M.S. (Destination
Marketing System)” tenutosi
durante la Borsa Mediterranea
del Turismo Archeologico, sono
stati presentati i risultati di una
ricerca volta a comprendere il
grado di penetrazione delle imprese turistiche di
Capaccio-Pæstum
nel world wide
web.
L’analisi, volta a
comprendere
il
comportamento in
Internet delle 120
imprese turistico
ricettive, è stata effettuata attraverso
un’attenta navigazione nel web e
l’uso del materiale
pubblicitario reperito presso i normali punti informativi del Comune di Capaccio.
Si è verificato come circa il 70%
delle imprese in oggetto possegga un sito internet con dominio
proprio oppure una scheda registrata in portali specifici, eppure solo 40 siti sono facilmente accessibili da un ipotetico
utente, che non possedendo l’indirizzo internet esatto della
struttura, voglia effettuare una
ricerca attraverso i motori di
Google e Virgilio, oppure utilizzando come punto di partenza i
più grandi portali specializzati
in alberghi, campeggi ed agriturismi.
Sono stati riscontrati alcuni
casi eclatanti, cioè di strutture
importanti di cui non è stato
possibile raggiungere il sito ufficiale neanche inserendo nei
motori di ricerca l’esatta denominazione seguita dalla via e
dalla località.
Alle 40 strutture raggiunte, immedesimandosi in un turista
alla ricerca della migliore offerta per soggiornare a CapaccioPæstum nel mese di giugno, è
stata inviata una e-mail di richiesta preventivo. Il tasso di risposta è stato sorprendente in
quanto si sono ottenute solo 14
risposte, di cui
8 pervenute entro il
giorno successivo a
quello della richiesta, ed altre 6 entro
i sette giorni seguenti.
Le strutture agrituristiche sono quelle
meglio rintracciabili nel web, infatti
sono quasi tutte facilmente accessibili
attraverso portali e
motori di ricerca.
In conclusione la ricerca ha evidenziato
come le imprese turistico-ricettive, ritengano indispensabile
possedere una vetrina in internet, anche se spesso l’investimento non è supportato da valide competenze, come dimostrano i siti che pur esistendo
sono di scarsa raggiungibilità
da parte di chi non conosce già
la struttura e l’indirizzo del
sito.
Il tasso di risposta seppure pari
al 35% è ancora molto basso,
poiché nel settore turistico l’elevata competitività anche tra
mercati molto distanti tra loro è
la norma, ed un buon operatore
di marketing sa di dovere porre
in atto tutte le migliori strategie per suscitare l’interesse del
potenziale turista che in maniera volontaria prende contatto
con la struttura.
Barbara Guerra
FESTA DELLA DONNA
Per eventuali informazioni o prenotazioni
rivolgersi al "Ristorante Hermanos"
Tel 0828 870003
scani (GiFRA) di Eboli e dintorni affermano di “difendere la vita in ogni suo ambito, dal concepimento alla morte
naturale. Di conseguenza siamo contrari ai quesiti dei referendum e quindi anche all’abrogazione della legge. Ovviamente difendiamo anche la libertà di coscienza e scelta delle persone che possono decidere di andare a votare
o astenersi.”
La prossima primavera, caso mai dovesse mancare il
quorum del 50%, infatti, la votazione sarà nulla.
Raffaella Rosaria Ferrè
LA SETTIMANA
4 marzo 2005 ❚
Gli itinerari del gusto
a cura di Diodato Buonora
[email protected]
La “vera” mozzarella di vacca al Caseificio Capodifiume
Molti (spesso a torto) pensano che i
caseifici che producono mozzarella
con latte di bufala, per aumentare i
propri affari, immettano nei loro prodotti del latte di mucca. Sicuramente,
non si potrà dire la stessa cosa di un’azienda casearia che è specializzata in
formaggi ottenuti con latte vaccino.
Effettivamente, pochi sanno che nel
Comune di Capaccio, rinomato per la
mozzarella di bufala, si possa trovare
anche quella buona prodotta con il
latte di mucca. Per assaggiarla è sufficiente raggiungere il Caseificio Capodifiume: prendere la strada che da Capaccio Scalo porta verso l’interno e
dopo circa 2 km, alla fine del “Rettifilo”, sulla destra, è ben visibile l’insegna del nostro “itinerario” del gusto.
All’interno troverete un banco con
un’invitante esposizione. A ricevere i
clienti la signora Elena (moglie di Angelo Mauro, titolare dell’azienda) che
insieme a suo cognato Alessandro (i
tre insieme nella foto) offrono tanto
garbo e gentilezza, cose rare, che
fanno sempre piacere. Noi, abbiamo
fatto un’interessante chiacchierata con
Angelo, il titolare dell’“Azienda Agricola Biologica Mauro” e del caseificio. Ci racconta, che per ben 27 anni
ha fornito il “suo” latte ad una famosa azienda che lo commercializzava
come “Alta qualità” (latte intero classificato di qualità superiore, secondo
leggi molto severe, rispetto ad un latte
fresco intero tradizionale), poi, resosi
conto che il prezzo di vendita, invece
di aumentare, diminuiva continuamente, vanificando i suoi sforzi, nel
mese di luglio del 1998 decise di iniziare a produrre mozzarella ed altri
formaggi unicamente con il latte prodotto dalle sue mucche. L’azienda
Mauro è certificata biologica da
“Bioagricert” (il primo Organismo
Tecnico di controllo e di Certificazione delle produzioni agro-alimentari),
infatti, le mucche vengono allevate
con foraggi provenienti dall’azienda
stessa, che sono stati coltivati secondo
i severi metodi di agricoltura biologica. Angelo ci tiene a precisare che, due
volte a settimana, le sue mucche vengono controllate da veterinari specializzati in omeopatia (dall’equipe del
dottor Michele Maglio) e, laddove se
ne presentasse la necessità, i capi verrebbero curati con somministrazione
di sostanze assolutamente naturali
senza nessun uso di antibiotici.
Oggi, l’azienda è una bella realtà
dove lavorano 7 persone (2 in azienda
e 5 nel caseificio, tra cui il bravo casaro Antonio Romano). Possiede 220
capi di bestiame, di cui in questo momento 80 sono in lattazione e producono quotidianamente 12 q.li di latte
che danno circa 170 kg di prodotti caseari. In un prossimo futuro, è intenzione di Angelo di commercializzare
anche la sua carne bovina e siamo sicuri, conoscendo la serietà, che anche
quest’operazione sarà un successo.
Tornando al presente, abbiamo avuto
modo di degustare alcuni prodotti
come la mozzarella (mozzata a mano,
diversa e più leggera di quella di bufala ma ugualmente buona), la toma
(ottimo formaggio da tavola a pasta
cruda che richiede una maturazione da
40 giorni a 2/3 mesi; squisito anche
nella versione arricchita con peperoncino) e il caciocavallo (considerato la
specialità del caseificio, è un tipo di
formaggio conosciuto in molte zone
della Campania). Altri prodotti: fiordilatte, ricotta fresca e salata, scamorza, rotolo, burrino, bocconcini, treccine e fiordilatte con mortella. Volete
gustare la “vera” mozzarella di vacca?
Al Caseificio Capodifiume vi aspettano…
Recapito: Caseificio Capodifiume,
Az. Agr. Biologica Mauro, Via S.
Pertini 396, 84040 Capaccio-Paestum
(SA). Tel. 0828.725682. Fax
0828.730339. Sito web: www.capodifiume.it - e.mail: [email protected]
La ricetta della
settimana
Parmigiana di carciofi
Ingredienti per 4 persone: g 200
mozzarella di vacca – 1 kg pomodori
pelati - 100 g prosciutto crudo o cotto
- 1 dl olio extravergine d’oliva – 100 g
formaggio grattugiato - 3 uova – 6 carciofi nostrani - basilico – farina.
Procedimento: togliere ai carciofi le
foglie esterne, il torsolo e la punta. Affettarli per il lungo, lavarli e asciugarli. Passarli nella farina e farli appena
rosolare in olio bollente.
Preparare da parte un sugo semplice
con olio, pomodori e basilico.
In un tegame disporre strati alternati di sugo e di carciofi, prosciutto, mozzarella di vacca e formaggio grattugiato. Infornare a temperatura moderata
facendo cuocere per venti minuti circa.
Vino consigliato: Paistom, rosato
prodotto da “I Vini del Cavaliere”, Az.
Cuomo di Capaccio-Paestum.
Carmine Urti ricorda sua moglie
Sembra solo ieri, ma è già oggi. Il tuo ricordo non sarà mai domani.
Il tuo pensiero era per tutti,
Il tuo ultimo pensiero è stato per noi.
Non ti risprmiavi per nessuno, anche quando non potevi ...
Niente ti pesava ... Niente ci pesava.
Non volevi molto, ma ci hai dato tanto.
Meritavi di più perché hai solo dato.
Noi non ci rassegneremo facilmente:
Ad ogni nostro passo aleggia la tua ombra.
Quasi non ti si vedeva, ma la tua assenza si nota,
eri risevata anche nella sua malattia.
Avremmo voluto darti di più.
Più di quello che nel nostro piccolo ti abbiamo dato,
ma tu ci hai ........
Non ti dimenticheremo facilmente!
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