N° 07 del 04/03/2005
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N° 07 del 04/03/2005
4 marzo 2005 Anno VII N.7 € 1,00 Editore: Calore s.r.l. Sede Legale: Via S. Giovanni, 50 - Villa Littorio - Laurino (Sa); Sede Redazionale: Via Vuccolo Maiorano, 151 - Capaccio-Paestum (Sa) — Poste Italiane - Spedizione in a.p. - 45% - art. 2 comma 20/b legge 662/96 - Direzione Commerciale Business Salerno — Abbonamento annuale 20,00 € l’Editoriale Continua la lunga partita dei rifiuti SE L’HELENIA NON CHIUDE di bartolo scandizzo Si fa scottante la situazione dell’Helenia Paestum, società mista (pubblica - privata) che gestisce la raccolta dei rifiuti, la manutenzione del verde e il trasporto scolastico della città dei templi. Perde ingenti risorse ogni mese e, da quest’anno, non può più usufruire della riduzione delle imposte per i neo assunti che peseranno per oltre mezzo milione di euro in più nella gestione finanziaria del 2005. Il Sindaco e la Giunta, dopo aver annunciato, forse incautamente, la messa in liquidazione dell’azienda, ora sono costretti ad interrogarsi su come far quadrare il cerchio: mantenere in servizio gli oltre settanta dipendenti e salvaguardare le compatibilità del bilancio economico. Da analisi fatte, i cui tabulati sono sul tavolo della commissione bilancio presieduta da Luciano Farro, sembra che la “pianta organica” sia sopradimensionata di trenta unità e che solo una forte riduzione del personale potrebbe rimettere in carreggiata l’azienda. Altra soluzione potrebbe essere l’acquisizione di commesse di altri servizi da parte di enti pubblici e privati che innalzerebbero il livello di produttività aziendale e porterebbero quell’ossigeno necessario nelle casse esauste dell’Helenia Paestum. Infatti è proprio sulla mancata acquisizione di nuove commesse che è crollato il castello costruito dai due Pasquali (Silenzio e Marino). IL primo a lanciare il grido d’allarme fu proprio Tonino Scala, il presidente che ha pilotato l’avvio della società. E’ vivo ancora il suo disappunto quando la Comunità Montana Calore Salernitano s’incamminò verso la costituzione di una società che aveva lo stesso scopo: gestire la raccolta dei rifiuti di Roccadaspide e della Valle del Calore invece di accordarsi per una gestione condivisa del servizio. Ormai il danno è fatto e solo un “colpo di reni” degli amministratori potrà far quadrare il cerchio (Capaccio potrebbe rinunciare alla richiesta del sede del Distretto sanitario e Roccadaspide potrebbe convenzionarsi con Capaccio per impiegare l’Helenia per la raccolta dei rifiuti) . Intanto i soci privati fanno quadrato intorno al loro capitale: o liquidano la nostra parte oppure si deve andare verso la ricapitalizzazione della società per rilanciarla. In ogni caso per il comune sarà un bel salasso. Intanto è fresca la notizia dell’accordo con la S.i.b.a., la società che aveva pignorato i beni del Comune per garantirsi il pagamento di duemilioniottocentomila Euro. L’accordo è stato raggiunto intorno alla cifra di unmilionenovecentomila Euro che sarà versato in diverse rate (La prima sarebbe di settecentomila ). Campagna-Parapoti Giorni di passione nell’attesa di un segnale di Catenacci. Commozione per la morte di Carmine Iuorio Trotta-Ferrè pagina 7 Lavecchia critica la Margherita Busillo punta alla regione Mottola Capuano non ci sta Scandizzo e Pazzanese a pagina 2 LA CRONACA NERA RACCONTATA Con la permanenza di Donato Bilancia, il serial killer, a Paestum cominciamo il ciclo della cronaca nera raccontata. La vicenda è stata ricostruita da Anna Vairo. Continuiamo con “Mast’Umberto che amava la vita ma morì tre volte”, storia liberamente ispirata ad una vicenda accaduta a Sicignano qualche anno fa. E’ la serie delle storie e dei misteri nostrani. Si tratta di vicende che pur essendo fugacemente apparsi sulle pagine dei nostri quotidiani sono state già “dimenticate”. Le vogliamo riscoprire per raccontare il lato nascosto dei nostri paesi, che una pubblicistica stereotipata, vuole dormienti ma che in realtà sono attraversati dalle inquietudini, e dai mali, della nostra epoca. continua a pagina 7 Anna Vairo e Oreste Mottola ROCCADASPIDE a pagina 8 a pagina 6 LE STORIE PAESTUM Torre: basta polemiche SALA CONSILINA Imprese a confronto Sergio Vecchio e Carmine Marino a pagina 10-13 2 PRIMO PIANO N.7 ❚ 4 marzo 2005 Vito Busillo, una nuova idea di sviluppo coltivata nei campi Il Polo scommette sulle competenze del giovane presidente del Sinistra Sele “Nuove idee crescono”, dice lo slogan elettorale di Vito Busillo. Ancora? Fino a dove? Nel suo Consorzio l’irrigazione tubata regolata dal satellite è già realtà: “Siamo trent’anni più avanti della maggior parte del nord Italia”, dice orgoglioso. Dicevano che voleva fare il sindaco, mirava alla poltrona che è ancora di Rosania. “Non c’è stato un mio sì o anche un forse a quest’ipotesi”, giura il giovane agricoltore, fiore all’occhiello della Coldiretti. “C’è Cardiello in corsa. Vincerà sicuramente. Io? Posso mettere a disposizione di un territorio che da Angri a Sapri, l’esperienza che mi sono fatto al consorzio di bonifica Sinistra Sele”. Ecco, pensa all’isola A6 del centro direzionale. Militante della Dc prima e dell’Udc poi è diventato amico del ministro delle risorse agricole Gianni Alemanno grazie alla competenza che ha maturata sul tema dell’acqua e della gestione del territorio. Busillo sa di essere uno dei papabili di una Cdl vittoriosa all’assessorato regionale all’agricoltura. Dove sono già stati Giovanni Clemente e poi Vincenzo Aita. Intanto deve raccogliere quante più preferenze possibili e dire il “fatti più in là” a Pasquale Marrazzo, l’uscente dell’Agro. E’ l’impresa dalla quale è scappato l’albanellese Renato Josca: “Io e Busillo a fare come i polli di Renzo e Marrazzo poi ci spellava ad entrambi”. Via allora Josca per altri nuovi lidi e altro spazio a Busillo. UN AGRICOLTORE MODELLO La professione di Busillo non è mai stata la politica: “Vendiamo la produzione dei nostri 60 ettari a rucola, albicocco biologico e pesche facendo dei lanci su Internet?” Che cosa? Come? “Scegliamo sulla rete i nostri clienti e i canali di distribuzione”. E’ vero che c’è anche la Plasmon, quella che mette ai suoi fornitori regole degne dei protocolli della Nasa? “E’ potuta capitare”. Vito Busillo ha l’eloquio facile, ma non parla mai a vanvera. Per lui parla l’azienda “Eboli”, proprio al centro della Piana del Sele, l’agricoltura è quella modernissima, già proiettata nel terzo millenio. Un altro segno dei tempi che avanzano e che fanno della nostra Piana il nord del nostro sud. Quella di Busillo non è tra le più grandi aziende della zona ma sicuramente rappresenta un gioiellino tecnologico. Tutto è certificato Eurep Cup e biologico e i programmi per abbattere le percentuali di nitrati nelle concimazioni non sono fantascienza ma realtà. “Già lo chiede Greenpeace. Tra poco lo reclameranno i consumatori del nord Europa, così da me i nitrati li abbiamo già abbattuti”. VINCENZO AITA. UOMO DEL PASSATO La contrapposizione del 39enne Busillo a Vincenzo Aita, uomo di Rifondazione Comunista per l’agricoltura, è insieme generazionale, professionale ed ideologica: “Dal punto di vista personale la mia stima per l’uomo Vincenzo Aita, e per il suo impegno, è totale” dice mettendo le mani avanti un Busillo tecnocrate che domina tecnologie, finanza e burocrazia. Aita, responsabile dell’agricoltura con Bassolino, è il figlio della grande stagione delle lotte contadine. Busillo e Aita sono separati da almeno un’era geopolitica dietro. Vale la pena di tenere d’occhio il giovane presidente del consorzio di bonifica di Cioffi? Uno: se Bocchino dovesse vincere la A destra Vito Busillo con il ministro Aleemanno corsa a governatore anche il centrodestra è facile prevedere che, come il suo predecessore, scommetterà su di un uomo della Piana del Sele al quale affidare la responsabilità dell’assessorato addetto ai campi. Busillo è l’uomo giusto al posto giusto. Secondo: anche dall’opposizione potrà dire la sua. E se non venisse eletto: “Nessuna tragedia: resto alla presidenza del consorzio di bonifica. Sono un dirigente della Coldiretti. Darò un contributo elettorale importante al mio partito”. Busillo viene dal cuore della terra dove si concentra gran parte della ricchezza agricola regionale. Qualcuno la chiama la «California d’Italia», quasi a sottolineare che le fragole, i cavolfiori, le insalate, gli ortaggi, i pomodori che qui si producono fanno invidia, per qualità e quantità, in molte regioni d’Italia. C’è poi la bufala con la mozzarella. Busillo è l’uomo forte dell’Udc nei campi, l’acchiappa preferenze già sperimentato al comune di Eboli, dove è stato consigliere comunale dal 1992 al 2000, “quando ho preso più voti di tanti grossi calibri di oggi”. GLI STUDI. LA FAMIGLIA Perito agrario, è sposato con Tiziana, ha due figli: Chiara e Francesco, di sei e cinque anni. “Il sì fondamentale alla mia candidatura è arrivato da loro. Gli ho parlato ed hanno capito cosa stavo facendo. Fare campagna elettorale nei 158 comuni della provincia salernitana è difficile”. Vuole aggiungere anche molto costoso, ma elegantemente glissa. E comincia a ricordare le sue passeggiate in montagna per ritrovare quella concentrazione che lo stress di un impegno professionale spalmato su quasi tutti i 365 giorni dell’anno difficilmen- te gli lascia. C’è poi la presidenza del consorzio di Bonifica che ricopre dalla fine del 1996, lui il più giovane che l’ente abbia mai avuto alla presidenza. Ha anche incarichi nazionali negli organismi centrali di settore (Anbi e Snepi). “Abbiamo al nostro attivo ottimi risultati”, dice orgoglioso. Si comincia dalla riduzione del personale, da 109 a 87, “usando i prepensionamenti incentivati”, ma ancora non basta. “Dobbiamo scendere a 50, massimo 60, e sa perché? Dobbiamo ridurre i costi che poi si vanno a scaricare sugli agricoltori. Così le nostre aziende agricole potranno avvantaggiarsene in termini di competività”. «Negli ultimi otto anni, abbiamo trasformato il territorio, modificando il vecchio sistema di irrigazione a canaletta, o scorrimento, quello a cielo aperto, per intenderci. Un sistema che disperdeva non meno del 50 per cento dell’acqua. Il nuovo sistema sotterraneo consente ora un risparmio del 40 per cento di acqua». 25 mila ettari a destra del Sele, quelli che abbracciano Comuni come Battipaglia, Eboli, Buccino, Pontecagnano, sono stati investiti 155 milioni di euro per i nuovi sistemi di irrigazione comandati dal satellite. «Al Nord si utilizzano ancora sistemi d’irrigazione vecchi di 30 anni». Ben quattro consorzi a gestire il Sele, dividendosi la gestione del fiume nella provincia salernitana. Ma è il «Destra Sele» ad avere l’utenza maggiore, con ben 8500 aziende agricole, attive anche nelle esportazioni di prodotti come fragole, pesche, pomodori. Il Consorzio insiste su di un’area di 25mila ettari, di questi “sotto irrigazione” sono 16mila. Per 7500 ettari è stata già completata l’irrigazione tubata, con l’acqua che arriva a pressione nei campi e può essere così meglio do- sata e risparmiata QUANTO COSTA L’ACQUA L’acqua ha naturalmente dei costi ed influenza i fatturati: ogni azienda agricola paga al consorzio 180,76 euro ad ettaro, per bonifica ed irrigazione. Un sistema che è passato dal pagamento ad ettaro, si è passato a quello a consumo. Ma questo è un territorio che non va solo irrigato. C’è l’azione di bonifica da continuare con l’acqua da far defluire, pompandola con potenti idrovore, così da allontanarla verso il mare. Qualora venissero, malauguratamente, spenti i motori degli impianti di pompaggio dell’Asa, dell’Aversana e di Foce Sele, il ritorno all’impaludamento della Piana del Sele sarebbe cosa fatta, in pochi mesi, non solo in inverno. La “cura” del “miracolo economico” di una delle aree più intensamente sviluppate d’Italia è la posta in gioco della partita che ha giocato il giovane presidente Vito Busillo. “Per questo ho sempre chiesto agli amministratori locali una piazzetta ed un marciapiede in meno e la cura di un corso d’acqua in più”. La formazione, l’informazione e la multifunzionalità, nonchè sugli investimenti ed una conoscenza approfondita del territorio sono i concetti che spesso ripete. E non dimentica il programma di lavoro per il Sinistra Sele. “Al consorzio siamo passati all’irrigazione tubata, regolata addirittura dal satellite. Ora passeremo alla tutela dell’ambiente e del territorio. Investiremo in questa direzione per lottare contro il dissesto idrogeologico. Faremo una convenzione con la Protezione Civile, mentre con il Consorzio di Bonifica in Sinistra Sele, creeremo una struttura di II livello, che lavorerà su un’area vastissima”. Si parla di 25 comuni uniti sotto lo stesso Consorzio, per un totale di 170 mila metri quadrati. IL POLO AGROALIMENTARE. Il suo sogno è quello di integrare territorio, ambiente, impresa, economia. “Spendere i finanziamenti europei non basta. Dovevamo far emergere la qualità. Questa regione non lo ha fatto”. Cosa fare allora, per questa zona? Sento parlare di polo agroalimentare. Già esiste nella realtà. Ci sono tante aziende agricole già all’avanguardia. Accanto ci sono istituzioni di ricerca pubblica di notevole rilievo: dall’Improsta al centro per le colture industriali, dall’istituto per l’orticoltura all’istituto tecnico agrario di Eboli. Manca l’informazione tra questi attori dello sviluppo, ci vuole un sistema che divulghi il tutto al meglio. Cominciando da una campagna per spiegare quanto faccia bene alla salute il pomodoro al licopene, un antitumorale naturale”. Intanto Busillo coltiva voti. Oreste Mottola EBOLI 4 marzo 2005 ❚ Santimone, Tarantino e Pirandello I bambini e Rosania:”Mi piace questo signore, è monello come me” 1/UNO DEI CANDIDATI 2/IL SINDACO IN CARICA La notizia arriva dai titoloni in neretto dei giornali: Gerardo Rosania ha candidato Donato Santimone. Da Rifondazione al Pdci, “Tutto in famiglia”, bisbiglia qualcuno, riesumando rapporti di parentela fra il primo cittadino e il comunista italiano. Altri ritornellano: “una persona di cultura..magari un po’ antipatico, ma di cultura...”. Assessore nei primi anni della giunta Rosania, a volte rimpianto, a volte ben rimpiazzato, Donato Santimone è un personaggio che fa discutere: una proverbiale ruvidezza che lo allontana dalla ‘piacioneria’ dei soliti noti; un nome che fa scaldare gli animi e divide. “La cosa non mi dispiace affatto, ad essere sincero- racconta il diretto interessato- Anzi, molto meglio così, l’omologazione, culturale o politica che sia, non mi piace. Quando tutti la pensano allo stesso modo c’è qualcosa che non torna”. Sulla candidatura invece, la questione si fa pirandelliana. Santimone si dice stupito: “ne sanno più gli altri che io. In ogni caso per me la coalizione viene prima di tutto. Ed è una scelta, uno stile che ho adottato già da molto tempo”. Ancora una Mercoledì mattina, i banchi della Sala Consigliare Bonavoglia sono occupati. Si lavora di penna e matita, per chiedere la parola si alza la mano, educatamente, e, in silenzio, con attenzione, si ascolta la replica. I temi sono di grande attualità: si va dalla raccolta differenziata al depuratore passando per il prossimo sindaco. Cosa c’è di strano, chiederete voi. Prima di tutto la calma. Schiamazzi e lazzi latitano, questa mattina. In secondo luogo, a rispondere è il Sindaco Gerardo Rosania. A chiedere, non già qualche società, assessore e/o giornalista. Ma dei bambini. Alunni dell’Istituto Comprensivo Matteo Ripa, o, più precisamente, una rappresentanza degli iscritti del Corso di Giornalismo. Seguiti dalle docenti Giovanna Catena e Angela Maria Fiorillo, coordinati da Emanuela Carrafiello, firma cittadina, i ragazzi hanno intervistato il Primo Cittadino Ebolitano con cipiglio da provetti reporter. Perché non riparate il Depuratore? Perché quando una persona ha bisogno dei Carabinieri questi non ci sono mai?Cosa state facendo per l’impianto Spartacus? E per il quar- volta, dunque, un richiamo all’unione, percorso cominciato già dalla scorsa estate: “Decidiamo prima cosa fare, dopo penseremo al nome del candidato”.E dalla sezione ‘Francesco Cuomo’, il segretario di partito, Enrico La Monica, fa sapere: “il nostro nome è Giovanni Tarantino”. Timeo Danaos et dona ferentis??? Raffaella Rosaria Ferrè VOX POPULI RaRoFe SE L’HELENIA NON CHIUDE Campagna: questa discarica non s’ha da fare, ma attenzione a non farsi riprendere Sono le sette di mattina,a Campagna. La pioggia batte con forza, rimbalza su ombrelli e capelli mentre la temperatura scende, il vento cambia direzione, i flussi sotterranei di umidità risalgono. Alla luce quasi bianca il termos del caffè aiuta a riscaldarsi le nocche, uno ‘scurzino’ di pane con la mortadella mette a tacere un altro brontolio, più sommesso, quello dello stomaco, e si riparte, con piglio deciso, a perorare la causa: “questa discarica non s’ha da fare!!!”. Più in là una telecamera annacquata riprende la scena. “Statt’accort!, Stai attento non farti riprendere!”.Alcune persone che vivono qui (approssimazione per difetto) sono combattute. Revolucionarios contro il freddo e l’immondezzaio, timorosi di denunce e querele varie. Fra il dire e il fare, questa volta, c’è di mezzo un fiume, Il Sele, e un’autostrada, la A3. A metà strada, loro, i cittadini di Campagna. “Ho paura di vedere calpestata la mia infanzia e i miei ricordi: le giornate piene di sole, la luce calda che filtra tra il fogliame e i rami, nessun rumore, tranne lo sciacquettio del fiume, pochi metri più in là, qualche uccellino,un pescatore, il canto in dialetto di un contadino. Il profumo di olive. La terra bruna sotto i piedi. E qui, esattamente qui, adesso ci sarà una discarica?!?!”. Per Anna (il nome è di fantasia, la storia no) è quasi logico sentirsi male. Ed è quasi logico pure aver paura a lasciare il suo nome. Neppure Luca è più tranquillo. Segue la vicenda con passione, si informa dei vari sviluppi, combatte tiere Fontanelle? Comanda lei o la polizia? Ecco alcuni dei quesiti da un milione di dollari. Per rispondere in maniera esaustiva, c’è voluta più di un’ora. Rosania ha illustrato idee, provvedimenti e nuovi progetti, soffermandosi sulla drammatica situazione di Campagna, ricordando i suoi primi anni di formazione politica, le tante proteste e battaglie portate avanti dal lontano 74’. Quando gli chiedono cosa preferisce della sua Città racconta di amare particolarmente i vicoletti del Centro Storico, scenario di giochi della sua infanzia, e il Chiostro del Convento dei Frati Cappuccini. Sul suo successore, invece, spera sia una persona che voglia bene ad Eboli e lavori con la sua stessa passione. Dal lato più squisitamente politico, poi, si augura che sia un uomo del suo partito. Al momento di lasciare l’aula i bambini erano ancora curiosi di sapere e capire. Il plastico del PalaSele, con la nuova progettazione, non è bastato. Con riluttanza ci si rimette in fila per due. E dal fondo, solito luogo da discoli, qualcuno mormora: mi piace questo signore, è monello come me. anche lui, a modo suo. Perché lui non fa parte dei pasionari che hanno bloccato strade e autostrade, no. Lui vive lontano, al nord e al massimo si inalbera contro il telegiornale. Ma lo scorso lunedì, in piazza, al Quadrivio, sotto gli occhi marmorei ma vigili di Padre Pio, c’era anche lui. “Avrei voluto continuare a stare vicino ai cittadini, ma gli impegni sono tanti e sono dovuto ripartire e tornare a casa. Ma Campagna è il mio cuore verde. Credo che solo chi, come me, vive in una città fortemente industrializzata può capire e apprezzare il suo potenzialeracconta da un apparecchio telefonico- quando sono in questo piccolo paesino ritrovo le mie origini, la mia vera natura di persona, lontano dal trambusto e dal traffico. Sono due anni che, quando posso, lascio la mia città e fuggo qui, in quello che chiamo il ‘mio’ paese. Appena sceso dal treno, sento già l’aria diversa, pulita. Giunto a casa, poi, so che questo posto è il mio cuore verde. E, finalmente so anche che parole così belle, come sole, terra e verde, esistono per davvero. Ho voluto imparare a seminare i campi e raccogliere i prodotti della terra, ho voluto imparare ad accudire gli animali, ho voluto imparare a fare il vino e l’olio: pensare che tutto quello che ho fatto in questi pochi anni, che tutto quello che la brava gente che vive lì fa da sempre, venga cancellato mi fa davvero male. Un dolore strano, una piccola , ma profonda stilettata al cuore. Qualcosa che mi dice che Campagna non sarà più la stessa, quando ritornerò.” RaRoFe continua dalla prima di bartolo scandizzo Per far fronte al debito sarà acceso un mutuo presso una banca (presumibilmente la BCC di Capaccio che gestisce la tesoreria dell’ente). In una situazione finanziaria che si sta facendo pesante, slitta a marzo anche la presentazione del bilancio preventivo 2005 che oggi è allo studio della Commissione Bilancio. Intanto, da uno studio commissionato dal Comune, sembra ri- sano essere riscossi. Si tratta di un’ulteriore “montagna” che Sica dovrà scalare o spianare. Insomma sembra si avvicini il momento delle scelte da parte dell’Amministrazione Sica. Molte delle quali saranno impopolari ma serviranno a salvare il Comune dal collasso. L’approvazione del bilancio preventivo sarà il primo vero banco di prova per la tenuta della sultare che ammonti a trecentomila Euro l’evasione dell’I.c.i. sulle seconde case. E’ stato anche individuato lo stratagemma più usato: dare la seconda abitazione in comodato d’uso a chi non ne possiede. Questo tipo di contratto, in verità, fatte le debite eccezioni, elude il fisco due volte. La prima sull’I.c.i. appunto, e la seconda riscuotendo in nero il prezzo dell’affitto. C’è ancora un aspetto che va segnalato, come fa notare Luciano Farro, la necessità di effettuare un lavoro di pulizia sui residui attivi (ricordate il manifesto di Pasquale Marino che li indicava come copertura dei debiti segnalati dall’assessore Scariati?) che da anni vengono posti in bilancio ma è poco realistico che tutti pos- maggioranza di centro destra che sostiene Sica. Si rincorrono, insistentemente, voci di consiglieri (cinque) che lamentano poca collegialità e poca attenzione da parte della Giunta e del Sindaco. Per calmare le acque è stato incaricato Farro di stilare un “regolamento” che dia garanzie di consultazione preventiva sulle delibere più importanti di giunta (una sorta di pre-giunta con i capo gruppi). Basterà? Temiamo di no. Immagino già gli assessori che prima di entrare nella sala della giunta, incontrano i capigruppo e illustrano loro i provvedimenti che poi dovranno valutare con i colleghi e il sindaco che potrebbero apportare nuove correzioni. Saremmo al gioco dell’oca! 4 CAPACCIO N.7 ❚ 4 marzo 2005 MONCIL Povertà di ritorno “Il cavallo di ritorno”, nella vulgata malavitosa, è la restituzione della refurtiva sottratta al legittimo proprietario in cambio di una “rimessa” in contanti pari al 30% (può variare) del suo valore. “La povertà di ritorno” è la condizioie in cui si viene a trovare una persona che, per un certo tempo, ha vissuto al di sopra delle sue possibilità e, all’improvviso, si trova a dover fare i conti con una crisi di liquidità, non momentanea, che lo costringe a rivedere il suo stile di vita e quello della sua famiglia. Nei due casi è molto importante la capacità di reazione dei soggetti che si trovano a fronteggiare una situazione imprevedibile. Per capacità di reazione intendo la disponibilità economica a fronteggiare il momento di crisi per poi ricostruire su nuove basi il futuro. Nelle due situazioni dovrebbe essere lo Stato a farsi carico di difendere il diritto dei cittadini a vivere in sicurezza: nel primo parliamo di tutela della proprietà privata, nel secondo di garanzie sociali che ammortizzino gli effetti di una crisi economica generalizzata. E’ quindi la società che dovrebbe creare le condizioni per evitare che eventi, per quanto tragici, possano determinare una crisi irreparabile nell’esistenza di intere categorie sociali. Come è il caso della “povertà di Ritorno”. Facciamo l’esempio di un dirigente d’azienda che a 45 anni perde il lavoro a causa di una ristrutturazione aziendale e si ritrova a far i conti con il mercato che lo ricaccia indietro nella scala sociale perché troppo anziano per un nuovo impiego e troppo giovane per la pensione. Come può adattarsi a sopportare di vivere con lo stipendio della moglie insegnante e a negare ai suoi figli la vacanza all’estero o la settimana bianca? Ma anche qui siamo di fronte ad una situazione gestibile in presenza di un bagaglio culturale che faccia da contraltare all’effimero di bisogni indotti da una società consumistica rappresentata in TV ad ogni ora. Il problema è quando il fenomeno tocca persone e famiglie che, oltre alla povertà di ritorno, devono fare i conti anche con l’anafabetismo di ritorno. Cioè quelle persone che sono cresciute con il mito dell’auto, della moto e della vancanza esotica acquistate a rate e con pagamento postdatato al “primo gennaio dell’anno successivo”. In questo caso il rimedio è impossibile nel breve tempo. Bisogna rassegnarsi agli effetti del defoult e iniziare un’opera di rispristino di valori che sappiano dare nuovi motivi di vita ad esistenze impostate sul mito dell’apparire invece che sulla concretezza dell’essere. Oggi siamo, e non solo in Italia, proprio in questa condizione: molte famiglie si trovano a combattere a mani nude la povertà di ritorno. Sarà una guerra lunga e difficile da combattere all’interno di ogni famiglia e, molte volte, di se stessi. Le strade saranno lastricate di “morti e feriti” e, alla fine, avremo una società più consapevole. Predere atto che un’epoca è finita è il primo passo da compiere sulla strada giusta. Intesa tra comune e Bcc Capaccio per la piscina Sica quantifica il dissesto economico, 8 milioni di euro e aspetta l’imprenditoria locale I bambini residenti a Capaccio sono nati in altri comuni: Agropoli, Battipaglia, Salerno. Per praticare il nuoto devono raggiungere Albanella, Roccadaspide o Battipaglia. È da alcuni anni che il Consiglio di amministrazione della Banca di Credito Cooperativo di Capaccio ha deciso di stanziare dei fondi per la costruzione di una piscina. La vecchia amministrazione in realtà, verso la fine del mandato, ha dato il via al progetto, ma tutto si è fermato all’appalto a cui hanno aderito solo due ditte. Sabato 19 febbraio, presso la sala conferenza della Bcc, si è tenuto un incontro pubblico per la presentazione del progetto relativo alla “realizzazione di un impianto sportivo polivalente”. “Il Comune di Capaccio intende realizzare una piscina coperta in località Capaccio-Scalo; l’iniziativa è stata condivisa dalla Banca di Credito Cooperativo di Capaccio che ha deliberato di contribuire con 400 000,00 euro” si legge nella lettera di invito. La sala è gremita soprattutto dai soci, da tecnici e cittadini curiosi o interessati. L’architetto Rodolfo Sabelli, responsabile del progetto, pone l’accento sulle possibilità emerse grazie all’art. 37 bis della legge Merloni. “I soggetti … promotori possono presentare alle amministrazioni aggiudicatrici proposte relative alla realizzazione di lavori pubblici o di lavori di pubblica utilità, inseriti nella programmazione triennale …. con risorse totalmente o parzialmente a carico dei promotori stessi”. Un comune, dunque, può decidere di fare opere di pubblica utilità e chiedere ai privati di realizzarle. È una profonda e radicale trasformazione che parte con l’iniziativa della Bcc di Capaccio. Grazie alla fotosimulazione, realizzata dall’ingegnere Agresti, è possibile visualizzare tra l’ammirazione dei presenti il progetto dell’ingegnere Carmine Greco. Esso prevede una sezione attività natatorie, due vasche, su una superficie di 1370 mq, una seconda sezione per i servizi, spogliatoi e docce, 272 mq, la sezione per il pubblico e attività ausiliare, mq 454 (uffici, negozi, bar, palestra), infine una per i servizi tecnologici. Nel suo intervento l’assessore allo sport e turismo, il vicesindaco Italo Voza, sostiene l’impellente necessità della realizzazione di una piscina, desiderio espresso in un sondaggio sulle strutture da realizzare, dall’85% degli alunni delle scuole medie. D’altra parte come medico sottolinea come il nuoto sia l’attività sportiva che meglio si adatta ai ragazzi e la grande validità come strumento di recupero. L’assessore Nese ringrazia ancora una volta presidente e consi- Consorzio di bonifica:“Ecco perchè abbiamo accolto il ricorso di Cornetta” Lo statuto del Consorzio di Bonifica prevede che la proclamazione degli eletti sia fatta dal Consiglio dei delegati che presiedeva al momento delle elezioni, così come ha il compito di esaminare gli eventuali ricorsi avverso le elezioni. Nel caso specifico il Consiglio dei Delegati ha dovuto esaminare un ricorso, anche se irrituale, presentato dal Sindaco del Comune di Serre, comune facente parte del comprensorio, con il quale si portava a conoscenza che ad una consorziata era stato negato il diritto di votare, in quanto il suo voto era già stato espresso con delega, delega che la stessa dichiarava di non aver mai dato ad alcuno.E’ da precisare che a termine di Statuto, è facoltà del consorziato votare tramite delega. Le deleghe devono essere redatte su modelli forniti dal Consorzio e devono essere autenticate dal funzionario del Consorzio all’uopo delegato, da funzionario comunale con la stessa funzione o con autentica notarile. Va precisato che con l’entrata in vigore della legge Bassanini è possibile anche l’autentica con allegata fotocopia della C.I. e con lo stesso criterio. Naturalmente le deleghe per essere valide, al momento dell’autentica devono essere compilate in ogni sua parte ovvero, con il nome del delegante, l’appartenenza alla fascia di contribuenza, la sezione dove deve essere votata, il numero progressivo negli elenchi dei votanti e, naturalmente, la persona che voterà, ovvero il delegato. Nella seduta del 22/12/2004, in cui è stata esaminata questa informativa del sindaco di Serre, è stato deciso, a maggioranza, di richiedere all’Assessorato regionale all’Agricoltura chiarimenti su come proseguire su questa vicenda. Nel frattempo l’Assessorato regionale, avendo ricevuto la nota direttamente dal Sindaco di Serre, ha preavvisato un proprio interessamento. La risposta dell’assessorato è pervenuta al Consorzio in data 27/01/2005, con la stessa viene rimandato al Consiglio dei Delegati ogni decisione sul da farsi. Il Consiglio dei Delegati, nella seduta del 17/02/2005, ha deciso, a maggioranza con scrutinio segreto, di accogliere il ricorso. Cecilia Baratta glio di Amministrazione della Bcc ( e i soci? nota un socio della Bcc) ribadisce quanto affermato da Sabelli: occorre puntare su opere di pubblico interesse in modo da ottenere la collaborazione dei privati: imprese di costruzione, società di ingegneria, banche, cittadini. L’amministrazione pubblica opera per dirigere, organizzare e controllare. In tal modo verrà garantito: migliore rapporto qualità-prezzo, migliore qualità progettuale, certezza del finanziamento, rispetto dei tempi di realizzazione, metodo per reperire risorse. Enzo Sica vuole inaugurare una stagione di interventi decisivi. “Finora siamo stati chiusi negli uffici per cercare di analizzare, per capire la realtà e le attese della gente. Abbiamo trovato un grave disastro economico vero, un debito di 8 milioni di euro, che non vuole essere un alibi per un’amministrazione che vuole andare avanti”. E’ stata individuata e tracciata la strada per uscire da questo baratro grazie alla Bcc di Capaccio Da questa realtà, grazie alla legge Merloni, verranno fuori una serie di iniziative sinergiche tra l’amministrazione e l’istituto di credito. L’obiettivo prioritario è il risanamento sociale. Ci sono grandi opere in progetto: piscina, delocalizzazione del mercato (in modo che il luogo diventi un centro commerciale), parco sul Sele, parcheggi, lampade votive. Purtroppo alla porta del sindaco per proporsi hanno bussato solo non residenti. “La riterrò una sconfitta se l’opera sarà affidata ad una ditta non capaccese” afferma. Ai cittadini presenti viene distribuito il progetto e un modello da presentare entro il 14 marzo per poter presentare il proprio “contributo-osservazione”. Da parte nostra ci auguriamo che si dia il via all’opera, perché il comune di Capaccio è privo di strutture pubbliche ed è ora di cominciare anche se con fondi privati. Enza Marandino OFFERTA DI LAVORO Caseificio La Masseria di Eboli ricerca addetti con espereinza di vendita al banco da inserire nel proprio organico. Inviare curricolo. Tel e Fax 0828 625016 E.MAIL [email protected] Scigliati,un container contestato L’ “Associazione Gruppo giovani” di Scigliati è nata nove anni fa con lo scopo di far si che una zona non tanto frequentata diventasse un punto di aggregazione per i ragazzi della zona. Numerose sono le manifestazioni a cui ha dato luogo, come la sagra dei”Prodotti bovini”, che si svolge nel mese di Agosto, a cui partecipano innumerevoli persone provenienti dalle zone limitrofe, e le varie iniziative per fini benefici. La sede degli associati è posta in un container, situato, grazie all’autorizzazione verbale del sindaco allora in carica, in un terreno adiacente alla chiesa della” Madonna delle Grazie”, e proprio quest’ ultimo è stato l’oggetto di numerose denunce da parte di alcune persone del posto, che sostengono che non sia il luogo adatto per collocare il container. Perché queste denunce? Forse per invidia? Ai posteri l’ardua sentenza! Annamaria Di Giacomo e-mail: [email protected] Cell. 330 469578 ALBURNI 4 marzo 2005 ❚ Vi racconto l’Altavilla e gli Alburni che ho conosciuto Appunti di un viaggio compiuto dal medico–scrittore Pasquale Corrado Un giorno la volli portare lì, sulle colline del monte Panormo. Lei, abituata alle proporzioni di spazi ristretti, (...) si sentiva perduta in un paesaggio aperto come la campagna ma che esaltava maggiormente la sua armoniosa e seducente bellezza. Sul percorso, tra viottoli appena segnati, tra boschi di lecci, querce e qualche raro castagno, non incontrammo nessuno. In lontananza la Chiesa di San Francesco ci appariva così piccola che persino il vasto chiostro del Convento scompariva al nostro sguardo e solo il campanile a due piani mostrava la cuspide come la vetta di una montagna sospesa nel vuoto. Il Calore perdeva il suo impeto, affogando la sua tortuosità delle formazioni calcaree. IMPRESSIONI SENSORIALI DELLA MIA ESPERIENZA Io non so se tu conosci i monti Alburni, il massiccio dell’Appennino Campano presso la valle del Sele. Sul monte più alto, il Panormo, la forza della natura, quasi come nella teoria dei frattali”, ha fissato il volto di Gesù Cristo. Dalla mia casa io non riesco a vederne la profondità, ma solo il profilo e l’estensione verticale. E’ così perfetto nei lineamenti che quando l’osservo, sconfinando nella mia sensibilità, mi porta ad una particolare eccitabilità. Il guardarlo nelle malinconiche ore del tramonto mi comporta degli effetti così suggestivi, così ipnotici da non ascoltare neanche il fischio del vento tra le canne del fiume Calore, aggiogato tra inutili querce secolari. D’inverno, quando è coperto di neve, io lo guardo con maggiore malinconia, impossibilitato come sono a coprirlo di mille coperte pur sapendo che mi appare ridotto, rispetto al suo reale volume, alla sua rocciosa struttura che da me animata, rimane sempre a livello di una immensa soglia di stimoli adeguati. Io vorrei che la neve non si sciogliesse mai a primavera, vorrei che rimanesse intatta nel suo colore per curare le stimmate nelle mani, nei piedi e nel costato. Con la neve l’immagine è più se- rena, “bucolica”(...). Chissà se riesce ad alleviare la stanchezza dei vecchi contadini che, sotto il suo pesante corpo roccioso, continuano a sarchiare un difficile ed arido terreno e chissà se i giovani, senza lavoro ma con appetiti smisurati, riconoscono la sua presenza! con fave e ceci. Nella vecchia piazza si sorveglia e si discute su tutto ciò che succede nelle contrade, con idee e commenti, tanti punti di vista spesso privi di freschezza” e che non hanno perso il rapporto con le figure antiche. Una buona parte dei terreni dati dalla riforma fondiaria sono incolti e selvaggi e lasciati per lo più all’allevamento dei bufali. Come tanti altri paesi del Sud, ad Altavilla Silentina si avverte il forte contrasto delle generazioni. I vecchi contadini appartengono ad una specie particolare, sanno fare tutto; è impossibile immaginare quale attenzione, quale scrupolo, quale deposito di sapienza agricola e umana, quale passione per la campagna, quale attenzione siano raccolte nelle vecchie case. Quasi tutti hanno ancora la capra e una stalla vuota, le donne credono VITO, UN VECCHIO CONTADINO Qui in una vecchia casa affumicata, abita Vito, un vecchio contadino pingue che col passare degli anni ha avuto un calo nel suo rendimento. In passato era stato tenace, duro anche con i contadini. Aveva poco interesse per le questioni di cronaca paesana ma molto per ilcibo e il letto dove dormiva. Le uniche sue emozioni erano legate agli interessi economici. (...) LA PROCESSIONE UN PAESAGGIO STUPENDO Ai piedi della sua indistruttibile immagine ci sono 8 contrade principali sparse in tutto il territorio. Vecchie e nuove case immerse nella struggente bellezza del paesaggio ma che portano appena l’eco della civiltà greco - romana e che ti fanno pensare all’umile Italia di Virgilio. Io non avevo mai conosciuto un paesaggio come questo. Mi aveva portato per la prima volta la mia amica Alba. Le case dallo stile indefinibile non sono addossate una sull’altra come nel centro storico che, pure con le strade di appena due metri conserva il fascino antico di quando, nei parlamenti pubblici, si esprimeva il voto Una volta venivano esportati cocomeri, fichi secchi, susine, pere e ciliege. Ora sono rimaste solo poche, pochissime piante a ricordare la passata economia. Di queste piante pregiate ne è rimasta una sola a Ponte Calore, una piccola oasi di pace denominata “La Foresta” dove ci sono lecci e querce in abbondanza. ancora che per partorire bene basta baciare l’anello del portone di S. Giuliano e per lenire le coliche ed il mal di pancia bisogna girare tre volte intorno alla chiesa di S. Egidio. I giovani hanno una tendenza inconscia a non concepire il concetto di lavoro. (…) Scorazzano con le macchine sulle strade deserte coltivando gli ideali imposti dalla televisione, adorano le stesse immagini oggetto di culto a Roma, Londra e New York; si sposano come nelle fiction: Beautiful o Dallas. Vi è certamente un segno di decadenza del costume e dell’economia. E’ cambiata completamente l’agricoltura per la poca remunerazione dei prodotti. Ogni anno, da quel luogo desolato, si parte in processione per arrampicarsi sul monte Panormo. Io ho scelto di portare la croce sulle spalle (...): Eppure il corteo è sempre meno numeroso. I pochi giovani sono spinti da una particolare intensità di stimoli rivolti soprattutto alla figlia di Vito vestita con uno scollato abito sottoveste di seta trasparente con qualche ricamo trasparente che esalta maggiormente la bellezza del suo corpo. Pochi vecchi contadini seguono la croce in un rapporto più complesso; un rapporto pieno di tanta esperienza e di memoria passata dove il luogo e il tempo riescono a modificare anche le più forti reazioni della loro “attività percettiva”... Pasquale Corrado 6 CALORE N.7 ❚ 4 marzo 2005 Capuano: “Auricchio vorrebbe una faida familiare con i fratelli De Rosa” Michele Lavecchia:”Il mio avversario nel 2006 non sarà Cosimo Guazzo” Il sindaco di Roccadaspide si difende dagli attacchi violenti del capo dell’opposizione “Chiederò il piano industriale ai dirigenti della Val Calore per rilanciare la nostra Fiat” Giuseppe Capuano non ci sta a passare per l’incompetente di turno, rompe il silenzio, e non le manda a dire ai “Soloni” delle politica, identificati in Girolamo Auricchio e Gennaro D’Angelo. Ma attacca in prima persona, e senza diplomazie. Mostra l’ultima comunicazione del ministero degli interni che ha tagliato ulteriormente i fondi al comune: “I conti vanno sempre fatti con le risorse che si hanno a disposizione”. Seppur in maniera molto garbata, il primo cittadino non rinuncia a restituire, spesso con gli interessi, gli strali ricevuti dal capo dell’opposizione Girolamo Auricchio. Non risparmia neppure il direttore de “Il Punto” Gennaro D’Angelo: “Ce l’ha con me perché non l’ho nominato assessore. Franco D’Angelo doveva lasciare per lui. Io ho preteso più rispetto per chi era stato scelto dalla gente. Tutto qui”. Capuano oltre a fornire una panoramica sullo stato di salute del paese, accetta di parlare, per la prima volta della delicata questione dell’incidente di caccia che lo ha coinvolto. mo dolore per quell’incidente e i suoi effetti: ci convivo ogni giorno” E sull’accusa di perdita di credibilità a seguito di questi fatti? “Sappiano che io non ho ricevuto avvisi di garanzia e non ho mai autorizzato centri medici fantasma. A Roccadaspide molti capiranno a cosa mi riferisco. Nei miei confronti oggi c’è sciacallaggio politico. Prima era solo sussurrato, adesso si esprime apertamente”. Michele Lavecchia è un personaggio politico che ha fatto molta gavetta prima di arrivare al potere. Per vent’anni ha battagliato con Gennaro Mucciolo che è riuscito a battere solo quando si è candidato per interposta persona. Ci accoglie davanti al caminetto per uno scambio di vedute sui massimi e sui minimi sitemi della politica e dell’economia locale. E’ un po’ appesantito. “E’ colpa delle cene e dei pranzi istituzionali”, confessa. Qual è il successo più importante della Come commenta i nomi di Tonino Miano e Claudio Pignataro, probabili candidati sindaci della sua stessa parte politica locale? “Ho letto. Nessuno dei due mi ha confermato queste aspirazione. Dopo le regionali ne parleremo assieme. Perchè, come dicono, Pignataro si candiderà contro Donato De Rosa”. Cosa pensa della candidatura regionale del presidente della comunità montana. “E’ una grossa occasione per il nostro paese e per l’intera zona” Lei che è medico come definisce lo stato di salute di Roccadaspide? “Lo stato di salute del paese non è florido da un punto di vista economico. Le cause di queste patologie non possono essere addossate a una persona come se il paese fosse nato nel 2001. Roccadaspide ha una sua storia che riguarda amministrazioni precedenti e deve affrontare tanti debiti fatti dai miei predecessori, vincoli sul patto di stabilità del paese con poche risorse. Il comune non è in dissesto grazie alla professionalità dei dirigenti nel far quadrare il bilancio”. Gennaro D’Angelo ha definito Roccadaspide un paese anormale “Devo proprio discutere con una persona, che per una sua personale pretesa di una poltrona, stampa un foglio periodicamente, a seconda dei suoi umori, ma che nessuno leggerebbe se non fosse distribuito gratis? D’Angelo deve scendere dal piedistallo. Lui è stato amministratore dal ‘91 al ‘93, prima di giudicare gli altri sarebbe bene che spiegasse che cosa ha fatto per il paese e per la frazione che rappresenta, cioè Fonte. Ecco, chiedo un’intervista al suo “Punto”. Parla sempre del Comune e di chi lo amministra, senza mai offrire una possibilità di replica. Rivendico uno spazio, per difendermi. Volete sapere la verità? Lui voleva essere nominato assessore e se l’avessi fatto, oggi non sarei diventato il suo bersaglio. Semplice, no?”. Capuano un cacciatore di frodo “ Toccare questo tasto mi fa rivivere sensazioni dolorose, ma vorrei chiarire questa vicenda. L’esercizio della caccia può essere condiviso o meno. Il Parco ha occupato tutte le zone idonee per cacciare. Io e il gruppo di amici eravamo partiti per una battuta di caccia al cinghiale e non all’aquila o all’orso. Il cinghiale, per stessa ammissione del Parco, è un animale che è diventato un vero danno per l’equilibrio ambientale, a causa della massiccia presenza. Il Parco, in passato, ha organizzato delle battute di caccia al cinghiale al suo interno per questo motivo. Quel giorno io e i miei amici avevamo sconfinato di circa 150 -200m all’interno del Parco, in una zona non tabellata. Eravamo in possesso di un regolare porto d’armi, in un periodo dell’anno consentito alla caccia al cinghiale, un animale ritenuto pericoloso. Essere ritenuto un distruttore della natura per essermi trovato in un posto sbagliato è ingiusto. Ho esercitato la caccia in un luogo non consentito per 200 metri L’amministrazione comunale non c’entra niente con questa storia. Resta il grandissi- Ma sulla strada di Capuano c’è sempre Girolamo Auricchio? “Voglio sperare che si ritiri dalla politica. Sono sicuro di interpretare il pensiero di tanti rocchesi. Anche della parte avversa. Il giorno in cui Auricchio si ritirerà, migliorerà il clima a Roccadaspide. Finalmente si potrà votare e schierarsi “per” e non più “contro”. Diventerà così un paese normale”. E sulla questione ospedale e distretto? “Noi in tutte le sedi dalla Regione all’ Asl stiamo sostenendo di potenziare l’oaspedale e il distretto. Anche qui però dobbiamo tenere conto delle risorse della Sanità. La V Commissione non ci ha scoraggiato in tal senso. Solo per la Rianimazione, Furcolo parla di cronica carenza di rianimatori. In data 21 febbraio, l’assessore alla Sanità Rosalba Tufano ha risposto ad una mia istanza congiunta al sindaco di Capaccio Sica, sulla permanenza dei due distretti per motivi territoriali, che non sono stati accorpati”. Perché nel ricorso al Tar non è stata chiesta la sospensiva? “La sospensiva si chiede quando si concretizza il danno, Brancaccio che è uno dei migliori amministrativisti sulla piazza, ci ha spiegato che non potevamo pretenderla”. E le parcelle d’oro per gli incarichi pubblici? “Ho un elenco degli incarichi che noi abbiamo affidato come amministrazione comunale all’ufficio tecnico che riguardano il centro storico, l’eliminazione dell’amianto, l’adeguamento sismico della Scuola Marconi etc. Quando ci hanno detto che non ce la facevano più abbiamo fatto nomine esterne. Chiedendo curriculun e formulando una graduatoria. Così lavorano sia nostri amici che avversari. Le parcelle? Sono matematicamente determinate dalla legge e non sono d’oro. Al 30% qualche volta si arriva sommando ingegnere, geologo e direttore dei lavori. Quando fu assessore al ramo Girolamo Auricchio, dall’84 al ‘90, lui sì che non diede nessun incarico all’ufficio tecnico ma si affidò solo ai suoi amici di parte politica”. E’ vero che Capuano è guidato dai fratelli De Rosa? “Auricchio parla per problemi personali. Donato De Rosa gli ha negato un trasferimento all’Asl dove meglio poteva fare politica e da allora ha deciso di attaccare tutta la stirpe dei De Rosa. Ha iniziato una sorta di faida familiare. Devo ancora commentare? Mi fermerei qui visto che il vostro giornale è letto anche in zone lontane dal nostro paese”. Ma Capuano si ricandiderà a sindaco? “Lasciamo stare. Ne riparliamo dopo le Regionali. Non ha detto così anche Auricchio?”. Francesca Pazzanese sua amministrazione? “Abbiamo reso il confronto politico-amministrativo più sereno. La gente vive i momenti di partecipazione alla vita pubblica del paese con passione ma senza l’animosità del passato”. Dia qualche fatto più preciso. “C’è stata grande attenzione al sociale. L’assistenza agli anziani funziona bene e il rapporto con le scuole è continuo e costruttivo a testimonianza dell’attenzione verso i bambini. Per quel che riguarda le opere pubbliche, segnalo la ristrutturazione del servizio idrico che funziona al meglio”. Uno dei cavalli di battaglia della sua campagna elettorale era la trasformazione di Castel San Lorenzo in “paese albergo”. Che fine ha fatto? “Purtroppo il progetto non è stato finanziato, ma ci siamo andati vicino. In ogni caso resto convinto che solo il turismo può rilanciare l’economia della nostra zona attribuendo un valore aggiunto anche ai prodotti dell’agricoltura.. Bisogna puntare sulla formazione dei giovani che devono convincersi sul potenziale che ha il nostro comune”. L’opposizione come ha accompagnato l’azione della giunta e sua personale? “E’ stata attenta e corretta. Ultimamente è un po’ assente ma, sulle cose importanti, fa sentire il suo punto di vista”. Sembra che il suo avversario alle prossime elezioni sarà Cosimo Guazzo presidente del locale Circolo di Legambiente. Un uomo che è stato quasi sempre al suo fianco. Come giudica questa scelta? “Non sono convinto che sarà lui il mio avversario. In ogni caso il nostro gruppo si è ulteriormente rafforzato e sono certo che rimarrà compatto anche alle prossime elezioni. E poi c’è da dire che Pasqualina Capozzoli non ha ancora rinunciato a concorrere”. Gennaro Mucciolo accusa la sua amministrazione di non “sfruttare” il ruolo istituzionale che ricopre per ottenere vantaggi per Castel San Lorenzo. Come risponde? “Nel Pit grande attrattore Paestum – Velia, dove sediamo insieme, la collaborazione è buona. Per il resto siamo aperti a 360° rispetto ad ogni forma di collaborazione con le forze po- litiche e i loro rappresentanti nelle istituzioni vogliono dare. Quindi anche verso Mucciolo”. A propostito di forze politiche. Lei a quale partito appartiene? “Sono nella Margherita. Anche se nel partito sto con molto senso critico”. Perché? “Prima di far parte di un partito, sono il rappresentante di chi mi ha eletto. Per cui non sono disposto ad accettare supinamente decisioni che passano sulle nostre teste come quella sul Distretto sanitario che viene assegnato a Capaccio o la riduzione del servizio di guardia medica nei piccoli comuni”. A propositi di piccoli comuni. Come va l’Unione dei comuni? “Bene. Abbiamo ottenuto più risorse e migliorato i servizi. Ci è stata assegnata la manutenzione delle strade provinciali e abbiamo dato lavoro a ventotto persone. Abbiamo abbattuto i costi di alcuni servizi e stiamo attivando il nucleo di protezione civile. Insomma mettersi insieme fa bene”. Nella Comunità Montana, però, non siete riusciti a tenere una posizione comune. Perché? “Non abbiamo voluto farci strumentalizzare da chi voleva regolare i conti con l’attuale presidente, Donato De Rosa, con la scusa di volere promuovere una maggiorannza di Centro sinistra”. Ecco perché avete costituito un gruppo autonomo? “Si chiama Solidarietà, Democrazia e Progresso. E’ composto da otto consiglieri uno di questi è vice presidente dell’ente, Nicolino Palmieri di Piaggine, e un altro è assessore. Non abbiamo ancora deciso chi sarà il capo gruppo”. Parliamo della Coop Val Calore. Com’è la situazione? “Ho chiesto, con una lettera, al presidente, al direttore e al consiglio di amministrazione di farci capire qual è il piano industriale e come procede l’opera di risamento che hanno intrapreso due anni fa. La cantina, come la chiamiano ancora noi, è la nostra Fiat e come il sindaco di Torino Chiamparino si occupa della più grande azienda torinese, anche noi non possiamo disinteressarci della più impor- In primo piano: Cosimo Guazzo tante struttura produttiva della Valle del Calore”. In che modo intende dare una mano? “Quando saremo a conoscenza del progetto di rilancio, potremo accompagnarlo con atti e sollecitazioni nelle sede istituzionali al fine di rimuovere ostacoli o accellerare i tempi di risposta alle istanze della cooperativa”. Ci piacerebbe essere presenti all’incontro per poterlo raccontare … Bartolo Scandizzo AMBIENTE 4 marzo 2005 ❚ N.7 7 Campagna, sulle barricate muore Carmine Iuorio Campagna: giovane “ribelle” Carpentiere di 33 anni viveva con la madre e sei fratelli stroncato dal freddo Il dramma si abbatte sui manifestanti che protestano a Campagna, nel Salernitano, contro l’apertura della discarica in localita’ Basso dell’Olmo, e si preparano a trascorrere la terza notte al freddo, sull’asfalto dell’A3. La protesta non si ferma e viene alimentata dalla rabbia per la morte la scorsa notte di un operaio di 33 anni, Carmine Iuorio: partecipava al presidio sulla Salerno-Reggio Calabria, si e’ sentito male ed e’ poi spirato in ospedale. Ha avuto un grave malore, si e’ accasciato su una brandina, ma quando gli amici lo hanno soccorso e portato nell’ospedale di Eboli, i medici non hanno potuto fare nulla per lui. Ucciso dal freddo e dalla tensione, vittima di una patologia preesistente? Su questa morte indaga la magistratura: la procura di Salerno ha disposto l’esame del cadavere e non si esclude che ulteriori accertamenti possano essere eseguiti nelle prossime ore. La protesta di Campagna va avanti e con il blocco dell’A3 sta causando gravi disagi. L’autostrada Salerno-Reggio Calabria, resta chiusa al traffico tra gli svincoli di Battipaglia e di Contursi. Tir e automobili sono costretti a percorsi alternativi, molto piu’ lunghi. Ad aggravare i disagi sono anche le avverse condizioni meteorologiche. Il traffico a lunga percorrenza, dallo svincolo di Contursi in direzione Nord, e’ dirottato lungo l’Ofantina bis, un’arteria che collega l’A3 alla A16, attraversando pero’ l’Irpinia che in queste ore continua ad essere stretta nella morsa del gelo e della neve. E la rete urbana da tre giorni e’ al collasso. I manifestanti sono decisi ad andare avanti a oltranza, dicono che lasceranno l’autostrada solo quando arrivera’ la revoca dell’ordinanza commissariale di governo con la quale si e’ proceduto all’individuazione del sito in localita’ Basso dell’Olmo. Senza esito, la mediazione del questore di Salerno, Carlo Morselli, che ha cercato di convincere la gente a liberare almeno una corsia: centinaia di poliziotti sono in zona per tenere sotto con- trollo una situazione che pero’, col passare delle ore, diventa sempre piu’ incandescente. Ad accendere gli animi e’ stata proprio la morte di Iuorio: un carpentiere di 33 anni, che viveva con la madre - i sei fratelli lavorano tutti al Nord - e che con gli amici aveva deciso di prendere parte alla protesta. Qualcuno in paese sussurra che fosse gia’ malato ma i familiari smentiscono fermamente: ‘’E’ una voce vergognosa’’, dice lo zio dell’operaio, Vito Antonio Selvaggi. ‘’Oggi mia sorella, la madre di Carmine, piange. Domani chissa’ a chi tocchera’’’. Al presidio, amareggiati, i manifestanti sostengono che doveva scapparci il morto perche’ la situazione giungesse alla ribalta nazionale:’’ Non vogliamo che sia devastato questo nostro territorio e siamo pronti a difenderlo con i denti’’. Sotto le tende, allestite lungo l’asse autostradale, riscaldate dai falo’, non si parla che della morte di un giovane come quelli che anche questa sera non abbandonano il presidio, mostrano decine di volantini con su scritto ‘’Carmine e’ morto per noi’’ e si preparano a una fiaccolata in suo nome. Sono presenti gli amministratori locali, con in testa il sindaco di Campagna, Biagio Luongo e quello di Eboli, Gerardo Rosania, in costante contatto con i loro uffici per seguire l’evolversi della situazione, nella speranza che il commissariato straordinario cambi idea. Revoca dell’ordinanza per Basso dell’Olmo: e’ questa la parola d’ordine. Ma anche la scelta di un sito alternativo in localita’ ‘’Carrabona’’, non molto lontano dal comune di Contursi, non trova il consenso degli abitanti del centro termale e potrebbe accendere altre proteste, altra rabbia. E la risposta delle comunita’ locali all’emergenza rifiuti e’ sempre la stessa: ‘’Abbiamo gia’ dato, il commissario straordinario Catenacci vada altrove a trovare le possibili soluzioni’’. Storie… Basso dell’Olmo: i giorni dei leoni di Campagna Piove sui ribelli di Campagna, piove a dirotto, talvolta grandina, altre volte tuona terribilmente. Sotto le baracche non c’è posto per tutti. Intorno ai fuochi ci si riscalda nei momenti in cui la pioggia decide di concedere una tregua. È più difficile proteggersi dalla grandine, dura, pungente, irriguardosa. Quelli che non trovano posto sotto le baracche si accovacciano a terra sotto l’ombrello: “Così abbiamo trascorso la notte”. Un’altra soluzione è quella della solidarietà: si uniscono gli ombrelli a capanna, sembra di essere sotto una tenda, la tenda che protegge e che unisce. Lì, nell’intimità il freddo è meno pungente. A tutto c’è rimedio. Caldi sono i sorrisi delle mamme: “L’ho portato, combattiamo per loro”. Osserva una giovane mamma mentre aggiusta il cappello di lana al suo bambino di due anni. Altri hanno preferito lasciarli a casa: “Se fosse bel tempo li porterei entrambi, con un triciclo si divertirebbero molto, ma hanno avuto entrambi l’influenza” - osserva rammaricato un giovane papà. Caldi sono gli sguardi e gli animi delle donne anziane: “Di qua non ce ne andiamo”. Caldi sono i giovani quando, a tarda sera, si diffonde la voce di due fermi: “Li hanno presi, li hanno presi!”. Caldo è il vino rosso che accompagna i panini. Sulle colline è ricomparsa la neve. I poliziotti osservano infreddoliti, restano immobili, anche loro sotto la pioggia fredda di febbraio. Dopo il giorno della grande protesta, il giorno degli ultimi, dei vecchi contadini, dei giovani, delle mamme, dei bambini, dei malati, degli operai, dei disoccupati, dopo il giorno dell’occupazione arrivano i giorni della resistenza. Su entrambe le corsie dell’autostrada Salerno Reggio Calabria la gente passeggia, chiacchiera. Con loro il sindaco Biagio Luongo. Moderato, equilibrato. Ha combattuto per mesi una battaglia civile e democratica. Ha cercato di placare gli animi dei suoi concittadini, ha chiesto aiuto finanche al Diavolo. La polizia passa, ripassa, osserva i ribelli: hanno il volto scottato dal sole dei campi, le mani ruvide e nodose, ricoperte di calli, cresciuti con loro. Anziani, vecchi contadini, piccoli proprietari, giovani, restano lì immobili, in silenzio. Da Basso dell’Olmo si sono spostati sulle corsie della Salerno Reggio Calabria, e si pongono sempre lo stesso interrogativo: “Che possiamo fare?”. “Quelli della Fibe si sono presi la nostra baracca, si sono presi anche la nostra legna. Nelle baracche hanno messo i loro uffici”. Una giovane osserva indignata: “Che ci fanno questi vecchietti qui? Che senso ha tutto questo?”. “Dobbiamo studiare qualcosa di clamoroso, qualcosa che davvero faccia riflettere l’opinione pubblica nazionale. Non siamo ribelli, siamo solo disperati”. Più in là gli animi sono più calmi: “Aspettiamo risposte dal governo nazionale e regionale, finché non ci risponderanno non ci muoveremo di qui”. Intanto la città è deserta, da due giorni i negozi sono chiusi, non è arrivato il pane, non è arrivato il latte. Le strade interne sono bloccate nei punti cruciali: Quadrivio, Galdo, Epitaffio. I cappucci e le sciarpe dei tutori del nuovo ordine servono a proteggere dal freddo ma anche a celarne l’identità. Sono giorni difficili, duri, amari. Presto però tornerà a splendere il sole sui ribelli, su Campagna e sulla Valle del Sele. Ornella Trotta Carmine Iuorio, un “ribelle” di Campagna, ci ha lasciato. Aveva voluto trascorrere la notte al freddo in autostrada, obbedendo al grido “resistere, resistere”. Carmine ha resistito fino alla morte. Ha resistito contro i soprusi, contro la tracotanza di uno Stato che si trincera dietro la straorindarietà degli eventi. Nulla è più straordinario in uno Stato di diritto della morte di un giovane manifestante. Carmine si accasciato sull’asfalto gelido mercoledì 23 febbraio alle 4,30. Inutili sono stati i soccorsi degli amici. Piangono le donne anziane, piangono i giovani, piange la comunità, piange anche il Cielo. Campagna è a lutto, l’intera Valle del Sele è a lutto. Carmine è morto per la sua terra, per la sua Valle, piccolo eroe di una grande tragedia. Carmine è morto per tutti noi. Con le lacrime agli occhi e la rabbia nel cuore i dimostranti hanno voluto rendergli un piccolissimo, simbolico omaggio: un fascio di fiori è stato deposto dal sindaco Biagio Luongo sul luogo del decesso: una branda di ferro accostata al guard rail. Questa è una storia di potere e di morte: da una parte lo Stato, il Governo Regionale e Nazionale, dall’altra i cittadini, gli ultimi. E nello scontro, pacifico, civile il prezzo più caro, ancora una volta, lo pagano gli ultimi. Ornella Trotta LA LETTERA Alla comunità montana del Calore De Rosa gestisce l’Ikea della politica Egregio direttore, nell’articolo “Donato De Rosa, la sostenibile leggerezza del potere montano” pubblicato su UNICO del 25 febbraio 2005 è riportato “CERULLO CONTRO TUTTI. Con Donato De Rosa c’è gran parte del centrosinistra, tutto il centrodestra (con l’eccezione solitaria di Gianni Cerullo)”. Ciò è falso, come si evince dagli atti consiliari, perché il sottoscritto ha condiviso le posizioni di altri consiglieri in sede di votazione e quindi non è contro tutti. Inoltre non sono una “eccezione solitaria” perché altri, come me, non condividono metodo e merito della politica di De Rosa. Quindi invece di “Cerullo contro tutti” dovrebbe affermare “Cerullo contro tutto” ciò che è distante dall’interesse collettivo che qualsiasi pubblica istituzione deve tutelare. E certamente non è interesse collettivo un Ente gestito in violazione dello Statuto per mancanza di regolamenti, nella generale indifferenza. Non è interesse collettivo un Ente che finanzia giornalisti o l’acquisto di scarpette e moschettoni a privati o affitta fotocopiatrici a peso d’oro senza che alcuno si indigni. La grande ammucchiata interpartitica di De Rosa costituisce l’IKEA della politica: accontentare tutti al minimo prezzo possibile, rigorosamente con un uso dissennato di posizioni e risorse pubbliche promettendo, come diceva N. S. Kruscev, ponti dove non ci sono fiumi. Tutto ciò non mi appartiene. Per questi motivi, Le anticipo, che nel prossimo Consiglio Generale della Comunità Montana rassegnerò le dimissioni da consigliere. Non sarò certo io a leggittimare l’uso personalistico della Comunità e con esso la svendita del futuro delle nostre terre per le decine di miglia di euro al mese di un “posto” a Palazzo Santa Lucia. Giovanni Cerullo, consigliere comunale di Felitto Risponde Oreste Mottola:tra i giornali finanziati dalla comunità montana del Calore non c’è Unico. Cerullo “non è contro tutti” ma “contro tutto” tanto che si dimette... 8 LA NOSTRA REALTÀ ROMANZESCA N.7 ❚ 4 marzo 2005 Quando la Mercedes nera di Donato Bilancia girava per Capaccio I sei anni tra di noi di quello che diventerà il serial killer Girava su di una Mercedes nera, una delle tante che affollano le strade di Capaccio. La sua era diversa, però, perchè lui era “diverso”. Lui, Donato Bilancia, il killer che ha scosso la Liguria negli anni novanta, compiendo in tutto 16 omicidi, a Capaccio è vissuto dal 1980 al 1986. Ad arrivare a Paestum per primi, furono i suoi genitori: qui trascorrevano parte dell’anno. Una casa di proprietà, la loro, nel Parco Laura in via Sterpinia, località Laura di Paestum, appunto. Erano, ancora, tempi tranquilli per la famiglia Bilancia. Il “giustiziere”? Una figura lontana, latente nella mente dell’assassino. E intanto, il tempo passava. Aveva scelto bene, Bilancia. Un luogo tranquillo, Laura di Paestum: poco frequentato d’inverno, quasi deserto; affollatissimo in estate. Un luogo dove poter passare inosservati. Per sei anni nessuno fece, mai, caso a lui; ha vissuto nel più completo anonimato. Eppure, a Capaccio risiedeva: nella casa del Parco Laura, con i suoi genitori. Una famiglia normale all’apparenza, la sua, fatta di persone tranquille, o per meglio dire, insolitamente solitarie. Due genitori pensionati: una madre autoritaria e un po’ eccessiva nei modi di fare, poche le relazioni sociali; un padre dimesso. Ed un fratello introverso, Michele. Di Donato, invece, non c’era, quasi, traccia. Qualche presenza saltuaria. Faceva il rappresentante, a detta di qualcuno, il bene informato di turno: sempre in giro con la sua Mercedes, l’I- talia in lungo e in largo, percorreva. E a Capaccio si faceva vedere poco. Un’uscita in auto, un caffè al bar: non più di questo la sua vita sociale. E nessuno si accorgeva di lui, scambiato per un passante. Una persona tranquilla e a modo, distinta anche. La normalità più totale ostentava. Percorreva le nostre strade con la Mercedes nera, comparendo di notte: “A Capaccio tornava quasi esclusivamente per venirci a dormire”- affermò, al tempo, M.V., una delle poche persone ad avere un qualche rapporto con lui. Poi, col giorno, via per lavoro. Poche le amicizie, forse nessuna. Un unico affetto importante, quello per il piccolo Davide, suo nipote, figlio del suo unico fratello. Veniva sempre in vacanza a Paestum, Davide: la sua mamma e il papà si erano conosciuti qui. Lo stesso gruppo d’amici nel parco Tamburrini: vacanze insieme, anno dopo anno; ed un fidanzamento coronato dal matrimonio. I “genovesi”, così erano additati spesso, in virtù della loro appartenenza geografica, rimase il segno distintivo di una diversità, che in molti sentivano. Forse in virtù del comportamento poco convenzionale della famiglia tutta. “Quella è una famiglia strana”. si sentiva dire sempre più spesso in giro. Troppo chiusi i Bilancia, sempre guardinghi con tutti; sempre contro tutti, i bastian contrari in ogni situazione, anche nelle riunioni condominiali non risparmiavano di creare problemi. Mare e casa, casa e mare: così erano scanditi i ritmi della loro giornata. Ad esaminare bene gli atteggiamenti, col senno di poi, qualcosa d’anomalo poteva già intravedersi. A sentire gli psicologi, infatti, a contribuire alla liberazione del demone che è nascosto nella nostra coscienza (in questo caso, in quella di Bilancia), sono stati certamente una madre possessiva, la debo- lezza del carattere e la solitudine. Additati, questi, come i fattori che influenzano non poco il sorgere di alcune devianze. Qualche anno di tranquilla convivenza col resto del mondo, comunque, doveva ancora trascorrere. Poi, l’inizio della fine: un attimo, una frazione di secondo e tutto cominciò a cambiare. A far nascere il “mostro”, probabilmente, un evento tragico: la morte del fratello. Un tipo solitario, anche lui, Michele, ma a Paestum era conosciuto. Più dai vacanzieri abituali, che non dalla gente del posto, però. Un gruppo d’amici lo aveva, nel Parco Laura, quello stesso gruppo nel quale avrebbe incontrato la donna della sua vita. Almeno così credeva. Le cose, invece, andarono diversamente. Pochi anni e quel matrimonio finì, si dissolse: un colpo duro per l’intera famiglia. Forse, il primo duro colpo. Michele non seppe resistervi e organizzò la sua scomparsa. Una morte suicida, resa ancor più tragica dal fatto che lo stesso destino si compì anche per il figlioletto, il piccolo Davide. Aveva appena quattro anni e suo padre, avvoltolo in un caldo abbraccio, lo portò con sé ponendo fine alla vita di en- trambi. Erano alla stazione di Pegli, nell’attesa di fare un giro in treno. Era entusiasta Davide, insieme al suo papà Michele. Sorrideva, sorridevano en- trambi, poi l’abbraccio e un salto nel vuoto al passaggio del treno. Tutto finì lì. Il motivo? Un giudice aveva affidato la tutela del piccolo alla madre; un distacco considerato insostenibile per Michele. In poco tempo, dunque, tutto cambiò anche per Donato: un esaurimento colpì la madre, queste le indiscrezioni; e la casa delle vacanze fu venduta. Anni da dimenticare. Poco tempo passò prima della partenza definitiva, quella che non ha più previsto un ritorno. Paestum è rimasto un ricordo. Per noi, lui un fantasma, di cui tutti sanno ma che nessuno è mai riuscito a vedere. Nessuno che lo ricordi, però: “Nemmeno una multa per divieto di sosta, ha mai preso”, stando a quanto affermarono i vigili urbani, al tempo. Ma Bilancia c’era, viveva qui. La sua scheda anagrafica resta conservata negli archivi del Comune. Anna Vairo IL CASO Il 14 febbraio 2001 quando la Corte d’Assise d’appello di Genova lo condanna a 13 ergastoli e 28 anni di reclusione per i 17 omicidi commessi per gli omicidi commessi da Donato Bilancia nell’arco di quasi due anni. A tradirlo le sigarette di cui non può fare a meno. Il 6 maggio del 1998 il pluriomicida è incastrato dalle tracce di Dna trovate su due mozziconi di sigaretta lasciati sul luogo del delitto di una delle prostitute uccise. Pochi giorni dopo, la confessione di tutti gli omicidi. Mast’Umberto che amava la vita e morì tre volte Mancava solo un giorno per Natale quando si rese conto di aver preso l’autostrada dalla parte sbagliata. Umberto pensionato nato e vissuto in uno delle decine di paesi che stanno vicino ai monti Alburni si era visto anche per questo spaesati, si trovava nei dintorni di Avellino, in quei posti c’era stato tanto poco quanto niente ed il traffico natalizio fece il resto. Non vide i cartelli e le frecce di indicazione. O forse non seppe decidere se andare a Napoli, dove c’era sua figlia, a Nocera dove teneva un antico amore o tornarsene al paese. “Dove mi faccio il Natale?” dovette più volte rimuginare intorno a quella domanda. “Dove ti sei fatto l’estate ti fai anche l’inverno”, il detto popolare di risposta gli risuonava nella testa. Erano le tappe della sua vita recente e gli sembrò impossibile fermarsi su di un solo capitolo della sua vita. Fu così che si trovò contromano. No, non era un autista distratto, uno al quale ritirare subito la patente. Qualcuno aveva deciso, così all’improvviso, di mescolargli le sue cose. Si spaventò e spaventò a morte, schivò a fatica un po’ di auto che si misero a strombazzare e ad alzare i fari. Dove vai deficiente!, gli disse più di uno. Ma lui non poteva sentirli: era dicembre, viaggiava coi finestrini chiusi. Pochi secondi di brividi gli sembrarono ore: Umberto non controllò più la sua Ibiza bianca. Un’accelerata ed una frenata ed ecco la sbandata e via giù a carambolare nel fosso. La polizia arrivò subito: “venite c’ è un pazzo che va contromano”, dai telefonini le chiamate erano state già a dozzine. Quando lo raggiunsero e lo adagia- rono nella barella si accorsero che il suo cervello non si era riacceso, era spento. Anzi in coma. E così dall’ospedale di Avellino lo mandarono all’Ascalesi, a Napoli. Facciamo un passo indietro nella nostra storia. Ma ad Avellino cosa c’era venuto a fare dagli Alburni, lui Umberto, 73 anni, muratore in pensione? “Era qui per via di una slava che gli faceva correre la cavallina”, dissero in paese e nessuno, nemmeno i familiari, smentirono. Attenzione, però quella Mast’Umberto non è la solita storia del gallo di paese. Di quello che si vanta al bar che per lui ogni lasciata è persa, basta che respirino, vecchie e giovani che siano. Di quelli che poi si scopre che, oltre alla moglie, hanno avuto delle donne solo pagando. Mast’Umberto che per una vita aveva fatto il muratore era di tutt’altra pasta. Alto, un fil di ferro, aveva i muscoli sempre allenati. La tempra gli veniva dall’aver costruito case, ai contadini col forno per il pane e la porcilaia, con decorazioni pretenziose a chi aveva qualche soldo in più . Ogni giorno, col sole che spaccava le pietre o col freddo che gelava le ossa e la calce nella cardarella. Sì, proprio il secchiello del muratore che vi attinge con la cazzuola. E poi il martello ed il metro lineare, tutta simbologia un po’ equivoca. Il nostro il suo mestiere lo conosceva bene, era quello gli aveva permesso di conoscere un sacco di gente e, soprattutto, costruire un suo personale album di conquiste. Sì, mast’Umberto era uno che al gentil sesso piaceva, e se piaceva. Anche la chiacchiera che teneva era buona, e poteva addirittura disporre di una buona cultura, tutta accumulata erigendo mura, ricoprendole con solai e decorando l’insieme con i tetti. Aguzzi o spioventi. La moglie sapeva, ma in paese era così, guadagnava e portava i soldi nella loro casa vicino al macello comunale: era un buon marito ed ottimo padre. Tutto il resto non contava. Poi accadde che la povera donna, morisse anzitempo e la figlia si sposasse ad un napoletano, andandosene di casa. Per Umberto arrivò anche la pensione. Ed in concomitanza, non si sa se per l’età o per le ridotte occasioni di frequentazione, le sue donne non furono più le nostrane ma quelle che vengono dall’est dell’Europa. Fine del flashback. Nell’ospedale napoletano ci misero poco per stabilire che non c’era niente da fare e che l’ex muratore era passato a miglior vita. Miglior vita? Certo non sarebbe stato d’accordo il principale interessato, che al bar aveva tante volte detto che era grazie a quelli come lui che il mondo era più allegro: “Senza le donne che la danno il mondo è un inferno. E’ un grande laghèr”. Disse proprio così “laghèr”. “E io pago volentieri per il fastidio”. A Napoli però non potevano attendere che lui continuasse nelle sue riflessioni sul senso da dare alla propria esistenza. Morto era e fu così che lo chiusero in una bara e dopo un bel po’ di soldi, carte, firme e timbri, tutto sembrava pronto per rispedirlo in quel paese alle falde degli Alburni da dove era partito il giorno prima di Natale per andare a trovare Nadia la polacca. Ai parenti è stato spiegato che gli “schiattamorti” competenti, per quel giorno e per quell’ospedale, sono quelli della ditta “Marzano”, da Torre del Greco. I becchini sono al lavoro, ecco hanno quasi finito, stanno sigillando la bara. Vicino alla camera mortuaria c’è il carro funebre. L’autista tiene i motori accesi, mentre i suoi colleghi sbrigano gli ultimi dettagli. Si vede che hanno tutti fretta e sono nervosi. Un attimo dopo e ci si trova all’interno di un film. Decine di colpi di pistola arrivano ancora oggi non si sa da dove. Tutti scappano a gambe levate. I cronisti di nera lo chia- mano “racket del caro estinto” o “guerra per gli appalti delle onoranze funebri”, resta il fatto che l’autista dell’auto nera, rigorasamente di grossa cilindrata, che al passaggio suscita i più vari scongiuri, ingrana la marcia e se ne va lasciando la bara, e la salma, all’interno dell’obitorio. Ci sarà chi racconterà di aver visto il parabrezza in frantumi colpito da qualche colpo d’arma da fuoco. Il commissariato Vicaria - Mercato della polizia raccoglie in fretta la denuncia del caso: a sparare si è sparato ma nessuno ha visto i pistoleri. Appurato che il morto non aveva colpa, si prosegue il pietoso percorso. Mast’Umberto dev’essere trasportato nel paese del salernitano dove lo stanno aspettando per i funerali. Che si fa? Dopo un rapido consulto rivolto “a chi sa” arriva il secondo carro funebre. “Buongiorno. Condoglianze. Sono qui a servirvi”, snocciola sicuro il nuovo autista - becchino. E’ Luigi Centomani, 40 anni. Quel giorno dovrebbe starsene a casa sua, agli arresti domiciliari per un’accusa di contrabbando e contraffazione. I poliziotti lo conoscono e l’arrestano a colpo sicuro. E adesso che si fa? Nuova telefonata alla “Marzano”, premiata ditta di onoranze funebri, ed il terzo carro funebre svolge il suo compito. Il nuovo autista è incensurato. Così don Pasquale Cascio, di professione parroco, che con Mast’Umberto e le sue filosofie non aveva mai simpatizzato per via più dei suoi vezzi pubblicamente esibiti dei vizi privati, può officiare i funerali e suggellare così la fine delle avventure dell’uomo che molti ricorderanno per quello che fece da vivo, ma ancora di più per quello che gli accadde da morto. Oreste Mottola ECONOMIA 4 marzo 2005 ❚ N.7 In Tavola di Emidio Trotta, le radici ebolitane del catering dei grandi eventi Dalle riunioni dei ministri europei al congresso mondiale di Slow Food ìEboli, via Fontanelle è qui che si sviluppa su 2500 mq l’azienda In Tavola, impresa che si occupa di catering, termine inglese che indica l’organizzazione del servizio ristorazione all’interno di eventi e manifestazioni. L’impresa nasce venti anni fa ed è guidata da Emidio Trotta che si occupa da anni del settore ristorativo. Elemento di forza dell’impresa è sicuramente l’attenzione per la qualità del servizio offerto, infatti l’evento viene progettato nei dettagli, selezionando i luoghi più adatti a creare la giusta atmosfera, predisponendo la scenografia adeguata (sì proprio una scenografia perché la semplice consumazione del pasto divenga un’esperienza unica ed irripetibile) e scegliendo i prodotti migliori. La scelta di prodotti di elevata qualità è di fondamentale importanza soprattutto per i palati più raffinati, voi potreste pensare che una mela è sempre una mela, invece no esistono varietà diverse, che hanno gusti, fragranze e consistenza diversa, ecco perché l’impresa pone molta attenzione nella selezione delle materie prime, in modo particolare In Tavola utilizza molti alimenti provenienti da produzione agricole di pregio valorizzando i prodotti della piana del Sele trasformando la condizione che l’impresa si trovi al sud da vincolo in opportunità, infatti è proprio questo il valore aggiunto che l’impresa riesce ad offrire ai propri clienti. L’impresa nel 2000 diviene una società per azioni e successiva- mente grazie ai successi ottenuti l’impresa decide nel 2003 di trasferirsi nella nuova sede di via Fontanelle, dove opera con le attrezzature più moderne e mezzi di immagazzinamento delle materie prime che consentono di preservare la genuinità e la freschezza del prodotto. In Tavola affonda le sue radici nella feconda terra ebolitana ma come ogni buona pianta è crescita ed i suoi rami sono arrivati lontano, infatti l’impresa ha uffici in Campania (Avellino, Caserta e Salerno), Basilicata, Calabria e Lazio (è prossima l’apertura di una sala esposizione a Roma). Quello che più sorprende dell’azienda della piana del Sele sono gli innumerevoli eventi di grande rilevanza che l’impresa ha servito, come la riunione dei ministri europei responsabili della funzione pubblica tenutosi a Roma nel 2003 oppure gli eventi della borsa internazionale del turismo di Milano od infine il IV congresso mondiale di Slow Food, l’associazione che si occupa di salvaguardare i sapori in via d’estinzione. Quest’ultimo evento è di particolare rilievo perché mette in luce come l’impresa sia attenta ad utilizzare i prodotti di pregio e sia SCHEDA SETTORE Il catering è un servizio di approvvigionamento e fornitura di cibi già pronti e di bevande a una collettività. Nata nel 1902 negli Stati Uniti ( quando la compagnia telefonica Illinois Bell riconobbe i vantaggi della ristorazione per i dipendenti della fabbrica e decise di organizzare una mensa), questa formula ristorativa ha esteso il suo raggio d’azione. Oggi molte aziende si sono specializzate per fornire e servire ad un ampio numero di persone cibi e bevande da consumare nel luogo stesso in cui opera la cucina diretta oppure in luoghi diversi da quello di preparazione. Diffusosi rapidamente nel settore della ristorazione collettiva moderna, il catering si è avvantaggiato del progresso tecnologico che ha migliorato la preparazione e la conservazione dei cibi. Oggi stringono contratti catering aziende industriali, università e scuole, pubbliche e private, cliniche private, ospedali, case di cura, caserme, carceri e istituti di recupero sociale, istituti religiosi e conventi. stata scelta da una organizzazione mondiale di grande importanza. In Tavola infine deve il suo successo anche al personale composto da quaranta addetti fissi e da centocinquanta stagionali, numeri che indicano un’impresa di grande dimensione che ha un forte impatto occupazionale sul territorio. Gian Paolo Calzolaro IMMIGRAZIONE: VISTO D’INGRESSO Agropoli, nasce lo sportello per gli immigrati Il 24 febbraio, alle ore 15:00, presso il Segretariato Sociale in Viale Europa, inaugurazione dello Sportello Immigrati, in concomitanza con l’apertura di un altro omonimo Sportello a Castellabate. Il servizio, nato in seno al Piano di Zona S/7, di cui Castellabate è capofila, e Agropoli comune con il più elevato numero di abitanti, è stato attivato dall’amministrazione cittadina, con l’intento di creare un vitale supporto per l’intera comunità che si avvia ad essere sempre più variegata e multietnica. Lo Sportello si interesserà degli aspetti tecnici e dell’intermediazione culturale degli immigrati fornendo informazioni e consulenze. Essi saranno sostenuti e guidati sull’ingresso e il soggiorno in Italia, sulle opportunità formative ed occupazionali, sulle modalità di accesso al Sistema Sanitario Nazionale, oltre che sul Sistema Scolastico, ma avranno anche aiuti per l’accesso alle informazioni relative ai servizi sociali e socio–assistenziali erogati dalle Amministrazioni Comunali o da altri Enti ed Associazioni. Lo Sportello curerà, inoltre, la creazione e/o il consolidamento della rete tra le amministrazioni, le istituzioni e le associazioni attraverso la promozione di iniziative per l’integrazione sociale degli immigrati nella comunità che li ospita, anche attraverso la costituzione di Tavoli di Mediazione con le istituzioni pubbliche e private. Lo Sportello sarà operativo il giovedì dalle 15:00 alle 18:00, le attività saranno gratuite e rivolte a tutti i cittadini dei comuni dell’Ambito S/7, che potranno avere aiuto anche telefonando allo 0974/846715 per lo Sportello di Agropoli o allo 0974/967018, per lo Sportello di Castellabate. «Sono entusiasta dell’attivazione di questo nuovo servizio che esprime al meglio le politiche di questa Amministrazione a favore degli immigrati: informazione, sostegno e dialogo. Sono convinto che solo dando l’aiuto che cerca a chi entra nella nostra comunità ci sarà un reale e concreto benessere per tutti». Dichiara il Sindaco Antonio Domini. Lavoro subordinato Continuando la disamina dei vari visti di ingresso oggi analizzeremo quello per lavoro subordinato Il visto di ingresso per lavoro subordinato consente l’ingresso in Italia, ai fini di un soggiorno di breve o lunga durata, a tempo determinato o indeterminato, allo straniero che sia chiamato in Italia a prestare un’attività lavorativa a carattere subordinato. I requisiti e le condizioni per l’ottenimento del visto sono previsti dagli articoli 22, 24 e 27 T.U. e dagli articoli 29, 30, 31, 38 e 40 regol., fermi restando gli adempimenti richiesti dagli articoli 49 e 50 dello stesso regolamento stesso per l’esercizio di attività professionali. Vi sono anzitutto 3 sotto-tipi di visti di ingresso per lavoro subordinato – visto per lavoro subordinato a tempo determinato, per lavoro sub a tempo determinato e per lavoro stagionale – che possono essere rilasciati se rientrano nei limiti qualitativi e quantitativi previsti dalle quote di ingressi per lavoro subordinato che dovrebbero essere stabilite di norma ogni anno con D.P.C.M e soltanto previa esibizione del nulla osta rilasciato dallo sportello unico per l’immigrazione (istituito dalla legge 189/02 presso l’UTG), sulla documentata richiesta nominativa o numerica presentata da uno o più datori di lavoro dopo aver verificato per almeno 20 giorni che i cen- tri per l’impiego non hanno trovato altri lavoratori italiani disponibili per quel lavoro. In base all’art. 22 commi 5 e 6 del T.U., come modificati della legge 189/02lo sportello unico per l’immigrazione a richiesta del datore di lavoro, trasmette la documentazione, ivi compreso il C.F., agli uffici consolari. Il nulla osta al lavoro subordinato ha validità per un periodo non superiore a sei mesi dalla data di rilascio; gli uffici consolari del paese di residenza o di origine dello straniero provvedono, dopo gli accertamenti di rito, a rilasciare il visto di ingresso con indicazione del C. Fiscale, comunicato dallo sportello unico per l’immigrazione. Entro 8 giorni dall’ingresso, lo straniero si reca presso lo sportello unico per l’immigrazione che ha rilasciato il nulla osta per la firma del contratto di soggiorno che resta ivi conservato e, a cura di quest’ultimo, trasmesso in copia all’autorità consolare competente ed al centro per l’impiego competente. La rappresentanza diplomatica o consolare italiana che rilascia il visto di ingresso per motivi di lavoro subordinato ne dà comunicazione anche in via telematica al Ministero dell’Interno, all’INPS e all’INAIL per l’inserimento nell’archivio informatizzato dei lavoratori extracomunitari previsto dal comma 9 dell’art. 22 T.U. entro 30 giorni dal ricevimento della documentazione. Gerardo Cembalo 9 CHE TEMPO FARÀ La primavera può attendere... Martedì 1 marzo ha inizio la primavera meteorologica e le condizioni del tempo previste per i prossimi giorni sono nettamente di stampo invernale. Lo schema barico che da oltre un mese insiste sul continente europeo sta assumendo caratteristiche di forte anomalia; rare volte in passato abbiamo assistito ad una fase così prolungata di condizioni meteo particolarmente avverse. Ciò è da attribuire soprattutto alla posizione anomala dell’anticiclone delle Azzorre il quale estende la sua influenza alla penisola Britannica e alla Groellandia portando su queste zone bel tempo e temperature elevate, mentre favorisce la discesa di aria polare sulla nostra penisola; il netto contrasto con l’aria più temperata del nostro mediterraneo crea inevitabilmente depressioni che i modelli matematici, purtroppo, non riescono a stabilire in quale zona esse hanno origine. Poiché la nostra penisola è estesa in senso meridiano la formazione delle depressioni un po’ più a nord o poco più sud determina a volte uno stravolgimento della previsione a poche ore di distanza. Questo è successo la scorsa settimana quando sullo scorso numero annunciai che a partire da domenica scorsa la nostra regione fosse interessata da nevicate a quote bassissime; in realtà questo non è avvenuto poiché il minimo depressionario si è formato molto più a nord del previsto (sulle coste Toscane) e pertanto siamo stati interessati da correnti di libeccio meno fredde con quota neve sopra i 700-800 m. Bene chiudiamo questa parentesi tecnica e vediamo cosa ci attende per i prossimi giorni: Sabato 26: cielo irregolarmente nuvoloso con tendenza ad aumento della copertura ad iniziare dalle zone costiere; attese piogge moderate, vento in rinforzo dal pomeriggio; temperature in lieve aumento, mare mosso. Domenica 27: molto nuvoloso o coperto con piogge diffuse e locali temporali con grandine specie tra il vallo di Diano e il golfo di Policastro; nevicate sui rilievi a quote superiori ai 700m con notevoli accumuli sui 1000m. Venti intensi da ovest-sud-ovest; mare molto mosso. Temperature in leggera diminuzione. Tendenza successiva: le analisi meteorologiche provenienti da più autorevoli centri di calcolo lasciano intravedere che a partire da lunedì potremmo essere interessati da una poderosa ondata di gelo. Siamo ancora a 120 ore dall’evento e i modelli subiranno sicuramente aggiustamenti di tiro, ma se si verificasse ciò che propongono oggi, le giornate di lunedì, martedì e mercoledì risulterebbero le più fredde di questo inverno con temperature minime ovunque sotto lo zero. Giuseppe Stabile 10 IL DIANO N.7 ❚ 4 marzo 2005 IN FARMACIA Tosse causata da farmaci La tosse è tra i principali sintomi che spinge molti pazienti a cercare un rimedio in farmacia. Principalmente il sintomo della tosse accompagna la maggioranza delle manifestazioni acute delle vie respiratorie (raffreddore comune, faringite, tracheite, sinusite) e anche se molte volte la risoluzione del problema è spontanea può essere facilitata dalla somministrazione di farmaci da banco. In altri casi si parla di tosse persistente o cronica tosse che dura cioè più di tre settimane. Il sintomo deve essere studiato attentamente analizzando l’inizio e il suo andamento nel tempo prima di poter pianificare una terapia idonea. Tra le cause più frequenti che possono determinare cronicizzazione della tosse vi sono i processi infiammatori, infettivi o allergici ed il fumo di sigaretta. I soggetti fumatori presentano assai frequentemente tosse ma si presentano raramente dal medico ritenendo normale quel sintomo e accettandolo passivamente; essi sono ignari del pericolo di incorrere in bronchite cronica e insufficienza respiratoria o asma più o meno silente. La tosse dei fumatori si attenua fino a scomparire nel 50% dei casi entro un mese dalla cessazione del fumo di sigaretta. Cause meno frequenti di tosse sono i farmaci. Per quanto riguarda i farmaci gli ACEinibitori (Capoten, Converten, Enapren, Quark, Triatec, Unipril, Fosipres), utilizzati come antipertensivi possono indurre tosse fino al 30% dei pazienti trattati. Questi farmaci con lo stesso meccanismo con cui diminuiscono la pressione arteriosa, rendono attivo un altro meccanismo responsabile della liberazione in circolo di bradichinina una sostanza responsabile della tosse secca per effetto pro-infiammatorio a livello respiratorio. La tosse da farmaci antipertensivi (ACE inibitori) inizia a manifestarsi non prima di due o tre settimane di terapia e cessa nello stesso intervallo di tempo dopo la sospensione. Questo però non è l’unico caso di tosse prodotta da farmaci. Infatti, solo recentemente è stato pubblicato che nel dicembre del 1999 si è diagnosticato il primo caso di tosse dovuta all’utilizzo dell’omeprazolo (Antra, Losec, Mepral, Omeprazen ), comunemente utilizzato nel trattamento a breve termine di ulcere duodenali, ulcere gastriche ed esofagiti da reflusso, ed adoperato anche nella della malattia da reflusso gastroesofageo. Il problema della tosse continua talvolta è un sintomo ritenuto banale e molto spesso non viene riconosciuto come un evento avverso da farmaco. Importante è quindi la diagnosi: il consiglio è quello di consultare il proprio farmacista che analizzando i farmaci che il paziente sta assumendo saprà sicuramente individuare un’eventuale relazione con il sintomo o eventualmente indirizzare il paziente dal medico per approfondire l’evento con esami polmonari. Alberto Di Muria Le possibilità di sviluppo delle imprese in un convegno A Sala Consilina, confronto tra politica, sindacato e imprenditoria Discutere nell’immediato per programmare il futuro: questo è l’obiettivo dell’incontro tenutosi il passato venerdì presso la sala meeting dell’Hotel Vallisdea di Sala Consilna. Al centro dell’incontro, organizzato dall’associazione “Promosud”, gli investimenti e i progetti per incentivare le imprese e per favorire l’occupazione nel Vallo di Diano. Hanno preso parte al confronto, coordinato dal moderatore Antonio Pagliarulo, il Sindaco di Sala Consilina Gaetano Ferrari, il Presidente di “Promosud”, nonché candidato al consiglio regionale, Donato Pica, il Presidente dell’Associazione Imprenditori del Vallo di Diano Valentino di Brizzi, la responsabile per il Centro per l’impiego di Sala Consilina Marina Romano, il coordinatore provinciale dell’associazione “Piccola Industria” Paolo Traci e il rappresentante della Cisl Salerno, Aniello Garone. Il Sindaco Ferrari ha sottolineato l’importanza del politico, che è chiamato a creare nei tempi e nei modi giusti, posti e opportunità di lavoro, e nonostante alcuni processi legislativi a livello regionale, i risultati in merito all’effettivo miglioramento e perfezionamento del settore lavorativo, a sud di Salerno, sono sostanzialmente negativi. Questa contrazione non è imputabile ad una carenza di fondi, bensì ad un uso inadeguato dei finanziamenti stanziati e ad una scarsissima specializzazione dei lavoratori, che oggi necessitano di conoscenze tecniche particolarmente mirate. A peggiorare la situazione - conclude Ferrari - ci sono i tagli alle spese operati dal Governo centrale, che incidono negativamente sulla formazione e sullo sviluppo del mondo produttivo, determinando così lo spopolamento di queste aree. Il vicesindaco di Sant’Arsenio ha in- vece chiarito il ruolo di rappresentanza che un territorio come quello del Vallo di Diano deve avere per costruire un futuro positivo e prospero. Anche Pica, infatti, ha rimarcato il pessimo sfruttamento delle liquidità messe a disposizione in passato, il che ha danneggiato il tessuto economico del Vallo, chiamato adesso alla grande sfida che si accinge ad intraprendere con il nascente apparato delle imprese medio-piccole. E’altrettanto vero - rimarca Pica - che non sempre la Regione ha mostrato interesse per alcune zone disagiate o non ancora del tutto decollate economicamente, rivolgendo il proprio sguardo su aree già ampiamente sviluppate. Un’al- tra occasione da sfruttare, di conseguenza, è legata ai tanti Piani Integrati, che non hanno goduto in pieno di fiducia e di attenzione da parte di tanti cittadini delusi o scoraggiati. In questa direzione, solo un rapporto sinergico tra istituzioni zonali e Comuni può avviare quel processo armonico e continuo di sviluppo del territorio valdianese, a cui si deve aggiungere il contributo decisivo del tessuto industriale locale, che, assieme agli organi politici, ha il compito di sviluppare questo ambizioso progetto.Valentino di Brizzi, con un senso di speranza, ha ormai sottolineato il concreto senso di responsabilità dei tanti imprenditori impegnati a migliorare il tenore di vita dell’area del Vallo e la conseguente rottura con un passato imprenditoriale individualista, aspetto che ha peraltro rallentato lo sviluppo del Diano, con conseguente aumento della disoccupazione, in particolare tra i giovani. Per combattere questo preoccupante fenomeno, infatti, si deve puntare alla valorizzazione dei fatti e delle idee, avendo quindi il dovere morale di costruire uno sviluppo industriale ed economico tangibile anche in termini di tenore di vita. Il mondo del lavoro - secondo le parole di Marina Romano - ha bisogno di confrontarsi, oltre che interagire, con il mondo e i fatti della politica, rendendo questi confronti ideali per discutere dei problemi che affliggono la sfera lavorativa. Molto spesso è la burocrazia che danneggia il lavoratore e lo stesso sistema professionale, con problemi di effettiva attuazione di molte delle norme promulgate. In questo senso, la riforma del lavoro non riesce a guardare concretamente alla dimensione umana e sociale dell’impiegato, poco integrato anche con l’organismo sociale di riferimento. La risoluzione del problema non è però più affidata ai soli uffici di collocamento, ma anche ai privati, alle scuole, ai Comuni e ai consulenti del lavoro, frammentando e peggiorando la rendita stessa del prodotto-lavoro. Il la- voro complessivo dei centri per l’impiego risiede nel sostenere, socialmente e umanamente, il lavoratore, che, in tempi rapidi, deve sapersi inserire nelle imprese e nell’economia del territorio. La piccola e media impresa - sottolinea Paolo Traci - essendo il motore della nostra attività economica, deve avvalersi di un’efficienza infrastrutturale obbligatoria per potersi confrontare con le altre realtà produttive locali, sviluppando il fattore competitività. A tale scopo, non si può trascurare il ruolo del percorso formativo, che, con l’impiego di uomini e risorse del Vallo di Diano, può garantire una riqualificazione tale da garantire il miglioramento della qualità del servizio lavorativo. La carta da giocare - chiosa Traci - è senz’altro quella del turismo industrializzato, che, con la perfetta osmosi delle attività produttive presenti con le potenzialità del settore turistico, visto nella dinamica di crescita delle aree valdianesi, può garantire risorse e profitti sicuri. L’ultimo intervento, curato da Aniello Garone, ha posto in essere la necessità di fare sistema e di fare impresa, che un imprenditore, con professionalità ed impegno, deve realizzare in pieno. Non si può pensare, allo stesso tempo, di affrontare progetti laboriosi e di lunga gestazione, che danneggiano molto spesso la nostra economia, determinando una situazione economica di stallo e depotenziamento delle nostre risorse. La soluzione adeguata sta nel coordinamento tra una sorta di “cabina di regia” locale, che deve monitorare le situazioni di sviluppo sostenibile e realmente fattibile, e il governo provinciale, che, con le sue iniziative, può agevolare la realizzazione di tali prospettive. Carmine Marino Marcello Gigante, l’homo accademicus per eccellenza Originario di Buccino, è stato tra gli artefici di un’intensa era culturale La cultura locale, e in particolare quella contemporanea, ricorda con grande sensibilità emotiva e con un sentimento di assoluta vicinanza culturale e storica, la figura di Marcello Gigante, scomparso all’età di 78 anni a Napoli, vestale umana e professionale dell’intellettuale originario di Buccino. Filologo, docente universitario, traduttore, papirologo, studioso della classicità greca, professore liceale di latino e greco: non c’è branca del sapere e della conoscenza che non l’abbia coinvolto, come testimonia il suo fervore giovanile per il latino e il greco ai tempi dei suoi studi presso il Liceo Classico “M.T. Cicerone” di Sala Consilina, che nel gennaio 2003 ha ricordato la sua persona, intitolando a Gigante la biblioteca della scuola. Tra le peculiarità di questo raffinatissimo conoscitore della cultura moderna, c’è un innato spirito di acuto osservatore del mondo giovanile, a cui si era avvicinato con il ruolo di docente, nei licei prima, e negli atenei italiani poi, in cui è stato accolto, nel corso della sua cinquantennale esperienza, come personaggio arguto e intelligente, qualità riconosciute indistintamente da tutto il mondo della cultura del secolo passato. Non a caso, Gigante, che fu definito dall’amico e collega Alfonso de Franciscis homo accademicus, per via di una professionalità indiscutibile ed altrettanto alacre, ha cercato di non limitare lo studio delle opere al semplice e puro ambito letterario, spingendosi al contrario in una direzione ben definita e marcata, che coinvolgesse altre discipline, dall’archeologia alla paleografia, dalla papirologia all’epigrafia, immerse nell’alveo complessivo della “filologia globale”, seguendo e parafrasando una celebre e fortunata definizione. Non fu altresì legato alla sola analisi degli autori della scuola ellenica, da Filodemo di Gadara a Nosside di Locri, da Leonida di Taranto a Rintone di Siracusa, tutti mirabilmente approfonditi e studiati con rigore concettuale e precisione accademica, ma si impegnò affinché non rimanessero ignoti o dimenticati i suoi studi su poeti bizantini latini e dell’età arcaica o sui più grandi cantori della letteratura antica (Omero, Virgilio, Orazio), senza dimenticare la fondamentale e pregevole opera di recupero e traduzione dei papiri conservati nella biblioteca di Ercolano, che restano il più importante processo divulgativo realizzato nella sua carriera. Il suo lavoro, grazie ad un’efficacissima saggez- za e ad uno spirito intriso di logicità e completezza, permise di ricostruire, in maniera dettagliatissima, lo scenario storico nel quale si inserivano le opere da lui analizzate. La sua produzione è semplicemente immensa: sono infatti oltre 900, tra citazioni, memorie e ricerche, i contributi di Gigante, che, come testimoniano frequenti ed intensi legami epistolari, intrattenne solidi e duraturi rapporti con le più prestigiose Università europee, collaborando con altri valenti docenti italiani e stranieri, ai quali fornì sempre il suo geniale contributo, che ha permesso allo studioso buccinese di essere conosciuto oltre i nostri confini, tant’è che la sua opera è considerata il punto di riferimento ideale per gli studi e la trattazione dei motivi portanti della letteratura greca. Le tante onorificenze conferitegli dagli atenei di tutta Europa sottolineano quanto sia stata determinante e produttiva la sua lezione, che è uno dei cardini di riferimento della filologia moderna, nonché dello sviluppo culturale dell’epoca arcaica. Comprendere la maestosità del personaggio all’interno della cultura novecentesca è sufficiente per capire ciò che ha significato nello sviluppo letterario e scientifico dell’intero Novecento, avvicinando e coinvolgendo set- tori della vita culturale che, all’apparenza, risulterebbero inconciliabili e inavvicinabili. La passione per quest’attività è il risultato più tangibile che scorgiamo del suo decorso conoscitivo, guardando lo studioso salernitano con orgoglio e sincero rispetto. La nostra terra, ancora una volta, ha l’onore e l’onere di diffondere la sua monumentale e instancabile produzione, frutto di decenni spesi ad approfondire, riflettere, capire, scegliendo sempre la via della concretezza, arricchita da spigolature, particolarità concettuali, indagini razionali ed attente, simboli e sfumature recondite, che non possono che testimoniare la preminenza, specialmente nel settore papirologico, di Marcello Gigante. L’amore e l’attaccamento viscerale alla sua disciplina, non solo meramente scolastica o didascalica, ma anche umana, lo si può leggere in una celebre massima che rimane il tratto distintivo dello studioso, a metà tra il rimprovero e il saggio insegnamento: ”Ogni lezione perduta non si recupera, ma è un contributo all’ignoranza, che è la radice dei mali”. E’ un ammonimento vivo, ideale, accorato, che legittima l’importanza degli insegnamenti, morali e civili, dei nostri padri. Carmine Marino COMMERCIO 4 marzo 2005 Il sindaco Sica firma lo sgombero per cinque chioschi abusivi I commercianti chiedono il rispetto della zona pedonale L’assessore alla Cultura, Italo Voza a colloquio negli uffici della Sovrintendenza dei Beni Culturali. Al vaglio la nuova regolamentazione della zona dei Templi di Paestum. Il progetto dovrà essere ultimato entro l’inizio della stagione estiva, ad assicurarlo il sindaco di Capaccio, Enzo Sica. Si tratterà di riconvertire alcuni spazi per dare ampio respiro alle manifestazioni previste per la prossima estate. L’area Cirio, avrà la priorità. Si tratta, infatti, di uno spazio talmente grande che, riconvertito, potrebbe risolvere soprattutto la questione – concerti, al centro delle diatribe dell’estate passata. Due, in tutto, saranno le aree da adibire allo svolgersi di spettacoli musicali e manifestazioni di vario genere. Entrambe, già, esistenti: la prima, quella sita all’interno dell’area archeologica, ospiterà, presumibilmente, spettacoli di un certo spessore culturale, il cui pubblico non dovrà superare il numero massimo di 300-400 spettatori. A ben altro genere di manifestazione sarà riservato, invece, l’uso dell’area Cirio. Si tratterà di creare, al suo interno, un’arena che accolga fino ad un massimo di 7000 persone. Non solo. Si torna a parlare di parcheggi. Il programma è di costruirne di nuovi e, soprattutto, capienti. Il più grande sarà realizzato all’interno della stessa area Cirio. Un’integrazione a quelli già esistenti, che andrà a coadiuvare la funzionalità di un’altra area di sosta, da ultimarsi alle spalle dei Templi. Le previsioni danno come termine ultimo dei lavori, l’inizio dell’estate. C’è da augurarselo, visto che si tratterebbe di un’iniziativa atta a decongestionare non poco il traffico estivo, accresciuto dall’afflusso turistico. Non solo parcheggi e spazi aperti nei programmi dell’amministrazione comunale. Nelle intenzioni, procedere a regolamentare anche l’operato dei commercianti. Non più esposizioni selvagge di qualunque tipo di merce, anche di quella di dubbio gusto; ma stand ordinati e, soprattutto, poco ingombranti. Spazio per i turisti, dunque. La possibilità di passeggiare evitando di sentirsi compressi come in una scatola di sardine. E spazio alla qualità: è importante la fattura della merce esposta. “Bisogna puntare alla qualità, anche in questo” – afferma il sindaco. Ritorno al gusto, dunque, l’imperativo dominante dell’estate paestana. A questo proposito, lo stesso sindaco ha fatto emanare un’ordinanaza di sgombero per alcuni chioschi abusivi, che sorgono proprio di rimpetto agli scavi: cinque in tutto. Sono chiusi, per il momento. Non si sa se perché, in bassa stagione, ben pochi affari si fanno; o perché ci si sta attenendo agli ordini superiori. Troppa calma, all’apparenza: ben altre, ci aspettavamo, sarebbero state le reazioni. E allora, pensiamo di dar voce agli interessati, a quei commercianti, che hanno sempre versato la Tosap (tassa di occupazione del suolo pubblico), alle varie amministrazioni che si sono succedute nel corso degli anni. A sentire loro, ci sono problemi ben più grandi del come riposizionare gli espositori, che sostano davanti alle attività commerciali. Rispondono in modo schietto alle nostre domande, però. Facendo presente che si potrebbero limitare gli spazi espositivi; più difficile sarebbe fare una “cernita”degli articoli. “In fin dei conti, ognuno è obbligato ad esporre la merce di cui è distributore”. E poi, i negozi sono troppo piccoli: “Lo spazio interno è limitato, per questo esponiamo i nostri articoli all’esterno. Senza contare che i turisti sono attratti da ciò che si vede. In pochi entrerebbero per prendere visione della merce senza essere attirati dagli espositori”. Come dire che è più facile buttare l’occhio mentre si fa una passeggiata”. Esulando dallo specifico e continuando nelle nostre chiacchiere, scopriamo che il coro dei commercianti dell’area archeologica è unanime: “Fare turismo è una cosa che non s’improvvisa. – afferma il proprietario di uno degli empori più centrali – Paestum ha bisogno di maggiore visibilità. Sono ben altre le priorità da affrontare”. I problemi più sentiti, dunque, quali sono? “Il transito indiscriminato delle auto di passaggio e dei ciclisti, per esempio; senza contare tutti i veicoli appartenenti al personale del museo: un andirivieni, tutti i giorni a tutte le ore. C’è bisogno di chiudere del tutto l’area archeologica, la zona pedonale deve essere più estesa”. Ma non solo. “Abbellire” deve diventare una priorità: non un fiore, non un segno tangibile di cura attorno alle “Mura”. Questo scoraggia il turista. Ma non si dimentichi che: “La nostra economia si regge proprio sul turismo”. Al quale non giova, certo, l’atteggiamento degli albergatori: “Non si può puntare sui matrimoni. – un’altra lamentela – Gran parte dei visitatori dei Templi si fermano a pernottare in costiera non trovando riscontro nelle strutture della zona”. “Come può accadere una cosa del genere? – sono loro a chiederlo a noi. E ancora, “Paestum ha bisogno di maggiore visibilità”. Ecco un altro problema sentito non poco. “Ero in vacanza con la famiglia, - continua il nostro interlocutore – ad Urbino. A parlarne, nessuno sapeva dove si trovasse Capaccio. Forse sarebbe il caso di sdoppiare le due realtà”. Un comune ex novo, auspica qualcuno. Ma questa potrebbe restare un’utopia. Il concreto richiede ben altri provvedimenti. Speriamo di stare per incamminarci sulla giusta via. Anna Vairo L’ITTICOLTURA DI POLICASTRO ANCORA SOTTO TIRO Sarà una macchinazione ordita a tavolino con fini di strumentalizzazione politica oppure la sequenza concatenata ed inevitabile di errori tecnici e politici imputabili soltanto a sé medesima, fatto sta che la Norit, la società italo-norvegese che gestisce l’impianto di itticoltura di Policastro rimane fermamente al centro della cronaca giudiziaria locale. Solo una quindicina di giorni fa l’impianto di itticoltura policastrese era stato oggetto di un’azione di sabotaggio ad opera di ignoti che avevano maldestramente causato la rottura delle condutture i approvvigionamento idrico delle vasche ittiche. L’atto di sabotaggio ha rischiato di causare una colossale morìa dei pesci allevati nell’impianto e soltanto il tempestivo intervento di unità specializzate ha sventato la tragedia ittica. Stavolta la società che gestisce l’impianto di itticoltura è stata tradita da una ripresa amatoriale realizzata lo scorso sette febbraio. Le inequivocabili immagini amatoriali, che sono state trasmesse dalla locale testata televisiva di 105tv, riproducono mezzi meccanici che svolgono un’attività di movimento terra con seppellimento di rifiuti in località Hangar di Policastro Bussentino, proprio sui luoghi dove la società guidata da Francesco Vaccaro dovrà costruire un impianto per la lavorazione e al trasfor- mazione delle specie ittiche allevate in riva al mare di Policastro. La denuncia trasmessa a mezzo video è stata subito raccolta dall’unità dei carabinieri che sono intervenuti immediatamente apponendo i sigilli ai mezzi meccanici appartenenti alla ditta di escavazione e procedendo al sequestro giudiziario del terreno oggetto di intervento. Secca la smentita dell’amministratore della Norit Francesco Vaccaro che ha ribadito l’assoluta estraneità della società rispetto ad un eventuale irregolare attività di smaltimento rifiuti svolta in loco. L’intervento, che è oggetto della verifica giudiziaria, è avvenuto sui terreni destinati dalla Comunità Montana Bussento agli insediamenti produttivi. Salvatore Paradiso 12 VARIA N.7 ❚ 4 marzo 2005 I NOSTRI SITI Paestum sulla rete Arte, cultura, turismo… Il sito internet dedicato al comune di CapaccioPaestum non poteva certo prescindere da quelle che sono le prerogative principali di questa cittadina. w w w . p a e s t u m . o r g è l ’ i n d i r i zzo tramite il quale si accede al suddetto sito, che si presenta c o n u n a g r a f i c a e d u n a s t r u ttura abbastanza semplici (aspetti che ne facilitano la navigabilità). Sei le sezioni di base individuabili nella pagina di apertura: “Il comune”, “Il territorio”, “Links”, “Photogallery”, “Informazioni utili” e “Mappa del sito”. Quella dedicata al territorio è senza dubbio la più interessante. E’, infatti, qui che si t r o v a n o l e n o t i z i e f o n d a m e ntal i c h e r e n d o n o c e le b re P a e stum, a partire dalla storia, analizzata in maniera non certo esaustiva, anche perché, come si specifica, una simile trattazione è compito precipuo di studiosi e archeologi e per i fini telematici si è preferito puntare su un riassunto più semplice e diretto. Oltre alle vicende del passato, possiamo anche consultare una pianta del l a z o n a a r c h e o lo g ica e n o tizie sul Museo, con approfondimenti dedicati al fiore all’occhiello di quest’ultimo: la Tomba del Tuffatore. Per quanto riguarda il lato turisti co, era d’obbligo l’inserimen to degli elenchi di hotel, cam ping, ristoranti e stabilimenti balneari, mete per i numerosi viaggiatori che durante l’anno fanno tappa a Paestum. Sono poi consigliati itinerari ed escursioni e non poteva mancare una pagina dedicata ai prodotti tipici più rinomati della zona: la mozzarella di bufala e il carciofo. Tornando alla homepage, po ssi a m o d i r e c h e le a ltre s e zioni presentano tutte le caratteristiche del caso, con i dati relativi all’organizzazione del Comune, con servizi vari, con links locali, esterni e a motori di ricerca, con una galleria fotografica che può essere ampliata e con una mappa attraverso la quale è possibile navigare rapidamente nel sito. Sempre dalla pagina iniziale, infine, è possibile accedere anche ad una sezione deno minata “Vacanze e cultura”, attraverso cui ci sono ulteriori analisi sulla storia e sulla tradizione locale, e si può consultare un’elenco di “news” riguardante gli avvenimenti più importanti, che possono essere letti in formato d o c o p d f . Giuseppe Di Spirito CALORE SALERNITANO Com’è bella la musica cilentana I popolaria all’altra Sanremo La bella musica etnica e popolare del Cilento è superbamente interpretata dai Popolaria Cilentana. La loro musica, infatti, affascina ed insieme emoziona, trasporta come onde del mare, è canto, suono, è voglia di movimento, di dolce cullare, di forte vibrare. Tutta la loro arte entra dentro e arriva a scavare nell’anima, per far sì che chi ascolta, ritrovi le emozioni antiche delle radici umane, scandite da un palpitante battito del cuore. I suoni dei Popolaria Cilentana possono considerarsi, a pieno titolo, l’eredità della musicalità del Cilento: non si può ammirare un qualsiasi posto incantevole di questo territorio e , per chi conosce e ama questa musica, non associare le note al fragore delle onde del mare o alla superba bellezza dei nostri luoghi, dei suggestivi, unici e magici angoli di paradiso del Cilento. L’idea dei Popolaria nasce da un progetto di Umberto Esposito, musicista agropolese, apprezzato per la musicalità espressiva e la capacità comunicativa ed evocativa. Egli, che da anni si interessa, con passione e con competenza, alle sonorità del popolo cilentano e del sud Italia , è riuscito subito ad imporsi nel circuito delle maggiori manifestazioni dedicate alla musica etnica. Esposito collabora con numerosi artisti del calibro di Eugenio Bennato, i Tarantolati di Tricarico, Cordas e Cannas ... Cura, da quattro anni, la direzione artistica del festival “Populi” di Agropoli. È sua la sigla di apertura della trasmissione “La domenica del villaggio” in onda su Rete 4. I Popolaria si sono esibiti nei maggiori festival nazionali; hanno a loro attivo la realizzazione del bellissimo Cd “Battente”, nel quale la musica etnica si esprime con tutta la forza e l’emozione, fino a diventare vera forma d’arte capace d’incantare gli ascoltatori e di attraversare i loro pensieri, riempiendoli di sensazioni profonde. I Popolaria saranno a Sanremo il 4 e il 5 marzo, per partecipare alla manifestazione l’Altrofestival, evento che sta riscuotendo un successo sempre crescente da parte del pubblico. Quest’anno, nel mese di luglio, parteciperanno, come unico gruppo italiano, alle selezioni del festival mondial du folklore de Martigues (Francia). Il gruppo, completamente nostrano, propone uno spettacolo tutto da godere, dove il fluire della musica, riacquistando la sua vera funzione originaria, viene utilizzata come strumento magico per indurre il pubblico al movimento, al ballo, all’esternazione del sé, per esorcizzare la negatività generata in noi dal morso della tarantola, adesso impersonata dai mali della società moderna. Oggi, Umberto Esposito, leader del gruppo, è impegnato nella realizzazione delle musiche per la rappresentazione teatrale denominata “Luisa, ovvero l’involontaria. La storia vera di Luisa Sanfelice”, che si terrà ad Agropoli, presso il Castello Medioevale, nei mesi di giugno e di luglio. La Casteldario è la società che gestisce il castello di Agropoli e che ha promosso l’evento teatrale. Lo ha fatto per approfondire la conoscenza della figura storica di una eroina realmente vissuta nel Cilento e per incentivare un turismo sempre più di qualità. Nel corso degli anni la formazione dei Popolaria è stata varia e flessibile e ha visto la partecipazione di decine di musicisti. L’attuale formazione vede impegnati, oltre Umberto Esposito (chitarra classica/battente, mandola e voce), Magali Ceinturet (tamburi a cornice) , Antonietta di Sessa (arpa popolare), Marco Galante (basso). Il sito internet dei Popolaria Cilentana è www.popolariacilentana.it Milena Esposito Forestali in cassa integrazione Gli operai forestali della comunità montana sono in cassa integrazione mentre le strade delle campagne dell’Alta Valle (zona tra Piaggione, Sacco e Campora) sono ancora piene di neve, la grandine sta distruggendo gli oliveti e crollano i tetti delle case più malandate dei centri storici. Ma mentre Maurizio Caronna, sindaco di Felitto, chiede la proclamazione dello stato di calamità naturale, il suo collega di Piaggine, Angelo Pipolo, punta l’indice direttamente contro l’ente diretto da Donato De Rosa. “La comunità montana si occupa quasi esclusivamente di forestazione, non ha competenze in materia di protezione civile. Prendendomi delle responsabilità in prima persona ho chiesto agli operai di mettersi a disposizione dei sindaci. Chi ha aderito ha avuto la paga piena e non con il decurtamento del 20%”. Dagli uffici della comunità montana si fa presente che la collocazione in cassa integrazione è dovuta al fatto che non è possibile lavorare nei boschi e sulle montagne con questo tempo. La situazione sempre più critica delle piogge che si susseguono con impressionante regolarità, con il fiume Calore che minaccia inondazioni in più punti dei quasi 60 km del suo percorso, impone una mobilitazione generale degli oltre duecento operai forestali. Sette giorni di notizie A cura di Rosalba Marciano e Gina Chiacchiaro Cdr fermi in Campania I sette Cdr (combustibile derivato dai rifiuti) della Campania sono tutti chiusi perchè ritenuti non idonei dalla Procura della Repubblica. I Comuni continuano a consegnare i rifiuti raccolti agli impianti gestiti dalla Fibe che non potendo utilizzare i macchinari sarà costretta a riaprire le discariche o consegnare tutto fuori regione. I magistrati accusano la Fibe di produrre ecoballe fuorilegge per la percentuale di umidità superiore ai canoni contrattuali e a quanto stabilito nel decreto Ronchi. La società si difende affermando che gli stoccaggi sono sotto controllo, gli impianti adeguati e pronti anche ad ulteriori miglioramenti e le aree non corrono alcun pericolo di inquinamento. Il Cdr inoltre con l’aggiunta di additivi può essere essiccato e quindi bruciato. Ancora blocchi sull’A3 Prima ci ha provato la neve a creare disagi agli automobilisti sulla Salerno – Reggio Calabria, adesso a bloccare il transito sono stati gli abitanti di Campagna che protestano contro la discarica di Basso dell’Olmo, un pezzo di terra vicino all’oasi naturale del fiume Sele. Migliaia le persone in strada per dire no all’apertura del sito alternativo a Parapoti mentre tecnici ed operai della Fibe lavorano di gran lena per completare la piattaforma che ospiterà gli scarti di lavorazione dei Cdr della provincia. Intanto il sindaco Biagio Luongo cerca di non perdere i contatti con il commissario straordinario Corrado Catenacci e le forze dell’ordine vigilano per evitare che la situazione degeneri. Nel frattempo anche i politici, tutti imbacuccati insieme a grandi e piccini fanno sentire la loro presenza, incuranti del freddo, della neve e della pioggia sferzante. In aumento gli ortaggi Francesco Cosentini direttore della Coldiretti afferma che, per il rincaro degli ortaggi, della frutta e della verdura al dettaglio, non sono colpevoli gli agricoltori. In campagna, a questo punto dell’anno, i raccolti diminuiscono ed è fisiologico un leggero aumento dei costi che non supera però il 3, 4 per cento. Quello che succede poi sul mercato non dipende più dai produttori e i rincari sono solo opera dei dettaglianti che si giustificano con i consumatori incolpando il persistere del freddo e del gelo. Battipaglia Trattamenti personalizzati per i rifiuti L’assessore all’ambiente Pino Cuozzo ha presentato al Commissariato per l’Emergenza Rifiuti il progetto per la realizzazione di una piattaforma ecologica nell’area dell’ex depuratore di Belvedere. Lo scopo di questo progetto è migliorare e facilitare lo smaltimento dei rifiuti e il luogo scelto si presta anche alla sistemazione delle relative attrezzature. La piattaforma ecologica si articola in varie fasi correlate tra loro: dalla selezione dei rifiuti allo smaltimento con macchinari speciali. Si potranno ridurre le gomme in granuli, frantumare il vetro, eliminare del tutto il gas dagli elettrodomestici per pressarne poi il materiale ferroso. Un trattamento personalizzato del singolo rifiuto che salvaguarderà l’ambiente, la salute dei cittadini e le tasche dell’Amministrazione se la piattaforma sarà utilizzata anche dai Comuni vicini. Roccadaspide Al via la costruzione del Distretto Sanitario L’edificio che ospiterà i servizi ambulatoriali e amministrativi dell’Asl SA3 di Roccadaspide sarà costruito, secondo il progetto approvato dalla Commissione edilizia comunale, nei pressi dewlla struttura ospedaliera. Ma sulla sede del nuovo distretto accorpato (Capaccio, Roccadaspide) nessuna decisione è stata ancora presa. I sindaci, Sica e Capuano, hanno chiesto comunque alla Regione una deroga per la persistenza di entrambi i distretti, pur temendo per il futuro la creazione di un’unica struttura di riferimento. Si sono, a tal proposito, attivati per far presente le esigenze legittime e diverse dei due Comuni: da una parte l’importanza di Roccadaspide come punto di riferimento dei Comuni della Valle del Calore, dall’altra Capaccio indubbiamente più grande e centro turistico. CULTURA 4 marzo 2005 Basta con la disputa della torre sulle mura Per il 2005 un convegno su Zanotti Bianco Con la moderna acquisizione di principi e di problematiche relative ai siti archeologici e storici non decontestualizzati, alieni e avulsi dal circostante territorio ma in armonia con esso, credo che sia superato ritenere Paestum oggi identificabile solo attraverso i templi e la tomba del Tuffatore. Non vorremmo ripetere alcuni gravi errori dell’otto-novecento privilegiando, nella politica di conservazione e di tutela, solo ed esclusivamente l’area archeologica. Perché questo tipo di riduttiva strategia ha prodotto, nel secolo scorso, danni ormai irreparabili quali, ad esempio, abitazioni a ridosso delle mura, la fabbrica Cirio, la costruzione di un ristorante, in origine biglietteria, tra le rovine, la costruzione del museo in area archeologica e si potrebbe continuare all’infinito ritenendo, appunto, che le uniche cose da salvaguardare fossero i tre templi e tuttalpiù gli immediati dintorni. Provvidenziale fu dunque la legge Umberto Zanotti Bianco (’57) che preservava, come è noto, il paesaggio archeologico almeno ad 1 km. dalle mura, ma non fu sufficiente tuttavia a salvaguardare il centro storico di Capaccio, di Monticelli, Capaccio Vecchia, Gromola, la pineta, la zona mare dalle insidie del degrado e della speculazione. A quei tempi, per altro, non esistevano nemmeno le B.A.A.A.S. anche se oggi, pur esistendo, nessuno, in questi luoghi, ne ha avvertito la presenza. Né tantomeno esisteva una coscienza multidisciplinare più estesa del concetto di Bene Culturale. Voglio dire: oggi è giusto scandalizzarsi per due o tre baracche (abusive) in prossimità dei templi, ma è cieco e riduttivo incentrare lo scandalo mediatico-giornalistico solo su questo punto. Perché il problema di tutela e di cultura di Capaccio-Paestum (appunto: di Capaccio-Paestum, non solo di Paestum) investe tutto il territorio che presenta altre situazioni di degrado di non facili soluzioni oscurate dall’eco dei templi e di palazzo Lebano. Manca un progetto che tuteli e promuova la conservazione e la salvaguardia, prima che sia troppo tardi, del centro storico di Capaccio, di Monticelli, di Capaccio Vecchia e della sua archeologia medievale, dei sentieri di montagna con abbeveratoi per animali, del paesaggio rurale della piana, della pineta, del mare, dell’archeologia industriale (i frantoi, l’ex acquedotto di Capaccio capoluogo, gli ex mulini di Capodifiume, l’architettura contadina delle masserie, dei pozzi, delle antiche stalle, di ciò che è rimasto di villa Ricciardi e così via). Non è uno scandalo che per il Santuario della Madonna del Granato (scandalo nello scandalo il suo restauro dozzinale, la sua pavimentazione interna ed esterna, il portone d’ingresso, il cemento ovunque), nel suo progetto di recupero non è stato previsto un Antiquarium per conservare i materiali di scavo condotti dal centro di archeologia medievale dell’Università di Salerno (e di quella polacca) negli anni settanta? E dove, di grazia, sono ora conservati, se non visibili a Capaccio Vecchia, quei materiali? Non è forse uno scandalo che Paestum non abbia più una stazione ferroviaria degna di questo luogo, un bar, un’edicola, un passaggio pedonale e di biciclette che colleghi gli abitanti di Ponte Marmoreo con il centro della città? Eppure, in questa stazione, che di notte è un fantasma, arrivavano, partivano, si ristoravano Umberto Zanotti Bianco, Paola Montuoro, Giuseppe Ungaretti, Amedeo Maiuri, Albert Camus, Rocco Scotellaro e tanti altri. Altro scandalo ignorato ma egualmente degno di attenzione mediatico-giornalistica mi sembra il progetto di strada laterale all’ex passaggio a livello di Paestum in direzione del Cafasso. In prossimità del fiume Solofrone e del Ponte di Ferro, in via Marmoreo, esiste già una strada, di proprietà comunale, che collega la zona di svincolo del Cafasso con la strada della stazione. Questa strada tra i campi, che fiancheggia il fiume, il cui allargamento e riassestamento costerebbe la metà della metà (se non ancora di meno) della realizzazione dell’attuale progetto, presenta, ai propri lati, un paesaggio rurale e di colture di straordinaria bellezza e consente una preziosa lettura della toponomastica agricola e delle montagne circostanti su cui domina e vigila il Santuario. Il paesaggio rurale è un bene culturale di inestimabile valore e rappresenta un patrimonio collettivo altrettanto importante quanto quello archeologico. E’ da auspicare, per l’avvenire, un maggiore impulso al binomio coltura-cultura, con meno anticrittogamici e meno premi Charlot, senza peraltro immaginare faraonici lungomare e ulteriori megagalattici alberghi in prossimità del mare. In fondo, la vocazione degli abitanti del luogo è di natura agreste, non palazzinara. E’ dal 1970 che propongo un Archivio/ laboratorio della memoria del territorio. Esiste anche una delibera del Comune di Capaccio (n.803) che ne sanciva la costituzione. Quale sede dell’Archivio si parlava della palazzina Lebano. Nel constatare, successivamente, l’appetito che essa suscitava, forse perché accanto ai templi?, ho dirottato la mia richiesta di sede, qualche anno fa, sulla stazione ferroviaria. In breve il progetto prevede: Casello 21, laboratorio di incisione e di ceramica. Ex ristorante, documenti, stampe, biblioteca, spazio espositivo, laboratorio informatico-fotografico, opere di artisti moderni, cinquanta tra le mie opere più significative. Locali della stazione, foresteria-soggiorno per artisti. Prendo atto della buona volontà e della disponibilità del sindaco e della amministrazione rispetto alla questione stazione. Ma ora il sindaco deve compiere un ulteriore sforzo: passare dalle buone intenzioni ai fatti e siglare per iscritto un accordo. Da parte mia, non solo per quindici giorni d’estate, sono pronto a mantenere i miei impegni. Nell’interesse di Capaccio Paestum e senza bende agli occhi sarei felicissimo se palazzo Lebano venisse affidato al museo di Materiali Minimi. Ma per favore basta con la storia di Pomodoro perché è un falso problema. Se è vero che al Museo Archeologico di Paestum hanno esposto umanità varie (e mi fermo qui…), figurarsi se non avesse potuto esporre anche Pomodoro. Bastava chiederlo. Anziché alla Torre e sulle mura, Pomodoro avrebbe potuto esporre nel museo, che forse sarebbe stato anche meglio. La storia della cacciata dalla Torre ha stufato un po’ tutti. D’accordo, è una pessima idea e di cattivo gusto quella della Soprintendenza di come utilizzare la Torre ed è un’idea inutile e costosa. Sarebbe stato meglio se la Torre fosse stata affidata ancora in gestione a Materiali Minimi. E perché no? All’Archivio/laboratorio, che comunque esiste dal 1970. Purtroppo è di proprietà della Soprintendenza. Amen. Credo che il Comitato Cittadino debba parlare e scrivere d’altro e voltare pagina, altrimenti è inutile che esista. In questa ottica, in collaborazione con Italia Nostra, in occasione dei cinquant’anni dalla sua fondazione, è in programma, a cura dell’Archivio/laboratorio, per giugno 2005, un grande convegno su Umberto Zanotti Bianco (e Mario Napoli) al quale parteciperanno studiosi di altissimo livello. In cui, senza pregiudizi di alcun genere, si potranno approfondire tutti i temi e gli aspetti, non uno solo, del territorio. Dopo le fatiche e le indigestioni delle regionali, mi piacerebbe se al convegno partecipassero anche gli aderenti all’ulivo, ai tulipani, alle margherite, ai melograni, ai ciclamini, senza barriere, perché mi sembra che sui temi della cultura non abbiano mai avuto il tempo di pensare, salvo che alla vigilia di ogni elezione nella elencazione dei programmi di intenti. Sergio Vecchio IL TORRENTE COSA È STRARIPATO “Anche le formiche s’incazzano” è il titolo di un fortunato libro che è andato a ruba tra giovani e meno giovani qualche anno fa. Da noi si diceva e forse di dice ancora: “anche le pulci hanno la tosse”. Queste due citazioni mi sono venute alla mente quando, in uno di questi giorni uggiosi, ho intravisto, dal finestrino dell’auto, il fiume Cosa che era straripato! Con le sue acque colorate dal terriccio marrone aveva coperto i verdi prati che lo costeggiano.Poi ho considerato che quel rivolo d’acqua non era stato sempre così indifferente agli uomini e alla donne della contrada di Fonte. Sì. Perché è proprio nel territorio di Roccadaspide che nasce e muore il Torrente Cosa.Nei tempi an- dati era certamente più vissuto. Immagino già i rampolli delle famiglie D’Angelo, Miano, Scovotti, Brenca, Galardi (sicuramente ne dimentico qualcuno) che lo percorrevano in cerca di refrigerio nelle calde e afose giornate estive. Ricordo anche di aver letto che il più giovane della famiglia Pingaro vi portava ad abbeverare i maiali (inizio novecento), prima di imbarcarsi sul piroscafo che lo portò nel nuovo mondo (lo racconta nel suo libro di memorie “L’immigrante sconosciuto”).Immagino anche le tante storie d’amore che vi sono fiorite, come anche la tragedia ricordata sempre dal Pingaro, di una mamma che, seduta sulla sua riva, aspettava l’impossibile ricom- parsa della sua bambina morta lì accidentalmente.Insomma, il Cosa con il suo straripamento ci ha dato l’occasione per farci accorgere che esiste. Puntare lo sguardo su qualcosa che, per quanto piccola, fa parte del mondo che ci circonda e con cui entriamo in contatto quotidianamente deve essere un’esercitazione più frequente per tutti noi. Potrebbe essere l’occasione per notare il rivolo, in cui il Cosa si trasforma in estate. La sua acqua potrebbe essere un ottimo termometro per misurare il grado di attenzione che abbiamo nei confronti di un territorio che ci ospita. Bartolo Scandizzo 14 CULTURA N.7 ❚ 4 marzo 2005 A transito di giorno Nuova opera poetica di Giuseppe Liuccio Molti critici affermano che la poesia è una indiscutibile interpretazione della vita di tutti i giorni. L’affermazione sembra intonarsi perfettamente alla poesia di Giuseppe Liuccio, che, nel suo ultimo libro “A transito di giorno”, rappresenta una vita vissuta e toccata dalla immaginazione, due entità che in lui convivono con una costruzione unitaria di eventi, incontri, emozioni. La poesia di Liuccio ha bisogno di tempi lunghi ed è evidente che la parola nasce da aggregazioni vere elaborate da una fervida immaginazione. Mi piace sottolineare la varietà del verso che si apre a ventaglio negli anfratti più segreti e che si spinge verso fonti diverse senza mai perdere il senso della misura. A volte si ha l’impressione che la grande sensibilità di Liuccio si acquieti all’ultima spiaggia. Nei suoi versi si trovano tutti quegli elementi autonomi e costruttivi che fanno da contrappunto ai temi affrontati con straordinaria consapevolezza emotiva. In quest’ultimo libro le emozioni, i trasalimenti vanno e vengono in due diverse dimensioni, entrambe legate ai luoghi che s’incarnano e, allo stesso tempo, si disfanno. Proprio perché non c’è una via di mezzo, l’esigenza profonda, ostinata è quella di credere che le cose debbano durare per sempre. L’incanto e la suggestione che suggeriscono i versi di Giuseppe Liuccio conquistano il lettore, che si ritrova immerso in un’atmosfera vibrante di pulsazioni dei sensi e dell’anima. Liuccio è autore consapevole dei propri mezzi e non ricorre a soluzioni ambigue per adattare il proprio tono e ridare verginità alla parola. L’acutezza delle riflessioni, la misura di una vita vissuta intensa- mente fanno parte del plurimo messaggio di amore e morte dispiegato in metafore sublimate, che si traducono in un raffinato intreccio di parole con un forte vigore espressivo, continuamente evocato in modo da offrire al lettore tutto l’incanto del quotidiano. Ed è in questo potere di suggestione, nella capacità di tradurre i fatti di ogni giorno in una compatta filigrana, che risiede l’originalità della poesia di Liuccio che, in modo inequivocabile, rappresenta la vera essenza del suo mondo poetico. Mi chiedo spesso che cosa sia la poesia e la risposta è sempre la stessa. La poesia è materia impalpabile che non potrà mai essere rinchiusa in un tracciato circondato da blocchi di marmo. La poesia nasce da emozioni diverse per arrivare ad un progetto che propone ricordi e conferme, come l’ansia dell’esistere e lo stimolo per il recupero della memoria. L’incontro di Liuccio con Alfonso Gatto e, Salvatore Quasimodo rappresenta la punta più alta della sua poesia che assume sempre un carattere umano. La sua voce si affina, l’ispirazione è diversa, la composizione decisamente più lirica. Il che spiega i temi dove desiderio, amore, abbandono, nostalgia si abbracciano e si fondono in un unico canto. GabriellaSobrino Ad Alfonso Gatto per nostalgia d’amore Vorrei parlarti ancora, come allora, nei vicoli che s’aprono alla luna nella sera d’ Amalfi a primavera. Ma sono solo a sillabare amore per storie di dogi e di mercanti di caravelle ardite a mare aperto a conquista di porti all’oriente, di cardinali a sogni di tiara, di regine sgozzate a letti caldi di cedimenti a vedovi furori. Ma la lanterna non rifrange acceso l’occhio di cielo tuo a curiosare tra cancellate a fuga di giardini ed il viola tenero a siglare r ceramiche nel bianco delle case. Giuseppe Liuccio Eboli: fecondazione assistita, la Chiesa, i referendum e la Gioventù Francescana Dopo un estate all’insegna della raccolta firme, la Corte Costituzionale ha detto sì a quattro quesiti referendari sulla fecondazione in vitro. Il quinto, che auspicava la completa abrogazione della legge 40/2002 è stato respinto (e c’è chi vede una scelta politica dietro questa scelta). Ma la polemica infiamma. Ad Eboli c’è confusione fra la gente soprattutto a causa di diverse linee guida, opposte fra loro, manco a dirlo. Da una parte la Chiesa, (“i cattolici non hanno chiesto questo referendum” dice il Cardinale Angelo Scola), dall’altra i partiti politici. In pratica, la prossima primavera, votando sì su tutte le schede, si abrogheranno le limitazioni della norma dello scorso anno. Saranno abolite le restrizioni alla ricerca scientifica sugli embrioni, il limite massimo di tre embrioni da trasferire nell’utero e il divieto di congelarli, l’uguaglianza a pari diritti tra embrione e individuo e il divieto di produrre un embrione con seme estraneo alla coppia. E mentre c’è chi spera in un accordo parlamentare che modifichi la legge facendo decadere i referendum, c’è chi punta sull’astensione. I giovani sono combattuti. Lucia, diciottenne ebolitana spiega di “ non avere le idee affatto chiare. So che la chiesa è contraria all’abrogazione della legge, mentre le mie figure politiche di riferimento non lo sono. Io, come donna non mi sento di rinunciare alla possibilità della procreazione assistita ma non sono contraria all’equiparazione tra embrione ed individuo”. Da parte loro, i giovani france- Trovare Paestum su internet Tutti cercano la vetrina sulla rete In occasione del convegno “la promozione dell’offerta turistica integrata attraverso INTERNET ed il D.M.S. (Destination Marketing System)” tenutosi durante la Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, sono stati presentati i risultati di una ricerca volta a comprendere il grado di penetrazione delle imprese turistiche di Capaccio-Pæstum nel world wide web. L’analisi, volta a comprendere il comportamento in Internet delle 120 imprese turistico ricettive, è stata effettuata attraverso un’attenta navigazione nel web e l’uso del materiale pubblicitario reperito presso i normali punti informativi del Comune di Capaccio. Si è verificato come circa il 70% delle imprese in oggetto possegga un sito internet con dominio proprio oppure una scheda registrata in portali specifici, eppure solo 40 siti sono facilmente accessibili da un ipotetico utente, che non possedendo l’indirizzo internet esatto della struttura, voglia effettuare una ricerca attraverso i motori di Google e Virgilio, oppure utilizzando come punto di partenza i più grandi portali specializzati in alberghi, campeggi ed agriturismi. Sono stati riscontrati alcuni casi eclatanti, cioè di strutture importanti di cui non è stato possibile raggiungere il sito ufficiale neanche inserendo nei motori di ricerca l’esatta denominazione seguita dalla via e dalla località. Alle 40 strutture raggiunte, immedesimandosi in un turista alla ricerca della migliore offerta per soggiornare a CapaccioPæstum nel mese di giugno, è stata inviata una e-mail di richiesta preventivo. Il tasso di risposta è stato sorprendente in quanto si sono ottenute solo 14 risposte, di cui 8 pervenute entro il giorno successivo a quello della richiesta, ed altre 6 entro i sette giorni seguenti. Le strutture agrituristiche sono quelle meglio rintracciabili nel web, infatti sono quasi tutte facilmente accessibili attraverso portali e motori di ricerca. In conclusione la ricerca ha evidenziato come le imprese turistico-ricettive, ritengano indispensabile possedere una vetrina in internet, anche se spesso l’investimento non è supportato da valide competenze, come dimostrano i siti che pur esistendo sono di scarsa raggiungibilità da parte di chi non conosce già la struttura e l’indirizzo del sito. Il tasso di risposta seppure pari al 35% è ancora molto basso, poiché nel settore turistico l’elevata competitività anche tra mercati molto distanti tra loro è la norma, ed un buon operatore di marketing sa di dovere porre in atto tutte le migliori strategie per suscitare l’interesse del potenziale turista che in maniera volontaria prende contatto con la struttura. Barbara Guerra FESTA DELLA DONNA Per eventuali informazioni o prenotazioni rivolgersi al "Ristorante Hermanos" Tel 0828 870003 scani (GiFRA) di Eboli e dintorni affermano di “difendere la vita in ogni suo ambito, dal concepimento alla morte naturale. Di conseguenza siamo contrari ai quesiti dei referendum e quindi anche all’abrogazione della legge. Ovviamente difendiamo anche la libertà di coscienza e scelta delle persone che possono decidere di andare a votare o astenersi.” La prossima primavera, caso mai dovesse mancare il quorum del 50%, infatti, la votazione sarà nulla. Raffaella Rosaria Ferrè LA SETTIMANA 4 marzo 2005 ❚ Gli itinerari del gusto a cura di Diodato Buonora [email protected] La “vera” mozzarella di vacca al Caseificio Capodifiume Molti (spesso a torto) pensano che i caseifici che producono mozzarella con latte di bufala, per aumentare i propri affari, immettano nei loro prodotti del latte di mucca. Sicuramente, non si potrà dire la stessa cosa di un’azienda casearia che è specializzata in formaggi ottenuti con latte vaccino. Effettivamente, pochi sanno che nel Comune di Capaccio, rinomato per la mozzarella di bufala, si possa trovare anche quella buona prodotta con il latte di mucca. Per assaggiarla è sufficiente raggiungere il Caseificio Capodifiume: prendere la strada che da Capaccio Scalo porta verso l’interno e dopo circa 2 km, alla fine del “Rettifilo”, sulla destra, è ben visibile l’insegna del nostro “itinerario” del gusto. All’interno troverete un banco con un’invitante esposizione. A ricevere i clienti la signora Elena (moglie di Angelo Mauro, titolare dell’azienda) che insieme a suo cognato Alessandro (i tre insieme nella foto) offrono tanto garbo e gentilezza, cose rare, che fanno sempre piacere. Noi, abbiamo fatto un’interessante chiacchierata con Angelo, il titolare dell’“Azienda Agricola Biologica Mauro” e del caseificio. Ci racconta, che per ben 27 anni ha fornito il “suo” latte ad una famosa azienda che lo commercializzava come “Alta qualità” (latte intero classificato di qualità superiore, secondo leggi molto severe, rispetto ad un latte fresco intero tradizionale), poi, resosi conto che il prezzo di vendita, invece di aumentare, diminuiva continuamente, vanificando i suoi sforzi, nel mese di luglio del 1998 decise di iniziare a produrre mozzarella ed altri formaggi unicamente con il latte prodotto dalle sue mucche. L’azienda Mauro è certificata biologica da “Bioagricert” (il primo Organismo Tecnico di controllo e di Certificazione delle produzioni agro-alimentari), infatti, le mucche vengono allevate con foraggi provenienti dall’azienda stessa, che sono stati coltivati secondo i severi metodi di agricoltura biologica. Angelo ci tiene a precisare che, due volte a settimana, le sue mucche vengono controllate da veterinari specializzati in omeopatia (dall’equipe del dottor Michele Maglio) e, laddove se ne presentasse la necessità, i capi verrebbero curati con somministrazione di sostanze assolutamente naturali senza nessun uso di antibiotici. Oggi, l’azienda è una bella realtà dove lavorano 7 persone (2 in azienda e 5 nel caseificio, tra cui il bravo casaro Antonio Romano). Possiede 220 capi di bestiame, di cui in questo momento 80 sono in lattazione e producono quotidianamente 12 q.li di latte che danno circa 170 kg di prodotti caseari. In un prossimo futuro, è intenzione di Angelo di commercializzare anche la sua carne bovina e siamo sicuri, conoscendo la serietà, che anche quest’operazione sarà un successo. Tornando al presente, abbiamo avuto modo di degustare alcuni prodotti come la mozzarella (mozzata a mano, diversa e più leggera di quella di bufala ma ugualmente buona), la toma (ottimo formaggio da tavola a pasta cruda che richiede una maturazione da 40 giorni a 2/3 mesi; squisito anche nella versione arricchita con peperoncino) e il caciocavallo (considerato la specialità del caseificio, è un tipo di formaggio conosciuto in molte zone della Campania). Altri prodotti: fiordilatte, ricotta fresca e salata, scamorza, rotolo, burrino, bocconcini, treccine e fiordilatte con mortella. Volete gustare la “vera” mozzarella di vacca? Al Caseificio Capodifiume vi aspettano… Recapito: Caseificio Capodifiume, Az. Agr. Biologica Mauro, Via S. Pertini 396, 84040 Capaccio-Paestum (SA). Tel. 0828.725682. Fax 0828.730339. Sito web: www.capodifiume.it - e.mail: [email protected] La ricetta della settimana Parmigiana di carciofi Ingredienti per 4 persone: g 200 mozzarella di vacca – 1 kg pomodori pelati - 100 g prosciutto crudo o cotto - 1 dl olio extravergine d’oliva – 100 g formaggio grattugiato - 3 uova – 6 carciofi nostrani - basilico – farina. Procedimento: togliere ai carciofi le foglie esterne, il torsolo e la punta. Affettarli per il lungo, lavarli e asciugarli. Passarli nella farina e farli appena rosolare in olio bollente. Preparare da parte un sugo semplice con olio, pomodori e basilico. In un tegame disporre strati alternati di sugo e di carciofi, prosciutto, mozzarella di vacca e formaggio grattugiato. Infornare a temperatura moderata facendo cuocere per venti minuti circa. Vino consigliato: Paistom, rosato prodotto da “I Vini del Cavaliere”, Az. Cuomo di Capaccio-Paestum. Carmine Urti ricorda sua moglie Sembra solo ieri, ma è già oggi. Il tuo ricordo non sarà mai domani. Il tuo pensiero era per tutti, Il tuo ultimo pensiero è stato per noi. Non ti risprmiavi per nessuno, anche quando non potevi ... Niente ti pesava ... Niente ci pesava. Non volevi molto, ma ci hai dato tanto. Meritavi di più perché hai solo dato. Noi non ci rassegneremo facilmente: Ad ogni nostro passo aleggia la tua ombra. Quasi non ti si vedeva, ma la tua assenza si nota, eri risevata anche nella sua malattia. Avremmo voluto darti di più. Più di quello che nel nostro piccolo ti abbiamo dato, ma tu ci hai ........ Non ti dimenticheremo facilmente! AAA LAVORO OFFRESI Affermata impresa di pulizie seleziona personale con buone capacità organizzative e gestionali ed una discreta esperienza lavorativa.Per imformazioni telefonare allo 0974 821043. AAA LAVORO OFFRESI Prossima apertura nuovo ufficio società di intermediazione commerciale selezione ambosessi max 40 enni. Compensi a partire da 500 euro con contratto collaborazione iniziale. Telefono 0974 4010 ore ufficio. 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