Evgeny Morozov - Codice Edizioni
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Evgeny Morozov - Codice Edizioni
Contro Steve Jobs Evgeny Morozov La filosofia dell’uomo di marketing più abile del XXI secolo Traduzione di Massimo Durante Contro Steve Jobs.indd 1 17/04/12 17.16 Contro Steve Jobs.indd 4 17/04/12 17.16 Contro Steve Jobs.indd 5 #1 17/04/12 17.16 Contro Steve Jobs.indd 7 N el 2010 “Der Spiegel” ha pubblicato un profilo di Steve Jobs, a quell’epoca ancora al timone di Apple, che trasuda entusiasmo da ogni riga. In Germania (ma non solo) i prodotti creati a Cupertino sono oggetto di un vero e proprio culto, i cui officianti sono soprattutto i giovani bohèmiens. L’amore di questo paese per la “mela morsicata” è d’altronde ben rappresentato dal sottotitolo che il Museo di Arti e Mestieri di Amburgo ha voluto dare a Stylelectrical, la mostra che è anche una consacrazione ufficiale dei prodotti Apple: L’elettrodesign che ha fatto storia. Jobs e Jonathan Ive, lo straordinario responsabile del design Apple, hanno sempre riconosciuto il loro debito nei confronti della Braun, la (ex) potente società tedesca produttrice di radio, registratori e macchine per il caffè. La somiglianza tra la produzione della Braun degli 17/04/12 17.16 Contro Steve Jobs.indd 8 Evgeny Morozov anni sessanta e quella della Apple è a dir poco singolare: non è difficile trovare online video che le mettono a confronto. Insomma, pare che ci sia voluto uno studente siriano-americano con la passione della calligrafia, che ha abbandonato il college e si è autoproclamato devoto dell’India, del Giappone e del buddhismo, per far sì che il mondo potesse apprezzare le virtù del solido e minimale design tedesco. (Dal canto suo la Braun non è stata altrettanto fortunata: nel 1967 è stata acquisita dal gruppo Gillette, e ha finito per fabbricare spazzolini da denti.) Il pezzo pubblicato su “Der Spiegel” non ci ha fatto capire molto della personalità di Jobs, ma è rilevante per due motivi: 1) il titolo (Il filosofo del XXI secolo); 2) le scarse argomentazioni portate a sostegno di tale sorprendente affermazione. Evidentemente la natura filosofica del Jobspensiero non aveva bisogno di alcuna spiegazione. È difficile infatti ricordare un altro amministratore delegato altrettanto famoso che 8 17/04/12 17.16 Contro Steve Jobs.indd 9 Contro Steve Jobs abbia ricevuto un simile riconoscimento, per di più da una rivista tedesca che in passato ha ospitato nelle sue pagine nientemeno che Martin Heidegger. La domanda a questo punto sorge spontanea: +¼bÇbF´f´¼8¼Áo´n O|b|8Ob±O8¼YO8F8±b YO|b|88O|b´ Ob±O8¼Y¼b±±b¼8±V oppure è stato un genio Yb8± b¼tV capace di trasformare una normale azienda produttrice di computer nell’oggetto di una vera e propria venerazione, mentre era indaffarato a regolare i conti con il passato e a nutrire il suo gigantesco ego? Nell’immaginario collettivo Jobs rientra a pieno titolo nella cerchia degli imprenditori-inno9 17/04/12 17.16 Contro Steve Jobs.indd 10 Evgeny Morozov vatori, una specie di reincarnazione di Henry Ford e Thomas Edison. Non stupisce quindi che vi siano poche tracce del Jobs filosofo nella biografia scritta da Walter Isaacson: un libro fondamentale, che a dispetto dei suoi limiti è candidato a trasmettere l’immagine di Jobs alle generazioni future. Mentre ci si avvicina alla fine di questo imponente libro, non si può però fare a meno di domandarsi di che cosa abbiano discusso Isaacson e Jobs nelle loro passeggiate per le strade di Palo Alto. Abbondano i piccoli aneddoti, va bene; ma non c’erano grandi temi da affrontare? Cosa ne è stato Yb+¼bÇbF´ pensatore? Il fatto che tutti i libri dedicati di recente a Steve Jobs dicano così poco del suo profilo intellettuale è di per sé stupefacente, dato che l’osservazione e l’analisi della Apple sono or10 17/04/12 17.16 Contro Steve Jobs.indd 11 Contro Steve Jobs mai diventate un business: esiste infatti una domanda inesauribile, prontamente soddisfatta, di libri e di articoli sull’azienda di Cupertino. I blog che seguono quello che succede in casa Apple traboccano di voci e notizie più o meno incontrollate. Dal momento della sua fondazione, ma soprattutto negli ultimi dieci anni, durante i quali la glorificazione ha raggiunto il suo culmine, la Apple è stata oggetto di una costante attenzione che in genere viene riservata ai presidenti. Attenzione che a Jobs non dispiaceva affatto, a patto però che rispondesse alle sue aspettative. Per questo ha fatto di tutto per gestire la copertura mediatica sulla Apple, come chiamare giornalisti che si occupano di tecnologia per persuaderli a scrivere ciò che voleva che il mondo venisse a sapere. Non soltanto Jobs ha costruito una sorta di culto intorno alla propria società, ma ha fatto anche in modo di disporre di propri canali di stampa: per esempio i generosi finanziamenti di Cupertino hanno permesso a “Macworld”, la prima rivista consacrata al mondo Apple, di esistere, e in definitiva di creare un nuovo genere. 11 17/04/12 17.16 Contro Steve Jobs.indd 12 Evgeny Morozov Come i suoi biografi ci hanno ripetuto fino allo sfinimento, Jobs non era una persona particolarmente gentile, e nemmeno ci teneva a esserlo. Il più diplomatico dei sostenitori di Apple avrebbe potuto dire che Steve Jobs, convinto vegetariano e agguerrito buddhista, conduceva una vita fatta di paradossi. Senza tanta diplomazia potremmo invece dire che era un opportunista senza scrupoli: un brillante ma instancabile camaleonte. Per Jobs la coerenza era soltanto lo spauracchio delle piccole menti – vedeva piccole menti ovunque volgesse lo sguardo… – e faceva del suo meglio per tradurre nella sua vita la massima di Ralph Waldo Emerson, “una stupida coerenza è l’ossessione delle piccole menti”. Fece issare una bandiera pirata in cima al centro sviluppo Macintosh al campus Apple, nel 1983, dicendo che «è meglio essere un pirata che arruolarsi in marina», per condannare poi, qualche decennio più tardi, la pirateria di internet in quanto furto. Si lamentò del fatto che Obama non avesse voluto ricevere i suoi preziosi consigli strategici, per fare invece affida12 17/04/12 17.16 Contro Steve Jobs.indd 13 Contro Steve Jobs mento solo su Thomas Friedman, il pensatore a cui chiunque sia a corto di argomenti ricorre in extremis ( Jobs incluso). Ha cantato le lodi della calligrafia, per contribuire poi a distruggere la penna come strumento di scrittura. Ha ricordato più volte le virtù della contemplazione e della meditazione, facendo allo stesso tempo tutto il possibile per ridurre i tempi necessari ad avviare un computer (sorge a questo punto spontanea un’altra domanda: ma se sei un buddhista, che fretta hai?). Ha tentato di liberare gli utenti dalla “schiavitù” delle grandi compagnie come l’Ibm, per poi stringere accordi con loro e dichiarare di voler fare affari soltanto con la corporate America. Da vero amante della semplicità con tendenze ascetiche, una volta chiese al consiglio di amministrazione di fornirgli un jet personale per portare la propria famiglia alle Hawaii. Disse anche di non aver fatto tutto questo per i soldi, e di aver chiesto uno stipendio di appena un dollaro, ma in compenso finì nei guai con la Securities and Exchange Commission, la Consob americana, per avere retrodatato le proprie 13 17/04/12 17.16 Contro Steve Jobs.indd 14 Evgeny Morozov stock options, con una manovra che gli fruttò svariati milioni di dollari. Cercò di convincere la propria fidanzata quanto fosse importante evitare l’attaccamento agli oggetti materiali, per poi mettere in piedi una società che sarebbe diventata il simbolo per eccellenza del feticismo digitale. Pur avendo preso in considerazione l’ipotesi di andare in un monastero in Giappone, confessò che se non fosse stato per i computer sarebbe andato a Parigi (città non propriamente monastica) a fare il poeta. È vera la storia del monastero? Ormai conosciamo molto bene i numerosi aneddoti che parlano della ricerca della spiritualità di Jobs, e a prima vista la risposta a questa domanda potrebbe essere affermativa. La storia della sua giovinezza – il pellegrinaggio in India, il tempo trascorso in una comune agricola, la fascinazione per la terapia dell’urlo primario di Arthur Janov – suggerisce che il suo interesse per la spiritualità fosse qualcosa di più di una moda passeggera. Ma, appunto, quanto è durato esattamente? Il Jobs più maturo, il capitano d’industria, era 14 17/04/12 17.16 Contro Steve Jobs.indd 15 Contro Steve Jobs preso dalla spiritualità tanto quanto lo era stato il giovane Jobs? Anche da adulto Jobs ha avuto un buon motivo per offrire di sé l’immagine della persona profondamente spirituale. In America il buddhismo è più di una religione: è un brand che vende molto, e non soltanto in California, a giudicare dall’interminabile serie di libri che contengono nel loro titolo “Lo zen e l’arte di…” e che abbracciano attività così diverse come la cura della motocicletta, la scrittura, la corsa, il poker, i vampiri. La Apple sarebbe stata stupida a non approfittare della mitologia legata ai primi anni del suo fondatore, a prescindere da ciò che egli da adulto davvero pensasse del buddhismo e della spiritualità. Già nel 1985 Jobs aveva ammesso con un certo candore che il suo interesse in materia di spiritualità stava scemando. Alla domanda di un giornalista del “Newsweek” che gli chiese se avesse davvero accarezzato l’idea di entrare in un monastero giapponese, diede una risposta che avrebbe potuto essere di Ronald Reagan: «Sono contento di non averlo fatto. So che 15 17/04/12 17.16 Contro Steve Jobs.indd 16 Evgeny Morozov questo suona molto, molto scontato, ma sento di essere profondamente americano. Il destino del mondo oggi è nelle mani degli Stati Uniti. Voglio vivere qui la mia vita, dove sono nato, e dare per quanto posso il mio contributo». In un’altra intervista, concessa all’“Esquire”, ha affermato di non aver imboccato la strada del monastero in parte perché vedeva sempre meno differenze tra vivere in oriente e lavorare alla Apple: «Alla fine è la stessa cosa». Piuttosto discutibile. La competizione spietata nell’industria del computer, le pugnalate alle spalle nei consigli di amministrazione, le false promesse della pubblicità: sono tutte cose che la Apple conosce bene, e non sembrano molto “monastiche”. Per quanto Jobs abbia cercato di dare un significato alla sua scelta di “restare in America”, non ci sarebbe da stupirsi se la patina di spiritualità orientale fosse qualcosa che il consumato e abile venditore ha conservato per ragioni squisitamente pragmatiche. L’impegno di Jobs in politica è sempre stato piuttosto marginale: così marginale che, ad ec16 17/04/12 17.16 Contro Steve Jobs.indd 17 Contro Steve Jobs cezione del suo tentativo di spiegare a Barack Obama come rimettere a posto gli Stati Uniti, nel libro di Isaacson la politica fa un’apparizione molto fugace. Jobs non ha mai avuto alcun timore reverenziale nei confronti dei politici: c’è chi l’ha visto tentare di vendere un computer al re di Spagna durante un party, o chiedere a Bill Clinton di aiutarlo a convincere Tom Hanks a fare qualcosa insieme (Clinton ha declinato la richiesta). Quando fu cacciato dalla Apple, Jobs cullò l’idea di candidarsi, ma molto probabilmente fu scoraggiato dall’idea di tutti i compromessi che la politica richiede. «Bisogna davvero passare attraverso tutta quella merda per diventare governatore?» si dice abbia chiesto al proprio consulente. In un’intervista al “Business Week”, nel 1984 ammise di non avere mire politiche: «Non sono interessato ai partiti, ma alla gente». Non politicizzato non è però l’espressione corretta per descrivere Steve Jobs. C’è un curioso passaggio in una sua intervista rilasciata nel 1996 a “Wired” in cui osserva: 17 17/04/12 17.16 Contro Steve Jobs.indd 18 Evgeny Morozov Quando sei giovane guardi la televisione e pensi: c’è una cospirazione, le reti cospirano tra loro per renderci più stupidi. Appena cresci un po’ capisci che non è vero. I network non fanno altro che dare alle persone esattamente ciò che vogliono. Se ci pensi, è ancora più deprimente. L’idea della cospirazione è ottimistica, perché in quel caso con quei bastardi potresti prendertela! Potresti sperare in una rivoluzione! Ma le reti sono davvero in affari per dare alle persone quello che vogliono. È la verità. In queste parole c’è traccia di disprezzo, perfino di misantropia, nonché la visione del mondo tipica del venditore. Il cambiamento come categoria di pensiero non sembrava far parte dell’universo di Steve Jobs, sebbene fosse sempre alle prese con il tentativo di migliorare i suoi prodotti. L’idea che vi potesse essere un’organizzazione politica e istituzionale totalmente differente, e che questa potesse dare luogo a una televisione migliore, di cui la popolazione avrebbe potuto godere e che avrebbe potuto svolgere un importante ruolo civile nell’ambito del discorso pubblico, non lo sfiorò mai. Se solo 18 17/04/12 17.16 Contro Steve Jobs.indd 19 Contro Steve Jobs si fosse preoccupato di gettare uno sguardo al di là dell’Atlantico, avrebbe scoperto che una televisione differente – la Bbc, per esempio, o la franco-tedesca Arte – era non solo possibile ma anche fattibile. Jobs affermava di avere tendenze liberal, ma decise di vivere in una specie di bolla intellettuale, il cui tratto caratteristico era decisamente “pre-politico”. In questa bolla erano ammessi solo due generi di persone: i produttori e i consumatori. Norme, leggi, istituzioni, politica: niente di tutto questo contava. Jobs è stato un rivoluzionario, sì, ma limitato; e mai un rivoluzionario così limitato ha innescato una rivoluzione di tale portata. 19 17/04/12 17.16