Notizie flash - Diocesi di Como

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Notizie flash - Diocesi di Como
della diocesi di como
Periodico Settimanale | Poste Italiane S.P.A. | Sped. In Abbonamento Postale |
D.L. 353/2003 (Conv. In L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1, Comma 1, Dcb Como
Anno XXXVI - 28 gennaio 2012 - € 1,20
Europa
6
Mondo
4
7
Como
15
Sondrio
Referendum:
la Croazia dice
“sì” all’Europa
Nelle Filippine
mezzo milione
di sfollati
Senza dimora:
il diritto
alla salute
Il respiro
che manca
alla Chiesa
cittadini croati hanno
Iall’adesione
dato il loro consenso
all’UE.
continuano
Ire ntanto
le indagini per trovagli assassini di padre
’ ambulatorio che
L
offre cure ai senza
tetto. 20 mila le presta-
ttenta riflessione
A
di mons. Saverio
Xeres a partire dal
L’ingresso nel 2013.
Fausto Tentorio.
zioni in un ventennio.
Concilio Vaticano II.
Editoriale
Se questo
è un uomo
di don Angelo Riva
C
ade venerdì 27 gennaio la giornata
della memoria, consacrata al
ricordo dell’Olocausto degli Ebrei
e della mano empia che appiccò il
fuoco. Un giorno per ricordare, perché un
popolo senza memoria brancola nel buio e
facilmente perde la strada. Chi ha visitato
Auschwitz o qualche altro lager della
follia hitleriana ne sa qualcosa. Conosce il
morso gelido che ti avvinghia quando vedi
il cumulo delle valigie con stampigliato
l’indirizzo del proprietario e la stella di
David; oppure la montagna di scarpe di
chi terminò la corsa sul binario morto
di Birkenau; o ancora le chiome fluenti
di teste rasate a zero e depredate di ogni
dignità, buone ormai per la rottamazione
negli stabilimenti chimici del Reich. E
tanto altro. Con, al termine della visita,
la voce roca della guida polacca che, nel
suo maldestro italiano infarcito di verbi
all’infinito, chiosava “noi qui ricordare,
perché l’uomo capace di fare tutto questo”.
La memoria della Shoah rievoca i fantasmi
e i mostri del Novecento, il secolo delle
ideologie atee e disumane che hanno
falciato ogni valore e sfigurato l’uomo,
riducendolo a poltiglia ed escremento di
una volontà di potenza idolatrica e fuori
controllo. E non c’è solo Auschwitz, ma
anche i gulag russi, Pol Pot, Srebrenica,
e fermiamoci con l’elenco. Se questo è un
uomo, titolava Primo Levi il suo racconto
dall’inferno del lager. Ma – domandiamo
– di quale uomo si dubita la dignità: di
quello con il pigiama a strisce e un numero
tatuato sul braccio o dell’aguzzino che
incrudelisce sul cadavere ambulante?
Ci sia però consentito un passo in avanti.
Nel trapasso del ‘900 tutti abbiamo brindato
al crollo di quelle ideologie folli, che Lyotard
chiamava “le grandi narrazioni” – per dire
della loro capacità diabolica di raccontare
da capo, stravolgendola, la realtà. Al levare
dei calici, però, una voce umile, quella di
papa Paolo VI (cfr. Octogesima adveniens n.
29), già avvertiva – ed eravamo nel 1971! –
del nuovo pericolo: che sulle macerie delle
ideologie andate in frantumi si installasse
non già la “civiltà dell’Amore”, bensì quella
del nulla: le verità tutte relative, i valori
trasmutati, gli ideali minimi, l’idolo novello
della libertà individuale. Al posto delle
“grandi”, ecco le “piccole” narrazioni: il
denaro, la tecnologia, la democrazia dei
diritti individuali. A promettere paradisi
sulla sabbia del nulla. Oggi che l’economia
è ingiusta e in crisi, la tecnologia ci sfugge
di mano, la democrazia trasforma il delitto
in diritto, ci rendiamo conto di quanto
profetica fu quella voce umile, divenuta
nel frattempo tonante con Giovanni Paolo
II, mansueta ma ferma in Benedetto XVI.
Le “piccole narrazioni” non hanno saputo
– e come potevano? – colmare il vuoto e
la desertificazione delle coscienze. Con
parole difficili qualcuno dice che oggi
stiamo vivendo la stagione del fallimento
dell’illuminismo post-ideologico. Più
semplicemente, la gente, disillusa,
torna a domandare senso, valori, verità,
educazione. In maniera forse confusa, ma
reale. E allora ben venga, subito a ruota del
giorno della memoria, la giornata della vita
della Chiesa italiana. Perché anche dopo il
crollo delle ideologie, la dignità dell’uomo è
tutt’altro che al sicuro.
Giornata della memoria. Per non dimenticare
LIBRETTO DELLE BENEDIZIONI
Sono in fase di preparazione i
libretti per la benedizione delle
famiglie che, quest’anno, si
arricchiranno anche con un piccolo
cartoncino ricordo. Il tema scelto è
quello dell’Incontro Mondiale delle
famiglie in programma a Milano dal
30 maggio al 3 giugno prossimi. È
già possibile effettuare le proprie
prenotazioni telefonando allo 031263533 presso la segreteria del
Settimanale, da lunedì a venerdì
dalle ore 9.00 alle ore 18.00.
Italia
5
La prolusione del cardinal
Angelo Bagnasco
Comunicazione
Alla ricerca della
credibilità perduta
9
Anniversari
14
Gli auguri a mons.
Lafranconi e mons. Coletti
Odescalchi
Le radici valtellinesi
del papa comasco
23
comunicare oggi: Foto
Siciliani-Gennari/SIR
29
2 Sabato, 28 gennaio 2012
Idee e opinioni
C
✎ L’opinione |
’
era una volta la
Medicina dei
bisogni. Rispondeva,
quando possibile,
alle nostre richieste di salute,
di sopravvivenza, o in via
alternativa, di limitazione del
danno e del dolore che la malattia
ci proponeva. Era caratterizzata,
tra le altre cose, da uno stretto
rapporto medico-paziente, che
costituiva una vera alleanza
contro il nemico, rappresentato
dalla malattia o dal male, fisico
o psichico che fosse. Ma un altro
elemento distintivo era il senso
del limite, da parte del medico
e del paziente. Limite inteso
non come punto di rinuncia a
curare, a conoscere, a migliorare
le nozioni in Medicina, ma limite
come confine dato dal tessuto
biologico e dal fattore tempo, al
quale sappiamo essere legata la
nostra esistenza su questa Terra.
Insomma la Medicina dei bisogni
era caratterizzata da una profonda
accettazione degli eventi, che non
faceva però rima con rinuncia a
curare e superare i confini delle
di Mario Guidotti
Dalla medicina dei bisogni
a quella dei desideri
conoscenze umane. Negli ultimi
decenni la scienza, forse anche
spinta da logiche commerciali
ed economiche, ci ha offerto
proposte mirabolanti, non molto
lontane dai celebri elisir di lunga
vita che ricordiamo nei film in
salsa western. E piano piano la
nostra società si è resa conto
di poter accedere ad una sorta
di Medicina dei desideri, dove
“comprare” in stile supermercato
una serie di prodotti insperati ed
in parte senza limiti. C’è di tutto,
basta guardarsi intorno. Esempi:
la pillola per fare sesso, la pillola
anticoncezionale dei mesi prima,
del giorno prima, del giorno dopo,
dei giorni dopo. E continuando:
pratiche abortive di vario
tipo, chimiche e meccaniche.
Procedure di fertilità di vario
genere, con rapporti, senza
rapporti, con rapporti in provetta,
con uno, due o illimitati embrioni,
tanto puoi in seguito scegliere
quanti e quali tenere. Tra le scelte
proposte: il sesso del nascituro,
il colore degli occhi, lo stato di
salute, e perché no: finiremo
per decidere anche il quoziente
intellettivo, i gusti, le attitudini in
vita? Una volta nati (se ci lasciano
nascere) potremo desiderare un
eventuale allungamento degli arti,
la forma del naso, la dimensione
del seno, dei fianchi, delle
labbra, dei glutei, dei pettorali,
e via falsificando. E perché no?
Udite, udite, se sei stanco di
essere uomo puoi diventare
donna e viceversa, oppure se
sei indeciso perché non essere
entrambi? In fondo bastano
20-30 interventi chirurgici e
qualche chilo di ormoni e voilà,
ecco il transessuale! Con medici
e chirurghi divenuti patetici
imitatori dell’opera divina.
Arriverà a casa una depliant
dei prodotti e delle prestazioni
disponibili? Cos’altro ci potrà
offrire? Vediamo. Sicuramente
dei prodotti ed interventi per non
più invecchiare. Ed ecco a voi
delle grottesche facce di gomma,
a metà tra il tragico ed il ridicolo,
che tanto ci ricordano i canotti
da mare, al posto di bellissimi visi
di anziani che portavano sulla
faccia i segni dell’esperienza e
del vissuto, insomma, della vita.
E come finale? Non penserete
per caso di morire? Non se ne
parla nemmeno. La Medicina dei
desideri ci proporrà sicuramente
qualche cellula staminale,
magari rubata a qualche inutile
embrione, che farà rigenerare
fegato, cervello, pelle, occhi, e
magari anche tutto l’organismo.
E poi ancora vedrete che ci sarà
qualche supermacchinario
in grado di respirare al nostro
posto, e poi degli ottimi pezzi di
ricambio: cuore, reni, polmoni,
e via quello che serve. Abbiamo
ovviamente esagerato, anche se
non tanto, per descrivere uno
scenario prossimo futuro dove il
denominatore comune sembra
essere diventato la perdita del
senso del limite, che era ben
presente invece in passato
pur senza essere mai stato un
vincolo alla ricerca, bensì il
limite etico che deve guidare
costantemente l’uomo nel suo
sforzo di miglioramento continuo,
ma che mai deve sconfinare in
una patetica imitazione o peggio
ancora sostituzione dell’opera di
Dio.
SPIGOLATURE | di Alberto Campoleoni
L’eccezione di Bruxelles
B
ruxelles capitale
però ricordare che si tratta di
Quasi la maggioranza
islamica d’Europa.
un’eccezione. La situazione nel
degli studenti della capitale resto del Belgio, infatti, è ben
Anche così, cercando
evidentemente il
diversa, come descrive ancora
belga segue i corsi
sensazionalismo, qualcuno
la ricerca del Crisp: nelle zone
di religione islamica
ha commentato i dati di una
fiamminghe l’81,8% dei liceali
recente indagine del “Centre
segue corsi di educazione
de recherche et d’information
cattolica, il 13,1% l’etica
socio-politiques” (Crisp) del Belgio, che evidenzia
laica e solo il 3,8% l’Islam. In quelle vallone
come nella sede delle istituzioni europee, ormai quasi
(francofone) il corso cattolico raggiunge il 52,8%,
la maggioranza degli studenti segue i corsi di religione
l’Islam l’8%. Nei licei si preferisce il corso laico
islamica. A seguire il corso di Islam a Bruxelles sarebbe, (64,2%), rispetto a cattolici (26,4%) e musulmani
infatti, il 43% nelle scuole primarie e il 41,4% nelle
(7,8%). Difficile entrare nel merito dei numeri, di
scuole secondarie. Al secondo posto verrebbe il corso
cui bisognerebbe avere con precisione modalità
di morale non religiosa, con il 27,9% di frequenza
di rilevazione e variabili. Però, facendo un
alle primarie e 37,2% alle superiori. L’insegnamento
confronto sommario con dati che potrebbero
cattolico invece coinvolge solo il 23,3% degli studenti
essere analoghi e riferiti al 2003, riportati dalla
nelle primarie e si riduce ulteriormente nei licei,
ricerca delle Chiese cattoliche d’Europa tra il
arrivando al 15,2%.
2006 e il 2007, a proposito del Belgio francofono
Cosa succede a Bruxelles? Anzitutto la città è da tempo
si scopre che allora tra infanzia e primaria
una delle più multietniche capitali europee, come
l’insegnamento religioso cattolico veniva scelto dal 48%
l’inglese Londra, o la svedese Malmoe. C’è chi nota che
degli allievi (dunque adesso sarebbero di più) e nei licei
ormai un cittadino su tre, a Bruxelles, è musulmano
dal 28% (per il Crisp ora sono meno). L’insegnamento
e il nome più diffuso è Mohamed. Questo fa capire,
islamico era al 10% tra infanzia e primaria e al 12%
forse, l’allarme che per esempio ha lanciato subito un
nei licei (dunque oggi sarebbe diminuito). La morale
eurodeputato leghista per evidenziare come i flussi
laica oggi è in crescita: nel 2003 era scelta dal 31% tra
migratori abbiano ormai trasformato profondamente
infanzia e primaria e dal 57% nei licei.
le caratteristiche socio-religiose della città, come ci
Il problema, dunque, non è tanto l’Islam, quanto
sia il rischio di una diffusione “a macchia d’olio” di
la secolarizzazione e forse anche una concezione
percentuali come quelle di Bruxelles e soprattutto
della religione “privata”, che forse ha contagiato più
come siano in pericolo natura e identità del Vecchio
le famiglie di tradizione cristiana e magari trattiene
Continente.
anche dall’insegnamento scolastico. Bisognerebbe,
Senza sottovalutare la situazione di Bruxelles, bisogna
però, addentrarsi in ragionamenti complessi per
cui non c’è spazio. Resta invece da rilevare come
l’insegnamento religioso sia un nodo sensibile per il
Belgio e più in generale per l’Europa. Anche su questo
campo si misura la capacità di accogliere e valorizzare
le diversità, senza dimenticare l’importanza delle
tradizioni religiose – e nello specifico quella cristiana
– per comprendere la cultura del continente e abitarlo
con responsabilità. Valorizzare l’insegnamento della
religione in Europa vuol dire, da una parte, tramandare
e rinverdire le radici di comunità vive e attive nei Paesi,
così come può diventare un mezzo straordinario per la
comprensione reciproca, il dialogo e la costruzione di
una società più a misura d’uomo.
◆ Stella Polare di don angelo riva
Pio XII, il papa della svolta, non del silenzio
S
ono terminati i festeggiamenti per i 150 anni dell’unità d’Italia. Fra brindisi e tintinnare di calici, inevitabile che qualche sorso sia andato di traverso. Per noi cattolici,
in particolare, un coccio di vetro su cui volentieri
avremmo fatto a meno di camminare è stato la
questione dei turbolenti rapporti fra la Santa Sede
e il neonato Stato liberale italiano. Dalla breccia di
Porta Pia al famoso non expedit (“non conviene”)
– che per almeno trent’anni (qualcosa cominciò a
cambiare con le elezioni del 1904) impedì di fatto la partecipazione dei cattolici alla vita politica
italiana – i rapporti fra le due sponde del Tevere
rimasero alquanto tesi. Non ci interessano qui le
ragioni storiche (per niente campate per aria) di
questa diffidenza del Papa verso lo Stato italiano
sorto dal Risorgimento. Vogliamo invece indugiare sul momento del riavvicinamento.
Gli studiosi della Dottrina sociale della Chiesa sono sempre più concordi a identificare tale
momento nell’alto magistero di papa Pio XII, e
in particolare nei celebri Radiomessaggi natalizi
che papa Pacelli diffuse via etere (una rivoluzione
mediatica, per la Chiesa di allora!) negli anni della
guerra. In essi è visibile l’apertura del Papa al modello liberale e democratico, e ai diritti della persona, che di tale modello rappresentano il fondamento etico (cfr. soprattutto il Radiomessaggio del
1944). Una svolta, rispetto agli anni dell’intransigenza verso lo Stato liberale. Maturata, probabilmente, sotto la gragnuola delle bombe e in margine ai bollettini di guerra che lasciavano trapelare l’orrenda barbarie del genocidio nazista. Così
se prima, agli occhi della Chiesa, il “nemico” era
lo Stato liberale (come quello piemontese), e la
battaglia da condurre era quella per i diritti della
Chiesa (più volte calpestati dalle politiche anticlericali), ora all’orizzonte si stagliava un avversario
ben più pericoloso e sanguinario: lo Stato totalitario. E la battaglia da condurre era quella per i
diritti dell’uomo e la dignità della persona, sfigurata e offesa da quei regimi come forse mai era
accaduto nella storia umana. Una battaglia che
poteva ritrovare allineati, e non più contrapposti,
cattolici e uomini di buona volontà, di qualunque
credo o ideologia. E’ sul filo di questa intuizione
che maturerà la Chiesa del Concilio Vaticano II,
e, prim’ancora, l’idea costituzionale dell’Italia repubblicana, nonchè il progetto dell’Europa unita
(nato, guarda caso, da tre cattolici illuminati come
De Gasperi, Adenauer e Schumann).
Morale: è proprio vero che la Provvidenza sa scrivere diritto sulle righe sconnesse dell’umanità.
Proprio dall’ora più buia della storia recente, lo
Spirito ha saputo trarre nuovi e luminosi sentieri
per la Chiesa. E indicare – come poi dirà Giovanni Paolo II – che non il suo interesse particolare,
ma “l’uomo, questo uomo concreto, è la prima via
della Chiesa” (Redemptor hominis n. 14). E’ bello
ricordarlo proprio mentre ricorre il giorno della
memoria dell’Olocausto. Ed è bello riconoscere i
meriti di Pio XII, bersagliato della “leggenda nera”
che lo vorrebbe pavido e silenzioso – quindi corresponsabile – di fronte al genocidio hitleriano. Tesi
pretestuosa e mistificante. Ma questo sarebbe un
altro discorso…
Attualità
Sabato, 28 gennaio 2012
3
Primavera
araba: cosa
è rimasto un
anno dopo?
Nel gennaio 2012 la morte del giovane
Mohamed a Sidi, in Tunisia, dava il via alle
proteste di quella che si sarebbe trasformata in
una rivoluzione dagli esiti ancora incerti
M
ohamed Bouazizi era un venditore
ambulante abusivo di frutta
e verdura nella città di Sidi
Bouzid, in Tunisia. Ventisei anni,
laureato disoccupato, Mohamed non era
rimasto ad aspettare un lavoro migliore
ma si era rimboccato le maniche per dare
sostentamento alla sua famiglia. Il 17
dicembre 2010 la polizia gli confisca il banco
di frutta. Alla sua richiesta di spiegazioni viene
picchiato. Dalla disperazione alla rabbia: lo
stesso giorno, davanti l’ufficio del governatore
della città, il giovane si cosparge di benzina e
si dà fuoco. Morirà in ospedale dopo 18 giorni.
Un gesto estremo che mostra la frustrazione
di tanti giovani tunisini privi di futuro e che
diventa la scintilla della rivolta in molti Paesi
arabi. Da Tunisi a piazza Tahrir al Cairo, per
chiedere riforme sociali, diritti, lavoro. Una
rivolta, che nessuno poteva prevedere, che
covava sotto la brace della povertà e delle
umiliazioni. Cosa resta della primavera
araba un anno dopo? Lo abbiamo chiesto
a Riccardo Redaelli, docente di geopolitica
all’Università Cattolica di Milano e direttore
del Middle East Program al “Landau Network Centro Volta” di Como.
“Il panorama è ancora complesso – spiega il
docente –. Ci sono Paesi in cui la primavera
araba ha portato la caduta del regime, Tunisia
ed Egitto, e a conseguenti elezioni. In altri,
invece, la lotta si è incancrenita come nello
Yemen, in Siria, o repressa, come in Bahrein,
dove le aspettative, nel silenzio internazionale,
sono state spente brutalmente. Le legittime
aspirazioni dei popoli sono ancora presenti.
Quanto queste abbiano la possibilità di
concretizzarsi è da vedere. C’è stata una
discrasia tra chi era in piazza a protestare e chi
invece poi ne ha raccolto i frutti...”.
Come in Tunisia, in Egitto e in Marocco,
dove il voto ha premiato gli islamisti
a scapito di chi ha fatto la rivoluzione.
“Primavera” scippata ai giovani dai partiti
“L’Occidente, seppur
colto di sorpresa, ha
sostenuto la primavera
araba considerata
come un segnale
di cambiamento.
Ma in questo
confuso panorama
mediorientale,
l’Occidente si muove in
ordine sparso.
L’Europa è al solito
divisa, come ha
dimostrato in Libia,
e non è in grado di
proporre nulla”.
religiosi?
“Non direi scippata. I Fratelli
Musulmani hanno vinto
le elezioni senza brogli. È
evidente che i partiti islamisti
hanno una capacità di
mobilitazione maggiore dei
liberali. Nei sistemi dittatoriali
pluridecennali, come l’Egitto
e la Tunisia, le opposizioni
liberali erano represse e,
quindi, non hanno avuto tempo
e modo di organizzarsi. Ma
soprattutto non hanno avuto
la capacità dei movimenti
islamisti di penetrare in tutti
gli strati della società. I liberali hanno un
seguito negli ambienti urbani, gli islamisti
hanno la moschea, straordinario strumento di
aggregazione e di consenso”.
I partiti islamisti chiamati a governare
saranno capaci di fare proprie le aspirazioni
che sono alla base della primavera araba?
“Sono pessimista. In Egitto a vincere, non
sono stati solo i Fratelli Musulmani, ma anche
i Salafiti. I primi, in campagna elettorale,
si sono dimostrati volutamente moderati,
cauti, rassicuranti verso la minoranza
cristiana, la Giunta militare e la comunità
internazionale. I Salafiti, invece, si sono
presentati con un’agenda settaria e dogmatica
prendendo moltissimi voti. Proponendo
un’interpretazione rigida della Sharia, i Salafiti
faranno passare i Fratelli Musulmani come
dei cattivi musulmani, con pesanti ricadute
fondamentaliste. Lo stesso rischio anche in
Tunisia e Marocco”.
Una primavera islamista che prelude a un
inverno cristiano?
“In Egitto gli attacchi contro i cristiani
sono quotidiani. C’è una parte del mondo
islamico che a parole richiama il rispetto e la
convivenza ma nei fatti considera le minoranze
religiose, specie quella cristiana, un corpo
estraneo dimenticando che i cristiani in
Medio Oriente sono l’elemento originario. In
Medio Oriente si è creato un clima violento
tale da far sentire i cristiani sempre più precari
e deboli. L’Occidente sta cominciando a
percepire qualcosa ma si muove in modo
esageratamente prudente quasi che a
difendere i cristiani minacciati sia una colpa e
non un dovere”.
In questo anno quale ruolo ha giocato
l’Occidente che prima ha appoggiato i
dittatori e poi li ha scaricati? Sarà così anche
con la primavera araba?
“L’Occidente, seppur colto di sorpresa, ha
sostenuto la primavera araba considerata
come un segnale di cambiamento. Ma in
questo confuso panorama mediorientale,
l’Occidente si muove in ordine sparso.
L’Europa è al solito divisa, come ha
dimostrato la Libia, e non è in grado di
proporre nulla. Senza dimenticare che alleati
tradizionali degli Usa, come i sauditi, stanno
soffiando sul fuoco del settarismo sunnita
più estremista in funzione anti-iraniana
e, quindi, anti-sciita. Una politica suicida,
appoggiata dagli Usa per convenienza, che
semina divisioni in Medio Oriente colpendo
le minoranze cristiane”.
La primavera araba ha mostrato anche
qualche luce, come la grande affluenza al
voto, la richiesta di diritti, un’accresciuta
sensibilità politica delle popolazioni. Il
mondo arabo sta trovando la sua strada
verso la democrazia?
“La crescita di consapevolezza politica e
dei diritti e dei doveri sono segnali chiari.
Ma serve tempo. Non si può pretendere che
popolazioni disabituate riscoprano subito il
senso dello Stato forte e la coscienza di una
società civile. Ci vuole anche aiuto che non
sia interferenza o peggio colonialismo, ma
stimoli e segnali di avvertimento per favorire
le cosiddette migliori pratiche e il rispetto
della legge”.
Egitto. A un anno dall’inizio delle proteste in piazza Tahrir si è insediato il Parlamento
Il Paese al bivio tra islamisti e militari
S
i è riunito per la prima volta a Il Cairo, lunedì 23 gennaio, l’assemblea del popolo
(Camera bassa), il primo Parlamento liberamente eletto da diversi decenni a questa
parte. L’insediamento giunge ad un anno dallo
scoppio della rivoluzione del 25 gennaio, che
ebbe come epicentro piazza Tahrir. Tuttavia i
“rivoluzionari”, nel corso delle elezioni legislative svoltesi tra la fine di novembre e l’inizio di
gennaio, hanno raggranellato con la loro lista
“Rivoluzione Continua”, solo sette seggi, al contrario della lista “Giustizia e Libertà” dei Fratelli
Musulmani uscita vincente con 127 seggi, pari
a circa il 40%, e dei salafiti di al-Nour con 96
seggi. Staccati il partito moderato del Wafd con
36 seggi e il Blocco egiziano con 33 seggi. A un
anno dalla rivoluzione che ha deposto il “faraone” Mubarak, ora sotto processo, cosa è cambiato in Egitto?
Il SIR lo ha chiesto a padre Luciano Verdoscia, missionario comboniano che vive e opera al Cairo.
Dodici mesi dopo cosa è cambiato in Egitto?
“Innanzitutto siamo passati da un regime dittatoriale a un assetto leggermente più democratico. Sottolineo il ‘leggermente’ poiché non sappiamo ancora l’evoluzione di questo processo di
democratizzazione avviato con il voto. I risultati
elettorali ci hanno consegnato un Egitto in mano al blocco islamista. Sarà da vedere come si
svilupperà il governo e quale orientamento darà
il partito guida, quello dei Fratelli Musulmani,
vincitore alle urne”.
Cosa resta delle attese di piazza Tahrir?
“La rivoluzione è stata avviata dai giovani e dai
movimenti e successivamente cavalcata dai
Salafiti e dai Fratelli Musulmani che avevano
già un’organizzazione alle spalle. Molti giovani
hanno pagato, qualcuno lo sta ancora facendo,
a causa delle posizioni assunte nelle manifestazioni e in contrasto con la giunta militare alla
quale ora viene chiesto di lasciare il campo alle
forze politiche. Una richiesta avanzata anche
dall’Università di al-Azhar. Secondo alcuni, il 25
gennaio sarà l’inizio della prossima rivoluzione,
per altri un anniversario da celebrare. La partita
è ancora tutta da giocare”.
La sfida principale per il nuovo Egitto e le sue
istituzioni è anche quella di rispondere alle
attese della piazza che chiede giustizia sociale. In che modo?
“Migliorando la qualità della vita, garantendo
lavoro, istruzione, sanità, cibo. L’economia è
un punto nevralgico dello sviluppo. Se questo
ripartirà, potremo vedere prospettive positive,
altrimenti la piazza tornerà a scaldarsi. Resta poi
l’incognita della giunta militare che in occasione del 25 gennaio ha graziato 1.959 detenuti, fra
cui il blogger Maikel Nabil, condannato a due
anni per oltraggio alle forze dell’ordine. Restano
detenuti ancora 22 ufficiali dell’esercito accusati
di non aver eseguito gli ordini impartiti dal loro
comando. Ora sono in sciopero della fame. Vedremo cosa farà la Giunta militare in questa fase
di transizione in cui la politica muove i suoi primi passi verso la democratizzazione del Paese”.
Italia
4 Sabato, 28 gennaio 2012
Economia. L’Italia ha tutti i numeri per vendere qualità fuori dai propri confini.
Esportare per crescere.
Il mercato estero può essere
una grande opportunità
per affrontare la crisi;
gli scambi internazionali
continuano a crescere
anche per l’Italia, quindi è
bene non perdere l’occasione
N
el corso del 2011 la politica
monetaria della Banca Centrale
Europea è stata espansiva con
tassi di interesse che si collocano
nettamente al di sotto del tasso di
inflazione europeo attestato pari
al 3%. Le banche private dei paesi
europei possono approvvigionarsi in
quantitativi illimitati di moneta a tassi
intorno al 1%. Gli effetti della politica
monetaria espansiva sono però
circoscritti solo ad alcuni paesi (quali
la Germania e l’Olanda) mentre negli
altri paesi tali effetti non si propagano
poiché è messa in gioco la credibilità
del debitore (ad esempio Grecia,
Spagna , Italia).
Tutti i paesi dell’Unione europea
sono invece accomunati dalla
politica fiscale restrittiva che
comporta provvedimenti quali il
blocco dei salari dei dipendenti
pubblici, licenziamenti, aumento
dell’imposizione fiscale. Le imprese e
le famiglie italiane sono quindi nella
situazione peggiore dove tutti e due gli
strumenti in mano al pubblico, quello
monetario e fiscale, sono restrittivi.
Ciò comporta una diminuzione di
investimenti delle imprese e una
riduzione dei consumi aggravata dalla
paura nel futuro, tipico delle società
con una popolazione in cui è presente
una forte componente di anziani.
Come si può uscire da questa
situazione? Se ne può uscire cercando
di vendere i nostri prodotti e servizi
all’estero. Gli scambi internazionali
sono cresciuti del 6% nel 2011 si stima
che crescano del 3% nel 2012 e del 7%
nel 2013. E qui troviamo una buona
notizia diffusa dall’Istat il 18 gennaio
2012 che ha comunicato i dati relativi
al commercio con l’estero aggiornati al
mese di novembre 2011. Nel periodo
gennaio-novembre 2011 si rilevano
tassi di crescita tendenziali delle
esportazioni pari al + 11,9% maggiori
del +10,6% delle importazioni.
Nei primi 11 mesi il disavanzo
commerciale ha raggiunto i 25,8
miliardi in miglioramento rispetto
al 2010 (-27 miliardi). Il saldo non
energetico (+30,5 miliardi) è in forte
aumento sul 2010 (+19,6 miliardi),
mentre quello energetico sale a 56,3
miliardi dai 46,6 miliardi del 2010.
In termini di volumi le esportazioni
aumentano del 4,3 % frutto di un
aumento dell’1,5% nei Paesi Ue
e dell’8,3% nei Paesi Extra Ue;
relativamente alle importazioni i
volumi diminuiscono dello 0,4% che
derivano da un aumento dello 0,9%
delle importazione dai Paesi Ue e
da un calo dell’ 1,1% dei Paesi Extra
Ue. Ciò conferma l’integrazione dei
mercati europei e il positivo effetto per
il commercio, per i paesi appartenenti
all’area, del valore unico della moneta.
Il calo dei volumi importati sono più
alti nei beni di consumo durevoli
(- 6%) in prevalenza autoveicoli e
nell’energia (- 6%); le cause sono note,
nel primo caso i dati coincidono con
il calo delle vendite di autovetture
nel corso del 2011, nel secondo
incominciano a fare effetto i forti
investimenti nel risparmio energetico
e nelle nuovi fonti di energia di cui si
sono rese protagoniste, complici le
agevolazioni fiscali, le imprese e le
famiglie italiane in questi ultimi anni.
Una strategia, quella del risparmio
energetico, che va perseguita poiché
il peggioramento del saldo energetico
rischia di continuare a causa della
perdita di valore dell’Euro nei
confronti delle altre monete avvenuto
nella parte finale del 2011.
Nella settimana successiva al varo dei
provvedimenti sulle liberalizzazioni
da cui il governo si attende effetti
positivi per lo sviluppo del paese
diventano quindi importanti tutte
quelle norme che aiutano le imprese
a migliorare il vantaggio competitivo
per poter esportare: norme che
vanno dal costo dell’energia alla
migliore produttività del settore
amministrazione pubblica. Una
pubblica amministrazione il cui
compito è quello di individuare
norme più semplici e di velocizzare
la fornitura dei servizi relativi
alla giustizia. Da parte loro gli
imprenditori, i lavoratori e i cittadini
è importante ricordino come l’uscita
dell’Italia dalla miseria nel secondo
dopo guerra è stata possibile grazie
al forte sviluppo delle esportazioni
e delle rimesse che i nostri emigrati
inviavano in Italia Si può replicare a
patto che ognuno aiuti la capacità del
sistema Italia di esportare con il buon
gusto, il buon senso, l’arte, la cultura,
prodotti tipici che sono legati al nostro
territorio e sono il patrimonio della
storia di questo paese.
a cura di
SERGIO PIERANTONI
Incontro a Como. Una serata con Mauro Magatti, Alfonso Corbella, Angelo Rinaldi.
C
osa centra la luna con una crisi
che sembra nascondere qualsiasi
orizzonte di speranza; cosa centra
il terremoto di Haiti con una realtà che
sembra riguardare esclusivamente il
mondo dell’economia e della finanza?
Eppure la crisi rivela come troppo spesso
manchino proprio la luna e il terremoto,
con un’umanità che si è perduta dentro
un tecnicismo, in cui l’io scompare e la
realtà non è più qualcosa che ci è messa
nelle mani e che ciascuno può contribuire
a costruire, ma un meccanismo che toglie
desideri e aspirazioni. L’incontro di lunedì
16 gennaio presso il Politecnico di Como,
organizzato da Comunione e Liberazione,
per un giudizio sul volantino “La crisi,
sfida per un cambiamento” (www.
clonline.org/articoli/ita/lacrisi.htm),
ha richiamato proprio la possibilità che da
questa crisi nasca il cambiamento.
Attraverso le parole di don Luigi
Giussani – «Una comunità cristiana
autentica vive in costante rapporto con
il resto degli uomini, di cui condivide
totalmente i bisogni ed insieme coi quali
sente i problemi» –, Alfonso Corbella,
responsabile a Como di Comunione
e Liberazione, ha sottolineato che un
movimento come Cl ha voluto organizzare
più di 50 incontri in Italia e all’estero
perché tutto ciò che è umano e tocca gli
uomini aiuta a risvegliare dal torpore che
vorrebbe nascondere, come ricorda Julian
Carron, responsabile del Movimento,
la positività del reale. E che il reale sia
positivo è ontologicamente vero perché
il reale c’è e ci è “dato”. Scrive Hanna
Arendt: «Una crisi ci costringe a tornare
Sfida per il
cambiamento
alle domande. Questa crisi si trasforma in
catastrofe solo quando noi non utilizziamo
quell’occasione per riflettere».
Primo relatore è stato Mauro Magatti,
preside della Facoltà di sociologia
dell’Università Cattolica, che ha
esordito affermando che la crisi non
è fondamentalmente una questione
tecnica, ma è soprattutto una questione
antropologica, «chiamiamola pure
spirituale» ha soggiunto. Questa crisi
planetaria è caratterizzata da due
movimenti storici: un movimento
di espansione e un movimento di
slegamento. Il primo ha portato con sé
benefici per quanto riguarda la libertà,
ed in questo senso anche la tecnica, la
finanza sono stati momenti decisivi del
fenomeno di espansione. Ne è derivata,
però, anche una serie di problematiche:
la finanza, l’economia si sono slegate da
ogni relazione, il welfare si è indebolito
e soprattutto si è indebolito quel legame
particolare che è la famiglia. Questo è il
paradosso che ha evidenziato la crisi: ci
troviamo a vivere in società svuotate. È
necessario allora interrogarsi su questo
paradosso e scoprire che all’origine c’è
una malattia della libertà. La lezione che
la crisi ci sta dando è positiva, ed in questo
il giudizio del volantino di C.L ci aiuta,
perché ci consente di confrontarci con
il nostro desiderio e con la nostra idea
di libertà, permettendoci per i prossimi
anni di scoprire che essere liberi implica
la capacità di stare insieme, di costruire
“alleanze” e di porsi dei limiti.
Angelo Rinaldi, vicedirettore del
quotidiano «La Repubblica», secondo
relatore dell’incontro, ha affermato con
forza che «la sfida a un cambiamento è
sempre una cosa buona perché risveglia
in noi la speranza». Ed è qui che entra
in scena la luna. Raccontando di uno
studente che, durante un “open day” del
liceo della figlia, spiegava la novella di
Pirandello “Ciaula scopre la luna, gli è
diventato evidente che la scoperta della
luna e le lacrime del protagonista della
novella hanno a che fare con la crisi.
L’esito di questa novella è esattamente la
provocazione del volantino. La luna era
sempre stata là, ma Ciaula non l’aveva mai
apprezzata per la monotonia quotidiana; è
bastato il gesto di alzare lo sguardo perché
tutto cambiasse. In quell’avvenimento
Ciaula ha ritrovato tutto se stesso e la sua
umanità. È esattamente la situazione della
crisi, che può essere un nuovo inizio.
E qui interviene il terremoto, con la
lettera di suor Marcella da Haiti, letta in
conclusione, che ci fa vedere che la realtà
è positiva, se la scopriamo come dono
sempre in ogni attimo e scopriamo con lei
l’Autore di questo dono. (C.L.)
Italia
La prolusione
del card. Bagnasco
al Consiglio
Permanente della
Cei: «ritornare
all’essenziale».
“D
Crisi di fede. Dopo aver ricordato le
recenti parole del Papa sulla “crisi della
Chiesa” che “nel mondo occidentale
è crisi di fede”, il card. Bagnasco ha
richiamato l’Anno della fede che
inizierà l’11 ottobre 2012 e terminerà il
24 novembre 2013. Ha così ringraziato
Benedetto XVI per aver voluto questo
evento e per aver istituito il Pontificio
Consiglio per la promozione della nuova
evangelizzazione. Riguardo alla “crisi
della fede”, ha poi notato che “sembra
esistere qua e là una strana reticenza
a dire Gesù, una sorta di stanchezza,
uno scetticismo talora contagioso”,
H
a raggiunto il “continente”
la protesta degli
autotrasportatori, che la
scorsa settimana ha paralizzato
la Sicilia. Le situazioni più
critiche si registrano in Piemonte,
Lombardia, Emilia Romagna,
Campania e Puglia, ma da Nord a
Sud si registrano in continuazione
crescenti disagi.
La mobilitazione, che dovrebbe
proseguire almeno fino al
27 gennaio, prende origine
dal rincaro del gasolio e dei
pedaggi autostradali. “Siamo
disposti a rimanere qui a
oltranza, anche la notte”, ha
dichiarato un’organizzazione
di autotrasportatori, mentre il
leader dell’Aias (Associazione
imprese autotrasportatori siciliani),
Giuseppe Richichi, a nome del
movimento “Forza d’urto” parla di
“un popolo che si sta muovendo”.
Da parte del governo, il ministro
dell’Interno Annamaria Cancellieri
ha detto di seguire “con molta
attenzione la protesta”, “perché
nulla esclude che questi malesseri
possano sfociare in manifestazioni
5
■ Giovani
Metterli al centro
per tornare a crescere...
L
e singole misure saranno meglio
chiare nel dettaglio a un attento
esame e ci sarà, comunque, il
passaggio parlamentare. Tuttavia, il
decreto che è stato annunciato come
“Cresci Italia” sembra riuscire ad
armonizzare la necessità di innovazione,
con il bisogno di equità e di stabilità
sociale che è un bene essenziale,
soprattutto in questo periodo di crisi.
Fede,
evasione
fiscale
e sociale
io c’è ed è con noi... dunque,
che cosa può succedere di
così realmente drammatico
e allarmante da atterrirci?”. È quanto
ha affermato il 23 gennaio il card.
Angelo Bagnasco, presidente della Cei,
nella prolusione al Consiglio episcopale
permanente (Roma, 23-26 gennaio).
Il discorso del cardinale spazia su
tematiche religiose, civili, politiche e
culturali, ma nella sua parte iniziale si
occupa del tema della fede popolare,
“che viene espressa in maniera genuina
– ha affermato il presidente della Cei
– in forma talora pudica ma autentica,
come se il passaggio dalla sicumera e dal
clima di abbondanza alla trepidazione e
all’incertezza, ci riportasse all’essenziale
di noi stessi e della vita, alle cose che
veramente contano”. Per il cardinale,
“è appena sufficiente tuttavia entrare
in contatto vivo col tessuto delle
parrocchie e immergerci tra la gente
cosiddetta comune – che lavora per
vivere e ha preoccupazioni che si
direbbero prosaiche e invece sono
semplicemente normali – per ricavarne
l’impressione che ancora ci sono
davvero i valori cristiani”.
Sabato, 28 gennaio 2012
evidenziando al contrario “l’entusiasmo
riscontrabile nei giovani” dei vari
continenti, anche per le Giornate
mondiali della gioventù che si stanno
rivelando “un modo nuovo, ringiovanito,
dell’essere cristiani”. Il presidente della
Cei ha quindi affrontato il tema della
“crisi economica” in corso da quattro
anni e che, a suo avviso, è da collegare
“ad altri fenomeni contestuali come
la mondializzazione dei processi, le
migrazioni, le mutazioni demografiche
nei Paesi ricchi, l’offuscamento delle
identità nazionali, il nomadismo
affettivo e sessuale”. Ha così parlato di
“capitalismo sfrenato” che invece di
risolverli “crea i problemi”; di realtà che
ha definito “coaguli sovrannazionali”,
“talmente potenti e senza scrupoli, tali
da rendere la politica sempre più debole
e sottomessa”.
Evadere le tasse è peccato. Circa la
crisi nel nostro Paese, il cardinale
ha sottolineato che “l’Italia appare
particolarmente in angustia a motivo
di sanzioni e bocciature che possono
apparire un declassamento, agli occhi
del mondo”. “E tuttavia – ha proseguito
– un esame di coscienza, rigoroso e
spassionato, s’impone, per scongiurare
il rischio di un autolesionismo spesso
in agguato”. Circa i motivi di queste
difficoltà, il card. Bagnasco ha citato
“anzitutto l’incapacità provata di
pervenire nei tempi normali a riforme
effettive, spesso solo annunciate; e
quindi l’incapacità, con questo sistema
politico, di pervenire in modo sollecito
a decisioni difficili allorché queste si
impongono”. Tra le considerazioni,
ha affermato che occorre “cooperare
attivamente con il governo a
riequilibrare l’assetto della spesa in
termini di equità reale, e metter mano
al comparto delle entrate attraverso
un’azione di contrasto seria, efficace,
inesorabile alle zone di evasione
impunita, e ai cumuli di cariche e di
prebende”. Per quanto riguarda la
Chiesa, ha poi detto che “non può e non
deve coprire auto-esenzioni improprie.
Evadere le tasse è peccato. Per un
soggetto religioso questo è addirittura
motivo di scandalo”.
La ricchezza del “sociale” e la
questione Ici. Nella seconda parte della
prolusione, il cardinale ha poi toccato
vari temi tra cui le riforme messe in
campo dal governo per “salvare l’Italia”,
la malavita organizzata che dal Sud “si
sta spingendo verso le città del Nord”, la
“tendenza eutanasica che ammorba la
civiltà europea”, la diffusione del gioco
d’azzardo. Ha richiamato la vasta platea
di operatori attivi nel “sociale” (420 mila
in oltre 14 mila servizi d’ispirazione
cristiana), citando tra gli altri Tavole
Amiche, Banco Alimentare, Banco
Farmaceutico, Micro-crediti, Fondi antiusura, Prestiti della speranza, Caritas
Italiana. Sul tema dell’Ici ha detto che
“la Chiesa non chiede trattamenti
particolari, ma semplicemente di aver
applicate a sé, per gli immobili utilizzati
per servizi, le norme che regolano il no
profit”. Sull’impegno politico dei cattolici
ha richiamato il ruolo di “Retinopera”,
del “Progetto culturale”, mentre sulla
famiglia ha parlato dell’imminente
Incontro mondiale previsto a Milano
in maggio. Ha poi concluso ricordando
“i gravi soprusi patiti da tanti fratelli di
fede” in Nigeria, i missionari e catechisti
uccisi in vari Paesi del mondo, le vittime
della sciagura della nave Concordia,
il centenario della nascita “del mai
dimenticato papa Giovanni Paolo I” e la
beatificazione dell’economista Toniolo.
✎ commento |
In questa direzione, che è quella poi
fondamentale, spiccano le misure
tese a dimostrare una semplicissima,
fondamentale, ma purtroppo dimenticata
verità: che i giovani sono una grande
risorsa per la società: non devono essere
narcotizzati e dunque emarginati, ma
invece stimolati a intraprendere.
I giovani, infatti, sono lo specchio della
società e l’Italia si deve dare da fare
molto (anche) in questo senso.
I dati appena pubblicati dall’Istat nel
tradizionale Rapporto “Noi Italia” di
inizio anno, fotografano ancora una volta
un Paese sparpagliato, con indicatori
contraddittori, quasi appunto alla ricerca
di riferimenti, che invece sembrano, volta
per volta, sfuggire.
E allora, oltre le questioni economiche
e di bilancio, che sono fondamentali
e che Monti sta cercando di gestire al
meglio, anche nella necessaria prospettiva
europea, bisogna cominciare a riflettere
sul problema della rappresentanza. Lo
sollecita tra l’altro un movimento che si
è dato un nome antico, quello dei forconi
in Sicilia. Al di là delle forme e degli esiti
segnala un malessere in ordine proprio
alla rappresentanza. La decisione della
Corte Costituzionale, peraltro largamente
attesa e prevedibile, così come le
indicazioni del Capo dello Stato, stanno
riproponendo la questione dei sistemi
elettorali, quasi curiosamente riportando
l’orologio addirittura alla fine degli
anni Ottanta, quando questo dibattito
cominciò ad essere istruito. Tuttavia la
questione non è meramente tecnica. Un
sistema elettorale in fin dei conti vale
l’altro, se c’è sostanza politica e capacità
di rappresentanza.
Le misure “cresci Italia” sono necessarie,
al di là dei possibili aggiustamenti, sono
urgenti. Aprono, però, e reclamano una
cornice politica più ampia. Per questo,
i partiti innanzitutto, ma anche gli altri
grandi soggetti sociali, come i sindacati
e le organizzazioni rappresentative, da
un lato devono ripensarsi e così ritornare
propositivi, per giocare nuove chance,
proprio su quel medio periodo che per
decenni è stato trascurato, o, peggio,
finanziato a debito. Anche a questo serve
il governo “tecnico”: a dare tempo, anche
se il tempo stringe.
FRANCESCO BONINI
di Francesco Rossi
Protesta dell’autotrasporto: ma pagano i cittadini
di tipo diverso”, ammonendo
tuttavia che “non saranno tollerati
i blocchi stradali”, giudicati peraltro
“inaccettabili” pure da Roberto
Alesse, presidente dell’Autorità di
garanzia sugli scioperi. “Il codice
di autoregolamentazione, nel
settore del trasporto merci, prevede
– ha ricordato il garante – che “la
proclamazione della protesta non
deve prevedere l’effettuazione
di blocchi stradali o d’iniziative
già sancite e sanzionate dal
codice della strada in materia di
circolazione stradale”.
“Bloccare un’intera regione o la
circolazione in una parte del Paese
non è giusto, va al di là del legittimo
diritto di sciopero”, commenta
Edoardo Patriarca, membro del
Cnel e segretario del Comitato
scientifico e organizzatore delle
Settimane Sociali. L’invito di
Patriarca è a “sedersi al tavolo
delle trattative perché la questione
dei sacrifici riguarda tutti, e al
contempo il momento è grave.
Se i camionisti bloccano le strade
per il costo del carburante,
allora cosa dovrebbero dire tutti
quei lavoratori che si sono visti
spostare avanti di diversi anni
l’età pensionabile?”. La protesta,
dunque, per essere legittima
deve assumere “forme civili”,
tenendo presenti gli “interessi
generali”, ed essere piuttosto di
sprone al governo perché “vada
a colpire gli oligopoli che ancora
ci sono e impongono prezzi
superiori a quelli di mercato”.
“Penso ad esempio – aggiunge
– all’obbligo dei distributori di
carburante di rifornirsi da un unico
marchio, come pure al divieto
di vendere i farmaci di fascia C
nelle parafarmacie, dove ci sono
comunque farmacisti in grado di
consigliare e garantire la qualità”.
Secondo le stime di Coldiretti
“ammontano ad almeno 50
milioni di euro i danni causati
nell’agroalimentare dallo sciopero
dei tir in Sicilia nell’ultima
settimana” e “al danno economico
immediato va aggiunta la perdita
di credibilità con la grande
distribuzione europea pronta a
sostituire il prodotto “made in
Italy” con quello proveniente
da Paesi come la Spagna e
Israele, diretti concorrenti della
produzione siciliana nell’ortofrutta”.
Le organizzazioni di categoria
decuplicano la conta dei danni: in
sei giorni la Sicilia avrebbe perso
500 milioni di euro, con decine di
aziende ora costrette a ricorrere
alla cassa integrazione. Inoltre, con
l’86% dei trasporti commerciali
in Italia su strada, “lo sciopero dei
tir mette a rischio la spesa degli
italiani soprattutto per i prodotti
più deperibili”. “Come è già
successo in Sicilia, se non si tornerà
presto alla normalità – conclude
Coldiretti – gli effetti si faranno
sentire con gravi danni per le
aziende agricole, per il commercio
e per i consumatori, con gli scaffali
dei supermercati vuoti e il rischio
di effetti speculativi sui prezzi”.
“Alla fine – chiosa Patriarca –
aumenteranno i prezzi dei beni al
consumo e a pagare sarà ancora
una volta la gente”.
6
Europa
Sabato, 28 gennaio 2012
2012: al via l’anno europeo per l’invecchiamento attivo
A tutte le età
Una serie di iniziative coinvolgeranno i 27 Paesi membri. L’obiettivo è creare
una società in cui venga valorizzato anche il contributo degli ultracinquantenni
“
L’
obiettivo generale dell’Anno europeo consiste
nell’agevolare la creazione di una cultura
dell’invecchiamento attivo in Europa, basata su una
società per tutte le età”. È l’articolo 2 della decisione
940/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio Ue, firmata il 14
settembre dello scorso anno e pubblicata sulla Gazzetta ufficiale
dell’Unione europea, a specificare gli obiettivi dell’Anno europeo
dell’invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni
proclamato in sede comunitaria per il 2012. Il documento ufficiale
siglato dalle due istituzioni Ue chiarisce: “L’Anno europeo incoraggia
e sostiene l’impegno degli Stati membri, delle loro autorità
regionali e locali, delle parti sociali, della società civile e del mondo
imprenditoriale, comprese le piccole e medie imprese, a promuovere
l’invecchiamento attivo e ad adoperarsi maggiormente per mobilitare
il potenziale degli ultracinquantenni,
che costituiscono una parte della
Le persone con più
popolazione in continuo e rapido
aumento”. In tal modo, “esso promuove
di cinquantanni
la solidarietà e la cooperazione tra
cosituiscono
le generazioni, tenendo conto della
una parte della
diversità e della parità di genere”. La
promozione dell’invecchiamento
popolazione in
attivo “implica la creazione di migliori
continuo e rapido
opportunità, affinché donne e uomini
aumento. Una
anziani possano svolgere un ruolo
realtà di cui non
sul mercato del lavoro, la lotta contro
la povertà, in particolare femminile,
sempre l’opinione
e l’esclusione sociale, incentivare
pubblica e la
il volontariato e la partecipazione
politica hanno
attiva alla vita familiare e sociale e la
promozione dell’invecchiamento sano
percezione
quando si diventa vecchi?
e dignitoso”. Tutto questo comporta, tra
l’altro, “l’adeguamento delle condizioni
di lavoro, la lotta contro gli stereotipi
sviluppo”. Secondo la Commissione, che
considerati anziani poco prima dei 64
negativi sull’età e la discriminazione
fornisce un commento all’indagine, “ciò
anni e che non si sia più considerati
basata sull’età, il miglioramento della
è in forte contrasto con le percezioni dei
giovani a partire dai 41,8 anni. Le
salute e della sicurezza sul luogo di
decisori politici che nell’invecchiamento percezioni variano inoltre a seconda
lavoro”, la “garanzia che i sistemi di
della popolazione vedono una grande
dell’età e del sesso: ad esempio le donne
protezione sociale siano adeguati”. Tra
sfida” e vari problemi connessi
ritengono che la vecchiaia inizi un po’
gli scopi specifici dell’Anno figurano:
di carattere demografico, sociale,
più tardi rispetto a quanto pensano gli
la sensibilizzazione dell’opinione
economico.
uomini (rispettivamente 65 anni contro
pubblica “in merito all’importanza
Eurobarometro attesta che più del 60%
62,7 anni). La stessa indagine dimostra
dell’invecchiamento attivo e delle sue
degli intervistati ritiene che dovrebbe
poi, curiosamente, che le definizioni
varie dimensioni”; la garanzia che
essere consentito lavorare anche dopo
di “giovane” e “vecchio” mutano a
“ad esso sia accordata una posizione
l’età pensionabile e un terzo afferma
seconda della nazionalità: “A Malta,
importante nell’agenda politica a tutti i
che personalmente desidererebbe
in Portogallo e in Svezia le persone
livelli”; la promozione di un dibattito su
lavorare più a lungo. La definizione di
di meno di 37 anni sono considerate
scala europea a questi temi, “lo scambio
“vecchio” e “giovane” varia molto da
giovani, mentre a Cipro e in Grecia le
d’informazioni” e l’identificazione
Paese a Paese, e in media i cittadini
persone sono ritenute giovani fino ai 50
di buone prassi; la promozione di
europei ritengono che si inizi a essere
anni”.
attività “che aiutino a lottare contro
la discriminazione in base all’età, a
rimuovere le barriere, in particolare
per quanto riguarda l’occupabilità”.
Secondo un’indagine di Eurobarometro,
Secondo i dati Eurostat del 2010 (gli ultimi disponibili) in quell’anno erano 87
realizzata proprio per l’inizio dell’Anno
milioni i cittadini dei 27 Paesi dell’Ue ad aver più di 65 anni su una popolazione
europeo, emerge che “il 71% dei
totale di 501 milioni di persone. Una cifra superiore a quella dei minori di 15 anni,
cittadini europei è consapevole che la
attestatesi a poco più di 78 milioni di unità. In Italia su 60 milioni di abitanti gli
popolazione europea sta invecchiando,
ma soltanto il 42% è preoccupato per tale under 15 sono 8,5 milioni mentre gli over 65 sono oltre 12 milioni.
Nell’UE gli over 65 sono 87 milioni
Referendum
Chiesa in Europa
■ Evangelizzazione
Il Papa invia diciotto
nuove missioni
neocatecumenali
N
el corso di un’udienza con
7000 partecipanti del Cammino
Neocatecumenale, “la Santa Sede ha
approvato le celebrazioni che segnano
questo itinerario di iniziazione cristiana
mentre Benedetto XVI invierà 18 nuove
missio ad gentes in tutto il mondo”.
E’ quanto informa, in una nota, il
Cammino neocatecumenale in cui
spiega che “questa approvazione, che
giunge dopo quindici anni di studio da
parte della Congregazione per il Culto
Divino e la Disciplina dei Sacramenti,
conclude il percorso per l’approvazione
del Cammino Neocatecumenale”. Nel
2008 la Santa Sede approvò la versione
finale degli Statuti e nel 2011 approvò
la dottrina contenuta nei tredici volumi
del Direttorio Catechetico del Cammino
Neocatecumenale. Delle 18 missio ad
gentes, 13 sono in Europa (Albi; Nizza;
Bayonne; Tolone; Strasburgo; Lione;
Anversa; Marsiglia; Lubiana, Sarajevo;
Tallin; Vienna; Manchester) 4 in America
(tre a Boston e una in Venezuela); una
in Africa (Libreville, Gabon). Inoltre
sono state mandate altre famiglie per
‘missio ad gentes’ già formate tra gli
aborigeni australiani, nella Papua New
Guinea e in Ucraina. Ogni missio ad
gentes, informa il Cammino, è formata
da tre o quattro famiglie numerose
che vanno con un prete a vivere in
una zona decristianizzata o dove il
Vangelo non è mai stato annunziato.
Queste missio si vanno ad aggiungere
alle altre 40 già inviate in tutto il
mondo da Benedetto XVI negli anni
precedenti. L’invio di comunità che
si dedichino alla missione ad gentes
in Europa rientra in un progetto più
ampio di rievangelizzazione del Vecchio
Continente particolarmente caro al Papa.
Non a caso, lo stesso Benedetto XVI,
il 30 giugno 2010, ha nominato mons.
Rino Fisichella primo presidente del
Pontifico Consiglio per la Promozione
della Nuova Evangelizzazione, dicastero
che si appresta a lanciare la prima
grande iniziativa in Europa: “Missione
Metropoli”. La nuova iniziativa pastorale
per la nuova evangelizzazione che
coinvolgerà contemporaneamente alcune
delle maggiori città europee: Barcellona,
Budapest, Bruxelles, Dublino, Colonia,
Lisbona, Liverpool, Parigi, Torino,
Varsavia e Vienna.
I cittadini croati hanno dato il loro consenso
all’adesione all’UE. L’ingresso ufficiale nel 2013
La Croazia dice “sì” all’Europa
I
l risultato positivo del referendum in Croazia, con il quale i cittadini hanno detto sì,
a larghissima maggioranza, all’adesione
all’Ue, “è un chiaro indicatore dell’attrattiva
che esercita” la “casa comune”. E l’ingresso del
Paese – fissato al 1° luglio 2013 – nell’Unione
è “la ricompensa” per tutti gli sforzi realizzati
da Zagabria per avvicinarsi all’Europa comunitaria. Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo, è il primo responsabile di una
istituzione comunitaria a reagire all’esito del
voto popolare del 22 gennaio.
I croati, dopo la firma del trattato di adesione avvenuta a dicembre, hanno confermato con un voto netto la volontà di diventare
il ventottesimo Paese dell’Unione europea.
Come sottolinea lo stesso Schulz, c’è ancora
un tratto di cammino da compiere e Zagabria
deve confermare stabilità politica, impegno
sul versante economico, “carte in regola” per
quanto riguarda la collaborazione con il
Tribunale internazionale dell’Aia, riforme interne, diritti fondamentali, relazioni pacifiche e collaborative con tutti
i vicini.
La Croazia dà anche un chiaro segnale
al resto dei Balcani e invia, seppur indirettamente, un incoraggiamento affinché Paesi come Serbia, Bosnia-Erzegovina, Albania, Kosovo, oltre ai candidati
Montenegro e Macedonia, proseguano
gli impegni assunti per raggiungere i
criteri di Copenaghen (democrazia, libero mercato, diritti individuali e sociali…) e così procedere verso l’Ue per una
futura, benché non imminente, adesione. Anche José Manuel Barroso, presidente della Commissione, e Herman
Van Rompuy, alla guida del Consiglio
europeo, accolgono con favore il ple-
biscito pro-Europa, mediante il quale
“i cittadini croati hanno dato il loro appoggio all’integrazione europea”. Con
l’adesione “si apriranno nuove opportunità” per i cittadini del Paese che faceva
parte, fino alla caduta del Muro di Berlino, della Yugoslavia, così da “contribuire a garantire la prosperità e la stabilità
della nazione”.
Si apre ora un’ultima fase verso l’adesione, durante la quale il parlamento di
Zagabria e quelli dei 27 Stati Ue dovranno ratificare l’accordo: ma nelle previsioni di Bruxelles dovrebbe trattarsi di
una semplice formalità, che non prevede brutte sorprese.
Barroso e Van Rompuy aggiungono che
l’ingresso della Croazia invia un segnale
positivo ai Balcani: “Con il coraggio delle riforme l’Ue è alla portata di mano”.
Mondo
Sabato, 28 gennaio 2012
7
Nelle Filippine
ancora mezzo
milione di
sfollati per il
tifone Washi
Intanto nel Paese continuano le indagini
per trovare i responsabili dell’assassinio di
padre Fausto Tentorio, il missionario del
Pime ucciso lo scorso novembre a Mindanao
C
irca 2.000 tra morti e dispersi
(il bilancio ufficiale al 27
dicembre era di 1.453 morti ma
le autorità pensano sia molti di
più) a causa del tifone Washi (che qui
chiamano Sendong) del 16 dicembre
2011. 465.000 sfollati, tra cui 200 mila
bambini. 14.700 persone si trovano nei
55 centri di accoglienza predisposti
dalle autorità, mentre gli altri hanno
trovato ospitalità presso parenti o
amici. Due terzi dei senzatetto sono
nelle due principali città colpite:
Cagayan de Oro e Iligan, a Mindanao,
nelle Filippine. La natura continua a
non dar pace a questa zona del Paese.
Negli ultimi giorni c’è stata una nuova
frana con altre vittime e si è diffusa
la leptospirosi, una malattia mortale
portata dai ratti, che ha già ucciso
almeno 8 persone e ne ha infettate
altre 300. Caritas italiana ha subito
messo a disposizione un contributo
di 100.000 euro, mentre la Conferenza
episcopale italiana ha stanziato un
milione di euro dai fondi 8x1000.
Caritas internationalis ha lanciato
un appello per raccogliere 1.261.727
euro, necessari per la ricostruzione
di alloggi per 1.000 famiglie: 400
abitazioni definitive a Cagayan de
Oro, 400 container a Iligan City e
altre 200 abitazioni temporanee a
Mumaguete. Insieme agli interventi
per far fronte all’emergenza è iniziato
anche un dibattito per cercare di capire
le cause dei sempre più frequenti
disastri naturali che colpiscosono
le Filippine e altri Paesi del sudest asiatico. Secondo padre Edwin
Gariguez, segretario generale di
Caritas Filippine, la causa di quanto
accade non può essere imputato solo a
fenomeni riconducibili ai cambiamenti
Circa 2.000 tra morti
e dispersi, 465.000
sfollati, tra cui 200
mila bambini. 14.700
persone nei 55
centri di accoglienza
predisposti dalle
autorità, mentre gli
altri hanno trovato
ospitalità presso
parenti o amici. Due
terzi dei senzatetto
sono nelle due
principali città colpite:
Cagayan de Oro e
Iligan, a Mindanao.
Le parole di padre
Edwin Gariguez,
segretario generale di
Caritas Filippine
climatici. “Ci sono anche altre
ragioni – ha spiegato al SIR come la deforestazione illegale
nelle montagne e nelle isole,
l’erosione del terreno. Ci sono
poi abusivismi edilizi e una
mancata cultura ambientale.
Le diocesi locali denunciano
da tempo questa situazione e
stanno portando avanti delle
campagne di sensibilizzazione
al rispetto della natura,
invitando anche il governo a
riforestare le zone per prevenire
altri disastri. Anche le industrie
minerarie che operano a
Mindanao hanno delle responsabilità
negli abusi ambientali sul territorio”.
Una protezione dell’ambiente e delle
aree abitate dalle popolazioni indigene
che erano tra le priorità dell’apostolato
di padre Fausto Tentorio, il missionario
del Pime, ucciso lo scorso novembre
nel nord delle Filippine. Un episodio
non isolato. “Purtroppo – conclude
padre Gariguez - sono una cinquantina
i preti e i religiosi uccisi in questi anni.
Quando lavoravo nella mia provincia,
a Mindoro, anch’io sono stato
minacciato di morte dai paramilitari,
perché aiutavo gli indigeni locali
nelle loro lotte contro una compagnia
mineraria norvegese che estrae nichel.
Tutti coloro che difendono gli indigeni
costituiscono un problema. Bisogna
ridurli al silenzio o ucciderli, perché
intralciano gli affari delle compagnie,
che non riescono ad ottenere
facilmente le terre senza il consenso
delle popolazioni locali. Con altre
organizzazioni cattoliche aderiamo
ad una campagna per chiedere verità
e giustizia sulla vicenda di padre
Tentorio”.
Iniziativa UE
✎ Omicidio di p. Tentorio
S
enza testimoni oculari sarà difficile arrivare alla
verità sull’omicidio di padre Fausto Tentorio, il
missionario del Pime ucciso lo scorso 17 ottobre
ad Arakan, Mindanao, nelle Filippine. È quanto pensa
padre Gianni Re, superiore regionale del Pontificio
Istituto missioni estere (Pime). Nelle scorse settimane
c’erano stati degli sviluppi nelle indagini, con l’arresto
di uno dei presunti assassini di p. Tentorio, Jimmy Ato,
che però ha negato le accuse dichiarando di essere stato
semplicemente il “palo” dell’operazione e indicando i
nomi degli esecutori e dei presunti mandanti del crimine,
un politico e negoziante locale, William Buenaflor e il
capo della polizia locale Benjamin Rioflorido. Entrambi
hanno respinto le accuse, ma l’ispettore si è autosospeso
dall’incarico.
“Tra i due personaggi accusati – spiega il superiore
regionale del PIME - forse il negoziante di zona avrebbe
potuto avere degli interessi, perché vuole espandere
le sue coltivazioni di canna da zucchero, olio, cocco.
Ma non mi risulta che ci fossero screzi personali con p.
Fausto”. Secondo padre Giovanni Re ci sarebbero alcune
grandi compagnie con interessi nella zona. “C’è una
compagnia produttrice di banane – ha spiegato - che
vuole espandersi ed ha un contenzioso con gli indigeni
che riguarda decine di migliaia di ettari di terra. Ha
in progetto di costruire una piccola diga per generare
corrente elettrica, sono già stati investiti dei soldi. Ma
per usare questi terreni, pagando una sorta di affitto,
è necessario il permesso degli indigeni. Tra questi c’è
un gruppo, un po’ manipolato dai politici, favorevole
alla cessione delle terre. Un altro – la tribù dei Manobo
appoggiata da p. Tentorio - è invece contrario. Ato dice
che il negoziante avrebbe finanziato l’assassinio. Ma
è difficile provarlo perché servono altri testimoni. Si
spera che qualcuno prima o poi confessi”. Per quanto
riguarda l’eredità di padre Tentorio il regionale dichiara
di non aver ancora trovato un sostituto”. “Qualche nuova
vocazione c’è – spiega - ma i bisogni sono tanti. C’è il
suo assistente, padre Giovanni, e il gruppo di laici ben
formato che continua a portare avanti il suo lavoro.
Questo è molto bello”.
Dal 1 luglio stop alle forniture di greggio dal Paese
di cui l’Italia è il principale acquirente europeo
Nuove sanzioni contro l’Iran
N
uove sazioni contro l’Iran. Lunedì
23 gennaio i ministri degli esteri
dei 27 Paesi dell’Unione Europea
hanno approvato a Bruxelles l’embargo petrolifero contro l’Iran in risposta
al prosieguo, da parte di Teheran, del programma nucleare. I Paesi membri dell’UE
hanno deciso il blocco immediato di tutti i
futuri contratti petroliferi con l’Iran, dando
tempo fino al 1° luglio 2012 per la rescissione dei contratti attualmente in vigore.
La decisione arriva in un clima di forte tensione tra Iran e USA. Il regime degli aytollah nei mesi scorsi ha più volte minacciato
di chiudere lo stretto di Hormuz nel caso
ci fossero state nuove sanzioni. In risposta
gli USA hanno fatto scortare la portaerei
Lincoln all’interno del Golfo dove erano
in corso esercitazioni militari della marina iraniana.
Un clima di tensione che potrebbe
avere pesanti ricadute sul costo del
greggio: per il golfo transita infatti circa un quinto della produzione mondiale di petrolio. La decisione presa a
Bruxelles potrebbe avere ricadute soprattutto sull’Italia che è il principale acquirente europeo di greggio iraniano. Circa il 10% dei 2,1 milioni di
barili prodotto giornalmente da Teheran arrivano nel nostro Paese. I principali acquirenti del petrolio iraniano
restano, però, Cina (20%), Giappone
(17%), India (16%) e, dopo l’Italia, la
Sud Corea (9%). Proprio per questa distribuzione delle esportazioni petrolifere, orientata ad oriente, la decisione
europea, pur avendo ricadute sull’economia iraniana (basata principalmente sulle esportazioni di petrolio e
gas) non avrà la capacità di metterne
in ginocchio l’economia. A fronte del
disimpegno europeo ci potrebbe, infatti, essere anche una crescita della richiesta cinese o indiana, Paesi costantemente alla ricerca di nuove risorse
energetiche per alimentare la propria
crescita economica. Da questo punto di vista appare chiaro come, senza
il coinvolgimento dei Paesi asiatici e
della Russia, nessuna azione diplomatica nei confronti di Teheran potrà
avere successo. La preoccupazione è
che al disimpegno europeo, che segue
quello americano, possa seguire una
crescita della tensione militare nel golfo di Hormuz e, magari, qualche attacco mirato alle strutture del programma nucleare iraniano. Uno scenario
che potrebbe avere esiti imprevedibili.
8 Sabato, 28 gennaio 2012
Cultura
● A colloquio con lo storico ● Una riflessione ampia a
Franco Cardini, ospite a
partire dal dibattito sulla
Como nei giorni scorsi
Costituzione europea
● è molto complesso
parlare delle basi su cui
si fonda l’Unione
● Troppa importanza
all’economia, ma il
mondo ci chiede altro
Europa e radici cristiane...
A
Como, lo scorso 21 gennaio,
ha preso avvio il corso
multidisciplinare promosso dalla
nostra diocesi e dedicato a “Radici
cristiane e destino laico dell’Europa”.
Ad aprire la variegata rassegna di voci,
invitate a intervenire sull’argomento
fino al prossimo marzo, è stato lo storico
Franco Cardini. Gli abbiamo rivolto
alcune domande per approfondire il
tema. Il testo integrale dell’intervista è
disponibile sul sito www.diocesidicomo.
it. Qui di seguito proponiamo una
versione più “snella” rispetto all’ampio
colloquio condiviso con il professore.
cristiane”: si dovrebbe dire che “tra
le radici culturali d’Europa, quelle
cristiane (guardando alla tradizione
sia occidentale–latina, sia orientale–
ortodossa: i “due polmoni d’Europa, li
ha definiti il grande Giovanni Paolo II)
sono essenziali, primarie e irrinunziabili”.
Negare tutto ciò è irragionevole e fazioso:
irragionevolezza e faziosità, sovente
d’origine anticlericale–anticattolica, che
si sono purtroppo affermate in quanti
hanno impedito che la menzione delle
“radici cristiane d’Europa” figurasse nella
Carta Europea. Ma la battaglia, per noi
europeisti cattolici, non è finita».
Il suo intervento sulle radici dell’Europa
ha aperto un percorso dedicato a
«Perchè non possiamo non dirci
cristiani». Dove sta andando l’Europa
di oggi? Anni fa il dibattito sulla Carta
europea aveva sollecitato un confronto,
a tratti aspro, sull’opportunità di fare
riferimento alle radici cristiane nel
testo costitutivo dell’Unione: dove sono
finite quelle riflessioni?
«Oggi constato il fallimento
dell’Eurolandia, che ci ha dato una
moneta comune (obiettivo in sé ottimo,
ma che non era primario rispetto
all’unità politica e all’indipendenza
continentale) ma non ci ha dotati di
una coscienza civile comunitaria,
di un “patriottismo europeo”. Il
conseguire tale traguardo sarebbe
stato invece primario proprio per noi
cattolici, in quanto la tradizione europea
(rispetto a quella liberal–liberista–
libertaria statunitense), per quanto
segnata dal processo di secolarizzazione
che si è avviato fin dal XVI secolo, resta
profondamente segnata da un carattere
solidaristico e comunitario, laicizzato
finché si vuole, ma senza dubbio esito
della sua lunga e indelebile tradizione
cristiana. Credo che il tema delle
radici cristiane d’Europa sia ambiguo
per due motivi. Primo: per prendere
posizione chiara si dovrebbe aver
altrettanto chiaro il concetto di “radici”.
Secondo: richiamarsi a una tradizione
cristiana può sembrare vago (quale
cristianesimo? Il cattolico? Il riformato,
l’ortodosso di varia tradizione greca o
slava? Uno “spirito cristiano” libero da
tradizioni e da confessioni, generico e
confuso ma che pur esiste?). Tuttavia,
se per “radici” s’intende il patrimonio
storico–culturale profondo di una civiltà,
affidato a una “memoria collettiva”
che si è espressa concretamente nella
sua storia, nelle sue istituzioni, nelle
sue strutture socioculturali, va detto
che quelle cristiane (ereditate dalla
civiltà ellenistico–romana, passate
attraverso le profonde ridefinizioni
della cristianizzazione dell’impero
e della diffusione del cristianesimo
disciplinativamente e liturgicamente
“romano” verificatasi in età carolingio–
ottoniana e configuratasi nella possente
costruzione scolastica: il cristianesimo
latino delle cattedrali, delle università e
del rinnovato diritto romano) sono vive e
profonde e non si possono né tacere, né
negare, sebbene non siano le uniche. È
forse scorretto affermare restrittivamente
che “le radici culturali d’Europa sono
L’Europa di questi tempi è preoccupata
unicamente della stabilità dell’euro.
Aver investito tutto sulle basi
economiche, prima ancora che su
quelle storiche, culturali, religiose,
può aver minato la tenuta dell’intero
sistema dell’Unione Europea?
«L’Unione Europea concepita dalla
grande tradizione di De Gasperi, di
Adenauer, di Schuman, ma anche di molti
altri – da Spinelli a de Gaulle – avrebbe
dovuto, con molte variabili, essere una
realtà fondamentalmente politica, di tipo
federale o confederale. Quest’Europa
non è mai nata: si è arenata nelle secche
del naufragio della costruzione della
CED (Comunità Europea di Difesa) e dal
primato del fattore economico su tutti
gli altri, avviato dalla costituzione nel
1957 della CEE (Comunità Economica
Europea). Da allora, tutti gli altri aspetti
della dinamica unitaria europea – il
politico, l’istituzionale, il giuridico, il
militare, il culturale, l’etico – sono stati
sottoposti alle esigenze economico–
finanziarie che certo hanno generato
successo, la moneta unica, ma
hanno dilazionato un’autentica unità
sovranazionale, che avrebbe richiesto la
rinunzia di una porzione della sovranità
nazionale da parte di tutti gli Stati
aderenti all’unione e la costruzione di
una vera autorità federale o confederale.
Si sono moltiplicati gli organismi
consultivi e di controllo, ma si è creata
una “Europa unita” – e dotata di poteri
decisionali – solo a livello economico–
finanziario. L’Unione Europea attuale è
un’unione di Stati, non di popoli né di
nazioni; essa è subordinata alla gestione
dell’euro, la moneta unica pilotata da un
organo a conduzione privata, la Banca
Centrale Europea. Si è detto che l’Europa
è un gigante economico–finanziario e
un nano politico; non possiede né una
politica estera, né un’indipendenza
militare e manca una base didattico–
educativa comune nei paesi aderenti
all’Unione. Quattro sono i fattori
indispensabili per un’unione statuale
di tipo nazionale o sovranazionale,
federale o confederale: la bandiera (la
sovranità, l’indipendenza, i fondamenti
costituzionali), la toga (l’assetto giuridico
e le istituzioni giurisdizionali), la spada
(l’indipendenza militare, senza la quale
non si costruisce una politica estera e
si rinunzia al ruolo internazionale), la
moneta (l’indipendenza economico–
finanziaria, della quale la moneta è
espressione, strumento e simbolo».
deformante dei nostri pregiudizi e degli
interessi delle nostre lobbies. Intanto,
questi interessi da un lato gestiscono lo
sfruttamento delle fonti energetiche nei
paesi asiatici, africani e latinoamericani;
dall’altro lucrano sulla mobilità e sulla
manodopera offerta dalle migrazioni;
da un altro sostengono e incoraggiano
da noi le istanze ispirate al pregiudizio e
alla paura di quanti non comprendono
le dinamiche della globalizzazione/
mondializzazione e credono che
sia possibile gestire il decremento
demografico europeo (frutto anche
dell’egoismo e della caduta morale della
nostra società) sfruttando la forza–lavoro
dei migranti, ma negando loro quei diritti
e quegli spazi che, nel tempo, saranno
suscettibili di creare nuovi equilibri e
nuove sintesi nella nostra società».
Stiamo vivendo, eventi epocali: le masse
di migranti mosse dal terremoto della
“primavera araba” (di cui in questi
giorni ricorre il primo anniversario)
Le notizie che ci giungono dal
continente africano, e pure dall’Asia,
sul difficilissimo rapporto fra cristiani
e musulmani creano fibrillazioni anche
alle nostre latitudini. Cosa ci può dire
sul dialogo cattolico–islamico?
«È naturale che tra due religioni
monoteiste di ceppo abramitico, che
hanno una storia largamente comune,
e una morale largamente condivisa,si
instauri un bisogno effettivo di
convivenza. I cristiani sono almeno in
teoria due miliardi, i musulmani uno e
mezzo: insieme, fanno quasi la metà della
popolazione mondiale. Oggi nell’Islam
esiste un nuovo, inedito anticristianesimo
che si va diffondendo con caratteri
anche di violenza, come si vede in Asia
e in Africa: ma non bisogna dimenticare
che in gran parte tale atteggiamento è
determinato dal fatto che i propagandisti
fondamentalisti hanno fatto credere a
molta gente che i cristiani siano solidali
con “l’Occidente”, cioè con gli eserciti che
invadono i loro paesi e le lobbies che ne
sfruttano materie prime ed economia.
Quanto a molti “occidentali”, il loro
antislamismo fatto d’ignoranza e di
pregiudizio si nasconde dietro il fantasma
della “reciprocità”».
ci hanno chiesto e ci chiedono passi
importanti e atteggiamenti di apertura
sul fronte dell’accoglienza e del dialogo
interculturale e interreligioso. A che
punto siamo nella nostra società
italiana e quanto ancora dobbiamo
camminare su questa strada?
«Siamo indietro. La “primavera araba”
è stata in larga misura uno slogan
e un mito. È riuscita discretamente
la ribellione tunisina a un potere
violento e corrotto, ma i “poteri forti”
internazionali/multinazionali continuano
ad aver bisogno del petrolio arabo e
non hanno alcuna voglia di consentire
che quel mondo trovi una sua strada
verso il futuro: dall’Egitto alla Libia,
all’Algeria, alla penisola arabica, il
movimento innovatore è stato soffocato,
tradito e imbrigliato; all’opinione
pubblica europea si è fatto credere che
il problema sia tutto in una possibile e
auspicabile instaurazione di un “sistema
democratico” all’occidentale, come se
questo fosse il toccasana di tutti i mali,
e che l’unico ostacolo sia la persistenza
di sistemi “dittatoriali” in Siria e in
Iran. La realtà è molto diversa: dallo
stesso cosiddetto fondamentalismo
stanno nascendo spinte innovatrici, ma
noi ci ostiniamo a non voler guardare
alla realtà se non attraverso la lente
Ci parli della sua ultima fatica
editoriale: se non erro fa riferimento
all’assedio di Vienna, vicenda storica
nella quale giocò un ruolo chiave il
papa comasco Innocenzo XI…
«Il mio “Il Turco a Vienna” (Laterza) è
un mattone di 777 pagine incentrato
sull’assedio ottomano di Vienna del
luglio–settembre 1683 e sul suo fallimento
ad opera di una coalizione militare
imperiale–polacca sostenuta fortemente
dalla volontà di papa Innocenzo XI
Odescalchi, che v’impiegò anche le
cospicue risorse economiche della sua
famiglia. Questo libro è anche la storia
della complessità sia del mondo cristiano
sia di quello musulmano, in sé e nei loro
reciproci rapporti, al di là degli schemi
troppo facili e strumentali dello “scontro
di civiltà”. È anche una storia di come
si giunse a quell’autentica “fase critica”
della Modernità che accelerò il “processo
di secolarizzazione”. È un paradosso che
tale processo abbia preso l’avvìo da una
crociata…».
a cura di ENRICA LATTANZI
Comunicazione
C
il papa:
«Silenzio
e parola»
reare una sorta di “ecosistema”
che “sappia equilibrare
silenzio, parola, immagini e
suoni”. È l’invito rivolto dal Papa
nel messaggio per la 46ª Giornata
mondiale delle comunicazioni
sociali, che si svolgerà il 20 maggio
sul tema: “Silenzio e Parola:
cammino di evangelizzazione”. “Là
dove i messaggi e l’informazione
sono abbondanti – scrive Benedetto
XVI riferendosi all’attuale sistema
dei media – il silenzio diventa
essenziale per discernere ciò che
è importante da tutto ciò che è
inutile o accessorio”. “Una profonda
riflessione – spiega il Santo Padre
– ci aiuta a scoprire la relazione
esistente tra avvenimenti che a
prima vista sembrano slegati tra
loro, a valutare, ad analizzare
i messaggi: e ciò fa sì che si
possano condividere opinioni
ponderate e pertinenti, dando
vita a un’autentica conoscenza
condivisa”. Per questo “è necessario
creare un ambiente propizio”, a
partire dalla consapevolezza che
“gran parte della dinamica attuale
della comunicazione è orientata da
domande alla ricerca di risposte”.
Di qui l’“interesse” del Papa per
il mondo della Rete, e per “le
varie forme di siti, applicazioni e
reti sociali che possono aiutare
l’uomo di oggi a vivere momenti
di riflessione e di autentica
domanda, ma anche a trovare spazi
di silenzio, occasioni di preghiera,
meditazione o condivisione della
Parola di Dio”. “Nella essenzialità
di brevi messaggi, spesso non
Sabato, 28 gennaio 2012
più lunghi di un versetto biblico
– la tesi del Papa – si possono
esprimere pensieri profondi se
ciascuno non trascura di coltivare
la propria interiorità”. “Educarsi alla
comunicazione – conclude il Papa
– vuol dire imparare ad ascoltare, a
contemplare, oltre che a parlare, e
questo è particolarmente importante
per gli agenti dell’evangelizzazione:
silenzio e parola sono elementi
essenziali e integranti, per un
rinnovato annuncio di Cristo nel
mondo contemporaneo”.
L’informazione oggi. A colloquio con Andrea Melodia, presidente dell’Unione cattolica
stampa italiana, riflettiamo sul ruolo e l’affidabilità del giornalismo contemporaneo.
Alla ricerca della credibilità
M
artedì 24 gennaio
cadeva la memoria
liturgica di Francesco
di Sales, vescovo di Ginevra,
santo poliedrico, dottore della
Chiesa, fondatore – insieme a
santa Giovanna Francesca di
Chantal – dell’ordine claustrale
delle monache della Visitazione,
e, tra le altre cose, patrono dei
giornalisti. Sabato 28, a Como,
il nostro vescovo Coletti,
rinnovando una tradizione
condivisa da anni con altre
diocesi italiane, incontra i
giornalisti in Curia, a partire
dalle ore 10.30, per riflettere
e confrontarsi sui temi della
comunicazione ma non
solo. Un mestiere sempre più
complesso quello del giornalista,
chiamato a un serio e profondo
esame di coscienza di fronte a
un dato preoccupante: la fiducia
in chi fa informazione è in
picchiata. Abbiamo affrontato
l’argomento con Andrea
Melodia, presidente dell’Unione
cattolica stampa italiana
(Ucsi), che nel fine settimana
coordinerà un convegno
nazionale dedicato proprio alla
credibilità dell’informazione.
Da dove nasce la necessità
di dedicare uno spazio
di approfondimento su
questo tema? Quali sono le
emergenze/urgenze che si
pongono oggi con maggiore
evidenza?
«Sulla credibilità dei giornalisti
italiani, argomento sul quale
l’Ucsi da tempo focalizza
la sua attenzione, troviamo
dati purtroppo negativi, ma
convergenti, nelle più recenti
analisi e ricerche. Cito per
tutte il capitolo dedicato alla
reputazione dei media nel
Rapporto Censis-Ucsi 2011 sui
consumi mediali degli italiani,
I media personali nell’era
digitale. Il dato è sconcertante.
I giornalisti sono ritenuti poco
affidabili dal 49,8% degli italiani,
poco oggettivi dal 53,2%, poco
indipendenti addirittura dal
67,2%. In un’altra indagine
contenuta in un volume che
l’Ucsi sta stampando per la
Fondazione Cariplo, dal titolo A
bocca aperta. La credibilità dei
comunicatori italiani, sono gli
stessi giornalisti professionisti a
fornire una opinione sul proprio
mondo professionale. Alla
domanda il sistema dei media
in Italia quanto è autonomo
dalla politica?, il 72% degli
intervistati risponde “poco”, il
21% “per nulla”, e “abbastanza”
solo nella misura del 7%. Ma
al di là di questi dati ci sono
motivi generali. L’evoluzione
dei media, il fatto che sempre
più persone, cominciando dai
giovani, siano costantemente
collegati alla rete, provoca un
aumento esponenziale delle
informazioni circolanti senza
l’apporto professionale dei
giornalisti. Sembra esserci
meno bisogno di loro, quindi
possono sopravvivere solo i
servizi professionali che sanno
dimostrare di essere utili ai
cittadini. Nella crisi bisogna
alzare la qualità, la credibilità».
Una delle possibili soluzioni
per restituire affidabilità
all’informazione, dunque, è
puntare sulla “qualità” di chi
la fa. Senza dimenticare un
forte senso della deontologia
professionale. Come conciliare
queste esigenze con redazioni
che spesso “fagocitano” i
più giovani e costringono
anche i più “navigati” a scelte
non sempre condivisibili,
chiedendo quantità a basso
prezzo, semplificazioni
sensazionalistiche, piuttosto
che accuratezza, ricerca,
controllo delle fonti? Come
restituire autorevolezza a
questo mestiere ed evitare che
lettori e ascoltatori perdano
fiducia?
«Il lavoro del giornalista nelle
testate non è solitario. La
qualità si costruisce in gruppo.
Editori e redazioni devono
collaborare in questo processo,
avere obiettivi comuni. L’editore
che risparmia sulla qualità del
lavoro giornalistico è destinato
a sparire. La professione deve
rendersi conto che non è tempo
di espansione ma di contrazione
quantitativa, perché conta la
qualità. I nostri organismi di
categoria dovrebbero regolarsi
di conseguenza. Lettori e
ascoltatori devono fare la
loro parte, distinguere tra i
prodotti gratuiti promozionali
e spesso di bassa qualità e
quelli veramente utili alla vita
sociale. Per raccontare o spesso
inventare storie di gossip non
servono giornalisti, servono
autori fantasisti (con il massimo
rispetto per questa professione,
perché anch’essa si può fare più
o meno bene)».
In questi giorni si parla
molto di riforma degli
Ordini: cosa significa per la
professione giornalistica?
«Mi pare indiscutibile che
l’esistenza dell’Ordine per una
professione il cui esercizio è
un diritto costituzionale sia
di per sé anomala: abbiamo
visto anche colleghi interdetti
che continuano a esercitare.
In ogni caso, la sopravvivenza
dell’Ordine mi può interessare
solo se le sue capacità formative
e dissuasive nei confronti dei
giornalisti possono essere
più efficaci: autogestione
responsabile di un sistema a
iscrizione obbligatoria, non
arroccamento corporativo».
Alcuni anni fa si paventavano
la fine della carta stampata e
una profonda ristrutturazione
del sistema radio-televisivo,
causa il progressivo affermarsi
del web. Per rispondere a
tale “offensiva” della rete,
un po’ tutte le testate hanno
sviluppato il proprio sito
internet. Anche le edizioni
on line chiedono comunque
una sensibilità e una capacità
giornalistica. Inoltre, recenti
ricerche hanno dimostrato che
quasi il 70% dell’informazione
che viaggia sulla rete ha come
fonte le edizioni cartacee dei
giornali più accreditati. Oggi
come evitare il declino di fronte
ai tagli all’editoria, all’aumento
delle tariffe postali e al fatto che
l’informazione finisce tra i beni
voluttuari e quindi suscettibile
di pesanti contrazioni nel
bilancio familiare?
«La crisi economica ci costringe
a guardare alla sostanza delle
cose e alla loro necessità. La
crisi riguarda i giornali, che
sempre meno possono contare
sull’attrazione esercitata dalla
notizia e richiedono commento,
analisi, precedenti, grandi
competenze. La difficoltà
riguarda la informazione
televisiva, che oltre alla
concorrenza di internet e
dei social network, anch’essi
in diretta, deve fare i conti
con la rigidità crescente dei
suoi palinsesti, insensibile
all’attualità e agli eventi, e con
la concorrenza interna dei
talk show e delle soft news.
La convivenza televisiva,
la mancata distinzione tra
lavoro informativo, affidato ai
giornalisti, e drammatizzazione
narrativa dell’attualità affidata al
linguaggio della fiction e ai suoi
autori, è un fenomeno troppo
poco studiato ma di grande
importanza, che tra l’altro ha
trasformato negativamente il
racconto della politica. Anche
per questo la televisione, per
non divenire troppo anziana
e residuale, deve costruirsi un
difficile equilibrio tra qualità
e popolarità. Internet e i social
network creano un sistema
relazionale nel quale si sposta
la percezione della qualità
e dell’utilità del servizio di
informazione in un senso
sempre più parcellizzato.
Riportano al centro la persona,
o almeno forniscono questa
sensazione. Se i media
tradizionali diminuiscono
di numero e richiedono una
massa d’urto, i nuovi media si
moltiplicano e si diversificano.
9
Tuttavia le masse d’urto e le
concentrazioni proprietarie,
nel web, sono nascoste ma
sempre presenti, e in parte
sono collegate, in modo non
sempre trasparente, ai grandi
media tradizionali. Ciò significa
che i media tradizionali per
sopravvivere devono essere forti
anche sul web. Inoltre buona
parte delle notizie e dei video che
circolano in rete provengono da
fonti tradizionali, sono prodotti
della crossmedialità. Insomma:
vecchi e nuovi media sono
indissolubilmente intrecciati,
non ha senso guardare agli uni
dimenticando gli altri. Nella
situazione di crisi economica
oggi occorre prendere coscienza
che il sistema dei media può
essere anche causa della crisi,
non si limita a subirla. Le
cattive regole di governance del
servizio pubblico televisivo,
l’aggressività ideologica di alcune
testate, lo scarso rispetto per
la verità, la pigrizia o il rifiuto
nell’esprimere i diversi punti di
vista, l’insufficiente impegno
nell’utilizzare i ruoli informativi
dei nuovi media: in che misura
questi limiti sono legati alla crisi
del paese che, come ricordano
il presidente Giorgio Napolitano
e il cardinale Angelo Bagnasco,
si manifesta come carenza di
coesione sociale? Una società
che fatica a identificare i suoi
obiettivi condivisi, i suoi valori
fondanti, disperde le sue energie
e non genera ricchezza. Valori
di riferimento da una parte,
rispetto del pluralismo e delle
voci discordi dall’altra, vanno
messi sui piatti della bilancia per
cercare un equilibrio».
Quanto è importante la voce sia
di chi “cattolico” lavora nelle
testate “laiche” sia nelle testate
cattoliche? Come dare valore al
giornalismo “cattolico”?
«Credo che il giornalismo
cattolico sia fino in fondo “di
servizio pubblico” perché si
mette al servizio delle comunità
locali, fornisce un racconto
veritiero degli avvenimenti
e una loro interpretazione
cristianamente ispirata.
È importante che non si
concepisca il giornalismo
cattolico esclusivamente
come racconto della vita della
Chiesa. Ed è evidente anche
l’importanza di salvaguardare la
presenza cattolica nelle testate
laiche, integrando le esperienze
degli uni e degli altri. Il segretario
generale della Cei monsignor
Mariano Crociata, in merito,
ha ricordato che l’esperienza
associativa può essere di grande
aiuto per tutti».
pagina a cura
di ENRICA LATTANZI
Vita diocesana
10 Sabato, 28 gennaio 2012
Agenda
del Vescovo
Proposta formativa aperta a tutti i laici
corresponsabilità
Il 4 e il 5 febbraio, a Como, presso il Seminario, si svolgerà una due-giorni di
approfondimento per chi è più direttamente impegnato nella vita della comunità.
Venerdì 27 gennaio
A Como, mattino e pomeriggio:
udienze e colloqui personali.
Sabato 28 gennaio
A Como, alle ore 10.30, in Vescovado,
incontro con i giornalisti; a Berbenno
di Valtellina, alle ore 16.00, Santa
Messa a cento anni dalla nascita di
don Tarcisio Salice; a Sondrio, alle ore
18.30, Santa Messa presso la chiesa di
San Rocco per san Giovanni Bosco.
Lunedì 30
e martedì 31 gennaio
A Como, in Seminario, incontro dei
Vicari Foranei.
Mercoledì 1 febbraio
A Como, mattino e pomeriggio:
udienze e colloqui personali.
Giovedì 2 febbraio
Giornata Mondiale della Vita
Consacrata: a Sondrio, alle ore
10.00, Santa Messa presso la chiesa
Collegiata; a Como, in Cattedrale, alle
ore 18.00, Santa Messa.
Venerdì 3 febbraio
A Como, al mattino: udienze e colloqui
personali; nel pomeriggio: Consiglio
episcopale.
Sabato 4 febbraio
A Como, presso il Collegio Gallio, Santa
Messa.
Domenica 5 febbraio
A Masciago, Giornata per la Vita (vedi
programma a pagina 13 di questo
numero del Settimanale).
L
a proposta di formazione alla
corresponsabilità ecclesiale, in
programma il 4 e il 5 febbraio a
Como, presso il Seminario diocesano, è
rivolta a tutti gli operatori pastorali, in
particolare a chi partecipa ai Consigli
pastorali parrocchiali e vicariali e ai
responsabili associativi dell’Azione
cattolica, e intende mettere al centro
una questione oggi molto importante
per le ricadute che ha nella vita del
mondo e nella vita della Chiesa. È la
questione della libertà e dell’idea di
libertà che abbiamo e che mettiamo
quotidianamente in atto attraverso
le nostre scelte di vita. A questo tema,
che non è certo un tema astratto ma che
ha profonde ripercussioni esistenziali,
si lega il tema della corresponsabilità.
La stretta correlazione tra libertà e
corresponsabilità, la sua comprensione
e la sua assimilazione costituiscono
un fondamentale passaggio verso
la maturazione di una più profonda
coscienza ecclesiale, irrinunciabile
per affrontare alcuni passaggi del
rinnovamento pastorale proposto alla
nostra Chiesa diocesana. È importante
che la comunità cristiana abbia
consapevolezza dei cambiamenti sociali,
culturali e antropologici del nostro
tempo e che a tali cambiamenti sappia
dare un’interpretazione evangelica ed
ecclesiale.
La percezione dell’uomo di oggi come
soggetto autocosciente e libero è
stata al centro di numerosi interventi
del Magistero della Chiesa, che ha
evidenziato come gli sviluppi della
cultura contemporanea si caratterizzino
per una sempre più intensa ricerca
della libertà. Una ricerca che ha portato
a mettere in ombra la relazione con
il prossimo, privilegiando in maniera
assoluta la dimensione individuale e
dimenticando il rapporto con la verità
oggettiva, con Dio. L’esasperata ricerca
di libertà spinge la propria autonomia a
fissare “i criteri del bene e del male” e a
considerarsi “sorgente dei valori”. Questa
esasperazione chiude l’uomo in se stesso
che diviene così incapace di relazioni
vere e rimane prigioniero della propria
libertà, frantumando la sua esistenza
in una molteplicità di esperienze che
non hanno un riferimento, un centro
unificatore capace di dare senso e
pienezza alla vita.
Nella nota pastorale della
Conferenza episcopale
italiana “Con il dono
della carità dentro la
storia”, pubblicata dopo
il Convegno di Palermo
del 1995, si ricorda che
«questo clima culturale
pone a noi cristiani la
domanda fondamentale
sulla verità dell’uomo e di
Dio. È questa la sfida più
importante e più difficile
che deve affrontare chi
L’argomento
all’ordine
del giorno riguarda
la questione della
libertà e delle scelte
nel quotidiano
vuole incarnare il Vangelo nell’odierna
cultura e società… Dobbiamo quindi
sollecitare la cultura del soggetto e della
libertà a liberarsi dalle chiusure del
soggettivismo e dell’individualismo e ad
evolversi verso la cultura della persona,
soggetto autocosciente e libero, ma
anche aperto alla verità dell’essere, agli
altri, a Dio». La riflessione su questo
tema ha trovato poi ampia risonanza
negli anni successivi e vede oggi un
significativo approfondimento nell’intero
magistero di Benedetto XVI. Il tema della
libertà, di una libertà vera a cui si lega
la corresponsabilità, è dunque centrale
nel panorama culturale del nostro
tempo, e diviene essenziale nel contesto
specifico della nostra Chiesa diocesana
in relazione alle sue scelte rivolte ad un
rinnovamento della pastorale in senso
missionario.
La corresponsabilità, in particolare la
corresponsabilità dei fedeli laici nella
vita della Chiesa, affonda le sue radici
nell’esempio di libertà che troviamo
ripetutamente espresso nel Vangelo, la
cui massima espressione è nel Vangelo
della Passione. È questa libertà che dà
fondamento alla corresponsabilità vera
di una comunità apostolica fatta da
persone capaci di camminare insieme
dentro un comune progetto pastorale
verso mete condivise. Per questo occorre
un laicato corresponsabile, ugualmente
impegnato nel servizio ecclesiale e
nella qualità testimoniale della fede
cristiana. La cura e la formazione dei
fedeli laici costituiscono pertanto un
impegno urgente, che deve estendersi
alla dimensione spirituale, intellettuale
e pastorale per una significativa crescita
del laicato, e in particolare dei fedeli
laici più impegnati nelle comunità
apostoliche, in una vera coscienza di
Chiesa aperta ai segni dei tempi.
È da qui che prenderà avvio la proposta
di formazione, con una riflessione
introdotta da don Ivan Salvadori,
per poi passare a quella su libertà e
responsabilità nella cultura e nella
società di oggi, proposta da Leonardo
Lenzi. Nel pomeriggio l’attenzione
verrà spostata sul fronte ecclesiale; si
guarderà alla libertà e corresponsabilità
dei fedeli laici nella vita della Chiesa a
cinquant’anni dal Vaticano II, a partire
da un intervento di Luciano Galfetti.
Don Ivano Valagussa, assistente unitario
dell’Azione cattolica della Diocesi
di Milano, interverrà domenica sul
discernimento comunitario. La proposta
di formazione si chiuderà nel pomeriggio
della domenica con un laboratorio sul
discernimento comunitario.
Info e iscrizioni presso l’Ac diocesana:
telefono 031-265181, accomo @tin.it.
■ Salesiani
A Tavernola una giornata
per san Giovanni Bosco
Il 29 gennaio, al Salesianum di Tavernola,
si svolgerà una giornata di festa in onore di
san Giovanni Bosco. L’inizio è in programma
a partire dalle ore 9.00, con l’accoglienza
poi le Lodi e la relazione di don Leonardo
Tullini su “La santità e le virtù”. Poi tempo
per le confessioni, il rosario e, alle ore
11.30, la Santa Messa. Alle ore 12.30,
momento conviviale. Nel pomeriggio,
momento di ricreazione insieme. Adesioni
telefonando al Salesianum: 031.572355.
■ Il Vangelo della domenica: 29 gennaio - IV domenica del T.O.
«Taci!» (Mc 1, 21-28)
In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella
sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano
stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non
come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi
era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi
da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù
gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!».
E lo spirito impuro, straziandolo e gridando
forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che
è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato
con autorità. Comanda persino agli spiriti
impuri e gli obbediscono!». La sua fama si
diffuse subito dovunque, in tutta la regione
della Galilea.
■ Adorazione
Movimento eucaristico
diocesano a Como
La prossima ora di adorazione sarà il 4
febbraio presso la chiesa di santa Cecilia
in Como, alle ore 16.20: Rosario, letture
su scritti del beato Francesco Spinelli e
adorazione con riflessione di monsignor
Andrea Meloni. Seguirà la Messa festiva.
La sera del 4 febbraio vi sarà la Veglia per
la vita e il giorno 5 la Giornata per la vita.
Il 22 febbraio, Le Ceneri: alle ore 12.45,
Liturgia della Parola in Duomo e alle ore
18.00 pontificale, entrambi con il Vescovo.
Prima Lettura:
Dt 18,15-20
Seconda Lettura:
1Cor 7,32-35
La guarigione dell’indemoniato è il primo
esorcismo raccontato nel Vangelo di Marco.
Mi colpisce che questa scena avvenga nella
sinagoga e non in una viottola della periferia
di Cafarnao. La prima liberazione avviene
dentro la comunità, nel luogo della preghie-
ra e dell’incontro. La scelta che ha guidato
i primi passi della vita pubblica del Rabbì
invita ciascuno di noi a partire da “dentro”,
da quell’impasto meraviglioso di santità e
di peccato, di slanci e di fatiche, di eroismi
e di mediocrità che sono le nostre comunità.
Prima di puntare il dito fuori, siamo interpellati a scrutare la nostra vita comunitaria,
a smuovere i macigni che impediscono di
percorrere le strade della fraternità, a ritrovare sentieri di speranza, a far circolare aria
fresca, a sbarrare i vicoli senza uscita della
superficialità e a non impantanarci nei fanghi del formalismo. Mi colpisce che la prima
parola rivolta da Gesù all’indemoniato sia
un invito al silenzio: “Taci”. Marco utilizza
un verbo molto forte che richiama il gesto
di mettere la museruola. Per essere raggiunti, toccati e trasformati dalla Parola occorre
stare in silenzio, fermarsi, interrompere le
frenesie pastorali e dare tempo al seme gettato in terra di marcire e di portare frutto.
don ROBERTO SEREGNI
Vita della Chiesa
Sabato, 28 gennaio 2012
11
Gli oratori? Una risorsa irrinunciabile!
M
artedì 31 gennaio ricorre la festa liturgica di san Giovanni Bosco,
considerato per antonomasia, accanto a san Filippo Neri, il “padre”
dell’oratorio e delle moltissime attività educative che in esso si
svolgono. In Italia si contano oltre 6mila oratori; secondo una recente ricerca
sono almeno 1 milione e mezzo i giovani coinvolti e ben più di 200mila gli
operatori che si occupano, a vario titolo, dell’animazione (catechisti, animatori,
allenatori). La Lombardia, insieme a
Lazio, Calabria e Abruzzo, è una delle
regioni che hanno approvato, tra le
prime in Italia, una legge ad hoc per il
riconoscimento della funzione sociale
degli oratori. Nella nostra diocesi ce
sono circa 250 e l’Ufficio pastorale dei
Giovani ha da poco messo a punto
un “Vademecum” che, oltre a essere
disponibile sul sito www.cgdcomo.
org, sabato 4 febbraio sarà allegato
al nostro Settimanale. «Le pagine
● Il santo piemontese
che hai fra mano – scrive il Vescovo
Diego nell’introduzione – sono frutto
ancora oggi ha tratti di
del generoso lavoro di alcune persone
modernità e di attualità
(giovani laici, consacrati, preti) che
hanno a cuore il servizio educativo e
hanno cercato di confrontarsi fra loro
con il desiderio di rilanciare la presenza
e la vitalità degli oratori nella nostra
Diocesi». Il “Vademecum” «non è un
approfondimento dotto sull’oratorio,
né un compendio di tutto ciò che
ruota attorno agli oratori… La visita
pastorale che sto vivendo fa crescere
in me la convinzione che è necessario,
persino urgente, riflettere sulla qualità
molte opere buone; vi ama perché siete
dell’educazione alla fede messa in
in un’età semplice, umile, innocente, ed
campo dalle nostre comunità cristiane.
in generale non ancora divenuta preda
Gli spunti qui raccolti – osserva ancora
infelice del nemico infernale. Simili
monsignor Coletti – favoriscono questo
segni di speciale benevolenza diede il
lavoro e sono una valida base per la
medesimo Salvatore pei fanciulli. Dice
stesura di un progetto d’oratorio che
egli che tutti i benefici fatti a’ fanciulli si
possa accompagnare le scelte che
considerano fatti a lui medesimo”.
oggi siamo chiamati a compiere con
coraggio e franchezza evangelica».
“Alzate gli occhi” è una componente
«L’intera vita ecclesiale – affermano
della santità giovanile. Alzare gli occhi
i vescovi nel documento “Educare
dalla terra, dal pallone, dal computer,
alla vita buona del Vangelo” – ha una
dal telefonino, dalla Tv ecc. per guardare
forte valenza educativa. La comunità
in alto, pensare a Dio che splende nella
cristiana, a partire dalle parrocchie,
natura e parla di cose grandi al nostro
deve stare accanto ai genitori per
cuore. Pagina semplice nello stile, per
offrire loro con disponibilità e
farsi capire dai ragazzi ma profonda
competenza proposte educative
nella sua essenzialità spirituale. Se la
valide». Il vademecum prende le mosse
rileggiamo come testo di pedagogia,
da una domanda fondamentale:
troviamo le linee portanti dell’educare:
“L’esperienza educativa ti appassiona?”.
il desiderio dei ragazzi e di ciascuno
Da qui nasce il percorso che prende in
di noi (essere felici), e il metodo per
considerazione tutti gli aspetti della vita
raggiungere quanto sperato (alzare gli
dell’oratorio, dall’accompagnamento
occhi). L’analisi, così presentata, può
nella crescita umana e spirituale alla
risultare fredda, ma traspare vivo l’animo
capacità di progettare. «Vorremmo –
e l’insegnamento di don Bosco: l’amore
spiega il responsabile diocesano di
ha origine da Dio e si irradia sulle
Pastorale giovanile don Emanuele
persone. È il clima nel quale nasce e si
Corti – che gli oratori, a partire dalle
sviluppa la relazione educativa: l’amore
provocazioni e dalle riflessioni del
reciproco. La festa di don Bosco ci
vademecum raccontassero, attraverso
ricorda la perenne bellezza dell’educare
le pagine del Settimanale le proprie
insieme alla fatica che l’accompagna. Il
esperienze educative». Ricordiamo,
compito è grande ma non siamo da soli.
inoltre, che il prossimo 6-9 settembre
Brescia ospiterà il primo “Happening
a cura di
degli Oratori” «un appuntamento –
don FRANCO RUSTIGHINI
conclude don Emanuele – al quale ci
prepareremo con impegno». (E.L.)
L’Ufficio diocesano
pastorale dei giovani
ha messo a punto un
utile «Vademecum»
● In occasione della festa
di san Giovanni Bosco
iniziamo un percorso
● La provocazione è il
documento della Cei
dedicato all’educare
«Voglio che siate felici
nel tempo e nell’eternità»
D
on Bosco, ha preparato un
manuale di preghiera per i suoi
ragazzi dal titolo “Il giovane
provveduto” e in esso esprime la sua
concezione di spiritualità del giovane
cristiano. Inizia con le parole che
riportiamo qui di seguito.
“Io voglio insegnarvi un metodo di vita
cristiana che vi possa nel tempo stesso
rendere allegri e contenti, additandovi
quali siano i veri divertimenti e i veri
piaceri, talché voi possiate dire col santo
profeta Davide: «Serviamo il Signore in
santa letizia». Tale appunto è lo scopo di
questo libretto, servire il Signore e stare
allegri. (...). Miei cari, io vi amo di tutto
il cuore, e basta che siate giovani perché
io vi ami assai, e vi posso assicurare che
voi potete trovare molti libri propostivi
da persone di gran lunga più virtuose e
più dotte di me, ma difficilmente potrete
trovare chi più di me vi ami in Gesù
Cristo, e che più desideri la vostra vera
felicità. Il Signore pertanto sia sempre
con voi e faccia sì che praticando questi
pochi suggerimenti possiate giungere
alla salvezza dell’anima vostra, e così
accrescere la gloria d’Iddio, unico scopo
di questo libretto. Vivete felici, e il santo
timor di Dio sia la vostra ricchezza in
tutto il corso della vita.
Alzate gli occhi, o figliuoli miei, ed
osservate quanto esiste nel cielo e nella
terra. Il sole, la luna, le stelle, l’aria,
l’acqua, il fuoco sono tutte cose che un
tempo non esistevano. Dio con la sua
onnipotenza le trasse dal niente e le
creò, motivo per cui si nomina Creatore.
Questo Dio che sempre fu e sempre
durerà, dopo di aver creato tutte le cose
che nel cielo e sulla terra si contengono,
diede esistenza all’uomo, il quale di tutte
le creature visibili è la più perfetta. Onde
i nostri occhi, i piedi, la bocca, la lingua,
le orecchie, le mani sono tutti doni di
Dio. L’uomo è distinto fra tutti gli altri
animali specialmente perché è fornito
di un’anima, la quale pensa, ragiona e
conosce ciò che è bene e ciò che è male.
Quest’anima, essendo un puro spirito,
non può morire col corpo, ma quando
esso sarà portato al sepolcro, andrà
cominciare un’altra vita… Badate, o
miei figliuoli, che voi siete creati tutti pel
Paradiso, e Iddio qual padre amoroso
prova grande dispiacere quando è
costretto a mandare qualcheduno
all’inferno. Oh! quanto mai il Signore vi
ama e desidera che voi facciate buone
opere per rendervi poi partecipi di quella
grande felicità che a tutti tiene preparata,
in eterno in Paradiso.
I giovanetti sono grandemente amati
da Dio(...) Quantunque egli ami tutti
gli uomini, come opera delle sue mani,
tuttavia porta una particolare affezione
ai giovanetti... Voi siete la delizia e
l’amore di quel Dio che vi creò. Egli vi
ama perché siete ancora in tempo a fare
Dopo l’incontro del 17 gennaio. Il dialogo è sempre molto stimolante e ricco di novità.
Riflessioni sul confronto fra cristiani ed ebrei
T
re osservazioni previe per parlare della
giornata per il dialogo ebraico cristiano del
17 gennaio. Parlare di dialogo significa tenere presenti almeno quattro dimensioni dello
stesso: quello della vita quotidiana; dell’azione
possibile comune in difesa o per (esempio) la
pace; ancora, del dialogo teologico tra “specialisti” e non; nell’esperienza religiosa; con protagonisti diversi (persone, istituzioni, ecc.), con
ambiti e spazi temporali occasionali o continui,
a seconda del contesto in cui ci si trova ad essere
e operare. Parlare di “cristiano” e “ebraico” vuol
dire accettare di “trattare” realtà complesse, non
univoche; penso alle diverse confessioni cristiane o alle componenti dell’ebraismo moderno;
alla storia intercorsa, alle dimensioni culturali
ecc., agli atteggiamenti interiori: dalla fiducia
alla contrarietà! Infine nel contingente, sono anni che, a Milano, seguo gli appuntamenti per
questa giornata (anche un incontro nella sinagoga di via Guastalla), ma quest’anno ho scelto
la diocesi sia per i difficili orari di Milano sia per
la “prima volta” a Como! L’appuntamento del
17 gennaio era fissato per le ore 21.00 al Centro Cardinal Ferrari con l’intervento del pastore valdese Gioacchino Pistone di Milano, quale
esperto del dialogo ebraico - cristiano. Non ha
tradito le attese, perché pur non parlando del tema previsto per la Giornata tra Chiesa cattolica
italiana e mondo ebraico ovvero la “quinta/sesta” Parola “non ammazzare”(vedi numero del
settimanale precedente) ha saputo ripercorrere
simpaticamente il cammino dialogico di questi
anni. A partire dalla fine della seconda guerra
mondiale dove si affacciano sulla scena la Shoah
e la nascita dello Stato d’Israele, provocando domande serie e profonde, una “Teshuvà”! La cancellazione della dizione “perfidi ebrei” del 1959
da parte di Papa Giovanni XXIII, il contributo al
riguardo di studiosi, di varia estrazione, i documenti ufficiali delle comunità protestanti e della
Chiesa cattolica, in particolare quello conciliare
“Nostra Aetate” nel 28 ottobre 1965 sul rapporto
con le altre religioni: pur nei suoi limiti un vero punto di partenza per gli anni successivi. Al
riguardo, per la parte cattolica, il cardinale Ka-
sper con il volumetto “Quando i cristiani vanno
incontro agli ebrei nella terra di santità” da una
buona documentazione al riguardo fino ai nostri giorni. L’intervento del pastore valdese ha
evidenziato – accanto alla storia – tre dimensioni riscoperte (o da riscoprire):
• l’ebraicità di Gesù: talora ci si sofferma troppa
sulla sua divinità a scapito della sua umanità (un
monofisismo di fatto, così provocatoriamente
Pistone);
• il patrimonio comune e il “distacco” delle comunità di origine dall’ebraismo;
• i comandamenti non come “legge” ma come
via alla santità: “Sarete santi come Io sono Santo”. Tenendo presente, ancora provocando ha
detto il pastore che “l’ebreo sta in piedi da solo, il cristiano senza il Dio di Abramo, Isacco e
Giacobbe è in affanno” spiegandone poi invero
il senso. A conclusione un invito del pastore Pistone a proseguire l’iniziativa con personaggi di
Milano (o altre località) visto che a Como sinagoghe non ce ne sono!
Roberto Righi
Visita Pastorale
12 Sabato, 28 gennaio 2012
● L’incontro di mons. Diego
Coletti con le comunità di
Azzio, Comacchio e Orino
● La visita ha toccato anche il
Convento di Azzio, luogo di
culto caro a tutta la valle
● Le tre parrocchie stanno
rafforzando il loro cammino
come Comunità pastorale
Tre giorni speciali con il Vescovo
M
ons. Diego Coletti, 115°
Vescovo della diocesi di
Como, una delle più estese
d’Italia, ha intrapreso un
lungo viaggio pastorale da tempo. La
scorsa settimana è giunto al Vicariato
di Canonica di Cuveglio che, tra le altre,
include le parrocchie di Azzio, Comacchio
e Orino, rette dal parroco don Emanuele
Borroni. E’ giunto tra noi con lo scopo non
tanto di controllare quanto di conoscere e
farsi conoscere dai fedeli.
Mons. Coletti ha iniziato la sua
conoscenza delle parrocchie di Azzio,
Comacchio e Orino il pomeriggio del 20
gennaio, con una visita “specialissima”
fatta agli anziani ospiti della Residenza
“La Prealpina” di Comacchio, recando
loro gioia e conforto. Accompagnato dal
parroco, ha poi raggiunto,
presso lo stesso borgo, la
parrocchiale dell’Addolorata
per la celebrazione eucaristica.
Ha fatto ingresso in chiesa
tra due ali di giovanissimi
chierichetti, assai emozionati
per l’evento. I fedeli hanno
avvertito commossi la sua
presenza paterna, e soprattutto
hanno tratto insegnamento
dalle sue parole. Nell’Omelia
il Vescovo ha voluto spiegare
il significato della morte e
del dolore. Come Cristo sulla croce ha
trasformato il male in misericordia e
perdono, così il cristiano è chiamato a
trasformare il proprio dolore in amore
e purificandosi ad amare ancor di più.
Finita la celebrazione, ha ringraziato
i fedeli ed il coro, e ha fatto dono ai
presenti di una immagine recante una
significativa preghiera, scritta di suo
pugno, dedicata a Cristo, esprimendo
il desiderio che essa venga imparata a
memoria. Ha, poi, sostato, cantando
davanti alla statua della Vergine Maria.
Verso sera, trasferitosi presso la chiesa
parrocchiale di Azzio, il Vescovo ha preso
parte all’ Adorazione Eucaristica mensile,
mettendosi a disposizione dei fedeli per la
confessione. L’atmosfera particolare della
piccola chiesa, con il Santissimo esposto
e i due confessionali, quello del Parroco e
quello del Vescovo, con le lucette accese,
hanno trasmesso ai fedeli desiderio di
preghiera e la gioia di appartenere alla
famiglia cristiana. Conclusa l’Adorazione
Eucaristica, animata come di consueto
dai giovani e dal loro coro, presso la
sala parrocchiale, ha avuto luogo il loro
incontro con il Vescovo. Mons. Coletti
non ha avuto difficoltà ad entrare in
confidenza con i ragazzi. Rispondendo
alle loro domande ha parlato loro della
vocazione, della presenza costante
di Dio Padre nella nostra vita, della
necessità di seguire l’esempio di Gesù
e di riflettere sempre sul Vangelo. Un
incontro appassionato e amichevole che
non riusciva a trovare termine, nonostante
l’ora si facesse tarda.
Sabato 21 gennaio, giornata
intensissima. In tarda mattinata, il
Vescovo si è recato al Convento di Azzio,
antico luogo di culto, caro a tutta la
valle. Il Sindaco ha dato il benvenuto,
ringraziando per l’attenzione riservata
al Convento da parte della Diocesi di
Como che ha elargito un contributo
- derivante dall’otto per mille - per i
restauri di prossima attuazione. Il Vescovo
ha risposto ringraziando di cuore per la
sensibilità degli azziesi nei confronti di
questo edificio sacro, dimostrata con la
costituzione del Comitato “Amici della
Chiesa del Convento”. E’ poi seguita una
particolarissima “Contemplazione della
vita di Gesù e Maria”: la pittura e la musica
unite hanno creato un clima speciale
di preghiera e di bellezza. L’esecuzione
eccellente del soprano Vera
Milani, del quartetto vocale
“Sesquialtera”, della famiglia
di musicisti Ghielmi, con la
giovane cresimanda Anna
Maddalena al violino, Bernardo al
violoncello e il maestro Lorenzo
Ghielmi all’organo, ha colpito
particolarmente il Vescovo. Il
Convento di Azzio gli è rimasto
nel cuore, lo dimostra il fatto che
nell’accomiatarsi ha chiesto di
entrare a far parte del Comitato
per il Convento.
N
el pomeriggio, il Vescovo si
è dedicato alla visita della
parrocchia di Orino. E’ stato
prima accolto presso il Centro
Socio Assistenziale per un incontro
con la comunità dei piccoli e delle
loro famiglie, risultato gioioso
e gradito a tutti. Il benvenuto
è stato porto dal Presidente del
Centro Carlo Martegani. Mons.
Coletti ha parlato, giocato e
cantato, rivelando, oltre alla
sua sensibilità di padre, una
particolare attitudine a sentirsi
“nonno”. Si è poi recato presso la
Parrocchiale dell’Immacolata per
celebrare la Santa Messa, accolto
all’ingresso dagli amministratori
comunali e dai presidenti di
alcune associazioni. Nella piccola
chiesa si è creata un’ atmosfera
di partecipazione gioiosa. Mons.
Diego, nell’omelia, ha nuovamente
toccato i cuori e le menti dei suoi
fedeli. Attingendo alla Parola
del Vangelo secondo Marco,
che narra della chiamata degli
apostoli Giacomo e Giovanni, è
tornato a ribadire quanto Dio ci
ami e come il Vangelo ci aiuti a
conoscere la sconvolgente novità
su Dio. “Cari amici cambiate la
testa …” e per cambiarla bisogna
seguire l’esempio di Gesù: amare
i piccoli, i poveri, i nostri vicini e
La Cresima a 21 ragazzi della Comunità
compagni nella vita, ma anche
i nostri nemici. “ Perché? Perché
Dio è così, ti ama anche se sei
peccatore. Ognuno di noi si senta
chiamato per nome questa sera …
a portare la Buona Novella”. Prima
di impartire la benedizione il
Vescovo ha di nuovo incoraggiato
il coro dei giovani. La giornata
si è conclusa dopo cena, presso
l’Oratorio di Azzio, con l’incontro
con la Comunità Apostolica,
denominazione che il Vescovo ha
scelto per chi collabora, con diverse
mansioni, alla vita delle nostre
chiese. E’stata una riflessione
comune, con i fedeli di Comacchio,
Azzio ed Orino, sui progressi fatti
dalla comunità interparrocchiale.
Ha raccomandato ai presenti di
prestare la propria opera quali
servi della comunità, agendo senza
interesse o vantaggio alcuno. “Chi
vede il dono incondizionato di sé
vede Dio”. A questo è chiamato
il cristiano, ad essere apostolo in
relazione continua con la figura
di Gesù, che non è né dottrina
né allenamento, ma il cercare di
capire che cosa il Signore vuole
da noi. Dio vuole che ci si voglia
bene reciprocamente. “Imparate
a volervi bene, altrimenti vi
perderete e renderete inutile la
Croce di Cristo”. E l’entusiasmo e
il desiderio di un maggiore amore
reciproco è stato evidente nei
commiati finali.
La visita si è conclusa domenica
22 gennaio. E’ stata una giornata
particolarmente importante,
poiché 21 ragazzi delle nostre tre
parrocchie ricevevano la Cresima.
Il Convento, quello che Napoleone
Bonaparte fece chiudere e che
pensava di cancellare dalla faccia
della terra, era gremito di fedeli.
Il Vescovo prima di iniziare la
cerimonia ha ringraziato i presenti
e li ha invitati a partecipare
vivamente alla gioia di un giorno
speciale. Si é rivolto ai padrini e
alle madrine richiamandoli alle
loro responsabilità e spiegando,
poi, che dopo aver ricevuto
l’unzione, i ragazzi e le ragazze
dovevano avere una fascia bianca
da legarsi sulla fronte attorno al
capo, quale simbolo di conversione
di vita. Dopo la presentazione dei
cresimandi da parte del Parroco,
durante l’omelia, il Vescovo
ha chiamato tutti a prendere
coscienza dell’avvenire che aspetta
i giovani. La comunità adulta ha la
responsabilità di presentare il bene,
la bellezza, la libertà attraverso il
proprio modo di essere. Lo Spirito
Santo, che conduce, consola e dà
forma, è il sigillo che conforma la
vita del cristiano al Vangelo. E’
stata una lunga cerimonia, ma mai
l’attenzione é venuta meno. Prima
di impartire la benedizione finale e
di prendere il definitivo commiato,
il Vescovo ha raccomandato ai
ragazzi di “non mettere lo Spirito
Santo nel freezer”.
Un consiglio scherzoso, seguito da
un’ ultima riflessione, suggerita dal
testo di San Paolo, proprio della
liturgia del giorno. Il Cristiano
deve liberarsi dall’idea che la vita
vale per quello che si possiede, essa
vale se si ha la libertà del cuore. Chi
rinuncia a se stesso e ha il cuore
povero entra nel regno dei cieli:
questo testimoniano i cristiani.
Questo dice la “Parola”.
Non sappiamo quando potremo
rivedere mons. Diego Coletti.
La Diocesi di Como conta 338
parrocchie e il Vescovo, in due anni,
ne ha visitate 160. Grazie Vescovo
Diego, grazie.
pagina a cura
di FRANCA PIRAZZI MAFFIOLA
Vita diocesana
● La celebrazione
diocesana domenica
5 febbraio a Cuveglio
● Nel pomeriggio verrà
proposto un recital sulla
figura di Chiara Badano
Sabato, 28 gennaio 2012
● Al termine l’incontro
dei partecipanti con
il Vescovo Coletti
Giornata per la Vita,
appuntamento a Cuveglio
L
Giornata per la Vita
La Diocesi di Como e i Centri di Aiuto alla Vita invitano i giovani alla
a celebrazione diocesana
per la 34° Giornata per la
per la Giornata Nazionale
Vita è rivolto. Il tema è infatti
della Vita – domenica
Aperti alla Vita”.
CUVEGLIO Giovani
5 febbraio - si terrà
“Educare i giovani alla vita
SALA POLIVALENTE, – scrivono i Vescovi italiani
quest’anno nelle Valli Varesine.
E’ già il terzo anno, infatti,
Piazza Marconi 1 - significa offrire esempi,
che l’appuntamento segue il
testimonianze e cultura che
cammino della visita pastorale
diano sostegno al desiderio di
del Vescovo: nel 2010 era
impegno che in tanti di loro
ore 15:00
toccato a Bregnano nella zona
si accende appena trovano
Chiara è la Notte
Prealpi e lo scorso anno a
adulti disposti a condividerlo”.
Testimonianza in musica sulla
Morbegno in Bassa Valtellina.
I Vescovi sottolineano
Beata Chiara "Luce" Badano
L’appuntamento è per il
come “educare i giovani a
al pianoforte: don Carlo Josè Seno
pomeriggio di domenica, alle
cercare la vera giovinezza,
voci soliste: Martina Bosisio, Elena Preti
15, nella sala polivalente di
a compierne i desideri, i
Recital con:
Cuveglio, in piazza Marconi
sogni, le esigenze in modo
Brani musicali, VIDEO, Canti:
1, dove verrà messo in scena
profondo, è una sfida oggi
ore 16.30:
un recital sulla figura della
centrale. Se non si educano i
incontro con il vescovo
beata Chiara “Luce” Badano,
giovani al senso e dunque al
di Como Mons. Coletti
la giovane, appartenente
e alla valorizzazione
e con gli operatori dei CAV rispetto
al Movimento dei Focolari,
della vita, si finisce per
morta nel 1990 a 18 anni
impoverire l’esistenza di
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per un tumore osseo e
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successivamente proclamata
convivenza sociale e si facilita
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beata il 25 settembre 2010.
l’emarginazione di chi fa più
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“Da alcuni anni – spiega
fatica. L’aborto e l’eutanasia
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responsabile del Centro di
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Aiuto alla Vita (CAV) del
che, svilendo la vita, finisce
Medio Verbano – la Giornata
per farli apparire come il male
DEL MEDIO VERBANO
Onlus
per la Vita è organizzata
minore: in realtà, la vita è un
dal coordinamento dei CAV
bene non negoziabile, perché
della diocesi di Como con
qualsiasi compromesso apre
l’obiettivo di sensibilizzazione
la strada alla prevaricazione
alla salvaguardia della vita,
su chi è debole e indifeso”.
ma anche di favorire la conoscenza
Flavio Feroldi, incaricato della diocesi,
Al termine del recital, curato da don
e la formazione tra volontari ed
per condividere le proprie esperienze
Carlo José Seno, in cui si alterneranno
operatori dei diversi Centri”. E’ dal
ed organizzare iniziative comuni.
letture, video e musiche la giornata
2010 che i responsabili dei CAV di
“La scelta di puntare su una figura
continuerà con l’incontro del Vescovo
Como, Mandello del Lario, Morbegno
come quella di Chiara “Luce” Badano
Coletti a cui sono invitati in particolare
(con sportello anche a Chiavenna),
– continua la responsabile del CAV
gli operatori dei Cav della diocesi.
Sondrio e Medio Verbano (con sede
– nasce dalla volontà di offrire una
a Laveno Mombello) si ritrovano
testimonianza rivolta in particolare ai
periodicamente, insieme a mons.
giovani a cui il messaggio dei Vescovi
MICHELE LUPPI
13
Notizie flash
■ Cavona
Mons. Coletti al
pellegrinaggio vocazionale
5 Febbraio 2012
Via Verdi 18
21014 Laveno Mombello
Telefono 0332/667111
Iscr. Reg. Gen. Volontariato
Reg. Lombardia
O
spite d’eccezione sabato scorso
al pellegrinaggio vocazione di
Cavona è stato il Vescovo, mons.
Diego Coletti, in visita pastorale
nelle Valli Varesine. Assieme agli altri
pellegrini e ai sacerdoti il Vescovo
ha camminato lungo la strada dalla
cappelletta di S. Teresa sino alla
chiesa della S. Casa posta nel centro
di Cavona, recitando il S. Rosario per
le vocazioni. Al termine del cammino
nella suggestiva chiesetta Mons.
Vescovo ha presieduto la Celebrazione
Eucaristica delle ore 8.00, coadiuvato
dai tre vicari foranei dei vicariati di
Cittiglio, Canonica e Marchirolo. Coi
pellegrini hanno accompagnato Mons.
Vescovo anche le forze dell’ordine di
Cuvio, Il sindaco di Cuveglio Giorgio
Piccolo (nella foto insieme a don
Gianluigi Bollini) e i volontari della
locale protezione civile.
Intervista al Superiore generale dei guanelliani
La canonizzazione
nuovo punto di partenza
Abbiamo incontrato don Adolfo Crippa nella splendida corince della
Casa di Barza dove si è tenuto il capitolo generale della congregazione
D
al 9 al 14 gennaio alla Casa di Barza d’Ispra, in
provincia di Varese, si è tenuto il Capitolo generale dei
guanelliani. In quell’occasione abbiamo incontrato
don Adolfo Crippa, Superiore Generale.
Caro don Adolfo, la Canonizzazione di don Guanella è un
punto di arrivo o di partenza per la vostra Congregazione?
“Ritengo che le due cose possano equivalersi. Di arrivo,
perché da tempo la Congregazione aspettava questo
momento; di partenza perché ora tutto è più carico di
significato. Con la Canonizzazione si capisce in forma
diversa la nostra dimensione. Ora dovremmo avere una
considerazione diversa della identità guanelliana”.
E’ anche un punto di orgoglio…
“Certamente, con la sua santità si riconosce anche la
dimensione dell’attivismo guanelliano, della Famiglia
Guanelliana, tutta: le nostre suore, i nostri sacerdoti, i fratelli
e i laici che ci sono vicini nell’opera assistenziale. Si riscopre
la sorgente, l’impegno caritativo; insomma, il carisma del
fondatore e la dimensione umana di un uomo che fece della
Charitas un disegno e un progetto di vita”.
Com’è stato vissuto nel mondo questo avvenimento?
“Ci sono state prove di grande partecipazione, motivate dal
sentimento; ad esempio in India dove la canonizzazione ha
creato tantissima emotività, ma ovunque, dove il Guanella
lo si presenta nella semplicità di una persona che si è resa
disponibile, dedicandosi agli ultimi, soprattutto alle persone
mentalmente e fisicamente offese”.
L’urna contenente le spoglie di don Guanella sta girando,
sostando nei luoghi dove forte è
la presenza guanelliana. Ora si
trova in questa Casa di Barza…
“Ciò è bello e giusto, ma occorre
prudenza, la reliquia è fragile, non tutti i percorsi sono adatti
per questo trasporto e basta poco per danneggiarlo. Non
vorrei che accadesse qualcosa, anche se si sono prese tutte le
precauzioni”.
Alla luce di questo nuovo, se non altro più stimolante
cammino, quali sono i programmi futuri?
“Il prossimo Capitolo Generale, che sarà impostato sul tema
di una nuova evangelizzazione. Vedere come rinnovarci
in funzione della chiamata della Chiesa è un momento
importante di confronto e di programmazione. Vi è poi da
preparare il centenario della chiesa romana di S. Giuseppe
al Trionfale, che cade appunto questo anno . E’ una
chiesa importante che si focalizza attorno al Transito di S.
Giuseppe. Nel 2015 si celebrerà il centenario della morte
del Guanella. Si dovrà riprendere a studiarne la vita e a
farla conoscere profondamente nei nostri studentati e nelle
nostre case”.
Con gli anni l’impronta guanelliana nel mondo è assai
aumentata. In queste nazioni siete presenti?
“Le due Congregazioni guanelliane, quella dei sacerdoti
Servi della Carità e quella delle Figlie di S. Maria della
Provvidenza, operano in 22 Paesi”.
Da poco anche in Vietnam…
“Certo, siamo presenti da poco a Saigon, dove due giovani
sacerdoti guanelliani di origine indiana hanno accolto un
gruppetto di universitari e li sensibilizzano sul carisma del
Guanella. Un progetto di vita al servizio degli altri capace di
dare alito a future vocazioni. Occorre creare sul posto nuove
forze che si dedichino totalmente alla loro gente. Questo è
un grosso impegno, ma anche una sfida”.
Questa espansione non pone dei limiti?
“Certo, ci siamo sparsi in ogni singola nazione senza
consolidarci; occorre accontentare le richieste dove già ci
troviamo, prima di portarci in altre nazioni. C’è tanta stima
attorno alla nostra missione. La nostra è un’opera che piace:
la gente vede come ci muoviamo e verso chi rivolgiamo la
nostra attenzione. Il dedicarci soprattutto verso gli ultimi
richiede un sacrificio notevole e una perseveranza. La gente
vede che operiamo con amore dedicandoci totalmente.
Tutto questo stimola ammirazione e affetto. Insomma…è la
significatività dell’Opera che piace. Ma non solo all’estero.
Recentemente il sindaco di Roma ,visitando una nostra
Casa, è rimasto colpito dalla sensibilità e amorevolezza del
nostro operato, usata verso gli ospiti ricoverati. Ma anche
del costo materiale che ogni nostra Opera necessita”.
Equivale ad una promessa di aiuto?
“La Provvidenza non ha mai mancato di aiutarci, sin
dall’inizio. Il nostro santo Luigi Guanella, certamente da
lassù continuerà a guidare i suoi figli e a soccorrerli”.
SERGIO TODESCHINI
Anniversari
14 Sabato, 28 gennaio 2012
Monsignor Dante Lafranconi. Il 25 gennaio 1992 l’ordinazione episcopale in Duomo.
«Fra gioia e commozione»...
L
o scorso 25 gennaio
monsignor Dante
Lafranconi ha festeggiato
i venti anni di ordinazione
episcopale. Nato a Mandello
del Lario il 10 marzo 1940 è
sacerdote dal 28 giugno 1964.
Nominato vescovo di SavonaNoli il 7 dicembre 1991, ha
ricevuto l’ordinazione episcopale
nel 1992. Dal settembre 2001
è alla guida della diocesi di
Cremona, da cui arriva l’articolo
che pubblichiamo qui di seguito.
Il cronista del settimanale
diocesano di Como nel
descrivere l’ordinazione
episcopale di monsignor Dante
Lafranconi, avvenuta nel
duomo lariano il 25 gennaio
1992, insisteva sulla gioia
e commozione della folta
assemblea. «È festa - scriveva
- perchè un uomo semplice e
schivo, faticosamente al centro
dell’attenzione, è come portato
all’ordinazione dalla simpatia
e della riconoscenza di una
comunità intera. Quella fatta dai
presenti - legati in vario modo
da vincoli di riconoscenza a
don Dante - e, forse ancor di
più, quella assente, ricca di tanti
anonimi - tra i laici come tra i
preti - che hanno versato, un
po’ della loro tribolazione nel
cuore silenzioso e paziente di
questo prete capace di ascolto
e di fedeltà». I vescovi presenti
erano dieci: il consacrante
principale, monsignor
Alessandro Maggiolini, vescovo
di Como, era affiancato da
monsignor Teresio Ferraroni,
predecessore di Maggiolini e
dal comasco monsignor Franco
Festorazzi arcivescovo di
■ In Diocesi
Cinque anni fa l’ingresso
del Vescovo Coletti alla
guida della nostra Chiesa
Il vescovo Lafranconi
ha festeggiato i venti anni
di ordinazione episcopale:
dopo la Chiesa di Savona-Noli,
dal 2001 è alla guida di Cremona
maturi nel comprendere il nostro
ministero, e, via via, da incontro
a incontro, anche più numerosi.
Si costruivano assieme iniziative
per la preparazione dei fidanzati
al matrimonio, una contestuale
formazione permanente e
un’animazione spirituale degli
sposi e delle famiglie secondo un
modello da proporre e riproporre
sul territorio della diocesi. E
nel far questo cresceva in noi la
consapevolezza e la gioia di vivere
nel proprio matrimonio, che come
ogni sacramento è memoriale,
attualizzazione e profezia, una
concretizzazione della verità più
profonda dell’uomo, del suo “essere
ad immagine di Dio”».
Delicatezza e rispetto il vescovo
Dante li mostrò anche nella
cura delle vocazioni di speciale
consacrazione. Lo ricordava don
Oscar Cantoni, oggi vescovo di
Crema, sul mensile del Seminario
di Como, nel numero dedicato
all’ordinazione di don Dante:
«Ha saputo valorizzare l’arte di
avvicinare le persone - scriveva don
Cantoni - con quella delicatezza
rispettosa, che permette a chi
parla di aprirsi con totale fiducia,
ma anche disponendo di una
capacità critica, che impegna il
giovane ad offrirsi generosamente,
ad accogliere la proposta di Cristo
con radicalità, senza sconti e
mezze misure. Sono molte le
persone che hanno potuto avvalersi
di don Dante per la direzione
spirituale o che hanno ascoltato i
suoi insegnamenti nei molteplici
incontri»
Significativa la conclusione
dell’articolo di cronaca
dell’ordinazione: «Ti perdiamo, caro
don Dante. Beato chi ti trova».
CLAUDIO RASOLI
Gli auguri dei compagni di Messa
Saluti e auguri
veri e fraterni
C
Il 28 gennaio 2007 monsignor Diego
Coletti faceva il suo ingresso in Cattedrale
come vescovo della diocesi di Como. «Non
vi nascondo la trepidazione e l’intensità
dei sentimenti che provo in questo
momento - disse -. La vostra presenza e
la vostra cordialità mi danno conforto e
vi ringrazio molto per questo... La diocesi
che mi accoglie, la sua grandezza e
complessità, la sua storia ricca di santità
e di buone tradizioni, i problemi che
l’attraversano e la preoccupano sono al
centro dei miei pensieri e del mio cuore...
Da oggi in avanti non avrò altro scopo né
altro proposito se non quello di mettermi
a vostro servizio per amore del Signore».
Al vescovo Diego il grazie di tutta la
diocesi per questi anni di lavoro condiviso
e l’augurio di un lungo cammino insieme.
Ancona-Osimo, ordinato qualche
mese prima di don Dante. Poi
monsignor Attilio Nicora allora
presidente della Caritas italiana,
monsignor Roberto Amadei già
vescovo di Savona-Noli e poi
di Bergamo, monsignor Giulio
Sanguineti anch’egli prima a Savona
e poi a La Spezia e Brescia, quindi
monsignor Ferdinando Maggioni,
vescovo emerito di Alessandria e ex
rettore del Seminario Lombardo,
monsignor Clemente Gaddi,
vescovo emerito di Bergamo,
conterraneo dell’ordinando,
monsignor. Bernardo
Citterio, ausiliare di Milano
in rappresentanza dei vescovi
lombardi e infine monsignor Angelo
Paravisi, ausiliare a Bergamo.
A significare ancora di più la
partecipazione popolare al sacro
rito il nuovo vescovo ricevette un
anello episcopale composto da
frammenti tratti dalle fedi nuziali di
tante coppie di sposi sparse per la
diocesi che hanno goduto della sua
amicizia, del suo consiglio e della
sua preghiera. In un altro articolo
apparso sul settimanale lariano
uno sposo, Marco Matteucci,
ricordava l’impegno di monsignor
Lafranconi per le famiglie:
«Cooperare con la Chiesa tutta
per evangelizzare il matrimonio.
Tutti noi ricorderemo come don
Dante ci ha insegnato a porci
davanti a questo obiettivo, così
smisurato per le nostre capacità,
senza teorizzazioni sterili, proclami
o pretenziosi confronti culturali
con le diverse componenti del
contesto sociale in cui ci troviamo
a vivere». E ancora: «In questi anni,
da coppia a coppia, da famiglia a
famiglia, lungo il filo sottile e forte
di una fraterna amicizia, ci si è
ritrovati giorno dopo giorno più
on affetto fraterno e gratitudine
formulo volentieri il mio cordiale
augurio all’amico carissimo mons.
Dante nella ricorrenza del suo ventesimo
anniversario di ordinazione episcopale.
Molteplici sono le ragioni che ci
uniscono, a cominciare dal fatto che
siamo coetanei e compaesani e poi
compagni di classe in seminario per
13 anni e naturalmente di ordinazione
sacerdotale (1964). Abbiamo inoltre
avuto anche un periodo di sei anni di
vicinanza particolare e di collaborazione,
per me molto provvidenziale, quando
nel 1986 ci ritrovammo insieme nel
seminario unificato di Muggiò, lui come
professore ed educatore, e il sottoscritto
come principiante rettore. Molto utili
mi furono in quel tempo i suoi saggi
consigli, mentre mi domandavo e
dicevo anche a lui: perché non hanno
scelto te come rettore che sei bravo e
più preparato di me a questo compito?
Hanno forse intenzione di proporti
come vescovo? Lo auspicavo e glielo
auguravo di cuore. Noi suoi compagni
sapevamo che lui poteva essere un
degno candidato per l’episcopato, ne
aveva le qualità perché si distingueva per
«Noi suoi compagni
sapevamo che poteva
essere un candidato
all’episcopato, per
bontà e saggezza».
intelligenza, serietà, saggezza, bontà, e
tutti lo apprezzavano e stimavano.
La sua consacrazione episcopale ci
riempì di gioia. Personalmente ero felice
per lui, per la diocesi di Como, e per il
nostro paese d’origine, Mandello del
Lario, che poteva gloriarsi di un altro
vescovo dopo averne già dati tre alla
Chiesa. In questi vent’anni di ministero
(prima a Savona e ora a Cremona) le
occasioni di incontro si sono diradate,
tuttavia quando capita leggo volentieri
qualche informazione sulle attività
pastorali realizzate dalla diocesi di
Cremona, soprattutto tramite il giornale
“Avvenire” che ne parla spesso, a
dimostrazione che il vescovo Dante è
molto attivo ed è uno dei presuli più
preparati nell’ambito dell’aggiornamento
catechistico e della pastorale familiare.
Come compagni di Messa abbiamo
la fortuna di trovarci con lui almeno
una volta all’anno e confrontandoci
fraternamente sui nostri rispettivi
impegni pastorali ci rendiamo conto che
le difficoltà ci sono per tutti, ma quelle
dei vescovi sono più numerose e pesanti.
Per questo motivo nessuno di noi lo
invidia.
Auguro a mons. Dante di continuare a
svolgere il suo impegnativo ministero
episcopale con la fiducia e la saggezza
che lo hanno caratterizzato fin ad ora,
forte del sostegno dello Spirito santo
che soffia sulla barca della Chiesa come
la brezza del lago di Como che lui ben
conosce.
A nome anche dei compagni di classe gli
rinnovo tanti cari auguri accompagnati
da una speciale preghiera. Da Chiavenna
anche il compaesano don Costante
Tencalli si unisce con i suoi auguri e la
preghiera.
don AMBROGIO BALATTI
Como Cronaca
Casa Santa Luisa. Nel complesso parrocchiale di S. Bartolomeo
C
irca 20 mila prestazioni
erogate in vent’anni;
oltre 110 nazionalità
rappresentate; poco
meno di una ventina, oggi,
i medici che mettono,
gratuitamente, a disposizione
le loro professionalità. La
possibilità di fornire servizi
ambulatoriali nell’ambito di
un ampio spettro di specialità:
gastroenterologia, pediatria,
ginecologia, allergologia,
dermatologia, chirurgia,
infettivologia, fisiatria,
ortopedia, cardiologia,
pneumologia, oltre che
medicina di base. Sono i
numeri e le caratteristiche
de “L’ambulatorio medico
per senza dimora di Casa
S. Luisa”, aperto dal 1991 in
via Rezia, a Como, presso la
parrocchia di S. Bartolomeo.
Un’esperienza partita in
sordina - su iniziativa di alcuni
medici di base della comunità
parrocchiale di San Bartolomeo,
su tutti la dottoressa Elena
Moretti, per andare incontro
alle esigenze della popolazione
anziana del quartiere - e poi
progressivamente consolidatasi
nel tempo. Realtà oggi operativa
grazie alla collaborazione
fra diversi enti territoriali:
l’ASCI don Guanella Onlus,
la Caritas Diocesana, le suore
di San Vincenzo de Paoli e la
parrocchia di San Bartolomeo.
Ad aiutarci a leggere il senso e
l’evoluzione di questo progetto
è il suo attuale responsabile,
Silvio Verga, dell’Opera don
Guanella. «L’ambulatorio ha
iniziato a muovere i suoi primi
passi grazie alla disponibilità
delle “Figlie della Carità di S.
Vincenzo de’ Paoli (più note
come suore vincenziane, ndr)
che misero a disposizione
alcuni locali di proprietà della
Congregazione. Inizialmente
rivolto alla popolazione anziana
del quartiere per servizi di tutela
della salute, (visite, iniezioni)
nel 2000 l’ambulatorio diventa
preziosa trama di una rete di
coordinamento assistenziale
che Caritas inizia a tessere
in città, con l’attivazione di
Porta Aperta e del Centro di
Ascolto. Una rete costruita per
permettere di accogliere la
persona nel suo complesso,
offrendole anche un supporto
di carattere sanitario. Problema
non irrisorio, si sa, per chi vive
sulla strada…»
Un impegno concreto per
affermare il diritto alla salute
per chiunque. Un diritto
costituzionalmente sancito
e dovuto a chi risiede in
territorio italiano. Nel tempo
ai primi medici “pionieri” che
prestano, gratuitamente, il
proprio servizio assistenziale in
ambulatorio se ne aggiungono
altri. I numeri crescono. Il
bacino d’utenza va pian
piano ben oltre la parrocchia
di S. Bartolomeo e intercetta
le decine di senza fissa
dimora, italiani e stranieri,
che quotidianamente sono
alle prese con i problemi di
salute più diversi. Nel 2001
l’opera Don Guanella mette
a disposizione quattro posti
di “sollievo”, o ricovero post
ospedaliero, per persone
sottoposte a cura o bisognose
di assistenza post ospedaliera.
Nell’ottobre del 2002, grazie a
dei contributi regionali, viene
messo in atto il progetto “Tutela
dello stato di salute dei senza
fissa dimora in stato di grave
emarginazione a Como”.
Ente capofila è l’Opera Don
Guanella (dal 2005 subentrerà
l’associazione nata a sostegno
Senza dimora:
il diritto
alla salute
Un servizio
prezioso al
territorio che,
nell’arco di un
ventennio, ha
permesso di
erogare oltre 20
mila prestazioni
delle Opere guanelliane ASCI
don Guanella Onlus) e la
Caritas Diocesana che saranno
gli interlocutori, per conto
dell’ambulatorio, di più stretti
rapporti di collaborazione con
gli ospedali Valduce e S. Anna
di Como, l’Azienda sanitaria
locale e alcune farmacie
cittadine. «Il servizio – continua
Verga - nato per rispondere ad
un bisogno di cura espresso
da fasce di popolazione in
condizioni di estrema povertà,
troverà negli ospedali locali un
prezioso supporto collaborativo,
contribuendo a sgravare
nel tempo i pronto soccorsi
cittadini dall’ “intasamento”
di persone senza reddito,
intercettandone prima bisogni e
necessità». A questo proposito,
tra i punti di forza del progetto
che muove i suoi primi passi in
quel 2002 c’è anche l’istituzione
di una figura preziosa: un
ausiliario socio assistenziale,
Marco Vendramin, che da
quel momento inizia a farsi
carico direttamente della
sfera socio-assistenziale delle
persone che si avvicinano alla
“rete” per motivi di salute,
svolgendo un compito prezioso
di filtro, guida, orientamento,
accompagnamento, educazione
sanitaria. «Il mio compito
si configura nell’accogliere
e indirizzare le persone che
arrivano con la richiesta di cure
– ci spiega Marco Vendramin –
individuando per loro la strada
migliore. Il primo filtro viene
effettuato da me direttamente a
Porta Aperta. La mia presenza
lì, tre volte la settimana, mi
permette di raccogliere le
richieste presentate, valutarne
le necessità di accesso
all’ambulatorio, oppure di
orientare le persone verso altri
punti sanitari, anche in base ai
diritti di cui possono godere.
Nel caso vi siano le condizioni
per accedere a “Casa S. Luisa”
il mio compito è quello di
presentare le persone al medico
di turno, evidenziandone le
eventuali criticità dal punto
di vista socio-assistenziale.
In questo modo evitiamo la
dispersione in città dei senza
fissa dimora bisognosi di
supporto medico che transitano
da Porta Aperta». «La presenza
di Marco è importante aggiunge Verga -, perché da
10 anni garantisce ai medici
dell’ambulatorio la possibilità
di vedere i senza fissa dimora in
condizioni “naturali”, dunque
non alterati o in particolare
stato di disagio psicologico.
Li accoglie e li accompagna,
inserendoli all’interno di
una rete di appoggio che si
configura, in tutto e per tutto,
come quella assicurata dal
medico di base. Anzi offre una
vicinanza per cui la persona
non si sente più sperduta
e abbandonata a se stessa,
ma trova in Marco il punto
di appoggio per conoscere i
propri diritti e doveri, in uno
spirito di familiarità quasi
amicale. Questo percorso ha
assunto, nel tempo, un prezioso
valore anche educativo nei
confronti dei possibili utenti
dell’ambulatorio, molti dei
quali hanno preso maggiore
coscienza dei propri diritti ma
anche delle loro responsabilità
in ambito sanitario, evitando
così di correre al pronto
soccorso o in ambulatorio per
delle banalità. La conferma
di questa maturazione è
data anche dal significativo
ridimensionamento degli utenti
2011 di “Casa S. Luisa”, circa 500.
Praticamente dimezzati rispetto
allo standard degli anni scorsi.
Un segnale anche questo che il
lavoro è servito».
Il balzo che ha permesso,
negli ultimi anni, a “Casa S.
Luisa” di entrare a tutti gli
effetti all’interno del circuito
sanitario regionale è stata
anche la maturazione di un
rapporto più diretto con l’Asl.
«Prima del 2006 – spiega Silvio
Verga – operavamo forti di una
convenzione con gli ospedali
cittadini ed alcune farmacie.
L’intesa raggiunta con l’Asl
permette, invece, oggi, anche
al nostro ambulatorio di
emettere ricette “rosse”, vale
a dire quelle classiche ricette
che vengono rilasciate quando
andiamo dal medico curante
e che sono riconosciute dal
SSR. Utilizzabili per acquisire
farmaci o per sostenere esami
di vario tipo. È la conferma della
bontà di un lavoro compiuto
con impegno e sacrificio negli
anni, per affermare un diritto di
tutti. La prova di come unire
Da sinistra suor anna corti,
la dott.ssa maria novella del sordo
e marco vendramin
Sabato, 28 gennaio 2012 15
Professionalità
e volontariato
«“Casa S. Luisa” – ci spiega
Roberto Bernasconi, direttore
della Caritas diocesana –
rappresenta un servizio di
estrema importanza perché
va a coprire una fascia di
persone oggi priva dei diritti
fondamentali, tra cui quello di
curarsi. È diventato, nel tempo,
un servizio stabile in città, anche
se poco conosciuto. Il fatto che
sia ubicato in una parrocchia,
inoltre, e in locali di proprietà
di un istituto religioso è la
conferma di come anche dalla
collaborazione tra enti ecclesiali
possa maturare un bene grande.
Ciò mi fa anche riflettere sul
ruolo della Caritas diocesana,
il cui compito non deve essere
quello di operare direttamente,
ma di mettere persone ed enti
nelle condizioni di agire insieme.
Un’altra riflessione mi sovviene
sul tema del volontariato. Noi lo
concepiamo come un impegno
che chiama la persona a mettere
del tempo libero a disposizione
degli altri. Difficilmente, però,
oggi si pensa di offrire agli
altri, in modo gratuito, anche
le propria professionalità.
L’esempio dell’ambulatorio di
via Rezia credo debba portarci
a valutare in modo diverso la
qualità della nostra vita, che
deve certo essere orientata ad un
guadagno giusto, ma che può e
deve spingerci a produrre talenti
facendo fruttare i mezzi di cui
disponiamo anche in altri modi.
Una testimonianza che eleva e
valorizza ancora di più l’idea di
volontariato, inteso come mettere
a disposizione del prossimo il
meglio di noi stessi, contribuendo
in questo modo al miglioramento
della società».
forze, sensibilità, professionalità
differenti porti buoni frutti.
I risultati di Casa “S. Luisa”
stanno nell’impegno dei 16
medici che vi si alternano,
4 giorni la settimana, per
le visite (che sono sempre
su appuntamento, previo,
come detto, il passaggio da
Porta Aperta) e con loro della
dott.ssa Maria Novella Del
Sordo, responsabile sanitario
della struttura. Ma anche nei
medici che in questi anni si
sono alternati nel servizio;
nella disponibilità delle suore
vincenziane che sin dall’inizio
hanno messo a disposizione i
locali per questo servizio (un
ringraziamento particolare
va a suor Anna Corti che da
sempre segue questa iniziativa);
nella Caritas della parrocchia
di S. Bartolomeo, tra i primi
promotori di questo cammino;
oltre che, ovviamente, nella
Caritas diocesana, nell’ASCI
Don Guanella e nell’Asl.
Attori diversi per un alto fine
comune».
MARCO GATTI
Como Cronaca
16 Sabato, 28 gennaio 2012
La bonifica. Visita al sito con il direttore dei lavori
foto william
T
icosa, in scena il nuovo
coperta dall’apposito telo
atto della storia infinita.
di protezione predisposto
L’interminabile saga
su tutti gli aerali non è
della tinto stamperia
attualmente visibile allo
che fu per decenni uno
sguardo, si è in presenza
dei fiori all’occhiello della
di un contenitore interrato
produttività lariana, e che si è
della capacità di 3 metri
poi tramutata per molto tempo
cubi che un tempo era
nel sinistro rudere divenuto
utilizzato per lo stoccaggio
quasi un elemento distintivo
di Solvente S (come recita
del paesaggio urbano, oltre
la targhetta metallica
che un pericoloso agente
apposta sulla parete
perturbatore per la salute
esterna della stessa),
pubblica, si arricchisce infatti
già messo in sicurezza e
di un ulteriore capitolo,
destinato allo smaltimento
quello relativo al progetto di
attraverso questo tipo di
bonifica dell’area approvato
procedimento: prima si
dall’amministrazione
dovrà estrarne il contenuto
comunale e finalmente entrato
e stoccarlo in appositi
nella fase esecutiva. Esaurito
contenitori da sversare
il ciclo delle verifiche e delle
nelle discariche preposte,
prospezioni, e scattato dal 9
poi si effettuerà il lavaggio
gennaio il divieto di parcheggio
della cisterna e infine, dopo
per gli automobilisti, le
aver eliminato le acque
operazioni di scavo, di analisi e
di lavaggio, si provvederà
di rimozione dei materiali sono
a sezionare il recipiente
state ufficialmente avviate nella
preesistente e a gettarne
giornata di lunedì 16, anche
i frammenti così ottenuti.
se al momento i lavori sono
“L’obiettivo del Comune”,
condizionati dalla necessità
assicura il sindaco Bruni, “è
di procedere con estrema
quello di bonificare l’intera
Nei giorni scorsi l’ing. Rinaldo Marforio ha illustrato le condizioni
cautela a causa della parziale
area nell’interesse generale
conoscenza dei livelli di
della città, portando a
dell’area, mettendone in luce le problematiche
inquinamento del sottosuolo.
compimento un’operazione
“La bonifica consiste nel
di assoluta trasparenza,
rimuovere le parti contaminate
oltre che di rigore nella
in modo da eliminare ogni rischio di
volta , sulla base dei rilievi compiuti. La
della chiarezza dell’informazione,
gestione tecnica dell’intervento, a
deterioramento ambientale - spiega
realtà non dovrebbe essere comunque
corrisponde a quella parte di territorio
cominciare dal costo contenuto del
l’ingegner Rinaldo Marforio, direttore
drammatica, poiché i carotaggi precedenti
che si suppone contaminata, e nella
progetto (che ammonta a 1,6 milioni
dei lavori e responsabile tecnico del
hanno fornito percentuali contenute
quale vengono inseriti i piezometri
di euro). Progetto che è stato costruito
progetto - ma è chiaro che non è possibile
di materiali inquinanti e l’unico aerale
carotieri per la rilevazione e l’analisi
attraverso il contributo dei soggetti
intervenire con la dovuta efficacia se
che presenta problemi è costituito dal
dei campioni prelevati. Nessuno degli
più qualificati ed elaborato all’insegna
prima non si dispone di tutti i dati riferiti
cumulo ora transennato di detriti da
aerali sinora esplorati nell’area dell’ex
dei criteri della ragionevolezza e del
ai rilevamenti topografici con le quote di
demolizione, in cui si sono riscontrate
Ticosa ha messo in luce problematiche
rispetto della normativa vigente, per cui
superficie e non si sa con esattezza cosa
tracce di amianto e di altre sostanze
particolarmente gravi, se si eccettuano
sarà sufficiente portarlo a termine per
ci sia nel sottosuolo. E’ perciò urgente,
pericolose, a ridosso della parete di cinta
il cumulo transennato a cui accennava
riportare il sito in condizioni di normalità”.
in via preliminare, eseguire le opportune
dove per oltre un ventennio cittadini
Marforio e la cisterna di acqua ragia
Completata la bonifica, l’incognita
operazioni di scavo che ci consentiranno
poco sensibili al tema del degrado
ubicata poco più avanti, ma anche qui si
all’orizzonte riguarderà ovviamente l’uso
di effettuare quelle verifiche senza le quali ambientale hanno riversato di tutto, dai
tratta di interventi che, una volta realizzati, che si dovrà fare dell’area deturpata. Ma
non sarebbe approntabile un adeguato
copertoni ai sacchi dell’ immondizia
dovrebbero chiudere senza strascichi
quello sarà un altro capitolo, ancora tutto
punto della situazione, in modo da
di casa e dai mobili alle biciclette”. Un
residui la pur delicata faccenda. Per
da scrivere, della storia infinita.
decidere le forme di intervento volta per
aerale, sia detto per inciso a beneficio
quanto riguarda la cisterna, che essendo
SALVATORE COUCHOUD
Ticosa: dentro il cantiere
svizzera. Il contrassegno salirà a 100 franchi nel 2015
Verso l’aumento delle
autostrade elvetiche
C
on il 2015 il prezzo del contrassegno autostradale per percorrere
la rete viaria elvetica salirà a 100 franchi così da permettere il
finanziamento delle spese a carico della Confederazione Elvetica
dovute all’ampliamento della rete delle strade nazionali. La decisione
è stata presa a Berna da parte del Consiglio federale che non mancherà
di suscitare malumori anche nelle nostre zone a ridosso del confine dove
sono numerosi i cittadini che acquistano la famosa “vignetta”. Secondo
il governo svizzero la decisione va presa in quanto l’attuale rete stradale
elvetica non soddisfa più in misura sufficiente le esigenze delle città e degli
agglomerati di medie dimensioni delle regioni periferiche. Per rimediare a
questa situazione, il governo ha proposto al parlamento di integrare la rete
delle strade nazionali, all’inizio
la famosa “vignetta” costerà 100
del 2014, con tratti supplementari
franchi, contro i 40 attuali. Ci sarà
per circa 380 chilometri. Si tratta
anche un nuovo contrassegno
esclusivamente di collegamenti
valido due mesi, al prezzo di 40
stradali cantonali già esistenti. La
franchi, destinato agli automobilisti
manutenzione e gestione di questi
che utilizzano le strade nazionali
tratti nuovamente inseriti nella rete
delle strade nazionali provocheranno soltanto per un breve periodo. Le
autorità elvetiche rilevano come il
spese supplementari per circa 305
fatto che il prezzo del contrassegno
milioni di franchi l’anno, 30 dei quali
non sia aumentato a breve scadenza
sopportati dai cantoni e i rimanenti
nell’intento di costituire ulteriori
275 dalla Confederazione. Questi
riserve. E se anche per i cittadini del
ultimi, secondo il Dipartimento
comasco sarà più costoso percorrere
federale dei trasporti, dovranno
le autostrade elvetiche, c’è chi sul
essere finanziati attraverso un
aumento del prezzo del contrassegno confine vorrebbe chiudere il transito
ai mezzi diretti in Svizzera. E’ il
autostradale. Quindi, dopo il 2015
Il ricavato servirà
alla Confederazione
per finanziare
l’ampliamento
della rete viabilistica
caso del paese di Saltrio, fino a non
pochi anni fa appartenente alla
Diocesi di Como, il cui Sindaco ha
lanciato una provocazione: bloccare
il transito delle autocisterne di
carburante dirette in Canton Ticino
fin tanto che il governo di Bellinzona
non decida di porre fine al blocco
di metà delle imposte alla fonte
trattenute dallo scorso 30 giugno
su un conto vincolato della Banca
di Stato, decisione presa in attesa,
da parte elvetica, che la Svizzera sia
radiata dalla cosiddetta “black list”
che elenca tutte le nazioni a regime
fiscale privilegiato. (l.cl.)
Notizie flash
■ Sicurezza
Lo scorso fine settimana
19 patenti ritirate
Nuovo fine settimana “intenso”, sabato e
domenica scorsa, nell’ambito dei tradizionali
controlli su strada effettuati sul territorio
provinciale, a cura dei reparti della Polizia
di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e della
Guardia di Finanza, nonché dei Comandi
della Polizia Provinciale di Como e delle
Polizie Locali di Como, Erba, Lomazzo,
Mariano Comense, Canzo, Campione d’Italia e
Unione Terre di Frontiera, in collaborazione
con il Dipartimento Dipendenze dell’ASL
e l’Ufficio Sanitario della Polizia di Stato.
I controlli rientrano nell’ambito di una
coordinata attività di verifica finalizzata al
contrasto del fenomeno della guida in stato
psicofisico alterato, a causa dell’assunzione
di sostanze stupefacenti e alcol. I servizi
sono stati effettuati sulla base degli indirizzi
condivisi dal Comitato Permanente per
la Sicurezza Stradale, istituito presso la
Prefettura ed hanno comportato l’esecuzione
di accertamenti di tipo clinico-tossicologico,
con l’attivazione di una postazione sanitaria
mobile della Polizia di Stato a Solbiate ed
un’altra del Dipartimento Dipendenze dell’ASL
in Como. Nel corso dei servizi coordinati, sono
stati fermati e/o controllati 583 veicoli, 395
conducenti sono stati sottoposti al controllo
dell’alcolemia e 5 ad accertamenti preliminari
per assunzione di sostanze stupefacenti.
Sono state ritirate n. 19 patenti a soggetti
risultati positivi per uso di alcool. Sono
stati, inoltre, confiscati 2 veicoli e sono state
accertate n. 40 altre infrazioni al Codice.
Como Cronaca
Casate
La struttura rischia la chiusura. Incerto l’avvio dei lavori
di insonorizzazione, previsti dal prossimo mese di marzo
Ghiaccio: futuro difficile
M
entre parte del
mondo sportivo
cittadino si
interroga
sull’opportunità di
ripristinare il velodromo
allo stadio Giuseppe
Sinigaglia - non si sa
come visto che il tutto è
stato smantellato nel 1975
all’indomani dell’allora
promozione in serie A
del Calcio Como - un
pezzo del mondo sportivo
cittadino rischia la chiusura
definitiva. Stiamo parlando
dello stadio del ghiaccio
di Casate, del quale
abbiamo diffusamente
parlato in passato, che
rischia di chiudere i
Peserebbero
cavilli burocratici
che rischiano
di compromettere
l’operazione
battenti in quanto i lavori
per l’insonorizzazione
della struttura potranno
partire solo nel prossimo
mese di marzo ma
alcuni cavilli burocratici
potrebbero addirittura
non consentire l’avvio
dei lavori. I fatti salienti
della storia sono noti.
Nel 1969 venne realizzato
lo stadio del ghiaccio in
un quartiere in rapida
espansione con villette
e complessi residenziali.
Nel corso degli anni ’80
e ’90 l’Amministrazione
Comunale ha però
consentito che venissero
realizzate abitazioni
praticamente adiacenti alla
struttura utilizzata tutti i
giorni e le sere per attività
sportiva e ricreativa. I
residenti, che lamentano il
rumore proveniente dallo
stadio, hanno vinto una
causa legale sulla questione
imponendo al Comune
e a CSU, che da anni lo
gestisce, il via ai lavori. Ma
la questione si trascina
da anni tra l’inerzia
dell’Amministrazione
Comunale, i richiami di
CSU, le arrabbiature dei
residenti ed i timori per
gli utenti dello stadio
(oltre al pubblico, gli atleti
della società di hockey su
ghiaccio nonché i diversi
Il violino
di Mozart
per
S. Agata
il 4
febbraio,
sodalizi di pattinaggio
artistico). Oggi sembra
essere arrivati al momento
decisivo. O dentro (cioè
via ai lavori) o fuori (lo
stadio chiude). In queste
ultime settimane gli
utenti hanno cercato di
far sentire la loro voce
in mille modi trovando
sostegno e solidarietà da
personaggi legati agli sport
invernali di fama nazionale,
come Maurizio Margaglio,
partner di Laura Fusar Poli,
qualche anno fa nella più
forte coppia di pattinaggio
ritmico italiana da tanti
anni a questa parte. Ma per
il momento le loro grida di
allarme non hanno sortito
gli effetti sperati, mentre in
Consiglio Comunale alcuni
esponenti dell’opposizione
si chiedono perché la
maggioranza non abbia
L
a parrocchia di
Sant’Agata di Como
organizza per sabato
4 febbraio, alle ore 21, un
concerto di musica classica
“Il Violino di Mozart per
Sant’Agata” della formazione
Sontuoso Ensemble, nata
da musicisti dell’Orchestra
Sinfonica del Lario. Il
programma prevede musiche
di Mozart (Cassazione in G
major KV 63 Marcia, Concerto
ancora dato risposta
alle loro interrogazioni
sull’argomento presentate
addirittura lo scorso
mese di settembre. Quel
che è certo è che i giorni
per la scadenza di quello
che sembra sempre più
un ultimatum definitivo
passano sempre più veloci.
luigi clerici
per violino in D major KV
218).
Il concerto, oltre a rendere
omaggio alla Santa patrona
in occasione della sua
festa liturgica, si prefigge
di raccogliere fondi per
un progetto musicale di
stimolazione cognitiva
attraverso l’arte per i
bambini disabili dell’istituto
AGDEPDIS in Guatemala.
L’ingresso è libero.
❚❚ Inquinamento
La Regione
monitorerà le
polveri comasche
I
l drastico calo delle temperature del periodo insieme al persistere dell’alta pressione sul nostro territorio ha determinato
una vera e propria impennata delle polveri
sottili e delle sostanze inquinanti nell’aria di
Como. Anche se la situazione non ha determinato conseguenze particolari come quelle
di alcune zone, per esempio, del saronnese
dove alcune sostanze immesse nell’aria dalle
industrie, in seguito al freddo pungente, sono
poi tornate a terra sotto forma di cristalli simili alla neve, anche se chimici, il problema
dell’inquinamento è tornato a farsi sentire.
Al fine di stabilire nuove modalità per con-
tribuire fattivamente
alla riduzione dell’inquinamento atmosferico, anche a Como
Regione Lombardia adotterà nuovi indicatori per misurare tale fenomeno basati
sulla qualità chimico/fisica e sanitaria dei
composti, al fine di stimare in modo più
preciso il livello di pericolosità degli stessi.
Un’azione sostenuta anche dal ministero
dell’Ambiente. Attraverso questi nuovi indicatori Regione Lombardia intende effettuare una “lettura qualitativa” delle polveri
sottili che, essendo molto diverse fra loro,
non possono essere considerate tutte allo
foto william
stesso modo. Si tratta di un approccio diverso
riguardo la rilevazione degli inquinanti che
non si limita alla sola misurazione del peso
come avviene attualmente, ma lo classifica
in base alle sue caratteristiche. Un’azione ad
ampio spettro contro gli inquinanti che vuole
essere ancora più appropriata ed efficace al
fine permettere di conoscere lo stato effettivo
dell’aria che si respira in convalle, per poi agire con provvedimenti opportuni invece che
palliativi. (l.cl.)
Sabato, 28 gennaio 2012 17
Notizie flash
■ Muggiò
Primi passi verso il
Villaggio dello Sport
Con 19 voti favorevoli 18 contrari e 1
astenuto il consiglio comunale di Como
ha approvato, la scorsa settimana, la
variante urbanistica per la realizzazione
del Villaggio dello Sport di Muggiò
e il progetto del nuovo impianto
sportivo. Il piano, che rappresenta
anche un’importante occasione
di riqualificazione urbanistica del
quartiere, prevede una nuova piscina
all’aperto, due campi da beach volley,
un palazzetto dello sport polifunzionale
da tremila posti, tre campi da calcetto
esterni con spogliatoi annessi,
un immobile commerciale ed un
immobile destinato alla ristorazione,
uno spazio verde con percorso vita,
due spazi gioco per bambini, circa
700 posti auto, la risistemazione
della via Sportivi Comaschi, con la
realizzazione di una nuova rotonda. Il
Villaggio dello Sport verrà realizzato a
Muggiò su un’area di circa 60mila mq
compresa tra la piscina olimpionica
e il vecchio palazzetto, che verrà
demolito. L’intervento prevede anche
la ristrutturazione impiantistica ed
edilizia della piscina olimpionica e
la riqualificazione dell’intera area. In
metri quadrati la superficie destinata al
commerciale è pari a 2500 mq (13%) e
quella dedicata allo sport sarà di 13230
mq (87%). Conclusa la procedura
amministrativa si potrà procedere con
la messa in gara del progetto che sarà
realizzato in project financing. La
procedura prevede due tornate di gara,
all’esito delle quali si potrà individuare
il concessionario che dovrà realizzare
le opere e assicurarne la gestione.
L’investimento per il Villaggio dello
Sport ammonta a 21 milioni di euro,
ma la quota a carico del Comune sarà
di 6.4 milioni e la prima delle dieci
rate (ognuna di circa 600mila euro)
sarà versata due anni dopo da che
l’impianto entrerà in funzione.
«Ogni anno – ha spiegato il sindaco
di Como Stefano Bruni - il Comune
spende per la piscina di Muggiò e
il palazzetto più di 450mila euro e
da questa somma sono escluse le
manutenzioni. Se il Villaggio dello
Sport non dovesse essere realizzato il
Comune dovrà spendere un milione e
800mila euro solo per rifare la vasca
della piscina di Muggiò. Quanto al
palazzetto, l’impianto è da rifare
completamente. Da punto di vista
logico è, quindi, folle non immaginare
di fare un investimento migliore. Nelle
cifre che oggi l’amministrazione spende
c’è, infatti, solo il mantenimento
delle strutture come sono, non
c’è alcuna riqualificazione e non
immaginare alternative è cattiva
amministrazione. La procedura è stata
lunga e complessa è vero, anche
per ragioni normative, e si sono resi
necessari degli approfondimenti, ma se
si vuole fare le cose per bene ci vuole
tempo. Quanto alla questione delle
tariffe che saranno applicate è una
preoccupazione che l’amministrazione
ha, ma credo che non abbia senso
definire oggi la pianificazione di uno
stanziamento per una durata così
lunga (la concessione al privato durerà
40 anni). Penso che sia meglio che
di volta in volta le amministrazioni
facciano un ragionamento, tenendo
conto, appunto, del valore aggiunto
che le società sportive rappresentano
e della necessità di sostenere le loro
attività».
CORPI MIGRANTI
18 Sabato, 28 gennaio 2012
4-19
Febbraio 2012
Como Cronaca
Broletto di Como
✎ Lo spettacolo
Dal 4 al 19 febbraio
Diocesano
Q
uanti volti ha l’immigrazione?
Tanti quanti sono i migranti
nel mondo. Ognuno con la
sua storia e la sua esperienza
personale. Quando pensiamo ai
migranti, però, la nostra mente corre
spesso ai barconi carichi di disperati che
arrivano sulle nostre coste in fuga da
guerre e povertà. Ma quella è solo una
parte – per lo più minoritaria (si parla
di circa il 12% degli ingressi in Italia)
– dei quasi 5 milioni di immigrati che
vivono nel nostro Paese. L’immigrazione
ha infatti sempre più spesso il volto di
lavoratori, studenti e i figli di immigrati,
nati in Italia, che si sentono italiani pur
non potendo esserlo. Sono questi volti
che verranno raccontati dalla mostra
“Corpi Migranti” che sarà esposta dal
4 al 19 febbraio al Broletto di Como.
Un’iniziativa organizzata dall’Equipe
mondo del Centro Missionario
Diocesano in collaborazione con i
Missionari Comboniani di Rebbio e il
patrocinio del Comune di Como che
ha messo gratuitamente a disposizione
Missionario
“Corpi
Migranti”,
la mostra
al Broletto
Centro
Arriva in città
la mostra itinerante
realizzata dalla Fondazione
Nigrizia. Una serie di
immagini per raccontare
i volti dell’immigrazione
Inaugurazione Sab 4 ore 16.00
Interverranno:
la struttura.
La mostra,
composta da(missionario
affrontato comboniano)
in maniera superficiale”.
Padre
G.Cavallini
una serie di pannelli fotografici e da
Una superficialità che può favorire la
Akuma
alcuni video, è stata realizzataBasile
dalla
diffusione di leggende o ragionamenti
Fondazione Nigrizia onlus di Verona
demagogici. “Abbiamo iniziato
e, nel corso degli ultimi due anni,
proponendo alcuni film legati all’Africa
ha toccato diverse città italiane tra
all’interno della rassegna Oltre Lo
cui Verona, Trento, Brescia, Milano,
Sguardo – prosegue Giuseppe Nessi –
10.00-12.30
/ 15.00-18.00
Firenze, RomaLun-Ven:
e Bari. “Dedicata
al tema con
lo spettacolo e la mostra vogliamo
dell’immigrazione in Italia – spiegano
fare un ulteriore passo in avanti in un
gli organizzatori
– la mostra racconta
percorso
non solo di sensibilizzazione
Sab-Dom:
10.00-13.00
/ 15.00-19.00
la storia, i sogni, la realtà di persone
delle comunità locali, ma anche
che nel viaggio che li conduce lontano
di collaborazione con le comunità
dal proprio mondo di origine, perdono
migranti presenti nel nostro territorio”.
l’identità di esseri umani e diventano
All’inaugurazione, sabato 4 febbraio,
appunto corpi. Corpi che vengono
alle 16, al Broletto a Como sarà presente
imbarcati, corpi che si perdono in mare,
padre Giuseppe Cavallini, coordinatore
corpi che vengono respinti, corpi che
della Fondazione Nigrizia, insieme
diventano illegali, corpi che vogliono
a Basile Akuma che porterà la sua
tornare ad essere persone e lottano per
testimonianza. Il percorso continuerà
l’integrazione”. La mostra è articolata
il 24 febbraio con la proiezione nella
in quattro sezioni – (bi)sogni, respinti,
casa dei Comboniani a Rebbio, del
integrati, italiani – a voler sottolineare le
documentario, “Locked in Limbo”. “Pur
diverse anime dell’immigrazione.
nelle difficoltà – conclude padre Mario
Un appuntamento che rientra in
Fugazza – l’accoglienza dei profughi
un percorso più ampio promosso
nel corso del 2011 non ha creato solo
dall’Ufficio Missionario sul tema delle
polemiche, ma anche fermento e una
migrazioni. All’interno di questo ciclo
spinta di solidarietà a livello locale. Uno
rientra anche lo spettacolo “Sogni
stimolo ad interessarsi a certe tematiche
Clan Destini” che sarà messo in scena
che non vorremmo venisse meno con la
sabato 28 gennaio al teatro di Breccia
fine dell’emergenza”.
(vedi scheda a lato). “Il problema delle
migrazioni – spiega Chiara Donegani,
MICHELE LUPPI
tra gli organizzatori comaschi – è più
che mai attuale anche se, spesso, viene
Orari della Mostra:
foto william
Festa del Corpo
I
Sabato 28 gennaio
Teatro Cristallo di Breccia, ore 21
Notizie flash
Marcia della pace dei
vicariati di Rebbio
e Prestino
L’occasione delle
celebrazione è servita
anche per fare il punto
sull’attività svolta nel
corso del 2011. Oltre
195 mila km percorsi
e 67 mila multe
comminate
sulle strade è scaturita una diminuzione
del numero degli incidenti stradali che
sono passati da 810 dell’anno 2009 a 739
nel 2010 ai 689 del 2011. Analogamente
gli incidenti con feriti sono scesi a 398 dai
532 del 2010 con 525 persone infortunate.
Purtroppo in aumento il numero di
eventi con esito mortale, ovvero 4 rispetto
ai 3 dell’anno precedente. In 33 casi il
conducente è risultato essere in stato
di ebbrezza, ed in 5 sotto l’effetto di
sostanze stupefacenti o psicotrope, dati
in miglioramento sul 2010, dove si erano
rispettivamente registrati 43 casi di guida
sotto l’effetto di alcool e 9 sotto l’effetto di
“SOGNI CLAN DESTINI”
■ 29 gennaio
Polizia locale:
143 anni di vita
l corpo di polizia locale di Como ha
celebrato lo scorso lunedì il 143° anno
di fondazione (1869), con una S. Messa
presieduta dal vescovo mons. Diego
Coletti. L’occasione è servita anche per
fare il punto sull’attività svolta nell’ultimo
anno solare.
Al 1° gennaio 2012 l’organico del Corpo di
Polizia Locale di Como risultava composto
dal comandante, Vincenzo Carlo Graziani,
da 2 commissari capo, da 8 commissari
aggiunti e 79 agenti.
Nel corso del 2011 il presidio del
territorio è stato garantito in primis
attraverso 195.711 km pattugliati, 1091
posti di controllo effettuati, 304 servizi di
viabilità in occasioni di eventi ordinari
e straordinari (emergenza neve - ecc.),
ed ha portato ad appurare 67.348
infrazioni amministrative al Codice
della strada (incassati 3.163.172,77),
478 ai Regolamenti di Polizia Locale, di
ritirare 179 patenti, con 544 infrazioni per
mancata revisione delle autovetture. Sono
stati sottoposti a sequestro amministrativo
per mancanza della copertura assicurativa
192 veicoli.
Dal rafforzamento dell’attività di controllo
C
inque storie di donne. Cinque
storie che parlano di migrazioni da
angolature e prospettive diverse, ma
con un’unica consapevolezza: restituire
umanità a quei volti troppo spesso
trasformati in numeri. E’ questo il senso
di “Sogni clan Destini” lo spettacolo della
compagnia teatrale “Ibuka Amizero” di
Figino Serenza che sarà messo in scena
sabato 28 gennaio, alle 21, al teatro
Cristallo di Breccia. Una serata organizzata
dal Centro Missionario Diocesano e dai
Missionari Comboniani con il patrocinio
del Comune di Como e della parrocchia di
Breccia. “Tutte le storie che raccontiamo –
ci spiega una delle attrici, Luisa Marzorati
– sono storie vere. Racconti che abbiamo
sentito direttamente o, in alcuni casi,
che abbiamo conosciuto attraverso libri
o documentari”. E’ così che nel teatro
verranno raccontate le storie di una
giovane eritrea arrivata a Lampedusa
con un barcone, di una badande ucraina
o di una giovane rom, suonatrice di
violino, che ha vinto una borsa di studio
al conservatorio di Roma. Proprio a
Lampedusa ha lavorato per alcuni mesi,
nel pieno dell’emergenza sbarchi, una
delle attrici della compagnia, formata
da non professionisti, ma che negli ultimi
anni ha ricevuto diversi riconoscimenti.
“Il nostro obiettivo – continua Marzorati
– non è politico, ma umano. Come per
il nostro primo spettacolo dedicato al
genocidio ruandese, vogliamo aiutare a
far passare informazioni che spesso non
filtrano dai nostri media, aiutando chi
vede i nostri spettacoli a rendersi conto di
come, pur nelle difficoltà e nelle tragedie,
si possono cogliere segni forti di solidarietà
e speranza anche nelle difficoltà. Luci che
vogliamo rendere visibili”. Un intento che
la compagnia persegue anche attraverso
la solidarietà, devolvendo il ricavato dei
propri spettacoli all’associazione “Jya Mu
Bandi Mwana” (insieme agli altri bambini)
di Kigali, in Ruanda, che accoglie 174
bambini diversamente abili.
droghe. In critico aumento le circostanze
in cui si è verificata un’omissione di
soccorso: 4 del 2009, 5 nel 2010, 12 nel
2011. Nell’ambito dell’attività di Polizia
Giudiziaria da registrare che nel corso
del 2011 sono state inoltrate, oltre ai
reati legati all’attività di polizia stradale
richiamati in precedenza, 222 notizie
di reato con un arresto per resistenza a
Pubblico Ufficiale; di quest’ultime 48
rogatorie internazionali per infrazioni
commesse nel territorio elvetico. In tema
di immigrazione si è proceduto ad 1
arresto di clandestini e 52 accertamenti
delegati dalla Questura di Como.
I vicariati di Rebbio e di Lipomo
Propongono, per domenica 29 gennaio,
una marcia per la pace che riprende il
messaggio di Benedetto XVI: “Educare i
giovani alla giustizia e alla pace”.
La marcia avrà inizio alle ore 20.30
e si concluderà alle ore 23. Saranno
previste testimonianze dei profughi del
centro di Prestino, dei detenuti e dei
volontari del carcere Bassone e di una
famiglia.
Il percorso prevede: partenza da
Prestino, in via Sacco e Vanzetti
(presso il centro di accoglienza
profughi), quindi via d’Annunzio, viale
Risorgimento (Breccia), via Varesina
(Rebbio), via Lissi, via Repubblica
Romana, via del Lavoro e conclusione
presso la parrocchia di Sant’Antonio.
I partecipanti sono invitati a vivere la
Marcia nel digiuno e nella preghiera
e ad offrire il corrispettivo della cena
a favore dei Volontari del carcere di
Como.
Como Cronaca
Sabato, 28 gennaio 2012 19
lEBBRA
Il 29 gennaio si celebra
la 59° Giornata
mondiale. A Como
appuntamento
presso l’oratorio
del SS. Crocifisso
Aifo: “Fai
della tua vita
qualcosa
che vale”
L
’
Aifo, Associazione Italiana
Amici di Raoul Follereau,
sezione di Como, in vista della
59° Giornata Mondiale dei malati
di Lebbra, che si celebrerà domenica 29
gennaio, si prepara ad accogliere come
testimone di solidarietà Carole Braccini
terapista della neuro psicomotricità
dell’età evolutiva e responsabile del
progetto Nampula in Mozambico.
La testimone, in un incontro previsto
alle ore 11.00 presso l’oratorio della
parrocchia della SS. Annunciata, al
termine della celebrazione della S.
Messa delle ore 10, parlerà della sua
esperienza ai giovani e alle famiglie
della parrocchia per sensibilizzarli ai
problemi determinati dalla drammatica
situazione del Mozambico, paese con
uno dei prodotti interni lordi tra i più
bassi del mondo e dove, con il 60%
circa della popolazione in condizioni
di povertà assoluta, le condizioni della
salute pubblica sono estremamente
gravi, rendendo ancora più precarie le
un momento della
giornata dello scorso
anno, a s. agata
possibilità di cura e sopravvivenza
dei malati di lebbra e della
popolazione più debole e indifesa.
L’Aifo opera allo scopo di sensibilizzare
l’opinione pubblica contro ogni forma
di povertà, ingiustizia, abbandono ed
esclusione sociale, proponendo nelle
scuole e nelle parrocchie incontri
informativi ed esperienziali con i
‘testimoni’ provenienti dai territori dei
progetti sostenuti dall’associazione
e nello stesso tempo organizzando
incontri di formazione con esperti nelle
tematiche più varie che spaziano dalla
cooperazione internazionale, alla cultura
della mondialità, dalla finanza etica al
rispetto dei diritti umani, per citarne
solo alcuni. L’intento è chiaramente
quello di contribuire così allo sviluppo
di quella coscienza critica necessaria per
cambiare stile e scelte di vita.
La collaborazione poi con altre realtà
associative presenti sul territorio, come
per esempio il gruppo missionario della
città, i gruppi scout, e il coinvolgimento
dei diversi canali di informazione,
sta gradualmente consentendo
all’associazione di moltiplicare l’efficacia
della sua azione così da radicare meglio
la propria presenza sul territorio.
Nel corso della giornata è previsto
l’allestimento dei tradizionali banchetti
presso i quali i volontari Aifo, affiancati
dagli scout di Como, offriranno il
“Miele della Solidarietà”. Quest’anno i
banchetti, ancora più numerosi delle
scorse edizioni, saranno presenti negli
spazi antistanti le seguenti parrocchie
di Como: S. Fedele, S. Agata, SS.
Annunciata e dinanzi alla chiesa di
Bernate Rosales nel comune di Casnate
con Bernate e S. Antonino ad Albate.
La Giornata mondiale di quest’anno è
dedicata in modo particolare all’Africa;
le offerte raccolte verranno interamente
devolute ai progetti che l’Aifo sostiene
nei paesi di quel continente e finalizzati
al miglioramento delle condizioni di
vita delle popolazioni locali ancora
afflitte dalla lebbra, malattia endemica,
spesso dimenticata, legata alla povertà,
all’emarginazione e alle precarie
condizioni igieniche.
Per Aifo Como
Leonardo Argentieri
[email protected]
Dal 1961. La sfida contro la lebbra
Aifo: le prospettive
D
a quando nel 1961 l’Aifo
ha iniziato la sua lotta
contro la lebbra, la
situazione della malattia nel
mondo è cambiata
radicalmente, anche se molte
sfide restano ancora aperte.
I lebbrosari, che all’inizio della
sua attività esistevano ancora,
vennero chiusi ottenendo così
un primo importante successo.
Gli ospiti dei lebbrosari erano
stati già trattati e quindi erano
guariti dalla malattia, ma la
maggior parte presentava delle
disabilità. L’Aifo dunque non
poteva più limitarsi alla cura
della malattia, ma doveva
occuparsi delle persone
perché rimaneva lo stigma e, di
conseguenza, l’emarginazione
anche dopo la guarigione. La
soluzione a questo difficile
problema fu prospettata nel
1985 quando l’associazione,
in collaborazione con
l’Organizzazione Mondiale
della Sanità, decise di adottare
sul campo la strategia di
Riabilitazione su Base
Comunitaria (RBC), per
verificare se poteva essere
utile alle persone guarite dalla
Molto è cambiato
negli ultimi
50 anni e con
esso l’impegno
dell’associazione
nei confronti
dei malati
malattia. Fu subito chiaro
che ci si sarebbe presi cura di
tutte le persone con disabilità,
indipendentemente dalla
causa che le aveva originate;
questo sia per evitare ulteriori
differenze, che avrebbero
ostacolato l’integrazione, sia
perché i problemi erano simili
per tutti e dunque andavano
aiutati tutti senza distinzione.
Raoul Follereau nel 1976 a
Bologna , in un discorso rivolto
all’Aifo disse: “Ma la battaglia
che l’ha messa in sacco rimarrà
per sempre un esempio ed
una testimonianza: senza
l’amore, nulla è possibile. Con
l’amore, nulla è impossibile. Se
abbiamo potuto contribuire già
alla liberazione di tanti uomini
decaduti, maledetti, disperati,
perché non potremmo noi
domani, ispirare altre lotte, che
abbiano la dimensione della
sofferenza universale?”
Su questa base l’Aifo,
considerato il positivo calo
dei casi di lebbra, continua a
restare a fianco dei malati di
lebbra, fino a che ce ne sarà
anche uno solo.
Isabella Faggiano
Carole
Braccini:
ecco chi è
T
erapista della neuro
psicomotricità dell’età evolutiva,
dopo alcune esperienze in
Italia Carole Braccini è partita
nel 2009 con l’OVCI per il Sudan,
inserendosi in un progetto per i
bambini con disabilità e per la
riabilitazione su base comunitaria.
Si è occupata del coordinamento
del centro di riabilitazione e della
supervisione degli aspetti tecnici
del programma di riabilitazione.
Successivamente, sempre in Sudan,
ha svolto una docenza di fisioterapia
in una università femminile locale.
Attualmente è responsabile del
Progetto Nampula in Mozambico.
Raoul Follereau: una vita
al servizio degli ultimi
C
un uomo (più propriamente, c’era, perché è morto da quasi
’ ètrent’anni:
ma ci sono uomini che la morte non riesce ad
archiviare) c’è un uomo dunque che nei suoi 74 anni di vita ha
fatto 32 volte, perlopiù in aereo, il giro del mondo a spese dei suoi amici, i
quali non si sono mai sognati di chiedergliene conto. Quest’ uomo, che in
quarant’anni ha amministrato vagonate di miliardi restando nullatenente
com’era agli inizi, ha avuto la faccia tosta, per il suo sessantesimo
compleanno, di chiedere agli stessi amici di cui sopra non una torta
con sessanta candeline ma una torta con sessanta autoambulanze
ricevendone ben 104. Egli nel 1954 si permise di chiedere ai due maggiori
Grandi della Terra, il generale Eisenhover e il commendator Malenkov,
uno dei loro 10.000 bombardieri da trasformare in denaro per le sue
imprese di vita e non ne ebbe nemmeno risposta. Cosa che dimostra come
i piccoli amici siano spesso dei grandi uomini, e come i Grandi della Terra
siano quasi sempre dei poveri uomini. Quest’ uomo è Raoul Follereau,
francese, per l’anagrafe giornalista e coniugato senza prole. Nato il 17
agosto 1903 a Nevers in Francia e morto a Parigi il 6 dicembre 1977;
nell’intervallo fra queste due date egli ha compiuto una rivoluzione
per il genere umano: ha fatto conoscere l’esistenza e la tragedia della
lebbra, ha restituito a quindici o venti milioni di lebbrosi una dignità di
uomini , ha fatto capire a chi voleva capirlo che la lebbra-malattia-diHansen non è altro che la squallida fioritura di una lebbra ben peggiore,
la lebbra-dei- cuori di cui siamo portatori tutti noi cittadini ricchi di
questi paesi dei Balocchi. La lebbra ci rende ciechi dinanzi alle terrificanti
condizioni di vita di un quarto di umanità, ci rende monchi e storpi
nell’anima e incapaci di correre in soccorso di chi sta affogando e non ha
nemmeno più il fiato per gridare. Proprio per avere egli così brutalmente
scosso le sicurezze e l’eccessiva autostima dell’Occidente non gli è stato
mai assegnato il premio Nobel per la Pace; e proprio per avere egli
sottolineato come una cristianità che lascia tranquillamente sopravvivere
una sconcezza come la lebbra e l’essere lebbrosi sia una falsa cristianità,
si è visto finora negare il riconoscimento formale di una virtù eroica ed
esemplare che spesso invece le autorità competenti distribuiscono con
insolita disinvoltura. Raoul Follereau cominciò ad essere conosciuto in
Italia quando nel 1953 venne a proporre la sua più recente iniziativa:
la Giornata Mondiale dei Lebbrosi, che ancora oggi si celebra e di cui
quest’anno ricorre il 59° appuntamento. (l.a.)
20 Sabato, 28 gennaio 2012
Como Cronaca
Tre serate per i giovani
Emozioni
in palcoscenico
C
9, 16 e 23 febbraio: tre
on “Romeo e Giulietta:
ovvero il palcoscenico delle
incontri sulle emozioni,
emozioni” – tre incontri
in futuro ci rendiamo conto di come sia
i sentimenti e l’amore
“vietati ai maggiorenni” sulle
determinante agire sul fronte della prevenzione
promossi dal Comune di
emozioni, i sentimenti e l’amore il
promuovendo sani e rispettosi stili relazionali».
9, 16 e 23 febbraio - l’assessorato
Da qui lo slancio ad una nuova proposta,
Como,
e
da
altri
partner
alla Politiche educative del Comune
sempre al mondo giovanile, con
territoriali. Una sfida contro rivolta
di Como conclude un percorso di
il coinvolgimento di un duo affiatato, già
prevenzione della violenza e della
la violenza tra i giovani
ben rodato nelle iniziative precedenti: la
promozione di sani stili relazionali
psicopedagogista Valerie Moretti e il regista
nelle coppie di adolescenti lanciato nel 2007. Una sfida iniziata e drammaturgo Jacopo Boschini, cui si affiancherà Alessio
nel 2007-2008 con “E non chiamiamolo amore”, progetto di
Brunialti, giornalista. «Le emozioni ci guidano – spiega
promozione delle capacità di costruire relazioni non violente
Anna Veronelli -. Condizionano pensieri e comportamenti.
tra i generi, e proseguita con “Mi aspetto rispetto” (2010),
Determinano la qualità delle nostre relazioni, tanto nelle
progetto di prevenzione della violenza di genere dalla preamicizie quanto nella vita di coppia. Il “Palcoscenico
adolescenza all’età adulta.
delle Emozioni” prende spunto dalla storia di Romeo e
«Proprio la più recente esperienza di “Mi aspetto rispetto” Giulietta e dalle sue innumerevoli interpretazioni teatrali,
spiega Anna Veronelli, assessore alle Pari opportunità e alle
cinematografiche e musicali per andare alla scoperta, in
Politiche educative del Comune di Como -, che ha interessato
compagnia dei protagonisti della tragedia di Shakespeare,
500 ragazzi della provincia di Como – ha evidenziato come
di emozioni e sentimenti. Come nascono? Come li
nelle coppie di giovani siano già presenti comportamenti di
comunichiamo? Come interagiscono emotività e corporeità?
dominazione e controllo, pressioni, violenze psicologiche,
È possibile gestire le emozioni? A queste domande complesse
fisiche e sessuali. Dai risultati di un recente sondaggio
cercheremo di dare una risposta attraverso tre incontri nei
dell’Osservatorio nazionale sullo stalking su 400 ragazzi con
quali Valerie Moretti, Jacopo Boschini e Alessio Brunialti
un’età media di 16 anni: il 10% si dichiara vittima di stalking,
alterneranno momenti di riflessione a spazi di gioco teatrale,
il 4% autore di atti persecutori. Se pensiamo che la violenza o
musica, cinema e sperimentazione”.
l’abuso sessuale subiti nei rapporti di coppia in adolescenza
Gli incontri, che sono stati preceduti da un cammino formativo
sono altamente predittivi di rapporti violenti e abuso sessuale
all’interno della scuola media Leopardi, ad opera di Valerie
Moretti e di Jacopo Boschini, avranno luogo
il 9, 16 e 23 febbraio presso l’Aula Magna
del Politecnico, in via Castelnuovo, a Como,
dalle 20.30 alle 22.30. La proposta è gratuita,
non necessita di prenotazione ed è rivolta
a ragazzi dai 13 ai 18 anni. L’accesso sarà
“vietato” ai maggiorenni. A premiare la
bontà di questo nuovo progetto vi è anche
il terzo posto ottenuto (su 27) nell’ambito
della partecipazione al bando regionale
“Piccoli progetti per grandi idee”, che ha
permesso al Comune di Como di ottenere
un finanziamento di 8.641 euro dalla
regione. Il costo complessivo dell’iniziativa
ammonta a 28.541,20 euro, il Comune di
Como ne verserà 10.080, la rimanente parte
sarà coperta dai partner del progetto, che
sono Soroptimist International d’Italia
club di Como, Asl Autolinee, il Teatro
Sociale, il Comitato per la promozione
dell’imprenditoria femminile, l’Ufficio
scolastico territoriale, il Politecnico
di Milano – Polo territoriale di Como,
Espansione Tv, l’istituto Comprensivo
Como Lago (scuola secondaria di primo
grado G. Leopardi). «Al termine delle serate
– conclude Anna Veronelli – che saranno
aperte a chiunque vorrà parteciparvi,
Jacopo Boschini e Valerie Moretti
coinvolgeranno gli alunni della scuola
Leopardi e i ragazzi che avranno partecipato
ai tre incontri a due laboratori teatrali, al
termine dei quali verrà messa in scena una
rilettura della tragedia di Shakespeare, il
cui allestimento sarà seguito dagli studenti
del corso di Moda del Politecnico». Sempre
la Leopardi, scelta come scuola pilota,
collaborerà anche alla realizzazione del
Manuale per una nuova didattica delle
emozioni, che sarà curato da Valerie
Moretti e Jacopo Boschini, ed elaborato
graficamente dagli studenti di design del
Politecnico.
Como Cronaca
Sabato, 28 gennaio 2012 21
Concorso di disegno del Centro Guanelliano di Pastorale Giovanile e del museo
Don Guanella colora la carità
I
n questo anno di particolare
gioia dopo la canonizzazione
di don Luigi Guanella,
proclamato Santo lo scorso 23
ottobre da Papa Benedetto XVI, il
Centro Guanelliano di Pastorale
Giovanile di Como (CGPG) e
il museo “Don Luigi Guanella”
promuovono il concorso “Don
Guanella colora la carità. Da
ragazzino spericolato a testimone
Santo dell’amore di Dio”, rivolto
agli alunni del secondo ciclo
delle Scuole Primarie. Lo scopo
di questa iniziativa è di avvicinare
i più giovani alla figura e al
messaggio di don Luigi Guanella,
grande “campione” della carità.
I bambini potranno partecipare
al concorso presentando, come
singoli o come gruppo classe,
un prodotto a scelta tra: un testo
in forma di lettera, racconto o
poesia; un disegno (fumetto,
disegno su carta in formato A4 o
poster formato A3 o album con
fogli formato A4); un ipertesto.
I lavori dovranno pervenire via
posta o consegnati a mano al
Centro Guanelliano di Pastorale
Giovanile (Via Guanella 13,
22100 Como; tel. 031.296783),
entro e non oltre venerdì 27
aprile 2012. Ogni lavoro dovrà
essere accompagnato dal nome
dell’autore/degli autori e dalla
classe frequentata e dall’apposita
scheda di iscrizione per ogni
singolo autore, firmata da un
genitore. Il materiale inviato non
verrà restituito.
Le opere presentate saranno
esposte presso il Salone del
Centro Guanelliano di Pastorale
Giovanile nei giorni 10, 11 e 12
maggio 2012. La premiazione
avverrà sabato 12 maggio alle ore
15.30 presso il CPG, nel corso di
un’animazione per bambini. I
lavori potranno essere pubblicati
su periodici o fogli informativi
dell’Opera Don Guanella e sul
sito internet del CGPG.
Al Centro Guanelliano di
Pastorale Giovanile e al Museo
è possibile inoltre richiedere
materiale bibliografico sul nuovo
Santo oppure prenotare visite
guidate gratuite per bambini
al Museo, ai luoghi guanelliani
in Valchiavenna e sul lago di
Como o a Istituti guanelliani
sul territorio. Per ulteriori
informazioni ci si può rivolgere al
Centro Guanelliano di Pastorale
Giovanile, via Guanella 13, 22100
Como; tel. 031.296783; e-mail:
[email protected]; sito
internet: www.giovaniguanelliani.
it (da cui è possibile scaricare
il regolamento completo
del concorso e la scheda di
iscrizione). (s.fa.)
Lucino
“Roveto
Ardente”,
il 28 gennaio
Visitabile ancora per alcune settimane
“Cristo nasce a Palanzo”. è ancora possibile
ammirare il presepe, in oratorio
Comocuore
Dalla “Tosca”
di Puccini
alla Polonia
C
L
N
ontinua anche
nel nuovo anno
l’esperienza delle
adorazioni eucaristiche
denominate “Roveto
Ardente” che quest’anno
assumono una
forma itinerante perché
anche nelle comunità
parrocchiali si possa
sperimentare la bellezza,
la ricchezza e la carica
spirituale di queste
esperienze di preghiera.
Il prossimo incontro è
stato programmato per
sabato 28 gennaio,
alle ore 20.45 presso la
parrocchia S. Giorgio in
Lucino (Co).
e celebrazioni natalizie nella
piccola comunità di Palanzo
hanno visto due occasioni
particolarmente suggestive: il presepe
vivente e la costruzione di un presepe
fisso sotto la sala dell’oratorio.
La sacra rappresentazione, che si
è svolta per le pittoresche vie del
paese, si è svolta il 6 gennaio, con
la partecipazione di molti bambini
e famiglie. Il presepe fisso, frutto
di un lungo lavoro di preparazione,
ricostruisce con straordinaria perizia la
piazza della chiesa e i principali luoghi
di Palanzo (il castello, la chiesa del
Soldo, la cappella di Santa Maria…).
Il presepe sarà ancora visibile per
alcune settimane: è aperto tutti i
giorni, passando dal portico della casa
parrocchiale. Appassionati e curiosi
sono invitati.
uovi appuntamenti per
l’associazione Comocuore
Onlus. Per il 5 febbraio
è in programma una trasferta
al Teatro San Babila di Milano,
per assistere alla “Tosca”
di Giacomo Puccini con la
“Nuova Compagnia” Orchestra
Sinfolario Coro Lirico di Parma,
inizio spettacolo ore 15.30.
Dal 18 al 22 marzo è invece
previsto un viaggio in Polonia.
con visita a Czestochowa,
Cracovia, Auschwitz e Varsavia
Per informazioni e prenotazioni
gli associati possono rivolgersi
direttamente in sede (via
Rovelli 8, telefono 031278862) oppure collegarsi al
sito internet www.comocuore.
org.
❚❚ Sorico
“I venerdì della
Riserva” e gli
incendi boschivi
P
er il ciclo “I venerdì della Riserva”, la Riserva Naturale Pian di Spagna e Lago di
Mezzola propone venerdì 27 gennaio,
alle ore 21.00, presso la propria Sala Convegni (via della Torre 1A a Sorico), la proiezione del documentario “Dalle ceneri” di Dione
Gilmore. In questo ciclo vengono presentati
i documentari del Sondrio Festival – Mostra
Internazionale dei Documentari sui Parchi.
Il 7 febbraio 2009 devastanti incendi boschivi
lacerarono lo Stato di Victoria, in Australia e
incenerirono intere fasce di foresta vergine,
insieme alla fauna. Ma contro ogni previsione,
ci furono dei sopravvissuti. Il documentario
prende in
esame gli
incendi e
il recupero dell’ambiente naturale nei
dodici mesi successivi, attraverso le esperienze delle persone coinvolte. È una cronaca della rigenerazione delle piante e degli animali nativi: dai primi nuovi germogli
degli eucalipti, alla guarigione di animali feriti e in pericolo di estinzione e al loro ritorno in natura. È la storia di come la
natura sia risorta dalle ceneri. L’ingresso alla
proiezione è gratuito.
Per informazioni: Riserva Naturale Pian di
Spagna e Lago di Mezzola, Via della Torre
1A, Sorico; tel. 0344-84251; fax 0344-94556;
e-mail [email protected]; sito internet
www.piandispagna.it. (s.fa.)
Hai l’alcolismo
in casa?
Vuoi saperne
di più?
Hai bisogno
di aiuto?
I Gruppi Familiari
Al-Anon possono
offrirti le
informazioni
che cerchi
Telefona allo:
800 087 897
Como Cultura
22 Sabato, 28 gennaio 2012
✎ Il Centro
cucciago
Interessante incontro
la scorsa settimana.
Presente p. Bernardo
Cervellera, direttore
di Asia News
Culturale
mons. Padovese
I
Primavera
araba: quale
futuro per
i cristiani?
L
a primavera araba: quale futuro
per i cristiani? È il titolo di
un incontro tenutosi venerdì
20.01.2012 a Cucciago c/o
l’Auditorium del Centro Parrocchiale
S.Arialdo. Sono intervenuti padre
Bernardo Cervellera, direttore di Asia
News e collaboratore di Propaganda
Fide e Laura D’Incalci, giornalista de “La
Provincia, in qualità di moderatore
Eclatante il fatto che fossero presenti
circa 250 persone! Aprendo l’incontro,
il vice – presidente, Michele Borghi ha
fatto notare quanto carente sia stata
l’informazione su ciò che realmente
accade nel mondo islamico, augurandosi
che l’occasione proposta desse un
contributo per colmare questa grave
lacuna dei media.
La prof. D’Incalci, entrando subito nel
merito, chiede a p. Cervellera un giudizio
sulla cosiddetta “Primavera Araba”. Il
missionario risponde sottolineando
il fatto che i collaboratori in
loco dell’Agenzia Asia News,
hanno rilevato una massiccia
partecipazione di giovani e anche
donne ( ! ) alle manifestazioni con
cui si esigeva giustizia e libertà. La
gente non ha avuto paura né degli
eserciti, garanti degli estabilishment,
né dei fondamentalisti. Insomma, il
mondo mussulmano si è mosso, anzi,
ha provocato uno scossone al mondo
intero! E ciò, chiedendo innanzitutto il
rispetto della dignità di ogni persona.
Certo non si può negare – ha continuato
P. Cervellera – la concomitanza con le
rivolte di una gravissima crisi economica
e occupazionale. Ad esempio, qualche
giorno prima della rivolta egiziana di
Piazza Tahir il costo del pane era lievitato
del 50%.
Chiede la D’Incalci : ‘Ci sono però luci ed
ombre sulla Primavera Araba’. Ce ne può
accennare”?
“Certamente – dice il missionario
– in Egitto i Cristiani Copti, da
millenni residenti, si trovano ora in
gravissima difficoltà, stranieri nella
loro terra. Sempre in Egitto, l’Esercito
si è ‘impossessato’ del movimento di
protesta, cercando di attuare l’antico
detto ‘divide et impera’, fomentando
attriti tra cristiani e mussulmani,
fra mussulmani moderati e Fratelli
Mussulmani e Salafiti. Nonostante ciò
c’è stata una partecipazione eccezionale
( 70/80 % ) alle elezioni. Questi dati
esprimono una volontà di giustizia
che, difficilmente, il fondamentalismo
riuscirà a soffocare.
Poi la moderatrice chiede un giudizio
sulla modalità con cui l’Occidente si è
mosso.
“L’Occidente, in genere, ha appoggiato
le dittature pur di mantenere lo status
quo, e non ha compreso quanto stava
realmente accadendo. Inoltre non ha
mantenuto alcuna delle promesse di
aiuto ( in particolare mi riferisco agli
USA)”.
Alla specifica domanda: “Ma la
situazione dei cristiani è migliorata o
peggiorata con la Primavera Araba?”,
p. Cervellera risponde in modo
moderatamente ottimistico, affermando
che una realtà così radicalmente in
movimento può aprire nuovi spazi e
nuove possibilità.
Don Ernesto Taiana
l Centro Culturale Luigi Padovese
è un’Associazione Culturale con
sede a Cucciago (CO), presso il
Centro Parrocchiale S. Arialdo. Non
ha scopo di lucro ed è apartitico.
Deve il suo nome a Monsignor
Luigi Padovese, Vicario Apostolico
dell’Anatolia, assassinato a
Iskenderun il 3 giugno 2010, il quale
aveva stabilito un legame di amicizia
con la Parrocchia di Cucciago.
Il Centro Culturale propone di
perseguire con particolare attenzione
le seguenti finalità:
far conoscere quanto di autentico sia
stato espresso lungo i secoli dall’uomo,
in una visione cristiana della vita;
presentare, dandone una valutazione
critica alla luce della fede cattolica,
fatti, leggi, fenomeni culturali e sociali
per cogliere e apprezzare quanto di
positivo c’è in essi.
A questo scopo, esso propone
conferenze, dibattiti, mostre e altre
iniziative culturali ed artistiche.
Ha sede a Cucciago (CO), presso il
Centro Parrocchiale S. Arialdo, in Via
Cantù n.2.
https://sites.google.com/site/
centroculturalepadovese/
Pastorale universitaria. Nigeria, la riflessione di uno
studente universitario, colpito dalle notizie africane
«Io cambiato da quei
cristiani uccisi»
E
mmanuele, studente
di Torino, rimane
colpito dalle notizie
del giornale su Abuja.
Vuole saperne di più. E
gli nasce una domanda,
che riempie le sue
giornate di «un’attesa
che prima non avevo».
Fino a scrivere un
volantino pubblico.
ufficiouniversita@
diocesidicomo.it,
www.facebook.com/
home.php
Don Andrea Messaggi
e l’equipe di Pastorale
Universitaria
E
mmanuele frequenta il terzo anno di Lettere a Torino. A casa gli arriva
Avvenire, gratis. Così un giorno, quasi per caso, si mette a leggerlo.
Rimane colpito e turbato da tutto quello che sta accadendo in Nigeria:
decine di vittime, gli attentati alle chiese, le rivendicazioni degli
estremisti islamici. L’interesse non si ferma al primo articolo, vuole sapere
di più, cerca altre notizie, altri giornali. «Durante la giornata mi venivano
in mente sempre queste persone... morte per Gesù», racconta: «Continuavo
a pensare: ma io sono affezionato così tanto a qualcosa da affrontare una
situazione del genere, fino a sapere che puoi morire?».
Con il tempo questa domanda lo cambia. Stare in università non è più come
prima, lo stesso accade con gli amici. Le cose, giorno dopo giorno, sono meno
scontate. «Vivevo di più», dice. Tanto che un pomeriggio, dice ad alcuni amici
di aver scritto quello che gli sta succedendo, e quelle righe sono diventate il
volantino di giudizio che pubblichiamo qui e che viene ora distribuito in
università. «Un ambiente non molto facile, ideologicamente…», precisa.
Eppure alcuni compagni di corso sono andati da lui a ringraziarlo.
Da quando ha aperto il primo quotidiano a oggi, Emmanuele vive ogni
giornata «con un’attesa che prima non avevo: mi aspetto sempre di più dalle
stesse cose».
Uno sguardo che vince la violenza
La Nigeria è in questi giorni teatro di continue e ingiustificabili violenze a
danno dei cristiani. Il giorno di Natale tre attentati in tre luoghi diversi (nella
periferia della capitale Abuja e nelle città di Jos e Gadaka) hanno colpito i
fedeli che si erano radunati in Chiesa per celebrare la messa, causando 49
morti e moltissimi feriti. Il 5 gennaio, uomini armati hanno fatto irruzione
in una Chiesa a Gombe, nel nord-est del paese, uccidendo 6 persone. Alla
veglia funebre per uno di questi ultimi, un nuovo attacco ha provocato la
morte di altre 17 persone, oltre ad un imprecisato numero di feriti. Infine,
sabato mattina, con l’ennesimo attentato ad una chiesa, sono morte 8
persone.
Gli attentati sono stati tutti rivendicati dal gruppo estremista islamico
Boko Haram, legato ad Al-Qaeda, che ha affermato di voler espellere
tutti i cristiani dalla Nigeria. Il cardinale Okogie, arcivescovo di Lagos, ha
coraggiosamente affermato che i cristiani nigeriani, forti dell’amore di Gesù
Cristo, non risponderanno con la violenza alla violenza, che il progetto di
Boko Haram è destinato a fallire, e che in ogni caso i cristiani in Nigeria,
“come Gesù in croce”, sono pronti a testimoniare la propria fede fino alla
morte e non temono le minacce dei terroristi. Il martirio (di questo si tratta)
dei cristiani nigeriani ci provoca tutti, cristiani e non, a ricordare quanti
nel mondo, anche a nostra insaputa, sono perseguitati ingiustamente
per la propria fede. Questi fatti ci spingono ad affermare ancora una volta
(o per la prima volta) che cosa abbiamo di più caro nella nostra vita, a
chiederci se c’è qualcosa nella nostra esistenza (un rapporto, un’amicizia,
un ideale) che afferri talmente la nostra ragione e la nostra affezione da
renderci pronti a dare la vita per esso. È in questo modo che il sacrificio
delle vittime nigeriane può portare realmente frutto. Un altro fatto che ci ha
colpito profondamente è stata la reazione comune di molti fedeli cristiani
in Nigeria che, invece di cadere nell’odio e nel desiderio di vendetta, hanno
affermato con decisione di essere pronti al perdono e hanno ribadito che
la convivenza pacifica tra cristiani e musulmani è possibile e già in atto.
Proprio in Nigeria, presso le numerose scuole edificate dall’ong Avsi studenti
cattolici, musulmani e animisti vivono insieme pacificamente, sotto la tutela
di insegnanti cattolici, cristiani pentecostali e musulmani. Quel che permette
questa unità è una proposta educativa precisa, tesa a “guardare le persone,
collaboratori e bambini (…), certi del loro valore e del loro bene”. Grazie a
tali testimonianze ci siamo resi conto di come veramente l’incontro vivo con
Gesù, sperimentato attraverso i volti umani di quella compagnia sempre
nuova che è la Chiesa, renda possibile guardare ogni aspetto della realtà con
uno sguardo nuovo, privo di lamento, pieno di attesa e di una certezza che è
in grado di resistere anche alle bombe ed alla violenza. Solo uno sguardo così
permette di ripartire e di costruire. Ci risulta impossibile così non chiedere
anche per noi la possibilità di incontrare un tale sguardo nella nostra vita.
a cura di Elena Fabrizi , da Tracce.it
Como Cultura
Sabato, 28 gennaio 2012 23
Gli Odescalchi. Dal Borgo Vico lariano alla provincia sondriese
L
Le radici valtellinesi
del papa comasco
a famiglia Odescalchi
ebbe indubbiamente
le sue origini nel Borgo
Vico comasco in età
comunale (fine sec.XII. – sec.
XIII). Tutto quello che in più i
genealogisti hanno scritto, nel
periodo di maggior successo
del Casato, merita la stima
delle fantasiose e servili
adulazioni. In Borgo Vico
viveva alla metà del Trecento,
al tempo della grande peste,
Guidolo figlio di Giorgio,
che ebbe almeno due figli
maschi, Giovannolo e Petrolo.
Il primogenito, detto il Barba,
coinvolto nelle lotte civili, in
quanto fautore dei Rusca capi
dei Ghibellini, andò a stare
a Berbenno, ove si accasò,
e, stando alla tradizione,
occupò la casa-torre al centro
del borgo, già dei Capitanei
di Sondrio, all’inizio del
Quattrocento. Qui suo figlio
Tomaso prese per moglie
Maddalena Castelli d’Argegno, da cui
ebbe tre figli maschi e varie femmine, e
poi, rimasto vedovo, si accasò in seconde
nozze (18 settembre 1477), tornato, per
l’occasione nella città d’origine, con
Caterina di Giovanni Andrea dei Capelli,
abitante a Como dalla quale generò due
maschi e una femmina. I figli di primo
letto rimasero in Valtellina, tra Berbenno
e Morbegno, ed ebbero una posizione
sociale di un certo rilievo, con preti e
notai, nel corso di due secoli; alla metà
Agli inizi del Quattrocento
un ramo della famiglia
si trasferì a Berbenno,
occupando la casa-torre
al centro del borgo, già
dei Capitanei di Sondrio
del Seicento don Alessandro Odescalchi,
canonico della collegiata di Sondrio,
fondò una cappellania di patronato
familiare in parrocchia di Berbenno, e
specificamente nella chiesa vicariale di
S. Abbondio in Polaggia: ne fu investito
il pronipote don Carlo Giuseppe, che
morì nel 1707, chiudendo così la linea
maschile degli Odescalchi in Valtellina.
I figli di Tomaso e di Caterina Capelli
invece crebbero e vissero sempre a
Como. Bartolomeo, primogenito, sposò
Lucrezia figlia di Menapace
Rusca e diventò Decurione
della città: dai suoi figli
maschi Costantino
e Tomaso vennero
rispettivamente la famiglia
del Papa e quella dei futuri
marchesi di Fino. Questi
due fratelli, avviati ad una
attività imprenditoriale di
tutto rispetto e destinata ad
assumere un rilievo si può
dire europeo, alla metà del
Cinquecento fondavano
la quota più consistente
del loro patrimonio sui
beni in Valtellina. Ma il
maggior lustro a questa
generazione di Odescalchi
venne dalla sorella minore,
che si fece monaca
benedettina col nome di
suor Apollonia e visse a
lungo nel convento di S.
Lorenzo (attuale via Dante)
diventando esemplare
non solo per le religiose
ma per tutta la città . Dopo la sua morte
(non se ne conosce l’anno preciso, ma
dovette essere un po’ prima della metà
del Cinquecento) le sue consorelle e
la pubblica stima la ritennero degna
del titolo di Beata, pur senza un vero
processo canonico. Tomas Porcacchi,
che scriveva nel 1568, la metteva alla
pari di suor Maddalena Albricci, che poi
beata divenne veramente. Invece suor
Apollonia Odescalchi cadde nell’oblio…
MARIO LONGATTI
❚❚ Prorogata al 31 gennaio la mostra in Biblioteca a Como
Plauso del Lario a papa Odescalchi
È
stata prorogata al 31 gennaio la mostra
“Plauso del Lario a Benedetto Odescalchi. Mostra di documenti e partiture
nella casa del futuro pontefice Innocenzo
XI” allestita in Biblioteca. In occasione del
quarto centenario della nascita del beato
Innocenzo XI Papa, nell’anno innocenziano, 19 maggio 2011 - 19 maggio 2012, è stata
realizzata, a cura di Oscar Tajetti e Chiara
Milani, in collaborazione con A.M.I.S. - Antiquae Musicae Italicae Studiosi, la mostra dedicata a Benedetto Odescalchi. La rassegna
si sviluppa in due parti: i pannelli collocati
nell’atrio illustrano le finalità della mostra
e la sua collocazione in Biblioteca, un tempo casa degli Odescalchi, mentre le vetrine
al primo piano ospitano antichi strumenti,
partiture musicali e libri a stampa. La scelta di trattare il tema della musica è dettata
dall’interesse e dalla passione per questa
forma artistica che pervadeva la cultura fin
dal Rinascimento ed era parte integrante del percorso di studi dei giovani della
nobiltà, anche a Como. La musica (oratori e cantate) veniva poi utilizzata per la
propaganda sociale e politica. Dal ricco
archivio Raimondi-Mantica-Odescalchi
della Biblioteca sono state tratte e esposte
partiture musicali manoscritte redatte da
membri della famiglia Odescalchi, come
Livio Odescalchi, nipote di Innocenzo XI
o da musicisti da questi stipendiati. Accanto alle partiture, lettere manoscritte
e libri a stampa che celebrano prima il
cardinale e poi il pontefice Odescalchi.
Arricchiscono la mostra alcuni strumenti
musicali utilizzati nel secolo di Innocenzo. Fino al 31 gennaio la Biblioteca ospiterà anche Segni di Incontro, l’ultima delle
tre mostre realizzate nell’ambito del progetto Scritture in Mostra, progetto sulla
coesione sociale all’interno delle biblio-
teche, coordinato da Aspem, in collaborazione con Acli Como, Coordinamento Comasco
per la pace, e le biblioteche di Como, Ponte
Lambro, Arosio e Figino Serenza e realizzato con il contributo di Fondazione Cariplo e
Fondazione Vodafone Italia. La mostra Segni
di Incontro chiude il ciclo iniziato con la rassegna Tempi e luoghi di incontro, promossa
a settembre e Caratteri di incontro presentata in ottobre. E’ divisa in due sezioni: nella
prima sono esposti gli elaborati del concorso grafico rivolto a studenti realizzato nella
primavera 2011, sul tema della coesione e
dell’integrazione tra i popoli espressa attraverso uno studio grafico che identificasse
simboli e grafica legati a questo argomento.
La seconda sezione presenta i risultati del
laboratorio fotografico per adolescenti “Cercasi scritture”. Sono state fotografate le scritte
in tutte le lingue del mondo esposte pubblicamente nella nostra provincia.
■ L’ultimo libro di Maria Grazia Novelli, edizioni Albatros
Nel paese di Tutteparole
I
mparare a leggere e a scrivere, come sa qualunque adulto non alfabetizzato che ha voluto o
dovuto cimentarsi nell’improba impresa, può risultare operazione tra le più dolorose e debilitanti, alle soglie quasi dell’umiliazione masochistica e dell’autoflagellazione. Ma anche alla
tenera età di sei anni, in quella fase cioè in cui le doti di apprendimento sono più vitali e affinate
che in altre e meno felici stagioni della vita, il processo presenta non poche difficoltà, soprattutto nel caso di una lingua che, come l’italiano, è storicamente strutturata in termini di estrema
complessità, a cominciare da quelle fortissime e caratteristiche difformità morfologiche, fonologiche, sintattiche e grammaticali che la rendono un autentico rebus dalle misteriose e ineffabili
proprietà per tutti gli studenti stranieri che si accingono ad impattarla. Per buona sorte i bambini in età scolare hanno dalla loro parte la fantasia, che li agevola molto nell’assimilazione della
capacità non automatica di identificare le sonorità linguistiche per trasferirle in segni grafici, e
possono essere soccorsi da giovani insegnanti come la comasca Maria Grazia Novelli, docente presso l’Istituto Comprensivo “Don Carlo San Martino” di Montano Lucino, nonché autrice
della fiaba didattica “Nel paese di Tutteparole”, edita da Albatros e funzionale per l’appunto alla
delicata opera pedagogica a cui si accennava. Convinta della necessità di coniugare la didattica
del sapere con quella del fare, che rappresenta il modo più efficace per stimolare la partecipazione attiva degli allievi e incrementarne le acquisizioni, in un’età biologicamente predisposta
all’apprendimento fisico-spaziale piuttosto che mnemonico-cognitivo, la Novelli costruisce una
movimentata finzione narrativa, dai riflessi evidentemente fantastici e favolistici senza tuttavia
perdere di vista la concretezza e l’applicabilità empirica delle nozioni disseminate nel testo, per
ritagliare all’interno del codice linguistico uno specialissimo itinerario da attraversare nel va-
riopinto mondo delle parole, rendendo l’apprendimento quanto più divertente e meno faticoso possibile. In un paese in cui, come quello di Tuttoparole,
la vita scorre serena e incantata al placido fluire della
più riposante delle ordinarietà di routine, avviene un
giorno che le vocali scompaiano enigmaticamente
dalla circolazione, obbligando i cittadini a improvvisare una comunicazione esclusivamente articolata sull’uso delle consonanti, con tutte le spiacevoli
conseguenze del caso: l’intervento benemerito di un
detective come Giovannino Trovatutto consentirà
comunque lo scioglimento dell’intreccio e alla fine
rimetterà al giusto posto ogni cosa, propiziando il
ritorno delle vocali e soprattutto guidando i piccoli lettori alla scoperta e alla comprensione di
un universo, quello delle lettere e dell’uso più appropriato che è possibile farne, ridotto a puro
momento ludico e creativo, in cui a prevalere sono la dimensione sensoriale e l’aspetto immediatamente percepibile e tangibile della trasmissione del sapere. Insegnare ai bambini è sempre
stata una difficile arte, più che un mestiere o una professione. Se poi lo si fa abbassando l’astruso
e il complesso ai livelli del gioco e del coinvolgimento partecipativo, allora si può a buon diritto
parlare di vocazione e “missione”.
SALVATORE COUCHOUD
Como Cronaca
24 Sabato, 28 gennaio 2012
Progetto transfrontaliero. Navigazione veloce tra Porlezza e Lugano
“
Z
ero stress per
problematiche del polo
raggiungere il
internodale di Porlezza,
lavoro”, “Libera
attraverso l’individuazione
la strada. Vivi il
dell’idonea localizzazione
lago dal lago”, “Meno traffico
dei parcheggi e degli
più turismo uguale nuove
attracchi.
opportunità”: questi simpatici
L’assemblea pubblica di
slogan fanno da cassa di
venerdì prevederà due
risonanza ad un grande
momenti diversi, uno con
progetto transfrontaliero per
gli amministratori (alle
lo studio della realizzazione
ore 17.00) e uno con i
di un servizio di navigazione
cittadini (alle ore 20.30),
veloce sul Ceresio tra
con la presentazione di
Porlezza e Lugano, nell’ottica
“I flussi dei frontalieri:
di favorire la mobilità “dolce”
curiosità e dati” (a cura
in quell’area. La comunità
di Ecap); “Scopriamo
Montana Valli del Lario e del
la navigazione veloce”
Ceresio, in collaborazione
(Business Plan a cura della
con il sindacato UNIA
Società Navigazione Lago
(capofila di parte svizzera),
di Lugano) “Un servizio
il Comune di Porlezza e
che ti premia” (a cura di
la società “Navigazione
Nuovaera).
Lago di Lugano”, organizza
«Il nostro Ente da anni è
un’assemblea pubblica
particolarmente attento
venerdì 27 gennaio, presso
alle tematiche della
l’Aula Magna del Polo
mobilità sostenibile Scolastico di Porlezza (via
spiega Mauro Robba,
Ferrovia) per presentare
presidente della Comunità
i risultati conclusivi del
Montana. Oltre a questo
progetto Interreg “La via del
importante progetto
Ceresio: mobilità sostenibile
transfrontaliero che sta
e trasporto lacustre”, per cui
vedendo la conclusione,
Bruxelles ha stanziato un
lo scorso anno abbiamo
La
presentazione
dei
risultati
di
questa
iniziativa
è
prevista
venerdì
finanziamento complessivo
avviato la stesura del
di 101.930 euro, di cui 74.600
Piano della Mobilità
27
gennaio
presso
l’Aula
Magna
del
Polo
scolastico
di
Porlezza
per la parte italiana.
Sostenibile del Territorio,
Il progetto, dalla durata
grazie ad un contributo
di quindici mesi, ha preso
della Fondazione Cariplo
il via nel novembre 2010. Il punto di
dell’amministrazione cantonale), sia
orarie e le condizioni d’uso, il tutto
ed alla collaborazione del Dipartimento
partenza fondamentale è stato una
sui risultati di una rilevazione empirica
coordinato con i sistemi dei trasporti
Scienze ed Ambiente e Territorio
ricerca per valutare i numeri del traffico
diretta su un campione di circa 4.000
pubblici attivi su base regionale. Quindi
dell’Università degli Studi Milanoveicolare attraverso il valico di Gandria e
lavoratori e studenti frontalieri,
è stato definito un piano di marketing,
Bicocca. Il Piano dovrà tenere conto
verificare il reale interesse dei frontalieri
attraverso un questionario. Sulla
identificando il target di riferimento,
dell’imprescindibile necessità di tutelare
a usufruire di un servizio di navigazione
base dei dati quantitativi e qualitativi
le modalità e gli strumenti della
e preservare i delicati equilibri del nostro
veloce tra Porlezza e Lugano, in
raccolti è stata condotta un’analisi
comunicazione ai potenziali utenti e un
ambiente montano e lacustre e nel
alternativa alla viabilità stradale. Tale
molto dettagliata degli investimenti
piano di comunicazione sul progetto.
contempo delle esigenze quotidiane dei
ricerca si è basata sia sull’elaborazione
necessari per attivare il servizio e della
Inoltre sono anche state individuate
cittadini».
dei dati esistenti (richiesti agli Uffici
sua sostenibilità economica e logistica
azioni di supporto allo sviluppo del
Per informazioni: Comunità Montana
di statistica del Cantone Ticino e della
nel tempo. A completamento di tale
servizio di navigazione veloce per
Valli del Lario e del Ceresio, tel.
Lombardia, ai Comuni, agli Uffici
analisi si sono ipotizzate le condizioni
risolvere alcune criticità evidenziate
0344.85218, interno 29; e-mail:
svizzeri responsabili per la tassazione
di concreta erogazione del servizio,
dai frontalieri in sede di consultazione,
ambiente@cmalpilepontine.
alla fonte e al Dipartimento del Territorio definendo il piano tariffario, le fasce
in particolare per quanto riguarda le
SILVIA FASANA
Mobilità dolce sul Ceresio
Dal 1 febbraio
S. Anna: nuovi
orari di visita
N
La decisione è stata assunta
ovità sul fronte degli orari
di visita ai ricoverati per
dopo un’accurata analisi
l’ospedale Sant’Anna di
delle attività dei singoli
Como. Dal primo febbraio,
reparti e delle esigenze
parenti e amici dei degenti presso
il presidio dovranno far riferimento
dei pazienti. Ammessi
al nuovo prospetto messo a punto
al massimo 2-3 visitatori
dalla Direzione Medica di presidio,
concordato con caposala e primari,
per ogni malato
dopo un’accurata analisi delle attività
dei singoli reparti e delle esigenze dei pazienti. Ecco le
Pediatria: tutti i giorni dalle 11 alle 14 e dalle 17.30 alle
fasce orarie d’accesso in vigore dal mese prossimo:
20.
Degenza Chirurgica 1 (Week Surgery, Ricoveri urgenti
Psichiatria: dal lunedì al sabato 11-12.30 e 17.30-19.30,
chirurgici, Ricoveri chirurgici pediatrici) Degenza
domenica e festivi dalle 14 alle 19.30.
Chirurgia 2 (Chirurgia maxillo-facciale, Chirurgia
Medicina per acuti: tutti i giorni 7-8, 11-14, 17.30-19.30.
plastica, Neurochirurgia, Otorinolaringoiatria,
Rianimazione, Utic (Unità terapia intensiva
Oculistica), Degenza Chirurgica 3 (Urologia,
cardiologica), Semi-Intensiva rianimatoria: tutti i
Ginecologia, Ortopedia-Traumatologia, Chirurgia
giorni dalle 12.30 alle 13.30 e 18.30-20
Vascolare e Toracica, Chirurgia Generale), Malattie
Semi-Intensiva neurochirurgica e Stroke Unit: tutti i
Infettive, Degenza Medica 1 (Nefrologia, Oncologia e
giorni 11.30-14.30 e 17.30-19.30.
Neurologia), Degenza Medica 3 (Medicina Cardiologia,
Pneumologia), Dialisi: dal lunedì al sabato 12-14 e
Nelle fasce orarie indicate è ammessa, per ragioni
17.30-19.30, domenica e festivi 11-14 e 17.30-20.
igienico-organizzative, la presenza nella stanza di
Medicina 2 (Geriatria): dal lunedì al sabato dalle 11.30
degenza di 2 o 3 visitatori al massimo per ogni paziente,
alle 13.30 e dalle 17.30 alle 19.30, domenica e festivi dalle come verrà indicato da cartelli che saranno posti
11 alle 14 e dalle 17.30 alle 20.
all’ingresso dei reparti. L’orario in vigore fino al 31
Ostetricia, Patologia Intensiva Neonatale e Nido: tutti i
gennaio prevede la possibilità, in linea generale, di
giorni 8-20.
entrare nelle degenze dalle 11.30 alle 20 con una serie di
eccezioni, come, ad esempio, la Rianimazione.
“Dopo una prima fase sperimentale dall’apertura
dell’ospedale – spiega Fabio Banfi, direttore medico
del Sant’Anna – sono state rivisitate le modalità di
accesso al fine di garantire al paziente le relazioni
familiari e sociali, ma coniugando tali aspetti con la
sicurezza, la tranquillità e le condizioni igieniche da
assicurare alle persone ricoverate senza interferire con
l’attività svolta dagli operatori. E questo anche alla luce
dell’introduzione dell’innovativo modello organizzativo
per intensità di cure che presuppone un’accurata
programmazione delle attività ospedaliere e un’attenta
gestione della modulazione degli interventi clinico –
assistenziali all’interno dei reparti di degenza e alla
necessità di assicurare la privacy ai pazienti”.
La nuova regolamentazione delle visite prevede anche la
possibilità per ogni ricoverato, di qualsiasi età, di avere
accanto un familiare giorno e notte.
Como Cronaca
na
Campag
Notizie flash
Il 29 gennaio si conclude la settimana
nazionale dedicata a questa tematica
Aism e lasciti testamentari
A
Mozzate sabato
28 gennaio il
presidente della
Sezione Aism di
Como, Bruna Muscionico
e i notai Christian Nessi
e Cesare Spreafico
incontreranno i cittadini
dalle ore 10 presso la Scuola
Primaria “L. Castiglioni”, in
Piazzale Trattati Romani,
nell’ambito della Settimana
Nazionale dei Lasciti,
programmata su tutto il
territorio nazionale dal 23
al 29 gennaio. L’iniziativa
promossa dall’associazione
Italiana Sclerosi Multipla e
dalla sua Fondazione con
il patrocinio del Consiglio
Nazionale del Notariato ha
l’obiettivo di sensibilizzare,
informare e soprattutto
PARTECiPA AnCHE TU ALL’inCOnTRO Di:
COmO - mOZZATE
sAbATO 28 gEnnAiO 2012 - ORE 10.00
ScuOlA PRIMARIA “l. cAStIglIOnI”
PIAzzAlE tRAttAtI dI ROMA, 1 - MOzzAtE
Con il patrocinio e la
collaborazione del
Aism, Associazione Italiana Sclerosi Multipla,
e i notai ti invitano a partecipare agli incontri
gratuiti per ricevere risposte alle tue domande.
Sclerosi multipla a Como
PER INFORMAZIONI: 800.09.44.64 - www.aism.it
In provincia di Como le persone con sclerosi multipla sono circa 400. In un anno
i volontari dedicano 3500 ore alle persone con sclerosi multipla per mettere a
disposizione servizi sociali e sanitari e numerose attività di socializzazione. «La
ricerca è fondamentale non solo per trovare una cura risolutiva e la causa della
sclerosi multipla, ma anche per migliorare la qualità di vita delle persone con
sclerosi multipla - dichiara Bruna Muscionico Presidente della sezione Aism di
Como - insieme ai notai, intendiamo offrire ai cittadini un servizio di consulenza
professionale su una materia tecnica e apparentemente distante dalla vita di tutti i
giorni quale il diritto delle successioni, intorno alla quale tuttavia è in crescita da
parte di molti l’interesse e l’esigenza di essere informati correttamente».
La presidente della
sezione comasca sarà a
Mozzate, il 28 gennaio,
con due notai per
illustrare l’argomento
offrire un servizio di
consulenza in materia
successoria. “Sostenere
con una disposizione
testamentaria l’Associazione
Italiana Sclerosi Multipla
e la sua Fondazione –
spiegano gli operatori Asim
- significa dare un futuro
alla ricerca scientifica e
garantire i servizi sanitari e
sociali alle 63 mila persone
colpite da sclerosi multipla.
Una grave malattia,
cronica, invalidante e
imprevedibile del sistema
nervoso centrale che
colpisce prevalentemente
i giovani tra i 20 e i 30 anni
e le donne”. Alla Settimana
dei lasciti, che si chiude
domenica, è dedicato il
Numero Verde 800.094464
per informazioni sugli
appuntamenti. Allo stesso
numero si potrà richiedere
anche la guida dell’AISM
“L’importanza di fare
testamento: una scelta
libera e di valore” scritta in
collaborazione con i notai.
Uno sguardo in materia
di diritto testamentario
che, in un linguaggio
semplice e chiaro, aiuta a
districarsi in una materia
tanto complessa aiutando
le persone interessate a
prendere scelte consapevoli.
La Guida può essere
richiesta anche al sito www.
aism.it. I lasciti testamentari
rappresentano una voce
importante nel bilancio
Sabato, 28 gennaio 2012 25
dell’AISM e della sua
Fondazione (FISM), così
come delle altre grandi
associazioni no profit e
permette di dare sviluppo
e continuità a progetti
strategici dell’Associazione.
Dal 1981 AISM ha ricevuto
196 lasciti per un totale
erogato di oltre 27,8 milioni
di euro. Fondi che hanno
dato slancio alla ricerca
scientifica di cui AISM e
la sua Fondazione sono i
principali finanziatori in
Italia.
■ Lomazzo
Al via la campagna
di adesioni
della Croce Rossa
La scorsa domenica 22 gennaio ha
preso il via la “Campagna Adesioni
2012”, l’annuale raccolta fondi
finalizzata al sostegno delle attività e
dei progetti del Comitato Locale CRI
di Lomazzo.
Per poter costantemente incrementare
e migliorare i servizi offerti alla
collettività i volontari della sezione
lomazzese invitano la popolazione
locale a:
- una collaborazione attiva da parte
di quanti abbiano la disponibilità di
una minima parte di tempo libero,
ricordando che i volontari operanti
nei soli servizi socio-assistenziali
(con esclusione pertanto di quelli
di emergenza), sono soggetti ad un
iter formativo limitato alle nozioni di
base.
- un sostegno economico che, per i
privati, trova riscontro nel rinnovo o
nella sottoscrizione di una “tessera
servizi” che, oltre a testimoniare
sensibilità nei confronti di rilevanti
problemi di comune interesse,
garantisce tariffe di favore agli
intestatari che non rientrino nelle
fasce di agevolazione per le quali il
Comune assume a proprio carico il
relativo onere. Anche per il 2012 il
contributo minimo richiesto per il
rilascio o il rinnovo della tessera
servizi è di 20 euro.
I banchetti per le adesioni saranno
presenti le domeniche e i giorni
festivi nelle piazze principali del
comprensorio oppure il lunedì mattina
presso il mercato di Lomazzo.
In alternativa è possibile versare
un contributo economico sul c/c
postale n° 14575229 intestato a CRI
LOMAZZO.
Per ulteriori informazioni, è possibile
contattare l’Ufficio Economato di
C.R.I. LOMAZZO (tel. 0296370880)
tutti i giorni dopo le ore 18.
Raccolta fondi per un “barrage” a Mogodé, dove operano i nostri fidei donum
Domaso e Vercana per il Camerun
U
na raccolta fondi a favore
dei progetti promossi
dall’associazione Edodé
onlus nel nord del Camerun dove
sono presenti i missionari fidei
donum della diocesi di Como. A
proporla, sabato 4 e domenica 5
febbraio, sono i gruppi missionari di
Domaso e Vercana che devolveranno
all’associazione le offerte ricavate
dalla distribuzione di dolci e torte.
Due banchi vendita saranno allestiti
parallelamente nei due paesi:
domenica 5 febbraio all’oratorio
di Domaso ( dalle 8.30 alle 12.30 e
dalle 14 alle 19.30) mentre a Vercana,
sabato 4 e domenica 5 febbraio, nella
sede degli alpini (prima e dopo le S.
Messe).
U
successo per
il mantello
di s. martino
na serata davvero speciale
a Tavernerio. 21 gennaio
2012, il Mantello di San
Martino, con un concerto benefico,
entra ufficialmente a far parte del
tessuto sociale di una comunità
che, come tante altre, sente sempre
di più il peso di una crisi che non
conosce e non guarda in faccia
a nessuno. Ma cosa si prefigge
questo Mantello? Il suo simbolo di
protezione è stato voluto e adottato
da una comunità intera, per mezzo
dell’amministrazione comunale.
L’associazione Edodé onlus, con sede
a Domaso, è attiva dal 2008 nella
realizzazione di progetti idrici per garantire
il diritto all’acqua delle popolazioni di
diversi paesi africani: Mali, Camerun e
Burkina Faso. In questi anni è cresciuto
anche il legame con i nostri missionari
fidei donum ed, in particolare, don
Angelo Mazzucchi di Garzeno, e don
Corrado Necchi di Dubino. In Camerun
l’associazione ha già contribuito alla
realizzazione di 19 pozzi a piccolo diametro
e all’acquisto di un terreno e tre fabbricati
per un ambulatorio di fisioterapia. Il
progetto più importante è, però, in via di
realizzazione: si tratta della costruzione
di un “barrage” (sbarramento idrico) a
Mogodé. “La realizzazione del Barrage
– racconta Piero Acone, fondatore e
La politica, a volte, sa scegliere
strade che oltrepassano le ideologie
partitiche, a favore dell’interesse che
deve essere sempre il centro della
vita: la persona con la sua dignità
e la necessità di interagire con pari
opportunità all’interno di uno spazio
comune. Per tutto questo, è nata una
serata a sigillo di questa iniziativa
con il Baule dei Suoni, storico
gruppo guidato da Giulia Cavicchioni,
anima musicale e straordinaria
persona capace di raccogliere sfide
dove al centro di un progetto si
presidente dell’associazione – permetterà
la salvaguardia del bacino idrico che
rappresenta non solo una riserva d’acqua
fondamentale per i villaggi intorno
all’invaso, ma evita che i pozzi a valle
si secchino durante la stagione secca,
cosa che attualmente capita sempre più
spesso. Complessivamente beneficerà
dell’intervento una popolazione di circa
15 mila persone”. Il costo del progetto è
di 162 mila euro che saranno interamente
coperti dall’associazione. “E’ per questo –
ha concluso il presidente dell’associazione
Pietro Acone – che abbiamo bisogno del
sostegno di tutti”. Il cantiere dei lavori,
partiti da alcuni mesi ma ancora ad una fase
iniziale, è stato visitato anche dal vescovo di
Como, mons. Diego Coletti, nel suo recente
viaggio alla missione diocesana.
ponga l’aiuto al prossimo. Da questa
serata ne è uscita una sinergia
musicale che ha toccato varie parti
del mondo, con testi che hanno
condotto per mano il pubblico in
una esilarante serata, capace di dare
un senso ai cuori di chi ha scelto di
sposare con il proprio contributo,
un progetto di dignità alle famiglie
bisognose in quel di Tavernerio.
Rossella Radice, sindaco e anima di
questa iniziativa, ha saputo unire le
frazioni del paese tessendo una rete
di riservatezza, capace di favorire
approcci impensabili in altre sedi.
Le parrocchie, garanti spirituali del
servizio, saranno testimonianza
di universalità dell’opera senza
condizionamenti di alcun genere.
Il concerto, applauditissimo,
ha regalato ai partecipanti
un’allegria interiore, derivata dalla
consapevolezza che, quel mantello
posato dal Comune sulla propria
gente, sarà per tutti certezza di
vigilanza affinché nessuno possa
sentirsi abbandonato o emarginato
(r.t.)
Como Cronaca
26 Sabato, 28 gennaio 2012
E
lANZO:
IL PROGRAMMA
DELLA FESTA
cco il programma della festa
in onore della beata Vergine
di Loreto:
sabato 28 gennnaio
- alle 14 Esposizione del
simulacro della b.V. al canto ed
al suono dell’Ave Maris Stella;
- dopo la Santa Messa delle
17,30, suggestiva fiaccolata dalla
chiesa parrocchiale al santuario;
all’arrivo si innalza solenne il
canto del ‘Magnificat’ con le
campane che suonano a festa,
benedizione e bacio della
reliquia; mentre nei prati vicini
viene acceso un enorme falò;
- alle 21: veglia di preghiera,
e nelle ore notturne i fedeli
si recano a trovare la ‘loro
Madonna’.
Domenica 29 gennaio
- alle 5.00 le campane della
parrocchiale e del santuario
suonano i concerti dell’Ave
Maria.
- ore 10.15 Santa Messa solenne
con la locale cantoria.
- alle ore 14 la maestosa
processione per le contrade del
paese guidata dai Confratelli di
Lanzo e di Scaria che portano
il simulacro della beata Vergine
Lauretana, scortato dai militari
(Carabinieri e Guardia di Finanza)
in alta uniforme.
Al termine della processione,
sul sagrato del santuario, il
simulacro Lauretano verrà
rivolto al popolo per la solenne
benedizione con la tripla
invocazione “Nos cum prole
pia, Benedicat Virgo Maria”
Lunedì 30 gennaio
- ore 9,00 S.Messa in
santuario, quindi processione
alla parrocchiale; al termine
benedizione e bacio della reliquia
e canti di ringraziamento
del ‘Te Deum’.
- alle 13,30 il simulacro della
B.V. è riposto nella sua teca
al canto ed al suono della ‘Ave
Maris Stella’.
Festa il 29 gennaio. Evento molto atteso e vissuto dalla comunità
Lanzo e la Vergine di Loreto
Appuntamento che conclude
un mese di importanti
celebrazioni religiose,
momenti di grande
partecipazione
popolare e raccoglimento
A
Lanzo è appena stata celebrata
domenica 15 gennaio la
solennità del Santissimo
Sacramento, festa della locale
antichissima Confraternita (costituitasi
cinquecento anni fa e precisamente
nel 1610 in occasione di una Visita
Pastorale), con l’entrata dei Novizi e dei
nuovi Priori.
Ed ecco che il paese è nuovamente in
fermento: l’ultimo fine settimana di
gennaio ci sarà infatti, come da secolare
tradizione, la solenne Festività in onore
della Vergine di Loreto che vede il forte
coinvolgimento dell’intero paese con un
‘intensa espressione di viva fede.
La festa è preceduta dalla Novena
preparatoria, spiritualmente molto
intensa e ricca, che per il secondo
anno consecutivo vedrà, a rotazione,
la presenza al Santo Rosario e alla
Benedizione Eucaristica serale di tutti
i sacerdoti presenti in Valle i quali
offriranno ai fedeli le loro meditazioni sui
misteri del Rosario.
Il triduo dei festeggiamenti e tutto il
periodo di preparazione si svolge con
celebrazioni e ritmi ben precisi non
nella logica di una semplice tradizione,
ma nella continuità e valorizzazione
della testimonianza di fede tramandata
dai nostri padri nei secoli; ognuno ha i
suoi “compiti” inscritti negli usi e nelle
consuetudini antiche a seconda del
proprio ruolo nella comunità del paese.
I bambini vivono con entusiasmo e
fede i vari momenti di queste giornate:
nel segno di valorizzare il patrimonio
religioso al servizio dell’evangelizzazione,
il parroco don Remo ha previsto anche
lo svolgersi - in questo periodo - del
Catechismo presso il Santuario, per
Musso in festa
per S. Biagio
S
i rinnova venerdì 3 febbraio il tradizionale appuntamento a Musso
con la festa patronale di San Biagio vescovo e martire. Ricorrenza
molto sentita non solo in paese ma anche in tutto l’Alto Lago e che,
ogni anno, richiama tantissimi fedeli. Il programma dei festeggiamenti
prevede:
Giovedì 2 febbraio
Presentazione del Signore
- ore 18 rito di benedizione delle candele, processione e Santa
Messa;
- dalle 19 possibilità di cena in
oratorio per tutti con degustazione prodotti tipici.
Venerdì 3 febbraio
San Biagio
- ore 7.30 apertura della chiesa
e dell’oratorio;
- ore 10.30 Santa Messa solenne
presieduta da mons. Italo Mazzoni,
Vicario Episcopale per la Pastorale
della Diocesi di Como concelebrata
dal clero del vicariato.
- Dalle ore 12 possibilità di pranzo
in oratorio per tutti con degustazione prodotti locali e del tradizionale
“Panettone di San Biagio”.
Durante tutta la giornata: servizio
bar in oratorio; benedizione della
gola in chiesa parrocchiale; pesca di
beneficenza presso la Sala Frassati.
meglio preparare i bambini alla Festa. E
dopo catechismo i ragazzi salgono sul
campanile della chiesetta ad imparare
dai più grandi i “vespurett” (suono
manuale a rintocco delle campane). Al
sabato tutti si preparano alla fiaccolata
e poi alla visita serale con i genitori per
accendere le candele, ed ancora alla
Processione domenicale che li vedrà
partecipi vestiti da angeli, fraticelli e santi
ed accompagnati dai papà (con cotta e
nastrino celeste) ovvero da Confratelli;
e quelli che hanno ricevuto la Prima
Santa Comunione lo scorso anno mentre
pregano la Madonna ammirano con
gioia e trepidazione il cuore di metallo
posto ai piedi della Beata Vergine
(accanto alla corona del Santo Rosario
donata da mons. vescovo nella recente
visita pastorale) che contiene un biglietto
con il loro nome. Le mamme e le nonne
insieme si impegnano a preparare
rose ed altri fiori di carta con i quali
addobbano gli esterni delle chiese, le
cappelle del paese, le strade (adornate
anche dalle sandaline con le litanie
mariane), le finestre e i balconi di casa;
e poi ancora dolci per l’incanto dei
canestri.
I ragazzi più grandi raccolgono legna
e preparano il maestoso falò che sarà
acceso al sabato sera al canto del
“Magnificat”.
Il coro parrocchiale prova le tradizionali
musiche e cantici che solo in questi
giorni vengono cantati, unitamente ai
fedeli tutti (talvolta con le lacrime agli
occhi per l’emozione). Il corpo musicale
si prepara con specifiche scuole per i
ben sei servizi che svolge nel corso dei
tre giorni. Ed ancora i Priori e le Priore
con tutti i confratelli e le consorelle a
sistemare gli arredi e i paramenti sacri e
poi i militari per i servizi di sorveglianza,
anche in alta uniforme.
Il parroco don Remo Giorgetta, sempre
presente “giorno e notte” segue tutto
con gioia, intensità, attenzione e
supervisione, e i sacerdoti invitati
(quest’anno saranno tra l’altro presenti
sabato il precedente parroco don
Enrico, domenica alla S. Messa il Vicario
Foraneo don Paolo Barocco e alla
processione pomeridiana l’arciprete
di Castiglione don Giovanni Meroni
e lunedì don Renzo Gabuzzi parroco
di Argegno e Schignano) daranno
solennità, ma soprattutto ricchezza di
Parola e di testimonianza.
Infine l’intero Comitato che coordina
tutte le attività dei tre giorni e con
dedizione si impegna nella miglior
riuscita della festa. Si ricorda che il
simulacro della B.V. di Loreto in Lanzo è
custodito presso l’oratorio a Lei dedicato
eretto e completato nel 1678, poi elevato
alla dignità di Santuario con decreto
di S.E. Alessandro Macchi, vescovo di
Como il 23 agosto 1942.
La tradizione mariana lanzese è di
sicuro antecedente al 1673: troviamo
infatti sulla facciata della casa Canevali
in via Volta un affresco raffigurante la
b.V. di Loreto che porta la data dell’anno
1619. Sono giornate ricche di vera fede
che investe tutta la popolazione ed è
certamente l’ultima grande e vera festa
popolare religiosa in tutta la Valle Intelvi
e territori limitrofi che coinvolge per più
giorni la popolazione tutta, la quale con
gioia sincera partecipa festosa e devota.
Per il Comitato
Festeggiamenti b.V. Loreto
Costantino Canevali
In memoria di Teresio Olivelli
Un centinaio di persone ha partecipato, lo scorso 15 gennaio,
alla commemorazione civile e alla Santa Messa svoltasi a
Tremezzo in memoria di Teresio Olivelli, alpino e partigiano
ucciso nel lager di Hersbruck, di cui è in corso la causa di
beatificazione. Nella foto uno scorcio dei partecipanti.
Valli Varesine
28 Sabato, 28 gennaio 2012
Notizie flash
■ Ardena
❚❚ Cassano Valcuvia
Prende il via
la stagione del
Teatro Comunale
È
dal 2010 che Teatro Periferico cura la direzione artistica del Teatro Comunale di
Cassano Valcuvia il bellissimo teatrino
all’italiana in stile Liberty dei primi del `900,
posto nel centro del paese e sapientemente
restaurato negli anni scorsi. Anche quest’anno il calendario degli spettacoli si presenta
denso di appuntamenti, tanto da occupare
tutti i sabati da gennaio a maggio (esclusa
solo Pasqua).
“Il palinsesto di questa terza stagione – dicono gli organizzatori - è caratterizzato da
uno spiccato intento sociale” e permetterà di
far conoscere avvenimenti poco noti e darà
Il 4 febbraio il
pellegrinaggio mensile
spunti di riflessione.
Sul palco saranno messi in scena spettacoli che affronteranno il tema della follia
e del disagio psichico; spettacoli sull’infanzia e l‘adolescenza; opere di denuncia
civile ed ambientale; spettacoli collegati
ad eventi particolari, ma anche intrattenimenti di svago e buonumore.
Quindici appuntamenti complessivi che –
assicurano gli organizzatori - tratteranno
i vari temi senza mai eccedere nella retorica e nella volgarità. Ogni mese, poi, è
stato previsto un evento collaterale che si
svolgerà presso la biblioteca comunale di
UN’ IMMAGINE DELLA CONFERENZA
STAMPA DI PRESENTAZIONE DELLA
STAGIONE 2012 DEL TEATRO
Cassano Valcuvia che permetterà di meglio
approfondire uno dei temi trattati: una mostra di dipinti realizzati dagli ospiti di un centro diurno disabili; una mostra del giocattolo
con il mercatino del baratto (19 febbraio);
un incontro pubblico con esperti sulla follia
e salute mentale (10 marzo).
Per informazioni: www.teatroperiferico.it o
n° 334/118.58.48.
Continuano nel vicariato di Marchirolo
i pellegrinaggi al Santuario di Ardena
in onore al Cuore Immacolato di Maria
(secondo il messaggio di Fatima), i
primi sabati di ogni mese. Il ritrovo
dei pellegrini è fissato in via Pradaccio
(sulla provinciale che collega Marchirolo
con Ardena) per le ore 7.30. Si reciterà
il S. Rosario percorrendo a piedi la
strada sino al Santuario (chi avesse
difficoltà a camminare può recarsi alla
medesima ora in Santuario ove verrà
comunque recitato il S. rosario). Alle
8.00 in santuario, recita delle lodi
mattutine, con adorazione Eucaristica e
possibilità di confessarsi e comunicarsi.
Ore 8.45: conclusione. I prossimi
appuntamenti sono programmati per
sabato 4 febbraio e sabato 4 marzo.
A.C.
Cittiglio e Cugliate: le iniziative per le feste patronali
Cuvio
Testimonianza sul
Cammino di Santiago
Sabato 28 gennaio all’Oratorio di Cuvio
(Campo sportivo) è programmata una Cena
Povera a cui farà seguito una testimonianza
di Giorgio Roncari sull’esperienza da lui
vissuta lungo il Cammino di Santiago.
Parole e immagini per raccontare gli
830 km percorsi in bici assieme ai figli
nell’agosto 2011 lungo questo antico
itinerario dei pellegrini.
Feste tra fede e tradizione
I
l 31 gennaio ricorre la festa liturgica
di San Giulio Prete, patrono di
Cittiglio che sarà festeggiato con un
ricco calendario di appuntamenti.
Domenica 29 gennaio verrà celebrata la
S. Messa solenne, alle ore 11.00, seguita
dal lancio dei palloncini e aperitivo per
tutti sul sagrato. Nel pomeriggio alle 14.30
canto dei vespri e processione con la
statua del santo sino all’Arco di S. Giulio,
luogo ove sino al XVII secolo sorgeva
la parrocchiale del paese. Al termine
della processione per le vie del paese ci
sarà un momento di festa in orarorio e
una cena comunitaria. Le celebrazioni
proseguiranno martedì 31 gennaio, alle
14.30, con un pomeriggio di giochi in
oratorio e, alla sera, la S. Messa a cui
seguirà, sul piazzale, il grandè Falò.
La festa sarà introdotta da un’esibizione
musicale che si terrà alle ore 21.00 di
sabato 28 gennaio in chiesa parrocchiale
e che proporrà “Quintetti per pianoforte e
fiati: Mozart K452 – Beethoven op. 16”.
Il Quintetto K452, composto nel 1784
da Mozart, è l’ unica, composizione
mozartiana con un simile organico. Il
Quintetto op. 16 è, invece, il frutto del
genio di Beethoven che ancora giovane,
lo compose nel 1796 e lo eseguì per la
prima volta a Vienna. Beethoven tenne
come modello il K452 di Mozart, del
quale ricalca anche la suddivisione in
quattro movimenti. I due Quintetti sono
pietre miliari della storia della musica e la
loro interpretazione induce ad ascoltare
e riascoltare questi brani anche chi non
è un abituale frequentatore della musica
classica. Ad esibirsi nella serata cittigliese
saranno Pietro Barbareschi al pianoforte;
Luca Stocco all’oboe; Michele Naglieri
al clarinetto: Giovanni D’Aprile al corno;
S. Giulio Prete a Cugliate
Giovedì 26 gennaio: ore 14.30 Esposizione Eucaristica e
adorazione guidata per i ragazzi. Alle 20.15 benedizione
Eucaristica e S. Messa.
Venerdì 27 gennaio: ore 10.00 S. Messa e adorazione
Eucaristica. Ore 14.30 adorazione guidata per i ragazzi e
Benedizione. Ore 16.30 S. Messa. Alle 20.15, in chiesa “Parole
Sante”. Proiezione filmata – storia e dialogo immaginario tra
santi della nostra Chiesa. Al termine Gran Falò in Oratorio.
Sabato 28 gennaio: ore 10.30 Lodi, Esposizione e Adorazione
Eucaristica. 15.00 – 16.30 Confessioni. 16.30 Vespri e
Benedizione cui seguirà alle 17.00 la S. Messa. Alle 21.00 in
Oratorio la commedia comica di Roberto Fera con adattamento
e regia di Giancarlo Rossi: “Quater amis in Transilvania”
presentata dalla Filodrammatica Cugliatese.
Domenica 29 gennaio: ore 10.30 S. Messa solenne
accompagnata dalla Corale San Giulio; alle 14.30 solenne
Massimo Data al fagotto. Tutti e cinque
i musicisti sono nomi importanti della
musica sinfonica italiana e svolgono
un’intensa attività concertistica. La serata
è organizzata dal Corpo musicale Amici
della Musica di Cittiglio, con il sostegno
della locale Amministrazione comunale.
Dopo San Giulio, sarà la volta di San
Biagio, che è il Santo titolare di un’antica
chiesetta cittigliese. Il santo sarà ricordato,
venerdì 3 febbraio, alle ore 20.30, con la
S. Messa seguita dall’ incanto dei canestri
e il tradizionale falò. Le celebrazioni per
San Biagio proseguiranno domenica 5
febbraio, alle ore 10.30, con la S. Messa:
al termine sarà distribuito, da tradizione,
il pane benedetto. La festa si svolgerà
con qualunque condizione di tempo ed il
ricavato sarà destinato alla prosecuzione
del restauro di quest’antica chiesetta
romanica.
processione per le vie di Cugliate con la statua del santo e la
partecipazione del locale corpo musicale; alle 15.30 incanto
dei canestri sul sagrato della chiesa e alla sera, sempre alle ore
21.00 replica della commedia “Quater amis in Transilvania”.
Fabiasco: Madonna Candelora
Mercoledì 1 febbraio: ore 20.30 S. Rosario
Giovedì 2 febbraio: ore 20.30 S. Messa con benedizione delle
candele.
Venerdì 3 febbraio: ore 16.30 Adorazione e S. Rosario, 17.30
S. Messa – ore 21.00 in chiesa, concerto della Corale S. Giulio.
Sabato 4 febbraio: ore 7.00 Pellegrinaggio ad Ardena, ore
19.30 cena in compagnia in oratorio.
Domenica 5 febbraio: ore 10.30 S. Messa Solenne – ore 14.30
Processione con la statua della Madonna per le vie del paese, al
termine, ore 15.30 circa, incanto dei canestri sul sagrato della
parrocchiale.
■ Valli del Verbano
Nuove nomine ai vertici
dei nuclei antincendio
Lo scorso venerdì 13 gennaio si
sono riuniti in Comunità Montana i
legali rappresentanti dei 34 comuni
appartenenti al Coordinamento
Antincendio Valli del Verbano (COAV) per
votare ed eleggere i dieci rappresentanti
da inserire nel Gruppo Organizzativo
(G10) del COAV, così come stabilito
dal regolamento stilato ed approvato
nel corso del 2011. Eletti i dieci
membri del G10 gli stessi si sono
poi ritrovati mercoledì 18 gennaio
2012 per votare, a loro volta e al loro
interno il Coordinatore del COAV e
individuare i volontari a cui assegnare
gli altri incarichi del Coordinamento.
Il gruppo del G10 è risultato formato
da: Dario Bevilacqua, Alessio Badiali,
Alessandro De Buck, Dante Bezzolato,
Enrico Novellini, Paolo Zanini, Celestino
Mazzolini, Roberto Minoletti, Andrea
Giacometti, Giovanni Maffenini. Gli
incarichi assegnati hanno visto la
riconferma di Dario Bevilacqua quale
Coordinatore del COAV. Con la nuova
struttura direzionale definita il COAV si
appresta ad affrontare la nuova stagione
operativa che vedrà le squadre di
volontari antincendio boschivo operativi
su tutto il territorio comunitario sino
al prossimo mese di maggio. Tra l’altro
Regione Lombardia, proprio la scorsa
settimana, visto l’andamento climatico
particolarmente asciutto, ha emesso il
decreto con cui ha dichiarato – sino a
revoca – su tutto il territorio regionale
lo stato di grave pericolo per gli incendi
boschivi per l’anno 2012, secondo
il quale vige il divieto assoluto di
accendere all’aperto fuochi nei boschi
o a distanza inferiore a cento metri da
essi.
A.C.
Sondrio Cronaca
Sabato, 28 gennaio 2012 29
Monsignor Xeres
e il respiro che
manca alla Chiesa
Lo scorso martedì a Sondrio, il sacerdote ha
presentato il suo ultimo libro «Manca il respiro»,
scritto a quattro mani con Giorgio Campanini.
C
he cosa è accaduto in Italia negli oltre
quarant’anni trascorsi dal Concilio
Vaticano II a oggi? Come si è passati
dalla “situazione fervente di proposte,
attese, speranze”, di cui il Concilio si è fatto
interprete, al “clima freddo e distaccato”, a
quel “rassegnato quotidiano” che sembra
essere il marchio di questi nostri giorni?
Da questa domanda ha preso il via l’ultima
riflessione di don Saverio Xeres, svolta
di concerto con Giorgio Campanini, già
professore di Storia delle dottrine politiche
e docente di Teologia del laicato e di etica
sociale. Ne è risultato il saggio dal titolo:
“Manca il respiro”. Sottotitolo: Un prete
e un laico riflettono sulla Chiesa italiana
«È tempo di reagire
(edizioni Ancora). Il libro è stato presentato
lo scorso martedì 17 gennaio presso il
al clima di sfiducia e
cinema Excelsior di Sondrio. Organizzato
d’incertezza del mondo,
da don Ferruccio Citterio, l’incontro è stato
ritornando con forza
introdotto dall’arciprete di Sondrio don
allo spirito autentico del Marco Zubiani.
«Riflettere sul post-concilio è un po’ come
Vangelo».
camminare sulle sabbie mobili», ha esordito
don Marco, ricordando che la discussione
di Milly Gualteroni
sull’argomento è un lavoro in corso, ancora
oggetto di accesi dibattiti. Il saggio di don
Saverio è proprio un tentativo dello storico
di razionalizzare gli eventi. A questo proposito, Xeres individua tre grandi periodi
che caratterizzano la realtà italiana: un primo post-concilio dalla metà degli anni
’60 alla metà degli anni ’70; un secondo dalla metà degli anni ’70 alla metà dei
’90; un terzo dalla metà dei ’90 a oggi. La divisione serve a dimostrare, attraverso
precisi riferimenti storici, come le “stesse iniziative che nella prima fase avevano
precisi e concreti caratteri di novità”, in seguito siano diventate soprattutto
delle “formule ripetute e ripetitive” che hanno smarrito il significato profondo
che il soffio dello Spirito aveva infuso nelle menti dei vescovi riuniti in quello
straordinario sinodo voluto da papa Giovanni XXIII.
● Incontro di preghiera
ecumenico lo scorso
venerdì a Sondrio
● Come i discepoli di
Emmaus, le Chiese
sono in cammino
Secondo l’ipotesi di Xeres, una prima
causa di questa involuzione è la stessa
che ha compromesso l’intera società nel
nostro Paese: la burocratizzazione. Tutti
sappiamo come l’eccesso di burocrazia
ha reso difficile la vita dei cittadini. Lo
sanno gli insegnanti nelle scuole, i medici
negli ospedali, gli impiegati nelle aziende
pubbliche o private. Soffocati dalle parole,
sommersi dai documenti, schiacciati dal
linguaggio astratto. Allo stesso modo, la
Chiesa, secondo Xeres, si è smarrita nella
sua volontà di progettare, programmare e
documentare i suoi interventi, cadendo in
quella che egli chiama la “burocratizzazione
della pastorale”. Rinchiusa negli uffici,
assorbita dai convegni, la sposa di Cristo si è
ripiegata su di sé. Preoccupata della propria
auto-conservazione, ha perso di vista la
realtà che, per di più, cambiava a ritmi
incalzanti anche all’esterno.
Così, da tramite trasparente e luminoso
tra gli uomini e il Vangelo, la Chiesa si è
trasformata in un “diaframma opaco”,
omologandosi al mondo. “Lo stesso clima
di frustrazione e sfiducia che si registra oggi
in maniera diffusa nella Chiesa italiana”,
scrive il teologo, costituisce la conferma
più semplice ed evidente di una Chiesa
che, nonostante la pretesa di offrire luci
e certezze al mondo - o forse proprio per
questo - finisce col riflettere in se stessa, se
non l’oscurità, certo la penombra di una
situazione incerta”.
In particolare, “i fedeli a poco a poco si
sono sentiti sempre più estranei rispetto
alla comunità cristiana”, anche perché, se il
Concilio aveva affermato l’importanza della
collaborazione tra gerarchia e laicato, nei
fatti il verticismo gerarchico si è rafforzato
e i laici si sentono ormai ridotti a “semplici
esecutori di decisioni che calano dall’alto”.
Che tempo è, dunque, oggi, secondo Xeres
e Campanini? è tempo, innanzitutto, di
reagire al clima di sfiducia e d’incertezza
del mondo, ritornando con forza allo spirito
autentico del Vangelo. E’ tempo di costruire
un’inedita alleanza tra il clero e i laici,
fondata sul dialogo e sull’ascolto reciproco,
nella quale i laici per primi devono
legittimare se stessi come interlocutori
responsabili e attendibili . E’ tempo di
smettere di “giocare al cristianesimo”, che
tutto riduce a “decorazione esterna e a modi
di dire”, come scrisse il filosofo Kierkegaard,
citato da Xeres, “facendo sul serio”. In che
modo? Semplicemente – ed è questa la cosa
più difficile - vivendo. “Fare sul serio per la
Chiesa, come per ogni persona, significa
semplicemente essere se stessi, aperti
verso l’altro. Due aspetti che, secondo la
mentalità biblica, vengono a coincidere: è la
dedizione all’altro che costituisce l’autentica
identità dell’uomo, creato a immagine di
Dio”, scrive Xeres. Ciò è possibile solo se ci si
lascia illuminare dalla Parola, per poi farla
vibrare nell’ordinaria vita di tutti i giorni.
● Presenti anche alcuni
giovani accompagnati
dai loro catechisti
«Chiese discepole» in
cammino e in preghiera
P
regare per l’unità delle
Chiese: un’urgenza dettata
quasi cinquant’anni fa dal
Concilio Vaticano II e che
spesso è lasciata cadere da molti
credenti che dimenticano l’esistenza
di altre confessioni oltre la propria.
Puntuale torna allora ogni anno il
tradizionale appuntamento con la
Settimana di preghiera per l’unità
dei cristiani dal 18 al 25 gennaio.
In occasione dell’ottavario, lo
scorso venerdì sera, alla presenza
del delegato diocesano per
l’ecumenismo, don Battista Rinaldi,
e del pastore valdese di Como,
Andreas Köhn, si è svolto un incontro
di preghiera ecumenica anche nella
Collegiata dei Santi Gervasio e
Protasio di Sondrio.
La struttura del momento di
preghiera, animato da don Ferruccio
Citterio, ha seguito quella indicata
dal Centro Pro Unione – che raccoglie
in Italia rappresentanti della Chiesa
Cattolica, della Federazione delle
Chiede Evangeliche e della Sacra
Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e
Malta – nel sussidio preparato anche
quest’anno per le comunità. Tra i
presenti, oltre a diversi fedeli delle
parrocchie della città, anche alcuni
membri della piccola comunità
evangelica riformata presente
a Sondrio, oltre ai pastori Carlo
Papacella di Poschiavo e Stefano
D’Archino della Val Bregaglia. Il
pastore Andreas Köhn, nel suo saluto
d’apertura, dove ha ricordato che
la presenza della comunità valdese
nel territorio della Diocesi di Como
coincide col periodo dell’unità
nazionale, ha evidenziato la presenza
al momento di preghiera anche
di rappresentanti della Chiesa
metodista di Milano.
Commentando poi il brano
evangelico dove si narra dell’incontro
di Gesù coi discepoli di Emmaus,
il pastore Köhn ha spiegato che
per i credenti «Cristo è il martire, il
testimone, perché conosce il Padre e
perché il Padre si è identificato con
lui e in lui nella morte e risurrezione».
Il ministro valdese ha poi evidenziato
che, come i due discepoli, oggi anche
le Chiese sono in cammino. «Noi,
Chiede discepole – ha detto – siamo
in cammino assieme. Non siamo
qui per ricevere gli uni dagli altri
un’istruzione sul passato, ma per
ricevere l’unica storia che dobbiamo
condividere assieme, quella di Gesù
Cristo crocifisso e risorto. Se anche
noi, nella nostra contraddittorietà,
siamo qui assieme è perché non
raccontiamo la nostra storia così
come siamo, ma ascoltiamo la sua
voce, quella del Cristo, l’unica che
ha valore. E allora forse siamo sulla
buona strada».
La celebrazione, presieduta da
don Rinaldi, si è poi conclusa con
una preghiera, una richiesta di
trasformazione dell’agire quotidiano
per tendere verso l’unità delle
Chiese, riprendendo il tema guida
della settimana: «Tutti saremo
trasformati dalla vittoria di Gesù
Cristo, nostro Signore» (cfr. 1 Cor
15, 51-58). Significativa la presenza
di alcuni giovani accompagnati dai
loro catechisti, che hanno scelto di
far diventare la celebrazione il loro
Il pastore
valdese di como,
Andreas Köhn,
che ha tenuto
il sermone nel
corso della
celebrazione
guidata dal
delegato
vescovile per
l’ecumenismo,
don battista
rinaldi
incontro settimanale, per offrire
l’occasione ai ragazzi di guardare
oltre gli orizzonti della propria
Chiesa.
La celebrazione della Settimana di
preghiera per l’unità dei cristiani è
stata poi vissuta in città, lungo tutti
i giorni dell’ottavario, con una cura
particolare delle preghiere dei fedeli
e, soprattutto in Collegiata, nella
predicazione a ciascuna Messa.
ALBERTO GIANOLI
Valchiavenna
30 Sabato, 28 gennaio 2012
Notizie flash
I donatori di sangue della Valchiavenna sono generosi.
■ Villa di Chiavenna
Una mostra per raccontare
il passato e il presente
Villa in festa per il santo patrono, san
Sebastiano, con il pranzo degli anziani
e tante foto dedicate al paese di una
volta. La giornata di venerdì è iniziata
con la s. Messa celebrata da don Gigi Pini,
parroco del paese, dai sacerdoti delle altre
due comunità della Val Bregaglia, don
Francesco Crapella (Borgonuovo) e padre
Agostino Quadrio (Prosto) e da don Remo
Giorgetta, originario di Villa di Chiavenna.
Poi c’è stato il pranzo del gruppo degli
anziani del paese guidati da Renata
Stellino, al quale hanno partecipato circa
ottanta persone. “Questa associazione è
protagonista nella vita del nostro paese sottolinea il sindaco Massimiliano Tam-.
L’impegno di queste persone dà ottimi
frutti in diversi ambiti della comunità”.
Proprio sopra il ristorante Tavernella, nella
sala del Dopolavoro, in occasione della
festa è stata inaugurata l’esposizione
della mostra dedicata a Villa ieri e oggi
“Er e incöö”.
Sui pannelli sono state esposte foto
scattate in passato, dai primi anni del
Novecento al 1970. A fianco di ogni
immagine antica ne è stata posizionata
una relativa al presente. L’esposizione
organizzata dal gruppo “Antacüch”
(traducibile come “più vecchio del
cucco”), nato nella primavera dello scorso
anno dalla passione di alcune persone
per lo studio e la conservazione di tutto
ciò che riguarda il passato e la storia
di Villa di Chiavenna, a confine con la
Bregaglia svizzera. “Le principali finalità
della nostra associazione sono la raccolta
e la conservazione di documenti storici,
soprattutto per le notizie contenute
che vengono riprodotte e conservate
in archivi informatici, la salvaguardia
e la valorizzazione di manufatti, opere
o luoghi storici, lo studio e la ricerca
su argomenti poco conosciuti e la
divulgazione e pubblicazione dei risultati
di queste ricerche - hanno spiegato Fabio
Folladori e Romeo Tam -.Questa è la prima
iniziativa, in futuro ne promuoveremo
altre, sempre con lo stesso spirito”.
S. BAR.
Avis: soci e donazioni
continuano a crescere
A
ncora dati positivi per la sezione
chiavennasca dell’Avis. I donatori
di sangue della Valchiavenna
ancora una volta si sono dimostrati
prontissimi a far la propria parte sia
nella donazione di sangue a Chiavenna
sia in quella di plasma a Sondrio. Lo
ha certificato l’assemblea dei soci
tenutasi venerdì sera e la presentazione
dei numeri del sodalizio da parte del
direttore sanitario Maurizio De Pedrini.
Dopo aver approvato la relazione morale
del presidente Genesio Aldrovandi, è
Quella presenza al seggio nel 1911 fece il giro del Paese.
a
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s
■ Chiavenna
A Chiavenna
le prime donne
scrutatrici d’Italia
Alle Medie Bertacchi
si punta sull’inglese
Alla scuola media Bertacchi di Chiavenna
si cambia lingua: nelle ore di scienze,
geografia e arte si studia in inglese.
L’istituto ha scelto di avviare da
quest’anno una sperimentazione di
insegnamento attraverso la metodologia
Clil: si tratta dell’apprendimento
integrato di lingua e contenuti, in linea
con il resto d’Europa, dove è previsto
un insegnamento di alcune materie
anche in lingua inglese. Si punta anche
sul progetto Ket. È una certificazione
internazionale dell’Università di
Cambridge, spendibile tra i crediti
per l’Esame di Stato alle superiori e
nell’ambito lavorativo.
S.B.
■ Prosto di Piuro
Convocata l’assemblea
dell’Associazione scavi
L’Associazione Italo-Svizzera per gli
scavi di Piuro convoca la sua periodica
assemblea venerdì 27 gennaio, a partire
dalle ore 17.30, presso la Sala riunioni
della Scuola elementare di Prosto di Piuro.
L’ordine del giorno, dopo l’approvazione
del verbale della precedente seduta dello
scorso 7 dicembre, prevede: il rinnovo
delle cariche sociali dell’associazione;
la proposta di inoltrare alla Regione
Lombardia la richiesta di istituire
l’Ecomuseo della Valbregaglia; le
comunicazioni relative al finanziamento
del progetto Interreg “Cooperazione e
convivenza in val Bregaglia”; la relazione
sulle attività in programma per il 2012.
seguita quella finanziaria, dando spazio
ai dati e ai commenti. Rispetto al 2010
il totale delle unità raccolte ha fatto un
ulteriore balzo in avanti dopo quello
significativo dello scorso anno. Le unità
raccolte sono passate da 1547 a 1561. “Le
unità di sangue sono in lievissimo calo ha spiegato De Pedrini - ma solo perché
sono calate per problemi organizzativi
le giornate di raccolta. Dallo scorso
anno, invece, gli avisini chiavennaschi
possono contare su un servizio di
trasporto con pullmino che permette la
trasferta a dodici soci ogni settimana,
contro gli otto che riuscivano a muoversi
in automobile negli anni precedenti.
Questo ha portato ad un aumento delle
unità di plasmaferesi da 478 a 534. Si
pensava che nel tempo ci potesse essere
meno disponibilità dei chiavennaschi
alla trasferta a Sondrio, ma questa
ipotesi è stata smentita. Siamo passati
da un indice di donazione (cioè quante
volte un avisino dona il sangue) di 1,38 a
1,58, in costante crescita. Potremmo fare
di più visto che le regole prevedono un
indice massimo di 2, ma ci sono ostacoli
organizzativi”. Importanti anche i dati
“sociali” diffusi durante l’assemblea.
Dati che dimostrano una continua
crescita della sezione dedicata a Pietro
Mosca che è passata in un anno da 1120
a 1171 soci. Le nuove entrate non solo
hanno ampiamente compensato i soci
che hanno smesso di donare o si sono
trasferiti, ma garantiscono l’entrata di
nuove leve giovani. La percentuale di
soci con meno di 25 anni è costante
negli anni e nel 2011 ha raggiunto il
10,92% del totale. “Si tratta di un dato
molto importante - ha commentato De
Pedrini - vista la difficoltà di altre realtà
a garantirsi il ricambio generazionale.
Questi numeri ci danno una buona
tranquillità per il futuro. Anche sulla
provenienza geografica dei donatori
qualche dato interessante. La sezione di
Chiavenna ormai ha donatori da tutta
la Valle, ma anche dalla Bassa Valtellina
e dall’Alto Lario. Su 1171 soci solo 308
provengono dalla città del Mera” “Ormai
- ha concluso De Pedrini - potremmo
chiamarci sezione Avis Valchiavenna”.
D. PRA.
D
ovette fare il giro dell’Italia la notizia che nel 1911, per la prima volta,
a Chiavenna due donne erano state
chiamate a far parte di un seggio elettorale. Non si trattava, per la verità, di votazioni politiche, ma di rinnovare il consiglio direttivo della Camera di commercio.
Eppure la novità fece scalpore e con una
fotografia si volle immortalare un evento eccezionale, tanto più che da noi solo
l’anno dopo sarà concesso alle donne di
accedere ad impieghi pubblici, contemporaneamente alla estensione del diritto
di voto ai maschi alfabeti oltre i 21 anni e a
tutti sopra i 30. Le donne dovranno aspettare il primo febbraio 1945 per poter votare e un altro anno per essere candidate.
Si trattò quindi di un fatto significativo e
non a caso Enzo Biagi, a cui nel 1981 fu
commissionato il numero unico “Sapore
di un tempo” per ricordare il settantesimo
di una importante azienda italiana produttrice di olio, scelse questo fatto tra i sei
più significativi accaduti in Italia nell’anno
di fondazione della ditta, il 1911 appunto.
Lo presentò, con la foto che qui si riproduce, insieme alla conquista italiana della
Libia, al furto della Gioconda al Louvre,
alla inaugurazione dell’Altare della patria
a Roma, al 50° anniversario del regno d’Italia e alla ricostruzione del campanile di
San Marco a Venezia, che era crollato nove
anni innanzi. Le due donne presenti come
scrutatrici al seggio di Chiavenna furono le
signorine Bice Zanon e Marianna Lisignoli. La prima, figlia di Giuseppe e di Clelia
Mezzera, non aveva ancora compiuto 26
anni, essendo nata nel 1885. Sposerà nel
1920 Roberto Del Curto, conosciuto come Americo, direttore di banca, e morirà nel 1962. La seconda, figlia di Angelo e
di Emilia De Monti, aveva quattro anni in
più, essendo dell’81. A sua volta sposerà
nel 1914 Angelo Pandini e morirà nel 1960.
A garantire la regolarità del voto fu chiamato il giudice facente funzione di pretore
avv. Francesco Maria Cazzamali, la persona con i baffi ritratta nella foto in piedi
al centro dietro l’urna. Come dicono i documenti che ho trovato nell’archivio della
Camera di commercio e nel fondo Pretura
di Chiavenna all’archivio di stato di Sondrio, la votazione va collegata alla elezione
di undici consiglieri della Camera di commercio. Questa era stata aperta a Chiavenna fin dal 1803 in piena epoca napoleonica, tredici anni prima dell’istituzione della
provincia di Sondrio, e qui rimarrà fino al
1927. La sede nel 1911 era al municipio,
da meno di quattro anni trasferito dalla
storica sede del Pretorio di piazza San Pie-
tro al palazzo della Dogana in piazza Verdi
(oggi Bertacchi). Oltretutto la costituzione
del seggio camerale competeva, anche finanziariamente, al Comune.
La votazione si tenne esattamente il 3 dicembre del 1911 e risultarono eletti per il
biennio 1912-13, in ordine di voti, da 204 a
169, Carlo Moro, proprietario di pastificio
e molino, Giuseppe Buzzetti, spedizioniere e negoziante di materiale di fabbrica,
Carlo De Giacomi, negoziante di vino, tutti di Chiavenna. E ancora Luigi Del Nero,
negoziante di legnami e formaggi, Carlo
Ghislanzoni, negoziante di commestibili, entrambi a Morbegno, Luigi Giuriani,
negoziante di legnami pure di Chiavenna, Virgilio Merizzi, negoziante di commestibili a Tirano, Antonio De Giambattista, fabbricante di birra e negoziante di
commestibili a Chiavenna. Seguono, tutti
di Sondrio, Silvio Valgoi, droghiere, Luigi
Volonté prestinaio e l’ingegnere agronomo Paolo Rossi negoziante di miele. Tra
costoro il De Giacomi e il Buzzetti furono
nominati rispettivamente presidente e vice, mentre il Rossi dimissionò subito dalla
carica. Come si vede, era rappresentata un
po’ tutta la provincia, con esclusione del
Bormiese.
GUIDO SCARAMELLINI
Sondrio Cronaca
Sabato, 28 gennaio 2012 31
Vicariato di Sondrio
Bilancio 2011 della Polizia Locale
Giovedì 2 febbraio a Sondrio - Collegiata
16ª Giornata Mondiale
della vita consacrata
Alle ore 8.45 l’Adorazione Eucaristica,
seguita alle ore 10.00 dalla S. Messa
presieduta dal Vescovo Diego e al
termine da un momento di fraternità
in Arcipretura. Sono invitati i membri
degli Istituti di vita consacrata e
delle Società di vita apostolica della
Provincia di Sondrio e di Poschiavo.
I preti che desiderano concelebrare
portino camice e stola di colore bianco.
Si migliora
o si peggiora?
L
a consueta relazione generale,
elaborata dal Comandante
della Polizia Locale di Sondrio
Mauro Bradanini (nella foto)
per l’anno 2011 e presentata alla stampa
mercoledì 18 gennaio, ci consente di
fare alcune interessanti considerazioni.
Essa infatti costituisce una specie di
termometro, mediante il quale possiamo
capire lo stato di salute civica della
nostra comunità. Il costante confronto
dei dati tra il 2011 e l’anno precedente,
inoltre, ci può dire se stiamo diventando
migliori cittadini oppure se siamo sulla
via del peggioramento. Dalle numerose e
dettagliatissime tabelle emerge anzitutto
un dato: in molte voci che riguardano
i rilevamenti, le multe e le infrazioni
i numeri sono in aumento. Ciò non
costituisce certo un indizio positivo,
anche se, all’opposto, rivela che da parte
dei diciotto vigili urbani e dei sei ausiliari
del traffico c’è un controllo sempre più
capillare di tutti gli aspetti della vita
cittadina che rientrano sotto la loro
giurisdizione. Con il passare del tempo,
infatti, come ha sottolineato il Sindaco
La relazione eleborata
dal Comandante
Bradanini è stata
l’occasione per capire
lo stato di salute civica
della nostra comunità.
di Sondrio Alcide Molteni, le mansioni
della Polizia Locale si sono ampliate
ed estese a vari settori, passando da
quelle classiche del controllo del traffico,
alla sicurezza dei cittadini nei luoghi
pubblici, alla pulizia degli ambienti, al
controllo degli esercizi commerciali,
alle mansioni di polizia giudiziaria e di
tutela dei minori. Le singole voci delle
tabelle, poi, ci dicono chiaramente di
quali piccole patologie ancora la nostra
società soffre. Ad esempio, rispettiamo
poco i limiti di velocità (+ 61%), parliamo
al cellulare durante la guida (+37%), non
gestiamo in modo corretto il disco orario
(+ 44%), ma soprattutto occupiamo
spesso i posteggi riservati agli invalidi
Sabato 4 febbraio a Sondrio - Rosario
35ª Giornata Nazionale per la Vita
Alle ore 21.00 Veglia di preghiera
(+ 100%). Questo difetto è aggravato
da ben cinque rilevazioni, tutte nuove,
di «falso in atto pubblico» cioè di
falsificazione dei contrassegni per la
sosta degli invalidi. Viceversa le tabelle
ci forniscono dati consolanti per quanto
riguarda gli incidenti in città e i feriti, che
risultano in costante diminuzione. Si è
passati infatti dai 119 incidenti del 2009,
con 51 feriti, ai 91 dello scorso anno, nei
quali sono rimaste ferite 42 persone.
Da sottolineare infine la grande mole di
lavoro (di informazione e di assistenza)
svolta dallo sportello aperto al pubblico,
al quale si sono presentate nello scorso
anno 13.500 persone.
CIRILLO RUFFONI
❚❚ Viabilità in Valtellina
Crosio interroga il ministro Passera:
«Servono i soldi per le tangenziali»
L
o scorso mercoledì 18 gennaio, il parlamentare leghista valtellinese Jonny
Crosio ha portato la questione della
viabilità valtellinese e, nella fattispecie, i 50 milioni di euro che mancano per la
realizzazione delle tangenziali, su Rai Tre, durante il question time alla Camera, l’ora riservata alle interrogazioni a risposta immediata:
i deputati chiedono e i ministri rispondono, il
tutto in sei minuti. «Signor ministro, noi vogliamo i soldi prima possibile!» è stata la richiesta del parlamentare leghista impegnato,
sul fronte politico e su quello tecnico, al governo e al Cipe, per reperire i fondi necessari. Lo scorso mercoledì, Crosio ha interrogato
il ministro per le Infrastrutture e i Trasporti
Corrado Passera, chiedendo se egli intenda
attivarsi per individuare i 50 milioni di euro.
Crosio ha anche indicato la via: il Fondo
infrastrutture ferroviarie, stradali e relativo
a opere di interesse strategico oppure altri
fondi diversi dello Stato. «La disponibilità
dei 50 milioni di euro – ha detto Crosio a
Passera – consentirebbe l’immediata presentazione al Cipe e l’approvazione definitiva del progetto della tangenziale di
Morbegno». Il parlamentare ha fatto precedere la sua richiesta dall’elenco dei disagi sopportati dalla popolazione e dai costi
economici che gravano sulle imprese, ha
parlato delle grandi aspettative del territorio che, caso unico in Italia, si è autotassato garantendo parte dei finanziamenti.
Nei tre minuti a sua disposizione per la risposta, il ministro Passera ha concordato
con Crosio sull’importanza dell’opera ma,
leggendo la nota predisposta dal suo Ministero, ha evidenziato come il Tesoro non sia in
grado di accogliere la richiesta poiché sono
prioritari gli interventi di manutenzione delle
reti stradali e ferroviarie. «Garantisco il massimo impegno per l’approvazione al Cipe –
ha però concluso Passera –, anche noi diamo
importanza a quest’opera». Una risposta che
ovviamente non ha soddisfatto Crosio che
ha incalzato il ministro ricordando la condivisione di tre differenti governi, il sostegno di
78 comuni e, soprattutto, le aspettative della
gente. A question time concluso, Crosio ha
parlato a quattrocchi con Passera, il quale gli
ha ribadito di credere in quest’opera. «Mi ha
chiesto di sostenerlo nei confronti del Ministero dell’Economia – ha commentatoCrosio
–, e mi è sembrato sincero».
Sondrio, Sacro Cuore
Sondrio
Il giovane chitarrista del
coro diventa compositore
Amici della biblioteca:
al via i nuovi incontri
S
i intitola Il piccolo fuoco il canto composto da Gabriele Bonomi Boseggia, chitarrista diciottenne del coro
che anima le celebrazioni liturgiche nella chiesa del
Sacro Cuore di Sondrio. Cantato in occasione della Messa
di Natale, il brano racconta il dialogo tra tre locandieri e
gli sposi Maria e Giuseppe in cerca di un alloggio per la
notte, dove dare alla luce il piccolo bambino Gesù. La melodia è semplice ed orecchiabile, quasi come una ninna
nanna. Tutto sembra condurre alla concezione che Dio
nasce povero, in una grotta dove «un piccolo fuoco non
riscalda, il nostro amore lo farà».
Diverse sono per ogni persona le sensazioni e le emozioni ricevute dalle parole e dalla musica; per questo è importante ascoltare personalmente il brano, reperibile su
Youtube. Ma per Gabriele, importante non è stato soltanto
l’esito, quanto l’impegno e la dedizione che lui stesso per
primo ma anche tutti i membri del coro hanno mostrato
nella preparazione. Così, tra musica e parole, è uscita una
preghiera giovane poi ripresa e proposta anche durante
i campi invernali che gli oratori delle città hanno vissuto
nei giorni successivi al Natale.
CHIARA e ANDREA
N
egli scorsi mesi di ottobre e novembre,
l’associazione Amici della Biblioteca di Sondrio,
con la collaborazione della Società Storica
Valtellinese, ha organizzato un ciclo di quattro incontri
su temi variamente legati al Risorgimento. Il periodo
storico celebrato, denso di eventi, fermenti e mutamenti
culturali e personaggi, suggerisce ora nuovi possibili
argomenti di conversazione che hanno cominciato ad
essere trattati lunedì 23 gennaio con un primo incontro
sul tema “Ripensando, oggi, al Risorgimento”, relatore
Guglielmo Scaramellini. Il prossimo appuntamento
sarà lunedì 6 febbraio, alle ore 17.30, con monsignor
Saverio Xeres. “Chiesa e Stato, cattolici e nazione
durante il Risorgimento” sarà il tema dell’incontro,
promosso dall’associazione Amici della Biblioteca che,
ricorrendo nel 2012 il centocinquantesimo anniversario
della costituzione della Biblioteca, intende in questo
modo sottolinearne la vitalità. La Società Storica,
da parte sua, volentieri offre la sua collaborazione
consapevole che tra i suoi compiti vi è anche quello della
divulgazione di conoscenze inerenti alle vicende locali.
Venerdì 10 febbraio a Sondrio – Rosario
Alle ore 20.45 prove per i canti
del Tempo di Quaresima e di Pasqua
L’invito è aperto agli animatori
della liturgia, del canto
e a quanti fossero interessati.
Sabato 11 febbraio a Sondrio
Cappella dell’Ospedale
20ª Giornata Mondiale del Malato
Dalle ore 7.30 alle ore 16.30:
adorazione eucaristica; ore 16.30:
recita del rosario; ore 17.00: S. Messa.
Domenica 12 febbraio a Lanzada
Iniziare alla celebrazione e alla preghiera
3ª giornata di formazione per catechisti
con don Battista Rinaldi
La giornata prevede l’accoglienza alle
ore 9.00, il “lancio” del tema, la S.
Messa con la Comunità parrocchiale,
l’incontro con don Rinaldi, il pranzo
offerto dalla parrocchia di Lanzada,
un laboratorio e la preghiera del vespro
alle ore 16.00.
Info e iscrizioni entro il 7 febbraio:
don Ferruccio (333/4211260)
o suor Imelda (0342/453728).
Venerdì 17 febbraio a Sondrio
Cinema “Excelsior”
Alle ore 17.30 inaugurazione e visita
della mostra su San Luigi Guanella
con Guido Scaramellini, don Mariolino
Mapelli e Guglielmo Gualandris.
Domenica 26 febbraio a Poschiavo (CH)
Con Cristo nel deserto
Giornata di ritiro per catechisti
con mons. Italo Mazzoni
vicario episcopale per la pastorale
Partenza col pullman da piazzale
Bertacchi (davanti alla stazione
ferroviaria di Sondrio) alle ore 8.00.
Il rientro è previsto per le ore 18.00.
Portare la Bibbia e la carta d’identità
valida per l’espatrio. Quota 20 euro
(viaggio e pranzo). Informazioni e
iscrizioni, fino ad esaurimento posti,
presso don Ferruccio (333.4211260).
L’iniziativa è aperta anche agli altri
Vicariati della Provincia di Sondrio.
Info: [email protected]
Morbegno
Un corso per relazionarsi
coi malati di Alzheimer
L’
Associazione Alzheimer e Demenze della
Provincia di Sondrio organizza e promuove il
corso di formazione Alzheimer e quotidianità.
Come relazionarsi con il malato di Alzheimer nella vita
di tutti i giorni, a cura della dottoressa Paola Ortelli.
Il corso è aperto a tutti coloro che vogliano avvicinarsi
alla problematica della demenza, siano essi familiari
di persone malate, operatori nel settore, persone che
nutrono una qualche forma di interesse per questo
tema. Il corso è considerato altresì formativo per coloro
che desiderino successivamente operare in qualità di
volontari al progetto “Alzheimer Cafè città di Morbegno
2012”. L’obiettivo del corso è di fornire delle indicazioni
concrete e pratiche che permettano all’individuo di
relazionarsi in modo efficace e sereno con la persona
affetta da demenza.
Il corso si terrà a partire da venerdì 3 febbraio, dalle ore
16 alle 18, e terminerà venerdì 24 febbraio, a Morbegno
presso la RSA di Morbegno in Via Paravicini, 16. Le
iscrizioni sono aperte fino a giovedì 2 febbraio. Per
maggiori informazioni e iscrizioni: tel. 334.6127100,
e-mail: [email protected].
Sondrio Cronaca
32 Sabato, 28 gennaio 2012
VALTELLINA SUPERIORE
I gruppi di Livigno,
Trepalle, Semogo e Bormio
dell’Acr si sono incontrati
per la marcia della pace
e un momento di preghiera
lo scorso 15 gennaio.
ACR in
marcia e in
preghiera
per la pace
D
omenica 15 gennaio c’è
fermento in piazza del
paese. Bambini, ragazzi,
educatori aspettano
il pullman: destinazione Livigno.
Vogliamo partecipare alla Marcia
della Pace con Bormio a Livigno. Sul
pullman si ride, si scherza e in men
che non si dica siamo arrivati. Siamo
in anticipo! Godiamo un momento
del sole che ci scalda e ammiriamo il
panorama tutto bianco e lucente.
Alle ore 14 tutti in piazza “del Comun”
da dove parte il corteo. Siamo
veramente in tanti! Livigno con
Trepalle ci aspettano già; sventolano
bandierine colorate, striscioni e
alzano cartelloni fatti dai ragazzi a
catechismo. Un coro di voci, risate,
grida si alzano al cielo quasi a
richiamare i turisti che passano, per
riflettere con noi sulla Pace! Apre la
marcia la macchina dei vigili, che ci
fa strada; subito dietro la bandiera
ARRIVA
l’app ePasso
dell’Azione Cattolica con
le bandiere della Pace
con l’arcobaleno, poi una
fiumana di bambini, ragazzi,
don Alberto, educatori,
catechisti e genitori. I bambini
sventolano le bandierine
preparate da loro, si alzano cartelloni
e striscioni colorati e percorriamo
il centro di Livigno fino alla chiesa
parrocchiale. Entriamo in silenzio
e con rispetto. Che bello: la chiesa
è strapiena! Tutti riuniti insieme
per riflettere sulla Pace, per pregare
per la Pace, per testimoniare che è
importante la Pace, per impegnarci a
lavorare per la Pace.
Don Alberto ci ha introdotti alla
preghiera riflettendo su «che cos’è
la Pace, la libertà, l’accoglienza e il
rispetto». Abbiamo visto insieme,
proiettato sullo schermo bianco,
un bel cartone animato che ci
raccontava il colore del mondo, la
bellezza della diversità e dello stare
insieme, accogliendoci a vicenda
nella diversità. Il narratore del cartone
animato era un bel gallo con belle
piume colorate! Sono poi stati letti da
alcuni ragazzi i “diritti dei bambini”:
diritto alla vita, alla salute, all’acqua
Le condizioni
dei passi
alpini
direttamente
sull’iPhone
S
i chiama ePasso la
nuova applicazione
resa disponibile
sull’App Store di Apple da
Ecomunicare.ch, azienda
valposchiavina che opera
nel settore della comunicazione, del web e
delle tecnologie informatiche. Lo strumento,
disponibile per iPhone e visualizzabile anche
su iPad, è stato realizzato per permettere
di conoscere in tempo reale la viabilità e
le condizioni meteo della zona del passo
potabile, al rispetto, al gioco, allo
studio, alla famiglia. La preghiera
di San Francesco «Signore fa di me
uno strumento della tua pace» ha
quindi riunito in un solo coro tutta
l’assemblea. Il passo del Vangelo
(Giovanni 8, 31-32) ci ha invitato a
credere alla Parola di Gesù, essere suoi
discepoli e così conoscere la Verità che
ci farà liberi.
Abbiamo terminato col canto e
la benedizione, quindi l’invito a
condividere la merenda. Ringraziamo
Livigno per l’accoglienza, i genitori per
la merenda, Bormio per aver viaggiato
con noi e il Signore per il sole che ci
ha riscaldato il corpo oltre all’anima. è
stato un bellissimo pomeriggio.
ACR SEMOGO
Bernina, «grazie – spiegano gli sviluppatori
– alle informazioni fornite dalla ditta Fratelli
Lanfranchi, addetta alla manutenzione della
strada del passo, e alle immagini trasmesse
dalla webcam collocata in prossimità
dell’Ospizio Bernina». La nuova applicazione,
acquistabile da venerdì a 3,99 euro, era stata
annunciata già a novembre da Ecomunicare ed
era attesa dagli abitanti della Val Poschiavo,
spesso impossibilitati a conoscere le reali
condizioni di percorribilità del passo Bernina
che è l’unica via di comunicazione con la
L’esperienza
✎ Da Livigno
A
nche quest’anno, nel mese di gennaio
dedicato alla pace, le parrocchie di S.
Maria di Livigno e S. Anna di Trepalle si
sono unite nella marcia della pace.
Più di 250 i partecipanti a questa “carovana”
colorata che si sono messi in cammino
attraversando il centro del paese, portando
un messaggio di speranza e di pace. è
stata un’occasione per sensibilizzare
anche i più piccoli sul tema della legalità e
dell’uguaglianza, del rispetto e della libertà, per
non dimenticare tanti bambini che non possono
apprezzare il grande dono della vita ed essere
felici come noi perché vivono in situazioni di
estrema povertà, spesso costretti a lavorare o
combattere.
Al termine una preghiera, una voce di speranza
a Gesù che ci invita nuovamente a “puntare in
alto”, a rialzare lo sguardo per riconoscere l’altro
ed aprirgli il cuore perché la Pace si costruisce
a partire dalle piccole cose; la pace è un dono
ma anche un’opera da costruire. «Signore, fa
di me uno strumento della Tua pace. Dove
c’è odio, io porti amore. Dove c’è discordia,
io porti l’unione. Dove c’è errore, io porti la
verità. Dove c’è dubbio, io porti la fede. Dove c’è
disperazione, io porti la speranza…».
ACR LIVIGNO E TREPALLE
Svizzera interna. «Da oggi – spiegano gli
sviluppatori – intraprendere un viaggio oltre
il passo del Bernina, al di là del Maloja o
del Foscagno sarà più sicuro e tranquillo
grazie ad iPhone e iPad». L’applicazione,
che offre un valido supporto anche ai molti
lavoratori frontalieri che settimanalmente
devono affrontare il passo per raggiungere i
luoghi di lavoro in Engadina, offre poi anche
la possibilità di consultare le agende degli
eventi in Val Poschiavo e in Val Bregaglia.
A. Gia.
Fabio, Matteo e Chiara, giovani impegnati anche
in oratorio, hanno portato la musica negli States
Musicisti tiranesi a Colorado Springs
D
ue pianoforti e tre talenti, quelli di Fabio
Bacchini, Matteo Besio e Chiara Gaglia
di Tirano. Ragazzi rispettivamente di 19,
14 e 13 anni che nella vita, tra università,
scuola, sport e oratorio, condividono la passione
per la musica. Il 7 e l’8 gennaio scorsi hanno partecipato alla United States International Duo Piano
Competition, una competizione musicale svoltasi
a Colorado Springs e organizzata da Linda King.
Un duello prestigioso tra pianisti di tutto il mondo: alle 11 categorie previste vengono ammessi
solo coloro che superano una dura selezione. Anche quest’anno i partecipanti erano talmente numerosi che il programma si è dovuto spalmare su
due giorni.
Fabio, Matteo e Chiara sono stati invitati alla competizione da Julia Amada Kruger, nota insegnante
texana di musica, conosciuta durante il Master Resonant Toughts 2011 a Cepina (SO) nel luglio scorso. I ragazzi hanno preparato quattro brani a due
pianoforti. Si sono esercitati per tre mesi,
sotto l’attenta guida della maestra Ebe Pedretti e della stessa Kruger. Ad esse hanno
rivolto i ringraziamenti più cari. «Un’esperienza molto suggestiva – hanno raccontato –. Suonare contemporaneamente significa raggiungere alti livelli di precisione
e di sintonia fra noi. Tanto da sentirci una
persona sola».
La loro bravura è stata premiata con un’ottima qualificazione all’interno della propria
categoria. Dunque grande soddisfazione.
Andare a Colorado per loro è stata un’opportunità per ritrovare i volti conosciuti a
Cepina e per intessere nuove relazioni. Tra
amici è facile scambiare i propri tesori e così è stato a Colorado Springs con le partiture. Non dimentichiamoci che sono ragazzi!
Per loro suonare non è una professione e
non sanno nemmeno se lo sarà in futuro.
Hanno colto così il viaggio come occasione
di ritrovo, oltre che di crescita musicale. Da
questo punto di vista sono tornati motivati
a dare il meglio e a continuare nell’impegno. L’incontro con altre esperienze e capacità ha scatenato quella sana competizione che sprona a mirare sempre più in alto.
«Senti nuovi pezzi e vuoi impararli – hanno
spiegato –. Ti accorgi della capacità tecnica
di quei ragazzi che non sbagliano nemmeno una nota e ti rendi conto della differenza
espressiva e d’interpretazione. Non sempre
a vantaggio loro». Un’esperienza emozionante perché mai come questa volta hanno sentito propri i pezzi. Chi non ha potuto
affrontare il viaggio oltre oceano potrà gustarsi questi ed altri brani in un concerto
che verrà organizzato a Tirano nel mese di
maggio.
LUCIA SCALCO
Sondrio Cronaca
Sabato, 28 gennaio 2012 33
Tirano. Le celebrazioni per il Giorno della Memoria alla Scuola
Secondaria “Trombini” e il ricordo di Mario Canessa
Una statua per ricordare
un “Giusto tra le Nazioni”
“O
mbra della sera” è una
statuetta votiva etrusca
in bronzo di 57,5 cm di
altezza (nella foto). Una
figura maschile nuda, dal corpo filiforme.
L’attenzione al dettaglio e la naturalezza dei
tratti del volto le danno un fascino quasi
sovrannaturale. è conservata al Museo
Guarnacci di Volterra ed è diventata simbolo
della città. Nel 1999 la direzione scientifica
dello stesso ha concesso di creare una
matrice dell’opera, dalla quale sono state
ricavate 300 riproduzioni, numerate. Una
di queste, a partire dall’estate prossima,
sarà posta nel giardino pubblico di fronte al
Commissariato di Frontiera di Tirano.
Il progetto viene presentato agli studenti
della Scuola Secondaria “L. Trombini” di
Tirano durante la manifestazione interna
all’istituto legata alla Giornata della
Memoria, venerdì 27 gennaio. In cambio i
ragazzi delle classi seconde e terze mostrano
i propri lavori realizzati per l’occasione alla
prresenza del Sindaco Pietro Del Simone, del
Comandante del Commissariato di Pubblica
Sicurezza Ignazio Di Paola e dell’Assessore
alla Cultura Bruno Ciapponi Landi.
Dunque si sta parlando della riproduzione
di una scultura del terzo secolo antecedente
la nascita di Cristo e verrà collocata a Tirano,
in un luogo di frontiera. E tutto ciò sarà
presentato nella Giornata della Memoria.
L’anello mancante per comprenderne
il disegno retrostante è il viaggio che ha
portato l’opera nella Valle. La copia di
“Ombra della sera” è stata donata al comune
tiranese dal cittadino onorario Mario
Canessa (Volterra, 1917 – Livorno). Già
Dirigente Generale al Ministero degli Interni
e Grande Ufficiale dell’OMRI, ha prestato
servizio presso il Commissariato di Frontiera
di Madonna di Tirano in qualità di agente di
polizia. Erano gli anni della Seconda Guerra
Mondiale. Le persecuzioni razziali nazifasciste incombevano sull’Italia e Tirano
non ne era estranea. Canessa, un giovane
studente universitario, si discostava dagli
ideali umani e politici della dittatura e dei
suoi alleati. Arricchiva il proprio pensiero
attingendo alla stampa della libera Svizzera.
Si impegnava nella difesa delle vittime della
follia dell’epoca. Sapeva rispondere ai loro
bisogni. Non esitò a porre in salvo dei fedeli
ebrei, rischiando la propria vita. Lo Stato
Notizie flash
■ Sondrio
Il 27 gennaio a Sondrio
Salesiani in festa
per San Giovanni Bosco
Nel segno della
responsabilità
I
l Comune di Sondrio ripropone,
anche quest’anno, una serie di
iniziative in occasione del “Giorno
della memoria”, fissato il 27 gennaio
attraverso una legge dello Stato del
2000. «Si tratta di un appuntamento
ormai usuale a cui l’Amministrazione
dà grande importanza – ha spiegato
l’assessore alla Cultura, Marina Cotelli,
nel corso di una conferenza stampa –,
una giornata molto significativa che
vuole incentivare la riflessione su un
tema importante quale la “Shoah” e che
serve come “impegno alla memoria”,
soprattutto per le nuove generazioni,
che sono chiamate a partecipare
attivamente. Quest’anno, in particolare,
il filo conduttore sarà la responsabilità
che anche il nostro territorio ha avuto
in quello che è accaduto in particolare
proprio in provincia di Sondrio».
A Sondrio la giornata di celebrazioni
inizia alle 10 con una cerimonia pubblica
presso il Parco della Rimembranza in
via Cesare Battisti. Nel pomeriggio, poi,
in programma un incontro pubblico
nella Biblioteca civica Pio Rajna: Fausta
L’assessore Cotelli:
«Il filo conduttore
sarà la responsabilità
che anche il nostro
territorio ha avuto in
quello che è accaduto».
Messa presenta un suo recente studio
sulla formazione della coscienza razzista
attraverso il giornale locale “Il popolo
valtellinese”; Bianca Ceresara Declich
parla di “Un caso particolare: gli ebrei
confinati all’Aprica”; le classi 3a A e 3a E,
poi, presentano il loro progetto, dal titolo
“Fra letteratura e cinema: in memoria
della Shoah”; infine, la parola passa alle
due interpreti dello spettacolo “Alma
Rosè – C’era un’orchestra ad Auschwitz”,
Elena Lolli e Annabella Di Costanzo, che
introducono i contenuti dello spettacolo
teatrale in programma nella serata, alle
21.00, nella Sala polifunzionale Don
Vittorio Chiari nell’ambito della rassegna
Sondrio Teatro.
“Alma Rosé” è uno spettacolo ispirato
Ponte: il
“Giorno
della
Memoria”
celebrato
in teatro
d’Israele gli ha conferito il titolo di “Giusto
tra le Nazioni” per l’aiuto ed il sostegno
dato proprio in questo periodo vissuto a
Tirano. Da ciò la scelta dell’occasione nella
quale presentare la donazione e la sua
destinazione. Nel luogo simbolo di quei
drammatici eventi, insieme alla riproduzione
di “Ombra della Sera” verrà posata una
lapide visibile ai passeggeri del Trenino
Rosso del Bernina. Su di essa sarà scritto
«Questa “Ombra della sera” donata a Tirano
dal suo cittadino onorario “Giusto tra le
Nazioni” Mario Canessa, di Volterra, evochi
qui dove la persecuzione seppe trasformarsi
in soccorso delle vittime di regimi ciechi e
violenti, la solitudine del perseguitato e la
sua drammatica richiesta d’aiuto. Ascoltate
il grido, uomini d’oggi, perché nessuna
persona sia più in pericolo per il suo essere o
per il suo pensiero».
La statua originale era nota anche al poeta
Gabriele D’annunzio, al quale appariva
suggestiva. Pare gli ricordasse le lunghe
ombre del tramonto. Un’immagine
in rispettoso accordo con ciò che la
riproduzione vuole evocare.
LUCIA SCALCO
G
al libro di Fania Fenelon “Ad Auschwitz
c’era un’orchestra”, testimonianza
della sua detenzione nel campo di
sterminio di Auschwitz – Birkenau dal
gennaio del 1944 alla fine della guerra.
Qui Fania entrò a far parte dell’unica
orchestra femminile di tutti i campi di
concentramento della Germania e dei
territori occupati, diretta da Alma Rosé,
eccezionale violinista ebrea, nipote
di Gustav Mahler. La messa in scena
è incentrata sul rapporto tra le due
musiciste, il loro diverso modo di vivere
il lager e la necessità di fare musica.
Per Fania suonare è un mezzo per
sopravvivere e sopravvivere è ricordare
per “fare sapere al mondo”. Così è anche
per il “Giorno della memoria”.
iovedì 26 gennaio, alle ore
21, al Cinema Teatro Vittoria
di Ponte in Valtellina va
in scena “Via degli uccelli, 78 Il ghetto di Varsavia attraverso
gli occhi di un bambino”. Lo
spettacolo, con ingresso gratuito,
è messo in scena dal Teatro del
sole, Centro Ricerca e Creazione
Linguaggi Teatrali di Cocquio
Trevisago (Va). Abbarbicato
all’ultimo piano di un edificio
bombardato in via degli Uccelli,
Alex, undici anni, costruisce,
per sé e per Neve, un mondo
sicuro, un’isola, accessibile
solo mediante una scala di
corda. E questo suo nido tra i
tetti del ghetto abbandonato
non è così diverso dall’isola
deserta di Robinson Crusoe. Alex
deve aspettare lì suo padre e
nell’attesa sopravvive da solo
per mesi racimolando ciò che gli
serve dalle altre case, proprio
come Robinson Crusoe prendeva
ciò che gli serviva dai relitti di
altre navi.
La famiglia salesiana di Sondrio
si prepara a vivere la festa di San
Giovanni Bosco con un triduo di
preparazione da mercoledì 25 a venerdì
27 gennaio con la predicazione di don
Franco Rustighini, rettore della chiesa
di San Rocco, alle Messe delle ore 18.
Sabato 28, alle ore 18.30, nella chiesa
di San Rocco, sarà il vescovo di Como,
mons. Diego Coletti, a presiedere la
Messa solenne, seguita poi, alle ore 21,
dal musical “Cose di cuore”, messo in
scena dai giovani dell’oratorio.
La festa proseguirà domenica 29 con
la Messa presieduta da don Stefano
D’Aprile nel cortile dell’oratorio, alle
ore 10, e con lo spettacolo teatrale “La
strada dei ragazzi”, messo in scena nel
pomeriggio. Il 31 gennaio, memoria
liturgica di San Giovanni Bosco, nel
corso delle Messe alle ore 7.30, 9.00 e
18.30, sarà esposta alla venerazione e
al bacio dei fedeli la reliquia del santo.
■ Berbenno
Una Messa in ricordo
di don Tarcisio Salice
Sabato 29 gennaio, il vescovo Diego
Coletti, presiede una Messa alle ore
16, nel centenario della nascita di don
Tarcisio Salice.
■ Sondrio
Gino Strada ospite
della Banca Popolare
Venerdì 3 febbraio, a Sondrio, presso
la Sala Besta di piazza Garibaldi, a
partire dalle ore 18.00, Gino Strada,
fondatore di Emergency, nell’ambito
del ciclo di conferenze promosse
dalla Bps, interviene su “Emergency:
un’esperienza di medicina e di
solidarietà”.
Spettacoli
34 Sabato, 28 gennaio 2012
Concerti 2012
a lugano
S
i apre domenica 29 gennaio a Lugano
“Celebreting Debussy” la nuova
stagione concertistica 2012 promossa
dall’International Piano Association. Dopo la
rassegna “Celebreting Chopin” dello scorso anno
la scelta è caduta sul compositore e pianista
francese, Claude Debussy, di cui quest’anno
ricorre il 150° anniversario della nascita. Il
calendario prevede sette concerti, l’ultimo nel
mese di novembre. Oltre alla figura del pianista
e compositore francese “Celebreting Debussy”
vuole approfondire anche il panorama musicale
europeo al tempo della Prima guerra mondiale.
Il sottotitolo della rassegna è, infatti, “Debussy
e la Grande Guerra: distruzione e rinascita”. “Il
tema della stagione – spiegano gli organizzatori
– vuole tratteggiare un periodo storico e
culturale molto particolare e contraddittorio
per l’Europa e non solo. Siamo infatti proiettati
negli anni della prima guerra mondiale, in cui
le forti tensioni socio-politiche del vecchio
continente vengono riflesse nelle nuove
aspirazioni e nei nuovi linguaggi del mondo
dell’arte”. Un’epoca di grande cambiamento
anche in campo musicale con le forme che
avevano dominato i secoli precedenti in crisi,
in particolare la Forma Sonata, e l’arrivo dagli
Usa del Jazz. “La nuova musica afroamericana
– continuano gli organizzatori - irrompe in
Europa come musica di intrattenimento e
come “fenomeno sociale”, ma ben presto i
compositori si accorgono delle sue potenzialità
cominciando così a contaminare il proprio
linguaggio”. Nella serata inaugurale, all’interno
dell’auditorium Stelio Molo di Lugano, alle
17.00, si esibirà il pianista russo Sergey Redkin.
Azione
Commedia
drammatico
Sherlock Holmes 2
Benvenuti al nord
The artist
Immaturi - il viaggio
Happy feet 2
Atteso sequel del film che narra le
gesta - in chiave postmoderna - del
detective londinese Sherlock Holmes,
accompagnato dal fedele assitente
Watson. Diretto da Guy Ritchie il film si
snoda tra Francia, Germania e Svizzera.
Sequel del fortunato Benvenuti al Sud,
il film mostra l’altra faccia del dualismo
nazionale. Questa volta è il meridionale
Alessandrio Siani a far visita all’amico
milanese Claudio Bisio.
Il film all’Astra di Como dal 26 al 29
gennaio.
A Menaggio dal 27 gennaio al 1°
febbraio.
Jean Dujardin e Berenice Bejo sono i
protagonisti di una storia ambientata
durante il passaggio tra il cinema
muto e quello sonoro. Il film è stato
presentato in concorso al Festival di
Cannes 2011. La particolarità del film
è di essere un film muto.
Il film a Sondrio dal 27 gennaio al
2 febbraio.
Sequel di Immaturi (in cui un gruppo
di trentenni per un errore si ritrova
a dover rifare l’esame di maturità), i
cinque amici si troveranno a fare il
viaggio dopo la maturità come tutti
gli altri ventenni. Con conseguenze
dirompenti.
Il film sarà proiettato a Chiavenna
dal 28 al 30 gennaio.
Il secondo capitolo del film d’animazione, vincitore di un Oscar nel 2007.
Protagonista è il piccolo pinguino
Erik che scappa di casa e incontra lo
stravagante Sven.
Il film andrà in scena a Livigno il
26, 28 gennaio.
commedia
animazione
Il film nella sala della comunità di
Lipomo domenica 29 gennaio.
Lettere e Rubriche
PAROLE
PAROLE / 115
Platonico
D
al latino “platonicus” e dal greco
“platonikòs”, significa “relativo
a Platone”, il grande filosofo
greco del V/IV sec. a.C. Nella nostra
lingua e, penso, in altre lingue
moderne, “platonico” si dice di una
cosa che si contempla o si ama al
modo che, secondo il filosofo greco,
si contemplano o si amano cose o
persone “ideali”. Platone pensava che
nel mondo “iperuranio”, cioè “sopra
il firmamento”, si trovassero le “idee”
Sabato, 28 gennaio 2012 35
perfette di ogni cosa, comprese le
persone umane, maschi e femmine”.
Pertanto “amore platonico” significa
“amore per una idea di persona”,
soprattutto femminile, e non amore
per una determinata persona in carne e
ossa. In realtà, spesso, è una finzione
per velare una relazione amorosa
tutt’altro che “platonica”. Ma che dire
delle idee platoniche ? Esistono davvero
o sono semplice prodotto della nostra
mente ? Nella filosofia e nella teologia
❚❚ Lettere al direttore. Il direttore risponde.
maturate con il cristianesimo si ritiene
che le “idee” sono pensate dal “Verbo”,
che le crea e le mantiene nell’esistenza
pensandole. Per quanto riguarda
l’uomo, il modello ideale per tutti,
da imitare, è Gesù Cristo, Verbo fatto
uomo. Dopo di Lui “natura umana”
e “sopranatura” sono strettamente
congiungibili e, congiunte, non
separabili, se non per colpa grave di
ogni persona.
Attilio Sangiani
di mons. ANGELO RIVA
Nuovi preti per la Chiesa e il celibato
G
entile don Angelo,
stamattina sono andato a messa nella mia
parrocchia e si celebrava la Giornata per il
Seminario. Come tutti gli anni, il parroco si è
lanciato nel consueto discorso “promozionale” verso i
bambini e i ragazzi perché qualcuno scelga l’abito talare.
Il fatto che il clero lamenti la mancanza di nuovi preti
mi pare risibile (parlo di clero e non di chiesa perché la
questione che sto affrontando riguarda appunto il clero).
Evidentemente, la stragrande maggioranza degli uomini
considera insostenibili le regole alle quali un prete deve
sottostare. Se il clero vuole più preti, potrebbe provare a
rimuovere l’obbligo del celibato. Il quale, come sappiamo,
non è regola data da Gesù Cristo. Se invece vuole
mantenere le cose come stanno, mi pare insensato che si
lamenti se i nuovi preti sono pochissimi. Voglio dire: se
io fondo un gruppo con regole di ingresso enormemente
restrittive, poi non posso prendermela se nessuno vuole
farne parte. Un augurio per il cammino appena intrapreso
come direttore de “il Settimanale” e un cordiale saluto.
Stefano Parravicini
I
potesi intrigante, quella suggerita dal nostro lettore.
E anche parecchio di moda, almeno a giudicare
dal successo un po’ pruriginoso di alcune fiction
televisive. Ma, ahimè, temo che la diagnosi suggerita
del problema sbagli proprio il bersaglio. La crisi delle
vocazioni sacerdotali è fondamentalmente una crisi
della fede, e non di fatica nei confronti di uno stato di
vita molto impegnativo come quello celibatario (e poi,
quello familiare è forse meno impegnativo?). Il nostro
Vescovo, citando Dante, ce lo ricorda ad ogni piè sospinto:
se il grembo della fede della Chiesa (“per lo cui caldo così
è germinato questo fiore”) è diventato tutto d’un tratto
tiepido, o addirittura gelido, c’è poco da stare allegri,
non spunterà su neanche un ricciolo di vocazione! Fuor
di metafora: non è allargando il varco d’ingresso che
avremo più preti (siamo poi così sicuri che una vita
“ammogliata” sarebbe, per il sacerdote, più facile di una
vita celibataria?), ma tirando su il livello della fede.
Nelle comunità. Nelle famiglie. Quindi anche nei giovani
chiamati al sacerdozio. Se la fede è gagliarda, non saranno
certo le difficoltà del celibato a scoraggiare i sacerdoti,
Editrice de Il Settimanale
della Diocesi Soc. Coop. a r.l.
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Il ricordo
degli amici del
movimento di CL,
presso il quale
ha prestato il suo
prezioso servizio
alla Chiesa
entrambi.
Come dimenticare
la sua disponibilità
di fronte a qualsiasi
richiesta di coinvolgimento
personale in questa o quell’altra
iniziativa? Come non ripensare
alla dedizione con cui lavorava
per la segreteria della Consulta dei
Laici, creata da mons. Carlo Calori
nel 1985 e per anni retta da lei con
efficienza e notevole impegno? E
ancora, non si può non ricordare
l’attenzione con cui seguiva il
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Una guida per
parlare ai propri figli
del “colore della pelle”
L’affettuoso
saluto a Carla
Zaramella
L
Lettere al direttore -
Adozioni
Scomparsa il 16 gennaio
unedì 16 gennaio, dopo una
lunga malattia, è morta Carla
Zaramella.
Parlare di lei è cosa facile
e difficile a un tempo... Facile,
perché è così ricco l’arco di vita di
questa meravigliosa donna, moglie
e madre esemplare; difficile,
perché, pur nella certezza del
suo ritorno alla Casa del Padre, è
sempre doloroso dire addio ad una
persona cara. Un volto dolcissimo,
un atteggiamento gentile e fermo,
il dialogo costante con tutti e su
tutto, a partire da una fede salda e
concreta. In un periodo di grandi
trasformazioni per la vita della
Chiesa a seguito del Concilio
Vaticano II, Carla ha vissuto, in
serena armonia, l’appartenenza
alla Diocesi e l’adesione, convinta e
totale, al Movimento di Comunione
e Liberazione, mettendo cuore,
capacità e mente a servizio di
anzi, la consacrazione a Cristo diventerà per loro un tesoro
impagabile. Ma se la fede è tiepida, allora non sta in piedi un
bel niente, a cominciare dal celibato. E poi, che ce ne faremmo
di preti, magari tanti, ma dalla fede così scarsa da non saper
più osare il “tutto” per Gesù Cristo?
gruppo di Scuola di Comunità che le
era stato affidato da C. L. A Dio, anzi
arrivederci Carla, di te, più ancora
delle parole, resta un’immagine: una
luce di intelligenza e di silenziosa
bontà, che nemmeno la crudele
opera del parkinson era riuscita a
distruggere.
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Cattolici) e all’USPI
I problemi legati al colore della pelle
esistono, ma dal nuovo numero della rivista
Adoptive Families (www.adoptivefamilies.
com ) arriva una guida su come gestire, età
per età, questo genere di conversazioni con
i propri figli. “Come prepararli al problema,
senza renderli ipersensibili al fenomeno?
Se parliamo loro di razze, compromettiamo
i loro sentimenti verso i bianchi?”. Queste,
spiegano Joemy Ito-Gates e Wei Ming Dariotis
le domande più comuni dei genitori adottivi
europei. “Il problema esiste – assicurano i
due pedagogisti - e i vostri figli vi entreranno
in contatto, che voi gliene parliate o no”.
Di qui alcuni “strumenti” per gestire la
situazione. “Parlare di colore, razze ed etnie
è obiettivamente difficile”, ma “aggirare il
problema può generare nei vostri figli un
atteggiamento di inconsapevolezza verso
certi aspetti della loro identità”, sostengono
i pedagogisti. “Dunque, no ai silenzi: fanno
crescere i figli adottivi sotto vetro”. Dagli 0
ai 2 anni viene raccomandato di informare
e preparare familiari e amici; dai 3 i 5 anni
il piccolo inizia a vedersi diverso dagli
altri e a sentire conversazioni come “Da
dove viene il bambino?”. È il momento di
parlargliene. Intorno ai 6 anni “attenti al
bullismo!”, avvertono Ito-Gates e Dariotis:
“Prevenitelo e rassicuratelo”. È comunque
“importante chiarire al bambino che identità
ed ereditarietà genetica non sono per forza la
stessa cosa”.
(Unione Stampa Periodica Italiana)
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