Il suono innanzitutto. A colloquio con Marco Giannoni

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Il suono innanzitutto. A colloquio con Marco Giannoni
Marco Del Vaglio
Il suono innanzitutto
«La musica è un’arte nuda,
è il linguaggio più libero che esista...»
© Marco Del Vaglio 2008. All rights reserved
A colloquio con Marco Giannoni
2008
Marco del Vaglio
Il suono innanzitutto
A colloquio con Marco Giannoni
© Marco Del Vaglio 2008. All rights reserved
Marco Del Vaglio
Marco del Vaglio, giornalista pubblicista, è nato a Napoli nel
1962. Nel 1994 inizia la sua attività di critico musicale sulle
pagine di “CIEMME” (Comunicazione di Massa), trimestrale
dell’Associazione Cinit Cineforum Italiano, occupandosi
principalmente di recensioni di colonne sonore.
Nel 1997 comincia la sua collaborazione, tuttora in atto, con il quindicinale
milanese “Nuova e Nostra”, dove cura le rubriche “Ascoltando
musica” (recensioni cd), “Sette note e non soltanto” (articoli di curiosità
musicali) e, dal 2000 al 2002, “Donne in musica” (articoli sulle biografie delle
compositrici).
Grazie a quest’ultima, viene nominato nel 2001 membro onorario della
Kapralova Society, istituzione internazionale rivolta alla promozione della
musica al femminile.
Dal 1999 al 2003 collabora al mensile “Popoli e Missione” con recensioni
rivolte a cd di musica etnica di ispirazione religiosa, mentre, sempre riguardo
alla musica sacra, dal 2003 i suoi articoli appaiono anche sul mensile
“Informazione Vincenziana”.
Dal 2001 al 2006 cura la pagina musicale di “Sedicinoni”, web magazine
quindicinale, collegato alla rivista “CIEMME”, con articoli sulle principali
manifestazioni musicali napoletane e su cd di musiche da film, musica classica,
jazz ed etnica.
Nel 2005 comincia la sua collaborazione con il settimanale salernitano “Agire”,
dove è responsabile di una rubrica dedicata a recensioni di cd e concerti.
Dal 2006 collabora sulla rete al progetto Guide di Supereva, in qualità di Guida
di Critica di Musica Classica, mettendo a disposizione l’esperienza finora
acquisita, con una serie di rubriche legate al mondo della musica.
Le sue recensioni, spesso tradotte in inglese, sono presenti sui siti di alcune delle
maggiori case discografiche internazionali (Naxos, Arts Music, Membran,
CAM, Idyllium, Tactus).
Ha inoltre fatto parte, nel 2004, della giuria popolare del V Concorso di
Composizione su testi sacri, Premio “F. Caracciolo”, istituito dalla Chiesa
Evangelica Luterana di Napoli e, durante l’XI Festival Pianistico, organizzato
dall’Associazione NapoliNova, nell’ambito del “Maggio dei
Monumenti” (2007), ha presentato una relazione su “Pianisti beethoveniani fra
passato e futuro”
Il suono innanzitutto
A colloquio con Marco Giannoni
MARCO DEL VAGLIO: Gentile Maestro, dal suo curriculum
traspare, a fronte di una formazione sostanzialmente classica,
un continuo approfondimento che tocca altri generi, talora
molto distanti tra loro, a cosa si deve questo ampio ventaglio di
interessi musicali: irrequietezza, curiosità, costante voglia di
apprendere o senso di insoddisfazione?
MARCO GIANNONI: direi che i miei molteplici interessi musicali
sono come rami di un unico albero le cui radici potrebbero
chiamarsi irrequietezza, curiosità, costante voglia di apprendere…
ma non senso di insoddisfazione. Comunque generalmente è la
curiosità a muovermi. Inoltre ho sempre creduto che la musica sia
“una”, al di là di inutili settarismi di genere, definizioni vuote e
sterili, tentativi di rinchiudere composizioni dentro anguste camere
stagne; come potremmo catalogare lavori come le Folksongs di
Berio o Hot di Donatoni? Come trovare un “genere” per
Stockhausen o Piazzolla che non vada loro troppo stretto? Semmai
la distinzione dovrebbe essere fatta tra musica e non-musica o
almeno tra buona musica e cattiva musica, ma si aprirebbero
insormontabili problemi di carattere estetico...
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MDV: Sempre riguardo alla sua vasta esperienza, pensa che la
minore professionalità che molti attribuiscono al settore della
musica leggera corrisponda a realtà o sia soltanto un luogo
comune?
MG: La mia risposta è riconducibile a quanto ho appena detto circa
l’unicità della musica: ciò che fa la differenza è, secondo me, la
qualità della musica stessa e, ad onor del vero, c’è da segnalare che
spessissimo la qualità della cosiddetta musica leggera è
terribilmente bassa e che in tali contesti è ravvisabile un livello
generale di pressappochismo difficilmente riscontrabile nel mondo
della musica classica, dove interpreti e compositori hanno, nella
stragrande maggioranza dei casi, almeno una formazione
accademica pluriennale che garantisce - o dovrebbe garantire standard medio-alti.
MDV: Lei ha scritto numerose ed apprezzate colonne sonore
per cortometraggi e mediometraggi. In questi casi qual è il suo
modo di procedere e di relazionarsi con il regista e con le
immagini?
MG: Dipende tutto dal regista e dal feeling che si instaura tra noi:
alcuni registi appartengono alla categoria dei “compositori mancati”
e pretendono di suggerire (o imporre) quali strumenti usare, in quali
punti, addirittura accennandoti dei motivetti… Con loro, è ovvio,
non si lavora bene. I registi intelligenti ti sottopongono la
sceneggiatura, magari annotando dove vorrebbero un commento
musicale, poi lasciano a te tutto il resto. Io preferisco lavorare in
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questo modo, con la massima libertà, ed avere il girato poco alla
volta, man mano che le riprese ed il montaggio proseguono, in
modo da poter instaurare in itinere un costruttivo e fertile rapporto
con il regista.
E’ ovvio che gli aggiustamenti definitivi andranno fatti una volta
che il montaggio sarà terminato, ma a quel punto il più è fatto.
MDV: Proseguendo con questo argomento, nel comporre
musiche da film, si limita al commento sonoro o pensa a creare
qualcosa che possa avere una vita propria al di fuori della
stretta realtà cinematografica?
MG: La musica è musica, non mi stancherò mai di dirlo. Si può
prendere la maggior parte delle composizioni per immagini di
Prokofiev e Miklos Rozsa, di Coulais o Morricone ed ascoltarsele
come qualsiasi altro disco, ci si accorgerà che sono fruibilissime.
Questo non accade con la maggioranza degli altri compositori:
quando vengono private delle immagini le loro musiche dimostrano
una congenita pochezza e banalità. La musica è un’arte nuda, è il
linguaggio più libero che esista, e anche quando corre in soccorso
dell’immagine deve mantenere una sua autonomia, deve essere
autarchica, compiuta in se stessa e funzionale su qualunque
strumento, come accade per la musica di J. S. Bach.
MDV: Due anni fa l’esecuzione del suo Stabat Mater ha
ottenuto vasti consensi ed apprezzamenti. Quali sono, in
generale, i suoi rapporti con la musica sacra e perché ha scelto
proprio questa sequenza di grande tragicità?
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MG: Provo per la musica sacra quel misto di fascinazione e rispetto
che ogni musicista dovrebbe avere; pagine come quelle di Palestrina
o Gesualdo da Venosa sono tappe imprescindibili della musica
occidentale e riecheggiano fino ai nostri giorni con una forza
inusitata. La mia esperienza come direttore di una Schola Cantorum
è stata un’ottima palestra per affinare la capacità di comporre per la
voce, strumento sofisticato e fragile, capace di suscitare emozioni
come nessun altro strumento, potente eppure delicatissimo. Lo
Stabat Mater nasce grazie a questo bagaglio e a seguito di un grave
lutto che mi colpì nel 2005 ma non aggiungerei altro… vorrei che
fosse vissuto ed ascoltato come una qualsiasi delle mie
composizioni.
MDV: Recentemente si è occupato anche di musica concreta, ci
può spiegare di che si tratta?
MG: Direi che si tratta di capire che prima ancora delle note viene il
suono, il suono innanzitutto. Storicamente la musica concreta nasce
nel secondo dopoguerra ad opera del francese Schaeffer, grazie alle
nuove possibilità di registrare, modificare e montare i suoni; da tali
opportunità prenderà vita anche la musica elettronica.
A differenza di quest’ultima la musica concreta non utilizza suoni
puri, di sintesi, ma si limita a catturare suoni della realtà, rumori, e a
rimaneggiarli. Personalmente farei però risalire le origini della
musica concreta all’attività di sperimentazione del musicista e
pittore futurista Luigi Russolo, l’inventore della macchina intonarumori, dell’arco enarmonico e del rumorarmonio: nel suo
Manifesto del 1913 teorizzò una musica basata non più su suoni
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determinati bensì sull’organizzazione dei cosiddetti “rumori”,
anticipando di alcuni decenni le tematiche fondanti ed i principi
generali dell’estetica musicale “concreta”.
Per tornare alla mia attività: nel 2005 ho realizzato un ciclo dal
titolo “Materie” composto da 7 tracce in ognuna delle quali ho
impiegato un singolo materiale: terra, acqua, metallo, carta, plastica,
legno, corpo.
Doveva essere un semplice studio, una ricerca privata, un’indagine
personalissima sulle possibilità sonore di tali elementi, invece ha
finito per essere uno dei miei lavori più apprezzati e richiesti, e mi
ha aperto la strada verso nuovi importanti lavori, condizionando
pesantemente la mia fase attuale poiché per me, ora, il suono viene
prima di ogni altra cosa, prima delle stesse note.
MDV: Fra le numerose attività che porta avanti c’è anche
quella di docente. Cosa ci può dire del rapporto che le giovani
generazioni hanno con la musica, sia classica che leggera?
MG: Questa è senz’altro la sua domanda più difficile… tenterò
comunque di dare una risposta: i giovani, e non solo, sono il frutto
nella nazione che li ha cresciuti, un paese in cui la scuola non riesce
ad educare alla musica e dove i mass media si adeguano alla massa
abbassando i propri standard culturali. Riflettiamo: perché mai un
adolescente oggi dovrebbe conoscere e comprendere “L’arte della
fuga” di Bach o la Sinfonia n°40 di Mozart? ...figuriamoci poi i
lavori di Nono, Ligeti, Xenakis...
Inoltre la tecnologia digitale negli ultimi anni ha scardinato il
mondo della musica, ad ogni livello, e presto si aprirà una nuova era
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in cui saremo costretti a ripensare radicalmente le modalità di
produzione, realizzazione e fruizione della musica. Bisognerebbe
avere un solido sistema musicale per poter gestire i prossimi frutti di
tale rivoluzione ma credo che, allo stato attuale delle cose, l’Italia
ne conoscerà soltanto gli aspetti negativi, come la crisi del settore
discografico e delle istituzioni musicali.
MDV: Quali consigli si sente di poter dare a tutti quei ragazzi
che vogliono intraprendere la carriera nel settore musicale?
MG: Sperimentare voracemente e viaggiare il più possibile,
conoscere le splendide realtà musicali europee e non solo. Direi che
oggi più che mai un musicista italiano, per evitare di gettare al vento
tutti gli investimenti - in termini di tempo e di denaro - fatti sulla
propria formazione, deve essere pronto alla mobilità, a sentirsi
cittadino del mondo e a non precludersi nulla.
Detto questo, il suggerimento più importante è forse ancora quello
con cui Schumann concludeva le sue “Regole di vita per il
musicista”: «Lo studio è senza fine».
dirvi che nella stagione 2008/2009 andrà in scena uno spettacolo di
danza nato dalla collaborazione con la coreografa Loredana
Parrella, fondatrice ed anima della compagnia Cie Twain. Per tale
evento ho realizzato “Corpus”, il mio ultimo lavoro composto
interamente con suoni ottenuti dal e sul corpo; spero che questo sia
solo l’inizio di una collaborazione che vorrei diventasse un vero e
proprio sodalizio artistico.
Entro la fine dell’anno partirà inoltre un nuovo progetto di musica
concreta, sul quale non vorrei dire molto, e che prevede la presa in
diretta di molti suoni per così dire “metropolitani”; sarò quindi
costretto a trascorrere diverse giornate in giro per alcune città,
armato di registratore digitale portatile… ne saprete di più entro
giugno del 2009...
MDV: Considerando la sua incessante attività, avrà
sicuramente molti programmi per il futuro. Può anticiparci
qualche iniziativa che vorrebbe realizzare a breve o a lungo
termine?
MG: Da qui ad un anno vorrei avere il tempo di seguire
personalmente l’incisione di alcuni miei lavori cameristici per varie
formazioni; per quanto riguarda invece nuovi progetti potrei intanto
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Catalogo delle opere strumentali e vocali ¹
2006
"Stabat Mater"
per soli, coro (SATB) e organo
2003
"6 studi sul legato"
per chitarra classica
"Valse in La min."
per flauto e pianoforte
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2004
"Puer natus est"
per coro SATB a cappella
"Vals-on-BACH"
per quartetto di fiati
"Canto di Pace"
per coro SATB a cappella
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2007
"Satori"
per flauto, corno inglese e pianoforte
"Albedo"
per tromba in SIb con sordina e pianoforte
"Invenzione a 2 voci"
per flauto e corno inglese
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2005
"Romance"
per violoncello e pianoforte
“Il attend"
per chitarra, materiali vari ed elettronica
"Acque - Omaggio ad Alfredo Pirri"
musica verticale per 2 pianoforti ed elettronica
"Salve Regina"
per coro SATB a cappella
"Palindromos"
per pianoforte
"Le vele" da una lirica di Dino Campana
per coro SATB a cappella
"Materie"
musica concreta
"Tre dialoghi"
per violoncello e pianoforte
¹ Da tale catalogo è esclusa la copiosa produzione di musica per immagini.
Per informazioni più dettagliate ed aggiornate: www.marcogiannoni.com
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"Bios"
per quartetto d'archi
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2008
"Le Bestiaire" 8 miniature da Apollinaire.
per mezzo soprano e pianoforte
"Morte di una stella"
per violoncello solo
"4 visioni da Hildegard Von Bingen"
per soprano e 7 strumenti
"Corpus"
musica concreta destinata alla danza
''La grâce exilée''
per trio di chitarre
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