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L'imam nel mirino dell'I ris
I\/li batto per salvare
i giovani. dall'estremismo»
Il francese Tareq Oubrou è tra i dodici leader islamici «da uccidere»
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI «Non ho paura dei terroristi e della morte, la fede è
di Stefano Montefiori
Negli ultimi numeri delle
riviste Dabiq (in inglese) e
Dar al-Islam (in francese),
lo Stato islamico invoca
l'assassinio degli imani che si
oppongono alla retorica e alle
azioni dei terroristi. Si tratta
di 11 personalità musulmane
anglosassoni attive negli Stati
Uniti, Canada, Gran Bretagna
e Australia, e di un noto
esponente dell'Islam
francese, l'imam di Bordeaux,
Tareq Oubrou . Tutti sono
considerati apostati e quindi
meritevoli della morte:
prendendo le distanze dallo
Stato islamico avrebbero
rinunciato alla vera religione.
Accanto a salafiti controversi
in Occidente come il canadese
Bilal Philips, l'australiano
Tawfique Chowdhury o il
siriano londinese Abu Basir
al-Tartusi, gli jihadisti
minacciano soprattutto gli
imani che predicano la
convivenza tra le religioni.
O RIPRODUZIONE RISERVATA
con me. Non bisogna lasciarsi
impressionare, sarebbe una
sconfitta mentale». Tareq Oubrou, 56 anni, originario del
Marocco, imam della Grande
moschea di Bordeaux, è uno
degli esponenti più ascoltati e
conosciuti dell'Islam di Francia, oggetto dei continui attestati di stima del sindaco di
Bordeaux e candidato presidenziale Alain Juppé come del
ministro dell'Interno Bernard
Cazeneuve, tra gli altri. Oubrou scrive libri di teologia e
altri rivolti al grande pubblico
- l'ultimo si intitola Quel che
non sapete sull'Islam (Fayard)
-, nei quali predica una religione pacifica, attenta alle ragioni dell'altro. Questo gli attira gli insulti («servo dell'apparato») di un blogger islamico
molto seguito in Francia come
Al Kanz (alias Fateli Kimouche), e la sentenza di morte dei
terroristi.
Nell'ultimo numero della rivista Dar al-Islam, lo Stato
islamico pubblica la foto di Tareq Oubrou, l'indirizzo localiz-
zato su Google Maps, l'elenco
dei suoi misfatti - al primo
posto «l'approvazione della
democrazia e della laicità» e la condanna: «Tareq Oubrou
deve essere ucciso senza esitazioni».
Domenica lei ha fondato
con altri 21 imam il «Consiglio teologico » del CFCM
(l'istituzione riconosciuta
dallo Stato che rappresenta
circa 2.500 moschee francesi). Qual è il compito di questo consiglio?
«Trattare le questioni fondamentali della pratica islamica in Francia, distinguendo le
aberrazioni di un certo numero di musulmani da quel che
dice veramente l'Islam. E fermare il percorso dei giovani
verso il radicalismo. Dobbiamo aiutare a vivere serenamente la religione nello spazio
laico».
Che cosa pensa delle polemiche sul velo?
«I teologi devono spiegare
che il velo islamico non è come le cinque preghiere o la generosità o il perdono. Ci sono
principi islamici che non sono
messi abbastanza in rilievo.
Non esiste alcun testo univoco
che obbliga la donna a coprirsi
i capelli. All'epoca del Profeta i
musulmani si vestivano come i
pagani. Una religione che ha lo
scopo di legare l'uomo a Dio, e
gli uomini tra loro, viene ridotta a un foulard? Lo trovo
scioccante. Invece di pensare
alle cose serie i i radicali si focalizzano su questo».
Anche lo Stato lo considera un tema cruciale , il premier Manuel Valls vorrebbe
proibire il velo anche nelle
università.
«La laicità tende a escludere
la religione dallo spazio pubblico, ieri ha escluso il cattolicesimo e oggi vuole escludere
l'Islam. Ma la laicità costituzionale garantisce il libero esercizio di ogni culto. In ogni caso, i
limiti da non oltrepassare sono chiari: la violenza, il proselitismo aggressivo, la minaccia
all'ordine pubblico. Detto questo, Il foulard non è la kippa».
Che cosa significa?
«La kippa per l'ebraismo è
un oggetto legato strettamente al culto, mentre il velo per
l'Islam non lo è, non ha una
funzione simbolica come la
kippa o i filatteri ebraici.
L'Islam non ha simboli religiosi, è una religione an-iconica.
La mezzaluna non è un simbolo islamico, deriva dall'impero
ottomano. Il verde non è il colore dell'Islam, il minareto è
preso in prestito dai monaci
cristiani nel Medio Evo».
Perché allora il velo è diventato così importante?
«Perché è diventato un mar-
M ínacce dí morte
«Non ho paura
dei terroristi: lasciarsi
impressionare sarebbe
già una sconfitta»
chio identitario, tutto qui.
Esprime una questione sessuale, antropologica, riguarda
il rapporto tra uomini e donne. Ma le cose che contano sono il rispetto degli impegni, la
cultura dello sforzo, la pietà filiale, la generosità, il perdono:
valori cristiani che Gesù ha
portato sulla Terra e che
l'Islam ha rafforzato. Bisogna
restituire l'Islam, sequestrato
dall'identità e dalla politica, alla sfera religiosa».
Lei rifiuta la scorta della
polizia. Perché?
«Io so che è Dio a proteggermi, gli uomini non c'entrano.
Poi non voglio costare troppo
ai contribuenti. Sei guardie
del corpo? Farei correre a loro
lo stesso rischio che corro io.
Da anni ricevo minacce, non
per questo sono morto».
á7StefMontefiori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Non esiste
alcun testo
univoco che
obblighi la
donna a
coprirsi i
capelli, non
e un obbligo
religioso
I
Decorato
II rettore della
moschea di
Bordeaux,
Tareq Oubrou.
Nel 2013 ha
ricevuto
l'onorificenza
di Cavaliere
della Legione
d'onore
(Afp/Tucat)
Il velo è
diventato
una
questione
identitaria,
non
religiosa.
L'Islam non
ha simboli
d
Bisogna
distinguere
le
aberrazioni
di alcuni
musulmani
da quel che
dice davvero
l'Islam