L`omicida seriale. Una devianza complessa

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L`omicida seriale. Una devianza complessa
Liceo Scientifico Tecnologico Giulio Natta - Bergamo
l’omicida seriale
una devianza complessa
TESINA DI MATURITÀ DI MARGHERITA SIMONETTI
CLASSE VD LST
ANNO SCOLASTICO 2013-2014
MARGHERITA SIMONETTI
VD LST Natta - Bergamo
INDICE
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Premessa ............................................................................................................................................................................ 3
1
Classificazione dei Serial Killer ..................................................................................................................................... 4
1.1
2
Come nasce un serial killer?.......................................................................................................................................... 8
2.1
3
Carroll Edward Cole ................................................................................................................................................... 10
Serial Killer nella storia ................................................................................................................................................ 11
3.1
4
Herman Webster Mudgett ........................................................................................................................................... 6
Marcel Petiot.................................................................................................................................................................. 12
Omicidi Seriali e veleni ................................................................................................................................................. 13
4.1
4.2
Belle Sorenson Gunness: ............................................................................................................................................ 14
La stricnina ..................................................................................................................................................................... 14
5
Data Base dei Serial Killer ........................................................................................................................................... 17
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Considerazioni conclusive ........................................................................................................................................... 19
RIFERIMENTI ...................................................................................................................................................................... 20
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Premessa
Oggi si sente parlare assai di frequente di serial killer, grazie anche all’abbondanza di libri e film
dedicati ad essi, oltre alla rilevanza di fatti di cronaca diffusi da un sistema mediatico sempre più
pervasivo, ma, se ci fermiamo a riflettere con attenzione, dobbiamo considerare il fatto che questo
tipo di criminale viene studiato come entità a sé stante solo dall’inizio degli anni ’80 del XX secolo.
In passato esisteva semplicemente la grande categoria onnicomprensiva che andava sotto il nome
di omicidio multiplo e che comprendeva, indistintamente, tutti quei casi in cui un assassino uccideva
più di una vittima.
Nel mondo contemporaneo si sta però verificando un fenomeno peculiare: una crescita sensibile dell’interesse (che, per molti versi, si può definire morboso) mostrato dal pubblico per questo
argomento, accompagnato da un lento, ma costante, sdoganamento della sua figura nella comunicazione normale di alcune parti del corpo sociale, quasi si trattasse di un tema qualsiasi. E’ in realtà
evidente il suo carattere di argomento di frontiera, che, attraversando psicanalisi, biologia, storia,
sociologia, letteratura, cinematografia, informatica ed altri campi ancora, può rivelarsi una traccia di
lavoro per rappresentare le più estreme contraddizioni dell’agire umano.
E’ forse opportuno dunque dimenticare quello che la superficiale comunicazione mediatica ci
ha raccontato su di essi.
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Classificazione dei Serial Killer
Una prima classificazione era stata svolta da degli esperti di criminologia dell’FBI ma era troppo generica per poter classificare un gruppo così eterogeneo di assassini. Nel 1990 Newton Fernandes, uno dei massimi esperti americani di omicidio seriale, definisce i serial killer in base alla loro mobilità ed al loro raggio d’azione, distinguendo tre tipologie:



ASSASSINO SERIALE TERRITORIALE: quel tipo di individuo che elegge come proprio “terreno di
caccia” un’area ben determinata e che, raramente, sconfina dalla zona che conosce bene.
Alcuni di questi assassini scelgono un territorio estremamente specifico, creando un panico
diffuso nella comunità, alterando i rapporti sociali e le modalità comportamentali in un
quartiere. Questo tipo di assassino non commette mai omicidi in altre località.
ASSASSINO SERIALE NOMADICO: quell’individuo che si sposta continuamente da un luogo
all’altro in cerca della vittima ideale. Alcuni assassini di questo tipo sono vagabondi abitudinali, sempre alla ricerca di un lavoro part-time e di una facile vittima da uccidere. Altri viaggiano deliberatamente allo scopo di far perdere le proprie tracce e render più difficile il lavoro d’investigazione.
ASSASSINO SERIALE STAZIONARIO: questo individuo commette gli omicidi prevalentemente a
casa propria o sul posto di lavoro (ospedali, case di riposo, cliniche ecc.). Essi indossano
una “maschera di normalità”, sono capaci di uccidere per molti anni senza detestare il minimo sospetto nella comunità in cui sono ben inseriti e stimati. Di solito, pianificano con
cura gli omicidi. La maggior parte delle donne serial killer fanno parte di questa categoria.
Ho deciso di trattare quest’ultima categoria di Serial Killer perché trovo assai interessante
come un individuo che la comunità considera “normale” indossi una maschera e sia,in realtà, mentalmente instabile.
Prendiamo sotto esame il pensiero Pirandelliano che spiega bene come un individuo possa avere queste determinate caratteristiche.
Pirandello afferma che ogni persona quasi involontariamente indossi delle maschere influenzando la propria vita. L’individuo si cristallizza in una “forma” e crede di essere uno per se stesso e
per gli altri, ma in realtà acquisisce anche tutte le forme che gli altri gli attribuiscono, dal momento
che ciascuno interpreta alla propria maniera il modo in cuoi ci poniamo.
In Lettera autobiografica del 1912 Pirandello afferma:” Io penso che la vita è una molto triste
buffoneria, poiché abbiamo in noi, senza poter sapere né come né perché né da chi, la necessità di
ingannare di continuo noi stessi con la spontanea creazione di una realtà (una per ciascuno e non
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mai la stessa per tutti) la quale di tratto in tratto si scopre vana ed illusoria. Chi ha capito il giuoco
non riesce più ad ingannarsi; ma chi non riesce più ad ingannarsi non può più prendere né gusto né
piacere alla vita.”
Ho trovato emblematica la Novella scritta da Pirandello intitolata :”La carriola”. Scritta nel
1917, la novella appartiene al volume Canderola . La vicenda, incentrata sul contrasto pirandelliano
forma-vita, coglie il momento in cui entrano in crisi le “forme” che imprigionano l’esistenza di un
professore di diritto, avvocato e padre di famiglia. Il protagonista si rende conto di non esser mai
stato vivo, che “ogni forma è morte”, ma non può liberarsi: l’unico gesto liberatorio è una piccola
follia quotidiana, una trasgressione che compie come una vendetta, ma salvando le apparenze.
Il testo comincia con un dialogo interiore del protagonista, un avvocato oberato di lavoro, serioso, autorevole che non può permettersi alcun tipo di distrazione. L'unica cosa che si può concedere quando la sua mente affaticata implora un break, è lasciar perdere una pratica per volgersi
subito ad un'altra nuova. L'avvocato confessa di nascondere un terribile segreto, cioè di aver fatto
una vittima. Ogni giorno al momento opportuno, nel massimo segreto, commette il reato con spaventosa gioia. Di ritorno da un viaggio, in treno si concede un breve sonno, durante il quale comincia a sognare un altro tipo di vita. Sceso dal treno, l'ansia lo travolge, e un senso di atroce afa
della vita prende il sopravvento su di lui. L'uomo non riconosce più se stesso, quella che sta vivendo non è la vita che desiderava avere, gli sembra quasi di occupare il corpo di un altro. Arrivato a
casa è sconvolto più che mai, tuttavia rinsavisce vedendo i suoi figli, che si rende conto non poter
abbandonare per capriccio nonostante non li riconosca neppure più come tali. Loro hanno bisogno
delle cure del loro austero padre, pertanto il protagonista è costretto a interpretare come al solito la sua parte, ed a rientrare in quel misero corpo che non gli appartiene più. Responsabilità, dovere morale, obblighi ritornano ad essere i suoi principi, apparentemente non c'è possibilità di fuga.
Invece, la ribellione è possibile, per un attimo solo, ogni giorno, con l'atto compiuto nel massimo
segreto del suo studiolo. La sua vittima è la vecchia cagnetta bianca e nera, grassa e bassa che, volendo sfuggire alla tirannia capricciosa dei ragazzi che vorrebbero ancora giocare con lei, ha trovato riparo proprio nell'ufficio del padre di famiglia. Il severo avvocato ogni giorno le fa fare la carriola: un attimo di follia forse, ma in realtà si tratta soltanto dell'unico modo che ha per ricordarsi che
la sua è soltanto una farsa da attore. Pirandello molto ingegnosamente carica di suspence la narrazione, sembra far presagire il peggio quando parla di vittima, ingannando il lettore il quale si aspetta
un finale drammatico, che al contrario si rivela essere comico. Il gioco della “carriola” ai danni del-
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la cagnetta fa sorridere, poiché mostra un distinto signore, padre di famiglia, regredire all’infanzia.
Ma il lettore, sapendo che quel gesto nasce da un profondo disagio del protagonista, dal suo bisogno irrefrenabile di uscire da se stesso, dalle maschere che i rapporti sociali gli hanno imposto,
scopre un “sentimento del contrario”, ovvero un sentimento di pietà per la disperata solitudine
del personaggio.
La novella che apparentemente sembra allontanarsi dall’argomento principale, è invece fondamentale per spiegare il comportamento di un serial killer stazionario. Possiamo infatti osservare lo
stesso tipo di comportamento, ovviamente amplificato, nell’omicida seriale. Infatti il soggetto in
questione conduce una vita, apparentemente normale, ove è integrato perfettamente nella comunità o magari è anche una figura di riferimento, ma la repressione di determinate pulsioni, lo inducono ad uno stato di psicopatia. Per poter continuare ad avere una vita diciamo “normale” il soggetto commette omicidi, di solito senza un modus operandi simile ai precedenti, in cui riesce a
sfogare le pulsioni che sino ad allora aveva tenuto a freno.
È interessante constatare che, questo tipo di pulsioni tenute a freno dalla società in cui viviamo, da alcuni individui vengono sfogate con alcuni folli , seppure innocenti, gesti come l’esempio
della storia trattata in precedenza. Mentre ci sono alcuni individui che non riescono a sfogare le loro pulsioni semplicemente con dei piccoli gesti ma, l’unico sistema è commettere omicidio.
1.1
Herman Webster Mudgett
Era nato a Gilmanton, New Hampshire, figlio di Levi Horton Mudgett e sua moglie, già Theodate Pagina Price. La sua precoce carriera criminale si basava sulla frode e contraffazione, compresa una cura per l'alcolismo e truffe immobiliari. Mugett ha conseguito un dottorato presso l'Università del Michigan.
Riuscì a ottenere una farmacia Chicago defraudando il farmacista, e, divenuto famoso per alcuni rimedi inventati da lui, con i soldi costruì un edificio di tre piani esattamente di fronte alla
farmacia. Chiamò questo edificio "Il Castello", e lo aprì come un hotel chiamato “World's Columbian Exposition” nel 1893. Il piano inferiore del Castello conteneva negozi e nel primi anni anche il
suo studio. Al piano intermedio costruì un labirinto di oltre cento stanze prive di finestre . In un
periodo di tre anni, Mudgett sceglieva come vittime le donne che erano tra gli ospiti del suo hotel.
Le torturava in camere insonorizzate e senza vie di uscita. Costruì camere dotate di linee di gas
che gli hanno permesso di asfissiare le donne residenti in hotel in qualsiasi momento. L’omicida a-
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veva più volte cambiato costruttori, al fine di garantire la non conoscenza del disegno della casa
che aveva creato , che avrebbe potuto incriminarlo . Una volta morti, i corpi delle vittime passavano attraverso uno scivolo al piano seminterrato per essere poi venduti a scuole mediche o collocati in fosse di calce per la distruzione.
Dopo la Fiera Mondiale, il farmacista lasciò Chicago e durante il viaggio commise altri efferati
omicidi. Fu arrestato nel 1895, quando fu scoperto il corpo di un ex socio in affari, Benjamin Pitezel, e tre dei suoi figli.
Lo stesso anno, il "Castello" di Mudgett a Chicago bruciò il 19 agosto, rivelando la carneficina
alla polizia e ai vigili del fuoco. Il numero delle vittime Mudgett è stata stimata tra le 20 e le 100 vittime, anche se altre stime ne rivelerebbero 200. Queste vittime erano soprattutto donne, ma anche alcuni uomini e bambini.
Mudgett venne processato per omicidio, e confessò 27 omicidi (a Chicago, Indianapolis e Toronto) e sei tentati omicidi. Fu impiccato il 7 maggio 1896, a Philadelphia.
*Herman
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Webster Mudgett
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Come nasce un serial killer?
Dopo l'arresto di un serial killer, la domanda è sempre questa: Come ha fatto questa persona
a diventare un assassino seriale? La risposta sta nello sviluppo dell'individuo dalla nascita all'età adulta. In particolare, il comportamento di una persona è influenzata da esperienze di vita, nonché
alcuni fattori biologici. Gli assassini seriali, come tutti gli esseri umani, sono il prodotto della loro
eredità, della loro educazione, e delle scelte che hanno fatto durante lo sviluppo.
Secondo gli psicologi lo sviluppo di un neo serial killer dipende dalla “casualità”.
Causalità può essere definita come un processo complesso basato su fattori biologici, sociali e
ambientali. In aggiunta a questi fattori, gli individui hanno la possibilità di scegliere di impegnarsi in
certi comportamenti. Il risultato collettivo di tutte queste influenze separa i comportamenti individuali dal comportamento umano generico. Poiché non è possibile identificare tutti i fattori che influenzano il normale comportamento umano, analogamente non è possibile identificare tutti i fattori che influenzano un individuo a diventare un assassino seriale.
Gli esseri umani sono in un costante stato di sviluppo dal momento del concepimento fino alla
morte. Il comportamento è influenzato dalle stimolazioni ricevute ed elaborate dal sistema nervoso centrale. I neurobiologi credono che il nostro sistema nervoso sia ecologicamente sensibile,
consentendo in tal modo ai singoli sistemi nervosi di essere modellati per tutta la vita.
Lo sviluppo dei meccanismi di inserimento sociale comincia presto nella vita e continua a progredire non appena i bambini imparano ad interagire, negoziare, ed a trovare compromessi con i
loro coetanei. In alcuni individui il mancato sviluppo di adeguati meccanismi di inserimento si traduce in comportamenti violenti.
Fin dall’inizio il bambino investe di significato affettivo le operazioni vitali elementari: nutrirsi
ed evacuare. Come essere biologico con un sistema nervoso evoluto, prova piacere nello svolgimento delle funzioni fisiologiche che lo mantengono in vita. Bocca, ano, genitali sono, in successione, le zone del corpo attraverso cui riceve stimoli e stabilisce rapporti con il mondo esterno,
quindi innanzitutto con la madre. Avremo quindi una “fase orale” (primo anno di vita), seguita da
una “fase anale” (da uno a tre anni), infine una “fase genitale” (da tre a cinque anni). Dopo la fase
genitale, la sessualità infantile entra in un periodo di latenza, per manifestarsi nuovamente con la
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pubertà. Nel passaggio da una fase all’atra possono sorgere complicazioni che condizioneranno la
vita sessuale e psichica adulta. Una quantità eccessiva di energia sessuale può restare “fissata”, a
una certa fase. La conseguenza può essere un disturbo dello sviluppo oppure la formazione, nella
psiche, di un’area di sicurezza o di fuga, per così dire, alla quale far ritorno di fronte alle difficoltà e
altre frustrazioni a cui la vita inevitabilmente espone ognuno di noi. Quella del Serial Killer è una
sessualità che non si è sviluppata completamente, o meglio, che si è sviluppata in modo parziale o
unilaterale: la sua energia è rimasta in gran parte “legata” a una fase particolare dello sviluppo.
Abbandono e abuso durante l'infanzia hanno dimostrato di essere una delle prime cause di
aumento di rischio di future violenze. Di conseguenza molto spesso il soggetto fa abuso di alcool e
droghe pesanti, che si trasformano in seguito in dipendenza. Tutto ciò porta l’individuo ad avere
un comportamento spesso violento verso gli altri individui. Ci sono invece casi documentati di
persone che hanno subito gravi ferite alla testa con perdita di alcune capacità psichiche, che, se anche prima non avevano mostrato nessun tipo di violenza, in seguito all’urto alla testa sviluppano
violenze e psicosi gravi.
Ho evidenziato come non ci sia una singola causa o fattore identificabile che porti allo sviluppo di un serial killer. Piuttosto, ci sono una moltitudine di fattori che contribuiscono al loro sviluppo. Il fattore più importante è la decisione personale del serial killer nella scelta di perseguire i suoi
crimini.
Il Federal Bureau of Investigation (FBI) ha ospitato un Simposio multidisciplinare delle Nazioni
Unite a San Antonio, Texas, dal 29 Agosto 2005 al 2 settembre 2005.
I partecipanti hanno convenuto che non vi è alcun profilo generico di un assassino seriale. I
serial killer differiscono in molti modi, comprese le loro motivazioni per l'uccisione ed il loro comportamento sulla scena del crimine. Tuttavia, i partecipanti hanno individuato alcuni tratti comuni
tra alcuni assassini seriali, tra cui la mancanza di rimorso o senso di colpa, l’impulsività, la necessità
di controllo, e comportamenti predatori. Questi tratti e comportamenti sono coerenti con il disturbo di personalità psicopatica. I partecipanti hanno ritenuto che queste conclusioni fossero molto importanti per le forze dell'ordine e per gli altri professionisti del sistema di giustizia penale per
comprendere la psicopatia e la sua relazione all'omicidio seriale.
Un Serial Killer documentato con queste caratteristiche si può trovare in:
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2.1
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Carroll Edward Cole
Omicida seriale vissuto negli Stati Uniti. Uccise circa 13 prostitute tra il 1947 e 1980. Tutti gli
omicidi avevano matrice sessuale. Quando viene arrestato, nel 1981, Cole confessa gli omicidi, ma
sostiene di aver ucciso sotto l’influsso di alcol. Afferma che le vittime gli ricordano la madre adultera e di averle uccise perché sono tutte infedeli ai loro mariti e fidanzati. Le vittime sono donne
che lo avvicinano nei bar e che gli propongono di appartarsi con lui; Cole le segue in macchina o
nei loro appartamenti, le stupra e le strangola. L’omicida è stato giustiziato nel 1985.
La storia di Carroll Edward Cole è un perfetto esempio di come il comportamento di due genitori possa essere distruttivo per un bambino e per lo sviluppo futuro. Cole cresce con
un’identità sessuale poco definita e confusa e ciò avviene per vari motivi:




Gli viene dato un nome che normalmente è riservato ad una bambina;
Per anni, la madre, lo veste con abiti femminili;
I compagni di scuola e le amiche della madre lo prendono in giro continuamente, chiamandolo “femminuccia” e con altri appellativi simili;
Il padre non rappresenta un modello adeguato per lui.
A tutto ciò si aggiungono le prime esperienze di matrice omosessuale e la percezione della sua
sessualità diventa sempre più confusa.
Carroll Edward Cole
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Serial Killer nella storia
L’omicidio seriale esiste fin dai tempi più remoti, ma non veniva chiamato in questo modo.
Centinaia di “pazzi sanguinari”, “lupi mannari”, “vampiri”, “maniaci omicidi”, “assassini a catena”,
“pluriomicidi” che hanno costellato la storia criminale dell’umanità, in realtà avevano tutte le caratteristiche del serial killer moderno. Ad esempio gli imperatori romani Nerone e Caligola erano
degli assassini in piena regola: la maggior parte dei loro omicidi non era motivata da una semplice
brama di potere e, spesso, uccidevano per il solo gusto di sperimentare nuove emozioni, essendo
annoiati dalla monotonia della loro vita quotidiana.
Nel corso della storia gli omicidi seriali avevano una percentuale più o meno costante, tenendo conto però dei casi accertati. Con l’inizio della prima guerra mondiale, e successivamente della
seconda guerra mondiale, l’omicidio seriale ebbe un grande incremento, dovuto a molteplici fattori. Fino a quel momento la popolazione aveva dovuto mantenere il rigore dovuto dalla società per
la “buona convivenza”. Come Freud ha affermato, per poter convivere dobbiamo tenere a freno
quegli istinti “animali” che la nostra natura umana è incline a provare per evitare di cadere nella
barbarie. Ma con l’avvento della prima guerra mondiale i canoni che sino ad allora avevano retto la
società crollano improvvisamente lasciando allo sbaraglio la popolazione. La povertà, il malcontento causati dalla guerra indussero i cittadini a cercare un nuovo punto di riferimento, più stabile,
che unisse in un gruppo coeso, forti e deboli. In Germania tutto ciò venne individuato nel nazionalsocialismo:l’ideologia delineata da Hitler in uno scritto intitolato Mein Kampf.
Hitler mise a fuoco un nucleo ideologico forte, una sorta di idea-guida semplice e chiara,
l’antisemitismo, intorno a cui agitare la propaganda e raccogliere il consenso di larghi strati della
popolazione. Adolf Hitler, sulla scorta di una serie di testi divenuti famosi tra la fine dell’Ottocento
ed i primi anni del Novecento, fra cui quelli di Arthur De Gobineau e H. Stewart Chamberlain, in
cui si ponevano le basi del razzismo biologico, sosteneva l’esistenza di una razza superiore, la razza
ariana, rappresentativa della più alta forma di umanità, incarnata in primo luogo dal popolo tedesco. Quest’ideologia cambiò radicalmente il pensiero di molte persone che, sentendosi uniti da
quest’idea, si sentirono liberi di sfogare le loro pulsioni represse verso il “nemico comune” : gli ebrei.
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Molti serial killer sono stati individuati in questo periodo aventi quest’idea comune, le stesse
SS che operavano nei campi di concentramento, per il sadismo con cui commettevano gli omicidi
di ebrei, e non solo, vennero in seguito classificate nel Data Base dell’Interpool come Serial Killer.
Non è il solo fatto di uccidere che fa di una persona un serial killer ma è il piacere che essa prova
nel farlo. Si sono verificati molti casi in cui militari addestrati ad uccidere solo in caso di necessità,
cominciassero hanno poi cominciato, nel tempo, a sviluppare una forma patologica di piacere di
uccidere. Patologica perché, oltre ad aumentare la tendenza ad uccidere, crea dipendenza, quindi il
soggetto in questione quando inizia la serie di omicidi non riesce più a smettere perché essi l’unica
cosa che sfoga le sue pulsioni.
Un caso identificato di Serial Killer nell’epoca della seconda guerra mondiale:
3.1
Marcel Petiot
Era un killer francese che attirava gli ebrei durante la seconda guerra mondiale in casa sua con la
scusa di aiutarli, ma in realtà li intrappolava in uno stanzino per poi ucciderli con il gas; i cadaveri li
derubava e li dissezionava. Arrestato, confessò alcuni omicidi e fu collegato a 63 sparizioni; al processo fu trovato colpevole di 26 omicidi e condannato a morte tramite ghigliottina. Un commentatore arrivò ad attribuirgli 150 delitti.
*Marcel
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Petiot
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Omicidi Seriali e veleni
Fino a tutto il XIX secolo, l’arma preferita dei serial killer è il veleno, in quanto le conoscenze
specifiche dell’epoca non permettevano la sua identificazione, con precisione assoluta, nel corpo
umano. Sebbene l’arsenico fosse il veleno più usato per uccidere, esistevano dozzine di altri veleni
a disposizione di potenziali assassini.
ANNO
VELENO
1803
Morfina
1818
Stricnina
1819
Brucina
1820
Chinino
1828
Nicotina
1831
Cloroformio
1832
Codeina
1833
Aconito, Belladonna
Nella prima metà del secolo, furono scoperti diversi veleni che, in piccole quantità, potevano
avere effetti benefici sull’organismo, mentre in dosi massicce avevano un affetto letale. Molte di
queste sostanze, spesso usate in ambito medico, erano potenzialmente letali se assunte in grandi
quantità. La maggior parte dei veleni di origine metallica (come ad esempio l’antimonio) erano abbastanza facili da riconoscere in una normale autopsia, mentre quelli di origine vegetale e gli alcaloidi sparivano dal corpo senza lasciare tracce.
Il veleno viene utilizzato da una particolare categoria di Serial Killer detti: ”Vedove Nere”.
Come ben si può intendere dal nome in questo gruppo sono formate per circa il 90% da donne.
Questa definizione deriva dal ragnoche ha ispirato la loro denominazione: sposano uomini ricchi e,
dopo essersi appropriate delle loro proprietà, li uccidono avvelenandoli. Di solito si risposano
molte volte per poter tornare ad attuare tale crimine. A volte uccidono anche i loro figli, dopo aver stipulato delle assicurazioni sulle loro vite.
Di seguito il caso di una delle donne Serial Killer più prolifiche degli Stati Uniti.
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4.1
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Belle Sorenson Gunness:
Belle Sorenson Gunness, nata a Brynhild Paulsdatter Størseth nel 1859, è stata una serial
killer norvegese naturalizzata statunitense. Essa è una delle più prolifiche di tutta gli Stati Uniti con al-
meno 40 omicidi accertati, che potrebbero essere fino ad oltre 60.
Fin da bambina era ossessionata dal denaro. Qualsiasi attività svolgesse aveva scopo di lucro e
così lo diventarono anche i suoi legami affettivi. Nel corso della sua vita ebbe molti mariti, sui quali
stipulava un’assicurazione sulla vita, poi stranamente essi si ammalavano e morivano. Quando era
senza marito la donna andava alla ricerca continua di amanti che attirava con falsi annunci sul giornale. Essi si presentavano a casa sua con grosse somme di denaro per comprare il suo matrimonio.
Dopo una notte passata a casa della donna, come era successo ai mariti, essi si ammalavano e morivano poco dopo lasciando il denaro alla donna.
Dopo che un amante riuscì a scappare ed a raccontare cosa effettivamente facesse la donna,
cominciarono le investigazioni ma essa scomparve senza lasciare traccia.
*
4.2
Belle Sorenson Gunness
La stricnina
In tutti gli omicidi il modus operandi era sempre lo stesso: avvelenamento da STRICNINA.
La stricnina è un alcaloide molto tossico a complessa struttura chimica (nella quale è comunque ben identificabile il nucleo dell'indolo): la dose mortale media (più esattamente la LD50) è di 1
mg/kg. Generalmente le dosi letali orali risultano comprese fra 0,5 e 5 mg/kg di alimento ingerito.
Pura si presenta in forma cristallina di prismi rombici, incolori, inodori, caratterizzati da sapore
amaro, persistente. È praticamente insolubile in acqua ed è una delle sostanze più amare conosciute: è possibile sentirne il gusto alla concentrazione di 1 ppm.
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La stricnina viene estratta normalmente dai semi di due Loganiacee del
genere Strychnos,
ovvero Strychnos
nux-
vomica, noce vomica e Strychnos Ignatii, fava di S. Ignazio, ed in
particolare dalla farina ottenuta da questi semi.
Strychnos nux-vomica =>
La stricnina agisce come potente eccitante del sistema nervoso centrale, e causa il blocco di particolari terminazioni nervose, i recettori post sinaptici per la glicina.
Questo fa sì che ogni stimolo causi convulsioni. La morte sopravviene per blocco respiratorio o per esaurimento fisico. In caso di avvelenamento, entro un'ora (a volte anche dopo 10-20
minuti) si irrigidiscono i muscoli del collo e del viso. L'irrigidimento dei muscoli si diffonde a tutto
il corpo e si tramuta in spasmi, che acquistano frequenza crescente. La schiena si inarca continuamente. Alla fine, si blocca anche la respirazione. La coscienza rimane lucida.
Il trattamento comprende benzodiazepina come il diazepam, nonché carbone attivo o sostanze equivalenti per eliminare eventuali residui nell'apparato digerente. Le possibilità di recupero sono buone se il paziente sopravvive alle prime 24 ore.
La stricnina è stata usata come veleno per topi, volpi e altri piccoli animali vertebrati.
Nella prima metà del Novecento, piccole dosi di stricnina erano usate in medicina come stimolanti, come lassativi e come rimedi per altri disturbi dell'apparato digerente. I suoi effetti stimolanti la portarono a essere usata anche come doping nello sport. A causa della sua alta tossicità e
della tendenza a causare convulsioni, l'uso della stricnina in medicina fu in seguito abbandonato a
favore di più sicure alternative.
Negli ultimi anni la stricnina trova alcune applicazioni in omeopatia; viene inoltre aggiunta a
certe sostanze stupefacenti. In rarissimi casi, la stricnina si utilizza per "tagliare" determinate sostanze stupefacenti, come l'eroina e la cocaina.
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INFORMAZIONI CHIMICHE SULLA STRICNINA:



Formula bruta molecolare: C21H22N2O2
Massa molecolare (u) : 334.41g/mol
Aspetto: cristallino incolore

Simboli di rischio chimico:
Il primo rappresenta il simbolo di tossicità acuta e il secondo indica che la molecola è pericolosa per l’ambiente.
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Data Base dei Serial Killer
In informatica, il termine database, base di dati o banca dati (a volte abbreviato con la sigla DB),
indica un archivio dati, o un insieme di archivi ben strutturati. Le informazioni in esso contenute sono
strutturate e collegate tra loro secondo un particolare modello logico relazionale in modo tale da
consentire la gestione/organizzazione efficiente dei dati stessi e l'interfaccia con le richieste dell'utente attraverso le cosiddette query language (query di ricerca o interrogazione, inserimento, cancellazione, aggiornamento ecc.). il tutto grazie a particolari applicazioni software dedicate (DBMS),
basate su un'architettura di tipo client-server.
Il termine "database" può anche indicare contemporaneamente:


l'archivio a livello fisico (hardware): il sistema con i supporti di memorizzazione (es. hard
disk) che contengono i dati stessi e il processore per l'elaborazione di questi (database
server);
l'archivio a livello logico: i dati strutturati e la parte software cioè il database management
system (DBMS) ovvero quella vasta categoria di applicazioni che consentono la creazione,
manipolazione (gestione) ed interrogazione efficiente dei dati.
Informalmente e impropriamente, la parola "database" viene spesso usata per indicare
il database management system (DBMS) riferendosi dunque alla sola parte software. Un client di
database lato client interagisce con il DBMS e quindi anche con il database in senso fisico.
Nei database più moderni, ovvero quelli basati sul modello relazionale, i dati vengono suddivisi
per argomenti (in apposite tabelle) e poi tali argomenti vengono suddivisi per categorie (campi)
con cui si possono svolgere determinate operazioni di interrogazione e modifica. Tale suddivisione
e funzionalità, rende i database notevolmente più efficienti rispetto ad un archivio di dati creato ad
esempio tramite file system di un sistema operativo su un computer, almeno per la gestione di dati
complessi.
La diffusione dei database, e dei relativi sistemi DBMS di gestione, nei sistemi informativi moderni è enorme e capillare essendo un componente base del sistema informatico: si pensi a tutte le
attività commerciali di gestione di magazzino, gestione clienti, sistemi di immagazzinamento di dati
personali o pubblici, nella pubblica amministrazione e nelle imprese private (es. banche e aziende.
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MARGHERITA SIMONETTI
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Grazie alla nascita dei computer e quindi del sistema informatico è stato possibile raccogliere i
dati della maggior parte dei Serial Killer attuali e del passato, facilitando il lavoro delle autorità nello svolgere le indagini sui neo omidici seriali.
Nel web è possibile trovare un gran numero di data base dedicati alla raccolta di schede biografiche sui serial killer, ma il più famoso e aggiornato data base sugli omicidi seriali è stato creato
dall’ FBI. Ovviamente non è aperto al pubblico.
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MARGHERITA SIMONETTI
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Considerazioni conclusive
L’argomento trattato, come dimostrato nella tesina, è aperto a molti differenti campi della cultura contemporanea. Volendo ci si può immergere anche nella letteratura e nella cinematografia, le
quali hanno tratto molti spunti narrativi nel raccontare storie e leggende sui serial killer (es. Dieci
piccoli indiani di A.Christie per la letteratura, o, nel campo dei film, Arsenico e vecchi merletti di
F.Capra), spesso però sviando la narrazione verso il comico ed il grottesco, quasi a testimoniare la
fatica comunicativa di cui questo argomento è portatore se invece viene osservato scientificamente.
Ho pensato di proporre questa tesina ben sapendo che l’argomento trattato non è dei più
comuni. Ma nel corso della mia carriera scolastica mi sono trovata sempre di più attratta dalla psicoanalisi, ed in particolare da quella criminale. Mi è parso un settore, certo complesso ed inquietante, ma forse, proprio per questo, più di altri, e ciò per la sua indagine dei casi estremi, fondamentale per svelare l’ambivalenza dei tratti profondi della natura umana e della sua non scontata
semplicità di relazione con i suoi simili.
Specialmente l’ultimo anno, con la trattazione di Sigmund Freud nel programma di filosofia e la
mia partecipazione ad alcuni corsi di psicologia al Campus della Bicocca a Milano, ho immaginato il
mio futuro nello studio della psiche.
Margherita Simonetti
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Riferimenti
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“I Serial Killer : il volto segreto degli assassini seriali” a cura di Vincenzo Mastronardi e Ruben De Luca;
“LetterAutori” a cura di Beatrice Panebianco, Mario Gineprini e Simona Seminara;
“Anatomia della distruttività umana” a cura di Erich Fromm;
“Il disagio della civiltà” a cura di Sigmund Freud;
“Leggere la Storia” a cura di Marco Manzoni, Francesca Occhipinti, Fabio Cereda e Rita Innocenti;
“Filosofia, Cultura e Cittadinanza” a cura di Antonello La Vergata e Franco Trabattoni;
“ Intossicazioni acute. Veleni, farmaci e droghe” a cura di Kent R.O;
www.fbi.gov;
www.classicitaliani.it;
www.treccani.it;
www.murderpedia.org;
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