copertina - Canon Club Italia
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Canonclubitalia -MAGAZINEGennaio 2010 -n°1 - anno II Numero 3 - Novembre 2009 •canon 14 vs sigma 12-24 •marco meniero l’astro-geo-fotografo del cci •fotografIa digitale infrarosso •Zanzibar tra paradiso e realtà Canonclubitalia -MAGAZINE- CANON 14 vs SIGMA 12-24 Gennaio 2010 - n°1 - anno II zanzibar tra paradiso e realta’ RESPONSABILE Biagio Pandolfi CAPOREDATTORI Federico Modica Salvatore Farella Sandro Piras REPARTO GRAFICA Simone Ambrosini Gerardo Fiorito CORRETTORE BOZZE Gabriele Tittonel Fotografia digitale infrarosso (parte 1°) Carmelo leggiero, un amore al primo “sguardo”. il reportage ed il fotogiornalismo Marco Meniero l’astro-geo-fotografo del CCI copertina LA COPERTINA! Siamo arrivati alla 4° uscita del nostro magazine CCI e dedichiamo la “Copertina” al vincitore del 34° Contest CCI “luci d’autunno” 34° Contest CCI “ Luci d’Autunno”. Luca Moglia, simpatico giovane torinese con la passione della vespa e della fotografia ha realizzato uno scatto molto bello e dal tipico sapore autunnale. Affascinato dai colori caldi dell’autunno e costeggiando ogni giorno in Vespa il lungo viale di Dora Voghera a Torino, ha saputo cogliere l’attimo, immortalando la signora anziana che passeggiava sotto i grandi alberi. Molto affezionato a questa fotografia, non perde l’occasione per fare attenzione alla luce, ai colori e alle persone che passeggiano nel viale, aspettando sempre il momento giusto per scattare altre foto. Luca ama fotografare perché dice che una delle caratteristiche peculiari di questa arte è quella di non riproporre mai situazioni già vissute, ma di offrire invece spunti ed emozioni diverse ad ogni scatto. Non predilige uno specifico genere fotografico ma tendenzialmente è appassionato di reportage e fotografia street. L’elegante foto vincitrice del contest non ha subito pesanti ritocchi in post-produzione ma solo la classica ottimizzazione del file Raw. L’ottima costruzione geometrica, il contesto ambientale e la presenza dell’elemento umano sono stati i fattori che più sono stati apprezzati dai giurati. Merita una visita il suo sito personale (www.lucamoglia.it), molto curato e ricco di belle immagini e test fotografici. Ringraziamo Luca e restiamo in attesa di vedere ancora delle sue belle foto magari la stessa in versione primaverile! Daniele Pistore (Terrylitaliano) CCImagazine 4 - 2 Canon 14 Vs Sigma 12-24 il terzo occhio INTRODUZIONE A febbraio, dopo aver preso la reflex a formato pieno Canon 5D, ho deciso di acquistare il grandangolo rettilineo più spinto: il Sigma 12-24. Quest’obiettivo offre un sorprendente angolo di campo di 122 gradi! Canon offre come grandangoli estremi il 14mm f/2.8L, il 16-35 f/2.8L e il 17-40 f/4L (l’unico che rientra nella stessa fascia di prezzo del Sigma). Tuttavia, i due zoom wide Canon sono molto distanti in termini di apertura di campo dal Sigma 12-24: l’unico che si avvicina è il Canon 14, che è di “solo” 2mm più lungo del 12-24. Grazie al gentilissimo Jurgen, che mi ha prestato il suo Canon 14 L II, ho deciso di effettuare un test di nitidezza, di vignettatura, di colori e di autofocus tra le due ottiche, per scoprire se il Canon sia superiore al Sigma e in quali termini. Le prove sono state effettuate su corpo macchina 5D (reflex full-frame). Gli scatti sono RAW convertiti in jpeg con Adobe Camera Raw (ACR), con tutti i parametri impostati a zero. CARATTERISTICHE Canon 14 f/2.8L II USM: angolo di campo: 114°, peso: 645g, lamelle f/: 6, apertura minima: f/22, prezzo: 1800€ Sigma 12-24 f/4.5-5.6 EX DG HSM: angolo di campo: 122-84°, peso: 600g, lamelle f/: 6, apertura minima: f/22, prezzo: 650€ DIFFERENZE TRA LE FOCALI 12mm e 14mm Nella foto riportata qui sotto si può vedere quanto sia marcata la differenza di focale tra 12mm e 14mm su formato pieno. Il Sigma 1224 offre ben 122 gradi di angolo di campo, mentre il Canon 14 ha un angolo di ripresa di 114 gradi. A queste lunghezze focali anche 2 millimetri significano molto! Al contrario, se stessimo parlando di teleobiettivi, non vedremmo pressoché alcuna differenza tra ad esempio 200mm e 202mm! La foto mostra le differenze di ingrandimento che le focali 12mm e 14mm offrono. CCImagazine 4 - 3 NITIDEZZA Ho effettuato dei ritagli al 100% di 350 x 350 pixel delle varie foto. Ho considerato i diaframmi 2.8 e 4 (solo per il Canon 14), 5, 5.6, 8, 11 e 16. Ho effettuato dei ritagli sia al centro fotogramma che al bordo (estremo) fotogramma, per individuare se gli obiettivi abbiano del decadimento ai bordi. L’intera foto, nei quadratini rossi i ritagli 100% considerati nel test. Ritagli 100% CENTRO fotogramma Canon 14 f/2.8 Sigma 12-24 f/4.5-5.6 f/2.8 f/4 Ritagli 100% BORDO fotogramma Canon 14 f/2.8 Sigma 12-24 f/4.5-5.6 N.P. N.P. N.P. N.P. f/5 f/5.6 f/8 CCImagazine 4 - 4 f/11 f/16 Conclusioni per la nitidezza: Per avere un confronto diretto ho impostato il Sigma 12-24 alla focale di 14mm guardando la ghiera dello zoom. Anche guardando i dati Exif delle foto il Sigma risulta essere effettivamente impostato a 14mm. Riguardo la nitidezza al centro fotogramma credo sia abbastanza evidente il vantaggio che il Canon ha nei confronti del Sigma. Già a partire da tutta apertura il Canon ha una nitidezza e un contrasto eccellenti. Il Sigma direi che si difende in modo dignitoso: sicuramente è meno contrastato del suo concorrente Canon, però è pienamente usabile già a f/5. Riguardo la nitidezza al bordo fotogramma (estremo) il confronto é sostanzialmente alla pari. Forse il Sigma 12-24 presenta meno aberrazioni cromatiche, che sono abbastanza visibili sul Canon (di colore viola). Direi in conclusione che il Canon è leggermente superiore al Sigma, che recupera però a bordo fotogramma. VIGNETTATURA Con gli ampi angoli di campo che i due obiettivi offrono è inevitabile che entrambi soffrano di una (pesante) vignettatura. Tuttavia questa è facilmente eliminabile con programmi di fotoritocco quali Photoshop o Aperture. Con la pellicola è invece un difetto con il quale si deve necessariamente convivere. Di seguito metto le foto effettuate a diaframmi 2.8 e 4 (solo per il Canon 14), 5, 5.6 e 8. Entrambi gli obiettivi sono a 14mm. Ritagli 100% CENTRO fotogramma Canon 14 f/2.8 Sigma 12-24 f/4.5-5.6 f/2.8 N.P. f/4 N.P. f/5 CCImagazine 4 - 5 Conclusioni per la vignettatura: Il Canon 14 è nettamente superiore al Sigma 12-24. Il Canon presenta a f/2.8 più o meno la medesima vignettatura del Sigma a f/5. Però a f/5 il Canon presenta una vignettatura quasi inesistente, e a partire da f/5.6 il Canon non ne presenta quasi più. Il Sigma invece ancora a f/8 presenta una vignettatura piuttosto marcata. f/5.6 f/8 COLORI Canon 14mm CCImagazine 4 - 6 Sigma 12-24 @ 14mm Con Adobe Camera Raw ho impostato la temperatura colore di entrambe le foto a 5100 gradi Kelvin (°k), in questo modo si possono vedere le sole differenze che le due lenti mostrano, avendo lo stesso riferimento di temperatura colore sul sensore della 5D. I colori del Canon 14 appaiono più neutri e più fedeli all’ambiente originale. L’obiettivo Sigma ha una tendenza a colorare le fotografie con una componente tendente al giallo. Il difetto è facilmente eliminabile in post produzione, tuttavia bisogna notare che il Canon mostra dei colori perfetti e presenta una fedeltà cromatica molto buona. AUTOFOCUS Il Canon 14 ha l’autofocus USM, cioè Ultra-Sonic Motor, mentre il Sigma 12-24 possiede l’autofocus HSM, cioè l’Hyper-Sonic Motor. Con questi angoli di campo molto spinti è importante dire che l’autofocus non è una componente così fondamentale. Tuttavia, entrambi gli autofocus sono veloci e precisi, direi che sono alla pari, forse con un leggero vantaggio per il Canon 14 con il suo USM. CONCLUSIONI Il Canon 14 esce vincitore da questo confronto. É’ superiore al suo diretto concorrente per quanto riguarda massima apertura, nitidezza, vignettatura e colori. Tuttavia bisogna necessariamente ricordare il costo di quest’ottica: ben 1800 €! Ben tre volte il prezzo del Sigma! Ed in più il Sigma offre ben 2mm di grandangolo in più rispetto al Canon, che con queste aperture è una differenza molto apprezzabile. Il Sigma è vero che perde il confronto, però bisogna sottolineare che non c’è un divario così marcato con il Canon: molti difetti del Sigma 12-24 si possono eliminare con una facile post produzione. Il mio consiglio: Consiglio il Canon 14mm f/2.8L USM solo se vi serve una maggiore luminosità data dal diaframma f/2.8. Nel caso non vi servisse il diaframma aperto vi consiglio il Sigma 12-24 f/4.5-5.6 EX DG HSM: offre ben 2mm di grandangolo in più e presenta una qualità d’immagine che si avvicina al Canon. Inoltre costa un terzo rispetto al Canon! Luca Moglia CCImagazine 4 - 7 sentieri fotografici Il primo impatto che si ha arrivando nello scalcinato aeroporto di Zanzibar, è che sei su un altro mondo. Un mondo fatto di povertà, arretratezza e vita quasi selvaggia. Un secondo dopo sei invaso da un misto tra amore e calma. Il profumo delle spezie sta entrando nel tuo corpo e nell’anima e quella povertà, arretratezza e vita quasi selvaggia, si tramutano in una dol- ogni ora. Questa terra tanto amace e spensierata allegria come il ta da quel genio di Freddy Mercury sorriso dei zanzibarini, sempre ed a cui ha regalato anche i natali pronti a regalarti nella loro sem- - celebre la sua casa natia nel cenplicità, una sensazione di pienezza tro di Stone Town - ti avvolge con spirituale che difficilmente ho in- il suo fascino selvatico dove i ritmi contrato altrove. Quasi d’incanto, scorrono lenti e le persone vivono sei trasportato in questa terra che in piena armonia con la natura. cancella lo stress della caotica città o del telefonino che squilla ad Sandro “Martuzzieddu” Piras a seguire le foto di Sandro: CCImagazine 4 - 8 CCImagazine 4 - 9 Posizionato appena sotto la linea equatoriale, Zanzibar è un arcipelago africano che dal 1964, assieme alla Tanganika, ha costituito la Tanzania. Il nome Zanzibar viene usato anche per riferirsi all’isola maggiore dell’arcipelago, nota come Unguja, la quale si trova nell’Oceano Indiano a circa 30 km dalla terra ferma. La popolazione locale, stimata in circa 800.000 abitanti distribuiti su una superficie di circa 1500 kmq, è dedita all’agricoltura, alla pesca e alla coltivazione delle spezie che ha tradizione antichissima. Tutte le attività sono praticate con metodologie ancora molto antiche, essendo l’isola in gran parte priva delle moderne tecnologie che da tempo hanno invaso i paesi più ricchi. In tempi più recenti hanno iniziato a prevalere le attività connesse alla crescente diffusione del turismo, forte dei meravigliosi paesaggi, tramonti e mari che questa regione sa offrire. L’origine del nome “Zanzibar” non è determinata con certezza. Diverse etimologie teorizzano che si tratti di una derivazione dal termine “Zang-i bar” (Terra dei neri, in persiano) o dallo Zenzero (Zanjabil, in arabo), una spezia di cui per anni Zanzibar è stato il primo produttore mondiale assieme alla coltivazione dei chiodi di garofano. Proprio per la CCImagazine 4 - 10 straordinaria produzione di spezie, l’arcipelago di Zanzibar, insieme all’isola di Mafia e altre minori, si è guadagnato l’appellativo di “Spice islands” (isole delle spezie). La capitale di Zanzibar si trova nell’isola maggiore (Unguja) e si chiama “Zanzibar City”, la cui parte centrale è stato dichiarato patrimonio dell’umanità UNESCO e prende il nome di Stone Town in virtù delle pietre usate per le antiche costruzioni edilizie, ancora oggi visibili camminando per gli strettissimi vicoli dei coloratissimi quartieri della City. Fuori dalla capitale, che rappresenta comunque l’unico centro urbano vero e proprio con tanto di ospedale e altre strutture civili, l’arcipelago fornisce l’habitat a numerose specie, come la scimmia Piliocolobus kirkii e il rarissimo leopardo di Zanzibar, che trovano posto nella foresta di Jozani e in altre aree incontaminate. in Zanzibar!” e, senza dubbio, il sorriso della gente rappresenta una delle ricchezze più preziose dell’isola. Hakuna matata significa ...sorridere a chi ci sta davanti, Sotto il profilo socio-culturale, vi- ...vivere ogni cosa con ottimismo, sitare Zanzibar vuol dire scoprire ...fidarsi del prossimo, come “hakuna matata” sia ben ...non preoccuparsi per i piccoli più di un semplice modo di dire. problemi quotidiani, Si tratta, infatti, di una vera e ...curarsi poco - in modo quasi propria filosofia di vita che porta incosciente - del dolore e delle la popolazione locale ad essere difficoltà, incredibilmente accogliente, cor- ...affrontare come evento naturale diale e disponibile alla vicinan- anche la morte degli altri, di se stessi o addirittura di un figlio. za col prossimo. Sin dall’arrivo all’aeroporto si viene accolti da un’enorme scritta “Smile, you are Claudio “Mostrito75” Panichi a seguire le foto di Claudio: CCImagazine 4 - 11 CCImagazine 4 - 12 CCImagazine 4 - 13 CCImagazine 4 - 14 scrivere con la luce il mondo della luce invisibile Introduzione All’inizio è sempre la luce Da questo numero del magazine cominciamo con un excursus sulla fotografia digitale all’infrarosso. L’argomento è molto complesso per le profonde conoscenze tecniche necessarie, per il materiale che spesso non è facilmente reperibile e per la pazienza e la costanza che servono per ottenere i primi risultati accettabili. Io ho cominciato a fotografare all’infrarosso 5 anni fa: girovagando su siti di fotografia mi sono imbattuto in una immagine scattata con questa tecnica ed è stato amore a prima vista. Da allora per me è stata una continua ricerca di altri “malati” di infrarosso. Una serie di costruttivi confronti e studi di tecniche e post produzione mi hanno portato a risultati accettabili. Ma è stato un percorso molto lungo e a volte difficoltoso. Con la serie di articoli che iniziano con questo numero, vorrei ripercorrere la strada da me intrapresa anni fa, e condividerla con voi. Parleremo di infrarosso digitale, di tecniche, di filtri, di esposizione, lenti e post-produzione. Solo qualche accenno alla fisica della luce, giusto per capire di cosa stiamo parlando. Cominciamo. Come tutti sappiamo, lo spettro elettromagnetico è l’intervallo di tutte le possibili frequenze delle onde elettromagnetiche caratterizzate da una lunghezza d’onda e da una frequenza. Con la vista riusciamo a percepire lunghezze d’onda comprese tra i 380 e i 760 nanometri (nm) a cui diamo il nome di luce visibile. Lunghezze d’onda minori corrispondono ai raggi ultravioletti, ai raggi X ed ai raggi gamma che hanno tutti quindi frequenza superiore alla luce visibile. Le radiazioni infrarosse, le onde radio e le microonde hanno invece lunghezze d’onda maggiori della luce. Con la fotografia digitale all’infrarosso si catturano le frequenze di luce visibile più prossime ai 760 nanometri. In realtà, quindi, non si percepisce una luce “veramente” infrarossa: il termine più corretto quando si parla di questo tipo di fotografia, infatti, è “Near Infrared” (nir) - vicino all’infrarosso. Attenzione! Tutto ciò non ha nulla a che fare con la fotografia termica, che cattura il calore emesso da un qualsiasi oggetto e che permette riprese anche in assenza di luce. Per la fotografia termica servono apparecchiature dedicate e molto costose. (parte 1°) Le fotocamere digitali e le radiazioni infrarosso Le moderne fotocamere digitali sono equipaggiate con sensori molto sensibili alla luce infrarossa. Il problema è che questo tipo di luce non è adatta per la fotografia tradizionale per cui i produttori inseriscono davanti al sensore un apposito filtro (chiamato IR-Cut o IR-Blocking o ancora Hot Mirror) che ha lo scopo di impedire che le frequenze di luce oltre i 720 nanometri raggiungano il sensore della macchina. Per ovviare a questo problema esistono un paio di tecniche che vediamo tra un momento. I filtri IR-Cut sono diversi da produttore a produttore e quindi ogni macchina risponde in modo diverso alle sollecitazioni delle radiazioni nir. Un facile test che tutti possono fare per capire se la propria fotocamera può scattare immagini all’infrarosso è il seguente: procuratevi un telecomando qualsiasi - quello della vostra TV va benissimo - e fotografate la parte anteriore, dove c’è il sensore che emette l’impulso per cambiare canale, avendo l’accortezza di tenere premuto un qualsiasi tasto del telecomando mentre si scatta. Guardate l’immagine scattata: se riuscite a vedere un punto luminoso, CCImagazine 4 - 15 più o meno grande, in corrispondenza del sensore del telecomando, bene, siamo a buon punto. la vostra fotocamera potrà scattare immagini all’infrarosso. Catturare solo la luce nir Il prossimo passo è quello di capire come poter sfruttare la NM 600 625 680 695 700 715 720 750 760 780 795 830 850 860 930 1000 1050 Kodak Wratten W25 W29 W70 W89B W88A W87 W87C W87B W87A Per farla semplice possiamo dividere i filtri infrarosso in tre grandi gruppi: Standard: per esempio il Kodak Wratten #70, l’Heliopan RG695 e il B+W 092. Questo tipo di filtri lascia passare la luce intorno ai 650 nm, raggiungono il 50% di luce passante intorno ai 69 nm e il 90% intorno ai 720 nm. Sono l’ideale per fotografare con la pellicola oppure con fotocamere digitali a cui è stato rimosso il filtro sensibilità del nostro sensore, nonostante il filtro IR-Blocking ci renda la vita un po’ difficile. Come dicevo prima, per fare questo esistono tre tecniche diverse, tutte con i propri vantaggi e svantaggi. Vediamole nel dettaglio. I filtri La soluzione più immediata è l’utilizzo di un apposito filtro che, posto davanti all’obiettivo, permette il passaggio attraverso di esso e fino al sensore, solo di frequenze Hoya 25A R70 R72 IR76 IR80 IR83 IR85 RM86 RM90 RM100 - Heliopan 1025 RG695 RG715 RG780 RG830 RG850 RG1000 - IR-Blocking (tra un po’ vedremo anche questo aspetto). Sulle DSLR non modificate questi filtri restituiscono un segnale molto più forte sul canale rosso. In generale restituiscono cieli molto scuri e colori falsati tipici delle fotografie nir, ma comunque solo monocromatiche. Filtri deboli: fanno parte di questo secondo gruppo il Kodak Wratten #89B, l’Heliopan RG715, l’Hoya R72, e il Cokin P007. Cominciano a lasciar passare la luce intorno di luce prossime ai 720 nanometri. La scelta del filtro giusto è molto delicata e dipende da quanto è performante l’IR-Blocking che il produttore della vostra fotocamera ha montato sul vostro modello. Inoltre la scelta del filtro ha effetti pesanti e definitivi sul risultato che volete ottenere. Se si sceglie un filtro che lascia passare luce con frequenza troppo basse, potrebbe essere difficile, se non impossibile, ritrarre la luce infrarossa. Al contrario, utilizzando un filtro che lascia passare solo frequenze molto alte, ci saranno difficoltà serie nei tempi di posa, con risultati scoraggianti, dato che sarà impossibile catturare abbastanza luce per avere una buona fotografia. Nella tabella qui sotto sono raccolti i più diffusi filtri infrarossi in commercio, non tutti, però, così facili da reperire. BIERMANN+WEBER (B+W) B+W090 B+W091 B+W092 B+W093 B+W094 - Altri Cokin A/P007 Tiffen 87 - ai 700 nm, raggiungono il 50% di luce filtrante a 720 nm e il 90% a 740 nm. Necessitano di esposizioni lunghe, soprattutto con fotocamere più recenti che in genere hanno un filtro IR-Blocking molto performante. Su apparecchi più datati, e in generale quando c’è un filtro anti-IR non troppo buono, restituiscono immagini molto accattivanti e si riesce ad ottenere il colore, soprattutto sui cieli sull’acqua, che saranno comunque molto scuri. Di contro, le lunghe esposizioni CCImagazine 4 - 16 aumenteranno il rumore e diminuiranno la nitidezza, a volte anche in maniera importante. Ottimi su fotocamere alle quali è stato tolto il filtro IR-Blocking. Filtri forti: in questo gruppo troviamo i Kodak Wratten #87, #87C e #87B, il Tiffen 87, gli Hoya IR80 e RM90. Questi filtri non lasciano passare luce se non con macchine digitali senza il filtro IR-Blocking. Anche in questo caso sono talmente filtranti che i tempi di esposizione ne risentono pesantemente, rendendo necessario l’utilizzo di un buon treppiede. Se avete la macchina giusta., questi sono i filtri che restituiscono le immagini più suggestive: cieli di un blu profondo, erba, foglie, alberi e vegetazione in generale brillantissima, acqua nera, e la pelle umana quasi lucida. Non esiste il filtro IR ideale: la scelta dipende da una serie di fattori, come abbiamo visto. D’altra parte ci sono parametri da monitorare e controlli da fare che sono tutto tranne che semplici e la loro reperibilità tutt’altro che immediata. Per una scelta media e soprattutto per chi vuole iniziare, suggerirei un buon Hoya R72. É un ottimo filtro infrarosso, di facile reperibilità, molto diffuso e non troppo costoso. Sconsiglio vivamente invece il sistema Cokin per questa tecnica a causa di due motivi. Il primo è che la qualità del filtro rosso scuro delle Cokin (disponibile per i sistemi A e P con nome 007) non è delle migliori. In secondo luogo il gruppo filtro-portafiltro-anello, tipico del sistema Cokin, non sigilla perfettamente l’obiettivo. Con tempi di esposizione lunghi, caratteristici di questa tecnica, ci saranno forti infiltrazioni di luce dal portafiltro; luce non filtrata nel peggiore dei casi bucherà alcune zone del fotogramma, e comunque rovinerà l’immagine finale. Io ho provato anche ad incollare il filtro Cokin direttamente sull’anello utilizzando il silicone nero. Sono stati ovviati i problemi di luce filtrante, ma i risultati, a mio avviso, sono rimasti scadenti. Le modifiche alle fotocamere Come forse avrete capito le altre due tecniche per catturare le frequenze nir consistono nell’apportare modifiche alle fotocamere. Rimozione del filtro IR-Blocking La prima modifica, la più semplice e la meno invasiva (per certi versi...) è la rimozione del filtro che blocca i raggi infrarossi posizionato davanti al sensore. Qui di fianco una foto del filtro IR-Blocking di Canon. Levando il filtro, o meglio, sostituendolo con un vetro neutro, la nostra macchina risulterà estremamente sensibile alle radiazioni superiori a 720 nm e la fase di scatto, che vedremo tra poco, sarà decisamente più veloce oltre che meno macchinosa. É sempre necessario montare un filtro IR davanti all’obiettivo per ottenere vere immagini nir, ma i tempi di esposizione saranno decisamente inferiori. In alcuni casi e in condizioni di luce molto forte sarà possibile scattare a mano libera, senza l’aiuto del cavalletto. D’altra parte questa modifica rende pressoché inutilizzabile la fotocamera per la fotografia tradizionale: immagini scattate normalmente, infatti, saranno pesantemente compromesse dalla quantità di luce IR che colpirà il sensore. Sostituzione del filtro IR-Blocking La seconda modifica prevede invece la rimozione del filtro che blocca i raggi IR posto davanti al sensore e la sua sostituzione con un filtro infrarosso. In questo caso sarà possibile scattare sempre a mano libera. I tempi di esposizione, seppur più lunghi di quelli della fotografia tradizionale in condizioni identiche, saranno sempre abbastanza brevi da permettere scatti senza supporto. L’inquadratura sarà semplice e svolta in modo “normale” (vedi più avanti “tecniche di ripresa”). D’altra parte la fotocamera scatterà solo ed esclusivamente fotografie in infrarosso e sarà preclusa in ogni modo qualsiasi altro tipo di ripresa. La qualità dei risultati dipenderà dalla qualità del filtro IR montato ma soprattutto dalla bravura della persona che svolgerà il lavoro. Qui sotto, una Canon EOS 300D CCImagazine 4 - 17 completamente disassemblata. Quello che si vede in grigio, al centro, è il gruppo del sensore. Osservazioni Permettetemi qualche considerazione in merito a queste modifiche. Entrambe prevedono di eseguire operazioni estremamente delicate sulle fotocamere. Si arriva a lavorare in prossimità di particolari estremamente delicati all’interno della fotocamera stessa. Evitate di fare questo se non siete più che certi del vostro operato: il rischio è quello di compromettere in modo definitivo l’apparecchio. Durante queste operazioni (soprattutto per la seconda modifica) il sensore della fotocamera si trova... come dire... “indifeso” per un buon numero di minuti. Sono frequentissimi e all’ordine del giorno i problemi di polvere che, posizionandosi tra sensore e filtro, che compromettono anche in modo irrimediabile le fotografie scattate successivamente. Inoltre, la sostituzione dell’Hot Mirror con un vetro neutro o con un filtro all’infrarosso necessita di calcoli e conoscenze di ottica affatto semplici. Questa operazione, infatti, incide pesantemente sui parametri di messa a fuoco, dato che l’indice di rifrazione dei materiali è diverso. In parole povere, sostituendo il filtro che blocca gli IR, bisogna calcolare di quanto spostare avanti o indietro il sensore per avere nuovamente la messa a fuoco ottimale. Il calcolo e l’operazione di spostamento del sensore sono operazioni molto complicate, prevedono misurazioni estremamente precise e sono molto, molto ma molto delicate. Se proprio siete decisi a fare questa modifica, affidatevi a personale qualificato, che sappia come operare e che sia in grado di gestire la situazione. Se volete, posso fornire in privato alcuni riferimenti, sia per la prima che per la seconda modifica. In ogni caso, ricordate che queste modifiche fanno decadere ogni sorta di garanzia eventualmente presente sulle fotocamere. In generale, le Nikon sono molto più facili da modificare rispetto alle Canon, il cui lavoro di modifica è lungo, delicato e pericoloso. Infine capitolo costi: queste operazioni sono tutt’altro che economiche e in Italia, che io sappia, non è così facile trovare chi le esegua. Io ho fatto fare il lavoro sulla mia vecchia EOS 300D facendo sostituire il filtro IR-Blocking con una porzione opportunamente tagliata di un filtro Hoya R72. Tornassi indietro... lo rifarei mille volte! Ma che fatica trovare qualcuno che mi tagliasse il filtro delle dimensioni giuste! Obiettivi Se il filtro IR (interno o esterno) è parte integrante di questa tecnica, altrettanto fondamentale è la scelta dell’obiettivo per eseguire buone foto all’infrarosso. Se in generale non ci sono troppi problemi in casi di modifica della macchina fotografica sostituendo il filtro interno con uno all’infrarosso, molto più complesso il discorso sugli obiettivi quando si decide di utilizzare un filtro esterno, montato sull’apposita ghiera dell’obiettivo stesso. Uno degli svantaggi di utilizzare un filtro esterno è che molto CCImagazine 4 - 18 spesso tali filtri provocano distorsioni anche pesanti all’immagine, se utilizzati con obiettivi non adatti. Mi sto riferendo a quelli che in gergo vengono chiamati hot-spot e che si presentano con forma circolare (o simile ad un flare) al centro del fotogramma; è fastidiosissimo ed è impossibile da controllare in fase di ripresa e molto, ma molto difficile da levare in fase di post-produzione. La dimensione e la visibilità dell’hot-spot varia a seconda della lente montata e della macchina utilizzata. Per la FOCALE FISSA Canon EF 28 mm f/2.8 Canon EF 50 mm f/1.8 MKI e MKII Canon EF 100 mm f/2.8 macro Canon EF 135 mm f/2.0 L Nikon 20 mm f/2.8 D Nikon 20 mm f/3.5 AI-S Nikon 28 mm f/3.5 PC AI-S Nikon 85 mm f/1.8 Pre-AI MF Sigma 105 mm f/2.8 EX DG macro Sigma 400mm f/5.6 L’elenco è semplicemente un esempio e non ha alcuna pretesa di essere esaustivo. Io, per esempio, fotografo con un 35mm a vite (m42) preso su eBay per due lire con risultati eccellenti. Per chi vuole approfondire l’argomento, su internet sono presenti una serie di elenchi con obiettivi adatti e meno adatti per questo tipo di fotografia. Con un po’ di pazienza e Google il risultato è assicurato. mia esperienza con una Canon EOS 300D, un filtro Hoya R72 e un Canon ef 35-70, avevo hot-spot molto pronunciati a focali corte e diaframmi chiusi, mentre diminuivano (ma non scomparivano!) con focali lunghe e diaframmi aperti. Per scegliere quindi un buon obiettivo per foto IR possiamo seguire qualche regola generale: prima di tutto gli obiettivi a focale fissa restituiscono in generale risultati migliori rispetto agli zoom. In secondo luogo, e sempre in chiave generale, lenti poco luminose sono da preferire a quelle più luminose. Infine, lenti con un segno rosso sul barilotto, in corrispondenza della scala della messa a fuoco, danno più garanzie (ma nessuna certezza) di risultati accettabili e di essere immuni al fastidiosissimo fenomeno degli hot-spot. Nella tabella che segue ho raccolto una serie di obiettivi che rendono bene con la fotografia infrarossa. ZOOM Canon EF-S 10-22 mm f/3.5-4.5 USM Canon EF 17-40 mm f/4 L Canon EF-S 17-85 f/4-5.6 IS USM Canon EF 24-70 mm f/2.8 L Canon EF 28-135 mm f/3.5-5.6 IS Canon EF 70-200 mm f/4.0 L Canon EF 75-300 mm f/4.0-5.6 IS Canon EF 100-400 mm f/4.0-5.6 IS L Nikon 18-55 mm f/3.5-5.6 AF-S G ED DX Nikon 18-70 mm f/3.5-4.5 AF-S G ED DX Nikon 24-70 mm f/3.5-5.6 UC Nikon 35-70 mm f/2.8 AF D Nikon 35-70 mm f/3.3-4.5 AF Nikon 35-135 mm f/3.5-4.5 AF Nikon 70-210 mm f/4.0-5.6 D Sigma 12-24 mm f/4.5-5.6 EX Sigma 18-50 mm f/3.5-5.6 DC Sigma 55-200 mm f/4.0.5.6 DC Tamron 28-300mm XR causa più problemi. Cerco di illustrarlo in modo semplice, senza pretesa di essere esaustivo. Per chi è desideroso di approfondire, anche in questo caso, Google dà una grossa mano. Abbiamo visto all’inizio che la luce è un insieme di onde elettromagnetiche che, a certe lunghezze d’onda, creano i colori. La luce bianca è un insieme di infiniti colori. Per semplificare prendiamo in esame solo i colori principali (chiamati colori primari): blu, verde e rosso. Nello spettro della luce visibile si trovano in queste posizioni. Come si vede, il blu rappresenta il limite inferiore (al di sotto del quale c’è l’ultravioletto), il verde è più o meno al centro, mentre il rosso rappresenta il limite superiore (al di sopra abbiamo i raggi infrarossi). Quando un raggio di luce bianca (composta cioè da rosso+blu+verde) attraversa una lente capita che venga deviato in modo diverso a seconda del La messa a fuoco Altro bel guaio per chi scatta in infrarosso! Questo è l’aspetto che CCImagazine 4 - 19 colore che lo compone. In altre parole, l’angolo di deviazione provocata dal passaggio attraverso una lente di un raggio luminoso bianco dipende dalle varie lunghezze d’onda che lo compongono. Nella progettazione e nella costru- zione delle lenti dei nostri obiettivi vengono prese in considerazione queste leggi di fisica ottica: gli obiettivi e i loro gruppi ottici vengono opportunamente corretti per far si che le tre lunghezze d’onda principali (quella del rosso, quella del verde e quella del blu) mettano a fuoco sullo stesso piano. luce visibile, non per la luce infrarossa. Per tanto, quando fotografiamo all’infrarosso, le correzioni che gli ingegneri ottici hanno progettato per le nostre costose lenti vanno a farsi benedire. Gli obiettivi migliori, quelli studiati anche per l’infrarosso, hanno sul barilotto, in corrispondenza della scala della messa a fuoco, un trattino rosso, spesso accompagnato da un R rossa, o un rombo, sempre di colore rosso. In generale, questi riferimenti sono lievemente spostati rispetto alla tacca di messa a fuoco normale. Altri hanno addirit- e dedicata alla messa a fuoco per l’infrarosso. Questi simboli rossi non sono altro che i riferimenti per la messa a fuoco quando si utilizza la tecnica dell’infrarosso. Rappresentano infatti la correzione di rotazione della ghiera di messa a fuoco in caso di un soggetto che riflette solo luce infrarossa. Per mettere a fuoco correttamente un soggetto posto a 5 metri, quindi, dovremo far corrispondere il simbolo corrispondente a 5 metri, non al riferimento della normale messa a fuoco, ma a quello rosso e relativo al fuoco della luce IR. Per tutti quegli obiettivi sprovvisti di questa accortezza la messa a fuoco vera e propia è un bel problema. Leggendo in giro ho notato che alcuni suggeriscono di utilizzare l’autofocus per ottenere una buona approssimazione, se non la precisione, e immagini accettabili. La mia esperienza personale mi dice invece che l’autofocus, nel mio caso, con la 300D ha restituito solo molte delusioni. Consiglierei quindi il fuoco manuale. In generale diaframmi chiusi aiutano molto ad aumentare la PDC, come noto, anche se creano qualche problema di rumore in più, a causa del dilatarsi del tempo di posa. Un buon compromesso deriva dall’esperienza: scattando tanto e spesso con un medesimo obiettivo e facendo un po’ di prove si riesce a trovare ad occhio la correzione di rotazione idonea a restituire immagini di una nitidezza accettabile. Va da sé che queste correzioni vengono effettuate solo per la tura una scala in rosso completamente diversa da quella normale Agostino Campana (lillipuz73) CCImagazine 4 - 20 a cura di Alberto Marmi Qual’è il modo per iniziare l’anno fotografico nel migliore dei modi possibili? Beh, ovvio, con un’insieme di eventi come concorsi e mostre dedicate alle fotografia! Allora, senza far attendere troppo i lettori più appassionati, iniziamo subito dalle mostre. Iniziamo con la mostra dedicata a tre grandi fotografi italiani quali Franco Fontana, Ferdinando Scianna e Giorgia Fiorio che attraverso la mostra “Passaggi, figure e paesaggi” ci porterà in un viaggio in Italia da nord a sud. Dalle Alpi con Giorgia Fiorio, tratto dal suo lavoro “Sotto il cielo”, agli appunti siciliani di Fontana, alla Pianura Padana raccontata da Scianna con il suo lavoro “Un fotografo nel Dolce Piano”, la mostra ha lo scopo di rendere, anche se virtualmente, tutti i luoghi fotografati non così distanti tra loro in modo che si creino delle connessioni e collegamenti fra un’immagine e l’altra. La mostra sarà visibile dal 15 gennaio fino al 7 febbraio 2010 presso il Centro Internazionale di Fotografia, presso la Galleria d’Arte in Piazza Tito Lucrezio Caro, 1 a Milano. Gli orari della mostra sono: Tutti i giorni ore 10 – 20 Giovedì e Venerdì ore 10 – 22 Lunedì chiuso Il costo del biglietto e di 7.50 euro, 6 ridotto. in piazza Per chi, invece, volesse migliorare le proprie capacità di fotografo consiglio, il workshop organizzato a Venezia dal 5 al’8 febbraio con tema “Il Carnevale”, una delle più famose ed affascinanti manifestazioni del mondo che porta molta gente da tutto il mondo a visitare la città. Il workshop si prefigge di far conoscere non solo il carnevale con i suoi infiniti spunti fotografici ma anche di far conoscere una Venezia diversa da quella turistica in maniera più integrale attraverso calli, sestieri e “corti sconte”.Il workshop inizierà in maniera tranquilla visitando Venezia per poi spostarsi verso il tema principale e arrivare al punto cardine la domenica che sarà ricca di eventi. Si avrà poi la possibilità di soggiornare in modo da avere la possibilità di essere vicinissimi e tutti gli eventi. Si potranno inoltre ricevere commenti alle proprie foto in modo da poter imparare dai propri e dagli altrui errori per poter perfezionarsi aiutati da fotografi professionisti. Caratteristiche tecniche e quota di partecipazione: Periodo: dal 05 al 08 febbraio 2010. Durata: 4 giorni (3 notti). Difficoltà: facile. Prezzo di partecipazione: per un minimo di 4 partecipanti e un massimo di 8, € 550.00 (prezzo scontato, 500.00 euro, ai possessori di Nital Card). Prezzo accompagnatori € 375.00 La quota comprende: Pernottamento in albergo, camere da 2 posti letto e bagno privato, colazione inclusa. Accompagnamento di fotografo professionista e possibilità di utilizzo di materiale. professionale messo a disposizione dalla Nital s.p.a. Gadgets Nikon. Attestato di partecipazione. Master e organizzatore: Jordi Ferrando I Arrufat Prenotazioni: Fotografiaeviaggi: [email protected] Tel: 011.19.82.31.68 - Fax: 011.19.83.58.57 Informazioni: Fabio Blanco: cell. 335.65.62.372 Carlo Pinasco: cell. 348.22.46.141 CCImagazine 4 - 21 Per chi invece volesse partecipare a concorsi, segnalo l’evento organizzato da Micromosso, in collaborazione con il Comune di Pietrasanta presenta il concorso “Pietrasanta e i segreti dell’arte”. La partecipazione al concorso è aperta a tutti i fotografi residenti nella Comunità Europea che potranno presentare fino ad un massimo di 4 fotografie. Il costo di iscrizione al concorso è di 15 euro (10 per gli iscritti al sito Micromosso e 8 per i soci sostenitori), da versare nel conto intestato al Circolo Fotografico MicroMosso IBAN IT48M351213700000000000651, c/o la Banca Credito Artigiano Lucca, indicando come causale “1° concorso fotografico PIETRASANTA E I SEGRETI DELL’ARTE”. I file dovranno essere spediti via e-mail all’indirizzo [email protected] in formato adeguato per ottenere una stampa di cm 30x 45 o formati similari ad una risoluzione di almeno 200 DPI. Per ogni File dovrà essere indicato un numero progressivo, il titolo dell’opera, nome e cognome dell’autore, indirizzo civico dell’autore, indirizzo e-mail, anno di realizzazione e fotocopia della ricevuta di pagamento della quota di partecipazione al concorso; oppure su CD,contenente tutti i dati soprascritti, all’indirizzo “Circolo Fotografico MicroMosso, via della Maulina, 913, Monte San Quirico, 55100 – Lucca”.Per ulteriori informazioni si rimanda alla pagina web del concorso: http://www.comune.pietrasanta.lu.it/index.php?id=1889. Un’altra interessante iniziativa è proposta dalla Provincia di Cuneo con il concorso “Orgogliosi della nostra terra”, organizzato in occasione del 150° anniversario della Provincia Granda. Il concorso è aperto a tutti senza limiti, il numero massimo di foto presentabili è di 5 foto. L’iscrizione al concorso è gratuita fino al 28 febbraio, iscrivendosi sul sito. Le foto vincitrici verranno esposte dalla Provincia di Cuneo I premi in palio sono: 1° Classificato Assoluto: Un’automobile Fiat Cinquecento personalizzata CN150. 1° Classificato di Ogni Categoria: Un set da vino in custodia di legno con vino di prestigio personalizzato CN150 prodotto in Provincia di Cuneo. Per maggiori informazioni: CN150 - 150 anni della Provincia di Cuneo. CCImagazine 4 - 22 Fare i meeting è quasi la quintessenza della vita del forum. Incontrarsi, parlare, conoscersi al di fuori della rete, è per me uno dei piaceri del far parte della famiglia CCI. Non sempre questo è possibile viste le distanze che ci separano e gli impegni a volte grandi ed altre volte piccoli ma sicuramente importanti. L’idea di un meeting dal Nord al Sud, nasce dal pensiero garibaldino di vederci uniti per una notte sotto lo stesso tetto di stelle con la Regina Luna a farla da padrona. Non pensavo che l’idea potesse coinvolgere così tanti appassionati di astrofotografia ma soprattutto coinvolgere persone che di astrofotografia non ci capiscono molto ma hanno il piacere della compagnia e la casa di Gianni Flashiridium con la festa che ne è nata, è sicuramente lo spirito che speravo di portare con questo meeting anche se le distanze ci hanno tenuti lontani, seppur sotto lo sguardo vigile della Regina. Sandro “martuzzieddu” Piras Combriccola Trentino-Alto Adige Cronaca di una serata fra amici a fotografare la Luna e…. non solo! Anche in Trentino è stata accolta con entusiasmo la geniale proposta di Martuzzieddu, come già si è potuto chiaramente evincere dal grande numero di foto inviate nel Forum. Anzi, uno sparuto gruppetto, composto dai soliti noti bisboccioni, ha voluto riunirsi presso l’abitazione di Flashiridium a Cimone, piccolo paesino sulle pendici meridionali del Monte Bondone a 15 minuti da Trento, per fotografare la Luna e, perche no, concedersi anche una cenetta in compagnia corredata da una sfilata di Birre d’alto rango di indubbia produzione Trappista. Ed è cosi che lo scorso sabato 23 gennaio, verso le 17.30, l’Ossido, il gigibz, lo Stefanom con al seguito mogli, morose, figlie e ben equipaggiati di attrezzature fotografiche, raggiunto il Flashiridium, hanno dato il via ad una serata che rimarrà indelebile nella loro memoria per almeno….. un paio di mesi, cioè fino alla prossima occasione di ritrovo. L’attrezzatura astronomica era bell’è pronta nel piazzale antistante la casa in attesa di accogliere i vari gioiellini Canon ansiosi di scattare qualche foto con focali inusitate. Il cielo sereno con una leggerissima foschia, indice di aria calma, e la nostra Protagonista alta in cielo già alle ore 18.00, lasciavano presagire una serata di scatti fortunati . Infatti La luna al Primo Quarto sfodera il suo migliore “Appeal”, rendendo ben visibili nella zona del terminatore un gran numero di conformazioni spettacolari. A rompere il ghiaccio è stato gigibz che per qualche minuto ha voluto osservare la Luna al telescopio, lasciandosi sfuggire qualche esclamazione di meraviglia, prima di togliere l’oculare e, collegato l’adattatore da 31,8 mm + anello T2 alla fotocamera, innestare la sua fiammante 50D nel porta oculari del telescopio. Al Live view l’Intes Micro Alter M603 da 15 cm a F/10 esibiva un’immagine molto nitida e contrastata della Luna, grazie anche al fatto di essersene stato buono per un paio d’ore al freddo ad acclimatarsi, e la focale risultante sul sensore formato APS di 2400mm riempiva l’intero schermo , rendendo delicata la centratura della Luna per il pericolo di vederne una parte uscire fuori dal campo inquadrato. Dopo una accurata focheggiatura, usando il Live view a 10x sui crateri vicini al terminatore, il buon gigibz ha dato il via alla sessione di scatti premendo il telecomando, collegato precedentemente alla fotocamera, non prima di aver attivato la funzione di specchietto sollevato ed il timer ritardato di 10 secondi, per evitare le tanto pericolose vibrazioni che rischierebbero di provocare un micro mosso che, a queste focali, si rivelerebbe letale. La scelta dei dati di scatto, combinati con la focale ed il rapporto focale fissi del tubo ottico, di 1/20 di secondo a 100 CCImagazine 4 - 23 iso si è da subito rivelata quella corretta restituendo immagini ben dettagliate. Dopo alcuni scatti tutti ben realizzati è arrivato il turno di Stefanom che, preparata la sua 5D con i vari accessori necessari, si è avvicendato al telescopio iniziando la delicata fase di focheggiatura tramite l’oculare della fotocamera, sprovvista di Live View. Il sensore full-frame restituiva una dimensione della Luna più piccola ma altrettanto ricca di dettagli. In questo caso si è dovuto correggere il fuoco un paio di volte prima di raggiungere la nitidezza soddisfacente, a riprova della grande utilità del Live View per questo tipo di riprese. Il freddo intenso incominciava già a farsi sentire sulle estremità più sensibili dei componenti della combriccola. Il tanto previdente gigibz, per fortuna di tutti, era fornito di sporta con tanto di bottiglietta, riempita di un liquore corroborante e dal sapore molto gradevole, preparato da una tribù di Indios in Amazzonia triturando e macerando in alcool radici di misteriose piante locali, che si è procurato in uno dei suoi frequenti viaggi nella foresta sudamericana. Sicuramente il liquore ha sorbito anche qualche altro effetto positivo oltre a riscaldare gli astanti, perché Stefanom ha smesso quasi subito di lamentarsi per la, a suo dire, scarsa qualità delle immagini ottenute. Cosa poi rivelatasi priva di fondamento visionando la foto postata sul Forum. In seguito anche Ossido e Flashiridium si sono alternati al telescopio con le loro, rispettivamente, 5D e 40D ricavando anche loro risultati più che soddisfacenti. Proprio mentre il vicino di casa arrivava con la sua minolta analogica e provvisto di anelloT dedicato, Laura ,la padrona di casa, ci avvertiva che la cena era in tavola. Per fortuna Claudio, questo il nome dell’ultimo arrivato ed accettato nel gruppo anche con il consenso telefonico di Martuzzieddu che ci ha dato l’OK “visto che non trattasi di Nikonista”, già conosceva bene l’utilizzo dello strumento per precedenti esperienze e di conseguenza abbiamo potuto abbandonarlo al suo destino e correre al calduccio. Già i primi piatti erano stati serviti in tavola ed esibivano orgogliosi delle Lasagne fatte in casa che chiedevano di essere azzannate al più presto. Fortunatamente erano troppo calde ed il rischio di scottarci lingua e palato ci ha dato l’opportunità di scegliere con calma ed aprire una delle meravigliose bottiglie di Birra Trappista portate da gibz, Ossido e Stefanom. I vini, tristi e sconsolati, se ne staranno in disparte per tutta la serata. Poco male, saranno protagonisti in un’altra occasione. E via così, tra un piatto, una nuova bottiglia stappata con conseguenti vari “oh…” e “ah…” di soddisfazione godereccia ogni qualvolta una nuova birra veniva stappata e gustata. Non sono mancate connessione al Forum con messaggi e qualche foto postata in tempo reale con altri partecipanti al Meeting CCImagazine 4 - 24 Stellare sparsi in tutta Italia. Gran bella serata che ci ha permesso di conoscerci ancora un po’ di più e di consolidare questa amicizia nata grazie al Canonclubitalia. Tutti ci sentiamo anche di ringraziare in modo particolare l’amico Martuzzieddu, che ha il grande merito di avere ideato questa nuova formula di Meeting che ci auguriamo possa essere replicata in futuro anche con altri generi fotografici. E’ stata indiscutibilmente un’esperienza stimolante e la felice coincidenza di diversi fattori positivi come la concomitanza di questa fase con la giornata del sabato, il passaggio della Luna allo zenith nelle ore serali, la situazione meteorologica eccellente, il freddo intenso che abbassa drasticamente il rumore elettronico delle fotocamere digitali e la buona qualità ottica del telescopio hanno consentito di ottenere eccellenti immagini del nostro satellite. Flashiridium Luna di Flashiridium Luna di Martuzzieddu Luna di Ossido CCImagazine 4 - 25 caffé con l’autore In questo numero del CCI Magazine abbiamo deciso di prendere un caffè con un giovane emergente. Il suo fresco modo di intendere la fotografia e la sua giovinezza, fanno di Carmelo “MonteCristo” Leggiero, un freelance aperto a nuove immagini, prediligendo i ritratti senza alcuna differenza tra sesso, età, razza, colore o religione. L’importante è riuscire a leggere dentro l’anima raccontandola con un mare di pixel. Chi è Carmelo Leggiero e soprattutto come sei arrivato alla fotografia visto che nel tuo sito www. carmeloleggierophoto.com parli di “una pura serie di coincidenze”. Sono un 27enne pugliese, inguaribile sognatore e senza dubbio anche un pochino pazzo. Ho Lavorato in giro per il mondo dalla Nuova Zelanda, all’Australia, Germania, Inghilterra, ecc, ecc, facendo i lavori più disparati, dal commesso al ragioniere, al pizzaiolo. un amore a prima “vista”. É stato amore a prima vista. Questa è stata una delle prime foto che ho fatto il giorno che è arrivata la macchina. Non sarà la foto più bella e perfetta del mondo ma ha avviato il processo mentale che nei mesi successivi mi ha spinto ad intraprendere la fotografia dei ritratti più seriamente. Quindi se sono qui oggi con questa passionaccia è colpa di quella foto. Parliamo dei tuoi ritrat ti. Come nascono le location e la scelta delle modelle. Per prima cosa vorrei ringraziare pubblicamente le ragazze che hanno scelto di farsi fotografare da me, la maggior parte erano tutte per la prima volta davanti all’obiettivo e questo richiede un grande coraggio. Dove mi trovo ora sono abbastanza fortunato perché posso godere del mare e della campagna e questo rende la ricerca delle location un po’ meno complicata. Quello che guardo quando sono in macchina alla ricerca di nuove location è la luce se questa c’è devo solo limitarmi a cliccare lo shutter. Quando sono io a scegliere le ragazze, cerco di scegliere sempre quelle che hanno una personalità forte che traspare da quei pochi scatti che riesco a vedere, in più quando possibile, cerco quel particolare nei capelli, occhi o labbra che può rendere l’immagine più interessante. Non sono interessato molto alla Da 3 anni sono un 3D Character Animator, mi diverto a dare vita ai personaggi che popolano i cartoni animati, videogiochi e pubblicità. La fotografia si è aggregata nel gennaio del 2009, dopo aver regalato una compattina alla mia dolce metà per natale ho pensato di regalarmi una bella 450D per passare del tempo insieme a lei all’aria aperta. CCImagazine 4 - 26 bellezza esteriore in quanto ricerco soprattutto quella interiore, anche se le ragazze che ho avuto la fortuna di fotografare sono tutte bellissime. Colore o bianco nero e quale dei due in quali casi. Ah, beh, sinceramente non saprei visto che dipende molto dallo scatto. C’è da dire che io sono un AMANTE del B&N e se fosse per me farei solo B&N. Il bianco e nero lo prediligo per i reportage, ma in molti casi lo scelgo per la posa, il tipo di abbigliamento, per il mood ma anche quando i colori non sono proprio il massimo. Quando la luce è perfetta, la modella ha degli occhi blu e magari siamo in riva al mare, beh, è difficile usare il B&N Sono scelte personali e non h o u n a v e r a regola, mi limito a seguire l’istinto. Interessante il reportage sul tatuaggio. Raccontaci come nasce l’idea Avevo da un po’ di tempo l’idea di un reportage del genere, qualcosa di intimo e personale come il tatuaggio regala. Prima hai il tuo avambraccio come mamma l’ha fatto e dopo quattro ore di sofferenza ed emozioni ti ritrovi un’opera d’arte che porterai con te per sempre. Da qui l’idea di raccontare attraverso delle immagini questo processo. Metterlo in pratica è stato un senza dubbio più complesso. Ho scritto a vari tatuatori spiegandogli l’idea che volevo realizzare ma senza conoscenze ed agganci non ho ricevuto risposta. Di nuovo grazie ad una serie di coincidenze, parlando con un mio amico appassionato di fotografia di questa idea, mi ha invitato a fotografare durante la sua sessione di tatuaggio (altra coincidenza niente male) e per questo lo ringrazio come devo ringraziare Antonio Macko di “Macko Tattoo Shop” (http://www.myspace.com/ mackotattoo) per avermi permesso di entrare nel suo mondo. Ho avuto l’onore anche di tornare a fotografare un secondo reportage. Ed è stata una vera sfida, soprattutto per trovare angolazioni/ composizioni e dettagli, completamente diversi dalla prima volta. Con dei colori così vivi ed urlanti sarebb e q u a s i u n s a c r i l e g i o. Anche in questi casi però potrebbe scapparne una in B & N p e r c h é m a g a r i l ’a n g o l a z i o n e , l a p o s a o l o s g u a rd o q u a s i l o r i c h i e d o n o. CCImagazine 4 - 27 Un lavoro senza dubbio, molto ma molto interessante e stimolante! Hai parlato della semplicità con cui nascono i tuoi scatti. Un lavoro in solitaria o con qualche assistente. Diciamo che lavoro in solitaria ma ho la fortuna di avere una compagna che ha la mia stessa passione. Nicoletta ( www.np-photography. com ), che è con me in questa avventura fotografica, diciamo pure che completa la mia visione del mondo. La mia un pochino aggressiva, la sua molto tenera e dolce, dopotutto è specializzata in servizi per bambini e mamme in dolce attesa. Per me è una grande fortuna averla accanto durante i miei servizi perché aggiunge quel tocco femminile e delicato agli scatti che a volte a noi maschietti manca. Ultimissima domanda. Quale attrezzatura, che tipo di luce prediligi ed il tuo rapporto con il mondo del fotoritocco. Uso lenti fisse, 85mm 1.8 su 5D MARK II e 30mm 1.4 su 40D e questo in attesa di passare a degli CCImagazine 4 - 28 obiettivi davvero seri (risata sonora, NDR). Diciamo pure che il 90% dei miei scatti sono in luce naturale, non ho paura di alzare gli iso fino a 6400 se necessario. Non disdegno il flash per un look particolare ed uso con soddisfazione i miei due 580EXII. Fotoritocco? Sinceramente credo che la fotografia sia un diamante grezzo e che la post produzione tiri fuori il meglio da essa. Sono un fan del fotoritocco? Si lo ammetto e non ho nessuna remora a rinnovare il piacere all’utilizzo delle nuove tecnologie. Non solo. Aggiungerei che il mio modo di vedere la postproduzione fa parte della visione del fotografo, del resto è sempre un’arte. Infine però, non posso rimarcare il fatto che credo profondamente che se una foto è brutta, non c’è post-produzione che tenga perché brutta è, e brutta resta. sandro “Martuzzieddu” Piras CCImagazine 4 - 29 IL REPORTAGE ed il fotogiornalismo (Parte 1°) dietro le quinte A fronte di alcuni servizi non troppo recenti di cronaca che ho dovuto affrontare per un quotidiano e avendo toccato con mano i veri problemi del fotogiornalismo e del saper raccontare delle storie con il solo ausilio di foto, ho avuto l’occasione di conoscere ed “intervistare” alcuni nomi della fotografia e del fotogiornalismo. Grazie all’aiuto di Donald Miralle, fotogiornalista americano che ho trovato da subito molto gentile e disponibile, e grazie all’unica, ma intensa, e-mail con Filippo Monteforte (che ho recuperato da un vecchio archivio), ho creato un approfondimento sul fotogiornalismo e le tecniche per affrontarlo. A supporto di questo lungo testo (che ho diviso in 2 parti per comodità) ci sono anche le parole di Leonardo Brogioni, che ha appunto trattato il fotogiornalismo in una celebre rivista fotografica. A contorno del tutto la mia giovane ma intensa esperienza in questo campo, con due anni pieni di cronaca e storie da raccontare e tre di cronaca sportiva. Supponiamo che dobbiate parlare con un giapponese: per prima cosa chiarirete nella vostra mente cosa dovete dirgli (messaggio), secondariamente penserete ad un modo per dirlo, che consenta a voi di esprimervi e a lui di capire, ad esempio in lingua inglese (codice), in terzo luogo sceglierete il mezzo con cui dirlo, ad esempio il telefono (canale). Nel caso del fotogiornalismo il messaggio è ciò che il fotografo vuole o deve raccontare, il codice è il linguaggio fotografico, il canale è il mondo dell’editoria. Così come nella comunicazione verbale vengono utilizzate convenzioni, invenzioni, intuizioni, proprie del linguaggio parlato per esporre concetti e sensazioni, non solo in maniera comprensibile ma anche in modo piacevole ed originale, lo stesso avviene o dovrebbe avvenire in fotografia, tramite l’utilizzo del linguaggio fotografico. Per fare un discorso mettiamo insieme delle parole seguendo un’impostazione mentale ormai consolidata e spontanea. Questo dovrebbe avvenire anche per le nostre foto: riusciremo a comunicare solo realizzando una serie di immagini che formano il nostro discorso, il messaggio che vogliamo inviare. Le singole belle foto sono come le singole belle parole: non comunicano. Se dico “libertà” o “amore” o “fantasia” pronuncio belle parole, ma non comunico niente: né concetti né sensazioni. Per comunicare devo costruire un discorso e dovrei fare lo stesso con la fotografia. DEVO COSTRUIRE UNA STORIA CON LE IMMAGINI. Conoscere il linguaggio fotografico significa sapere quali sono tutti gli elementi caratterizzanti un’immagine e, soprattutto, saper scegliere e utilizzare questi strumenti per il raggiungimento di uno scopo, quello della comunicazione. Il fotogiornalista è un testimone CCImagazine 4 - 30 visionario. Si può essere testimoni di tante cose e si può essere visionari in tanti modi. L’importante è saper raccontare per immagini, rendere interessante un argomento, raccontarlo in maniera comprensibile e piacevole, raccontarlo in modo personale. Molti sono in grado di realizzare singole belle foto, ma pochi riescono a costruire quello che d’ora in poi chiameremo SERVIZIO FOTOGRAFICO. Ma è proprio questo il passaggio fondamentale verso un uso della fotografia più consapevole. Introduciamo una piccola analisi al linguaggio fotografico: siete in vacanza e volete comunicare alla mamma il vostro stato di salute. Per prima cosa pensate a cosa dovete dirle: fate una sincera e veritiera riflessione sul vostro stato di salute e decidete se sia o meno il caso di comunicarle la verità. dite il rassicurante: “ciao mamma, sto bene e mangio”. Questo è un semplice e banale esempio di comunicazione. Cosa avete fatto?: avete pensato ad un MESSAGGIO da inviare (cosa dire alla mamma), avete fatto dei passaggi mentali per costruire il messaggio e cercare un CODICE comprensibile (in questo caso l’italiano) e avete usato un CANALE per trasmettere il messaggio. Senza uno di questi tre elementi la comunicazione non potrebbe aver luogo, e vediamo come applicare ciò a una delle più diffuse forme di comunicazione: il fotogiornalismo. La conoscenza del linguaggio è la condizione necessaria per ottenere una forma di comunicazione: occorre cioè conoscere l’insieme di modi e mezzi a nostra disposizione e secondariamente saperli usare per esprimere ciò che vogliamo comunicare. Non è sufficiente conoscere ALCUNE nozioni, ma è anche necessario fare delle scelte per poterle impiegare al fine di raggiungere lo scopo comunicativo. Perché abbiamo potuto comunicare alla mamma che stiamo bene? Perché conosciamo molto bene la grammatica, conosciamo molto bene il significato delle parole e conosciamo molto bene i mezzi di comunicazione… e così abbiamo potuto scegliere cosa usare, come usarlo, come costruire il discorso in maniera esatta ecc. Per riuscire a mettere in atto l’intero processo comunicativo dobbiamo conoscere il linguaggio fotografico. Dobbiamo quindi studiare ELEMENTI DELLA COMUNICAZIONE, CONOSCENZE TECNICHE ed adoperare SCELTE PERSONALI o IMPERSONALI. ELEMENTI DI CARATTERE PERSONALE: riguardano la nostra formazione, la nostra etica, la nostra educazione, la cultura e quindi il modo di esprimere opinioni ed idee. Sono caratteristiche che riguardano solo VOI. ELEMENTI OGGETTIVI: sono quelli esterni all’operatore, ma da prendere in considerazione riguardo al messaggio da inviare. Dovete Successivamente scegliete le parole da usare, decidete come metterle insieme e componete mentalmente un discorso che abbia senso logico in italiano, aggiungendo magari qualcosa di superfluo ma simpatico. Utilizzate poi il telefono per chiamarla e le CCImagazine 4 - 31 poi essere coincisi e selettivi nella loro esposizione. tener conto del momento storicopolitico-culturale che state vivendo ed inserirvi, dei mezzi economici e tecnici a vostra disposizione, dei generi fotografici a cui rivolgervi. Nel fotogiornalismo dev’essere lo stesso: dopo aver trovato un tema bisogna far chiarezza nella mente, capire il tipo di messaggio da inviare e decidere come inviar- La seconda componente del linguaggio fotografico sono le conoscenze tecniche specifiche del mezzo fotografico. Facciamo ancora uno sforzo e pensiamo alla frase che ha tranquillizzato la mamma. Per raggiungere quello scopo e quindi per poter esporre il nostro messaggio eravamo al corrente di tutte quelle nozioni, convenzioni, usi, costumi, regole e tradizioni proprie della comunicazione verbale. Occorre sapere come utilizzare il nostro corpo per emettere suoni, come abbinare questi suoni a delle lettere, come usare le lettere ecc. Allo stesso modo, per parlare con le immagini dovete essere al corrente di quali sono tutti gli strumenti di cui potete servirvi. Per conoscenza tecnica non intendiamo però solo la conoscenza degli strumenti ed il loro utilizzo ma anche la conoscenza degli elementi che caratterizzano un’immagine e che la possono cambiare: LA LUCE LA TONALITA’ I PIANI L’INQUADRATURA IL PUNTO DI VISTA I SOGGETTI LA SIMMETRIA O L’IRREGOLARITA’ Sono caratteristiche da conoscere tenendo presente il soggetto da affrontare fotograficamente. ELEMENTI DI CARATTERE GENERALE: sono le caratteristiche essenziali della comunicazione, gli elementi che la rendono possibile. Per tranquillizzare la mamma non sarebbe stato sufficiente dire: “Ciao mamma!” oppure “Ciao mamma, mi sono tuffato dagli scogli!” o ancora peggio: “Mamma sto ciao mangio e bene”. Per comunicare il nostro stato alla mamma abbiamo compiuto prima di parlare un processo mentale che ci ha permesso di riordinare pensieri e parole, di individuare i concetti principali da esporre e di trovare un nesso logico tra questi concetti. lo. Prima di scattare è necessario dunque disporre idee, sensazioni, opinioni, emozioni che avete in testa in modo da organizzarle per LA DINAMICITA’ O LA STATICITA’ Arrivati a questo punto e presa consapevolezza delle basi del reportage, è ora di CCImagazine 4 - 32 prepararsi a cominciare il servizio. Perché di giorno in giorno, i fotografi meno esperti si ritrovano con memory-card zeppe di fotografie che di per sé non hanno nessun significato? Perché unendo le loro foto non si estraggono storie, non si estraggono significati e non si capiscono le emozioni che si vorrebbero far trasparire? Semplicemente perché si scatta, si scatta, si scatta, ma si pensa solo alla fine. Solo al termine della memory-card. Questo è sbagliatissimo e ci fa così creare immagini semplici, ma prive di significato. Il primo passo da compiere, molto importante, è quello di cercare le idee. Bisogna trovare un’idea valida, miscuglio di curiosità, passione e cultura generale. Trovare un soggetto (un’idea) non è cosa facile, ma per identificare un ottimo soggetto ci sono delle qualità che possono aiutare. Il soggetto infatti deve piacere ed interessare a chi lo realizza, per affrontarlo con entusiasmo. Inoltre sarà più facile stabilire contatti e coraggio nelle riprese. da poter cambiare i nostri piani se dovesse sorgere qualche problema durante la realizzazione. Deve poter raccontare una storia e dev’essere realizzabile e vendibile. Ancora più importante però sono le caratteristiche che un soggetto NON deve assolutamente avere: Evitiamo i soggetti troppo generici. Gli argomenti troppo vasti sono fotograficamente inesauribili ed intrattabili da parte di un solo fotografo. I soggetti troppo forti, come “la droga” oppure “la prostituzione”. Non solo sono fin troppo generici, ma sono temi ampiamente trattati nel corso del tempo e possono essere fin troppo scioccanti se non trattati a dovere. Un fotografo inesperto rischierebbe di non trovare il coraggio di fare certe foto oppure di correre nell’errore di realizzare foto impubblicabili. I soggetti impossibili da tradurre in immagini, come “l’inquinamento acustico”. Questi sono i servizi preferiti dai giornali, perché essendo impossibili da trattare, vengono commissionati visto che sono nuovi e probabilmente mai trattati. Ma non potranno mai essere accostati a immagini di gran qualità. Questo soggetto deve evocare delle immagini, dobbiamo prevedere la foto, progettarla in modo CCImagazine 4 - 33 Staccando momentaneamente dalla fondamentale ma pesante tecnica, in questa prima parte mi preme sottolineare il pensiero di un noto fotografo, forse tra i più noti in ambito sportivo: Donald Miralle. Se ho scelto di conversare con lui piuttosto che con un altro fotografo, non è solo per le passate conversazioni in ambito tecnico, ma è anche perché in questo modo credo di riuscire ad avvicinare di più questo genere fotografico alla mia generazione, che vede menti ancora da formare. Grazie all’età di Donald è molto più facile conversare con lui rispetto ad altri fotografi. Lui ha intuito l’importanza dei mass media ed è sempre presente, quando lo si cerca, anche se lontano dal PC. In una serie di 10 mail, 6 erano risposte da Blackberry, il che, secondo me, è una nota di merito. Troppo spesso più il nome è importante, più si snobbano i “piccoli”. Subito Donald mi immette in un CCImagazine 4 - 34 mondo a colori, mi cambia il modo di pensare, mi fa scordare quei vecchi reportage in bianco e nero. Bianco e nero che spesso viene usato come scusante, viene usato come “abbellimento del reportage”. Non so usare il bianco e nero, non so come crearlo, ma fa più figo. Da l’effetto “di una volta” e quindi uso il comando DESATURA. L’americano invece parte in quarta sottolineandomi la bellezza del saper ricercare i colori, senza denigrare però il bianco e nero. La grande familiarità tra lui e la tecnologia lo porta a raccontare storie sportive di alto carattere e molto raffinate. Ogni sua storia racconta il particolare, dettagliato, così come nessuno lo nota. Ma le sue foto lo fanno notare. Una breve occhiata al suo portfolio e ci rendiamo conto che riesce veramente a far notare ciò che definiremmo innotabile. Per fare ciò però, lui ha imparato a guardare, ha studiato approfonditamente le tecniche della fotografia e ha analizzato a fondo lo sport da fotografare. Solo così sa sempre dove e quando premere lo scatto. Qui si conclude la prima parte dello speciale sul reportage ed il fotogiornalismo. Nel prossimo numero tratteremo la realizzazione del servizio, la sua vendita, l’approfondimento della ricerca di uno stile proprio e qualche nozione sulle cause della poca libertà dei fotogiornalisti. Federico Modica CCImagazine 4 - 35 Marco Meniero astrofotografia L’Astro-geo-fotografo del CCI Con la prima uscita del 2010 del CCI Magazine inizia una serie di articoli dedicati ad alcuni personaggi (astrofotografi) che abbiamo la fortuna di annoverare fra i soci del Club. Fotografi che con la loro creatività e tecnica possono senz’altro arricchire il nostro bagaglio di conoscenze e spingerci verso orizzonti fotografici insperati. Da diversi anni sono un instancabile divoratore di libri e riviste specializzate che si occupano di astronomia e sono sempre stato molto colpito dalle immagini fotografiche che accompagnano testi ed articoli. Una di queste riviste, Nuovo Orione, mi accompagna da una quindicina d’anni ed ha costituito la base delle mie conoscenze in materia astronomica. Ed è proprio grazie a questo mensile che ho iniziato a conoscere ed ammirare le immagini di Marco Meniero, che avevano il pregio Luna, Giove e Venere Canon Eos 30 Fisheye 16mm, Fuji Velvia di distinguersi dalla maggior parte delle altre per l’originalità e la tecnica compositiva. Infatti, in alcuni casi le fotografie rappresentavano il connubio paesaggistico notturno fra terra e cielo, ma non come lo possiamo vedere normalmente con i nostri occhi, bensì come la pellicola prima, ed il sensore negli ultimi tempi, riuscivano a registrare innumerevoli stelle e oggetti astronomici dai vari colori che sovrastavano incantevoli scorci terrestri. In altre occasioni si potevano osservare fenomeni suggestivi e di difficile ripresa, come quando il sole, al tramonto sul mare, assume una forma che ricorda la lettera omega dell’alfabeto greco o, più straordinaria ancora, la registrazione del raggio verde solare, fenomeno raro e molto arduo da fotografare. Senza dimenticare le riprese di tutta una serie di fenomeni ottici legati alla meteorologia di cui l’amico Meniero è un’indiscussa autorità e che gli sono valse la pubblicazione su riviste nazionali ed internazionali. Sempre la rivista Nuovo Orione gli ha dedicato un ampio articolo nel numero di Ottobre 2008 in occasione della presentazione del Calendario Astronomico 2009, che sarà allegato alla pubblicazione del dicembre successivo, realizzato con una stupenda serie di fotografie firmate Meniero. Grande e piacevole è stata la mia sorpresa quando, dopo lo spacchettamento della mia nuova 40D e conseguente iscrizione al Canon Club, scoprire che il Meniero... si, proprio quel Meniero, faceva parte anche lui del Club. Ghiotta occasione per imparare da parte di un pivello del digitale come me! Infatti non ho perso tempo e, grazie ai suoi contributi fotografici ed ai suoi suggerimenti nelle pagine del Forum, ho sicuramente arricchito il mio bagaglio di conoscenze astro-geofotografiche. Già… mi sono preso CCImagazine 4 - 36 Star trail sopra il Cervino Canon Eos 30 EF 50/1.8 Agfa RSX200 T:20minuti la libertà, o meglio l’incoscienza, di coniare una nuova terminologia per definire quello che le immagini di Meniero rappresentano. Definirle astro fotografiche mi sembrava riduttivo. Spero non me ne voglia l’amico Marco né tutti voi. fortuna. A questo punto iniziai a praticare l’astrofotografia. Per imparare le tecniche mi studiavo le didascalie delle foto pubblicate su Orione (divenuto successivamente Nuovo Orione) e seguivo i consigli di amici più esperti di me: Carlo Rossi e Stefano de Fazi. In quel periodo sognavo di comprarmi una Leica R6.2, oppure una Nikon F3 con mirino a pozzetto DW4. Ma la condizione di studente mi permise di comprarmi l’attrezzatura solo sulle bancarelle dei polacchi che venivano a cercare fortuna in Italia dopo la caduta del Muro di Berlino. Presi una Zenith 122, un Helios 58mm f/2.8 ed un Seimar 135mm f/2.8. Non avevo né il reticolo illuminato, né i motori della montatura quindi inseguivo a mano inseguendo grossolanamente sui dischi di Airy fortemente sfuocati e tangenti ai bordi del campo dell’oculare. In seguito, durante il servizio di leva, riuscii a mettermi da parte i soldi per motorizzare la montatura Super Polaris e per comprarmi un reticolo luminoso, quindi ottenni migliori risultati con inseguimenti Ora cedo la parola a Meniero, con lo scopo di farci conoscere come è iniziata e si è evoluta la sua passione per la fotografia e l’astronomia. Mi sono avvicinato all’astronomia quasi per caso, quando avevo 16 anni. Un mio amico s’iscrisse all’Associazione Astrofili Monti della Tolfa di Civitavecchia e mi chiese di accompagnarlo ad una riunione per vedere diapositive di Giove e di Marte riprese con un C8 arancione. Andai incuriosito alla proiezione e rimasi folgorato come San Paolo sulla via di Damasco, quindi iniziai a frequentare il circolo. Mio padre mi comprò a Porta Portese un monocolo russo 20X50 per 50.000 lire che legai con dei lacci di cuoio ad un treppiede da pittore modificato opportunamente. Così, con l’aiuto di una guida scritta da Ridpath e Tirion, studiai il cielo ed imparai le costellazioni. Presi anche l’abitudine di disegnare giornalmente le posizioni dei satelliti medicei su carta millimetrata. All’età di 18 anni i miei genitori mi regalarono il mio primo telescopio: un Vixen 100RS Super Polaris, era un Newton da 10 cm f/6 che in Italia non ebbe molta Perielio/Afelio Canon 5D T:1/125 320Iso, Maksutov 127/1500 Green flash Canon Eos 30 Maksutov 127/1500 CCImagazine 4 - 37 Sagittario Canon Eos 30 EF 100/2 Kodak E200 T:7minuti più precisi. Successivamente riuscii a passare ad un corredo superiore composto dalla mitica Yashica Fx3 Super 2000 ed ottiche più pregiate. Comprai anche il libro “Fotografia astronomica” di Walter Ferreri (1994, 4^ Ed., Il Castello, Milano) che mi aiutò a formarmi tecnicamente. In questo periodo iniziai a dare la caccia al raggio verde: dopo molti rullini buttati e decine di appostamenti riuscii sia a fotografarlo, sia a stimare empiricamente la sua “brillanza”. Questo risultato, condiviso con la mia ragazza Andreina Ricco, mi avvalse la prima pubblicazione internazionale che avvenne anni dopo su Sky&Telescope. Successivamente Astronomy Now selezionò un altro nostro raggio verde tra i migliori 10 scatti del 2005 e lo pubblicò nel suo “2006 Yearbook”. Nel 2000 iniziai a lavorare arruolandomi nell’Aeronautica Militare come controllore del traffico aereo e quindi decisi di passare a strumentazione superiore: presi uno scanner Nikon VED da 4000dpi a 14bit per Via Lattea Mosaico di 13 scatti con Kodak E200, Canon Eos 30 EF 100/2 elaborare al meglio le diapositive, la Reflex Canon EOS 30E ed un parco ottico Canon EF professionale che andava dal fisheye fino all’EF 300Is f/4L. Ritengo che le migliori ottiche del corredo fossero l’EF 100 f/2, il quale presenta un’incisione senza eguali, ed l’EF 50 f/1.4. Ho avuto la fortuna di provare anche il nuovo EF 50 f/1.2L constatando una qualità imbarazzante sotto tutti gli aspetti eccetto l’aberrazione cromatica. Decisi di non cambiare il telescopio, ma d’investire le finanze disponibili solo nel corredo fotografico perché ritenevo che la sola montatura Super Polaris potesse essere all’altezza, inoltre stava nascendo anche la passione per la fotografia meteorologica e naturalistica e quindi avevo bisogno di buoni obiettivi più che di un telescopio nuovo. Nel mio percorso di crescita fotografica, questa scelta fu vincente perché mi permise di ottenere ottimi risultati in tutti i campi d’applicazione. In quel periodo usavo solo le Kodak E200 per gli astri (tirata a 640 Iso ed abbinata al filtro IDAS LPS) e la Fuji Velvia 50 per tutto il resto. Attualmente fotografo con una Canon Eos 5D MkII che trovo fantastica sotto tutti gli aspetti. Ho avuto la fortuna di usare per brevi periodi anche la Canon Eos 1Ds MkIII e la Nikon D3. Sono tutte eccellenti, anche se la Nikon produce file meno rumorosi e cromaticamente più bilanciati, nel complesso trovo che la migliore sia la Canon. Nel 2004 presi un Maksutov Skywatcher Mc127 dalle prestazioni più che discrete da usare come spottingscope. Nel luglio 2008, dopo 17 anni, ho deciso di sostituire il vecchio Vixen 100RS SP con uno stupendo Takahashi TOA130S su Eq6Pro. Uso oculari Pentax XW perché li trovo estremamente comodi e robusti, secondo me sono più incisi sia dei Radian, sia Nagler, circa le altre caratteristiche le differenze con i TeleVue sono impercettibili. In futuro mi piacerebbe prendere un filtro H-Alpha ed una torretta binoculare, possibilmente una Denkmeier. Con la strumentazione a disposizione sono riuscito a raffinare la tecnica maturando il mio stile fotografico: ho sempre cercato di creare CCImagazine 4 - 38 Saturno,Luna, Regolo, Venere Canon 5D EF24-70 f/8, T:13sec ISO200 un’immagine creativa, equilibrata ed armoniosa, consapevole che la composizione fotografica sia sempre il frutto della mia intima interpretazione. Personalmente non vivo la fotografia come un campo di sfida in cui vince chi raggiunge la risoluzione dell’ottica o supera la magnitudine limite: ho sempre visto la tecnica fotografica solo come una dimensione culturale, e come nelle arti, mi sono posto al centro dell’universo rappresentativo, testimone ed interprete delle bellezze osservate. Ora cerco di comporre l’immagine dando una struttura all’inquadratura tale da permettere alla foto di raccontare più di quanto si possa semplicemente vedere. Quando metto l’occhio dietro la reflex cerco di trasmettere le mie sensazioni con il linguaggio della fotografia: una buona foto deve far pensare oppure sognare. Per riuscirci si deve essere in grado di riconoscere i fenomeni celesti con le loro effemeridi e saperli inserire con armonia nel fotogramma. Spesso mi contattano per chiedermi consigli su come iniziare l’astrofotografia e poi scopro che l’interlocutore non conosce nemmeno le costellazioni! Secondo me, non si può fotografare un fenomeno se non lo si conosce a fondo e non risuoni nell’animo, facendolo vibrare, perché la foto è il frutto di sensazioni intime. Uso la reflex come taccuino di sensazioni. Ai neofiti consiglio inizialmente di imparare a conoscere il cielo e poi di avvicinarsi all’astrofotografia semplicemente con una reflex ed un buon treppiede fotografico. Io, ad esempio, ho usato per molti anni un Manfrotto 055CLB con testa 410 (ora sono passato al favoloso Gitzo 5541LS con la sfera centrale GH3780QR). Consiglio anche di non comprare subito il telescopio, bensì di iniziare semplicemente con un astro inseguitore come l’AstroTrack TT320 o il nuovo Takahashi Teegul Sky-Patrol III. Attualmente la letteratura astrofotografica tende a classificare le foto in soli tre campi: deepsky (CCD), deepsky wild field (Reflex digitali) e sistema solare (HiRes con webcam ISS+STS-119 Canon 5DMkII EF24-70, f/7.1 T:20sec CCImagazine 4 - 39 tramonti con il sole in posizioni archeologicamente rilevanti, stelle su castelli, chiese e alberi... Non nego che si possa esprimere se stessi anche nello scegliere un algoritmo di elaborazione rispetto ad un altro, ma ritengo che sia molto più creativo manifestare la sensibilità artistica nella scelta di scenari e di inquadrature più o meno esotiche. Ad esempio un profilo scuro in primo piano può esaltare lo sfondo del cielo per dare forza e contrasto al fenomeno astronomico, oppure inserire un elemento di paragone, che controbilanci il fenomeno astronomico, può valorizzare molto gli astri. Luna su Torre di Caprona Canon Eos 30 EF 100/2 e Maksutov 127/1500 o CCD), questa è una classificazione puramente tecnica che divide le foto solo in base alla tecnica di ripresa. Questa nomenclatura rischia di escludere l’astrofotografia come arte, ovvero quelle foto che esprimono gli stati d’animo degli artisti. Esistono, infatti, bellissime astrofotografie escluse, come: notturni, Nel 2006 e 2007, con Andreina Ricco e Michele Galice, ho tenuto due mostre fotografiche dal titolo “Paesaggi di luce”; attualmente sto organizzando una serie di mostre ad Ivrea, Macerata, Firenze ed una collettiva nel Maryland che si apriranno nel 2010. Inoltre ho avuto la fortuna di essere stato scelto dalla Apple per fornire alcune foto per una loro applicazione per l’iPhone. Sto anche sperimentando la via degli audiovisivi, abbinando la musica a slideshow di mie immagini. L’audiovisivo “Notturni e dintorni” è stato proiettato al Convegno “Galileo, fondatore del metodo sperimentale” tenutosi alla Scuola Normale Superiore di Pisa (l’audiovisivo si può scaricare dal mio sito). Grazie Marco! C’è molto da imparare dallo stile fotografico di Meniero e tutti noi abbiamo la possibilità di trarre degli spunti incredibilmente interessanti per creare delle immagini di indubbio fascino. Non potendo, per ovvi motivi, disporre di un numero di pagine sufficiente a farvi conoscere meglio il nostro protagonista, preferisco far parlare le sue immagini ed invitarvi a visitare il suo sito internet, ne vale assolutamente la pena! Buona Luce e Cieli sereni! Flashiridium Giove e Venere a Pisa Canon Eos 30 EF 100/2 Fuji Velvia CCImagazine 4 - 40 dal forum BIANCO E NERO Titolo: Avviso di burrasca; Autore: Ivan Calabrese (Waveon) Canon EOS 500D; Canon EF-S10-22mm f3.5-4.5 USM 1/125;f/7.1; focale 10mm; ISO 100 PAESAGGI E NATURA Titolo: Piani di colore; Autore: Luca Casale (Luke32) Canon Eos 30D; Canon EF 75-300 mm f/4,5-5,6 III USM 1/250; f 22; focale 180 mm; ISO 100 CCImagazine 4 - 41 MACRO Titolo: regina di fine estate; Autore: Alessandra e Rocco Marciano (Nymphalidae) Canon EOS 40D; 1/100; F/11; ISO 100 ANIMALI Titolo: La freccia azzurra; Autore: Renzo Nichele (renzonichi) Canon Eos 1D MARK 2n; Sigma 300 2,8 1/200; f 8; focale 300+dupl 1,4; ISO 400 CCImagazine 4 - 42 VARIE Titolo: Fasi; Autore: Daniel Volanti (DanielV) Canon Eos 450D; Canon 18-55 IS 1/30; f/3.5; focale 18 mm; ISO 200 POST PRODUZIONE Titolo: La Fine di un mito.....in HDR; Autore: Salvatore Farella (Pugliese81) Canon Eos 1000D; Canon EF-S 18/55mm IS f./3.5-5.6 1/13sec; f8; focale 18 mm; ISO 100 CCImagazine 4 - 43 SPORT Titolo: Closeup; Autore: Marco Cimorosi (marcowind) Canon Eos 50D; Canon EF 100-400L is usm 1/2000; f 5,0; focale 400mm; ISO 100 ARCHITETTURA Titolo: Nella Tela del Ragno; Autore: Gianluca Nuzzo (Giansu) Canon Eos 40D; Sigma 10-20 f/4-5.6 1/100; f/6.3; focale 11mm; ISO 100 CCImagazine 4 - 44 STILL LIFE Titolo: Kiwi!; Autore: Fabio Castiello (zak80) Canon Eos 40d; Canon 24-70 2.8L 1/400; f 9; focale 62mm; ISO 125 RITRATTI E PERSONE Titolo: Noemi; Autore: Alberto Lazzerini Canon Eos 5D Mark II; Canon EF70-200mm f/4L IS USM 1/160; f/7.1; focale 138 mm; ISO 100 CCImagazine 4 - 45 STREET Titolo: TAXI?; Autore: Giuseppe Vazzana (Pippoker) Canon Eos 400D DIGITAL; Canon 10-22 1/30; f/7,1; focale 10 mm; ISO 800 CCImagazine 4 - 46 Il Canon Club Italia è la prima e unica community di canonisti nata per gli appassionati e possessori di materiale Canon, da quando siamo nati (2005) hanno tentato di imitarci in tutti i modi, ma le imitazioni hanno le gambe corte, come le bugie!!! 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