ANCORE ANTICHE.3.4.OK Gioia Taurox

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ANCORE ANTICHE.3.4.OK Gioia Taurox
ANCORE ANTICHE
L’ancora è stata usata fin dall’antichità, per
consentire alle imbarcazioni di sostare in un
tratto di mare per svolgere le attività legate alla
marineria.
Non tutte le pietre forate che si rinvengono sul
fondo marino possono essere identificate come
ancore. Oggetti simili venivano utilizzate con
funzioni diverse: peso per le reti, strumento per
alcuni tipi di pesca e persino per la trebbiatura.
Sicuramente le prime ancore erano costituite da
massi di una certa consistenza e peso, non
lavorati, legati all’ imbarcazione da una “cima”
che li avvolgeva. La funzione di ancoraggio
veniva assolta solo dal loro peso.
all’estremità superiore, una barra di
appesantimento, in pietra, detta “ceppo”,
e, in corrispondenza dell’estremità inferiore,
due bracci simmetrici a punta, in legno, per
meglio penetrare il fondale.
Parti dell’ancora
Ancora litica a tre fori
Nell’ evoluzione di questo attrezzo,
successivamente, venivano aggiunti elementi di
legno, come componenti strutturali, per
realizzare una forma adatta sia a fissare la
“parte pesante” dell’ancora, in pietra o in
piombo, che a garantire, una valida presa sui
fondali marini nell’atto dell’ancoraggio.
L’ancora, già fin dalla fine del VII sec. a. C., si
presenta con un fusto centrale in legno, al quale
sono applicati, su piani perpendicolari,
Il ceppo, opposto alle marre, è l’elemento attivo
per la presa sui fondali, poichè la sua rotazione
impedisce ai bracci di disporsi in modo non
efficiente.
L’ancora è collegata alla cima di ritenuta
mediante un anello di corda o di metallo inserito
nell’”occhio” del fusto, mentre un altro anello
inserito nel “diamante”, serve per facilitare la
manovra di ricupero dal fondale marino.
La ricostruzione morfologica dell’ancora
mediterranea si basa sulle due ancore, la prima
in legno e la seconda in ferro, recuperate dai
relitti romani rinvenuti nel Lago di Nemi.
origine dalla parola greca ancyra, attestata in
Pindaro nel 522 a.C.
A partire dalla fine del V sec. a.C., i Greci , per
primi, utilizzarono manufatti in piombo per
appesantire le ancore lignee.
Sui bracci del ceppo in piombo, risultavano,
spesso, realizzate inscrizioni di carattere diverso:
propiziatrici o riferite a divinità, indicazioni
della legione di appartenenza, per le navi
militari; e anche rilievi di carattere marino come
delfini, stelle marine.
Lago di Nemi. Ancora in
legno con ceppo in piombo
Cronologia delle ancore in ferro.
I - Età Repubblicana. II - Prima Età
Imperiale. III - Età Imperiale. IV - Tarda Età
Imperiale e Età Bizantina. V - Tarda Età
Bizantina ed Età Araba.
Ceppo d’ancora in piombo con iscrizione
propiziatrice: ΣΩΤΙΡΑ (salvezza)
Alla fine del IV sec a. C., le ancore in ferro
vengono utilizzate congiuntamente a quelle
lignee, come è stato riscontrato su relitti di
questo periodo storico. A partire dalla fine
del III sec. d. C. queste ultime vengono
sostituite dalle ancore in ferro. La loro forma,
che continua a mantenere all’estremità
superiore il foro per l’inserimento del ceppo,
subisce notevoli varianti nell’inclinazione
delle marre, che dopo un arrotondamento
iniziale, assumono un andamento rettilineo o
ad Y nella tipologia più recente.
Lago di Nemi. Ancora in ferro
L’ipotesi per cui furono i Greci ad introdurre
l’uso dell’ancora fin dalla prima antichità, trae
L’ipotesi per
cui furono i
Greci ad
introdurre
l’uso
dell’ancora
fin dalla prima antichità, trae origine dalla
parola greca ancyra, attestata in Pindaro nel 522
a.C.
A partire dalla fine del V sec. a.C., i Greci , per
primi, utilizzarono manufatti in piombo per
appesantire le ancore lignee.
Sui bracci del ceppo in piombo, risultavano,
spesso, realizzate inscrizioni di carattere diverso:
propiziatrici o riferite a divinità, indicazioni
della legione di appartenenza, per le navi
militari; e anche rilievi di carattere marino come
delfini, stelle marine.
Comune
Gioia
Tauro
Cronologia
delle di
ancore
in ferro.
I - Età Repubblicana. II - Prima Età
Imperiale. III - Età Imperiale. IV - Tarda Età
Imperiale e Età Bizantina. V - Tarda Età
Bizantina ed Età Araba.
ANCORE ANTICHE
Ceppo d’ancora in piombo con iscrizione
propiziatrice: ΣΩΤΙΡΑ (salvezza)
Alla fine del IV sec a. C., le ancore in ferro
vengono utilizzate congiuntamente a quelle
lignee, come è stato riscontrato su relitti di
questo periodo storico. A partire dalla fine
del III sec. d. C. queste ultime vengono
sostituite dalle ancore in ferro. La loro forma,
che continua a mantenere all’estremità
superiore il foro per l’inserimento del ceppo,
subisce notevoli varianti nell’inclinazione
delle marre, che dopo un arrotondamento
iniziale, assumono un andamento rettilineo o
ad Y nella tipologia più recente.
L’ancora è stata usata fin dall’antichità,
per consentire alle imbarcazioni di
sostare in un tratto di mare per svolgere
le attività legate alla marineria.
Non tutte le pietre forate che si
rinvengono sul fondo marino possono
essere identificate come ancore. Oggetti
simili venivano utilizzate con
funzioni diverse: peso per le reti,
strumento per alcuni tipi di pesca e
persino per la trebbiatura.
Sicuramente le prime ancore erano
costituite da massi di una certa
consistenza e peso, non lavorati, legati
all’ imbarcazione da una “cima” che li
avvolgeva. La funzione di ancoraggio
veniva assolta solo dal loro peso.
Ancora litica a tre fori
Nell’ evoluzione di questo attrezzo,
successivamente, venivano aggiunti elementi di
legno, come componenti strutturali, per
realizzare una forma adatta sia a fissare la
“parte pesante” dell’ancora, in pietra o in
piombo, che a garantire, una valida presa sui
fondali marini nell’atto dell’ancoraggio.
Il ceppo, opposto alle marre, è l’elemento attivo
per la presa sui fondali, poichè la sua rotazione
impedisce ai bracci di disporsi in modo non
efficiente.
L’ancora è collegata alla cima di ritenuta
mediante un anello di corda o di metallo inserito
nell’”occhio” del fusto, mentre un altro anello
inserito nel “diamante”, serve per facilitare la
manovra di ricupero dal fondale marino.
La ricostruzione morfologica dell’ancora
mediterranea si basa sulle due ancore, la prima
in legno e la seconda in ferro, recuperate dai
relitti romani rinvenuti nel Lago di Nemi.
L’ancora, già fin dalla fine del VII sec. a. C., si
presenta con un fusto centrale in legno, al quale
sono applicati, su piani perpendicolari,
all’estremità superiore, una barra di
appesantimento, in pietra, detta “ceppo”,
e, in corrispondenza dell’estremità inferiore,
due bracci simmetrici a punta, in legno, per
meglio penetrare il fondale.
Lago di Nemi. Ancora in
legno con ceppo in piombo
Parti dell’ancora
Lago di Nemi. Ancora in ferro