Numero 3 - Carmen Street

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Numero 3 - Carmen Street
CARMEN
STREET
ANNO II - N. 3
REDAZIONE: VICOLO MANZONE N. 7 BS
SETTEMBRE 1994
TEL. 40807
Anno II - N. 3
HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO:
Silvana, Marco, Giambattista, Giuliano, Fausto, Renzo, Stefano,
Veronica C., Veronica D. Sonia, Marina, Cesare, Anna C., Andrea,
Emiliano, Mariasilvia, Ersilia, Cristian P., Cristian C., Anna
G., Simona, C&C, Lara, Michela, Elena, ecc. ecc.
SEGRETARIE DI REDAZIONE:
Roberta, Luisa, Lara e Michela.
FOTO: Paolo, Franco
Scritto, stampato e fotocopiato in proprio.
ESCE QUANDO PUO'!!!
(NUMERI PREVISTI: 3-4 ALL'ANNO)
in questo numero:
Notizie di Redazione:
Speciale Cereda:
ANNO NUOVO VITA NUOVA
LETTERE DAL FRONTE
GLI SBANDIERATORI DI CASTIGLION FIORENTINO
GITA ALLA MALGA CAVALLERA
Pensieri e parole:
FRUGANDO NEL PASSATO
Analisi grafologica:
IL TEST DELLA SCRITTURA E DEL DISEGNO
LE FIABE RACCONTATE DAI BAMBINI
Racconti:
RACCONTO SEMISERIO DI UN GNOMO
L’ESCURSIONE
SANGUE SUL SAGRATO (III PARTE)
Otto & Mezzo:
IL GIORNALE DEGLI ANNUNCI DI CARMEN STREET
Musica & Spettacolo:
L’ALTRO CINEMA UN’ALTRA MUSICA
Una pagina per giocare: IL PIACERE DI SCOPRIRLO
PAG. 1
PAG. 2
PAG. 4
PAG. 5
PAG. 6
PAG. 8
PAG. 9
PAG. 12
PAG. 13
PAG. 15
PAG. 16
PAG. 17
PAG. 18
Nella fotografia di copertina: Maria M., Houda, Simona e Maria H. La foto è stata realizzata durante il
corso di fotografia nei primi mesi del 1994.
Notizie di redazione
ANNO NUOVO
VITA NUOVA
Così recita un antico detto popolare. E noi non l’abbiamo voluto smentire. Un giornalino con una nuova veste grafica, una
nuova copertina e nuove rubriche. Un augurio per l’anno che è iniziato perché, come recita un altro detto, chi ben comincia...
Le vacanze estive sono ormai un ricordo. Il nuovo anno scolastico è ricominciato.
Per i più scuola e lavoro sono tornati a riempire le proprie giornate. Anche per
noi, poco alla volta, riprendono le attività e i momenti
di incontro. E ritorna anche
l’appuntamento del giornalino.
Il solito giornalino?!? No.
Come vi sarete subito accorti, con la pausa estiva Carmen Street si è completamente rinnovato. Grazie alle
innovazioni tecnologiche e
alla buona volontà di alcuni
è stato possibile allestire una
veste grafica rivoluzionata.
Sin dalla copertina è possibile ammirare le novità.
Un’impaginazione su tre colonne, l’aggiunta di alcune
rubriche, una breve introduzione a ciascun contributo, i
disegni e le fotografie... Ed
il resto lo scoprirete voi,
leggendolo.
Apre il giornalino uno Speciale Cereda. Sono alcuni
contributi che ci fanno rivivere i momenti di quest’estate. Le Lettere dal
fronte sono alcuni degli
scritti prodotti nel corso del
secondo turno di campeggio.
L’esperienza vissuta con gli
Sbandieratori di Castiglion
Fiorentino ci viene brevemente presentata da P. Renzo. Il resoconto della fatidica Gita alla Malga Cavalle-
ra, racconto corale a sei mani.
La nostra poetessa di casa
(Ersilia) ci ha consegnato
una pagina autobiografica
accompagnandola con una
poesie
dialettale
scritta
quest’estate (il 10 agosto, la
sera di S. Lorenzo). Ha tenuto a precisare che la poesia, dedicata in particolare ai
giovani del Centro, è inedita. Non ci resta che ringraziarla per la sua cortesia, invitandola a... continuare con
la sua collaborazione.
Un’altra preziosa collaborazione per noi è quella della
prof. Anna Rossetti. In una
pagina dedica all’analisi del
segno grafico ci presenta
brevemente i vantaggi di un
test della scrittura e del disegno, oltre ad analizzare
direttamente la scrittura di
G.M.
Grande parte, anche in questo numero, hanno i racconti. Abbiamo raccolto alcune
Fiabe riscritte dai bambini
(durante la loro permanenza
in campeggio). Alcuni di loro sono stati così bravi che
si sono cimentati a scrivere
qualcosa di nuovo: sui terribili dinosauri e sulle più innocue mucche. Marco ci fa
il resoconto di una sua avventura capitatagli sulle
pendici del colle del castello, all’inizio di questa estate.
Strani incontri... Come altrettanto strano è l’incontro
che ci narra C&C vissuto in
1
una malga del Trentino, una
sera d’estate. Per quanti invece vogliono conoscere la
conclusione di Sangue sul
sagrato ancora un po’ di pazienza: per il momento accontentatevi della terza parte. Non sappiamo ancora se
si tratta di una telenovela
dell’orrore, di un romanzo a
puntate (un feuilleton) o di
un breve racconto. La risposta sui prossimi numeri...
Abbiamo infine alcune rubriche. L’ormai classico appuntamento con gli Annunci
di Carmen Street. La nuovissima pagina di Musica &
Spettacolo (con la segnalazione di un film e di un disco). Ed infine, una pagina
dedicata ai Giochi: piccoli
rompicapi da risolvere da
soli o in compagnia.
Il tutto speriamo che sia di
vostro gradimento. Nel rinnovare a ciascuno l’invito a
collaborare (il giornalino è
uno spazio aperto a tutti) ci
scusiamo con quanti, avendo
fatto pervenire i loro contributi in questi ultimi giorni
dovranno aspettare la prossima uscita. Per tutti l’appuntamento è appunto al
nuovo numero.
Speciale Cereda
LETTERE DAL FRONTE
L’esperienza della guerra continua a coinvolgere interi popoli. Ogni giorno la televisione ci presenta immagini che giungono
dalla Bosnia, dalla Somalia, dal Ruanda... Immagini di morte, di odio e di fame. E quasi sempre sono le persone più indifese
e innocenti a pagarne le tristi conseguenze (bambini, anziani, donne). Quanti di noi hanno meno di 50 anni non ha avuto esperienza della guerra. Quest’estate, durante il campeggio, abbiamo provato a vedere cosa volesse dire vivere in una situazione di
guerra, non per prepararci a ciò, ma per poter apprezzare di più un bene così prezioso come quello della pace. Le lettere che
seguono sono state scritte dai partecipanti al campeggio nel corso di tale esperienza.
Cara mamma e papà,
in questi 15 giorni c'è stata
una attività di guerra nella
quale come prima cosa sapersi mimetizzare e saper
affrontare un percorso di
guerra (come gioco). Che
alla fine ha vinto la mia
squadra dei Conquistadores.
Poi, il secondo giorno, la
guerra tra i bambini del
campo di Passo Cereda; il
gioco sarebbe così: ci sono
delle squadre ognuna composta da un colore e ognuno
dei bambini porta lo scalpo.
Se viene rubato lo scalpo da
un bambino della squadra
avversaria il bambino che gli
è stato rubato lo scalpo diventa uno di loro.
L'AVVENTURA E' STATA BRUTTA
Ciao genitori
Cari genitori,
qua facciamo il passo del
giaguaro nel catrame, poi mi
mettono il catrame sulla pelle; poi anche la pittura di color verde, ci fanno salire su
una scala, c'è un tronco traballante appeso con una delle corde, ci sono le scalette
sospese in aria. Dopo c'è
anche una scala: devi andarci sopra e ti buttano l'acqua!
VERONICA D.
SONIA
STEFANO
Carissima zia,
ti saluto da Passo Cereda. In
questi 15 giorni abbiamo fatto campo militare. Il campo
militare consiste nel fare
come i veri militari: andare
nel fango strisciando, tirando le bombe, facendo centro
in quadrato, andare su un
ponte che dondola e molte
altre cose. Ti ho scritto questa lettera per dirti che ti voglio bene.
Tua nipote VERONICA C.
Al mio risveglio mi trovavo
su una branda, senza un piede. Molti di noi hanno riportato gravi conseguenze, ma,
per fortuna, la guerra è finita e potrò tornare a casa ad
abbracciarvi tutti. E' stata
molto duro. Prima di tutto ci
siamo divisi in varie brigate;
poi abbiamo dovuto imparare a marciare, abbiamo fatto
un percorso di guerra, alla
fine abbiamo costruito le varie basi, raccolto munizioni
per prepararci all'arrivo del
nemico. Alla fine abbiamo
vinto, ci siamo accorti che il
nemico non esisteva, perché
non è mai esistito, se c'era
era una nostra convinzione.
E ora possiamo dire: "CHE
COSA ASSURDA E INUTILE LA GUERRA"!
Cari genitori,
vi scrivo questa lettera, per
avvisarvi che qui al campo
c'è stata la guerra. Io, nel
tentativo di difendere la nostra patria, sono stata colpita
al piede sinistro e purtroppo,
sono caduta a terra priva di
sensi, non ho potuto fare
niente.
2
Cari genitori,
c'è stata la guerra nel nostro
campeggio! Ci siamo preparati all'arrivo del nemico,
con un percorso di guerra,
con la scalata di pino, ecc..
Mentre ero in guerra per difendere la bandiera sono scivolata sbattendo all'indietro,
cadendo addosso ad un masso appuntito, ho cercato di
arrivare ad un piccolissimo
ospedale trascinandomi in
terra. Finalmente dopo aver
perso sangue per tutto il
campo di guerra sono arriva-
Speciale Cereda
ta all'ospedale. Mi corse incontro un'infermiera e un
dottore che mi misero su una
barella. Da quel momento
non ho capito più niente, solo che mi ficcarono un chiodo arrugginito nel braccio.
Ed eccomi qui nel letto di un
ospedale.
Tra poco tempo tornerò a
casa da tutti voi. Ciao e
EVVIVA LA PACE.
molto carina che si chiama
Milena.
ANDREA
Ciao mamma, ti scriverò.
Bacioni, il tuo EMILIANO
MARINA
Cara mamma,
sono diventato cieco e pur
tornando a casa non potrò
più vedere Yuri, Dante, Pulce, Ledi. A proposito, non ti
ho raccontato come mi hanno accecato: ero forte quando mi sono girato e uno mi
ha lanciato due bombe di
napalm.
CESARE
Carissimi Clara, Lao, Franco, Roberto, Amina,
questa lettera non la posso
scrivere io, ma un mio compagno, che ringrazio, per
causa di una mutilazione al
braccio destro, e ora sono
cieco. La guerra è stata dura, ma ora è finita e per fortuna in questi mesi di guerra
non è morto nessuno. Sono
stato in campo di concentramento. Di Emi so solo
che è vivo e sta sommariamente bene. C'è stata anche
un breve tempo di carestia:
ma poi è tornato quasi tutto
normale .
Cari genitori, mamma, papà
e bestie (Sara e Giulio),
qui in montagna si fanno
tante cose: si mangia, si balla, si gira, si fanno le pallose camminate e poi... si fa la
guerra.
All'inizio se ne parlava solamente, ma adesso è diventato un hobby. Abbiamo costruito le basi. Io l'ho costruita dietro un masso, dopo abbiamo fatto un percorso: c'era d'arrampicarsi sull'albero, poi strisciare nel
fango ed io ero infangata che
più infangata di così non si
può.
Adesso si fa la pace e ormai
la guerra è un brutto ricordo.
Ciao da ANNA
Cara mamma,
in questa guerra crudele, io
sono stata 3 anni. In questi 3
anni io ho sofferto molto,
sono stato perfino in 5 campi
di concentramento tedeski,
infatti a casa tornerò con una
mano.
Qui, vedo gente cadere giù
dai tetti, sporchi di sangue, e
pezzi di persone morte. Qui
vedo il terrore, uomini che
mangiano persino topi di fogna.
Io qui sto bene, sono in un
ospedale con un infermiera
3
Cara nonna,
qui in campeggio come argomento abbiamo toccato la
guerra.
Prima di far la guerra vera,
abbiamo preparato il percorso di guerra: nel percorso
c'erano tante cose strane, tra
cui il ponte tibetano che è
un ponte traballante e tu ci
devi passare sopra e il passo
del giaguaro dove tu devi
strisciare nel fango.
Alla fine ai vincitori hanno
dato ricchi premi.
Io non sono stata vincitrice,
però sono felice lo stesso
perché mi sono divertita tantissimo.
MARIASILVIA
Carissimi mamma e papà,
in questi giorni abbiamo fatto il militare, ho imparato
delle cose da militare. Mi
piaceva fare il militare, ma
dopo abbiamo fatto la pace
ed è stato bello fare la pace.
Vi mando tanti bacioni,
mamma e papà.
MILITE IGNOTO
Speciale Cereda
GLI SBANDIERATORI
DI CASTIGLION FIORENTINO
A PASSO CEREDA
di P. Renzo
Castiglion Fiorentino è un paese in provincia di Arezzo. Quest’estate, una cinquantina di giovani e meno giovani di quel paese
toscano, hanno sperimentato la quiete del Cereda e la bellezza delle Dolomiti. Ma al Cereda essi sono giunti con un bagaglio
tutto particolare: le bandiere e i vestiti del loro paese.
L'atavica
quiete
del
Cereda
quest'estate è stata sconvolta dal
rullio dei tamburi, il verde dei prati e
dei boschi ravvivato di striature
bianche e rosse, il colore delle
bandiere.
E' ancora scolpito nella mente di
tutti quel tardo pomeriggio di una
splendida giornata dei primi di
agosto, in cui la natura stessa
sembrava in festa con tutti coloro che
stavano per assistere alla prima degli
sbandieratori.
Rulli di tamburo e costumi di foggiatura medioevale. Nelle fotografie due
momenti della manifestazione tenuta
a Sagron.
Qualcuno si chiederà: «Come hanno fatto finire lassù
dalla lontana Toscana?». Padre Arturo, un Padre Marista
parroco di Manciano non più giovane, ma vulcanico ha
pensato di portare al Cereda per una vacanza i suoi
ragazzi. Una telefonata a Padre Renzo e l'accordo è
fatto. I primi 15 giorni di agosto il campeggio è stato
occupato da questi toscanacci. Essendo in loco, altri
paesini ne hanno approfittato. Manifestazioni si sono
svolte a Sagron, Fiera di Primiero, San Martino di Castrozza, Cavalese. Ovunque applausi a non finire ed una
folla numerosissima. E' stata un'esperienza simpatica
che resterà nella mente di tutti.
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Speciale Cereda
GITA ALLA MALGA
CAVALLERA
di Lara, Michela ed Elena
Non sempre coloro che vanno in montagna sono amanti delle escursioni. C’è sempre qualcuno che preferirebbe il modellospiaggia (solleone, ombrellone, sdraio, bibite con cannuccia, ecc.). A volte però capita di avventurarsi per sentieri e per valli
e scoprire così con meraviglia la bellezza di certi posti. Esiste, non lontano dal Cereda, una malga (denominata appunto Cavallera) che, solitaria ai piedi di svettanti cime dolomitiche, affascina per la bellezza del luogo. Alcuni anni fa tale sito fu
scelto da un regista francese per girare un film (L’ORSO). Forse le tre amiche avrebbero preferito vedere il posto al cinema?
Tutto iniziò un bel lunedì
mattina. Dopo una notte
burrascosa di forte vento e
pioggia incessante finalmente il sole filtrò attraverso la
nostra finestra (scusate, ma
ci siamo dimenticate di dirvi
che la finestra quel dì ancora
non c'era).
Il risveglio, datoci come al
solito dai nostri mitici assistenti Marco e Chicco, non
fu dei migliori, visto che
dopo la precedente giornata
di duro lavoro, avremmo
preferito dormire ancora
qualche oretta (anche tutta la
giornata se ce ne fosse stata
la possibilità).
Ma quello che ci risollevò e
ci diede la grinta per affrontare la giornata fu un'abbondante e squisita colazione
preparataci dai nostri grandi,
simpaticissimi e indimenticabili chef Andrea e Lilia.
La notizia più entusiasmante
però non ci era ancora stata
data. Quella mattina ci attendeva una lunga marcia
verso l'irrangiungibile Malga Cavallera.
Zaini in spalle e scarponi ai
piedi, la partenza fu immediata.
Tutto andò per il meglio fino
a quando non ci sorprese un
improvviso temporale d'agosto. Fortunatamente ci trovavamo nei pressi di una casetta incustodita.
Indecisi sul da farsi, se tornare all'ovile o proseguire
verso la meta prescelta, spavaldi scegliemmo la seconda
alternativa.
Così, cessata la pioggia, riprendemmo a camminare.
Dopo ore ed ore di duro e
faticoso cammino tra le meraviglie della natura che ci
allietavano la via, avvi-
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stammo in lontananza l'inattesa Malga.
Precisiamo: in lontananza,
in quanto la vera fatica stava
tutta nell'ultimo tratto di
strada.
Mentre ci rifocillavamo con
un meritato pranzo al sacco,
e godevamo del caldo sole e
dello stupendo panorama,
per la seconda volta venne a
trovarci il nostro caro amico
e compagno di sventura Giove Pluvio più arrabbiato che
mai. La fuga fu inevitabile e
molto rapida.
Inzuppati come dei pulcini
giungemmo al paese dove un
sole splendente ci accolse
permettendoci di asciugarci
e di attendere serenamente i
nostri salvatori che sarebbero venuti a recuperarci nel
tardo pomeriggio.
Pensieri e parole
FRUGANDO
NEL PASSATO
di Ersilia Barbieri Petesi
Poetessa dialettale che da tanti anni abita al Carmine e che spesso ravviva le feste presso il nostro Centro con le sue declamazioni Ersilia è conosciuta da tantissime persone. Spesso percorre in lungo e in largo la provincia bresciana andando là ove la
chiamano a presentare le sue poesie. Ha accettato prontamente di collaborare al nostro piccolo giornalino e frugando tra i suoi
ricordi ci ha offerto una bella pagina autobiografica. Naturalmente c’è anche una poesia inedita (con relativa traduzione).
INTRODUZIONE
Scusate! Mi hanno affibbiato
la qualifica di nonna Ersilia
Carmelitana ed io sinceramente ne sono molto orgogliosa e fiera. Ho un ottimo
rapporto sia con i Padri come con tutti quelli della comunità. Perciò mi sento parte attiva (dopo il mio S.
Faustino) e me ne vanto.
Spero di essere benvoluta da
tutti voi. Perciò voglio farvi
partecipi di un po' della mia
passata gioventù.
FRUGANDO NEL PASSATO.
Son nata e cresciuta in una
frazione del comune di Offlaga: Faverzano. Un piccolo paesino. Figlia di coltivatori diretti, dopo la quarta
elementare fui mandata in
campagna a lavorare insieme
a braccianti, bifolchi, avventizi, ecc. Covavo da sempre
il desiderio di studiare o di-
ventare un'attrice. Ma col
padre severo che mi ritrovavo non c'era nemmeno da
pensarlo. Perciò, come una
farfalla alla quale si tarpano
le ali, passai così la mia gioventù con gli occhi fissi ai
solchi di grano e alle zolle
arate, in mezzo a questa
gente più grande di me.
Forgiai così le mie ossa al
pari di un ferro battuto.
Niente giochi, niente libertà,
sicché ancor oggi sento di
avere nel cuore solo dolore,
stanchezza, che sfiora quasi
la crudeltà! Non so se lui,
mio padre, giudicasse i miei
desideri non adatti ad una
figlia della terra. Solo lì, nei
campi, bruciavano in me e si
consumavano gli ideali di un
avvenire tanto desiderato.
Sballottata da un campo all'altro con i piedi sanguinanti perché dalla casa ai campi
c'erano due chilometri da
farsi 4 o 6 volte al giorno a
piedi (la bicicletta era solo
per papà o per i fratelli più
grandi). Quante lacrime amare versate su quei cuscini
ruvidi, quante volte desiderai la morte. Però quel sole
che mi bruciava la pelle mi
entrava nel cuore e mi faceva bene all'anima. Educata
dalle buone suore e da anime
degne di rispetto come quel6
le delle mie insegnanti tenevo a freno i cattivi slanci di
ribellione e coltivavo la speranza di un domani migliore. Non feci altro che innamorarmi di uno dei miei
contadini, un mio umile bifolco. Dovetti lottare per le
ostilità sorte nella mia famiglia nel sapere di questa
scelta. Ma, nonostante le
botte e le umiliazioni, almeno questo arrivai a sposarlo.
Lacrime ancor più amare,
abbandonata da tutti col dissenso di tutta la mia famiglia, dovetti affrontare solitudine e disperazione. Avevo
allora 22 anni e lui 29. Senza nemmeno una lira, come
un cane mi rifugiai tra le
braccia di un uomo, povero
sì, ma buono e lavoratore.
A poco a poco raggiunsi con
la felicità del matrimonio pace e tranquillità. Ero brava
nel cucito, nel ricamo, ed
ero anche una cuoca, se cuoca si poteva chiamarmi. Inte-
Pensieri e parole
ressata, risparmiatrice, ripudiata sì dai miei, ma sentivo
l'aiuto di Dio e della Madonna. Cosicché dopo 13
mesi di matrimonio diedi alla luce la mia prima bambina.
Fu come un raggio di sole
che entrò tra le nostre 4 mura. Sì: 4 mura, ripeto, perché vivevamo in una sola
stanza che ci faceva da cucina, da salotto e da camera da
letto. Ma quanta gioia!
Quanta felicità regnava in
quel minuscolo tugurio. Un
letto di seconda mano, due
comodini (uno ci serviva per
il vaso da notte e l'altro da
credenza per 4 piatti vecchi
e scrostati regalatici da mia
zia), due sedie rozze e zoppicanti, un tavolino con un
piede più corto ed una cassapanca datici dai miei suoceri. Nel mezzo una stufa di
mattoni che mio marito fabbricava in ottobre per poi
demolire in primavera, per
guadagnare un metro quadro
di posto. Gli altri mesi cucinavo sul fuoco dei miei suoceri dai quali avevamo avuto
il nostro nido d'amore.
Quando però col mio pensiero vado dentro là, mi sembra
ancora di sentire quel calore
e di provare ancora quei puri
sentimenti che ci hanno in-
camminato felicemente a
quella vita matrimoniale tanto sospirata. Con-tinuerò un'altra volta a parlarvi di me
, per ora scusatemi. Nel salutarvi dico: «Voglio bene a
tutti».
Ora voglio dedicarvi quattro
versi in dialetto scritti per
voi giovani:
LA NOTT DE SANT LORENS
Trentasich agn an du!!
Lü, co la canotierô biancô, e le
na sotaninô rösô, fadô a godé
e con du dicc de bess
che ga quarciaò zò 'l se!
Là, sô la pontezelô
col co, postàt al co
i'è dré a spetà na stëlô
semmai la crôdô zo!
Andèl cör na oiô matô
fisàdô per stô ocasiù...
Trentasich agn an du...
Ilusiù de na giovinesô
crisidô tropp de frèsô!
Oh! nott de Sant Lorèns
te benedètô, che amò
ta fe contecc argù
che crèt e sperô n'te
sensô fasàs al co!!
Ta preghe, o me Signur
lasègô almeno a lur
sperà nel vero amur!!
LA NOTTE DI S.LORENZO
Trentacinque anni in due (lui
19, lei 16)
lui con la maglietta bianca e lei
con una gonna rosa fatta a ventaglio
e con un pezzo di pizzo
che le copriva il seno!
Là, su un ponticello,
con le teste appoggiate una all'altra
stanno ad aspettare una stella
nel caso che venga giù!
Nel cuore una voglia matta
fissata per l'occasione...
Trentacinque anni in due...
Illusione di una giovinezza
cresciuta troppo in fretta!
Oh notte di San Lorenzo
benedetta tu che ancora
fai contento qualcuno
che crede e spera in te
senza fasciarsi la testa!
Ti prego, o mio Signore,
lascia almeno loro
sperare nel vero amore!
SCHEDA BIBLIOGRAFICA: Ersilia Barbieri Petesi ha pubblicato presso le Edizioni del Moretto di
Brescia due libri di poesia dialettale bresciana: Fiur de camp (Fiori di campo), 1983 e Fiur de camp
che va ‘n somessô (Fiori di campo che vanno in semenza), 1988.
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Analisi grafologica
IL TEST DELLA SCRITTURA
E DEL DISEGNO
di Anna Grasso Rossetti
La prof. Anna Rossetti, esperta grafologa, amica del Centro da lunga data, ci ha fatto gentilmente pervenire questo contributo
sull’analisi della scrittura e del disegno. La solita cavia (per non fare nomi) si è poi offerta nel farsi analizzare la propria scrittura. Se anche qualcuno dei nostri lettori volendo conoscersi meglio attraverso l’analisi della scrittura (o del disegno) potrà
inviare un breve testo scritto (almeno 10 righe) su di un foglio bianco, indicando l’età ed il sesso. Ne pubblicheremo la risposta sui prossimi numeri.
Che la scrittura dipenda direttamente dal cervello potete notarlo quando siete arrabbiati:
- da calmi, da tranquilli, la
vostra scrittura risulta molto
più morbida di quando siete
cattivi.
I segni grafici dicono anche
in grado di capacità di comprendere, di imparare che un
alunno ha.
Si può scoprire, attraverso
l'analisi della grafia, quale
sia il più indicato metodo di
studio per imparare senza
fare troppa fatica.
Ancora, osservare come uno
scrive può dare preziose indicazioni sulla fedeltà, sulla
capacità di amare, sulla simpatia e sul carattere generale
della personalità.
Ugualmente il disegno sia
dei bambini, sia degli adulti,
può dare delle indicazioni
sulla personalità, sull'accettazione dell'ambiente, sulle
paure e sui timori dei soggetti.
ANALISI DI UN TESTO:
M. G. (ovviamente maschio,
di anni 24)
Se, a conoscerlo, questo
soggetto sembra tutta bontà
e riflessione, a scrutarlo
attraverso i suoi tratti
grafici,
rivela,
invece,
caratteristiche ben più forti.
dotato di notevole discernimento oltre che di sano egoismo, di tenacia e di intelligenza creativa.
Ama mettere in collegamento gli argomenti di cui si appropria, ma non sempre usa
queste sue facoltà per fini
pratici ed immediati;
possiede senso dell' umorismo, ma sa essere anche
pungente ed, al limite, reattivo collericamente.
A volte tace, ma non perché
non abbia qualcosa da dire,
piuttosto perché si rende
conto che la sua impulsività
può essergli fatale.
Nel complesso ha un caratterino, che oserei definire
"pepato" e, da uomo maturo, è probabile che risulti
anche affascinante.
- Orgoglioso, acuto, pignolo, puntualizzante e logico,
Marco risulta capace di intendersela con chiunque, anche a costo di scendere a
qualche compromesso; non
permette a tutti di entrare
nella sua sfera vitale ed è
PER RIDERE UN PO’
1. Simona confida alla sua amica Debora: - Lo sai che ci sono dei sacchetti di dolci che io non posso proprio
vedere... Debora: - Possibile! Non ci credo. Quali sono? Simona: - I sacchetti vuoti.
2. Simone: - Che paura, stanotte! Ho sentito un rumore, mi sono svegliato e ho visto uno che si nascondeva
sotto il letto. Gianna: - Ma va là, fifone. Tu ti sei sognato. Simone: - No! Non mi sono sognato. Era Marco: ha
sentito per primo il rumore ed è andato a nascondersi sotto il letto.
8
Racconti
LE FIABE RACCONTATE
DAI BAMBINI
Le fiabe sono racconti che subito ci riconducono alla nostra infanzia. Alcune ci sono così familiari che le conosciamo quasi a
memoria. Eppure non ci dispiace risentirle (o rivederle, magari al cinema). E ognuno di noi ha un suo modo di raccontarle,
sottolineando gli elementi che più gli piacciono. Alcuni bambini si sono cimentati a riscriverle, così come se le ricordavano (e
non sempre ricordavano l’intero contenuto). Ne sono usciti racconti vivi e simpatici. Per questo abbiamo pensato di riproporveli. Come appendice abbiamo inserito due altri brevi componimenti: le descrizioni di due animali, la mite mucca ed il terribile Tirannosauro rex.
TRE PORCELLINI
C'erano una volta tre porcellini che vivevano nel bosco.
Lì viveva un lupo che voleva
mangiarseli.
Per difendersi decisero di
costruirsi le tre casette.
Timmy, che era un gran lazzarone, si fece la casetta di
paglia. Invece Tommy, che
era un po' più lavoratore, si
fece la casa in legno. Invece
Jimmy, che era un gran lavoratore, si fece la casa di
mattoni. Un giorno arrivò il
lupo e andò alla casa di
Timmy: soffiò due o tre volte e la casa cadde giù. Allora
Timmy scappò da Tommy.
Poi il lupo cercò di prendere
Timmy, ma non ci riuscì.
Soffiò due o tre volte e la
casa cadde giù. Allora
Timmy e Tommy scapparono da Jimmy. Il lupo cercò
di prendere i due porcellini,
ma non ci riuscì. Soffiò due
o tre volte, ma la casa di
mattoni non cadde. Un giorno il lupo salì sul tetto per
scendere dal camino, ma si
bruciò la coda.
Cristian P.
L'ELEFANTE E LA
TIGRE
C'era una volta un elefante
che litigava sempre con una
tigre.
Un giorno la tigre disse a un
topo: - Se fai imbizzarrire
l'elefante ti regalo un pezzo
di formaggio. Allora il topo
si mise a spaventarlo, ma
l'elefante così spaventato
uccise la tigre mentre il topo
ci provava gusto. Così ogni
giorno il topo spaventava
l'elefante.
Ma un giorno l'elefante disse al topo: - Vedi quella jeep? E' un altro elefante. Solo che è diverso da me. Prova a spaventarlo quando è in
movimento.
Così il topo andò e quando
fu là la jeep parti schiacciandolo.Così il topo crepò e
l'elefante visse felice e contento.
Cristian C.
9
CAPPUCCETTO ROSSO
C'era una volta una bambina
di nome Cappuccetto Rosso.
Un giorno la mamma la
chiamò: - Cappuccetto Rosso, Cappuccetto Rosso, vieni
qua per favore. Devi portare
questo cesto alla nonna, ma
ricordati che nel bosco non
ti devi fermare a prendere
fiori,
fragole, lamponi,
ecc..., perché nel
bosco c'è un lupo che se ti
prende ti mangia. Cappuccetto Rosso non ascoltò i
consigli della mamma, ed
incontrò un lupo.
- Ciao, bella bambina. Come
ti chiami?
Rispose: - Mi chiamo Cappuccetto Rosso.
- Dove stai andando, Cappuccetto Rosso?
- Sto andando dalla mia
nonna a portarle questo cesto
di dolci.
- Ascolta, Cappuccetto Rosso, facciamo una cosa: tu fai
Racconti
la strada più corta che io
faccio quella più lunga.
Il lupo, più furbo, arrivò per
primo e bussò alla porta della nonna. "Toc, toc".
- Chi è? Chiese la nonna.
- Sono Cappuccetto Rosso.
- Entra! Rispose la nonna e
il lupo entrò e la mangiò.
Arrivò Cappuccetto Rosso e
bussò alla porta. "Toc, toc".
-Chi è?
- Sono Cappuccetto Rosso.
- Entra pure, Cappuccetto
Rosso.
- Ma, nonna, che orecchie
grandi che hai!
- E' per sentirti meglio.
- Ma, nonna, che naso lungo
che hai!
- Per annusarti meglio.
- Ma, nonna, che bocca
grande che hai!
- E' per mangiarti meglio!
E Cappuccetto Rosso scappò
e vide un taglialegna e lo
chiamò: - Signore, aiuto!
- Che cosa vuoi bambina?
- C'è un lupo che mi vuole
prendere. E poi ha mangiato
la nonna.
Il taglialegna prese il fucile
e sparò al lupo. E venne
fuori la nonna. Cappuccetto
Rosso, la nonna e il cacciatore fecero festa per il compleanno della nonna e vissero felice e contenti.
Silvana
CENERENTOLA
C'era una volta una fanciulla
di nome Cenerentola. Morì
sua madre e suo padre si risposò con la matrigna che
aveva due figlie di nome
Anastasia e Genoveffa. Morì
pure il padre che viveva a
casa con la matrigna.
Cenerentola lavorava a fare i
mestieri. La sera la matrigna
e le sorellastre avevano un
appuntamento al castello del
principe e lasciavano a casa
Cenerentola che lavorava
molto tanto e tornavano a
casa per dormire. Le sorellastre si alzavano dopo di
Cenerentola e si lamentavano: - Cenerentola, il mio tè!
Cenerentola, il mio tè con i
biscotti! Cenerentola dava da
mangiare ai polli e ad un
certo punto suonò il campanello. Era il postino che diede la lettera a Cenerentola: Dà la lettera alla matrigna.
(...)
E i topini cercano la stoffa
per fare il vestito. Siccome
la stoffa era delle sorellastre, i topolini finirono di
cercare gli oggetti e fecero
un bel vestito per Cenerento10
la. Essa lo prova per andare
al ballo del principe, ma le
sorellastre strapparono il vestito di Cenerentola e loro
andarono senza Cenerentola.
Una fata Smemorina vide
questo e chiese a Cenerentola di cercare una zucca: la
zucca diventa una bellissima
carrozza. Dopo trasforma i
quattro topi e diventano dei
bellissimi cavalli. La fata
Smemorina trasforma pure
anche Cenerentola.
Ultima cosa: - Cara, quando
suona l'ultimo rintocco, tutto tornerà come prima.
E suona mezzanotte. Cenerentola corre veloce, ma
perde una scarpetta di vetro
e tutto torna come prima. I
quattro topolini videro qualcosa che luccicava nel piede
di Cenerentola. Era una
scarpetta di vetro. Essa la
tiene e il principe tiene l'altra scarpetta. Il re decide di
trovare questa fanciulla. Il
sovrano del re viene a casa
Racconti
della matrigna e la matrigna
chiude Cenerentola in camera e la chiave la tiene in tasca. Ma i topolini tirano fuori la chiave. Intanto stanno
provando la scarpina di vetro, ma non trovano la fanciulla. Il sovrano chiede:
- C'è qualche fanciulla qui?
- No signore.
I topolini sono già arrivati in
camera di Cenerentola.
Dice Cenerentola: - Posso
provare io la scarpina?
Il sovrano dice di sì. E la
provarono.
La cacca è il concime. Sono
buone anche da mangiare, le
mucche.
Dopo alcuni giorni la strega
disse a Hansel: "Metti fuori
il ditino. Come mai sei cosi
magro?". Invece di mettere
fuori il ditino Hansel mise
fuori l'ossicino. Dopo un
po' di giorni disse a Gretel:
"Se non pulisci bene la casa
ammazzerò tuo fratello".
Passarono un po' di giorni e
Gretel dice alla strega: "Puoi
venire un attimino qui per
vedere se è pronta la zuppa?". La strega prese la sedia e ci salì su e Gretel la
buttò nel fuoco. Poi liberò
Hansel.
Cenerentola e il principe si
sposarono e vissero felici e
contenti.
Anna
Anche il toro mi dispiace
che sono legati tutti e che
lavorano.
Cristian P.
IL TIRANNOSAURO REX
Il Tirannosauro Rex è un animale preistorico vissuto
milioni di anni fa.
Esso era carnivoro ed era un
feroce predatore che si nutriva di altri dinosauri per
sopravvivere.
Esso, il Tiranno, aveva dei
denti grandi 30 cm e altri 35
cm. Nonostante era pauroso
anche lui aveva paura di
qualcosa: cioè l'acqua.
HANSEL E GRETEL
Cristian C.
C'era una volta una matrigna e un taglialegna con due
bambini e la strega. Il papà
dei due bambini li abbandonò nel bosco e Hansel si
riempì le tasche di sassolini
e mentre cammina-vano
mettevano dei sassolini lungo la strada.
Videro una casetta piena di
caramelle e cioccolato. La
strega disse ai due bambini
di entrare e chiese loro se
avevano fame. Dissero di sì.
Hansel lo mise in una gabbia.
I due bambini rubarono il
tesoro della strega e ritornarono a casa dai loro genitori
e mostrarono il tesoro.
VISSERO
FELICI
E
CONTENTI.
Simona
LA MUCCA
Le mucche sono bellissime
di faccia e anche di corna.
Con il latte fanno le confezioni, anche il formaggio.
11
Racconti
RACCONTO SEMISERIO
DI UN GNOMO
di Marco
Nei momenti più impensabili ci capitano cose incredibili. Così può succedere a ciascuno di noi che, un pomeriggio, andando a
passeggio lungo le pendici del colle del castello, si possa fare incontri a dir poco straordinari...
Tutti dicono che gli gnomi vivono nei boschi, in casette piccine piccine scavate nei funghi.
Ebbene io ho conosciuto uno
gnomo di città.
Andavo un giorno con fare distratto su per l'erta del castello
quando, sul vialone che conduce al baracchino dei gelati, il
mio sguardo fu attratto da una
macchia arancione che si spostava veloce nel prato, poco più
sotto di me.
Accortasi che la spiavo la macchia si fermò, quasi volesse
mimetizzarsi e tanto fece che
poteva sembrare una carta di
gelato.
«Ohibò! Che io sia matto? Forse che oggi anche i gelati corrono? D'altronde, se ne vedono
di stranezze - pensai - basti
considerare le macchine che
corrono, cantano e fan di tutto
un po'... Ma un gelato! Che sia
una trovata pubblicitaria?».
E mentre ero in tali pensieri
assorto, la macchia veloce scartò di lato e ancor più veloce si
infilò in un cespuglio.
«Beh -pensai allora - deve essere proprio un gelato e probabilmente corre all'ombra per
non sciogliersi». E così rassicurato feci per andare.
«Ahi!» sentii gridare. Preoccupato mi voltai verso il cespuglio
in cui era la macchia: «Che sia
caduta su un'ortica?!».
Lo confesso: sono un tipo apprensivo. Perciò, divorato dalla
preoccupazione, mi affrettai
verso il cespuglio, vi infilai le
braccia per salvare la sfortunata
macchia, ma...
«Ahi!» feci io, stavolta, poiché
quella mi morse con violenza
un dito. Ritrattolo d'istinto, vi
trovai attaccato uno strano esserino che con tenacia continuava
a mordermi. A quel punto, dimentico del dolore perché avvinto dalla curiosità, cercai di
capire cosa realmente fosse
quello strano esserino.
Un cane non può essere; passi
per i cagnetti viziati che girano
tutti in ghingheri accompagnati
da attempate signore, ma mai si
è visto un cane col cappello a
punta - pensai. Nemmeno una
zanzara, una rana o un elefante,
per lo stesso motivo. Un coccodrillo di sicuro no! (Anche se
mordeva come un coccodrillo,
ahimè come mordeva!). Lo
sanno tutti che a Brescia non ci
sono i coccodrilli!!! Una renna,
proprio no. (Primo: non pareva
avere corna. E poi le renne
d'agosto vanno in vacanza a
Cortina; a Brescia fa troppo
caldo! Quel giorno poi faceva
così caldo che ai canarini sudava la lingua).
«Allora cosa sei?» Mi risolsi
infine a chiedere.
«MGGHMA!» ringhiò quello,
non riuscendo a farsi intendere
perché aveva la bocca piena (mi
stava ancora mordendo il dito).
«Piacere, MGGHMA, io mi
chiamo Marco» mi presentai
allora.
12
Al che Mgghma, che poi risultò
chiamarsi Mario, mi lasciò finalmente il dito e si presentò.
Ebbe così modo di spiegarmi
cosa era, da dove veniva e cosa
ci faceva a Brescia.
Ebbene - voi non ci crederete Mgghma era venuto a Brescia
per la prima volta 1500 anni fa:
allora era soltanto un giovincello partito all'avventura dal lontano est e giunto a Brixia con le
orde barbariche di Attila, che
nel 486 D.C. invasero e devastarono la città. Mario allora si
chiamava "Mariulus" (letteralmente: Mariolino) poi diventò
Marius, nel tardo medioevo e
Mario agli inizi del ‘500, quando il latino venne sostituito un
po' dovunque dall'italiano volgare. Si era insediato in un cuniculo dell'antica fortezza, precedente all'attuale castello e aveva avuto modo di adattare la
sua casa alle costruzioni che
man mano avevano sostituito
l'antica fortezza fino ad arrivare all'attuale castello.
Al giorno d'oggi abita in un
cunicolo poco sotto l'acquedotto.
Si è sempre nutrito di bacche,
erba e cortecce (fa degli ottimi
minestroni di pino).
Il giorno lo impiega recuperando gli avanzi dei turisti (è goloso del gelato che trova sui
fondi degli scatolini che i turisti
disseminano un po' dappertutto). Ma è alla sera che potete
trovarlo fuori dal suo cuniculo,
intento a godersi il fresco.
Noi ora siamo grandi amici.
Ma voi state attenti: io da quella volta ho ancora il dito fasciato.
Racconti
L’ESCURSIONE
di C&C
Fin dai tempi più antichi gli uomini hanno raccontato. Non solo miti, fiabe e leggende, ma anche e soprattutto fatti veramente
accaduti. Non sempre si riesce a distinguere un fatto veritiero da uno leggendario. Ma in tutti i racconti c’è un fondo di verità. Perché il racconto non è fatto solo per divertire e far sognare, ma anche per ricordare e capire il passato e pensare al futuro.
L'estate scorsa - eravamo
una decina di amici - ci siamo avventurati sui sentieri
delle Dolomiti. Dopo aver
percorso una parte dell'alta
via che da Feltre conduce alla Marmolada, giunti al rifugio Mulaz, siamo scesi
verso il Passo Rolle e di lì
lungo la Val di Fiemme. Ma
di tutte le avventure, una sola merita di essere ricordata.
Una delle nostre soste fu
presso una malga - non ricordo di preciso il nome della località - ove fummo ospitati per la notte.
La sera, dopo la mungitura,
il pastore aveva acceso il
fuoco del camino per poter
far bollire, in un immenso
paiolo, il latte cagliato da
trasfomare in formaggio. Si
stava dunque tutti seduti accanto al focolare, ad osservare il solenne innalzarsi
della fiamma e il lento rimestolare del pastore, mentre ci
si scioglieva - aiutati dal
caldo vino speziato - ai ricordi ed ai racconti. Eravamo circondati dal nero con-
torno del fumo del camino:
l'intera stanza era annerita,
ricoperta da una spessa coltre di caligine. Anche le caciotte di formaggio riposte
sui ripiani del muro erano al
pari affumicate.
Sedeva accanto a noi uno
che non era della nostra
compagnia, ma sicuramente
come noi era presente in
quella malga in qualità di
ospite. Aveva una lunga barba, ormai brizzolata e
lunghe ciocche di capelli gli
cadevano sulle spalle. Uno
sguardo assorto e al tempo
stesso molto tranquillo suscitava rispetto intorno a lui. I
suoi occhi sapevano di altre
spiagge. Pur essendo uomo
di poche parole, si intuiva
che era persona veramente
capace a raccontare. Lo sollecitammo dunque riuscendo
13
a superare la sua iniziale,
difficile ritrosia. In quel
frangente, purtroppo, non
fummo pronti a chiedere del
suo nome né donde venisse.
Io non sono capace di ripetere esattamente il suo dire,
ma grosso modo egli pronunziò un tale discorso:
«Quello che sto per raccontarvi accadde alcuni anni or
sono. Vi potrei dire che avvenne sulle rive si un fiume
siberiano durante il periodo
del disgelo primaverile oppure nel profondo della foresta amazzonica durante la
stagione delle piogge o ancora in qualche palude del
delta del Mississipi. L'effetto sarebbe lo stesso. Ebbene,
mi trovavo in Nepal, condotto là dagli avvenimenti della
mia vita.
No, non ero turista, almeno
in quel tempo. Mi guadagnavo da vivere facendo da
guida a turisti europei e nordamericani che non conoscevano la lingua del posto.
Non è che me la spassassi
Racconti
per bene, ma mi dovevo accontentare. Durante uno di
questi viaggi - dopo aver visitato un paio di monasteri
buddisti dovevo accompagnare i turisti a vedere alcune delle più alte vette dell'Himalaya - ci capitò di
giungere sulle rive di un impetuoso fiume di montagna.
Uno di quei tanti corsi che
vanno ad ingrossare il Gange
od il Brahmaputra. Ma non
chiedetemi il nome, perché i
nomi non sono mai stati il
mio forte. Sarà stato sicuramente per un pizzico di imprudenza, ma il fatto è che
ci trovammo in un posto in
cui non era possibile tornare
indietro e l'unica via d'uscita consisteva nell'attraversare quel fiume gonfio dalle
acque impetuose. Non avevamo portato con noi attrezzi sufficienti per superare un
tale ostacolo. Fu allora che
io mostrai la mia vigliaccheria. Mi ritirai. Non volli più
essere guida di quel gruppo.
Mi licenziai in quel momento. Erano sette le persone
che erano venute con me. E
tutte sette, dopo un lungo,
inutile protestare, le vidi inoltrarsi nelle acque del
fiume e sparire avvolte dal
freddo abbraccio della morte. Tutte e sette le vidi miseramente affogare. Non mossi
un dito per loro. Me ne stetti
immobile, seduto sulla riva a
vedere il loro disperato an-
naspare e ad udire le loro
grida di aiuto...».
A queste ultime parole cominciammo a guardarci gli
uni gli altri. Anche il pastore
aveva smesso di rimestolare
il latte cagliato e osservava
attentamente lo sconosciuto
narratore. Ma egli, quasi ignaro di noi e con lo sguardo fisso alla fiamma del fuoco, riprese prontamente il
suo narrare:
«Vedo che il mio racconto vi
ha colpito. Ho colto nel segno. Ma vi devo dire ancora
una cosa. Ciò che ora avete
udito non è vero. Non c’è
nulla di vero. Io non sono
mai stato in Nepal ed in vita
mia non ho mai fatto la guida turistica. E non è neppure
una notizia che abbia letto
da qualche parte o che mi sia
stata riferita da qualcuno. E'
solo frutto della mia fantasia. Scusatemi se vi ho turbato. Ma un racconto è fatto
anche di ciò, deve suscitare
in noi un moto, una riflessione, un cambiamento. Lo
so che non riesco a spiegare
per bene quello che intendo
dire, ma raccontare per raccontare non ha molto senso».
Iniziò quindi tra di noi una
breve, accesa discussione
sull'arte del racconto, ma
anche di come quell'uomo
era riuscito a creare la giusta
atmosfera e di averci catturato sulle rive di un fiume nepalese in piena. Egli ci interruppe ancora per un'ultima
14
volta e mentre già si accingeva a recarsi a dormire - si
era alzato ed avviato verso
la scala a pioli - aggiunse:
«Vi devo però confessare
che in ogni racconto c’è
qualcosa di vero. Anche in
quello che avete udito questa
sera. Vedete, forse non era
un fiume nepalese, ma era
un fiume; e non si trattava di
sette uomini, ma di un uomo
soltanto. Un uomo che annegò nell’attraversare un
fiume. Quell'uomo ero io».
Ciò detto salì rapidamente al
piano superiore e si coricò.
Noi restammo ammutoliti.
Non sapevamo più cosa pensare. La tarda ora - al mattino presto avremmo dovuto
riprendere il nostro viaggio ci consigliò di andare a coricarci nelle nostre tende eret-
te sul prato accanto al maso.
All'alba riprendemmo la
strada per Cavalese. Di
quell'uomo non abbiamo saputo più niente.
INSERTO PUBBLICITARIO
Per te che hai l’arteriosclerosi
(ma mi raccomando bella forte)
ed il sale non lo puoi mangiare,
per te che pure non lo puoi
mangiare (il sale) perché quando ti han tolto l’appendice ti
hanno distrutto le coronarie,
vieni da Claudia, la Piccola
Spaghetteria, ed il sale te lo
scordi proprio... Solo a Bovezzo, in via Vernazze 4. Il sabato.
Racconti
SANGUE SUL SAGRATO
(III PARTE)
G&B
Avevamo dubbi sulla possibilità di conoscere tutto il dipanarsi della misteriosa vicenda di Via Milano. Ma ecco che ci giunge
un’ulteriore puntata... Che cosa ci riserverà questa volta?
Con una dimestichezza incredibile, aveva iniziato ad
incidergli le braccia: due ta-
7. CAPITOLO
Il grande demonio fissava il
caos che aveva creato: decine di persone che si affannavano urlando contro il grande portone, calpestandone
con la loro furia altre decine: l'importante era salvarsi,
non importava come.
In mezzo a tutto quel brulicare di corpi, era l'unica figura a restarsene ritta ritta e
immobile. Era estremamente
soddisfatto di quel panico
che aveva creato: i Grandi
Antichi, sarebbero stati fieri
di lui, dio del caos e della
distruzione. Ma ora era ora
di farla finita, lui era un amante della morte; più persone uccideva e più provava
piacere. Ed ora c'era decisamente troppa gente in giro. Gli era venuta una smania di uccidere improvvisa.
Adorava la carne tenera, di
fanciulla prepubescente, che
si faceva penetrare così facilmente. Ma in quei momenti non faceva differenze.
Sapeva benissimo che bastava uno sguardo per distruggerli tutti, i miseri mortali,
ma lui era raffinato, sceglieva le vittime con estrema cura e le faceva agonizzare la
morte. Ne aveva scelto uno
a caso, in mezzo alla calca:
un ragazzo molto robusto.
Afferrandolo, gli aveva trapassato un avambraccio,
strappandogli un acuto grido
di terrore. Gli altri li aveva
freddati all'istante, facendogli esplodere le interiora.
Quel ragazzo, invece, aveva
voluto risparmiarlo, per suo
divertimento.
gli erano più che sufficienti
ed aveva iniziato a succhiargli il sangue avidamente e
aveva quindi proceduto alla
scuoiatura. Era questa una
cosa che lo divertiva molto,
staccare strisce di pelle dalla
vittima, molto lentamente,
facendo però attenzione a
non rovinare il tessuto muscolare. Ovviamente era un
lavoro che richiedeva pazienza, ma l'effetto finale
complessivo era sorprendente.
Terminata questa operazione, aveva iniziato a divorarlo.
(continua)
SPAZIO PUBBLICITA’. LA PASTA DEL PRESIDENTE. E’ unica, eccezionale, dirompente. Il dentrificio che ti fa
sorridere anche quando ti scippano la pensione. Denti splendenti, a prova di carie. Per l’uomo che non deve
chiedere mai, ma solo dare. Provatela e vi sentirete subito sollevati (anche nelle tasche). La troverete solo nei
negozi col marchio del Presidente. P.S. Perfino Ambra ve ne propone l’acquisto. Seguitene il consiglio.
15
Otto & Mezzo
IL GIORNALE
DEGLI ANNUNCI
DI CARMEN STREET
a cura di Giuliano
A.A.A. Caffeinomani accaniti. Il medico t'ha sconsigliato il caffè e per te è un
gran problema rinunciarvi?
Prova a bere il nuovo caffè
MARCUS della ditta Gabriele Ferrari e vedrai che
riuscirai a rinunciarvi senza
problemi (soprattutto per il
bene del tuo stomaco). Per
informazioni telefonare al
pronto soccorso.
Smarrito cagnolino. Lauta
ricompensa per chi ritrovasse il mio povero barboncino,
smarrito il 30 febbraio scorso in zona San Faustino. Si
riconosce per i suoi occhioni
azzurri ed il pelo corto.
L'ultima volta che l'ho portato a passeggio indossava
jeans Levis e scarpe Adidas
Torsion. Attenzione: morde.
Cereda. Come disse il sommo poeta: "LA STRADA
S'E' DA FA!": la ditta
R.e.M. (S.r.l. di Romeo e
Marco), con l'avvincente,
straordinaria partecipazione
di Giambattista (per gli amici Gallo Cedrone) pur tra
piccoli inconvenienti e lamentele da parte del Consiglio Supremo è felice di annunciare che la Via Cassia è
stata finalmente portata a
termine.
P.S. (Ma è veramente finita?).
Sapete che è ritornata!?!
Ebbene sì, la maga Titty che
stravede, legge il futuro,
legge il passato, legge il presente e aiuta - favori personali - legge le mani. Se volete informazioni telefonare
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come baby sitter o educatrice. Sono gentile con chi mi
rispetta. Se non mi conoscete bene sappiate che ho pazienza e tutti riceveranno un
TRATTAMENTO
SPECIALE. Tiziana.
Cerco avanzi di qualsiasi
genere purché mangerecci al
fine di tappare una voragine
senza fondo. No uova e latticini freschi. Accetto inviti
a pranzi e cene, a colazioni e
a merende: non deludo mai.
Sono interessato a che mi
vengano segnalate trattorie e
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tanto a modico prezzo. Astenersi perditempo. Gabriele.
16
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propri vecchi circa uscite,
partecipazione a concerti e
menate varie. Per chi ha bisogno di un po’ libertà: abbiamo da suggervi i mille
metodi per farla franca (o
quasi). Le nostre balle sono
per lo più credibili. Ci trovi
davanti al Grande o alle
Fornaci. O.K.
Imbianchino disgraziatamente in infortunio stanco di
continui favori per gli amici
cerca urgentemente un medico che lo curi per tornare
al più presto al lavoro. P.S.
Tenetemi lontano da certi obiettori...
Cerco urgentemente MASTER OF PUPPETS dei METALLICA. Non posso più
vivere senza. Pago bene. Un
metallaro non ancora pentito.
Musica & Spettacolo
L’ALTRO CINEMA
UN’ALTRA MUSICA
a cura del Critico
Un film dedicato ad una bambina di 11 anni. Perché tutta la vita non si esaurisce a Bevery Hills! Un vecchio disco per ridere
un po’ con quanti invecchiano troppo in fretta...
LA FUGA DI EMMA
E no, cara Emma, questo film
non parla di te. L'hai creduto,
per un momento, che qualcuno
di noi si fosse divertito a riprenderti di nascosto con la videocamera facendoti diventare
improvvisamente un'attrice. Ma
la protagonista del film è soltanto una tua omonima.
Se siete stanchi di quei film che
ogni giorno presentano morti
per ammazzamento in quantità
tale che non si riesce a contarne
il numero. Se non ne potete più
di quelle pellicole truculente
che traboccano di salsa di pomodoro e di effetti speciali e il
cui unico scopo è quello di inorridire. Se un senso di nausea
vi coglie ogni volta che un mike di turno presenta giochi che
distribuiscono premi a non finire a chi sa rispondere un sì per
un no ed un no per un sì. Se a
volte vi viene il dubbio che il
cinema non debba essere solo
divertimento, ma a volte ci può
anche aiutare a pensare...
Allora per una sera potete concedervi di vedere anche questo
film.
Emma è una bambina di 11 anni. I suoi genitori sono troppo
occupati dei loro affari (il padre
pensa solo al lavoro e la madre
è sempre impegnata in ricevimenti mondani o in cure per il
mantenimento della bellezza del
suo corpo) per prestarle sufficiente attenzione. Emma decide
allora di fuggire di casa e organizza un falso rapimento. Ha
modo di conoscere Malthe, un
signore poverissimo, che lavora
nelle fogne della città, un tipo
strano. Viene così accolta nella
baracca di quest'ultimo. L'affetto che a casa era mancato
Emma lo riceve da Malthe ed
ella si affeziona moltissimo a
lui: nasce tra i due un'amicizia
tenera e delicata che colma il
vuoto delle loro rispettive solitudini. Emma ha qualcuno con
cui finalmente parlare e a cui
raccontare le proprie fantasie.
Malthe trova in lei una persona
che lo aspetta a casa la sera per
condividere il misero pasto, che
lo accetta e gli vuole bene per
quello che è realmente. Quando
Emma chiede alla sua famiglia
il denaro del riscatto i suoi genitori decidono di denunciare la
scomparsa della figlia alla polizia. Gli uomini della forza dell'ordine iniziano allora una battuta di caccia a tappeto, avvicinandosi sempre più al rifugio di
Emma e Malthe. Emma farà di
tutto, tenterà anche la fuga nelle fogne, pur di non farsi raggiungere...
SCHEDA TECNICA
REGIA: Soren Kragh-Jacobsen
ORIGINE: Danimarca
ANNO: 1989
DURATA: min. 80
INTERPRETI: Line Kruse, Borje Ahlstedt
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METALLICA
MASTER OF PUPPETS
Da alcuni mesi tutte le pareti di
una buona parte del quartiere
Carmine risuonano quotidianamente delle note di MASTER
OF PUPPETS, opera del gruppo heave-metal METALLICA.
Professoresse hanno interrotto
le loro lezioni per gridare dalla
finestra la loro ammirazione
per una tale musica. Vicini di
casa telefonano per chiedere
informazioni sull'opera e sulla
sua reperibilità. C'è chi si desta
nel pieno della notte e viene
colto da sensazioni irripetibili.
E chi non riesce ad addormentarsi senza aver dovuto prima
sentire almeno un paio di sue
canzoni. Qualcuno lo usa come
aperitivo prima dei pasti o come digestivo dopo pranzo.
Ebbene, se siete cultori della
musica metallara e non conoscete questo disco c'è da chiedersi perché continuate ancora
a vivere. Famosi critici musicali giurano e spergiurano che sia
il miglior disco apparso sulla
faccia della terra. (Dov'è finita
la mitica Stairway to Heaven
dei Led Zeppelin?).
Ma se altri sono i vostri gusti
musicali non preoccupatevi e
continuate pure a dormire i vostri sonni tranquilli. Non vi
perdete proprio nulla. E beati
voi se abitate lontano dal Carmine, almeno vi è risparmiato
un tale tormento auricolare!
Una pagina per giocare
IL PIACERE
DI SCOPRIRLO!
Poiché a volte succede che non si sappia cosa fare (da soli o in compagnia) si è pensato di aiutarvi a riempire alcuni momenti
morti con dei giochi. Troverete qui due indovinelli che hanno come protagonisti alcuni amici e amiche. Il rebus grafico si risolve come un normale rebus, ma al posto delle solite figure abbiamo delle definizioni a cui si deve rispondere. La crittografia
si risolve trovando a ciascun numero la lettera corrispondente. La chiave della soluzione si trova nel racconto iniziale. Le soluzioni (non siamo sicuri che riuscirete a risolvere tutti i giochi) verranno pubblicate sul prossimo numero.
DEBITI E CREDITI
Le nostre Anna, Emma, Tiziana, Maurizia, Bruna, Luisa ed
Elena sono amiche. Piace loro
andare a fare le spese. Il sabato
mattina al mercato di Piazza
Loggia o il pomeriggio in qualche boutique. Succede però
che, a volte, qualcuna sia senza
soldi (in bolletta sparata) o si
sia dimenticata di prendere con
sé il borsellino, per cui deve ricorrere ad un prestito. Così
qualcuna si fa prestare un po'
di soldi da un'amica per poter
comprare l'ultima novità vista
nella vetrina di un negozio.
Un giorno si ritrovano tutte e
sette al Centro e poiché tutte e
sette hanno appena preso paga
per alcuni lavoretti svolti decidono di saldare i propri debiti.
Per una strana coincidenza ben
presto notano che ciascuna di
loro è in debito con tre amiche
e in credito con le altre tre.
E così Luisa salda i suoi debiti
con Anna, Tiziana e Elena.
Due delle amiche con le quali
Maurizia ha debiti sono Tiziana
e Bruna. Anna deve soldi tanto
all'amica alla quale ne deve anche Bruna e Elena, quanto a
quella alla quale ne devono anche Tiziana e Maurizia.
Con quali tre amiche è in debito Elena?
Nel caso che dopo varie prove
non siate ancora giunti alla so-
luzione del quesito posto vi
suggeriamo quanto segue:
potete, con un qualsiasi pretesto, invitare le sette interessate
presso il Centro alla stessa ora
e provare a risolvere questo
piccolo rompicapo logico facendo prove dirette!
UNO STRANO CONTRATTO DI LAVORO
REBUS GRAFICO
(FRASE 1,4,6,3,5,5)
* La coppiera degli dei
* Sono bianche e a volte perenni
* anelli nuziali
* soldi che si usano per pagare
* A + gattini.
IL DISPACCIO ANSA
Il nostro amico Romeo quest'estate ha pattuito un contratto di
lavoro alquanto strano. Si era
impegnato di portare a termine
la ristrutturazione di un piccolo
stabile i cui proprietari avevano
urgenza di occupare. E così, al
momento di stabilire il prezzo
del lavoro egli ha proposto la
seguente condizione: avrebbe
ricevuto 500.000 lire per ogni
giorno di lavoro e ne avrebbe
perse 700.000 per ogni giorno
non lavorato. Ma, come ben
sappiamo, quest'estate è stata
tormentata dal gran caldo e non
sempre è stato possibile (o c'era
la voglia di) lavorare. E poi
non bisogna dimenticare che ad
un certo punto Romeo ha anche
deciso di passarsi alcuni giorni
in quel di Passo Cereda. Dopo
48 giorni il lavoro che Romeo
si era impegnato a svolgere era
terminato, ma Romeo non ha
percepito alcun pagamento.
In questo periodo quanti giorni
di riposo si è concesso?
18
I temporali del mese di settembre hanno arrecato numerosi
danni sia alle colture che alle
abitazioni. Fiumi sono straripati, frane hanno colpito varie
zone del paese, persone sono
scomparse. Nel corso di tali
avvenimenti l’agenzia di stampa
italiana ANSA, nel fornire le
notizie, ha comunicato anche il
seguente dispaccio, relativo ad
una tale Maria Rossi. Ma proprio a causa dei danni prodotti
dal maltempo si è avuto una interferenza nella trasmissione
dati per cui il dispaccio, trasmesso correttamente, è stato
invece ricevuto nella seguente
formulazione:
123456 -1‘273456 8 6 - 1 4 5 9 10 - 11 10 8 8 6 1 2 7 3 4 5 6.
Sapendo che l’errore di trasmissione è stato quello di
sostituire a ciascuna lettera un
numero corrispondente, sapreste trovare il giusto contenuto
del messaggio?