ANICA SCENARIO

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ANICA SCENARIO
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05 agosto 2015
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INDICE
ANICA SCENARIO
05/08/2015 Corriere della Sera - Nazionale
Dal master in Publitalia alla Leopolda L'uomo Mtv alla sfida generalista
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05/08/2015 Corriere della Sera - Nazionale
Al Festival di Locarno il rock di Meryl Streep e i pugni di Norton
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05/08/2015 Corriere della Sera - Roma
La fiction? Ora è sul web
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05/08/2015 Il Sole 24 Ore
L'avvicinamento «industriale» fra tlc e media
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05/08/2015 Il Sole 24 Ore
Accordo Telecom -Mediaset sul pacchetto di «Premium» *
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05/08/2015 La Repubblica - Nazionale
Lei e lei, quell'amore normale tra Margherita Buy e Sabrina Ferilli
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05/08/2015 La Repubblica - Milano
Il ruggito del Pardo di tutto e di più al festival di Locarno
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05/08/2015 La Stampa - Nazionale
Missione blockbuster: conquistare i cinema d'agosto
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05/08/2015 Il Messaggero - Nazionale
Jude Law è il Papa giovane Primi passi a Villa Medici
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05/08/2015 Il Messaggero - Nazionale
«Basta con le lolite, cerco nuove emozioni»
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05/08/2015 Il Giornale - Nazionale
Se Il flop del cinema è colpa del pubblico
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05/08/2015 Il Manifesto - Nazionale
Le notti ruggenti del Pardo
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05/08/2015 Il Manifesto - Nazionale
«Dico no al diabete culturale»
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05/08/2015 Libero - Nazionale
IL LAMENTO DI NONNO NANNI
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05/08/2015 Il Foglio
Narcisi su schermo
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05/08/2015 Il Tempo - Nazionale
Le «faccine» delle chat debuttano al cinema
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05/08/2015 Brescia Oggi
Mission impossible, Tom Cruise vola con gli effetti speciali
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ANICA SCENARIO
17 articoli
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Primo piano La tv pubblica il ritratto antonio campo dall'orto
Dal master in Publitalia alla Leopolda L'uomo Mtv alla sfida generalista
Costanzo sul probabile dg: tra i pochi che conosce la tv . Mucchetti: ma con lui La7 perdeva La politica In una
intervista raccontò di aver creduto al progetto del Berlusconi del '94 Legami Neanche trentenne era vice di
Gori a Canale 5: un'amicizia che ha resistito al tempo
Alessandra Arachi
ROMA Non chiedete ad Antonio Campo Dall'Orto di cucinare riso. Non secondo le metodologie giapponesi,
perlomeno: richiedono troppo tempo. Lo disse lui in un'intervista: non aveva abbastanza pazienza per la
cucina giapponese. Lui che a cinquanta anni ha messo in archivio carriere sufficienti a riempire un paio di vite
almeno, e adesso si appresta - se oggi le previsioni saranno confermate - a sedere sulla poltrona più
importante della Rai, quella di direttore generale.
Non fatevi ingannare dalla sua aria paciosa: il veneto Antonio Campo Dall'Orto ha poca pazienza e ha quindi
girato aziende con grande frenesia. A volte con risultati non positivi, come è successo a La7. Altre volte con
risultati lusinghieri. A cominciare da quelli della sua creatura: Mtv. Era una flusso di video e di musica quando
l'allora trentatreenne Campo Dall'Orto entrò come direttore generale: da quel momento diventa una tv, a tutti
gli effetti, con tanto di palinsesti, una rete che ha plasmato la cosiddetta «Mtv generation». Non passano tre
anni che il manager diventa amministratore delegato prima del Sud Europa e dell'Italia poi, e anche
presidente della pubblicità.
«È uno che la tv la conosce e parecchio, uno dei pochi davvero», sentenzia Maurizio Costanzo che sulla
televisione può certo dire quasi tutto quello che vuole. Poi aggiunge: «Lo stimo, l'ho sempre detto, non è
certo la prima volta che parlo bene di lui».
Campo Dall'Orto conosce Costanzo quando varca i cancelli di Segrate, alla soglie dei trent'anni: a Mediaset il
giovane arrivato da Conegliano ci entra dalla porta principale, vice direttore di quel canale, Canale 5, guidato
dal quasi coetaneo Giorgio Gori. Un'amicizia, fra i due, che non finirà più.
E forse non è un caso che quando il premier Renzi era ancora molto legato a Gori il nome di Campo Dall'Orto
fu il primo a venire fuori per la dirigenza Rai, lo scorso anno. Del resto Campo Dall'Orto è stato tra i
protagonisti della Leopolda renziana.
Adesso il suo nome è tornato alla ribalta, anche se c'è chi sulle capacità imprenditoriali di Campo Dall'Orto
non esita a mostrare forti dubbi. «Qualcuno a Palazzo Chigi ha mai preso informazioni su La7 gestita da
Campo Dall'Orto?», si interrogava ieri sul suo blog il senatore del pd Massimo Mucchetti. E affondava: «A
Renzi sarebbe bastato chiedere al suo amico Franco Bernabè per sapere che il suo pupillo Campo Dall'Orto
lasciò La7 che perdeva oltre 120 milioni con un audience del 2-3% ».
Ci ha passato quattro anni a La7 Antonio Campo Dall'Orto, dal 2004 al 2008, come direttore generale prima e
amministratore delegato poi. I giornalisti della televisione lo ricordano come un direttore pieno di gentilezza e
disponibile all'ascolto, ed è in questi quattro anni che si racchiudono gli eventi più significativi della sua vita
privata. Il 2004, il compleanno dei quarant'anni porta infatti a Campo Dall'Orto in regalo l'incontro con la
bellissima Mandala Tayde, un'attrice mezza indiana e mezza tedesca, di undici anni più giovane di lui. I due
si conoscono all'anteprima di un film italiano e tre anni dopo mettono al mondo Leon, il bimbo che il papà è
andato ad accudire persino sul set, lì dove mamma Mandala era impegnata a girare un film. Piccoli frammenti
di vita privata di un uomo ha fatto della privacy un modello di esistenza prima che una vera e propria barriera
verso i media.
L'ultima tappa della sua carriera era stata alquanto anomala visto il suo percorso fatto tutto di televisione:
membro del consiglio di amministrazione di Poste Italiane. Negli ultimi anni era rimasto molto all'estero, a
New York, dal settembre 2008 nominato vicepresidente esecutivo per Viacom international Media Works. Il
destino lo ha riportato sulla sua strada, sulla poltrona più ambita della Rai.
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Aveva cominciato con un master a Publitalia e un ingresso diretto in Mediaset Campo Dall'Orto, che ha
raccontato in una vecchia intervista di avere anche creduto al progetto politico del Berlusconi del '94:
«Pensavo che potesse portare una discontinuità che non ha portato». Molti anni dopo ha rifiutato un ritorno
nella tv del Cavaliere.
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Il profilo
Antonio Campo dall'Orto, 50 anni, manager televisivo, dopo un master in marketing e comunicazione a
Publitalia, nel 1992, a 28 anni, diventa vicedirettore di Canale 5 Nel 1997 viene nominato alla direzione
generale
della neonata Mtv Italia,
nel 1999 è amministratore delegato per l'area del Sud Europa Nel 2004 diventa direttore di La7 e poi direttore
generale di Telecom Italia Media, di cui nel 2007 viene nominato amministratore delegato Nel 2008 assume
la vicepresidenza di Viacom, che lascia nel febbraio 2013. Nel 2014 entra nel cda di Poste Italiane
Foto: Firenze, Antonio Campo Dall'Orto sul palco della quarta edizione della Leopolda con Renzi (LaPresse)
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Il programma
Al Festival di Locarno il rock di Meryl Streep e i pugni di Norton
Maurizio Porro
LOCARNO Si apre stasera il 68° Festival di Locarno con l'inedita Meryl Streep rockettara del film di Jonathan
Demme Dove eravamo rimasti e il bravo Edward Norton che presenterà Fight Club (ma boxa anche con
Keaton in Birdman ) e di sera in Piazza Grande sale sul palco col presidente Marco Solari e il direttore
Chatrian per l'Excellence Award. Debutto denso di proiezioni per un'edizione che promette emozioni scelte,
giovani su cui scommettere, tanti titoli sudamericani, il caso di un film giapponese di 5 ore 17 minuti, il
bestseller di Apatow in testa agli incassi Usa, la retrospettiva di Peckinpah completa delle serie tv e tante
storie di donne declinate in svariati modi.
E molto cinema italiano: Bellocchio chiude il 15 ricordando 50 anni dopo il Pardo vinto coi Pugni in tasca .
Oggi Massimo Coppola presenta Romeo e Giulietta con Mastandrea, interessante connubio tra Shakespeare
e i rom. In mezzo ecco Bella e perduta di Pietro Marcello, il documentario di Andrea Segre che parla di
petrolio fra Italia e Kazakistan, un film sulla Fabbrica del Duomo e Genitori di Fasulo. Tra i 179 lungometraggi
e gli 89 corti di 51 paesi, in tre concorsi oltre alla rassegna di Piazza Grande, ci saranno storie attuali e molte
conversazioni in pubblico tra cui quella di Michael Cimino che assisterà alla proiezione del suo Cacciatore .
Post festival, il 16, Asino vola con la Cucinotta, Banfi, Lo Cascio. Tra gli ospiti attesi anche Zulawski, Andy
Garcia, Bulle Ogier, Marthe Keller mentre godibile è il film su Elio Pandolfi, entertainer e attore che sarà un
piacere vedere nei suoi rari spezzoni.
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Foto: Premiato Edward Norton, 45 anni, è nato a Boston. Quest'anno ha vinto un Golden Globe per
«Birdman»
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Pag. 13 Ed. Roma
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La fiction ? Ora è sul web
In concorso Ai filmmaker italiani e stranieri piace il western, il noir , la cronaca e la moda
Laura Martellini
Deve ancora partire, ma è già in pieno svolgimento. Paradosso di un festival che dal web nasce e del web si
nutre, basta vedere la mole di condivisioni, «mi piace», commenti, tweet e visualizzazioni che conta sul suo
sito il Roma web fest, dal 25 al 27 settembre al Maxxi. Tre giorni di programmazione, ma un anno di libere
creazioni, che trovano nelle web series la loro realizzazione: fiction di almeno tre episodi da fruire sul web e
«webnative». Un altro modo di intendere la fiction: libero da condizionamenti, fantasioso, vicino alla realtà.
Basta vedere alcuni «prodotti» quest'anno in concorso, già godibili attraverso video-spot che testimoniano la
maturità raggiunta dai registi, la maggior parte sui 30 anni. Giovani cineasti crescono insieme a un festival,
ideato nel 2012 e diretto da Janet De Nardis, che ha guadagnato l'appoggio del Mibact, della Regione, della
Lazio Film commission, e fra i suoi punti di forza conta la capacità di stringere legami internazionali. L'idea
giusta, un po' di fortuna, e un talento sconosciuto può diventare un autore cult.
Gli italiani sono presenti in massa nel concorso, dove la comicità è uno spunto vincente. Negli episodi de «La
cresta dell'onda» di Adriano Roncari e Ruggero Melis due comici cercano di tornare alla ribalta aiutati da un
ragazzino-manager imbarazzante. «Le Ricette di Jacques La Mer» di Giuliano Capozzi e Dario Tacconelli
sbeffeggiano i programmi di cucina. In «Vegetti, la serie che era meglio ai miei tempi» di Edoardo Bellanti e
Alice Corsi, Beppe e Gino sono due anziani genovesi che sferzano il mondo dalla panchina.
Le ragazze di oggi? «Povere ma belle» è il titolo della serie firmata da Antonella Lauria, web sitcom al
femminile il cui concept è l'ironia come arma vincente per affrontare la quotidianità. Marco Giganti, Luigi
Nappa e Paolo Scattarelli mettono al centro di «Spread zero» un ragazzino di 18 anni che al ricevimento della
scheda spread individuale viene invitato dai genitori a lasciare casa «perché il nostro spread individuale è già
alto così».
Anche il genere cronaca/reality piace ai filmmaker, italiani e stranieri. «We folk» di Massimo Moca e Serena
Del Prete racconta il viaggio in Abruzzo di un'attrice di professione e di un musicista folk. Dal sacro al
western, in compagnia di pastori, cavalli, asini, sub, climber e frati. «Rugagiuffa, young man blues» di Silvio
Franceschet, Alessandra Quattrini e Alberto Valentini è una web serie fatta da giovani veneziani con l'intento
di raccontare Venezia oltre la cartolina. «Roma custom bike» di Cesare Ranucci Rascel nasce come tutorial e
diventa show: il desiderio di Custom Cez di documentare il restauro della sua moto. Così in «Somos mujeres
invisibles» della spagnola Graciela Saez l'assistente sociale Thelma rivive le storie di violenza sulle donne.
Dal giallo al noir ecco «La Runa» di Fabio Mangroni, «Distinct» di Alberto Setti e Giacomo Piantini (cinque
amici dopo un black out), «Step by step» di Ivan La Ragione e Francesco Crisci (che fare del cadavere di una
portinaia uccisa di fresco?), «La linea dei topi» di Davide Verazzani, Alessandro Fusto, Andrea Galatà e
Chiara De Caroli ambientato nei sobborghi della periferia romana. Non mancano lavori a sfondo gay e lesbo,
e esperimenti fuori dal solco come «The beat and path: walk of shame» con la regia di Brandon Russell, dove
un dj underground e una stagista di moda raccontano con il visual mixtape l'autorealizzazione a colpi di
alcolici, musica, e sesso. E tanto altro, un materiale ancora non definitivo (le iscrizioni si chiudono il primo
settembre) da sfogliare come un libro, ammirare, criticare, votare. Anche quest'anno una sezione «Fashion
film», corti, spot, video di campagne griffate e piccoli capolavori firmati da registi indipendenti.
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La scheda
Roma Web Fest, dal 25 al 27 settembre. Tre giorni di programmazio- ne nel museo Maxxi (via Giudo Reni
4/a) dedicati a fiction di almeno tre episodi da fruire sul web. La rassegna-concorso, ideata nel 2012 e diretta
da Janet De Nardis, vede la collaborazione di Mibact, Regione e Lazio Film commission. Le iscrizioni
chiudono il 1 settembre. Anche quest'anno una sezione dedicata a «Fashion Film» con corti e spot
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Foto: Scene
Accanto, Custom Cez in «Roma Custom bike» di Cesare Ranucci Rascel, che nasce come tutorial e diventa
show, racconta il desiderio del protagonista di documentare
il restauro della sua moto. In basso: «The beat and path: walk of shame» di Brandon Russell
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L'avvicinamento «industriale» fra tlc e media
Luca Tremolada
Gli esperti di marketing lo definiscono quadruple play o, in modo più elegante, quad play.I tecnologici in modo
meno prosaico preferiscono parlare di integrazione di telefono (fissoe mobile), televisione e internet su tutti i
dispositivi connessi alle rete. L'accordo dei giorni scorsi di Telecom e Sky per la trasmissione sui cavi
telefonici dei contenuti dell'operatore satellitare e quello con Mediaset vanno inquadrati all'interno di questo
frame. Sono l'effetto di un processo di consolidamento che vede un progressivo av- vicinamento degli
operatori di tlc con le media company. Chi fa televisione oggi più che mai ha bisogno di accordarsi coni
padroni del "tubo" per offrire anche online partite di calcio, filme programmi tv. Come insegna il successo di
Youtube, l'enorme importanza assunta dagli "ecosistemi" di Google, Applee Facebooke l'esplosione del video
, internet è diventata il backbone di trasmissione della tv, la principale piattaforma di distribuzione
dell'audiovideo. La maggiore affidabilità delle reti a banda larga hanno reso lo streaming la princi- pale
tecnologia di diffusione online dei contenuti. Per dirla in altro modoè diventato possibile su internet
trasmettere in diretta film e programmi con qualità televisiva. Con buona pace dei broadcaster, dei padroni
dei satelliti e delle emittenti tradizionali che all'inizio sono stati presi in contropiede. Per loroe non solo il
mondo è cambiato: portare contenuti televisivi su Internet protocol vuol dire oggi poter raggiungere su
console, smart tv, tablet, pco smartphone una platea di spettatori per la prima davvero globale. Continua u
pagina 23 u Continua da pagina 21 In meno di dieci anni nel settore dei media sono saltate rendite di
posizioni, sono cambiati gli attori e letecnologie. Un nuovo pubblico, più giovane, ha cominciato a usare prima
il computer collegato internet poi il tablet via Wi-Fi per accederea nuove forme di televisione. Gli stessi
produttori di televisori hanno cominciato a connettere gli apparecchi al web. Trasformando la tv di casa in un
gigante iPad con al posto dei canali delle applicazioni.A entrare in crisi, insomma, non è stata la tv generalista
ma la centralità del piccolo schermo all'interno delle famiglie. Anche per i produttori di contenutori il mondo è
cambiato. La tv in streaming costa meno, ha meno barriere all'ingresso, raggiunge un pubblico senza confini
e può arrivare su qualsiasi dispositivo. Ma per l'inserzionista pubblicitario continua a valere ancora poco
rispetto a quella tradizionale. La nascitae il successo di nuovi soggetti come Netflix e Hulu dimostrano però
che gli equilibri stanno cambiando. Nel 1997 l'azienda di Reed Hastings offriva un servizi di noleggio via
internet di Dvd e videogiochi. In meno di vent'anni è diventata un colosso dello streaming in concorrenza con
i giganti della tv via cavo. In Italia Neflix arriverà a ottobre e ha già stretto un accordo con Telecom.
L'annuncio dell'ingresso di una tv con più di 60 milioni di abbonati nel mondo, contenuti esclusivi e serie del
calibro di House of Card ha suonato la sveglia anche da noi. Il pia- no siè fatto di colpo inclinato.E la corsa alla
convergenza per tutti gli attori dei mediaè entrata negli accordi commerciali. Ma c'è un ma, che pesa come un
macigno. Portare contenuti televisivi su protocollo IP (Internet protocol) richiede infrastrutture a banda larga.
Secondo i dati del 2014 della Commissione europea , l'Italia è penultima in Europa per copertura di banda
ultra larga (da 30 Megabit in su). Dietro a noi 'è solo la Grecia. Questo vuol dire che oggi solo il 3% degli
italiani naviga abbastanza veloce per vedere vedere le nuove serie tv prodotte in 4K. Netflix ci ha pensato
due anni prima di decidersi a sbarcare in Italia. Alla fine è arrivata, certo. Sarà così anche per l'industria della
tv via streaming?
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ANALISI
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tiratura:405061
In arrivo l'accordo tra Telecome Mediaset per la distribuzione di contenutia pagamento, che dovrebbe essere
annunciato oggi. Fino alla tarda serata di ierii due gruppi sono rimasti al lavoro per definire gli ultimi dettagli
contrattuali.
Antonella Olivieri
Dopo Sky e Netflix, arriva anche Mediaset. Con il gruppo del Biscione, Telecom è rimasta impegnata fino
nella tarda serata di ieri a rifinire i dettagli dell'accordo che dovrebbe essere annunciato oggi. Un accordo
commerciale con "minimi garantiti" - sulla falsariga di quello firmato con l'emittente di Murdoch - che riguarda la
trasmissione su piattaforma Internet di contenuti a pagamento. Nel caso di Mediaset il "piatto forte" sono le
partite di Champions League per il prossimo triennio. Le prime indicazioni di come sta andando
l'esperienza-pilota, quella con Sky (partita operativamente a maggio), dovrebbero aversi nel consiglio di
domani che esaminerà i risultati semestrali. Secondo il consensus degli analisti il secondo trimestre dovrebbe
evidenziare segnali di ripresa sul mercato domestico, in particolare sul segmento della telefonia mobile, vero
anello debole degli ultimi anni. Mentre i ricavi sul mercato italiano sono previsti in calo del 2% circa, l'Ebitda
domestico contabile dovrebbe, sempre secondo il consensus, segnare un arretramento dell'ordine del 20%.
Dato da "rettificare" tuttavia alla luce degli oneri non ricorrenti che sono stati spesati nel periodo e che, nelle
stime, ammonterebberoa più di 300 milioni. Poste in prevalenza legate al contenzioso su temi regolamentari,
senza effetti di cassa nell'immediato. u pagina 23 I conti Telecom e le attese degli analisti sulla trimestrale
434 415 375 406 1.792 Brasile 1.709 Brasile 1.610 Brasile 1.368 Brasile Domestic Domestic Domestic
Domestic Fonte: dati societari Ebitda in milioni di euro (*) Consensus degli analisti I tr im. 2014 II tr im. 2014 I
tr im. 2015 II tr im. 2015* Olivieri u pagine 21- 23, con l'analisi di Luca Tremolada In arrivo l'accordo tra
Telecome Mediaset per la distribuzione di contenutia pagamento, che dovrebbe essere annunciato oggi. Fino
alla tarda serata di ierii due gruppi sono rimasti al lavoro per definire gli ultimi dettagli contrattuali. pDopo Sky
e Netflix, arriva anche Mediaset. Con il gruppo del Biscione, Telecom è rimasta impegnata fino nella tarda
serata di ieri a rifinire i dettagli dell'accordo che dovrebbe essere annunciato oggi. Un accordo commerciale
con "minimi garantiti" - sulla falsariga di quello firmato con l'emittente di Murdoch che riguarda la trasmissione
su piattaforma Internet di contenuti a pagamento. Nel caso di Mediaset il "piatto forte" sono le partite di
Champions League per il prossimo triennio. Le prime indicazioni di come sta andando l'esperienzapilota,
quella con Sky (partita operativamente a maggio), dovrebbero aversi nel consiglio di domani che esaminerài
risultati semestrali e nella conference call con gli analisti venerdì prossimo. L'arricchimento del book dei
contenuti presuppone uno sforzo supplementare da parte dell'incumbent nell'ammodernamento della rete per
aumentare velocità di navigazione e la qualità... ... della trasmissione sul mercato domestico che, a stare alle
previsioni degli analisti, dovrebbe aver dato i primi segnali di miglioramento. Segnali che arrivano dalla
dinamica delle cifre, necessariamente da interpretare. Dalle stime di consensus sul secondo trimestre i ricavi
di gruppo sono dati in calo del 5,9% a poco più di 5 miliardi, ma il mercato domestico è previsto in calo "solo"
del 2% a 3,727 miliardi. Trimestre su trimestre, in sequenza, si evidenzierebbe persino un segno +, visibile in
particolare sulla telefonia mobile - anello debole dalla fine dello scorso decennio - dove i ricavi, sempre
secondo il consensus, sarebbero risaliti a 1,236 miliardi rispetto ai 1,151 miliardi consuntivati nel primo
trimestre 2015. Una pesante battuta d'arre- sto arriva invece dal Brasile che finora era stato il motore della
crescita, a compensare la debolezza del mercato domestico. Qui gli analisti prevedono una diminuzione dei
ricavi del 15,7% a 1,314 miliardi di euro. Un ruolo lo gioca anche il cambio, con il real che da inizio anno ha
subito una svalutazione dell'ordine del 5%. Ma è in generale il mercato brasiliano nel suo compelsso a soffrire
una crisi di crescita e l'impatto del calo dei prezzi delle materie prime. Tant'è che, con l'eccezione di Vivo
(Telefonica), anche gli altri concorrenti - Oi, ma persino Claro - hanno denunciato risultati in rallentamento. Tim
Brasil, da parte sua, ha una componente elevata di clienti sulla parte delle carte pre-pagate, che
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Pag. 1.21.23
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strutturalmente è più esposta al rischio di difficoltà economiche. Per cercare di dare una sterzata, l'ad Marco
Patuano ha infatti deciso di raddoppiare il presidio sul mercato sudamericano, inviando in Brasile un manager
di sua fiducia, Pietro Labriola, quale nuovo chief operating officer in affiancamento all'ad Rodrigo Abreu.
Anche l'Ebitda è previsto in calo, ma qui, sul consensus dei dati "reported", dovrebbe essere il mercato
domestico a segnare il maggior decremento, con previsioni di calo del 20% a 1,368 miliardi rispetto al -13,5%
a 375 milioni del Brasile. Il dato contabile deve però essere interpretato alla luce degli oneri non ricorrenti 309 milioni nel consensus sul trimestre - che sono prevalentemente "domestici" e riconducibili in buona parte
al contenzioso in materia regolamentare senza effetti per cassa nell'immediato. Senza queste poste l'Ebitda
risulterebbe in ripresa sia a livello assoluto, sia sia sul mercato domestico rispetto al primo trimestre che, a
riguardo, aveva segnat un punto di minimo (1.61 miliardi l'Ebitda delle attività italiane, 2,031 miliardi l'Ebitda
consolidato). Il dato sull'indebitamento finanziarionetto non dovrebbe risentire invece delle poste non
ricorrenti ed è atteso in calo dai 27,43 miliardi del 31 marzo a 27,028 miliardi nel consensus a fine giugno. Il
secondo trimestre dell'esercizio è però tipicamente un periodo di generazione di cassa. I dati in valuta locale
esaminati ieri dal consiglio di Tim Participaçoes, holding di Tim Brasil, evidenziano nel secondo trimestre
ricavi in calo dell'8,8% a 4,35 miliardi di reais, con un Ebitda organico in flessione del 4,4%a 1,27 miliardi di
reais. Il margine Ebitda, senza tener conto dell'effetto della vendita delle torri mobili, è migliorato dal 27,9%
del secondo trimestre 2014 al 29,2%. Index24 140 160 120 100 80 367 258 IN BORSA TELECOM 23,47%
Ftse Mib Index Telecom Italia spa 39,91% UTILE DEL PERIODO 30/12/14 04/08/15 I tr im 2014 I tr im 2015
Dati in milioni di euro Ebitda in milioni di euro I tr im. 2014 II tr im. 2014 I tr im. 2015 II tr im. 2015* Il
consensus degli analisti sui conti trimestrali 2.200 2.145 2.031 1.744 1.792 1.709 1.610 1.368 406 434 415
375 BRASILE BRASILE BRASILE BRASILE Fonte: dati societari (*) Consensus degli analisti di cui di cui di
cui di cui DOMESTIC DOMESTIC DOMESTIC DOMESTIC
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Lei e lei, quell'amore normale tra Margherita Buy e Sabrina Ferilli
NATALIA ASPESI
Lei e lei, quell'amore normale tra Margherita Buy e Sabrina Ferilli SI può fare un film politico senza parlare di
politica? Si, si può, e lo ha fatto Maria Sole Tognazzi con il suo quarto bel film, Io e lei, che uscirà in ottobre.
Non ci sono gruppi gay che chiedono di ottenere i diritti di tutti gli italiani, non ci sono piazze piene di sante
famigliole che manifestano perché questi diritti non siano concessi, non ci sono ministri che promettono forme
di riconoscimento delle coppie dello stesso sesso ma al primo brontolio di un cardinale subito si tacciono.
Dice Maria Sole: «Volevo parlare di una coppia come tutte le altre, però composta da due donne mature e
coscienti, autonome e del tutto accolte dalle rispettive famiglie e nel luogo di lavoro. Come è oggi nella realtà,
malgrado il noioso e spesso pericoloso atteggiamento omofobo di una parte dell'Italia. Federica e Marina
sono due donne quasi cinquantenni che convivono da 5 anni».
Maria Sole è una di quelle quarantenni di oggi che paiono adolescenti, di una bellezza seria e gentile,
diversa da quella delle sue protagoniste di cui racconta la vita prima dell'incontro d'amore.
«Federica è un architetto e ha un figlio ultraventenne dall'ex marito dentista (Ennio Fantastichini), Marina era
un'attrice ma si è stancata e adesso possiede una fortunata catena di take-away di lusso. Federica è
Margherita Buy, Marina è Sabrina Ferilli. Dopo Viaggio da sola che è stato venduto ovunque, volevo fare un
altro film con Margherita, Sabrina l'avevo conosciuta anni prima quando da ragazzina facevo l'assistente alla
regia e nelle pause le portavo il caffè e le ricordavo le battute. L'ho rivista al Festival di Cannes dove in
concorso c'era La grande bellezza e ho pensato a un film con tutte e due. Mi è venuta questa idea di farne
una coppia, ne ho parlato con Ivan Cotroneo e Francesca Marciano per scriverlo insieme e le due attrici mi
hanno detto di sì».
Ci sono più film su amori fra uomini che su legami lesbici.
Secondo lei anche nella realtà è così? «Non credo proprio, è che le donne non lo dicono. Il maschilismo e la
misoginia prevalgono anche in questi casi e comunque i maschi insieme sono sempre stati più visibili, più
temuti, più detestati. Come se l'amore saffico facesse meno scandalo, fosse di seconda serie in quanto
praticato appunto da personaggi di seconda serie, le donne.
Tra i film che ho visto negli ultimi anni, ritengo un capolavoro La vita di Adele di Abdellatif Kechiche, che nel
2013 ha vinto la Palma d'Oro a Cannes, per il modo di esprimere la passione fisica tra due donne giovani,
divise però dalla diversa condizione sociale e dalle diverse ambizioni. La mia scelta di parlare di un legame
forte tra due persone mature, realizzate, serene mi ha permesso di soffermarmi di più sulla quotidianità e sui
sentimenti simili in ogni tipo di coppia».
Quando sono a letto, le due amanti leggono libri, condividono gli occhiali, chiacchierano, indossano
pigiamoni o magliette sformate come certe vecchie coppie etero, insomma non paiono pronte a saltarsi
addosso: mentre quando una delle due si ritrova a letto con un uomo, ha una di quelle camicine di pizzo
trasparenti e scollate che la rendono molto attraente.
«Credo sia un'abitudine pensare che suscitare l'erotismo di un uomo necessiti di corpi esposti e provocanti. Il
sesso tra donne mi immagino sia più profondo, più intimo».
Lei ha avuto questo tipo di esperienza? «No non è nella mia natura, ma se mi capitasse non avrei difficoltà».
Si è ispirata al "Vizietto" e ai suoi due seguiti, di cui suo padre Ugo è stato protagonista, l'"uomo" di una
vecchia coppia gay, padre di un figlio nato da un matrimonio? «Al primo avevo 7 anni, al secondo 9, all'ultimo
14. Naturalmente dopo li ho visti ma il mondo è cambiato, non è più tempo di caricature. Forse nel mio film è
il cameriere filippino vistosamente gay a ricordare quello travestito del Vizietto ».
Marina e Federica vengono da due famiglie diverse, una popolana, l'altra di professionisti. Eppure tutte e due
hanno accolto la loro scelta d'amore. «Quella di Marina ha quasi soggezione dell'architetto Federica, cui
chiede di fargli un impossibile secondo bagno, quella di Federica è una famiglia allargata che assomiglia alla
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R2/ GLI SPETTACOLI
05/08/2015
Pag. 1
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mia: l'ex marito ha una seconda moglie e due bambini, uno appena nato, si ritrovano tutti a tavola, con
Federica e il figlio grande. Nella nostra casa di Velletri Ugo raccoglieva i figli suoi e di altre madri, Ricky e
Thomas, con cui Gianmarco e io, figli di Franca Bettoja sua ultima moglie, stavamo benissimo.
Siamo ancora molto uniti, loro vogliono bene alla mia meravigliosa mamma. Che vive nella sua casetta al
Villaggio Tognazzi a Torvajanca, dove mio padre aveva inventato un torneo di tennis, premio un colapasta
d'oro, abituali partecipanti Vittorio Gassman e Luciano Pavarotti, Franco Interlenghi e Paolo Villaggio e
naturalmente Ugo. Mia madre vive ancora lì, davanti al mare, da sola, noi andiamo sempre a trovarla».
Nella vita di Federica e Marina c'è una frattura molto eterosessuale.
«Federica non vuole che Marina torni al cinema, Marina non accetta il tradimento. Soprattutto Marina è
sempre stata lesbica e non lo nasconde, Federica è insicura e preferisce non esporsi».
Cosa ricorda di quel padre (e uomo) speciale che era Tognazzi? «È morto nel 1990 a 78 anni, io ne avevo
19, avevo vissuto poco con lui perché era sempre in giro e io ero anche molto timida e riservata, quando
c'era lo osservavo da lontano e non sapevo che dire. Non ho grandi ricordi e mi spiace molto, e molto mi
manca adesso. Mi sarebbe piaciuto fargli vedere i miei film, soprattutto questo. Comunque sono grata alla
vita per tutto quello che ho, e siccome sono nostalgica di natura, coccolo il mio passato come un tesoro».
Foto: PROTAGONISTE Margherita Buy e Sabrina Ferilli nel film "Io e lei" diretto da Maria Sole Tognazzi,
sulla storia d'amore tra due donne FIGLIA D'ARTE Maria Sole Tognazzi sul set La regista , 44 anni, è figlia di
Ugo Tognazzi e Franca Bettoja. È reduce dal successo di "Viaggio sola" del 2013 interpretato dalla Buy
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Il ruggito del Pardo di tutto e di più al festival di Locarno
ROBERTO NEPOTI
PUNTUALE come il Ferragosto, arriva (da oggi al 15) il 68° Festival del Film di Locarno. Per riassumerne la
natura, il direttore artistico Carlo Chatrian ha scelto la parola "eclettico", che può significare tanto versatile
quanto dispersivo. Sarà il caso, allora, di fornire una piccola guida a uso di chi intendesse sostare nella
Locarno festivaliera; o anche solo farci un salto per godersi una notte di cinema sotto le stelle. Anche perché
quello che è stato spesso definito "il più piccolo dei grandi festival" tanto piccolo, poi, non è: ha aumentato
notevolmente il budget e schiera, tra la varie sezioni e la retrospettiva dedicata al grande regista americano
Sam Peckinpah ( Mucchio selvaggio e Pat Garrett & Billy Kid ), la bellezza di 230 film. Chi non resiste alle
anticipazioni di stagione prenda nota dei titoli più succulenti della sezione ospitata dalla mitica Piazza
Grande, capace di accogliere fino a 8000 spettatori: il film d'apertura Dove eravamo rimasti di Jonathan
Demme, con Meryl Streep nella parte di una rockstar; Southpaw di Antoine Fuqua, dove Jacke Gyllenhaal
calza i guantoni di un boxeur molto arrabbiato; o Un disastro di ragazza del maestro della commedia Judd
Apatow. Cui si può aggiungere La bella stagione di Catherine Corsini, gay-movie al femminile con Cecile De
France che promette di far parlare di sé.
Gli spettatori più "nazionalisti", invece, saranno attratti da una presenza italiana folta come il festival ticinese
non vedeva da anni. E' in concorso Bella e perduta di Pietro Marcello, sulle peregrinazioni pasoliniane di un
pulcinella e di un bufalo nella terra dei fuochi. Le altre presenze nazionali sono spalmate un po' per tutte le
sezioni.
Fuori concorso i documentari I sogni del lago salato di Andrea Segre, che mette a confronto la situazione del
Kazakistan odierno e l'Italia del boom economico; Genitori di Alberto Fasulo (vincitore del Festival di Roma
con il notevole "TIR"); Romeo e Giulietta di Massimo Coppola, che riambienta la tragedia shakespeariana in
un campo rom da far sembrare il conflitto Capuleti-Montecchi un malinteso tra amici. Si vedrà in Piazza
Grande Pastorale cilentana di Mario Martone, corto di 19' che, in forma di installazione, accompagna
l'ingresso dei visitatori all'Expo. Altro titolo d'interesse milanese è L'infinita fabbrica del Duomo di Massimo
D'Anolfi e Martina Parente. I festivalier più ortodossi non vorranno mancare la sezione concorso, che affianca
una veterana come Chantal Akerman ( No Home Movie) e un film giapponese lungo oltre cinque ore dal titolo
Happy Hour, regista Ryusuke Hamaguchi. Altri titoli promettenti del concorso: Cosmos di Andrzej Zulawski e
James White di Josh Mond.
E veniamo al parterre degli ospiti; di grande rilievo in un festival come quello ticinese, dove gli incontri non
sono solo mordi-e-fuggi a favore dei media ma danno occasione a vere conversazioni col pubblico. Tra i
premiati dal Festival la star Edward Norton, che commenterà la proiezione del cult Fight Club, Michael
Cimino, Marco Bellocchio (di cui si rivedrà I pugni in tasca nel cinquantennale dell'uscita), Andy Garcia. Molti i
nomi femminili in rappresentanza di cinematografie e generazioni diverse: da attrici-monumento come Sabine
Azéma, Bulle Ogier, Carmen Maura alla già citata Cécile de France, fino all'emergente Olivia Cooke della
serie Bates Motel.
pardolive.ch PER SAPERNE DI PIÙ
Foto: PIAZZA GRANDE Nel centro di Locarno è il cuore del festival svizzero: accoglie fino a 8000 spetattori
Foto: STAR DI IERI E DI OGGI Sam Peckinpah (in alto) cui è dedicata la retrospettiva, e Edward Norton che
sarà premiato
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Cinema Al via oggi la 68ma edizione, ben 230 le opere in cartellone, tra gli ospiti Cimino e Garcia
05/08/2015
Pag. 31
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tiratura:418328
Missione blockbuster: conquistare i cinema d'agosto
Prime visioni a raffica per gli italiani che fanno vacanze più brevi
FULVIA CAPRARA ROMA
Mission Impossible: Rogue Nation Il film più atteso con Tom Cruise che torna nei panni di Ethan Hunt sarà in
sala dal 19 agosto: protagonista inossidabile, trama più strutturata rispetto alle precedenti Metti un
blockbuster nel cuore dell'estate, poco lontano da Ferragosto, subito dopo la chiusura delle scuole, oppure
subito prima che riaprano. Un' avventura mozzafiato, un cartone animato, una favola come Maleficent che,
uscita a fine maggio 2014, ha guadagnato la prima posizione nella classifica degli incassi dell'intero anno
solare. Cose un tempo impensabili, perchè le sale chiuse per chiusura estiva erano parte integrante del
paesaggio italiano dei mesi più caldi. Vacanze lunghe, città svuotate, cinema abbandonati almeno fino alle
prime piogge autunnali. Immagini del passato. Oggi qualcosa sta cambiando e, anche se gli addetti ai lavori
dicono che c'è ancora tanta strada da fare, è un fatto che nella torrida estate 2015 siano usciti, o stiano per
farlo, d i ve rs i t i t o l i , p e r fe t t i p e r popcorn e aria condizionata. Effetto anti-pirateria Il via l'ha dato, l'11
giugno, Jurassic World , quarto capitolo della saga iniziata nel '93, che ha stravinto al botteghino superando i
14 milioni di incassi. Insomma, uscire nel clou del solleone, non è più un tabù: «I segnali sono positivi - dice
Luigi Cuciniello, presidente dell'Anec, l'associazione degli esercenti italiani - ma si può fare molto di più. I dati
dimostrano che la durata delle fer i e è ov u n q u e p re c i p i t at a , p r o g r a m m a r e film di forte impatto
in questo periodo ha quindi un senso». E poi ci sono gli effetti collaterali: «Uscire in contemporanea con gli
altri Paesi del mondo è un deterrente, a tutto svantaggio della pirateria». E non solo, la stessa data crea
l'evento, dà la sensazione di partecipare, tutti insieme, a un appuntamento imperdibile: «I film che escono
dopo, in giorni diversi dalla prima, corrono il rischio di venire percepiti come vecchi». L'ostacolo più difficile da
superare, aggiunge Cuciniello, è di «natura culturale. L'abitudine al cinema d'estate contrasta da sempre con
il fattore climatico, quando fa caldo non si va al cinema. Ma in Spagna, dove le temperature sono simili alle
nostre, c'è anche in questo periodo una normale stagione cinematografica». Qualcosa, però, si muove. Il 12,
data un tempo considerata off limits per film e pubblico, piomberà nelle sale Ant-Man , nuovo esemplare
dell'universo Marvel, distribuito dalla Disney, diretto da Peyton Reed, con Michael Douglas nel ruolo del
Dottor Hank P ym, lo scienziato inventore del siero miniaturizzante capace di ridurre uomini alle dimensioni di
formiche. A una sola settimana di distanza, AntMan il 19 dovrà vedersela con la co n co r re n z a d i u n ko l
o s s a l d'azione come Mission: Impossible Rogue Nation . A quasi 20 anni dalla prima apparizione nei panni
dell'agente Ethan Hunt, capace di acrobazie straordinarie almeno quanto le sue intuizioni, Tom Cruise
affronta un doppio corpo a corpo, da una parte la Cia guidata dall'irascibile Alec Baldwin, dall'altra il
misterioso Sindacato, super-organizzazione criminale pronta a compiere i peggiori misfatti. Protagonista
inossidabile, trama più strutturata rispetto ai precedenti capitoli, sorprese, inseguimenti e meraviglie
tecnologiche garantiscono ai transfughi del Ferragosto al mare un tuffo nel divertimento puro. Unici assenti i
nostri film Ma non è tutto. Il 27 arrivano i Minions, «organismi gialli unicellulari» in grado di evolversi
attraverso i secoli, offrendo i propri servigi ai padroni più cattivi della terra. Peccato che, quasi sempre, invece
di aiutarli finiscano per annientarli. A rendere l'appuntamento ancora più goloso ci sono le voci italiane scelte
per doppiare i pestiferi protagonisti: Luciana Littizzetto e Fabio Fazio, rispettivamente Scarlett Sterminator e
suo marito Herbert, Riccardo Rossi che farà parlare Walter Nelson, Selvaggia Lucarelli che diventa Madge
Nelson e Piero Angela voce narrante. Nei primi giorni di settembre (il 2 e il 10) escono anche Operazione
U.N.C.L.E. di Guy Ritchie, spy-story ai tempi della Guerra Fredda e No escape- Colpo di Stato con Owen
Wilson imprenditore Usa travolto con la famiglia dalla rivolta di un Paese asiatico. Gli unici che mancano
all'appello, tranne rare eccezioni, sono i titoli made in Italy: «Il nostro cinema - osserva Cuciniello - dovrebbe
al contrario sfruttare una fascia di programmazione trascurata in cui i film sarebbero valorizzati. Le sale
restano chiuse quando non ci sono titoli da proiettare, invece dovrebbero restare aperte 12 mesi, non 8 come
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si tende ancora a fare».
Foto: Operazione U.N.C.L.E Adattamento della serie televisiva omonima, con la coppia Henry Cavill Harmie
Hammer tutta fascino e intelletto per la spy story diretta dall'inglese Guy Ritchie Esce il 2 settembre
Foto: No Escape - Colpo di Stato
Foto: Owen Wilson, imprenditore Usa con famiglia, coinvolto nella rivolta di un Paese asiatico (dal 10
settembre)
Foto: Ant-Man Il supereroe indossa la spettacolare tecnologia di una tuta che fa rimpicciolire e al contempo
accresce la forza fisica. In sala dal 12
05/08/2015
Pag. 1
diffusione:210842
tiratura:295190
Jude Law è il Papa giovane Primi passi a Villa Medici
Laura Larcan
Jude Law avanza nel suo abito talare. Spicca nel bianco candido del costume di scena. Ha la fascia in vita
color avorio, e l'inconfondibile papalina sul capo. Incede con passo lento, sotto l'occhio esigente del regista
Paolo Sorrentino. Fa caldo in questa mattinata di agosto romano. L'attore inglese si ferma all'ombra dei pini
secolari. A poco servono le ampie fronde del bosco "segreto" di Villa Medici. A pag. 23 Satta a pag. 23 Jude
Law avanza nel suo abito talare. Spicca nel bianco candido del costume di scena. Ha la fascia in vita color
avorio, e l'inconfondibile papalina sul capo. Incede con passo lento, sotto l'occhio esigente del regista Paolo
Sorrentino. Fa caldo in questa mattinata di agosto romano. L'attore inglese si ferma all'ombra dei pini
secolari. A poco servono le ampie fronde del bosco "segreto" di Villa Medici, quello spicchio degli oltre sei
ettari di parco dell'Accademia di Francia scelto dal pluripremiato regista napoletano per il primo ciak del suo
The Young Pope , produzione Sky in collaborazione con Hbo e Canal+, le cui attesissime riprese sono
iniziate ieri. Silvio Orlando segue Jude Law di pochi passi. È quasi irriconoscibile nelle vesti del Cardinal
Voiello, il Segretario di Stato. Stempiato, i capelli leggermente imbiancati, avanza con piede malfermo. Paolo
Sorrentino sembra guidarli con calma serafica. Osserva, parla con gli attori, dà indicazioni ai tecnici.
IL "FINTO" VATICANO Jude Law si è ormai calato (è il caso di dirlo) nei panni di Lenny Belardo, il giovane
controverso tormentato papa italo-americano Pio XIII (del tutto immaginario) nato dalla fantasia, mista a
riflessione personale e attualità, del premio Oscar per La grande bellezza . Si prende una pausa, Jude Law,
dal set allestito fin dalle ore 8 del mattino nel cuore della Villa. Lontano da quella scenografia monumentale,
tra statue, pilastri e comparse en travesti delle guardie svizzere che serve ad evocare l'ingresso del Vaticano.
Jude Law raggiunge il cosiddetto "campo base", che spicca in un quadrante del parco tra palme, lecci, pini e
alberi da frutto, dove il canto delle cicale è quasi assordante. Un'oasi dal caos della città. Quasi spirituale,
proprio come la voleva Sorrentino. Il set è blindatissimo. Protetto dalle alte mura secolari di Villa Medici e
dalla discrezione scrupolosa del personale dell'Istituzione: «È un piacere accogliere questa produzione», dice
la segretaria generale dell'Accademia Claudia Ferrazzi, aggiungendo che le riprese coinvolgono una parte
riservata dei giardini ma senza che la Villa resti chiusa al pubblico. Nel frattempo, il set comincia a popolarsi.
Molti sono i divi arrivati. Si vede Javier Camara, attore lanciato da Pedro Almodovar ( Parla con lei ) che
interpreta il cardinal Gutierrez cerimoniere del Vaticano. Con l'abito di scena, sfilano l'italiano Tony Bertorelli
che dà il volto al cardinal Caltanissetta e James Cromwell nel ruolo del cardinal Michael Spencer, mentore di
Lenny. Elegante in completo nero si riconosce anche Guy Boyd che posa per il fotografo di scena. Si
attendono (oggi il bis a Villa Medici) Scott Shepherd che diventa il cardinal Dussolier prelato sudamericano, e
Cécile de France scelta per il ruolo di Sofia responsabile marketing del Vaticano. Fino a Ludivine Sagnier nei
panni di Esther moglie di una guardia svizzera. Oltre alla grande Diane Keaton trasformata da Sorrentino
nell'americana suor Mary. Alle 12,30, Jude Law lascia il set per raggiungere i camerini a piazza della
Repubblica. Ritornerà sul set a via di Porta Pinciana nel pomeriggio. E non è mancato l'imprevisto sul set: un
tecnico della troupe, alla guida di uno scooter, ha sbandato a velocità sostenuta, andando a sbattere
violentemente contro un muro. A soccorrerlo, l'attore spagnolo Camara.
I protagonisti Javeier Camara interpreta il cardinale Gutierrez cerimoniere del Vaticano Tony Bertorelli sul
set a Villa Medici nei panni del cardinal Caltanissetta
Il regista premio Oscar, Paolo Sorrentino, ha voluto un set spirituale isolato dal caos Il caratterista americano
Guy Boyd famoso anche per i ruoli in Miami vice e Law & Order
Foto: Jude Law-Papa a Villa Medici. A fianco Paolo Sorrentino
Foto: Silvio Orlando sul set Jude Law vestito con l'abito bianco e, a sinistra, affacciato dal camerino.
Fotoservizio BARSOUM TOIATI
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/08/2015 - 05/08/2015
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Via alle riprese della fiction di Sorrentino "The Young Pope"
05/08/2015
Pag. 23
diffusione:210842
tiratura:295190
«Basta con le lolite, cerco nuove emozioni»
GIRO TANTI FILM MA APPARTENGO A UNA GENERAZIONE CHE I REGISTI NON RACCONTANO
Gloria Satta
Francese, 36 anni, bionda, sexy e minuta, lanciata da ruoli di lolita e oggi musa del cinema d'autore (tra i suoi
film figurano i classici di Ozon Swimming Pool , 8 Donne e un mistero , L'innocenza del peccato di Chabrol),
Ludivine Sagnier ha sbaragliato la concorrenza, cioè le numerose attrici francesi che da mesi facevano la
corte a Sorrentino. E oggi si ritrova nel cast di The Young Pope , nel ruolo della moglie di una guardia
svizzera. In attesa di vedere Ludivine negli otto episodi della serie diretta dal regista premio Oscar, potremo
scoprire la verve dell'attrice nella commedia romantica Love is in the Air - Amori e turbolenze , nelle sale il 27
agosto. Siamo molto lontani dal Vaticano immaginario di Sorrentino: nel film diretto da Alex Castagnetti
Sagnier è protagonista di una storia di passione, battibecchi e gelosia. In volo tra New York e Parigi, incontra
infatti il suo ex (l'attore Nicolas Bedos), sciupafemmine incallito, e dopo una serie di schermaglie verbali, colpi
di scena e rivelazioni, all'atterraggio niente sarà come prima... In che modo "The Young Pope" s'inquadra
nella sua carriera? «Cerco sempre nuove emozioni. Amo incontrare personaggi diversi da tutti quelli che ho
già interpretato». E perché ha girato Love is in the Air? «Da tempo desideravo essere protagonista di una
storia all'insegna della leggerezza». E cosa le è piaciuto del suo personaggio? «Sono una ragazza moderna
sospesa tra la voglia di indipendenza e il sogno di un amore romantico. E' la classica contraddizione delle
donne della mia generazione». Ma c'è lavoro per le attrici tra i 30 e i 40? Molte sue colleghe si lamentano...
«Io sono fortunata, perché giro un film dietro l'altro, ma appartengo a una generazione che i registi non
amano raccontare. Il cinema prende in considerazione le ragazze di 20 e le donne di 40 ma ignora la "zona
grigia" che c'è nel mezzo». E a lei cosa piace raccontare delle donne della sua età? «Le fragilità, i sogni, il
coraggio. Sono ormai vecchia per continuare a fare la lolita, preferisco le donne vere a tu per tu con la vita
quotidiana». Lei ha tre figli: come concilia la carriera e la famiglia? «Correndo dalla mattina alla sera, come
tutte le mamme che lavorano. Di certo non mi annoio mai». Quando e perché ha deciso di fare l'attrice? «A
17, quando mi trovai di fronte a un bivio: da una parte c'era la facoltà di lettere, dall'altra la carriera teatrale.
Scelsi il palcoscenico e non mi sono mai pentita».
Foto: Ludivine Sagnier
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L'INTERVISTA
05/08/2015
Pag. 1
diffusione:192677
tiratura:292798
Se Il flop del cinema è colpa del pubblico
Alessandro Gnocchi
Il regista romano, dopo anni di dibattito, ha finalmente trovato il colpevole alla crisi del grande schermo: il
pubblico, troppo pigro per capire i capolavori italiani. a pagina 26 Dopo anni di dibattito, è stato infine trovato il
responsabile della crisi del cinema italiano d'Autore (maiuscola d'obbligo). È il pubblico. Pigro
intellettualmente, incapace di comprendere i tormenti esistenziali dei registi, insofferente di fronte alle
performance degli attori, amante dei multisala ove si proiettano i milionari kolossal di Hollywood. La
sorprendente rivelazione arriva per bocca di Nanni Moretti al festival MoliseCinema. Dopo la proiezione del
suo Mia madre (incasso di circa tre milioni e mezzo di euro, sotto le aspettative ma non disprezzabile), il
regista ha dichiarato: «Alle volte il pubblico sa che escono certi film e decide di non andare a vederli. Non
sempre il pubblico è innocente. Io vedo che c'è sempre una scusa per non andare a vedere un film italiano:
quell'attrice mi è antipatica, non voglio soffrire al cinema, quel film è triste, il manifesto non mi piace». Il
girotondo intorno al pubblico non sarebbe completo senza un accenno ai giovani: «E poi c'è il problema
enorme del ricambio generazionale. Non c'è nel pubblico un ricambio: i ragazzi vanno a vedere un altro tipo
di film, in un altro tipo di sala cinematografica». Gli spettatori non hanno più alibi. Inutile accampare scuse
tipo: il peggiore dei registi americani è tecnicamente superiore a quasi tutti i nostri Autori, che si
autodefiniscono tali dopo il primo cortometraggio; i nostri attori sono intrappolati a vita nello stesso ruolo (la
donna nevrotica, la ragazza problematica, il borghese piccolo piccolo, l'ex ribelle che ha messo la testa a
posto, l'ex ribelle che non ha messo la testa a posto); il cast artistico passa identico da una pellicola all'altra:
vogliamo contare quanti film hanno interpretato Toni Servillo, Elio Germano, Pierfrancesco Favino, Alba
Rohrwacher e Margherita Buy?; le sceneggiature sono incomprensibili a Chiasso e prodotte con lo stampino
(ministeriale) per accedere ai finanziamenti pubblici. Direte: che generalizzazione, che semplificazione. I soliti
giornalisti. È ovvio che ci sono numerose eccezioni ( La grande bellezza di Paolo Sorrentino ha vinto l'Oscar,
fatto grandi incassi e ottimi ascolti in tv) ma non sarà un caso se i comici si scatenano sugli stereotipi del
cinema italiano. Se volete farvi un'idea di quali siano, andate a leggere, sul blog di Amlo, il post I 10 nuovi film
italiani da non perdere . Un esempio: « Mi chiamo Ahmed e vendo kebab . Narra la storia di un venditore di
kebab albino ar Pigneto interpretato da Isabella Ferrari che per tutto il tempo del film guarda in camera e
piange sul kebab mentre una voce fuori campo urla: aho' e quanno moo dai sto cazzo de kebab? Annamo
che cioo a maghina ndoppia filaaaa! Il film finisce con lei che per fortuna non si spoglia. Prodotto da Elio
Germano». Ah, ma questi sono i comici, quasi peggio dei giornalisti, obietterete voi. Anche studiosi come
Giacomo Manzoli o Andrea Minuz hanno sottolineato più volte la mancanza di originalità delle «sceneggiature
di Stato», oscillanti tra lezioni scolastiche (Leopardi e gli altri mille scrittori finiti in sala) e lezioni morali (sulla
contemporaneità degenerata, sul capitalismo corrotto, sulla criminalità al Sud). Anche qui, da leggere
l'esilarante Mibac for dummies , sul blog Il vedovo . Ma ora la discussione è chiusa, tutto è stato chiarito.
Moretti ha parlato. Lo spettatore preferisce sorbirsi il ventesimo sequel di Terminator con un muscolare
Schwarzenegger (fresco come una rosa sbocciata 68 anni fa) perché teme di incappare nell'ennesima
predica o nell'ennesima pellicola intimistico-ombelicale di qualche Maestro italiano? Ha torto marcio il
pubblico. È colpevole di aggravare le condizioni del malato ormai cronico, il cinema d'Autore.
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L'ULTIMA DI NANNI MORETTI
05/08/2015
Pag. 12
diffusione:24728
tiratura:83923
Le notti ruggenti del Pardo
Con l'anteprima di Dove eravamo rimasti di Jonathan Demme, protagonista la spiritata «rocker» Meryl Streep
(di cui parliamo diffusamente in pagina) apre stasera l'edizione numero 68 del festival di Locarno (5-15
agosto). Il «festival popolare» sotto la direzione artistica di Carlo Chatrian proporrà nel corso delle dieci
giornate alcuni dei titoli della prossima stagione, come Southpaw- L'ultima sfida con Jake Gyllenhaal nei
panni di un pugile diretto da Antoine Fuqua. E poi dagli Usa ecco Judd Apatow con Un disastro di ragazza
(Trainwreck) con Amy Schumer. Dal Sundance dove ha vinto il Premio del pubblico e il Gran premio della
giuria arriva invece Me and Earl and the Dying Girl di Alfonso Gomez-Rejon. Molti gli ospiti d'onore con
relativi incontri con il pubblico; oggi arriva Edward Norton mentre il 9 è atteso Michael Cimino che riceverà il
Pardo d'onore e presenterà in piazza grande il suo capolavoro, Il cacciatore e il 13 Walter Murch. Sempre in
piazza Grande Marco Bellocchio introdurrà il 14 I pugni in tasca a cinquanta anni dal premio vinto proprio a
Locarno, mentre Mario Martone il corto Pastorale cilentana , realizzato per il Padiglione Zero di Expo. Attesi
anche Bulle Ogier, Andy Garcia e il regista russo Marlen Khutsiev. 19 i titoli in concorso che si contenderanno
il Pardo, fra questi: Bella e perduta , il nuovo film di Pietro Marcello, No home Movie di Chantal Ackerman e
Happy Hour di Ryusuke Hamaguchi, film giapponese dalla durata monstre di 5 ore e 17 minuti, Otar
Iosselliani con Chant d'hiver , il noir di Andrzej Zulawski Cosmos . Fuori concorso Genitori di Alberto Fasulo, I
sogni del lago salato di Andrea Segre, Romeo e Giulietta di Massimo Coppola. Nella sezione Signs of Life
L'infinita fabbrica del cinema di Massimo d'Anolfi e Martina Parenti La retrospettiva di Locarno vede
quest'anno Sam Peckinpah protagonista assoluto attraverso non solo la riproposizione di tutti i suoi titoli,
come Il mucchio selvaggio, Getaway!, Pat Garrett & Billy the Kid , ma anche le produzioni tv e i film dove è
apparso come attore.
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/08/2015 - 05/08/2015
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IL PROGRAMMA
05/08/2015
Pag. 3
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«Dico no al diabete culturale»
«Io lottizzato? Grillo e Sel hanno evitato l'algoritmo Gasparri» «Oggi servizio pubblico è non puntare al ghetto
più basso»
Daniela Preziosi
Carlo Freccero, colpo di scena, lei torna in Rai da consigliere. Se lo aspettava? Ma no, mi sembra di essere
sull'ottovolante. Ma mi fa piacere. Da Raidue sono stato mandato sul satellite, poi sul digitale. Ora nel cda.
Sono come quei bocconi che non vanno giù e tornano su. Resto sempre sullo stomaco. Ci vorrà il digestivo
Antonetto. Gli elettori 5 stelle non ricorderanno la pubblicità del mitico Nicola Arigliano. Perché lei è diventato
consigliere grazie a Grillo e Sel. Ora è un lottizzato an che lei? Ma per carità. Grillo è stato abile a posare la
fiche sul tavolo, scrivendo nel suo blog che Freccero «non c'entra nulla con noi», e così tenendosi fuori
dall'algoritmo della legge Gasparri. Del resto lei non è mai stato tenero con Grillo. Per niente. Pensi a quello
che gli ho detto quando in Europa si è alleato con Farage. La mia sensibilità è più vicina alla sinistra. E ho
visto i commenti negativi al post di Grillo,di gente che, come Totò, dice "così ci buttiamo a destra". Hanno
fatto una psicoanalisi in diretta. Ma alla fine Sel e M5S hanno messo insieme i voti. Meglio se l'avessero fatto
per altre cose importanti, sin dal 2013... Intanto lei ora siederà nel cda di viale Mazzini. Che farà? Intanto
bisogna aspettare il presidente e il direttore generale. Poi bisognerà affrontare la complessità in cui si trova la
Rai. Fra tre mesi ci sarà la concorrenza di Netflix, il potenziamento della video on demande di Infinity e di
Sky. La pay tv ormai è ormai anacronistica e l'unico suo punto forza è il calcio. Sky compra il canale 8,
Discovery il canale 9. Insomma, la Rai è accerchiata. Dunque, primo: non bisogna ridimensionare la Rai.
Nello scenario dei nuovi consumi la tv generalista rischia di finire in un ghetto. Il suo prodotto principale è la
telenovela spagnola Il Segreto . Mediaset, che ha privilegiato la tv a pagamento per le partite, nelle
generaliste mette prodotti di second'ordine. Per cui da una parte abbiamo la tv per gli intelligenti che hanno
soldi, dall'altra quella per chi fa consumo basso. Invece un servizio pubblico contemporaneo cos'è? Il servizio
pubblico oggi deve accettare una sfida che passa per due supergeneri: l'informazione e la fiction.
L'informazione, che non è comunicazione, è l'antidoto alla manipolazione che avviene attraverso internet. La
fiction invece deve essere modulata per diversi pubblici. Parliamo di informazione. A Renzi non piacciono i
talk politici. A lei, che li frequenta, piacciono? A Renzi certe cose non piacciono per motivi bulgari. Il suo talk
ideale è quello di Gianni Riotta: un disastro. Serve un'informazione che sveli, che riveli, non che crei
ottimismo e che eviti l'ansia, come dice lui. Se no si rischia il diabete culturale, ti va lo zucchero al cervello e
muori. Lui che è stato un rottamatore ora riecheggia le polemiche di Andreotti contro il neorealismo. Va in
Giappone e chiede strade pulite. Ormai parla come un pensionato. Non è più in forma. Renzi perde smalto?
Mi sembra che certe tecniche, come pompare le notizie, quello che fa Filippo Sensi (il portavoce del
presidente del consiglio, ndr ) siano un po' in disuso. Renzi dovrebbe tornare più creativo e meno
conformista. A proposito, nel cda Rai c'è Guelfo Guelfi, che si è occupato della comunicazione di Renzi. Non
lo conosco. Del cda conosco solo Arturo Diaconale: ho vinto una causa contro di lui e poi, siccome avrei fatto
chiudere L'Opinione , l'ho transata. Lui può confermare. I suoi colleghi sono competenti? Non mi sembra che
abbiano lavorato nella prima linea della tv. D'altra parte il cda non è un comitato programmi. Spero che siano
pronti a rendere la Rai una città aperta. Su questo darò battaglia e sarò inflessibile. Tre anni fa lei e Santoro
vi siete candidati a presidente e direttore Rai. Ora lei farà il consigliere. Santoro? Spero che possa dare
ancora tanto alla Rai, so che al momento è libero e lavora a progetti di docu-fiction. Non toccherà a me
scegliere, ma terremo le porte aperte. Lei ha scritto: per la tv bisogna lavorare sull'intelligenza più che sulla
cultura. Che significa? È uno dei temi che più mi affascino, come gli algoritmi di internet. Google lavora sulla
rilevanza, ma ora c'è qualcuno che lavora anche su algoritmi sulle minoranze. Così la tv è passata dal
praticare la maggioranza in modo persino dittatoriale a praticare, con gli ultimi prodotti, la minoranza e la
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Viale Mazzini L'ex direttore di Raidue: «Torni Santoro, basta con l'azienda dei no e delle sottrazioni. Saremo
una città aperta» IL NEOCONSIGLIERE · Freccero: Renzi vuole la tv che manda lo zucchero al cervello
05/08/2015
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ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/08/2015 - 05/08/2015
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differenza. Oggi la tv è arrivata a una sua maturità, raccoglie l'eredità del cinema d'autore, costruisce
messaggi complessi. La critica sociale più feroce passa attraverso la fiction americana di Breaking Bad .
House of cars spiega cos'è il potere, per l'Italia è il perfetto manuale per il patto del Nazareno. Ecco, la tv
deve lavorare su questa dimensione, non culturale in senso classico. Come Gomorra e 1992 : per un
pubblico informato. Ma quelle sono produzioni Sky. La Rai può ambire a tanto? Sì. Cultura in tv non è
riprodurre il passato, ma parlare alla sensibilità contemporanea. Oggi la tv deve esprimere una sua poetica. È
successo a suo tempo anche con il cinema, nel momento in cui ha superato il complesso che aveva verso la
letteratura e l'arte. E qualche volta la Rai l'ha già fatto, con alcune fiction, alcuni film. L'importante, quando si
vogliono massimizzare gli ascolti, è non cadere nel ghetto del più basso. Lei è stato nominato con la
Gasparri. Le piace la riforma proposta da Renzi e poi abbandonata? No. Una legge nella poetica politica di
Renzi, quella della disintermediazione: eliminare i partiti e dare tutto a uno. Cancellare la burocrazia a favore
del potere assoluto. Chi dovrebbe nominare il cda Rai? Vedo bene una fondazione libera dai partiti. Cosa dirà
alla prima riunione? Prima ascolterò il piano del direttore generale. L'unica cosa che non vorrò sentire è
"questo non si può, questo non si fa, questo è volgare". La tv di qualità si fa con le addizioni, non le
sottrazioni. Sono stufo di sentire che la tv di qualità "non è" qualcosa. Ce l'ho con la presidente Tarantola, per
essere chiaro. E lo dice uno che ha studiato cos'è la qualità per la tv americana. Se un politico la chiama, ci
parlerà? Ma certo, di politica. E con piacere. Mica qualcuno penserà di chiedermi favori?
Foto: CARLO FRECCERO, EX DIRETTORE R AI ED ESPERTO DI MEDIA FOTO LA PRESSE
05/08/2015
Pag. 27
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IL LAMENTO DI NONNO NANNI
Moretti piange per il cinema italiano. Ma se va male, è colpa dei registi
ADRIANO SCIANCA
Uscite di casa, comprate dei ceci. Crudi, non quelli in scatola già lessati. Cospargeteli sul pavimento del
salotto e mettetevici in ginocchio sopra. Durante l'operazione è consigliabile inserire nel lettore il dvd di Mia
madre . Eh già, dobbiamo tutti espiare. La nostra colpa? Snobbare il cinema italiano. L'accusa arriva da
Nanni Moretti che, ospite al festival MoliseCinema e con la sua consueta modestia, se n'è uscito con un
cazziatone alla nazione: «Alle volte il pubblico sa che escono certi film e decide di non andare a vederli. Non
sempre il pubblico è innocente. Io vedo che c'è sempre una scusa per non andare a vedere un film italiano:
quell'attrice mi è antipatica, quello quanto è nevrotico, non voglio soffrire al cinema, quel film è triste, il
manifesto non mi piace». Pensavate di essere liberi di andare o non andare al cinema a vostro piacimento?
Siete dei piccolo borghesi, sabotatori del cinema nazionale e sotto sotto anche un po' di destra. Ovviamente
qualsiasi artista in qualsiasi parte del mondo facesse un discorso simile verrebbe spernacchiato alla grande.
Si potrebbe anche sommessamente far notare che se uno imposta la sua immagine pubblica sulle frequenze
dell'antipatia e della nevrosi poi non può certo lamentarsi se il pubblico lo considera antipatico e nevrotico.
Ma il punto è un altro e cioè che sul cinema italiano odierno si può sostanzialmente replicare il pacato giudizio
che Fantozzi diede della Corazzata Potemkin : è una cagata pazzesca. Per quanto fatichi a capirlo la casta
degli addetti ai lavori, totalmente autoreferenziale, viziata da fondi pubblici e aperitivi in terrazza, il pubblico
finisce per averne piene le tasche del centesimo film sulle difficoltà di una coppia di mezza età, sui trentenni a
disagio con gliimpegni della maturità, su una mamma malata, un figlio precario, uno zio depresso, un nonno
con l'artrosi. Non è un complotto del pubblico, è solo che anche lo spettatore più ben disposto finisce per non
poterne più delle tribolazioni di Alba Rohrwacher o dei «magistrali» silenzi di Roberto Herlitzka (ma se ti
chiami Mario Rossi alle accademie di cinema ti scartano a priori?). Alfred Hitchcock aveva una definizione per
questo tipo di pellicole: «Kitchen sink movies», ovvero «film del lavello della cucina». Secondo il grande
regista, se una coppia alle prese con le stoviglie da lavare va al cinema e trova un film su una coppia che
lava stoviglie, è molto probabile che abbandoni la sala dopo 5 minuti. Una decina d'anni fa anche Carlo
Verdone «sbroccò», facendo l'esempio dei titoli insulsi delle pellicole italiane: « Nel mio amore , Le
conseguenze dell'amore , L'amore ritrovato : è possibile far uscire contemporaneamente tre film con titoli
tanto simili? Una talpa al bioparco : ma qualcuno si è posto il problema che il 70 per cento degli spettatori
neppure sa cosa significhi bioparco?». Il famoso storytelling , che sembra diventato fondamentale in politica,
sul lavoro, nello sport, viene invece trascurato là dove servirebbe davvero: nel cinema. Raccontami una
storia, non parlarmi degli scazzi con tuo marito o di quanto era cattivo Berlusconi. Una storia: qualcosa che
giustifichi i miei sette euro e possibilmente anche la più consistente quota di fondi statali generosamente
donati ai Kubrick de noantri. Esistono, certo, delle eccezioni: Sollima, Garrone, serie come Gomorra o
Romanzo criminale , o ancora piccole chicche indipendenti girate con due lire ma basate su un'idea vincente,
come Oltre il Guado di Lorenzo Bianchini. Il che dimostra che quando qualcuno si degna di proporre un film
decente, il pubblico non è pigro e non complotta alle spalle degli autori, il suo apporto lo dà volentieri. Ma non
ditelo a Moretti.
Foto: Nanni Moretti all'ultimo Festival di Cannes, dove ha presentato «Mia madre» [LaPresse]
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/08/2015 - 05/08/2015
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Accuse al pubblico : «È pigro e ha pregiudizi»
05/08/2015
Pag. 2
diffusione:25000
Narcisi su schermo
Raccontare i modi disinvolti e la scarsa etica professionale dei giovani documentaristi
Mariarosa Mancuso
Documentary Now!", con il suo bel punto esclamativo, il titolo annuncia la serie più originale dell'estate
televisiva americana. Finti reportage - in gergo "mockumentary" - che satireggiano i vizi e i vezzi dei celebri
documentaristi, meglio noti come "stile". Tipi che di solito hanno una missione da compiere, un'estetica da
rispettare, mille fisime per quanto riguarda il rigore o la lealtà dovuti al soggetto. E un narcisismo che spesso
supera il livello di guardia. Vale come esempio Josh Schrebnick, che nel film "Giovani si diventa" di Noah
Baumbach ha la faccia e i modi di Ben Stiller. Sta lavorando al suo documentario da così tanti anni che ormai
il protagonista - un intellettuale di sinistra altrettanto abituato alle lungaggini incomprensibili, in forma parlata e
scritta - ha i capelli bianchi. Quindi il montaggio con le sue immagini di quando era giovanotto, e già piuttosto
ammorbante, risulta difficile. Nella stessa pellicola si denunciano i modi disinvolti e la scarsa etica
professionale dei giovani documentaristi: che c'è di male a modificare qualche dettaglio, o a truccare qualche
scena per tener desta l'attenzione dello spettatore? (Moltissimo, per i maestri della vecchia scuola che
considerano gli incassi trascurabili). "Documentary Now!" - in onda dal prossimo 20 agosto sulla tv via cavo
americana IFC - nasce da una costola del "Saturday Night Live". Produce Lorne Michaels, i geni del male
sono Seth Meyers, Bill Hader, Fred Armisen. I titoli degli episodi sono più che promettenti, e in qualche caso
così espliciti da rivelare subito il modello satireggiato. "Sandy Passage" - "Madre e figlia una tempo
mondanissime, ora ritirate in una villa cadente" - fa il verso a "Grey Gardens", un documentario del 1975
firmato da Albert e David Maysles. Appunto, su due bizzarre signore - all'anagrafe, erano la zia e la prima
cugina di Jacqueline Kennedy - finite a vivere da barbone in una casa diroccata. Il documentario originale sta
alla Library of Congress, e il lavoro dei fratelli Maysles - tra gli altri titoli, "Gimme Shelter", sul concerto dei
Rolling Stones ad Altamont, quando uno spettatore diciottenne fu accoltellato dagli Hell's Angels - viene
ripetutamente evocato nel film di Noah Baumbach. "Kunuk Uncovered" è un finto documentario su un
documentario - ugualmente finto - che si immagina essere il primo girato sugli eschimesi. Non è una pratica
tanto rara, ripercorrere dopo decenni i passi di altri documentaristi: anche in questo la serie satirica colpisce il
bersaglio. "Al Capone Festival in Iceland" finge di curiosare su un festival islandese dedicato al gangster: la
caccia alle stranezze ha aiutato più di un documentarista a vincere qualche premio. IFC è la stessa
televisione via cavo che trasmette "Portlandia". Fred Armisen - uno degli autori e degli attori che
compariranno nei finti documentari della nuova serie - lo abbiamo conosciuto lì, in coppia con Carrie
Brownstein. Variamente truccati e mascherati (ogni episodio ospita vari sketch), satireggiano i clienti dei
ristoranti che vogliono sapere se il pollo nel piatto è cresciuto libero e giocondo, e magari se aveva un nome,
prima di finire in pentola. Oppure hanno nel mirino le femministe che gestiscono una libreria, e quando il figlio
di una delle due arriva in visita con il nipotino non vogliono saperne il sesso. Gli cambiano il pannolino a occhi
chiusi - per non restare influenzate: "Sceglierà lui quando sarà grande". Con una potenza di fuoco simile,
nessun documentarista se la caverà con onore.
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/08/2015 - 05/08/2015
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LE SERIE TV SPIEGATE A GIULIANO
05/08/2015
Pag. 24
diffusione:50651
tiratura:76264
Le «faccine» delle chat debuttano al cinema
Dopo Pixel , il film che immagina la terra distrutta dai videogames degli anni '80, arriva la pellicola sulle
«emoji», le «faccine» che esprimono stati d'animo ed emozioni nelle chat come WhatsApp. A portare gli
«smile» sul grande schermo sarà Sony che ha adottato il progetto di Eric Siegel, attore e sceneggiatore, e
Anthony Leondis, regista del cortometraggio Kung Fu Panda .
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/08/2015 - 05/08/2015
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Animazione
05/08/2015
Pag. 40
diffusione:16000
Mission impossible, Tom Cruise vola con gli effetti speciali
Tom Cruise, 55 anni, torna nei panni spericolati di Ethan Hunt in Missione impossible ROMALa vera Mission
impossible è credere che sia vera la prima scena. Ovvero che Tom Cruise, 55enne supertonico, possa
davvero salire su un´ala di un imponente bombardiere A400 e poi attaccarsi a un portellone esterno mentre
l´aereo decolla a 300 all´ora. Superata questa meraviglia, Mission impossible - Rogue Nation, in sala dal 19
agosto con Universal, quinto capitolo della fortunata serie action -thriller, vola come quello stesso aereo tra
mille adrenaliniche imprese. E vola anche al botteghino Usa e mondiale a 130 milioni di dollari in soli tre
giorni. Prodotto prodotto da Tom Cruise, J.J. Abrams, Bryan Burk, David Ellison, Dana Goldberg e Don
Granger e con Jake Myers produttore esecutivo, il film, diretto da Christopher McQuarrie, vede Tom Cruise
tornare nuovamente nei panni di Ethan Hunt. Ma questa volta la sua agenzia di spionaggio sotto copertura
conosciuta come IMF (Impossible Mission Force) è vista di malocchio e la si vuole scogliere. Non si crede
alla sua affidabilità e neppure alla minaccia da lei indicata. Ovvero il Sindacato, gruppo di spie rinnegate che
hanno un solo intento: destabilizzare le fondamenta della civiltà. Insomma uno stato canaglia (Rogue Nation)
che vuole far esplodere il mondo. Ma la Cia non crede alla sua esistenza. Così dal rinascimentale Wiener
Staatsoper di Vienna, dove è di scena la Turandot, fino a Casablanca, dove l´adrenalina si consuma tra
inseguimenti auto e corse in moto, fino agli abissi di un generatore, Hunt farà il suo dovere. Insieme a lui gli
agenti e colleghi: Jeremy Renner nei panni di William Brandt; Simon Pegg,il piccolo-mago Benji e Ving
Rhames (Luther Stickell). Partecipano all´azione l´attrice svedese Rebecca Ferguson (Hercules) nei panni
della bella e guerriera Ilsa Faust; Sean Harris (Prometheus) come Solomon Lane, e l´attor tre volte vincitore
del Golden Globe, Alec Baldwin che interpreta il direttore della CIA, Alan Hunley. «Ogni volta che penso "ho
visto tutto" e ho passato tutti i pericoli possibili per un film d´azione, il film successivo introduce nuove sfide di
ogni genere perchè spingiamo costantemente non solo le sequenze d´azione, ma anche la narrazione ed i
personaggi», dice Cruise. «Per me l´ultimo film Mission non è mai solo azione e suspense - anche se ci piace
rinnovare questi temi. È davvero una combinazione d´azione, intrigo ed umorismo in una cornice mozzafiato
che creiamo per il pubblico. Si tratta di dare al pubblico il massimo senso dell´avventura - pur rispettando il
classico senso del cinema. Ed in Rogue Nation lo facciamo più che mai». Sulla scena iniziale dell´aereo
Cruise dice: «La notte prima delle riprese non riuscivo a dormire. Ripassavo a mente tutte le scene. Sapevo
che una volta decollati, se qualcosa fosse andato storto, nessuno poteva fare nulla. Ma il giorno stesso, ero
molto fiducioso con il nostro team, con il pilota e quando sono salito sul lato dell´aereo mi sono molto
emozionato. Pensavo al pubblico, alle riprese che avremmo dovuto fare, alle prestazioni. In fase di rullaggio,
ricordo che eravamo alla fine della pista quando ho iniziato a dire a Chris "andiamo, andiamo, andiamo". E
all´improvviso, abbiamo accelerato andando ad una velocità talmente pazzesca sulla pista che ho pensato
"Caspita! Quanta potenza!" Ma poi ho iniziato a pormi il problema "Ora posso dire la mia battuta? Sono ben
illuminato? Sono in ombra?". Così tutte queste domande hanno affollato la mia mente». E intanto arriva la
notizia che ci sarà il sesto capitolo della saga. È la stessa Paramount Pictures ad annunciarlo con il
vicepresidente della compagnia, Rob Moore, al settimanale statunitense Variety: «Non c´è dubbio sul fatto
che Ethan Hunt meriti un´altra pellicola». o
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 05/08/2015 - 05/08/2015
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
INCASSI AL BOTTEGHINO. Negli Stati Uniti il film in soli tre giorni ha incassato 130 milioni di dollari. In Italia
dal 19 agosto