Una promessa del cinema irrompe sulla Croisette
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Una promessa del cinema irrompe sulla Croisette
20 speciale + Utente e-GdP: tina - Data e ora della consultazione: 22 maggio 2014 11:06 FESTIVAL DI CANNES GIORNALEdelPOPOLO MERCOLEDÌ 21 MAGGIO 2014 La scoperta arriva dall’Italia con l’aiuto del Ticino Una promessa del cinema irrompe sulla Croisette Maria Alexandra Lungu Sam Louwyck Alba Rohrwacher Sabine Timoteo e con Monica Bellucci PAGINA A CURA DI Daniela Persico LE MERAVIGLIE Si arriva in piena notte nella famiglia di Wolfgang: fuori stanno i cacciatori, figure che rompono il silenzio e l’oscurità con i bagliori delle loro armi, dentro quattro sorelline che non riescono a prendere sonno in una calda serata estiva. Pochi gesti, calibrati, e già ci sembra di conoscerle Gelsomina, la primogenita assennata e già adolescente, Marinella, simpatica e mammona, le due piccoline Cate e Luna (i nomi sono una citazione dal bel romanzo di Sergio Atzeni, Bellas mariposas da poco trasposto al cinema da Salvatore Mereu), vivaci e selvagge nella loro prima infanzia. E anche gli adulti che vivono con loro: la dolce Angelica, madre pacificatrice, il rude Wolfgang, scappato dai movimenti politici degli anni settanta per creare un nuovo mondo in campagna, e sua sorella Coco, che guarda all’impresa in maniera scettica. Insieme fanno il miele, il migliore della regione in cui un tempo ci furono lemeraviglie.mymovies.it gli Etruschi (tra Lazio, Toscana e Umbria) e proprio in questo mondo fuori dal tempo, segnato dai rituali della campagna, arriva il ciclone della televisione con il programma, dal titolo emblematico, Il paese delle meraviglie condotto dalla dama bianca Milly Catena (interpretata da Monica Bellucci): una gara tra gli allevatori della zona per sancire il prodotto più genuino ricompensato da un’ingente cifra in denaro. Niente di più distante dagli ideali di Wolfgang, ma Gelsomina iscriverà la sua famiglia al concorso di nascosto… Si basa tutto su semplici gesti quotidiani, il secondo film di Alice Rohrwacher (dopo Corpo celeste), figlia di apicoltori che racconta con fascinazione un mestiere arcano: dentro alle azioni dei suoi personaggi c’è il desiderio di una vita diversa, l’attesa e la scelta di reagire, la tristezza per un velo (quello dell’innocenza infantile) caduto nell’accostarsi all’età adulta. Con immagini evocative, che giocano con il chiaroscuro delle ombre e con la parzialità della visione, il film si concentra sul punto di vista di Gelsomina, una quindicenne La vita degli apicoltori, a cui sono dedicate diverse sequenze del film, ambientato nella campagna del centro Italia: luoghi in cui la regista è cresciuta. concorso “Deux Alice Rohrwacher una produzione tempesta / Carlo Cresto - Dina prodotto con RAI CINEMA in coproduzione con AMKA Films Productions e POLA PANDORA Film Produktions in coproduzione con RSI, Radiotelevisione svizzera SRG SSR, ZDF / Das kleine Fernsehspiel in collaborazione con ARTE con il sostegno di Ufficio Federale della Cultura (DFI), Medienboard Berlin-Brandenburg in associazione con Cineteca di Bologna con la partecipazione della Regione Toscana in associazione con BNL-Gruppo BNP PARIBAS riconosciuto di interesse culturale con sostegno dal Ministero dei Beni e della Attività Culturali e del Turismo Direzione Generale Cinema con Maria Alexandra Lungu Sam Louwyck Alba Rohrwacher Sabine Timoteo Agnese Graziani e con Monica Bellucci organizzazione generale Giorgio Gasparini casting Chiara Polizzi aiuto regista Jacopo Bonvicini acting coach Tatiana Lepore musiche originali Piero Crucitti montaggio del suono Marta Billingsley costumi Loredana Buscemi scenografia Emita Frigato suono Christophe Giovannoni montaggio Marco Spoletini fotografia Hélène Louvart prodotto da Carlo Cresto-Dina Karl “Baumi” Baumgartner Tiziana Soudani Michael Weber scritto e diretto da Alice Rohrwacher responsabile e sensibile, che ha voglia di scappare da quel mondo che le ha preparato suo padre. Nonostante ami le api e non si sottragga mai al lavoro quotidiano, Gelsomina (nell’intensa interpretazione dell’esordiente Alexandra Lungu) aspetta con trepidazione il tempo in cui visiterà Milano, iniziando a uscire dai dettami del padre e ad allontanarsi dalla sua famiglia. Proprio nel descrivere i turbamenti della prima adolescenza la regia precisa di Alice Rorhwacher si dimostra pienamente all’altezza, riprendendo spesso Gelsomina di spalle o di lato, privilegiando i silenzi alle parole, raccontando una ribellione “trattenuta” poco vista al cinema (dove si tende a privilegiare sempre l’eccesso). Nella calda accoglienza a Cannes, abbiamo avuto l’occasione di scambiare qualche riflessione attorno al film con Alice Rohrwacher, prodotto da Tempesta Film e dalla ticinese AMKA Film. Questo film dedica molto spazio all’apicoltura, il lavoro della tua famiglia. È un film autobiografico? Più che autobiografico, lo definirei un film personale. Tante situazioni risalgono alla mia infanzia, che ho vissuto in quel territorio, ma ovviamente ho drammatizzato gli eventi. Ho tentato di mantenere uno sguardo ibrido, ispirandomi a un preciso momento della mia vita ma anche prendendomi la libertà di inventare situazioni e personaggi. Nel film si parlano tante lingue: italiano, dialetto, tedesco e francese… Come mai questa scelta? Nei film bisogna caratterizzare i personaggi in una maniera veloce e precisa, giocare sulle lingue mi dava la possibilità di rendere questa famiglia un corpo estraneo rispetto al territorio in cui abita, senza dover dare spiegazioni sul loro passato. Al contempo, visto che ci sono tanti segreti, mi piaceva che gli adulti parlassero una lingua diversa dalle bambine. Padre e sorella si parlano in tedesco, i due genitori nei momenti d’intimità in francese. Il padre sembra aver imparato l’italiano come la lingua delle sue figlie. Da sinistra: le quattro piccole protagoniste del film insieme alla “mamma” Alba Rohrwacher, sorella maggiore della regista. A lato: la locandina del film e un ritratto di Alice Rohrwacher. Sotto: la vita degli apicoltori, a cui sono dedicate diverse sequenze. In un film indipendente, come il tuo, è strano vedere apparire una diva come Monica Bellucci… L’ho cercata apposta per il progetto: mi piaceva l’idea di mettere al fianco delle bambine una fata che non ha niente a che spartire con il mondo degli adulti che le circondano, così severi e impegnati. È un momento magico ma anche di presa di consapevolezza quando la bella fata si toglie la sua parrucca luminescente per far trasparire la sua stanchezza. L’unica meraviglia la custodisce Gelsomina con il suo candore e la sua determinazione. jours, une nuit” nuovo film dei Dardenne La fiducia di un marito per emergere dalla crisi I due registi belgi riceveranno il premio ecumenico a Cannes. Il cinema dei fratelli Dardenne non delude mai: arrivano a metà di una competizione dai grandi nomi (e dai grandi budget) con un film ridotto all’essenziale, dalla durata canonica di un’ora e mezza, basato su una sola e chiara idea. Raccontare come sta cambiando il mondo del lavoro: lontano dai moti di solidarietà che animarono gli anni Settanta (in cui i due filmmaker belgi iniziarono a fare film, proprio riprendendo gli scioperi degli operai della Vallonia), crudelmente rovinato dalla crisi economica e minacciato da una continua riduzione dei diritti dei lavoratori. In questo scenario si muove Sandra, una splendida Marion Cotillard in sono assenti nel film, non c’è alcun riferimento all’appartenenza a un partito) ma da un gesto umano: la fiducia che Manu dà a sua moglie, il suo abbraccio e il suo incoraggiamento, a lottare per non perdere un posto. E proprio grazie a questo amore, Sandra acquisirà la capacità di saper scegliere nella vita, anche di fronte ai “padroni”, senza avere più paura. Inutile dire che Deux jour, une nuit è stato accolto da un interminabile applauso, per un film necessario e rigoroso che non ha rivali. Sarebbe la terza Palma d’oro per i Dardenne e forse non è fondamentale, visto che il loro cinema – e il loro pensiero – è più forte di qualsiasi riconoscimento. Deux jours, une nuit, operaia e madre di due bambini che ha appena affrontato un periodo di profonda depressione. Ce la sta facendo a uscirne, grazie all’aiuto del marito Manu (interpretato da Fabrizio Rongione), premuroso e sempre presente. Ma una brutta notizia l’attende: i suoi quattordici colleghi hanno dovuto scegliere tra il licenziamento di uno di loro e un bonus di mille euro a testa. La decisione sembra presa e lei perderà il posto di lavoro, ma una collega, sua amica, convince il direttore dello stabilimento a rifare la votazione (con un voto segreto questa volta). È venerdì pomeriggio: la nuova votazione avverrà lunedì. Sandra ha un weekend per convincere uno a uno i suoi quattordici colleghi a rinunciare al bonus di 1.000 euro. Una scelta non semplice in tempi di crisi. Con estremo rigore, i Dardenne seguono questa marcia – non più dolorosa come ai tempi di Rosetta, ma che sa aprirsi a momenti di leggera comicità – senza aggiungere nulla di più che non i volti dei personaggi richiamati a riflettere su una scelta importante, tra difendere i diritti di un lavoratore (e quindi di tutta una classe sociale) e ricevere un piccolo indennizzo per un’azione non proprio corretta. Senza alcun giudizio, la storia di Sandra (che racconta la trasfor- mazione da una donna depressa a una persona che crede in quello che fa) è il processo verso una nuova coscienza sociale, che nasce non più da un credo politico (i sindacati La diva Marion Cotillard, protagonista del nuovo film dei Dardenne. illustrazione di Fabian Negrin scritto e diretto da Presentato nell’affollata giornata di domenica in competizione “Le meraviglie” di Alice Rohrwacher è stato accolto da un caldo applauso. Un piccolo film che affronta con il giusto tono il difficile rapporto tra padre e figlia.