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20 marzo 2013 28 Contaminazioni Il gioco del giardino e nel paesaggio Francesca Pisani La rielaborazione degli elementi ludici naturalmente disponibili come base per la progettazione. Il gioco all’aria aperta, nel verde di un giardino, di un parco o di un ambiente naturale, storico o contemporaneo è sempre stato desiderio e fonte di divertimento e di esperienza per tutti, dai bambini agli anziani. Come giocare, quali giochi introdurre in un giardino o in un parco storico? Come evitare l’omologazione e la standardizzazione delle aree gioco nel contesto contemporaneo? Come e con quali elementi progettare le nuove aree gioco? L’incontro 1.0 - Dal labirinto al QR code1, svoltosi lo scorso 7 marzo, a Villa Visconti Borromeo Litta a Lainate, promosso da Rete dei giardini storici (Regis), dall’Aiapp - Sezione Lombardia e da Ricerca e documentazione internazionale per il paesaggio del Politecnico di Milano (PaRid), ha affrontato questi quesiti e aperto un confronto sul tema, con uno sguardo particolare ai giardini e ai parchi storici. Altri Paesi, per esempio la Francia, si sono già da tempo occupati dell’argomento. In Italia siamo all’inizio, ma l’interesse è vivo anche per il patrimonio di giardini e parchi storici, pubblici e privati, di cui disponiamo. In cinque sessioni dal taglio multidisciplinare, sono stati affrontati i significati e le declinazioni del gioco; il gioco dalla scala del giardino a quella del paesaggio, la normativa e alcune esperienze di gioco in diversi contesti storici e contemporanei, alternando pedagogisti, storici, paesaggisti, dottori agronomi, ricercatori, tecnici comunali. Hanno moderato Laura Sabrina Pelissetti, presidente ReGis, Luigino Pirola, vice presidente Aiapp, Lionella Scazzosi di PaRid, socia ReGis e Aiapp. Le linee guida Amilcare Acerbi – pedagogista e presidente di Giona, Associazione nazionale città in gioco – individua cinque linee guida da seguire nell’ambito della progettazione delle aree gioco sia nei luoghi dell’educazione, come le scuole, sia negli spazi aperti: • acquisizione dell’esperienza motoria; • creatività in senso logico e espressivo, senza dimenticare il costruire con le mani, come lo era il gioco con la sabbia, un tempo diffuso nelle aree pubbliche di città; • interazione della socialità, anche tramite il teatro, la pittura, la musica, forme espressive per imparare a lavorare insieme; • recupero della scoperta e del piacere dell’avventura, come stimolato nei campi Robinson, oggi dimenticati; 1 L’Incontro 1.0 – Dal Labirinto al QR Code si è svolto all’interno del Festival del gioco nel giardino e nel paesaggio, organizzato da ReGis – Rete dei giardini storici e da Aiapp – Associazione italiana di architettura del paesaggio – Sezione Lombardia. Il festival, oltre agli incontri per specialisti, prevede iniziative per il grande pubblico e per le scuole: l’apertura dei giardini e dei parchi ReGis con visite guidate gratuite anche teatralizzate; laboratori ludico-didattici; concerti; proiezioni cinematografiche. Finalità del Festival sono informare ed educare il vasto pubblico al gioco en plein air; informare e sensibilizzare le amministrazioni pubbliche sulla qualità e la varietà dell’esperienza ludica, ricorrendo a competenze specifiche e a un migliore uso delle risorse economiche; definire linee guida per la buona progettazione e contestualizzazione dei giochi nelle aree storiche o contemporanee; promuovere la cultura del giardino e del paesaggio come luogo di diletto e memoria; sensibilizzare alla conoscenza di un patrimonio paesaggistico dal grande potenziale attrattivo e turistico. Per eventuali informazioni sono disponibili gli indirizzi di posta elettronica [email protected] e [email protected] 1 20 marzo 2013 28 • recupero del rapporto con la natura, che chiama a inserire siepi, arbusti e alberi non solo semplici prati. scopriamo come il gioco nel paesaggio, naturale o agrario, si esprima tramite il dialogo con gli elementi che lo compongono: il singolo albero o arbusto, le radici, il filare di alberi, la siepe, la roggia, le balle di fieno, i roccoli. L’immaginazione, la fantasia e la creatività ci aiutano a guardare questi elementi con gli occhi diversi dei bambini ma anche degli adulti, e così la progettazione diventa essa stessa un gioco. Con piccoli movimenti terra, il riuso dei tronchi di alberi abbattuti, l’uso di rami e foglie per costruire capanne, l’impiego di sassi o massi, presenti anche in loco, si possono progettare spazi per il gioco libero, vivibili a tutte le età, da bambini, adolescenti, anziani, nei quali l’elemento naturale diviene protagonista e la vegetazione architettura. L’uso di queste componenti permette di realizzare soluzioni, anche semplici, che ben si integrano con forme, materia e colori al paesaggio, al parco, al giardino. Luoghi nei quali ci si deve entrare con i piedi, le mani, la testa e il cuore. Il gioco nei secoli passati Il giardino e il gioco nei secoli passati è stato il tema affrontato da Giorgio Galletti, ex direttore dei Giardini di Boboli, e Vincenzo Cazzato dell’Università degli Studi del Salento. Tramite raffinate immagini iconografiche si è parlato della palla corda, gioco antenato del tennis che racchiudeva tutte le virtù cavalleresche al quale venivano educati anche i bambini; dei giochi setteottocenteschi come la balançoir – altalena, rappresentata nelle scene galanti dipinte da Jean Honoré Fragonard, uno dei maggiori artisti francesi del XVIII secolo –, la mosca cieca e il croquet, le camere delle meraviglie, il jeu de bague – gioco molto antico, fatto costruire nei Jardins du Petit Trianon da Maria Antonietta –, il gioco del cervo volante o aquilone, la grande ruota, le montagne russe, egizie e svizzere, il jeux de boule o bocce. Galletti, inoltre, ha sottolineato l’esigenza di superare la standardizzazione e la presenza di giochi dai colori variopinti che mal si adattano all’inserimento nei giardini storici. Occorre, al contrario, stabilire precise identità, coinvolgendo anche gli artisti. Ha portato l’esempio del Lussemburgo e dell’Olanda, Paesi particolarmente attenti in questo senso. Laboratori di lettura paesaggistica Interessanti sono state le esperienze dei laboratori ludico-didattici mirati alla lettura e alla conoscenza del paesaggio storico presentate da Elena Musci dell’Università degli Studi della Basilicata e da Mirna Irene Colpo dello studio di architettura Mic di Torino che hanno coinvolto i giovani in età scolare e, in alcuni casi, gli adulti. Musci ha riportato diversi esempi di “gioco del paesaggio”, dalla simulazione di dibattiti e prese di decisioni sui problemi e le opportunità della gestione, valorizzazione e difesa, ai giochi-escursione, che, sul modello dei giochi all’aperto come la caccia al tesoro, sostituiscono la tradizionale visita guidata, coinvolgendo in modo interattivo, tramite la rappresentazione cartografica e l’individuazione di attori e luoghi, soggetti a regole che rispecchiano la complessità del contesto. Attraverso un approccio esplorativo e operativo, si mira a sviluppare le abilità manuali, mantenere viva l’attenzione del fruitore, ricreare l’atmosfera del tempo passato. Colpo ha descritto il Laboratorio di esplorazione del paesaggio svolto con il Convitto nazionale Umberto I di Torino. Il progetto comprende lezioni e seminari in classe; laboratori in campo applicando tecniche per la lettura e l’analisi dei luoghi, utilizzate nel passato e oggi riscoperte e studiate, e strumenti per la percezione, l’analisi e la rappresentazione; la presentazione finale dei lavori svolti dai ragazzi in gruppo. Anna Gastel, consigliere nazionale Fai e presidente Fai Lombardia, ha illustrato l’esperienza del Fondo per l’ambiente italiano nel- Esperienze storiche Margherita Azzi Visentini – Politecnico di Milano – ha presentato il tema della caccia nei parchi venatori e nel paesaggio agrario storico, dal periodo normanno, all’Italia del Quattrocento, dalle Residenze Sabaude a quelle Borboniche, al Parco della Villa Reale di Monza. I casi studio di Villa Litta a Lainate, in provincia di Milano, presentato da Paola Ferrario, Emilio Trabella e Ileana Croci, del Parco di Pinocchio a Collodi, in provincia di Pistoia, introdotto da Luigi Latini e Claudia Buccelli, dell’Associazione Pietro Porcinai, e del Parco di Monza, illustrato da Nicola Nasini, hanno testimoniato le problematiche nella gestione, manutenzione e fruizione dei giardini e parchi storici aperti al pubblico. Giocare con la natura Come giocare nel paesaggio naturale o agrario e nei parchi periurbani e come la natura ci può ispirare nella progettazione degli spazi per il gioco sono stati i temi affrontati da Luigino Pirola, vice presidente Aiapp. Ricordando le esperienze di gioco vissute da bambini, 2 20 marzo 2013 28 l’accompagnare i piccoli visitatori a scoprire e a vivere in modo attivo la bellezza dei luoghi Fai. inclusi i bambini, con il supporto, per esempio, dei Servizi educativi della città. Gli aspetti normativi e la sicurezza La legislazione e le norme di sicurezza sono state trattate da Alberto Vanzo, dottore agronomo dell’Associazione italiana direttori e tecnici dei pubblici giardini e del servizio verde gestione della città di Torino. Vanzo è partito dall’assunto che il gioco deve essere sicuro, ma non per questo privo di ostacoli superabili. Un’attrezzatura e un’area gioco richiedono di essere progettate lasciando il piacere dell’avventura, il rischio è parte integrante del valore ludico ed è accettato quando è prevedibile dal bambino. Il relatore ha introdotto le norme Uni en 1176, 1177 e 111232, unificate a livello europeo, e il tema della verifica delle condizioni di sicurezza e di fruibilità dei siti e delle attrezzature ludiche, nel rispetto delle norme citate, riportando l’esempio dell’inventario delle aree gioco della città di Torino3. A partire dall’inventario, l’amministrazione comunale ha impostato un programma di verifiche e controlli, con ispezioni periodiche: visive, funzionali e della sicurezza globale. La manutenzione si articola in ordinaria, correttiva e straordinaria, con interventi rispetto alle caratteristiche generali dell’area e alle attrezzature ludiche. Per orientare l’amministrazione nelle scelte politiche e di bilancio sulla base delle necessità effettive dei cittadini e dei bambini, è importante che i comuni dotati di numerose aree gioco definiscano un piano strategico per la progettazione e la gestione di queste aree, anche se la normativa non lo impone. Il piano dovrebbe essere redatto raccogliendo il parere e i desiderata dei fruitori, Casi di studio L’ultima sessione è stata dedicata alle esperienze sulle aree gioco di alcuni comuni facenti parte della ReGiS, con la partecipazione di Francesco Donofrio del comune di Cinisello Balsamo, Alessandro Ferrari del comune di Sesto San Giovanni e Dario Hueller del comune di Desio e all’esperienza del Settore urbanizzazioni del comune di Torino. I tecnici dei comuni ReGiS hanno sottolineato l’importanza della conoscenza del luogo, dell’accettazione e del vivere i luoghi da parte del pubblico per svilupparne il senso di appartenenza, un maggiore rispetto e evitare che i giardini e i parchi storici diventino una sorta di museo all’aria aperta. Alessandra Aires e Ferruccio Capitani del comune di Torino hanno riportato l’esperienza del comune degli ultimi dieci anni – dal nuovo strumento di gestione del territorio ai Giochi olimpici – tra cui il recupero urbano dell’ex area industriale Spina 4. A Torino si gioca anche progettando le numerose aree ludiche tramite percorsi partecipativi che coinvolgono i bambini. Laboratori e attività artistiche – siano esse con le scuole primarie o con i giovani dell’Accademia di belle arti – offrono l’occasione per reinterpretare i luoghi tramite un bagaglio multiculturale proprio di una città multietnica. Si scelgono arredi e strutture intorno alle aree gioco ispirati a mondi fantastici, divertenti e stimolanti che diventano essi stessi elementi per giocare: giochi dei rumori e dei suoni, giochi con l’acqua, giochi di ruolo, giochi a terra come quello dell’oca, forme giganti ispirate agli animali. I bambini diventano paesaggisti: imparano a realizzare giardini da piccoli e saranno sensibili al rispetto dei luoghi da adulti. 2 La norma Uni en 1176, del 1997, si riferisce ai requisiti di sicurezza e ai metodi di prova delle attrezzature per aree da gioco. La norma Uni en 1177, sempre risalente al 1997, riguarda i rivestimenti delle superfici delle aree da gioco ad assorbimento di impatto e individuano le caratteristiche corrette dello spazio sottostante e circostante le attrezzature per prevenire incidenti gravi. La norma Uni en 11123, del 2004, è una guida per la progettazione dei parchi e delle aree da gioco all’aperto, con riferimento agli spazi pubblici e al territorio naturale utilizzato a fini ludici. Le norme Uni en sono vincolanti per i costruttori e gli installatori, che sono tenuti a osservarle integralmente, pena la non collaudibilità e successiva fuibilità delle aree gioco all’aperto. L’osservanza delle norme cautela il costruttore, l’installatore e il committente, pubblico o privato, realizzatore dell’area gioco. 3 L’inventario delle aree gioco della Città di Torino è stato commissionato dal Settore gestione verde all’Istituto italiano sicurezza del giocattolo, ente certificatore accreditato, e condotto nel 2004-2006. Verso l’incontro 2.0 A conclusione dei lavori, sono stati presentati alcuni spunti e riflessioni per linee guida sulla progettazione degli spazi per il gioco en plain air, a cura di Luisa Limido, Francesca Pisani e Sara Pivetta, in collaborazione con Giusi Rabotti, che hanno partecipato alla realizzazione dell’Incontro 1.0. Si è fatto riferimento a fantasia, conoscenza e creatività, scoperta e avventura, alla valorizzazione dei giardini e parchi storici tramite il gioco, all’esigenza di conoscere la storia, il contesto e le specificità dei luoghi, definire gli obiettivi e i bisogni delle comunità per età, etnie, gruppi sociali, disporre di com- 3 20 marzo 2013 28 petenze multidisciplinari e di coinvolgere gli attori dell’intera filiera, dai cittadini e le associazioni, agli amministratori, tecnici, progettisti, aziende, imprese. Si è aperto lo sguardo sulle caratteristiche degli spazi per il gioco e sulle potenzialità e declinazioni che un’area gioco può avere come punto di partenza per l’avvio di processi di riqualificazione urbana. Il prossimo appuntamento è previsto per l’autunno 2013, a Milano, con l’Incontro 2.0 - Immaginazione, nuovi spazi, nuove socialità, per la realizzazione del quale è in corso la ricerca di sponsor, e nel quale sarà dedicato uno sguardo particolare alle aree gioco della contemporaneità e del futuro. Francesca Pisani è dottore agronomo con specializzazione post universitaria in paesaggio, parchi e giardini. www.intersezioni.eu 4