I burattini di Mozart - Città Nuova Editrice

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I burattini di Mozart - Città Nuova Editrice
Musica Classica
del business sono state le
stelle del rock duro come
Aerosmith, Guns n’Roses
e Metallica che hanno
deciso di lanciare i loro
nuovi lavori proprio attraverso i videogiochi.
Ma, visto il successo clamoroso ottenuto, prestissimo molti altri seguiranno i loro esempi (si
parla addirittura di Dylan e dell’immarcescibile
catalogo beatlesiano).
Oltre al presumibile
“effetto traino” (un brano
ascoltato in un videogioco indurrebbe il giocatore a volersi comprare l’intero album su cd o scaricarlo direttamente sull’ipod), bisogna aggiungere
che mentre su iTunes le
canzoni costano circa un
dollaro, scaricare tracce
per videogiochi costa almeno il doppio, perché
ad ognuna è allegato uno
speciale spartito elettronico che consente di imparare a suonare il brano
anche se non si conosce
la musica e le sue regole:
sullo schermo compaiono infatti dei tasti colorati da pigiare a ritmo,
dando così vita a una
performance da far invidia a virtuosi del calibro
di Axl Rose o Ritchie
Blackburn.
Certo ci vuole tecnica,
pazienza e parecchia applicazione per raggiungere i risultati sperati, e al
vostro povero veterocronista ancora sfugge
perché codesti giovinotti
non preferiscano investire il loro tempo libero
imparando uno strumento vero... Epperò
non è un caso che in inglese, la lingua universale
del rock, il verbo to play
indichi indifferentemente “giocare”, “suonare” e
“recitare”.
Franz Coriasco
ARTE E SPETTACOLO
I burattini di Mozart
41a Stagione lirica. Jesi,
Teatro Pergolesi.
Quante volte s’è sentito e visto il mozartiano
Flauto magico. Abbiamo
assistito ad edizioni diligenti, irriverenti, stravaganti. Mozart è difficile,
ma pochi sembrano rendersene conto, per cui si
affida talvolta l’opera a registi che non amano la
musica o il canto ma solo
sé stessi o a direttori che
l’eseguono come fosse
Rossini. Il fatto è che
Amadeus è anche “semplice”. Non semplicista. Il
Flauto non è una favoletta
condita con un pizzico
massonico, non è la Regina della notte o Sarastro,
Papageno o Tamino e Pamina. Il Flauto possiede
un quid ove coesistono il
misterioso e il popolare,
un qualcosa di vicinolontano, fanciullesco e
saggio come Mozart che
nel 1791, quasi alla vigilia
della morte, “gioca” con il
destino e la vita: sorride,
perché quando fa musica,
entra nel mondo dove la
fantasia riunisce in un solo lume il serio e il faceto,
la filosofia e la commedia.
L’ha ben capito Eugenio Colla, allestendo uno
spettacolo delizioso dall’inizio alla fine con le luci
vivide, i costumi da favo-
la, il ritmo incisivo di chi,
abituato con le marionette, sa che bisogna essere
essenziali per far gioire la
musica e l’ascoltatore.
Una regia sciolta, fresche
invenzioni – i tre genietti
sospesi per aria in un
carrello aeroplanato –, gli
nel gioiello che è il teatro
di Jesi. A riprova che
spesso è nei cosiddetti
centri minori che si fanno cose fresche, accattivanti. Senza eccessi di apparati, cervello e fantasia
si ingegnano ed escono
prodotti di qualità.
Scena da
“Il flauto magico”
al Teatro
Pergolesi di Jesi.
animali che occhieggiano
nel bosco o nel tempio.
Dimezzati i recitativi, l’opera corre veloce: Diego
Fasolis dirige in modo
grintoso (qualche dolcezza in più nel suono non
avrebbe guastato…) l’Orchestra da Camera europea, precisa negli stacchi
come un orologio. I cantanti poi, giovani, qualcuno assai promettente (il
Papageno di Filippo Bettoschi, la Pamina di Sofia
Soloviy), si sono divertiti
FLAUTO IN CD E VIDEO
1942. Ezio Pinza, Jarmina Novotna. Metropolitan New
York, dir. Walter, Walhall WHL 2.
1951. Anton Dermota, Wilma Lipp. Wiener Philarmoniker, dir. Furtwangler, Emi.
1972. Kurt Moll, Edda Moser. Orchestra di Stato della
Baviera, dir. Sawallisch, Emi.
1991. Peter Schreier, Luciana Serra. Staatskapelle,
dir. Davis, regia Groot, Philips.
Si sarà divertito Mozart
nel regno dei cieli? Speriamo. La sua opera è ancora
quanto mai viva: diverte
ma, fa pensare, e spinge
ad una considerazione ottimistica dell’esperienza
umana: la luce vince sulle
tenebre. Lo ha rivelato l’esecuzione jesina, cesellando quel discorso serio che
Amadeus sciorina nel suo
Singspiel, senza che il
pubblico, incantato dalla
piacevolezza delle arie e
degli strumenti magici,
dall’orchestra vaporosa, se
ne avveda. Mozart ha l’arte sublime di rendere facile e popolare ciò che è
più difficile: il simbolo. Il
Flauto infatti non è forse
metafora della vita che
ognuno può scegliere e
della voglia matta dell’uomo di essere perfetto
e felice?
Mario Dal Bello
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Città nuova • n.20 • 2008