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DELLA
CONTIENE INSERTO
16
ANNO XXXIV
25 APRILE 2009
E 1,00
DIOCESI
Nella foto Siciliani- Gennari/SIR:
Benedetto XVI presiede la Veglia pasquale (11 aprile 2009)
rescono i contributi destinati dallo Stato a
questa specifica voce.
La conferma di un problema rispetto al quale non ci si può più sottrarre
dallo studiare possibili strategie d’azione.
C
A PAGINA 10
COMO
NUOVO
LUNGOLAGO:
CORSA CONTRO
IL TEMPO
COMO
PERIODICO SETTIMANALE - POSTE ITALIANE S.P.A.
SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV.
IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, DCB COMO
Mai solo,
di fronte
ai lupi!
COMO
NON
AUTOSUFFICIENZA:
QUALCOSA SI MUOVE
DI
Sono passati quattro anni da quel 19 aprile 2005,
quando dal Conclave uscì per la Chiesa il dono di
Benedetto XVI. Ricordo quella mattina il vaticinio
- evidentemente per nulla ispirato - di un
«vaticanista» di RadioRai, che toglieva il card.
Ratzinger dai papabili a motivo delle sue parole
troppo chiare pronunciate nell’omelia di inizio
conclave! E invece la fumata bianca venne subito,
e papa Benedetto ha già celebrato la sua quarta
Pasqua nella basilica di san Pietro. Non sono certo
stati anni facili, ma egli ha dimostrato di saper
affrontare con coraggio apostolico l’ostilità aperta
con cui - particolarmente in alcuni Paesi europei viene trattata ogni sua parola. Talvolta sembra
quasi di intravvedere un progetto teso a zittire la
voce autorevole del Papa teologo, che ha
dimostrato di essere ben più pastore di quanto gli
venisse accreditato dai numerosi critici che
imperversano anche dentro la Chiesa. Quando non
si riesce a imporre il silenzio mediatico sui suoi
discorsi - come è accaduto anche in occasione del
recente viaggio in Africa o delle omelie pasquali allora si inscena la solita gazzarra aggressiva
che vuole impedire alla gente di ascoltare
e comprendere la ragione che sta al fondo delle
parole del Papa, coprendola con le semplificazioni e
le interpretazioni malevole. È accaduto con la
banalizzazione della risposta del Papa sulla
questione dell’uso dei profilattici in funzione
anti-Aids. Il Parlamento del Belgio ha addirittura
preteso che il proprio ambasciatore presentasse
una formale protesta diplomatica presso la Santa
Sede per informare il Papa che aveva giudicato
inaccettabili le sue parole. La laica Francia ha
dovuto fare dietrofront, rimangiandosi le impulsive
proteste della prima ora, rese ridicole dalle
dichiarazioni scientifiche che, guarda un po’,
andavano nella stessa direzione del
pronunciamento del Papa. Domenica scorsa,
nell’ottava pasquale, la pagina evangelica ci ha
ricordato le parole del Risorto all’apostolo
Tommaso: «Non essere incredulo, ma credente!».
Ho la netta sensazione che noi, talvolta, più che di
essere credenti siamo preoccupati di essere
credibili. Non è la stessa cosa! La credibilità ci
pone in balia del mondo, e lascia che siano gli altri
a decidere che cosa dobbiamo dire, fare ed essere,
così da diventare credibili ai loro occhi e, magari,
suscitare il loro consenso e l’applauso. Una certa
credibilità, raggiunta con forme di «cristianesimo
sostenibile», assomiglia tanto all’incredulità,
perché è ancora fiducia nelle proprie idee e nei
propri progetti. Il credente, invece, è uno che si
abbandona con fiducia nelle mani di Cristo e,
magari, in tutta risposta, ottiene quel tipico...
silenzio di Dio, che s’aggiunge all’ostilità del
mondo. È la storia del Venerdì Santo, la
conosciamo bene... Ebbene papa Benedetto XVI ci
ha dato l’esempio di «umile servitore nella vigna
del Signore», preoccupato sempre e solo di essere
credente. Quattro anni fa, all’inizio del suo
pontificato, ci aveva chiesto di pregare «perché io
non fugga, per paura, davanti ai lupi».
L’altro giorno, nella quiete di Castel Gandolfo,
ricordando il quarto anniversario della sua
elezione, ci ha confessato: «Non mi sento mai solo,
mi circonda e mi sostiene una solidarietà spirituale». Evidentemente, i lupi si sono fatti vivi,
ma il nostro Papa non è fuggito davanti a loro.
Questo ci rincuora ad essere anche noi,
non increduli, ma credenti!
don AGOSTINO CLERICI
COMO
I 175 ANNI DELLE
FIGLIE DELLA
PRESENTAZIONE
A PAGINA 14
CITTIGLIO
UN’INTERA
FAMIGLIA DI NUOVI
BATTEZZATI
A PAGINA 30
A PAGINA 11
COMO
LA VITA: UN BENE
INALIENABILE
A PAGINA 13
OSSUCCIO
E DONGO
LE DUE NUOVE
GUIDE DI IUBILANTES
A PAGINA 24
CHIAVENNA
L’INGUARIBILE
VOGLIA DI VIVERE DI
MARIO MELAZZINI
A PAGINA 32
FAMIGLIA
ED ECONOMIA
UN INCONTRO
PER RIFLETTERE
SU COME USCIRE
DALLA CRISI
A Delebio, promossa dall’Azione
cattolica diocesana, un’intera
giornata di approfondimento dedicata alla crisi economica; una
ricetta per uscirne si basa su
valori, felicità, ricerca di senso.
A PAGINA 31
P A G I N A
2
RIFLESSIONI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009
21 APRILE 1109
NOVITÀ IN LIBRERIA
NOVE SECOLI FA
LA MORTE DI
SANT’ANSELMO
M
orì a Canterbury il
21 aprile 1109, esattamente nove secoli
fa. Anselmo - filosofo, teologo, abate del
Bec in Normandia e poi arcivescovo nella terra degli Angli - era
nato ad Aosta nel 1033-1034. E
nel capoluogo valdostano sono
iniziati martedì scorso con una
celebrazione presieduta dal card.
Giacomo Biffi i festeggiamenti
per il centenario.
Numerose le iniziative editoriali, di cui cercheremo di rendere conto. Iniziamo con una insolita biografia del Dottore della
Chiesa, dai più ignorato o ricordato soltanto per la celeberrima
“prova ontologica” studiata sui
banchi di scuola, scritta da Tersilla Gatto Chanu - valdostana
doc che ha curato anche edizioni
agiografiche dei santi Grato e
Bernardo - che presenta
sant’Anselmo in un testo narra-
tivo scrupolosamente fedele alle
fonti ma accessibile al vasto pubblico, nelle sfaccettature della
sua complessa personalità: maestro, guida spirituale, monaco
per vocazione e priore abate arcivescovo per obbedienza a Dio. Un
uomo che conobbe il tormento
dell’approfondimento teologico e
il peso dell’impegno pastorale, la
nostalgia del chiostro e la sofferenza dell’esilio, lo sconforto dell’isolamento di fronte alla diplomazia pontificia, alla prepotenza
dei sovrani inglesi, all’ostilità dei
vescovi preoccupati di difendere
i propri personali interessi. La
figura del santo si delinea attraverso le parole dei personaggi
che lo incontrano per affidarsi
alla sua guida o per osteggiarlo,
così come emerge dalle fonti storiche: l’ampio epistolario e le testimonianze dei contemporanei,
in particolare la Vita e l’Historia
novorum in Anglia di Eadmero.
ANSELMO PER I RAGAZZI
Un amico da scoprire
Alberto, un ragazzo dei nostri giorni, si mette in viaggio alla ricerca
dell’isola del tesoro, esattamente come Anselmo (da giovanissimo
aveva intrapreso un viaggio alla ricerca dell’essenziale). E’ questo il
simpatico pretesto che MANUELA
M. NOELLE LUCIANAZ adotta
per raccontare la storia di Anselmo
d’Aosta. Il viaggio di Alberto diventa un percorso sulle orme di Anselmo, uomo di grande cultura e umanità, e alla scoperta del tempo in cui
è vissuto e dei grandi personaggi che
hanno segnato questo importante
periodo storico. Un viaggio faticoso
ma che arricchirà il giovane Alberto di esperienze preziose che nessun
ladro potrà rubargli e che gli permetteranno di scoprire l’isola del
tesoro. Il racconto è completato dalle bellissime illustrazioni di FABRIZIO ZUBANI.
Il tesoro di Anselmo, Paoline, pagine 96, euro 15,00.
a cura di AGOSTINO CLERICI
TESORI DEI PADRI
TERSILLA GATTO CHANU,
Anselmo d’Aosta.
Ritratto a più voci, San Paolo,
pagine 556, euro 26,00.
ANSELMO
PER I BAMBINI
“In un’ampia vallata, tra cime
innevate e massicci imponenti, si trova la città di Aosta.
Nella cornice di questo splendido paesaggio montano, attorno all’anno 1033, nacque
Anselmo…”. Inizia così il racconto della vita di questo monaco benedettino, vissuto tra
la Francia e l’Inghilterra del
XII secolo. La storia dipinge
Anselmo come un ragazzo vivace e intelligente che vive con
i genitori, di origine nobile.
Ama le leggende e lo studio: è
curioso, si fa tante domande e
vuole delle risposte. Ha un forte desiderio di cercare Dio, il
vero tesoro.
MONASTERO BENEDETTINO «REGINA PACIS» DI
SAINT-OYEN, Sant’Anselmo, un amico da scoprire,
Paoline, pagine 40, euro 6,00.
I Discorsi sul povero Lazzaro raccolgono sette
omelie predicate da Giovanni Crisostomo intorno al 387 in cui l’Autore commenta la parabola
del ricco e del povero Lazzaro (Lc 16, 19-31) rivolgendosi ai cristiani di Antiochia. Giovanni si
dimostra interessato ai rapporti economici fra i
suoi concittadini, che rimprovera per l’ingiusta
distribuzione dei beni fra ricchi e poveri, e la
sua insistenza sull’elemosina ha lo scopo di difendere le ragioni dei poveri in un’epoca di mutamenti delle strutture economiche e di grande instabilità sociale. Dai Discorsi emerge con chiarezza che il rapporto fra ricchezza
e povertà è per il Crisostomo funzionale al conseguimento della salvezza: la presenza dei poveri è un’occasione per esercitare la misericordia. Un testo attualissimo. GIOVANNI CRISOSTOMO, Discorsi sul povero Lazzaro, Città Nuova, pagine 200, euro 21,00.
Ecco due testi del secondo secolo, periodo cruciale per la definizione di vari aspetti della fede cristiana. Uno di essi è la negazione della “risurrezione della carne”, sostenuta da alcuni in nome
di letture spiritualistiche. I due autori, invece,
dimostrano che la risurrezione della carne è una
irrinunciabile verità di fede. La terza Lettera ai
Corinzi è composta da due brevi testi in forma di
scambio epistolare. La prima lettera si presenta
come inviata dai cristiani di Corinto a Paolo, per
chiedergli di confutare alcune dottrine da loro
giudicate molto perniciose. La seconda costituisce la risposta che Paolo avrebbe inviato ai
Corinzi, per esaudire la loro richiesta. L’autorevolezza di questo
testo, chiamato appunto Terza lettera ai Corinti è stata riconosciuta in modo tanto chiaro che fu sul punto di entrare stabilmente nel corpus degli scritti paolini. La risurrezione, dello
Pseudo-Giustino, è un discorso apologetico, finalizzato a difendere la fede nella risurrezione della carne. Di particolare rilievo
in questa edizione (curata da Alberto D’Anna): l’ottima introduzione e il testo greco a fronte. Terza lettera ai Corinzi. La risurrezione, Paoline, pagine 300, euro 33,00.
Attribuito per lungo tempo a Gregorio Magno,
questo Commento al Primo Libro dei Re è in realtà opera di un monaco del XII secolo, Pietro
Divinacellus, che nell’esegesi del testo biblico si
sarebbe ispirato agli scritti di Gregorio Magno.
Si tratta di un’acquisizione recente, degli anni
Novanta. La presente traduzione italiana è la
seconda in assoluto (dopo quella di Sources
Chrétiennes terminata nel 2004) e si riferisce ai
sei libri che coprono un commento ai primi sedici capitoli circa del Primo Libro dei Re che vengono identificati con il Primo Libro di Samuele.
Con il terzo tomo si completa la pubblicazione. OPERE DI
GREGORIO MAGNO, Commento al primo libro dei Re / 3,
Città Nuova, pagine 336, euro 48,00.
Isacco di Ninive nasce agli inizi del VII secolo nella regione che corrisponde all’attuale Qatar. Deve
il suo nome alla città di cui diventa vescovo, sembra tra il 676 e il 680. Dopo appena cinque mesi di
episcopato lascia l’incarico per ritirarsi a vita
eremitica con alcuni discepoli a est del Tigri, nella
regione che oggi si può collocare tra Iran e Iraq.
Isacco è protagonista di quell’esperienza di
monachesimo siriaco di area mesopotamica caratterizzato da forme di vita semieremitiche. ISACCO DI NINIVE, Grammatica di vita spirituale, San Paolo, pagine 176, euro 13,00.
TERZA DOMENICA DI PASQUA - ANNO B
Parola
FRA
noi
AT 3,13-15.17-19
SAL 4
1 GV 2,1-5
LC 24,35-48
La Parola e il Pane
sono la presenza
costante del Risorto
di ANGELO SCEPPACERCA
TERZA SETTIMANA
del Salterio
DIO CONTA SUL PICCOLO GRUPPO DEGLI UNDICI
D
opo la manifestazione
di Gesù Risorto a singole persone, il Vangelo di questa domenica
mostra la sua presenza
nella vita della comunità dei discepoli. Dopo che gli amici del
Signore si sono raccontanti gli
incontri con Lui; ora Egli si manifesta alla comunità riunita:
“Egli stette in mezzo a loro” e la
comunità riceve il dono della
pace che coincide con la presenza del Signore in mezzo a noi e la
nostra comunione con Lui.
Francamente ci saremmo
aspettati un altro racconto dei
fatti del giorno di Pasqua. I discepoli, al vedere il Risorto avrebbero dovuto immediatamente esultare di gioia! Invece “stupiti e
spaventati credevano di vedere
un fantasma”. Il Vangelo dei fatti pasquali è di un realismo sconcertante: la Maddalena scambia
il risorto per un ortolano; le tre
donne al sepolcro lo trovano vuoto e piene di dubbio e spavento se
ne tornano a casa; i due di
Emmaus lo scambiano per un
viandante; gli apostoli nel cenacolo, infine, lo credono un fantasma e hanno paura.
Si ripete il problema del “riconoscimento” del Risorto: “Credevano di vedere uno spirito”. Per
provare la materialità della sua
presenza fisica tra i discepoli, il
Signore fa vedere loro le mani e
i piedi: proprio quelle parti che
portano visivamente l’immagine
della Pasqua nell’elemento terribile della Passione; questi segni
sono la prova del suo amore per
loro. L’evangelista Luca insiste
molto sulla corporeità del Signore risorto (“Palpatemi e guardate... mostrò loro le mani e i piedi...
Avete qualcosa da mangiare?...”),
in polemica con l’ambiente
ellenistico che credeva nell’immortalità dell’anima, ma non
nella resurrezione dei corpi. Invece, proprio nella resurrezione
della carne, nella redenzione della nostra storia, si fonda la speranza dell’uomo di superare l’ultimo nemico, la morte.
Dopo la resurrezione, Gesù
appare trasfigurato, ma non con
i segni della gloria: in qualche
modo continua a partecipare alle
vicende umane dei suoi discepoli e della sua Chiesa. Anche il
Vangelo di questa domenica pasquale ci racconta la resurrezione così, semplicemente, senza
commenti. Perché? Per noi. I discepoli, le donne, gli apostoli, videro colui che ci testimoniarono,
ma anch’essi, come noi, pur avendolo visto e toccato, devono riconoscerlo e credergli attraverso la
sua parola e il segno del banchetto eucaristico.
La Parola e il Pane sono la presenza costante del Risorto nella
sua Chiesa. Se la Parola ci spiega il disegno e la realizzazione
della promessa di Dio, il Pane
dell’Eucaristia ci apre gli occhi e
ci mostra Gesù nel completo
dono di sé. Se i discepoli contemplarono e toccarono la carne di
Cristo anche fisicamente, noi invece la contempliamo e tocchiamo attraverso la loro testimo-
nianza (il Vangelo) e il pane
eucaristico. Anche per noi c’è il
rischio e la concreta possibilità di
non riconoscerlo e di confonderlo
con altre persone: in realtà nell’altro – chiunque esso sia – c’è la
sua presenza. Così il povero, il
malato, il nudo, il carcerato, il
disperato, il piccolo... sono sempre Lui. Francesco d’Assisi baciò
il lebbroso, Camillo de Lellis carezzò l’appestato, Teresa di
Calcutta si chinò mille volte sui
moribondi delle megalopoli indiane... tutti incontri col mistero
della morte e resurrezione di
Cristo.
Il giorno di Pasqua Gesù aveva
dinanzi il piccolo gruppo degli
undici. Sono loro che dovranno
evangelizzare tutte le genti testimoniando con la loro vita il Vangelo di Gesù. È un piccolo gruppo,
spaventato e dubbioso, ma su di
esso Dio conta per fondare la
Chiesa. Poteva scegliere il grande impero romano; anche Jahvé
poteva scegliere la potenza egiziana... ma non lo fece.
SOCIETÀ
PRIMOPIANO
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009
P A G I N A
3
IL TERREMOTO CHE HA DEVASTATO L’ABRUZZO
NEL CUORE DELLA TRAGEDIA
ASPETTANDO IL PAPA
Girando per le località
colpite dal sisma
si respira aria
di devastazione,
ma anche grande
movimento, voglia
di ricostruire,
di ricominciare.
A offrire una parola
di conforto a questa
gente e ai numerosi
volontari che stanno
offrendo il loro aiuto
sarà lo stesso Santo
Padre, martedì
prossimo
di MICHELE LUPPI
inviato SIR a L’Aquila
I
l paese di Onna è sorvegliato dai Vigili del Fuoco, non
un edificio è rimasto in piedi. Brandelli di pareti, colonne e calcinacci sono
sparsi sulla strada. Rimango
fermo un attimo a guardare
quell’ammasso di detriti che si
perde in lontananza. Sono passate più di due settimane da
giorno del sisma ma ci sono posti nei piccoli paesi e nelle tendopoli sparse per la periferia de
L’Aquila, in cui la vita sembra
essersi fermata. Una patina di
tristezza rimane aggrappata
insieme alla polvere a quel che
resta di quegli edifici e delle
storie di chi li abitava. E soprattutto rimane impressa nei volti delle persone che portano
impressi nell’animo il segno
profondo di quella notte. E’ così
nel centro de L’Aquila, la zona
rossa presidiata dai Vigili del
Fuoco o a Paganica, uno degli
altri paesi sventrati dalla scossa. Ma forse è così soprattutto
qui, ad Onna, il piccolo paese
che più di tutti ha subito le conseguenze di quegli interminabili trenta secondi in cui la terra è impazzita. Dei 295 morti
accertati del terremoto, ben 40
provenivano da questo paese di
soli 250 abitanti.
Pochi giorni fa don Dante
Dinardo, parroco di Pettino, la
parrocchia divenuta il quartier
generale della Caritas mi aveva mostrato una foto con due
bambini sorridenti. “Non più di
un mese fa - mi disse - questi
bambini erano sull’altare della
nostra chiesa pronti a dare all’assemblea il segno della pace.
Questa foto me l’ha portata poche ore fa la loro mamma. Sono
morti nella loro casa, insieme
al loro papà. Un’intera famiglia
spazzata via. Erano romeni venuti in Italia per cambiare la
loro vita. Avevano lavorato tanto, sudato per farcela”.
Sono morti così quella notte
proprio ad Onna. Non so quale
fosse la loro casa, ma quegli
ammassi di detriti che vedo in
lontananza sembrano tutti così
uguali, terribilmente uguali.
Perché le macerie si somigliano tutte a Onna, Paganica,
Monticchio, o Pettino. Nomi di
Foto Siciliani-Gennari/SIR
paesi che adesso servono a dare
il nome alle tendopoli allestite
dalla Protezione Civile per dare
ospitalità agli sfollati. Quelle
censite sono 114, per un totale
di quasi 34 mila sfollati, a cui
bisogna aggiungere i tanti che
vivono nelle tende fuori dalla
loro case e i 27 mila ospitati
negli alberghi e negli appartamenti sulla costa abruzzese. Vi
è poi una tendopoli speciale allestita alla stazione. Dal giorno del terremoto, infatti, sono
fermi a L’Aquila decine di vagoni letto che danno ospitalità
a circa 600 sfollati. Tra loro ci
sono anche i frati francescani
il cui convento è oggi completamente inagibile. Incontro alcuni di loro al campo di Piazza
delle Armi, la più famosa, o forse sarebbe meglio dire televisiva, tendopoli della zona. Qui vivono 4500 persone in tende da
sei-otto persone. Al centro del
campo, come in tutte le tendopoli, c’è una tenda adibita a cappella dove ogni giorno viene celebrata la S. Messa. “Il nostro
posto è qua tra la gente perché
come diceva S.Paolo bisogna
stare uniti nella gioia e nella
sofferenza”, racconta fra Gaspare mentre prepara la cappella per la celebrazione. Come
loro sono tanti i preti che hanno deciso di vivere nelle tendopoli al fianco della loro gente.
Come don Cesare Cardozo, parroco di Onna e Monticchio. “La
gente è ancora presa da quanto è successo ma vive questo
momento con dignità e fede.
Abbiamo voglia di ricostruire
perché siamo abbattuti ma non
distrutti”. La sua voce dopo l’ennesima notte di pioggia si è fatta rauca. Sono giorni che piove
e il freddo non sembra volersene andare. “Ci sono grandi storie di fede - racconta don Cesare - nascoste in questa tragedia. Il giorno dei funerali una
donna che aveva perso due figli, vedendomi che distribuivo
l’Eucarestia mi disse che
l’avrebbe fatta per loro. In queste situazioni è la fede l’arma
più forte”.
Nonostante la paura che impedisce alle persone che hanno
la casa agibile di rientrarvi,
sono in tanti a pensare a come
ricostruire la propria vita. Uomini, donne e soprattutto gio-
vani che fin dal primo giorno si
sono rimboccati le maniche per
dare una mano ai soccorritori.
Sfollati che hanno perso tutto
ma che indossata la divisa della Protezione Civile, degli scout
o di qualsiasi altra associazione si danno da fare. E’ questo il
volto orgoglioso del popolo
aquilano che ogni giorno dimostra di non voler restare ad
aspettare ma di voler andare
avanti. “L’importante è che siamo vivi, ora non possiamo far
altro che farcela”, questa è la
frase che ho sentito pronunciare ad un signore che nella parrocchia di Pettino era in fila per
ricevere degli indumenti. A una
settimana dal sisma indossava
ancora gli stessi vestiti con cui
era scappato di casa quella notte.
Certo tante cose devono ancora essere chiarite sul perché
di molti crolli. Come è possibile
che in uno stesso quartiere di
case nuove, alcune siano cadute ed altre siano intatte? Come
è possibile che sia crollata parte di un ospedale costruito nei
primi anni novanta e parte della sede dell’Università di Ingegneria inaugurata a fine anni
novanta?
Domande che mi tornano nella mente mentre entro nel campo di Onna, lasciandomi alle
spalle le macerie. Camminando guardo verso il prato dove,
martedì 28 aprile, atterrerà
l’elicottero di Papa Benedetto
XVI. Una visita breve in cui il
Papa vuole testimoniare la sua
vicinanza a questa gente che
attende con gioia il suo arrivo.
“Aspettiamo il Papa - mi spiega il parroco di Onna - come un
padre. Siamo come tanti figli
andati lontano da casa che di
fronte alla tragedia corrono a
chiamare i genitori e aspettano con trepidazione il loro abbraccio. La sua presenza sarà
molto importante per la nostra
gente. Sappiamo che la realtà
della situazione non cambierà
con il suo arrivo, ma spiritualmente la sua presenza ci darà
sicurezza, forza e speranza per
continuare insieme a costruire
il nostro domani”.
LA POSSIBILITÀ DI
CONTRIBUIRE TRAMITE
CARITAS DIOCESANA
Per sostenere gli interventi in corso (causale “TERREMOTO ABRUZZO”) si possono inviare offerte a Caritas Diocesana
tramite c/c postale n. 20064226 o tramite bonifico bancario sul
Credito Valtellinese IBAN: IT 95 F 05216 10900 0000 0000
5000. Su questo conto devono confluire anche i soldi
raccolti nelle parrocchie la scorsa domenica 19 aprile
nell’ambito della Giornata di Solidarietà indetta dalla
CEI.
SOCIETÀ
P A G I N A
4
INTERNIESTERI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009
25 APRILE
LA RICOSTRUZIONE
DI ALLORA,
LA RICOSTRUZIONE
DI OGGI
2
5 aprile: nel calendario
della Repubblica italiana è scritto “Festa della liberazione”. Un appuntamento da vivere
non come semplice gita fuoriporta. In giorni così appesantiti dalla crisi economico-finanziaria,
che quasi all’improvviso hanno
messo il cammino della storia in
ripida salita, è importante fare
memoria di quegli avvenimenti
che devono rimanere a fondamento delle nostre responsabilità che ci impegnano come costruttori di pace.
La tragedia del terremoto che ha
colpito così duramente le popolazioni dell’Abruzzo ha ulteriormente acuito la nostra attenzione. È notizia di ogni giorno la
rilevazione dei tecnici che devono
amaramente constatare (i magistrati dovranno poi fare la loro
parte, con rigore e tempestività),
come tanti edifici che non hanno
retto alle scosse telluriche, travolgendo centinaia di vittime, non
erano stati costruiti su solide basi,
e la ingordigia criminale aveva poi
fatto la sua parte risparmiando
sui materiali del cantiere, collaborando così, talvolta, alla incapacità dei costruttori.
25 aprile 1945: termina la tragedia senza misure del secondo conflitto mondiale. Precipita la “caduta degli dei”; nel crogiuolo incandescente acceso dalle ideologie-idolatrie totalitarie del
Nazifascismo (dovremo aspettare ancora a lungo la “caduta del
muro di Berlino”), si dissolve il
progetto messo in atto per mutare nel profondo l’identità storicoculturale dell’Europa. Si aprono
i cantieri della ricostruzione.
Nelle recuperate libertà democratiche il popolo italiano sottoscrive con entusiasmo e ampi
consensi i “Principi fondamentali” che devono reggere la storia
della nuova Italia, nel contesto
più ampio dell’Europa, allargando lo sguardo oltre l’Atlantico,
anche per fronteggiare la minaccia che viene dal Comunismo sovietico che nella tremenda lotta
per ricacciare le conquiste delle
armate di Hitler con il quale
Stalin si era pur alleato per sopprimere la indipendenza della Polonia e delle Repubbliche baltiche,
tentano di estenderne l’egemonia
a grande parte del continente,
potendo contare (anche in Italia)
sulla succube collaborazione dei
partiti comunisti nazionali.
Fare memoria allora significa
rinnovare l’impegno di ciascuno
e di quanti sono chiamati a responsabilità più alte nelle pubbliche istituzioni, a promuovere,
ogni giorno e ad ogni livello, la
costruzione della “città” su quei
“Principi fondamentali” che stanno in capite alla Costituzione: la
dignità – non negoziabile – della
persona, i doveri irrinunciabili
della solidarietà che si fa accoglienza, la famiglia come cellula
fondativa della società e garanzia di ogni vero sviluppo, quei
principi etici e di sussidiarietà
che, soli, possono dare sicure fondamenta all’agire degli uomini,
in ogni campo, nel riconoscimento del lavoro come dimensione
costitutiva della persona e delle
sue relazioni.
Perché allora rimanere infastiditi
se il vescovo di Roma e i nostri
vescovi ci richiamano con lealtà di
cittadini, nella responsabilità di
guide spirituali delle nostre comunità, a quei valori che, se trascurati, fanno precipitare nel baratro
di una crisi che non tocca soltanto
il bilancio delle famiglie e delle
aziende? Non c’è libidine di potere
in loro e neppure uno schierarsi
per l’una o l’altra “parte”.
PIERO ALTIERI
IRAQ NIENTE GHETTI PER I CRISTIANI IRACHENI
Mons.
Louis
Sako,
vescovo
di Kirkuk
Il lievito necessario
I
l progetto di assegnare ai
cristiani una regione autonoma nella Piana di Niniveh da tempo viene segnalato come una possibile soluzione alle violenze settarie cui
sono soggetti i cristiani iracheni,
molti dei quali sono fuggiti all’estero nel tentativo di evitarle.
La piana di Niniveh, come spiega mons. Louis Sako, vescovo
caldeo di Kirkuk, “contiene circa venti villaggi cristiani, in cui
per la maggior parte si parla il
dialetto siriaco chiamato sureth. La zona è da sempre sotto
la giurisdizione di Mosul – da
cui dista circa 30-35 km – e che
è il centro culturale, commerciale ed ecclesiastico. La Piana è
circondata da villaggi arabi,
shebac, yezidi e curdi. Si stima
che vi abitino circa 120 mila
cristiani”. Quello di avere una
zona indipendente è “una sorta
di sogno nazionale per gli assiri
che risale già al periodo della
Prima Guerra mondiale; poi
negli anni ‘70 anche alcuni politici cristiani e leader religiosi
hanno chiesto una provincia
autonoma. Dopo la caduta del
regime di Saddam Hussein e
soprattutto nel 2006, guardando all’esperienza del Kurdistan
autonomo, tanti nazionalisti
cristiani fuori e dentro l’Iraq
vedono nella Piana di Ninive la
possibilità di guadagnare una
zona sicura (Safe Haven)”. Non
la pensano così i vescovi cattolici iracheni che a più riprese si
sono detti contrari a questa
idea. A ribadire la posizione è
ancora in questi giorni mons.
Louis Sako, in questa nota in-
viata al SIR.
In questi ultimi tempi alcuni
politici, intellettuali e anche
religiosi che, dal di fuori dell’Iraq, chiedono l’istituzione di
una zona autonoma, un “safe
haven” per i cristiani nella piana di Ninive. Proprio adesso che
non si parla più d’una regione
autonoma anche per il sud dell’Iraq, appare con ancor più
chiarezza che questa interferenza creerà problemi gravi. La
mia preoccupazione è d’un pastore e non d’un politico!
Queste persone, che vivono in
sicurezza allorché noi cristiani
dell’Iraq siamo spesso esposti
ad attentati terroristici e alla
morte, forse con il nobile intento di aiutarci, di fatto – non solo
senza consultarci quanto al nostro destino e al nostro futuro
– pretendono di decidere a nostro nome senza averne ricevuto il mandato. L’avvenire dei
cristiani iracheni deve essere
studiato prima di tutto dai cristiani che vivono in Iraq: caldei,
assiri, siri e armeni, attraverso
la mediazione di competenti e
disinteressati leaders politici,
che devono prendere una posizione chiara sul futuro dei cristiani. Mentre i cristiani della
diaspora possono aiutare, per
esempio mantenendo viva la
consapevolezza dell’opinione
pubblica mondiale sulle nostre
condizioni di vita, non devono
però sostituirsi a noi.
Abbiamo bisogno di essere
aiutati proprio a farci riconoscere il diritto ad essere protagonisti della nostra vita; chi si tra-
sforma in nostro tutore, invece,
fa il gioco di chi vorrebbe ancora mantenerci in uno stato di
minorità. Chiedere un’enclave
per i cristiani è un gioco politico molto pericoloso nel contesto
iracheno d’oggi: sarà certamente strumentalizzato e si rivolterà contro di noi. Dobbiamo
essere obiettivi, realistici e prudenti. Un ghetto per i cristiani
porterebbe inevitabilmente con
sé scontri settari, religiosi e
politici senza fine; la nostra
stessa libertà ne verrà diminuita. Noi cristiani siamo una
componente fondamentale della storia e della cultura irachena. Siamo una presenza significativa nella vita sociale e religiosa del Paese e ci sentiamo
iracheni a tutti gli effetti. Abbiamo resistito a minacce e a
persecuzioni e abbiamo comunque trovato il modo per continuare a vivere e testimoniare
il Vangelo nella nostra terra,
senza mai cessare di dimostrarci cittadini leali, anche a prezzo del sangue dei nostri padri,
fratelli e figli.
Oggi, sulla stessa scia, vorremmo continuare la nostra
presenza e testimonianza in
tutta quella che è la nostra terra: l’Iraq, appunto, nella sua
interezza. Reclamare la creazione di un ghetto è proprio contro il messaggio cristiano, che
ci vuole sale e lievito in mezzo
a tutta la pasta dell’umanità.
Ciò che invece costituisce un
bene per la comunità cristiana
di questo Paese è incoraggiare
l’unità della Nazione, la democrazia, la convivenza pacifica, la
cultura pluralistica, la promozione del riconoscimento dell’altro come persona umana nel
rispetto concreto della sua dignità, la collaborazione con tutti per la costruzione di una società migliore, basata sul rispetto dei diritti umani e delle
libertà fondamentali sanciti
dalla Costituzione nazionale e
dal diritto internazionale.
LOUIS SAKO
vescovo di Kirkuk
NOTA ECONOMICA UN CAUTO OTTIMISMO SI FA STRADA NELLA CRISI
Un riavvio lento e contraddittorio
S
orrido con indulgenza
quando ricordo gli anni
della giovinezza, nel
corso dei quali ho creduto possibile dar vita,
in breve tempo, ad una comunità nazionale democratica,
proiettata verso scenari di pace
e progresso. Ero certo che, attraverso l’uso della retta ragione, fosse possibile costruire il
bene comune. I fatti, gli avvenimenti, le sconfitte, mi hanno
portato a capire che un futuro
migliore è possibile. La sua costruzione però è lenta e richiede forti ideali e la partecipazione matura e determinante dei
cittadini, nonché una classe
dirigente di cultura ampia, di
etica solida, munita di specifiche competenze tecniche, ottimista, dinamica, decisa ad incamminarsi verso nuove frontiere di sviluppo e progresso.
Le delusioni mi hanno maturato al disincanto e mi hanno
fatto comprendere quanto difficile sia operare la crescita di
una classe dirigente colta, munita di forte senso di legalità e
di servizio fedele alla Nazione.
Il fallimento della scuola ha
reso difficile il rinnovamento
della classe politica, imprenditoriale e sindacale.
Per evitare di perdermi in discorsi belli, ma teorici, passo a
trattare il “problema” che deve
essere risolto, ovvero l’uscita
dal ciclo recessivo, che mette
alle corde non solo il nostro Paese, ma l’economia e le democrazie del pianeta.
La crescita media annua, negli ultimi undici anni, è stata
di quasi il 6%, mentre per il corrente 2009 si prevede un calo
del volume del commercio mondiale del 9%. Il Governo Usa
propone, per riattivare il mercato, politiche coordinate di spesa pubblica e riduzione della
pressione fiscale. Il nostro Paese invece si propone di privilegiare le misure di sostegno ai
redditi, ponendo attenzione
particolare a quelli delle famiglie numerose, monoreddito, o
comunque sotto la soglia di povertà, nonché all’occupazione e
alla difesa dei precari. Altri settori dell’opinione pubblica italiana, all’opposto, invocano misure di sostegno al credito e interventi finalizzati alla rimozione dei titoli “tossici” dagli Istituti di credito e ciò per ridare
fiducia e vitalità al mercato finanziario. Infine vi è chi chiede
riforme strutturali le quali consentirebbero nell’immediato risparmi di spesa e favorirebbero nel futuro prossimo, la crescita economica.
Tutte le proposte richiamate
sono valide, ma dimenticano di
sottolineare che il “motorino
d’avviamento” dell’economia è
composto e rappresentato da:
consumo, credito, investimenti,
produzione. La ripresa dei con-
sumi e della produzione sono la
condizione richiesta per garantire e tutelare l’occupazione e
l’aumento delle entrate fiscali.
I sussidi ai disoccupati, i piccoli aiuti alle famiglie in difficoltà, il potenziamento degli ammortizzatori sociali sono scelte
importanti, quindi debbono entrare nel quadro della “sicurezza sociale”, da lasciare in eredità alle generazioni future. Sono però inincidenti per l’uscita
dalla crisi. L’uscita dalla recessione richiede un robusto aumento di investimenti privati e
pubblici soprattutto nell’ambito delle grandi opere e il rilancio dei consumi. Fattori che rimetterebbero in moto il processo produttivo e i mercati.
Sulla ripresa sono cautamente ottimista, anche se mi rendo
conto che il riavvio sarà lento e
contraddittorio. L’indice dei trasporti via mare documenta la
crescita o la riduzione delle
esportazioni, attorno alle quali
ruota il trinomio, consumi/produzione/occupazione. Tornare,
in breve tempo, ai livelli precrisi non sarà facile, ma segnali positivi si intravvedono nell’ambito dei trasporti via mare.
Ciò fa sperare che il mercato
possa riprendere negli ultimi
mesi del corrente anno o, nel
caso peggiore, del primo trimestre 2010. I deboli segni positivi invitano, nonostante tutto, a
pensare alla costruzione del
domani. Sostengo questa visione ottimista perché l’apocalisse
finanziaria negli Stati Uniti e
nell’Europa dell’est pare scongiurata. I segnali positivi non
debbono tuttavia fare esultare.
Sulle piazze marciano ancora
cafonaggine, violenza, inciviltà
e ignoranza. Le fasce estreme
dell’opposizione non paiono voler crescere, né politicamente,
né come classe dirigente di alternanza. I governi e la classe
dirigente dei Paesi dell’Unione
europea stanno a loro volta, attraversando un periodo di obnubilazione, che vieta loro ogni
forma di progettualità e innovazione. Ma veramente grave è l’incapacità di dare contributi alle
grandi potenze Stati Uniti, Cina
e India, per la definizione di scelte, mirate a programmi e criteri, di uscita dalla crisi.
Concludo dicendo che la recessione potrebbe far comprendere agli Stati europei che non
è più rinviabile il coordinamento delle singole fiscalità. Ciò eviterebbe di rimanere in continua
e dannosa concorrenza, soprattutto eviterebbe l’irrazionale
spostamento di capitali e imprese verso gli Stati ove il costo della manodopera e del fisco è più conveniente. In breve,
la crisi potrebbe favorire l’unione degli Stati europei, dimostrando che dal male possono
uscire anche schegge di bene
GIANNI MUNARINI
SOCIETÀ
P A G I N A
5
FATTIePROBLEMI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009
DIFESA DELL’EMBRIONE E LEGGE 40 A TRE ANNI DALL’ATTUAZIONE
Un dovere morale
«
L
a legge 40, prima della modifica da parte
della Corte Costituzionale, rappresenta
il massimo di conciliazione possibile nel tentativo
di superare da un lato le difficoltà a concepire e dall’altro a
tutelare comunque la vita del
concepito. E’ chiaro che ci opporremo a ogni tentativo di allargare le maglie della legge, perché per noi vale sempre il comandamento del ‘non uccidere’ e gli
embrioni sono esseri umani allo
stadio iniziale”: lo ha detto la
scorsa settimana a Roma, incontrando i giornalisti presso la Camera dei Deputati, il presidente
del Movimento per la vita italiano, Carlo Casini, a commento del
“2° Rapporto sullo stato di attuazione della legge 40/2004” sulle
norme in materia di procreazione medicalmente assistita. “Ciò
che sappiamo della sentenza
della Corte Costituzionale è che
è stato tolto il limite dei tre embrioni. Allora ci chiediamo: che
si fa di quelli non utilizzati?”.
Casini ha anche aggiunto che “la
legge 40 è stata sottoposta a un
referendum popolare che ha avuto risultati plebiscitari, sancen-
IL DIRITTO - DOVERE
DI EDUCARE DIVENTA
UN «LUSSO»?
N
ella condivisibile e opportuna lotta contro
l’evasione fiscale, l’Agenzia delle Entrate
con la circolare 13/E
del 9 aprile 2009 sembra mettere sullo stesso piano servizi per
il tempo libero e servizi educativi, puntando il dito contro le famiglie che mandano i figli nelle
scuole cosiddette private. E’ necessario che venga chiarito a quali scuole si riferisce la circolare
dell’Agenzia quando parla di
“scuole private”, termine che non
ha riferimenti legislativi. Ci si
augura che queste indicazioni
non intendano segnalare le scuole paritarie che, secondo la legge
62/2000, fanno parte del sistema
nazionale pubblico di istruzione.
In questo caso quelli che sono dei
diritti garantiti dalla Costituzione – la libertà di educazione e di
scelta scolastica delle famiglie –
verrebbero considerati come le
spese per beni superflui quali
“porti turistici, circoli esclusivi,
wellness center, tour operator, e
così via”.
In un momento così grave di crisi morale ed economica in cui le
famiglie stanno cercando di sopperire ad uno Stato inadempiente circa il riconoscimento della
libertà di educazione, garantita
invece in tutti i Paesi europei,
cosa vuol dire evidenziare quale
indicatore di situazioni “di lusso”
la frequenza a “scuole private”?
Il messaggio può essere interpretato in senso minaccioso: se scegli una scuola diversa dalla statale, hai dei redditi nascosti e
perciò devi essere controllato.
Al contrario, occorrono segnali
positivi ed equi che rimettano in
moto non solo l’economia ma ancora di più la speranza: per questo bisogna favorire le famiglie,
la loro libertà di educazione, una
pluralità di offerta formativa e
scolastica.
AGeSC Maria Grazia Colombo
FIDAE Francesco Macrì
AGIDAE Francesco Ciccimarra
CNOS-FAP Mario Tonini
CIOFS-Scuola Maria Concetta Ventura
FISM Luigi Morgano
FOE-CdO Vincenzo Silvano
ANINSEI Luigi Sepiacci
MSC Martino Merigo
do che soltanto il 20 per cento
dei cittadini era per la sua abrogazione mentre la grande maggioranza la difendeva. Noi ribadiamo che l’embrione è vita umana a pieno titolo ed esiste quindi il dovere morale di difenderlo
e tutelarlo, indipendentemente
da come è stato procreato”.
“La vita del concepito in provetta è in grave pericolo anche
quando esso viene destinato alla
nascita mediante trasferimento
in utero: soltanto 1 su 10 arriva
al parto e l’ombra di morte si
estende quando vengono trasferiti embrioni scongelati. In tal
ultimo caso solo un concepito su
20 giunge al parto”: così il presidente Casini è poi entrato nel
merito dell’attuazione della legge 40 nel nostro paese. “Nel
triennio 2005-2007 – ha detto –
su 196.399 embrioni trasferiti,
ha potuto essere provata la nascita di solo 16.185 bambini”.
Casini ha quindi sottolineato che
“l’effetto più benefico della legge è stato quello di aver evitato
nel solo triennio 2005-20062007, per il quale esistono dati
che consentono il calcolo, la possibile formazione soprannumeraria e la conseguente possibile
distruzione, diretta o per congelamento, di altri 120.000 embrioni (i calcoli danno la cifra di
121.869)”. Nel periodo 20032007 sono comunque stati 5.349
gli embrioni morti per effetto
dello scongelamento.
“Il rispetto dei limiti posti a
tutela del diritto alla vita hanno meglio garantito la salute
della donna e non hanno diminuito la percentuale del successo”. È la seconda considerazione
Chi vuole gli insegnanti
semplici esecutori?
svolta dal presidente del Mpv,
presentando il rapporto sulla
legge 40. “La probabilità che una
donna richiedente la procreazione medicalmente assistita debba più volte sottoporsi a trattamento iper-ovulatorio e prelievo
è andata calando – ha aggiunto
Casini – passando dal 30,5% dei
cicli e dal 14,3% dei prelievi del
2003 al 20,6% dei cicli e al 7%
dei prelievi nel 2007, in netta
controtendenza con quanto accade nella inseminazione semplice dove la stimolazione plurima
è andata crescendo (29,4% nel
2005 – 34,7% nel 2007)”.
Commentando le cifre sui nati
vivi (15.089 rispetto ai 196.399
embrioni trasferiti), Casini ha
poi aggiunto: “Vero è che non
tutte le gravidanze hanno potuto essere controllate e con una
certa larghezza si può supporre
che i nati sia stati circa 21 mila
rispetto a quelle controllate, cioè
circa 1 su 10”. Ha quindi evidenziato come dai dati del Rapporto emerga che “l’aspettativa di
avere un figlio per una coppia
nella quale è presente una donna di età superiore ai 35 anni è
ridotta del 50% rispetto alle coppie nelle quali le donne hanno
una età inferiore”. Perciò, ha concluso, “non è giusto valutare insufficienti i risultati della procreazione medicalmente assistita in Italia perché inferiori a
quelli di alcuni paesi stranieri,
senza tener conto delle differenze di età”. Dalle tabelle risulta
che “l’Italia detiene il primato
delle donne ultratrentacinquenni che ricorrono a tali tecniche”.
a cura di LUIGI CRIMELLA
V
iene da sorridere afferma la pedagogista Carla Xodo quando i vari ministri in cerca di
pubblicità e visibilità mettono in circolo paroloni, in gran
parte vuoti, come “emergenza educativa”. C’è una emergenza? Grave? Ma allora come fronteggiarla? Con quali
armi, con quale strategia?
Ritirandosi dietro le linee?
C’è il segno di una perversa
coerenza nel possibile epilogo della riforma della formazione iniziale dei docenti. Si
va a marce forzate verso la
decisone opposta da cui in
questo decennio si era operato: riconvertire la formazione docente - problema
centralissimo nella scuola
almeno da un ventennio - in
una prevalente preparazione
disciplinare. In questa scelta politica c’è una linea di
continuità - che ai più deve
essere sfuggita - con una altra idea che spinge indietro
ogni afflato riformistico. C’è
un ritorno chiaro ed esplicito al curricolo (anni settanta!). La funzione docente viene ripristinata alle sue primigenie contraddizioni con il
ritorno alla teoria e alla pratica della programmazione
curricolare. Ripristinata da
Fioroni e confermata dall’attuale ministro, questa linea
d’azione mira a ricondurre
gli insegnanti a più miti consigli rispetto al profilo alto di
questa professione previsto
dalla legge 53/2003. Pacchetti programmatici, unità di-
«
dattiche
preconfezionate: se
questo è il
nuovo che
avanza! Si
è persa ogni traccia
di quella
che era stata la vera e
rivoluzionaria novità didattica
della legge
53, le unità
di apprendimento
personalizzate, dentro cui
prendeva corpo anche il problema di una vera formazione docente”. Quanto la Xodo
afferma è la evidente manifestazione di un disagio tutto italiano: la centralizzazione della struttura scolastica fa sì che essa si pronunci anche sul come si debba
insegnare! Occorre mettere
in discussione e limitare i
poteri di una ministero che
pretende, a tempo e fuori
tempo, di intervenire su tutto, di normare tutto, di schedare tutto, di non ammettere in alcun modo una legittima diversità di approccio al
sapere e alla sua trasmissione. Se gli insegnanti sono ridotti ad esecutori è perché la
centralizzazione assegna ad
essi questo ruolo. Contestare il ruolo senza contestare
chi lo determina, ci sembra
poco pedagogico!
QUALE
?
scuola
ARCANGELO BAGNI
UNIVERSITÀ CATTOLICA DOMENICA 26 APRILE, LA 85ª GIORNATA
Università, nel cuore della realtà
«
N
el cuore della realtà” è il tema intorno al quale si
snodano gli eventi promossi dal
l’Università Cattolica per celebrare il suo fondatore, padre
Agostino Gemelli, nel 50° anniversario della sua morte. Ad
aprire il calendario degli appuntamenti sarà domenica 26
aprile, 85ª Giornata per l’Università Cattolica, la messa presieduta dal card. Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano,
alle ore 11, nell’Aula Magna
dell’Ateneo, cui seguirà l’inaugurazione nel cortile d’onore
“Leone XIII” della mostra “Padre Gemelli 1878-1959. Cattolica: una grande missione da
compiere”. Sulla specifica “identità” dell’Università Cattolica, il
SIR ha rivolto alcune domande
a mons. Sergio Lanza, assistente ecclesiastico generale
dell’ateneo.
Qual è il “valore aggiunto”
che l’Università Cattolica
può offrire ai suoi studenti?
“Sul piano culturale, quella
che propone la Cattolica agli
studenti è una scelta precisa,
dichiarata: un riferimento culturale, non specificamente od
esclusivamente confessionale,
alla prospettiva cristiana, alla
propria fede e alla sua antropologia. Si tratta di una visio-
ne del mondo, della vita, della
persona, ben nettamente specificata, basata sulla struttura di
un umanesimo autenticamente umano: l’umanesimo integrale, o plenario, come lo definiva
Paolo VI. È quello che Giovanni Paolo II intendeva quando
parlava della necessità di una
fede che diventa cultura, all’interno del rapporto tra fede e
ragione. La fede pensata è slancio, nutrimento del pensiero:
incontrando l’Università Cattolica, dunque, si ha la possibilità di imbattersi in un profilo
ben chiaro, che non implica una
adesione strettamente confessionale, ma un’adesione culturale ai valori di chi – nella persona del fondatore – ha saputo
elaborare e produrre un progetto di Università in linea con il
pensiero della Chiesa. C’è poi il
piano educativo, in cui il valore
aggiunto del nostro Ateneo è
quello di proporre una concezione dell’uomo che non si rassegna alla riduzione dell’Università ad un ruolo meramente
nozionistico, ma consegna competenze professionali mantenendo l’intento – difficile da realizzare in un’Università di
massa – di porre al centro la
persona, offrendosi come luogo
di formazione ed educazione
integrale del soggetto: è questo
che qualifica il rapporto della
Cattolica col territorio”.
Come riscoprire, proprio
all’interno del territorio, il
senso dell’”appartenenza”?
“Questo è un tema oggi molto delicato, in una società che
si è segmentata e in cui le istituzioni diventano spesso autoreferenziali e circoscritte, ed
hanno poco a che fare le une con
le altre. L’Università è nel territorio, ma spesso non si pone
in dialogo con esso, non dà un
apporto diretto al territorio. Il
dialogo si realizza solo in alcuni ambiti, come quello tecnologico, in cui le istituzioni pubbliche e territoriali si avvalgono
anche delle competenze universitarie, ma molto meno in ambito umanistico: ciò rappresenta una grave perdita, una grave carenza, perché è una ricchezza che non diventa patrimonio condiviso. Di qui la necessità di una migliore comunicazione tra la cultura cosiddetta alta, o dotta, e la cultura diffusa, che la gente respira e introduce quasi inconsciamente
attraverso i moduli del proprio
vissuto: è questo uno dei compiti che si assume l’Università
Cattolica, in linea con il progetto culturale che la Chiesa italiana sta portando avanti – attraverso una sinergia tra livello nazionale e livello locale – da
oltre un decennio”.
Altra priorità della Chie-
sa italiana per il prossimo
decennio è la questione
educativa: in quale forma
può declinarsi, nella formazione degli studenti, a favore di un’”etica” nelle diverse professioni?
“Anzitutto bisogna comprendere bene che la dimensione
etica sta dentro l’ambito
educativo, come una qualificazione: spesso invece c’è una reticenza educativa connessa ad
una reticenza nel riferimento ai
valori morali ed etici. Non avendo chiari questi ultimi, in altre
parole, anche l’impegno educativo viene sfumato. Al contrario, non è solo la verità che lo
impone, ma anche le possibilità di futuro per le persone e le
società. Basti pensare alla crisi economica e finanziaria internazionale, che dimostra come la
questione etica non sia qualcosa di aggiuntivo, ma un apporto
costitutivo non solo della formazione della persona, ma anche
dell’acquisizione delle abilità e
delle capacità professionali. Non
esiste una professione avulsa da
un contesto etico, che può essere
positivo o negativo, ma mai neutro. Lavorando su questo campo, l’Università Cattolica dà un
contributo sostanziale al vissuto del Paese: non una rivendicazione dello schieramento cattolico, ma un contributo – più che
etico – profetico”.
P A G I N A
6
CHIESA
CHIESA LOCALE
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009
AGENDA
del
VESCOVO
GIOVEDÌ 23
A Como, Consiglio Episcopale; nel pomeriggio, udienze e colloqui personali; a
Como, alle ore 20.30, cineforum con i giovani, presso
il cinema Gloria.
VENERDÌ 24
A Colico, alle ore 18.00, S.
Messa; in serata, incontro
con la comunità a Villatico.
SABATO 25
A Tavernerio, alle ore
9.30, Scuola Diocesana di
Pastorale Familiare; a
Cassina Rizzardi, alle ore
16.30, conferimento sacramento della confermazione.
DOMENICA 26
A Palanzo, alle ore 10.30,
conferimento sacramento
della confermazione; a
Dongo, alle ore 17.00, conferimento sacramento della
confermazione per i ragazzi
delle comunità parrocchiali
di Dongo, Stazzona, Garzeno, Germasino e Musso.
LUNEDÌ 27
E MARTEDÌ 28
A Gazzada, Conferenza
Episcopale Lombarda.
MERCOLEDÌ 29
A Baruffini, alle ore 10.00,
S. Messa per la festa
patronale; nel pomeriggio e
in serata, incontro con la
comunità parrocchiale di
Faedo-Busteggia.
GIOVEDÌ 30
A Como, Consiglio Episcopale; a Cermenate, alle ore
20.30, Veglia per il Lavoro.
VENERDÌ
1 MAGGIO
A Como, alle ore 18.00,
presso la basilica di sant’Abbondio, S. Messa per l’ammissione agli ordini sacri.
IL VESCOVO INVITA AD UN SEGNO DI SOLIDARIETÀ UNITALSI COMO
PELLEGRINI
A CARAVAGGIO
CON IL VESCOVO
Veglia del lavoro
il 30 aprile a Cermenate
«
C
hiamati a condividere un cammino oltre
la crisi: sostenere i
poveri per una speranza nel futuro”. E’
questo il messaggio di cui il nostro Vescovo, mons. Diego
Coletti, si farà portavoce nella
veglia di preghiera che si svolgerà giovedì 30 aprile a
Cermenate alle ore 20.30.
Alla Veglia il Vescovo invita i
credenti e tutti gli uomini di
buona volontà per condividere
con lui le sofferenze di quelle
famiglie che stanno affrontando i marosi di una crisi inedita
e complessa; e indicherà alle comunità parrocchiali come farsi
prossimo con il mondo del lavoro in questo frangente.
Sarà una veglia di preghiera
itinerante; prenderà avvio da
una azienda del paese, la ditta
Bellotti, dopo aver fatto sosta
presso il Convento dei frati minori ci si avvierà verso la Chiesa parrocchiale dove nel giorno
del Signore la comunità cristiana si raduna per proclamare,
ascoltare e celebrare Cristo risorto speranza del mondo.
Nel corso della veglia non si
affronteranno questioni di carattere tecnico, non è questo il luogo in quanto la disamina relativa alle questioni tecniche è già
stata fatta nel corso di un apposito seminario di studio rivolto
a tutti gli operatori dei settori.
La veglia oltre ad essere una opportunità di preghiera, sarà,
come lo è stato negli anni precedenti, anche una occasione perché le comunità cristiane si ritrovino insieme in una riflessione guidata dalla Parola di Dio e
dal Magistero della Chiesa per
interpretare questo tempo storico e per individuare quale sia la
testimonianza e le solidarietà
che il cristiano deve concretamente offrire oggi a chi sta vivendo momenti di difficoltà per
la perdita del lavoro. In altre
parole è un’occasione per vivere
un forte momento di vicinanza
e di reale accompagnamento solidale perchè chi è in difficoltà
non debba sentirsi solo e consegnato all’indifferenza.
E’ noto a tutti che la causa
principale della crisi è di natura
etica. Pregare per la conversione dei cuori quindi non è superfluo; questo perché è bene che i
nostri cuori non vengano attratti da una ricchezza prodotta da
speculazioni (forse anche noi nel
nostro agire quotidiano cerchiamo di integrare il nostro reddito
con compromessi speculativi),
ma si aprano ad uno stile di vita
sobrio, che trovi nel lavoro il fulcro del proprio sobrio sostentamento.
Recuperare il “valore” del lavoro e della solidarietà, come è
emerso fortemente anche dal seminario di studio, è sicuramente un messaggio forte che la veglia si propone di far emergere e
diffondere.
Abbiamo detto che sarà una
veglia itinerante: si parte da
una azienda che sarà un luogo
simbolico di tutte le realtà
aziendali dove quotidianamente l’uomo di ritrova per vivere
l’esperienza del lavoro. Un lavoro grazie al quale egli, in collaborazione con altre persone, produce un bene utile all’uomo mettendo in gioco le sue competenze e le sue abilità, per procurarsi i mezzi necessari al suo sostentamento e a quello della sua famiglia. Ma questo è anche il luogo della fatica, che per il credente non è mai fine a se stessa.
La storia del lavoro è segnata
da momenti di crisi e di difficol-
www.diocesidicomo.it
DAL NOSTRO SITO
DIOCESANO
a cura dell’Ufficio Diocesano
Comunicazioni Sociali
In questa breve rubrica presenteremo a cadenza fissa le caratteristiche, le novità, le
pagine scelte del nostro sito diocesano, che viene sempre più segnalato a livello ecclesiale italiano come una delle esperienze più valide ed innovative.
La casella di posta per i presbiteri sul server diocesano
Strettamente collegato alla gestione del sito diocesano è il “Progetto Reti”, attraverso il quale i
sacerdoti operanti in Diocesi sono stati dotati di una propria casella di posta elettronica sul server
diocesano con l’account “diocesidicomo.it”. Il prossimo passo è quello di offrire la possibilità di uno
scambio di informazioni comuni tra sacerdoti: il calendario diocesano/zonale inseribile nella propria agenda personale, oltre alla possibilità di scambiarsi l’aggiornamento delle rubriche (telefoni,
indirizzi, ecc.) utilizzando Outlook 2007 e il server di posta Exchange.
I sacerdoti che ancora non disponessero del programma Outlook o avesse smarrito username e
password possono comunque segnalare il proprio indirizzo mail privato a comunicazione@diocesidi
como.it oppure [email protected], così da poter nel frattempo ricevere tutte le informazioni e comunicazioni diocesane.
L’Ufficio Diocesano Comunicazioni sociali informa poi tutti i presbiteri con account “diocesi
dicomo.it” e gli utenti del sito che il giorno 25 aprile p.v., per interventi di rilievo sulla infrastruttura diocesana sito web/posta elettronica Outlook non sarà possibile utilizzare la posta
stessa. Per lo stesso motivo, potranno verificarsi anche disservizi sul sito diocesano.
tà se non addirittura di sofferenza e di mancanza di lavoro. Sono
questi i momenti in cui è più richiesta una solida e fraterna solidarietà. Una seconda tappa
verrà fatta presso il convento dei
frati minori. “Avevo fame mi avete dato da mangiare …”, qui l’uomo, sostenuto da Cristo, si fa
prossimo al fratello, che porta i
suoi bisogni e le sue sofferenze
materiali e spirituali, per sostenerlo nel suo cammino.
La terza tappa porterà alla
chiesa parrocchiale di Cermenate. È questo il luogo dove la
comunità cristiana è chiamata
da Cristo Risorto, nostra speranza, intorno alla sua mensa per
nutrirsi della parola e del suo
Corpo, e per farsi annunciatore,
a sua volta, di speranza nella
quotidianità.
don GIUSEPPE CORTI
MOVIMENTO
EUCARISTICO DIOCESANO
I crociati Eucaristici e amici sono
invitati a partecipare all’ora di
adorazione di sabato 2 maggio
alle ore 16.20 presso la chiesa di
Santa Cecilia (adorazione). Il 13
maggio ci ritroveremo in Duomo
alle 21.00 per la festa della Dedicazione della cattedrale e benedizione tomba di Mons. Maggiolini.
Il 16 maggio Convegno dell’Associazione alle ore 15.30 presso le
Suore Canossiane (chi desidera
partecipare telefoni al sig. Marchini 031/304667). In Duomo: 24
maggio - Ascensione: ore 10.30; 30
maggio - veglia di Pentecoste: ore
21.00; 31 maggio - Pentecoste: ore
10.30. Si raccomanda la partecipazione sia dei Crociati Eucaristici che dei simpatizzanti.
L’Unitasi diocesi di Como insieme alla Pastorale della salute ,
organizza l’annuale pellegrinaggio al Santuario della beata Vergine di Caravaggio sabato 2
maggio 2009 presieduto dal
vescovo Diego Coletti. Il programma prevede alle ore 7.00 la
partenza, ore 8,30 Caravaggio
accoglienza, possibilità di confessioni, ore 10.00 santa Messa presieduta dal vescovo Diego , di seguito passaggio alla fonte, ore
12.00 pranzo, ore 15 funzione
mariana, ore 16.30 partenza da
Caravaggio per Como.
Il pellegrinaggio oltre è aperto in
modo particolare alle persone
anziani e disabili che saranno
accompagnati dai volontari dell’associazione.
Per informazioni Unitalsi 031
304430; la sede di via Rodari 1 è
aperta il martedì dalle 14.00 alle
16.00, il giovedì dalle 14.00 alle
18.00.
UCID COMO
PRIMO INCONTRO
SULLA DOTTRINA
SOCIALE
DELLA CHIESA
L’Ucid di Como ha deciso di mettere a tema dei propri incontri
di studio la Dottrina Sociale della Chiesa. Il primo incontro con
la guida di mons. Isidoro Malinverno sarà martedì 28 aprile
alle ore 19,30 presso la sede di
via A. Volta, 20. Verrà utilizzato
il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa. Chi già lo possedesse è pregato di portarlo,
mentre per quanti non l’avessero ci saranno delle copie a disposizione. La serata inizierà alle
ore 19,30 e terminerà alle ore
22,30. Durante l’intervallo sarà
servito un buffet.
CHIESA
CHIESALOCALE
P A G I N A
7
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009
MONSIGNOR COLETTI, COME ANNUNCIATO GIOVEDÌ SANTO, SPIEGA LA SUA MENSILITÀ
LA REMUNERAZIONE DEL VESCOVO
E LA PROPOSTA DEL FONDO SOLIDALE
Sull’esempio
di quanto accade per
amministratori e
personalità pubbliche,
monsignor Coletti,
come auspicato
nell’appello rivolto
al termine della Messa
crismale,
ha scelto di rendere
nota la propria
remunerazione
mensile, per far
conoscere quanto
e come vescovi
e sacerdoti gestiscono
le proprie sostanze
L
annuncio dato dal ve-
ai presbiteri
’ scovo
della Diocesi durante
la Messa crismale
dello scorso giovedì
santo (“… vi esorto a mettere
liberamente a disposizione dei
poveri un mese della vostra
remunerazione …”) è stato seguito dal proposito di rendere
di pubblica notizia il regime di
tale remunerazione che è previsto negli accordi tra Conferenza Episcopale e Stato Italiano a proposito della gestione dei fondi dell’8 per mille.
Sarà bene ricordare qui, tra
le tante, almeno due cose.
1. I proventi dell’8 per mille
vengono utilizzati al 70% per
le remunerazioni del clero, al
10% circa per la vita pastorale delle diocesi, in particolare
per gli interventi in termini
di edilizia religiosa, il 10% a
sostegno delle iniziative e servizi della Caritas, e il 10% per
interventi di sostegno allo sviluppo sociale nei paesi più
poveri.
2. La remunerazione del clero è costituita da una cifra
complessiva che varia da un
minimo di circa 880 euro mensili per i preti appena ordinati, e cresce fino a un massimo
di circa 1300 euro, raggiunto
attraverso scatti quinquennali di anzianità o in considerazione di speciali e gravose circostanze di ministero. Tale
somma viene garantita in parte direttamente dalla parrocchia o dall’ente ecclesiale in
cui il prete (o il vescovo) presta il suo servizio, in parte
dall’Istituto Diocesano Sostentamento Clero che amministra i beni che una volta facevano parte del “beneficio”
degli enti ecclesiastici della
Diocesi e riceve quanto manca dal corrispondente Istituto Nazionale che a sua volta
attinge, come s’è detto, ai fondi dell’8 per mille.
MA INSOMMA,
COME CAMPA UN
VESCOVO ITALIANO?
Risponde il Vescovo Diego. «Posso parlare solo per me,
ma questa più o meno è la condizione di tutti i miei fratelli
vescovi. La mia remunerazione, che è calcolata su dodici mensilità, è costituita in
media (con scarse oscillazioni
in più e in meno) da:
LA RIFLESSIONE DEL VESCOVO AL TERMINE
DELLA MESSA CRISMALE DEL GIOVEDÌ SANTO 2009
Stiamo vivendo in questi giorni un momento della storia carico di sofferenza, sul quale si
addensano preoccupazioni e incertezze per il futuro.
Oltre agli effetti della crisi economica mondiale, che iniziano a mordere nel concreto
della vita delle nostre famiglie, soprattutto di quelle più deboli ed esposte, il recente drammatico terremoto in Abruzzo ci ha sconvolto con le sue immagini di dolore e di desolazione.
Non possiamo pensare che tutto questo, nella sua gravità e nelle sue conseguenze, sia solo
effetto del caso o del cieco e tragico destino a cui sarebbe condannata un’umanità fatta di
schiavi. Dobbiamo piuttosto pensare seriamente alle nostre responsabilità.
Foto William
• euro 680 provenienti dall’Istituto Sostentamento Clero;
• euro 651 provenienti dall’amministrazione diocesana;
• a questo si aggiungono,
ahimè da qualche mese, 450
euro di pensione, che viene
sommata alla remunerazione
perché - per quanto già pensionato in riferimento all’INPS - fino a 75 anni, se Dio
vuole, continuerò a lavorare;
• su tutto questo pago regolarmente le tasse: non ne ho
merito, perché sono trattenute
alla fonte! E sono contento che
ciò sia fatto;
• lascio ai curiosi il compito
di fare la somma;
• ho preso da tempo l’abitudine di tenere conto di tutto
quello che mi viene offerto da
singoli e da comunità come
dono o ringraziamento per
vari servizi, in modo da destinarlo a interventi di sostegno
ad attività pastorali diocesane, ai poveri, alle missioni, alle
vocazioni e al seminario.
Ecco, carissimi, vi ho aperto il mio cuore e… la conoscenza delle mie sostanze! Aggiungo solo che non mi lamento:
...sia perché ho preso sul serio il testo biblico di Proverbi
30,8-9: Signore, Io ti domando due cose, non negarmele
prima che io muoia: tieni lontano da me falsità e menzogna, non darmi né povertà né
ricchezza; ma fammi avere il
cibo necessario, perché, una
volta sazio, io non ti rinneghi
e dica: “Chi è il Signore?”; oppure, ridotto all’indigenza,
non rubi e profani il nome del
mio Dio.
…sia perché mi viene offerto gratis l’alloggio (non è casa
“mia”, ma la casa del Vescovo
pro tempore!) e la spesa della
bolletta energetica, così che
non avendo moglie o figli a
carico devo spendere solo per
il vitto e il vestiario, stipendiare regolarmente la domestica e mantenere efficiente,
assicurata(!), e rifornita la
macchina che mi porta in giro
per la diocesi sulla lunghezza
di 20/30 mila chilometri ogni
anno.
Con tutto ciò, dopo quasi 44
anni di servizio, i miei risparmi non raggiungono attualmente i 40.000 euro, e li considero sufficienti a coprire le
spese del mio funerale e a fare
qualche elemosina (segnalata
Alcune sono più evidenti, come nel caso della crisi economica. Le radici della crisi, le sue
cause più profonde sono state ricordate anche dal Papa: affondano nell’egoismo di singoli, di
gruppi, di nazioni, si nutrono della selvaggia conflittualità e concorrenzialità che divide e
contrappone persone e interi popoli l’uno all’altro, e sono effetto di idolatriche illusioni sul
profitto facile, ad ogni costo, raggiunto subito senza fatica e senza impegno, e sfociano in stili
di vita dominati da un consumismo sfrenato e artificialmente indotto che ha portato anche il
nostro popolo e le nostre famiglie, sebbene in misura minore di altri, ad un tasso di
indebitamento che rende fragili le difese e impossibile la resistenza a momenti di recessione,
di paura e di penuria.
Altre responsabilità sono più complesse e difficili da indicare, come nel caso del terremoto.
Ed è inutile, oltre che ingenuo, dedicarsi alla troppo facile e ingiusta caccia ai colpevoli. E
tuttavia resta l’impressione che antiche inadempienze e recenti distrazioni abbiano quanto
meno contribuito a rendere gli effetti della catastrofe ancora più terribili e devastanti.
Ma vorrei fermare la nostra attenzione ed esercitare la nostra speranza soprattutto in una
altra direzione: quella che nasce dalla convinzione che un’umanità fatta di figli di Dio e di fratelli e sorelle è capace di reagire e di cavare dal male e dalla sofferenza occasioni di rinnovata
solidarietà e di slancio di prossimità disinteressata e di servizio donato senza condizioni.
Questo abbiamo visto e stiamo vedendo in Abruzzo. Penso alle splendide figure di uomini e
donne delle forze dell’ordine, dei volontari e degli stessi cittadini che con ammirevole dignità
e grande generosità stanno dando a tutti noi e al mondo una testimonianza commovente di
condivisione e di prossimità.
Questo è quanto speriamo anche come frutto di una gestione sapiente e fraterna della crisi
economica: speriamo trasformarla in occasione per rinnovare il sistema dei nostri stili di
vita, per dar luogo ad un’umanità meno consumistica, arrivistica e conflittuale, in vista di
un’umanità più felice proprio perché più sobria, solidale e fraterna.
In concreto, cari fratelli e sorelle, faccio mio anzitutto l’invito che i Vescovi italiani
hanno rivolto alle Chiese: domenica 19 aprile parteciperemo alla colletta per i
terremotati d’Abruzzo, e domenica 31 maggio a quella per costituire un fondo nazionale di garanzia per il sostegno alle famiglie minacciate dalla crisi economica e
occupazionale.
Ma anche a livello diocesano, nella rete più capillare e diretta delle nostre relazioni
brevi di vicinato e di cittadinanza, stiamo studiando, insieme ad altri soggetti della società
civile, le modalità di costituzione e di gestione di un fondo di solidarietà.
A questo proposito voglio rivolgermi ai miei fratelli del presbiterio diocesano, proponendo loro un gesto molto semplice e insieme impegnativo, che con semplicità e umiltà
vorremmo offrire – come è stato fatto anche in altre diocesi – alla considerazione di tutti e
all’esempio per tutti.
Vorrei che ciascuno scegliesse liberamente di rinunciare ad una somma corrispondente ad un mese della propria remunerazione per far confluire queste risorse nel
fondo diocesano. La scelta è ovviamente lasciata alla libera considerazione e determinazione di ciascuno. Il vescovo da parte sua la farà. Saranno comunicate a breve le modalità
concrete per chi vuole realizzare questa scelta.
In questa occasione, potrebbe rivelarsi opportuno comunicare pubblicamente, a grande linee, in che cosa consiste la remunerazione dei preti e dei vescovi… perché tutti
sappiano la misura media del nostro “sostentamento” e come lo amministriamo. Sullo sfondo
di analoghe “pubblicazioni” di stipendi e di gratifiche, penso che molti potranno rimanerne
sorpresi.
Il Signore che ci convoca alla sua Mensa e fa di noi un unico popolo di fratelli, ci aiuti a
vivere con fiducia e speranza operosa questi momenti difficili, condividendo le sofferenze
altrui e trasformando, almeno in parte, le risorse in nostro possesso in sollievo e sostegno per
chi – e mi hanno detto che la situazione sta dilagando - è tentato di disperare – quanti casi di
depressione nelle famiglie - o di chiudersi per paura nel proprio egoismo.
+ Diego Coletti, vescovo
con cura nel mio testamento).
Dimenticavo: ancora per qualche anno, fino al 2011, verserò “di tasca mia” una cifra di
circa 4.000 euro annui per costituire un fondo pensione integrativo, senza il quale finirei per dipendere dalla Diocesi - se sopravvivrò a lungo
dopo il 75.mo anno - in un modo che ritengo eccessivo. Come recita il contratto di tale
fondo integrativo: “in caso di
premorte la somma raggiunta sarà destinata all’erede designato…” che, nel mio caso, è
la stessa diocesi di Como.
Carissimi, spero che questa
comunicazione suoni alle vostre orecchie e al vostro cuore
non come frutto di indiscreta
vanità ma come una fraterna
condivisione, forse doverosa
da parte di un “fratello maggiore” che dovrebbe presentarsi soprattutto come l’ultimo di tutti e il servo di tutti.
Il Signore mi perdoni per ogni
pensiero di autocompiacimento che può aver accompagnato la stesura di queste righe.
Che tutto sia solo a maggior
gloria di Dio!
Grazie della vostra attenzione».
CHIESA
CHIESAMONDO
P A G I N A
8
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009
LETTERE DALLA MISSIONE/1 PADRE QUIRICO MARTINELLI, MISSIONARIO DEL PIME NATIVO DI UGGIATE TREVANO
IL BUON LADRONE È... LA MIA SPERANZA
«
P
rima di andare a
letto mi ritrovo,
stasera, davanti all’icona che p. Fulvio
mi ha dipinto e regalato prima della partenza per
il Bangladesh: Gesù e il buon
ladrone. Dipinte a lato le parole: “Oggi sarai con me in paradiso”. Mi piace tanto perché mi
ci ritrovo. Nel ladrone, intendo,
e nel fascino straordinario della promessa di Gesù: cosa sarebbe della nostra vita senza la
fede in quella futura?
E’ qui che termino la giornata. Gli orientali lo chiamano l’angolo della bellezza. Quello che io
so è che l’anima ha bisogno di
fermarsi e di ritrovarsi in uno
sguardo. Cosa resta di oggi?
Cosa rimane dei gesti, dei propositi, dei desideri, dei tentativi e degli slanci? Ci sono stati,
o tutto è scivolato via senza attrito, senza convinzione? Sono
più le cose riuscite o i fiaschi?
Cosa resta della vita, un frammento dopo l’altro, i giorni che
si sommano, quando può spezzarsi improvvisamente e presentare il conto? Sarei pronto?
Me lo chiedo, mentre faccio
istintivamente di no con la testa. Ecco perché il buon ladrone
è la mia prima speranza.
La seconda sono i ragazzi, la
mia scuola quotidiana di ascesi umana e spirituale: sono loro
che mi fanno crescere e mi ricordano, concretamente, la pazienza di Dio con me. Prendi
qualche giorno fa, per esempio.
Durante una discussione con i
più grandi di decima, per la terza volta in pochi giorni mi sono
sentito ripetere: “Lei non capisce”. Senza nessuna intenzione di offendermi, rimarcavano
solo quello che, a parer loro, era
palese: per ragioni linguistiche
o culturali – vai tu a sapere –
io non capivo. A freddo riconosco che avevano ragione. Ma
sul momento mi sono sentito ferito, m’è sembrato troppo e me
ne sono andato arrabbiato, non
senza aver alzato la voce.
Sono riuscito a tenere il
Scrive una lunga
lettera da Dinajpur,
in Bangladesh, padre
Quirico Martinelli,
missionario del PIME
originario
di Uggiate Trevano.
È un’ottima occasione
di riflessione
pagina a cura di
BENEDETTA MUSUMECI
muso, in un’interpretazione da
Oscar, per tre giorni. Il guaio
però è che non era da Vangelo,
così alla fine ho mandato il mio
orgoglio e la mia dignità di educatore a quel paese, che tornassero il più tardi possibile. Guai
a lasciarsi fregare dall’orgoglio:
“Che cosa importa? Amarti importa!”. Non so più quanti anni
fa ho imparato questa frase e
non so più quante volte mi ha
aiutato ad uscire dalle sabbie
mobili del calcolo umano. Cosa
importa far valere le proprie
ragioni, vere o presunte, restare stizziti e offesi, coccolare il
proprio io ferito, se poi non
amo?
Mi sono seduto con loro e ho
chiesto semplicemente e sinceramente scusa. Ho chiesto pazienza con me, perché lingua e
cultura possono essere un ostacolo e perché un aspetto del mio
carattere – qui ormai lo sanno
anche i sassi – mi porta a reagire prima ancora di aver capito bene i termini della questione, nonostante i tentativi di
correggermi. Il risultato è che
il rapporto con loro è cresciuto,
così la stima e l’affetto. Polpa,
mica cotica: abbassarsi e chiedere scusa ha pagato, ancora
una volta. L’aspetto culturale
resta non solo una fatica, ma
anche, spesso, una sorpresa. Il
loro mondo interiore, la psicologia, il modo di manifestare o
no le emozioni, sono terre che
ancora tento di esplorare senza capirne i confini e le ampiezze. Anni fa giudicavo con una
certa nettezza e negatività (tipica dei nuovi arrivati), quella
che per me era una mancanza
di sensibilità. Adesso mi guarderei bene dal farlo. Non tutti
abbiamo lo stesso modo di trasmettere emozioni o di lasciar
filtrare il vissuto. E il fatto di
comunicarli a fatica non significa che non ci siano.
La conferma mi è arrivata, in
duplice copia, pochi giorni fa in
due chiacchierate che mi hanno dato una gioia profonda.
Tajel è un diciottenne santal.
Pur senza avere grandi numeri, scolasticamente parlando, si
è impegnato sodo e ha ottenuto ottimi risultati, tanto da meritarsi la borsa di studio dell’ostello. Non solo. L’ho visto
maturare in modo evidente,
nonostante non sia certo uno
che ami mettersi in mostra. Ma
tante cose, dall’atteggiamento
ai gesti, mi hanno fatto vedere
che è cresciuto. Una sera mi ha
raccontato un episodio di un
anno fa, forse il seme di questa
maturazione. Tornato a casa
per le vacanze di Natale, lo raggiunge la notizia che il parroco
arriverà per dare il Battesimo
a diverse famiglie del villaggio.
Un evento atteso per anni, forse una decina, tanto che Tajel,
sulle prime, non ci crede: “Altre volte era successo che arrivasse la voce e poi, invece, niente”. Stavolta però accade, il
Battesimo è dato davvero. Mi
dice Tajel con un sorriso largo
e le lacrime che vengono giù allegre anche loro: “Dopo il Battesimo non riuscivo a crederci.
Per una settimana sono rimasto stupito e felice”. Gioia e stupore sono ancora così forti da
emozionarlo di nuovo dopo un
anno, al solo rivivere il fatto.
Eppure, per un anno, non una
parola, non una condivisione.
Conosco adolescenti italiani
che ne avrebbero fatto un manifesto, lo avrebbero comunicato subito, smanettando sul
cellulare. Lui no, ha tenuto
dentro tutto, e non solo perché
gli manca il cellulare.
Grande Tajel! Emoziona anche me vederlo così felice e penso al Battesimo e a dove sia finita la consapevolezza, l’entusiasmo, la commozione per questo dono immenso in me, in tanti cristiani. Non passano che
pochi giorni ed è Shumon stavolta, a condividere altri doni,
ma anche lui non subito: due
esperienze accadute durante le
ultime vacanze, tre mesi fa.
Unico figlio maschio di una vedova, Shumon passa le vacanze lavorando sui trattori che
caricano sabbia dal fiume.
Paga giornaliera per 10 ore di
lavoro: 90 taka, poco meno di
un euro. Verso le due del pomeriggio, con gli altri lavoratori
sosta per il pranzo in posti lungo la strada, dove per poche
taka si può mangiare su una
panca e sotto un tetto. Un giorno arriva una donna a chiedere la carità: in braccio tiene un
piccolo e un altro lo ha per
mano. Nessuno la degna d’uno
sguardo. Shumon, senza troppo pensarci, le cede metà del
suo pranzo, riso e verdura. Un
musulmano, seduto lì vicino, gli
chiede: “Perché lo hai fatto?”.
Shumon non risponde e la cosa
finisce lì.
Qualche giorno dopo, altro
posto dove mangiare e altri poveri. Questa volta è una ragazzina, anche lei ovviamente con
fratellini a carico. Sul collo porta ancora fresca una lunga fe-
rita che cerca di nascondere con
un lembo del sari. Shumon la
accosta e comincia a parlarle,
le chiede cosa sia successo. Storie di ordinaria violenza, le ferite non sono solo esteriori. La
rivede due giorni più tardi e
dopo averci parlato ancora un
po’, le lascia sfilare nella mano
45 taka, metà della sua paga.
Lei si stupisce, vorrebbe rifiutare. Infine gli domanda: “Sei
cristiano?”. “Perché me lo chiedi?”, le dice Shumon che stavolta trova qualcosa da ribadire.
Si sente rispondere: “Perché
siete voi che vi comportate
così”.
Shumon, mentre parla, sprizza una contentezza che solo
l’imbarazzo riesce a velare. Il
pudore del bene. “Si ricorda
qualche mese fa, quando ci ha
proposto di vivere quella frase
di Gesù: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per
gli altri”? Allora non la compresi sul serio. Adesso mi pare di
aver capito per la prima volta
cosa significa”.
Fioretti di un ventenne, metà
oraon e metà santal, prove tecniche riuscite di radicalità
evangelica di una freschezza e
di una bellezza disarmanti.
Una vita cristiana, la mia, che
non provochi domande (“Perché
lo hai fatto?”, “Sei cristiano?”),
può davvero dirsi tale? Ad arrossire stavolta sono io, mentre con gli occhi torno allo
sguardo dell’icona.
I conti, alla fine della giornata di oggi e di quella di sempre, li farà Lui. Quel che ci sarà
da pagare pagherò, sperando di
strappare un biglietto di entrata, anche in ultimo, purché si
passi. Stasera ho soprattutto
gratitudine da offrire, non solo
sconti da chiedere. E mi ripeto:
cosa abbiamo di più bello e
grande da dare alla gente, ai
poveri, più del cibo e dei vestiti, di scuole e di ospedali, pure
necessari, se non il Signore
Gesù? Senza, tutto il resto è
fuffa».
LETTERE DALLA MISSIONE/2 PADRE MARCO PASSERINI, MISSIONARIO COMBONIANO NATIVO DI MORBEGNO
UN AUGURIO DI PASQUA, UN RACCONTO DI VITA
C
era un enorme pietra
a chiudere il sepolcro.
Impossibile credere
che si può ancora capovolgere la situazione. Meno male che la speranza
non ha limiti e che tutto è possibile finché c´è qualcuno che ha
il coraggio di sperare, per tenue
che sia la speranza che ancora
resta.
Perché ci si abitua tanto ai
sepolcri chiusi? E ancor più, è
proprio vero che è da illusi tentare di smuovere le pietre? È la
riflessione che mi accompagna
nella settimana santa di
quest´anno, celebrata ancora
una volta lungo le strade della
città e nelle carceri.
Mille cinquecento bambini e
adolescenti hanno piantano la
loro croce sulla sabbia per ricordare a tutti che dobbiamo
ribellarci all’idea che la cruda
realtà di tanta infanzia crocifissa, un po’ dappertutto, è normale e inevitabile.
A Fortaleza, quasi duemila
‘
Pasqua è appena passata e le riflessioni dai
missionari sparsi nel mondo continuano ad
arrivare: scrive dal Brasile padre Marco
Passerini, missionario comboniano nativo di
Morbegno. Le sue parole sono
un augurio di Pasqua, ma un racconto
di vita che merita di essere letto
sono i “moradores da rua”, uomini e donne forzati a fare della strada il loro habitat. Anche
loro, in una strana processione,
hanno affermato il loro diritto
alla dignità .
Se è vero che ogni cristiano
deve accogliere senza troppe
lamentele la croce che gli tocca, è pur vero che oggi siamo
chiamati a un compito dalla
portata storica senza precedenti: schiodare tutti coloro che vi
sono appesi.
Per questo, forse, non solo
dobbiamo lasciare il “belvedere” delle nostre analisi sociali
e correre in aiuto del fratello
che fatica a portare la sua croce personale, ma dobbiamo anche individuare, con coraggio e
intelligenza, le officine dove si
fabbricano le croci collettive.
Credo che sia urgente convincerci che una solidarietà staccata dalla giustizia non sia altro che un modo per mettersi a
posto la coscienza, lasciando le
cose come stanno. La giustizia,
insomma, è l’altro nome della
carità e della solidarietà.
Sempre mi commuove e rincuora il Giovedì santo in carcere, soprattutto la lavanda dei
piedi. Niente sentimentalismi.
È solo il bisogno di ricordare a
me e alla comunità cristiana la
necessità di produrre una nuova cultura della solidarietà,
nuova cultura dei diritti, nuova cultura dell’accoglienza,
nuova cultura dell’integrazione
sociale.
Ha colpito tutti il momento in
cui la direttrice del carcere ha
voluto prendere il mio posto e
si è chinata per lavare i piedi
di alcuni carcerati.
I minorenni in carcere han
preferito lavarsi i piedi reciprocamente. Son pietre che, un po’
alla volta, si smuovono in barba a tanti conformismi.
Domani, sabato santo, mi attendono ancora.
Credo che la Pasqua debba
essere proprio così: spargere
speranza ovunque e ripetere a
tutti: “Coraggio, gente! La Pasqua faccia morire ogni disperazione sedimentata nel cuore. E, oltre al coraggio di esistere, ci ridia la voglia di continuare a camminare. Assieme”.
A Dio piacendo, sarò con voi
la domenica dopo Pasqua per
rimette rimettere un po’ in ordine la salute. Come sempre,
avremo modo di condividere
l´amicizia, il nostro cammino di
fede e aiutarci a credere che le
pietre dei sepolcri si smuovono
ancora.
Buona Pasqua!
P A G I N A
10
Como
CRONACA DI
E
P R O V I N C I A
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009
CRESCONO LE RISORSE A DISPOSIZIONE
Non autosufficienza
qualcosa si muove?
N
on autosufficienza, un problema, sempre
più vivo, con cui
anche il nostro
territorio è, oggi più di
ieri, chiamato a misurarsi. Un nervo scoperto, diretta conseguenza di una
società sempre più longeva. Un problema sociale,
ma anche economico con
cui fare i conti. Non autosufficienza significa, infatti, assistenza sanitaria, cure, domiciliarità e
problemi connessi. Questioni che richiedono risorse, molte risorse.
Qualcosa, in questo
senso, si sta muovendo.
Lo conferma il cospicuo
incremento delle risorse
del Fondo Nazionale per
le non autosufficienze assegnate dalla Regione
Lombardia alle diverse
Asl territoriali. Nel 2007
la somma preposta, per
questa voce, all’Asl di
Como, risultava pari a
877.320,06 euro. Nel 2008
l’ammontare di questo
contributo ha fatto registrare un cospicuo salto in
avanti, toccando quota
2.635.276 euro.
Il dato è interessante
non soltanto per la portata del suo incremento,
ma, soprattutto, se letto
in un quadro di generale
contrazione di spesa sul
fronte socio sanitario.
«La maggior disponibilità di risorse sul fronte
della non autosufficienza,
anche se ancora troppo
modesta per le reali necessità - commenta Alfre-
In un periodo come questo, di profonda
crisi, non può non fare notizia
l’incremento dei contributi destinati
a questa specifica voce, da parte dello
Stato. La conferma di un problema
reale rispetto al quale non
ci si può più sottrarre
di MARCO GATTI
[email protected]
do Puglia, segretario generale FNP Cisl Como ci conferma la viva percezione del problema, sia a
livello regionale sia territoriale. Parte di queste
risorse saranno ora ripartite tra i diversi distretti
territoriali e impiegate
per sostenere le persone
non autosufficienti in
ambito domiciliare. Ai
Piani di Zona spetterà il
compito di decidere come
spendere questo denaro,
come investirlo, per migliorare i servizi esistenti. In merito noi abbiamo
una posizione abbastanza
chiara. Per rispondere in
maniera efficace al problema della non autosufficienza occorre favorire
una possibile integrazione tra due ambiti oggi
ancora troppo lontani tra
loro: quello assistenziale
e quello sanitario, facendo un uso adeguato di due
mezzi assai validi: il
voucher e il buono sociale».
Come si distinguono
questi due strumenti?
Mentre il “buoni sociali”
sono, a tutti gli effetti,
buoni che permettono di
pagare forme di assisten-
MUSICA SACRA A MERONE
Il 3° concerto di musica sacra in provincia di Como del
progetto “Musica sacra sul confine: autori e luoghi
dell’Insubria” dell’Associazione Coro Città di Como, è
stato programmato per Domenica 26 aprile, alle ore 21
presso la Chiesa dei SS. Filippo e Giacomo di Merone
organizzato, per il terzo anno consecutivo, d’intesa con
il Comune di Merone e la parrocchia nell’ambito delle
iniziative per la locale Festa patronale.
za non sanitaria, dunque
di tipo sociale, i “voucher”
hanno un impiego invece
essenzialmente sanitario.
Si tratta cioè, in quest’ultimo caso, di denaro che
il Distretto mette a disposizione e attraverso il
quale è possibile acquistare prestazioni sanitarie (pagare l’infermiera,
visite, cure etc.). I “voucher” sanitari sono erogati unicamente dalle Asl,
mentre i buoni sociali
sono emessi anche dai Comuni.
«Si tratta di due strumenti fondamentali attraverso i quali può essere assicurata assistenza
diretta alla persona», aggiunge Puglia.
Com’è ovvio la voce
“non autosufficienza” non
esaurisce l’impegno dell’
Asl, dei Distretti, dei Piani di Zona, delle singole
amministrazioni sul fronte dell’assistenza alle persone in stato di bisogno.
È di 1 milione 162 mila
euro circa, per esempio, il
contributo, ricevuto soltanto dal distretto Asl di
Como, legato alla ripartizione per ambito territoriale, delle risorse del
Fondo Nazionale per le
Politiche Sociali anno
2008. E ancora, per restare sempre sul distretto di
Como, ammonta a circa 1
milione e 357 mila euro la
somma legata, nel 2008,
al riparto delle risorse
regionali per le attività
socio-assistenziali, somma scesa a 1 milione 272
mila ero nel 2009. Voci
che abbracciano il mondo
dei minori, del disagio e
che prevedono una sorta
di azione sinergica tra
Asl, Piani di Zona, comuni.
Complessivamente le
risorse regionali per le
attività socio-assistenziali erogate da Regione
Lombardia all’Asl di Como nel 2009 (comprendente i distretti di Como,
Campione d’Italia, Cantù,
Dongo, Erba, Mariano
Comense, Menaggio, Olgiate Comasco, Lomazzo
- Fino Mornasco) risultano pari a 4.793.674 euro.
«La complessità della
materia - continua Alfredo Puglia - rafforza la nostra idea sulla necessità
di favorire una risposta
integrata alle problematiche che i singoli soggetti portano con sé. Oggi se
una persona sta male viene ricoverata in ospedale
per qualche tempo, dopo
di che segue un periodo di
riabilitazione. Il termine
di questo percorso segna
la fine dell’assistenza sanitaria. Una volta tornata a casa si pone un nuovo livello di assistenza,
più di taglio sociale. Il
problema è che questi due
livelli, anziché muoversi
insieme, operano su linee
separate. Eppure molto
spesso se una persona
necessita di assistenza
medica, ha bisogno anche
di un supporto sociale.
Occorre affrontare il problema delle cure a lungo
termine, di cui i soggetti
non auto sufficienti hanno bisogno. E il discorso
può essere allargato a tutte le fasce d’età. Quello
che noi chiediamo è l’attivazione di un luogo in
cui queste politiche vengano coordinate. Reputo
urgente, ormai, predisporre politiche mirate che siano in grado di farsi carico della persona nella sua
globalità, creare un ambito in cui essa si senta davvero accolta, accompagnata. Solo in questo modo sarà possibile, davvero, rispondere al suo diritto di vivere una vita dignitosa».
MARTEDÌ 28 APRILE CENTRO CARDINAL FERRARI
La Fism di Como in assemblea
La Fism di Como si prepara all’appuntamento con la sua Assemblea generale, in programma per martedì
28 aprile, alle ore 17, presso il Centro Cardinal Ferrari di Como, in viale Cesare Battisti 8.
“Parità sì, parità no: il futuro delle nostre scuole dell’infanzia” il tema dell’assemblea.
«In Italia - spiega Claudio Bianchi, presidente della Fism di Como - il cammino per la piena parità scolastica è ancora incompleto e incerto; infatti nella situazione attuale rimane ancora irrisolto il riconoscimento
della parità economica. Inoltre, se si aggiungono le continue e complesse difficoltà di gestione, ci rendiamo
benissimo conto del rischio che corrono oggi le Scuole dell’Infanzia paritarie in merito alla loro sussistenza.
Diventa pertanto necessario, anche nella nostra realtà comasca, promuovere un’Assemblea Generale Fism
delle 131 Scuole dell’Infanzia che accolgono oltre 9.650 Bambini, rivolta soprattutto ai Presidenti ed Amministratori, per poter trattare argomenti di carattere gestionale, richiamando anzitutto la consapevolezza
della nostra identità cattolica, attraverso il Progetto Educativo ed un’Offerta Formativa ben definiti. Naturalmente si parlerà di finanziamenti, risorse, convenzioni, stati e riconoscimenti giuridici ed istituzionali, statuti, calendario scolastico, C.C.N.L., incombenze legate alla Sicurezza sul lavoro (compreso il Rappresentante esterno dei lavoratori), privacy, dati sensibili, aggiornamento del Personale, degli Amministratori,
lo sviluppo del Centro Servizi Fism come strumento di verifica e attuazione delle attività gestionali, finanziarie ed economiche». L’assemblea si articolerà secondo il seguente programma:
Introduzione di Claudio Bianchi, presidente provinciale FISM Como;
parte straordinaria con la presenza del notaio dott. F. Peronese che fungerà da verbalizzante.
- Proposta di modifiche ed adozione del Nuovo Statuto FISM Como, delibere inerenti;
- Varie ed eventuali.
Parte ordinaria: valutazione morale,giuridica e finanziaria con approvazione dei bilanci 2007- 2008, delibere
inerenti;
Assemblea precongressuale nazionale Fism:
- Introduzione del Presidente-Delegato dalla Segreteria Nazionale;
- Intervento del Presidente Provinciale Fism Como;
- Dibattito;
- Elezione di 3 delegati Fism Como al Congresso Nazionale Fism, a Roma dal 17al 20 giugno 2009.
Preghiera conclusiva.
CRONACA
P A G I N A
Como
11
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009
Le difficili
condizioni meteo
degli ultimi mesi
hanno rallentato
in maniera
considerevole
le opere, che
hanno accumulato
un ritardo di circa
120 giorni.
L’obiettivo ora è
di accelerare la
tabella di marcia,
con un occhio
al cielo...
OBIETTIVO: CONCLUDERE LA PRIMA FASE DEL CANTIERE A SETTEMBRE
Nuovo lungolago:
corsa contro il tempo
di LUIGI CLERICI
S
e il buongiorno si
vede dal mattino
si può ben dire
che, una volta
ultimati i lavori,
finalmente Como avrà
un lungolago degno del
suo status di “città turistica”. Infatti, nonostante
il ritardo accumulato per
varie disavventure in
questo primo anno di cantiere e che è stato quantificato in già circa 120
giorni, proseguono a pieno ritmo i lavori per recuperare il tempo perduto e per consegnare ai
comaschi il primo lotto
dell’intervento per il prossimo autunno. Nel corso
dell’ultimo sopralluogo al
cantiere effettuato in
compagnia all’assessore
comunale con delega alle
Grandi Opere, Fulvio
Caradonna, è stato infatti ribadito che, al massimo per i primi giorni di
ottobre, gli operi concluderanno i lavori nel tratto compreso tra i giardini
a lago e piazza Cavour.
L’auspicio è che tutto sia
terminato già a settembre, quando, comunque, si
incomincerà il primo intervento sul secondo lotto dell’opera, ovvero quello riguardante lo spazio
tra piazza Cavour e piazza Matteotti-inizio di viale Geno (il primo intervento consisterà in una
serie di scavi “jet grouting” su viale Geno nel
tratto tra il molo ed i dossi all’inizio del viale per
impermeabilizzare quell’area a ridosso delle rive
come è stato effettuato
l’anno scorso in viale
Cavallotti attraverso buche di qualche metro di
profondità nelle quali è
stato iniettato cemento
armato a diverse atmosfere in modo da permettere
la sua immediata solidificazione). Attualmente
gli operai stanno completando le vasche di laminazione, ovvero i grandi
spazi che saranno collocati sotto la nuova passeggiata a lago e che avranno lo scopo di contenere le
acque in caso il livello del
Lario debba salire improvvisamente e prima
che entri in funzione il sistema di paratoie mobili
anti-esondazione. Inoltre,
in un primo tratto, si è già
proceduto a ricostruire la
scalinata ed a mostrare
come si presenterà dal
lago il lungolago stesso,
oltre ad iniziare la posa
della copertura nei tratti
vicini ai giardini dove le
vasche sono, di fatto, già
ultimate. Gli uomini impegnati in cantiere, che in
occasione delle ultime festività pasquali è rimasto
chiuso solo nei giorni di
festa, proseguono quindi
MONS. ALESSANDRO CORNAGGIA MEDICI
CAVALIERE UFFICIALE DELL’ORDINE
AL MERITO DELLA REPUBBLICA ITALIANA
Nello scorso mese di dicembre il Presidente della Repubblica
ha conferito l’onorificenza di Cavaliere Ufficiale dell’ordine al merito della Repubblica Italiana a mons. Alessandro Cornaggia
Medici già parroco di san Donnino in Como per meriti acquisiti
in campo sociale nel corso della sua esperienza come cappellano
dell’allora Carcere Giudiziario di san Donnino. Le insegne dell’ordine verranno consegnate in forma ufficiale dal prefetto di
Como Sante Frantellizzi nel corso di una cerimonia ufficiale che
si terrà Domenica 26 aprile 2009 alle ore 11.30 presso la sala
Consigliare del Municipio di Como. La cerimonia sarà preceduta
dalla Santa Messa celebrata dal neo Cavaliere Ufficiale alle ore
10.30 nella chiesa di san Donnino in Como. La comunità parrocchiale della Città Murata invita tutti coloro che hanno conosciuto e beneficiato del lungo ministero sacerdotale di don Sandro (in
particolare gli “Ex di san Donnino”) a partecipare ai festeggiamenti programmati.
di buona lena nel loro
lavoro al fine di ridurre il ritardo
accumulato
in questo
primo anno
di intervento a causa
delle abbondanti
precipitazioni piovose che hanno contrassegnato la
primavera/
estate 2008
e le diverse
nevicate
dello scorso inverno. Il timore è che un’eventuale
nuova stagione con abbondanti piogge possa
causare nuovi ritardi che
Como non vuole e non può
permettersi. «Nelle ultime settimane gli operai
hanno effettuato una
grossa accelerazione nei
lavori per cercare di recuperare il forte ritardo,
quantificato in circa 120
giorni, dovuti alla pioggia
ed alla neve dello scorso
anno - ha affermato
LUNEDÌ 27 APRILE
IL GRUPPO “ASCOLTO”
E LA FIGURA
DI S. PAOLO NELL’ARTE
AL COLLEGIO GALLIO.
CON DON
ANDREA STRAFFI
L’associazione “Ascolto”
gruppo di cultura propone,
lunedì 27 aprile, alle ore 21,
presso l’Aula Magna del Collegio Gallio di Como “La figura di San Paolo nell’arte”,
con riferimento anche all’arte del nostro territorio, presentata da don Andrea Straffi, responsabile della “Sezione inventario” dell’ufficio
diocesano di Arte Sacra.
L’incontro è aperto a tutti.
Caradonna -. In parte
questo tempo è stato
recuperato ed a settembre questa prima parte
dei lavori sarà conclusa».
Ad inizio aprile lo stesso
Caradonna ha incontrato
l’ing. Bertoli del Consorzio dell’Adda per approfondire gli eventuali rischi per il cantiere in caso
di una primavera molto
piovosa: «Mi è stato assicurato che ad Olginate si
farà il possibile, se sarà il
caso, per far defluire la
maggior quantità di acqua così da evitare piene
che possano arrecare danni ma bisogna considerare che le chiuse non possono assicurare l’uscita
delle acque del Lario oltre una certa portata».
Bizze, possibili, del tempo a parte il sopralluogo
al cantiere del nuovo
lungolago ha riservato
anche altre notizie positive come il fatto che la Regione Lombardia, tramite il Consorzio Lago di
Como, finanzierà i cinque
nuovi pontili del primo
bacino. «Lungo le rive verranno dunque collocati 5
nuovi pontili fabbricati
con le ultime tecniche ed
i materiali più innovativi
- ha sottolineato Caradonna -. Due verranno posizionati nell’area oggetto della prima fase così da
permettere lo svolgimento dell’attività della Navigazione Laghi quando
si entrerà nel vivo della
seconda fase dei lavori».
Il finanziamento, pari a
1.600.000 euro, come annunciato sarà assicurato
tramite il Consorzio Lago
di Como, che ha sede a
Menaggio, che gestisce le
rive ed i porti del Lario.
Dunque in riva al Lario
si procede nei lavori di
ultimazione della prima
fase di questo cantiere il
cui termine ultime dovrebbe essere il mese di
settembre. Per concludere il primo lotto gli operai devono finire di realizzare le vasche di laminazione che saranno coperte da una soletta. Dopodiché si procederà con la
sistemazione dei drenaggi, la posa della pavimentazione in granito e le
ultime opere quali la posa
dei pontili e la recinzione.
A CAMNAGO VOLTA
“I BAMBINI DI CAMNAGO
PER I BAMBINI GEORGIANI”
Sabato 25 aprile, alle ore 16.00, presso
l’Auditorium “Alessandro Volta” di Camnago
Volta, la Circoscrizione 4, in collaborazione con
la Parrocchia di S. Cecilia, organizza “I bambini di Camnago per i bambini georgiani”, una
giornata dedicata alla solidarietà a favore dei
bambini della Georgia. In quella circostanza
padre Witold Szulcynski, direttore della
Caritas Georgia con sede a Tbilisi farà visita
alla comunità di Camnago Volta per ringraziare la Circoscrizione 4 e la Parrocchia di
S.Cecilia per la generosità dimostrata nella raccolta di beni a favore dei bisognosi da lui assistiti avvenuta lo scorso gennaio. Lo spettacolo
offerto dal gruppo Fata Morgana, dal titolo
“Un’altra Pulcinella”, avrà lo scopo di raccogliere ulteriori fondi da consegnare per le sue
opere di prima necessità.
L’ingresso è libero. Per informazioni: tel. 3478452378; e-mail [email protected].
L.CL.
CRONACA
P A G I N A
12
Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009
ACCORDO SUGLI INDIRIZZI DI BILANCIO PER L’ESERCIZIO 2009 DEL COMUNE DI COMO
Piano anticrisi:
intesa tra Comune
e sindacati
U
n’intesa sugli indirizzi di bilancio
per l’esercizio
2009 del Comune di Como per
far fronte alla crisi in atto.
È un accordo importante quello sottoscritto martedì corso dal sindaco di
Como, Stefano Bruni, e
dai segretari dei tre sindacati confederali e dei
pensionati. Intesa che
mette a fuoco tematiche
chiave in tema di rispetto e tutela della persona.
Tra le diverse voci dell’accordo la decisione di
istituire un fondo, dell’importo di 500 mila euro, da
destinare ad acquisti di
beni di prima necessità e
pagamento di spese inderogabili delle famiglie in
difficoltà.
In tema di fiscalità locale l’intesa prevede, per
Il documento mette a fuoco tematiche
chiave in tema di rispetto e tutela
della persona sostenendo una politica
di contenimento delle tariffe
con estensione dell’Isee a tutti i servizi
comunali e alla riorganizzazione
dei servizi sociali
l’anno 2009, di non incrementare tasse e imposte
di competenza comunale,
mantenendo in essere le
aliquote dell’anno 2008.
Nell’accordo sindaco e
parti sociali condividono,
inoltre, l’esigenza compatibilmente con il Bilancio
comunale, di individuare
aree di esenzione e riduzione fiscale su base ISEE
per le famiglie numerose
e quelle a più basso reddito da lavoro e da pensione.
Sul fronte casa concorde tra le parti la necessità di rilanciare interventi organici e pluriennali di
investimento nell’edilizia
residenziale pubblica con
la realizzazione di alloggi per giovani coppie, studenti, famiglie in difficoltà, anziani e soggetti a
rischio di esclusione, oltre
che individuare e mettere a disposizione aree per
l’edilizia convenzionata.
Per quanto riguarda i
servizi pubblici locali ri-
Un momento
della firma dell’accordo
badita la necessità di assicurare a tutti acqua,
luce, gas, rifiuti e trasporti pubblici. Da qui la necessità di individuare politiche tariffarie in grado
di garantire livelli minimi di accessibilità, commisurati ai redditi delle
persone e delle famiglie
ed alle caratteristiche territoriali di residenza, con
particolare attenzione
alle fasce deboli.
Tra le altre voci inserite nell’accordo: la decisione di avviare un confronto per la ridefinizione di
tariffe degli asili nido e
servizi collegati che abbia
come obiettivo una più
equa redistribuzione delle fasce di compartecipazione ai costi; il costante
impegno nel garantire a
chiunque il diritto allo
studio; la consapevolezza
della necessità di rafforzare il ruolo dei Piani di
Zona; un maggiore impegno sul fronte della non
autosufficienza; l’individuazione di adeguati
strumenti di sostegno al
lavoro di cura, attraverso
un’adeguata formazione
della figura delle assistenti familiari.
In tema di accesso ai
servizi ribadita l’importanza dell’ISEE come indicatore della reale situazione economica del nucleo familiare, comprensivo dei redditi soggetti a
tassazione e dei patrimoni. Sempre sul fronte dell’
accesso ai servizi sottolineato il ruolo prezioso del
segretariato sociale, inteso come strumento per
informare, valutare, orientare, facilitare i cittadini.
CRONACA
P A G I N A
Como
13
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009
SEMINARIO APERTO
La vita,
un bene
inalienabile
Magdi Allam ha guidato, al Grand
Hotel Como, la prima delle sette
Domeniche Etiche. Un intervento
di grande profondità di cui diamo
conto in questa pagina
di MANUELA GIANI
L
a prima delle sette Domeniche Etiche con Magdi
Cristiano Allam si
è tenuta a Como,
al Gran Hotel, poco prima
di Pasqua sul tema della
inalienabilità del bene
della vita dal titolo: “In
memoria di Eluana Englaro. Sì al diritto alla vita, No al diritto alla morte”. L’incontro seminariale, aperto alla cittadinanza, è stato preceduto nella giornata di sabato da
una relazione, in cui il
noto giornalista e scrittore ha illustrato la sua proposta politica da presidente dei Protagonisti Per
l’Europa Cristiana (PPE
C) in vista delle elezioni
Europee del 6 e 7 giugno,
dove si presenterà da candidato indipendente come
capolista dell’UDC nella
Circoscrizione del NordOvest. La sua proposta di
un’alternativa etica concreta e praticabile, capace di riformare il modello
di sviluppo economico e
socio-culturale oggi in crisi, ha mobilitato una significativa risposta del
pubblico comasco che, nonostante la pioggia battente, ha partecipato con
interesse ad entrambi gli
incontri di sabato 28 e domenica 29 marzo. Vivace
il dibattito che ha fatto
emergere espressioni di
stima e apprezzamento
per la posizione chiara e
rigorosa di Magdi Cristiano Allam sui valori non
negoziabili e inalienabili,
universali e assoluti, che
non possono essere in alcun modo violati e relativizzati per qualsiasi ragione. Fra questi il bene
della vita, dal concepimento alla morte naturale, e il rispetto della dignità della persona. Principi
che non possono essere in
alcun modo violati perché, oltre a sostanziare l’
essenza della nostra umanità, costituiscono il fondamento della civile convivenza.
LA CRISI
DELL’OCCIDENTE
In maniera coinvolgente il relatore ha affrontato il tema della crisi dell’economia e della finanza internazionale. Una
“crisi strutturale e globalizzata” che sta mostrando i suoi effetti disastrosi
e preoccupanti nel mondo
del lavoro: l’affanno delle
imprese che chiudono i
battenti, la crescita dei
lavoratori in cassa integrazione, il fenomeno della disoccupazione. Per
Magdi Cristiano Allam le
cause che hanno determinato la crisi della “bolla
speculativa” e il crollo finanziario delle borse
mondiali vanno ricercate
innanzitutto in una crisi
profonda di natura etica.
Le “falle dell’Occidente”
sono il prodotto di una
“accentuata discrepanza
tra materialità e spiritualità” che ha reso l’Europa
un “colosso di materialità” senza anima, “frutto
dell’ avidità” di chi ha fatto del possesso e dell’arricchimento materiale
una ragione di vita. Secondo Magdi Cristiano
Allam oggi il modello economico di tipo materialistico, fondato sulla regola del massimo profitto e
consumo, non regge più.
Un modello, questo, proprio del capitalismo occidentale, che la Cina ha
sviluppato all’interno di
una politica comunista.
“Un’ibrida alleanza” che
nega i diritti umani e i
valori non negoziabili
come il rispetto della dignità della persona e il
riconoscimento del bene
della vita. “Imbattibile
sul piano dei prezzi, la
concorrenza cinese - ha
precisato il relatore - sta
portando sui mercati europei merci sempre più
competitive anche sul
piano della qualità”, che
l’imprenditoria asiatica
ha ereditato dalle nostre
aziende.
LA FRATTURA
TRA ETICA
ED ECONOMIA
“Il modello cinese è una
paradossale e paradigmatica espressione della crisi in cui ci troviamo” dove
la frattura tra economia
ed etica, tra materialità e
spiritualità ha portato
con sé fenomeni degenerativi che si traducono
nella violazione della dignità umana e dei diritti
fondamentali. Tra questi
l’esercizio della libertà religiosa che è negato con
persecuzioni e massacri.
“Viviamo in un mondo
che si è globalizzato solo
dal punto di vista materiale, ma non spirituale”.
Manca una piattaforma
unificante e condivisa di
valori assoluti e universali, pilastri dell’Europa
Cristiana e “fondamento
di una convivenza equa
e civile”.
LE MINACCE DEL
RELATIVISMO E
DEL NICHILISMO
Secondo Magdi Cristiano Allam le cause di questa crisi vanno ricercate
anche nella cultura sempre più “relativista”,
“laicista” e “nichilista” che
si è affermata in Europa.
Una cultura che, oltre a
porre aprioristicamente
tutte le religioni e le identità culturali sullo stesso
piano, oltre a marginalizzare la dimensione spirituale escludendola dalla
sfera pubblica, intacca il
bene assoluto della vita e,
in nome del soggettivismo
giuridico, eleva a leggi
desideri e impulsi individuali. . “La vicenda tragica di Eluana - ha detto il
relatore - è paradigmatica
di un’Europa che, sprofondata nel nichilismo, ignora “doveri e regole”, rivendicando “solo diritti e libertà”. Una libertà che è
intesa come autodeterminazione e diritto a fare ciò
che si vuole. Anche quando questa volontà coincide con il desiderio di farsi togliere la vita. “Se la
morte rappresenta un diritto - ha commentato
Magdi Cristiano Allam - ,
siamo sull’orlo del suicidio della nostra civiltà”.
Un pericolo reale e preoccupante che minaccia
l’Europa e le sue radici
cristiane.
IL FALLIMENTO DEL
MULTICULTURALISMO
Svuotati di un “collante
identitario”, i Paesi Europei hanno abbracciato il
multiculturalismo come
modello sociale di governo dei flussi immigratori
con esiti fallimentari che
hanno prodotto ghetti
sempre più chiusi, focolai
di violenza endogena, conflitti con la società autoctona.
Una realtà, questa, che
riguarda anche l’Italia.
“Rispetto ad altri paesi
europei - ha commentato
il relatore -, abbiamo
meno immigrati, anche se
il trend è in crescita. Non
mancano sintomi di conflittualità sociale che dobbiamo essere capaci di
percepire e interpretare”.
Una capacità che, secondo Magdi Allam, la cecità
dell’ideologia buonista ha
più volte ignorato, sottovalutando la gravità di
fatti come “l’occupazione
del Duomo di Milano” in
cui di recente sono stati
feriti degli agenti e sono
state bruciate le bandiere di Israele. Un episodio,
quest’ultimo, che si è ripetuto in piazza a Bologna, lo scorso agosto, ma
che è rimasto impunito
perché, secondo la Procura, “le bandiere non erano regolamentari”. “L’Italia - ha commentato il
noto giornalista - ha paura di far rispettare le
proprie leggi” e lascia impuniti fatti che il nostro
ordinamento giuridico
considera reati.
OLTRE LA
DENUNCIA:
LA PROPOSTA
DI MAGDI
CRISTIANO ALLAM
La denuncia di Magdi
Allam nasce da un forte
amore per l’Italia e l’Europa Cristiana. Un amore che lo ha portato a impegnarsi nella costruzione di un’alternativa etica
che possa aiutare l’Europa a ritrovare i principi
fondamentali dell’umanità.
Si illude chi crede di
poter uscire dalla crisi
con misure puramente
economiche. Con il denaro pubblico impiegato per
sostenere banche e imprese. Con gli incentivi di
rottamazione per rilanciare la produzione di
auto. La crisi dell’Occidente, secondo Magdi Cristiano Allam, è di natura
complessa e profonda e
come tale va affrontata.
Essa richiede una riforma
etica che, partendo dalla
coscienza di ciascuno, arrivi a ridefinire i modelli
economico-finanziari e
socio-politici che oggi mostrano le loro disastrose
falle. Una sfida impegnativa, ma necessaria, che
non può essere affrontata senza le preziose risorse della cultura e dell’educazione. Di esse l’intero
sistema sociale ha urgente bisogno per realizzare
la riforma etica auspicata da Allam. Ne ha bisogno la società per ripensare il proprio concetto di
felicità come “possesso
ossessivo e spasmodico di
beni materiali”. Ne hanno bisogno le “nostre cattive coscienze” da “rottamare” prima ancora delle
auto. Ne ha bisogno la finanza se vuole evitare il
disastro di altre bolle speculative. Ne ha bisogno la
politica se vuole affrancarsi dalla “brama di potere” e dalle insidie oligarchiche che, oltre a minacciare la democrazia, alimentano la sfiducia della gente nelle istituzioni e accrescono il divario tra eletti ed elettori. Ne ha bisogno l’anima
vuota dell’Occidente per
recuperare quella piattaforma di valori universali, pilastri del Cristianesimo, che possono essere
condivisi e riconosciuti da
tutti con il retto uso della
ragione.
CRONACA
P A G I N A
14
Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009
LA CELEBRAZIONE A S. AGATA, LO SCORSO 16 APRILE
Figlie della
Presentazione:
175 anni di vita
L
Una cerimonia solenne, presieduta
da mons. Diego Coletti, vescovo di Como,
ha salutato l’importante anniversario
di sr.Lorena Fumagalli, Figlia della Presentazione di Maria SS. al Tempio
Ricordare ci ha fatto
amare di più Dio Padre,
Figlio e Spirito Santo, famiglia “divina” sorgente
viva del nostro carisma di
comunione e di servizio
educativo; ricordare ci ha
fatto conoscere meglio le
nostre Fondatrici, Francesca Butti e Maria Rossi, umili strumenti attraverso i quali lo Spirito ha
agito nel tessuto ecclesiale e sociale dell’Ottocento
comasco, generando una
discendenza numerosa;
ricordare ha approfondito le relazioni tra di noi e
con tanti fratelli e sorelle, con i quali condividiamo la vita e la missione.
Ricordare, infine, ci ha
riconciliate con il presente rendendoci più capaci
di guardare con slancio
nuovo al futuro, grate dell’attualità del nostro
carisma, che, traendo la
sua linfa vitale dalla contemplazione dell’offerta
che Maria fa di sé a Dio,
parla ai nostri contemporanei dell’ essenza della
vita: dono ricevuto che
chiede per sua natura di
donarsi per realizzarsi
compiutamente.
Amare di più e conoscere meglio, stringere relazioni significative, guardare
con
sguardo
fiducioso al futuro: molteplici frutti scaturiti dall’
incontro con la nostra
storia, “luogo” in cui il Signore ha tessuto la Sua
sempre originale trama di
salvezza.
Al termine della S. Messa, il Vescovo ha acceso al
cero pasquale quattro
lampade destinate ai continenti in cui la Congregazione è presente (Europa, Africa, Asia e Oceania), simbolo del desiderio che anima ogni suora:
essere “vita offerta”
affinchè tanti fratelli incontrino il Vivente,
l’Emmanuele, il Dio-con
noi.
“La nostra Congregazione, quasi sconosciuta e
tanto modesta, è «Opera
di Dio» perché umile nel
suo nascere (…). Proprio
come il Vangelo, come ogni
opera germinata dalla
carità di Cristo, dovette
avere e portare il suggello
della sua Croce. Eppure
resistette ai venti e alle
tempeste perché Dio era
con le anime grandi delle
nostre Fondatrici e delle
loro degne collaboratrici,
che possiamo chiamare
sapienti, di quella Sapienza che è dono dello Spiri-
to Santo. (…) E noi possiamo ben dire che il granello di senapa si è fatto
albero di Provvidenza”.
(Memorie Biografiche di
Madre Marchesoli, prima
Madre Generale dell’ Istituto)
IN CAMMINO VERSO IL MOLO 14
A Grandate il “Bazar del porto”
Erano circa
un centinaio
i ragazzzi
di 3a media che
si sono ritrovati
in oratorio
per vivere
una giornata
piena di spunti
di riflessione
di GIADA MONTRASIO
D
omenica 19 aprile un centinaio di ragazzi
di 3a media della zona di Como
sud, accompagnati da catechisti e animatori, si
sono ritrovati all’Oratorio
di Grandate per condividere l’esperienza del “Bazar del porto”, una delle
tappe fondamentali in
preparazione al Molo 14.
Il “Bazar del porto” è un
momento pensato per
questi ragazzi, che stanno attraversando quel
periodo della loro vita nel
quale cominciano a prendere le prime decisioni,
che influenzeranno il loro
futuro. In questo periodo
si rendono conto di non
essere più dei bambini,
ma dei ragazzi che crescendo sempre di più possono scegliere da soli.
Il momento del “Bazar
del porto” tenta di far loro
riconoscere e vivere atteggiamenti di carità e sobrietà.
Per cercare di raggiungere questi obiettivi quest’anno è stato fatto per
la prima volta e con otti-
mi risultati, il Bazar del
porto zonale.
I ragazzi hanno cominciato la loro giornata vivendo insieme la Celebrazione Eucaristica; dopo
aver pranzato si è dato il
via all’attività vera e propria del Bazar.
Si sono trovati in un
vero e proprio mercato,
con varie bancarelle da
quella indiana a quella
svizzera, dove potevano
“comprare” diversi oggetti scegliendo quelli che
secondo loro servivano
per questo viaggio. Ovviamente tra i 27 oggetti a
loro disposizione, ognuno
con un significato diverso,
si potevano trovare anche
oggetti superflui, perciò
stava a loro avere la ca-
pacità e la sobrietà di scegliere i più adatti, avendo a disposizione un
budget limitato.
Dopo aver fatto gli acquisti i ragazzi sono stati
divisi in piccoli gruppi per
confrontarsi tra loro sulle scelte affrontate e sul
perché di queste. Per poi
concludere tutti insieme
con un momento di preghiera finale, salutandoci tutti e dandoci appuntamento al grande ritrovo del Molo 14, il prossimo 10 maggio.
Questa prima esperienza di “Bazar del porto”
zonale è stata molto soddisfacente e utile, soprattutto per i ragazzi che
hanno potuto condividere
questa giornata, divertendosi e conoscendo ragazzi nuovi che vivono le
stesse situazioni ed emozioni. Inoltre hanno potuto capire come ogni oggetto scelto rifletteva un atteggiamento o una qualità importanti per il viaggio che simboleggia la loro
vita. In conclusione la
giornata è stata uggiosa
solo meteorologicamente
parlando.
Si è chiuso, dunque,
quest’anno in cui la Grazia ha seminato in abbondanza. Si apre, però, la
stagione dei frutti che ciascuna di noi raccoglierà
con gratitudine e semplicità dalle mani di Dio.
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
o scorso 16 aprile, nella chiesa
parrocchiale di S.
Agata in Como,
con una solenne
celebrazione presieduta
da sua eccellenza mons.
Diego Coletti, la congregazione delle Figlie della
Presentazione di Maria
SS. Al Tempio, insieme a
tanti amici, ha reso grazie al Signore per tutti i
doni ricevuti in questo
175° anniversario di fondazione.
Nel suo saluto iniziale,
la Madre Generale, sr.
Miriam Cassinotti, ha
ripercorso le tappe significative di questo anno
giubilare, apertosi il 7
aprile 2008, nel desiderio
che nessun frammento di
esse vada perduto perché
sono state generatrici di
gioia e di speranza nel
cuore di ogni Sorella e di
quella porzione di Chiesa
in cui le Figlie della Presentazione vivono e servono.
“Il ricordo è un modo
d’incontrarsi”, diceva il
filosofo libanese Kahlil
Gibran.
Ricordo e incontro,
infatti, sono stati i “fili
rossi”, che, in un intreccio
armonioso, hanno legato
tutti gli eventi di questa
ricorrenza.
LIPOMO, COME
COMPRENDERE
LE DIFFICOLTÀ
DI BAMBINI
E PRE
ADOLESCENTI
Giovedì 23 aprile, ore
21.00 presso la Sala Consiglio del Comune di
Lipomo, è previsto un importante appuntamento
per genitori, educatori e
insegnanti.
Gli operatori della Cooperativa sociale Leonardo, da anni attivi nei servizi per bambini e ragazzi, proporranno una serata sul tema “Come comprendre le difficoltà di
bambini e pre-adolescenti”.
Genitori ed educatori
saranno impegnati a discutere insieme tali argomenti e nel corso della
serata verrà introdotto lo
sportello di consulenza
psicologico che si aprirà a
partire da giovedì 30 aprile presso la biblioteca dalle ore 16.30 alle 17.30.
Ogni settimana in tale
orario sarà presente la
dott.ssa Lucia Schiera,
psicologa. Sarà possibile
anche concordare telefonicamente appuntamenti
tramite il n. 377-1907767
attivo nei momenti di
apertura dello sportello.
CRONACA
P A G I N A
15
Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009
LA FAMIGLIA GUANELLIANA IN FESTA
In preghiera
con la beata
Chiara Bosatta
unedì 20 aprile,
festa liturgica
della Beata Chiara Bosatta, la famiglia Guanelliana si è stretta attorno
alla sua urna nel Santuario del Sacro Cuore di
Como per ricordare la figura di questa giovane
donna, morta nel 1887 a
ventinove anni, che condivise con don Luigi
Guanella i difficili inizi
della sua missione di carità. «Pietra fondamentale della Casa divina Provvidenza in Como, fu vittima preziosa», la definisce
don Guanella stesso. Infatti, della Casa Madre
(ma anche di tutta l’Opera guanelliana), suor
Chiara è stata la “pietra
fondamentale” con la sua
vita e la “vittima preziosa” con la sua morte. Suor
Chiara arrivò a Como il
13 maggio 1886, circa un
mese dopo che le prime
suore provenienti da
Pianello del Lario avevano aperto la prima fondazione, quella che è oggi la
Casa Divina Provvidenza;
rimarrà in questa Casa
solo sei mesi (dal 13 maggio al 13 dicembre), ma le
diede un’importante im-
L
La cerimonia si è
svolta lunedì 20
aprile, attorno
all’urna presente
nel Santuario
del Sacro Cuore
di Como
di SILVIA FASANA
pronta. Chiara era stata
inviata a Como da don
Guanella perché godeva
di una grande stima presso le consorelle per le sue
notevoli qualità umane,
unite a grande equilibrio,
praticità, franchezza di
carattere e bontà. Ma soprattutto la sua straordinaria ricchezza di vita
interiore, lo spirito di preghiera e sacrificio l’avevano resa modello per la piccola comunità di Pianello
del Lario. «Sono a Como:
- scrive subito suor Chiara a don Guanella il 14
maggio - Mi piace la casa,
perché solinga, raccolta ed
allegra. Bello e caro è vedere quei grandi pezzi di
campagna coltivati in orti
e lavorati con quel bell’ordine e precisione che fanno rimanere incantati.
Tutto, tutto è bello ed al-
legro, ma il mio cuore non
trova luogo e non si ferma
qui, ma viaggia e si riposa ove gli è dato di vedere,
di favellare, e di apprendere cose celesti, cioè presso cui parlo or ora, che è
l’unico suo conforto dopo
il suo Padre celeste». Nella Casa di Como così la
descrive don Guanella:
“Suor Chiara senz’esser
Superiora era nella casa
la vita di tutte; la ruota
dell’edificio che muoveva
tant’altre. Guardava la
Superiora: vi scorgeva ciò
che poteva piacerle e poi
era tutta a tutte. Voleva
l’ordine e la pulizia nelle
persone, nelle cose, nella
cucina, nella casa ed ella
davane esempio in sé; era
povera ma tersa come l’acqua cristallina del monte;
nulla aveva di fuori posto
nella persona, voleva
mondezza nelle orfane;
guariva piaghe, lavava; e
tutto voleva a suo posto;
saltellava come angelo di
ramo in ramo; poca di forza ma snella, una monachella tutto spirito e forza di agilità…alla cucina
e all’orto, al cucire, al ricamare, allo stirare, al far
le ostie, al prestino, al rifar i letti, al rappezzar gli
I GIUBILEI DELLE FIGLIE DI S. MARIA
DELLA PROVVIDENZA
70° Suor Franca Bianchi, Suor Giuseppina Bracchi, Suor Pasqualina Finazzi, Suor Cesarina
Fumagalli, Suor Agnese Salvi, Suor Angelina
Zanini.
60° Suor Anna Maria Brancaleoni, Suor Angela
Cauz, Suor Raffaella Feraco, Suor Giovanna
Camilla Mascetti, Suor Elisabetta Valsecchi, Suor
Geromina Bollini, Suor Daniela Masciocchi, Suor
Lucia Pezzotta, Suor Rosa Polini.
50° Suor Lucia De Clemente, Suor Elisa Spina,
Suor Gabriella Pagliuca
25° Suor Tecla Damiani
abiti; tutt’attenta alla
scuola alla preghiera, aveva come d’un prospetto
tutto presente a sé: era
l’occhio della casa che vedeva tutto ed era presente
a tutto: monachella sì debole eppur sì industriosa… che dolce spettacolo!». La Casa allora accoglieva, oltre a qualche
malato, per lo più orfanelle e aspiranti domestiche, per le quali fu presto
avviata una scuola, perché fossero preparate nel
modo migliore al servizio
delle famiglie. Chiara era
la madre, la maestra, l’angelo tutelare, sapendo
coinvolgere anche le alunne più giovani. Si curava
specialmente delle ragazze che presentavano più
difficoltà. «Secondo i programmi del tempo curava
il leggere, lo scrivere, far
di conti; e lei aggiungeva
il cucire, il ricamare, il
fare dei fiori e simili. Diceva: “Quanto più possono apprendere e tanto
meglio sarà per loro”. Utilizzava per l’insegnamento ogni ritaglio di tempo,
secondo le stagioni ed era
solita ammonire: “Apprendete perché il sapere qualche cosa è dono speciale
del Signore”». Fu anche
Madre Maestra nella
Casa di Como. Come tale
era sempre attenta alla
formazione delle novizie e
della consorelle. Sapeva
lodare, ma anche essere
pronta alla correzione con
schiettezza e decisione. A
coronamento di tutto
quanto già faceva nella
Casa, soleva dire: «Or che
è l’ufficio mio se non quello di studiar profondamente me stessa e di dar
gloria al Signore! Diamo
l’impronta alla regola nostra; diamola con efficacia
in modo sì che il Signore
ottimo e benevolo di noi si
possa validamente servire».
Suor Chiara fu certamente non solo “pietra
fondamentale”, ma anche
“vittima preziosa” per
l’Opera che stava nascendo in Como. Scrive don
Guanella: “La suor Chiara era sempre sofferente:
portava nel cuor suo le
doglie del Cuor di Gesù…
La si scorgeva che a troppi gravi stenti trascinarvi i suoi giorni. Era fragi-
le di salute e tanto affievolita che si meravigliava
potesse a lungo sostenere
le sue fatiche giornaliere:
eppure con quel suo brio
giovanile giungeva dappertutto ed aveva l’occhio
ad ogni cosa per provvedervi prontamente. Ma
per quanto lo si nascondesse, tutti temevano per
la sua esistenza…». Ha
offerto la sua vita in un
supremo sacrificio di
amore e di dolore, per l’avvenire dell’Opera nascente in Como. Infatti, suor
Chiara medesima, assicurò in tono profetico ad una
consorella: «Vedrà che la
Casa di Como crescerà
contro ogni previsione e
speranza e sorgeranno da
quella, come piante del
seme evangelico, altre
Case ancora». Suor Chiara morirà a Pianello del
Lario il 20 aprile del
1887, alle 6 del pomeriggio, a soli 29 anni.
Le sue consorelle di
oggi, le Figlie di Santa
Maria della Provvidenza,
guardando a lei come
esempio e guida, in occasione della sua festa hanno celebrato, come ogni
anno, i giubilei di professione religiosa.
IMPORTANTE CONVIVIALE GIOVEDÌ 23 APRILE
Dal Rotary Club Como un’ambulanza per Kalongo
I
l Rotary Club Como si
sta impegnando per
diversi importanti
obiettivi di cui alcuni vedranno la conclusione nella conviviale
del 23 aprile cui il Club
intende dare una particolare importanza solennità , conviviale intitolata Gala Service
In quella sera saranno
portati a termine alcuni
“service” tra quelli dell’anno in corso,
- l’ambulanza per l’ospedale di Padre Ambrosoli
a Kalongo,
- le contribuzioni del Club
ad alcune istituzioni nel
cuore dei Comaschi,
- la consegna di 5 onorificenze Paul Harris Fellow
Il progetto dell’anno del
Club Como, dotare di una
nuova autoambulanza il
Memorial Ambrosoli Hospital di Kalongo è diventato una realtà.
Mesi addietro il direttore Sanitario del “Dr.
Ambrosoli Memorial Hospital” di Kalongo, Uganda
comunicava a un socio del
Club la messa fuori servizio dell’ambulanza ormai obsoleta che il Club
aveva donato all’Ospedale 10 anni addietro.
La disponibilità del no-
E si tratta soltanto
uno dei numerosi
impegni portati
avanti
dal sodalizio
stro Club con la partecipazione del Rotary Club
di Gulu , hanno permesso di ottenere dalla International Rotary Foundation un contributo pari al
50% dell’ammontare con
una “Matching Grant”.
La partecipazione del
Rotary Club ugandese di
Gulu - città con 150.000
abitanti - è infatti condizione perché il Rotary International conceda la
Matching Grant ed ha un
elevato valore partecipativo caratteristico di ogni
azione rotariana.
La iniziativa affrontata
dal Rotary comasco ha
incontrato la calorosa
partecipazione con versamenti volontari dei Soci.
In pochi mesi è stata
raggiunta la somma sufficiente a coprire il costo
dell’ambulanza Toyota,
pari a circa US$ 54.000.
Le note vicende dei
cambi di fine 2008 hanno
dato un tocco di suspence
finale determinando la
necessità di un ulteriore
finanziamento che è stato coperto in pochi giorni
grazie alla generosità di
soci del Club e di Club del
gruppo Lario.
Superate velocemente
grazie anche a Internet
ed alla perseveranza di
qualche socio le inevitabili difficoltà di raccordo
tra Evanston, Milano,
Gulu e Como, firmato l’ordine d’acquisto il mezzo è
ormai consegnato con
tanto di logo dei Club.
Le “Paul Harris Fellow”
onorificenze rotariane
verranno attribuite quest’anno a Franco Molteni
che si è prodigato per al
realizzazione del progetto ambulanza, a Paolo
Ambrosoli, presidente
della Fondazione Ambrosoli, a Tarcisio Bay, presidente del Consultorio la
Famiglia di Como, a Rosanna Luppi, coordinatrice del Centro di aiuto alla
vita di Como.
Alla fondazione Antonio e Luigi Palma, alla
associazione Piccola Casa Federico Ozanam, che
già nel passato sono state insignite della “PH”,
verrà consegnato un significativo contributo,
simbolo della partecipazione del Rotary club alla
loro azione.
Il Rotary Club Como coi
suoi 85 soci gestisce altri
importanti progetti tra i
quali:
- “il fondo pro portatori
di Handicap” assieme al
Rotary Club Baradello e
il “Fondo per la ricerca”
che assicurano, grazie
alla presenza della Fondazione Comasca che raddoppia le quote, l’erogazione complessiva di
oltre 15.000 euro annui,
- progetti e partecipazione a diverse iniziative
a sfondo sociale per un
complesso di circa 30.000
euro annui,
- la contribuzione al fondo internazionale Polio
Plus per circa 8.000 US$
annui.
Così l’impegno del
Rotary Club Como, con
progetti diversificati tra
anno e anno, coniuga la
generosità con la convivialità.
CRONACA
P A G I N A
Como
16
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009
ALLA SCOPERTA DELLA COOPERAZIONE/201
Una dote
per chi cerca
lavoro
Un’opportunità
in più per
chi è in cerca
di occupazione
e che, a partire
da un avviso
pubblico
emanato
dalla Regione
o dalla
Provincia,
diventa
un possibile
fruitore
di servizi,
pubblici
o privati
Dopo un colloquio preliminare, che accerterà il
possesso dei requisiti necessari, il beneficiario, insieme all’operatore del
centro scelto, potrà inviare la domanda di Dote e
il piano di intervento
personalizzato (PIP) sottoscritto fra il destinatario e l’operatore, descrive il percorso individuale, definisce i soggetti che
parteciperanno alla sua
realizzazione, identifica i
servizi e il budget disponibile.
Una volta sottoscritto e
inviato il piano di intervento personalizzato, il
destinatario riceverà dal
Sistema informativo una
comunicazione di assegnazione della Dote.
pagina a cura
del Consorzio Eureka
Ser vizi alla Cooperazione
e al Terzo Settore
www.eurekacomo.it
P
er chi cerca lavoro, nel panorama dei servizi
all’impiego, le
cose nel corso
degli ultimi anni sono
molto cambiate. Chi cerca lavoro infatti è un potenziale possessore di
“dote” e, a partire da un
avviso pubblico emanato
dalla Regione o dalla Provincia, diventa un possibile fruitore di servizi,
pubblici o privati, che possono erogare servizi per il
lavoro.
L’ente, al quale la persona in cerca di lavoro si rivolge, scegliendolo tra
quelli presenti sul territorio (sul sito della regione Lombardia si può trovare l’elenco) prende in
carico la persona e la accompagna attraverso
l’acquisizione delle condizioni necessarie al suo reinserimento lavorativo,
attraverso l’individuazione delle opportunità
formative più adatte e la
ricerca di concrete opportunità di occupazione.
All’interno del sistema
Confcooperative a
Como, il Consorzio Solco dal 2000 si occupa di
Politiche Attive del lavoro e, nel tempo è divenuto un soggetto attivo ed
efficace della rete dei servizi per l’impiego della
Provincia di Como.
COS’È
LA DOTE
LAVORO
E’ un insieme di risorse
destinate alla persona
per accedere ai servizi di
formazione e inserimento
lavorativo finalizzati all’ingresso o al rientro nel
mercato del lavoro. Fornisce inoltre un sostegno
economico a chi ha perso
il lavoro per favorire la
partecipazione ai percorsi di reinserimento.
I SERVIZI
Il beneficiario della Dote
Lavoro può usufruire dei
seguenti servizi, modulabili a seconda del suo
percorso individuale.
Colloquio di accoglienza I livello
E’ obbligatorio e precede
qualsiasi altro intervento.
Prevede:
- La verifica dei requisiti
del destinatario
- Un colloquio di orientamento e la fornitura di
informazioni sui servizi
disponibili
- La presa in carico del
destinatario da parte dell’operatore
A CHI SI RIVOLGE
LA DOTE LAVORO
Possono richiedere la
Dote Lavoro i residenti o
domiciliati in Lombardia,
di età compresa tra i 18 e
i 64 anni, che siamo:
- Inoccupati o disoccupati: persone alla ricerca
di occupazione, compresi
i lavoratori espulsi dal
mercato del lavoro a causa di crisi aziendali o persone mai entrate nel mercato del lavoro, che percepiscano o meno indenni-
tà di disoccupazione;
- Lavoratori in mobilità che percepiscano o
meno indennità di disoccupazione;
- Lavoratori in cassa
integrazione Guadagni
Straordinaria
(GIGS). In questa prima
fase sono esclusi i lavoratori in CIGS in deroga.
La Dote Lavoro avrà caratteristiche e contributi
differenti a seconda della
categoria di appartenenza del richiedente. E’ possibile verificare il posses-
so dei requisiti necessari
a richiedere la Dote e
compilare in bozza la domanda (che dovrà poi essere perfezionata presso
un centro accreditato) sul
sito www.dote.regione.
lombardia.it.
COME RICHIEDERE
LA DOTE LAVORO
Per richiedere la Dote
Lavoro è necessario recarsi presso uno dei centri
accreditati per i servizi al
lavoro presenti sul territorio lombardo.
Colloquio individuale
di II livello (specialistico)
Consiste:
- In un esame approfondito delle problematiche e
delle caratteristiche del
destinatario, comprensivo
dell’analisi delle sue esperienze, che confluisce in
una scheda individuale
- nella redazione del
curriculum vitae del
destinatario
Definizione del percorso
Consiste nella definizione
e nella redazione del Piano di intervento personalizzato
Bilancio delle competenze
Consiste nella redazione
della scheda individuale
delle competenze, con
l’obiettivo di progettare
un piano di sviluppo pro-
fessionale per il raggiungimento di specifici obiettivi.
Tutoring e Counseling
orientativo
Serve ad accompagnare il
beneficiario nel percorso
di inserimento nel mercato del lavoro.
Consiste nelle seguenti
attività:
- Orientamento ai meccanismi del mercato del lavoro e introduzione agli
strumenti di ricerca di
occupazione (pre-inserimento)
- Aggiornamento del
curriculum vitae e predisposizione delle lettere di
accompagnamento
- Preparazione e affiancamento al colloquio in
azienda
- Assistenza ai destinatari e alle imprese nella
fase di inserimento lavorativo
Scouting aziendale e
ricerca attiva del lavoro
Prevede l’affiancamento e
il supporto al destinatario
nella definizione del piano di ricerca del lavoro. In
particolare:
- L’individuazione delle
opportunità professionali
- La valutazione delle proposte di lavoro
- L’invio delle candidature
- Il contatto e la visita in
azienda
Consulenza e supporto
all’autoimprenditorialità
Il servizio consiste nelle
seguenti attività:
- Analisi delle propensioni e delle attitudine verso l’imprenditorialità
- Ricerca delle opportunità
- Informazione e consulenza per affrontare i problemi relativi allo sviluppo organizzativo dell’impresa
- Definizione dell’idea imprenditoriale
Percorsi formativi
A completamento dei servizi di politica attiva sopra indicati, possono essere previsti, nel piano di
intervento personalizzato, uno o più percorsi
formativi per l’aggiornamento e l’ampliamento
delle competenze del
destinatario, al fine di favorirne l’inserimento nel
mercato del lavoro.
CRONACA
P A G I N A
18
Como
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009
LO SCORSO SABATO 18 APRILE
L’abbraccio
di Maslianico
a don Antonio
S
abato 18 aprile,
sotto un temporale primaverile, è iniziato il
cammino della
comunità parrocchiale
della Beata Vergine del
Bisbino, che unisce le parrocchie di Maslianico,
Cernobbio, Piazza S. Stefano, Rovenna, Stimianico con Casnedo. In
un’unica cerimonia si è
svolto il saluto di mons.
Flavio Feroldi, chiamato
ad essere delegato vescovile per la visita pastorale, e l’ingresso di don Antonio Fossati, nuovo parroco di Maslianico e Vicario foraneo della zona
Bisbino.
Due comunità commosse e grate si sono strette
attorno a questi sacerdoti che, per un tempo più o
meno lungo le hanno guidate e sono state per loro
punto di riferimento e testimonianza viva del Risorto.
La cerimonia ha avuto
inizio con l’accoglienza da
parte dei rappresentanti
delle attività civili di
Maslianico e Lanzo e del
referente del consiglio
pastorale di Maslianico
che hanno ricordato i rispettivi parroci. “Per sempre, per sempre, per sempre”, che in questi 4 anni
ha accompagnato le coppie unite in matrimonio
da don Flavio, è risuonato nel discorso del sinda-
In un’unica cerimonia si è svolto
il saluto di mons. Flavio Feroldi,
chiamato ad essere delegato vescovile
per la visita pastorale, e l’ingresso
di don Fossati, nuovo parroco
di Maslianico e vicario foraneo
della zona Bisbino
Sopra e sotto due
immagini di don Antonio,
a destra don Flavio
di ALESSIA BUTTI
co di Maslianico per indicare il ricordo indelebile
che lascerà nel cuore dei
maslianichesi.
Accompagnato in processione dai parrocchiani
vecchi e nuovi, don Antonio è stato vestito con i
paramenti sacerdotali e
ha fatto l’ingresso ufficiale nella “sua” Chiesa. Don
Bruno Biotto, futuro parroco di Cernobbio, lo ha
presentato ai fedeli e
Mons. Gino Discacciati ha
letto il decreto vescovile
di nomina, guidando il
rito di presa di possesso
della parrocchia, in cui
vengono presentati al
parroco i simboli che caratterizzano il ministero
sacerdotale.
«Dato che dobbiamo far
fatica, facciamola per volerci bene». Con queste
parole don Antonio nell’omelia si è rivolto all’assemblea, ricordando che il
brutto fa parte del bello
della vita, in un momento in cui è chiesto a tutti
(comunità e sacerdoti) di
incominciare un nuovo
cammino che porta con se
IL SALUTO DELLA COMUNITÀ DI LANZO
un po’ di sofferenza, come
gli apostoli a cui Gesù risorto si rivolse dicendo:
«Pace a voi!». Con questa
citazione inizia il saluto
di don Flavio alla sua comunità. «Pace a voi» perché la vera pace si può
sperimentare solo nell’obbedienza a Dio Padre e la
sua origine è nel «tutto è
compiuto» che conclude
l’esistenza terrena di
Gesù, e che in questa settimana ha rappresentato
anche la Pasqua della nostra parrocchia. Ricordando Maria Madonna
della Cintura e Regina
della famiglia, a cui è particolarmente devoto, e
suor Franca, da poco
Alla cerimonia ed alla solenne Santa Messa erano
presenti parecchi fedeli di Lanzo e di altri paesi della Valle (con anche gli attuali sacerdoti don Enrico
Molteni e don Bruno Biotto, quest’ultimo ancora per
poco essendo destinato a Cernobbio).
Lanzo in particolare ha voluto essere presente a
livello ‘istituzionale’, con l’assessore Carlo Canevali,
a testimonianza del forte legame che nei 26 anni
trascorsi nel paese si è creato fra don Antonio e questa comunità.
L’assessore in particolare ha rivolto un saluto pubblico, anche da parte del sindaco Patrizia Zanotta,
che purtroppo e con dispiacere non ha potuto partecipare di persona alla cerimonia
mancata, ha ringraziato
la sua comunità.
Terminata la celebrazione, i due sacerdoti sono
stati circondati dall’abbraccio festoso della popolazione in oratorio.
Grazie don Flavio per
aver condiviso una tappa
del viaggio con noi, per
essere stato una guida e
un amico prezioso. Grazie
don Antonio, perché rispondendo alla chiamata
inizierà a camminare insieme a noi.
DOMENICA 19 APRILE
Benvenuto
don Alberto Fasola!
La comunità
di Garzeno
e Catasco ha
accolto con
immensa gioia
il nuovo parroco
omenica 19 aprile la Comunità di Garzeno
e Catasco ha
accolto con immensa gioia il nuovo parroco don Alberto Fasola. Il
mattino a Catasco ed il
D
pomeriggio a Garzeno è
stata occasione per don
Alberto per apprezzare e
“toccare con mano” la gioia ed il calore con la quale gli abitanti di questa
comunità della Valle Albano sanno accogliere il
loro nuovo pastore. Cerimonie vissute veramente
con il cuore e rese ancora
più solenni dalla partecipazione della banda, dei
confratelli, delle consorelle, del gruppo Alpini,
dei fanti e da tutte quelle
persone che con minuziosa cura hanno portato
la loro opera generosa per
rendere l’accoglienza un
momento memorabile ed
unico.
A Garzeno, alle ore
16.00, con i sacerdoti presenti don Alberto è stato
accolto alla Scuola Materna ed accompagnato sul
sagrato della chiesa parrocchiale da una moltitudine di persone, dal rappresentante del Consiglio
pastorale e dal sindaco.
Il rappresentante del
Consiglio pastorale ha
portato il saluto a nome
della comunità di Garzeno sottolineando che
questo evento è una straordinaria occasione per
ravvivare la gioia di essere Chiesa e per continuare con entusiasmo il cammino intrapreso di crescita nella fede, nell’amore
reciproco e nel servizio
alle persone più deboli e
bisognose.
Ha preso poi la parola
il Sindaco il quale ha salutato il nuovo parroco a
nome di tutta la cittadinanza, augurandogli
buon lavoro nel suo ministero sacerdotale in mezzo alla Comunità confermando la fattiva collaborazione e disponibilità tra
Amministrazione Civica e
Parrocchia.
La Chiesa era gremita
di fedeli che hanno partecipato alla concelebrazione eucaristica con gran-
de gioia e palpabile commozione. Don Alberto, con
immensa riconoscenza ha
voluto poi ringraziare tutti i presenti, i sacerdoti
della zona e quelli venuti
appositamente dalla sua
parrocchia precedente di
Sondrio e Torre Santa
Maria così come tutte le
persone che dalla Valtellina lo hanno accompagnato in un giorno così
speciale.
I fedeli presenti si sono
poi fermati per un momento di festa nel piazzale antistante la chiesa
parrocchiale dei Santi
Pietro e Paolo, partecipando ad un ricco rinfresco. Subito si è notata una
forte simpatia da parte di
tutti per il neo parroco,
giovane, pieno di brio che
ha fatto del sorriso e della semplicità il documento di identità migliore per
entrare nel cuore di ognuno.
PA G I N A
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009
1
Le Omelie del Vescovo
Il Triduo pasquale e la
festa della Santa Pasqua
GIOVEDÌ 9 APRILE - LA SANTA MESSA CRISMALE
Quattro parole su cui fissare la propria attenzione:
amati, liberati, consacrati, mandati...
Durante la Santa Messa del Crisma erano
presenti in Cattedrale quasi duemila fedeli
e oltre 250 sacerdoti; nel corso
della celebrazione il Vescovo ha firmato
il decreto di indizione della visita pastorale,
e ha lanciato la proposta di un fondo diocesano
di solidarietà per sostenere chi è in difficoltà
«
R
accogliamo un primo messaggio dal
Vangelo che abbiamo appena ascoltato rispondendo a
questa domanda: “Chi è il protagonista di questa giornata?”.
O, se volete, la stessa domanda
in un altro modo. “Su chi dobbiamo fissare lo sguardo?”. Sui
cresimandi? Sul presbiterio?
Sul vescovo? Niente di tutto
ciò… Protagonista di questa
nostra celebrazione è Gesù.
È Lui che entra con noi in questo luogo. È Lui che proclama
la sua Parola. È lui che la commenta. È Lui, soprattutto, che
la attualizza dicendo “oggi”…
“Oggi”…
Un “oggi” che è iniziato – possiamo dire a Betlemme, se non
il 25 di marzo a Nazareth – con
l’Incarnazione. Un “oggi” sul
quale non è più scesa la notte,
perché siamo nell’ottavo giorno,
che è fuori dal giro dei sette, che
ritorna sempre su se stesso. È
Lui il protagonista. Il nostro
sguardo è fisso su di Lui, perché lo Spirito Santo, co-protagonista di questa celebrazione, non fa altro, come diremo, che configurare la
nostra vita a quella di Gesù.
Questo se lo ricordino bene i
cresimandi: al di là, al di sopra,
al di sotto, comunque dentro,
in tutti i sette doni dello Spirito Santo, questa è la realtà. Lo
Spirito Santo viene a fare
della nostra vita una trasparenza di Vangelo, in modo
che chi ci vede, chi ci incontra, chi interloquisce con
noi, chi attraversa la strada
sulla quale noi camminiamo
veda Gesù.
È questo che desideriamo? È
per questo che siamo qui? Noi
tutti, a partire dal Vescovo,
concelebranti, presbiteri, diaconi, religiose e religiosi, consacrati, cresimandi, tutti voi, abbiamo questo atteggiamento?
“Tutti – dice il Vangelo – avevano lo sguardo fisso su Gesù”.
Vorrei intrattenermi con voi
su quattro parole importanti
che abbiamo appena ascoltato.
Foto William
Le prime tre sono nella pagina
dell’Apocalisse che è stata proclamata, la quarta è presente
sia nella Prima Lettura di
Isaia, sia nel Vangelo. Quali
sono queste quattro parole?
Sarebbe bene che soprattutto i
miei piccoli amici cresimandi se
le stampassero bene nella mente e le ricordassero. Chissà mai
che, incontrandovi nel giorno
della Cresima, io non vi chieda:
“quali erano le quattro parole
del giovedì santo mattina?”.
Eccole: amati, liberati, consacrati, mandati. Vediamole
brevemente una per una.
Prima di tutto, all’inizio del
Triduo Pasquale, noi siamo
chiamati a sentirci voluti
bene. Ma non vi meravigliate
voi del fatto che il Signore Iddio in persona voglia bene proprio a me – ciascuno di voi lo
dica – voglia bene proprio a me
che so benissimo quanto poco
sono amabile? Quanto poco, per
non dire niente, merito amore?
Lui, invece, ci fa chiamare dal
veggente dell’Apocalisse: “Voi
siete gli amati”. E questo dovrebbe essere per noi una grande consolazione. In mezzo a
tutte le tribolazioni, le difficoltà, le contraddizioni, le
pesantezze delle vita, noi
siamo gli “amati”. E non per
merito nostro! Questo amore
non dipende dalle nostre prestazioni… Non dipende da noi,
grazie a Dio – è il caso di dirlo!
Siamo amati. L’esperienza
della Grazia, cioè l’esperienza dell’amore gratuito di
Dio, l’esperienza della sua
sconfinata, incondizionata
misericordia dovrebbe essere il centro della nostra esperienza spirituale. Se al
centro della nostra esperienza
spirituale c’è ancora un po’ di
contabilità religiosa o, peggio
ancora, di paura dell’inferno
vuol dire che non abbiamo ancora capito che cosa è il cristianesimo...
E poi siamo liberati. Anche
qui, tenete presente, si tratta di
un participio passato. Certo,
questa liberazione è ancora in
atto e continuamente si produ-
ce dentro di noi. Attraverso le
fatiche della nostra vita. Ma
come promessa, come condizione, come oggetto della speranza noi siamo liberati, perché noi
– voi e io – siamo quei poveri
prigionieri “ciechi e oppressi” di
cui parla Isaia e che sono citati
da Gesù nella Sinagoga… Poveri, prigionieri, ciechi e oppressi… Non facciamo lamentele
inutili, ma se guardiamo la nostra vita rispetto ai nostri desideri, rispetto alle legittime
speranze, a quello che vorremmo essere, a quello che vorremmo poter vedere… C’è qualcuno qui presente del tutto e pacificamente contento di quello
che è, di quello che ha, di quello
che può, di quello che sa? Io
no… E questo vuol dire che, per
alcuni aspetti, sono povero, prigioniero, cieco e oppresso… e ho
bisogno di essere liberato. Se
poi penso qual è la ricchezza che
desidero, qual è la libertà che
desidero, qual è la guarigione
che desidero ci sarebbe molto
lavoro da fare per entrare in
sintonia con il dono che attraverso il suo Spirito Gesù viene
a farci ogni giorno.
Amati e liberati, ma, la terza
parola che ci raggiunge da questa celebrazione, è consacrati. “Consacrati” non è un francobollo, un’etichetta che viene
dall’esterno, ma è una “trasformazione”, il nostro battesimo
ci ha trasformati: è quella la
nostra vera data di nascita. La
nostra cresima conferma e approfondisce tale trasformazione. E qui mi rivolgo ai miei
confratelli nel sacerdozio. La
nostra ordinazione ha ulteriormente trasformato il nostro essere quando siamo stati unti,
cioè consacrati con il crisma che
stiamo per benedire. E fatti diventare un solo popolo. Un solo
popolo sacerdotale, per cui,
come ho già detto altre volte,
noi vescovi, presbiteri e diaconi non siamo al di sopra,
semmai siamo al di sotto dei
nostri fratelli, perché li dobbiamo servire e sostenere.
“Chi vuol essere tra voi il primo sia fatto come l’ultimo e
come il servo di tutti”. Qui siamo trasformati. Questo vuol
dire essere un popolo sacerdotale. Lo Spirito Santo non viene soltanto nel momento del
battesimo… Vi siete mai chiesti perché battesimo, cresima,
ordinazione sacerdotale non
vengano mai ripetuti? Possiamo fare la comunione anche
tutti i giorni e invece quei sacramenti sono unici. Perché non
si può ripetere il battesimo? O
la cresima? Perché non si può
essere ordinato sacerdote tre o
quattro volte? Perché esiste
una trasformazione che avviene in quel momento e
dura da lì all’eternità. Non
avrebbe alcun senso riprender-
la come se nulla fosse stato…
Una trasformazione profonda,
sapete? Come è bello pensare
che tutti quanti siamo qui, siamo profondamente trasformati
in Cristo, uniti in un unico popolo sacerdotale dall’unico Spirito di Gesù, perché noi diventiamo il suo unico corpo che è
la Chiesa attraverso tutta la
diversità e la collaborazione dei
ministeri e dei carismi. L’unico
corpo di Cristo…
E adesso veniamo all’ultima
parola: “mandati sulle strade del mondo”. Il cristianesimo, la fede cristiana, il dono della vita nuova in Cristo non hanno in noi la stazione di testa.
Noi siamo una stazione di transito. Attraverso di noi, attraverso la Chiesa l’amore di Cristo e
la liberazione che da Lui ci viene devono raggiungere il mondo intero. E allora vorrei rivolgere una parola particolarmente carica di riconoscenza, di stima e di affetto ai preti che servono questa Diocesi. Noi siamo
mandati. Voi sapete che la parola greca corrispondente all’italiano “mandati” è “apostolos”. La nostra missione apostolica e il nostro mandato è la
nostra vita… quanti di voi sono
qui conoscono un prete, hanno
in lui un riferimento…
prosegue
nella pagina successiva
PA G I N A
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009
2
LeOmeliedelVescovo
Siamo mandati a voi e per
voi, al mondo e per tutto il
mondo.
E siamo mandati a dare una
buona notizia. Qual è questa
buona notizia? Qual è il contenuto di questo messaggio? Vorrei mettere in fila cinque frasi tratte dal Nuovo Testamento che ci dicono qual è questa buona notizia e che consegnano a tutti noi qui presenti,
ma in modo particolare ai presbiteri, una responsabilità
grandissima.
La prima frase è: “avendoli
amati, li amò sino alla fine”.
Questo è il contenuto della buona notizia: Dio è uno che ama,
e che ama sino alla fine. E subito dopo, la seconda frase:
“amatevi gli uni gli altri
come io ho amato voi”. Come
vi ho amati, amatevi gli uni gli
altri… Possiamo chiacchierare
di Vangelo ventiquattro ore al
giorno… Non servirà a niente
se non diamo testimonianza di
questo amore reciproco, di questo volerci bene come Gesù ci
ha amato, quindi senza aspettarsi che l’altro sia simpatico, o
sintonico, o docile, o gratificante… Perché Lui ci ha amati
quando noi non eravamo niente di tutto questo e ci ha amati
sino alla fine… Terza frase:
“Nessuno ha un amore più
grande di Colui che da la
vita per i propri amici”. Non
si tratta di simpatia, di cameratismo, di buona educazione,
di collaborazione anche raffinata. Si tratta di essere pronti
a dare la vita. Quarta frase,
questa è della Prima Lettera di
Giovanni: “Egli ha dato la sua
vita per noi, anche noi dobbiamo dare la vita per i nostri fratelli”. Scendere, anche
solo di un’inezia, al di sotto di
questa tensione spirituale vuole dire suicidarsi come cristiani e come preti. Trasformare la
nostra vita in una decente offerta di servizi religiosi vuol
dire perdere la gioia. Vuol dire
diventare gente continuamente lamentosa, scontenta, arrabbiata… che poi, inevitabilmente, va a cercare altri surrogati,
altre cose, perché non possiamo
fare a meno di avere qualcosa
di bello nella vita… E se sprechiamo, perdiamo “la Bellezza”,
andiamo a cercare ben altre
cose. E l’ultima frase, l’ultima
che ci fa capire come è importante per la nostra missione, il
nostro mandato apostolico
quanto stiamo cercando di rammentarci a vicenda, l’ultima
frase che inchioda anche me
alle mie responsabilità è: “da
questo vi riconosceranno
che siete miei discepoli: dall’amore che avrete gli uni
per gli altri”. Se dovessimo
dimenticare tutto il resto del
Nuovo Testamento e prendere
Foto William
sul serio questa frase e dire: “la
mia gente capisce che io sono
un discepolo di Gesù da come
io amo i miei confratelli?”. Quale conclusione dovremmo trarre?
Ecco fratelli, io credo che il
nostro volerci bene – diciamolo
pure in questo modo un po’ romantico – il nostro curare i rapporti reciproci, il nostro stimarci a vicenda sia davvero questa
mattina il nostro grande proposito. Il mio lo è. Poi, anche io,
faccio quello che posso: ho tanti limiti e tanti difetti, però mi
pare di desiderare, sinceramente, per lo meno, questa cosa.
Tutti noi avremo un anno intero, l’anno sacerdotale – così ha
scelto il Papa a partire dal prossimo mese di giugno – per riflettere, magari approfonditamente, su queste dimensioni
della nostra vita spirituale…
Ma il nostro volerci bene deve
diventare contagioso.
mo per indire ufficialmente, firmando il decreto, dovrebbe avere anche, fra i tanti, questo e
soprattutto questo come scopo
e come intenzione principale.
Correre di qua e di là per
tessere con pazienza, con
umiltà quella tela di amore
fraterno che è l’unica capace di sostenere il cammino
dello spirito che ci conduce
a Gesù».
La visita pastorale che stia-
GIOVEDÌ 9 APRILE - LA SANTA MESSA IN COENA DOMINI
Servire con umiltà i fratelli, con la responsabilità
di indicare al nostro prossimo ad accogliere la Verità di Dio
«
I
n quest’anno che la nostra diocesi sta dedicando al tema dell’educare mi piace prendere
spunto, per la riflessione di questa sera, dalle parole
di Paolo, il quale dice: “Fratelli,
quello che ho ricevuto dal Signore, questo io lo annuncio a
voi”. Mi sembra che san Paolo ci indichi una precisa responsabilità che, come cristiani, abbiamo ricevuto dal
Signore: annunciare e aiutare il nostro prossimo ad
accogliere la sua Verità.
La fonte di Paolo è il Signore.
“Ho ricevuto da Lui quello che
a mia volta io vi annuncio”. Le
mediazioni sono inevitabili, necessarie, tutti noi abbiamo avuto una mamma, un papà, dei
catechisti, delle suore, dei cristiani che ci hanno mediato l’incontro con Dio. Ma sono necessarie proprio perché mediazioni, cioè ci devono riportare a
una relazione diretta e decisiva nel nostro incontro con Gesù
e nel coltivare la nostra relazione con Lui.
Allora c’è da chiederci,
tutti noi qui presenti, qual
è il nostro rapporto con il
Vangelo e con il Crocifisso.
Perché tutto il Vangelo trova nel
Crocifisso vittorioso il suo centro, e la Cena del Signore che
stiamo celebrando in questo
santo giovedì è il vertice, la pienezza, dell’anticipazione simbolica del Crocifisso… Partecipando all’Eucaristia noi siamo di
fronte al segno reale ed efficace
di ciò che ci viene consegnato dall’incontro con Gesù e di ciò che
dobbiamo noi portare al mondo
attraverso la testimonianza
della nostra vita cristiana.
Gesù sapeva tre cose quella
sera. Se rileggeste con calma la
pagina di Vangelo di Giovanni
Di fronte a un’alleanza nuova,
nel sangue dell’Agnello immolato infinitamente più valido
del sangue dell’antica alleanza,
la nostra memoria – “Fate questo in memoria di me” – si carica di una verità sconvolgente e
profonda sulla nostra vita, sui
nostri giorni concreti, sulle scelte che dobbiamo fare. La vita
diventa un grande desiderio e
una lunga attesa dell’incontro
definitivo e trasformante con
l’amore di Gesù.
Io mi fermo qui. E prima di
passare a ripetere, nel simbolo,
il gesto al quale dovrei ispirare
tutta la mia vita, quello di mettermi al servizio di ogni fratello e di ogni sorella per amore di
Gesù, vorrei ascoltare con voi
la lettura di una pagina molto
bella di un autore spirituale
contemporaneo che ci aiuta a
capire, che ci aiuta a sapere, e
che – Dio lo voglia –, ci aiuta a
fare come Gesù ha fatto…
Foto William
che abbiamo appena ascoltato
(Gv 13, 1-15) ve ne accorgereste. Gesù, dunque, sapeva tre
cose. Sapeva che era giunta
la sua ora. Sapeva che qualcuno stava per tradirlo. E
sapeva che il Padre aveva
messo tutto nelle sue mani.
Tutto, capite?
Questa introduzione così solenne del Vangelo di Giovanni,
che indica queste tre maniere
di sapere di Gesù, rende ancora più contrastata, ancora più
sconcertante la narrazione che
segue. Sapendo tutte queste
cose, sapendo che era giunta la sua ora, Gesù non sfugge. Sapendo che qualcuno
sta per tradirlo non si ripara. Sapendo che il Padre ha
dato a Lui tutto nelle sue
mani, usa queste mani per
prendere un catino, cingersi un grembiule e lavare i
piedi ai suoi amici… E Pietro non capisce. Gli viene detto
dal Maestro e Signore: “Pietro,
se non capisci questo, non hai
capito nulla, non c’è niente da
fare tra me e te”. E poi, però,
gli viene promesso che sarebbe
cambiato dopo… Dopo aver
visto il Maestro e il Signore
il quale, ben più che lavare
i piedi ai suoi discepoli, si
lascia inchiodare a una forca e muore per tutti gli uomini.
Allora, cari fratelli e sorelle,
bisogna sapere, capire, anche
noi, e poi bisogna fare. Le due
ultime cose che Gesù ci ha detto nel Vangelo sono: “Ma voi
avete capito quello che vi ho
fatto?”. E, subito dopo, aggiunge: “Io ho fatto questo perché
anche voi facciate gli uni gli altri come ho fatto io… e se mettere in pratica questo che io vi
dico sarete beati”. Signore,
quanto poco ci crediamo…
Quanto ancora siamo legati
a costruire la serenità e la
felicità della nostra vita sulle cose che riusciamo a fare
per noi stessi, ad accumulare per noi stessi e a garantire per noi stessi…
“Ma voi avete capito che cosa
vi ho fatto?”, dice il Signore. “E
se avete capito questo sappiate
che io l’ho fatto perché voi facciate la stessa cosa, perché la
felicità della vita consiste nel
lavarci i piedi gli uni gli altri…”.
A quel punto Gesù ricomincia
a spiegare tutto dall’inizio, prendendo un asciugamano e inginocchiandosi a lavare i piedi di
tutti. Gli apostoli avevano dei
piedi veramente sporchi, piedi
che puzzavano. Ma Gesù li lava
loro come un servo a dei padroni… Così sono frastornati e non
capiscono più niente. Quello,
infatti, era un tipo di servizio
che gli stessi ebrei non potevano fare l’uno all’altro, perché era
considerato un gesto troppo degradante… Solo uno schiavo
non ebreo poteva lavare i piedi
a un altro. Nell’Antico Testamento si legge che quando Dio
visitò Abramo questi non gli
lavò i piedi ma comandò ai servi che portassero dell’acqua affinché il Signore, venuto sotto
forma di tre messaggeri, si lavasse lui i piedi.
prosegue
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PA G I N A
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009
3
LeOmeliedelVescovo
Abramo aveva rifiutato di lavare i piedi perfino al Signore,
perché era un gesto troppo umile… un gesto da schiavi. Gesù,
invece, preso l’asciugamano e il
catino comincia a lavare i piedi
ai suoi amici. Allora Pietro, che
è molto impetuoso e molto simpatico, gli dice: “Signore, tu che
sei il capo, vuoi lavare i piedi a
me? Non sia mai, rispettiamo la
gerarchia. Tu sei il Signore e
devi fare il Signore di noi che
siamo i tuoi servi e rimaniamo
servi. Forse, Pietro, pensava anche tra sé, quando sarò io il
capo, mi toccherà lavare i piedi
a tutti gli altri? Gesù gli risponde: “Guarda, Pietro, che se tu
non capisci perché ti lavo i piedi vuol dire che non hai capito
proprio niente. Da tre anni sono
con voi, e faccio il vostro servo
in tutte le maniere possibili e
adesso faccio il gesto che riassume quello che ho sempre fat-
to con voi: sono io il vostro servo”. E poi, rivolgendosi a tutti
continua: “Pensateci bene. Chi è
il padrone? Colui che è seduto a
tavola, o colui che serve?”. Gli
apostoli rispondono con prontezza: “Ma naturalmente colui
che siede a tavola”. E Gesù a
loro: “Io sono stato con voi come
uno che serve. Vi ho lavato i piedi come se fossi il vostro schiavo”. Pietro insiste: “Ah no, non
se ne parla nemmeno! Tu non
mi laverai mai i piedi! Mai!”.
Gesù lo guarda e gli dice: “Allora, se non hai capito questo, vuol
dire che non hai capito niente e
che non sei degno di stare con
me. Non avrai parte con me.
Non sarai in comunione con
me”. E Pietro, sempre così spontaneo: “Se è così, Signore, allora non soltanto i piedi, ma anche la testa, fammi pure un bagno completo!”. Allora Gesù risponde: “Calma, Pietro, non si
tratta di lavarti perché sei sporco, ma è importante capire che
bisogna servire gli altri fino a
fare il gesto degli schiavi. Hai
capito bene? Si tratta di capire
il servizio reciproco. In questo
modo Giovanni, nel suo Vangelo, ricorda l’ultima cena, e quindi l’Eucaristia. Per lui l’Eucaristia è servire gli altri».
VENERDÌ 10 APRILE - LA PROCESSIONE CON IL SS. CROCIFISSO
Una riflessione sul senso del dolore e della sofferenza:
l’atteggiamento cristiano fa crescere e trionfare l’amore
«
C
ari fratelli e sorelle
è la terza volta che
vivo con voi questa
esperienza straordinaria di un atto collettivo, condiviso, fraterno, di
fede, nella forza liberante del
Crocifisso. Ho guardato con attenzione i vostri volti durante
questo cammino. E ho visto che
vi guardavate gli uni gli altri.
Ho cercato anche di capire la
speranza negli occhi dei vostri
bambini. Il mistero della sofferenza negli occhi dei malati e
degli anziani. Quanti volti turbati dalla preoccupazione, dalla fatica del vivere, dall’incomprensione e dall’incomunicabilità che tante volte attraversano
la nostra vita… Dai timori per
il futuro. Ho cercato di portare
tutto questo nella mia preghiera. Affidando tutto questo al
cuore sconfinatamente misericordioso e amante del mio e vostro amico Gesù.
Abbiamo appena ascoltato la
sua voce, tagliente come una
spada, di fronte alla domanda
che noi ci facciamo tutte le volte che consideriamo la sofferenza umana. Perché? Perché Signore? I nostri occhi, la nostra
mente, il nostro cuore sono pieni delle immagini dei nostri fratelli di Abruzzo. Ma forse non
era nemmeno necessario che ci
fosse questa ulteriore massiccia dose di esperienza della sofferenza, perché ne abbiamo conosciute e ne conosciamo tante: piccole, grandi… E ci domandiamo: perché. E i discepoli vanno da Gesù e gli domandano:
perché? Perché Pilato ha ammazzato questi galilei che facevano il loro momento di preghiera nel tempio? Perché questa torre del quartiere di Siloe
è improvvisamente crollata
seppellendo diciotto persone? E
la domanda diventa subito: di
chi è la colpa? Gesù risponde in
un modo strano che vorrei qui,
cari fratelli e sorelle, brevemente esaminare con voi. Guardandovi negli occhi mi sono domandato: ma questi miei fratelli e
sorelle che idea si sono fatti
della sofferenza? Come la considerano? Come la vivono?
Come la sopportano?
Il discorso, qui, sarebbe lungo. Ma non spaventatevi. Non
voglio tediarvi. So che siete
stanchi: tanti sono in piedi, tantissimi sono rimasti fuori dalla
basilica… Io direi, e procedo per
rapidissime
sintesi,
innanzitutto che la sofferenza si impone al nostro
sguardo. È un’esperienza di
fatto. È inevitabile. Quindi
non possiamo eluderla, non possiamo mettere la testa nella
sabbia, non possiamo far finta
- per quel tanto di poca sofferenza che ci può essere nella
nostra vita - di non considerar-
ve per capire qualche cosa, se è
possibile, del mistero della sofferenza. Abbiamo una grande
responsabilità nei confronti della storia. E Gesù ce lo ha appena detto nel Vangelo: “Ma come?
Riuscite a indovinare più o
meno come sarà il tempo di domani o della prossima settimana e non riuscite, visto che vi
ho dato una testa bella, intelligente a giudicare da voi stessi
che cosa è giusto?”. Come reagiremmo, io per primo, alla proposta di evitare, magari, le
pastoie burocratiche delle leggi antisismiche per pagare la
casa quattro volte di meno? Siamo davvero, sinceramente, tutti decisi, immediatamente, a
pagare quattro volte di più? Poi,
dopo qualche decennio, arriva
il terremoto, tutto crolla, ci sono
i morti e ce la prendiamo con
Dio…
Foto William
la come presente nella vita degli altri, talvolta in maniera
lancinante e rovinosa. Ciò che
possiamo evitare, cari fratelli e
sorelle, di fronte all’esperienza
della sofferenza è di farla diventare peggio. Di interpretarla
male. O anche solo di renderla
sterile.
Vi elenco alcune interpretazioni della sofferenza per me
assolutamente inaccettabili. La
prima è l’interpretazione
rassegnata e fatalista. È sempre successo. Succederà. A chi
la tocca la tocca. Che cosa vuoi
fare? È un destino cieco… Qualcuno, addirittura, dice: Dio lo
vuole. Io sarei ateo di fronte a
un Dio così.
Un’altra interpretazione è
colpevolista: hai sbagliato,
paghi! A parte il fatto che faccio fatica a capire quali sbagli
abbiano fatto i poveri resti mortali di quelle bare bianche che
abbiamo visto nei funerali dell’Aquila. Ma anche fosse… Un
Dio che punisce e che si vendica io non lo conosco. Anche davanti a un Dio così sarei ateo.
C’è una terza interpretazione,
che per lo meno mi toglie la fatica di dichiararmi ateo, che è
l’interpretazione rassegnatamente irreligiosa. Dio non c’è.
La sofferenza lo dimostra, specialmente la sofferenza dell’innocente. Tutto è avvolto dal
caso o dalla necessità delle immutabili leggi fisiche della natura…
Davanti al nostro Crocifisso,
cari fratelli e sorelle – ma sono
costretto a farlo in modo molto
rapido, sebbene il discorso meriterebbe una meditazione ben
più profonda e un’articolazione
molto più attenta di tutti i singoli passaggi – di fronte al
Crocifisso io penso che esista un’interpretazione cristiana. Che illumina un mistero. Che ci fa entrare nella verità sempre da cercare
e da ricostruire. Non è una
formula, non è una semplificazione di un problema estremamente complesso. Tant’è che
l’interpretazione cristiana è fatta almeno di quattro strati.
Noi siamo responsabili! In
una certa misura. Non da soli,
non di tutto, ma siamo responsabili nei confronti della storia.
Dio ci dice: avete la testa, usatela! Prevedete il tempo meteorologico, perché non provate a
giudicare meglio e a vivere più
onestamente la vostra responsabilità nei confronti del futuro? Non si tratta della caccia
alle streghe… Non si tratta di
trovare i colpevoli… Si tratta
di riconoscerci tutti responsabili. Perché questa stessa
responsabilità ce la giochiamo
giorno per giorno: dentro la famiglia, sul posto di lavoro, nel
condominio, nel quartiere, con
i nostri amici, con i nostri parenti… Non siamo fatalisti.
Non siamo schiavi, sottoposti a un bizzarro e indecifrabile progetto del padrone.
Dio ci ha chiesto di essere
qualcuno: cioè di essere suoi
figli.
E l’ultima, e la più profonda,
delle interpretazioni cristiane
della sofferenza, è in questo
momento davanti ai vostri occhi, alle mie spalle. La sofferenza, anche quella innocente, è un compito da affrontare per far crescere e
trionfare l’amore. Ecco perché Gesù dice: se non vi convertirete, subirete tutti la stessa
sorte.
Io l’ho visto. Anche in questi
giorni. Quante lacrime. Quanta sofferenza. Ma anche quanta dedizione, quanto slancio di
solidarietà… Quanto amore!
Tra quelle macerie e in mezzo
a quelle indicibili sofferenze.
Voi mi direte: “sì, ma è poco,
dovremmo fare di più”. Cominciamo a fare questo! Cominciamo a mettercela tutta. A essere
come Gesù, capaci di accogliere tutto ciò che il peccato del
mondo addensa sulla nostra
vita, di sofferenza, di solitudine, di dramma, di depressione
e vedere se, con la forza del suo
Spirito, non riusciamo a farlo
diventare l’ambiente di un’occasione di più grande amore.
Io ringrazio il Signore. E ringrazio tutti i miei fratelli e sorelle credenti e non credenti che
anche in questi giorni, in questi tempi di sofferenza, stanno
moltiplicando gesti meravigliosi di dedizione e di amore. Credetemi, alla fine di
tutto, solo questo resterà».
Li elenco. E un altro giorno
avremo il tempo di approfondire il discorso. Primo strato: il
conto della vita non si chiude qui. Ciascuno di noi è
aperto all’eternità. Non abbiamo qui una cittadinanza definitiva. Siamo tutti in pellegrinaggio. Il bilancio della vita non
possiamo farlo tirando la riga
cinque minuti dopo la nostra
morte.
Il secondo livello di interpretazione: non siamo schiavi
puniti per le nostre inadempienze né liberati dalle nostre ribellioni. Noi siamo figli. E come figli siamo
corresponsabili di quello
che succede in questo mondo. E come figli siamo solidali tra di noi: fratelli e sorelle. Ho l’impressione che questa sia una delle chiavi decisi-
Foto William
PA G I N A
4
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009
LeOmeliedelVescovo
DOMENICA 12 APRILE - LA PASQUA DI RISURREZIONE
Che cosa cambia nella nostra vita di cristiani?
La Pasqua è un bivio: dobbiamo manifestare l’amore di Dio
«
M
i metto nei panni di questi tre
personaggi di
cui ci parla il
Vangelo: Maria
di Magdala, Pietro e il discepolo
che Gesù amava. E penso al giorno dopo. O ai giorni dopo. O al
mese dopo. Tutto uguale a prima.
Passato il momento di eccitazione, passato lo sconcerto, passato
lo stupore tutto rimane tale e
quale. Non è un po’ così, anche
per noi, la Pasqua? Ci prepariamo, forse ancora qualcuno durante la Quaresima, celebriamo il
giorno di Pasqua con una Messa
che sopportiamo un po’ più lunga del solito – magari ci piace anche… Lunedì dell’Angelo, soprattutto, andiamo a fare un giro, e,
da martedì in avanti, tutto come
prima, tale e quale…
Bene, sono partito da questa riflessione, applicandola anzitutto
a me stesso, per cercare di capire
come si arriva alla fede. Hanno
un bel correre Pietro e l’apostolo
che Gesù amava – che pensiamo
di identificare con Giovanni –
hanno un bel correre, ma poi,
quando arrivano al sepolcro vuoto, insieme a Maria di Magdala
– che è corsa a chiamarli dicendo loro, “l’hanno portato via” –
dice, l’evangelista, che è probabilmente lo stesso discepolo che
Gesù amava, “ancora non avevano capito”… Perché non è una
cosa automatica celebrare la Pasqua. Non è una bella tradizione, non è l’abitudine di dare forma al ricordo di una improbabile risurrezione… Bisogna correre. Bisogna sentire nel cuore
qualcosa che ci spinge a cercare.
E a cercare di capire. E a cercare
di prendere contatto con qualcosa che da tutte le parti tende a
sfuggirci. E questo qualcosa è la
certezza – perché questa è la fede
– che vivere così e morire così vince il male e tutte le sue forme.
E la vittoria della risurrezione,
che facciamo fatica ad assimilare e a capire – ce lo dicono i Vangeli: pensate come fu difficile riconoscere il volto del Risorto – la
vittoria della risurrezione è ciò
che noi dobbiamo faticosamente
comprendere e portare dentro
nella nostra vita come un piccolo
seme… Ecco che cosa è la Pasqua:
un piccolo seme posto nel solco
dei nostri giorni.
E quando Maria di Magdala, Pietro e Giovanni sono arrivati al sepolcro, lì non è il loro punto di arrivo ma è il momento di partire.
La Pasqua è una vocazione e una
missione. Qualche pagina prima
di quella che abbiamo sentito
oggi proclamare dal Vangelo di
Giovanni, nel capitolo 12, Gesù,
parlando della propria Pasqua
dice: “Se il seme caduto in terra
non muore rimane solo, se invece muore porta molto frutto”. Sta
Foto William
Foto William
facendo riferimento, Gesù, a un
fenomeno naturale, botanico: se
il seme caduto in terra non marcisce, non muore, è inutile. Solo
se muore riemerge poi nella spiga ricca di frutto. Ma questo che
è naturale, quasi automatico per
la botanica, è legato, invece, alla
libertà suprema del Figlio di Dio,
il quale non muore perché non
poteva farne a meno. Lo sottolinea Gesù, quando dice nessuno
mi toglie la vita, ma io liberamente la rimetto nelle mani dei
peccatori perché questo è un gesto d’amore. E un gesto d’amore,
quando è autentico, e noi lo sappiamo bene se ci pensiamo un
momento bene fratelli e sorelle,
un gesto d’amore quando è autentico è come un seme. Porta
dentro di sé uno spogliamento,
una rinuncia, una donazione incondizionata di sé – quando è
amore vero - e solo a quel punto
comincia a produrre vita. “Se il
caduto in terra non muore rimane solo”. E il contadino sa quanto siano lunghi i tempi e quanto
sia necessario l’accudimento paziente e la coltivazione paziente
di questo piccolo seme.
Allora torniamo brevemente alla
seconda lettura. San Paolo ci ha
detto: “La vostra vita è nascosta
con Cristo in Dio”. La Pasqua
vuol dire che anche noi ci lasciamo seppellire un po’ in questa
morte. Stanotte abbiamo seppellito in questa Cattedrale otto
nostri fratelli e sorelle – sei adulti e due bambini – li abbiamo
seppelliti con Cristo in Dio. Li
abbiamo nascosti in Lui. Cosa
che è avvenuta a tutti noi qui
presenti battezzati. La nostra
vita nascosta con Cristo in Dio.
Pensate questa immagine, usata da san Paolo, a quanto allude
alla necessità di una autentica
vita spirituale e di una profonda
intimità con il Signore. Nascosti
con Cristo in Dio.
E quindi – ed ecco la provocazione, ecco la missione – impegnati
a cercare le cose di lassù, non
quelle della terra. Ma attenzione, anche qui è possibile un equivoco. Le cose di lassù sono le cose
spirituali, e le cose di quaggiù
sono quelle materiali. Non è vero.
Se volete un’indicazioni di quali
sono le cose spirituali e quelle
della terra andate a prendere il
capitolo cinque della Lettera di
Paolo ai Galati. Le cose di questa terra – che Paolo definisce le
“opere della carne” – non sono la
materia, sono i nostri peccati, e
ne fa un lungo elenco, sottolineando, soprattutto, la nostra mancanza di amore fraterno. Esse
sono fornicazione e impurità, dissolutezza, idolatria, ma soprat-
tutto inimicizia, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni,
invidie… Queste sono le opere
della carne. Queste sono le cose
della terra. E le cose del cielo,
invece, quelle alle quali Paolo ci
invita a rivolgere lo sguardo, non
sono astrazioni metafisiche o spiritualistiche ma gioia, pace, magnanimità, bontà, benevolenza,
fedeltà, mitezza, dominio di sé…
La Pasqua è un bivio. E dobbiamo deciderci a imboccare la strada giusta. Perché la nostra vita è
nascosta con Cristo in Dio, ma
Cristo vuole manifestarsi attraverso la nostra vita. Cosicché
quando Egli si manifesta, la nostra stessa vita si manifesta al
mondo come segno delle cose che
contano veramente, perché il
mondo creda. “Che siano una
cosa sola”, dice Gesù, perché il
mondo creda che la nostra intimità fraterna, il nostro volerci
bene, tra di noi come cristiani, e
il nostro lavoro, per l’unità fraterna del mondo, affinché tutti gli
uomini e le donne di questo mondo, soprattutto i poveri e i
sofferenti, si sentano amati da
un’umanità fraterna e solidale:
questa è la nostra missione! Questo è l’unico modo serio per vivere la Pasqua, non come un episodio spiritualistico ma come una
corsa verso la speranza della vita
piena di tutta l’umanità».
SABATO 11 APRILE - LA VEGLIA PASQUALE
«Stiamo vivendo questa notte di vigilia del primo giorno della settimana. Ma è il giorno nuovo, di
una settimana nuova, che non avrà mai fine. È l’ottavo giorno. Esce dal giro normale delle nostre
normali decisioni. E si apre finalmente alla speranza di una vita nuova: il primo giorno della
settimana. Queste donne di cui ci ha parlato il Vangelo partono, all’alba dell’ultimo giorno – pensando ancora che fosse un giorno normale -, vanno al sepolcro (che è già vuoto) e si fanno questa
domanda: chi ci farà rotolare via la pietra? Questa domanda è suggerita al loro cuore – altrimenti
non ci verrebbe presentata - dal servizio che devono compiere. Esse sono andate a prendersi cura
del Signore. Di quello che pensavano fosse rimasto di Lui. Questa domanda è sostenuta dall’affetto
per una persona. Pensiamo, in modo particolare, a Maria di Magdala, dalla quale il Signore aveva
tirato fuori sette demoni, ci dice il Vangelo, per mettere in evidenza come la sua vita era cambiata
nell’incontro con il Maestro.
Questa domanda è accompagnata dalla fatica con la quale esse si sono preoccupate di organizzare
le cose, trovare una sistemazione, hanno speso i propri soldi, hanno impegnato il loro tempo per
prendersi cura di Gesù… E davanti ai loro occhi il sepolcro è aperto, la pietra è rotolata via per
grazia. La paura è eliminata una volta per tutte: la paura, questa malattia mortale del nostro cuore
che avvelena la nostra vita. La paura di rimanere soli. La paura di perdere la salute. La paura di
cadere in miseria. La paura di essere minacciati ed è questa la paura più profonda e primordiale,
fra le più gravi perché dipende dalla cattiveria degli altri… Quante paure assediano la nostra vita
e quanto è importante sentirsi dire “Non abbiate paura! Non cercate Gesù il Nazareno del crocifisso, ma è risorto! Non è qui!”.
Certo che per capire l’importanza di queste affermazioni dobbiamo riflettere sulla nostra relazione
con il Maestro, Gesù, nella nostra vita, altrimenti la cosa ci lascia indifferenti. Se lo abbiamo seguito. Se abbiamo cercato di entrare in sintonia con Lui. Se abbiamo cominciato a scommettere un po’
della nostra vita su di Lui, sul nostro rapporto con Lui. Allora ascoltare il messaggio che ci è appena
stato consegnato – cioè che Lui ha vinto ogni male, e persino la morte – deve togliere dal nostro
cuore ogni tentazione di paura. Se la paura è la malattia, il veleno, la Pasqua è l’antidoto, la guarigione.
Non abbiamo sicuramente, in questa lunga notte, che trascorriamo nella gioia, insieme, ascoltando
la Parola che ci svela i segreti del mondo, la presenza dell’amore di Dio Creatore, la sua gara verso
la libertà dalla schiavitù attraverso le acque, la sua profezia di un cuore nuovo, di una vita nuova,
chiediamo, o Signore, che questa notte sia per noi la fine delle paure, la guarigione da quel timore
che ci sentiamo, che talvolta si trasforma persino in depressione, in angoscia, e che ci paralizza, ci
rende deboli, ci rende ricattabili…
Guardo questi miei otto fratelli e sorelle che sono seduti qui davanti a me e che stanno per ricevere
il battesimo e dico: che cosa grande sta per succedere tra noi! Otto vite saranno tra poco immerse
nella morte del Signore, che è la morte della paura, e si apriranno, per grazia lentamente, progressivamente, alla vita nuova dei figli di Dio.
San Paolo ci ha detto: “Voi siete immersi in Cristo!”. E questi otto fratelli e sorelle – ai quali siamo
molto grati per la scelta che ci testimoniano in questa notte di Pasqua – ricordano a tutti noi il dono
immenso che abbiamo ricevuto nel nostro battesimo e che spesso dimentichiamo, o anche solo
trascuriamo, ovvero che siamo “immersi in Cristo”… E, aggiunge Paolo: “Intimamente uniti a Lui,
per rinascere con Lui”. Per vivere con Lui, per fare della nostra vita qualcosa di caratterizzato e
fecondato dal suo Spirito. Perché proviamo le strade della fiducia e della dignità dei figli: immersi
in Cristo…
Il profeta ci ha detto: “Vi darò un cuore nuovo”. Ecco: è di questo cuore che l’umanità ha bisogno,
della testimonianza che da esso nasce… una testimonianza di amore che questo cuore è pronto a
dare per il bene del mondo. Da questa notte otto nuovi fratelli e sorelle saranno con noi a dare
questa testimonianza, a vivere questa gioia, a sperimentare questa libertà. Il Signore ci aiuti a non
stare sulla superficie della Veglia Pasquale ma a viverla in profondità e a coglierne il frutto ricco e
sovrabbondante di vita».
CRONACA
P A G I N A
Como&territorio
23
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009
LA SCORSA SETTIMANA
omenica 19 aprile scorso, grazie all’impegno
della Fondazione “Ida Parraravicini di Persia” e del
Comune di Albese con
Cassano, è stato riaperto
al pubblico l’oratorio di S.
Elisabetta dopo gli interventi di restauro degli
stucchi e affreschi. L’oratorio di Santa Elisabetta
appartiene al complesso
architettonico della Villa
Parravicini, situata nel
centro storico di Albese;
fu realizzato dal 1679 al
1680 per volere del nobile Paolo Parravicini allo
scopo di ospitare le funzioni private della famiglia, ma anche per un uso
pubblico a vantaggio della comunità locale. La costruzione, a navata unica
con lunghezza e larghezza quasi uguali e abside
rettangolare, presenta
infatti due entrate: una
monumentale, che dà direttamente sulla via
Monte Grappa, e una laterale, attraverso la quale i Parravicini accedevano direttamente dalla
loro proprietà ad un piccolo balconcino ligneo ad
intaglio, posto sulla destra del vano absidale.
Questo oratorio, piccolo
Appartenente
al complesso
architettonico
della villa
Parravicini
è stato riportato
all’antico
splendore dopo
gli interventi
di restauro
degli stucchi
e degli affreschi
gioiellino di arte barocca,
presenta diversi motivi di
interesse, sia per la ricchezza delle decorazioni
pittoriche e plastiche interne, caratterizzate, secondo le restauratrici da
un’«altissima qualità del
progetto decorativo riconoscibile sia per l’ideazione sia per la tecnica
esecutiva», sia per la sua
felice ambientazione, in
stretta dipendenza con il
complesso della villa.
L’intera proprietà fu lasciata in eredità dalla
marchesa Eugenia nel
1927 per la costituzione
di un ospedale per i poveri del paese, in memoria
della figlia Ida Parravicini di Persia (il cognome
“Parravicini di Persia”
deriva dal feudo di Persia,
nel Lodigiano, acquistato
dai Parravicini a metà del
Settecento). L’Ente, nato
nel 1930, ha conservato
nel tempo la sua missione originaria, adeguando
l’attività alle mutate esigenze: oggi è una Fondazione Onlus ed ospita nel-
Il chiostro di Sant’Abbondio
la casa di riposo 51 anziani non autosufficienti.
Il piccolo oratorio di S.
Elisabetta nel 2003 è risultato uno dei monumenti più segnalati nella prima edizione del Concorso FAI “I luoghi del
cuore” (il quattordicesimo
su 100 sparsi in tutta Italia), grazie alla partecipazione compatta della popolazione, che desiderava
salvare questo oratorio
dal degrado del tempo. Il
passo successivo è stato
quello di avviare l’iter
procedurale per il restauro con la Soprintendenza
ai Beni Storici e Architettonici; gli interventi,
realizzati dalle restauratrici Vanda Franceschetti
e Rossella Bernasconi,
sono iniziati nel maggio
2007 e si sono conclusi
AL VIA LA SECONDA PARTE DEL CORSO DI STORIA LOCALE
Albate, la sua gente e la sua storia
on l’incontro che
si è tenuto martedì 21 aprile
scorso dal titolo
“La popolazione
albatese nel ‘400-‘500: i cognomi e le provenienze.
Documenti di dote: la
schelfa. 1652: Albate si libera dall’infeudazione. Il
catasto teresiano”, è iniziata la seconda parte del
corso di storia locale
“Albate, la gente e la sua
storia”, organizzata dall’Associazione culturale
Agorà Incontri Culturali
Albatesi con il contributo
della Cassa Rurale ed
C
VIAGGIO IN
OCCITANIA SULLE
TRACCE DEI CATARI
CON IUBILANTES
Artigiana di Cantù. La
prima parte, che ha avuto luogo nei mesi di ottobre e novembre scorsi, ha
riscosso un notevole successo di pubblico grazie ai
temi trattati, di notevole
interesse, e alle loro modalità di presentazione.
Accanto alle lezioni di
analisi ed approfondimento dei diversi argomenti con proiezione di
immagini, sono state infatti proposte visite guidate alla scoperta del territorio e lavori di studio e
ricerca sui documenti storici.
L’iniziativa ha un’indubbia valenza sia di promozione sociale, attraverso
lo sviluppo e il potenziamento del senso dell’appartenenza, che culturale, con la divulgazione
di informazioni legate a
usi, tradizioni, avvenimenti di rilevanza storica verificatisi sul territorio; come suggerisce la
frase dello storico comasco Benedetto Giovio
«…non conoscere le vicende della propria comunità è come non conoscere se
stessi…». Gli incontri si
svolgeranno dalle ore
21.00 alle ore 22.30 presso la “Sala della Comunità” in via S. Antonino 45
ad Albate e saranno tenuti dalla prof.ssa Franca
Aiani, curatrice delle pubblicazioni Agorà sulla storia di Albate.
Ecco il calendario degli
incontri:
martedì 28 aprile “L’Ottocento: evoluzione demografica in Albate; comparazione dei dati dei
censimenti 1861 - 1901.
L’emigrazione da Albate”;
martedì 12 maggio “La
vita contadina: la fami-
glia, la vita quotidiana,
l’architettura rurale”
martedì 19 maggio “La
gelsibachicoltura. La saggezza popolare”.
E delle visite guidate:
domenica 26 aprile, ore
9.30, Visita guidata alle
cascine albatesi
giovedì 7 maggio Visita guidata alla chiesa di
Albate con ricognizione
degli arredi, a cura di
Franca Aiani e Camillo
Agliati
Per informazioni: Franca
Aiani, tel.339.8531270; email: agoralbate@virgilio.
it.
L’Associazione culturale Iubilantes organizza per il prossimo agosto, dal 16 al 28, un viaggio tra Provenza, Linguadoca, Roussillon e Pirenei, alla scoperta del più suggestivo romanico francese e dei luoghi
della cultura catara. Un itinerario suggestivo, che toccherà - per chi lo desidera, anche con brevi itinerari
a piedi - i più famosi castelli catari e che si concluderà con una piacevole navigazione sul Canal du Midi.
Per informazioni e per richiedere il programma: Iubilantes, via Vittorio Emanuele 45, Como; tel. 031279684; fax 031.265545; e-mail [email protected]; sito internet www.iubilantes.eu.
all’inizio di quest’anno,
resi possibili grazie alla
partecipazione del Comune di Albese, della Regione Lombardia (Direzione
Regionale Cultura, Identità e Autonomie della
Lombardia) e alla generosità di donatori privati,
restituendo alla devozione degli abitanti un luogo veramente “del cuore”.
S.F.
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
Ad Albese
riaperto
l’oratorio
di S. Elisabetta
D
Il Presidente Claudio
Bianchi ed il Consulente Ecclesiastico con tutti i componenti della
Federazione italiana
scuole materne di ispirazione cristiana della
provincia di Como si
uniscono al dolore tutta la Comunità di
Albese con Cassano ed
ai famigliari per il ritorno alla casa del Padre
di
DON RENATO
BOTTIANI
Parroco di Albese con
Cassano; ricordandone
l’attenzione e la passione educativa con un
particolare impegno al
servizio dell’infanzia e
delle famiglie, anche
quale presidente della
locale scuola dell’infanzia cattolica, ammirandone la fortezza cristiana nell’affrontare la sofferenza, senza abbandonare il campo e innalzano preghiere di suffragio.
CRONACA
P A G I N A
24
Lago&Valli
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009
DA OSSUCCIO A DONGO
Iubilantes
ecco le due
nuove guide
L
o scorso 19 aprile
alle ore 17.00,
presso il Santuario della Madonna
del Soccorso, ad
Ossuccio, è stata presentata al pubblico “Il Santuario della Madonna
del Soccorso ad Ossuccio”, la nuova guida
monografica trilingue dedicata al Santuario
stesso, prodotta dall’Associazione culturale Iubilantes (con la preziosa
collaborazione della Cooperativa
Turistica
Imago di Dongo, autrice
dei testi). La presentazione, arricchita da una conferenza dello storico dell’arte Alberto Rovi e da
un’elevazione spirituale a
cura del Coro “Angelo
Marelli” di Capiago Intimiano diretto dal M°
Antonello Rizzella, è stata preceduta dalla S. Messa nel Santuario. La scelta non poteva non cadere
sul Santuario della Beata Vergine del Soccorso,
patrimonio dell’UNESCO
con il suo Sacro Monte,
luogo di culto antico e carissimo alle genti del
Lario e delle sue Valli,
vero polo di culto mariano
per tutto il territorio
diocesano.
L’opera presentata nasce nell’ambito del più
ampio progetto “Vie della
fede, vie della storia, vie
dei migranti. Valorizzazione del patrimonio culturale della Via Regina”,
sostenuto dal Consiglio
Regionale di Lombardia,
dalla Provincia di Como,
Assessorato Cultura, dalle Amministrazioni locali
territorialmente competenti e realizzato anche
con la collaborazione del
Nuovo Casinò di Campione: una rete di enti diversi, che ha consentito a
Iubilantes di proseguire
un impegno pluriennale
che ha ottenuto al sodalizio comasco il riconoscimento speciale Premio
per la Pace 2004 di Regione Lombardia e una targa di benemerenza da
parte della Giunta Regionale Lombarda.
Con questa nuova opera, che si avvale del sostegno del Santuario del Soccorso, del Comune di
Ossuccio, dell’Unione dei
Comuni della Tremezzina, Iubilantes estende
per la prima volta ai monumenti del Centro Lario
la “storica” collana di guide monografiche trilingui
“Percorsi di arte, fede e
storia” dedicata alle chiese altolariane. Una collana, ricordiamo, che è stata inaugurata nel 2002
con i primi due volumetti
su S. Maria delle Grazie
e sull’Area Sacra a Gra-
La prima, presentata lo scorso
19 aprile, è dedicata al santuario
della Madonna del Soccorso,
la seconda, che sarà illustrata
domenica 26 aprile, ha per oggetto
due importanti monumenti di Dongo:
l’antica chiesa di S. Maria in Martinico
e il neoclassico Palazzo Manzi
di SILVIA FASANA
ve-dona; è continuata poi
con S. Giacomo “vecchia”
di Livo e con i Ss. Eusebio
e Vittore a Peglio nel
2003; con S. Miro a Sorico
e S. Martino a Montemezzo nel 2004; con S. Martino a Pianello e S. Fedelino a Sorico nel 2005;
con S. Pietro in Costa di
Gravedona e con la Parrocchiale del S. Salvatore
a Vercana nel 2006 e con
S. Stefano a Dongo e i Ss.
Gusmeo e Matteo a
Gravedona nel 2007.
Ma non per questo l’Associazione culturale comasca ha interrotto la
“serie” di guide dedicate
all’Alto Lago: domenica
26 aprile alle ore 17.00 a
Gravedona, nel suggestivo scenario di Palazzo
Gallio (Via Regina), sede
della Comunità Montana
Alto Lario Occidentale,
Iubilantes ne presenterà
una nuova, dedicata a due
importanti monumenti di
Dongo: l’antica chiesa di
S. Maria in Martinico
e il neoclassico Palazzo
Manzi, sede municipale.
Ne sono partner istituzionali il Comune di Dongo
e la Comunità Montana
Alto Lario Occidentale,
“storici” sostenitori della
collana e, più ampiamente, dei progetti culturali
altolariani di Iubilantes.
Anche questa seconda
guida, sempre con i testi
a cura della Cooperativa
Turistica Imago, nasce
dal progetto “Vie della fede, vie della storia, vie dei
migranti. Valorizzazione
del patrimonio culturale
della Via Regina”.
Un agile formato, una
grafica accattivante, un
corredo di illustrazioni
incentrato su particolari
importanti e meno noti,
uniti ad un linguaggio
semplice, non disgiunto
però dal rigore scientifico
dei contenuti, sono gli ingredienti del grande successo riscontrato non solo
tra la popolazione locale,
ma anche e soprattutto
tra i numerosi visitatori
e turisti che possono conoscere meglio le “perle
nascoste” delle nostre terre.
Spiega la presidente
Ambra Garancini: «Rileggere i luoghi di culto non
solo dal consueto punto di
vista storico, artistico ed
architettonico, ma anche
attraverso quello, più sentito e più “vero”, delle tradizioni devozionali, degli
antichi percorsi, del legame con l’ambiente e le comunità circostanti: è questo da sempre uno dei fondamentali impegni culturali della nostra Organizzazione. Vogliamo ringraziare tutti gli Enti pubblici e privati che, sostenendo questa nuova pubblicazione, hanno condiviso
la nostra concreta azione
di rivitalizzazione».
La presentazione di domenica 26 aprile, a cui è
prevista anche la presenza delle Autorità Regionali e Provinciali, sarà in
forma di conferenza/concerto, in cui dialogheranno Darko Pandakovic,
esperto di tutela dei Beni
Culturali e Ambientali, e
il duo Sax’Oh (Ilario Pillitu sassofono soprano,
Francesca Trabella violino). La conferenza/concerto sarà preceduta alle
15.30 da visite guidate
gratuite, offerte da Cooperativa Turistica Imago,
alla Chiesa di S. Maria in
Martinico e a Palazzo
Manzi. Per i partecipanti
alle visite, il ritrovo sarà
direttamente a Dongo,
alle ore 15.20 davanti al
Municipio. Al pubblico
che interverrà alla presentazione, sarà offerta in
omaggio la nuova guida.
La partecipazione a tutte
le iniziative è libera e gratuita.
Le guide (di cui pubblichiamo con il permesso
dei coordinatori alcuni
stralci) sono disponibili
gratuitamente presso la
Cooperativa Imago, Palazzo Manzi, Dongo (tel.
0344.82572; e-mail info
@imagolario.com; sito
internet www.imagolario.
com), presso la Comunità
Montana Alto Lario Occidentale, Palazzo Gallio,
Gravedona (tel. 034485218; e-mail info@co
malo.it sito internet www.
comalo.it), presso il Santuario del Soccorso e presso i comuni interessati.
Per informazioni: Iubilantes, via Vittorio Emanuele 45, Como; tel. 031279684; fax 031-265545;
e-mail iubilantes@iubi
lantes.it; sito internet
www.iubilantes.eu.
IL SANTUARIO DELLA
MADONNA
DEL SOCCORSO
AD OSSUCCIO
«Il Santuario della Beata Vergine del
Soccorso, o Madonna del Soccorso, fra i
più noti del lago di Como, è databile al
XVI secolo, ma la sua origine come luogo di culto potrebbe essere molto più
antica. Il santuario sorge infatti, forse, nel luogo di un tempio romano dedicato a Cerere, dea della forza
generatrice della natura... Nel 1593 gli
Atti della visita pastorale del vescovo
Feliciano Ninguarda lo descrivono
come un semplice “oratorio” dedicato
alla Madonna del Soccorso, e raccontano come l’oratorio fosse nato intorno ad un semplice “capitello” recante
una immagine della Beata Vergine:
“capitello” che viene descritto come
collocato a sinistra di chi entra. Non
è chiaro a quale immagine si riferisca la descrizione, ma la tradizione
vuole che questo originario oggetto
di culto sia la statua in marmo della
Vergine in trono con il Bambino, in
parte dorata e in parte dipinta, descritta negli stessi Atti subito dopo
il riferimento all’antico “capitello” e
attualmente collocata in una apposita cappella laterale del Santuario.
La tradizione vuole che essa sia stata ritrovata, nascosta in un anfratto boscoso, da una pastorella sordomuta, che, in seguito al ritrovamento, avrebbe riacquistato l’udito e la
parola. Il prodigio avrebbe dato avvio ad una vivissima devozione popolare e al sorgere stesso del Santuario, costruito, appunto, nel luogo del
ritrovamento dell’antica effigie miracolosa. Gli Atti del Ninguarda descrivono anche una seconda immagine della Madonna col Bambino affiancata da vari Santi, fra cui Santa Eufemia, titolare della Pieve d’Isola,
e da San Benedetto, il tutto datato 1501. Di questo complesso di immagini resta ora solo visibile la Vergine col Bambino e Santa Eufemia: il resto
è nascosto sotto la decorazione plastica dell’altare barocco in cui l’affresco stesso è inserito. …Il Santuario, nato dalla devozione popolare e costantemente abbellito grazie alla generosità degli abitanti, in particolare grazie alle rimesse dei lariani che emigravano o viaggiavano per commercio in Europa, visse per secoli grazie all’opera dei suoi fabbricieri,
molto spesso frati francescani che dividevano il proprio impegno fra la
vita eremitica e la ricerca di nuovi fondi per il mantenimento e l’abbellimento della chiesa e del suo Sacro Monte. Attualmente è affidato all’ordine dei Frati Minori Cappuccini della Provincia Lombarda… Il legame
fra il santuario e il territorio lariano si mantiene fortissimo tanto che la
Madonna del Soccorso è protettrice della Diocesi di Como… Precedono il
Santuario, lungo un viale sacro in piacevole salita, 14 cappelle barocche
che con pregevoli affreschi e statue narrano in linguaggio popolare i Misteri del Rosario. Costruite e decorate nel sec. XVII, costituiscono, insieme al santuario, un mirabile esempio di Sacro Monte, il più importante
di area comasca e uno dei nove Sacri Monti prealpini, inseriti nel 2003
dall’UNESCO nella Lista del Patrimonio dell’Umanità».
LA CHIESA
DI S. MARIA IN MARTINICO
E PALAZZO MANZI A DONGO
«La chiesa romanica di S. Maria in
Martinico, seconda per importanza solo
alla parrocchiale di S. Stefano, è certamente una delle più antiche di tutta la
pieve e tuttora carissima ai fedeli, che
vi venerano la Vergine Assunta. Il documento più antico che ricorda la chiesa,
custodito nell’Archivio di Stato di Milano, risale al 1299, ma la facciata semplice e la presenza di alcuni elementi
architettonici simili alla chiesa di S.
Nicolò a Piona la fanno supporre coeva
alla stessa, retrodatandola quindi almeno agli inizi del secolo XII. S. Maria in
Martinico, orientata in direzione estovest, sorge, in posizione lievemente rialzata, in fregio all’antico asse viario che
attraversa il borgo».
«Per apprezzare Dongo occorre anche
conoscere il severo Palazzo Manzi, affacciato sulla piazza a lago: un edificio unico in alto Lario, espressione autorevole
dell’arte e della cultura della Lombardia neoclassica. Sede del Municipio dal
1937, l’edificio, antica dimora della nobile famiglia Polti Petazzi-Manzi, venne costruito tra il secondo e il terzo decennio dell’Ottocento da Pietro Gilardoni
(1763-1839), architetto prestigioso, il
quale progettò una facciata esterna assai sobria ed interni di composta ricchezza. Al suo interno sono conservati alcuni ambienti originali: la cosiddetta Sala
d’Oro, la storica biblioteca Manzi e la
piccola e graziosa cappella dedicata all’Immacolata».
CRONACA
P A G I N A
Lago&Valli
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IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009
LA PARTENZA DI DON DISCACCIATI
OPERE REALIZZATE DURANTE IL
MINISTERO PARROCCHIALE
Il saluto
di don Gino
a Cernobbio
Anno 1998: restauro salone parrocchiale presso
S. Vincenzo.
Anno 1998-99: restauro conservativo parte interna chiesa parrocchiale del SS. Redentore.
Anno 2000: restauro dell’organo Mascioni al SS.
Redentore.
Anno 2001: oratorio S. Giuseppe cambio rete
metallica al campo sportivo, nuovi bagni igienici, rinnovo sala cinematografica con cambio delle poltroncine.
Anno 2002-03: Madonna delle Grazie, restauro
interno ed esterno, consolidamento chiesa e sagrestia. Restauro di tre quadri di proprietà della
parrocchia.
Anno 2003-04: Restauro conservativo del campanile e della facciata della chiesa di S. Vincenzo.
Anno 2005: realizzazione del garage nel giardino della casa parrocchiale.
Anno 2006: pulizia, manutenzione ordinaria e
lavori al pavimento della cappella Lago maggiore presso il Cimitero.
Anno 2007: Restauro interno e consolidamento
degli archi della chiesa di S. Vincenzo.
Anno 2009: Restauro del quadro “Immacolata
Concezione, di proprietà della Pinacoteca Brera
di Milano e in deposito dall’inizio 800 presso la
chiesetta della Madonna delle Grazie.
La comunità cernobbiese saluterà il suo
prevosto nella giornata di domenica
26 aprile, durante le tradizionali
S. Messe e, in particolare, in occasione
della solenne celebrazione
delle ore 11.30, a cui seguirà
un momento di festa
di ROBERTO RIGHI
rrivo del
nuovo vicario: sabato
14 agosto
1954 - a sera viene ricevuto in piazza don Marmori il nuovo
vicario con Ambrogio Discacciati, destinato da
mons. Vescovo; nella
prepositurale del SS.
Redentore imparte ai fedeli presenti in buon numero la benedizione eucaristica…” Così recitavano le cronache di quei
giorni… Seguirono anni
intensi dell’ epoca pre
conciliare: le catechesi in
“sede” e in chiesa, l’oratorio di via Cavallotti con il
campetto di calcio 10m. x
10m., le olimpiadi, le gite
in bici con al seguito il
mitico Guzzi Galletto, le
“sonore cresime” per gli
indisciplinati, etc. etc. Poi
nel lontano 1964, non senza polemiche (niente di
nuovo sotto il sole… don
Gino lascia Cernobbio per
diventare parroco di Livo
e Peglio, paesini sopra
Gravedona. Passano alcuni decenni e “il don Gino”,
passando prima da Gemonio (1969-1988), poi da
Capiago (1988-1997) approda nuovamente a Cernobbio il 4 maggio 1997.
E’ reduce da onori e oneri
per essere stato coordina-
A
“
tore del Comitato organizzatore per la visita del
Papa (4/5 maggio 1996) e
di quello per il Congresso
eucaristico Diocesano
(1997)… Da semplice vicario ora è monsignore
(prelato d’onore di S. Santità)! Dice nella sua lettera ai parrocchiani: “Confesso che ho faticato un
po’ ad accettare l’invito
che il Vescovo mi proponeva, soprattutto tenendo
conto dell’età non più giovane, anche se energica e
pimpante…”. Quasi a mo’
di risposta l’allora Vicario
Foraneo scriveva: “Arriva
dopo la trentennale presenza di don Carlo Catelli
e i dodici anni di permanenza di mons. Virgilio
Bianchi… Molte sono le
realtà che troverà. Il cambiamento c’è stato ovunque, ma da noi ha avuto
una particolare accelerazione dovuta all’immigrazione, al passaggio dall’industria al commercio, al
terziario, allo sviluppo
turistico, all’estensione
dell’edilizia, alla nuova
area espositiva di Villa
Erba …”. Così dicasi dell’aspetto “religioso”: dal
latino all’italiano, dal pre
al post Concilio, etc. etc.
Insomma, poco più di un
trentennio la Cernobbio
di ieri era mutata… Ma
UN SALUTO DALLA COMUNITÀ
DI CERNOBBIO
Foto William
il “nostro” non era tipo da
spaventarsi: con tenacia e
con “ è tutta questione di
organizzazione” si mise
all’opera. Nacquero così il
C.P.P., i diversi gruppi di
lavoro: liturgia, catechesi,
etc. una piccola redazione
per il giornale “La Vigna”,
l’oratorio affidato ai diversi vicari: don Marco, don
Andrea, don Gaetano…
Oggi, per la verità, ci sono
sintomi di affanno in
qualche gruppo … Ancora, vennero organizzati
pellegrinaggi, tra cui
quello annuale in Bisbino,
concerti di cori e di organo; don Gino ha messo in
cantiere iniziative che
hanno fatto parlare: la S.
Messa nel padiglione centrale di Villa Erba, l’abolizione delle monetine of-
ferte domenicali nelle
messe, le letture delle
messe in inglese… Poi, la
passione di don Gino per
la frequenza ai sacramenti, le prediche dense, talora un po’ lunghe, l’interesse per la formazione e
la vita spirituale di ciascuno, “un’iniziativa utile per …”!
Monsignore ha messo
mano a diverse opere vengono indicate nel box
a parte - sia con il contributo della popolazione,
sia con contributi esterni,
sollecitati e cercati dallo
stesso...
“Se aspettavo la gente”…
questo talora era il suo
rammarico! Sono passati
quasi dodici anni da quel
4 maggio e l’età - anche
se ben portata - con le
Carissimo don Gino, pardon monsignore,
è giunto il momento di sciogliere le vele,
grazie per aver camminato con noi
in questi dodici anni verso l’Alto
per la tenacia, il coraggio e l’entusiasmo
che ci ha messo
per il continuo proporci opportunità di grazia!!
Scusi se il nostro passo, talora,
non è stato secondo le sue attese
se, in qualche occasione, ha trovato cuori tiepidi
e orecchie sorde
se, qua e là, ci sono state incomprensioni,
silenzi, assenze…
anche se ci siamo voluti bene nel Signore!!
Auguri per un nuovo cammino
pieno di consolazione e speranza
perché trovi sempre
opportunità per “gettare le reti”
perché “non molli mai”
secondo lo stile che la contraddistingue
anche se in una nuova dimensione!!
E ricordiamoci nella preghiera,
specialmente quella a Maria, che interceda per noi!
nuove esigenze della vita
pastorale diocesana portano don Gino a lasciare
Cernobbio e la parrocchia
del SS. Redentore per Loveno, sopra Menaggio, dove collaborerà con i sacerdoti presenti nel territorio menaggino.
L’ULTIMO SALUTO A SUOR FRANCA ORSINI
“Il mattino del tre aprile suor Franca ha lasciato questa terra per il cielo”.
Sono queste le parole con cui la superiora delle Figlie di Santa Maria della
Provvidenza ha ricordato la morte di suor Franca Orsini davanti ai tanti
fedeli accorsi da varie parrocchie della nostra diocesi. In tanti di quelli che
lei amava definire la “sua gente” hanno voluto dire il loro ultimo grazie,
lunedì 6 aprile, a una piccola grande suora che ha speso una vita di servizio
nelle nostre comunità. Sono state tante, infatti, le persone e soprattutto i
bambini che suor Franca ha incontrato durante la sua missione nella diocesi di Como. Dopo la sua Professione Religiosa nel 1954 iniziò il suo apostolato
alla scuola materna di Camerlata dove rimase per ventisei anni. Successivamente prestò la sua opera in altri asili a Montano Lucino Castione
Andevenno in Valtellina e a Piazza Santo Stefano dove concluse il suo servizio nel 1998. “Suor Franca - ricorda don Giovanni Illia, parroco di Piazza
Santo Stefano - ha lavorato per cinque anni nel nostro asilo ma non solo. Sia
durante il suo lavoro alla scuola materna che negli anni successivi è sempre
stata impegnata nella catechesi, ministro dell’Eucarestia e presente a tutte
le attività dei ragazzi, dal Grest alle iniziative dell’oratorio. Una presenza religiosa che ha avuto un significato forte per le
nostre parrocchie. Per questo penso che andrebbe rivista e valorizzata nelle nostre comunità”. Fino agli ultimi mesi della
sua vita suor Franca è rimasta fedele alla sua missione prestando il suo servizio anche a Maslianico e Rovenna.
“Suor Franca - ricorda la Madre Superiora - ha portato la croce della sua malattia con grande dignità cristiana offrendo il
suo patire al Signore per i sacerdoti, i suoi ragazzi, tutte le persone che serviva e per la nostra congregazione. Dalle persone
che l’hanno seguita nella sua breve malattia e che sono giunti davanti alla sua salma abbiamo capito la sua presenza nel
cuore di tante persone”.
Perché, come ricorda don Giovanni, “suor Franca era una donna molto ferma nelle sue posizioni ma allo stesso tempo
cercava di venire incontro alle situazioni e ai suoi cambiamenti senza perdere mai di vista le persone che aveva di fronte e
la loro umanità”.
La popolazione cernobbiese saluterà il proprio
prevosto nella giornata di
domenica 26 aprile durante le S. Messe di orario e, in particolare, nella
S. Messa solenne delle ore
11.00, a cui seguirà un
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CRONACA
Como&territorio
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009
P A G I N A
27
BIZZARONE
Apre la prima
farmacia
comunale
D
omenica 26 aprile sarà una
data storica per
la comunità di
Bizzarone che
saluterà l’inaugurazione
della prima farmacia della storia del paese.
A volere fortemente
questo servizio è stata
l’Amministazione Comunale, che avviò le pratiche
per l’istituzione di una
farmacia nel lontano
1995. L’obiettivo di allora
era quello di portare in
paese due servizi da sempre mancanti: la farmacia, appunto, ed uno sportello bancario, che effettivamente venne poi aperto in via Roma alla fine
del 1999.
Per quanto riguarda la
farmacia, dopo un primo
diniego della Regione
Lombardia ecco l’insistenza degli amministratori ed infine la risposta
favorevole del Pirellone;
sono seguiti la ricerca di
una dislocazione opportuna, attenti studi economi-
L’inaugurazione
ufficiale è
prevista per
domenica 26
aprile. Un
traguardo
raggiunto dopo
circa 14 anni di
trafila burocratica
ci, la creazione di una srl
per la sua gestione, i concorsi per il personale: un
iter lungo e complesso,
concluso praticamente
solo la scorsa settimana
con il parere favorevole
della ASL. Da qui l’inaugurazione prevista per
domenica.
“I lavori sono conclusi,
il personale scelto, l’arredo terminato e la burocrazia è a posto. Siamo finalmente pronti per l’apertura definitiva - spiega il
sindaco Carlo Benzoni- ed
è quasi inutile dire che
siamo estremamente soddisfatti e felici di essere
IL COMO VINCE E TORNA IN ZONA
PLAY-OFF
Grazie alle sorprendenti sconfitte interne di
Sambonifacese (con l’Alto Adige), Olbia (con il
Pizzighettone) e Rodengo Saiano (con l’Itala San
Marco), il Como torna in piena zona play-off dopo
aver sconfitto per 1-0 il Carpenedolo, ora solitario
fanalino di coda della graduatoria. Una vittoria affatto convincente ma che permette di incamerare tre
punti e di continuare a sperare di partecipare all’appendice del campionato (anche se con evidenti chance
limitate di successo finale anche se la storia insegna
che talvolta conta più la dea bendata dei propri meriti nei play-off). L’incontro è stato risolto da un gol
di testa realizzato al 20’ della ripresa da Luca
Facchetti su assist di Guazzo. Nella concitazione della
gioia da parte degli azzurri i tifosi della curva vedono un gesto offensivo, che dalla tribuna non si coglie, da parte di Salvi e incominciano a beccarlo con
cori continui. Trovata la via della rete ci sarebbero,
come in altre occasioni, possibilità per arrotondare
il punteggio che, però, non vengono colte ma il
Carpenedolo è ben poca cosa. E dire che l’anno scorso, di questo periodo, la compagine bresciana era una
delle favorite alla ex C1 sfuggita per differenza reti
soltanto ad opera del Pergocrema e poi naufragata
definitivamente nella roulette dei play-off. Oggi, invece, sembra quella messa peggio per raggiungere
direttamente la serie D. Se nel bresciano piangono,
a Como non sanno “che pesci pigliare”, a Varese si
può sorridere. La compagine biancorossa ha vinto
anche nell’ultimo turno ed ha ben 5 punti di vantaggio sull’Alessandria, seconda. Un buon margine che
matematicamente non significa ancora promozione
ma che, nei fatti, è proprio così dopo ben 19 anni di
alterne vicende per i biancorossi. Domenica prossima il Como, con il suo allenatore Di Chiara ancora
squalificato e che quindi non potrà seguire la sua
squadra in panchina, è atteso da un altro impegno
bresciano. Dopo Carpenedolo tocca al Montichiari,
paese che dista da questo una manciata di chilometri. Il Montichiari ha 38 punti e si trova a centro classifica, in una situazione di assoluta tranquillità. All’andata finì con un pareggio. Sarà difficile ma se gli
azzurri vogliono partecipare ai play-off questo risultato non basta. Infatti non si può vivere solo delle
disavventure altrui.
giunti a questo punto: per
il nostro paese si tratta di
un momento storico perché possiamo offrire ai
nostri concittadini un servizio che mai vi è stato a
Bizzarone”.
La nuova farmacia che,
sottolineano con orgoglio
dal municipio, è una farmacia comunale, è
ubicata in uno stabile
commerciale di proprietà
dell’impresa Foti srl in via
delle Ginestre, direttamente affacciato sulla
provinciale “LomazzoBizzarone”. Ha una superficie di oltre 200 mq e
la sua apertura coincide
con l’inaugurazione di altri servizi importanti che,
o già presenti altrove si
sono trasferiti in questa
sede (l’asilo nido “Alice nel
paese delle meraviglie” e
l’edicola - cartoleria “Tama”) o aprono ex novo (un
panettiere). Lo stabile
stesso si caratterizza poi
per la presenza di altri
servizi di pubblica utilità:
sono infatti previsti degli
ambulatori medici oltre al
trasferimento della sede
del settore servizi sociali
dell’Unione di comuni
“Terre di frontiera”. A
questo proposito è da ricordare che domenica,
oltre alla farmacia, verranno inaugurati proprio
anche l’asilo nido e l’edicola: più in generale l’intero centro servizi che è
stato chiamato “Centro
Le Ginestre”.
La cerimonia avrà luogo a partire dalle ore
11.15: oltre al sindaco
Benzoni è previsto l’intervento di varie autorità,
mentre la benedizione
verrà assicurata dal nuovo prevosto di Bizzarone,
don Rodolfo Olgiati.
Il progetto, nella sua
complessità, non è del tutto terminato: “Di significativo - conclude Benzonimanca il completamento
della rotatoria sulla provinciale (bloccato da un
palo che l’Enel deve rimuovere) e manca la realizzazione del sovrappasso sulla provinciale stessa, per cui abbiamo un
contenzioso con un residente. Contiamo tuttavia
a breve di sistemare entrambe le cose per garantire a questi servizi facilità di raggiungimento e soprattutto sicurezza. Infine
restano liberi alcuni spazi in questo complesso:
stiamo valutando con la
proprietà la loro destinazione futura”.
La 36° Camminata dell’Amicizia
Nonostante la pioggia la Camminata dell’Amicizia, tradizionale marcia non competitiva promossa dall’associazione “La Nostra Famiglia”, ha fatto registrare circa 15 mila partecipanti.
Dopo l'arrivo della fiaccola portata da Pontelambro dal "Gruppo Sportivo San Maurizio" di Erba, la Camminata ha preso il via alle ore 9.00 dal campo sportivo de “La Nostra Famiglia” di Bosisio Parini. Qui
l'alpinista Marco Confortola ha acceso il tripode e ha dato il via ufficiale alla corsa, che ha visto gli atleti,
i ragazzi e le famiglie impegnati per 12 chilometri.
Testimonial d'eccezione di questa 36° edizione della corsa sono stati, oltre a Marco Confortola, la maglia
rosa al Giro d'Italia Gabriele Bosisio e il 7 volte campione d'Italia di ciclocross Franco Vagneur.
Questa la classifica finale:
1° arrivato: Silvio Gatti di Mandello (42'10")
2° arrivato: Massimiliano Rigamonti di Monguzzo (45'00")
3° arrivato: Marco Castelnuovo di Suello (45'53")
1° arrivata: Ilaria Bianchi di Como (50'13")
2° arrivata: Monica Casiraghi di Casatenovo (50'50")
3° arrivata: Daniela Gilardi di Olginate (53'47")
1° in carrozzina: Mara Guzzi di Porto Sant'Elpidio (Ascoli Piceno)
2° in carrozzina: Francesco Cusin di Mandello
3° in carrozzina: Mario Stefanoni di Suello
4° in carrozzina: Anna Mollo di Bresso
5° in carrozzina: Alda Redaelli di Briosco
Quest'anno il gruppo più numeroso era formato dai 908 "Amici di Giovanni e Mario" di Suello, seguiti dai
498 dell'oratorio di Colle Brianza e dai 488 "Speedy Gonzales" di Oggiono.
Gli atleti più "in gamba" sono stati Maria Corisio e Alberto Vanoncini, entrambi del 1925, mentre il più
piccolo è stato Valerio Trezzi, di 29 giorni.
Sono stati consumati 50 quintali di mele della Melavì oltre a 7.000 litri di acqua minerale, 400 litri di tè,
150 chili di zucchero, 2 quintali di limoni.
All'arrivo a tutti i partecipanti è stata regalata una torcia a 9 led a basso consumo.
Sono intervenuti il prefetto di Lecco Nicola Prete, l'assessore allo sport della Provincia di Como Achille
Moioli, i sindaci di Bosisio Parini, Cesana Brianza e Merone.
All'arrivo l'ecobus ibrido della trasmissione "Passengers" di Lifegate Radio ha animato la festa con musica e interviste agli atleti.
Dopo la corsa, la giornata è proseguita con gruppi folcloristici, bande musicali e il concerto di Samantha
Burgess con il gruppo musicale Kustodia; per i bambini grande divertimento con il parco giochi gonfiabili,
la pista di veicoli e la palestra di free climbing.
La festa è terminata alle 17.00 con la Santa Messa.
La Camminata, organizzata da più di 600 volontari, contribuisce a finanziare le attività dell'Associazione
“La Nostra Famiglia” in favore dei bambini disabili con questi progetti:
- Sostenere il 7° padiglione, l'Ospedale Amico dei bambini
- Permettere ai bambini de La Nostra Famiglia di partecipare al Pellegrinaggio 2009 a Lourdes
- Realizzare i progetti di cooperazione internazionale di OVCI - La Nostra Famiglia
L.CL.
A
CRONACA
P A G I N A
Arte&Cultura
28
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009
BELLEZZE DA AMMIRARE
S. Giorgio di Laglio
e Stefano Salterio
N
on solo George
(Clooney), ma
anche Stefano
(Salterio). Per
ricordare in par
ticolare questo grande
artista settecentesco nativo di Laglio, la parrocchia, con il patrocinio del
Comune, hanno proposto
domenica scorsa 19 aprile un interessante incontro dal titolo: “La parrocchiale di San Giorgio a Laglio: Stefano
Salterio e il rinnovamento settecentesco”.
La presentazione, a cura
della dott.ssa Simona
Capelli, storica dell’arte e
giù collaboratrice con
l’Ufficio Diocesano per
l’inventariazione dei Beni
Culturali ecclesiastici, ha
fatto conoscere ed apprezzare ai numerosi presenti le bellezze artistiche
della chiesa del paese
lariano, un gioiello d’arte
di cui veramente andare
orgogliosi, perché è stato
il frutto del lavoro e dei
sacrifici di tanti antenati
che hanno voluto il meglio
per la loro chiesa. Il parroco, don Eugenio Bompani, ha sottolineato come le preziose opere d’arte contenute nell’edificio
sacro non debbano essere considerate fine a se
stesse, ma debbano dare
la possibilità a chi le osserva, allora come oggi, di
percepire qualcosa in più
sul Mistero di Dio, per
avvicinarsi a Lui, tramite i segni esteriori che ne
rispecchiano la bellezza.
Non si sa ancora molto
sulla vita di Stefano Salterio (Laglio, 1730-1806),
Un interessante incontro, promosso
la scorsa settimana, ha fatto conoscere
ed apprezzare ai numerosi presenti
le bellezze artistiche della chiesa
del paese lariano, un gioiello
d’arte di grande pregio
stuccatore e scultore, che
a buon diritto deve essere considerato un illustre
esponente dei cosiddetti
“Magistri Comacini”, quei
lavoratori edili, capi muratori e scalpellini, poi
diventati architetti, scultori e decoratori, che fin
dal Medio Evo hanno portato la loro arte in tutta
Italia e in molte parti
d’Europa, ma soprattutto
hanno caratterizzato la
produzione artistica di
tutto il vecchio continente nei secoli XVII e XVIII.
Simona Capelli ha effettuato un lungo ed approfondito studio nell’archivio parrocchiale di Laglio
(estremamente ricco di
documenti dettagliati),
culminato in un intervento nel Convegno “Passaggi a nord-est: gli stuccatori dei laghi lombardi tra
arte, tecnica e restauro” tenutosi a Trento lo scorso
febbraio e organizzato
dalla Provincia autonoma
di Trento, dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici, dalla Soprintendenza per i Beni Storico-artistici e dall’Università dell’Insubria di
Varese.
Una caratteristica che
però differenzia Stefano
Salterio dalla gran parte
dei Magistri, è il fatto di
non essere un “figlio d’ar-
te”, inserito in una “bottega” familiare. Simona
Capelli ha ragionevolmente ipotizzato che egli
imparò l’arte della lavorazione dello stucco, molto
usata nel Sei-Settecento,
da artisti intelvesi impegnati negli interventi nella chiesa del suo paese
natale, Laglio appunto.
Negli anni 30-40 del ‘700
i Sindaci della chiesa - ha
spiegato Capelli - affidarono un generale rinnovamento tardo barocco dell’interno della parrocchiale (già esistente nel 1190
e ricostruita nei primi
decenni del Seicento),
chiamando in particolare
alcuni celebri e rinomati
artisti intelvesi: i Comparetti, con Giovanni Battista e figli, cui si devono
i lavori in stucco del presbiterio, della volta, dell’arco trionfale, e Alessandro Ferretti, autore dei
due dipinti laterali del
presbiterio raffiguranti
Storie di S. Giorgio, probabilmente la Gloria del
Santo nella volta e la pala
dell’altare maggiore, con
la Madonna con il Bambino e S. Giorgio, racchiusa da un altare in marmi
policromi opera di Giuseppe Buzzi di Viggiù. Fu
proprio da Giovanni Battista Comparetti che, secondo Capelli, Stefano
Salterio avrebbe imparato i segreti dello stucco,
messi poi in pratica sia
nel suo paese sia fuori.
Salterio avrebbe realizzato, a più riprese, nei periodi in cui tornava a Laglio
dai suoi viaggi di lavoro,
le decorazioni in stucco
nell’aula e nelle cappelle
laterali della parrocchiale di S. Giorgio, oltre probabilmente alla statua
del Santo titolare nella
nicchia della facciata e a
quelle della Fede e della
Carità nell’attiguo oratorio dei Confratelli; nella
frazione di Torriggia, lavorò anche nella chiesa di
Bartolomeo. Un omaggio
al suo paese di origine da
parte di un artista che
non tardò ad affermarsi
sul territorio: opere di
Salterio si trovano, tra
l’altro, a Como (statue all’incrocio tra il transetto
ed il presbiterio nella
chiesa del SS. Crocifisso),
Brunate (altare dei Ss.
Fermo e Maurizio nella
parrocchiale di S. Andrea), Bonzanigo di Mezzegra (altare della chiesa
di S. Abbondio), Dongo
(statue nella parrocchiale di S. Stefano), Montichiari (statue esterne ed
interne alla parrocchiale),
Trento (statua di Nettuno, un tempo collocata
sulla fontana della piazza principale della città,
ora nel cortile del palazzo comunale), e perfino in
Svizzera nel Cantone
Schwyz. Ulteriori studi
potranno verificare e stabilire con certezza la sua
presenza anche all’estero,
in paesi d’oltralpe quali
Austria e Germania. La
ricerca continua…
SI. FA.
SACRIFICI D’ALTRI TEMPI
L’anello benedetto e il regalo alla Patria
ell’accedere al
Sacrario del
Vittoriano, unita alle fiere spose e madri della nostra cara Italia per
deporre sull’altare dell’eroe ignoto la fede nuziale, simbolo delle nostre
gioiose rinuncie…ecc. a
firma Elena di Savoia
Regina d’Italia… nonostante le parole ridondanti di patriottismo questo
documento, datato dicembre 1935, portava tristezza e sconforto in tante famiglie italiane. Le spose,
eroiche come le voleva allora Elena di Savoia, non
erano così entusiaste di
rinunciare alla fede nuziale benedetta il giorno
del matrimonio, che in
tanti casi si riduceva all’unico valore affettivo,
tesoro estremo per i momenti di crisi.
“La fede - ammonivano
gli anziani - si toglie solo
per convertirla in pane
per i bambini. Nessuno
ha diritto di esigerla!
N
Ma anche allora erano
tempi duri, di profonda
crisi, come conferma lo
stesso documento che
stiamo leggendo, che recita:18 Dicembre 1935
XIV 31° giorno dell’assedio economico. Dunque
poco è cambiato...
Da memorie tramandate, all’epoca si sussurrava però che le spose novelle, e anche coloro che
erano rimaste vedove,
non erano toccate da questi proclami patriottici,
pur consapevoli che occhi
e orecchie avrebbero individuato la sposa che si
sarebbe sottratta a questo “volontario” dono alla
patria .
Ma nemmeno la Regina
Elena sapeva dove arrivava l’astuzia dei montanari, abituati a dover nascondere e proteggere le
poche cose di valore sentimentale di cui, di volta
in volta, nei secoli erano
stati spogliati dagli eserciti stranieri o briganti .
Così come l’ho sentita
raccontare dopo un decennio in famiglia, voglio raccontarvi la storia degli
anelli nuziali di mia nonna e di mia madre. Convinta che una cosa simile
sia accaduta, all’epoca, in
tante altre famiglie della
Valle.
“Sei una stupida” gridava mia nonna a mia madre che piangeva accanto
al fuoco, dichiarando che
mai e poi mai avrebbe tol-
to l’anello
benedetto
matrimoniale che
suo marito
le aveva
messo il
giorno del
matrimonio, “credi
che faccia
piacere anche a me
togliere la
vera ,l’unico ricordo
che ho di
mio marito
che è morto
tanti anni
fa! Ma sono decisa a
trovare un’
alternativa, in barba a tutte
le regine. Aguzza l’ingegno, figlia, invece di piangere !
E le donne, senza clamore, aguzzarono veramente l’ingegno e rivoltarono le maniche. Pochi
furono, infatti, gli anelli
nuziali originali che partirono dalla Valle. I più
erano anelli d’oro comperati dalle donne in
grande segreto, alcuni
addirittura con inciso il
nome del marito interno,
ma acquistati all’ultimo
momento, frutto di un lavoro straordinario. Così
l’anello, quello vero, comparve solo dieci anni dopo,
quando finì la guerra.
Non si sentirono in colpa verso la patria, il loro
contributo glielo avevano
dato, avevano ricevuto in
cambio un anello di ferro
e quest’attestato rimbombante, ma il loro ricordo
più caro benedetto nel
sacramento del matrimonio l’avevano conservato.
Così come da tradizione la vera della nonna
toccava alla nipote più
giovane, tante giovani ora
possono portare il vero
anello nuziale della nonna che si è salvato dalla
guerra.
RINA CARMINATI FRANCHI
CRONACA
P A G I N A
30
ValliVaresine
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009
CITTIGLIO A IMPARTIRE LORO I SACRAMENTI, DURANTE LA VEGLIA PASQUALE, IL VESCOVO DIEGO
In famiglia la scelta del Battesimo
L
a notte di Pasqua,
durante la celebrazione della Veglia
Pasquale in cattedrale a Como il Vescovo Diego ha amministrato il Sacramento del
Battesimo – ed in successione gli altri sacramenti
dell’iniziazione cristiana ad un gruppo di otto
catecumeni provenienti
da tutta la diocesi. Tra
questi anche ad una famiglia – genitori (Josep e
Giselle (Gemma) e due figli Angel e Guy (Guido))
– originaria della Costa
d’Avorio che risiede a
Cittiglio. Dopo il cammino di preparazione iniziato nel 2007, finalmente
l’ingresso nella Chiesa e
la partecipazione completa ai sacramenti! Una fe-
sta grande ed importante per loro e per tutta la
Chiesa diocesana. Una festa che si è ripetuta la
mattina di Pasqua a Cittiglio dove la famiglia di
Josep - tutta in veste
bianca - è stata accolta
dalla comunità durante
la S. Messa delle ore
11.00 e ancora la successiva domenica “in Albis”
quando il parroco don
Giuseppe ha consegnato
loro “il giorno della domenica” invitandoli ad aver
costanza nella lode al Signore durante tutte le
domeniche a venire. Dal
canto loro i neo battezzati hanno voluto ricambiare offrendo, alla sera di
Pasqua, agli amici cittigliesi, una cena tutta in
stile africano!
PONTE TRESA ERA PRESENTE MONSIGNOR BATTISTA GALLI
CRESIMANDI
Incontro zonale dei cresimandi e loro genitori
domani 26 aprile all’oratorio di Cittiglio. Inizio
alle ore 14.30 con un momento di preghiera insieme poi riflessione per i ragazzi con i seminaristi, mentre i genitori saranno seguiti dal responsabile del Centro Diocesano Vocazioni di
Como, don Roberto Bartesaghi.
MESE DI MAGGIO
Le parrocchie della Valmarchirolo propongono
due pellegrinaggi a piedi al Santuario di Ardena
in occasione dell’inizio e della conclusione del
mese di maggio. Una camminata tra i boschi
recitando il Santo Rosario meditato. Appuntamento:
• 1° maggio ore 16.00 a Marchirolo all’inizio
della strada per Ardena; ore 17.00 S. Messa in
santuario;
• 31 maggio ore 20.00 a Marchirolo all’inizio
della strada per Ardena, con conclusione della
preghiera in santuario.
Ultimo incontro sul Piano pastorale
omenica scorsa,
dalle ore 15.00
alle ore 18.00,
nella chiesa parrocchiale di Ponte Tresa si è tenuto il terzo ed ultimo degli incontri programmati in zona
per approfondire e meglio
capire le tre mete che vengono indicate nel piano
pastorale diocesano.
Tema della giornata era:
“ La bellezza del servizio
– l’educazione alla socialità “. A proporre la riflessione introduttiva e a guidare i lavori è intervenuto mons. Battista Galli,
Vicario episcopale per la
D
Valtellina e l’alto lago, con
alle spalle una vastissima
esperienza in campo
caritativo. Prendendo
spunto da due passi di S.
Paolo tratti rispettivamente dalle lettere ai
Colossesi [3, 18-4,1] ed
Efesini [5, 21-6,9] don
Battista, nel suo commento, ha tracciato il percorso che origina e dà senso
alla carità cristiana e al
servizio verso i fratelli
nella Chiesa. Ha portato
interessanti spunti di riflessione, dimostrando
come “l’invito è fare con il
prossimo ciò che Gesù per
primo ha fatto con noi ve-
nendo nel mondo, cioè,
prima di noi, Gesù si è
sottomesso al Padre per
amore”. Prendendo, infine
spunto da uno scritto di
Mons. Tonino Bello don
Battista ha sottolineato
come ciascun cristiano ha
una grossa responsabilità: quella di essere, per
mandato
di
Gesù,
affidatario delle sorti del
mondo, ed è per questo
che siamo tutti chiamati
ad andare soprattutto
verso i lontani, verso chi
non conosce ancora Cristo: questo è il servizio.
Un impegno fatto con gioia dicendo “Per fortuna
posso! Anche in questo
terzo incontro l’assemblea si è divisa: da una
parte con don Battista il
gruppo che ha approfondito il tema della Caritas
e del centro d’ascolto; dall’altra parte un gruppo
che ha approfondito con il
confronto alcuni spunti di
riflessione suggeriti da
mons. Galli. Al termine la
conclusione comune durante la quale le varie
esperienze e riflessioni
sono state messe in comune come patrimonio importante per camminare
insieme nel costruire il
Regno di Dio.
DA SANTIAGO DELL’ESTERO INCONTRO CON I SACERDOTI CHE FURONO LÀ COME FIDEI DONUM
Due vescovi dall’Argentina in visita in diocesi
ospiti in questi giorni di
don Giorgio Quaglia, oggi
parroco di Ponte Tresa,
ma sino al 1999 missionario in Argentina. Con lui
i due vescovi hanno visitato Como e i suoi più
importanti monumenti,
sono stati in vescovado da
Mons. Coletti che li ha
accolti con molta disponi-
bilità ed affetto. Sempre
con don Giorgio Quaglia i
due vescovi argentini
sono stati anche in diocesi di Tortona per incontrare il vescovo mons. Canessa e la mamma di don
Beniamino Riccardi, prete di quella diocesi che da
tanti anni è impegnato a
Santiago del Estero.
Venerdì 17 c’è stata la
presentazione a mons.
Polti di un progetto di aiuto per interventi agricoli
in zona arida dell’Argentina, proposto dall’associazione AMA (Associazione Missionaria pro Argentina ONLUS), che ha
sede proprio a Ponte
Tresa.
SUOR BAKHITA
La Casa di Riposo “Fondazione G. e G. Ronzoni” di Besozzo (Va). Propone
l’interessante incontro “Santa Bakhita”. con l’ausilio del gruppo musicale
de “I Trovieri del Lago Maggiore”, verrà ripercorsa l’esperienza e la vicenda
umana e spirituale di questa santa africana vissuta, però, in Italia. Lo spunto
per questa iniziativa è stato dato dalla volontà della Fondazione Ronzoni di
dedicare a questa santa la chiesa interna alla fondazione stessa. Motivo
della scelta è ricordare Bakhita in un luogo in cui ella operò quando l’attuale sede della Casa di riposo era ancora Istituto delle Madri Canossiane.
L’iniziativa nasce proprio dalla proposta di diverse persone di Besozzo che
hanno avuto la possibilità di incontrare suor Bakhita durante il suo soggiorno besozzese.
T
ra il 15 ed il 18 aprile scorsi hanno
fatto visita alla
chiesa di Como
mons. Francisco
Polti Santillán, e mons.
Ariel Edgardo Torrado
Mosconi, rispettivamente
vescovo titolare e vescovo
ausiliare della diocesi
argentina di Santiago del
Estero, dove – per molti
anni – hanno operato dei
sacerdoti Fidei Donum
della diocesi di Como, e
dove ancora presta la sua
missione don Angelo
Introzzi, originario di
Fino Mornasco. I due prelati – in Italia per la visita ad limina dei Vescovi
argentini dal Papa, han-
no approfittato dell’occasione per venire nella nostra diocesi e conoscere ed
incontrare il vescovo
mons. Coletti, i sacerdoti
e le suore giuseppine che
un tempo hanno lavorato
a Santiago, la mamma e i
familiari di don Angelo.
Mons. Francisco e mons.
Ariel Edgardo sono stati
La recente fiction televisiva di RAI Uno su suor Bakhita ha reso ancor più
conosciuta e popolare questa santa che ancora tanti anziani besozzesi ricordano con ammirazione per la manifestata santità che la suora portava con
sé. L’incontro si svolgerà presso la sala polivalente della Casa di Riposo
Ronzoni di Besozzo con inizio alle ore 15.00 di domani, domenica 26 aprile. Il programma ripercorrerà la vita di suor Bakhita e ciascun episodio
sarà evidenziato e valorizzato con l’intervento musicale dei Trovieri.
pagina a cura di ANTONIO CELLINA
P A G I N A
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Sondrio
CRONACA DI
E
P R O V I N C I A
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SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009
A DELEBIO L’INCONTRO DIOCESANO PROMOSSO DALL’AZIONE CATTOLICA CON IL PROF. MAGATTI
Valori, felicità, senso anti-crisi
C
he l’Azione cattolica si interroghi
sulla crisi economico-finanziaria,
che ha investito in
pieno anche l’Italia, è un
segno della maturità di
un’associazione, che non
sta chiusa nell’ambito
della pastorale religiosa,
ma che si apre al mondo
e alla società, cercando di
capire le dinamiche della
storia. Del resto, interrogarsi sulla crisi vuol dire
interrogarsi sull’uomo,
sui problemi dell’uomo, e
tutti i problemi sottesi
alle esperienze vitali dell’uomo hanno anche una
intrinseca valenza religiosa.
Il convegno, promosso
dal settore adulti a Delebio, domenica 19 aprile,
aveva nel titolo “La fine
della crisi è un sì” l’orizzonte della speranza. La
speranza però si ridurrebbe ad una parola vuota, se non fosse agganciata alla realtà, attraverso
una comprensione critica
della situazione. Ecco allora l’importanza di una
guida saggia ed esperta,
che conduca amorevolmente a guardare dentro
i meccanismi tecnici e
dentro i comportamenti
dell’uomo d’oggi, per farci capire perché e come
sia potuta succedere una
catastrofe finanziaria così
devastante, e per indicarci con quali mezzi uscirne ed avviarci ad un futuro rinnovato. Questo
compito è stato magistralmente svolto dal prof.
Mauro Magatti, docente e preside della facoltà
di sociologia dell’Università Cattolica di Milano,
il quale ha utilizzato, come sfondo, la metafora
Il convegno di approfondimento sulla
questione economica attuale ha offerto
ricchi spunti per ricercare soluzioni
che cambino gli stili e le scelte di vita
di ABELE DELL’ORTO
dell’uovo sbattuto, che,
accumulando aria cresce
di volume fino a riempire
la tazza, ma si tratta di
una crescita artificiosa.
Così è stato della grande
finanza degli ultimi
trent’anni, che ha imboccato strade inedite, apparentemente fruttuosissime ma falsamente creative, perché ha separato
l’economia dalla realtà,
basandosi sulla meschina
filosofia dei continui
mutui e dei debiti, quasi che il contrarre debiti,
venderli e comprare quelli di altri, potesse realizzare un sistema stabile di
guadagno sempre crescente. Si è costruito così
un castello di carta, che
ad un certo punto è crollato, coinvolgendo tragicamente il mondo dell’economia produttiva ed
i ritmi della vita comune
della gente.
A far da spalla alle tecniche sofisticate ma ingannevoli della finanza
ha contribuito quella concezione della vita, cresciuta a dismisura negli ultimi decenni, che fonda tutto sul desiderio individuale e sulla libertà senza regole, e che lascia a
ciascuno di pensarla a
modo suo.
Tra i tanti problemi che
la crisi pone, ne balzano
due in primo piano: chi
paga l’inevitabile abbassamento del livello
di vita? Qui basti ricordare che in un mondo
globalizzato bisogna te-
ner conto anche della scala internazionale, e che,
comunque, il costo della
crisi non può essere casuale, in una specie di “si
salvi chi può”. Come ci si
accorda per gestire la
transizione ed uscire
dalla crisi? Qui è fondamentale ricordare che la
crisi è come un infarto,
per il quale occorre intervenire subito, ma poi, superata l’emergenza, non
si può tornare a fare la
vita di prima.
Ecco allora tre parole chiave, che il prof. Magatti ha proposto per una
prospettiva di cambiamento, che non sia campata per aria: valori, felicità, senso.
Quanto ai valori, bisogna proclamarne di meno
e praticarli di più. Il valore, inoltre, non è qualcosa che “valorizzi” solo il
desiderio, ma deve essere
collegato con i bisogni
autentici sia propri sia
degli altri. Se poi guardiamo, in particolare, al valore economico, occorre, in
sintesi, dare concretezza
a quel principio che pone
l’economia “al servizio
dell’uomo”.
La felicità, a sua volta, troppo sbiadita nella
società del benessere,
dove vengono meno le
spinte ideali ma ciascuno
è ossessionato dal desiderio di essere felice per sé,
va invece ricercata attraverso la costruzione di relazioni buone e fraterne.
Superando l’individuali-
smo egoistico, bisogna affidarsi ad un personalismo attualizzato, che sappia dare importanza ed
ascoltare anche gli altri.
Occorre infine mettere
al centro le questioni di
senso, privilegiare cioè,
rispetto alla potenza della tecnica, l’accordo sul
significato delle cose, degli strumenti, dei comportamenti. In questa direzione si possono individuare tre problematiche:
1) la compatibilità ambientale da verificare
sempre quando si procede con l’innovazione; 2) lo
sviluppo sociale da non
separare mai dallo sviluppo economico; 3) gli strumenti istituzionali (sul
SONDRIO IL 23 E IL 24 APRILE ESPERTI DA TUTTO IL CONTINENTE
La viticoltura «eroica» in Europa
E
sperti e operatori
provenienti da tutta Europa, cultori e
difensori della viticoltura eroica praticata lungo le pendenze
montane, si sono dati appuntamento a Sondrio per
una due giorni organizzata dal Cervim, il Centro di
Ricerche, Studi e Valorizzazione per la Viticoltura
Montana, in collaborazione
con la Provincia, che si terrà il 23 e 24 aprile. Nella
mattinata di giovedì 23 è
prevista l’assemblea del
Cervim, mentre nel pomeriggio, a partire dalle ore 14.30, presso il Centro di Formazione Professionale di via Besta, a Sondrio, si terrà una tavola rotonda sul tema: Sviluppo
della viticoltura eroica.
Il presidente del Comitato
Tecnico Scientifico del
Cervim François Murisier
modererà i numerosi interventi che si susseguiranno
e che focalizzeranno l’attenzione dei partecipanti
su aspetti legati alla nor-
piano sia locale sia nazionale sia internazionale),
da costruire con un’anima
dentro, che ne metta in
luce il ruolo ed il senso.
Nel pomeriggio, nel corso di una seria ed appassionata “Tavola rotonda”, con rappresentanti
di associazioni, coordinata dal presidente diocesano dell’Ac, Francesco
Mazza, e ben calibrata
sul tema di alternative
concrete ad un’economia
di mercato individualista,
cinque interventi, brevi
ma molto efficaci, hanno
offerto preziose riflessioni applicative. La cooperativa “La Bottega della Solidarietà” ha posto
l’accento sui principali
criteri che regolano il
commercio equo – solidale: rapporti duraturi nel
tempo con produttori di
Paesi del Sud del mondo,
prezzo giusto, possibilità
di prefinanziamento e di
microcredito. Della “Banca Etica” abbiamo appreso che non è beneficenza, ma che essa opera nel
sistema finanziario, tenendo però conto dell’utilità sociale nella concessione dei crediti. Il presidente delle Acli di Sondrio ha raccontato la realistica storia di una famiglia di quattro persone, in
cui il padre perde il lavoro, ma non la dignità, e
confida in politiche sociali che non lo riducano all’umiliazione di essere
“un assistito”. Grazie a G.
A. S. CamBìo, “Gruppo
Acquisto Solidale”, abbiamo capito il valore delle relazioni e degli accordi tra persone, che si può
concretizzare anche nel
fare la spesa insieme, con
il criterio di considerare
non solo il risparmio, ma
anche l’eticità del prodotto e la qualità della vita.
Infine, il presidente
diocesano della Caritas,
Roberto Bernasconi, dopo
aver precisato che la carità non è elemosina ma
un condividere ciò che
abbiamo, ed aver accennato alle nuove povertà,
che si aggiungono alla
povertà ordinaria, ha illustrato le finalità del
“Fondo diocesano di
solidarietà”, il quale dovrà essere espressione di
una comunità che sa accogliere, senza giudicare,
e che sa percorrere un
cammino concreto di aiuto, anche con la tradizionale raccolta di fondi.
INCONTRI DELL’UNITRE
A SONDRIO E TIRANO
PREMIAZIONE TESI DI LAUREA DEDICATE ALLA FAMIGLIA
Qui di seguito si ricordano gli appuntamenti della
settimana di Unitre di Sondrio: lunedì 27, il
consigliere della Regione Lombardia, Gian Maria Bordoni, col sussidio di proiezioni in powerpoint presenterà Le storie delle acque; mercoledì
29, Davide Vanni, specialista in dermatologia
presso l’Ospedale civile di Sondrio, avvalendosi anch’egli di proiezioni in power-point, parlerà de L’invecchiamento cutaneo: prevenzione e terapia; lunedì 4 maggio, Eleonora Spervoli, docente di
letteratura francese all’Università degli Studi di
Milano, terrà una lezione su Marcel Proust e le
intermittenze del cuore; martedì 5, primo martedì del mese, sarà possibile assistere presso il Cinema Excelsior a prezzo ridotto alla proiezione del
film in programma la domenica precedente. Tutti
gli incontri si tengono presso la sala dello stesso
cinema. Si ricorda, infine, che entro mercoledì 13
maggio occorre prenotarsi per partecipare all’escursione a Berbenno e dintorni.
Si svolgerà sabato 10 maggio alle 16.30 nella Sala Consiliare “Michele
Melazzini” a Sondrio (Palazzo Muzio) la cerimonia di conferimento del premio “Anna e Michele Melazzini” per tesi di laurea sulla famiglia. In occasione
della manifestazione il prof. Mario Mozzanica, docente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, terrà la conferenza dal titolo: C’è
ancora bisogno dei padri? La paternità ad un bivio: estinzione o evoluzione. Le due vincitrici ex aequo Lorenza Toccalli e Sabrina Tomasi presenteranno al pubblico le tesi: “Il ruolo educativo dei padri nell’infanzia: esperienze e rappresentazioni” e “Padri in un mondo che cambia: una nuova dimensione paterna studiata attraverso esperienze di congedo parentale”.
Questi, invece, gli appuntamenti di Unitre a Tirano nello stesso periodo: martedì 28 alle 15,
William Marconi, cultore di storia, parlerà del
28 aprile 1945: la liberazione di Tirano. Ricordi di
un testimone; martedì 5 maggio alla stessa ora,
Arturo Colombo, professore emerito di Storia
delle Dottrine Politiche all’Università degli Studi
di Pavia, terrà la seguente lezione di storia: 18481948. Un secolo di storia italiana tra caricatura e
satira della politica.
mativa comunitaria, al
mercato e alle prospettive
future. Rappresentanti del
Ministero delle Politiche
Agricole, della Regione
Lombardia, della Commissione Europea, operatori e
tecnici del settore, tra cui,
per la Valtellina, il direttore della Fondazione Fojanini di Studi Superiori
Graziano Murada, discuteranno del ruolo, delle problematiche e delle eccellenze della viticoltura eroica
di montagna.
Ad aprire la tavola rotonda sarà l’assessore all’Agricoltura Severino De Stefani che sottolinea l’importanza di un appuntamento prestigioso che qualifica la viticoltura della provincia di Sondrio. «Per due
giorni avremo in Valtellina
i rappresentanti più autorevoli del mondo vitivinicolo italiano ed europeo, oltre a funzionari europei,
statali e regionali che seguono con particolare attenzione la viticoltura di
montagna. Sarà un’occasione importante per porre l’accento sulle problematiche che affliggono il
settore e per trovare soluzioni, soffermandosi in particolare sugli aspetti sociali e ambientali».
I partecipanti all’assemblea del Cervim e alla tavola rotonda nella successiva giornata di venerdì
24 aprile visiteranno i vigneti terrazzati e le aziende vitivinicole valtellinesi.
CRONACA
P A G I N A
32
Valchiavenna
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009
CHIAVENNA LA TESTIMONIANZA DEL MEDICO PAVESE MARIO MELAZZINI, AFFETTO DA SLA
Vivere, anche nella malattia...
«
U
n’inguaribile
voglia di vivere», tanto
forte da contagiare tutto
il pubblico del Victoria e
da lasciare un messaggio
di speranza che, per i
valchiavennaschi, non
sarà facile dimenticare.
La scorsa settimana, sul
palco del cineteatro chiavennasco è salito Mario
Melazzini, medico cinquantenne, ma soprattutto presidente dell’Associazione italiana sclerosi
laterale amiotrofica. La
Sla è una malattia neurologica che colpisce i
motoneuroni e gradualmente limita la vita muscolare. Si stima che ogni
anno circa quattrocento
nuove persone in Italia
vengano colpite da questa
grave malattia di origine
ancora ignota. Qualche
anno fa, all’inizio di una
gita in bicicletta, il medico pavese originario della Valtellina ha scoperto
di essere diventato malato e ha incontrato sul proprio cammino la sofferenza, la depressione, la paura, il desiderio di farla
Fin dal titolo
scelto per la sua
testimonianza,
Melazzini
ha lasciato
ai presenti
un messaggio
indimenticabile
di STEFANO BARBUSCA
finita prima della fase terminale della malattia. Ma
poi ha compreso che la
vita può essere ricca e interessante, nonostante la
malattia. Anzi, anche
«grazie» alla Sla.
E ha reagito. «Dobbiamo promuovere una rivoluzione culturale - ha
spiegato nel corso della
serata promossa dall’associazione Noi, dalla Fondazione suor Maria
Laura e dall’Associazione educativa Immacolata -. Nella società attuale la malattia, la disabilità e la vecchiaia sono
condizioni ritenute spesso inaccettabili. Dobbiamo capire insieme che
queste condizioni non
sono incompatibili con
una vita degna di essere
vissuta. Essere conside-
rato persona umana diventa come una sorta di
patente a punti. Se perdi
qualche capacità ti vengono scalati i punti, fino a
quando non ne restano
più e viene rimossa la
patente, così non sei più
degno di vivere. Ogni cittadino, ogni amministrazione deve fare la propria
parte per sostenere il
malato, per garantire a
tutti i pazienti che vogliono vivere di esercitare il
proprio diritto alla vita,
ottenendo dalle istituzioni, a ogni livello, un’assistenza totale e completa.
Lo dice una persona che
vive su se stesso una condizione di gravissima
disabilità per una patologia che progressivamente
ti porta via tutto». Dalle
parole di Melazzini, sostenuto da una viva fede, è
emersa tanta speranza.
«È il sentimento confortante che proviamo quando scorgiamo quel cammino che ci può condurre a
una condizione migliore.
Io affronto quotidianamente le difficoltà della
malattia, sono tantissime. Cerco di viverla come
una forma di salute che
mi costringe a riprogrammare la vita e te la fa apprezzare sempre di più. E’
una specie di Colonne
d’Ercole. Dopo averle superate non puoi fermarti,
devi andare avanti e fare
tante scoperte nuove, rendendoti conto che essere
conta molto più del fare».
L’Aisla è un’associazione indipendente, fondata
nel 1983 da un piccolo
gruppo di persone che,
frustrate dalla propria
esperienza di isolamento
e di abbandono ma piene
di speranza e visione futura per migliorare la situazione di pazienti e familiari, fondarono il gruppo per poter contrastare
l’incubo della Sla.
Visitare il sito internet
www.aisla.it è un primo
passo importante per continuare il percorso di informazione e di solidarietà iniziato martedì sera al
Victoria. Melazzini ha
pubblicato alcuni libri
sulla propria esperienza.
INTITOLATE LE SCUOLE AL BENEFATTORE CHE EMIGRÒ IN ARGENTINA
CONCERTO PER RISTRUTTURARE
LA CHIESA DI SAN MARTINO
“Cantar di pietre” per vivere una bella serata
di musica e ristrutturare una delle chiese più
antiche della Valchiavenna. A Santa Croce di
Piuro ci si prepara a un’iniziativa di qualità finalizzata alla raccolta di fondi per la chiesa di
San Martino in Aurogo. È in programma per
venerdì 24 aprile nella chiesa della frazione di Piuro - una costruzione dell’undicesimo
secolo con gli affreschi più antichi della provincia - l’iniziativa che vedrà impegnati tre gruppi
della zona. A partire dalle ore 21.00 il pubblico potrà ascoltare i canti della tradizione popolare delle regioni alpine. I primi protagonisti
del concerto saranno i cantori del “Coro Eco del
Mera” di Villa di Chiavenna diretto da Omar
Iacomella. Poi toccherà al coro “La compagnia”
di Mese di David Lucchinetti. Successivamente
il coro “Nivalis” del maestro Leonardo Del Barba eseguirà anche canti della tradizione dell’Est
Europa. Il ricavato verrà utilizzato per la ristrutturazione dell’abside dopo che, nel recente passato, sono stati completati i lavori al tetto e alla
pavimentazione.
S.BAR.
CORBELLINI PRESENTA
IL SUO LIBRO SUL LAVEC
Augusta Corbellini sarà giovedì 23 aprile
a Chiavenna per presentare il suo libro Lavec
- Pentole in pietra ollare di Valtellina e Valchiavenna. L’incontro è organizzato dal Centro Studi Storici Valchiavennaschi e si terrà alle
ore 18.00 a palazzo Pestalozzi. Il volume è
arricchito dalle fotografie di Giorgio De Giorgi,
dalla presentazione di Gianfranco Avella e Rezio
Donchi e dalla prefazione di Ernesto Ferrero.
All’interno contributi di Guido Scara-mellini,
Augusta Corbellini, Graziano Tognini, Nella
Porta Credaro, Alberto Zoia, Remo Bracchi,
Francesco Bedognè e Floriana Palmieri.
LO SPETTACOLO DEI BAMBINI
DELLA PESTALOZZI DI CHIAVENNA
Martedì 28 aprile alle ore 20.30, presso il
Cineteatro “Vittoria” in Chiavenna, si terrà uno spettacolo musicale proposto dalle classi quarte della Scuola Primaria Statale Pestalozzi. Titolo della serata: “ L’amicizia…”, un momento espressivo in cui musica, danza, immagine, filmati e parola s’intrecciano all’insegna
della creatività. Il progetto è a cura della docente – musicista Laura Scaramellini che, da
anni, opera sul territorio con competenza e riesce a trasmettere ai suoi alunni, oltre ad un ricercato bagaglio espressivo-culturale, la passione per l’arte, nei suoi molteplici linguaggi.
Gordona non dimentica Mazzina
n un clima di grande
festa si è svolta sabato mattina a Gordona
la cerimonia di intitolazione della scuola
media ed elementare al
benefattore Giovan Battista Mazzina. La giornata
si è aperta alle 11.00 con
l’arrivo del prefetto di Sondrio, Chiara Marolla, che
ha preso parte alla manifestazione. Nada Mazzina, sindaco del paese, ha
fatto gli onori di casa nella grande aula magna
dell’istituto, sottolineando il vasto lavoro che ha
portato alla raccolta di
materiale e alla ricerca di
informazioni sulla vita di
questo straordinario personaggio. «Dobbiamo un
grazie particolare a Cristian Copes del Centro
studi storici valchiavennaschi - ha rimarcato il
sindaco -, il quale non si è
risparmiato nell’attività
di ricerca, che ha permesso di realizzare il libro con
il quale suggelliamo questa intitolazione». Il prefetto ha preso la parola
per porre l’accento sulla
I
Fu un uomo molto generoso, il quale
non dimenticò mai le proprie origini:
importante anche la ricerca storica
sul personaggio e la sua vita
di GIANLUCA PAPA
storia di Mazzina, un uomo che ebbe grande fortuna nel corso della sua
vita in Argentina, ma che
seppe ricordare le proprie
radici e aiutare i propri
conterranei. Tra le autorità che hanno preso parte alla cerimonia era presente anche l’assessore
comunale alla Cultura,
Adriana Dell’Anna e il dirigente scolastico Angelo
Passerini. L’iter seguito
dalle istituzioni per giungere all’intitolazione della scuola è stato lungo e
laborioso. Guido Scaramellini, presidente del
Centro studi, ha anticipato la presentazione del libro dedicato al Mazzina
riassumendo le tappe che
caratterizzarono i grandi
flussi migratori della
Valchiavenna nel corso
dei secoli, rapportando
questa esperienza all’epoca attuale. A Cristian Copes è toccato il compito di
riassumere la vita del benefattore. Nato a Gordona
da umili origini nel 1884,
Mazzina si affermò subito nel settore alberghiero.
Lavorò prima in Svizzera,
poi a Londra, in Egitto e
infine in Argentina dove
fece grande fortuna. Nei
documenti portati alla
luce da Copes emerge anche l’attività di informatore che questo personaggio assunse nel corso della sua vita a vantaggio
dell’Italia. A Buenos Aires
si sposò con Virgina Biavaschi, figlia di gordonesi
che si erano trasferiti in
Argentina. Non dimenticò mai le sue origini. Finanziò il monumento ai
Caduti della Prima guerra mondiale a Gordona,
aiutò le scuole del paese
e fece realizzare la casa
sussidiaria della canonica. Pagò la realizzazione
della strada mulattiera
nel 1929, tra Gordona e
l’alpeggio del monte
Cermine. Seguirono altri
interventi, come il restauro di templi, strade, acquedotti, ponti e acquistò
macchinari e attrezzi agricoli per la gente del posto. Aiutò spesso le famiglie più povere. Mazzina
si spense il 18 maggio
1931 nel suo paese natio
dove venne seppellito nel
cimitero. Non aveva avuto figli. «Dio ha fatto prosperare i miei affari ed io
mi sento in dovere di aiutare gli altri», diceva spesso Mazzina.
CRONACA
BassaValtellina
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009
P A G I N A
33
INCONTRI A MORBEGNO PROMOSSI DALLA FONDAZIONE MELAZZINI PRESSO IL MUSEO DI VIA CORTIVACCI
La Valle si confronta con l’Islam
I
n pochissimi anni da
terra di emigrazione
siamo diventati una
realtà che ospita molti stranieri, per lo più
islamici, cioè appartenenti alla religione che per oltre un millennio è stata la
più accanita rivale del cristianesimo… L’evento è
troppo rivoluzionario per
non coglierci del tutto
impreparati. Ebbene, il
merito principale dell’incontro che si è svolto presso il salone del Museo di
Storia Naturale di Morbegno, giovedì 16 aprile, e
promosso dalla Fondazione
Melazzini, ha avuto il merito principale di costituire uno stimolo alla riflessione, anche grazie alla
competenza dei relatori invitati per la serata. Nel dibattito che è seguito, poi, il
discorso ha potuto allargarsi dall’Islam alle altre
culture presenti nella nostra società, come quella cinese, con le quali non è facile stabilire un dialogo. Lo
scopo dell’incontro, come
ha ricordato don Battista
Rinaldi nell’introduzione,
è stato quello di presentare un libro pubblicato negli ultimi tempi dal titolo:
Islam in Italia, Islam in
Europa, fra diritto e società. Uno degli autori, Alessandro Ferrari, docente
di diritto canonico presso
l’Università dell’Insubria,
ha illustrato brevemente i
motivi per cui è stata scritta l’opera. L’Islam, ha affermato, costituisce una religione complessa, reticolare, dinamica e mobile, che
presenta al suo interno tradizioni giuridiche molto
differenziate. Mentre, però,
nei Paesi d’origine rimane
fortemente legato al potere politico, con una stretta
coincidenza di normative
religiose e civili, nei vari
Stati europei l’Islam si connota essenzialmente come
religione ed assorbe quindi anche ciò che la cultura
europea pensa in materia.
Paradossalmente la religione musulmana in Europa gode di una libertà maggiore che nei Paesi d’origine, dove rimane molto controllata dal potere politico.
Essa, inoltre, tende a cambiare e ad assumere caratteri differenti nei vari Sta-
Il prossimo
incontro,
sulla famiglia
musulmana,
si svolgerà il 29
aprile alle 20.45
sempre al Museo
cilmente prevedibili da
nessuno. La lettura storica fatta dall’illustre docente è apparsa ineccepibile,
ma non esente da una certa vena di fatalismo (si potrebbe dire di islam, nel significato originario del termine). La storia insegna
di CIRILLO RUFFONI
ti, per cui si può parlare di
un Islam francese, inglese,
italiano e così via. Piuttosto duro il giudizio con il
quale ha esordito il secondo relatore, Paolo Branca, docente di Islamistica
presso l’Università Cattolica di Milano: «…in questo dibattito è difficile
ascoltare delle cose sensate: si parla, ma non si riesce a ragionare in profondità». Il suo discorso è stato caratterizzato da un’ampia visione storica. Oggi in
Italia i Musulmani sono
circa un milione; essi rappresentano la seconda religione del Paese. «Non eravamo abituati ad avere tra
noi tante persone non cristiane: nella storia succede, le cose non vanno mai
allo stesso modo». Ce lo dimostrano i grandi eventi
che hanno cambiato il volto delle civiltà, come le invasioni barbariche o la scoperta e la colonizzazione
dei continenti extraeuropei. «Dovremmo aver imparato dalla storia che queste cose succedono, invece
ci facciamo cogliere dalle
emozioni e ragioniamo con
la pancia e non con la testa. Questo incontro di culture potrebbe essere addirittura provvidenziale, perché le modifica. Anche il
cristianesimo, nato in Palestina nell’ambito della
civiltà ebraica, si è poi incontrato con il diritto romano e con la civiltà greca: ha usato la lingua greca (l’inglese del tempo) per
la sua diffusione ed ha stabilito come suo centro Roma, la capitale dell’impero
romano. Non è una novità
che le religioni migrino; a
maggior ragione lo fa quella islamica, che non è stanziale, ma forte e dinamica.
Oggi il fenomeno investe
un’Europa, che è in crisi,
perché non sappiamo più
bene chi siamo. Ci sentiamo minacciati da una religione forte che arriva dal-
l’esterno, ma il problema è
nostro, perché non abbiamo più radicate convinzioni. Oggi è in atto un fenomeno molto rilevante - ha
proseguito il relatore -.
Uscendo dai propri Paesi
d’origine, l’Islam si deterritorializza. I figli degli immigrati non sono più la copia dei loro genitori. Piano
piano scoprono che l’adesione alle pratiche religiose, come la preghiera o il
digiuno, non è più imposta
da norme civili o dalla società che li circonda, ma
diventa per loro una libera scelta; il pluralismo dell’occidente rivela loro tutte le qualità migliori. Essi
stanno vivendo un’Egira al
contrario, stanno cioè scoprendo che si può vivere la
propria religione in modo
più convinto proprio in
mezzo ad una società pagana. Dovremmo fare da
levatrici a questo processo,
che invece non interessa a
nessuno, men che meno ai
nostri mezzi di comunicazione, presi solo dalla diffusione di notizie di cronaca nera, quelle che si vendono meglio. Così la nostra
inerzia contribuisce unicamente a fare andare avanti i peggiori delle due parti, gli estremisti, che rappresentano una minoranza
chiassosa. La maggioranza
e soprattutto i giovani
stanno tentando di compiere un processo diverso, ma
nessuno si occupa di loro».
Nel successivo dibattito,
Paolo Branca ha poi avuto
modo di chiarire come queste sue convinzioni nascano da un’intensa esperienza personale vissuta a contatto con giovani musulmani. «Essi stanno facendo il loro Concilio Vaticano
II, ma spesso appaiono
come pecore senza pastore:
hanno bisogno di aiuto».
Per questo alcuni professori si sono offerti di aiutarli
e soprattutto di dar loro
voce. Il relatore non si è nascosto che l’incontro di due
sistemi giuridici diversi
comporta anche non pochi
problemi ed ha ribadito che
il suo scopo è soprattutto
quello di «instillare dubbi,
renderci inquieti e portarci alla convinzione che almeno dobbiamo provarci a
dialogare». Ed effettivamente l’insieme di tutti
questi problemi costituisce
per tutti una novità con la
quale confrontarci. Il fatto
stesso che siano proprio
alcuni ambienti cattolici a
dimostrare le maggiori
aperture, se da una parte
rappresenta un’adesione
allo spirito autentico del
cristianesimo, dall’altra costituisce una vera rivoluzione copernicana, le cui
conseguenze non sono fa-
TRE GIORNI MOLTO INTENSI FRA IL PRIMO E IL TRE MAGGIO
Nuova Olonio si prepara alla festa
n occasione della ricorrenza del primo maggio e dei festeggiamenti per il Santo Patrono
la parrocchia di Nuova
Olonio “SS. Salvatore Santuario Madonna del
Lavoro”, come da tradizione, propone un fine settimana ricco di appuntamenti e tante novità. Essendo il primo maggio di
venerdì e la ricorrenza del
Santo Patrono la prima
domenica del mese di maggio si è deciso di organizzare una festa “lunga” tre
giorni. Ecco, nel dettaglio,
il variegato programma
della manifestazione.
I
Venerdì 1 maggio si celebrerà la Santa Messa alle ore 10.30 presso la chiesa parrocchiale e nel pomeriggio, a partire dalle ore
14.30, si darà inizio ai gio-
chi a squadre aperti a bambini e ragazzi. Si terranno
anche la tradizionale e gustosa competizione “Miss
Torta 2009”, un’esibizione
di “Mini-Rugby”, “L’angolo
pazzo con i giochi” e gare
con le carte da gioco (scopa). E’ prevista inoltre la
presenza di un angolo per
i più piccini (baby parking
dai 2 ai 6 anni) a cura del
team Peter Pan. Nel tardo
pomeriggio si terrà la rinomata e molto attesa Corsa degli asini: una simpatica competizione che impegna quadrupedi dalle
lunghe orecchie di ogni età
condotti a mano dai loro
fantini lungo un percorso;
un appuntamento immancabile e assai divertente
che coinvolge e appassiona da anni un folto pubblico. Dalle ore 19.30 sarà
possibile cenare con pro-
dotti tipici locali (polenta e
brasato d’asino, costine e
salsicce, dolci caserecci) e
concludere con una serata
danzante allietata dalla
musica dal vivo del gruppo Lesina Band. Nel corso
di questa si terranno anche
le premiazioni dei vincitori delle varie competizioni
proposte nel pomeriggio.
Domenica 3 maggio, Festa della Madonna del Lavoro, si celebrerà presso la
chiesa parrocchiale alle ore
10:30 la Santa Messa, per
le ore 14:30 è prevista la
Processione mariana per le
vie del paese accompagnata dalle note della Banda
di Dubino e, per le ore
18.00, è prevista la messa
festiva serale.
Sabato 2 maggio è dedicato allo sport: a partire
dalle 14:30 si terrà un torneo di Rugby a sette, intitolato (per l’occasione) “1°
Torneo dell’asino”. È prevista la partecipazione dei
Vespa Club. A partire dalle ore 20.00 sarà possibile
ascoltare musica varia proposta da gruppi di dilettanti locali e ristorarsi presso
il servizio bar presente in
prossimità della tensostruttura.
Le attività sportive, ludiche e ricreative si terranno presso le zone verdi antistanti alla tensostruttura
presente in prossimità di
via Beato Don Luigi Guanella in centro paese. In
caso di pioggia i giochi
di venerdì e sabato saranno sospesi, mentre le
serate si svolgeranno al
coperto.
ELENA OREGGIONI
che il corso degli eventi è
stato a volte modificato anche da interventi umani
decisivi, suggeriti certo da
varie motivazioni politiche
ed economiche, tra le quali
però non è mancata la necessità di difendere anche
la propria libertà religiosa.
LA FEDERAZIONE ITALIANA
SCUOLE MATERNE DELLA
PROVINCIA DI SONDRIO
RICORDA RINALDA CORNAGGIA
La nostra cara Rinalda Cornaggia ci ha lasciato. Voleva farcela a tutti i costi: la speranza, l’entusiasmo, la determinazione non l’hanno mai abbandonata, ma i disegni del Signore
non sono i nostri. Le scuole dell’infanzia hanno perso una persona di grande valore: generosa, disponibile, competente, fermamente convinta del valore della libertà di educazione e
dell’importanza della presenza delle scuole di
ispirazione cristiana. Quante battaglie abbiamo fatto insieme per la stipula delle convenzioni con le Amministrazioni comunali, per i
contributi statali che non arrivano mai, per
convincere, con dati alla mano (perché Rinalda
basava le sue argomentazioni sui fatti e non
sulle parole) che le nostre scuole, oltre al valore educativo che hanno in sé, rappresentano
un evidente risparmio per la finanza pubblica!
Cara Rinalda, quello che hai fatto non va certamente perso, è una eredità grande che ci lasci e che chiediamo al Signore di riuscire a far
fruttare. Tu proteggici dal cielo in compagnia
di quel Gesù che sempre hai pregato e che è
stato per te guida costante.
GIULIANA BARTESAGHI
presidente Fism Sondrio
Sondrio,15 aprile 2009
CRONACA
Sondrio&provincia
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009
P A G I N A
35
GRAZIE ALLA BANDA LARGA ALLO STUDIO UN PROGETTO PER ALBAREDO
Telemedicina e teleassistenza
La scorsa settimana, in occasione
dell’assemblea di Politec, oltre alla
presentazione del bilancio della società
si è parlato di un’applicazione molto
pratica delle ampie possibilità della
tecnologia per le esigenze quotidiane
per la Fondazione ProValtellina, e l’assessore Alfio
Sciaresa, in sostituzione
del sub-commissario prefettizio Antonio Quarto per il
Comune di Sondrio.
di ALBERTO GIANOLI ed ENRICA LATTANZI
Al termine dei lavori assembleari si è svolto il convegno “Telemedicina e
teleassistenza - Stato dell’arte e prospettive per la
provincia di Sondrio” che
ha visto gli interventi del
dottor Angelo Rossi Mori,
responsabile dell’Unità Sanità Elettronica dell’Istituto Tecnologie Biomediche
del Centro Nazionale di Ricerche, e del dottor Maurizio Lanfranchi, responsabile dell’Unità operativa gravi cerebrolesi del Centro di
riabilitazione dell’Ospedale Valduce “Villa Beretta”
di Costa Masnaga. L’arrivo della Banda Larga in
Valtellina non deve essere
un punto di arrivo, ma di
partenza per migliorare la
qualità della vita soprattutto in quelle località di
montagna disagiate, dove
il rapporto diretto con le
strutture sanitarie non è
sempre possibile. «Uno dei
primi passi verso l’informatizzazione dell’intero
sistema è l’attivazione di
piani sanitari per migliorare e modernizzare i metodi di cura – ha esordito il
dottor Rossi Mori –. Bisogna interfacciare tecnologia e normative al fine di
snellire il workflow e i servizi che vengono offerti ai
cittadini; supportare i processi clinici e migliorare la
governance degli stessi. In
un periodo nel quale la gestione della privacy è
quanto mai importante,
non appena si utilizza la
rete come veicolo di comunicazione, questa attenzione va ulteriormente intensificata. Ciò vuol dire che
bisogna avere una maggior
tutela delle cartelle cliniche e degli archivi. In tal
senso sono stati promossi
degli standard specifici.
Quello che manca, o per lo
meno deve essere ulterior-
N
gendo l’attenzione ai progressi compiuti da Politec
nell’ultimo anno –. Tutti
rimpiangiamo la figura di
Renato Bartesaghi e la sua
anima in questa iniziativa.
In questo anno molti progressi sono stati fatti, penso soprattutto a wi-max, e
molto rimane da fare. Soprattutto occorre creare
una coscienza che faccia
comprendere ai valtellinesi che Politec è una straordinaria risorsa, non ancora purtroppo percepita e
apprezzata come tale anche dagli imprenditori.
Politec non è un centro di
ricerca, ma un incubatore
a servizio delle imprese e
delle aziende». «Il 2008 –
ha proseguito Stefano Besseghini, amministratore
delegato della società – è
stato un anno di grandi
evoluzioni in cui Politec ha
affrontato diversi fronti
importanti, passando da
una iniziativa esile ad una
che comincia a presentare
elementi significativi e
strutturali sul territorio
quali il Protopolo, la copertura del territorio provinciale con la connettività a
banda larga wi-max, il Progetto impresa Digitale denominato Simpol e l’attiva-
zione dei Laboratori di ricerca». Nel fare un bilancio dell’anno trascorro e
raccontando le tappe che
hanno segnato il cammino
di Politce, Besseghini ha ricordato il primo importante passaggio dell’attivazione della sede del Protopolo
a Montagna. «Non di soli
muri vive il polo – ha spiegato –, sono state attivate
diverse iniziative con l’attenzione della coopetition
che permette di raccogliere sfide che la singola realtà aziendale non è in grado di raccogliere». Tra le
iniziative è stato illustra-
to ai soci il ciclo di incontri
“Politec informa” che, il
mercoledì di ogni settimana, prevede numerosi interventi dedicati ai temi
della tecnologia e dell’innovazione per portare a contatto produttori di conoscenza e possibili fruitori.
Durante l’assemblea, oltre
che all’approvazione del bilancio per il 2008 che ha
visto il capitale sociale crescere sino a 470.091 euro,
si è proceduto alla nomina
di due membri del consiglio
di amministrazione: l’avvocato Cesare Dell’Oca, in
sostituzione di Aldo Faggi
BANDI 2009 DUE GLI AMBITI: FAMIGLIE IN DIFFICOLTÀ E BENI CULTURALI
Dalla ProValtellina 600mila euro
l Consiglio di Amministrazione della Pro
Valtellina ha approvato i due Bandi 2009
che metteranno a disposizione del territorio
complessivamente
600mila euro garantiti
da erogazioni della Fondazione Cariplo. Due gli
strumenti previsti e altrettanti gli ambiti: il primo, focalizzato sull’area
sociale, il secondo, riservato ai settori culturale e
ambientale. “Con questi
600mila euro, che rappresentano una cospicua dotazione – spiega il presidente Dell’Acqua –, intendiamo intervenire per
soddisfare i bisogni del
territorio in due degli
ambiti che più di altri caratterizzano l’azione della nostra fondazione. Ciò
che chiediamo a enti e
associazioni che operano
in provincia è di sviluppare progettualità innovative in grado di catalizzare
l’attenzione dei privati e
di operare in rete, nell’ottica di una sinergia e di
una collaborazione che
ottimizzino le risorse.
Evitare sovrapposizioni o
la mera duplicazione delle iniziative, concentrando i contributi su progetti condivisi, ci consentirà
di intervenire in maniera
ancora più efficace. Invitiamo i richiedenti ad attenersi scrupolosamente
ai requisiti previsti nei
due bandi, poiché soltan-
I
to i progetti pienamente
rispondenti verranno finanziati”. Un orientamento a garanzia dell’intero sistema di aiuti a cui
si accompagna la rigidità
nella gestione di un patrimonio che appartiene alla
comunità locale.
Con il primo Bando
2009, la Pro Valtellina
ha destinato 200mila
euro all’area sociale
per intervenire in situazioni di bisogno
che la crisi in atto ha
ulteriormente aggravato. Sono aumentate le
necessità delle famiglie e
delle persone sole spesso
impossibilitate, per impedimenti temporanei, a far
fronte ai problemi di natura economica. Verranno
finanziati i progetti presentati da enti e associazioni in grado di affrontare i bisogni emergenti con
il coinvolgimento del privato sociale e che siano in
qualche modo preparatori alla soluzione dei problemi evidenziati. I progetti dovranno avere un
costo compreso fra i 5 e i
50.000 euro e verranno
finanziati fino a un massimo del 50%, mentre la
quota restante dovrà essere coperta con fondi propri delle singole organizzazioni. Le domande dovranno essere presentate
entro il 3 giugno del 2009
e i progetti realizzati prima del 15 giugno 2010.
Con i 400mila euro
sul secondo Bando
2009 s’intende promuovere la valorizzazione del patrimonio
storico, artistico, culturale, ambientale e
del paesaggio della provincia di Sondrio. Per
quanto riguarda l’arte e
la cultura, i progetti strutturali dovranno privilegiare gli aspetti legati
agli obiettivi di valorizzazione, prevedere l’utilizzo
di nuove tecnologie, promuovere il coinvolgimento di donatori, catalizzare
più fonti di finanziamento.
I beni oggetto dell’intervento dovranno essere
resi fruibili al pubblico.
Sul fronte ambientale, i
progetti dovranno avere
quali obiettivi la conservazione e la tutela del
patrimonio promuovendo
azioni di qualificazione,
incentivando la collaborazione con altri soggetti e
convogliando l’interesse
di nuovi finanziatori. I
progetti dovranno avere
un costo compreso fra i 10
e i 50.000 euro e verranno finanziati fino a un
massimo del 50%, mentre
la quota restante dovrà
essere coperta dai beneficiari con fondi propri. Le
domande dovranno essere presentate entro il 15
settembre del 2009 e i
progetti realizzati entro il
3 novembre 2010.
Entrambi sono “bandi a
raccolta”, che impegnano
cioè i destinatari delle
donazioni a trovare contributi, pari al 10% di
quanto loro assegnato
dalla Pro Valtellina nel
caso del bando sul sociale e al 30% per quello su
cultura e ambiente, allo
scopo di incrementare il
Fondo patrimoniale della
fondazione comunitaria,
con un effetto domino che
produrrà risultati positivi sul territorio aumentando la dotazione finanziaria per le erogazioni.
«L’obiettivo che ci proponiamo con questo tipo
di strumenti è duplice –
spiega il presidente di Pro
Valtellina Marco Dell’Acqua –: da un lato promuoviamo la cultura della donazione attraverso
persone particolarmente
sensibili al tema, quali
sono appunto i beneficiari
dei nostri contributi, che
dovranno suscitare l’interesse della gente nei confronti dei loro progetti,
dall’altro aumentiamo il
Fondo patrimoniale avvicinandoci sempre di più al
traguardo dei 5 milioni di
euro che ci consentirà di
vincere la sfida lanciata
dalla Fondazione Cariplo
ottenendo altri 10 milioni. In questo modo potremo essere ancora più incisivi e pronti a soddisfare i crescenti bisogni del
nostro territorio».
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el pomeriggio
dello scorso venerdì, si è svolta l’annuale assemblea dei soci di Politec Valtellina, Società Cooperativa del Polo
dell’Innovazione. Numerosi i soci, tra ordinari e
finanziatori, intervenuti in
prima persona o per delega presso la sede dell’Unione Artigiani di Sondrio.
«Ho avuto molte fortune
nella mia vita – ha affermato, all’apertura dei lavori, Fiorello Provera, presidente della Provincia e di
Politec – e il mandato amministrativo degli ultimi 5
anni mi ha dato anche la
fortuna di lavorare a progetti molto interessanti.
Uno di questi progetti, che
mi è molto caro, è il contributo che abbiamo dato con
l’amministrazione provinciale alla realizzazione di
Politec. Puntare sullo sviluppo tecnologico vuole
dire valorizzare il talento
dei giovani valtellinesi,
dando loro a possibilità di
lavorare nella propria terra d’origine e per il bene
della propria gente. Dall’ultima assemblea sono
cambiate molte cose – ha
proseguito Provera, vol-
mente sviluppata, è la terminologia delle specifiche
codifiche che ben si adattino al linguaggio informatico. Abbiamo la rete di comunicazione e le strutture
idonee; serve solo sincronizzarle e fare sistema.
Puntare sulla Telemedicina e Teleassistenza vuole dire migliorare l’efficienza dei servizi, uno scambio
tempestivo di dati e documenti, minor perdita di
tempo nelle prescrizioni,
prenotazioni e refertazioni.
Insomma, benefici per tutti: operatori e pubblico».
Per quanto riguarda la provincia di Sondrio, un progetto di telemedicina potrebbe vedere la luce ad Albaredo. A parlarne, venerdì, il sindaco del comune
della Valgerola Patrizio
Del Nero. «Il telecentro di
Albaredo - spiega il primo
cittadino -, che già da qualche anno opera con attività di teleassistenza e telesoccorso soprattutto per gli
anziani, insieme a Politec
ha verificato la possibilità
di un progetto di telemedicina, importante per un
territorio montano come il
nostro, dove la distanza
dalle strutture sanitarie
crea qualche problema,
specie agli anziani e a chi
ha la necessità di avere
diagnosi in tempi immediati e continuativi (come
nel caso delle radiografie o
della cardiologia). L’iniziativa avrebbe costi limitati,
perchè esistono già i locali
comunali attrezzati per
questo tipo di attività. Occorre verificare la fattibilità tecnica e tecnologica
per attivare il collegamento con le strutture sanitarie di riferimento. Ad Albaredo il paziente sarebbe assistito o da un volontario o
dal medico che già svolge i
servizi ambulatoriali. Una
volta trasmessi i dati ed elaborata la diagnosi si potrà decidere il da farsi, risparmiando tempi e risorse». Nel 2010 potrebbe partire la fase sperimentale.
COLLABORAZIONE ALOMAR-AOVV
La sezione provinciale dell’Associazione Lombarda Malati Reumatici rinnova la propria collaborazione con l’Azienda Ospedaliera della Valtellina
e della Valchiavenna, donando apparecchiature
sanitarie nonché l’aggiornamento di un software.
Alomar, che ha sede presso il Padiglione Est dell’Ospedale di Sondrio, ha dotato il presidio del
capoluogo di ausili per le Unità Operative di Riabilitazione e di Medicina, da utilizzare per una
miglior diagnostica e assistenza ai pazienti affetti da patologie croniche invalidanti. La donazione
è stata formalizzata già da tempo ed è stata possibile grazie anche al contributo della Fondazione
Pro Valtellina, del Bim, della Fondazione Gruppo
Credito Valtellinese, di vari comuni e di numerose ditte private. Determinante, inoltre, il sostegno dei molti valtellinesi e valchiavennaschi che
hanno aderito alla raccolta fondi promossa dall’Associazione. «Un anno di impegno e di lavoro ha commentato Silvia Valsecchi, presidente provinciale Alomar - per dotare l’ospedale di attrezzature utili ai pazienti affetti da malattie croniche». «Questa donazione - spiega il direttore generale dell’Aovv, dottor Marco Votta - conferma
l’ottimo livello di collaborazione raggiunto con il
mondo dell’associazionismo, realtà ben rappresentata e molto attiva in provincia. Uno degli obiettivi della nostra Azienda - prosegue il Direttore
Generale - è proprio quello di intensificare e sviluppare ulteriormente ogni forma di sinergia con
il volontariato, preziosa risorsa per la Valtellina e
le sue genti». Sempre Alomar ricorda l’incontro del 29 aprile, alle ore 15.00, presso l’ospedale di Sondrio, dedicato alle malattie
sclerodermia e Fenomeno di Raynaud .
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CRONACA
Sondrio&provincia
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009
POGGIRIDENTI INCONTRO DEI GIOVANI CON «L’ULISSE MODERNO»: ALEX BELLINI
«Cerco l’uomo nell’oceano»...
S
econdo incontro
che il gruppo
“Cerco l’uomo”
(universitari e
giovani lavoratori della parrocchia di Poggiridenti) ha proposto a
chi, come noi, è alla ricerca della vera umanità che
sta dentro ciascun uomo.
Sabato sera è stata la
volta di Alex Bellini, viaggiatore di cui stampa e tv
hanno parlato in occasione delle sue traversate
dell’oceano in solitaria, su
una barca a remi che,
seppur tecnologicamente
all’avanguardia, si muoveva grazie alla forza delle sue braccia, ma non
solo!
Introdotta da un breve
ma efficace filmato, che
ha soddisfatto le prime
curiosità (ma dove? come?
quando?) la serata si è poi
sviluppata sulla domanda vera: ma perché? E qui
l’arcobaleniere Alex, come
lui stesso si è definito, ha
parlato di quella spinta
misteriosa che da dentro
lo muove, novello Ulisse,
ad andare per misurarsi
con se stesso, per scoprire chi sei, per mettersi in
gioco. Così l’esploratore
che parte diventa esploratore di se stesso e non c’è
fatica, difficoltà, errore
che lo distragga da questo “viaggio dentro l’uomo” che ti regalano la solitudine, il silenzio. Ci ha
raccontato l’amarezza
della sconfitta (con l’abbandono dell’impresa a
due giorni dalla meta
dopo quarantadue settimane di fatiche!) che però
gli ha fatto chiaramente
capire che la vita vale più
dell’avventura e che anche questa fa parte del
gioco. Ci ha parlato della
bellezza del cielo, del rapporto dell’uomo con l’immensità, della grandissima fortuna di godere di
quello spettacolo apparentemente disordinato,
ma non casuale, della sensazione di appartenere a
questa immensità.
Alla domanda su Dio ha
risposto che le sue avventure lo hanno aiutato a
sentirLo, a chiamarLo, a
pregarLo, confessando
che nei momenti difficili
si è sentito letteralmente
preso in braccio e portato
al di là dell’ostacolo. Anche la fatica ha assunto
una valenza positiva, di
fattore che fa venir fuori
la persona che c’è in te,
come il coraggio che esce
e ti permette di vincere le
inevitabili paure, come il
senso di responsabilità
verso chi condivide con te
l’avventura della vita. E
la fine del viaggio è ora il
raggiungimento della
saggezza.
Ma la domanda che più
ha colpito nel segno l’essenza della serata è stata questa: “Sì, ma tutto
quello che hai fatto, che
dici, che cosa c’entra con
me, con la mia vita di studentessa che non amo più
di tanto il mare?”
E la risposta ci ha portato a ragionare partendo dall’avventura in mare
per arrivare all’avventura della vita, al viaggio
come metafora della vita.
Questo uomo che ha individuato la sua strada ci
lancia un messaggio di
speranza e un invito chiaro: è bello e importante
vivere, non sopravvivere!
E per fare questo è importante credere in quello
che fai, perseguirlo con
tenacia, affrontare il sacrificio e la fatica quotidiani, buttarsi “oltre le
colonne d’Ercole”. In un
mondo di “pusillanimi”
queste parole forti hanno
dato a tutti noi la certezza di aver incontrato un
uomo forte, amico, vero.
Grazie Alex!
SILVANA PAINDELLI
CASPOGGIO LA PARTECIPAZIONE È STATA MOLTO SENTITA E SIGNIFICATIVA
CON LA SCUOLA MEDIA TURCHI
DI SONDRIO UNO SPETTACOLO
MULTIMEDIALE SU SAN PAOLO
La Via Crucis animata dai giovani
Lo spettacolo Paulus ha concluso il momento più
importante del lavoro di religione condotto dai
ragazzi della seconda classe della scuola secondaria paritaria di primo grado Maria Cecilia Turchi
di Sondrio con la guida della prof. Paola Zenobi
e incentrato sulla figura di san Paolo. Uno spettacolo davvero suggestivo, perché la lettura di brani
dagli Atti degli Apostoli riguardanti la vita del
grande santo si è alternata all’audizione di brani
dall’oratorio Paulus di Felix Mendelssohn, scelti
e introdotti dalla prof. Rita Pezzola, mentre, ad
illustrare le letture e la musica, sullo schermo si
susseguivano le fotografie di opere d’arte della
mostra Sulla via di Damasco, in quei giorni ancora aperta presso la sala Ligari della Provincia.
Nulla è stato lasciato al caso: infatti, alle spalle
c’è stato il lungo lavoro con cui i ragazzi hanno
approfondito la conoscenza di san Paolo attraverso gli Atti degli Apostoli e le sue lettere, gli scritti
di papa Benedetto XVI per l’indizione dell’Anno
Paolino, i testi e le immagini della mostra. In questo modo, si è realizzato per loro la scoperta e l’incontro con la straordinaria personalità dell’apostolo delle genti: egli, diventato nuova creatura,
si riappropria in modo nuovo e più vero della sua
vita, la sua natura ardente, forte e appassionata
vive in Cristo e in Lui si compie. Il mondo dell’arte e della letteratura non poteva non restare profondamente colpito da quest’uomo e dalla sua vicenda umana. E ancor più egli ha segnato il pensiero religioso e filosofico fino ai nostri giorni. Anche i ragazzi ne sono rimasti conquistati, perché
hanno scritto di aver compreso da lui che si deve
annunciare Cristo senza arrendersi alle difficoltà, che la sua vittoria è stata fare la volontà di
Dio, che la vera libertà non consiste nel fare ciò
che si vuole, ma nell’essere strumento di diffusione della Chiesa fino agli estremi confini della terra. Alcuni di loro, Camilla, Ilaria e Veronica, si
sono alternati al microfono per le letture di presentazione, e ancora Ilaria e Camilla, insieme a
Riccardo, Elia e Luca - tra l’altro, a loro tutti è
stato riservato l’onore di veder scorrere i propri
nomi sullo schermo al termine del filmato in
power-point -, per leggere i brani dagli Atti degli
Apostoli e dalla lettera ai Romani. Naturalmente, a rendere tutto questo ancora più bello - di
quella bellezza che fa vibrare le corde profonde
dell’anima - è stato l’intreccio con l’ascolto musicale di alcuni passi dall’oratorio di Mendelssohn
finemente illustrati dalla Pezzola. I presenti hanno così potuto cogliere in profondità il senso religioso, l’intensa espressività, la rivisitazione romantica di Bach e di Händel di cui è intessuto
questo che nel XIX secolo fu uno dei più famosi ed
eseguiti oratori, mentre purtroppo oggi è un’opera poco interpretata e poco nota al grande pubblico.
onsueto appuntamento importante
a Caspoggio, con
la Via Crucis, nel
giorno del Venerdì
Santo. Una celebrazione
sempre molto partecipata
sia dai residenti che dagli
ospiti presenti nella località turistica per le festività pasquali. La processione si è snodata per le vie
del paese, con il simulacro
di Cristo morto e la statua
della Madonna Addolorata
portati a spalla dagli alpini e dagli avisini. Sul percorso, i giovani e i ragazzi
delle varie contrade hanno
allestito alcune scene, in
costume d’epoca, della Passione e Morte di Cristo. La
prima scena, realizzata dai
giovani della contrada S.
Elisabetta, mostrava l’Orazione di Gesù nell’Orto degli Ulivi; la scena con Gesù
condannato a morte era
presentata dai ragazzi della via Seggiovia. I giovani
della contrada Centro hanno presentato un commovente incontro tra Gesù e
PI. ME.
C
Sua Madre, mentre la salita al Calvario, l’incontro
con la Veronica, il Cireneo
e le Cadute di Cristo sono
state opera della Via
Vanoni. I ragazzi e i giovani delle contrade Albertazzi e Bernina hanno rappresentato la scena in cui
Gesù viene spogliato delle
proprie vesti; quelli della
via Pizzo Scalino Gesù inchiodato alla Croce; infine
la scena della morte di Cristo, davanti al Crocifisso
del 2000, è stata realizzata dalle contrade Negrini e
Bricalli. Durante la processione, accompagnata dai
canti della corale parrocchiale, il parroco don Bartolomeo e il caspoggino padre Fausto, con appropriate meditazioni, hanno messo in risalto il Sacrificio di
Cristo sulla croce morto
per noi e per la nostra salvezza. Un Sacrificio che ci
impegna nei nostri doveri
di cristiani, in famiglia,
nella comunità civile e religiosa, nella società, verso
i deboli e gli ammalati, la-
sciando da parte tanti egoismi che minano i rapporti
tra le persone e creano divisioni. Il parroco e padre
Fausto hanno avuto un
pensiero anche per i terremotati dell’Abruzzo e per
quelle persone della Protezione Civile di Caspoggio
accorse sul luogo del sisma.
A conclusione don Bartolomeo ha elogiato e ringraziato soprattutto i giovani
e ragazzi che si sono impegnati nella realizzazione
delle scene della Via Crucis, un modo per esprimere fede e religiosità.
PASQUALE NEGRINI
TERZO MILLENNIO IL PREZIOSO LAVORO DEI VOLONTARI A TIRANO
«Guide» per l’arte e la spiritualità
ssemblea ordinaria annuale
dell’associazione di volontariato “Terzo Millennio”- sezione di Sondrio,
sede in Madonna di Tirano. Dopo i saluti e la preghiera per i soci e i loro familiari, il presidente De
Michielli ha relazionato
sul lavoro svolto nell’anno
2008 ed in particolare sull’attività relativa al Santuario di Tirano. Ormai da
molti anni il gruppo di Tirano degli “Accompagnatori pastorali” di Terzo Millennio da maggio a settembre collaborano volontaria-
A
mente e gratuitamente all’apertura della Basilica
della Madonna di Tirano.
Questo gruppo ha svolto
nel 2008 la sua attività di
accompagnatore pastorale
accogliendo 10.168 pellegrini (9.159 nel 2007) da
maggio a settembre nelle
giornate di mercoledì, sabato e domenica dalle ore
12 alle 14.30, ore in cui solitamente la Basilica della
Madonna di Tirano è chiusa e, per il 2009 in corso, si
pensa di superare la cifra
molto significativa di
11.000 accoglienze. “Terzo Millennio”, oltre a questa attività, si occupa pres-
so il medesimo Santuario
anche di liturgia per tutto
l’anno. Il presidente De Michielli, ringraziando e congratulandosi per i risultati ottenuti con i soci per il
prezioso servizio svolto ad
un numero così elevato di
persone, ha precisato che
per gli “Accompagnatori
pastorali” poter incontrare
visitatori, pellegrini di tante nazionalità, poter parlare di Maria con gente di
credo o no o di religioni diverse, poter pregare sovente con sincerità e fervore e
gustare l’incontro personale con la Madonna, diventa un “dono speciale” che
essi stessi ricevono. Giovanna Bellandi Garbellini,
responsabile delle attività
dell’associazione, ha evidenziato che «il servizio
consiste nel tenere aperta
la Basilica e accompagnare le persone a visitare la
chiesa, far loro ammirare
l’architettura e offrire una
guida all’arte, alla storia e
alla spiritualità del santuario». Tra le attività
2009, De Michielli intende
riproporre per il prossimo
mese di maggio un corso di
formazione, aperto a tutti,
su un tema mariano, sulla
scorta di quello tenuto nel
2008 la prof.ssa Martini.
CRONACA
P A G I N A
37
AltaValle
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009
SARÀ PRESENTE IL VESCOVO NEL GIORNO DEDICATO A SAN PIETRO MARTIRE
Baruffini è in festa il 29 aprile
La piccola località del tiranese è
l’unica ad avere la parrocchiale
intitolata al santo veronese;
mercoledì prossimo, dopo la S. Messa,
monsignor Coletti benedirà
il nuovo campo sportivo
di don ALDO TARABINI
Q
uando nella
primavera del
1253, dalla residenza di Perugia il papa
Innocenzo IV con la bolla
“Magnis et crebris”, annoverava nell’elenco dei
Santi il primo martire
dell’Ordine Domenicano,
Pietro da Verona, non era
ancora trascorso un intero anno dalla data del suo
assassinio. Era stato ucciso dagli eretici, in odio
alla fede, la sera della Domenica in Albis, nel territorio di Seveso, mentre
si recava da Como a Milano, per un’intimazione
di obbedienza alla Chiesa proprio rivolta agli eretici. Il papa fissò la data
della festa del nuovo santo nella giornata del 29
aprile. Fu grande com-
mozione e gioia per i tanti estimatori e devoti del
nuovo martire, particolarmente nelle diocesi di
Como, da cui il santo proveniva (era priore del
Convento di Como) e di
Milano, ove era stato portato il corpo esanime dell’ucciso e dove gli venne
edificato un grandioso sepolcro nella basilica di
sant’Eustorgio.
Nella diocesi di Como c’è
la piccola parrocchia di
Baruffini che si onora di
avere san Pietro da Verona come patrono, unica in tutta la diocesi; e
quest’anno si sta preparando a una festa tutta
speciale da dedicare al
suo santo, festa che sarà
celebrata, secondo quanto prescritto, proprio mer-
coledì 29 aprile. Festa tutta speciale, perché dedicata a porre il valore della
fede, di cui il santo fu eroico testimone (è lui il santo che secondo la leggenda a-vrebbe scritto la parola “credo” con il sangue
che gli colava dalla testa
mentre stava morendo), a
fondamento del grande
passo in avanti che la Diocesi si trova a intraprendere la prima visita pastorale di monsignor Die-
go Coletti. È per questo
che ci sarà a celebrare la
festa proprio il nostro Vescovo: come a richiedere,
per i fedeli della Diocesi
un impegno vivo a valutare come si intende e si
vive la fede, e per lui, il
presule, la perspicacia per
comprendere le più urgenti necessità della vita
spirituale di quanti gli
sono affidati. L’esigua
consistenza numerica
della parrocchia, che sul
PUBBLICAZIONI È STATA CURATA DALLO STUDIOSO GIANLUIGI GARBELLINI
Per Tirano c’è una nuova guida
ecentemente a Tirano è stata presentata la nuova
guida alla visita
della città, Tirano, il centro storico: storia, arte, architettura,
opera del noto studioso e
storico Gian Luigi Garbellini. La maggior parte
dell’apparato iconografico
del volume e la Postfazione
- L’identità del borgo nel
contesto paesaggistico sono
invece del presidente della Cooperativa editoriale
Quaderni Valtellinesi,
Dario Benetti, che ha curato la pubblicazione, resa
possibile dal contributo determinante deliberato dall’amministrazione comunale del capoluogo abduano. Dunque, dopo le belle
guide al santuario, La Madonna di Tirano - Monumento di fede, di arte e di
storia, e a Santa Perpetua
e San Remigio, antiche
chiese gemelle alle porte
della Rezia (entrambe
scritte da Garbellini), il
nuovo volume non solo
completa l’immagine di
questa terra di elezione,
ma ne evidenzia le connessioni più profonde sotto il
profilo storico, artistico,
religioso e della cultura del
vivere. Anche per tale motivo ci troviamo di fronte
ben di più che a una semplice guida. E già la prima
fotografia che si incontra
sfogliandola, invita l’occhio
non solo a cogliere l’essenziale di un paesaggio costituito dal lavoro dell’uomo,
come mostrano in primo
piano i terrazzamenti
vitati, ma anche dal sacro
con il santuario della Madonna idealmente congiunto dal lungo viale alberato
al centro storico dove
svetta il campanile della
parrocchiale di San Martino. Bene, perciò, qui si
colloca la citazione di Giovanni Tuana che nel 1623
nel De Rebus Vallistellinae
Si tratta di un
testo molto
accurato che
analizza aspetti
storici, culturali,
artistici; si pensa
a una traduzione
in altre lingue
R
di ANGELO REPI
così descriveva Tirano: “Tirano a nessun paese è secondo in Valtellina per
grandezza, splendore di
edifici, nobiltà di abitanti,
ricchezza di aristocrazia,
fertilità della terra circostante, coltura dei vigneti,
posizione, per le mura che
lo cingono e anche per la
mitezza del clima...”. Elogio
ripreso centotrent’anni più
tardi da Giuseppe Maria
Quadrio, anch’egli storico
di Valtellina, che definiva
Tirano “Fortunato felicissimo luogo” anche per esservi apparsa la Madonna,
parole certamente valide
ancor oggi. Le pagine successive offrono suggestive
immagini dell’anfiteatro di
montagne che circondano
la città, ma - ha sottolineato Garbellini - «Senza
chiuderla, perché, aprendosi in tre direzioni, ne fanno un nodo importante fin
dalla preistoria come attestano i reperti trovati qui
e lungo la via del Bernina».
Segue una parte che l’autore stesso ha definito impegnativa - le pagine colorate di azzurro sulla storia
millenaria di Tirano -, perché non è stato facile sin-
tetizzare un susseguirsi
così complesso e ricco di
avvenimenti. Viene quindi
presentato lo sviluppo urbanistico di Tirano dal Vico
ai piedi del Castello,
contrada che sorge subito
dopo la Porta Milanese nella zona sottostante l’odierna piazza Parravicini. «Qui
era l’antico Vicus, da cui poi
è nata Tirano, ai piedi del
castello del Dosso. Il Borgo si è sviluppato da questo nucleo originario verso
est lungo la via Valeriana,
oggi via Porta Milanese e
via Visconti Venosta. Quindi dalla Porta Milanese
alla Porta Bormina correva la via Valeriana, antichissima strada, forse addirittura di epoca preromana». Due saranno i momenti decisivi per lo sviluppo
successivo di Tirano. Il primo, determinato dall’apparizione della Madonna
presso il ponte della Folla
(così chiamato perché nei
pressi v’era un luogo di
follatura della lana) sul
Poschiavino il 29 settembre 1504, fu fondamentale
sia dal punto di vista religioso, sia dello sviluppo urbanistico del borgo, che allora uscì dalla cinta muraria di Ludovico il Moro, costruendo il grande viale e
quel gioiello che è la basilica e la sua piazza. Il secondo si ebbe all’inizio del
‘900, quando amministratori assai avveduti indirizzarono lo sviluppo della città sulla sponda destra
dell’Adda, costruendovi il
ricovero degli anziani, il
giardino d’infanzia, il pa-
lazzo scolastico, che ancora oggi ospita la scuola primaria Credaro, l’oratorio
maschile e la chiesa del Sacro Cuore. In quegli anni
arrivarono anche la ferrovia che collega Tirano a
Milano e la Ferrovia del
Bernina, l’attuale Ferrovia
Retica; all’imbocco del viale della stazione fu innalzata la stupenda Casa
Merizzi, mentre il viale che
congiunge il centro al santuario riceveva la veste attuale.
Dopo queste premesse inizia la visita ai palazzi, alle
chiese, alle piazze, alle fontane, alle vecchie abitazioni popolari del centro storico lungo quattro itinerari: il primo da Porta Poschiavina a Palazzo Salis
con ritorno da Via Ligari e
Via XX Settembre; il secondo da Porta Poschiavina a
Porta Bormina e ritorno da
Via San Carlo, il terzo da
Porta Milanese nella parte ovest del borgo, il quarto da Viale Italia a Piazza
Basilica, al Cantun e a San
Rocco con ritorno al centro.
Concludono il volume Due
passi nelle frazioni a Cologna, Baruffini, Roncaiola e
la Postfazione che indaga
L’identità del borgo nel contesto paesaggistico. Insomma, un bel libro ricco di illustrazioni che, dopo essere stato donato ai partecipanti alla serata di presentazione, sarà anche distribuito ai docenti di lettere
e storia delle scuole elementari e superiori, alle biblioteche e alle guide turistiche, mentre sarà oggetto di omaggio per gli ospiti
dell’amministrazione comunale.
In futuro, se ne prevede
anche la traduzione per
renderlo uno strumento
pienamente fruibile anche
da parte di un pubblico più
vasto.
declivio della montagna si
affaccia sulla città dell’apparizione della Madonna, è comunque rappresentativa della situazione sociale in cui sono
poste le popolazioni della
nostra valle e della diocesi intera: il pendolarismo
di lavoro e di studio, la variazione abitativa dei fine
settimana, l’alternarsi
degli insediamenti nelle
diverse stagioni. Ma tutto questo dà ancora più significato al fatto che storicamente si sia voluto
porre qui in risalto la
priorità del valore della
fede cristiana su tutte le
iniziative ed esperienze di
sviluppo umano che si
sono succedute dal Rinascimento in avanti. Anche
per il momento attuale
che il paese è chiamato a
vivere, è di molto pregio
che si voglia esprimere
una specifica correlazione
tra i nuovi comportamenti e la vitalità della fede.
Ne è indicazione la cerimonia a cui procederà il
Vescovo il giorno della festa, dopo la celebrazione
della Messa: la benedizione del nuovo campo sportivo. È una realizzazione
di cui la piccola frazione
è riconoscente all’Amministrazione Comunale di
Tirano, che con un notevole impegno ha realizzato l’ambiente di svago, da
tempo sognato dai frazionisti: il campo di gioco,
con le attrezzature connesse, lo spogliatoio, la
strada di accesso, una discreta possibilità di parcheggio. La Benedizione
del Vescovo rappresenterà un atto di continuità
spirituale, verso l’avvenire della vita della comunità affidata all’intercessione del santo della fede
proclamata, un gesto di
trasposizione alla pratica
della vita, della bella preghiera che la liturgia dedica al santo della testa
frantumata dal coltello:
“Donaci, o Dio giusto e
buono di custodire con
proposito fermo il tesoro
della fede che San Pietro
da Verona difese e propagò fino a raggiungere la
gloria del martirio”.
IL TRIDUO PASQUALE TIRANO
«È stata la prima volta che ho potuto tenere la processione del Venerdì santo all’aperto - ricorda don
Remo Orsini parroco di Tirano - l’anno scorso pioveva! Ho notato molta partecipazione e grande raccoglimento da parte dei fedeli». In tanti hanno partecipato anche alle quarantore: un grande numero
di parrocchiani non ha mancato di fare una visita
al crocefisso deposto davanti all’altare per un momento di raccoglimento. «Poter pregare davanti al
Cristo deposto mi offre forse l’unica occasione in
tutto l’anno in cui riesco a sentirmi davvero in intimo contatto con Gesù, senza rumori in solitudine
o quasi e con la giusta calma per riflettere a tu per
tu con Cristo, diventa quasi un dialogo diretto che
mi è quasi impossibile avere in altri momenti», spiega un parrocchiano. Ma questo commento può essere sostanzialmente cumulabile con il pensiero di
tutti i fedeli che riconoscono in quel momento della vita di Gesù la sconfitta delle tenebre e la liberazione dalla schiavitù del peccato per tutti noi.
«Buono è stato anche il momento di preghiera coi
ragazzi - continua don Remo - da soli fanno fatica
perché manca in loro l’abitudine a pregare in silenzio». Il ricordo del parroco corre in modo particolare all’adorazione tenuta il lunedì della settimana santa. Più complesso il rapporto con la confessione. «Ho notato una certa difficoltà ad accostarsi al sacramento della riconciliazione». Buona
presenza anche durante la veglia: seguita e coinvolgente. Hanno caratterizzato la veglia pasquale
2009 anche due battesimi che hanno reso ancora
più ricco il momento». Positiva anche l’impressione di suor Petronilla, direttrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice che rileva: «La fede dei valtellinesi
si è espressa in modo particolare. Le funzioni sono
state ben preparate, suggestive e animate dalla corale dal giovedì con la Lavanda e la processione di
venerdì per le vie della città, in cui - aggiunge la
religiosa - ho notato anche la partecipazione di varie
autorità. La veglia del sabato santo è stata partecipata però più a livello di tradizione; ho notato
pochi ragazzi; molti invece i bambini. La popolazione - questo il consiglio della salesiana - va aiutata a partecipare, alla lettura dei brani per esempio, facendo così nascere una partecipazione fattiva.
I cambiamenti veloci che ci sono stati in questi ultimi anni - la salesiana allude i repentini cambi di
parroco unitamente al suo ancora recente arrivo
nella comunità salesiana di Tirano - non aiuta l’organizzazione perché non si è avuto il tempo necessario per conoscere le tradizioni, l’ambiente e le
persone». I giorni del Triduo pasquale osserva suor
Petronilla, sono momenti in cui «il civile e il religioso camminano di pari passo e si sostengono; è
bello e importante sottolinearlo». «Tutto sommato
una Pasqua passata nella normalità - sintetizza
don Remo - ma significativa è stata la presenza di
una trentina di fedeli della nostra parrocchia a
Como per la messa del Crisma; è una bella tradizione che si mantiene nel tempo nonostante la distanza».
R.W.N.
P A G I N A
38
MASSMEDIA
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009
COMO QUATTRO SERATE PROMOSSE DAL CLUB ALPINO
FILM DI MONTAGNA
I
l Club Alpino Italiano – Sezione di Como, con il patrocinio del Comune di Como, in
collaborazione con “I lunedì
del cinema” e con “Trento
Filmfestival”, ALP, CineHollywood”, ha organizzato, presso la
Biblioteca Comunale di Como la
rassegna “La montagna nel cinema 2009”.
DOMENICA 26
Le frontiere dello Spirito,
C5,8,50. Mons. Ravasi commenta 1° Corinzi “Cristo è risorto dai morti…”. M. C. Sangiorgi ci racconta un progetto
di solidarietà in Malawi. Racconti di vita, Rai3, 12,55. Il
dovere della memoria? Attualità. Greystoke: la leggenda di Tarzan, It1, 15,45. Ottimo film d’avventura che
esce dai soliti clichè. David
Copperfield, Rai1, 21,30.
Miniserie con G. Pasotti. Ispirato al romanzo di Dickens.
Numbers. Rai2, 21,00 Telefilm polizieschi. Report,
Rai3, 21,30, La cura, come
funzionerà la sanità nei prossimi anni dopo i tagli del governo? C’era una volta in
America, Tsi, 21,05, capolavoro di Sergio Leone. Poseidon, C5, 21,30. Film drammatico su una nave che si rovescia a causa di un tsunami.
Speciale Tg1, Rai1, 23,35.
Attualità.
Ecco programma e contenuti delle pellicole proposte,
con inizio alle ore 21.00, ad
ingresso libero.
La prima, in calendario giovedì 23 aprile, s’intitola: “Il vento fa il suo giro” di Giorgio Diritti. Film del 2006 ambientato
nel contesto montano delle Alpi
occitane italiane, a Chersogno,
un piccolo villaggio la cui sopravvivenza è legata ad alcune persone anziane ed a un fugace turismo estivo…
Giovedì 30 aprile: “Cavalieri delle vertigini” di Gianluigi
Quarti, Italia/Svizzera 1999 - 47
minuti. Regia: Gianluigi Quarti,
Fulvio Mariani, Giovanni Cenacchi.
L’abbinamento è quello di alpinismo, avventure, intrighi, scontri, ripicche. La sceneggiatura è
alquanto romanzata, mentre la
difficilissima via sulla parete
nord della cima Ovest delle Tre
Cime di Lavaredo è il trofeo conteso tra più valorosi pretendenti.
Contendenti gli Scoiattoli di Cortina e due tra gli allora più forti
alpinisti svizzeri: Weber e
Schelbert. Alpinisti di valore che
la pellicola presenta come due
tipologie di uomini differenti:
rudi montanari gli italiani, più
fascinosi e accademici gli svizzeri. A quarant’anni di distanza
dalla prima salita, questo film
Tele
IL
comando
LUNEDÌ 27
riporta all’epoca dei protagonisti,
quando l’impresa fu seguita da
vicino anche dai mezzi d’informazione. Un “capolavoro del cinema di montagna” che non può
mancare alla visione dei più appassionati.
“La vetta inconquistabile”di Vladimir Tulkin, Kazakhstan 2002 - 40 minuti. Regia:
Vladimir Tulkin.
Anatolij Boukreev era un uomo
ed un alpinista eccezionale. Per
più di venti volte era stato in vetta ad un ottomila, quattro sulla
cima dell’Everest. Sempre senza
A COMO ULTIMO INCONTRO
DEL “PROGETTO INTERNET”
L’Aiart di Como ricorda che l’ultimo incontro del “Progetto
Internet” si svolge giovedì 23 aprile, alle ore 20.45, presso il
Centro Pastorale, in via C. Battisti 8. L’argomento è “Come
difendersi dalle insidie su Internet”, e la guida è affidata a
Nicola Pagani, Ispettore Capo della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Como.
AMARCORD
EMOZIONI DA UN FILM
IL SEGRETO DI SANTA VITTORIA
Un esempio di come la cultura contadina abbia il coraggio di
difendere il suo prodotto. Si comincia dal 25 luglio 1943, caduta di Mussolini, quando a Santa Vittoria (Cuneo) si acclama
sindaco il vinaio Bombolini, generalmente disistimato come
persona insulsa: i Tedeschi sono alle porte e bisogna sottrarre
alla loro sete un milione di bottiglie di vino, ricchezza e vanto
del paese.
L’eroe di questa resistenza enologica, sarà proprio Bombolini:
e alla fine gli invasori crucchi se ne andranno a gola asciutta,
lasciando gli abitanti di Santa Vittoria liberi di ballare la
tarantella. Basato su un fatto vero, che si vuole accaduto in Piemonte, realizzato da Stanley Kramer ( il grande regista di Vincitori e vinti) il film ripropone i nostri presunti difetti e le nostre qualità.
Un’Anna Magnani che potrebbe aspirare a migliori fortune;
belle ambientazioni e bellissima Virna Lisi.
Se c’è un valore nel film è quello di farti fare una sana risata e
proporti belle immagini di luoghi e rapporti interpersonali, forse
non è molto, ma neanche poco.
Venerdì 24 aprile; alle ore 15.30; su Rete4
DANIELA GIUNCO
ossigeno. Era perciò considerato
uno dei più forti, scalatori,
himlayani al mondo. Era sull’Everest anche nel 96, l’anno delle
tragedie. Molti degli alpinisti
coinvolti in quelle drammatiche
vicende gli devono la vita”
Anatolij Boukreev è scomparso
durante un tentativo all’Annapurna, portato via da una valanga. E questo film è stato realizzato proprio attraverso le immagini girate in quest’ultima ascensione dal suo compagno Simone
Moro, insieme a materiali di repertorio e alle testimonianze delle persone che lo hanno conosciuto. Il risultato è un bellissimo
omaggio alla sua vita, alle sue
Imprese alpinistiche e soprattutto alla sua profonda umanità.
Giovedì 7 maggio: “Figlie
del Tibet” di Bari Pearlman,
Stati Uniti 2007 - 68 minuti. Regia: Bari Pearlman.
“Figlie del Tibet” è un documentario (titolo originale “Daughters of Wisdom) della regista
americana Bari Pearlman vincitore del Premio della Giuria all’ultimo
TrentoFilmfestival.
Per la prima volta, una troupe
cinematografica ha avuto accesso ad una remota regione del
Tibet dove sorge il Monastero di
Kala Rongo, un luogo unico nel
suo genere, perché ospita 300
monache cui è stata offerta l’opportunità di ricevere un’istruzione e un’educazione religiosa. Un
tempo, infatti, la vita monastica
era accessibile solo agli uomini.
Secondo la tradizione un figlio
che diveniva monaco rappresentava per una famiglia un grandissimo onore, ma una figlia monaca costituiva un peso, un inutile dispendio di risorse. Ma a
Nangchen, tutto questo sta lentamente cambiando. Fondato nel
1990, il Monastero Kala Rongo
sta offrendo alle donne, grazie
alla visione pragmatica del “benefattore” e abate, il Lama
Norlha Rinpoche, una possibilità
di scelta mai concessa prima e sta
cambiando atteggiamenti e giudizi ormai antiquati per il bene
della comunità. Il film è un intimo ritratto di queste monache:
alcune timide, altre estroverse,
tutte dedicate alla vita, spesso
difficile, che hanno scelto. Le monache hanno gentilmente per-
La strada per Eldorado,
It1, 16,40. Buon film d’animazione. David Copperfield,
Rai1, 21,10. Ultima parte.
L’infedele, La7,21,10. Programma d’attualità con Gad
Lerner. Senza traccia, Rai2,
21,05. Telefilm investigativi.
Il comandante Florent,
Rai4, 21,10. Telefilm poliziesco. 0007 l’uomo dalla pistola d’oro, Rai3, 21,10. Con
R . Moore. Mission impossibile 2, It1, 21,10. Film d’azione mozzafiato con T. Cruise.
MARTEDÌ 28
Sahara, Rai2,21,10. Film
d’avventura senza troppe
pretese. Ballarò, Rai3, 21.10.
Attualità. House, Tsi, 21,00.
The Terminal, R4, 21.10,
Film commedia ispirato a un
fatto vero, con T. Hanks. Buona la prima, It1, 21,10. Sitcom con Ale e Franz. Crossing Jordan, La7, 21,10.
Telefilm polizieschi. Grand
Canyon, R4,23,40; Iris, 0,30.
Ottimo film con K. Kline sull’amicizia tra gente diversa.
dai sani principi morali con
R. Gere. Chi l’ha visto?,
Rai3, 21,10. …Continuavano a chiamarlo Trinità,
R4, 21,10. Con T. Hill e Bud
Spencer. La storia siamo
noi, Rai2, 23,35.Documentario. Me Doc, Tsi, 23,50. Giù le
mani, doc.. Parla con me,
Rai3, 23,10. Satira.
GIOVEDÌ 30
Butta la luna 2, Rai1, 21,10.
Fiction . Falò, Tsi, 21,00. Attualità. Per un pugno di
dollari, Rai3, 21,10. Western
di Sergio Leone. True lies
R4, 21,10. Film d’azione con
A. Schwarznegger. Effetto
Notte, Iris, 21,00. Da non
perdere questa commedia di
F. Truffaut. Un atto d’amore
per il cinema. X Factor il
concerto, Rai2, 23,35. Musicale.
VENERDÌ 1
Piccole donne, C5, 14,10.
Ottimo film con S. Sarandon.
Concerto del 1° Maggio,
Rai3 dalle 16,00.Tom e
Jerry, il film, It1, 16,40.
Film d’animazione. Luna: il
grande spirito, Rai1, 17,10.
Film sugli indiani d’America.
E.R. medici in prima linea, Rai2, 21,05. Il 7 e l’8,
C5, 21,10. Film commedia
con Ficarra e Picone Due neonati vengono scambiati nella culla... U.S. Marshals, It1,
21,10. Buon film d’azione con
T. Lee Jones. Tv7, Rai1,
23,20. Attualità.
SABATO 2
TV Talk, Rai3, 9,00. Analisi
della Tv. Sulla via di Damasco, Rai2, 10,15. Rubrica
religiosa. Poirot, R4, 15,00.
Telefilm. A sua immagine,
Rai, 17,10. Rubrica religiosa.
Ti lascio una canzone,
Rai1,21,10. Gara musicale
tra giovanissimi Cold case,
Rai2, 21,05. Telefilm investigativi. Ulisse, Rai3, 21,30.
La fine dei Maya e l’incendio
di Roma. Doc. Il commissario Cordier, R4,21,10. Poliziesco. Tg2 dossier, Rai2,
23,30. Attualità.
MERCOLEDÌ 29
Shall we dance?, Rai1,
21,10. Commedia gradevole
messo alla macchina da presa di
entrare per la prima volta all’interno della loro comunità spirituale e della loro straordinaria
vita. Nel contesto attuale della
violenta repressione dalla Cina
nei confronti del Tibet, il monastero di Kala Rongo assume un
ruolo sempre più importante ed
esemplare nella conservazione
della cultura e delle tradizioni
del Buddismo Tibetano, così
come nello sviluppo sociale delle
donne.
“L’uomo che piantava gli
alberi”, Canada 1987 - 30 minuti. Regia: Frédéric Back; sceneggiatura: dall’omonimo libro di
Jean Giono; musica: Denis L.
Chartrand.
Un viaggiatore solitario si
spinge in una zona deserta dell’Alta Provenza; incontra un pastore che pazientemente semina
ghiande con l’intento di creare
nuovi boschi. Dopo molti anni,
a cura di
TIZIANO RAFFAINI
ritornato sul posto, scopre che
quella terra arida si è trasformata in un giardino meraviglioso in
cui domina il verde dei boschi e
l’acqua scorre di nuovo favorendo lo sviluppo di nuovi centri abitati. Basta una ghianda e un deserto si trasforma in bosco, in
vita. La celebre favola vera di
Jean Giono divenne nel 1987 un
delicato film d’animazione nelle
mani di Frédéric Back, famoso
artista canadese. Una delicata
parabola sul rapporto uomo-natura, una storia esemplare che
racconta “come gli uomini potrebbero essere altrettanto efficaci di
Dio in altri campi oltre la distruzione”. L’uomo che piantava gli
alberi è una piccola storia ma
grande come l’impresa di far diventare verde e fertile una terra
desolata. Dentro c’è l’amore per la
natura, la terra e il mondo. La
semplicità di un piccolo gesto, la
semina di un seme. La delicatezza di un acquarello, la potenza di
una grande avventura.
P A G I N A
39
LETTEREeCONTRIBUTI
IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009
PAROLE, PAROLE, PAROLE (37)
Etica
Dal greco “ethos”, che significa “costume”, consuetudine di una
“etnia” (parola derivata da ethos, come “etnico”), osservata come
norma obbligante in coscienza e, spesso, resa obbligante dalla
legge civile. C’è una etica universale, iscritta come legge naturale nella coscienza di ogni uomo, da cui discende anche il “diritto naturale”. Non si tratta, quindi, di norme “create dallo
Stato”, bensì di norme che lo Stato “riconosce” come pre-esistenti a sé stesso, in quanto dipendono dalla natura umana universale.
L’articolo 2 della nostra Costituzione dichiara che “…la Repubblica riconosce i diritti inviolabili della persona umana e… richiede gli adempimenti dei doveri inderogabili di solidarietà…”. È in base a tale articolo che la nostra Costituzione non è
affatto individualistica, ma “personalistica”. Riconosce diritti
ma anche doveri corrispondenti. Diritto di vivere, ma anche dovere di vivere. Nulla di quanto sostengono i laicisti, che erigono l’individuo come arbitro assoluto di sé stesso. In tal modo si
dissolve non solo la vita dell’individuo (diritto di morire?) ma
perisce anche la società, con una specie di “suicidio collettivo”
al rallentatore.
All’opposto si pone lo Stato etico, che non riconosce norme etiche e giuridiche naturali che lo precedono. Bensì si pone esso
stesso come creatore e arbitro assoluto dell’etica e del diritto.
Tali sono, ad esempio, gli stati “totalitari”, che deificano sé stessi, perché si identificano con il Tutto. Oggi si pone come totalitario anche un regime formalmente democratico, ma che non
riconosce e non rispetta le norme etiche universali o naturali.
Tale potrebbe diventare anche la nostra democrazia, se prevalessero i laicisti, negatori della etica naturale. E’ paradossale
come Gianfranco Fini, fino a ieri nostalgico del regime fascista,
accusi di essere “stato etico” quello che cerca di rispettare i diritti e i doveri naturali di ogni persona. Forse approfitta della
generale confusione terminologica e contrabbanda per “Stato
etico” il suo esatto contrario, che è lo Stato che non crea l’etica
ma semplicemente la osserva onestamente. Cioè lo Stato osservante, non creatore dell’etica, come dobbiamo essere tutti noi.
Gli italiani si aiutino aprendo gli occhi e sappiano distinguere
chi li inganna con la menzogna per ambizione di potere e cerca l’appoggio dei laicisti.
ATTILIO SANGIANI
KOINÈ 2009:
UNA “ANAGRAFE”
PER ARCHIVI,
BIBLIOTECHE E MUSEI
«
U
na specie di elenco
del telefono”: definisce così l’Anagrafe degli istituti culturali ecclesiastici
italiani don Gianmatteo Caputo,
direttore dell’Ufficio dei beni culturali del Patriarcato di Venezia
e responsabile scientifico del progetto. L’Anagrafe – progetto di
inventariazione informatizzata
che consente di mettere in rete
archivi, biblioteche e musei
diocesani - è stata promossa dall’Ufficio nazionale beni culturali
ecclesiastici della Cei e presentata oggi ufficialmente in occasione di “Koinè 2009”, presso la
Fiera di Vicenza. “In questo elenco – ha spiegato Caputo – ogni istituzione potrà trovarsi e verificare che le informazioni che la riguardano siano esatte ed aggiornate”. La differenza con altre raccolte di dati, “rese rapidamente
obsolete dal tempo necessario a
raccoglierli”, sta proprio “nella
possibilità per ogni ente di accedere tramite una password e modificare le informazioni che lo riguardano”. Il progetto entra ora
nella fase operativa, e richiede “la
collaborazione dei responsabili
delle istituzioni culturali coinvolte”. “In questa prima fase – ha sottolineato Caputo – il progetto viene avviato solo nella rete intranet;
in seguito sarà convogliato nel
Portale dei beni culturali della
Chiesa cattolica, che consentirà a
tutti gli utenti della rete non solo
di accedere alle informazioni principali ma di collegarsi ai siti di
musei, biblioteche ed archivi”.
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• Conto corrente postale n° 57803009
chiamando il numero verde 800.82.50.00
• Carte di credito: circuito o via internet www.offertesacerdoti.it
• Bonifico bancario presso le principali banche italiane
• Direttamente presso l’Istituto Sostentamento Clero della tua diocesi.
L’offerta è deducibile:
Per chi vuole, le offerte versate a favore dell’Istituto Centrale
Sostentamento Clero sono deducibili fino ad un massimo
di 1032,91 euro annui dal proprio reddito complessivo
ai fini del calcolo dell’Irpef e delle relative addizionali.
Per maggiori informazioni consulta il sito www.offertesacerdoti.it
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