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DELLA CONTIENE INSERTO 16 ANNO XXXIV 25 APRILE 2009 E 1,00 DIOCESI Nella foto Siciliani- Gennari/SIR: Benedetto XVI presiede la Veglia pasquale (11 aprile 2009) rescono i contributi destinati dallo Stato a questa specifica voce. La conferma di un problema rispetto al quale non ci si può più sottrarre dallo studiare possibili strategie d’azione. C A PAGINA 10 COMO NUOVO LUNGOLAGO: CORSA CONTRO IL TEMPO COMO PERIODICO SETTIMANALE - POSTE ITALIANE S.P.A. SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, DCB COMO Mai solo, di fronte ai lupi! COMO NON AUTOSUFFICIENZA: QUALCOSA SI MUOVE DI Sono passati quattro anni da quel 19 aprile 2005, quando dal Conclave uscì per la Chiesa il dono di Benedetto XVI. Ricordo quella mattina il vaticinio - evidentemente per nulla ispirato - di un «vaticanista» di RadioRai, che toglieva il card. Ratzinger dai papabili a motivo delle sue parole troppo chiare pronunciate nell’omelia di inizio conclave! E invece la fumata bianca venne subito, e papa Benedetto ha già celebrato la sua quarta Pasqua nella basilica di san Pietro. Non sono certo stati anni facili, ma egli ha dimostrato di saper affrontare con coraggio apostolico l’ostilità aperta con cui - particolarmente in alcuni Paesi europei viene trattata ogni sua parola. Talvolta sembra quasi di intravvedere un progetto teso a zittire la voce autorevole del Papa teologo, che ha dimostrato di essere ben più pastore di quanto gli venisse accreditato dai numerosi critici che imperversano anche dentro la Chiesa. Quando non si riesce a imporre il silenzio mediatico sui suoi discorsi - come è accaduto anche in occasione del recente viaggio in Africa o delle omelie pasquali allora si inscena la solita gazzarra aggressiva che vuole impedire alla gente di ascoltare e comprendere la ragione che sta al fondo delle parole del Papa, coprendola con le semplificazioni e le interpretazioni malevole. È accaduto con la banalizzazione della risposta del Papa sulla questione dell’uso dei profilattici in funzione anti-Aids. Il Parlamento del Belgio ha addirittura preteso che il proprio ambasciatore presentasse una formale protesta diplomatica presso la Santa Sede per informare il Papa che aveva giudicato inaccettabili le sue parole. La laica Francia ha dovuto fare dietrofront, rimangiandosi le impulsive proteste della prima ora, rese ridicole dalle dichiarazioni scientifiche che, guarda un po’, andavano nella stessa direzione del pronunciamento del Papa. Domenica scorsa, nell’ottava pasquale, la pagina evangelica ci ha ricordato le parole del Risorto all’apostolo Tommaso: «Non essere incredulo, ma credente!». Ho la netta sensazione che noi, talvolta, più che di essere credenti siamo preoccupati di essere credibili. Non è la stessa cosa! La credibilità ci pone in balia del mondo, e lascia che siano gli altri a decidere che cosa dobbiamo dire, fare ed essere, così da diventare credibili ai loro occhi e, magari, suscitare il loro consenso e l’applauso. Una certa credibilità, raggiunta con forme di «cristianesimo sostenibile», assomiglia tanto all’incredulità, perché è ancora fiducia nelle proprie idee e nei propri progetti. Il credente, invece, è uno che si abbandona con fiducia nelle mani di Cristo e, magari, in tutta risposta, ottiene quel tipico... silenzio di Dio, che s’aggiunge all’ostilità del mondo. È la storia del Venerdì Santo, la conosciamo bene... Ebbene papa Benedetto XVI ci ha dato l’esempio di «umile servitore nella vigna del Signore», preoccupato sempre e solo di essere credente. Quattro anni fa, all’inizio del suo pontificato, ci aveva chiesto di pregare «perché io non fugga, per paura, davanti ai lupi». L’altro giorno, nella quiete di Castel Gandolfo, ricordando il quarto anniversario della sua elezione, ci ha confessato: «Non mi sento mai solo, mi circonda e mi sostiene una solidarietà spirituale». Evidentemente, i lupi si sono fatti vivi, ma il nostro Papa non è fuggito davanti a loro. Questo ci rincuora ad essere anche noi, non increduli, ma credenti! don AGOSTINO CLERICI COMO I 175 ANNI DELLE FIGLIE DELLA PRESENTAZIONE A PAGINA 14 CITTIGLIO UN’INTERA FAMIGLIA DI NUOVI BATTEZZATI A PAGINA 30 A PAGINA 11 COMO LA VITA: UN BENE INALIENABILE A PAGINA 13 OSSUCCIO E DONGO LE DUE NUOVE GUIDE DI IUBILANTES A PAGINA 24 CHIAVENNA L’INGUARIBILE VOGLIA DI VIVERE DI MARIO MELAZZINI A PAGINA 32 FAMIGLIA ED ECONOMIA UN INCONTRO PER RIFLETTERE SU COME USCIRE DALLA CRISI A Delebio, promossa dall’Azione cattolica diocesana, un’intera giornata di approfondimento dedicata alla crisi economica; una ricetta per uscirne si basa su valori, felicità, ricerca di senso. A PAGINA 31 P A G I N A 2 RIFLESSIONI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009 21 APRILE 1109 NOVITÀ IN LIBRERIA NOVE SECOLI FA LA MORTE DI SANT’ANSELMO M orì a Canterbury il 21 aprile 1109, esattamente nove secoli fa. Anselmo - filosofo, teologo, abate del Bec in Normandia e poi arcivescovo nella terra degli Angli - era nato ad Aosta nel 1033-1034. E nel capoluogo valdostano sono iniziati martedì scorso con una celebrazione presieduta dal card. Giacomo Biffi i festeggiamenti per il centenario. Numerose le iniziative editoriali, di cui cercheremo di rendere conto. Iniziamo con una insolita biografia del Dottore della Chiesa, dai più ignorato o ricordato soltanto per la celeberrima “prova ontologica” studiata sui banchi di scuola, scritta da Tersilla Gatto Chanu - valdostana doc che ha curato anche edizioni agiografiche dei santi Grato e Bernardo - che presenta sant’Anselmo in un testo narra- tivo scrupolosamente fedele alle fonti ma accessibile al vasto pubblico, nelle sfaccettature della sua complessa personalità: maestro, guida spirituale, monaco per vocazione e priore abate arcivescovo per obbedienza a Dio. Un uomo che conobbe il tormento dell’approfondimento teologico e il peso dell’impegno pastorale, la nostalgia del chiostro e la sofferenza dell’esilio, lo sconforto dell’isolamento di fronte alla diplomazia pontificia, alla prepotenza dei sovrani inglesi, all’ostilità dei vescovi preoccupati di difendere i propri personali interessi. La figura del santo si delinea attraverso le parole dei personaggi che lo incontrano per affidarsi alla sua guida o per osteggiarlo, così come emerge dalle fonti storiche: l’ampio epistolario e le testimonianze dei contemporanei, in particolare la Vita e l’Historia novorum in Anglia di Eadmero. ANSELMO PER I RAGAZZI Un amico da scoprire Alberto, un ragazzo dei nostri giorni, si mette in viaggio alla ricerca dell’isola del tesoro, esattamente come Anselmo (da giovanissimo aveva intrapreso un viaggio alla ricerca dell’essenziale). E’ questo il simpatico pretesto che MANUELA M. NOELLE LUCIANAZ adotta per raccontare la storia di Anselmo d’Aosta. Il viaggio di Alberto diventa un percorso sulle orme di Anselmo, uomo di grande cultura e umanità, e alla scoperta del tempo in cui è vissuto e dei grandi personaggi che hanno segnato questo importante periodo storico. Un viaggio faticoso ma che arricchirà il giovane Alberto di esperienze preziose che nessun ladro potrà rubargli e che gli permetteranno di scoprire l’isola del tesoro. Il racconto è completato dalle bellissime illustrazioni di FABRIZIO ZUBANI. Il tesoro di Anselmo, Paoline, pagine 96, euro 15,00. a cura di AGOSTINO CLERICI TESORI DEI PADRI TERSILLA GATTO CHANU, Anselmo d’Aosta. Ritratto a più voci, San Paolo, pagine 556, euro 26,00. ANSELMO PER I BAMBINI “In un’ampia vallata, tra cime innevate e massicci imponenti, si trova la città di Aosta. Nella cornice di questo splendido paesaggio montano, attorno all’anno 1033, nacque Anselmo…”. Inizia così il racconto della vita di questo monaco benedettino, vissuto tra la Francia e l’Inghilterra del XII secolo. La storia dipinge Anselmo come un ragazzo vivace e intelligente che vive con i genitori, di origine nobile. Ama le leggende e lo studio: è curioso, si fa tante domande e vuole delle risposte. Ha un forte desiderio di cercare Dio, il vero tesoro. MONASTERO BENEDETTINO «REGINA PACIS» DI SAINT-OYEN, Sant’Anselmo, un amico da scoprire, Paoline, pagine 40, euro 6,00. I Discorsi sul povero Lazzaro raccolgono sette omelie predicate da Giovanni Crisostomo intorno al 387 in cui l’Autore commenta la parabola del ricco e del povero Lazzaro (Lc 16, 19-31) rivolgendosi ai cristiani di Antiochia. Giovanni si dimostra interessato ai rapporti economici fra i suoi concittadini, che rimprovera per l’ingiusta distribuzione dei beni fra ricchi e poveri, e la sua insistenza sull’elemosina ha lo scopo di difendere le ragioni dei poveri in un’epoca di mutamenti delle strutture economiche e di grande instabilità sociale. Dai Discorsi emerge con chiarezza che il rapporto fra ricchezza e povertà è per il Crisostomo funzionale al conseguimento della salvezza: la presenza dei poveri è un’occasione per esercitare la misericordia. Un testo attualissimo. GIOVANNI CRISOSTOMO, Discorsi sul povero Lazzaro, Città Nuova, pagine 200, euro 21,00. Ecco due testi del secondo secolo, periodo cruciale per la definizione di vari aspetti della fede cristiana. Uno di essi è la negazione della “risurrezione della carne”, sostenuta da alcuni in nome di letture spiritualistiche. I due autori, invece, dimostrano che la risurrezione della carne è una irrinunciabile verità di fede. La terza Lettera ai Corinzi è composta da due brevi testi in forma di scambio epistolare. La prima lettera si presenta come inviata dai cristiani di Corinto a Paolo, per chiedergli di confutare alcune dottrine da loro giudicate molto perniciose. La seconda costituisce la risposta che Paolo avrebbe inviato ai Corinzi, per esaudire la loro richiesta. L’autorevolezza di questo testo, chiamato appunto Terza lettera ai Corinti è stata riconosciuta in modo tanto chiaro che fu sul punto di entrare stabilmente nel corpus degli scritti paolini. La risurrezione, dello Pseudo-Giustino, è un discorso apologetico, finalizzato a difendere la fede nella risurrezione della carne. Di particolare rilievo in questa edizione (curata da Alberto D’Anna): l’ottima introduzione e il testo greco a fronte. Terza lettera ai Corinzi. La risurrezione, Paoline, pagine 300, euro 33,00. Attribuito per lungo tempo a Gregorio Magno, questo Commento al Primo Libro dei Re è in realtà opera di un monaco del XII secolo, Pietro Divinacellus, che nell’esegesi del testo biblico si sarebbe ispirato agli scritti di Gregorio Magno. Si tratta di un’acquisizione recente, degli anni Novanta. La presente traduzione italiana è la seconda in assoluto (dopo quella di Sources Chrétiennes terminata nel 2004) e si riferisce ai sei libri che coprono un commento ai primi sedici capitoli circa del Primo Libro dei Re che vengono identificati con il Primo Libro di Samuele. Con il terzo tomo si completa la pubblicazione. OPERE DI GREGORIO MAGNO, Commento al primo libro dei Re / 3, Città Nuova, pagine 336, euro 48,00. Isacco di Ninive nasce agli inizi del VII secolo nella regione che corrisponde all’attuale Qatar. Deve il suo nome alla città di cui diventa vescovo, sembra tra il 676 e il 680. Dopo appena cinque mesi di episcopato lascia l’incarico per ritirarsi a vita eremitica con alcuni discepoli a est del Tigri, nella regione che oggi si può collocare tra Iran e Iraq. Isacco è protagonista di quell’esperienza di monachesimo siriaco di area mesopotamica caratterizzato da forme di vita semieremitiche. ISACCO DI NINIVE, Grammatica di vita spirituale, San Paolo, pagine 176, euro 13,00. TERZA DOMENICA DI PASQUA - ANNO B Parola FRA noi AT 3,13-15.17-19 SAL 4 1 GV 2,1-5 LC 24,35-48 La Parola e il Pane sono la presenza costante del Risorto di ANGELO SCEPPACERCA TERZA SETTIMANA del Salterio DIO CONTA SUL PICCOLO GRUPPO DEGLI UNDICI D opo la manifestazione di Gesù Risorto a singole persone, il Vangelo di questa domenica mostra la sua presenza nella vita della comunità dei discepoli. Dopo che gli amici del Signore si sono raccontanti gli incontri con Lui; ora Egli si manifesta alla comunità riunita: “Egli stette in mezzo a loro” e la comunità riceve il dono della pace che coincide con la presenza del Signore in mezzo a noi e la nostra comunione con Lui. Francamente ci saremmo aspettati un altro racconto dei fatti del giorno di Pasqua. I discepoli, al vedere il Risorto avrebbero dovuto immediatamente esultare di gioia! Invece “stupiti e spaventati credevano di vedere un fantasma”. Il Vangelo dei fatti pasquali è di un realismo sconcertante: la Maddalena scambia il risorto per un ortolano; le tre donne al sepolcro lo trovano vuoto e piene di dubbio e spavento se ne tornano a casa; i due di Emmaus lo scambiano per un viandante; gli apostoli nel cenacolo, infine, lo credono un fantasma e hanno paura. Si ripete il problema del “riconoscimento” del Risorto: “Credevano di vedere uno spirito”. Per provare la materialità della sua presenza fisica tra i discepoli, il Signore fa vedere loro le mani e i piedi: proprio quelle parti che portano visivamente l’immagine della Pasqua nell’elemento terribile della Passione; questi segni sono la prova del suo amore per loro. L’evangelista Luca insiste molto sulla corporeità del Signore risorto (“Palpatemi e guardate... mostrò loro le mani e i piedi... Avete qualcosa da mangiare?...”), in polemica con l’ambiente ellenistico che credeva nell’immortalità dell’anima, ma non nella resurrezione dei corpi. Invece, proprio nella resurrezione della carne, nella redenzione della nostra storia, si fonda la speranza dell’uomo di superare l’ultimo nemico, la morte. Dopo la resurrezione, Gesù appare trasfigurato, ma non con i segni della gloria: in qualche modo continua a partecipare alle vicende umane dei suoi discepoli e della sua Chiesa. Anche il Vangelo di questa domenica pasquale ci racconta la resurrezione così, semplicemente, senza commenti. Perché? Per noi. I discepoli, le donne, gli apostoli, videro colui che ci testimoniarono, ma anch’essi, come noi, pur avendolo visto e toccato, devono riconoscerlo e credergli attraverso la sua parola e il segno del banchetto eucaristico. La Parola e il Pane sono la presenza costante del Risorto nella sua Chiesa. Se la Parola ci spiega il disegno e la realizzazione della promessa di Dio, il Pane dell’Eucaristia ci apre gli occhi e ci mostra Gesù nel completo dono di sé. Se i discepoli contemplarono e toccarono la carne di Cristo anche fisicamente, noi invece la contempliamo e tocchiamo attraverso la loro testimo- nianza (il Vangelo) e il pane eucaristico. Anche per noi c’è il rischio e la concreta possibilità di non riconoscerlo e di confonderlo con altre persone: in realtà nell’altro – chiunque esso sia – c’è la sua presenza. Così il povero, il malato, il nudo, il carcerato, il disperato, il piccolo... sono sempre Lui. Francesco d’Assisi baciò il lebbroso, Camillo de Lellis carezzò l’appestato, Teresa di Calcutta si chinò mille volte sui moribondi delle megalopoli indiane... tutti incontri col mistero della morte e resurrezione di Cristo. Il giorno di Pasqua Gesù aveva dinanzi il piccolo gruppo degli undici. Sono loro che dovranno evangelizzare tutte le genti testimoniando con la loro vita il Vangelo di Gesù. È un piccolo gruppo, spaventato e dubbioso, ma su di esso Dio conta per fondare la Chiesa. Poteva scegliere il grande impero romano; anche Jahvé poteva scegliere la potenza egiziana... ma non lo fece. SOCIETÀ PRIMOPIANO IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009 P A G I N A 3 IL TERREMOTO CHE HA DEVASTATO L’ABRUZZO NEL CUORE DELLA TRAGEDIA ASPETTANDO IL PAPA Girando per le località colpite dal sisma si respira aria di devastazione, ma anche grande movimento, voglia di ricostruire, di ricominciare. A offrire una parola di conforto a questa gente e ai numerosi volontari che stanno offrendo il loro aiuto sarà lo stesso Santo Padre, martedì prossimo di MICHELE LUPPI inviato SIR a L’Aquila I l paese di Onna è sorvegliato dai Vigili del Fuoco, non un edificio è rimasto in piedi. Brandelli di pareti, colonne e calcinacci sono sparsi sulla strada. Rimango fermo un attimo a guardare quell’ammasso di detriti che si perde in lontananza. Sono passate più di due settimane da giorno del sisma ma ci sono posti nei piccoli paesi e nelle tendopoli sparse per la periferia de L’Aquila, in cui la vita sembra essersi fermata. Una patina di tristezza rimane aggrappata insieme alla polvere a quel che resta di quegli edifici e delle storie di chi li abitava. E soprattutto rimane impressa nei volti delle persone che portano impressi nell’animo il segno profondo di quella notte. E’ così nel centro de L’Aquila, la zona rossa presidiata dai Vigili del Fuoco o a Paganica, uno degli altri paesi sventrati dalla scossa. Ma forse è così soprattutto qui, ad Onna, il piccolo paese che più di tutti ha subito le conseguenze di quegli interminabili trenta secondi in cui la terra è impazzita. Dei 295 morti accertati del terremoto, ben 40 provenivano da questo paese di soli 250 abitanti. Pochi giorni fa don Dante Dinardo, parroco di Pettino, la parrocchia divenuta il quartier generale della Caritas mi aveva mostrato una foto con due bambini sorridenti. “Non più di un mese fa - mi disse - questi bambini erano sull’altare della nostra chiesa pronti a dare all’assemblea il segno della pace. Questa foto me l’ha portata poche ore fa la loro mamma. Sono morti nella loro casa, insieme al loro papà. Un’intera famiglia spazzata via. Erano romeni venuti in Italia per cambiare la loro vita. Avevano lavorato tanto, sudato per farcela”. Sono morti così quella notte proprio ad Onna. Non so quale fosse la loro casa, ma quegli ammassi di detriti che vedo in lontananza sembrano tutti così uguali, terribilmente uguali. Perché le macerie si somigliano tutte a Onna, Paganica, Monticchio, o Pettino. Nomi di Foto Siciliani-Gennari/SIR paesi che adesso servono a dare il nome alle tendopoli allestite dalla Protezione Civile per dare ospitalità agli sfollati. Quelle censite sono 114, per un totale di quasi 34 mila sfollati, a cui bisogna aggiungere i tanti che vivono nelle tende fuori dalla loro case e i 27 mila ospitati negli alberghi e negli appartamenti sulla costa abruzzese. Vi è poi una tendopoli speciale allestita alla stazione. Dal giorno del terremoto, infatti, sono fermi a L’Aquila decine di vagoni letto che danno ospitalità a circa 600 sfollati. Tra loro ci sono anche i frati francescani il cui convento è oggi completamente inagibile. Incontro alcuni di loro al campo di Piazza delle Armi, la più famosa, o forse sarebbe meglio dire televisiva, tendopoli della zona. Qui vivono 4500 persone in tende da sei-otto persone. Al centro del campo, come in tutte le tendopoli, c’è una tenda adibita a cappella dove ogni giorno viene celebrata la S. Messa. “Il nostro posto è qua tra la gente perché come diceva S.Paolo bisogna stare uniti nella gioia e nella sofferenza”, racconta fra Gaspare mentre prepara la cappella per la celebrazione. Come loro sono tanti i preti che hanno deciso di vivere nelle tendopoli al fianco della loro gente. Come don Cesare Cardozo, parroco di Onna e Monticchio. “La gente è ancora presa da quanto è successo ma vive questo momento con dignità e fede. Abbiamo voglia di ricostruire perché siamo abbattuti ma non distrutti”. La sua voce dopo l’ennesima notte di pioggia si è fatta rauca. Sono giorni che piove e il freddo non sembra volersene andare. “Ci sono grandi storie di fede - racconta don Cesare - nascoste in questa tragedia. Il giorno dei funerali una donna che aveva perso due figli, vedendomi che distribuivo l’Eucarestia mi disse che l’avrebbe fatta per loro. In queste situazioni è la fede l’arma più forte”. Nonostante la paura che impedisce alle persone che hanno la casa agibile di rientrarvi, sono in tanti a pensare a come ricostruire la propria vita. Uomini, donne e soprattutto gio- vani che fin dal primo giorno si sono rimboccati le maniche per dare una mano ai soccorritori. Sfollati che hanno perso tutto ma che indossata la divisa della Protezione Civile, degli scout o di qualsiasi altra associazione si danno da fare. E’ questo il volto orgoglioso del popolo aquilano che ogni giorno dimostra di non voler restare ad aspettare ma di voler andare avanti. “L’importante è che siamo vivi, ora non possiamo far altro che farcela”, questa è la frase che ho sentito pronunciare ad un signore che nella parrocchia di Pettino era in fila per ricevere degli indumenti. A una settimana dal sisma indossava ancora gli stessi vestiti con cui era scappato di casa quella notte. Certo tante cose devono ancora essere chiarite sul perché di molti crolli. Come è possibile che in uno stesso quartiere di case nuove, alcune siano cadute ed altre siano intatte? Come è possibile che sia crollata parte di un ospedale costruito nei primi anni novanta e parte della sede dell’Università di Ingegneria inaugurata a fine anni novanta? Domande che mi tornano nella mente mentre entro nel campo di Onna, lasciandomi alle spalle le macerie. Camminando guardo verso il prato dove, martedì 28 aprile, atterrerà l’elicottero di Papa Benedetto XVI. Una visita breve in cui il Papa vuole testimoniare la sua vicinanza a questa gente che attende con gioia il suo arrivo. “Aspettiamo il Papa - mi spiega il parroco di Onna - come un padre. Siamo come tanti figli andati lontano da casa che di fronte alla tragedia corrono a chiamare i genitori e aspettano con trepidazione il loro abbraccio. La sua presenza sarà molto importante per la nostra gente. Sappiamo che la realtà della situazione non cambierà con il suo arrivo, ma spiritualmente la sua presenza ci darà sicurezza, forza e speranza per continuare insieme a costruire il nostro domani”. LA POSSIBILITÀ DI CONTRIBUIRE TRAMITE CARITAS DIOCESANA Per sostenere gli interventi in corso (causale “TERREMOTO ABRUZZO”) si possono inviare offerte a Caritas Diocesana tramite c/c postale n. 20064226 o tramite bonifico bancario sul Credito Valtellinese IBAN: IT 95 F 05216 10900 0000 0000 5000. Su questo conto devono confluire anche i soldi raccolti nelle parrocchie la scorsa domenica 19 aprile nell’ambito della Giornata di Solidarietà indetta dalla CEI. SOCIETÀ P A G I N A 4 INTERNIESTERI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009 25 APRILE LA RICOSTRUZIONE DI ALLORA, LA RICOSTRUZIONE DI OGGI 2 5 aprile: nel calendario della Repubblica italiana è scritto “Festa della liberazione”. Un appuntamento da vivere non come semplice gita fuoriporta. In giorni così appesantiti dalla crisi economico-finanziaria, che quasi all’improvviso hanno messo il cammino della storia in ripida salita, è importante fare memoria di quegli avvenimenti che devono rimanere a fondamento delle nostre responsabilità che ci impegnano come costruttori di pace. La tragedia del terremoto che ha colpito così duramente le popolazioni dell’Abruzzo ha ulteriormente acuito la nostra attenzione. È notizia di ogni giorno la rilevazione dei tecnici che devono amaramente constatare (i magistrati dovranno poi fare la loro parte, con rigore e tempestività), come tanti edifici che non hanno retto alle scosse telluriche, travolgendo centinaia di vittime, non erano stati costruiti su solide basi, e la ingordigia criminale aveva poi fatto la sua parte risparmiando sui materiali del cantiere, collaborando così, talvolta, alla incapacità dei costruttori. 25 aprile 1945: termina la tragedia senza misure del secondo conflitto mondiale. Precipita la “caduta degli dei”; nel crogiuolo incandescente acceso dalle ideologie-idolatrie totalitarie del Nazifascismo (dovremo aspettare ancora a lungo la “caduta del muro di Berlino”), si dissolve il progetto messo in atto per mutare nel profondo l’identità storicoculturale dell’Europa. Si aprono i cantieri della ricostruzione. Nelle recuperate libertà democratiche il popolo italiano sottoscrive con entusiasmo e ampi consensi i “Principi fondamentali” che devono reggere la storia della nuova Italia, nel contesto più ampio dell’Europa, allargando lo sguardo oltre l’Atlantico, anche per fronteggiare la minaccia che viene dal Comunismo sovietico che nella tremenda lotta per ricacciare le conquiste delle armate di Hitler con il quale Stalin si era pur alleato per sopprimere la indipendenza della Polonia e delle Repubbliche baltiche, tentano di estenderne l’egemonia a grande parte del continente, potendo contare (anche in Italia) sulla succube collaborazione dei partiti comunisti nazionali. Fare memoria allora significa rinnovare l’impegno di ciascuno e di quanti sono chiamati a responsabilità più alte nelle pubbliche istituzioni, a promuovere, ogni giorno e ad ogni livello, la costruzione della “città” su quei “Principi fondamentali” che stanno in capite alla Costituzione: la dignità – non negoziabile – della persona, i doveri irrinunciabili della solidarietà che si fa accoglienza, la famiglia come cellula fondativa della società e garanzia di ogni vero sviluppo, quei principi etici e di sussidiarietà che, soli, possono dare sicure fondamenta all’agire degli uomini, in ogni campo, nel riconoscimento del lavoro come dimensione costitutiva della persona e delle sue relazioni. Perché allora rimanere infastiditi se il vescovo di Roma e i nostri vescovi ci richiamano con lealtà di cittadini, nella responsabilità di guide spirituali delle nostre comunità, a quei valori che, se trascurati, fanno precipitare nel baratro di una crisi che non tocca soltanto il bilancio delle famiglie e delle aziende? Non c’è libidine di potere in loro e neppure uno schierarsi per l’una o l’altra “parte”. PIERO ALTIERI IRAQ NIENTE GHETTI PER I CRISTIANI IRACHENI Mons. Louis Sako, vescovo di Kirkuk Il lievito necessario I l progetto di assegnare ai cristiani una regione autonoma nella Piana di Niniveh da tempo viene segnalato come una possibile soluzione alle violenze settarie cui sono soggetti i cristiani iracheni, molti dei quali sono fuggiti all’estero nel tentativo di evitarle. La piana di Niniveh, come spiega mons. Louis Sako, vescovo caldeo di Kirkuk, “contiene circa venti villaggi cristiani, in cui per la maggior parte si parla il dialetto siriaco chiamato sureth. La zona è da sempre sotto la giurisdizione di Mosul – da cui dista circa 30-35 km – e che è il centro culturale, commerciale ed ecclesiastico. La Piana è circondata da villaggi arabi, shebac, yezidi e curdi. Si stima che vi abitino circa 120 mila cristiani”. Quello di avere una zona indipendente è “una sorta di sogno nazionale per gli assiri che risale già al periodo della Prima Guerra mondiale; poi negli anni ‘70 anche alcuni politici cristiani e leader religiosi hanno chiesto una provincia autonoma. Dopo la caduta del regime di Saddam Hussein e soprattutto nel 2006, guardando all’esperienza del Kurdistan autonomo, tanti nazionalisti cristiani fuori e dentro l’Iraq vedono nella Piana di Ninive la possibilità di guadagnare una zona sicura (Safe Haven)”. Non la pensano così i vescovi cattolici iracheni che a più riprese si sono detti contrari a questa idea. A ribadire la posizione è ancora in questi giorni mons. Louis Sako, in questa nota in- viata al SIR. In questi ultimi tempi alcuni politici, intellettuali e anche religiosi che, dal di fuori dell’Iraq, chiedono l’istituzione di una zona autonoma, un “safe haven” per i cristiani nella piana di Ninive. Proprio adesso che non si parla più d’una regione autonoma anche per il sud dell’Iraq, appare con ancor più chiarezza che questa interferenza creerà problemi gravi. La mia preoccupazione è d’un pastore e non d’un politico! Queste persone, che vivono in sicurezza allorché noi cristiani dell’Iraq siamo spesso esposti ad attentati terroristici e alla morte, forse con il nobile intento di aiutarci, di fatto – non solo senza consultarci quanto al nostro destino e al nostro futuro – pretendono di decidere a nostro nome senza averne ricevuto il mandato. L’avvenire dei cristiani iracheni deve essere studiato prima di tutto dai cristiani che vivono in Iraq: caldei, assiri, siri e armeni, attraverso la mediazione di competenti e disinteressati leaders politici, che devono prendere una posizione chiara sul futuro dei cristiani. Mentre i cristiani della diaspora possono aiutare, per esempio mantenendo viva la consapevolezza dell’opinione pubblica mondiale sulle nostre condizioni di vita, non devono però sostituirsi a noi. Abbiamo bisogno di essere aiutati proprio a farci riconoscere il diritto ad essere protagonisti della nostra vita; chi si tra- sforma in nostro tutore, invece, fa il gioco di chi vorrebbe ancora mantenerci in uno stato di minorità. Chiedere un’enclave per i cristiani è un gioco politico molto pericoloso nel contesto iracheno d’oggi: sarà certamente strumentalizzato e si rivolterà contro di noi. Dobbiamo essere obiettivi, realistici e prudenti. Un ghetto per i cristiani porterebbe inevitabilmente con sé scontri settari, religiosi e politici senza fine; la nostra stessa libertà ne verrà diminuita. Noi cristiani siamo una componente fondamentale della storia e della cultura irachena. Siamo una presenza significativa nella vita sociale e religiosa del Paese e ci sentiamo iracheni a tutti gli effetti. Abbiamo resistito a minacce e a persecuzioni e abbiamo comunque trovato il modo per continuare a vivere e testimoniare il Vangelo nella nostra terra, senza mai cessare di dimostrarci cittadini leali, anche a prezzo del sangue dei nostri padri, fratelli e figli. Oggi, sulla stessa scia, vorremmo continuare la nostra presenza e testimonianza in tutta quella che è la nostra terra: l’Iraq, appunto, nella sua interezza. Reclamare la creazione di un ghetto è proprio contro il messaggio cristiano, che ci vuole sale e lievito in mezzo a tutta la pasta dell’umanità. Ciò che invece costituisce un bene per la comunità cristiana di questo Paese è incoraggiare l’unità della Nazione, la democrazia, la convivenza pacifica, la cultura pluralistica, la promozione del riconoscimento dell’altro come persona umana nel rispetto concreto della sua dignità, la collaborazione con tutti per la costruzione di una società migliore, basata sul rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali sanciti dalla Costituzione nazionale e dal diritto internazionale. LOUIS SAKO vescovo di Kirkuk NOTA ECONOMICA UN CAUTO OTTIMISMO SI FA STRADA NELLA CRISI Un riavvio lento e contraddittorio S orrido con indulgenza quando ricordo gli anni della giovinezza, nel corso dei quali ho creduto possibile dar vita, in breve tempo, ad una comunità nazionale democratica, proiettata verso scenari di pace e progresso. Ero certo che, attraverso l’uso della retta ragione, fosse possibile costruire il bene comune. I fatti, gli avvenimenti, le sconfitte, mi hanno portato a capire che un futuro migliore è possibile. La sua costruzione però è lenta e richiede forti ideali e la partecipazione matura e determinante dei cittadini, nonché una classe dirigente di cultura ampia, di etica solida, munita di specifiche competenze tecniche, ottimista, dinamica, decisa ad incamminarsi verso nuove frontiere di sviluppo e progresso. Le delusioni mi hanno maturato al disincanto e mi hanno fatto comprendere quanto difficile sia operare la crescita di una classe dirigente colta, munita di forte senso di legalità e di servizio fedele alla Nazione. Il fallimento della scuola ha reso difficile il rinnovamento della classe politica, imprenditoriale e sindacale. Per evitare di perdermi in discorsi belli, ma teorici, passo a trattare il “problema” che deve essere risolto, ovvero l’uscita dal ciclo recessivo, che mette alle corde non solo il nostro Paese, ma l’economia e le democrazie del pianeta. La crescita media annua, negli ultimi undici anni, è stata di quasi il 6%, mentre per il corrente 2009 si prevede un calo del volume del commercio mondiale del 9%. Il Governo Usa propone, per riattivare il mercato, politiche coordinate di spesa pubblica e riduzione della pressione fiscale. Il nostro Paese invece si propone di privilegiare le misure di sostegno ai redditi, ponendo attenzione particolare a quelli delle famiglie numerose, monoreddito, o comunque sotto la soglia di povertà, nonché all’occupazione e alla difesa dei precari. Altri settori dell’opinione pubblica italiana, all’opposto, invocano misure di sostegno al credito e interventi finalizzati alla rimozione dei titoli “tossici” dagli Istituti di credito e ciò per ridare fiducia e vitalità al mercato finanziario. Infine vi è chi chiede riforme strutturali le quali consentirebbero nell’immediato risparmi di spesa e favorirebbero nel futuro prossimo, la crescita economica. Tutte le proposte richiamate sono valide, ma dimenticano di sottolineare che il “motorino d’avviamento” dell’economia è composto e rappresentato da: consumo, credito, investimenti, produzione. La ripresa dei con- sumi e della produzione sono la condizione richiesta per garantire e tutelare l’occupazione e l’aumento delle entrate fiscali. I sussidi ai disoccupati, i piccoli aiuti alle famiglie in difficoltà, il potenziamento degli ammortizzatori sociali sono scelte importanti, quindi debbono entrare nel quadro della “sicurezza sociale”, da lasciare in eredità alle generazioni future. Sono però inincidenti per l’uscita dalla crisi. L’uscita dalla recessione richiede un robusto aumento di investimenti privati e pubblici soprattutto nell’ambito delle grandi opere e il rilancio dei consumi. Fattori che rimetterebbero in moto il processo produttivo e i mercati. Sulla ripresa sono cautamente ottimista, anche se mi rendo conto che il riavvio sarà lento e contraddittorio. L’indice dei trasporti via mare documenta la crescita o la riduzione delle esportazioni, attorno alle quali ruota il trinomio, consumi/produzione/occupazione. Tornare, in breve tempo, ai livelli precrisi non sarà facile, ma segnali positivi si intravvedono nell’ambito dei trasporti via mare. Ciò fa sperare che il mercato possa riprendere negli ultimi mesi del corrente anno o, nel caso peggiore, del primo trimestre 2010. I deboli segni positivi invitano, nonostante tutto, a pensare alla costruzione del domani. Sostengo questa visione ottimista perché l’apocalisse finanziaria negli Stati Uniti e nell’Europa dell’est pare scongiurata. I segnali positivi non debbono tuttavia fare esultare. Sulle piazze marciano ancora cafonaggine, violenza, inciviltà e ignoranza. Le fasce estreme dell’opposizione non paiono voler crescere, né politicamente, né come classe dirigente di alternanza. I governi e la classe dirigente dei Paesi dell’Unione europea stanno a loro volta, attraversando un periodo di obnubilazione, che vieta loro ogni forma di progettualità e innovazione. Ma veramente grave è l’incapacità di dare contributi alle grandi potenze Stati Uniti, Cina e India, per la definizione di scelte, mirate a programmi e criteri, di uscita dalla crisi. Concludo dicendo che la recessione potrebbe far comprendere agli Stati europei che non è più rinviabile il coordinamento delle singole fiscalità. Ciò eviterebbe di rimanere in continua e dannosa concorrenza, soprattutto eviterebbe l’irrazionale spostamento di capitali e imprese verso gli Stati ove il costo della manodopera e del fisco è più conveniente. In breve, la crisi potrebbe favorire l’unione degli Stati europei, dimostrando che dal male possono uscire anche schegge di bene GIANNI MUNARINI SOCIETÀ P A G I N A 5 FATTIePROBLEMI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009 DIFESA DELL’EMBRIONE E LEGGE 40 A TRE ANNI DALL’ATTUAZIONE Un dovere morale « L a legge 40, prima della modifica da parte della Corte Costituzionale, rappresenta il massimo di conciliazione possibile nel tentativo di superare da un lato le difficoltà a concepire e dall’altro a tutelare comunque la vita del concepito. E’ chiaro che ci opporremo a ogni tentativo di allargare le maglie della legge, perché per noi vale sempre il comandamento del ‘non uccidere’ e gli embrioni sono esseri umani allo stadio iniziale”: lo ha detto la scorsa settimana a Roma, incontrando i giornalisti presso la Camera dei Deputati, il presidente del Movimento per la vita italiano, Carlo Casini, a commento del “2° Rapporto sullo stato di attuazione della legge 40/2004” sulle norme in materia di procreazione medicalmente assistita. “Ciò che sappiamo della sentenza della Corte Costituzionale è che è stato tolto il limite dei tre embrioni. Allora ci chiediamo: che si fa di quelli non utilizzati?”. Casini ha anche aggiunto che “la legge 40 è stata sottoposta a un referendum popolare che ha avuto risultati plebiscitari, sancen- IL DIRITTO - DOVERE DI EDUCARE DIVENTA UN «LUSSO»? N ella condivisibile e opportuna lotta contro l’evasione fiscale, l’Agenzia delle Entrate con la circolare 13/E del 9 aprile 2009 sembra mettere sullo stesso piano servizi per il tempo libero e servizi educativi, puntando il dito contro le famiglie che mandano i figli nelle scuole cosiddette private. E’ necessario che venga chiarito a quali scuole si riferisce la circolare dell’Agenzia quando parla di “scuole private”, termine che non ha riferimenti legislativi. Ci si augura che queste indicazioni non intendano segnalare le scuole paritarie che, secondo la legge 62/2000, fanno parte del sistema nazionale pubblico di istruzione. In questo caso quelli che sono dei diritti garantiti dalla Costituzione – la libertà di educazione e di scelta scolastica delle famiglie – verrebbero considerati come le spese per beni superflui quali “porti turistici, circoli esclusivi, wellness center, tour operator, e così via”. In un momento così grave di crisi morale ed economica in cui le famiglie stanno cercando di sopperire ad uno Stato inadempiente circa il riconoscimento della libertà di educazione, garantita invece in tutti i Paesi europei, cosa vuol dire evidenziare quale indicatore di situazioni “di lusso” la frequenza a “scuole private”? Il messaggio può essere interpretato in senso minaccioso: se scegli una scuola diversa dalla statale, hai dei redditi nascosti e perciò devi essere controllato. Al contrario, occorrono segnali positivi ed equi che rimettano in moto non solo l’economia ma ancora di più la speranza: per questo bisogna favorire le famiglie, la loro libertà di educazione, una pluralità di offerta formativa e scolastica. AGeSC Maria Grazia Colombo FIDAE Francesco Macrì AGIDAE Francesco Ciccimarra CNOS-FAP Mario Tonini CIOFS-Scuola Maria Concetta Ventura FISM Luigi Morgano FOE-CdO Vincenzo Silvano ANINSEI Luigi Sepiacci MSC Martino Merigo do che soltanto il 20 per cento dei cittadini era per la sua abrogazione mentre la grande maggioranza la difendeva. Noi ribadiamo che l’embrione è vita umana a pieno titolo ed esiste quindi il dovere morale di difenderlo e tutelarlo, indipendentemente da come è stato procreato”. “La vita del concepito in provetta è in grave pericolo anche quando esso viene destinato alla nascita mediante trasferimento in utero: soltanto 1 su 10 arriva al parto e l’ombra di morte si estende quando vengono trasferiti embrioni scongelati. In tal ultimo caso solo un concepito su 20 giunge al parto”: così il presidente Casini è poi entrato nel merito dell’attuazione della legge 40 nel nostro paese. “Nel triennio 2005-2007 – ha detto – su 196.399 embrioni trasferiti, ha potuto essere provata la nascita di solo 16.185 bambini”. Casini ha quindi sottolineato che “l’effetto più benefico della legge è stato quello di aver evitato nel solo triennio 2005-20062007, per il quale esistono dati che consentono il calcolo, la possibile formazione soprannumeraria e la conseguente possibile distruzione, diretta o per congelamento, di altri 120.000 embrioni (i calcoli danno la cifra di 121.869)”. Nel periodo 20032007 sono comunque stati 5.349 gli embrioni morti per effetto dello scongelamento. “Il rispetto dei limiti posti a tutela del diritto alla vita hanno meglio garantito la salute della donna e non hanno diminuito la percentuale del successo”. È la seconda considerazione Chi vuole gli insegnanti semplici esecutori? svolta dal presidente del Mpv, presentando il rapporto sulla legge 40. “La probabilità che una donna richiedente la procreazione medicalmente assistita debba più volte sottoporsi a trattamento iper-ovulatorio e prelievo è andata calando – ha aggiunto Casini – passando dal 30,5% dei cicli e dal 14,3% dei prelievi del 2003 al 20,6% dei cicli e al 7% dei prelievi nel 2007, in netta controtendenza con quanto accade nella inseminazione semplice dove la stimolazione plurima è andata crescendo (29,4% nel 2005 – 34,7% nel 2007)”. Commentando le cifre sui nati vivi (15.089 rispetto ai 196.399 embrioni trasferiti), Casini ha poi aggiunto: “Vero è che non tutte le gravidanze hanno potuto essere controllate e con una certa larghezza si può supporre che i nati sia stati circa 21 mila rispetto a quelle controllate, cioè circa 1 su 10”. Ha quindi evidenziato come dai dati del Rapporto emerga che “l’aspettativa di avere un figlio per una coppia nella quale è presente una donna di età superiore ai 35 anni è ridotta del 50% rispetto alle coppie nelle quali le donne hanno una età inferiore”. Perciò, ha concluso, “non è giusto valutare insufficienti i risultati della procreazione medicalmente assistita in Italia perché inferiori a quelli di alcuni paesi stranieri, senza tener conto delle differenze di età”. Dalle tabelle risulta che “l’Italia detiene il primato delle donne ultratrentacinquenni che ricorrono a tali tecniche”. a cura di LUIGI CRIMELLA V iene da sorridere afferma la pedagogista Carla Xodo quando i vari ministri in cerca di pubblicità e visibilità mettono in circolo paroloni, in gran parte vuoti, come “emergenza educativa”. C’è una emergenza? Grave? Ma allora come fronteggiarla? Con quali armi, con quale strategia? Ritirandosi dietro le linee? C’è il segno di una perversa coerenza nel possibile epilogo della riforma della formazione iniziale dei docenti. Si va a marce forzate verso la decisone opposta da cui in questo decennio si era operato: riconvertire la formazione docente - problema centralissimo nella scuola almeno da un ventennio - in una prevalente preparazione disciplinare. In questa scelta politica c’è una linea di continuità - che ai più deve essere sfuggita - con una altra idea che spinge indietro ogni afflato riformistico. C’è un ritorno chiaro ed esplicito al curricolo (anni settanta!). La funzione docente viene ripristinata alle sue primigenie contraddizioni con il ritorno alla teoria e alla pratica della programmazione curricolare. Ripristinata da Fioroni e confermata dall’attuale ministro, questa linea d’azione mira a ricondurre gli insegnanti a più miti consigli rispetto al profilo alto di questa professione previsto dalla legge 53/2003. Pacchetti programmatici, unità di- « dattiche preconfezionate: se questo è il nuovo che avanza! Si è persa ogni traccia di quella che era stata la vera e rivoluzionaria novità didattica della legge 53, le unità di apprendimento personalizzate, dentro cui prendeva corpo anche il problema di una vera formazione docente”. Quanto la Xodo afferma è la evidente manifestazione di un disagio tutto italiano: la centralizzazione della struttura scolastica fa sì che essa si pronunci anche sul come si debba insegnare! Occorre mettere in discussione e limitare i poteri di una ministero che pretende, a tempo e fuori tempo, di intervenire su tutto, di normare tutto, di schedare tutto, di non ammettere in alcun modo una legittima diversità di approccio al sapere e alla sua trasmissione. Se gli insegnanti sono ridotti ad esecutori è perché la centralizzazione assegna ad essi questo ruolo. Contestare il ruolo senza contestare chi lo determina, ci sembra poco pedagogico! QUALE ? scuola ARCANGELO BAGNI UNIVERSITÀ CATTOLICA DOMENICA 26 APRILE, LA 85ª GIORNATA Università, nel cuore della realtà « N el cuore della realtà” è il tema intorno al quale si snodano gli eventi promossi dal l’Università Cattolica per celebrare il suo fondatore, padre Agostino Gemelli, nel 50° anniversario della sua morte. Ad aprire il calendario degli appuntamenti sarà domenica 26 aprile, 85ª Giornata per l’Università Cattolica, la messa presieduta dal card. Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, alle ore 11, nell’Aula Magna dell’Ateneo, cui seguirà l’inaugurazione nel cortile d’onore “Leone XIII” della mostra “Padre Gemelli 1878-1959. Cattolica: una grande missione da compiere”. Sulla specifica “identità” dell’Università Cattolica, il SIR ha rivolto alcune domande a mons. Sergio Lanza, assistente ecclesiastico generale dell’ateneo. Qual è il “valore aggiunto” che l’Università Cattolica può offrire ai suoi studenti? “Sul piano culturale, quella che propone la Cattolica agli studenti è una scelta precisa, dichiarata: un riferimento culturale, non specificamente od esclusivamente confessionale, alla prospettiva cristiana, alla propria fede e alla sua antropologia. Si tratta di una visio- ne del mondo, della vita, della persona, ben nettamente specificata, basata sulla struttura di un umanesimo autenticamente umano: l’umanesimo integrale, o plenario, come lo definiva Paolo VI. È quello che Giovanni Paolo II intendeva quando parlava della necessità di una fede che diventa cultura, all’interno del rapporto tra fede e ragione. La fede pensata è slancio, nutrimento del pensiero: incontrando l’Università Cattolica, dunque, si ha la possibilità di imbattersi in un profilo ben chiaro, che non implica una adesione strettamente confessionale, ma un’adesione culturale ai valori di chi – nella persona del fondatore – ha saputo elaborare e produrre un progetto di Università in linea con il pensiero della Chiesa. C’è poi il piano educativo, in cui il valore aggiunto del nostro Ateneo è quello di proporre una concezione dell’uomo che non si rassegna alla riduzione dell’Università ad un ruolo meramente nozionistico, ma consegna competenze professionali mantenendo l’intento – difficile da realizzare in un’Università di massa – di porre al centro la persona, offrendosi come luogo di formazione ed educazione integrale del soggetto: è questo che qualifica il rapporto della Cattolica col territorio”. Come riscoprire, proprio all’interno del territorio, il senso dell’”appartenenza”? “Questo è un tema oggi molto delicato, in una società che si è segmentata e in cui le istituzioni diventano spesso autoreferenziali e circoscritte, ed hanno poco a che fare le une con le altre. L’Università è nel territorio, ma spesso non si pone in dialogo con esso, non dà un apporto diretto al territorio. Il dialogo si realizza solo in alcuni ambiti, come quello tecnologico, in cui le istituzioni pubbliche e territoriali si avvalgono anche delle competenze universitarie, ma molto meno in ambito umanistico: ciò rappresenta una grave perdita, una grave carenza, perché è una ricchezza che non diventa patrimonio condiviso. Di qui la necessità di una migliore comunicazione tra la cultura cosiddetta alta, o dotta, e la cultura diffusa, che la gente respira e introduce quasi inconsciamente attraverso i moduli del proprio vissuto: è questo uno dei compiti che si assume l’Università Cattolica, in linea con il progetto culturale che la Chiesa italiana sta portando avanti – attraverso una sinergia tra livello nazionale e livello locale – da oltre un decennio”. Altra priorità della Chie- sa italiana per il prossimo decennio è la questione educativa: in quale forma può declinarsi, nella formazione degli studenti, a favore di un’”etica” nelle diverse professioni? “Anzitutto bisogna comprendere bene che la dimensione etica sta dentro l’ambito educativo, come una qualificazione: spesso invece c’è una reticenza educativa connessa ad una reticenza nel riferimento ai valori morali ed etici. Non avendo chiari questi ultimi, in altre parole, anche l’impegno educativo viene sfumato. Al contrario, non è solo la verità che lo impone, ma anche le possibilità di futuro per le persone e le società. Basti pensare alla crisi economica e finanziaria internazionale, che dimostra come la questione etica non sia qualcosa di aggiuntivo, ma un apporto costitutivo non solo della formazione della persona, ma anche dell’acquisizione delle abilità e delle capacità professionali. Non esiste una professione avulsa da un contesto etico, che può essere positivo o negativo, ma mai neutro. Lavorando su questo campo, l’Università Cattolica dà un contributo sostanziale al vissuto del Paese: non una rivendicazione dello schieramento cattolico, ma un contributo – più che etico – profetico”. P A G I N A 6 CHIESA CHIESA LOCALE ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009 AGENDA del VESCOVO GIOVEDÌ 23 A Como, Consiglio Episcopale; nel pomeriggio, udienze e colloqui personali; a Como, alle ore 20.30, cineforum con i giovani, presso il cinema Gloria. VENERDÌ 24 A Colico, alle ore 18.00, S. Messa; in serata, incontro con la comunità a Villatico. SABATO 25 A Tavernerio, alle ore 9.30, Scuola Diocesana di Pastorale Familiare; a Cassina Rizzardi, alle ore 16.30, conferimento sacramento della confermazione. DOMENICA 26 A Palanzo, alle ore 10.30, conferimento sacramento della confermazione; a Dongo, alle ore 17.00, conferimento sacramento della confermazione per i ragazzi delle comunità parrocchiali di Dongo, Stazzona, Garzeno, Germasino e Musso. LUNEDÌ 27 E MARTEDÌ 28 A Gazzada, Conferenza Episcopale Lombarda. MERCOLEDÌ 29 A Baruffini, alle ore 10.00, S. Messa per la festa patronale; nel pomeriggio e in serata, incontro con la comunità parrocchiale di Faedo-Busteggia. GIOVEDÌ 30 A Como, Consiglio Episcopale; a Cermenate, alle ore 20.30, Veglia per il Lavoro. VENERDÌ 1 MAGGIO A Como, alle ore 18.00, presso la basilica di sant’Abbondio, S. Messa per l’ammissione agli ordini sacri. IL VESCOVO INVITA AD UN SEGNO DI SOLIDARIETÀ UNITALSI COMO PELLEGRINI A CARAVAGGIO CON IL VESCOVO Veglia del lavoro il 30 aprile a Cermenate « C hiamati a condividere un cammino oltre la crisi: sostenere i poveri per una speranza nel futuro”. E’ questo il messaggio di cui il nostro Vescovo, mons. Diego Coletti, si farà portavoce nella veglia di preghiera che si svolgerà giovedì 30 aprile a Cermenate alle ore 20.30. Alla Veglia il Vescovo invita i credenti e tutti gli uomini di buona volontà per condividere con lui le sofferenze di quelle famiglie che stanno affrontando i marosi di una crisi inedita e complessa; e indicherà alle comunità parrocchiali come farsi prossimo con il mondo del lavoro in questo frangente. Sarà una veglia di preghiera itinerante; prenderà avvio da una azienda del paese, la ditta Bellotti, dopo aver fatto sosta presso il Convento dei frati minori ci si avvierà verso la Chiesa parrocchiale dove nel giorno del Signore la comunità cristiana si raduna per proclamare, ascoltare e celebrare Cristo risorto speranza del mondo. Nel corso della veglia non si affronteranno questioni di carattere tecnico, non è questo il luogo in quanto la disamina relativa alle questioni tecniche è già stata fatta nel corso di un apposito seminario di studio rivolto a tutti gli operatori dei settori. La veglia oltre ad essere una opportunità di preghiera, sarà, come lo è stato negli anni precedenti, anche una occasione perché le comunità cristiane si ritrovino insieme in una riflessione guidata dalla Parola di Dio e dal Magistero della Chiesa per interpretare questo tempo storico e per individuare quale sia la testimonianza e le solidarietà che il cristiano deve concretamente offrire oggi a chi sta vivendo momenti di difficoltà per la perdita del lavoro. In altre parole è un’occasione per vivere un forte momento di vicinanza e di reale accompagnamento solidale perchè chi è in difficoltà non debba sentirsi solo e consegnato all’indifferenza. E’ noto a tutti che la causa principale della crisi è di natura etica. Pregare per la conversione dei cuori quindi non è superfluo; questo perché è bene che i nostri cuori non vengano attratti da una ricchezza prodotta da speculazioni (forse anche noi nel nostro agire quotidiano cerchiamo di integrare il nostro reddito con compromessi speculativi), ma si aprano ad uno stile di vita sobrio, che trovi nel lavoro il fulcro del proprio sobrio sostentamento. Recuperare il “valore” del lavoro e della solidarietà, come è emerso fortemente anche dal seminario di studio, è sicuramente un messaggio forte che la veglia si propone di far emergere e diffondere. Abbiamo detto che sarà una veglia itinerante: si parte da una azienda che sarà un luogo simbolico di tutte le realtà aziendali dove quotidianamente l’uomo di ritrova per vivere l’esperienza del lavoro. Un lavoro grazie al quale egli, in collaborazione con altre persone, produce un bene utile all’uomo mettendo in gioco le sue competenze e le sue abilità, per procurarsi i mezzi necessari al suo sostentamento e a quello della sua famiglia. Ma questo è anche il luogo della fatica, che per il credente non è mai fine a se stessa. La storia del lavoro è segnata da momenti di crisi e di difficol- www.diocesidicomo.it DAL NOSTRO SITO DIOCESANO a cura dell’Ufficio Diocesano Comunicazioni Sociali In questa breve rubrica presenteremo a cadenza fissa le caratteristiche, le novità, le pagine scelte del nostro sito diocesano, che viene sempre più segnalato a livello ecclesiale italiano come una delle esperienze più valide ed innovative. La casella di posta per i presbiteri sul server diocesano Strettamente collegato alla gestione del sito diocesano è il “Progetto Reti”, attraverso il quale i sacerdoti operanti in Diocesi sono stati dotati di una propria casella di posta elettronica sul server diocesano con l’account “diocesidicomo.it”. Il prossimo passo è quello di offrire la possibilità di uno scambio di informazioni comuni tra sacerdoti: il calendario diocesano/zonale inseribile nella propria agenda personale, oltre alla possibilità di scambiarsi l’aggiornamento delle rubriche (telefoni, indirizzi, ecc.) utilizzando Outlook 2007 e il server di posta Exchange. I sacerdoti che ancora non disponessero del programma Outlook o avesse smarrito username e password possono comunque segnalare il proprio indirizzo mail privato a comunicazione@diocesidi como.it oppure [email protected], così da poter nel frattempo ricevere tutte le informazioni e comunicazioni diocesane. L’Ufficio Diocesano Comunicazioni sociali informa poi tutti i presbiteri con account “diocesi dicomo.it” e gli utenti del sito che il giorno 25 aprile p.v., per interventi di rilievo sulla infrastruttura diocesana sito web/posta elettronica Outlook non sarà possibile utilizzare la posta stessa. Per lo stesso motivo, potranno verificarsi anche disservizi sul sito diocesano. tà se non addirittura di sofferenza e di mancanza di lavoro. Sono questi i momenti in cui è più richiesta una solida e fraterna solidarietà. Una seconda tappa verrà fatta presso il convento dei frati minori. “Avevo fame mi avete dato da mangiare …”, qui l’uomo, sostenuto da Cristo, si fa prossimo al fratello, che porta i suoi bisogni e le sue sofferenze materiali e spirituali, per sostenerlo nel suo cammino. La terza tappa porterà alla chiesa parrocchiale di Cermenate. È questo il luogo dove la comunità cristiana è chiamata da Cristo Risorto, nostra speranza, intorno alla sua mensa per nutrirsi della parola e del suo Corpo, e per farsi annunciatore, a sua volta, di speranza nella quotidianità. don GIUSEPPE CORTI MOVIMENTO EUCARISTICO DIOCESANO I crociati Eucaristici e amici sono invitati a partecipare all’ora di adorazione di sabato 2 maggio alle ore 16.20 presso la chiesa di Santa Cecilia (adorazione). Il 13 maggio ci ritroveremo in Duomo alle 21.00 per la festa della Dedicazione della cattedrale e benedizione tomba di Mons. Maggiolini. Il 16 maggio Convegno dell’Associazione alle ore 15.30 presso le Suore Canossiane (chi desidera partecipare telefoni al sig. Marchini 031/304667). In Duomo: 24 maggio - Ascensione: ore 10.30; 30 maggio - veglia di Pentecoste: ore 21.00; 31 maggio - Pentecoste: ore 10.30. Si raccomanda la partecipazione sia dei Crociati Eucaristici che dei simpatizzanti. L’Unitasi diocesi di Como insieme alla Pastorale della salute , organizza l’annuale pellegrinaggio al Santuario della beata Vergine di Caravaggio sabato 2 maggio 2009 presieduto dal vescovo Diego Coletti. Il programma prevede alle ore 7.00 la partenza, ore 8,30 Caravaggio accoglienza, possibilità di confessioni, ore 10.00 santa Messa presieduta dal vescovo Diego , di seguito passaggio alla fonte, ore 12.00 pranzo, ore 15 funzione mariana, ore 16.30 partenza da Caravaggio per Como. Il pellegrinaggio oltre è aperto in modo particolare alle persone anziani e disabili che saranno accompagnati dai volontari dell’associazione. Per informazioni Unitalsi 031 304430; la sede di via Rodari 1 è aperta il martedì dalle 14.00 alle 16.00, il giovedì dalle 14.00 alle 18.00. UCID COMO PRIMO INCONTRO SULLA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA L’Ucid di Como ha deciso di mettere a tema dei propri incontri di studio la Dottrina Sociale della Chiesa. Il primo incontro con la guida di mons. Isidoro Malinverno sarà martedì 28 aprile alle ore 19,30 presso la sede di via A. Volta, 20. Verrà utilizzato il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa. Chi già lo possedesse è pregato di portarlo, mentre per quanti non l’avessero ci saranno delle copie a disposizione. La serata inizierà alle ore 19,30 e terminerà alle ore 22,30. Durante l’intervallo sarà servito un buffet. CHIESA CHIESALOCALE P A G I N A 7 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009 MONSIGNOR COLETTI, COME ANNUNCIATO GIOVEDÌ SANTO, SPIEGA LA SUA MENSILITÀ LA REMUNERAZIONE DEL VESCOVO E LA PROPOSTA DEL FONDO SOLIDALE Sull’esempio di quanto accade per amministratori e personalità pubbliche, monsignor Coletti, come auspicato nell’appello rivolto al termine della Messa crismale, ha scelto di rendere nota la propria remunerazione mensile, per far conoscere quanto e come vescovi e sacerdoti gestiscono le proprie sostanze L annuncio dato dal ve- ai presbiteri ’ scovo della Diocesi durante la Messa crismale dello scorso giovedì santo (“… vi esorto a mettere liberamente a disposizione dei poveri un mese della vostra remunerazione …”) è stato seguito dal proposito di rendere di pubblica notizia il regime di tale remunerazione che è previsto negli accordi tra Conferenza Episcopale e Stato Italiano a proposito della gestione dei fondi dell’8 per mille. Sarà bene ricordare qui, tra le tante, almeno due cose. 1. I proventi dell’8 per mille vengono utilizzati al 70% per le remunerazioni del clero, al 10% circa per la vita pastorale delle diocesi, in particolare per gli interventi in termini di edilizia religiosa, il 10% a sostegno delle iniziative e servizi della Caritas, e il 10% per interventi di sostegno allo sviluppo sociale nei paesi più poveri. 2. La remunerazione del clero è costituita da una cifra complessiva che varia da un minimo di circa 880 euro mensili per i preti appena ordinati, e cresce fino a un massimo di circa 1300 euro, raggiunto attraverso scatti quinquennali di anzianità o in considerazione di speciali e gravose circostanze di ministero. Tale somma viene garantita in parte direttamente dalla parrocchia o dall’ente ecclesiale in cui il prete (o il vescovo) presta il suo servizio, in parte dall’Istituto Diocesano Sostentamento Clero che amministra i beni che una volta facevano parte del “beneficio” degli enti ecclesiastici della Diocesi e riceve quanto manca dal corrispondente Istituto Nazionale che a sua volta attinge, come s’è detto, ai fondi dell’8 per mille. MA INSOMMA, COME CAMPA UN VESCOVO ITALIANO? Risponde il Vescovo Diego. «Posso parlare solo per me, ma questa più o meno è la condizione di tutti i miei fratelli vescovi. La mia remunerazione, che è calcolata su dodici mensilità, è costituita in media (con scarse oscillazioni in più e in meno) da: LA RIFLESSIONE DEL VESCOVO AL TERMINE DELLA MESSA CRISMALE DEL GIOVEDÌ SANTO 2009 Stiamo vivendo in questi giorni un momento della storia carico di sofferenza, sul quale si addensano preoccupazioni e incertezze per il futuro. Oltre agli effetti della crisi economica mondiale, che iniziano a mordere nel concreto della vita delle nostre famiglie, soprattutto di quelle più deboli ed esposte, il recente drammatico terremoto in Abruzzo ci ha sconvolto con le sue immagini di dolore e di desolazione. Non possiamo pensare che tutto questo, nella sua gravità e nelle sue conseguenze, sia solo effetto del caso o del cieco e tragico destino a cui sarebbe condannata un’umanità fatta di schiavi. Dobbiamo piuttosto pensare seriamente alle nostre responsabilità. Foto William • euro 680 provenienti dall’Istituto Sostentamento Clero; • euro 651 provenienti dall’amministrazione diocesana; • a questo si aggiungono, ahimè da qualche mese, 450 euro di pensione, che viene sommata alla remunerazione perché - per quanto già pensionato in riferimento all’INPS - fino a 75 anni, se Dio vuole, continuerò a lavorare; • su tutto questo pago regolarmente le tasse: non ne ho merito, perché sono trattenute alla fonte! E sono contento che ciò sia fatto; • lascio ai curiosi il compito di fare la somma; • ho preso da tempo l’abitudine di tenere conto di tutto quello che mi viene offerto da singoli e da comunità come dono o ringraziamento per vari servizi, in modo da destinarlo a interventi di sostegno ad attività pastorali diocesane, ai poveri, alle missioni, alle vocazioni e al seminario. Ecco, carissimi, vi ho aperto il mio cuore e… la conoscenza delle mie sostanze! Aggiungo solo che non mi lamento: ...sia perché ho preso sul serio il testo biblico di Proverbi 30,8-9: Signore, Io ti domando due cose, non negarmele prima che io muoia: tieni lontano da me falsità e menzogna, non darmi né povertà né ricchezza; ma fammi avere il cibo necessario, perché, una volta sazio, io non ti rinneghi e dica: “Chi è il Signore?”; oppure, ridotto all’indigenza, non rubi e profani il nome del mio Dio. …sia perché mi viene offerto gratis l’alloggio (non è casa “mia”, ma la casa del Vescovo pro tempore!) e la spesa della bolletta energetica, così che non avendo moglie o figli a carico devo spendere solo per il vitto e il vestiario, stipendiare regolarmente la domestica e mantenere efficiente, assicurata(!), e rifornita la macchina che mi porta in giro per la diocesi sulla lunghezza di 20/30 mila chilometri ogni anno. Con tutto ciò, dopo quasi 44 anni di servizio, i miei risparmi non raggiungono attualmente i 40.000 euro, e li considero sufficienti a coprire le spese del mio funerale e a fare qualche elemosina (segnalata Alcune sono più evidenti, come nel caso della crisi economica. Le radici della crisi, le sue cause più profonde sono state ricordate anche dal Papa: affondano nell’egoismo di singoli, di gruppi, di nazioni, si nutrono della selvaggia conflittualità e concorrenzialità che divide e contrappone persone e interi popoli l’uno all’altro, e sono effetto di idolatriche illusioni sul profitto facile, ad ogni costo, raggiunto subito senza fatica e senza impegno, e sfociano in stili di vita dominati da un consumismo sfrenato e artificialmente indotto che ha portato anche il nostro popolo e le nostre famiglie, sebbene in misura minore di altri, ad un tasso di indebitamento che rende fragili le difese e impossibile la resistenza a momenti di recessione, di paura e di penuria. Altre responsabilità sono più complesse e difficili da indicare, come nel caso del terremoto. Ed è inutile, oltre che ingenuo, dedicarsi alla troppo facile e ingiusta caccia ai colpevoli. E tuttavia resta l’impressione che antiche inadempienze e recenti distrazioni abbiano quanto meno contribuito a rendere gli effetti della catastrofe ancora più terribili e devastanti. Ma vorrei fermare la nostra attenzione ed esercitare la nostra speranza soprattutto in una altra direzione: quella che nasce dalla convinzione che un’umanità fatta di figli di Dio e di fratelli e sorelle è capace di reagire e di cavare dal male e dalla sofferenza occasioni di rinnovata solidarietà e di slancio di prossimità disinteressata e di servizio donato senza condizioni. Questo abbiamo visto e stiamo vedendo in Abruzzo. Penso alle splendide figure di uomini e donne delle forze dell’ordine, dei volontari e degli stessi cittadini che con ammirevole dignità e grande generosità stanno dando a tutti noi e al mondo una testimonianza commovente di condivisione e di prossimità. Questo è quanto speriamo anche come frutto di una gestione sapiente e fraterna della crisi economica: speriamo trasformarla in occasione per rinnovare il sistema dei nostri stili di vita, per dar luogo ad un’umanità meno consumistica, arrivistica e conflittuale, in vista di un’umanità più felice proprio perché più sobria, solidale e fraterna. In concreto, cari fratelli e sorelle, faccio mio anzitutto l’invito che i Vescovi italiani hanno rivolto alle Chiese: domenica 19 aprile parteciperemo alla colletta per i terremotati d’Abruzzo, e domenica 31 maggio a quella per costituire un fondo nazionale di garanzia per il sostegno alle famiglie minacciate dalla crisi economica e occupazionale. Ma anche a livello diocesano, nella rete più capillare e diretta delle nostre relazioni brevi di vicinato e di cittadinanza, stiamo studiando, insieme ad altri soggetti della società civile, le modalità di costituzione e di gestione di un fondo di solidarietà. A questo proposito voglio rivolgermi ai miei fratelli del presbiterio diocesano, proponendo loro un gesto molto semplice e insieme impegnativo, che con semplicità e umiltà vorremmo offrire – come è stato fatto anche in altre diocesi – alla considerazione di tutti e all’esempio per tutti. Vorrei che ciascuno scegliesse liberamente di rinunciare ad una somma corrispondente ad un mese della propria remunerazione per far confluire queste risorse nel fondo diocesano. La scelta è ovviamente lasciata alla libera considerazione e determinazione di ciascuno. Il vescovo da parte sua la farà. Saranno comunicate a breve le modalità concrete per chi vuole realizzare questa scelta. In questa occasione, potrebbe rivelarsi opportuno comunicare pubblicamente, a grande linee, in che cosa consiste la remunerazione dei preti e dei vescovi… perché tutti sappiano la misura media del nostro “sostentamento” e come lo amministriamo. Sullo sfondo di analoghe “pubblicazioni” di stipendi e di gratifiche, penso che molti potranno rimanerne sorpresi. Il Signore che ci convoca alla sua Mensa e fa di noi un unico popolo di fratelli, ci aiuti a vivere con fiducia e speranza operosa questi momenti difficili, condividendo le sofferenze altrui e trasformando, almeno in parte, le risorse in nostro possesso in sollievo e sostegno per chi – e mi hanno detto che la situazione sta dilagando - è tentato di disperare – quanti casi di depressione nelle famiglie - o di chiudersi per paura nel proprio egoismo. + Diego Coletti, vescovo con cura nel mio testamento). Dimenticavo: ancora per qualche anno, fino al 2011, verserò “di tasca mia” una cifra di circa 4.000 euro annui per costituire un fondo pensione integrativo, senza il quale finirei per dipendere dalla Diocesi - se sopravvivrò a lungo dopo il 75.mo anno - in un modo che ritengo eccessivo. Come recita il contratto di tale fondo integrativo: “in caso di premorte la somma raggiunta sarà destinata all’erede designato…” che, nel mio caso, è la stessa diocesi di Como. Carissimi, spero che questa comunicazione suoni alle vostre orecchie e al vostro cuore non come frutto di indiscreta vanità ma come una fraterna condivisione, forse doverosa da parte di un “fratello maggiore” che dovrebbe presentarsi soprattutto come l’ultimo di tutti e il servo di tutti. Il Signore mi perdoni per ogni pensiero di autocompiacimento che può aver accompagnato la stesura di queste righe. Che tutto sia solo a maggior gloria di Dio! Grazie della vostra attenzione». CHIESA CHIESAMONDO P A G I N A 8 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009 LETTERE DALLA MISSIONE/1 PADRE QUIRICO MARTINELLI, MISSIONARIO DEL PIME NATIVO DI UGGIATE TREVANO IL BUON LADRONE È... LA MIA SPERANZA « P rima di andare a letto mi ritrovo, stasera, davanti all’icona che p. Fulvio mi ha dipinto e regalato prima della partenza per il Bangladesh: Gesù e il buon ladrone. Dipinte a lato le parole: “Oggi sarai con me in paradiso”. Mi piace tanto perché mi ci ritrovo. Nel ladrone, intendo, e nel fascino straordinario della promessa di Gesù: cosa sarebbe della nostra vita senza la fede in quella futura? E’ qui che termino la giornata. Gli orientali lo chiamano l’angolo della bellezza. Quello che io so è che l’anima ha bisogno di fermarsi e di ritrovarsi in uno sguardo. Cosa resta di oggi? Cosa rimane dei gesti, dei propositi, dei desideri, dei tentativi e degli slanci? Ci sono stati, o tutto è scivolato via senza attrito, senza convinzione? Sono più le cose riuscite o i fiaschi? Cosa resta della vita, un frammento dopo l’altro, i giorni che si sommano, quando può spezzarsi improvvisamente e presentare il conto? Sarei pronto? Me lo chiedo, mentre faccio istintivamente di no con la testa. Ecco perché il buon ladrone è la mia prima speranza. La seconda sono i ragazzi, la mia scuola quotidiana di ascesi umana e spirituale: sono loro che mi fanno crescere e mi ricordano, concretamente, la pazienza di Dio con me. Prendi qualche giorno fa, per esempio. Durante una discussione con i più grandi di decima, per la terza volta in pochi giorni mi sono sentito ripetere: “Lei non capisce”. Senza nessuna intenzione di offendermi, rimarcavano solo quello che, a parer loro, era palese: per ragioni linguistiche o culturali – vai tu a sapere – io non capivo. A freddo riconosco che avevano ragione. Ma sul momento mi sono sentito ferito, m’è sembrato troppo e me ne sono andato arrabbiato, non senza aver alzato la voce. Sono riuscito a tenere il Scrive una lunga lettera da Dinajpur, in Bangladesh, padre Quirico Martinelli, missionario del PIME originario di Uggiate Trevano. È un’ottima occasione di riflessione pagina a cura di BENEDETTA MUSUMECI muso, in un’interpretazione da Oscar, per tre giorni. Il guaio però è che non era da Vangelo, così alla fine ho mandato il mio orgoglio e la mia dignità di educatore a quel paese, che tornassero il più tardi possibile. Guai a lasciarsi fregare dall’orgoglio: “Che cosa importa? Amarti importa!”. Non so più quanti anni fa ho imparato questa frase e non so più quante volte mi ha aiutato ad uscire dalle sabbie mobili del calcolo umano. Cosa importa far valere le proprie ragioni, vere o presunte, restare stizziti e offesi, coccolare il proprio io ferito, se poi non amo? Mi sono seduto con loro e ho chiesto semplicemente e sinceramente scusa. Ho chiesto pazienza con me, perché lingua e cultura possono essere un ostacolo e perché un aspetto del mio carattere – qui ormai lo sanno anche i sassi – mi porta a reagire prima ancora di aver capito bene i termini della questione, nonostante i tentativi di correggermi. Il risultato è che il rapporto con loro è cresciuto, così la stima e l’affetto. Polpa, mica cotica: abbassarsi e chiedere scusa ha pagato, ancora una volta. L’aspetto culturale resta non solo una fatica, ma anche, spesso, una sorpresa. Il loro mondo interiore, la psicologia, il modo di manifestare o no le emozioni, sono terre che ancora tento di esplorare senza capirne i confini e le ampiezze. Anni fa giudicavo con una certa nettezza e negatività (tipica dei nuovi arrivati), quella che per me era una mancanza di sensibilità. Adesso mi guarderei bene dal farlo. Non tutti abbiamo lo stesso modo di trasmettere emozioni o di lasciar filtrare il vissuto. E il fatto di comunicarli a fatica non significa che non ci siano. La conferma mi è arrivata, in duplice copia, pochi giorni fa in due chiacchierate che mi hanno dato una gioia profonda. Tajel è un diciottenne santal. Pur senza avere grandi numeri, scolasticamente parlando, si è impegnato sodo e ha ottenuto ottimi risultati, tanto da meritarsi la borsa di studio dell’ostello. Non solo. L’ho visto maturare in modo evidente, nonostante non sia certo uno che ami mettersi in mostra. Ma tante cose, dall’atteggiamento ai gesti, mi hanno fatto vedere che è cresciuto. Una sera mi ha raccontato un episodio di un anno fa, forse il seme di questa maturazione. Tornato a casa per le vacanze di Natale, lo raggiunge la notizia che il parroco arriverà per dare il Battesimo a diverse famiglie del villaggio. Un evento atteso per anni, forse una decina, tanto che Tajel, sulle prime, non ci crede: “Altre volte era successo che arrivasse la voce e poi, invece, niente”. Stavolta però accade, il Battesimo è dato davvero. Mi dice Tajel con un sorriso largo e le lacrime che vengono giù allegre anche loro: “Dopo il Battesimo non riuscivo a crederci. Per una settimana sono rimasto stupito e felice”. Gioia e stupore sono ancora così forti da emozionarlo di nuovo dopo un anno, al solo rivivere il fatto. Eppure, per un anno, non una parola, non una condivisione. Conosco adolescenti italiani che ne avrebbero fatto un manifesto, lo avrebbero comunicato subito, smanettando sul cellulare. Lui no, ha tenuto dentro tutto, e non solo perché gli manca il cellulare. Grande Tajel! Emoziona anche me vederlo così felice e penso al Battesimo e a dove sia finita la consapevolezza, l’entusiasmo, la commozione per questo dono immenso in me, in tanti cristiani. Non passano che pochi giorni ed è Shumon stavolta, a condividere altri doni, ma anche lui non subito: due esperienze accadute durante le ultime vacanze, tre mesi fa. Unico figlio maschio di una vedova, Shumon passa le vacanze lavorando sui trattori che caricano sabbia dal fiume. Paga giornaliera per 10 ore di lavoro: 90 taka, poco meno di un euro. Verso le due del pomeriggio, con gli altri lavoratori sosta per il pranzo in posti lungo la strada, dove per poche taka si può mangiare su una panca e sotto un tetto. Un giorno arriva una donna a chiedere la carità: in braccio tiene un piccolo e un altro lo ha per mano. Nessuno la degna d’uno sguardo. Shumon, senza troppo pensarci, le cede metà del suo pranzo, riso e verdura. Un musulmano, seduto lì vicino, gli chiede: “Perché lo hai fatto?”. Shumon non risponde e la cosa finisce lì. Qualche giorno dopo, altro posto dove mangiare e altri poveri. Questa volta è una ragazzina, anche lei ovviamente con fratellini a carico. Sul collo porta ancora fresca una lunga fe- rita che cerca di nascondere con un lembo del sari. Shumon la accosta e comincia a parlarle, le chiede cosa sia successo. Storie di ordinaria violenza, le ferite non sono solo esteriori. La rivede due giorni più tardi e dopo averci parlato ancora un po’, le lascia sfilare nella mano 45 taka, metà della sua paga. Lei si stupisce, vorrebbe rifiutare. Infine gli domanda: “Sei cristiano?”. “Perché me lo chiedi?”, le dice Shumon che stavolta trova qualcosa da ribadire. Si sente rispondere: “Perché siete voi che vi comportate così”. Shumon, mentre parla, sprizza una contentezza che solo l’imbarazzo riesce a velare. Il pudore del bene. “Si ricorda qualche mese fa, quando ci ha proposto di vivere quella frase di Gesù: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete amore gli uni per gli altri”? Allora non la compresi sul serio. Adesso mi pare di aver capito per la prima volta cosa significa”. Fioretti di un ventenne, metà oraon e metà santal, prove tecniche riuscite di radicalità evangelica di una freschezza e di una bellezza disarmanti. Una vita cristiana, la mia, che non provochi domande (“Perché lo hai fatto?”, “Sei cristiano?”), può davvero dirsi tale? Ad arrossire stavolta sono io, mentre con gli occhi torno allo sguardo dell’icona. I conti, alla fine della giornata di oggi e di quella di sempre, li farà Lui. Quel che ci sarà da pagare pagherò, sperando di strappare un biglietto di entrata, anche in ultimo, purché si passi. Stasera ho soprattutto gratitudine da offrire, non solo sconti da chiedere. E mi ripeto: cosa abbiamo di più bello e grande da dare alla gente, ai poveri, più del cibo e dei vestiti, di scuole e di ospedali, pure necessari, se non il Signore Gesù? Senza, tutto il resto è fuffa». LETTERE DALLA MISSIONE/2 PADRE MARCO PASSERINI, MISSIONARIO COMBONIANO NATIVO DI MORBEGNO UN AUGURIO DI PASQUA, UN RACCONTO DI VITA C era un enorme pietra a chiudere il sepolcro. Impossibile credere che si può ancora capovolgere la situazione. Meno male che la speranza non ha limiti e che tutto è possibile finché c´è qualcuno che ha il coraggio di sperare, per tenue che sia la speranza che ancora resta. Perché ci si abitua tanto ai sepolcri chiusi? E ancor più, è proprio vero che è da illusi tentare di smuovere le pietre? È la riflessione che mi accompagna nella settimana santa di quest´anno, celebrata ancora una volta lungo le strade della città e nelle carceri. Mille cinquecento bambini e adolescenti hanno piantano la loro croce sulla sabbia per ricordare a tutti che dobbiamo ribellarci all’idea che la cruda realtà di tanta infanzia crocifissa, un po’ dappertutto, è normale e inevitabile. A Fortaleza, quasi duemila ‘ Pasqua è appena passata e le riflessioni dai missionari sparsi nel mondo continuano ad arrivare: scrive dal Brasile padre Marco Passerini, missionario comboniano nativo di Morbegno. Le sue parole sono un augurio di Pasqua, ma un racconto di vita che merita di essere letto sono i “moradores da rua”, uomini e donne forzati a fare della strada il loro habitat. Anche loro, in una strana processione, hanno affermato il loro diritto alla dignità . Se è vero che ogni cristiano deve accogliere senza troppe lamentele la croce che gli tocca, è pur vero che oggi siamo chiamati a un compito dalla portata storica senza precedenti: schiodare tutti coloro che vi sono appesi. Per questo, forse, non solo dobbiamo lasciare il “belvedere” delle nostre analisi sociali e correre in aiuto del fratello che fatica a portare la sua croce personale, ma dobbiamo anche individuare, con coraggio e intelligenza, le officine dove si fabbricano le croci collettive. Credo che sia urgente convincerci che una solidarietà staccata dalla giustizia non sia altro che un modo per mettersi a posto la coscienza, lasciando le cose come stanno. La giustizia, insomma, è l’altro nome della carità e della solidarietà. Sempre mi commuove e rincuora il Giovedì santo in carcere, soprattutto la lavanda dei piedi. Niente sentimentalismi. È solo il bisogno di ricordare a me e alla comunità cristiana la necessità di produrre una nuova cultura della solidarietà, nuova cultura dei diritti, nuova cultura dell’accoglienza, nuova cultura dell’integrazione sociale. Ha colpito tutti il momento in cui la direttrice del carcere ha voluto prendere il mio posto e si è chinata per lavare i piedi di alcuni carcerati. I minorenni in carcere han preferito lavarsi i piedi reciprocamente. Son pietre che, un po’ alla volta, si smuovono in barba a tanti conformismi. Domani, sabato santo, mi attendono ancora. Credo che la Pasqua debba essere proprio così: spargere speranza ovunque e ripetere a tutti: “Coraggio, gente! La Pasqua faccia morire ogni disperazione sedimentata nel cuore. E, oltre al coraggio di esistere, ci ridia la voglia di continuare a camminare. Assieme”. A Dio piacendo, sarò con voi la domenica dopo Pasqua per rimette rimettere un po’ in ordine la salute. Come sempre, avremo modo di condividere l´amicizia, il nostro cammino di fede e aiutarci a credere che le pietre dei sepolcri si smuovono ancora. Buona Pasqua! P A G I N A 10 Como CRONACA DI E P R O V I N C I A ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009 CRESCONO LE RISORSE A DISPOSIZIONE Non autosufficienza qualcosa si muove? N on autosufficienza, un problema, sempre più vivo, con cui anche il nostro territorio è, oggi più di ieri, chiamato a misurarsi. Un nervo scoperto, diretta conseguenza di una società sempre più longeva. Un problema sociale, ma anche economico con cui fare i conti. Non autosufficienza significa, infatti, assistenza sanitaria, cure, domiciliarità e problemi connessi. Questioni che richiedono risorse, molte risorse. Qualcosa, in questo senso, si sta muovendo. Lo conferma il cospicuo incremento delle risorse del Fondo Nazionale per le non autosufficienze assegnate dalla Regione Lombardia alle diverse Asl territoriali. Nel 2007 la somma preposta, per questa voce, all’Asl di Como, risultava pari a 877.320,06 euro. Nel 2008 l’ammontare di questo contributo ha fatto registrare un cospicuo salto in avanti, toccando quota 2.635.276 euro. Il dato è interessante non soltanto per la portata del suo incremento, ma, soprattutto, se letto in un quadro di generale contrazione di spesa sul fronte socio sanitario. «La maggior disponibilità di risorse sul fronte della non autosufficienza, anche se ancora troppo modesta per le reali necessità - commenta Alfre- In un periodo come questo, di profonda crisi, non può non fare notizia l’incremento dei contributi destinati a questa specifica voce, da parte dello Stato. La conferma di un problema reale rispetto al quale non ci si può più sottrarre di MARCO GATTI [email protected] do Puglia, segretario generale FNP Cisl Como ci conferma la viva percezione del problema, sia a livello regionale sia territoriale. Parte di queste risorse saranno ora ripartite tra i diversi distretti territoriali e impiegate per sostenere le persone non autosufficienti in ambito domiciliare. Ai Piani di Zona spetterà il compito di decidere come spendere questo denaro, come investirlo, per migliorare i servizi esistenti. In merito noi abbiamo una posizione abbastanza chiara. Per rispondere in maniera efficace al problema della non autosufficienza occorre favorire una possibile integrazione tra due ambiti oggi ancora troppo lontani tra loro: quello assistenziale e quello sanitario, facendo un uso adeguato di due mezzi assai validi: il voucher e il buono sociale». Come si distinguono questi due strumenti? Mentre il “buoni sociali” sono, a tutti gli effetti, buoni che permettono di pagare forme di assisten- MUSICA SACRA A MERONE Il 3° concerto di musica sacra in provincia di Como del progetto “Musica sacra sul confine: autori e luoghi dell’Insubria” dell’Associazione Coro Città di Como, è stato programmato per Domenica 26 aprile, alle ore 21 presso la Chiesa dei SS. Filippo e Giacomo di Merone organizzato, per il terzo anno consecutivo, d’intesa con il Comune di Merone e la parrocchia nell’ambito delle iniziative per la locale Festa patronale. za non sanitaria, dunque di tipo sociale, i “voucher” hanno un impiego invece essenzialmente sanitario. Si tratta cioè, in quest’ultimo caso, di denaro che il Distretto mette a disposizione e attraverso il quale è possibile acquistare prestazioni sanitarie (pagare l’infermiera, visite, cure etc.). I “voucher” sanitari sono erogati unicamente dalle Asl, mentre i buoni sociali sono emessi anche dai Comuni. «Si tratta di due strumenti fondamentali attraverso i quali può essere assicurata assistenza diretta alla persona», aggiunge Puglia. Com’è ovvio la voce “non autosufficienza” non esaurisce l’impegno dell’ Asl, dei Distretti, dei Piani di Zona, delle singole amministrazioni sul fronte dell’assistenza alle persone in stato di bisogno. È di 1 milione 162 mila euro circa, per esempio, il contributo, ricevuto soltanto dal distretto Asl di Como, legato alla ripartizione per ambito territoriale, delle risorse del Fondo Nazionale per le Politiche Sociali anno 2008. E ancora, per restare sempre sul distretto di Como, ammonta a circa 1 milione e 357 mila euro la somma legata, nel 2008, al riparto delle risorse regionali per le attività socio-assistenziali, somma scesa a 1 milione 272 mila ero nel 2009. Voci che abbracciano il mondo dei minori, del disagio e che prevedono una sorta di azione sinergica tra Asl, Piani di Zona, comuni. Complessivamente le risorse regionali per le attività socio-assistenziali erogate da Regione Lombardia all’Asl di Como nel 2009 (comprendente i distretti di Como, Campione d’Italia, Cantù, Dongo, Erba, Mariano Comense, Menaggio, Olgiate Comasco, Lomazzo - Fino Mornasco) risultano pari a 4.793.674 euro. «La complessità della materia - continua Alfredo Puglia - rafforza la nostra idea sulla necessità di favorire una risposta integrata alle problematiche che i singoli soggetti portano con sé. Oggi se una persona sta male viene ricoverata in ospedale per qualche tempo, dopo di che segue un periodo di riabilitazione. Il termine di questo percorso segna la fine dell’assistenza sanitaria. Una volta tornata a casa si pone un nuovo livello di assistenza, più di taglio sociale. Il problema è che questi due livelli, anziché muoversi insieme, operano su linee separate. Eppure molto spesso se una persona necessita di assistenza medica, ha bisogno anche di un supporto sociale. Occorre affrontare il problema delle cure a lungo termine, di cui i soggetti non auto sufficienti hanno bisogno. E il discorso può essere allargato a tutte le fasce d’età. Quello che noi chiediamo è l’attivazione di un luogo in cui queste politiche vengano coordinate. Reputo urgente, ormai, predisporre politiche mirate che siano in grado di farsi carico della persona nella sua globalità, creare un ambito in cui essa si senta davvero accolta, accompagnata. Solo in questo modo sarà possibile, davvero, rispondere al suo diritto di vivere una vita dignitosa». MARTEDÌ 28 APRILE CENTRO CARDINAL FERRARI La Fism di Como in assemblea La Fism di Como si prepara all’appuntamento con la sua Assemblea generale, in programma per martedì 28 aprile, alle ore 17, presso il Centro Cardinal Ferrari di Como, in viale Cesare Battisti 8. “Parità sì, parità no: il futuro delle nostre scuole dell’infanzia” il tema dell’assemblea. «In Italia - spiega Claudio Bianchi, presidente della Fism di Como - il cammino per la piena parità scolastica è ancora incompleto e incerto; infatti nella situazione attuale rimane ancora irrisolto il riconoscimento della parità economica. Inoltre, se si aggiungono le continue e complesse difficoltà di gestione, ci rendiamo benissimo conto del rischio che corrono oggi le Scuole dell’Infanzia paritarie in merito alla loro sussistenza. Diventa pertanto necessario, anche nella nostra realtà comasca, promuovere un’Assemblea Generale Fism delle 131 Scuole dell’Infanzia che accolgono oltre 9.650 Bambini, rivolta soprattutto ai Presidenti ed Amministratori, per poter trattare argomenti di carattere gestionale, richiamando anzitutto la consapevolezza della nostra identità cattolica, attraverso il Progetto Educativo ed un’Offerta Formativa ben definiti. Naturalmente si parlerà di finanziamenti, risorse, convenzioni, stati e riconoscimenti giuridici ed istituzionali, statuti, calendario scolastico, C.C.N.L., incombenze legate alla Sicurezza sul lavoro (compreso il Rappresentante esterno dei lavoratori), privacy, dati sensibili, aggiornamento del Personale, degli Amministratori, lo sviluppo del Centro Servizi Fism come strumento di verifica e attuazione delle attività gestionali, finanziarie ed economiche». L’assemblea si articolerà secondo il seguente programma: Introduzione di Claudio Bianchi, presidente provinciale FISM Como; parte straordinaria con la presenza del notaio dott. F. Peronese che fungerà da verbalizzante. - Proposta di modifiche ed adozione del Nuovo Statuto FISM Como, delibere inerenti; - Varie ed eventuali. Parte ordinaria: valutazione morale,giuridica e finanziaria con approvazione dei bilanci 2007- 2008, delibere inerenti; Assemblea precongressuale nazionale Fism: - Introduzione del Presidente-Delegato dalla Segreteria Nazionale; - Intervento del Presidente Provinciale Fism Como; - Dibattito; - Elezione di 3 delegati Fism Como al Congresso Nazionale Fism, a Roma dal 17al 20 giugno 2009. Preghiera conclusiva. CRONACA P A G I N A Como 11 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009 Le difficili condizioni meteo degli ultimi mesi hanno rallentato in maniera considerevole le opere, che hanno accumulato un ritardo di circa 120 giorni. L’obiettivo ora è di accelerare la tabella di marcia, con un occhio al cielo... OBIETTIVO: CONCLUDERE LA PRIMA FASE DEL CANTIERE A SETTEMBRE Nuovo lungolago: corsa contro il tempo di LUIGI CLERICI S e il buongiorno si vede dal mattino si può ben dire che, una volta ultimati i lavori, finalmente Como avrà un lungolago degno del suo status di “città turistica”. Infatti, nonostante il ritardo accumulato per varie disavventure in questo primo anno di cantiere e che è stato quantificato in già circa 120 giorni, proseguono a pieno ritmo i lavori per recuperare il tempo perduto e per consegnare ai comaschi il primo lotto dell’intervento per il prossimo autunno. Nel corso dell’ultimo sopralluogo al cantiere effettuato in compagnia all’assessore comunale con delega alle Grandi Opere, Fulvio Caradonna, è stato infatti ribadito che, al massimo per i primi giorni di ottobre, gli operi concluderanno i lavori nel tratto compreso tra i giardini a lago e piazza Cavour. L’auspicio è che tutto sia terminato già a settembre, quando, comunque, si incomincerà il primo intervento sul secondo lotto dell’opera, ovvero quello riguardante lo spazio tra piazza Cavour e piazza Matteotti-inizio di viale Geno (il primo intervento consisterà in una serie di scavi “jet grouting” su viale Geno nel tratto tra il molo ed i dossi all’inizio del viale per impermeabilizzare quell’area a ridosso delle rive come è stato effettuato l’anno scorso in viale Cavallotti attraverso buche di qualche metro di profondità nelle quali è stato iniettato cemento armato a diverse atmosfere in modo da permettere la sua immediata solidificazione). Attualmente gli operai stanno completando le vasche di laminazione, ovvero i grandi spazi che saranno collocati sotto la nuova passeggiata a lago e che avranno lo scopo di contenere le acque in caso il livello del Lario debba salire improvvisamente e prima che entri in funzione il sistema di paratoie mobili anti-esondazione. Inoltre, in un primo tratto, si è già proceduto a ricostruire la scalinata ed a mostrare come si presenterà dal lago il lungolago stesso, oltre ad iniziare la posa della copertura nei tratti vicini ai giardini dove le vasche sono, di fatto, già ultimate. Gli uomini impegnati in cantiere, che in occasione delle ultime festività pasquali è rimasto chiuso solo nei giorni di festa, proseguono quindi MONS. ALESSANDRO CORNAGGIA MEDICI CAVALIERE UFFICIALE DELL’ORDINE AL MERITO DELLA REPUBBLICA ITALIANA Nello scorso mese di dicembre il Presidente della Repubblica ha conferito l’onorificenza di Cavaliere Ufficiale dell’ordine al merito della Repubblica Italiana a mons. Alessandro Cornaggia Medici già parroco di san Donnino in Como per meriti acquisiti in campo sociale nel corso della sua esperienza come cappellano dell’allora Carcere Giudiziario di san Donnino. Le insegne dell’ordine verranno consegnate in forma ufficiale dal prefetto di Como Sante Frantellizzi nel corso di una cerimonia ufficiale che si terrà Domenica 26 aprile 2009 alle ore 11.30 presso la sala Consigliare del Municipio di Como. La cerimonia sarà preceduta dalla Santa Messa celebrata dal neo Cavaliere Ufficiale alle ore 10.30 nella chiesa di san Donnino in Como. La comunità parrocchiale della Città Murata invita tutti coloro che hanno conosciuto e beneficiato del lungo ministero sacerdotale di don Sandro (in particolare gli “Ex di san Donnino”) a partecipare ai festeggiamenti programmati. di buona lena nel loro lavoro al fine di ridurre il ritardo accumulato in questo primo anno di intervento a causa delle abbondanti precipitazioni piovose che hanno contrassegnato la primavera/ estate 2008 e le diverse nevicate dello scorso inverno. Il timore è che un’eventuale nuova stagione con abbondanti piogge possa causare nuovi ritardi che Como non vuole e non può permettersi. «Nelle ultime settimane gli operai hanno effettuato una grossa accelerazione nei lavori per cercare di recuperare il forte ritardo, quantificato in circa 120 giorni, dovuti alla pioggia ed alla neve dello scorso anno - ha affermato LUNEDÌ 27 APRILE IL GRUPPO “ASCOLTO” E LA FIGURA DI S. PAOLO NELL’ARTE AL COLLEGIO GALLIO. CON DON ANDREA STRAFFI L’associazione “Ascolto” gruppo di cultura propone, lunedì 27 aprile, alle ore 21, presso l’Aula Magna del Collegio Gallio di Como “La figura di San Paolo nell’arte”, con riferimento anche all’arte del nostro territorio, presentata da don Andrea Straffi, responsabile della “Sezione inventario” dell’ufficio diocesano di Arte Sacra. L’incontro è aperto a tutti. Caradonna -. In parte questo tempo è stato recuperato ed a settembre questa prima parte dei lavori sarà conclusa». Ad inizio aprile lo stesso Caradonna ha incontrato l’ing. Bertoli del Consorzio dell’Adda per approfondire gli eventuali rischi per il cantiere in caso di una primavera molto piovosa: «Mi è stato assicurato che ad Olginate si farà il possibile, se sarà il caso, per far defluire la maggior quantità di acqua così da evitare piene che possano arrecare danni ma bisogna considerare che le chiuse non possono assicurare l’uscita delle acque del Lario oltre una certa portata». Bizze, possibili, del tempo a parte il sopralluogo al cantiere del nuovo lungolago ha riservato anche altre notizie positive come il fatto che la Regione Lombardia, tramite il Consorzio Lago di Como, finanzierà i cinque nuovi pontili del primo bacino. «Lungo le rive verranno dunque collocati 5 nuovi pontili fabbricati con le ultime tecniche ed i materiali più innovativi - ha sottolineato Caradonna -. Due verranno posizionati nell’area oggetto della prima fase così da permettere lo svolgimento dell’attività della Navigazione Laghi quando si entrerà nel vivo della seconda fase dei lavori». Il finanziamento, pari a 1.600.000 euro, come annunciato sarà assicurato tramite il Consorzio Lago di Como, che ha sede a Menaggio, che gestisce le rive ed i porti del Lario. Dunque in riva al Lario si procede nei lavori di ultimazione della prima fase di questo cantiere il cui termine ultime dovrebbe essere il mese di settembre. Per concludere il primo lotto gli operai devono finire di realizzare le vasche di laminazione che saranno coperte da una soletta. Dopodiché si procederà con la sistemazione dei drenaggi, la posa della pavimentazione in granito e le ultime opere quali la posa dei pontili e la recinzione. A CAMNAGO VOLTA “I BAMBINI DI CAMNAGO PER I BAMBINI GEORGIANI” Sabato 25 aprile, alle ore 16.00, presso l’Auditorium “Alessandro Volta” di Camnago Volta, la Circoscrizione 4, in collaborazione con la Parrocchia di S. Cecilia, organizza “I bambini di Camnago per i bambini georgiani”, una giornata dedicata alla solidarietà a favore dei bambini della Georgia. In quella circostanza padre Witold Szulcynski, direttore della Caritas Georgia con sede a Tbilisi farà visita alla comunità di Camnago Volta per ringraziare la Circoscrizione 4 e la Parrocchia di S.Cecilia per la generosità dimostrata nella raccolta di beni a favore dei bisognosi da lui assistiti avvenuta lo scorso gennaio. Lo spettacolo offerto dal gruppo Fata Morgana, dal titolo “Un’altra Pulcinella”, avrà lo scopo di raccogliere ulteriori fondi da consegnare per le sue opere di prima necessità. L’ingresso è libero. Per informazioni: tel. 3478452378; e-mail [email protected]. L.CL. CRONACA P A G I N A 12 Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009 ACCORDO SUGLI INDIRIZZI DI BILANCIO PER L’ESERCIZIO 2009 DEL COMUNE DI COMO Piano anticrisi: intesa tra Comune e sindacati U n’intesa sugli indirizzi di bilancio per l’esercizio 2009 del Comune di Como per far fronte alla crisi in atto. È un accordo importante quello sottoscritto martedì corso dal sindaco di Como, Stefano Bruni, e dai segretari dei tre sindacati confederali e dei pensionati. Intesa che mette a fuoco tematiche chiave in tema di rispetto e tutela della persona. Tra le diverse voci dell’accordo la decisione di istituire un fondo, dell’importo di 500 mila euro, da destinare ad acquisti di beni di prima necessità e pagamento di spese inderogabili delle famiglie in difficoltà. In tema di fiscalità locale l’intesa prevede, per Il documento mette a fuoco tematiche chiave in tema di rispetto e tutela della persona sostenendo una politica di contenimento delle tariffe con estensione dell’Isee a tutti i servizi comunali e alla riorganizzazione dei servizi sociali l’anno 2009, di non incrementare tasse e imposte di competenza comunale, mantenendo in essere le aliquote dell’anno 2008. Nell’accordo sindaco e parti sociali condividono, inoltre, l’esigenza compatibilmente con il Bilancio comunale, di individuare aree di esenzione e riduzione fiscale su base ISEE per le famiglie numerose e quelle a più basso reddito da lavoro e da pensione. Sul fronte casa concorde tra le parti la necessità di rilanciare interventi organici e pluriennali di investimento nell’edilizia residenziale pubblica con la realizzazione di alloggi per giovani coppie, studenti, famiglie in difficoltà, anziani e soggetti a rischio di esclusione, oltre che individuare e mettere a disposizione aree per l’edilizia convenzionata. Per quanto riguarda i servizi pubblici locali ri- Un momento della firma dell’accordo badita la necessità di assicurare a tutti acqua, luce, gas, rifiuti e trasporti pubblici. Da qui la necessità di individuare politiche tariffarie in grado di garantire livelli minimi di accessibilità, commisurati ai redditi delle persone e delle famiglie ed alle caratteristiche territoriali di residenza, con particolare attenzione alle fasce deboli. Tra le altre voci inserite nell’accordo: la decisione di avviare un confronto per la ridefinizione di tariffe degli asili nido e servizi collegati che abbia come obiettivo una più equa redistribuzione delle fasce di compartecipazione ai costi; il costante impegno nel garantire a chiunque il diritto allo studio; la consapevolezza della necessità di rafforzare il ruolo dei Piani di Zona; un maggiore impegno sul fronte della non autosufficienza; l’individuazione di adeguati strumenti di sostegno al lavoro di cura, attraverso un’adeguata formazione della figura delle assistenti familiari. In tema di accesso ai servizi ribadita l’importanza dell’ISEE come indicatore della reale situazione economica del nucleo familiare, comprensivo dei redditi soggetti a tassazione e dei patrimoni. Sempre sul fronte dell’ accesso ai servizi sottolineato il ruolo prezioso del segretariato sociale, inteso come strumento per informare, valutare, orientare, facilitare i cittadini. CRONACA P A G I N A Como 13 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009 SEMINARIO APERTO La vita, un bene inalienabile Magdi Allam ha guidato, al Grand Hotel Como, la prima delle sette Domeniche Etiche. Un intervento di grande profondità di cui diamo conto in questa pagina di MANUELA GIANI L a prima delle sette Domeniche Etiche con Magdi Cristiano Allam si è tenuta a Como, al Gran Hotel, poco prima di Pasqua sul tema della inalienabilità del bene della vita dal titolo: “In memoria di Eluana Englaro. Sì al diritto alla vita, No al diritto alla morte”. L’incontro seminariale, aperto alla cittadinanza, è stato preceduto nella giornata di sabato da una relazione, in cui il noto giornalista e scrittore ha illustrato la sua proposta politica da presidente dei Protagonisti Per l’Europa Cristiana (PPE C) in vista delle elezioni Europee del 6 e 7 giugno, dove si presenterà da candidato indipendente come capolista dell’UDC nella Circoscrizione del NordOvest. La sua proposta di un’alternativa etica concreta e praticabile, capace di riformare il modello di sviluppo economico e socio-culturale oggi in crisi, ha mobilitato una significativa risposta del pubblico comasco che, nonostante la pioggia battente, ha partecipato con interesse ad entrambi gli incontri di sabato 28 e domenica 29 marzo. Vivace il dibattito che ha fatto emergere espressioni di stima e apprezzamento per la posizione chiara e rigorosa di Magdi Cristiano Allam sui valori non negoziabili e inalienabili, universali e assoluti, che non possono essere in alcun modo violati e relativizzati per qualsiasi ragione. Fra questi il bene della vita, dal concepimento alla morte naturale, e il rispetto della dignità della persona. Principi che non possono essere in alcun modo violati perché, oltre a sostanziare l’ essenza della nostra umanità, costituiscono il fondamento della civile convivenza. LA CRISI DELL’OCCIDENTE In maniera coinvolgente il relatore ha affrontato il tema della crisi dell’economia e della finanza internazionale. Una “crisi strutturale e globalizzata” che sta mostrando i suoi effetti disastrosi e preoccupanti nel mondo del lavoro: l’affanno delle imprese che chiudono i battenti, la crescita dei lavoratori in cassa integrazione, il fenomeno della disoccupazione. Per Magdi Cristiano Allam le cause che hanno determinato la crisi della “bolla speculativa” e il crollo finanziario delle borse mondiali vanno ricercate innanzitutto in una crisi profonda di natura etica. Le “falle dell’Occidente” sono il prodotto di una “accentuata discrepanza tra materialità e spiritualità” che ha reso l’Europa un “colosso di materialità” senza anima, “frutto dell’ avidità” di chi ha fatto del possesso e dell’arricchimento materiale una ragione di vita. Secondo Magdi Cristiano Allam oggi il modello economico di tipo materialistico, fondato sulla regola del massimo profitto e consumo, non regge più. Un modello, questo, proprio del capitalismo occidentale, che la Cina ha sviluppato all’interno di una politica comunista. “Un’ibrida alleanza” che nega i diritti umani e i valori non negoziabili come il rispetto della dignità della persona e il riconoscimento del bene della vita. “Imbattibile sul piano dei prezzi, la concorrenza cinese - ha precisato il relatore - sta portando sui mercati europei merci sempre più competitive anche sul piano della qualità”, che l’imprenditoria asiatica ha ereditato dalle nostre aziende. LA FRATTURA TRA ETICA ED ECONOMIA “Il modello cinese è una paradossale e paradigmatica espressione della crisi in cui ci troviamo” dove la frattura tra economia ed etica, tra materialità e spiritualità ha portato con sé fenomeni degenerativi che si traducono nella violazione della dignità umana e dei diritti fondamentali. Tra questi l’esercizio della libertà religiosa che è negato con persecuzioni e massacri. “Viviamo in un mondo che si è globalizzato solo dal punto di vista materiale, ma non spirituale”. Manca una piattaforma unificante e condivisa di valori assoluti e universali, pilastri dell’Europa Cristiana e “fondamento di una convivenza equa e civile”. LE MINACCE DEL RELATIVISMO E DEL NICHILISMO Secondo Magdi Cristiano Allam le cause di questa crisi vanno ricercate anche nella cultura sempre più “relativista”, “laicista” e “nichilista” che si è affermata in Europa. Una cultura che, oltre a porre aprioristicamente tutte le religioni e le identità culturali sullo stesso piano, oltre a marginalizzare la dimensione spirituale escludendola dalla sfera pubblica, intacca il bene assoluto della vita e, in nome del soggettivismo giuridico, eleva a leggi desideri e impulsi individuali. . “La vicenda tragica di Eluana - ha detto il relatore - è paradigmatica di un’Europa che, sprofondata nel nichilismo, ignora “doveri e regole”, rivendicando “solo diritti e libertà”. Una libertà che è intesa come autodeterminazione e diritto a fare ciò che si vuole. Anche quando questa volontà coincide con il desiderio di farsi togliere la vita. “Se la morte rappresenta un diritto - ha commentato Magdi Cristiano Allam - , siamo sull’orlo del suicidio della nostra civiltà”. Un pericolo reale e preoccupante che minaccia l’Europa e le sue radici cristiane. IL FALLIMENTO DEL MULTICULTURALISMO Svuotati di un “collante identitario”, i Paesi Europei hanno abbracciato il multiculturalismo come modello sociale di governo dei flussi immigratori con esiti fallimentari che hanno prodotto ghetti sempre più chiusi, focolai di violenza endogena, conflitti con la società autoctona. Una realtà, questa, che riguarda anche l’Italia. “Rispetto ad altri paesi europei - ha commentato il relatore -, abbiamo meno immigrati, anche se il trend è in crescita. Non mancano sintomi di conflittualità sociale che dobbiamo essere capaci di percepire e interpretare”. Una capacità che, secondo Magdi Allam, la cecità dell’ideologia buonista ha più volte ignorato, sottovalutando la gravità di fatti come “l’occupazione del Duomo di Milano” in cui di recente sono stati feriti degli agenti e sono state bruciate le bandiere di Israele. Un episodio, quest’ultimo, che si è ripetuto in piazza a Bologna, lo scorso agosto, ma che è rimasto impunito perché, secondo la Procura, “le bandiere non erano regolamentari”. “L’Italia - ha commentato il noto giornalista - ha paura di far rispettare le proprie leggi” e lascia impuniti fatti che il nostro ordinamento giuridico considera reati. OLTRE LA DENUNCIA: LA PROPOSTA DI MAGDI CRISTIANO ALLAM La denuncia di Magdi Allam nasce da un forte amore per l’Italia e l’Europa Cristiana. Un amore che lo ha portato a impegnarsi nella costruzione di un’alternativa etica che possa aiutare l’Europa a ritrovare i principi fondamentali dell’umanità. Si illude chi crede di poter uscire dalla crisi con misure puramente economiche. Con il denaro pubblico impiegato per sostenere banche e imprese. Con gli incentivi di rottamazione per rilanciare la produzione di auto. La crisi dell’Occidente, secondo Magdi Cristiano Allam, è di natura complessa e profonda e come tale va affrontata. Essa richiede una riforma etica che, partendo dalla coscienza di ciascuno, arrivi a ridefinire i modelli economico-finanziari e socio-politici che oggi mostrano le loro disastrose falle. Una sfida impegnativa, ma necessaria, che non può essere affrontata senza le preziose risorse della cultura e dell’educazione. Di esse l’intero sistema sociale ha urgente bisogno per realizzare la riforma etica auspicata da Allam. Ne ha bisogno la società per ripensare il proprio concetto di felicità come “possesso ossessivo e spasmodico di beni materiali”. Ne hanno bisogno le “nostre cattive coscienze” da “rottamare” prima ancora delle auto. Ne ha bisogno la finanza se vuole evitare il disastro di altre bolle speculative. Ne ha bisogno la politica se vuole affrancarsi dalla “brama di potere” e dalle insidie oligarchiche che, oltre a minacciare la democrazia, alimentano la sfiducia della gente nelle istituzioni e accrescono il divario tra eletti ed elettori. Ne ha bisogno l’anima vuota dell’Occidente per recuperare quella piattaforma di valori universali, pilastri del Cristianesimo, che possono essere condivisi e riconosciuti da tutti con il retto uso della ragione. CRONACA P A G I N A 14 Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009 LA CELEBRAZIONE A S. AGATA, LO SCORSO 16 APRILE Figlie della Presentazione: 175 anni di vita L Una cerimonia solenne, presieduta da mons. Diego Coletti, vescovo di Como, ha salutato l’importante anniversario di sr.Lorena Fumagalli, Figlia della Presentazione di Maria SS. al Tempio Ricordare ci ha fatto amare di più Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, famiglia “divina” sorgente viva del nostro carisma di comunione e di servizio educativo; ricordare ci ha fatto conoscere meglio le nostre Fondatrici, Francesca Butti e Maria Rossi, umili strumenti attraverso i quali lo Spirito ha agito nel tessuto ecclesiale e sociale dell’Ottocento comasco, generando una discendenza numerosa; ricordare ha approfondito le relazioni tra di noi e con tanti fratelli e sorelle, con i quali condividiamo la vita e la missione. Ricordare, infine, ci ha riconciliate con il presente rendendoci più capaci di guardare con slancio nuovo al futuro, grate dell’attualità del nostro carisma, che, traendo la sua linfa vitale dalla contemplazione dell’offerta che Maria fa di sé a Dio, parla ai nostri contemporanei dell’ essenza della vita: dono ricevuto che chiede per sua natura di donarsi per realizzarsi compiutamente. Amare di più e conoscere meglio, stringere relazioni significative, guardare con sguardo fiducioso al futuro: molteplici frutti scaturiti dall’ incontro con la nostra storia, “luogo” in cui il Signore ha tessuto la Sua sempre originale trama di salvezza. Al termine della S. Messa, il Vescovo ha acceso al cero pasquale quattro lampade destinate ai continenti in cui la Congregazione è presente (Europa, Africa, Asia e Oceania), simbolo del desiderio che anima ogni suora: essere “vita offerta” affinchè tanti fratelli incontrino il Vivente, l’Emmanuele, il Dio-con noi. “La nostra Congregazione, quasi sconosciuta e tanto modesta, è «Opera di Dio» perché umile nel suo nascere (…). Proprio come il Vangelo, come ogni opera germinata dalla carità di Cristo, dovette avere e portare il suggello della sua Croce. Eppure resistette ai venti e alle tempeste perché Dio era con le anime grandi delle nostre Fondatrici e delle loro degne collaboratrici, che possiamo chiamare sapienti, di quella Sapienza che è dono dello Spiri- to Santo. (…) E noi possiamo ben dire che il granello di senapa si è fatto albero di Provvidenza”. (Memorie Biografiche di Madre Marchesoli, prima Madre Generale dell’ Istituto) IN CAMMINO VERSO IL MOLO 14 A Grandate il “Bazar del porto” Erano circa un centinaio i ragazzzi di 3a media che si sono ritrovati in oratorio per vivere una giornata piena di spunti di riflessione di GIADA MONTRASIO D omenica 19 aprile un centinaio di ragazzi di 3a media della zona di Como sud, accompagnati da catechisti e animatori, si sono ritrovati all’Oratorio di Grandate per condividere l’esperienza del “Bazar del porto”, una delle tappe fondamentali in preparazione al Molo 14. Il “Bazar del porto” è un momento pensato per questi ragazzi, che stanno attraversando quel periodo della loro vita nel quale cominciano a prendere le prime decisioni, che influenzeranno il loro futuro. In questo periodo si rendono conto di non essere più dei bambini, ma dei ragazzi che crescendo sempre di più possono scegliere da soli. Il momento del “Bazar del porto” tenta di far loro riconoscere e vivere atteggiamenti di carità e sobrietà. Per cercare di raggiungere questi obiettivi quest’anno è stato fatto per la prima volta e con otti- mi risultati, il Bazar del porto zonale. I ragazzi hanno cominciato la loro giornata vivendo insieme la Celebrazione Eucaristica; dopo aver pranzato si è dato il via all’attività vera e propria del Bazar. Si sono trovati in un vero e proprio mercato, con varie bancarelle da quella indiana a quella svizzera, dove potevano “comprare” diversi oggetti scegliendo quelli che secondo loro servivano per questo viaggio. Ovviamente tra i 27 oggetti a loro disposizione, ognuno con un significato diverso, si potevano trovare anche oggetti superflui, perciò stava a loro avere la ca- pacità e la sobrietà di scegliere i più adatti, avendo a disposizione un budget limitato. Dopo aver fatto gli acquisti i ragazzi sono stati divisi in piccoli gruppi per confrontarsi tra loro sulle scelte affrontate e sul perché di queste. Per poi concludere tutti insieme con un momento di preghiera finale, salutandoci tutti e dandoci appuntamento al grande ritrovo del Molo 14, il prossimo 10 maggio. Questa prima esperienza di “Bazar del porto” zonale è stata molto soddisfacente e utile, soprattutto per i ragazzi che hanno potuto condividere questa giornata, divertendosi e conoscendo ragazzi nuovi che vivono le stesse situazioni ed emozioni. Inoltre hanno potuto capire come ogni oggetto scelto rifletteva un atteggiamento o una qualità importanti per il viaggio che simboleggia la loro vita. In conclusione la giornata è stata uggiosa solo meteorologicamente parlando. Si è chiuso, dunque, quest’anno in cui la Grazia ha seminato in abbondanza. Si apre, però, la stagione dei frutti che ciascuna di noi raccoglierà con gratitudine e semplicità dalle mani di Dio. ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ o scorso 16 aprile, nella chiesa parrocchiale di S. Agata in Como, con una solenne celebrazione presieduta da sua eccellenza mons. Diego Coletti, la congregazione delle Figlie della Presentazione di Maria SS. Al Tempio, insieme a tanti amici, ha reso grazie al Signore per tutti i doni ricevuti in questo 175° anniversario di fondazione. Nel suo saluto iniziale, la Madre Generale, sr. Miriam Cassinotti, ha ripercorso le tappe significative di questo anno giubilare, apertosi il 7 aprile 2008, nel desiderio che nessun frammento di esse vada perduto perché sono state generatrici di gioia e di speranza nel cuore di ogni Sorella e di quella porzione di Chiesa in cui le Figlie della Presentazione vivono e servono. “Il ricordo è un modo d’incontrarsi”, diceva il filosofo libanese Kahlil Gibran. Ricordo e incontro, infatti, sono stati i “fili rossi”, che, in un intreccio armonioso, hanno legato tutti gli eventi di questa ricorrenza. LIPOMO, COME COMPRENDERE LE DIFFICOLTÀ DI BAMBINI E PRE ADOLESCENTI Giovedì 23 aprile, ore 21.00 presso la Sala Consiglio del Comune di Lipomo, è previsto un importante appuntamento per genitori, educatori e insegnanti. Gli operatori della Cooperativa sociale Leonardo, da anni attivi nei servizi per bambini e ragazzi, proporranno una serata sul tema “Come comprendre le difficoltà di bambini e pre-adolescenti”. Genitori ed educatori saranno impegnati a discutere insieme tali argomenti e nel corso della serata verrà introdotto lo sportello di consulenza psicologico che si aprirà a partire da giovedì 30 aprile presso la biblioteca dalle ore 16.30 alle 17.30. Ogni settimana in tale orario sarà presente la dott.ssa Lucia Schiera, psicologa. Sarà possibile anche concordare telefonicamente appuntamenti tramite il n. 377-1907767 attivo nei momenti di apertura dello sportello. CRONACA P A G I N A 15 Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009 LA FAMIGLIA GUANELLIANA IN FESTA In preghiera con la beata Chiara Bosatta unedì 20 aprile, festa liturgica della Beata Chiara Bosatta, la famiglia Guanelliana si è stretta attorno alla sua urna nel Santuario del Sacro Cuore di Como per ricordare la figura di questa giovane donna, morta nel 1887 a ventinove anni, che condivise con don Luigi Guanella i difficili inizi della sua missione di carità. «Pietra fondamentale della Casa divina Provvidenza in Como, fu vittima preziosa», la definisce don Guanella stesso. Infatti, della Casa Madre (ma anche di tutta l’Opera guanelliana), suor Chiara è stata la “pietra fondamentale” con la sua vita e la “vittima preziosa” con la sua morte. Suor Chiara arrivò a Como il 13 maggio 1886, circa un mese dopo che le prime suore provenienti da Pianello del Lario avevano aperto la prima fondazione, quella che è oggi la Casa Divina Provvidenza; rimarrà in questa Casa solo sei mesi (dal 13 maggio al 13 dicembre), ma le diede un’importante im- L La cerimonia si è svolta lunedì 20 aprile, attorno all’urna presente nel Santuario del Sacro Cuore di Como di SILVIA FASANA pronta. Chiara era stata inviata a Como da don Guanella perché godeva di una grande stima presso le consorelle per le sue notevoli qualità umane, unite a grande equilibrio, praticità, franchezza di carattere e bontà. Ma soprattutto la sua straordinaria ricchezza di vita interiore, lo spirito di preghiera e sacrificio l’avevano resa modello per la piccola comunità di Pianello del Lario. «Sono a Como: - scrive subito suor Chiara a don Guanella il 14 maggio - Mi piace la casa, perché solinga, raccolta ed allegra. Bello e caro è vedere quei grandi pezzi di campagna coltivati in orti e lavorati con quel bell’ordine e precisione che fanno rimanere incantati. Tutto, tutto è bello ed al- legro, ma il mio cuore non trova luogo e non si ferma qui, ma viaggia e si riposa ove gli è dato di vedere, di favellare, e di apprendere cose celesti, cioè presso cui parlo or ora, che è l’unico suo conforto dopo il suo Padre celeste». Nella Casa di Como così la descrive don Guanella: “Suor Chiara senz’esser Superiora era nella casa la vita di tutte; la ruota dell’edificio che muoveva tant’altre. Guardava la Superiora: vi scorgeva ciò che poteva piacerle e poi era tutta a tutte. Voleva l’ordine e la pulizia nelle persone, nelle cose, nella cucina, nella casa ed ella davane esempio in sé; era povera ma tersa come l’acqua cristallina del monte; nulla aveva di fuori posto nella persona, voleva mondezza nelle orfane; guariva piaghe, lavava; e tutto voleva a suo posto; saltellava come angelo di ramo in ramo; poca di forza ma snella, una monachella tutto spirito e forza di agilità…alla cucina e all’orto, al cucire, al ricamare, allo stirare, al far le ostie, al prestino, al rifar i letti, al rappezzar gli I GIUBILEI DELLE FIGLIE DI S. MARIA DELLA PROVVIDENZA 70° Suor Franca Bianchi, Suor Giuseppina Bracchi, Suor Pasqualina Finazzi, Suor Cesarina Fumagalli, Suor Agnese Salvi, Suor Angelina Zanini. 60° Suor Anna Maria Brancaleoni, Suor Angela Cauz, Suor Raffaella Feraco, Suor Giovanna Camilla Mascetti, Suor Elisabetta Valsecchi, Suor Geromina Bollini, Suor Daniela Masciocchi, Suor Lucia Pezzotta, Suor Rosa Polini. 50° Suor Lucia De Clemente, Suor Elisa Spina, Suor Gabriella Pagliuca 25° Suor Tecla Damiani abiti; tutt’attenta alla scuola alla preghiera, aveva come d’un prospetto tutto presente a sé: era l’occhio della casa che vedeva tutto ed era presente a tutto: monachella sì debole eppur sì industriosa… che dolce spettacolo!». La Casa allora accoglieva, oltre a qualche malato, per lo più orfanelle e aspiranti domestiche, per le quali fu presto avviata una scuola, perché fossero preparate nel modo migliore al servizio delle famiglie. Chiara era la madre, la maestra, l’angelo tutelare, sapendo coinvolgere anche le alunne più giovani. Si curava specialmente delle ragazze che presentavano più difficoltà. «Secondo i programmi del tempo curava il leggere, lo scrivere, far di conti; e lei aggiungeva il cucire, il ricamare, il fare dei fiori e simili. Diceva: “Quanto più possono apprendere e tanto meglio sarà per loro”. Utilizzava per l’insegnamento ogni ritaglio di tempo, secondo le stagioni ed era solita ammonire: “Apprendete perché il sapere qualche cosa è dono speciale del Signore”». Fu anche Madre Maestra nella Casa di Como. Come tale era sempre attenta alla formazione delle novizie e della consorelle. Sapeva lodare, ma anche essere pronta alla correzione con schiettezza e decisione. A coronamento di tutto quanto già faceva nella Casa, soleva dire: «Or che è l’ufficio mio se non quello di studiar profondamente me stessa e di dar gloria al Signore! Diamo l’impronta alla regola nostra; diamola con efficacia in modo sì che il Signore ottimo e benevolo di noi si possa validamente servire». Suor Chiara fu certamente non solo “pietra fondamentale”, ma anche “vittima preziosa” per l’Opera che stava nascendo in Como. Scrive don Guanella: “La suor Chiara era sempre sofferente: portava nel cuor suo le doglie del Cuor di Gesù… La si scorgeva che a troppi gravi stenti trascinarvi i suoi giorni. Era fragi- le di salute e tanto affievolita che si meravigliava potesse a lungo sostenere le sue fatiche giornaliere: eppure con quel suo brio giovanile giungeva dappertutto ed aveva l’occhio ad ogni cosa per provvedervi prontamente. Ma per quanto lo si nascondesse, tutti temevano per la sua esistenza…». Ha offerto la sua vita in un supremo sacrificio di amore e di dolore, per l’avvenire dell’Opera nascente in Como. Infatti, suor Chiara medesima, assicurò in tono profetico ad una consorella: «Vedrà che la Casa di Como crescerà contro ogni previsione e speranza e sorgeranno da quella, come piante del seme evangelico, altre Case ancora». Suor Chiara morirà a Pianello del Lario il 20 aprile del 1887, alle 6 del pomeriggio, a soli 29 anni. Le sue consorelle di oggi, le Figlie di Santa Maria della Provvidenza, guardando a lei come esempio e guida, in occasione della sua festa hanno celebrato, come ogni anno, i giubilei di professione religiosa. IMPORTANTE CONVIVIALE GIOVEDÌ 23 APRILE Dal Rotary Club Como un’ambulanza per Kalongo I l Rotary Club Como si sta impegnando per diversi importanti obiettivi di cui alcuni vedranno la conclusione nella conviviale del 23 aprile cui il Club intende dare una particolare importanza solennità , conviviale intitolata Gala Service In quella sera saranno portati a termine alcuni “service” tra quelli dell’anno in corso, - l’ambulanza per l’ospedale di Padre Ambrosoli a Kalongo, - le contribuzioni del Club ad alcune istituzioni nel cuore dei Comaschi, - la consegna di 5 onorificenze Paul Harris Fellow Il progetto dell’anno del Club Como, dotare di una nuova autoambulanza il Memorial Ambrosoli Hospital di Kalongo è diventato una realtà. Mesi addietro il direttore Sanitario del “Dr. Ambrosoli Memorial Hospital” di Kalongo, Uganda comunicava a un socio del Club la messa fuori servizio dell’ambulanza ormai obsoleta che il Club aveva donato all’Ospedale 10 anni addietro. La disponibilità del no- E si tratta soltanto uno dei numerosi impegni portati avanti dal sodalizio stro Club con la partecipazione del Rotary Club di Gulu , hanno permesso di ottenere dalla International Rotary Foundation un contributo pari al 50% dell’ammontare con una “Matching Grant”. La partecipazione del Rotary Club ugandese di Gulu - città con 150.000 abitanti - è infatti condizione perché il Rotary International conceda la Matching Grant ed ha un elevato valore partecipativo caratteristico di ogni azione rotariana. La iniziativa affrontata dal Rotary comasco ha incontrato la calorosa partecipazione con versamenti volontari dei Soci. In pochi mesi è stata raggiunta la somma sufficiente a coprire il costo dell’ambulanza Toyota, pari a circa US$ 54.000. Le note vicende dei cambi di fine 2008 hanno dato un tocco di suspence finale determinando la necessità di un ulteriore finanziamento che è stato coperto in pochi giorni grazie alla generosità di soci del Club e di Club del gruppo Lario. Superate velocemente grazie anche a Internet ed alla perseveranza di qualche socio le inevitabili difficoltà di raccordo tra Evanston, Milano, Gulu e Como, firmato l’ordine d’acquisto il mezzo è ormai consegnato con tanto di logo dei Club. Le “Paul Harris Fellow” onorificenze rotariane verranno attribuite quest’anno a Franco Molteni che si è prodigato per al realizzazione del progetto ambulanza, a Paolo Ambrosoli, presidente della Fondazione Ambrosoli, a Tarcisio Bay, presidente del Consultorio la Famiglia di Como, a Rosanna Luppi, coordinatrice del Centro di aiuto alla vita di Como. Alla fondazione Antonio e Luigi Palma, alla associazione Piccola Casa Federico Ozanam, che già nel passato sono state insignite della “PH”, verrà consegnato un significativo contributo, simbolo della partecipazione del Rotary club alla loro azione. Il Rotary Club Como coi suoi 85 soci gestisce altri importanti progetti tra i quali: - “il fondo pro portatori di Handicap” assieme al Rotary Club Baradello e il “Fondo per la ricerca” che assicurano, grazie alla presenza della Fondazione Comasca che raddoppia le quote, l’erogazione complessiva di oltre 15.000 euro annui, - progetti e partecipazione a diverse iniziative a sfondo sociale per un complesso di circa 30.000 euro annui, - la contribuzione al fondo internazionale Polio Plus per circa 8.000 US$ annui. Così l’impegno del Rotary Club Como, con progetti diversificati tra anno e anno, coniuga la generosità con la convivialità. CRONACA P A G I N A Como 16 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009 ALLA SCOPERTA DELLA COOPERAZIONE/201 Una dote per chi cerca lavoro Un’opportunità in più per chi è in cerca di occupazione e che, a partire da un avviso pubblico emanato dalla Regione o dalla Provincia, diventa un possibile fruitore di servizi, pubblici o privati Dopo un colloquio preliminare, che accerterà il possesso dei requisiti necessari, il beneficiario, insieme all’operatore del centro scelto, potrà inviare la domanda di Dote e il piano di intervento personalizzato (PIP) sottoscritto fra il destinatario e l’operatore, descrive il percorso individuale, definisce i soggetti che parteciperanno alla sua realizzazione, identifica i servizi e il budget disponibile. Una volta sottoscritto e inviato il piano di intervento personalizzato, il destinatario riceverà dal Sistema informativo una comunicazione di assegnazione della Dote. pagina a cura del Consorzio Eureka Ser vizi alla Cooperazione e al Terzo Settore www.eurekacomo.it P er chi cerca lavoro, nel panorama dei servizi all’impiego, le cose nel corso degli ultimi anni sono molto cambiate. Chi cerca lavoro infatti è un potenziale possessore di “dote” e, a partire da un avviso pubblico emanato dalla Regione o dalla Provincia, diventa un possibile fruitore di servizi, pubblici o privati, che possono erogare servizi per il lavoro. L’ente, al quale la persona in cerca di lavoro si rivolge, scegliendolo tra quelli presenti sul territorio (sul sito della regione Lombardia si può trovare l’elenco) prende in carico la persona e la accompagna attraverso l’acquisizione delle condizioni necessarie al suo reinserimento lavorativo, attraverso l’individuazione delle opportunità formative più adatte e la ricerca di concrete opportunità di occupazione. All’interno del sistema Confcooperative a Como, il Consorzio Solco dal 2000 si occupa di Politiche Attive del lavoro e, nel tempo è divenuto un soggetto attivo ed efficace della rete dei servizi per l’impiego della Provincia di Como. COS’È LA DOTE LAVORO E’ un insieme di risorse destinate alla persona per accedere ai servizi di formazione e inserimento lavorativo finalizzati all’ingresso o al rientro nel mercato del lavoro. Fornisce inoltre un sostegno economico a chi ha perso il lavoro per favorire la partecipazione ai percorsi di reinserimento. I SERVIZI Il beneficiario della Dote Lavoro può usufruire dei seguenti servizi, modulabili a seconda del suo percorso individuale. Colloquio di accoglienza I livello E’ obbligatorio e precede qualsiasi altro intervento. Prevede: - La verifica dei requisiti del destinatario - Un colloquio di orientamento e la fornitura di informazioni sui servizi disponibili - La presa in carico del destinatario da parte dell’operatore A CHI SI RIVOLGE LA DOTE LAVORO Possono richiedere la Dote Lavoro i residenti o domiciliati in Lombardia, di età compresa tra i 18 e i 64 anni, che siamo: - Inoccupati o disoccupati: persone alla ricerca di occupazione, compresi i lavoratori espulsi dal mercato del lavoro a causa di crisi aziendali o persone mai entrate nel mercato del lavoro, che percepiscano o meno indenni- tà di disoccupazione; - Lavoratori in mobilità che percepiscano o meno indennità di disoccupazione; - Lavoratori in cassa integrazione Guadagni Straordinaria (GIGS). In questa prima fase sono esclusi i lavoratori in CIGS in deroga. La Dote Lavoro avrà caratteristiche e contributi differenti a seconda della categoria di appartenenza del richiedente. E’ possibile verificare il posses- so dei requisiti necessari a richiedere la Dote e compilare in bozza la domanda (che dovrà poi essere perfezionata presso un centro accreditato) sul sito www.dote.regione. lombardia.it. COME RICHIEDERE LA DOTE LAVORO Per richiedere la Dote Lavoro è necessario recarsi presso uno dei centri accreditati per i servizi al lavoro presenti sul territorio lombardo. Colloquio individuale di II livello (specialistico) Consiste: - In un esame approfondito delle problematiche e delle caratteristiche del destinatario, comprensivo dell’analisi delle sue esperienze, che confluisce in una scheda individuale - nella redazione del curriculum vitae del destinatario Definizione del percorso Consiste nella definizione e nella redazione del Piano di intervento personalizzato Bilancio delle competenze Consiste nella redazione della scheda individuale delle competenze, con l’obiettivo di progettare un piano di sviluppo pro- fessionale per il raggiungimento di specifici obiettivi. Tutoring e Counseling orientativo Serve ad accompagnare il beneficiario nel percorso di inserimento nel mercato del lavoro. Consiste nelle seguenti attività: - Orientamento ai meccanismi del mercato del lavoro e introduzione agli strumenti di ricerca di occupazione (pre-inserimento) - Aggiornamento del curriculum vitae e predisposizione delle lettere di accompagnamento - Preparazione e affiancamento al colloquio in azienda - Assistenza ai destinatari e alle imprese nella fase di inserimento lavorativo Scouting aziendale e ricerca attiva del lavoro Prevede l’affiancamento e il supporto al destinatario nella definizione del piano di ricerca del lavoro. In particolare: - L’individuazione delle opportunità professionali - La valutazione delle proposte di lavoro - L’invio delle candidature - Il contatto e la visita in azienda Consulenza e supporto all’autoimprenditorialità Il servizio consiste nelle seguenti attività: - Analisi delle propensioni e delle attitudine verso l’imprenditorialità - Ricerca delle opportunità - Informazione e consulenza per affrontare i problemi relativi allo sviluppo organizzativo dell’impresa - Definizione dell’idea imprenditoriale Percorsi formativi A completamento dei servizi di politica attiva sopra indicati, possono essere previsti, nel piano di intervento personalizzato, uno o più percorsi formativi per l’aggiornamento e l’ampliamento delle competenze del destinatario, al fine di favorirne l’inserimento nel mercato del lavoro. CRONACA P A G I N A 18 Como IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009 LO SCORSO SABATO 18 APRILE L’abbraccio di Maslianico a don Antonio S abato 18 aprile, sotto un temporale primaverile, è iniziato il cammino della comunità parrocchiale della Beata Vergine del Bisbino, che unisce le parrocchie di Maslianico, Cernobbio, Piazza S. Stefano, Rovenna, Stimianico con Casnedo. In un’unica cerimonia si è svolto il saluto di mons. Flavio Feroldi, chiamato ad essere delegato vescovile per la visita pastorale, e l’ingresso di don Antonio Fossati, nuovo parroco di Maslianico e Vicario foraneo della zona Bisbino. Due comunità commosse e grate si sono strette attorno a questi sacerdoti che, per un tempo più o meno lungo le hanno guidate e sono state per loro punto di riferimento e testimonianza viva del Risorto. La cerimonia ha avuto inizio con l’accoglienza da parte dei rappresentanti delle attività civili di Maslianico e Lanzo e del referente del consiglio pastorale di Maslianico che hanno ricordato i rispettivi parroci. “Per sempre, per sempre, per sempre”, che in questi 4 anni ha accompagnato le coppie unite in matrimonio da don Flavio, è risuonato nel discorso del sinda- In un’unica cerimonia si è svolto il saluto di mons. Flavio Feroldi, chiamato ad essere delegato vescovile per la visita pastorale, e l’ingresso di don Fossati, nuovo parroco di Maslianico e vicario foraneo della zona Bisbino Sopra e sotto due immagini di don Antonio, a destra don Flavio di ALESSIA BUTTI co di Maslianico per indicare il ricordo indelebile che lascerà nel cuore dei maslianichesi. Accompagnato in processione dai parrocchiani vecchi e nuovi, don Antonio è stato vestito con i paramenti sacerdotali e ha fatto l’ingresso ufficiale nella “sua” Chiesa. Don Bruno Biotto, futuro parroco di Cernobbio, lo ha presentato ai fedeli e Mons. Gino Discacciati ha letto il decreto vescovile di nomina, guidando il rito di presa di possesso della parrocchia, in cui vengono presentati al parroco i simboli che caratterizzano il ministero sacerdotale. «Dato che dobbiamo far fatica, facciamola per volerci bene». Con queste parole don Antonio nell’omelia si è rivolto all’assemblea, ricordando che il brutto fa parte del bello della vita, in un momento in cui è chiesto a tutti (comunità e sacerdoti) di incominciare un nuovo cammino che porta con se IL SALUTO DELLA COMUNITÀ DI LANZO un po’ di sofferenza, come gli apostoli a cui Gesù risorto si rivolse dicendo: «Pace a voi!». Con questa citazione inizia il saluto di don Flavio alla sua comunità. «Pace a voi» perché la vera pace si può sperimentare solo nell’obbedienza a Dio Padre e la sua origine è nel «tutto è compiuto» che conclude l’esistenza terrena di Gesù, e che in questa settimana ha rappresentato anche la Pasqua della nostra parrocchia. Ricordando Maria Madonna della Cintura e Regina della famiglia, a cui è particolarmente devoto, e suor Franca, da poco Alla cerimonia ed alla solenne Santa Messa erano presenti parecchi fedeli di Lanzo e di altri paesi della Valle (con anche gli attuali sacerdoti don Enrico Molteni e don Bruno Biotto, quest’ultimo ancora per poco essendo destinato a Cernobbio). Lanzo in particolare ha voluto essere presente a livello ‘istituzionale’, con l’assessore Carlo Canevali, a testimonianza del forte legame che nei 26 anni trascorsi nel paese si è creato fra don Antonio e questa comunità. L’assessore in particolare ha rivolto un saluto pubblico, anche da parte del sindaco Patrizia Zanotta, che purtroppo e con dispiacere non ha potuto partecipare di persona alla cerimonia mancata, ha ringraziato la sua comunità. Terminata la celebrazione, i due sacerdoti sono stati circondati dall’abbraccio festoso della popolazione in oratorio. Grazie don Flavio per aver condiviso una tappa del viaggio con noi, per essere stato una guida e un amico prezioso. Grazie don Antonio, perché rispondendo alla chiamata inizierà a camminare insieme a noi. DOMENICA 19 APRILE Benvenuto don Alberto Fasola! La comunità di Garzeno e Catasco ha accolto con immensa gioia il nuovo parroco omenica 19 aprile la Comunità di Garzeno e Catasco ha accolto con immensa gioia il nuovo parroco don Alberto Fasola. Il mattino a Catasco ed il D pomeriggio a Garzeno è stata occasione per don Alberto per apprezzare e “toccare con mano” la gioia ed il calore con la quale gli abitanti di questa comunità della Valle Albano sanno accogliere il loro nuovo pastore. Cerimonie vissute veramente con il cuore e rese ancora più solenni dalla partecipazione della banda, dei confratelli, delle consorelle, del gruppo Alpini, dei fanti e da tutte quelle persone che con minuziosa cura hanno portato la loro opera generosa per rendere l’accoglienza un momento memorabile ed unico. A Garzeno, alle ore 16.00, con i sacerdoti presenti don Alberto è stato accolto alla Scuola Materna ed accompagnato sul sagrato della chiesa parrocchiale da una moltitudine di persone, dal rappresentante del Consiglio pastorale e dal sindaco. Il rappresentante del Consiglio pastorale ha portato il saluto a nome della comunità di Garzeno sottolineando che questo evento è una straordinaria occasione per ravvivare la gioia di essere Chiesa e per continuare con entusiasmo il cammino intrapreso di crescita nella fede, nell’amore reciproco e nel servizio alle persone più deboli e bisognose. Ha preso poi la parola il Sindaco il quale ha salutato il nuovo parroco a nome di tutta la cittadinanza, augurandogli buon lavoro nel suo ministero sacerdotale in mezzo alla Comunità confermando la fattiva collaborazione e disponibilità tra Amministrazione Civica e Parrocchia. La Chiesa era gremita di fedeli che hanno partecipato alla concelebrazione eucaristica con gran- de gioia e palpabile commozione. Don Alberto, con immensa riconoscenza ha voluto poi ringraziare tutti i presenti, i sacerdoti della zona e quelli venuti appositamente dalla sua parrocchia precedente di Sondrio e Torre Santa Maria così come tutte le persone che dalla Valtellina lo hanno accompagnato in un giorno così speciale. I fedeli presenti si sono poi fermati per un momento di festa nel piazzale antistante la chiesa parrocchiale dei Santi Pietro e Paolo, partecipando ad un ricco rinfresco. Subito si è notata una forte simpatia da parte di tutti per il neo parroco, giovane, pieno di brio che ha fatto del sorriso e della semplicità il documento di identità migliore per entrare nel cuore di ognuno. PA G I N A IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009 1 Le Omelie del Vescovo Il Triduo pasquale e la festa della Santa Pasqua GIOVEDÌ 9 APRILE - LA SANTA MESSA CRISMALE Quattro parole su cui fissare la propria attenzione: amati, liberati, consacrati, mandati... Durante la Santa Messa del Crisma erano presenti in Cattedrale quasi duemila fedeli e oltre 250 sacerdoti; nel corso della celebrazione il Vescovo ha firmato il decreto di indizione della visita pastorale, e ha lanciato la proposta di un fondo diocesano di solidarietà per sostenere chi è in difficoltà « R accogliamo un primo messaggio dal Vangelo che abbiamo appena ascoltato rispondendo a questa domanda: “Chi è il protagonista di questa giornata?”. O, se volete, la stessa domanda in un altro modo. “Su chi dobbiamo fissare lo sguardo?”. Sui cresimandi? Sul presbiterio? Sul vescovo? Niente di tutto ciò… Protagonista di questa nostra celebrazione è Gesù. È Lui che entra con noi in questo luogo. È Lui che proclama la sua Parola. È lui che la commenta. È Lui, soprattutto, che la attualizza dicendo “oggi”… “Oggi”… Un “oggi” che è iniziato – possiamo dire a Betlemme, se non il 25 di marzo a Nazareth – con l’Incarnazione. Un “oggi” sul quale non è più scesa la notte, perché siamo nell’ottavo giorno, che è fuori dal giro dei sette, che ritorna sempre su se stesso. È Lui il protagonista. Il nostro sguardo è fisso su di Lui, perché lo Spirito Santo, co-protagonista di questa celebrazione, non fa altro, come diremo, che configurare la nostra vita a quella di Gesù. Questo se lo ricordino bene i cresimandi: al di là, al di sopra, al di sotto, comunque dentro, in tutti i sette doni dello Spirito Santo, questa è la realtà. Lo Spirito Santo viene a fare della nostra vita una trasparenza di Vangelo, in modo che chi ci vede, chi ci incontra, chi interloquisce con noi, chi attraversa la strada sulla quale noi camminiamo veda Gesù. È questo che desideriamo? È per questo che siamo qui? Noi tutti, a partire dal Vescovo, concelebranti, presbiteri, diaconi, religiose e religiosi, consacrati, cresimandi, tutti voi, abbiamo questo atteggiamento? “Tutti – dice il Vangelo – avevano lo sguardo fisso su Gesù”. Vorrei intrattenermi con voi su quattro parole importanti che abbiamo appena ascoltato. Foto William Le prime tre sono nella pagina dell’Apocalisse che è stata proclamata, la quarta è presente sia nella Prima Lettura di Isaia, sia nel Vangelo. Quali sono queste quattro parole? Sarebbe bene che soprattutto i miei piccoli amici cresimandi se le stampassero bene nella mente e le ricordassero. Chissà mai che, incontrandovi nel giorno della Cresima, io non vi chieda: “quali erano le quattro parole del giovedì santo mattina?”. Eccole: amati, liberati, consacrati, mandati. Vediamole brevemente una per una. Prima di tutto, all’inizio del Triduo Pasquale, noi siamo chiamati a sentirci voluti bene. Ma non vi meravigliate voi del fatto che il Signore Iddio in persona voglia bene proprio a me – ciascuno di voi lo dica – voglia bene proprio a me che so benissimo quanto poco sono amabile? Quanto poco, per non dire niente, merito amore? Lui, invece, ci fa chiamare dal veggente dell’Apocalisse: “Voi siete gli amati”. E questo dovrebbe essere per noi una grande consolazione. In mezzo a tutte le tribolazioni, le difficoltà, le contraddizioni, le pesantezze delle vita, noi siamo gli “amati”. E non per merito nostro! Questo amore non dipende dalle nostre prestazioni… Non dipende da noi, grazie a Dio – è il caso di dirlo! Siamo amati. L’esperienza della Grazia, cioè l’esperienza dell’amore gratuito di Dio, l’esperienza della sua sconfinata, incondizionata misericordia dovrebbe essere il centro della nostra esperienza spirituale. Se al centro della nostra esperienza spirituale c’è ancora un po’ di contabilità religiosa o, peggio ancora, di paura dell’inferno vuol dire che non abbiamo ancora capito che cosa è il cristianesimo... E poi siamo liberati. Anche qui, tenete presente, si tratta di un participio passato. Certo, questa liberazione è ancora in atto e continuamente si produ- ce dentro di noi. Attraverso le fatiche della nostra vita. Ma come promessa, come condizione, come oggetto della speranza noi siamo liberati, perché noi – voi e io – siamo quei poveri prigionieri “ciechi e oppressi” di cui parla Isaia e che sono citati da Gesù nella Sinagoga… Poveri, prigionieri, ciechi e oppressi… Non facciamo lamentele inutili, ma se guardiamo la nostra vita rispetto ai nostri desideri, rispetto alle legittime speranze, a quello che vorremmo essere, a quello che vorremmo poter vedere… C’è qualcuno qui presente del tutto e pacificamente contento di quello che è, di quello che ha, di quello che può, di quello che sa? Io no… E questo vuol dire che, per alcuni aspetti, sono povero, prigioniero, cieco e oppresso… e ho bisogno di essere liberato. Se poi penso qual è la ricchezza che desidero, qual è la libertà che desidero, qual è la guarigione che desidero ci sarebbe molto lavoro da fare per entrare in sintonia con il dono che attraverso il suo Spirito Gesù viene a farci ogni giorno. Amati e liberati, ma, la terza parola che ci raggiunge da questa celebrazione, è consacrati. “Consacrati” non è un francobollo, un’etichetta che viene dall’esterno, ma è una “trasformazione”, il nostro battesimo ci ha trasformati: è quella la nostra vera data di nascita. La nostra cresima conferma e approfondisce tale trasformazione. E qui mi rivolgo ai miei confratelli nel sacerdozio. La nostra ordinazione ha ulteriormente trasformato il nostro essere quando siamo stati unti, cioè consacrati con il crisma che stiamo per benedire. E fatti diventare un solo popolo. Un solo popolo sacerdotale, per cui, come ho già detto altre volte, noi vescovi, presbiteri e diaconi non siamo al di sopra, semmai siamo al di sotto dei nostri fratelli, perché li dobbiamo servire e sostenere. “Chi vuol essere tra voi il primo sia fatto come l’ultimo e come il servo di tutti”. Qui siamo trasformati. Questo vuol dire essere un popolo sacerdotale. Lo Spirito Santo non viene soltanto nel momento del battesimo… Vi siete mai chiesti perché battesimo, cresima, ordinazione sacerdotale non vengano mai ripetuti? Possiamo fare la comunione anche tutti i giorni e invece quei sacramenti sono unici. Perché non si può ripetere il battesimo? O la cresima? Perché non si può essere ordinato sacerdote tre o quattro volte? Perché esiste una trasformazione che avviene in quel momento e dura da lì all’eternità. Non avrebbe alcun senso riprender- la come se nulla fosse stato… Una trasformazione profonda, sapete? Come è bello pensare che tutti quanti siamo qui, siamo profondamente trasformati in Cristo, uniti in un unico popolo sacerdotale dall’unico Spirito di Gesù, perché noi diventiamo il suo unico corpo che è la Chiesa attraverso tutta la diversità e la collaborazione dei ministeri e dei carismi. L’unico corpo di Cristo… E adesso veniamo all’ultima parola: “mandati sulle strade del mondo”. Il cristianesimo, la fede cristiana, il dono della vita nuova in Cristo non hanno in noi la stazione di testa. Noi siamo una stazione di transito. Attraverso di noi, attraverso la Chiesa l’amore di Cristo e la liberazione che da Lui ci viene devono raggiungere il mondo intero. E allora vorrei rivolgere una parola particolarmente carica di riconoscenza, di stima e di affetto ai preti che servono questa Diocesi. Noi siamo mandati. Voi sapete che la parola greca corrispondente all’italiano “mandati” è “apostolos”. La nostra missione apostolica e il nostro mandato è la nostra vita… quanti di voi sono qui conoscono un prete, hanno in lui un riferimento… prosegue nella pagina successiva PA G I N A IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009 2 LeOmeliedelVescovo Siamo mandati a voi e per voi, al mondo e per tutto il mondo. E siamo mandati a dare una buona notizia. Qual è questa buona notizia? Qual è il contenuto di questo messaggio? Vorrei mettere in fila cinque frasi tratte dal Nuovo Testamento che ci dicono qual è questa buona notizia e che consegnano a tutti noi qui presenti, ma in modo particolare ai presbiteri, una responsabilità grandissima. La prima frase è: “avendoli amati, li amò sino alla fine”. Questo è il contenuto della buona notizia: Dio è uno che ama, e che ama sino alla fine. E subito dopo, la seconda frase: “amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”. Come vi ho amati, amatevi gli uni gli altri… Possiamo chiacchierare di Vangelo ventiquattro ore al giorno… Non servirà a niente se non diamo testimonianza di questo amore reciproco, di questo volerci bene come Gesù ci ha amato, quindi senza aspettarsi che l’altro sia simpatico, o sintonico, o docile, o gratificante… Perché Lui ci ha amati quando noi non eravamo niente di tutto questo e ci ha amati sino alla fine… Terza frase: “Nessuno ha un amore più grande di Colui che da la vita per i propri amici”. Non si tratta di simpatia, di cameratismo, di buona educazione, di collaborazione anche raffinata. Si tratta di essere pronti a dare la vita. Quarta frase, questa è della Prima Lettera di Giovanni: “Egli ha dato la sua vita per noi, anche noi dobbiamo dare la vita per i nostri fratelli”. Scendere, anche solo di un’inezia, al di sotto di questa tensione spirituale vuole dire suicidarsi come cristiani e come preti. Trasformare la nostra vita in una decente offerta di servizi religiosi vuol dire perdere la gioia. Vuol dire diventare gente continuamente lamentosa, scontenta, arrabbiata… che poi, inevitabilmente, va a cercare altri surrogati, altre cose, perché non possiamo fare a meno di avere qualcosa di bello nella vita… E se sprechiamo, perdiamo “la Bellezza”, andiamo a cercare ben altre cose. E l’ultima frase, l’ultima che ci fa capire come è importante per la nostra missione, il nostro mandato apostolico quanto stiamo cercando di rammentarci a vicenda, l’ultima frase che inchioda anche me alle mie responsabilità è: “da questo vi riconosceranno che siete miei discepoli: dall’amore che avrete gli uni per gli altri”. Se dovessimo dimenticare tutto il resto del Nuovo Testamento e prendere Foto William sul serio questa frase e dire: “la mia gente capisce che io sono un discepolo di Gesù da come io amo i miei confratelli?”. Quale conclusione dovremmo trarre? Ecco fratelli, io credo che il nostro volerci bene – diciamolo pure in questo modo un po’ romantico – il nostro curare i rapporti reciproci, il nostro stimarci a vicenda sia davvero questa mattina il nostro grande proposito. Il mio lo è. Poi, anche io, faccio quello che posso: ho tanti limiti e tanti difetti, però mi pare di desiderare, sinceramente, per lo meno, questa cosa. Tutti noi avremo un anno intero, l’anno sacerdotale – così ha scelto il Papa a partire dal prossimo mese di giugno – per riflettere, magari approfonditamente, su queste dimensioni della nostra vita spirituale… Ma il nostro volerci bene deve diventare contagioso. mo per indire ufficialmente, firmando il decreto, dovrebbe avere anche, fra i tanti, questo e soprattutto questo come scopo e come intenzione principale. Correre di qua e di là per tessere con pazienza, con umiltà quella tela di amore fraterno che è l’unica capace di sostenere il cammino dello spirito che ci conduce a Gesù». La visita pastorale che stia- GIOVEDÌ 9 APRILE - LA SANTA MESSA IN COENA DOMINI Servire con umiltà i fratelli, con la responsabilità di indicare al nostro prossimo ad accogliere la Verità di Dio « I n quest’anno che la nostra diocesi sta dedicando al tema dell’educare mi piace prendere spunto, per la riflessione di questa sera, dalle parole di Paolo, il quale dice: “Fratelli, quello che ho ricevuto dal Signore, questo io lo annuncio a voi”. Mi sembra che san Paolo ci indichi una precisa responsabilità che, come cristiani, abbiamo ricevuto dal Signore: annunciare e aiutare il nostro prossimo ad accogliere la sua Verità. La fonte di Paolo è il Signore. “Ho ricevuto da Lui quello che a mia volta io vi annuncio”. Le mediazioni sono inevitabili, necessarie, tutti noi abbiamo avuto una mamma, un papà, dei catechisti, delle suore, dei cristiani che ci hanno mediato l’incontro con Dio. Ma sono necessarie proprio perché mediazioni, cioè ci devono riportare a una relazione diretta e decisiva nel nostro incontro con Gesù e nel coltivare la nostra relazione con Lui. Allora c’è da chiederci, tutti noi qui presenti, qual è il nostro rapporto con il Vangelo e con il Crocifisso. Perché tutto il Vangelo trova nel Crocifisso vittorioso il suo centro, e la Cena del Signore che stiamo celebrando in questo santo giovedì è il vertice, la pienezza, dell’anticipazione simbolica del Crocifisso… Partecipando all’Eucaristia noi siamo di fronte al segno reale ed efficace di ciò che ci viene consegnato dall’incontro con Gesù e di ciò che dobbiamo noi portare al mondo attraverso la testimonianza della nostra vita cristiana. Gesù sapeva tre cose quella sera. Se rileggeste con calma la pagina di Vangelo di Giovanni Di fronte a un’alleanza nuova, nel sangue dell’Agnello immolato infinitamente più valido del sangue dell’antica alleanza, la nostra memoria – “Fate questo in memoria di me” – si carica di una verità sconvolgente e profonda sulla nostra vita, sui nostri giorni concreti, sulle scelte che dobbiamo fare. La vita diventa un grande desiderio e una lunga attesa dell’incontro definitivo e trasformante con l’amore di Gesù. Io mi fermo qui. E prima di passare a ripetere, nel simbolo, il gesto al quale dovrei ispirare tutta la mia vita, quello di mettermi al servizio di ogni fratello e di ogni sorella per amore di Gesù, vorrei ascoltare con voi la lettura di una pagina molto bella di un autore spirituale contemporaneo che ci aiuta a capire, che ci aiuta a sapere, e che – Dio lo voglia –, ci aiuta a fare come Gesù ha fatto… Foto William che abbiamo appena ascoltato (Gv 13, 1-15) ve ne accorgereste. Gesù, dunque, sapeva tre cose. Sapeva che era giunta la sua ora. Sapeva che qualcuno stava per tradirlo. E sapeva che il Padre aveva messo tutto nelle sue mani. Tutto, capite? Questa introduzione così solenne del Vangelo di Giovanni, che indica queste tre maniere di sapere di Gesù, rende ancora più contrastata, ancora più sconcertante la narrazione che segue. Sapendo tutte queste cose, sapendo che era giunta la sua ora, Gesù non sfugge. Sapendo che qualcuno sta per tradirlo non si ripara. Sapendo che il Padre ha dato a Lui tutto nelle sue mani, usa queste mani per prendere un catino, cingersi un grembiule e lavare i piedi ai suoi amici… E Pietro non capisce. Gli viene detto dal Maestro e Signore: “Pietro, se non capisci questo, non hai capito nulla, non c’è niente da fare tra me e te”. E poi, però, gli viene promesso che sarebbe cambiato dopo… Dopo aver visto il Maestro e il Signore il quale, ben più che lavare i piedi ai suoi discepoli, si lascia inchiodare a una forca e muore per tutti gli uomini. Allora, cari fratelli e sorelle, bisogna sapere, capire, anche noi, e poi bisogna fare. Le due ultime cose che Gesù ci ha detto nel Vangelo sono: “Ma voi avete capito quello che vi ho fatto?”. E, subito dopo, aggiunge: “Io ho fatto questo perché anche voi facciate gli uni gli altri come ho fatto io… e se mettere in pratica questo che io vi dico sarete beati”. Signore, quanto poco ci crediamo… Quanto ancora siamo legati a costruire la serenità e la felicità della nostra vita sulle cose che riusciamo a fare per noi stessi, ad accumulare per noi stessi e a garantire per noi stessi… “Ma voi avete capito che cosa vi ho fatto?”, dice il Signore. “E se avete capito questo sappiate che io l’ho fatto perché voi facciate la stessa cosa, perché la felicità della vita consiste nel lavarci i piedi gli uni gli altri…”. A quel punto Gesù ricomincia a spiegare tutto dall’inizio, prendendo un asciugamano e inginocchiandosi a lavare i piedi di tutti. Gli apostoli avevano dei piedi veramente sporchi, piedi che puzzavano. Ma Gesù li lava loro come un servo a dei padroni… Così sono frastornati e non capiscono più niente. Quello, infatti, era un tipo di servizio che gli stessi ebrei non potevano fare l’uno all’altro, perché era considerato un gesto troppo degradante… Solo uno schiavo non ebreo poteva lavare i piedi a un altro. Nell’Antico Testamento si legge che quando Dio visitò Abramo questi non gli lavò i piedi ma comandò ai servi che portassero dell’acqua affinché il Signore, venuto sotto forma di tre messaggeri, si lavasse lui i piedi. prosegue nella pagina successiva PA G I N A IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009 3 LeOmeliedelVescovo Abramo aveva rifiutato di lavare i piedi perfino al Signore, perché era un gesto troppo umile… un gesto da schiavi. Gesù, invece, preso l’asciugamano e il catino comincia a lavare i piedi ai suoi amici. Allora Pietro, che è molto impetuoso e molto simpatico, gli dice: “Signore, tu che sei il capo, vuoi lavare i piedi a me? Non sia mai, rispettiamo la gerarchia. Tu sei il Signore e devi fare il Signore di noi che siamo i tuoi servi e rimaniamo servi. Forse, Pietro, pensava anche tra sé, quando sarò io il capo, mi toccherà lavare i piedi a tutti gli altri? Gesù gli risponde: “Guarda, Pietro, che se tu non capisci perché ti lavo i piedi vuol dire che non hai capito proprio niente. Da tre anni sono con voi, e faccio il vostro servo in tutte le maniere possibili e adesso faccio il gesto che riassume quello che ho sempre fat- to con voi: sono io il vostro servo”. E poi, rivolgendosi a tutti continua: “Pensateci bene. Chi è il padrone? Colui che è seduto a tavola, o colui che serve?”. Gli apostoli rispondono con prontezza: “Ma naturalmente colui che siede a tavola”. E Gesù a loro: “Io sono stato con voi come uno che serve. Vi ho lavato i piedi come se fossi il vostro schiavo”. Pietro insiste: “Ah no, non se ne parla nemmeno! Tu non mi laverai mai i piedi! Mai!”. Gesù lo guarda e gli dice: “Allora, se non hai capito questo, vuol dire che non hai capito niente e che non sei degno di stare con me. Non avrai parte con me. Non sarai in comunione con me”. E Pietro, sempre così spontaneo: “Se è così, Signore, allora non soltanto i piedi, ma anche la testa, fammi pure un bagno completo!”. Allora Gesù risponde: “Calma, Pietro, non si tratta di lavarti perché sei sporco, ma è importante capire che bisogna servire gli altri fino a fare il gesto degli schiavi. Hai capito bene? Si tratta di capire il servizio reciproco. In questo modo Giovanni, nel suo Vangelo, ricorda l’ultima cena, e quindi l’Eucaristia. Per lui l’Eucaristia è servire gli altri». VENERDÌ 10 APRILE - LA PROCESSIONE CON IL SS. CROCIFISSO Una riflessione sul senso del dolore e della sofferenza: l’atteggiamento cristiano fa crescere e trionfare l’amore « C ari fratelli e sorelle è la terza volta che vivo con voi questa esperienza straordinaria di un atto collettivo, condiviso, fraterno, di fede, nella forza liberante del Crocifisso. Ho guardato con attenzione i vostri volti durante questo cammino. E ho visto che vi guardavate gli uni gli altri. Ho cercato anche di capire la speranza negli occhi dei vostri bambini. Il mistero della sofferenza negli occhi dei malati e degli anziani. Quanti volti turbati dalla preoccupazione, dalla fatica del vivere, dall’incomprensione e dall’incomunicabilità che tante volte attraversano la nostra vita… Dai timori per il futuro. Ho cercato di portare tutto questo nella mia preghiera. Affidando tutto questo al cuore sconfinatamente misericordioso e amante del mio e vostro amico Gesù. Abbiamo appena ascoltato la sua voce, tagliente come una spada, di fronte alla domanda che noi ci facciamo tutte le volte che consideriamo la sofferenza umana. Perché? Perché Signore? I nostri occhi, la nostra mente, il nostro cuore sono pieni delle immagini dei nostri fratelli di Abruzzo. Ma forse non era nemmeno necessario che ci fosse questa ulteriore massiccia dose di esperienza della sofferenza, perché ne abbiamo conosciute e ne conosciamo tante: piccole, grandi… E ci domandiamo: perché. E i discepoli vanno da Gesù e gli domandano: perché? Perché Pilato ha ammazzato questi galilei che facevano il loro momento di preghiera nel tempio? Perché questa torre del quartiere di Siloe è improvvisamente crollata seppellendo diciotto persone? E la domanda diventa subito: di chi è la colpa? Gesù risponde in un modo strano che vorrei qui, cari fratelli e sorelle, brevemente esaminare con voi. Guardandovi negli occhi mi sono domandato: ma questi miei fratelli e sorelle che idea si sono fatti della sofferenza? Come la considerano? Come la vivono? Come la sopportano? Il discorso, qui, sarebbe lungo. Ma non spaventatevi. Non voglio tediarvi. So che siete stanchi: tanti sono in piedi, tantissimi sono rimasti fuori dalla basilica… Io direi, e procedo per rapidissime sintesi, innanzitutto che la sofferenza si impone al nostro sguardo. È un’esperienza di fatto. È inevitabile. Quindi non possiamo eluderla, non possiamo mettere la testa nella sabbia, non possiamo far finta - per quel tanto di poca sofferenza che ci può essere nella nostra vita - di non considerar- ve per capire qualche cosa, se è possibile, del mistero della sofferenza. Abbiamo una grande responsabilità nei confronti della storia. E Gesù ce lo ha appena detto nel Vangelo: “Ma come? Riuscite a indovinare più o meno come sarà il tempo di domani o della prossima settimana e non riuscite, visto che vi ho dato una testa bella, intelligente a giudicare da voi stessi che cosa è giusto?”. Come reagiremmo, io per primo, alla proposta di evitare, magari, le pastoie burocratiche delle leggi antisismiche per pagare la casa quattro volte di meno? Siamo davvero, sinceramente, tutti decisi, immediatamente, a pagare quattro volte di più? Poi, dopo qualche decennio, arriva il terremoto, tutto crolla, ci sono i morti e ce la prendiamo con Dio… Foto William la come presente nella vita degli altri, talvolta in maniera lancinante e rovinosa. Ciò che possiamo evitare, cari fratelli e sorelle, di fronte all’esperienza della sofferenza è di farla diventare peggio. Di interpretarla male. O anche solo di renderla sterile. Vi elenco alcune interpretazioni della sofferenza per me assolutamente inaccettabili. La prima è l’interpretazione rassegnata e fatalista. È sempre successo. Succederà. A chi la tocca la tocca. Che cosa vuoi fare? È un destino cieco… Qualcuno, addirittura, dice: Dio lo vuole. Io sarei ateo di fronte a un Dio così. Un’altra interpretazione è colpevolista: hai sbagliato, paghi! A parte il fatto che faccio fatica a capire quali sbagli abbiano fatto i poveri resti mortali di quelle bare bianche che abbiamo visto nei funerali dell’Aquila. Ma anche fosse… Un Dio che punisce e che si vendica io non lo conosco. Anche davanti a un Dio così sarei ateo. C’è una terza interpretazione, che per lo meno mi toglie la fatica di dichiararmi ateo, che è l’interpretazione rassegnatamente irreligiosa. Dio non c’è. La sofferenza lo dimostra, specialmente la sofferenza dell’innocente. Tutto è avvolto dal caso o dalla necessità delle immutabili leggi fisiche della natura… Davanti al nostro Crocifisso, cari fratelli e sorelle – ma sono costretto a farlo in modo molto rapido, sebbene il discorso meriterebbe una meditazione ben più profonda e un’articolazione molto più attenta di tutti i singoli passaggi – di fronte al Crocifisso io penso che esista un’interpretazione cristiana. Che illumina un mistero. Che ci fa entrare nella verità sempre da cercare e da ricostruire. Non è una formula, non è una semplificazione di un problema estremamente complesso. Tant’è che l’interpretazione cristiana è fatta almeno di quattro strati. Noi siamo responsabili! In una certa misura. Non da soli, non di tutto, ma siamo responsabili nei confronti della storia. Dio ci dice: avete la testa, usatela! Prevedete il tempo meteorologico, perché non provate a giudicare meglio e a vivere più onestamente la vostra responsabilità nei confronti del futuro? Non si tratta della caccia alle streghe… Non si tratta di trovare i colpevoli… Si tratta di riconoscerci tutti responsabili. Perché questa stessa responsabilità ce la giochiamo giorno per giorno: dentro la famiglia, sul posto di lavoro, nel condominio, nel quartiere, con i nostri amici, con i nostri parenti… Non siamo fatalisti. Non siamo schiavi, sottoposti a un bizzarro e indecifrabile progetto del padrone. Dio ci ha chiesto di essere qualcuno: cioè di essere suoi figli. E l’ultima, e la più profonda, delle interpretazioni cristiane della sofferenza, è in questo momento davanti ai vostri occhi, alle mie spalle. La sofferenza, anche quella innocente, è un compito da affrontare per far crescere e trionfare l’amore. Ecco perché Gesù dice: se non vi convertirete, subirete tutti la stessa sorte. Io l’ho visto. Anche in questi giorni. Quante lacrime. Quanta sofferenza. Ma anche quanta dedizione, quanto slancio di solidarietà… Quanto amore! Tra quelle macerie e in mezzo a quelle indicibili sofferenze. Voi mi direte: “sì, ma è poco, dovremmo fare di più”. Cominciamo a fare questo! Cominciamo a mettercela tutta. A essere come Gesù, capaci di accogliere tutto ciò che il peccato del mondo addensa sulla nostra vita, di sofferenza, di solitudine, di dramma, di depressione e vedere se, con la forza del suo Spirito, non riusciamo a farlo diventare l’ambiente di un’occasione di più grande amore. Io ringrazio il Signore. E ringrazio tutti i miei fratelli e sorelle credenti e non credenti che anche in questi giorni, in questi tempi di sofferenza, stanno moltiplicando gesti meravigliosi di dedizione e di amore. Credetemi, alla fine di tutto, solo questo resterà». Li elenco. E un altro giorno avremo il tempo di approfondire il discorso. Primo strato: il conto della vita non si chiude qui. Ciascuno di noi è aperto all’eternità. Non abbiamo qui una cittadinanza definitiva. Siamo tutti in pellegrinaggio. Il bilancio della vita non possiamo farlo tirando la riga cinque minuti dopo la nostra morte. Il secondo livello di interpretazione: non siamo schiavi puniti per le nostre inadempienze né liberati dalle nostre ribellioni. Noi siamo figli. E come figli siamo corresponsabili di quello che succede in questo mondo. E come figli siamo solidali tra di noi: fratelli e sorelle. Ho l’impressione che questa sia una delle chiavi decisi- Foto William PA G I N A 4 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009 LeOmeliedelVescovo DOMENICA 12 APRILE - LA PASQUA DI RISURREZIONE Che cosa cambia nella nostra vita di cristiani? La Pasqua è un bivio: dobbiamo manifestare l’amore di Dio « M i metto nei panni di questi tre personaggi di cui ci parla il Vangelo: Maria di Magdala, Pietro e il discepolo che Gesù amava. E penso al giorno dopo. O ai giorni dopo. O al mese dopo. Tutto uguale a prima. Passato il momento di eccitazione, passato lo sconcerto, passato lo stupore tutto rimane tale e quale. Non è un po’ così, anche per noi, la Pasqua? Ci prepariamo, forse ancora qualcuno durante la Quaresima, celebriamo il giorno di Pasqua con una Messa che sopportiamo un po’ più lunga del solito – magari ci piace anche… Lunedì dell’Angelo, soprattutto, andiamo a fare un giro, e, da martedì in avanti, tutto come prima, tale e quale… Bene, sono partito da questa riflessione, applicandola anzitutto a me stesso, per cercare di capire come si arriva alla fede. Hanno un bel correre Pietro e l’apostolo che Gesù amava – che pensiamo di identificare con Giovanni – hanno un bel correre, ma poi, quando arrivano al sepolcro vuoto, insieme a Maria di Magdala – che è corsa a chiamarli dicendo loro, “l’hanno portato via” – dice, l’evangelista, che è probabilmente lo stesso discepolo che Gesù amava, “ancora non avevano capito”… Perché non è una cosa automatica celebrare la Pasqua. Non è una bella tradizione, non è l’abitudine di dare forma al ricordo di una improbabile risurrezione… Bisogna correre. Bisogna sentire nel cuore qualcosa che ci spinge a cercare. E a cercare di capire. E a cercare di prendere contatto con qualcosa che da tutte le parti tende a sfuggirci. E questo qualcosa è la certezza – perché questa è la fede – che vivere così e morire così vince il male e tutte le sue forme. E la vittoria della risurrezione, che facciamo fatica ad assimilare e a capire – ce lo dicono i Vangeli: pensate come fu difficile riconoscere il volto del Risorto – la vittoria della risurrezione è ciò che noi dobbiamo faticosamente comprendere e portare dentro nella nostra vita come un piccolo seme… Ecco che cosa è la Pasqua: un piccolo seme posto nel solco dei nostri giorni. E quando Maria di Magdala, Pietro e Giovanni sono arrivati al sepolcro, lì non è il loro punto di arrivo ma è il momento di partire. La Pasqua è una vocazione e una missione. Qualche pagina prima di quella che abbiamo sentito oggi proclamare dal Vangelo di Giovanni, nel capitolo 12, Gesù, parlando della propria Pasqua dice: “Se il seme caduto in terra non muore rimane solo, se invece muore porta molto frutto”. Sta Foto William Foto William facendo riferimento, Gesù, a un fenomeno naturale, botanico: se il seme caduto in terra non marcisce, non muore, è inutile. Solo se muore riemerge poi nella spiga ricca di frutto. Ma questo che è naturale, quasi automatico per la botanica, è legato, invece, alla libertà suprema del Figlio di Dio, il quale non muore perché non poteva farne a meno. Lo sottolinea Gesù, quando dice nessuno mi toglie la vita, ma io liberamente la rimetto nelle mani dei peccatori perché questo è un gesto d’amore. E un gesto d’amore, quando è autentico, e noi lo sappiamo bene se ci pensiamo un momento bene fratelli e sorelle, un gesto d’amore quando è autentico è come un seme. Porta dentro di sé uno spogliamento, una rinuncia, una donazione incondizionata di sé – quando è amore vero - e solo a quel punto comincia a produrre vita. “Se il caduto in terra non muore rimane solo”. E il contadino sa quanto siano lunghi i tempi e quanto sia necessario l’accudimento paziente e la coltivazione paziente di questo piccolo seme. Allora torniamo brevemente alla seconda lettura. San Paolo ci ha detto: “La vostra vita è nascosta con Cristo in Dio”. La Pasqua vuol dire che anche noi ci lasciamo seppellire un po’ in questa morte. Stanotte abbiamo seppellito in questa Cattedrale otto nostri fratelli e sorelle – sei adulti e due bambini – li abbiamo seppelliti con Cristo in Dio. Li abbiamo nascosti in Lui. Cosa che è avvenuta a tutti noi qui presenti battezzati. La nostra vita nascosta con Cristo in Dio. Pensate questa immagine, usata da san Paolo, a quanto allude alla necessità di una autentica vita spirituale e di una profonda intimità con il Signore. Nascosti con Cristo in Dio. E quindi – ed ecco la provocazione, ecco la missione – impegnati a cercare le cose di lassù, non quelle della terra. Ma attenzione, anche qui è possibile un equivoco. Le cose di lassù sono le cose spirituali, e le cose di quaggiù sono quelle materiali. Non è vero. Se volete un’indicazioni di quali sono le cose spirituali e quelle della terra andate a prendere il capitolo cinque della Lettera di Paolo ai Galati. Le cose di questa terra – che Paolo definisce le “opere della carne” – non sono la materia, sono i nostri peccati, e ne fa un lungo elenco, sottolineando, soprattutto, la nostra mancanza di amore fraterno. Esse sono fornicazione e impurità, dissolutezza, idolatria, ma soprat- tutto inimicizia, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie… Queste sono le opere della carne. Queste sono le cose della terra. E le cose del cielo, invece, quelle alle quali Paolo ci invita a rivolgere lo sguardo, non sono astrazioni metafisiche o spiritualistiche ma gioia, pace, magnanimità, bontà, benevolenza, fedeltà, mitezza, dominio di sé… La Pasqua è un bivio. E dobbiamo deciderci a imboccare la strada giusta. Perché la nostra vita è nascosta con Cristo in Dio, ma Cristo vuole manifestarsi attraverso la nostra vita. Cosicché quando Egli si manifesta, la nostra stessa vita si manifesta al mondo come segno delle cose che contano veramente, perché il mondo creda. “Che siano una cosa sola”, dice Gesù, perché il mondo creda che la nostra intimità fraterna, il nostro volerci bene, tra di noi come cristiani, e il nostro lavoro, per l’unità fraterna del mondo, affinché tutti gli uomini e le donne di questo mondo, soprattutto i poveri e i sofferenti, si sentano amati da un’umanità fraterna e solidale: questa è la nostra missione! Questo è l’unico modo serio per vivere la Pasqua, non come un episodio spiritualistico ma come una corsa verso la speranza della vita piena di tutta l’umanità». SABATO 11 APRILE - LA VEGLIA PASQUALE «Stiamo vivendo questa notte di vigilia del primo giorno della settimana. Ma è il giorno nuovo, di una settimana nuova, che non avrà mai fine. È l’ottavo giorno. Esce dal giro normale delle nostre normali decisioni. E si apre finalmente alla speranza di una vita nuova: il primo giorno della settimana. Queste donne di cui ci ha parlato il Vangelo partono, all’alba dell’ultimo giorno – pensando ancora che fosse un giorno normale -, vanno al sepolcro (che è già vuoto) e si fanno questa domanda: chi ci farà rotolare via la pietra? Questa domanda è suggerita al loro cuore – altrimenti non ci verrebbe presentata - dal servizio che devono compiere. Esse sono andate a prendersi cura del Signore. Di quello che pensavano fosse rimasto di Lui. Questa domanda è sostenuta dall’affetto per una persona. Pensiamo, in modo particolare, a Maria di Magdala, dalla quale il Signore aveva tirato fuori sette demoni, ci dice il Vangelo, per mettere in evidenza come la sua vita era cambiata nell’incontro con il Maestro. Questa domanda è accompagnata dalla fatica con la quale esse si sono preoccupate di organizzare le cose, trovare una sistemazione, hanno speso i propri soldi, hanno impegnato il loro tempo per prendersi cura di Gesù… E davanti ai loro occhi il sepolcro è aperto, la pietra è rotolata via per grazia. La paura è eliminata una volta per tutte: la paura, questa malattia mortale del nostro cuore che avvelena la nostra vita. La paura di rimanere soli. La paura di perdere la salute. La paura di cadere in miseria. La paura di essere minacciati ed è questa la paura più profonda e primordiale, fra le più gravi perché dipende dalla cattiveria degli altri… Quante paure assediano la nostra vita e quanto è importante sentirsi dire “Non abbiate paura! Non cercate Gesù il Nazareno del crocifisso, ma è risorto! Non è qui!”. Certo che per capire l’importanza di queste affermazioni dobbiamo riflettere sulla nostra relazione con il Maestro, Gesù, nella nostra vita, altrimenti la cosa ci lascia indifferenti. Se lo abbiamo seguito. Se abbiamo cercato di entrare in sintonia con Lui. Se abbiamo cominciato a scommettere un po’ della nostra vita su di Lui, sul nostro rapporto con Lui. Allora ascoltare il messaggio che ci è appena stato consegnato – cioè che Lui ha vinto ogni male, e persino la morte – deve togliere dal nostro cuore ogni tentazione di paura. Se la paura è la malattia, il veleno, la Pasqua è l’antidoto, la guarigione. Non abbiamo sicuramente, in questa lunga notte, che trascorriamo nella gioia, insieme, ascoltando la Parola che ci svela i segreti del mondo, la presenza dell’amore di Dio Creatore, la sua gara verso la libertà dalla schiavitù attraverso le acque, la sua profezia di un cuore nuovo, di una vita nuova, chiediamo, o Signore, che questa notte sia per noi la fine delle paure, la guarigione da quel timore che ci sentiamo, che talvolta si trasforma persino in depressione, in angoscia, e che ci paralizza, ci rende deboli, ci rende ricattabili… Guardo questi miei otto fratelli e sorelle che sono seduti qui davanti a me e che stanno per ricevere il battesimo e dico: che cosa grande sta per succedere tra noi! Otto vite saranno tra poco immerse nella morte del Signore, che è la morte della paura, e si apriranno, per grazia lentamente, progressivamente, alla vita nuova dei figli di Dio. San Paolo ci ha detto: “Voi siete immersi in Cristo!”. E questi otto fratelli e sorelle – ai quali siamo molto grati per la scelta che ci testimoniano in questa notte di Pasqua – ricordano a tutti noi il dono immenso che abbiamo ricevuto nel nostro battesimo e che spesso dimentichiamo, o anche solo trascuriamo, ovvero che siamo “immersi in Cristo”… E, aggiunge Paolo: “Intimamente uniti a Lui, per rinascere con Lui”. Per vivere con Lui, per fare della nostra vita qualcosa di caratterizzato e fecondato dal suo Spirito. Perché proviamo le strade della fiducia e della dignità dei figli: immersi in Cristo… Il profeta ci ha detto: “Vi darò un cuore nuovo”. Ecco: è di questo cuore che l’umanità ha bisogno, della testimonianza che da esso nasce… una testimonianza di amore che questo cuore è pronto a dare per il bene del mondo. Da questa notte otto nuovi fratelli e sorelle saranno con noi a dare questa testimonianza, a vivere questa gioia, a sperimentare questa libertà. Il Signore ci aiuti a non stare sulla superficie della Veglia Pasquale ma a viverla in profondità e a coglierne il frutto ricco e sovrabbondante di vita». CRONACA P A G I N A Como&territorio 23 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009 LA SCORSA SETTIMANA omenica 19 aprile scorso, grazie all’impegno della Fondazione “Ida Parraravicini di Persia” e del Comune di Albese con Cassano, è stato riaperto al pubblico l’oratorio di S. Elisabetta dopo gli interventi di restauro degli stucchi e affreschi. L’oratorio di Santa Elisabetta appartiene al complesso architettonico della Villa Parravicini, situata nel centro storico di Albese; fu realizzato dal 1679 al 1680 per volere del nobile Paolo Parravicini allo scopo di ospitare le funzioni private della famiglia, ma anche per un uso pubblico a vantaggio della comunità locale. La costruzione, a navata unica con lunghezza e larghezza quasi uguali e abside rettangolare, presenta infatti due entrate: una monumentale, che dà direttamente sulla via Monte Grappa, e una laterale, attraverso la quale i Parravicini accedevano direttamente dalla loro proprietà ad un piccolo balconcino ligneo ad intaglio, posto sulla destra del vano absidale. Questo oratorio, piccolo Appartenente al complesso architettonico della villa Parravicini è stato riportato all’antico splendore dopo gli interventi di restauro degli stucchi e degli affreschi gioiellino di arte barocca, presenta diversi motivi di interesse, sia per la ricchezza delle decorazioni pittoriche e plastiche interne, caratterizzate, secondo le restauratrici da un’«altissima qualità del progetto decorativo riconoscibile sia per l’ideazione sia per la tecnica esecutiva», sia per la sua felice ambientazione, in stretta dipendenza con il complesso della villa. L’intera proprietà fu lasciata in eredità dalla marchesa Eugenia nel 1927 per la costituzione di un ospedale per i poveri del paese, in memoria della figlia Ida Parravicini di Persia (il cognome “Parravicini di Persia” deriva dal feudo di Persia, nel Lodigiano, acquistato dai Parravicini a metà del Settecento). L’Ente, nato nel 1930, ha conservato nel tempo la sua missione originaria, adeguando l’attività alle mutate esigenze: oggi è una Fondazione Onlus ed ospita nel- Il chiostro di Sant’Abbondio la casa di riposo 51 anziani non autosufficienti. Il piccolo oratorio di S. Elisabetta nel 2003 è risultato uno dei monumenti più segnalati nella prima edizione del Concorso FAI “I luoghi del cuore” (il quattordicesimo su 100 sparsi in tutta Italia), grazie alla partecipazione compatta della popolazione, che desiderava salvare questo oratorio dal degrado del tempo. Il passo successivo è stato quello di avviare l’iter procedurale per il restauro con la Soprintendenza ai Beni Storici e Architettonici; gli interventi, realizzati dalle restauratrici Vanda Franceschetti e Rossella Bernasconi, sono iniziati nel maggio 2007 e si sono conclusi AL VIA LA SECONDA PARTE DEL CORSO DI STORIA LOCALE Albate, la sua gente e la sua storia on l’incontro che si è tenuto martedì 21 aprile scorso dal titolo “La popolazione albatese nel ‘400-‘500: i cognomi e le provenienze. Documenti di dote: la schelfa. 1652: Albate si libera dall’infeudazione. Il catasto teresiano”, è iniziata la seconda parte del corso di storia locale “Albate, la gente e la sua storia”, organizzata dall’Associazione culturale Agorà Incontri Culturali Albatesi con il contributo della Cassa Rurale ed C VIAGGIO IN OCCITANIA SULLE TRACCE DEI CATARI CON IUBILANTES Artigiana di Cantù. La prima parte, che ha avuto luogo nei mesi di ottobre e novembre scorsi, ha riscosso un notevole successo di pubblico grazie ai temi trattati, di notevole interesse, e alle loro modalità di presentazione. Accanto alle lezioni di analisi ed approfondimento dei diversi argomenti con proiezione di immagini, sono state infatti proposte visite guidate alla scoperta del territorio e lavori di studio e ricerca sui documenti storici. L’iniziativa ha un’indubbia valenza sia di promozione sociale, attraverso lo sviluppo e il potenziamento del senso dell’appartenenza, che culturale, con la divulgazione di informazioni legate a usi, tradizioni, avvenimenti di rilevanza storica verificatisi sul territorio; come suggerisce la frase dello storico comasco Benedetto Giovio «…non conoscere le vicende della propria comunità è come non conoscere se stessi…». Gli incontri si svolgeranno dalle ore 21.00 alle ore 22.30 presso la “Sala della Comunità” in via S. Antonino 45 ad Albate e saranno tenuti dalla prof.ssa Franca Aiani, curatrice delle pubblicazioni Agorà sulla storia di Albate. Ecco il calendario degli incontri: martedì 28 aprile “L’Ottocento: evoluzione demografica in Albate; comparazione dei dati dei censimenti 1861 - 1901. L’emigrazione da Albate”; martedì 12 maggio “La vita contadina: la fami- glia, la vita quotidiana, l’architettura rurale” martedì 19 maggio “La gelsibachicoltura. La saggezza popolare”. E delle visite guidate: domenica 26 aprile, ore 9.30, Visita guidata alle cascine albatesi giovedì 7 maggio Visita guidata alla chiesa di Albate con ricognizione degli arredi, a cura di Franca Aiani e Camillo Agliati Per informazioni: Franca Aiani, tel.339.8531270; email: agoralbate@virgilio. it. L’Associazione culturale Iubilantes organizza per il prossimo agosto, dal 16 al 28, un viaggio tra Provenza, Linguadoca, Roussillon e Pirenei, alla scoperta del più suggestivo romanico francese e dei luoghi della cultura catara. Un itinerario suggestivo, che toccherà - per chi lo desidera, anche con brevi itinerari a piedi - i più famosi castelli catari e che si concluderà con una piacevole navigazione sul Canal du Midi. Per informazioni e per richiedere il programma: Iubilantes, via Vittorio Emanuele 45, Como; tel. 031279684; fax 031.265545; e-mail [email protected]; sito internet www.iubilantes.eu. all’inizio di quest’anno, resi possibili grazie alla partecipazione del Comune di Albese, della Regione Lombardia (Direzione Regionale Cultura, Identità e Autonomie della Lombardia) e alla generosità di donatori privati, restituendo alla devozione degli abitanti un luogo veramente “del cuore”. S.F. ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ Ad Albese riaperto l’oratorio di S. Elisabetta D Il Presidente Claudio Bianchi ed il Consulente Ecclesiastico con tutti i componenti della Federazione italiana scuole materne di ispirazione cristiana della provincia di Como si uniscono al dolore tutta la Comunità di Albese con Cassano ed ai famigliari per il ritorno alla casa del Padre di DON RENATO BOTTIANI Parroco di Albese con Cassano; ricordandone l’attenzione e la passione educativa con un particolare impegno al servizio dell’infanzia e delle famiglie, anche quale presidente della locale scuola dell’infanzia cattolica, ammirandone la fortezza cristiana nell’affrontare la sofferenza, senza abbandonare il campo e innalzano preghiere di suffragio. CRONACA P A G I N A 24 Lago&Valli IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009 DA OSSUCCIO A DONGO Iubilantes ecco le due nuove guide L o scorso 19 aprile alle ore 17.00, presso il Santuario della Madonna del Soccorso, ad Ossuccio, è stata presentata al pubblico “Il Santuario della Madonna del Soccorso ad Ossuccio”, la nuova guida monografica trilingue dedicata al Santuario stesso, prodotta dall’Associazione culturale Iubilantes (con la preziosa collaborazione della Cooperativa Turistica Imago di Dongo, autrice dei testi). La presentazione, arricchita da una conferenza dello storico dell’arte Alberto Rovi e da un’elevazione spirituale a cura del Coro “Angelo Marelli” di Capiago Intimiano diretto dal M° Antonello Rizzella, è stata preceduta dalla S. Messa nel Santuario. La scelta non poteva non cadere sul Santuario della Beata Vergine del Soccorso, patrimonio dell’UNESCO con il suo Sacro Monte, luogo di culto antico e carissimo alle genti del Lario e delle sue Valli, vero polo di culto mariano per tutto il territorio diocesano. L’opera presentata nasce nell’ambito del più ampio progetto “Vie della fede, vie della storia, vie dei migranti. Valorizzazione del patrimonio culturale della Via Regina”, sostenuto dal Consiglio Regionale di Lombardia, dalla Provincia di Como, Assessorato Cultura, dalle Amministrazioni locali territorialmente competenti e realizzato anche con la collaborazione del Nuovo Casinò di Campione: una rete di enti diversi, che ha consentito a Iubilantes di proseguire un impegno pluriennale che ha ottenuto al sodalizio comasco il riconoscimento speciale Premio per la Pace 2004 di Regione Lombardia e una targa di benemerenza da parte della Giunta Regionale Lombarda. Con questa nuova opera, che si avvale del sostegno del Santuario del Soccorso, del Comune di Ossuccio, dell’Unione dei Comuni della Tremezzina, Iubilantes estende per la prima volta ai monumenti del Centro Lario la “storica” collana di guide monografiche trilingui “Percorsi di arte, fede e storia” dedicata alle chiese altolariane. Una collana, ricordiamo, che è stata inaugurata nel 2002 con i primi due volumetti su S. Maria delle Grazie e sull’Area Sacra a Gra- La prima, presentata lo scorso 19 aprile, è dedicata al santuario della Madonna del Soccorso, la seconda, che sarà illustrata domenica 26 aprile, ha per oggetto due importanti monumenti di Dongo: l’antica chiesa di S. Maria in Martinico e il neoclassico Palazzo Manzi di SILVIA FASANA ve-dona; è continuata poi con S. Giacomo “vecchia” di Livo e con i Ss. Eusebio e Vittore a Peglio nel 2003; con S. Miro a Sorico e S. Martino a Montemezzo nel 2004; con S. Martino a Pianello e S. Fedelino a Sorico nel 2005; con S. Pietro in Costa di Gravedona e con la Parrocchiale del S. Salvatore a Vercana nel 2006 e con S. Stefano a Dongo e i Ss. Gusmeo e Matteo a Gravedona nel 2007. Ma non per questo l’Associazione culturale comasca ha interrotto la “serie” di guide dedicate all’Alto Lago: domenica 26 aprile alle ore 17.00 a Gravedona, nel suggestivo scenario di Palazzo Gallio (Via Regina), sede della Comunità Montana Alto Lario Occidentale, Iubilantes ne presenterà una nuova, dedicata a due importanti monumenti di Dongo: l’antica chiesa di S. Maria in Martinico e il neoclassico Palazzo Manzi, sede municipale. Ne sono partner istituzionali il Comune di Dongo e la Comunità Montana Alto Lario Occidentale, “storici” sostenitori della collana e, più ampiamente, dei progetti culturali altolariani di Iubilantes. Anche questa seconda guida, sempre con i testi a cura della Cooperativa Turistica Imago, nasce dal progetto “Vie della fede, vie della storia, vie dei migranti. Valorizzazione del patrimonio culturale della Via Regina”. Un agile formato, una grafica accattivante, un corredo di illustrazioni incentrato su particolari importanti e meno noti, uniti ad un linguaggio semplice, non disgiunto però dal rigore scientifico dei contenuti, sono gli ingredienti del grande successo riscontrato non solo tra la popolazione locale, ma anche e soprattutto tra i numerosi visitatori e turisti che possono conoscere meglio le “perle nascoste” delle nostre terre. Spiega la presidente Ambra Garancini: «Rileggere i luoghi di culto non solo dal consueto punto di vista storico, artistico ed architettonico, ma anche attraverso quello, più sentito e più “vero”, delle tradizioni devozionali, degli antichi percorsi, del legame con l’ambiente e le comunità circostanti: è questo da sempre uno dei fondamentali impegni culturali della nostra Organizzazione. Vogliamo ringraziare tutti gli Enti pubblici e privati che, sostenendo questa nuova pubblicazione, hanno condiviso la nostra concreta azione di rivitalizzazione». La presentazione di domenica 26 aprile, a cui è prevista anche la presenza delle Autorità Regionali e Provinciali, sarà in forma di conferenza/concerto, in cui dialogheranno Darko Pandakovic, esperto di tutela dei Beni Culturali e Ambientali, e il duo Sax’Oh (Ilario Pillitu sassofono soprano, Francesca Trabella violino). La conferenza/concerto sarà preceduta alle 15.30 da visite guidate gratuite, offerte da Cooperativa Turistica Imago, alla Chiesa di S. Maria in Martinico e a Palazzo Manzi. Per i partecipanti alle visite, il ritrovo sarà direttamente a Dongo, alle ore 15.20 davanti al Municipio. Al pubblico che interverrà alla presentazione, sarà offerta in omaggio la nuova guida. La partecipazione a tutte le iniziative è libera e gratuita. Le guide (di cui pubblichiamo con il permesso dei coordinatori alcuni stralci) sono disponibili gratuitamente presso la Cooperativa Imago, Palazzo Manzi, Dongo (tel. 0344.82572; e-mail info @imagolario.com; sito internet www.imagolario. com), presso la Comunità Montana Alto Lario Occidentale, Palazzo Gallio, Gravedona (tel. 034485218; e-mail info@co malo.it sito internet www. comalo.it), presso il Santuario del Soccorso e presso i comuni interessati. Per informazioni: Iubilantes, via Vittorio Emanuele 45, Como; tel. 031279684; fax 031-265545; e-mail iubilantes@iubi lantes.it; sito internet www.iubilantes.eu. IL SANTUARIO DELLA MADONNA DEL SOCCORSO AD OSSUCCIO «Il Santuario della Beata Vergine del Soccorso, o Madonna del Soccorso, fra i più noti del lago di Como, è databile al XVI secolo, ma la sua origine come luogo di culto potrebbe essere molto più antica. Il santuario sorge infatti, forse, nel luogo di un tempio romano dedicato a Cerere, dea della forza generatrice della natura... Nel 1593 gli Atti della visita pastorale del vescovo Feliciano Ninguarda lo descrivono come un semplice “oratorio” dedicato alla Madonna del Soccorso, e raccontano come l’oratorio fosse nato intorno ad un semplice “capitello” recante una immagine della Beata Vergine: “capitello” che viene descritto come collocato a sinistra di chi entra. Non è chiaro a quale immagine si riferisca la descrizione, ma la tradizione vuole che questo originario oggetto di culto sia la statua in marmo della Vergine in trono con il Bambino, in parte dorata e in parte dipinta, descritta negli stessi Atti subito dopo il riferimento all’antico “capitello” e attualmente collocata in una apposita cappella laterale del Santuario. La tradizione vuole che essa sia stata ritrovata, nascosta in un anfratto boscoso, da una pastorella sordomuta, che, in seguito al ritrovamento, avrebbe riacquistato l’udito e la parola. Il prodigio avrebbe dato avvio ad una vivissima devozione popolare e al sorgere stesso del Santuario, costruito, appunto, nel luogo del ritrovamento dell’antica effigie miracolosa. Gli Atti del Ninguarda descrivono anche una seconda immagine della Madonna col Bambino affiancata da vari Santi, fra cui Santa Eufemia, titolare della Pieve d’Isola, e da San Benedetto, il tutto datato 1501. Di questo complesso di immagini resta ora solo visibile la Vergine col Bambino e Santa Eufemia: il resto è nascosto sotto la decorazione plastica dell’altare barocco in cui l’affresco stesso è inserito. …Il Santuario, nato dalla devozione popolare e costantemente abbellito grazie alla generosità degli abitanti, in particolare grazie alle rimesse dei lariani che emigravano o viaggiavano per commercio in Europa, visse per secoli grazie all’opera dei suoi fabbricieri, molto spesso frati francescani che dividevano il proprio impegno fra la vita eremitica e la ricerca di nuovi fondi per il mantenimento e l’abbellimento della chiesa e del suo Sacro Monte. Attualmente è affidato all’ordine dei Frati Minori Cappuccini della Provincia Lombarda… Il legame fra il santuario e il territorio lariano si mantiene fortissimo tanto che la Madonna del Soccorso è protettrice della Diocesi di Como… Precedono il Santuario, lungo un viale sacro in piacevole salita, 14 cappelle barocche che con pregevoli affreschi e statue narrano in linguaggio popolare i Misteri del Rosario. Costruite e decorate nel sec. XVII, costituiscono, insieme al santuario, un mirabile esempio di Sacro Monte, il più importante di area comasca e uno dei nove Sacri Monti prealpini, inseriti nel 2003 dall’UNESCO nella Lista del Patrimonio dell’Umanità». LA CHIESA DI S. MARIA IN MARTINICO E PALAZZO MANZI A DONGO «La chiesa romanica di S. Maria in Martinico, seconda per importanza solo alla parrocchiale di S. Stefano, è certamente una delle più antiche di tutta la pieve e tuttora carissima ai fedeli, che vi venerano la Vergine Assunta. Il documento più antico che ricorda la chiesa, custodito nell’Archivio di Stato di Milano, risale al 1299, ma la facciata semplice e la presenza di alcuni elementi architettonici simili alla chiesa di S. Nicolò a Piona la fanno supporre coeva alla stessa, retrodatandola quindi almeno agli inizi del secolo XII. S. Maria in Martinico, orientata in direzione estovest, sorge, in posizione lievemente rialzata, in fregio all’antico asse viario che attraversa il borgo». «Per apprezzare Dongo occorre anche conoscere il severo Palazzo Manzi, affacciato sulla piazza a lago: un edificio unico in alto Lario, espressione autorevole dell’arte e della cultura della Lombardia neoclassica. Sede del Municipio dal 1937, l’edificio, antica dimora della nobile famiglia Polti Petazzi-Manzi, venne costruito tra il secondo e il terzo decennio dell’Ottocento da Pietro Gilardoni (1763-1839), architetto prestigioso, il quale progettò una facciata esterna assai sobria ed interni di composta ricchezza. Al suo interno sono conservati alcuni ambienti originali: la cosiddetta Sala d’Oro, la storica biblioteca Manzi e la piccola e graziosa cappella dedicata all’Immacolata». CRONACA P A G I N A Lago&Valli 25 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009 LA PARTENZA DI DON DISCACCIATI OPERE REALIZZATE DURANTE IL MINISTERO PARROCCHIALE Il saluto di don Gino a Cernobbio Anno 1998: restauro salone parrocchiale presso S. Vincenzo. Anno 1998-99: restauro conservativo parte interna chiesa parrocchiale del SS. Redentore. Anno 2000: restauro dell’organo Mascioni al SS. Redentore. Anno 2001: oratorio S. Giuseppe cambio rete metallica al campo sportivo, nuovi bagni igienici, rinnovo sala cinematografica con cambio delle poltroncine. Anno 2002-03: Madonna delle Grazie, restauro interno ed esterno, consolidamento chiesa e sagrestia. Restauro di tre quadri di proprietà della parrocchia. Anno 2003-04: Restauro conservativo del campanile e della facciata della chiesa di S. Vincenzo. Anno 2005: realizzazione del garage nel giardino della casa parrocchiale. Anno 2006: pulizia, manutenzione ordinaria e lavori al pavimento della cappella Lago maggiore presso il Cimitero. Anno 2007: Restauro interno e consolidamento degli archi della chiesa di S. Vincenzo. Anno 2009: Restauro del quadro “Immacolata Concezione, di proprietà della Pinacoteca Brera di Milano e in deposito dall’inizio 800 presso la chiesetta della Madonna delle Grazie. La comunità cernobbiese saluterà il suo prevosto nella giornata di domenica 26 aprile, durante le tradizionali S. Messe e, in particolare, in occasione della solenne celebrazione delle ore 11.30, a cui seguirà un momento di festa di ROBERTO RIGHI rrivo del nuovo vicario: sabato 14 agosto 1954 - a sera viene ricevuto in piazza don Marmori il nuovo vicario con Ambrogio Discacciati, destinato da mons. Vescovo; nella prepositurale del SS. Redentore imparte ai fedeli presenti in buon numero la benedizione eucaristica…” Così recitavano le cronache di quei giorni… Seguirono anni intensi dell’ epoca pre conciliare: le catechesi in “sede” e in chiesa, l’oratorio di via Cavallotti con il campetto di calcio 10m. x 10m., le olimpiadi, le gite in bici con al seguito il mitico Guzzi Galletto, le “sonore cresime” per gli indisciplinati, etc. etc. Poi nel lontano 1964, non senza polemiche (niente di nuovo sotto il sole… don Gino lascia Cernobbio per diventare parroco di Livo e Peglio, paesini sopra Gravedona. Passano alcuni decenni e “il don Gino”, passando prima da Gemonio (1969-1988), poi da Capiago (1988-1997) approda nuovamente a Cernobbio il 4 maggio 1997. E’ reduce da onori e oneri per essere stato coordina- A “ tore del Comitato organizzatore per la visita del Papa (4/5 maggio 1996) e di quello per il Congresso eucaristico Diocesano (1997)… Da semplice vicario ora è monsignore (prelato d’onore di S. Santità)! Dice nella sua lettera ai parrocchiani: “Confesso che ho faticato un po’ ad accettare l’invito che il Vescovo mi proponeva, soprattutto tenendo conto dell’età non più giovane, anche se energica e pimpante…”. Quasi a mo’ di risposta l’allora Vicario Foraneo scriveva: “Arriva dopo la trentennale presenza di don Carlo Catelli e i dodici anni di permanenza di mons. Virgilio Bianchi… Molte sono le realtà che troverà. Il cambiamento c’è stato ovunque, ma da noi ha avuto una particolare accelerazione dovuta all’immigrazione, al passaggio dall’industria al commercio, al terziario, allo sviluppo turistico, all’estensione dell’edilizia, alla nuova area espositiva di Villa Erba …”. Così dicasi dell’aspetto “religioso”: dal latino all’italiano, dal pre al post Concilio, etc. etc. Insomma, poco più di un trentennio la Cernobbio di ieri era mutata… Ma UN SALUTO DALLA COMUNITÀ DI CERNOBBIO Foto William il “nostro” non era tipo da spaventarsi: con tenacia e con “ è tutta questione di organizzazione” si mise all’opera. Nacquero così il C.P.P., i diversi gruppi di lavoro: liturgia, catechesi, etc. una piccola redazione per il giornale “La Vigna”, l’oratorio affidato ai diversi vicari: don Marco, don Andrea, don Gaetano… Oggi, per la verità, ci sono sintomi di affanno in qualche gruppo … Ancora, vennero organizzati pellegrinaggi, tra cui quello annuale in Bisbino, concerti di cori e di organo; don Gino ha messo in cantiere iniziative che hanno fatto parlare: la S. Messa nel padiglione centrale di Villa Erba, l’abolizione delle monetine of- ferte domenicali nelle messe, le letture delle messe in inglese… Poi, la passione di don Gino per la frequenza ai sacramenti, le prediche dense, talora un po’ lunghe, l’interesse per la formazione e la vita spirituale di ciascuno, “un’iniziativa utile per …”! Monsignore ha messo mano a diverse opere vengono indicate nel box a parte - sia con il contributo della popolazione, sia con contributi esterni, sollecitati e cercati dallo stesso... “Se aspettavo la gente”… questo talora era il suo rammarico! Sono passati quasi dodici anni da quel 4 maggio e l’età - anche se ben portata - con le Carissimo don Gino, pardon monsignore, è giunto il momento di sciogliere le vele, grazie per aver camminato con noi in questi dodici anni verso l’Alto per la tenacia, il coraggio e l’entusiasmo che ci ha messo per il continuo proporci opportunità di grazia!! Scusi se il nostro passo, talora, non è stato secondo le sue attese se, in qualche occasione, ha trovato cuori tiepidi e orecchie sorde se, qua e là, ci sono state incomprensioni, silenzi, assenze… anche se ci siamo voluti bene nel Signore!! Auguri per un nuovo cammino pieno di consolazione e speranza perché trovi sempre opportunità per “gettare le reti” perché “non molli mai” secondo lo stile che la contraddistingue anche se in una nuova dimensione!! E ricordiamoci nella preghiera, specialmente quella a Maria, che interceda per noi! nuove esigenze della vita pastorale diocesana portano don Gino a lasciare Cernobbio e la parrocchia del SS. Redentore per Loveno, sopra Menaggio, dove collaborerà con i sacerdoti presenti nel territorio menaggino. L’ULTIMO SALUTO A SUOR FRANCA ORSINI “Il mattino del tre aprile suor Franca ha lasciato questa terra per il cielo”. Sono queste le parole con cui la superiora delle Figlie di Santa Maria della Provvidenza ha ricordato la morte di suor Franca Orsini davanti ai tanti fedeli accorsi da varie parrocchie della nostra diocesi. In tanti di quelli che lei amava definire la “sua gente” hanno voluto dire il loro ultimo grazie, lunedì 6 aprile, a una piccola grande suora che ha speso una vita di servizio nelle nostre comunità. Sono state tante, infatti, le persone e soprattutto i bambini che suor Franca ha incontrato durante la sua missione nella diocesi di Como. Dopo la sua Professione Religiosa nel 1954 iniziò il suo apostolato alla scuola materna di Camerlata dove rimase per ventisei anni. Successivamente prestò la sua opera in altri asili a Montano Lucino Castione Andevenno in Valtellina e a Piazza Santo Stefano dove concluse il suo servizio nel 1998. “Suor Franca - ricorda don Giovanni Illia, parroco di Piazza Santo Stefano - ha lavorato per cinque anni nel nostro asilo ma non solo. Sia durante il suo lavoro alla scuola materna che negli anni successivi è sempre stata impegnata nella catechesi, ministro dell’Eucarestia e presente a tutte le attività dei ragazzi, dal Grest alle iniziative dell’oratorio. Una presenza religiosa che ha avuto un significato forte per le nostre parrocchie. Per questo penso che andrebbe rivista e valorizzata nelle nostre comunità”. Fino agli ultimi mesi della sua vita suor Franca è rimasta fedele alla sua missione prestando il suo servizio anche a Maslianico e Rovenna. “Suor Franca - ricorda la Madre Superiora - ha portato la croce della sua malattia con grande dignità cristiana offrendo il suo patire al Signore per i sacerdoti, i suoi ragazzi, tutte le persone che serviva e per la nostra congregazione. Dalle persone che l’hanno seguita nella sua breve malattia e che sono giunti davanti alla sua salma abbiamo capito la sua presenza nel cuore di tante persone”. Perché, come ricorda don Giovanni, “suor Franca era una donna molto ferma nelle sue posizioni ma allo stesso tempo cercava di venire incontro alle situazioni e ai suoi cambiamenti senza perdere mai di vista le persone che aveva di fronte e la loro umanità”. La popolazione cernobbiese saluterà il proprio prevosto nella giornata di domenica 26 aprile durante le S. Messe di orario e, in particolare, nella S. Messa solenne delle ore 11.00, a cui seguirà un momento di festa. ...hai l'ALCOLISMO in casa? ...VUOI saperne di più? ...hai bisogno di AIUTO? I GRUPPI FAMILIARI AL-ANON condividono le loro esperienze in modo anonimo e gratuito e possono offrirti le informazioni che cerchi. telefona al: 800-087897 Questi i nuovi orari: dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 14.00 alle 17.30 CRONACA Como&territorio IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009 P A G I N A 27 BIZZARONE Apre la prima farmacia comunale D omenica 26 aprile sarà una data storica per la comunità di Bizzarone che saluterà l’inaugurazione della prima farmacia della storia del paese. A volere fortemente questo servizio è stata l’Amministazione Comunale, che avviò le pratiche per l’istituzione di una farmacia nel lontano 1995. L’obiettivo di allora era quello di portare in paese due servizi da sempre mancanti: la farmacia, appunto, ed uno sportello bancario, che effettivamente venne poi aperto in via Roma alla fine del 1999. Per quanto riguarda la farmacia, dopo un primo diniego della Regione Lombardia ecco l’insistenza degli amministratori ed infine la risposta favorevole del Pirellone; sono seguiti la ricerca di una dislocazione opportuna, attenti studi economi- L’inaugurazione ufficiale è prevista per domenica 26 aprile. Un traguardo raggiunto dopo circa 14 anni di trafila burocratica ci, la creazione di una srl per la sua gestione, i concorsi per il personale: un iter lungo e complesso, concluso praticamente solo la scorsa settimana con il parere favorevole della ASL. Da qui l’inaugurazione prevista per domenica. “I lavori sono conclusi, il personale scelto, l’arredo terminato e la burocrazia è a posto. Siamo finalmente pronti per l’apertura definitiva - spiega il sindaco Carlo Benzoni- ed è quasi inutile dire che siamo estremamente soddisfatti e felici di essere IL COMO VINCE E TORNA IN ZONA PLAY-OFF Grazie alle sorprendenti sconfitte interne di Sambonifacese (con l’Alto Adige), Olbia (con il Pizzighettone) e Rodengo Saiano (con l’Itala San Marco), il Como torna in piena zona play-off dopo aver sconfitto per 1-0 il Carpenedolo, ora solitario fanalino di coda della graduatoria. Una vittoria affatto convincente ma che permette di incamerare tre punti e di continuare a sperare di partecipare all’appendice del campionato (anche se con evidenti chance limitate di successo finale anche se la storia insegna che talvolta conta più la dea bendata dei propri meriti nei play-off). L’incontro è stato risolto da un gol di testa realizzato al 20’ della ripresa da Luca Facchetti su assist di Guazzo. Nella concitazione della gioia da parte degli azzurri i tifosi della curva vedono un gesto offensivo, che dalla tribuna non si coglie, da parte di Salvi e incominciano a beccarlo con cori continui. Trovata la via della rete ci sarebbero, come in altre occasioni, possibilità per arrotondare il punteggio che, però, non vengono colte ma il Carpenedolo è ben poca cosa. E dire che l’anno scorso, di questo periodo, la compagine bresciana era una delle favorite alla ex C1 sfuggita per differenza reti soltanto ad opera del Pergocrema e poi naufragata definitivamente nella roulette dei play-off. Oggi, invece, sembra quella messa peggio per raggiungere direttamente la serie D. Se nel bresciano piangono, a Como non sanno “che pesci pigliare”, a Varese si può sorridere. La compagine biancorossa ha vinto anche nell’ultimo turno ed ha ben 5 punti di vantaggio sull’Alessandria, seconda. Un buon margine che matematicamente non significa ancora promozione ma che, nei fatti, è proprio così dopo ben 19 anni di alterne vicende per i biancorossi. Domenica prossima il Como, con il suo allenatore Di Chiara ancora squalificato e che quindi non potrà seguire la sua squadra in panchina, è atteso da un altro impegno bresciano. Dopo Carpenedolo tocca al Montichiari, paese che dista da questo una manciata di chilometri. Il Montichiari ha 38 punti e si trova a centro classifica, in una situazione di assoluta tranquillità. All’andata finì con un pareggio. Sarà difficile ma se gli azzurri vogliono partecipare ai play-off questo risultato non basta. Infatti non si può vivere solo delle disavventure altrui. giunti a questo punto: per il nostro paese si tratta di un momento storico perché possiamo offrire ai nostri concittadini un servizio che mai vi è stato a Bizzarone”. La nuova farmacia che, sottolineano con orgoglio dal municipio, è una farmacia comunale, è ubicata in uno stabile commerciale di proprietà dell’impresa Foti srl in via delle Ginestre, direttamente affacciato sulla provinciale “LomazzoBizzarone”. Ha una superficie di oltre 200 mq e la sua apertura coincide con l’inaugurazione di altri servizi importanti che, o già presenti altrove si sono trasferiti in questa sede (l’asilo nido “Alice nel paese delle meraviglie” e l’edicola - cartoleria “Tama”) o aprono ex novo (un panettiere). Lo stabile stesso si caratterizza poi per la presenza di altri servizi di pubblica utilità: sono infatti previsti degli ambulatori medici oltre al trasferimento della sede del settore servizi sociali dell’Unione di comuni “Terre di frontiera”. A questo proposito è da ricordare che domenica, oltre alla farmacia, verranno inaugurati proprio anche l’asilo nido e l’edicola: più in generale l’intero centro servizi che è stato chiamato “Centro Le Ginestre”. La cerimonia avrà luogo a partire dalle ore 11.15: oltre al sindaco Benzoni è previsto l’intervento di varie autorità, mentre la benedizione verrà assicurata dal nuovo prevosto di Bizzarone, don Rodolfo Olgiati. Il progetto, nella sua complessità, non è del tutto terminato: “Di significativo - conclude Benzonimanca il completamento della rotatoria sulla provinciale (bloccato da un palo che l’Enel deve rimuovere) e manca la realizzazione del sovrappasso sulla provinciale stessa, per cui abbiamo un contenzioso con un residente. Contiamo tuttavia a breve di sistemare entrambe le cose per garantire a questi servizi facilità di raggiungimento e soprattutto sicurezza. Infine restano liberi alcuni spazi in questo complesso: stiamo valutando con la proprietà la loro destinazione futura”. La 36° Camminata dell’Amicizia Nonostante la pioggia la Camminata dell’Amicizia, tradizionale marcia non competitiva promossa dall’associazione “La Nostra Famiglia”, ha fatto registrare circa 15 mila partecipanti. Dopo l'arrivo della fiaccola portata da Pontelambro dal "Gruppo Sportivo San Maurizio" di Erba, la Camminata ha preso il via alle ore 9.00 dal campo sportivo de “La Nostra Famiglia” di Bosisio Parini. Qui l'alpinista Marco Confortola ha acceso il tripode e ha dato il via ufficiale alla corsa, che ha visto gli atleti, i ragazzi e le famiglie impegnati per 12 chilometri. Testimonial d'eccezione di questa 36° edizione della corsa sono stati, oltre a Marco Confortola, la maglia rosa al Giro d'Italia Gabriele Bosisio e il 7 volte campione d'Italia di ciclocross Franco Vagneur. Questa la classifica finale: 1° arrivato: Silvio Gatti di Mandello (42'10") 2° arrivato: Massimiliano Rigamonti di Monguzzo (45'00") 3° arrivato: Marco Castelnuovo di Suello (45'53") 1° arrivata: Ilaria Bianchi di Como (50'13") 2° arrivata: Monica Casiraghi di Casatenovo (50'50") 3° arrivata: Daniela Gilardi di Olginate (53'47") 1° in carrozzina: Mara Guzzi di Porto Sant'Elpidio (Ascoli Piceno) 2° in carrozzina: Francesco Cusin di Mandello 3° in carrozzina: Mario Stefanoni di Suello 4° in carrozzina: Anna Mollo di Bresso 5° in carrozzina: Alda Redaelli di Briosco Quest'anno il gruppo più numeroso era formato dai 908 "Amici di Giovanni e Mario" di Suello, seguiti dai 498 dell'oratorio di Colle Brianza e dai 488 "Speedy Gonzales" di Oggiono. Gli atleti più "in gamba" sono stati Maria Corisio e Alberto Vanoncini, entrambi del 1925, mentre il più piccolo è stato Valerio Trezzi, di 29 giorni. Sono stati consumati 50 quintali di mele della Melavì oltre a 7.000 litri di acqua minerale, 400 litri di tè, 150 chili di zucchero, 2 quintali di limoni. All'arrivo a tutti i partecipanti è stata regalata una torcia a 9 led a basso consumo. Sono intervenuti il prefetto di Lecco Nicola Prete, l'assessore allo sport della Provincia di Como Achille Moioli, i sindaci di Bosisio Parini, Cesana Brianza e Merone. All'arrivo l'ecobus ibrido della trasmissione "Passengers" di Lifegate Radio ha animato la festa con musica e interviste agli atleti. Dopo la corsa, la giornata è proseguita con gruppi folcloristici, bande musicali e il concerto di Samantha Burgess con il gruppo musicale Kustodia; per i bambini grande divertimento con il parco giochi gonfiabili, la pista di veicoli e la palestra di free climbing. La festa è terminata alle 17.00 con la Santa Messa. La Camminata, organizzata da più di 600 volontari, contribuisce a finanziare le attività dell'Associazione “La Nostra Famiglia” in favore dei bambini disabili con questi progetti: - Sostenere il 7° padiglione, l'Ospedale Amico dei bambini - Permettere ai bambini de La Nostra Famiglia di partecipare al Pellegrinaggio 2009 a Lourdes - Realizzare i progetti di cooperazione internazionale di OVCI - La Nostra Famiglia L.CL. A CRONACA P A G I N A Arte&Cultura 28 IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009 BELLEZZE DA AMMIRARE S. Giorgio di Laglio e Stefano Salterio N on solo George (Clooney), ma anche Stefano (Salterio). Per ricordare in par ticolare questo grande artista settecentesco nativo di Laglio, la parrocchia, con il patrocinio del Comune, hanno proposto domenica scorsa 19 aprile un interessante incontro dal titolo: “La parrocchiale di San Giorgio a Laglio: Stefano Salterio e il rinnovamento settecentesco”. La presentazione, a cura della dott.ssa Simona Capelli, storica dell’arte e giù collaboratrice con l’Ufficio Diocesano per l’inventariazione dei Beni Culturali ecclesiastici, ha fatto conoscere ed apprezzare ai numerosi presenti le bellezze artistiche della chiesa del paese lariano, un gioiello d’arte di cui veramente andare orgogliosi, perché è stato il frutto del lavoro e dei sacrifici di tanti antenati che hanno voluto il meglio per la loro chiesa. Il parroco, don Eugenio Bompani, ha sottolineato come le preziose opere d’arte contenute nell’edificio sacro non debbano essere considerate fine a se stesse, ma debbano dare la possibilità a chi le osserva, allora come oggi, di percepire qualcosa in più sul Mistero di Dio, per avvicinarsi a Lui, tramite i segni esteriori che ne rispecchiano la bellezza. Non si sa ancora molto sulla vita di Stefano Salterio (Laglio, 1730-1806), Un interessante incontro, promosso la scorsa settimana, ha fatto conoscere ed apprezzare ai numerosi presenti le bellezze artistiche della chiesa del paese lariano, un gioiello d’arte di grande pregio stuccatore e scultore, che a buon diritto deve essere considerato un illustre esponente dei cosiddetti “Magistri Comacini”, quei lavoratori edili, capi muratori e scalpellini, poi diventati architetti, scultori e decoratori, che fin dal Medio Evo hanno portato la loro arte in tutta Italia e in molte parti d’Europa, ma soprattutto hanno caratterizzato la produzione artistica di tutto il vecchio continente nei secoli XVII e XVIII. Simona Capelli ha effettuato un lungo ed approfondito studio nell’archivio parrocchiale di Laglio (estremamente ricco di documenti dettagliati), culminato in un intervento nel Convegno “Passaggi a nord-est: gli stuccatori dei laghi lombardi tra arte, tecnica e restauro” tenutosi a Trento lo scorso febbraio e organizzato dalla Provincia autonoma di Trento, dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici, dalla Soprintendenza per i Beni Storico-artistici e dall’Università dell’Insubria di Varese. Una caratteristica che però differenzia Stefano Salterio dalla gran parte dei Magistri, è il fatto di non essere un “figlio d’ar- te”, inserito in una “bottega” familiare. Simona Capelli ha ragionevolmente ipotizzato che egli imparò l’arte della lavorazione dello stucco, molto usata nel Sei-Settecento, da artisti intelvesi impegnati negli interventi nella chiesa del suo paese natale, Laglio appunto. Negli anni 30-40 del ‘700 i Sindaci della chiesa - ha spiegato Capelli - affidarono un generale rinnovamento tardo barocco dell’interno della parrocchiale (già esistente nel 1190 e ricostruita nei primi decenni del Seicento), chiamando in particolare alcuni celebri e rinomati artisti intelvesi: i Comparetti, con Giovanni Battista e figli, cui si devono i lavori in stucco del presbiterio, della volta, dell’arco trionfale, e Alessandro Ferretti, autore dei due dipinti laterali del presbiterio raffiguranti Storie di S. Giorgio, probabilmente la Gloria del Santo nella volta e la pala dell’altare maggiore, con la Madonna con il Bambino e S. Giorgio, racchiusa da un altare in marmi policromi opera di Giuseppe Buzzi di Viggiù. Fu proprio da Giovanni Battista Comparetti che, secondo Capelli, Stefano Salterio avrebbe imparato i segreti dello stucco, messi poi in pratica sia nel suo paese sia fuori. Salterio avrebbe realizzato, a più riprese, nei periodi in cui tornava a Laglio dai suoi viaggi di lavoro, le decorazioni in stucco nell’aula e nelle cappelle laterali della parrocchiale di S. Giorgio, oltre probabilmente alla statua del Santo titolare nella nicchia della facciata e a quelle della Fede e della Carità nell’attiguo oratorio dei Confratelli; nella frazione di Torriggia, lavorò anche nella chiesa di Bartolomeo. Un omaggio al suo paese di origine da parte di un artista che non tardò ad affermarsi sul territorio: opere di Salterio si trovano, tra l’altro, a Como (statue all’incrocio tra il transetto ed il presbiterio nella chiesa del SS. Crocifisso), Brunate (altare dei Ss. Fermo e Maurizio nella parrocchiale di S. Andrea), Bonzanigo di Mezzegra (altare della chiesa di S. Abbondio), Dongo (statue nella parrocchiale di S. Stefano), Montichiari (statue esterne ed interne alla parrocchiale), Trento (statua di Nettuno, un tempo collocata sulla fontana della piazza principale della città, ora nel cortile del palazzo comunale), e perfino in Svizzera nel Cantone Schwyz. Ulteriori studi potranno verificare e stabilire con certezza la sua presenza anche all’estero, in paesi d’oltralpe quali Austria e Germania. La ricerca continua… SI. FA. SACRIFICI D’ALTRI TEMPI L’anello benedetto e il regalo alla Patria ell’accedere al Sacrario del Vittoriano, unita alle fiere spose e madri della nostra cara Italia per deporre sull’altare dell’eroe ignoto la fede nuziale, simbolo delle nostre gioiose rinuncie…ecc. a firma Elena di Savoia Regina d’Italia… nonostante le parole ridondanti di patriottismo questo documento, datato dicembre 1935, portava tristezza e sconforto in tante famiglie italiane. Le spose, eroiche come le voleva allora Elena di Savoia, non erano così entusiaste di rinunciare alla fede nuziale benedetta il giorno del matrimonio, che in tanti casi si riduceva all’unico valore affettivo, tesoro estremo per i momenti di crisi. “La fede - ammonivano gli anziani - si toglie solo per convertirla in pane per i bambini. Nessuno ha diritto di esigerla! N Ma anche allora erano tempi duri, di profonda crisi, come conferma lo stesso documento che stiamo leggendo, che recita:18 Dicembre 1935 XIV 31° giorno dell’assedio economico. Dunque poco è cambiato... Da memorie tramandate, all’epoca si sussurrava però che le spose novelle, e anche coloro che erano rimaste vedove, non erano toccate da questi proclami patriottici, pur consapevoli che occhi e orecchie avrebbero individuato la sposa che si sarebbe sottratta a questo “volontario” dono alla patria . Ma nemmeno la Regina Elena sapeva dove arrivava l’astuzia dei montanari, abituati a dover nascondere e proteggere le poche cose di valore sentimentale di cui, di volta in volta, nei secoli erano stati spogliati dagli eserciti stranieri o briganti . Così come l’ho sentita raccontare dopo un decennio in famiglia, voglio raccontarvi la storia degli anelli nuziali di mia nonna e di mia madre. Convinta che una cosa simile sia accaduta, all’epoca, in tante altre famiglie della Valle. “Sei una stupida” gridava mia nonna a mia madre che piangeva accanto al fuoco, dichiarando che mai e poi mai avrebbe tol- to l’anello benedetto matrimoniale che suo marito le aveva messo il giorno del matrimonio, “credi che faccia piacere anche a me togliere la vera ,l’unico ricordo che ho di mio marito che è morto tanti anni fa! Ma sono decisa a trovare un’ alternativa, in barba a tutte le regine. Aguzza l’ingegno, figlia, invece di piangere ! E le donne, senza clamore, aguzzarono veramente l’ingegno e rivoltarono le maniche. Pochi furono, infatti, gli anelli nuziali originali che partirono dalla Valle. I più erano anelli d’oro comperati dalle donne in grande segreto, alcuni addirittura con inciso il nome del marito interno, ma acquistati all’ultimo momento, frutto di un lavoro straordinario. Così l’anello, quello vero, comparve solo dieci anni dopo, quando finì la guerra. Non si sentirono in colpa verso la patria, il loro contributo glielo avevano dato, avevano ricevuto in cambio un anello di ferro e quest’attestato rimbombante, ma il loro ricordo più caro benedetto nel sacramento del matrimonio l’avevano conservato. Così come da tradizione la vera della nonna toccava alla nipote più giovane, tante giovani ora possono portare il vero anello nuziale della nonna che si è salvato dalla guerra. RINA CARMINATI FRANCHI CRONACA P A G I N A 30 ValliVaresine IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009 CITTIGLIO A IMPARTIRE LORO I SACRAMENTI, DURANTE LA VEGLIA PASQUALE, IL VESCOVO DIEGO In famiglia la scelta del Battesimo L a notte di Pasqua, durante la celebrazione della Veglia Pasquale in cattedrale a Como il Vescovo Diego ha amministrato il Sacramento del Battesimo – ed in successione gli altri sacramenti dell’iniziazione cristiana ad un gruppo di otto catecumeni provenienti da tutta la diocesi. Tra questi anche ad una famiglia – genitori (Josep e Giselle (Gemma) e due figli Angel e Guy (Guido)) – originaria della Costa d’Avorio che risiede a Cittiglio. Dopo il cammino di preparazione iniziato nel 2007, finalmente l’ingresso nella Chiesa e la partecipazione completa ai sacramenti! Una fe- sta grande ed importante per loro e per tutta la Chiesa diocesana. Una festa che si è ripetuta la mattina di Pasqua a Cittiglio dove la famiglia di Josep - tutta in veste bianca - è stata accolta dalla comunità durante la S. Messa delle ore 11.00 e ancora la successiva domenica “in Albis” quando il parroco don Giuseppe ha consegnato loro “il giorno della domenica” invitandoli ad aver costanza nella lode al Signore durante tutte le domeniche a venire. Dal canto loro i neo battezzati hanno voluto ricambiare offrendo, alla sera di Pasqua, agli amici cittigliesi, una cena tutta in stile africano! PONTE TRESA ERA PRESENTE MONSIGNOR BATTISTA GALLI CRESIMANDI Incontro zonale dei cresimandi e loro genitori domani 26 aprile all’oratorio di Cittiglio. Inizio alle ore 14.30 con un momento di preghiera insieme poi riflessione per i ragazzi con i seminaristi, mentre i genitori saranno seguiti dal responsabile del Centro Diocesano Vocazioni di Como, don Roberto Bartesaghi. MESE DI MAGGIO Le parrocchie della Valmarchirolo propongono due pellegrinaggi a piedi al Santuario di Ardena in occasione dell’inizio e della conclusione del mese di maggio. Una camminata tra i boschi recitando il Santo Rosario meditato. Appuntamento: • 1° maggio ore 16.00 a Marchirolo all’inizio della strada per Ardena; ore 17.00 S. Messa in santuario; • 31 maggio ore 20.00 a Marchirolo all’inizio della strada per Ardena, con conclusione della preghiera in santuario. Ultimo incontro sul Piano pastorale omenica scorsa, dalle ore 15.00 alle ore 18.00, nella chiesa parrocchiale di Ponte Tresa si è tenuto il terzo ed ultimo degli incontri programmati in zona per approfondire e meglio capire le tre mete che vengono indicate nel piano pastorale diocesano. Tema della giornata era: “ La bellezza del servizio – l’educazione alla socialità “. A proporre la riflessione introduttiva e a guidare i lavori è intervenuto mons. Battista Galli, Vicario episcopale per la D Valtellina e l’alto lago, con alle spalle una vastissima esperienza in campo caritativo. Prendendo spunto da due passi di S. Paolo tratti rispettivamente dalle lettere ai Colossesi [3, 18-4,1] ed Efesini [5, 21-6,9] don Battista, nel suo commento, ha tracciato il percorso che origina e dà senso alla carità cristiana e al servizio verso i fratelli nella Chiesa. Ha portato interessanti spunti di riflessione, dimostrando come “l’invito è fare con il prossimo ciò che Gesù per primo ha fatto con noi ve- nendo nel mondo, cioè, prima di noi, Gesù si è sottomesso al Padre per amore”. Prendendo, infine spunto da uno scritto di Mons. Tonino Bello don Battista ha sottolineato come ciascun cristiano ha una grossa responsabilità: quella di essere, per mandato di Gesù, affidatario delle sorti del mondo, ed è per questo che siamo tutti chiamati ad andare soprattutto verso i lontani, verso chi non conosce ancora Cristo: questo è il servizio. Un impegno fatto con gioia dicendo “Per fortuna posso! Anche in questo terzo incontro l’assemblea si è divisa: da una parte con don Battista il gruppo che ha approfondito il tema della Caritas e del centro d’ascolto; dall’altra parte un gruppo che ha approfondito con il confronto alcuni spunti di riflessione suggeriti da mons. Galli. Al termine la conclusione comune durante la quale le varie esperienze e riflessioni sono state messe in comune come patrimonio importante per camminare insieme nel costruire il Regno di Dio. DA SANTIAGO DELL’ESTERO INCONTRO CON I SACERDOTI CHE FURONO LÀ COME FIDEI DONUM Due vescovi dall’Argentina in visita in diocesi ospiti in questi giorni di don Giorgio Quaglia, oggi parroco di Ponte Tresa, ma sino al 1999 missionario in Argentina. Con lui i due vescovi hanno visitato Como e i suoi più importanti monumenti, sono stati in vescovado da Mons. Coletti che li ha accolti con molta disponi- bilità ed affetto. Sempre con don Giorgio Quaglia i due vescovi argentini sono stati anche in diocesi di Tortona per incontrare il vescovo mons. Canessa e la mamma di don Beniamino Riccardi, prete di quella diocesi che da tanti anni è impegnato a Santiago del Estero. Venerdì 17 c’è stata la presentazione a mons. Polti di un progetto di aiuto per interventi agricoli in zona arida dell’Argentina, proposto dall’associazione AMA (Associazione Missionaria pro Argentina ONLUS), che ha sede proprio a Ponte Tresa. SUOR BAKHITA La Casa di Riposo “Fondazione G. e G. Ronzoni” di Besozzo (Va). Propone l’interessante incontro “Santa Bakhita”. con l’ausilio del gruppo musicale de “I Trovieri del Lago Maggiore”, verrà ripercorsa l’esperienza e la vicenda umana e spirituale di questa santa africana vissuta, però, in Italia. Lo spunto per questa iniziativa è stato dato dalla volontà della Fondazione Ronzoni di dedicare a questa santa la chiesa interna alla fondazione stessa. Motivo della scelta è ricordare Bakhita in un luogo in cui ella operò quando l’attuale sede della Casa di riposo era ancora Istituto delle Madri Canossiane. L’iniziativa nasce proprio dalla proposta di diverse persone di Besozzo che hanno avuto la possibilità di incontrare suor Bakhita durante il suo soggiorno besozzese. T ra il 15 ed il 18 aprile scorsi hanno fatto visita alla chiesa di Como mons. Francisco Polti Santillán, e mons. Ariel Edgardo Torrado Mosconi, rispettivamente vescovo titolare e vescovo ausiliare della diocesi argentina di Santiago del Estero, dove – per molti anni – hanno operato dei sacerdoti Fidei Donum della diocesi di Como, e dove ancora presta la sua missione don Angelo Introzzi, originario di Fino Mornasco. I due prelati – in Italia per la visita ad limina dei Vescovi argentini dal Papa, han- no approfittato dell’occasione per venire nella nostra diocesi e conoscere ed incontrare il vescovo mons. Coletti, i sacerdoti e le suore giuseppine che un tempo hanno lavorato a Santiago, la mamma e i familiari di don Angelo. Mons. Francisco e mons. Ariel Edgardo sono stati La recente fiction televisiva di RAI Uno su suor Bakhita ha reso ancor più conosciuta e popolare questa santa che ancora tanti anziani besozzesi ricordano con ammirazione per la manifestata santità che la suora portava con sé. L’incontro si svolgerà presso la sala polivalente della Casa di Riposo Ronzoni di Besozzo con inizio alle ore 15.00 di domani, domenica 26 aprile. Il programma ripercorrerà la vita di suor Bakhita e ciascun episodio sarà evidenziato e valorizzato con l’intervento musicale dei Trovieri. pagina a cura di ANTONIO CELLINA P A G I N A 31 Sondrio CRONACA DI E P R O V I N C I A ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009 A DELEBIO L’INCONTRO DIOCESANO PROMOSSO DALL’AZIONE CATTOLICA CON IL PROF. MAGATTI Valori, felicità, senso anti-crisi C he l’Azione cattolica si interroghi sulla crisi economico-finanziaria, che ha investito in pieno anche l’Italia, è un segno della maturità di un’associazione, che non sta chiusa nell’ambito della pastorale religiosa, ma che si apre al mondo e alla società, cercando di capire le dinamiche della storia. Del resto, interrogarsi sulla crisi vuol dire interrogarsi sull’uomo, sui problemi dell’uomo, e tutti i problemi sottesi alle esperienze vitali dell’uomo hanno anche una intrinseca valenza religiosa. Il convegno, promosso dal settore adulti a Delebio, domenica 19 aprile, aveva nel titolo “La fine della crisi è un sì” l’orizzonte della speranza. La speranza però si ridurrebbe ad una parola vuota, se non fosse agganciata alla realtà, attraverso una comprensione critica della situazione. Ecco allora l’importanza di una guida saggia ed esperta, che conduca amorevolmente a guardare dentro i meccanismi tecnici e dentro i comportamenti dell’uomo d’oggi, per farci capire perché e come sia potuta succedere una catastrofe finanziaria così devastante, e per indicarci con quali mezzi uscirne ed avviarci ad un futuro rinnovato. Questo compito è stato magistralmente svolto dal prof. Mauro Magatti, docente e preside della facoltà di sociologia dell’Università Cattolica di Milano, il quale ha utilizzato, come sfondo, la metafora Il convegno di approfondimento sulla questione economica attuale ha offerto ricchi spunti per ricercare soluzioni che cambino gli stili e le scelte di vita di ABELE DELL’ORTO dell’uovo sbattuto, che, accumulando aria cresce di volume fino a riempire la tazza, ma si tratta di una crescita artificiosa. Così è stato della grande finanza degli ultimi trent’anni, che ha imboccato strade inedite, apparentemente fruttuosissime ma falsamente creative, perché ha separato l’economia dalla realtà, basandosi sulla meschina filosofia dei continui mutui e dei debiti, quasi che il contrarre debiti, venderli e comprare quelli di altri, potesse realizzare un sistema stabile di guadagno sempre crescente. Si è costruito così un castello di carta, che ad un certo punto è crollato, coinvolgendo tragicamente il mondo dell’economia produttiva ed i ritmi della vita comune della gente. A far da spalla alle tecniche sofisticate ma ingannevoli della finanza ha contribuito quella concezione della vita, cresciuta a dismisura negli ultimi decenni, che fonda tutto sul desiderio individuale e sulla libertà senza regole, e che lascia a ciascuno di pensarla a modo suo. Tra i tanti problemi che la crisi pone, ne balzano due in primo piano: chi paga l’inevitabile abbassamento del livello di vita? Qui basti ricordare che in un mondo globalizzato bisogna te- ner conto anche della scala internazionale, e che, comunque, il costo della crisi non può essere casuale, in una specie di “si salvi chi può”. Come ci si accorda per gestire la transizione ed uscire dalla crisi? Qui è fondamentale ricordare che la crisi è come un infarto, per il quale occorre intervenire subito, ma poi, superata l’emergenza, non si può tornare a fare la vita di prima. Ecco allora tre parole chiave, che il prof. Magatti ha proposto per una prospettiva di cambiamento, che non sia campata per aria: valori, felicità, senso. Quanto ai valori, bisogna proclamarne di meno e praticarli di più. Il valore, inoltre, non è qualcosa che “valorizzi” solo il desiderio, ma deve essere collegato con i bisogni autentici sia propri sia degli altri. Se poi guardiamo, in particolare, al valore economico, occorre, in sintesi, dare concretezza a quel principio che pone l’economia “al servizio dell’uomo”. La felicità, a sua volta, troppo sbiadita nella società del benessere, dove vengono meno le spinte ideali ma ciascuno è ossessionato dal desiderio di essere felice per sé, va invece ricercata attraverso la costruzione di relazioni buone e fraterne. Superando l’individuali- smo egoistico, bisogna affidarsi ad un personalismo attualizzato, che sappia dare importanza ed ascoltare anche gli altri. Occorre infine mettere al centro le questioni di senso, privilegiare cioè, rispetto alla potenza della tecnica, l’accordo sul significato delle cose, degli strumenti, dei comportamenti. In questa direzione si possono individuare tre problematiche: 1) la compatibilità ambientale da verificare sempre quando si procede con l’innovazione; 2) lo sviluppo sociale da non separare mai dallo sviluppo economico; 3) gli strumenti istituzionali (sul SONDRIO IL 23 E IL 24 APRILE ESPERTI DA TUTTO IL CONTINENTE La viticoltura «eroica» in Europa E sperti e operatori provenienti da tutta Europa, cultori e difensori della viticoltura eroica praticata lungo le pendenze montane, si sono dati appuntamento a Sondrio per una due giorni organizzata dal Cervim, il Centro di Ricerche, Studi e Valorizzazione per la Viticoltura Montana, in collaborazione con la Provincia, che si terrà il 23 e 24 aprile. Nella mattinata di giovedì 23 è prevista l’assemblea del Cervim, mentre nel pomeriggio, a partire dalle ore 14.30, presso il Centro di Formazione Professionale di via Besta, a Sondrio, si terrà una tavola rotonda sul tema: Sviluppo della viticoltura eroica. Il presidente del Comitato Tecnico Scientifico del Cervim François Murisier modererà i numerosi interventi che si susseguiranno e che focalizzeranno l’attenzione dei partecipanti su aspetti legati alla nor- piano sia locale sia nazionale sia internazionale), da costruire con un’anima dentro, che ne metta in luce il ruolo ed il senso. Nel pomeriggio, nel corso di una seria ed appassionata “Tavola rotonda”, con rappresentanti di associazioni, coordinata dal presidente diocesano dell’Ac, Francesco Mazza, e ben calibrata sul tema di alternative concrete ad un’economia di mercato individualista, cinque interventi, brevi ma molto efficaci, hanno offerto preziose riflessioni applicative. La cooperativa “La Bottega della Solidarietà” ha posto l’accento sui principali criteri che regolano il commercio equo – solidale: rapporti duraturi nel tempo con produttori di Paesi del Sud del mondo, prezzo giusto, possibilità di prefinanziamento e di microcredito. Della “Banca Etica” abbiamo appreso che non è beneficenza, ma che essa opera nel sistema finanziario, tenendo però conto dell’utilità sociale nella concessione dei crediti. Il presidente delle Acli di Sondrio ha raccontato la realistica storia di una famiglia di quattro persone, in cui il padre perde il lavoro, ma non la dignità, e confida in politiche sociali che non lo riducano all’umiliazione di essere “un assistito”. Grazie a G. A. S. CamBìo, “Gruppo Acquisto Solidale”, abbiamo capito il valore delle relazioni e degli accordi tra persone, che si può concretizzare anche nel fare la spesa insieme, con il criterio di considerare non solo il risparmio, ma anche l’eticità del prodotto e la qualità della vita. Infine, il presidente diocesano della Caritas, Roberto Bernasconi, dopo aver precisato che la carità non è elemosina ma un condividere ciò che abbiamo, ed aver accennato alle nuove povertà, che si aggiungono alla povertà ordinaria, ha illustrato le finalità del “Fondo diocesano di solidarietà”, il quale dovrà essere espressione di una comunità che sa accogliere, senza giudicare, e che sa percorrere un cammino concreto di aiuto, anche con la tradizionale raccolta di fondi. INCONTRI DELL’UNITRE A SONDRIO E TIRANO PREMIAZIONE TESI DI LAUREA DEDICATE ALLA FAMIGLIA Qui di seguito si ricordano gli appuntamenti della settimana di Unitre di Sondrio: lunedì 27, il consigliere della Regione Lombardia, Gian Maria Bordoni, col sussidio di proiezioni in powerpoint presenterà Le storie delle acque; mercoledì 29, Davide Vanni, specialista in dermatologia presso l’Ospedale civile di Sondrio, avvalendosi anch’egli di proiezioni in power-point, parlerà de L’invecchiamento cutaneo: prevenzione e terapia; lunedì 4 maggio, Eleonora Spervoli, docente di letteratura francese all’Università degli Studi di Milano, terrà una lezione su Marcel Proust e le intermittenze del cuore; martedì 5, primo martedì del mese, sarà possibile assistere presso il Cinema Excelsior a prezzo ridotto alla proiezione del film in programma la domenica precedente. Tutti gli incontri si tengono presso la sala dello stesso cinema. Si ricorda, infine, che entro mercoledì 13 maggio occorre prenotarsi per partecipare all’escursione a Berbenno e dintorni. Si svolgerà sabato 10 maggio alle 16.30 nella Sala Consiliare “Michele Melazzini” a Sondrio (Palazzo Muzio) la cerimonia di conferimento del premio “Anna e Michele Melazzini” per tesi di laurea sulla famiglia. In occasione della manifestazione il prof. Mario Mozzanica, docente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, terrà la conferenza dal titolo: C’è ancora bisogno dei padri? La paternità ad un bivio: estinzione o evoluzione. Le due vincitrici ex aequo Lorenza Toccalli e Sabrina Tomasi presenteranno al pubblico le tesi: “Il ruolo educativo dei padri nell’infanzia: esperienze e rappresentazioni” e “Padri in un mondo che cambia: una nuova dimensione paterna studiata attraverso esperienze di congedo parentale”. Questi, invece, gli appuntamenti di Unitre a Tirano nello stesso periodo: martedì 28 alle 15, William Marconi, cultore di storia, parlerà del 28 aprile 1945: la liberazione di Tirano. Ricordi di un testimone; martedì 5 maggio alla stessa ora, Arturo Colombo, professore emerito di Storia delle Dottrine Politiche all’Università degli Studi di Pavia, terrà la seguente lezione di storia: 18481948. Un secolo di storia italiana tra caricatura e satira della politica. mativa comunitaria, al mercato e alle prospettive future. Rappresentanti del Ministero delle Politiche Agricole, della Regione Lombardia, della Commissione Europea, operatori e tecnici del settore, tra cui, per la Valtellina, il direttore della Fondazione Fojanini di Studi Superiori Graziano Murada, discuteranno del ruolo, delle problematiche e delle eccellenze della viticoltura eroica di montagna. Ad aprire la tavola rotonda sarà l’assessore all’Agricoltura Severino De Stefani che sottolinea l’importanza di un appuntamento prestigioso che qualifica la viticoltura della provincia di Sondrio. «Per due giorni avremo in Valtellina i rappresentanti più autorevoli del mondo vitivinicolo italiano ed europeo, oltre a funzionari europei, statali e regionali che seguono con particolare attenzione la viticoltura di montagna. Sarà un’occasione importante per porre l’accento sulle problematiche che affliggono il settore e per trovare soluzioni, soffermandosi in particolare sugli aspetti sociali e ambientali». I partecipanti all’assemblea del Cervim e alla tavola rotonda nella successiva giornata di venerdì 24 aprile visiteranno i vigneti terrazzati e le aziende vitivinicole valtellinesi. CRONACA P A G I N A 32 Valchiavenna IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009 CHIAVENNA LA TESTIMONIANZA DEL MEDICO PAVESE MARIO MELAZZINI, AFFETTO DA SLA Vivere, anche nella malattia... « U n’inguaribile voglia di vivere», tanto forte da contagiare tutto il pubblico del Victoria e da lasciare un messaggio di speranza che, per i valchiavennaschi, non sarà facile dimenticare. La scorsa settimana, sul palco del cineteatro chiavennasco è salito Mario Melazzini, medico cinquantenne, ma soprattutto presidente dell’Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica. La Sla è una malattia neurologica che colpisce i motoneuroni e gradualmente limita la vita muscolare. Si stima che ogni anno circa quattrocento nuove persone in Italia vengano colpite da questa grave malattia di origine ancora ignota. Qualche anno fa, all’inizio di una gita in bicicletta, il medico pavese originario della Valtellina ha scoperto di essere diventato malato e ha incontrato sul proprio cammino la sofferenza, la depressione, la paura, il desiderio di farla Fin dal titolo scelto per la sua testimonianza, Melazzini ha lasciato ai presenti un messaggio indimenticabile di STEFANO BARBUSCA finita prima della fase terminale della malattia. Ma poi ha compreso che la vita può essere ricca e interessante, nonostante la malattia. Anzi, anche «grazie» alla Sla. E ha reagito. «Dobbiamo promuovere una rivoluzione culturale - ha spiegato nel corso della serata promossa dall’associazione Noi, dalla Fondazione suor Maria Laura e dall’Associazione educativa Immacolata -. Nella società attuale la malattia, la disabilità e la vecchiaia sono condizioni ritenute spesso inaccettabili. Dobbiamo capire insieme che queste condizioni non sono incompatibili con una vita degna di essere vissuta. Essere conside- rato persona umana diventa come una sorta di patente a punti. Se perdi qualche capacità ti vengono scalati i punti, fino a quando non ne restano più e viene rimossa la patente, così non sei più degno di vivere. Ogni cittadino, ogni amministrazione deve fare la propria parte per sostenere il malato, per garantire a tutti i pazienti che vogliono vivere di esercitare il proprio diritto alla vita, ottenendo dalle istituzioni, a ogni livello, un’assistenza totale e completa. Lo dice una persona che vive su se stesso una condizione di gravissima disabilità per una patologia che progressivamente ti porta via tutto». Dalle parole di Melazzini, sostenuto da una viva fede, è emersa tanta speranza. «È il sentimento confortante che proviamo quando scorgiamo quel cammino che ci può condurre a una condizione migliore. Io affronto quotidianamente le difficoltà della malattia, sono tantissime. Cerco di viverla come una forma di salute che mi costringe a riprogrammare la vita e te la fa apprezzare sempre di più. E’ una specie di Colonne d’Ercole. Dopo averle superate non puoi fermarti, devi andare avanti e fare tante scoperte nuove, rendendoti conto che essere conta molto più del fare». L’Aisla è un’associazione indipendente, fondata nel 1983 da un piccolo gruppo di persone che, frustrate dalla propria esperienza di isolamento e di abbandono ma piene di speranza e visione futura per migliorare la situazione di pazienti e familiari, fondarono il gruppo per poter contrastare l’incubo della Sla. Visitare il sito internet www.aisla.it è un primo passo importante per continuare il percorso di informazione e di solidarietà iniziato martedì sera al Victoria. Melazzini ha pubblicato alcuni libri sulla propria esperienza. INTITOLATE LE SCUOLE AL BENEFATTORE CHE EMIGRÒ IN ARGENTINA CONCERTO PER RISTRUTTURARE LA CHIESA DI SAN MARTINO “Cantar di pietre” per vivere una bella serata di musica e ristrutturare una delle chiese più antiche della Valchiavenna. A Santa Croce di Piuro ci si prepara a un’iniziativa di qualità finalizzata alla raccolta di fondi per la chiesa di San Martino in Aurogo. È in programma per venerdì 24 aprile nella chiesa della frazione di Piuro - una costruzione dell’undicesimo secolo con gli affreschi più antichi della provincia - l’iniziativa che vedrà impegnati tre gruppi della zona. A partire dalle ore 21.00 il pubblico potrà ascoltare i canti della tradizione popolare delle regioni alpine. I primi protagonisti del concerto saranno i cantori del “Coro Eco del Mera” di Villa di Chiavenna diretto da Omar Iacomella. Poi toccherà al coro “La compagnia” di Mese di David Lucchinetti. Successivamente il coro “Nivalis” del maestro Leonardo Del Barba eseguirà anche canti della tradizione dell’Est Europa. Il ricavato verrà utilizzato per la ristrutturazione dell’abside dopo che, nel recente passato, sono stati completati i lavori al tetto e alla pavimentazione. S.BAR. CORBELLINI PRESENTA IL SUO LIBRO SUL LAVEC Augusta Corbellini sarà giovedì 23 aprile a Chiavenna per presentare il suo libro Lavec - Pentole in pietra ollare di Valtellina e Valchiavenna. L’incontro è organizzato dal Centro Studi Storici Valchiavennaschi e si terrà alle ore 18.00 a palazzo Pestalozzi. Il volume è arricchito dalle fotografie di Giorgio De Giorgi, dalla presentazione di Gianfranco Avella e Rezio Donchi e dalla prefazione di Ernesto Ferrero. All’interno contributi di Guido Scara-mellini, Augusta Corbellini, Graziano Tognini, Nella Porta Credaro, Alberto Zoia, Remo Bracchi, Francesco Bedognè e Floriana Palmieri. LO SPETTACOLO DEI BAMBINI DELLA PESTALOZZI DI CHIAVENNA Martedì 28 aprile alle ore 20.30, presso il Cineteatro “Vittoria” in Chiavenna, si terrà uno spettacolo musicale proposto dalle classi quarte della Scuola Primaria Statale Pestalozzi. Titolo della serata: “ L’amicizia…”, un momento espressivo in cui musica, danza, immagine, filmati e parola s’intrecciano all’insegna della creatività. Il progetto è a cura della docente – musicista Laura Scaramellini che, da anni, opera sul territorio con competenza e riesce a trasmettere ai suoi alunni, oltre ad un ricercato bagaglio espressivo-culturale, la passione per l’arte, nei suoi molteplici linguaggi. Gordona non dimentica Mazzina n un clima di grande festa si è svolta sabato mattina a Gordona la cerimonia di intitolazione della scuola media ed elementare al benefattore Giovan Battista Mazzina. La giornata si è aperta alle 11.00 con l’arrivo del prefetto di Sondrio, Chiara Marolla, che ha preso parte alla manifestazione. Nada Mazzina, sindaco del paese, ha fatto gli onori di casa nella grande aula magna dell’istituto, sottolineando il vasto lavoro che ha portato alla raccolta di materiale e alla ricerca di informazioni sulla vita di questo straordinario personaggio. «Dobbiamo un grazie particolare a Cristian Copes del Centro studi storici valchiavennaschi - ha rimarcato il sindaco -, il quale non si è risparmiato nell’attività di ricerca, che ha permesso di realizzare il libro con il quale suggelliamo questa intitolazione». Il prefetto ha preso la parola per porre l’accento sulla I Fu un uomo molto generoso, il quale non dimenticò mai le proprie origini: importante anche la ricerca storica sul personaggio e la sua vita di GIANLUCA PAPA storia di Mazzina, un uomo che ebbe grande fortuna nel corso della sua vita in Argentina, ma che seppe ricordare le proprie radici e aiutare i propri conterranei. Tra le autorità che hanno preso parte alla cerimonia era presente anche l’assessore comunale alla Cultura, Adriana Dell’Anna e il dirigente scolastico Angelo Passerini. L’iter seguito dalle istituzioni per giungere all’intitolazione della scuola è stato lungo e laborioso. Guido Scaramellini, presidente del Centro studi, ha anticipato la presentazione del libro dedicato al Mazzina riassumendo le tappe che caratterizzarono i grandi flussi migratori della Valchiavenna nel corso dei secoli, rapportando questa esperienza all’epoca attuale. A Cristian Copes è toccato il compito di riassumere la vita del benefattore. Nato a Gordona da umili origini nel 1884, Mazzina si affermò subito nel settore alberghiero. Lavorò prima in Svizzera, poi a Londra, in Egitto e infine in Argentina dove fece grande fortuna. Nei documenti portati alla luce da Copes emerge anche l’attività di informatore che questo personaggio assunse nel corso della sua vita a vantaggio dell’Italia. A Buenos Aires si sposò con Virgina Biavaschi, figlia di gordonesi che si erano trasferiti in Argentina. Non dimenticò mai le sue origini. Finanziò il monumento ai Caduti della Prima guerra mondiale a Gordona, aiutò le scuole del paese e fece realizzare la casa sussidiaria della canonica. Pagò la realizzazione della strada mulattiera nel 1929, tra Gordona e l’alpeggio del monte Cermine. Seguirono altri interventi, come il restauro di templi, strade, acquedotti, ponti e acquistò macchinari e attrezzi agricoli per la gente del posto. Aiutò spesso le famiglie più povere. Mazzina si spense il 18 maggio 1931 nel suo paese natio dove venne seppellito nel cimitero. Non aveva avuto figli. «Dio ha fatto prosperare i miei affari ed io mi sento in dovere di aiutare gli altri», diceva spesso Mazzina. CRONACA BassaValtellina IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009 P A G I N A 33 INCONTRI A MORBEGNO PROMOSSI DALLA FONDAZIONE MELAZZINI PRESSO IL MUSEO DI VIA CORTIVACCI La Valle si confronta con l’Islam I n pochissimi anni da terra di emigrazione siamo diventati una realtà che ospita molti stranieri, per lo più islamici, cioè appartenenti alla religione che per oltre un millennio è stata la più accanita rivale del cristianesimo… L’evento è troppo rivoluzionario per non coglierci del tutto impreparati. Ebbene, il merito principale dell’incontro che si è svolto presso il salone del Museo di Storia Naturale di Morbegno, giovedì 16 aprile, e promosso dalla Fondazione Melazzini, ha avuto il merito principale di costituire uno stimolo alla riflessione, anche grazie alla competenza dei relatori invitati per la serata. Nel dibattito che è seguito, poi, il discorso ha potuto allargarsi dall’Islam alle altre culture presenti nella nostra società, come quella cinese, con le quali non è facile stabilire un dialogo. Lo scopo dell’incontro, come ha ricordato don Battista Rinaldi nell’introduzione, è stato quello di presentare un libro pubblicato negli ultimi tempi dal titolo: Islam in Italia, Islam in Europa, fra diritto e società. Uno degli autori, Alessandro Ferrari, docente di diritto canonico presso l’Università dell’Insubria, ha illustrato brevemente i motivi per cui è stata scritta l’opera. L’Islam, ha affermato, costituisce una religione complessa, reticolare, dinamica e mobile, che presenta al suo interno tradizioni giuridiche molto differenziate. Mentre, però, nei Paesi d’origine rimane fortemente legato al potere politico, con una stretta coincidenza di normative religiose e civili, nei vari Stati europei l’Islam si connota essenzialmente come religione ed assorbe quindi anche ciò che la cultura europea pensa in materia. Paradossalmente la religione musulmana in Europa gode di una libertà maggiore che nei Paesi d’origine, dove rimane molto controllata dal potere politico. Essa, inoltre, tende a cambiare e ad assumere caratteri differenti nei vari Sta- Il prossimo incontro, sulla famiglia musulmana, si svolgerà il 29 aprile alle 20.45 sempre al Museo cilmente prevedibili da nessuno. La lettura storica fatta dall’illustre docente è apparsa ineccepibile, ma non esente da una certa vena di fatalismo (si potrebbe dire di islam, nel significato originario del termine). La storia insegna di CIRILLO RUFFONI ti, per cui si può parlare di un Islam francese, inglese, italiano e così via. Piuttosto duro il giudizio con il quale ha esordito il secondo relatore, Paolo Branca, docente di Islamistica presso l’Università Cattolica di Milano: «…in questo dibattito è difficile ascoltare delle cose sensate: si parla, ma non si riesce a ragionare in profondità». Il suo discorso è stato caratterizzato da un’ampia visione storica. Oggi in Italia i Musulmani sono circa un milione; essi rappresentano la seconda religione del Paese. «Non eravamo abituati ad avere tra noi tante persone non cristiane: nella storia succede, le cose non vanno mai allo stesso modo». Ce lo dimostrano i grandi eventi che hanno cambiato il volto delle civiltà, come le invasioni barbariche o la scoperta e la colonizzazione dei continenti extraeuropei. «Dovremmo aver imparato dalla storia che queste cose succedono, invece ci facciamo cogliere dalle emozioni e ragioniamo con la pancia e non con la testa. Questo incontro di culture potrebbe essere addirittura provvidenziale, perché le modifica. Anche il cristianesimo, nato in Palestina nell’ambito della civiltà ebraica, si è poi incontrato con il diritto romano e con la civiltà greca: ha usato la lingua greca (l’inglese del tempo) per la sua diffusione ed ha stabilito come suo centro Roma, la capitale dell’impero romano. Non è una novità che le religioni migrino; a maggior ragione lo fa quella islamica, che non è stanziale, ma forte e dinamica. Oggi il fenomeno investe un’Europa, che è in crisi, perché non sappiamo più bene chi siamo. Ci sentiamo minacciati da una religione forte che arriva dal- l’esterno, ma il problema è nostro, perché non abbiamo più radicate convinzioni. Oggi è in atto un fenomeno molto rilevante - ha proseguito il relatore -. Uscendo dai propri Paesi d’origine, l’Islam si deterritorializza. I figli degli immigrati non sono più la copia dei loro genitori. Piano piano scoprono che l’adesione alle pratiche religiose, come la preghiera o il digiuno, non è più imposta da norme civili o dalla società che li circonda, ma diventa per loro una libera scelta; il pluralismo dell’occidente rivela loro tutte le qualità migliori. Essi stanno vivendo un’Egira al contrario, stanno cioè scoprendo che si può vivere la propria religione in modo più convinto proprio in mezzo ad una società pagana. Dovremmo fare da levatrici a questo processo, che invece non interessa a nessuno, men che meno ai nostri mezzi di comunicazione, presi solo dalla diffusione di notizie di cronaca nera, quelle che si vendono meglio. Così la nostra inerzia contribuisce unicamente a fare andare avanti i peggiori delle due parti, gli estremisti, che rappresentano una minoranza chiassosa. La maggioranza e soprattutto i giovani stanno tentando di compiere un processo diverso, ma nessuno si occupa di loro». Nel successivo dibattito, Paolo Branca ha poi avuto modo di chiarire come queste sue convinzioni nascano da un’intensa esperienza personale vissuta a contatto con giovani musulmani. «Essi stanno facendo il loro Concilio Vaticano II, ma spesso appaiono come pecore senza pastore: hanno bisogno di aiuto». Per questo alcuni professori si sono offerti di aiutarli e soprattutto di dar loro voce. Il relatore non si è nascosto che l’incontro di due sistemi giuridici diversi comporta anche non pochi problemi ed ha ribadito che il suo scopo è soprattutto quello di «instillare dubbi, renderci inquieti e portarci alla convinzione che almeno dobbiamo provarci a dialogare». Ed effettivamente l’insieme di tutti questi problemi costituisce per tutti una novità con la quale confrontarci. Il fatto stesso che siano proprio alcuni ambienti cattolici a dimostrare le maggiori aperture, se da una parte rappresenta un’adesione allo spirito autentico del cristianesimo, dall’altra costituisce una vera rivoluzione copernicana, le cui conseguenze non sono fa- TRE GIORNI MOLTO INTENSI FRA IL PRIMO E IL TRE MAGGIO Nuova Olonio si prepara alla festa n occasione della ricorrenza del primo maggio e dei festeggiamenti per il Santo Patrono la parrocchia di Nuova Olonio “SS. Salvatore Santuario Madonna del Lavoro”, come da tradizione, propone un fine settimana ricco di appuntamenti e tante novità. Essendo il primo maggio di venerdì e la ricorrenza del Santo Patrono la prima domenica del mese di maggio si è deciso di organizzare una festa “lunga” tre giorni. Ecco, nel dettaglio, il variegato programma della manifestazione. I Venerdì 1 maggio si celebrerà la Santa Messa alle ore 10.30 presso la chiesa parrocchiale e nel pomeriggio, a partire dalle ore 14.30, si darà inizio ai gio- chi a squadre aperti a bambini e ragazzi. Si terranno anche la tradizionale e gustosa competizione “Miss Torta 2009”, un’esibizione di “Mini-Rugby”, “L’angolo pazzo con i giochi” e gare con le carte da gioco (scopa). E’ prevista inoltre la presenza di un angolo per i più piccini (baby parking dai 2 ai 6 anni) a cura del team Peter Pan. Nel tardo pomeriggio si terrà la rinomata e molto attesa Corsa degli asini: una simpatica competizione che impegna quadrupedi dalle lunghe orecchie di ogni età condotti a mano dai loro fantini lungo un percorso; un appuntamento immancabile e assai divertente che coinvolge e appassiona da anni un folto pubblico. Dalle ore 19.30 sarà possibile cenare con pro- dotti tipici locali (polenta e brasato d’asino, costine e salsicce, dolci caserecci) e concludere con una serata danzante allietata dalla musica dal vivo del gruppo Lesina Band. Nel corso di questa si terranno anche le premiazioni dei vincitori delle varie competizioni proposte nel pomeriggio. Domenica 3 maggio, Festa della Madonna del Lavoro, si celebrerà presso la chiesa parrocchiale alle ore 10:30 la Santa Messa, per le ore 14:30 è prevista la Processione mariana per le vie del paese accompagnata dalle note della Banda di Dubino e, per le ore 18.00, è prevista la messa festiva serale. Sabato 2 maggio è dedicato allo sport: a partire dalle 14:30 si terrà un torneo di Rugby a sette, intitolato (per l’occasione) “1° Torneo dell’asino”. È prevista la partecipazione dei Vespa Club. A partire dalle ore 20.00 sarà possibile ascoltare musica varia proposta da gruppi di dilettanti locali e ristorarsi presso il servizio bar presente in prossimità della tensostruttura. Le attività sportive, ludiche e ricreative si terranno presso le zone verdi antistanti alla tensostruttura presente in prossimità di via Beato Don Luigi Guanella in centro paese. In caso di pioggia i giochi di venerdì e sabato saranno sospesi, mentre le serate si svolgeranno al coperto. ELENA OREGGIONI che il corso degli eventi è stato a volte modificato anche da interventi umani decisivi, suggeriti certo da varie motivazioni politiche ed economiche, tra le quali però non è mancata la necessità di difendere anche la propria libertà religiosa. LA FEDERAZIONE ITALIANA SCUOLE MATERNE DELLA PROVINCIA DI SONDRIO RICORDA RINALDA CORNAGGIA La nostra cara Rinalda Cornaggia ci ha lasciato. Voleva farcela a tutti i costi: la speranza, l’entusiasmo, la determinazione non l’hanno mai abbandonata, ma i disegni del Signore non sono i nostri. Le scuole dell’infanzia hanno perso una persona di grande valore: generosa, disponibile, competente, fermamente convinta del valore della libertà di educazione e dell’importanza della presenza delle scuole di ispirazione cristiana. Quante battaglie abbiamo fatto insieme per la stipula delle convenzioni con le Amministrazioni comunali, per i contributi statali che non arrivano mai, per convincere, con dati alla mano (perché Rinalda basava le sue argomentazioni sui fatti e non sulle parole) che le nostre scuole, oltre al valore educativo che hanno in sé, rappresentano un evidente risparmio per la finanza pubblica! Cara Rinalda, quello che hai fatto non va certamente perso, è una eredità grande che ci lasci e che chiediamo al Signore di riuscire a far fruttare. Tu proteggici dal cielo in compagnia di quel Gesù che sempre hai pregato e che è stato per te guida costante. GIULIANA BARTESAGHI presidente Fism Sondrio Sondrio,15 aprile 2009 CRONACA Sondrio&provincia IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009 P A G I N A 35 GRAZIE ALLA BANDA LARGA ALLO STUDIO UN PROGETTO PER ALBAREDO Telemedicina e teleassistenza La scorsa settimana, in occasione dell’assemblea di Politec, oltre alla presentazione del bilancio della società si è parlato di un’applicazione molto pratica delle ampie possibilità della tecnologia per le esigenze quotidiane per la Fondazione ProValtellina, e l’assessore Alfio Sciaresa, in sostituzione del sub-commissario prefettizio Antonio Quarto per il Comune di Sondrio. di ALBERTO GIANOLI ed ENRICA LATTANZI Al termine dei lavori assembleari si è svolto il convegno “Telemedicina e teleassistenza - Stato dell’arte e prospettive per la provincia di Sondrio” che ha visto gli interventi del dottor Angelo Rossi Mori, responsabile dell’Unità Sanità Elettronica dell’Istituto Tecnologie Biomediche del Centro Nazionale di Ricerche, e del dottor Maurizio Lanfranchi, responsabile dell’Unità operativa gravi cerebrolesi del Centro di riabilitazione dell’Ospedale Valduce “Villa Beretta” di Costa Masnaga. L’arrivo della Banda Larga in Valtellina non deve essere un punto di arrivo, ma di partenza per migliorare la qualità della vita soprattutto in quelle località di montagna disagiate, dove il rapporto diretto con le strutture sanitarie non è sempre possibile. «Uno dei primi passi verso l’informatizzazione dell’intero sistema è l’attivazione di piani sanitari per migliorare e modernizzare i metodi di cura – ha esordito il dottor Rossi Mori –. Bisogna interfacciare tecnologia e normative al fine di snellire il workflow e i servizi che vengono offerti ai cittadini; supportare i processi clinici e migliorare la governance degli stessi. In un periodo nel quale la gestione della privacy è quanto mai importante, non appena si utilizza la rete come veicolo di comunicazione, questa attenzione va ulteriormente intensificata. Ciò vuol dire che bisogna avere una maggior tutela delle cartelle cliniche e degli archivi. In tal senso sono stati promossi degli standard specifici. Quello che manca, o per lo meno deve essere ulterior- N gendo l’attenzione ai progressi compiuti da Politec nell’ultimo anno –. Tutti rimpiangiamo la figura di Renato Bartesaghi e la sua anima in questa iniziativa. In questo anno molti progressi sono stati fatti, penso soprattutto a wi-max, e molto rimane da fare. Soprattutto occorre creare una coscienza che faccia comprendere ai valtellinesi che Politec è una straordinaria risorsa, non ancora purtroppo percepita e apprezzata come tale anche dagli imprenditori. Politec non è un centro di ricerca, ma un incubatore a servizio delle imprese e delle aziende». «Il 2008 – ha proseguito Stefano Besseghini, amministratore delegato della società – è stato un anno di grandi evoluzioni in cui Politec ha affrontato diversi fronti importanti, passando da una iniziativa esile ad una che comincia a presentare elementi significativi e strutturali sul territorio quali il Protopolo, la copertura del territorio provinciale con la connettività a banda larga wi-max, il Progetto impresa Digitale denominato Simpol e l’attiva- zione dei Laboratori di ricerca». Nel fare un bilancio dell’anno trascorro e raccontando le tappe che hanno segnato il cammino di Politce, Besseghini ha ricordato il primo importante passaggio dell’attivazione della sede del Protopolo a Montagna. «Non di soli muri vive il polo – ha spiegato –, sono state attivate diverse iniziative con l’attenzione della coopetition che permette di raccogliere sfide che la singola realtà aziendale non è in grado di raccogliere». Tra le iniziative è stato illustra- to ai soci il ciclo di incontri “Politec informa” che, il mercoledì di ogni settimana, prevede numerosi interventi dedicati ai temi della tecnologia e dell’innovazione per portare a contatto produttori di conoscenza e possibili fruitori. Durante l’assemblea, oltre che all’approvazione del bilancio per il 2008 che ha visto il capitale sociale crescere sino a 470.091 euro, si è proceduto alla nomina di due membri del consiglio di amministrazione: l’avvocato Cesare Dell’Oca, in sostituzione di Aldo Faggi BANDI 2009 DUE GLI AMBITI: FAMIGLIE IN DIFFICOLTÀ E BENI CULTURALI Dalla ProValtellina 600mila euro l Consiglio di Amministrazione della Pro Valtellina ha approvato i due Bandi 2009 che metteranno a disposizione del territorio complessivamente 600mila euro garantiti da erogazioni della Fondazione Cariplo. Due gli strumenti previsti e altrettanti gli ambiti: il primo, focalizzato sull’area sociale, il secondo, riservato ai settori culturale e ambientale. “Con questi 600mila euro, che rappresentano una cospicua dotazione – spiega il presidente Dell’Acqua –, intendiamo intervenire per soddisfare i bisogni del territorio in due degli ambiti che più di altri caratterizzano l’azione della nostra fondazione. Ciò che chiediamo a enti e associazioni che operano in provincia è di sviluppare progettualità innovative in grado di catalizzare l’attenzione dei privati e di operare in rete, nell’ottica di una sinergia e di una collaborazione che ottimizzino le risorse. Evitare sovrapposizioni o la mera duplicazione delle iniziative, concentrando i contributi su progetti condivisi, ci consentirà di intervenire in maniera ancora più efficace. Invitiamo i richiedenti ad attenersi scrupolosamente ai requisiti previsti nei due bandi, poiché soltan- I to i progetti pienamente rispondenti verranno finanziati”. Un orientamento a garanzia dell’intero sistema di aiuti a cui si accompagna la rigidità nella gestione di un patrimonio che appartiene alla comunità locale. Con il primo Bando 2009, la Pro Valtellina ha destinato 200mila euro all’area sociale per intervenire in situazioni di bisogno che la crisi in atto ha ulteriormente aggravato. Sono aumentate le necessità delle famiglie e delle persone sole spesso impossibilitate, per impedimenti temporanei, a far fronte ai problemi di natura economica. Verranno finanziati i progetti presentati da enti e associazioni in grado di affrontare i bisogni emergenti con il coinvolgimento del privato sociale e che siano in qualche modo preparatori alla soluzione dei problemi evidenziati. I progetti dovranno avere un costo compreso fra i 5 e i 50.000 euro e verranno finanziati fino a un massimo del 50%, mentre la quota restante dovrà essere coperta con fondi propri delle singole organizzazioni. Le domande dovranno essere presentate entro il 3 giugno del 2009 e i progetti realizzati prima del 15 giugno 2010. Con i 400mila euro sul secondo Bando 2009 s’intende promuovere la valorizzazione del patrimonio storico, artistico, culturale, ambientale e del paesaggio della provincia di Sondrio. Per quanto riguarda l’arte e la cultura, i progetti strutturali dovranno privilegiare gli aspetti legati agli obiettivi di valorizzazione, prevedere l’utilizzo di nuove tecnologie, promuovere il coinvolgimento di donatori, catalizzare più fonti di finanziamento. I beni oggetto dell’intervento dovranno essere resi fruibili al pubblico. Sul fronte ambientale, i progetti dovranno avere quali obiettivi la conservazione e la tutela del patrimonio promuovendo azioni di qualificazione, incentivando la collaborazione con altri soggetti e convogliando l’interesse di nuovi finanziatori. I progetti dovranno avere un costo compreso fra i 10 e i 50.000 euro e verranno finanziati fino a un massimo del 50%, mentre la quota restante dovrà essere coperta dai beneficiari con fondi propri. Le domande dovranno essere presentate entro il 15 settembre del 2009 e i progetti realizzati entro il 3 novembre 2010. Entrambi sono “bandi a raccolta”, che impegnano cioè i destinatari delle donazioni a trovare contributi, pari al 10% di quanto loro assegnato dalla Pro Valtellina nel caso del bando sul sociale e al 30% per quello su cultura e ambiente, allo scopo di incrementare il Fondo patrimoniale della fondazione comunitaria, con un effetto domino che produrrà risultati positivi sul territorio aumentando la dotazione finanziaria per le erogazioni. «L’obiettivo che ci proponiamo con questo tipo di strumenti è duplice – spiega il presidente di Pro Valtellina Marco Dell’Acqua –: da un lato promuoviamo la cultura della donazione attraverso persone particolarmente sensibili al tema, quali sono appunto i beneficiari dei nostri contributi, che dovranno suscitare l’interesse della gente nei confronti dei loro progetti, dall’altro aumentiamo il Fondo patrimoniale avvicinandoci sempre di più al traguardo dei 5 milioni di euro che ci consentirà di vincere la sfida lanciata dalla Fondazione Cariplo ottenendo altri 10 milioni. In questo modo potremo essere ancora più incisivi e pronti a soddisfare i crescenti bisogni del nostro territorio». ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ el pomeriggio dello scorso venerdì, si è svolta l’annuale assemblea dei soci di Politec Valtellina, Società Cooperativa del Polo dell’Innovazione. Numerosi i soci, tra ordinari e finanziatori, intervenuti in prima persona o per delega presso la sede dell’Unione Artigiani di Sondrio. «Ho avuto molte fortune nella mia vita – ha affermato, all’apertura dei lavori, Fiorello Provera, presidente della Provincia e di Politec – e il mandato amministrativo degli ultimi 5 anni mi ha dato anche la fortuna di lavorare a progetti molto interessanti. Uno di questi progetti, che mi è molto caro, è il contributo che abbiamo dato con l’amministrazione provinciale alla realizzazione di Politec. Puntare sullo sviluppo tecnologico vuole dire valorizzare il talento dei giovani valtellinesi, dando loro a possibilità di lavorare nella propria terra d’origine e per il bene della propria gente. Dall’ultima assemblea sono cambiate molte cose – ha proseguito Provera, vol- mente sviluppata, è la terminologia delle specifiche codifiche che ben si adattino al linguaggio informatico. Abbiamo la rete di comunicazione e le strutture idonee; serve solo sincronizzarle e fare sistema. Puntare sulla Telemedicina e Teleassistenza vuole dire migliorare l’efficienza dei servizi, uno scambio tempestivo di dati e documenti, minor perdita di tempo nelle prescrizioni, prenotazioni e refertazioni. Insomma, benefici per tutti: operatori e pubblico». Per quanto riguarda la provincia di Sondrio, un progetto di telemedicina potrebbe vedere la luce ad Albaredo. A parlarne, venerdì, il sindaco del comune della Valgerola Patrizio Del Nero. «Il telecentro di Albaredo - spiega il primo cittadino -, che già da qualche anno opera con attività di teleassistenza e telesoccorso soprattutto per gli anziani, insieme a Politec ha verificato la possibilità di un progetto di telemedicina, importante per un territorio montano come il nostro, dove la distanza dalle strutture sanitarie crea qualche problema, specie agli anziani e a chi ha la necessità di avere diagnosi in tempi immediati e continuativi (come nel caso delle radiografie o della cardiologia). L’iniziativa avrebbe costi limitati, perchè esistono già i locali comunali attrezzati per questo tipo di attività. Occorre verificare la fattibilità tecnica e tecnologica per attivare il collegamento con le strutture sanitarie di riferimento. Ad Albaredo il paziente sarebbe assistito o da un volontario o dal medico che già svolge i servizi ambulatoriali. Una volta trasmessi i dati ed elaborata la diagnosi si potrà decidere il da farsi, risparmiando tempi e risorse». Nel 2010 potrebbe partire la fase sperimentale. COLLABORAZIONE ALOMAR-AOVV La sezione provinciale dell’Associazione Lombarda Malati Reumatici rinnova la propria collaborazione con l’Azienda Ospedaliera della Valtellina e della Valchiavenna, donando apparecchiature sanitarie nonché l’aggiornamento di un software. Alomar, che ha sede presso il Padiglione Est dell’Ospedale di Sondrio, ha dotato il presidio del capoluogo di ausili per le Unità Operative di Riabilitazione e di Medicina, da utilizzare per una miglior diagnostica e assistenza ai pazienti affetti da patologie croniche invalidanti. La donazione è stata formalizzata già da tempo ed è stata possibile grazie anche al contributo della Fondazione Pro Valtellina, del Bim, della Fondazione Gruppo Credito Valtellinese, di vari comuni e di numerose ditte private. Determinante, inoltre, il sostegno dei molti valtellinesi e valchiavennaschi che hanno aderito alla raccolta fondi promossa dall’Associazione. «Un anno di impegno e di lavoro ha commentato Silvia Valsecchi, presidente provinciale Alomar - per dotare l’ospedale di attrezzature utili ai pazienti affetti da malattie croniche». «Questa donazione - spiega il direttore generale dell’Aovv, dottor Marco Votta - conferma l’ottimo livello di collaborazione raggiunto con il mondo dell’associazionismo, realtà ben rappresentata e molto attiva in provincia. Uno degli obiettivi della nostra Azienda - prosegue il Direttore Generale - è proprio quello di intensificare e sviluppare ulteriormente ogni forma di sinergia con il volontariato, preziosa risorsa per la Valtellina e le sue genti». Sempre Alomar ricorda l’incontro del 29 aprile, alle ore 15.00, presso l’ospedale di Sondrio, dedicato alle malattie sclerodermia e Fenomeno di Raynaud . P A G I N A 36 CRONACA Sondrio&provincia IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009 POGGIRIDENTI INCONTRO DEI GIOVANI CON «L’ULISSE MODERNO»: ALEX BELLINI «Cerco l’uomo nell’oceano»... S econdo incontro che il gruppo “Cerco l’uomo” (universitari e giovani lavoratori della parrocchia di Poggiridenti) ha proposto a chi, come noi, è alla ricerca della vera umanità che sta dentro ciascun uomo. Sabato sera è stata la volta di Alex Bellini, viaggiatore di cui stampa e tv hanno parlato in occasione delle sue traversate dell’oceano in solitaria, su una barca a remi che, seppur tecnologicamente all’avanguardia, si muoveva grazie alla forza delle sue braccia, ma non solo! Introdotta da un breve ma efficace filmato, che ha soddisfatto le prime curiosità (ma dove? come? quando?) la serata si è poi sviluppata sulla domanda vera: ma perché? E qui l’arcobaleniere Alex, come lui stesso si è definito, ha parlato di quella spinta misteriosa che da dentro lo muove, novello Ulisse, ad andare per misurarsi con se stesso, per scoprire chi sei, per mettersi in gioco. Così l’esploratore che parte diventa esploratore di se stesso e non c’è fatica, difficoltà, errore che lo distragga da questo “viaggio dentro l’uomo” che ti regalano la solitudine, il silenzio. Ci ha raccontato l’amarezza della sconfitta (con l’abbandono dell’impresa a due giorni dalla meta dopo quarantadue settimane di fatiche!) che però gli ha fatto chiaramente capire che la vita vale più dell’avventura e che anche questa fa parte del gioco. Ci ha parlato della bellezza del cielo, del rapporto dell’uomo con l’immensità, della grandissima fortuna di godere di quello spettacolo apparentemente disordinato, ma non casuale, della sensazione di appartenere a questa immensità. Alla domanda su Dio ha risposto che le sue avventure lo hanno aiutato a sentirLo, a chiamarLo, a pregarLo, confessando che nei momenti difficili si è sentito letteralmente preso in braccio e portato al di là dell’ostacolo. Anche la fatica ha assunto una valenza positiva, di fattore che fa venir fuori la persona che c’è in te, come il coraggio che esce e ti permette di vincere le inevitabili paure, come il senso di responsabilità verso chi condivide con te l’avventura della vita. E la fine del viaggio è ora il raggiungimento della saggezza. Ma la domanda che più ha colpito nel segno l’essenza della serata è stata questa: “Sì, ma tutto quello che hai fatto, che dici, che cosa c’entra con me, con la mia vita di studentessa che non amo più di tanto il mare?” E la risposta ci ha portato a ragionare partendo dall’avventura in mare per arrivare all’avventura della vita, al viaggio come metafora della vita. Questo uomo che ha individuato la sua strada ci lancia un messaggio di speranza e un invito chiaro: è bello e importante vivere, non sopravvivere! E per fare questo è importante credere in quello che fai, perseguirlo con tenacia, affrontare il sacrificio e la fatica quotidiani, buttarsi “oltre le colonne d’Ercole”. In un mondo di “pusillanimi” queste parole forti hanno dato a tutti noi la certezza di aver incontrato un uomo forte, amico, vero. Grazie Alex! SILVANA PAINDELLI CASPOGGIO LA PARTECIPAZIONE È STATA MOLTO SENTITA E SIGNIFICATIVA CON LA SCUOLA MEDIA TURCHI DI SONDRIO UNO SPETTACOLO MULTIMEDIALE SU SAN PAOLO La Via Crucis animata dai giovani Lo spettacolo Paulus ha concluso il momento più importante del lavoro di religione condotto dai ragazzi della seconda classe della scuola secondaria paritaria di primo grado Maria Cecilia Turchi di Sondrio con la guida della prof. Paola Zenobi e incentrato sulla figura di san Paolo. Uno spettacolo davvero suggestivo, perché la lettura di brani dagli Atti degli Apostoli riguardanti la vita del grande santo si è alternata all’audizione di brani dall’oratorio Paulus di Felix Mendelssohn, scelti e introdotti dalla prof. Rita Pezzola, mentre, ad illustrare le letture e la musica, sullo schermo si susseguivano le fotografie di opere d’arte della mostra Sulla via di Damasco, in quei giorni ancora aperta presso la sala Ligari della Provincia. Nulla è stato lasciato al caso: infatti, alle spalle c’è stato il lungo lavoro con cui i ragazzi hanno approfondito la conoscenza di san Paolo attraverso gli Atti degli Apostoli e le sue lettere, gli scritti di papa Benedetto XVI per l’indizione dell’Anno Paolino, i testi e le immagini della mostra. In questo modo, si è realizzato per loro la scoperta e l’incontro con la straordinaria personalità dell’apostolo delle genti: egli, diventato nuova creatura, si riappropria in modo nuovo e più vero della sua vita, la sua natura ardente, forte e appassionata vive in Cristo e in Lui si compie. Il mondo dell’arte e della letteratura non poteva non restare profondamente colpito da quest’uomo e dalla sua vicenda umana. E ancor più egli ha segnato il pensiero religioso e filosofico fino ai nostri giorni. Anche i ragazzi ne sono rimasti conquistati, perché hanno scritto di aver compreso da lui che si deve annunciare Cristo senza arrendersi alle difficoltà, che la sua vittoria è stata fare la volontà di Dio, che la vera libertà non consiste nel fare ciò che si vuole, ma nell’essere strumento di diffusione della Chiesa fino agli estremi confini della terra. Alcuni di loro, Camilla, Ilaria e Veronica, si sono alternati al microfono per le letture di presentazione, e ancora Ilaria e Camilla, insieme a Riccardo, Elia e Luca - tra l’altro, a loro tutti è stato riservato l’onore di veder scorrere i propri nomi sullo schermo al termine del filmato in power-point -, per leggere i brani dagli Atti degli Apostoli e dalla lettera ai Romani. Naturalmente, a rendere tutto questo ancora più bello - di quella bellezza che fa vibrare le corde profonde dell’anima - è stato l’intreccio con l’ascolto musicale di alcuni passi dall’oratorio di Mendelssohn finemente illustrati dalla Pezzola. I presenti hanno così potuto cogliere in profondità il senso religioso, l’intensa espressività, la rivisitazione romantica di Bach e di Händel di cui è intessuto questo che nel XIX secolo fu uno dei più famosi ed eseguiti oratori, mentre purtroppo oggi è un’opera poco interpretata e poco nota al grande pubblico. onsueto appuntamento importante a Caspoggio, con la Via Crucis, nel giorno del Venerdì Santo. Una celebrazione sempre molto partecipata sia dai residenti che dagli ospiti presenti nella località turistica per le festività pasquali. La processione si è snodata per le vie del paese, con il simulacro di Cristo morto e la statua della Madonna Addolorata portati a spalla dagli alpini e dagli avisini. Sul percorso, i giovani e i ragazzi delle varie contrade hanno allestito alcune scene, in costume d’epoca, della Passione e Morte di Cristo. La prima scena, realizzata dai giovani della contrada S. Elisabetta, mostrava l’Orazione di Gesù nell’Orto degli Ulivi; la scena con Gesù condannato a morte era presentata dai ragazzi della via Seggiovia. I giovani della contrada Centro hanno presentato un commovente incontro tra Gesù e PI. ME. C Sua Madre, mentre la salita al Calvario, l’incontro con la Veronica, il Cireneo e le Cadute di Cristo sono state opera della Via Vanoni. I ragazzi e i giovani delle contrade Albertazzi e Bernina hanno rappresentato la scena in cui Gesù viene spogliato delle proprie vesti; quelli della via Pizzo Scalino Gesù inchiodato alla Croce; infine la scena della morte di Cristo, davanti al Crocifisso del 2000, è stata realizzata dalle contrade Negrini e Bricalli. Durante la processione, accompagnata dai canti della corale parrocchiale, il parroco don Bartolomeo e il caspoggino padre Fausto, con appropriate meditazioni, hanno messo in risalto il Sacrificio di Cristo sulla croce morto per noi e per la nostra salvezza. Un Sacrificio che ci impegna nei nostri doveri di cristiani, in famiglia, nella comunità civile e religiosa, nella società, verso i deboli e gli ammalati, la- sciando da parte tanti egoismi che minano i rapporti tra le persone e creano divisioni. Il parroco e padre Fausto hanno avuto un pensiero anche per i terremotati dell’Abruzzo e per quelle persone della Protezione Civile di Caspoggio accorse sul luogo del sisma. A conclusione don Bartolomeo ha elogiato e ringraziato soprattutto i giovani e ragazzi che si sono impegnati nella realizzazione delle scene della Via Crucis, un modo per esprimere fede e religiosità. PASQUALE NEGRINI TERZO MILLENNIO IL PREZIOSO LAVORO DEI VOLONTARI A TIRANO «Guide» per l’arte e la spiritualità ssemblea ordinaria annuale dell’associazione di volontariato “Terzo Millennio”- sezione di Sondrio, sede in Madonna di Tirano. Dopo i saluti e la preghiera per i soci e i loro familiari, il presidente De Michielli ha relazionato sul lavoro svolto nell’anno 2008 ed in particolare sull’attività relativa al Santuario di Tirano. Ormai da molti anni il gruppo di Tirano degli “Accompagnatori pastorali” di Terzo Millennio da maggio a settembre collaborano volontaria- A mente e gratuitamente all’apertura della Basilica della Madonna di Tirano. Questo gruppo ha svolto nel 2008 la sua attività di accompagnatore pastorale accogliendo 10.168 pellegrini (9.159 nel 2007) da maggio a settembre nelle giornate di mercoledì, sabato e domenica dalle ore 12 alle 14.30, ore in cui solitamente la Basilica della Madonna di Tirano è chiusa e, per il 2009 in corso, si pensa di superare la cifra molto significativa di 11.000 accoglienze. “Terzo Millennio”, oltre a questa attività, si occupa pres- so il medesimo Santuario anche di liturgia per tutto l’anno. Il presidente De Michielli, ringraziando e congratulandosi per i risultati ottenuti con i soci per il prezioso servizio svolto ad un numero così elevato di persone, ha precisato che per gli “Accompagnatori pastorali” poter incontrare visitatori, pellegrini di tante nazionalità, poter parlare di Maria con gente di credo o no o di religioni diverse, poter pregare sovente con sincerità e fervore e gustare l’incontro personale con la Madonna, diventa un “dono speciale” che essi stessi ricevono. Giovanna Bellandi Garbellini, responsabile delle attività dell’associazione, ha evidenziato che «il servizio consiste nel tenere aperta la Basilica e accompagnare le persone a visitare la chiesa, far loro ammirare l’architettura e offrire una guida all’arte, alla storia e alla spiritualità del santuario». Tra le attività 2009, De Michielli intende riproporre per il prossimo mese di maggio un corso di formazione, aperto a tutti, su un tema mariano, sulla scorta di quello tenuto nel 2008 la prof.ssa Martini. CRONACA P A G I N A 37 AltaValle IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009 SARÀ PRESENTE IL VESCOVO NEL GIORNO DEDICATO A SAN PIETRO MARTIRE Baruffini è in festa il 29 aprile La piccola località del tiranese è l’unica ad avere la parrocchiale intitolata al santo veronese; mercoledì prossimo, dopo la S. Messa, monsignor Coletti benedirà il nuovo campo sportivo di don ALDO TARABINI Q uando nella primavera del 1253, dalla residenza di Perugia il papa Innocenzo IV con la bolla “Magnis et crebris”, annoverava nell’elenco dei Santi il primo martire dell’Ordine Domenicano, Pietro da Verona, non era ancora trascorso un intero anno dalla data del suo assassinio. Era stato ucciso dagli eretici, in odio alla fede, la sera della Domenica in Albis, nel territorio di Seveso, mentre si recava da Como a Milano, per un’intimazione di obbedienza alla Chiesa proprio rivolta agli eretici. Il papa fissò la data della festa del nuovo santo nella giornata del 29 aprile. Fu grande com- mozione e gioia per i tanti estimatori e devoti del nuovo martire, particolarmente nelle diocesi di Como, da cui il santo proveniva (era priore del Convento di Como) e di Milano, ove era stato portato il corpo esanime dell’ucciso e dove gli venne edificato un grandioso sepolcro nella basilica di sant’Eustorgio. Nella diocesi di Como c’è la piccola parrocchia di Baruffini che si onora di avere san Pietro da Verona come patrono, unica in tutta la diocesi; e quest’anno si sta preparando a una festa tutta speciale da dedicare al suo santo, festa che sarà celebrata, secondo quanto prescritto, proprio mer- coledì 29 aprile. Festa tutta speciale, perché dedicata a porre il valore della fede, di cui il santo fu eroico testimone (è lui il santo che secondo la leggenda a-vrebbe scritto la parola “credo” con il sangue che gli colava dalla testa mentre stava morendo), a fondamento del grande passo in avanti che la Diocesi si trova a intraprendere la prima visita pastorale di monsignor Die- go Coletti. È per questo che ci sarà a celebrare la festa proprio il nostro Vescovo: come a richiedere, per i fedeli della Diocesi un impegno vivo a valutare come si intende e si vive la fede, e per lui, il presule, la perspicacia per comprendere le più urgenti necessità della vita spirituale di quanti gli sono affidati. L’esigua consistenza numerica della parrocchia, che sul PUBBLICAZIONI È STATA CURATA DALLO STUDIOSO GIANLUIGI GARBELLINI Per Tirano c’è una nuova guida ecentemente a Tirano è stata presentata la nuova guida alla visita della città, Tirano, il centro storico: storia, arte, architettura, opera del noto studioso e storico Gian Luigi Garbellini. La maggior parte dell’apparato iconografico del volume e la Postfazione - L’identità del borgo nel contesto paesaggistico sono invece del presidente della Cooperativa editoriale Quaderni Valtellinesi, Dario Benetti, che ha curato la pubblicazione, resa possibile dal contributo determinante deliberato dall’amministrazione comunale del capoluogo abduano. Dunque, dopo le belle guide al santuario, La Madonna di Tirano - Monumento di fede, di arte e di storia, e a Santa Perpetua e San Remigio, antiche chiese gemelle alle porte della Rezia (entrambe scritte da Garbellini), il nuovo volume non solo completa l’immagine di questa terra di elezione, ma ne evidenzia le connessioni più profonde sotto il profilo storico, artistico, religioso e della cultura del vivere. Anche per tale motivo ci troviamo di fronte ben di più che a una semplice guida. E già la prima fotografia che si incontra sfogliandola, invita l’occhio non solo a cogliere l’essenziale di un paesaggio costituito dal lavoro dell’uomo, come mostrano in primo piano i terrazzamenti vitati, ma anche dal sacro con il santuario della Madonna idealmente congiunto dal lungo viale alberato al centro storico dove svetta il campanile della parrocchiale di San Martino. Bene, perciò, qui si colloca la citazione di Giovanni Tuana che nel 1623 nel De Rebus Vallistellinae Si tratta di un testo molto accurato che analizza aspetti storici, culturali, artistici; si pensa a una traduzione in altre lingue R di ANGELO REPI così descriveva Tirano: “Tirano a nessun paese è secondo in Valtellina per grandezza, splendore di edifici, nobiltà di abitanti, ricchezza di aristocrazia, fertilità della terra circostante, coltura dei vigneti, posizione, per le mura che lo cingono e anche per la mitezza del clima...”. Elogio ripreso centotrent’anni più tardi da Giuseppe Maria Quadrio, anch’egli storico di Valtellina, che definiva Tirano “Fortunato felicissimo luogo” anche per esservi apparsa la Madonna, parole certamente valide ancor oggi. Le pagine successive offrono suggestive immagini dell’anfiteatro di montagne che circondano la città, ma - ha sottolineato Garbellini - «Senza chiuderla, perché, aprendosi in tre direzioni, ne fanno un nodo importante fin dalla preistoria come attestano i reperti trovati qui e lungo la via del Bernina». Segue una parte che l’autore stesso ha definito impegnativa - le pagine colorate di azzurro sulla storia millenaria di Tirano -, perché non è stato facile sin- tetizzare un susseguirsi così complesso e ricco di avvenimenti. Viene quindi presentato lo sviluppo urbanistico di Tirano dal Vico ai piedi del Castello, contrada che sorge subito dopo la Porta Milanese nella zona sottostante l’odierna piazza Parravicini. «Qui era l’antico Vicus, da cui poi è nata Tirano, ai piedi del castello del Dosso. Il Borgo si è sviluppato da questo nucleo originario verso est lungo la via Valeriana, oggi via Porta Milanese e via Visconti Venosta. Quindi dalla Porta Milanese alla Porta Bormina correva la via Valeriana, antichissima strada, forse addirittura di epoca preromana». Due saranno i momenti decisivi per lo sviluppo successivo di Tirano. Il primo, determinato dall’apparizione della Madonna presso il ponte della Folla (così chiamato perché nei pressi v’era un luogo di follatura della lana) sul Poschiavino il 29 settembre 1504, fu fondamentale sia dal punto di vista religioso, sia dello sviluppo urbanistico del borgo, che allora uscì dalla cinta muraria di Ludovico il Moro, costruendo il grande viale e quel gioiello che è la basilica e la sua piazza. Il secondo si ebbe all’inizio del ‘900, quando amministratori assai avveduti indirizzarono lo sviluppo della città sulla sponda destra dell’Adda, costruendovi il ricovero degli anziani, il giardino d’infanzia, il pa- lazzo scolastico, che ancora oggi ospita la scuola primaria Credaro, l’oratorio maschile e la chiesa del Sacro Cuore. In quegli anni arrivarono anche la ferrovia che collega Tirano a Milano e la Ferrovia del Bernina, l’attuale Ferrovia Retica; all’imbocco del viale della stazione fu innalzata la stupenda Casa Merizzi, mentre il viale che congiunge il centro al santuario riceveva la veste attuale. Dopo queste premesse inizia la visita ai palazzi, alle chiese, alle piazze, alle fontane, alle vecchie abitazioni popolari del centro storico lungo quattro itinerari: il primo da Porta Poschiavina a Palazzo Salis con ritorno da Via Ligari e Via XX Settembre; il secondo da Porta Poschiavina a Porta Bormina e ritorno da Via San Carlo, il terzo da Porta Milanese nella parte ovest del borgo, il quarto da Viale Italia a Piazza Basilica, al Cantun e a San Rocco con ritorno al centro. Concludono il volume Due passi nelle frazioni a Cologna, Baruffini, Roncaiola e la Postfazione che indaga L’identità del borgo nel contesto paesaggistico. Insomma, un bel libro ricco di illustrazioni che, dopo essere stato donato ai partecipanti alla serata di presentazione, sarà anche distribuito ai docenti di lettere e storia delle scuole elementari e superiori, alle biblioteche e alle guide turistiche, mentre sarà oggetto di omaggio per gli ospiti dell’amministrazione comunale. In futuro, se ne prevede anche la traduzione per renderlo uno strumento pienamente fruibile anche da parte di un pubblico più vasto. declivio della montagna si affaccia sulla città dell’apparizione della Madonna, è comunque rappresentativa della situazione sociale in cui sono poste le popolazioni della nostra valle e della diocesi intera: il pendolarismo di lavoro e di studio, la variazione abitativa dei fine settimana, l’alternarsi degli insediamenti nelle diverse stagioni. Ma tutto questo dà ancora più significato al fatto che storicamente si sia voluto porre qui in risalto la priorità del valore della fede cristiana su tutte le iniziative ed esperienze di sviluppo umano che si sono succedute dal Rinascimento in avanti. Anche per il momento attuale che il paese è chiamato a vivere, è di molto pregio che si voglia esprimere una specifica correlazione tra i nuovi comportamenti e la vitalità della fede. Ne è indicazione la cerimonia a cui procederà il Vescovo il giorno della festa, dopo la celebrazione della Messa: la benedizione del nuovo campo sportivo. È una realizzazione di cui la piccola frazione è riconoscente all’Amministrazione Comunale di Tirano, che con un notevole impegno ha realizzato l’ambiente di svago, da tempo sognato dai frazionisti: il campo di gioco, con le attrezzature connesse, lo spogliatoio, la strada di accesso, una discreta possibilità di parcheggio. La Benedizione del Vescovo rappresenterà un atto di continuità spirituale, verso l’avvenire della vita della comunità affidata all’intercessione del santo della fede proclamata, un gesto di trasposizione alla pratica della vita, della bella preghiera che la liturgia dedica al santo della testa frantumata dal coltello: “Donaci, o Dio giusto e buono di custodire con proposito fermo il tesoro della fede che San Pietro da Verona difese e propagò fino a raggiungere la gloria del martirio”. IL TRIDUO PASQUALE TIRANO «È stata la prima volta che ho potuto tenere la processione del Venerdì santo all’aperto - ricorda don Remo Orsini parroco di Tirano - l’anno scorso pioveva! Ho notato molta partecipazione e grande raccoglimento da parte dei fedeli». In tanti hanno partecipato anche alle quarantore: un grande numero di parrocchiani non ha mancato di fare una visita al crocefisso deposto davanti all’altare per un momento di raccoglimento. «Poter pregare davanti al Cristo deposto mi offre forse l’unica occasione in tutto l’anno in cui riesco a sentirmi davvero in intimo contatto con Gesù, senza rumori in solitudine o quasi e con la giusta calma per riflettere a tu per tu con Cristo, diventa quasi un dialogo diretto che mi è quasi impossibile avere in altri momenti», spiega un parrocchiano. Ma questo commento può essere sostanzialmente cumulabile con il pensiero di tutti i fedeli che riconoscono in quel momento della vita di Gesù la sconfitta delle tenebre e la liberazione dalla schiavitù del peccato per tutti noi. «Buono è stato anche il momento di preghiera coi ragazzi - continua don Remo - da soli fanno fatica perché manca in loro l’abitudine a pregare in silenzio». Il ricordo del parroco corre in modo particolare all’adorazione tenuta il lunedì della settimana santa. Più complesso il rapporto con la confessione. «Ho notato una certa difficoltà ad accostarsi al sacramento della riconciliazione». Buona presenza anche durante la veglia: seguita e coinvolgente. Hanno caratterizzato la veglia pasquale 2009 anche due battesimi che hanno reso ancora più ricco il momento». Positiva anche l’impressione di suor Petronilla, direttrice delle Figlie di Maria Ausiliatrice che rileva: «La fede dei valtellinesi si è espressa in modo particolare. Le funzioni sono state ben preparate, suggestive e animate dalla corale dal giovedì con la Lavanda e la processione di venerdì per le vie della città, in cui - aggiunge la religiosa - ho notato anche la partecipazione di varie autorità. La veglia del sabato santo è stata partecipata però più a livello di tradizione; ho notato pochi ragazzi; molti invece i bambini. La popolazione - questo il consiglio della salesiana - va aiutata a partecipare, alla lettura dei brani per esempio, facendo così nascere una partecipazione fattiva. I cambiamenti veloci che ci sono stati in questi ultimi anni - la salesiana allude i repentini cambi di parroco unitamente al suo ancora recente arrivo nella comunità salesiana di Tirano - non aiuta l’organizzazione perché non si è avuto il tempo necessario per conoscere le tradizioni, l’ambiente e le persone». I giorni del Triduo pasquale osserva suor Petronilla, sono momenti in cui «il civile e il religioso camminano di pari passo e si sostengono; è bello e importante sottolinearlo». «Tutto sommato una Pasqua passata nella normalità - sintetizza don Remo - ma significativa è stata la presenza di una trentina di fedeli della nostra parrocchia a Como per la messa del Crisma; è una bella tradizione che si mantiene nel tempo nonostante la distanza». R.W.N. P A G I N A 38 MASSMEDIA IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009 COMO QUATTRO SERATE PROMOSSE DAL CLUB ALPINO FILM DI MONTAGNA I l Club Alpino Italiano – Sezione di Como, con il patrocinio del Comune di Como, in collaborazione con “I lunedì del cinema” e con “Trento Filmfestival”, ALP, CineHollywood”, ha organizzato, presso la Biblioteca Comunale di Como la rassegna “La montagna nel cinema 2009”. DOMENICA 26 Le frontiere dello Spirito, C5,8,50. Mons. Ravasi commenta 1° Corinzi “Cristo è risorto dai morti…”. M. C. Sangiorgi ci racconta un progetto di solidarietà in Malawi. Racconti di vita, Rai3, 12,55. Il dovere della memoria? Attualità. Greystoke: la leggenda di Tarzan, It1, 15,45. Ottimo film d’avventura che esce dai soliti clichè. David Copperfield, Rai1, 21,30. Miniserie con G. Pasotti. Ispirato al romanzo di Dickens. Numbers. Rai2, 21,00 Telefilm polizieschi. Report, Rai3, 21,30, La cura, come funzionerà la sanità nei prossimi anni dopo i tagli del governo? C’era una volta in America, Tsi, 21,05, capolavoro di Sergio Leone. Poseidon, C5, 21,30. Film drammatico su una nave che si rovescia a causa di un tsunami. Speciale Tg1, Rai1, 23,35. Attualità. Ecco programma e contenuti delle pellicole proposte, con inizio alle ore 21.00, ad ingresso libero. La prima, in calendario giovedì 23 aprile, s’intitola: “Il vento fa il suo giro” di Giorgio Diritti. Film del 2006 ambientato nel contesto montano delle Alpi occitane italiane, a Chersogno, un piccolo villaggio la cui sopravvivenza è legata ad alcune persone anziane ed a un fugace turismo estivo… Giovedì 30 aprile: “Cavalieri delle vertigini” di Gianluigi Quarti, Italia/Svizzera 1999 - 47 minuti. Regia: Gianluigi Quarti, Fulvio Mariani, Giovanni Cenacchi. L’abbinamento è quello di alpinismo, avventure, intrighi, scontri, ripicche. La sceneggiatura è alquanto romanzata, mentre la difficilissima via sulla parete nord della cima Ovest delle Tre Cime di Lavaredo è il trofeo conteso tra più valorosi pretendenti. Contendenti gli Scoiattoli di Cortina e due tra gli allora più forti alpinisti svizzeri: Weber e Schelbert. Alpinisti di valore che la pellicola presenta come due tipologie di uomini differenti: rudi montanari gli italiani, più fascinosi e accademici gli svizzeri. A quarant’anni di distanza dalla prima salita, questo film Tele IL comando LUNEDÌ 27 riporta all’epoca dei protagonisti, quando l’impresa fu seguita da vicino anche dai mezzi d’informazione. Un “capolavoro del cinema di montagna” che non può mancare alla visione dei più appassionati. “La vetta inconquistabile”di Vladimir Tulkin, Kazakhstan 2002 - 40 minuti. Regia: Vladimir Tulkin. Anatolij Boukreev era un uomo ed un alpinista eccezionale. Per più di venti volte era stato in vetta ad un ottomila, quattro sulla cima dell’Everest. Sempre senza A COMO ULTIMO INCONTRO DEL “PROGETTO INTERNET” L’Aiart di Como ricorda che l’ultimo incontro del “Progetto Internet” si svolge giovedì 23 aprile, alle ore 20.45, presso il Centro Pastorale, in via C. Battisti 8. L’argomento è “Come difendersi dalle insidie su Internet”, e la guida è affidata a Nicola Pagani, Ispettore Capo della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Como. AMARCORD EMOZIONI DA UN FILM IL SEGRETO DI SANTA VITTORIA Un esempio di come la cultura contadina abbia il coraggio di difendere il suo prodotto. Si comincia dal 25 luglio 1943, caduta di Mussolini, quando a Santa Vittoria (Cuneo) si acclama sindaco il vinaio Bombolini, generalmente disistimato come persona insulsa: i Tedeschi sono alle porte e bisogna sottrarre alla loro sete un milione di bottiglie di vino, ricchezza e vanto del paese. L’eroe di questa resistenza enologica, sarà proprio Bombolini: e alla fine gli invasori crucchi se ne andranno a gola asciutta, lasciando gli abitanti di Santa Vittoria liberi di ballare la tarantella. Basato su un fatto vero, che si vuole accaduto in Piemonte, realizzato da Stanley Kramer ( il grande regista di Vincitori e vinti) il film ripropone i nostri presunti difetti e le nostre qualità. Un’Anna Magnani che potrebbe aspirare a migliori fortune; belle ambientazioni e bellissima Virna Lisi. Se c’è un valore nel film è quello di farti fare una sana risata e proporti belle immagini di luoghi e rapporti interpersonali, forse non è molto, ma neanche poco. Venerdì 24 aprile; alle ore 15.30; su Rete4 DANIELA GIUNCO ossigeno. Era perciò considerato uno dei più forti, scalatori, himlayani al mondo. Era sull’Everest anche nel 96, l’anno delle tragedie. Molti degli alpinisti coinvolti in quelle drammatiche vicende gli devono la vita” Anatolij Boukreev è scomparso durante un tentativo all’Annapurna, portato via da una valanga. E questo film è stato realizzato proprio attraverso le immagini girate in quest’ultima ascensione dal suo compagno Simone Moro, insieme a materiali di repertorio e alle testimonianze delle persone che lo hanno conosciuto. Il risultato è un bellissimo omaggio alla sua vita, alle sue Imprese alpinistiche e soprattutto alla sua profonda umanità. Giovedì 7 maggio: “Figlie del Tibet” di Bari Pearlman, Stati Uniti 2007 - 68 minuti. Regia: Bari Pearlman. “Figlie del Tibet” è un documentario (titolo originale “Daughters of Wisdom) della regista americana Bari Pearlman vincitore del Premio della Giuria all’ultimo TrentoFilmfestival. Per la prima volta, una troupe cinematografica ha avuto accesso ad una remota regione del Tibet dove sorge il Monastero di Kala Rongo, un luogo unico nel suo genere, perché ospita 300 monache cui è stata offerta l’opportunità di ricevere un’istruzione e un’educazione religiosa. Un tempo, infatti, la vita monastica era accessibile solo agli uomini. Secondo la tradizione un figlio che diveniva monaco rappresentava per una famiglia un grandissimo onore, ma una figlia monaca costituiva un peso, un inutile dispendio di risorse. Ma a Nangchen, tutto questo sta lentamente cambiando. Fondato nel 1990, il Monastero Kala Rongo sta offrendo alle donne, grazie alla visione pragmatica del “benefattore” e abate, il Lama Norlha Rinpoche, una possibilità di scelta mai concessa prima e sta cambiando atteggiamenti e giudizi ormai antiquati per il bene della comunità. Il film è un intimo ritratto di queste monache: alcune timide, altre estroverse, tutte dedicate alla vita, spesso difficile, che hanno scelto. Le monache hanno gentilmente per- La strada per Eldorado, It1, 16,40. Buon film d’animazione. David Copperfield, Rai1, 21,10. Ultima parte. L’infedele, La7,21,10. Programma d’attualità con Gad Lerner. Senza traccia, Rai2, 21,05. Telefilm investigativi. Il comandante Florent, Rai4, 21,10. Telefilm poliziesco. 0007 l’uomo dalla pistola d’oro, Rai3, 21,10. Con R . Moore. Mission impossibile 2, It1, 21,10. Film d’azione mozzafiato con T. Cruise. MARTEDÌ 28 Sahara, Rai2,21,10. Film d’avventura senza troppe pretese. Ballarò, Rai3, 21.10. Attualità. House, Tsi, 21,00. The Terminal, R4, 21.10, Film commedia ispirato a un fatto vero, con T. Hanks. Buona la prima, It1, 21,10. Sitcom con Ale e Franz. Crossing Jordan, La7, 21,10. Telefilm polizieschi. Grand Canyon, R4,23,40; Iris, 0,30. Ottimo film con K. Kline sull’amicizia tra gente diversa. dai sani principi morali con R. Gere. Chi l’ha visto?, Rai3, 21,10. …Continuavano a chiamarlo Trinità, R4, 21,10. Con T. Hill e Bud Spencer. La storia siamo noi, Rai2, 23,35.Documentario. Me Doc, Tsi, 23,50. Giù le mani, doc.. Parla con me, Rai3, 23,10. Satira. GIOVEDÌ 30 Butta la luna 2, Rai1, 21,10. Fiction . Falò, Tsi, 21,00. Attualità. Per un pugno di dollari, Rai3, 21,10. Western di Sergio Leone. True lies R4, 21,10. Film d’azione con A. Schwarznegger. Effetto Notte, Iris, 21,00. Da non perdere questa commedia di F. Truffaut. Un atto d’amore per il cinema. X Factor il concerto, Rai2, 23,35. Musicale. VENERDÌ 1 Piccole donne, C5, 14,10. Ottimo film con S. Sarandon. Concerto del 1° Maggio, Rai3 dalle 16,00.Tom e Jerry, il film, It1, 16,40. Film d’animazione. Luna: il grande spirito, Rai1, 17,10. Film sugli indiani d’America. E.R. medici in prima linea, Rai2, 21,05. Il 7 e l’8, C5, 21,10. Film commedia con Ficarra e Picone Due neonati vengono scambiati nella culla... U.S. Marshals, It1, 21,10. Buon film d’azione con T. Lee Jones. Tv7, Rai1, 23,20. Attualità. SABATO 2 TV Talk, Rai3, 9,00. Analisi della Tv. Sulla via di Damasco, Rai2, 10,15. Rubrica religiosa. Poirot, R4, 15,00. Telefilm. A sua immagine, Rai, 17,10. Rubrica religiosa. Ti lascio una canzone, Rai1,21,10. Gara musicale tra giovanissimi Cold case, Rai2, 21,05. Telefilm investigativi. Ulisse, Rai3, 21,30. La fine dei Maya e l’incendio di Roma. Doc. Il commissario Cordier, R4,21,10. Poliziesco. Tg2 dossier, Rai2, 23,30. Attualità. MERCOLEDÌ 29 Shall we dance?, Rai1, 21,10. Commedia gradevole messo alla macchina da presa di entrare per la prima volta all’interno della loro comunità spirituale e della loro straordinaria vita. Nel contesto attuale della violenta repressione dalla Cina nei confronti del Tibet, il monastero di Kala Rongo assume un ruolo sempre più importante ed esemplare nella conservazione della cultura e delle tradizioni del Buddismo Tibetano, così come nello sviluppo sociale delle donne. “L’uomo che piantava gli alberi”, Canada 1987 - 30 minuti. Regia: Frédéric Back; sceneggiatura: dall’omonimo libro di Jean Giono; musica: Denis L. Chartrand. Un viaggiatore solitario si spinge in una zona deserta dell’Alta Provenza; incontra un pastore che pazientemente semina ghiande con l’intento di creare nuovi boschi. Dopo molti anni, a cura di TIZIANO RAFFAINI ritornato sul posto, scopre che quella terra arida si è trasformata in un giardino meraviglioso in cui domina il verde dei boschi e l’acqua scorre di nuovo favorendo lo sviluppo di nuovi centri abitati. Basta una ghianda e un deserto si trasforma in bosco, in vita. La celebre favola vera di Jean Giono divenne nel 1987 un delicato film d’animazione nelle mani di Frédéric Back, famoso artista canadese. Una delicata parabola sul rapporto uomo-natura, una storia esemplare che racconta “come gli uomini potrebbero essere altrettanto efficaci di Dio in altri campi oltre la distruzione”. L’uomo che piantava gli alberi è una piccola storia ma grande come l’impresa di far diventare verde e fertile una terra desolata. Dentro c’è l’amore per la natura, la terra e il mondo. La semplicità di un piccolo gesto, la semina di un seme. La delicatezza di un acquarello, la potenza di una grande avventura. P A G I N A 39 LETTEREeCONTRIBUTI IL SETTIMANALE DELLA DIOCESI DI COMO - 25 APRILE 2009 PAROLE, PAROLE, PAROLE (37) Etica Dal greco “ethos”, che significa “costume”, consuetudine di una “etnia” (parola derivata da ethos, come “etnico”), osservata come norma obbligante in coscienza e, spesso, resa obbligante dalla legge civile. C’è una etica universale, iscritta come legge naturale nella coscienza di ogni uomo, da cui discende anche il “diritto naturale”. Non si tratta, quindi, di norme “create dallo Stato”, bensì di norme che lo Stato “riconosce” come pre-esistenti a sé stesso, in quanto dipendono dalla natura umana universale. L’articolo 2 della nostra Costituzione dichiara che “…la Repubblica riconosce i diritti inviolabili della persona umana e… richiede gli adempimenti dei doveri inderogabili di solidarietà…”. È in base a tale articolo che la nostra Costituzione non è affatto individualistica, ma “personalistica”. Riconosce diritti ma anche doveri corrispondenti. Diritto di vivere, ma anche dovere di vivere. Nulla di quanto sostengono i laicisti, che erigono l’individuo come arbitro assoluto di sé stesso. In tal modo si dissolve non solo la vita dell’individuo (diritto di morire?) ma perisce anche la società, con una specie di “suicidio collettivo” al rallentatore. All’opposto si pone lo Stato etico, che non riconosce norme etiche e giuridiche naturali che lo precedono. Bensì si pone esso stesso come creatore e arbitro assoluto dell’etica e del diritto. Tali sono, ad esempio, gli stati “totalitari”, che deificano sé stessi, perché si identificano con il Tutto. Oggi si pone come totalitario anche un regime formalmente democratico, ma che non riconosce e non rispetta le norme etiche universali o naturali. Tale potrebbe diventare anche la nostra democrazia, se prevalessero i laicisti, negatori della etica naturale. E’ paradossale come Gianfranco Fini, fino a ieri nostalgico del regime fascista, accusi di essere “stato etico” quello che cerca di rispettare i diritti e i doveri naturali di ogni persona. Forse approfitta della generale confusione terminologica e contrabbanda per “Stato etico” il suo esatto contrario, che è lo Stato che non crea l’etica ma semplicemente la osserva onestamente. Cioè lo Stato osservante, non creatore dell’etica, come dobbiamo essere tutti noi. Gli italiani si aiutino aprendo gli occhi e sappiano distinguere chi li inganna con la menzogna per ambizione di potere e cerca l’appoggio dei laicisti. ATTILIO SANGIANI KOINÈ 2009: UNA “ANAGRAFE” PER ARCHIVI, BIBLIOTECHE E MUSEI « U na specie di elenco del telefono”: definisce così l’Anagrafe degli istituti culturali ecclesiastici italiani don Gianmatteo Caputo, direttore dell’Ufficio dei beni culturali del Patriarcato di Venezia e responsabile scientifico del progetto. L’Anagrafe – progetto di inventariazione informatizzata che consente di mettere in rete archivi, biblioteche e musei diocesani - è stata promossa dall’Ufficio nazionale beni culturali ecclesiastici della Cei e presentata oggi ufficialmente in occasione di “Koinè 2009”, presso la Fiera di Vicenza. “In questo elenco – ha spiegato Caputo – ogni istituzione potrà trovarsi e verificare che le informazioni che la riguardano siano esatte ed aggiornate”. La differenza con altre raccolte di dati, “rese rapidamente obsolete dal tempo necessario a raccoglierli”, sta proprio “nella possibilità per ogni ente di accedere tramite una password e modificare le informazioni che lo riguardano”. Il progetto entra ora nella fase operativa, e richiede “la collaborazione dei responsabili delle istituzioni culturali coinvolte”. “In questa prima fase – ha sottolineato Caputo – il progetto viene avviato solo nella rete intranet; in seguito sarà convogliato nel Portale dei beni culturali della Chiesa cattolica, che consentirà a tutti gli utenti della rete non solo di accedere alle informazioni principali ma di collegarsi ai siti di musei, biblioteche ed archivi”. INFORMATIVA PER GLI ABBONATI La società Editrice de Il Settimanale della Diocesi di Como, titolare del trattamento, tratta i dati, liberamente conferiti per ricevere il ns. periodico in abbonamento, in ottemperanza al D.Lgs. 196/2003. Per i diritti di cui all’art. 7 (aggiornamento, cancellazione, ecc.) e per l’elenco di tutti i responsabili del trattamento, rivolgersi al Titolare del Trattamento presso la sede di viale Cesare Battisti 8, 22100 Como, tel. 031-263533. 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