Febbraio - N° 44 - IT-AL

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Febbraio - N° 44 - IT-AL
CEIAL
COMITATO ECONOMICO ITALIANO
PER L ’ AMERICA LATINA
Almanacco
latinoamericano
notizie dall’America Latina a cura di Donato Di Santo
Il Presidente Chavez entra nella storia.
Comunque. E forse re Juan Carlos di Borbone si
pente di quel “porque no te callas?!”.
Il senso di Evo per le nazionalizzazioni. Ecuador:
dallo Stato borghese allo Stato popolare… Elba
Esther Gordillo in carcere: la rivoluzione
messicana. Sempre in cima ai sondaggi la primera
dama, Nadine Heredia. I buoni dati economici
cileni fanno litigare i due precandidati, di destra.
Una delegazione di parlamentari colombiani a
L’Avana rilancia le trattative di pace con una
proposta …interessante. Il PT festeggia i 10 anni
di governo, con Dilma, Lula e …Zé! Cuba: è il
momento di Miguel Diaz-Canel (o no?). Nuova
coppia (presidenziale) argentina? …ma non con
Scioli. Cristina: “non cambierò la Costituzione,
state tranquilli”. Paraguay al voto, comunque c’è
un Lino. Il salvadoregno Saca vuol tornare, alla
Presidenza. Nove milioni di dollari per il Machu
Picchu antartico. Un miliardo e 300 milioni di
dollari per l’Atacama Large Millimeter Array.
Argentina: a processo i militari criminali del
Plan Condor. Haiti: a processo Baby Doc. Non è
mai troppo tardi.
L’Argentina, regala al mondo il piemontese
Francesco (Beppe Grillo ha ancora dubbi sullo
ius soli?).
AGENDA POLITICA
Con un intervento, durato oltre tre ore, la Presidenta
dell’ARGENTINA, Cristina Kirchner, ha inaugurato la 131a
sessione ordinaria dei lavori della Camera dei Deputati. Con
foga, coerentemente con il suo stile, la Presidenta ha difeso i 10
anni di gestione kirchnerista del potere, definendoli un “decennio guadagnato”, riferendosi ai progressi relativi alla crescita
economica, inclusione sociale e lotta della povertà. Nel discorso
non ha mai toccato il controverso nodo dell’inflazione, che rappresenta un problema sempre più grave per lo sviluppo del
paese. Gran parte dell’intervento ha riguardato la giustizia. Dopo
aver rivendicato l’esigenza che i tempi della giustizia siano più
“rapidi”, soprattutto per quanto riguarda i funzionari pubblici
(che a volte “finiscono per essere condannati dai media, senza
esserlo nella realtà”, ha esclamato Cristina, evocando le dure
polemiche con il gruppo Clarìn), ha introdotto il tema della
“democratizzazione del sistema giudiziario”, annunciando che il
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Rubriche:
n
Agenda politica
n
Agenda regionale
Argentina, Bolivia, Brasile, Cile,
Colombia, Cuba, Ecuador, El Salvador,
Guatemala, Haiti, Honduras, Messico,
Panama, Paraguay, Perù, Repubblica
Dominicana, Uruguay, Venezuela
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Agenda bilaterale
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Agenda delle segnalazioni
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Tra Italia e America Latina:
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Agenda CeSPI/CEIAL
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Farnesina e dintorni
Eventi/segnalazioni, Libri
www.donatodisanto.com
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Cara lettrice, caro lettore...
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Questo Almanacco è uno strumento del CEIAL
(Consiglio Economico Italiano per l’America
Latina), che il CeSPI mette a disposizione di un
numero limitato e qualificato di persone interessate per ragioni istituzionali, sociali, culturali, politiche
o imprenditoriali ai rapporti tra l’Italia e l’America
latina. Tranne i corsivi, che esprimono opinioni di
chi li firma o del curatore Donato Di Santo, tutti gli
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governo presenterà in Parlamento un “proposta di riforma del
Consiglio della Magistratura, e dei criteri di ingresso nella carriera giudiziaria”, sostenendo l’opportunità che la totalità dei
membri del Consiglio della Magistratura siano eletti dal popolo, e aggiungendo di non ritenere obbligatorio che la funzione
di magistrato sia riservata ai professionisti del Diritto ma che,
al contrario, essa possa vedere l’accesso di qualunque cittadino
superi gli esami previsti. Ha aggiunto che presenterà un progetto per la creazione di Corti di Cassazione nei Tribunali civili e
commerciali, che saranno delle “terze istanze giudiziali, per
alleggerire il sistema e garantire la trasparenza”. Secondo quanto preannunciato dalla Presidenta nel suo intervento, nei prossimi mesi verrà presentata la proposta di una Ley de responsabilidad del Estado, volta a “garantire che lo Stato non sia trattato come un’impresa privata”.
Ferma la condanna dell’opposizione. Il senatore Mario
Cimadevilla, ed il deputato Oscar Aguad, entrambi della UCR,
hanno ribadito che “il progetto presentato dalla Presidenta è
incostituzionale”. Hermes Binner, leader del Frente amplio progresista (FAP) ha criticato il governo nazionale, accusandolo di
portare avanti una politica che “risponde ad un solo comando,
stiamo andando verso una specie di ‘monogoverno’ le cui conseguenze potranno essere molto negative”. Gustavo Larreta, Capo
di Gabinetto della città di Buenos Aires, del PRO, ha parlato di
“visione egemonica” riferendosi alla proposta di riforma avanzata dalla Casa Rosada. Anche il Presidente della Asociación de
magistrados y funcionarios de la Justicia, Luis Cabral, si è opposto nettamente alla riforma proposta dall’Esecutivo argentino, ed
ha ribadito che “l’elezione popolare di giudici e magistrati è incostituzionale”. Più cauta, invece la reazione del Presidente del
Consiglio della Magistratura, Mario Fera che, a sorpresa, ha definito la proposta “una sfida”. Il magistrato, legato al kirchnerismo,
pur rimandando un giudizio più complessivo a dopo la divulgazione dei dettagli della proposta di riforma, ha inoltre dichiarato
“c’è uno spazio, dentro la Costituzione, per il rinnovamento,
sono sfide che la nostra società deve essere disposta ad intraprendere, sempre dentro le regole costituzionali”.
Altro tema molto sentito, e atteso dall’opinione pubblica oltre
che dal mondo politico argentino, la questione di un eventuale
cambiamento della Costituzione, per rendere possibile la rielezione della Presidenta che, invece, ha sprezzantemente dichiarato: “non riformeremo alcuna Costituzione, stiano pure tranquilli”.
L’intervento della Kirchner al Parlamento ha passato in rassegna
altri temi, come la difesa della legge di ratifica dell’accordo raggiunto con le Autorità iraniane (siglato in Etiopia lo scorso gennaio), per la creazione di una Commissione della verità, formata
da 5 magistrati internazionali, per i indagare i fatti relativi alla
strage dell’Amia del 1994. La legge è stata approvata dalla
Camera, poco prima dell’inaugurazione della nuova sessione parlamentare, con un voto (131 favorevoli e 113 contrari), fortemente contestato dall’opposizione e dalla comunità ebraica
argentina, che la bolla come una concessione delle Autorità
argentine in cambio di presunti accordi di cooperazione con il
governo di Teheran (anche in materia nucleare).
Inoltre, la Presidenta ha ribadito che l’Argentina non accetterà
alcuna sentenza che imponga allo Stato di corrispondere ai creditori dei cosiddetti “fondos buitres”, compensi diversi da quelli
accordati ai sottoscrittori delle due offerte fatte nel 2005 e 2010.
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Nelle prossime settimane, infatti, il Tribunale di New York emetterà una sentenza in merito al ricorso presentato da un fondo
statunitense (NML), di risarcimento per circa 1.3 miliardi di dollari, a seguito del default del 2001.“Se dessero ragione alle posizioni assurde dei fondi, l’Argentina fallirà di nuovo e non potrà
pagare”, ha tuonato la Presidenta.
Si abbassano i toni interni al PJ, in concomitanza con la perdita di
peso dell’ipotesi di una eventuale ricandidatura di Cristina nel
2015. In occasione dell’inaugurazione della 141a sessione del
Consiglio della Provincia di Buenos Aires, quasi coincidente con
il discorso della Kirchner alla Camera, il Governatore ha mostrato un atteggiamento più disteso verso la Casa Rosada, dopo mesi
di sorda contrapposizione, che hanno visto l’amministrazione
provinciale ed il governo spesso in forte contrasto fra loro, per i
ritardi nei trasferimenti finanziari statali al governo di La Plata.
Daniel Scioli ha ribadito l’impegno per “una gestione integrata,
con il governo nazionale ed i municipi”, elogiando la gestione
della Presidenta. Sempre in questo clima conciliatorio e dialogante, Scioli ha più volte fatto riferimento alla necessità di rimodulare l’erogazione finanziaria, ricordando che la Provincia di Buenos
Aires perde ogni anno una parte dei contributi previsti dal Fondo
de reparaciòn historica del Conurbano, oltre che a quella di
“migliorare la capacità di autofinanziamento della Provincia”. Nel
suo discorso Scioli, schierandosi indirettamente a difesa del
governo nazionale, ha inoltre chiesto “pazienza” ai diversi sindacati e ai lavoratori pubblici (soprattutto insegnanti), che in questi
giorni stanno organizzando imponenti scioperi contro il governo
di Buenos Aires (circa una settimana di blocco delle lezioni, proprio alla ripresa della scuola dopo la pausa estiva), per chiedere
aumenti salariali (30% contro il 22% offerto dal governo). Sempre
con lo stesso spirito di distensione, Scioli ha infine concluso ringraziando tutti “i contribuenti bonaerensi”, che pagano le imposte ad una amministrazione sempre più in difficoltà nel garantire
i servizi riconoscendo, di fatto, a questa fascia sociale il ruolo
chiave per il futuro della provincia e dell’Argentina. In effetti, la
gestione di Scioli, è funestata dalla scarsità di risorse. A spiegare
questa “riappacificazione” è, almeno in parte, l’esigenza di assicurarsi un più costante trasferimento di fondi dal governo centrale. Infatti, oltre agli scioperi degli insegnati, ciò che complica l’amministrazione sono i servizi pubblici, sempre più carenti e scadenti, nei settori scolastico, medico ed infrastrutturale causa, a
loro volta, di proteste e tensioni anche da settori amici. Per
esempio: Kunkel, deputato del PJ, è intervenuto più volte per sottolineare le criticità della gestione di Scioli, e svariati amministratori peronisti, guidati da Sergio Uribarri, Governatore di Entre
Rios, ha criticato aspramente il suo omologo di Buenos Aires,
invitandolo “a perdere meno tempo con i media, a chiarire la sua
strategia per le presidenziali, e a dedicarsi maggiormente all’amministrazione della provincia”.
Rimane teso il clima tra governo e sindacati. Hugo Moyano, che
guida una protesta di camionisti che tiene bloccati 37 grandi
supermercati, in attesa di ricevere dal governo l’ok per l’assunzione di mille impiegati, è tornato ad attaccare il governo: “Chi
tradisce i diritti dei lavoratori tradisce la patria, non siamo cambiati noi, è cambiato il governo. Con Nestor questo non succedeva”, riferendosi alla recente decisione del governo di “non
opporsi” all’aumento degli stipendi dei parlamentari.
La giustizia argentina ha avviato i processi contro gli ex dittatori,
Jorge Rafael Videla e Reynaldo Bignone, per crimini contro l’uma-
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nità, compiuti durante l’ultima dittatura, nell’ambito del “Plan
Condor”.Assieme a loro verranno giudicati l’ex generale Luciano
Benjamín Menéndez (che già cumula la pena di sette ergastoli), e
gli ex ufficiali Eduardo Samuel de Lío, Santiago Riveros, Ramón
Díaz Bessone, Miguel Ángel Furci e Antonio Vañek. Il giudizio, articolato in tre cause, consentirà di indagare sulla sorte di 108 persone, che si presume furono sequestrate, detenute e torturati
nel campo di detenzione clandestino “Orletti”, di Buenos Aires,
considerato la base logistica del “Plan Condor”. Questo processo ha un’importanza fondamentale, perché dimostrerà che ci fu
un’associazione illecita tra le dittature sudamericane per arrestare e far sparire oppositori politici”, si legge nella requisitoria dell’accusa.
Il 13 marzo, dopo un paio d’ore di riflessione successive alla elezione a Papa del Cardinale Jorge Bergoglio, la Presidenta Cristina
Kirchner ha dichiarato:“Es nuestro deseo que tenga, al asumir la
conducción y guía de la Iglesia, una fructífera tarea pastoral
desempeñando tan grandes responsabilidades en pos de la justicia, la igualdad, la fraternidad y la paz de la humanidad. Le hago
llegar a Su Santidad mi consideración y respeto”.
Dal punto di vista economico segnaliamo la conferma, da parte
delle fonti ufficiali, che la crescita del 2012 si è attestata a +1,9%,
mentre per il 2013 il governo prevede un’espansione di circa il
doppio, pari al 4%. Il nuovo amministratore delegato di YPF, nazionalizzata lo scorso aprile, ha annunciato in una conferenza stampa che dall’inizio della sua gestione il gruppo, espropriato a
Repsol, ha aumentato la sua produzione di greggio del 2,5%.
È tornato nuovamente al centro dell’agenda politica della
BOLIVIA il tema delle nazionalizzazioni. Ancora una volta a
farne le spese sono gli investimenti spagnoli. Con un decreto
governativo, annunciato dallo stesso Presidente Evo Morales a
febbraio, le Autorità di La Paz, hanno proceduto alla nazionalizzazione della società SABSA, di proprietà della spagnola Abertis y
Aena, cui era affidata la gestione dei servizi aereoportuali di La
Paz, Cochabamba e Santa Cruz. Il provvedimento, è stato preso
dopo il recente collasso di alcuni aeroporti, dovuto al costante
aumento del traffico aereoportuale.“Non ci sono stati miglioramenti nel servizio, non ci sono stati investimenti, non ci sono
stati ampliamenti degli aeroporti”, ha dichiarato Morales durante l’annuncio della nazionalizzazione. In effetti secondo gli accordi siglati nel 2005, SABSA avrebbe dovuto investire circa 53
milioni di dollari per realizzare nuove infrastrutture aereoportuali, di cui 26 entro il 2011, contro i 5 investiti. Da pare sua, la
società spagnola ha denunciato la scorrettezza del provvedimento, lamentando per altro che si tratta del terzo provvedimento di
nazionalizzazione preso contro gli investimenti spagnoli. Secondo
gli investitori spagnoli, la compagnia non ha potuto effettuare gli
investimenti previsti, a causa del mancato aggiornamento delle
tariffe dei servizi aereoportuali, rimaste bloccate ai livelli del
2001. La vicenda è stata già affidata ad un arbitrato internazionale ma, comunque, aggrava le relazioni tra i due paesi: il Presidente
Morales, non ha esitato a definire “una rapina” l’attività della
SABSA nel paese, ricordando che mentre gli spagnoli accumulano guadagni, “lo Stato boliviano non riceve alcun beneficio economico”.
Con l’avvicinarsi del 2014 -anno elettorale- torna ad occupare
ampio spazio sui giornali il tema della possibilità di una ricandidatura (la terza), di Evo Morales per il periodo 2015-2020.Ad inneAlmanacco
scare il dibattito è stato, questa volta, il quesito del Senato al
Tribunale Costituzionale, volto a dirimere la questione relativa
alla possibilità di ricandidatura del Presidente in carica. In effetti,
per quanto molti abbiano sottolineato che la Costituzione del
2009 non ammetta alcuna possibilità per Morales di ricandidarsi
(tra gli altri, questa è la posizione dell’ex Presidente Carlos
Mesa), molti settori governativi ritengono che, poiché il primo
mandato -quello iniziato nel 2005, prima dell’entrata in vigore
della Costituzione- non è stato concluso, Evo Morales potrebbe
aspirare, anche in ticket con suo Vice Presidente, Garcia Linera, a
concorrere nuovamente alle elezioni presidenziali, che si terranno nel novembre del prossimo anno.
Secondo un sondaggio pubblicato dal quotidiano “Pagina siete”
della società Ipsos, il 54% della popolazione appoggerebbe un
terzo mandato del Presidente Evo Morales, a conferma del margine di ampio consenso di cui gode attualmente l’Esecutivo.
Secondo l’opposizione, che ha più volte minacciato di ricorrere
al Tribunale contro un eventuale nuovo mandato di Morlaes,
oltre che un problema costituzionale, quello della ricandidatura
di Morales “rappresenterebbe un problema etico e politico”, ha
ribadito Fabian Yaksic, leader del Movimiento sin Miedo (MSM),
uno dei principali antagonisti del MAS. Duro anche Samuel Doria
Medina, leader di Unidad Nacionàl, che ha criticato il “tentativo
di Morales di farsi autorizzare dal Tribunale costituzionale, eludendo una riforma costituzionale o un referendum”.
Buone notizie sul fronte economico. Secondo i dati pubblicati dal
periodico bollettino del Banco central, a febbraio le riserve
nazionali del paese sono aumentate, superando il record dei 14
miliardi di dollari (con un incremento netto, dall’inizio dell’anno,
di 173 milioni). A salire, inoltre, la componente in oro massiccio
delle riserve, che supera gli oltre due miliardi di dollari, tra le più
alte dei paesi latinoamericani. Secondo quanto annunciato dal
Governatore del Banco Central, Marcelo Zabalaga, nei prossimi
giorni e in accordo con le decisioni del governo, circa un miliardo e 200 milioni di dollari di riserve verranno trasferiti al Banco
di Sviluppo Produttivo del paese, per alimentare le linee di credito del Fondo per la Rivoluzione Industriale e Produttiva, destinate a sostenere le imprese e gli investimenti in infrastrutture.
Importanti novità sul tema dei diritti umani. L’Asamblea Nacional
ha approvato una legge per la tutela dei diritti delle donne, la “Ley
Integral para garantizar las Mujeres”, cui hanno lavorato con
tenacia la vice Ministra della Giustizia, l’esponente indigena
Isabela Ortega, e la Presidente del Palamento, Betty Tejada.Tra le
principali novità introdotte nel Codice penale, il reato di femminicidio, con la sanzione di un pena di 30 anni di carcere. La norma
prevede una casistica di 17 forme di violenza fisica, psicologica,
sessuale ed economica.
Clima da campagna elettorale in BRASILE, anche se le elezioni presidenziali saranno solo il prossimo anno. Dopo le vicende
delle ultime settimane, che hanno portato il PSDB a ufficializzare
la candidatura di Aecio Neves (vedi Almanacco n°43), il PT e la
coalizione governativa hanno accelerato i tempi della propria
mobilitazione. In occasione dell’anniversario dei 33 anni della
fondazione del PT e, soprattutto, dei “primi” 10 anni al governo,
il PT ha organizzato una grande manifestazione per rilanciare
l’immagine del partito, offuscata negli ultimi due anni dalle note
vicende che hanno colpito il governo Rousseff: dopo le molteplici dimissioni di Ministri, che hanno costellato il primo anno di
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governo di Dilma, negli ultimi mesi dell’anno scorso si è aggiunta
la feroce offensiva mediatica costruita attorno al processo del
“mensalão”, che ha contribuito a deteriorare ulteriormente l’immagine del partito.A questa manifestazione, tenutasi a San Paolo,
hanno preso parte tutti i dirigenti del partito, la stessa Presidente
Rousseff, l’ex Presidente Lula e l’ex Ministro da Casa Civil, José
Dirceu. Nel suo intervento, Lula ha attaccato l’opposizione, difendendo l’azione del PT al governo del paese e, soprattutto, ha
annunciato che il PT punterà sulla ricandidatura di Dilma
Rousseff nel 2014, sciogliendo così ogni dubbio su una sua eventuale ridiscesa in campo, e coniando lo slogan “il decennio che ha
cambiato il Brasile”. Nel suo intervento, Lula ha anche affrontare il tema della corruzione, che tante polemiche ha suscitato e
suscita nell’opinione pubblica:“non abbiano paura di confrontarci neanche sul tema della corruzione, e io dubito che vi sia stato
nella storia un governo che abbia avuto maggior trasparenza, ed
abbia adottato maggiori strumenti per combattere la corruzione
che il nostro”. L’evento, suscitando dure polemiche da parte dell’opposizione, è stato concluso da Dilma Rousseff che, con un
lungo discorso, ha risposto alle molte critiche dei mezzi di comunicazione e dei leader degli altri partiti, ed ha di fatto confermato la propria ricandidatura. Dilma è arrivata ad affermare “non
abbiamo ereditato nulla, abbiamo solo costruito”, e contro questa lettura della storia recente si è particolarmente scagliato l’ex
Presidente, Fernando Henrique Cardoso. In un passaggio successivo la Rousseff ha poi scandito che “il Brasile ha dimostrato al
mondo che il pilastro economico e quello sociale non sono
incompatibili”.
Il PSDB ha subito indetto un evento pubblico, presso il Senato a
Brasilia, nel quale Aecio Neves, ha attaccato duramente il PT e
l’attuale ceto di governo, sottolineando le “gravi difficoltà in cui
versa il paese e le conseguenze del rallentamento dell’economia,
e dell’aumento dell’inflazione”, e strumentalizzando le recenti
vicende giudiziarie che hanno coinvolto il PT. Neves, rivolgendosi al PT, ha rimarcato la contraddizione di un partito che “da un
lato usa la moralità come bandiera elettorale per poi scendere in
piazza a difendere i condannati del mensalão.
Al di la dei toni, il confronto politico è già arrivato –anticipando
di molto i tempi della prossima contesa elettorale presidenzialead un vero e proprio passaggio di fase, sia rispetto alla gestione
del governo e alla rimodulazione dei rapporti di forza interni alla
maggioranza, che nei rapporti governo-opposizione. Una conferma in tal senso arriva anche dal ritorno nella scena politica dell’ex senatrice Marina Silva (già Ministro dell’Ambiente del governo Lula e poi avversaria di Dilma alle ultime elezioni), che proprio nelle ultime settimane ha avviato le procedure per la nascita del suo nuovo partito “Rede Sustentabilidade”, che dovrà raccogliere nelle prossime settimane almeno 500 mila firme in almeno nove Stati, per poter partecipare alla competizione presidenziale del 2014. Marina Silva dice che la sua Rede “è la risposta alla
crisi del sistema politico monopolistico dei partiti” e attacca l’attuale Presidente colpevole, ai suoi occhi, di essere solo un “amministratore e di non avere una visione strategica delle sfide del
Brasile e dell’esigenza di cambiamento del modello di sviluppo”.
Marina Silva ha anche avviato relazioni internazionali con movimenti sociali antipartiti: dopo il Cile, dove si è riunita –a porte
chiuse- con i capi della rivolta studentesca, il 10 marzo era a
Buenos Aires, ad una assemblea con il pastore della Chiesa pentecostale Nueva vida, Guillermo Prein, che ha anche parlato delAlmanacco
l’esperienza italiana e di Beppe Grillo. Se la proposta dell’ex senatrice prenderà forma, si aggiungerà un nuovo elemento nello scenario, già complesso, della situazione politica brasiliana verso le
elezioni del 2014.
Nelle ultime settimane vi sono stati anche alcuni movimenti interessanti all’interno del PMDB, la prima forza politica in
Parlamento, con l’elezione dei Presidenti dei due rami del
Congresso, Camera e Senato, rispettivamente Renan Calheiros
ed Henrique Alves, che hanno attribuito al PMDB maggior margine di controllo sull’agenda di governo e su quella parlamentare. E, non a caso, proprio nelle ultime settimane il Congresso ha
espresso voto contrario al veto presidenziale, apposto lo scorso
novembre, sulla legge petrolifera approvata dal Parlamento (vedi
Almanacco n° 41), eliminando così il principio secondo cui le
royalties petrolifere sarebbero state ripartite in maggior misura
a favore degli Stati produttori (come voluto dal PT), e non equamente a favore di tutti gli Stati brasiliani. È, secondo molti osservatori, la dimostrazione della forza delle pressioni rappresentate
in Parlamento dal PMDB, rafforzatesi con il controllo completo
del Congresso attraverso le due presidenze. L’aumento di
influenza del PMDB nel Parlamento, avrà l’effetto di rafforzare la
probabilità che il partito torni ad occupare il posto di vice
Presidente nella formula presidenziale, recentemente minacciato
dai recenti movimenti di altri alleati di governo, come il PSB di
Eduardo Campos. In effetti, i recenti contatti tra la Rousseff e
Campos avevano lasciato spazio ad interpretazioni che accreditavano la possibilità per il Governatore del Pernambuco (messosi a viaggiare per gli Stati del Nord-Est come se già fosse candidato), di giocare la carta della Vice Presidenza già del 2014, a scapito del PMDB. Il fatto che, successivamente, il Governatore
abbia annunciato altri investimenti federali per il Nord Est, probabilmente sancisce il rinnovato patto tra PT e PSB, anche senza
una candidatura di Campos per il 2014: in una riunione con i 186
“Prefeitos” (sindaci) pernambucani, il leader socialista ha annunciato investimenti per 229 milioni di reais. Altre indiscrezioni
giornalistiche, invece, riferiscono di movimenti di Sergio Cabral,
Governatore dello Stato di Rio de Janeiro, che potrebbe ambire
a posizioni di rilievo dopo il 2014, secondo quanto dichiarato dal
Senatore del PMDB Eduardo Cunha, che ha comunque confermato la solidità della formula Rousseff-Temer per il 2014. In tale
ottica, potrebbe essere letto il recente viaggio di Lula a Rio de
Janeiro, per aiutare Cabral a superare lo stallo generato da uno
sciopero degli operai che stanno costruendo il nuovo stadio
della città, in vista dei prossimi mondiali.
In attesa di eventuali rimpasti della compagine governativa (rafforzata, comunque, dai risultati elettorali dello scorso ottobre,
che hanno premiato i due “maggiori azionisti”, PT e PMDB), la
Presidente Dilma Rousseff è intervenuta alla riunione del
Consiglio Economico e Sociale, ricordando che nel 2013 l’economia del Brasile potrebbe crescere del 3%, anche se esistono
ancora “serie minacce” che ciò non avvenga. In effetti, nonostante le recenti stime del Banco Central sulla crescita del PIL nel
2012 (che supererebbe di poco l’1%), la Presidente ha affermato
che “vede un clima favorevole”.A sostenere tale trend, sarebbero gli investimenti, come confermato da un intervento del
Ministro dello Sviluppo e dell’Industria, Fernando Pimentel. Entro
il 2016 sono attesi 1.900 miliardi di dollari di investimenti, tra settore pubblico e privato, elemento questo “in netta controtendenza con gli altri paesi del mondo colpiti dalla crisi”, secondo
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quanto dichiarato dallo stesso Ministro sulla base delle previsioni effettuate dal BNDS.“Il 2013 sarà un anno con una forte crescita degli investimenti”, ha proseguito Pimentel, ricordando che
“gran parte di questi investimenti riguarderanno la realizzazione
di infrastrutture”.
La Presidente ha varato, nelle scorse settimane, un nuovo strumento per la lotta alla povertà, obiettivo che continua a costituire uno degli assi portanti del suo governo. Sulla scia di quanto già
fatto ad inizio del suo mandato con il lancio del programma
Brasil sem Miseria (di fatto un ampliamento del programma
Bolsa familha, di Lula), che già garantisce un reddito minimo a 19
milioni e mezzo di brasiliani iscrittisi dal giugno 2011 a tutto il
2012, con il nuovo intervento altri due milioni e mezzo di beneficiari vedranno assicurata una integrazione che permetterà loro
di avere un reddito non inferiore ai 70 reais.“Brasil sem Miseria
é oggi il piano sociale più efficiente, più grande ed inclusivo al
mondo, e continua a dare risultati in termini di inclusione sociale, garanzia di reddito ed acceso ai servizi pubblici”, ha dichiarato la Rousseff. La Presidente ha ricordato, infine, che esistono
ancora centinaia di migliaia di persone che continuano a vivere in
condizioni di estrema povertà.
Buone notizie sul fronte delle energie rinnovabili. Secondo i dati
diffusi questa settimana dal Consiglio mondiale per l’energia eolica (Gwec), il Brasile è leader in America Latina per quanto riguarda l’energia prodotta dal vento. Il Gwec ha rilevato che la capacità installata nel paese sudamericano è cresciuta da 1.077 MW
a 2.508 MW, mentre in tutta l’America Latina il totale è passato
da 2.280 a 3.505 MW. L’Associazione brasiliana per l’energia eolica (Abeolica), ha sottolineato che fino ad ora si sono investiti 7
miliardi di reais nel settore e si prevede di raggiungere i 50 mila
milioni nel 2020.
Solo notizie positive sul fronte economico in arrivo dal CILE,
“saremo tra i paesi con maggior crescita nel mondo”, ha dichiarato il Presidente, Sebastian Piñera, commentando i dati relativi
alla crescita rilevata nel mese di gennaio, diffusi dall’IMACEC, pari
al 6,7%.“Il nostro paese sta migliorando l’occupazione e i salari e
questo sta avvenendo nel bel mezzo della crisi mondiale”, ha
aggiunto Piñera, riferendosi anche ai dati della disoccupazione,
che a gennaio si è fermata al 6%. Il Ministro delle Finanze, Felipe
Larrain, mantiene, come previsione di crescita, per il 2013, una
stima pari al 5%. In crescita, ad inizio anno, anche l’avanzo commerciale: circa 461 milioni. Nelle ultime settimane, il governo ha
deciso di iniettare due miliardi di dollari, accumulati con l’avanzo
fiscale dell’anno scorso, nei propri fondi sovrani: il fondo di stabilizzazione sociale ed il fondo di riserva delle pensioni, secondo
quanto dichiarato dal Ministro Larraìn.
Immediati gli effetti di queste notizie sulla popolarità del
Presidente della Repubblica, che torna a crescere. Secondo
l’agenzia Adimark, nelle ultime settimane la popolarità del
Presidente si attesterebbe, infatti, al 38%, il livello più alto dal
maggio 2011. Tale dato potrebbe indicare una rimonta del centrodestra in vista delle prossime elezioni presidenziali del prossimo novembre.
A danneggiare il clima positivo per il centrodestra, l’innalzarsi
della tensione, nelle ultime settimane, tra i due pre-candidati presidenziali, che il prossimo 30 giugno disputeranno le primarie di
coalizione. Negli ultimi giorni, in coincidenza dell’anniversario del
terremoto,Andrés Allemand, precandidato di RN, ha preso parte
Almanacco
ad una cerimonia di commemorazione organizzata dalla
Fundación desafío levantemos Chile, organizzata dal cognato
Felipe Cubillos. Laurence Golborne, il pre-candidato dell’UDI, ha
attaccato il suo contendente, denunciando la strategia di approfittare “del dolore delle famiglie” per fare campagna elettorale.
Secca la replica di Allemand, attraverso un’intervista al quotidiano “La Tercera”, in cui ha sottolineato lo scadimento della campagna elettorale:“ho esperienza di campagne elettorali, e la verità è che non ricordo un’offesa così grave”, ha dichiarato commentando l’accaduto. Come osservato da alcuni commentatori,
questo episodio ha innescato un meccanismo di polemica sempre più accesa che, al di la della contrapposizione politica, ha
messo in evidenza una forte polemica personale, suscitando le
preoccupazioni di importanti leader del centro destra, come il
presidente dell’UDI, Patricio Melero, e dello stesso Presidente
della Repubblica.
Sul fronte dell’opposizione ancora nulla si muove. L’ex
Presidente, Michelle Bachelet (forte di sondaggi che l’accreditano del 54%, secondo la CEP) dovrebbe rientrare a Santiago, per
la fine del suo mandato presso le Nazioni Unite, nel corso del
mese di marzo. Intanto alcuni esponenti, stanno lavorando per
allargare l’alleanza base della Concertaciòn”. Il Presidente del
Partito Socialista, Osvaldo Andrade, ha avviato trattative con
Alejandro Navarro (uno dei “discolos”, usciti nel 2008 dalla
Concertacion, per fondare il Movimento Amplio Social), affinché
torni a sostenere il progetto presidenziale del centrosinistra, che
probabilmente dopo le primarie, sarà guidato da Michelle
Bachelet.
La Corte di Appello di Santiago ha posto un nuovo freno alla realizzazione della centrale termica di Punta Alcalde, dando seguito
ad un ricorso presentato da una comunità di pescatori della
regione di Atacama. Il progetto che, con un investimento di 1.4
miliardi di dollari, prevedere l’istallazione di circa 740 Megawatt,
era studiato per fornire elettricità all’attività estrattiva del paese,
subisce così un nuovo stallo. La centrale di Punta Alcalde, è la
prima centrale elettrica a carbone dotata di particolari accorgimenti atti a ridurre al massimo l’impatto ambientale.
Continua l’impegno del Cile a favore della ricerca scientifica
internazionale. Il Presidente Sebastián Piñera ha inaugurato sul
plateau di Chanjantor, a 5mila metri di altitudine nel deserto di
Atacama l’“Atacama Large Millimeter Array” (ALMA), un impianto di 66 antenne che verranno utilizzate per osservare l’universo più lontano. Si tratta del maggior complesso astronomico terrestre caratterizzato da radiotelescopi, atti ad intercettare le
onde millimetriche e submillimetriche, riuscendo così a penetrare nelle nebulose. L’attuale Direttore dell’impianto, Thijs de
Graauw, ha dichiarato che questo colossale progetto “cambierà
la nostra idea sulla formazione delle stelle e ci aiuterà a sapere
di che natura è la materia oscura”. Si tratta inoltre del più costoso osservatorio al mondo, con un costo 1.3 miliardi di dollari,
realizzato grazie alla cooperazione tra Cile, Usa, Europa,
Giappone e Taiwan.
Importanti passi in avanti nel lungo negoziato di pace tra FARC
e le Autorità governative della COLOMBIA, ripreso da pochi
giorni, dopo una nuova pausa, in un clima di ottimismo. “Ci riusciremo. Uniti possiamo costruire una patria di pace, sicura e
con giustizia sociale: questa è la nostra ambizione”, ha dichiarato il Presidente Santos alla vigilia della VII ronda di negoziati, che
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si articolerà fino a Pasqua. Durante l’ultima pausa una delegazione parlamentare colombiana si è recata a L’Avana per incontrare la delegazione di negoziatori delle FARC. A guidarla il
Presidente del Senato, Roy Barreras, insieme ai parlamentari
Alfonso Prada, Juan Mario Laserna, Ivan Cepeda, Gloria Ines
Ramirez e Guillermo Rivera. Partiti su mandato dello stesso
Presidente Juan Manuel Santos, i parlamentari colombiani,
aggiungendo la propri iniziativa all’attività negoziale della delegazione governativa guidata da Humberto de La Calle, hanno dato
un altro segnale concreto di rafforzamento del dialogo politico
in atto con i guerriglieri formulando la proposta di “un ingresso
nello scenario politico già alle prossime elezioni presidenziali del
2014”. La delegazione delle FARC ha ricevuto, con una certa
sorpresa, la delegazione parlamentare sottolineando “l’alto
impatto politico immediato” di tale iniziativa, secondo quanto
dichiarato da uno dei negoziatori FARC, Andrés Paris.
Successivamente, il cosiddetto “Ministro degli Esteri delle
FARC”, Rodrigo Granda, ha ribadito che la guerriglia non “ha
ambizioni politiche”, ricordando che “in generale i membri delle
FARC non aspirano a posti di rappresentanza”. In un comunicato ufficiale della guerriglia si legge che “le FARC sono disponibili a discutere con la delegazione parlamentare i punti ritenuti
pertinenti per dare impulso e sostegno all’obiettivo supremo
della pace e di conseguenza sono disponibili a valutare congiuntamente i progressi fatti fino ad oggi”. In occasione di questa riunione la delegazione delle FARC ha consegnato ai parlamentari
i documenti relativi ai negoziati in corso, a partire dai testi inerenti la proposta di riforma agraria avanzata dal gruppo guerrigliero, considerata ancora il primo punto, non risolto, dell’agenda delle trattative. Inoltre Paris ha ricordato ai parlamentari che
il Parlamento colombiano detiene molti degli strumenti giuridici ed istituzionali “che potrebbero permettere l’avanzamento o
lo stallo dello steso processo di pace”.
Dopo i molti mesi di trattativa, e le più recenti difficoltà dovute
all’inasprimento della tensione post cessate il fuoco unilaterale,
questo importante segnale di distensione politica delinea un’offensiva “istituzionale”, mirata a dare una scossa al negoziato che,
secondo molti osservatori, potrebbe rischiare di bloccarsi. In
effetti, attorno all’esito del negoziato si giocano molte delle possibilità per Santos di potersi ricandidare l’anno prossimo alle elezioni. Per quanto sia ancora lontana la scadenza per i termini
della presentazione della sua ricandidatura (il prossimo 25
novembre), molte sono le speculazioni in circolazione sui principali quotidiani del paese. Secondo alcuni sondaggi la maggioranza della popolazione sarebbe contraria (60%), ad una ricandidatura del Presidente uscente, appoggiato invece dal 40%.
Che, in effetti, nel paese, si sita respirando un clima pre-elettorale, lo si evince dalle mosse dell’opposizione, che ha visto l’ex
Presidente Alvaro Uribe rilasciare alcune dichiarazioni di sostegno a possibili candidati (visto che per se stesso ha previsto di
candidarsi al Senato) come: Carlos Holmes Trujillo (ex Ministro
degli Interni), Francisco Santos (ex Vice Presidente), ed Ivan
Zuluaga (ex Ministro delle Finanze). Nelle scorse settimane, inoltre, Uribe ha inaugurato il suo nuovo partito Centro
Democratico, affermando “noi non siamo né di sinistra né di
destra, siamo un’espressione democratica di centro che crede
fermamente nell’equilibrio tra sicurezza e giustizia”. Intanto, nell’incertezza della ricandidatura o meno di Juan Manuel Santos,
vengono pubblicati diversi sondaggi su chi potrebbe profilarsi
Almanacco
come eventuale candidato. Il più favorito, secondo la società
Datexco, sarebbe il leader del partito Liberale, German Vargas
Lleras, che otterrebbe circa il 15% dei consensi, seguito da Sergio
Fajardo 14,90%, e dal Vice Presidente,Angelino Garzón 10,40%.
E proprio il Vice Presidente della Repubblica, recentemente recuperatosi dalla malattia che lo ha colpito nei mesi scorsi, è tornato a giocare un importante ruolo di mediatore politico nel conflitto che ha visto contrapposti Esecutivo e associazioni dei cafeteros, da giorni in sciopero perché chiedono un aumento dei sussidi governativi alla raccolta, pari a 175 mila pesos, mentre il
governo non concede di andare oltre i 160 mila. Angelino
Garzon, incaricato proprio in questi gironi di coordinare il tavolo di dialogo (cui prendono parte anche i Ministri delle finanze,
Mauricio Cárdenas, degli Interni, Fernando Carrillo, e l’alto
Consigliere per il dialogo sociale, Luis Eduardo “Lucho” Garzón),
è riuscito a convincere i leader delle associazioni ad accettare la
proposta di mediazione del governo (145 mila pesos), rassicurandoli sul fatto che “il governo rispetterà l’accordo raggiunto, che
non potrà costare oltre un miliardo di pesos” per il paese.
Dal punto di vista economico segnaliamo la decisione del Banco
Central di procedere ad un taglio del tasso di interesse del denaro di 0,25 punti, fino al 3,75%, a conferma della percezione di un
certo rallentamento della crescita. Di tratta di una misura presa
all’indomani della valutazione dei dati che attestano un calo della
domanda interna all’inizio dell’anno, e un certo rallentamento del
sistema economico, dovuto ad un calo della produzione industriale, penalizzata dalla mancanza di adeguati investimenti nei
settori chiave. Proprio nelle ultime settimane, il Ministro delle
Finanze, Cardenas, ha lanciato l’allarme: se non vi saranno nuovi
investimenti il settore petrolifero entrerà in crisi entro i prossimi 8 anni, visto che i giacimenti attivi si stanno avviando verso
l’esaurimento,“i risultati di Ecopetrol del 2012 sono ancora peggiori di quelli dell’anno precedente. Il nostro obiettivo è cercare
di aumentare le riserve, ma per aumentare le riserve occorre
esplorare, e per esplorare occorre investire”.
Lo scorso 24 febbraio si è insediato a CUBA il nuovo
Parlamento, Asamblea del poder popular. A pochi giorni dall’annuncio della morte del Presidente venezuelano, Hugo Chavez, il
Presidente di Cuba, Raul Castro, ha annunciato una importante
novità per il futuro dell’isola: l’approvazione imminente, da parte
del Parlamento monopartitico, della Riforma costituzionale che
introduce il limite massimo di due mandati per le cariche istituzionali dello Stato, e l’annuncio che quello appena iniziato sarà
l’ultimo mandato per Raul Castro (alla guida del governo dell’isola dal 2008). Miguel Diaz-Canel è stato designato Vice Presidente
della Repubblica, Vice Presidente del Consiglio di Stato e Vice
Presidente del Consiglio dei Ministri. Il 52enne Ministro
dell’Educazione prende così il posto di Juan Ramon Machado
Ventura, numero due dell’isola dal 1993. Novità anche per quanto riguarda la Presidenza del Parlamento che, dopo la rinuncia di
Ricardo Alarcòn, anch’egli alla guida dell’organismo legislativo da
20 anni, sarà presieduto dal più giovane Esteban Lazo. Sono questi “i primi indizi di riforma politica sull’isola”, secondo quanto ha
scritto Rafael Rojas in un recente articolo.
Questo importante segnale di “ringiovanimento” delle cariche
istituzionali è considerato, da molti osservatori, un’importante
tappa nel processo di riforme già in atto nell’isola (proprio nelle
ultime settimane sono stati introdotti nuovi meccanismi per l’ac-
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ceso al credito per i lavoratori autonomi), e uno stimolo per
velocizzare ed incentivare il processo di “actualizaciòn economica”, offrendo al paese segni di progressivo cambiamento del
sistema politico ed istituzionale. Per quanto giudicato “non sufficiente” dal Dipartimento di Stato statunitense, il quale ha auspicato che Cuba possa quanto prima “godere dei pieni diritti
democratici”, in effetti la designazione di Miguel Diaz-Canel alla
successione, rappresenta una novità importante.
Originario di una città minore, Villa Clara, in cui si è laureato
come ingegnere elettronico, ha conosciuto la politica nella militanza di base nel partito locale fin quando, nel 1991, è stato eletto nel Comitato Centrale e nel 2003 è poi diventato il componente più giovane del Burò politico del Partito comunista cubano. Dopo l’uscita di scena di Fidel, nel 2009, sotto la Presidenza
di Raul è stato nominato Ministro dell’Educazione e nel 2012 è
stato promosso Vice Presidente con la delega per l’Educazione.
La designazione di Miguel Diaz-Canel rappresenta un forte
segnale di discontinuità per la tradizione castrista: dopo Felipe
Pérez-Roque, Roberto Robaina e Carlos Lage, tutti defenestrati,
e Arnaldo Ochoa, giustiziato, ora tocca a Miguel Diaz-Canel, che
vanta un proprio percorso politico di base e che non è stato trasferito dall’organizzazione giovanile del partito direttamente ai
vertici dello Stato. Per la prima volta la carica di Vice Presidente
del Consiglio di Stato e dei Ministri è nelle mani di una persona
nata dopo la rivoluzione e senza vincoli di parentela con la famiglia Castro. L’autorevolezza di Diaz-Canel è meritocratica, né
storica né dinastica, e nasce nelle strutture locali del partito in
cui si è già prodotto un importante ricambio generazionale: questa novità potrebbe rappresentare un valore aggiunto, in questa
fase di transizione in cui si delinea, per l’isola, un orizzonte senza
la presenza dei Castro.
Novità anche sul fronte della dissidenza interna. Si sono alleati
due gruppi di opposizione: l’Union patriotica de Cuba (Unpacu),
guidata da Daniel Ferrer, ed il Foro antitotalitario unido (Fantu),
guidato da Guillermo Fariñas. Il nuovo movimento adotta il nome
di Unpacu, è rappresentato su tutto il territorio nazionale (con
circa un migliaio di aderenti), e si pone l’obiettivo di diventare
“una solida e dinamica organizzazione di massa, che utilizzi metodi pacifici di ordine informatico, accademico e mediatico, per
chiamare alla disobbedienza civile sull’isola”, secondo quanto
dichiarato nel documento di presentazione del movimento. Tra
gli altri ne fanno parte:Angel Moya, Diosdado Gonzalez, Eudardo
Diaz Fleites, Ivan Hernandez Carrillo, Pedro Arguelle Moran (i
prigionieri del “gruppo dei 75” che, dopo la liberazione avvenuta
nel 2010, rifiutarono la deportazione all’estero e rimasero a
Cuba). Anche Eilzardo Sanchez Santa-Cruz, Coordinatore della
Commissione per i diritti umani e la riconciliazione nazionale,
figura tra i sostenitori dell’Unpacu. Rimane sempre alto il livello
di tensione sulla tematica dei diritti umani, come testimoniato
dalla morte di Antonio Ribalta Juco, deceduto a causa di uno
sciopero della fame di 38 giorni (attuato per “rivendicare la propria innocenza di fronte ad una accusa penale”), e dal periodico
rapporto della Commissione di Elizardo Sanchez, che rivela che
a febbraio vi sono state circa 500 casi di arresti e brevi detenzioni per motivi politici e civili.
Come previsto dai sondaggi, il Presidente uscente, Rafael Correa,
ha vinto al primo turno le elezioni in ECUADOR, con 4.9
Almanacco
milioni di voti, il 57,1%. Il suo principale contendete, Guillermo
Lasso, si è fermato al 22,7% e sotto quota due milioni di voti. A
seguire, si sono classificati l’ex Presidente, Lucio Gutierrez, che
ha preso il 6,7% dei voti: Mauricio Rodas, con il 3,9%; e l’imprenditore Alvaro Noboa, fermatosi al 3,7%. L’ex alleato di Correa,
Alberto Acosta, si è invece fermato al terz’ultimo posto con il
3,2%. Altra vittoria importante per il Presidente ha riguardato il
posizionamento delle forze parlamentari, che attribuisce alla coalizione di governo una maggioranza netta nella Asamblea
Nacional in cui “Alianza Pais”, il partito del presidente, si è aggiudicata il 54,2% dei voti (che potrebbero tradursi in almeno 9899 seggi dei 137), ovvero la maggioranza assoluta insieme ad
“Avanza”, piccolo partito alleato di Correa, con 5 seggi. Risultato
insoddisfacente, invece, per il partito CREO di Guillermo Lasso,
che ottiene 12 seggi (e si attesta come seconda forza parlamentare); seguito dal Partido social cristiano, con 6 seggi; netta sconfitta per Lucio Gutierrez, il cui partito scende da 19 a 6 seggi; così
come la formazione politica di sinistra ed indigenista formata
dalla somma di “Unidad plurinacional de las izquierdas”, di
Alberto Acosta, e dal “Movimento popular democratico”
Pachakutic.
È questa la principale novità del secondo ed ultimo mandato di
Rafael Correa che, dopo il voto, ha dichiarato “non mi ricandiderò nel 2017”. Il prossimo 24 maggio si avvierà, quindi, l’ultimo
mandato del Presidente “ispiratore” della revoluciòn ciudadana,
destinata a lasciare un segno nella storia del paese. Non a caso,
lo stesso Correa ha definito “storica” questa vittoria, che conferma l’ampio margine di fiducia conquistato dal Presidente negli
anni passati.
Con questa solida maggioranza (con la quale il Presidente sarà
libero anche di varare riforme costituzionali), il nuovo governo si
propone di completare il percorso di trasformazione del paese,
superando definitivamente il modello che egli stesso ha definito
“dello Stato borghese”.“Abbiamo fatto molte leggi, però dobbiamo ancora trasformare questo Stato borghese in uno Stato
popolare (qualunque cosa ciò voglia dire), e per questo serve modificare la Costituzione”. In particolare Correa ha fatto riferimento ad alcune leggi di riforma bloccate nel corso dell’ultimo mandato, a causa della mancanza di una maggioranza parlamentare
autonoma del suo governo: “la Legge di Sicurezza, la Legge
Energetica, il Codice di Sviluppo Umano, il Codice Penale”.
Altro capitolo cruciale, nel prossimo mandato, sarà rappresentato dalla ripresa dell’attività estrattiva, con nuovi investimenti
esteri fino ad oggi osteggiati dalla componente più radicale della
passata maggioranza di governo. Proprio il tema minerario fu la
causa della cacciata di Alberto Acosta -schieratosi a fianco del le
popolazioni indigene contrari alle attività estrattive- dal governo
di Correa. La creazione delle condizioni per maggiori investimenti nel paese, secondo alcuni osservatori, costituirà uno degli assi
fondamentali del prossimo quadriennio, attraverso una trasformazione del programma della “revoluciòn ciudadana”, che sembra “scostarsi progressivamente da una prospettiva eminentemente ecologista”, come ha sottolineato Simon Pachano, della
FLACSO.
Così, nel pieno della crisi internazionale che ha rallentato la crescita anche dello Stato petrolifero sudamericano (che nel 2012
ha visto flettersi dall’8 al 5% il ritmo di crescita della propria economia), Rafael Correa rilancia l’importanza “strategica” di
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aumentare un flusso consistente di investimenti esteri nel paese,
per accelerare l’attività estrattiva: “i settori strategici sono la
grande sfida del futuro, per controllare l’economia e sostenere le
politiche sociali”, ha dichiarato Correa nel suo intervento a
poche ore dalla rielezione.Tra i principali progetti in essere, spiccano quelli energetici. La famosa Rafineria del pacifico (che, si
spera, possa proseguire anche dopo la morte di Chavez), che
prevede un investimento di 12.5 miliardi di dollari, ed alcune centrali idroelettriche (come il progetto Coca Codo Sinclair, già in
fase di esecuzione), con i quali l’Ecuador ambisce a diventare
paese esportatore di energia ai paesi vicini.
Si va definendo lo scenario per le prossime elezioni presidenziali del 2014 in EL SALVADOR: il Tribunal supremo electoràl le
ha fissate per il prossimo 2 febbraio. L’ex Presidente, Antonio
Saca, ha subito annunciato la propria candidatura, avviando la rincorsa ai pre-candidati delle altre forze politiche, già scesi in
campo: Salvador Sanchez Ceren del FMLN, e Norman Quijano,
di ARENA. “Cercherò di vincere le elezioni presidenziali con
un’ampia coalizione politica”, ha dichiarato durante un evento
organizzato in un hotel della capitale con i suoi sostenitori. A
conferma di questa volontà, la presenza di rappresentanti di tre
forze politiche, GANA (scissione di ARENA, nel 2009), CN e
PES, raccolte nella sigla “Movimiento de unidad”, che assieme ad
altri 150 organismi costituiranno la base della sua alleanza elettorale. Accompagnato da moglie e figli, nel suo breve discorso
Saca ha promesso di “lavorare per un’Amministrazione aperta ai
cittadini e al controllo permanente”, ha sostenuto inoltre che “El
Salvador ha bisogno di un grande accordo politico, economico e
sociale, capace di costruire politiche pubbliche dello Stato, e che
consenta di riorganizzare il paese, risolvere i problemi più urgenti e pianificare il nostro sviluppo per i prossimi 25 anni”. L’ex
Presidente ha poi passato in rassegna alcune delle tematiche che
caratterizzeranno la sua azione in caso di vittoria, soffermandosi
in particolare su quelle “del lavoro, dell’industrializzazione del
paese, e dello sviluppo dell’educazione”, ed ha rivelato di essersi
riunito con gli imprenditori. Infine, si è impegnato a mantenere i
programmi sociali avviati dal governo di Mauricio Funes, in particolare quelli sanitari, ed ha rivolto un appello ai suoi contendenti di FMLN e di ARENA, “per una campagna elettorale pacata e
incentrata sui problemi del paese”.
Durante la sua missione in Spagna (vedi Agenda regionale), che
ha preceduto lo scalo fatto a Roma per una visita allo Stato del
Vaticano, ma non con le Autorità italiane, il Presidente del
GUATEMALA, Otto Pérez Molina, ha annunciato che il suo
governo ha varato un piano per attrarre circa 27 miliardi di dollari di investimenti dall’estero, destinati alla realizzazione di infrastrutture ed alla generazione di elettricità, e con l’obiettivo di
costruire porti, aeroporti, pozzi petroliferi e di stimolare il settore manifatturiero.
Rimane al centro dell’agenda di governo il tema della sicurezza
interna al paese. Nelle ultime settimane alcuni, nuovi, episodi di
violenza minorile hanno riportato l’attenzione mediatica sulla
tragedia del coinvolgimento dei minori nelle azioni criminali delle
bande armate. Il Ministro degli Interni ha ribadito che “questo
fenomeno è in crescita a causa del fatto che la legge guatemalteca prevede l’impunità per i minori, che vengono così utilizzati
Almanacco
come baby-sicari”. “Il fatto che non li si possa perseguire penalmente, costituisce il principale stimolo per questi gruppi che,
ormai, coinvolgono minori in ogni tipo di delitto”, ha dichiarato
all’Agenzia EFE, Rodolfo Díaz, uno degli avvocati della Fondazione
“Sobrevivientes”, impegnata a difendere i minori coinvolti in un
tragico avvenimento accaduto a Città del Guatemala: un 22enne,
assieme ad un 17enne e ad un 11enne, hanno assassinato due
bambine di 3 e 7 anni.
A poco più di tre anni dal devastante terremoto del 2010 ad
HAITI la situazione è ancora molto grave. Sono arrivati al Portau-Prince solo il 56% degli aiuti promessi dalla comunità internazionale (circa 3 miliardi e 600 milioni di euro). Più di 355.000 persone vivono ancora nei campi profughi in condizioni disumane ed
il 54% della popolazione si trova ad affrontare condizioni di
estrema povertà.
Al di la delle grandi promesse fatte dopo la tragedia, immani sono
i problemi di una popolazione ancora considerata la più povera
dell’emisfero. Gravissime le conseguenze per la vita sull’isola: proprio questa scarsità di fondi, ha indotto il governo nei giorni scorsi ad adottare una misura di controllo sulla circolazione del dollaro finalizzata a drenare dal mercato corrente la valuta USA, con
l’obiettivo di “aumentare le riserve” considerate indispensabili, in
assenza delle donazioni promesse, per l’acquisto di beni dall’estero.
L’ex dittatore haitiano Jean-Claude Duvalier (1971-1986), rientrato nel gennaio 2011, dopo 25 anni di esilio in Francia, è apparso per la prima volta in Tribunale nella capitale per rispondere
delle accuse di crimini contro l’umanità e appropriazione indebita di fondi. Nella sala dell’udienza erano presenti molte vittime
chiamate a testimoniare. Fuori del Tribunale, decine di persone
vestite di rosso e nero (i colori del vecchio regime), hanno manifestato a favore dell’ex dittatore, gridando “Viva Duvalier!”.
L’Esecutivo guidato di Porfirio Lobo, Presidente
dell’HONDURAS, ha annunciato un piano di privatizzazioni
per alcune delle principali società statali. Per far fronte al forte
rallentamento della crescita economica (nel 2012 si prevede
un’espansione compresa tra il 3,3% (secondo l’FMI) ed il 3,5%,
dopo il 4,5% del 2012) e, soprattutto, al deficit fiscale che nel
2012 si è attestato al 6,5% (e che per l’anno in corso si dovrebbe attestare al 4,5%), che impedisce allo Stato di sostenere le
proprie imprese. Il governo ha così annunciato che la Empresa
nacional de Energia eletrica (ENEE), la Empresa hondureña de
Telecomunicaciones (HONDUTEL), e la Empresa nacional
Portuaria (ENP), saranno ricapitalizzate con investimenti privati
(si stima circa 400 milioni di dollari per ogni entità, come prima
fase). “Stiamo facendo degli sforzi perché si riesca a superare
questa situazione e raccogliere liquidità per far fronte ai nostri
debiti”, ha dichiarato il Ministro della Pianificazione, Julio Raudels.
Nei mesi scorsi, migliaia di impegnati pubblici hanno manifestato
per chiedere aumenti salariali, 126 cantieri sono stati fermati per
la sospensione dei pagamenti da parte dello Stato, anche gli ospedali e le farmacie sono sull’orlo della paralisi per lo stesso motivo. Alcune settimane fa è stata avviata la prima privatizzazione,
con la ricapitalizzazione della società di Puerto Cartés, il porto
atlantico più importante del paese, grazie all’intervento dell’impresa filippina International container terminals service.
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Rimane alto, nel paese, l’allarme violenza. Secondo un rapporto
dell’Università Nazionale Autonoma dell’Honduras, nel 2012 il
tasso di omicidi nel paese si conferma come il più alto al mondo:
86,5 ogni 100 mila abitanti, con un trend in calo (2 in meno
rispetto all’anno precedente), dopo anni di crescita smisurata di
7/8 unità all’anno. Secondo le organizzazioni della società civile e
secondo la relatrice dello stesso rapporto, la professoressa
Julieta Castellanos, tale dato mostra l’insufficienza delle politiche
intraprese dal governo in materia di sicurezza. Negli ultimi mesi,
le Autorità di Tegucigalpa hanno, da un lato aumentato gli agenti
su strada per coadiuvare la polizia, con l’invio di 2.000 unità in
più, dall’altro hanno avviato un processo di “depurazione” delle
unità locali di polizia, spesso conniventi con i gruppi criminali. Il
Ministro della Sicurezza, Pompeyo Bonilla, valuta positivamente
l’inversione di tendenza dopo anni di crescita del tasso di omicidi, e la ascrive all’efficacia delle politiche intraprese dal governo
Lobo, “oltre 4.000 poliziotti dei 14.500 esistenti, devono essere
dimessi dalle loro funzioni per corruzione o per aver compiuto
altri reati”, ha infatti ammesso il Ministro.
Importante colpo di scena in MESSICO.Ad un giorno dall’approvazione in Parlamento della più volte annunciata e discussa
riforma del settore della scuola (vedi Almanacco n°41), la
Procura generale della Repubblica ha emesso un mandato di
arresto per Elba Esther Gordillo, storica leader sindacale del
SNTE (cui sono affiliati circa un milione e 200mila maestri), con
l’accusa di aver deviato ingenti quantità di fondi dalle casse del
sindacato a favore di conti personali. Secondo il procuratore
Jesus Murillo Karam, le risorse sono state “sistematicamente
sviate” per finanziare spese private e acquisti in negozi di lusso
negli Stati Uniti e Svizzera, operazioni di chirurgia plastica, e addirittura per un aereo privato.Tra il 2008 e il 2012 circa 204 milioni di dollari sarebbero stati spesi a fini personali.
La vicenda rappresenta un fatto senza precedenti: dopo anni di
promesse di intervento contro un sistema di corruzione generalizzato del settore, per la prima volta e con il sostegno del
Presidente, viene dato un colpo duro alla corruzione. L’arresto
della Gordillo rappresenta anche la messa in discussione di un
mondo sindacale che, nei decenni, ha contribuito a paralizzare lo
sviluppo del paese. Non a caso la sindacalista, da oltre 20 anni alla
guida del SNTE (aveva raggiunto tale incarico come dirigente del
PRI, partito da cui è poi fuoriuscita nel 2006), ha più volte criticato la riforma appena votata, perché avrebbe “messo a repentaglio l’istruzione pubblica”, secondo quanto dichiarato dalla stessa leader sindacale durante la discussione parlamentare mentre,
per il Presidente, la riforma è “un pilastro dell’istruzione e della
scuola pubblica”. In effetti a destare le ire della Gordillo, come più
volte emerso nel dibattito che ha preceduto l’approvazione della
riforma, lo svincolamento delle carriere scolastiche dal controllo
sindacale, con l’obiettivo di introdurre criteri di trasparenza e
merito nelle carriere dei maestri. Il SNTE ha rapidamente proceduto alla nomina di un nuovo leader, Diaz de La Torre, già
Segretario Generale del Sindacato. Dopo la sua elezione, De La
Torre ha ribadito che il sindacato si trova in un “momento storico”, ricordato l’importanza del fatto che, tra le prime priorità del
governo, vi sia il nodo educazione, e attaccato quanti hanno criticato la riforma varata dal governo.
A meno di tre mesi dal suo insediamento, Peña Nieto, dopo la
Almanacco
firma del “Pacto por el México”, incassa un altro importante successo, consolidando il 56% di approvazione, secondo quanto rilevato dal sondaggio pubblicato dal quotidiano “El Universal”.
Gustavo Madero, leader del PAN, ha auspicato che l’arresto della
leader del SNTE sia di “esempio per altri settori e di monito a
coloro che ostacolano la nostra democrazia”. Sulla stessa linea il
PRD che, invita il Presidente a non ridurre l’episodio ad “un solo
fatto mediatico”, ricordando le molte altre riforme necessarie al
paese. L’arresto della Gordillo, potrebbe costituire un importante avviso per molte altre reti e sistemi di potere ancora legate al
vecchio PRI, come quella del CTM (il sindacato dei lavoratori
messicani) il cui leader, Joaquin Gamboa Pascoe, aveva avvertito
il Presidente alla vigilia del suo insediamento, che se avesse proceduto ad una riforma del mondo del lavoro avrebbe tolto il suo
sostegno al governo.Altra riforma riguarderà, nel prossimo futuro, il capitolo energetico. Proprio a febbraio, Pemex ha diffuso i
dati della sua produzione, in riduzione (-0,25% rispetto al 2011),
a causa dei mancati investimenti nell’esplorazione e nella produzione, anche se crescono i profitti del 5,4%. Secondo quanto
dichiarato da Carlos Morales Gil, Direttore del settore esplorazione e produzione di Pemex, il calo della produzione si deve “ad
un progressivo esaurimento naturale dei pozzi in sfruttamento”.
La sfida del governo consisterà nella possibilità di investimenti
privati nel settore, considerati indispensabili per l’aumento delle
attività produttive e sempre più imprescindibili per un paese con
il potenziale di crescita come quello del Messico (che nel 2013
potrebbe crescere con un +3,5%).
Ai primi di marzo, nuova riforma in Parlamento. Con l’appoggio
dei tre partiti sottoscrittori del Pacto por el México, più il PVEM,
il governo ha presentato un’ambiziosa legge sulle telecomunicazioni. Si è trattato di un atto inedito, sostenuto da interventi dei
leader di quattro partiti, Peña Nieto ha presentato alla nazione
l’ambizioso progetto di legge, che si pone l’obiettivo di assicurare la copertura universale dei servizi televisivi, radiofonici, telefonici e dei dati, a prezzi accessibili e di qualità, garantendo la varietà dei contenuti. La riforma (che introduce una modifica costituzionale), obbliga inoltre lo Stato a garantire la libertà di espressione, accesso all’informazione veritiera, alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, inclusa la banda larga.
Intanto è tornato sulla scena politica l’ex Sindaco di Città del
Messico, Marcel Ebrard, e corre per la presidenza del PRD. In una
settimana ha incontrato tutti gli eletti e i vertici del partito, ha
criticato l’esasperato personalismo di Andres Manuel Lopez
Obrador, e proposto una piattaforma riformista per il PRD.
Scende la disoccupazione in Messico. La percentuale dei senza
lavoro a dicembre è passata al 4,9%, dal 5,2 di novembre. In calo
anche la disoccupazione giovanile al 9,1% e quella femminile,
scesa dal 5,3 al 5,1. Nel complesso, rileva l’OCSE, il numero di
disoccupati in Messico si è attestato, a dicembre, a quota 2.5
milioni, in calo dai 2.6 milioni registrati a novembre.
Arrivano le prime critiche delle associazioni della società civile
per i diritti umani, contro il nuovo governo messicano. Secondo
un recente rapporto di Amnesty International, il governo del
Messico starebbe “relativizzando il fenomeno delle sparizioni forzate nel paese”, come “premessa per una impunità che favorirebbe il ripetersi di tali delitti”, riferendosi alle dichiarazioni della
Segreteria per i Diritti Umani, secondo cui della lista di 26.121
sparizioni denunciate, 20.915 sono già oggetto di indagini giudi-
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ziarie, mentre per le rimanenti non sono ancora in corso procedimenti ufficiali di ricerca.
Il maggiore partito di opposizione a PANAMA, il PRD, ha scelto con le elezioni primarie interne svoltesi lo scorso 25 febbraio, l’ex Sindaco di Città di Panama, Juan Carlos Navarro, come
candidato presidenziale per le elezioni generali del 4 maggio
2014. Navarro, 51 anni, è diventato il candidato presidenziale del
Partito rivoluzionario democratico (PRD), socialdemocratico,
conquistando oltre il 90% dei voti contro 16 altri avversari. “Il
paese è sulla strada sbagliata, Panama ha bisogno di una profonda trasformazione ed è per questo che ho accettato questa
sfida”, ha dichiarato Navarro dopo il trionfo, accompagnato dagli
ex Presidenti Ernesto Pérez Balladares (1994-1999) e Martin
Torrijos (2004-2009).
Si è aperta ufficialmente la campagna elettorale per le prossime
elezioni presidenziali del prossimo 21 aprile in PARAGUAY,
cui prenderanno parte 3 milioni e 600 mila di elettori. Dopo l’incidente e la morte dell’ex generale Lino Oviedo, candidato del
partito Unace il suo posto, a capo del partito e a candidato presidenziale, è stato occupato da suo nipote, Lino Oviedo Sanchez.
Il PLRA, Partido liberal radical autentico, ha cercato un accordo
elettorale con l’Unace, ma senza successo.
Secondo un sondaggio della società Enrique Taka Chase, il candidato del Partido Colorado, Horacio Cartés, arriverà primo con
il 38,5% dei voti, seguito da Efrain Alegre del PLRA al 24,5%, da
Miguel Carrizosa del partito Patria Querida il 10,3%, seguito da
Mario Ferreiro del partito Avanza Pais con il 9,4% e, a seguire, il
nipote di Lino Oviedo con il 5,7%,Anibal Carrillo Iramain con il
2,9% e Lilian Soto, con l’1,5%.
A pochi giorni dall’inizio della campagna elettorale i toni si sono
già fatti molto duri. Sia il PLRA che le forze progressiste hanno
avviato una forte offensiva nei confronti di Cartés, accusato si
essere il “rappresentante del narcotraffico” alle elezioni. Il colorado risponde sostenendo che, al contrario, sarebbe proprio il
PLRA ad essere coinvolto e ammanicato con i gruppi criminali
narcotrafficanti.
In vista del voto sono state accreditate le Missioni di osservazione elettorale: dell’OSA (che sarà guidata da Oscar Arias, ex
Presidente del costa Rica e Premio Nobel per la pace), e
dell’UNASUR che, nonostante le difficoltà legate alla sospensione del paese dall’organismo di integrazione sudamericana dopo
l’uscita di scena di Lugo, sarà presente nel paese con una propria
missione guidata dall’ex Primo Ministro peruviano Salomon
Lerner.
Il tema della sicurezza torna ad occupare i primi posti dell’agenda di governo in PERÙ.A seguito di recenti episodi di violenza,
che hanno visto la morte di un commerciante e di un giornalista
del quotidiano “El Comercio” il Primo Ministro, Juan Jiménez, è
corso ai ripari con misure volte anche ad arginare le forti polemiche (che hanno preso di mira lo stesso Presidente, Ollanta
Humala). Secondo un sondaggio Datum, infatti, il 45% della popolazione crede che il Presidente non sia stato in grado di contrastare la violenza nel paese. È stato fatto dimettere il Capo della
Polizia, Raul Salazar, come risposta del governo alle sempre più
forti pressioni della società civile, esasperata per l’ondata di vioAlmanacco
lenza nel paese. Il Presidente ha inoltre sottolineato che il suo
governo ha già speso quasi 500 milioni di dollari per la riforma
della polizia, ed ha infine ricordato che, quello della sicurezza,“è
un problema strutturale del paese, dovuto alla mancanza di provvedimenti presi dai miei predecessori”.
In arrivo nuovi investimenti per la regione di Piura.A conclusione del VII Consiglio dei Ministri “decentralizzato”, svoltosi nel
dipartimento di Piura, il Primo Ministro, Jimenez, ha infatti annunciato che verrà stanziato nei prossimi mesi un miliardo di dollari per progetti infrastrutturali nell’area: per la realizzazione di
opere viarie, di elettrificazione e costruzione di fognature. Il
Primo Ministro ha inoltre ricordato che tali opere verranno
costruite attraverso “un dialogo costruttivo e positivo con la
popolazione”.
Mentre il clima politico del paese vive momenti di alta tensione in vista dell’imminente referendum revocatorio per il
Sindaco di Lima, Susana Villaràn (vedi Almanacco n°43), diversi
sondaggi mostrano una flessione della percentuale di elettori
orientata a revocare il mandato alla Villaran (sarebbe scesa al
54% circa), mentre aumenta la percentuale di coloro che non
vogliono revocarle il mandato (circa il 40%). Intanto, rimane
alto il livello di consenso del Presidente Humala, secondo Ipsos,
al 56%, dato che traduce in termini di consenso popolare l’ottimismo relativo alla crescita del PIL nel 2012 che, secondo il
governo, si sarebbe espanso di circa il 6,5%, trainato dalla crescita della domanda interna nei settore dei servizi e delle
costruzioni Comunque permane più alto il livello di gradimento della “primera dama” Nadine Heredia: come ha sottolineato
Mirko Lauer, sul quotidiano “la Republica”, il protrarsi di questo
dualismo potrebbe nel lungo periodo danneggiare la candidatura del governo all’appuntamento delle prossime presidenziali
del 2016.
Segnaliamo infine che il Presidente Humala ha rilanciato, dopo un
sopralluogo, il progetto della base scientifica antartica denominata “Macchu Picchu”, con un ulteriore stanziamento di 9 milioni di
dollari.
Durante un intervento presso la Asamblea nacional, il Presidente
della REPUBBLICA DOMINICANA, Danilo Medina, ha
tracciato un bilancio del suo primo semestre di governo, sottolineando i risultati raggiunti in materia di educazione e politiche
sociali: la destinazione del 4% del PIL a favore della formazione
pre-universitaria, come previsto dalla Costituzione (fino ad oggi
mai rispettata), il varo di un piano di alfabetizzazione primaria per
circa 850 mila persone, l’avvio di programmi di ampliamento della
rete territoriale della salute pubblica, in modo da includere nel
servizio oltre un milione di cittadini attualmente esclusi.
Il Fondo Monetario Internazionale, un suo recente rapporto, ha
approvato le misure a favore dell’inclusione sociale nel paese,
ribadendo però l’urgenza per la Repubblica Dominicana di aggredire il problema del deficit fiscale “che in una fase di rallentamento della crescita (dal 7,8% del 2010 al 4,5% del 2012), potrebbero determinare un rischio al ribasso”. A tal fine il Fondo monetario ha prescritto l’avvio di una urgente riforma fiscale che “abolisca le troppe esenzioni e migliori la trasparenza”.
Nelle ultime settimane Medina ha avviato un confronto con la
società canadese Barrick Gold, con il proposito di rinegoziare un
contratto relativo alle attività nella miniera aurifera di Pueblo
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Viejo. Il nodo della controversia è rappresentato dalla volontà del
governo di adeguare la divisone degli incassi (per aumentare le
entrate per lo Stato), che dopo l’aumento del 600% del prezzo
dell’oro risultano anacronistici nei valori fissati nel 2002, al
momento della firma del contrato.
A poco più di un anno dalle prossime elezioni presidenziali, l’ex
Presidente dell’URUGUAY,Tabaré Vázquez, ha annunciato che
sarà il candidato del “Frente Amplio” (che si candida a governare il paese per un terzo mandato consecutivo), alle prossime elezioni presidenziali del giugno 2014, confermando le voci che già
circolavano nel paese, e che lo accreditano vincitore con il 47,5%
dei consensi. In un’intervista pubblicata sul settimanale
“Busqueda”,Tabaré Vazquez ha esplicitamente affermato di accettare la proposta di candidatura solo a patto che Pepe Mujica,
attuale Presidente, e Danilo Astori, attuale Vice Presidente, lo
sosterranno insieme. Astori, ha declinato fin d’ora l’offerta di
ricandidatura alla Vice Presidenza (per altro non contemplata
dalla Costituzione), rimettendolo nelle mani del Frente Amplio.
In effetti, l’ex Presidente –che vuole al suo fianco sia Mujica che
Astori- ha ribadito di non voler fare “modifiche sostanziali” all’attuale politica economica, e di voler proseguire con la riforma
fiscale e le politiche di investimento già avviate da questo governo. In tal senso, l’identificazione del nome per la Vice Presidenza,
sarà cruciale per confermare l’accordo interno al Frente Amplio,
tra le forze più di sinistra e quelle più moderate.
Segnaliamo, sul pian interno, un nuovo scontro tra il Presidente
della Repubblica (ed il suo partito, MPP, ex tupamaros), e la
Suprema Corte di Giustizia, che ha sentenziato come incostituzionale una norma votata dal Parlamento, che impedisce la prescrizione per i reati compiuti durante la dittatura militare. Secondo l’MPP,
la sentenza “rappresenta un ostacolo sul cammino della ricerca
della verità e della giustizia”,per cui il partito prederà tutte le misure possibili, in Parlamento. Per contro, le forze di opposizione
hanno denunciato che l’MPP sta tentando di sottoporre ad una
sorta di “giudizio politico” la Corte Suprema di Giustizia.
Il Presidente, José Pepe Mujica, ha nominato come nuova Ministra
della Salute, Susana Muñiz, al posto di Jorge Venegas, che ha dovuto lasciare il suo incarico a causa di impedimenti costituzionali
(per il fatto di essere un cileno naturalizzato uruguayano, dopo la
denuncia depositata dal Partido Colorad al Tribunale elettorale).
Muñiz, che è un medico, funzionario dell’ASSE, l’Ente che amministra gli ospedali statali, è stata indicata dal Partido comunista,
cui apparteneva anche il suo predecessore.
Lo scorso 8 marzo 55 delegazioni straniere e 32 Capi di Stato e
di Governo hanno partecipato, in VENEZUELA, ai funerali
del Presidente Hugo Chavez Frias: una giornata che passerà alla
storia del paese, come testimoniato dall’enorme folla che ha
voluto salutare per l’ultima volta il leader bolivariano, la cui salma
è stata imbalsamata ed esposta nel Museo Storico Militare di
Caracas, in attesa di essere deposta per sempre in un mausoleo
acanto ai resti del libertador Simon Bolivar. Presenti tutti i
Presidenti latinoamericani (solo Dilma Rousseff e Cristina
Kirchner hanno dovuto lasciare Caracas prima dell’inizio della
cerimonia), il Presidente dell’Iran, Ahmadinejad, ed il bielorusso
Luka?enko. Per l’UE, delegazioni governative di Portogallo,
Francia, Olanda, Finlandia, Danimarca e Grecia, oltre al Principe
Almanacco
ereditario di Spagna Felipe di Borbone, mentre l’Italia è stata rappresentata dal nostro Ambasciatore. Gli USA hanno inviato una
delegazione parlamentare, accompagnata dal leader del movimento peri diritti civili, reverendo Jesse Jackson al quale è stata
anche concessa la parola, che ha utilizzato per esortare Venezuela
e Stati Uniti alla riconciliazione e al dialogo.
Nel suo intervento conclusivo della cerimonia, durata oltre tre
ore, il designato Nicolas Maduro non ha mancato l’occasione per
avviare –di fatto- la campagna per le prossime elezioni presidenziali, convocate dal Tribunale elettorale per il prossimo 14 aprile.
Ricorrendo a man bassa alla retorica bolivariana, nella quale il
defunto Presidente era maestro indiscusso, Maduro ha cercato di
consolidare, innanzitutto davanti al popolo chavista, la propria
figura di prescelto, di erede e di candidato. Nel suo discorso sono
emersi gli assi che, probabilmente, costituiranno l’ossatura della
sua campagna elettorale: difendere l’indipendenza del paese, conquistata da Chavez e consolidata nel corso di 14 anni; rilanciare
il progetto bolivariano del “socialismo del XXI secolo”; conservare al Venezuela il ruolo pesante, nella geopolitica regionale ed
emisferica, che Chavez ha conquistato; consolidare un modello di
sviluppo basato sulla “giustizia e l’inclusione sociale, e la sostenibilità ambientale”.
In serata, dopo la cerimonia della nomina del “reggente”, officiata da Deosdato Cabello, che ha affidato al Vice Presidente e candidato PSUV il governo del paese, Nicolàs Maduro si è presentato alla Asamblea Nacionàl con un discorso che, sostanzialmente,
ha ricalcato i toni di quello pronunciato la mattina durante i funerali. Nello suo intervento, Maduro ha indicato in Jorge Arreaza,
ex Ministro di Scienza e Tecnologia ma -soprattutto- genero di
Chavez, il candidato a vice Presidente.
Il leader della MUD, l’alleanza dei partiti di opposizione, Henrique
Capriles (che non ha partecipato ai funerali perché non invitato),
ha duramente criticato la decisione di nominare Presidente reggente Nicolàs Maduro, definendola “in aperta violazione dell’articolo 233 della Costituzione che prevede, in caso di prematura
scomparsa del Presidente, che la reggenza venga affidata al
Presidente della Asamblea Nacionàl (in questo caso, a Deosdado
Cabello, ndr), e non al Vice Presidente della Repubblica” che si
appresta a candidarsi per le elezioni presidenziali. Capriles ha
usato parole durissime e, rivolgendosi direttamente a Maduro ha
affermato “il popolo non ti ha eletto Presidente!”. Cabello ha
definito le dichiarazioni di Capriles “una dichiarazione di guerra”.
La sentenza “ad personam” del Tribunale Supremo di Giustizia ha
consentito a Cabello, di trasferire direttamente a Maduro, Vice
Presidente, la carica di reggente (analogamente, del resto, a quanto deciso dal medesimo TSJ lo scorso 9 gennaio, quando aveva
autorizzato la nomina di Maduro aVice Presidente in assenza del
giuramento costituzionale da parte Chavez, ed in assenza dello
stesso Chavez, ricoverato a L’Avana).
Dopo un periodo di relativa distensione con il Vice Presidente
Maduro, caratterizzata dalla decisione di accettare (sulla scia della
prudente posizione statunitense), la sentenza del Tribunale
Supremo di Giustizia che assegnava la Vice Presidenza a Maduro),
l’opposizione politica è tornata all’attacco, non partecipando alla
seduta della Asamblea Nacionàl che ha insediato Maduro. Va
comunque segnalato una spaccatura all’interno della MUD, con la
decisone del partito Copei di non seguire la scelta di Capriles, e
di partecipare ai lavori della Asamblea Nacional.
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La nomina di Maduro a Presidente reggente, per quanto ritenuta incostituzionale, esegue le volontà del defunto Presidente.
Infatti, alla vigilia del suo ultimo intervento chirurgico -in occasione della designazione di Nicolás Maduro a suo Vice- Chávez
aveva voluto accanto a sé anche l’esponente dell’altra anima del
chavismo, Diosdado Cabello. Dopo un periodo di difficile equilibrio tra i due, sembra essere progressivamente emerso -negli
ultimi due mesi- un primato di Maduro, forte anche dalle strette
relazioni con le Autorità cubane. Il Presidente reggente appare,
comunque, ben conscio della forza del Presidente della Asamblea
Nacional, soprattutto in alcuni settori dell’economia (controllo
di PDVSA), e nelle Forze armate (dalle cui fila proviene), oltre che
nel PSUV, al cui interno è presente una milizia armata, di decine
di migliaia di persone, che risponde direttamente a Cabello.
I lunghi mesi della forzata assenza fisica di Chávez, hanno permesso un lento consolidarsi della visibilità mediatica del Vice
Presidente, ora Presidente reggente. Negli ultimi mesi Maduro
aveva sostituito il Presidente in molte riunioni internazionali
(Vertice UE-CELAC di Santiago, riunione dell’ALBA, vertice della
CELAC, riunione di PetroCaribe), aveva guidato parate militari e
manifestazioni istituzionali e, soprattutto, aveva inaugurato opere
sociali e gestito lunghissime trasmissioni televisive a reti unificate
anche se, è fuor di dubbio, senza l’enorme carisma e la straordinaria capacità mediatica che tutti riconoscevano a Chavez. Nei giorni scorsi moltissimi sono stati gli spot televisivi, con protagonista
un Maduro molto più giovane, impegnato in svariate attività della
“rivoluzione bolivariana”, corredati da slogan del tipo “con Chávez
tutto, senza Maduro e il popolo nulla!”, sbilenca parafrasi del castrista “Con la revolución todo, fuera de la revolución nada!”.
Altra personalità interessante del chavismo, emersa in questi mesi
–probabilmente non destinata ad un ruolo meramente gregarioè quella del neo Ministro degli Esteri, Elías Jaua, che rappresenta a
sua volta un’altra anima del chavismo: quella più giovane, svincolata dal settore militarista di Cabello, ma anche meno legata all’osservanza cubana che caratterizza Maduro. Dopo i segnali di “continuità”, dati da Maduro nei primi giorni di uscita di scena di
Chávez, soprattutto rispetto all’ALBA e al sistema di PetroCaribe
(con le due riunioni cui si faceva riferimento sopra), nel corso di
un recente intervento pubblico -precedente la morte di CahvezJaua ha delineato alcune novità nelle relazioni internazionali del
Venezuela: rilanciando la prospettiva di integrazione latinoamericana non solo attraverso la creatura chavista dell’ALBA, ma anche
attraverso l’UNASUR, e la più giovane CELAC; ribadendo la
“volontà” di riavvicinare Caracas a Washington (non era ancora
stata decretata l’espulsione dell’addetto militare dell’Ambasciata
USA); assegnando un mandato ufficiale per i rapporti con gli USA,
all’Ambasciatore venezuelano all’OSA, Roy Chaderton, rispondendo in questo modo alle “aperture” giunte dal Dipartimento di
Stato che, nei mesi scorsi attraverso il Segretario di Stato aggiunto per l’emisfero occidentale, Roberta Jacobson, aveva indicato
una possibile agenda comune per riaprire il dialogo e i rapporti,
incentrata sui temi della sicurezza internazionale, della lotta al narcotraffico e sui più stringenti dossier energetici.
Si apre ora una breve, ma tesa, campagna elettorale in cui
Maduro giocherà il ruolo di Presidente reggente sommato a
quello di candidato. Nell’opposizione, anche dopo la decisione di
designare Henrique Capriles a candidato unitario, rimangono vivi
alcuni dissidi interni, emersi dopo la sconfitta dello scorso ottobre, che ora tornano a generare divergenze e conflitti.
Almanacco
Dalla sua parte, in questa breve campagna elettorale, Maduro avrà
i profondi rapporti con la regione e la comunità internazionale,
sviluppati nei lunghi anni di Ministro degli Esteri (dal 2006), durante i quali ha affiancato il protagonismo di Chavez sullo scenario
internazionale, nella costruzione dell’ALBA, nella reggenza della
Segreteria generale dell’UNASUR e nella Presidenza di turno
della CELAC.Anche per questo, molti paesi della regione hanno di fatto- avallato internazionalmente il ruolo di reggente affidato a
Maduro: in particolare il Brasile (che, comunque, attraverso le
dichiarazioni di Dilma Rousseff, ha ricordato anche la visione “non
sempre coincidente” con le politiche di Chavez), la Colombia (la
Ministro degli Esteri si era subito recata Caracas, per visitare
Maduro ed il neo Ministro degli Esteri, Elías Jaua), e anche gli USA
(che avevano taciuto sulla legittimità della assegnazione della Vice
Presidenza a Maduro “in assenza” del giuramento costituzionale
del Presidente, avallando la controversa interpretazione costituzionale offerta dal Tribunale Supremo di Giustizia). u
AGENDA REGIONALE
Rimane alta la tensione tra Bolivia e Cile, per via della
detenzione di tre militari boliviani, arrestati lo scorso gennaio con
l’accusa di ingresso illegale -con armi- della frontiera. Secondo le
Autorità boliviane, i loro militari si trovano in una operazione di
inseguimento di alcuni contrabbandieri di automobili. A seguito
del rifiuto dei tre sodati di dichiararsi colpevoli, e quindi essere
espulsi dal paese, il Cile ha intrapreso un processo a loro carico.
La Bolivia ha presentato una denuncia presso le Nazioni Unite,
sostenendo che i tre sarebbero “prigionieri politici”, trattenuti
come forma di rappresaglia in risposta all’iter legale avviato dalla
Bolivia per il problema dell’accesso al mare:“Sono convinto che i
tre soldati siano prigionieri politici” ha ribadito il Morales, che ha
evidenziato la “superbia” non del popolo cileno bensì del
Presidente Piñera. Ad alimentare la tensione tra i due paesi contribuiscono anche alcune dichiarazioni del Ministro Juan Ramon
Quintana, che ha sollevato dubbi sul ruolo svolto dai carabineros
cileni:“avranno qualche responsabilità i carabineros, presenti nella
zona di contrabbando, circa la libertà di movimento di cui godevano i contrabbandieri?”, si è chiesto. Il Presidente Piñera ha chiesto pubblicamente al Presidente Morales “maggior rispetto per la
verità e per il diritto internazionale”, ribadendo che il Cile “conserva comunque un atteggiamento improntato al dialogo con tutti
i paesi vicini, inclusa la Bolivia, e la speranza di relazioni di maggior
collaborazione ed integrazione nel futuro”.
Visita del Ministro degli Esteri dell’Uruguay, Luis
Almagro, a Cuba per sviluppare “il grande potenziale” dei
rapporti tra i due paesi. In questo momento Cuba è presidente
di turno della CELAC mentre l’Uruguay lo è del Mercosur.
Durante una riunione in Brasile, il Ministro degli
Esteri argentino Timmerman e il suo omologo
Patriota, hanno ribadito la volontà dei due paesi di normalizzare la situazione interna al Mercosur (dopo le elezioni presidenziali in Paraguay) per poi riprendere, entro l’anno, le trattative
commerciali con l’UE.
Alla vigilia dell’annuncio della morte di Hugo
Chavez, si è svolta a Caracas la riunione del decimo
Consiglio politico dell’Alleanza bolivariana, dove si è
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discusso del Tratado de comercio de los pueblos (TCP), basato
sugli scambi realizzati con la moneta, virtuale e bolivariana, del
sucre.“Il Sucre è uno egli strumenti ideati dal nostro Presidente
(Chavez, ndr), per avanzare nel risparmio valutario, per lo sviluppo dei nostri popoli e per svincolarci progressivamente dall’economia capitalista mondiale”, ha dichiarato il Ministro degli Esteri
del Venezuela, Elias Jaua, al termine della prima transazione finanziaria con cui il governo venezuelano ha pagato, in sucre, 55 tonnellate di fagioli neri:“Con questa transazione, realizzata con una
nostra moneta, dei popoli dell’ALBA, abbiamo dimostrato che un
altro mondo è possibile”, ha dichiarato il Ministro Jaua.
Prosegue la campagna internazionale della Bolivia a
favore del riconoscimento della legittimità della
coltivazione della foglia di coca per gli sui tradizionali. Il Presidente Evo Morales, intervenendo a Vienna in occasione dell’inaugurazione del 56a sessione della Commissione
ONU per la droga, ha sostenuto la necessità di legalizzare la produzione della foglia di coca ed ha riaffermato l’impegno del suo
governo nella lotta al narcotraffico, sfidando i paesi consumatori
a “rivedere la propria strategia” e criticando l’uso politico ed
economico strumentale che viene fatto di questo tema. Inoltre,
sempre nella riunione di Vienna, la Presidente esecutiva della
Commissione nazionale per lo sviluppo della vita senza droga del
Perù, e rappresentante dell’UNASUR, Carmen Masias, ha dichiarato che Bolivia, Perù e Brasile lavoreranno con un’agenda
comune contro il narcotraffico nelle zone di frontiera.
Si è svolta a San José la riunione periodica del
Sistema di Integrazione Centro Americano, SICA,
alla presenza dei Presidenti Daniel Ortega, Mauricio
Funes e Danilo Medina. La Presidente di turno, la
costaricense Laura Chinchilla, ha dichiarando che “il
Centro America è pronto per entrare in una nuova tappa di evoluzione e modernizzazione”. In particolare, la Presidente del
Costa Rica, si è rivolta al Presidente del Messico, Enrique
Peña Nieto, invitato come osservatore, dichiarando che
“l’aiuto del Messico sarà fondamentale”. Peña Nieto ha risposto
che il primo passo da intraprendere per rafforzare le relazioni tra
Centro America e Messico sarà quello di un Trattato di libero
commercio, con uno quadro regolatorio che agevoli la produzione di ricchezza per i più poveri”. Successivamente il Parlamento
del Costa Rica ha ratificato il Trattato di libero commercio che
riunifica gli accordi esistenti con gli altri paesi dell’America
Centrale ed il Messico. Il via libera della Asamblea legislativa costaricense, arrivato dopo il nulla osta della Corte Costituzionale, si
riferisce al Trattato bilaterale firmato con il Messico nel 1995,
inserendolo e unificandolo con quello in corso con El Salvador,
Honduras, Guatemala e Nicaragua. È questo un passo in avanti
che consentirà di migliorare “i processi doganali e modernizzare
le norme in materia di investimenti e servizi”, ha dichiarato il
Ministro del Commercio estero del Costa Rica,Anabel Gonzalez.
L’intercambio commerciale tra Messico e Costa Rica, è passato
dai 491 milioni di dollari del 2000, al miliardo e 411 milioni del
2011, a un ritmo di crescita del 10,1 per cento l’anno.
Relazioni con gli USA. Segnaliamo la forte attenzione del Dipartimento di Stato all’evoluzione dello
scenario politico in Venezuela. Si conferma, al riguardo, una
specie di rapporto bidirezionale: da un lato, il mantenimento di un
alto livello di tensione, con l’espulsione di due funzionari
Almanacco
dall’Ambasciata venezuelana a Washington, in risposta all’analogo
provvedimento preso da Caracas; dall’altro, un costante tentativo
di avvicinamento alle Autorità di Caracas (vedi Agenda politica).A
fine mese Roberta Jacobson, Segretario di Stato aggiunto per
l’emisfero occidentale, in un breafing con la stampa, ha ribadito che
“gli USA possono giocare un ruolo nella transizione venezuelana,
sostenendo processo elettorale libero, aperto e giusto”.Tali dichiarazioni fanno seguito all’atteggiamento avuto nelle settimane passate, quando gli USA hanno –di fatto- riconosciuto la sentenza del
Tribunale supremo di giustizia venezuelano, che legittimava la Vice
Presidenza a Maduro in assenza del giuramento di Chavez.
Una delegazione parlamentare democratica, guidata dal senatore Patrick Leahy, si è recata a L’Avana,
alla vigilia dello storico annuncio di Raul Castro: nell’incontro,
secondo quanto si legge nel comunicato ufficiale, sono stati
“affrontati temi di interesse bilaterale” inoltre, secondo alcune
indiscrezioni di parte statunitense, i parlamentari avrebbero visitato il connazionale Alan Gross, arrestato due anni fa per attività illegali e condannato a 15 anni di carcere.
Relazioni con l’UE: il Presidente della Bolivia, Evo
Morales, in visita ufficiale a Parigi: alla fine della riunione, i due Capi di Stato hanno espresso forte soddisfazione per
l’incontro, al punto che Morales, ha ribadito che “vogliamo avere
buone relazioni con tutta l’Europa, e per questo abbiamo chiesto
al Presidente Hollande che la Francia sia per la Bolivia la porta
dell’Europa, soprattutto perché conosciamo molto bene la tecnologia europea e francese”. Oltre agli incontri ufficiali, Morales
ha avuto una serie di incontri con i vertici dell’industria francese:
Airbus,Thales, GDF Suez,Alstom, RATP.
Visita del Presidente del Guatemala, Otto Pérez
Molina, in Spagna, ricevuto con tutti gli onori dal Primo
Ministro spagnolo ha ricordato l’ottimo stato delle relazioni
bilaterali, che ha fatto si che il Guatemala sia “il primo paese per
destinazioni di fondi della cooperazione spagnola allo sviluppo
nel 2012” (erogati a seguito del terremoto dello scorso novembre). Il Re di Spagna ha inoltre fatto riferimento ai progressi raggiunti con l’Amministrazione di Pérez Molina in termini di sicurezza giuridica, che il paese centroamericano offre agli investitori spagnoli. Uno degli obiettivi della visita è proprio la ricerca di
nuovi investimenti:“le imprese spagnole sapranno senza dubbio
apprezzare l‘impegno del vostro governo per consolidare un
buon clima di affari in un quadro di certezza giuridica e fiducia
degli investitori”, ha dichiarato Juan Carlos di Borbone, dicendosi sicuro che la “stabilità economica e le positive prospettive di
progetti infrastrutturali stimoleranno le nostre imprese”.
Peggiorano invece le relazioni della Spagna con la
Bolivia, a seguito della terza nazionalizzazione realizzata dalla
Autorità di la Paz a danno di investitori spagnoli, quella della
Sabsa, la filiale di Abertis, che gestisce i tre principali aeroporti
del paese.“Ci sono imprese buone, naturalmente, come Respol,
con cui la Bolivia intrattiene eccellenti relazioni e a cui sono
pienamente garantiti gli investimenti e gli utili”, ha dichiarato
Morales in un’intervista per buttare acqua sul fuoco (vedi
Agenda politica). L’intervento su Sabsa segue di pochi mesi
quelli che il governo ha disposto nei confronti di
Transportadora de Electricidad, filiale di Red Eléctrica, e di
quattro filiali boliviane di Iberdrola. L’ultima mossa “non amichevole” della Bolivia, ha assicurato il Ministro degli Esteri spa-
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gnolo José Manuel García-Margallo, forza Madrid a riconsiderare i rapporti con il paese andino.
È entrato in vigore l’Accordo di associazione dell’UE
con il Perù: “dò il benvenuto all’applicazione dell’accordo con
il Perù e espero che presto potremo fare lo stesso annuncio con
la Colombia”, ha dichiarato il Commissario UE al Commercio,
Karel De Gucht, ricordando che questo accordo “rappresenta
un passo importante nel rafforzamento delle nostre relazioni
commerciali e di investimenti in entrambi i paesi, soprattutto in
tempi di crisi economica”.
Non accenna a calare la tensione tra Londra e
Buenos Aires. La Presidenta argentina Cristina Kirchner ha,
infatti, dichiarato che non intende riconoscere la legittimità del
referendum svoltosi nei giorni scorsi tra gli abitanti delle isole
Malvinas, in cui il 98,3% dei votanti ha espresso la volontà di rimanere sotto la giurisdizione britannica. “L’Argentina rispetti la
volontà degli abitanti delle isole Falkland di rimanere britannici”,
ha dichiarato il premier David Cameron, spiegando che il voto
quasi unanime è stato il “messaggio più chiaro possibile e
l’Argentina dovrebbe prenderne atto. Le isole Falkland possono
essere a migliaia di chilometri di distanza, ma sono inglesi in tutto
e per tutto, ed è così che vogliono restare, e tutti dovrebbe sapere che saremo sempre lì per difenderle”.
L’UE ed il Brasile hanno riaffermato nei giorni scorsi l’impegno di arrivare ad un Accordo di associazione tra UE e Mercosur,
secondo quanto recentemente dichiarato dall’Ambasciatore brasiliano a Bruxelles Ricardo Neiva Tavares (nominato Ambasciatore
a Roma), e dal Direttore per le Americhe della UE, Cristian
Leffler. I negoziati, ripresi nel 2010, sono di nuovo ad uno stallo
(rallentato anche dalle difficoltà interne del Mercosur). Per quanto i riguarda i rapporti dell’UE con il Brasile segnaliamo la nomina, da parte del Presidente Barroso, di un gruppo tecnico di lavoro per affrontare i nodi che frenano competitività e investimenti
e per rafforzare e stimolare gli scambi nell’innovazione tecnologica del settore industriale, implementando programmi di ricerca e sviluppo, a favore delle PMI, in vista del prossimo vertice UEBrasile del 2014. Il gruppo è costituito da Antonio Tajani,
Vicepresidente della Commissione, Commissario per l’Industria
e l’imprenditoria, Karel De Gucht, Commissario al Commercio,
e Marie Geoghean Quinn, Commissario alla Ricerca.
Dal punto di vista dei rapporti con l’Asia, segnaliamo la visita del Primo ministro russo Dimitri
Medvedev, a Brasilia e a L’Avana. A Brasilia i due paesi
BRICS, hanno avviato un’agenda di cooperazione mirata ad
incentivare le relazioni commerciali, obiettivo cui è stata dedicata la VI riunione della Commissione mista bilaterale, con la scelta di innalzare l’interscambio bilaterale dagli attuali 5.9 a 10
miliardi di dollari. Tra le misure adottate ricordiamo quelle per
facilitare l’importazione in Brasile del grano russo e l’esportazione della soia e della carne brasiliana. Particolare rilievo ha avuto
il dossier militare, che ha visto sancito l’accordo per l’acquisto di
cinque batterie di missili antiaerei russi.“I nostri armamenti sono
buoni se si considera il livello, e competitivi se si considera il
prezzo”, ha dichiarato Medvedev, ricordando che il suo governo
è “disponibile a condividere tecnologia in un quadro di mutuo
beneficio”, facendo riferimento alla creazione di imprese miste,
capaci di operare a vantaggio di entrambi i paesi. Medvedev, che
ha inaugurato la VI riunione della Commissione mista bilaterale,
Almanacco
insieme al Vice Presidente del Brasile Michel Temer, ha successivamente incontrato la Presidente, Dilma Rousseff. Nello scalo
cubano, il Primo ministro russo ha annunciato la decisione di
tagliare 30 milioni di dollari dal debito cubano con la antica URSS
(attraverso un piano di rifinanziamento -a dieci anni- che dovrà
essere redatto ed eventualmente firmato entro maggio), e di
noleggiare 8 aerei militari al governo cubano. Mosca fornirà
all’isola tre aerei di linea Ilyushin-96-400, tre bimotori Antonov
AN-158 e due Tupolev TU-204SM.
Il Vice Presidente dell’Iran, Ali Saeidlo, ha compiuto una visita a Cuba come “inviato speciale” del Presidente
Mahmud Ahmadinejad, per “riunirsi con i dirigenti cubani e realizzare altre attività”, si legge nel breve comunicato ufficiale.
Per quanto riguarda le relazioni con l’Africa, segnaliamo il costante protagonismo brasiliano. La Presidente
Dilma Rousseff, ha compiuto una visita ufficiale ad
Abuja, in Nigeria, durante la quale si è riunita con il suo
omologo Goodluck Jonathan. Alla fine dell’incontro, durato
oltre ore, i due Presidenti hanno firmato l’Accordo che avvia il
meccanismo della Commissione mista bilaterale, finalizzato a
sostenere la crescita dell’interscambio (che, dal 2002 al 2012, è
passato da 1.5 miliardi a 9), e ad affrontare i temi legati agli idrocarburi (Petrobras è attiva da 14 anni nel paese africano), quelli energetici e quelli agricoli. u
AGENDA BILATERALE
FARNESINA E DINTORNI
n All’inizio di febbraio, a Brasilia, si è tenuta la riunione del
Meccanismo di dialogo politico Italia-Brasile. La delegazione
italiana è stata guidata dall’Ambasciatore Michele Valensise,
Segretario Generale del MAE. Sono stati affrontati vari temi,
tra i quali anche quelli controversi, e si è riaperta una prospettiva di maggiore collaborazione.
n Dallo scorso gennaio il nuovo Direttore Generale della
DGMO è Efisio Luigi Marras, che sostituisce Giandomenico
Magliano, nominato Ambasciatore d’Italia a Parigi.
n Dallo scorso gennaio il nuovo Ambasciatore d’Italia a Brasilia
è Raffaele Trombetta.
n Dallo scorso gennaio il nuovo Ambasciatore d’Italia ad
Asuncion è Antonella Cavallari. u
AGENDA DELLE SEGNALAZIONI
EVENTI/SEGNALAZIONI
n Brasilia, il 13 marzo si è tenuto un seminario su
“La collaborazione italo-brasiliana per lo sviluppo
delle infrastrutture”, organizzato dall’Ambasciata d’Italia,
al quale hanno partecipato da parte brasiliana, la Ministro da
Casa Civil, Gleisi Hoffmann, il Ministro dei Trasporti, Sergio
Passos, il Ministro dell’Ambiente, Izabela Vieira Teixeira, e da
parte italiana, il Ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, e il
Presidente dell’Agenzia ICE, Riccardo Monti.
latinoamericano • anno V • numero 44 • febbraio 2013
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Almanacco
latinoamericano
anno V • numero 44 • febbraio 2013
notizie dall’America Latina a cura di Donato Di Santo
CEIAL
COMITATO ECONOMICO ITALIANO
PER L ’ AMERICA LATINA
n Genova, dal 15 marzo al 21 aprile, presso Palazzo Ducale,
mostra Tina Modotti: un nuovo sguardo organizzata
dalla Fondazione Casa America, dall’Ambasciata del Messico
in Italia e Consolato Onorario del Messico a Genova, e dalla
Fondazione Genova Palazzo Ducale.
n Roma, 15 febbraio 2013, si è tenuto il seminario
della Fondazione Lelio Basso su “UE-ItaliaAmerica latina: quali politiche”, vi hanno partecipato:
Gianni Pittella,Vice Presidente del Parlamento Europeo; Luis
Yañez-Barnuevo, Presidente della Delegazione del PE per il
Mercosud; José Luis Rhi-Sausi, Direttore del CeSPI; Giorgio
Malfatti, Segretario Generale dell’IILA; Donato Di Santo,
Coordinatore Conferenze Italia-America latina; Gildo
Baraldi, Direttore OICS; Sergio Bassoli, Resp. America latina
CGIL; Giuseppe Iuliano, del CES; Giampiero Rasimelli, del
Progetto Brasil Proximo; Salvatore Senese, della Fondazione
Basso; Alfredo Somoza, Presidente ICEI, Elena Paciotti,
Presidente Fondazione Basso.
n Parigi, 14 febbraio 2013, la CAF e Sciences Po
hanno organizzato un Seminario su: “Las relaciones entre América latina y Europa”. La prima
sessione ha avuto per titolo “América latina y Europa en el
nuevo contexto internacional: actores y proyectos frente a la
crisis. Como se perciben la amplitud de los cambios en curso
en las dos regiones? Qué escenario de salida de crisis se
vislumbran en la Union Europea? América latina se encamina
a asumir un nuevo rol en el escenario internacional?”.
Moderador: Olivier Dabène, Profesor, Sciences Po. Panelistas:
Juan Carlos Echeverry, ex Ministro de Hacienda de
Colombia; Yves Saint-Geours, DG administracion MAE,
Francia, ed ex Ambasciatore in Brasile; Donato Di Santo, ex
Sottosegretario agli Esteri, Italia; Ernesto Talvi, Director
CERES Uruguay; Christian Lequesne, Director del CERI,
Sciences Po. Le conclusioni generali dell’evento sono state di
Enrique Garcia, Presidente della CAF.
LIBRI
n Riceviamo e segnaliamo il libro di Luiz Dulci “Um salto
para o futuro. Como o governo Lula colocou o
Brasil na rota do desenvolvimento”, edito da
Fundação Perseu Abramo e Instituto Lula, marzo 2013.
n Riceviamo e segnaliamo il libro di Andrea Goldstein e
Giorgio Trebeschi “L’economia del Brasile”, edizioni il Mulino, 2012.
n Riceviamo e segnaliamo il libro di Horacio Verbitky
“Doppio gioco. L’Argentina cattolica e militare”,
Fandango libri. u
TRA ITALIA E AMERICA
LATINA…
…molte novità, documenti, immagini, su www.donatodisanto.com
AGENDA CeSPI/CEIAL
Chi volesse ricevere informazioni sulle attività del CEIAL,
Comitato Economico Italiano per l’America Latina, progetto del
CeSPI, può scrivere a: [email protected]
CARA LETTRICE, CARO
LETTORE…
…l’Almanacco latinoamericano è uno strumento d’informazione
che, accanto alla caratteristica –alquanto atipica- di essere prodotto artigianalmente (con la cura e la dedizione, ma anche con
i limiti dell’autentico artigianato), e diffuso gratuitamente, annovera anche quella di essere spesso “rigirato” ad altri indirizzi da
parte di coloro che lo ricevono direttamente da noi. Questo, per
il curatore e la redazione dell’Almanacco, è motivo di soddisfazione: più circola questo strumento di avvicinamento all’America
latina e più siamo contenti.
Se lei, cara lettrice e caro lettore, fosse tra coloro che ricevono
l’Almanacco di “seconda mano”, attraverso altre persone, e volesse invece riceverlo regolarmente (sempre gratuitamente), direttamente da noi della redazione, allora non ha che da scriverci una
semplice mail e attiveremo l’invio all’indirizzo che lei ci indicherà.
Può scriverci a: [email protected] u
Nel caso non l’avesse ancora fatto:
se l’Almanacco latinoamericano è di suo gradimento e vuole
continuare a riceverlo la preghiamo di mandare una mail a
[email protected] per segnalare esplicitamente la
sua volontà: non vogliamo essere invadenti, per questo chiediamo
una sua conferma.
Inoltre se ritiene di segnalarci persone, con relative e-mail, a cui
mandare l’Almanacco latinoamericano, saremo lieti di farlo.
Almanacco
latinoamericano • anno V • numero 44 • febbraio 2013
Chiuso in redazione il 14 marzo 2013
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