VERSO ALTRI CIELI – Poesie e haiku di Floriana Porta Recensione
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VERSO ALTRI CIELI – Poesie e haiku di Floriana Porta Recensione
VERSO ALTRI CIELI – Poesie e haiku di Floriana Porta Recensione a cura di Rosa Elisa Giangoia Il cielo è unico nella sua immensità, ma è sempre diverso nelle metamorfosi dei colori, delle luci e delle forme: è questo che in primis Floriana Porta coglie nelle sue poesie raccolte nella silloge Verso altri cieli (Digital Book, 2013), che ha un sottotitolo esemplificativo «Il guardare e il sentire / oltre l’imprendibilità». Il guardare il cielo, infatti, ci permette di andare oltre l’apparenza fenomenologica e di «sentire», cioè di penetrare specularmente dentro noi stessi negli abissi della nostra coscienza, nelle profondità della nostra intimità, nella nostra individualità, ovvero nel nostro eterno interrogarci sui grandi temi della vita dell’uomo, facendo emergere ansie, dubbi, problemi… Questa è la poesia di Florian Porta: una riflessione esistenziale di fronte all’immensità; per questo è una poesia ariosa, in cui circolano l’aria che è vita e la luce che è tensione di ricerca della verità. Ma è anche poesia che si concentra nel tempo e sul tempo, perché questa è la dimensione autentica del nostro vivere nel ricordo del passato, nell’immediatezza del presente, nella tensione verso il futuro, sempre sostenuta dalla speranza. Voce del tempo sembra essere il vento «messaggero di acerba poesia» (Vento), il cui rumore indistinto si trasforma in parole di poesia, che si combinano in immagini (Invento immagini) per dare consistenza agli stati d’animo, alle emozioni della poetessa, che spera di essere ascoltata (Chi mi ascolta?). Tutto questo, però, richiede impegno, in quanto la fatica è improba, perché tutto può disperdersi (E tutto si perde nel mare, In fuga dalle fauci del mare). Queste ed altre poesie fissano il valore emblematico che, oltre il cielo, assume il mare nelle poesie di Floriana Porta: è il simbolo del dissolversi e nello stesso tempo del limite, per cui di fatto finisce per rappresentare il limite ontologico dell’esistenza umana, su cui tutto si infrange e si dissolve, nulla sembra avere un saldo ubi consistam. Il mare, infatti, per la poetessa, ha un limite: Là, dove finisce il mare. Così mare e cielo si impongono con i loro valori metaforici contrapposti di immensità e di limite, in quella eterna dialettica dell’animo umano che aspira ad una immensità, oltre il limite, difficile da accettare, dell’esistenza, circoscritta nello spazio e nel tempo, ma vibrante per il potere che ha la mente di andare oltre e di affidare questo suo immenso ed eterno spaziare alla poesia (Parole). Grande è la fiducia nella poesia, che sembra la sola capace di cogliere l’autenticità della vita, nei suoi colori («cogliendo così la vera essenza / d’una purezza primigenia», La poesia dei colori), nei rapporti interpersonali (L’io e il noi, Io, tu, noi), nel fluire delle stagioni (Nelle fredde stagioni, Le primavere), ma anche nell’affondo introspettivo (Nell’io più profondo, Nel mio sentire). La poesia diventa quindi auscultazione di se stessi e della natura di fronte all’infinitezza del cielo e alla finitezza del mare, nella percezione leopardiana della voce del vento: per tutto questo ci vuole il Silenzio che «Dipinge forme sempre imprevedibili», cioè rivela, permette di vedere oltre il visibile fenomenologico, «facendo di ogni fine / un nuovo inizio» (Respiro poesia) e di «vedere e sentire / nuova vita, che giace al fondo / del mio essere» (Vita). Ma l’aspirazione della poetessa è Verso altri cieli, come dice la poesia eponima che chiude la silloge. Una raccolta, quella di Floriana Porta, di poesie unitaria, incentrata sulla tematica della dialettica finito/infinito, espressa con versi tersi, rigorosi, scanditi e misurati nel ritmo che creano immagini efficaci, soprattutto di ispirazione dalla natura, ispirazione confermata dagli Haiku che chiudono il libro, in cui ancora dominano il mare, il cielo, la luce ed i colori nella rigorosa concentrazione espressiva che questa forma poetica impone.