L`eredità di Caleb

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L`eredità di Caleb
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Pino Molle
L’eredità di Caleb
Numeri 13:17-33 , 14: 1- 24.
Il popolo di Israele, liberato dalla schiavitù d’Egitto, avevano attraversato il deserto del Sinai.
Erano arrivati a Kadesh Barnea, e potevano vedere da lontano la terra promessa.
Dodici spie vengono scelte per andare a esplorare la terra promessa per sei settimane.
Nu 13:1 Il SIGNORE disse a Mosè: 2 «Manda degli uomini a esplorare il paese di Canaan
che io do ai figli d'Israele. Mandate un uomo per ogni tribù dei loro padri; siano tutti loro
capi».
Al loro ritorno, dieci di loro fecero un resoconto così scoraggiante che tutto il popolo cadde
nel panico e nell’angoscia.
"Così fecero davanti a lui il resoconto, dicendo: «Noi siamo arrivati nel paese dove ci hai
mandato; vi scorre veramente latte e miele, e questi sono i suoi frutti. Ma il popolo che
abita il paese è forte, le città sono fortificate e grandissime; e là abbiamo pure visto i
discendenti di Anak" (Nu. 13:27,28).
Gli israeliti cominciarono subito a lamentarsi, com’erano del resto abituati a fare, e arrivarono
perfino a dichiarare di volere un altro capo, al posto di Mosè, per portarli di nuovo in Egitto.
Il panico e la paura li avevano talmente confusi che rifiutarono l’autorità di Mosè e persino
quella dell'Eterno stesso, dubitando delle sue promesse, di dare loro la terra promessa.
Ormai i giganti descritti dalle spie, erano diventati per loro un incubo, non credono più in un “
Dio” potente e forte che può abbattere i giganti, ma, vedono le difficoltà dal loro punto di
vista:
Grandi e forti Uomini e un Dio piccolo.
Israele di colpo aveva dimenticato i miracoli e le benedizioni di Dio,
Nu.14:11 e il SIGNORE disse a Mosè: «Fino a quando mi disprezzerà questo popolo? Fino
a quando non avranno fede in me dopo tutti i miracoli che ho fatti in mezzo a loro?
Essi si concentrarono solo sugli ostacoli che avrebbero dovuto affrontare.
Proviamo ad immaginare ora i pensieri di Mose e di Aronne, ancora una volta questo popolo
che il Signore aveva liberato dalla schiavitù e guidato attraverso segni e prodigi, osava sfidare
il Signore.
Si ribellavano ad un disegno divino mettendo al primo posto il loro egoismo e la loro poca
fede.
Giosuè e Caleb a questo punto s’indignano e si strappano le vesti in segno di dolore, non
credono ai loro occhi e non possono accettare questo spirito di ribellione e di paura che cerca
di impedire il piano di Dio.
Essi, infatti, avevano un pensiero totalmente opposto a quello del popolo, loro avevano visto
che il paese era buono e che l'Eterno avrebbe combattuto per loro.
"Caleb allora calmò il popolo che mormorava contro Mosè e disse: «Saliamo subito e
conquistiamo il paese, perché possiamo certamente farlo»" (Nu. 13:30).
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E invitarono il popolo ad avere fede in Dio il quale avrebbe operato,
“Riponi la tua sorte nel SIGNORE; confida in lui, ed egli agirà”salmo 37:5
Questo era il succo della fede di Caleb e Giosuè, ma il popolo preso ormai anche dall’odio
cerca di lapidarli, la parola “ci” dice che se non fosse intervenuto il Signore personalmente,
probabilmente lo avrebbero fatto.
10 Allora tutta la comunità parlò di lapidarli; ma la gloria del SIGNORE apparve sulla
tenda di convegno a tutti i figli d'Israele,
Dio riconosce i suoi figli e chi opera secondo la sua volontà e li salva, questi sarebbero stati
due uomini che in seguito avrebbero avuto un importante ruolo da svolgere nel piano di Dio
per la nazione.
Meditiamo insieme sulla figura di Caleb:
Nu. 14: 24 ma il mio servo Caleb che è stato animato da un altro spirito e mi ha seguito
fedelmente io lo introdurrò nel paese dove è andato; la sua stirpe lo possiederà.
Caleb, un uomo animato da un altro spirito
Caleb un uomo che non aveva uno spirito d’incredulità e di paura, ma uno spirito di forza e di
fede nel suo Dio, quest’uomo sarebbe entrato nella terra promessa.
Ma, chi è quest’uomo i cui passi sono qui descritti?
Sicuramente i suoi passi erano “guidati dal Signore”, cioè, il suo comportamento è sottoposto
alla volontà rivelata di Dio. Iddio si compiace in Lui, Iddio è soddisfatto di lui.
Abbiamo mai pensato oppure pensiamo a volte se il Signore è soddisfatto di noi?
Non ci piacerebbe che il Signore fosse soddisfatto di noi?
Facciamo ora un passo in avanti nella storia di Caleb, ci troviamo in Giosuè 14: 6-14
Allora i figli di Giuda si presentarono a Giosuè a Ghilgal; e Caleb, figlio di Jefunneh, il
Kenizeo, gli disse: «Tu sai ciò che l'Eterno disse a Mosè, uomo di DIO, riguardo a me e a te
a Kadesh-Barnea. Io avevo quarant'anni quando Mosè, servo dell'Eterno, mi mandò da
Kadesh-Barnea ad esplorare il paese; e io gli feci un resoconto come l'avevo in cuore.
Mentre i miei fratelli che erano saliti con me scoraggiarono il popolo, io seguii pienamente
l'Eterno, il mio DIO. In quel giorno Mosè fece questo giuramento: "La terra che il tuo
piede ha calcato sarà eredità tua e dei tuoi figli per sempre, perché hai pienamente seguito
l'Eterno il mio DIO". Ed ora ecco, l'Eterno mi ha conservato in vita, come aveva detto,
questi quarantacinque anni da quando l'Eterno disse questa parola a Mosè, mentre Israele
vagava nel deserto; ed ecco, oggi ho ottantacinque anni. Ma oggi sono ancora forte come lo
ero il giorno in cui Mosè mi mandò; lo stesso vigore che avevo allora ce l'ho anche adesso,
tanto per combattere che per andare e venire. Or dunque dammi questo monte di cui
l'Eterno parlò quel giorno; poiché tu stesso udisti in quel giorno che vi erano gli Anakim e
città grandi e fortificate. Se l'Eterno sarà con me, io li scaccerò come disse l'Eterno».
Allora Giosuè lo benedisse e diede Hebron in eredità a Caleb, figlio di Jefunneh. Per
questo Hebron è rimasta proprietà di Caleb, figlio di Jefunneh, il Kenizeo, fino al giorno
d'oggi, perché aveva pienamente seguito l'Eterno, il DIO d'Israele (Giosuè 14:6-14).
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Sono passati ormai 45 anni, la generazione che si era rifiutata di entrare nella terra promessa
era perita nel deserto, Caleb invece, insieme a Giosuè come Dio aveva promesso, entra nella
terra promessa, è giunto il momento di reclamare la sua eredità.
Per tutto questo tempo Caleb aveva condiviso la fatica, il dolore, anche le delusioni, con il
popolo, che continuava a lamentarsi quando, doveva affrontare prove e lotte, ma la promessa
di Dio lo sosteneva e lo faceva andare avanti.
Quante volte abbiamo chiuso i nostri occhi alla visione di Dio e alle sue promesse? Abbiamo
vacillato di fronte al tempo che passava o che sta passando, e abbiamo permesso alle
circostanze di intaccare la fede nelle promesse di Dio nella nostra vita?
Caleb ci insegna che se vogliamo reclamare le eredità del Signore nelle nostre vite, nelle
nostre famiglie, nelle nostre chiese e dovunque ci troviamo dobbiamo vivere con fede la verità
di Dio nel nostro cuore.
Caleb conosceva la Parola di Dio, conosceva le promesse di Dio, e con tutto sé stesso seguiva
il Signore: egli aveva vissuto 45 anni con la visione netta e chiara dell’eredità che gli sarebbe
toccata.
"In quel giorno Mosè fece questo giuramento:
"La terra che il tuo piede ha calcato sarà eredità tua e dei tuoi figli per sempre, perché hai
pienamente seguito l'Eterno il mio DIO" (Gs. 14:9).
Allora, perché a volte , cari fratelli e sorelle, inciampiamo nel cammino della fede, o esitiamo
spiritualmente e magari falliamo?
Forse abbiamo indirizzato i nostri occhi lontano dalla parola e dalle promesse di Dio e
abbiamo permesso alle paure dei nostri giganti di prendere il sopravvento nella nostra vita.
Quali sono i giganti nella nostra vita che ci impediscono di impadronirci della nostra eredità?
Caleb aveva 85 anni, ma era come se ne avesse ancora 40:
vers, 11:Ma oggi sono ancora forte come lo ero il giorno in cui Mosè mi mandò; lo stesso
vigore che avevo allora ce l'ho anche adesso, tanto per combattere che per andare e venire.
Il Signore oltre che alla promessa dell’eredità gli diede anche particolare forza fisica ed
energia, per godere pienamente le ricchezze di quei territori, Il Signore vuole che noi stiamo
bene, e che possiamo godere al massimo delle benedizioni che Lui ci dà.
Il popolo di Israele, la generazione di Caleb sarebbe morta uno dopo l’altro nel deserto per la
loro incredulità e per la loro ribellione verso il Signore, mentre Caleb era abbastanza forte e
valoroso da poter combattere ancora per prendere possesso della sua eredità:
Se l'Eterno sarà con me, io li scaccerò come disse l'Eterno».
C’erano ancora dei nemici e dei giganti ma caleb era sicuro dell’esito della battaglia, perché il
Signore lo aveva detto!
Hebron era ancora abitata dagli Anakim, uomini altissimi, al loro confronto gli Israeliti si
sentivano come delle cavallette.
Caleb non aveva avuto paura 40 anni prima di loro ,cosi come non aveva paura adesso, anzi se
40 anni prima era stato una spia, ora si sentiva il proprietario di quei posti. Dio personalmente
lo aveva onorato dandogli quella eredità. Le altre tribù ricevettero la loro parte di terra
tirandola a sorte ma per Caleb fu diverso, la sua eredità era una precisa promessa da parte di
Dio.
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In ogni cosa Caleb seguì il Signore facendo sempre la sua volontà e mettendo in pratica la sua
fede con sottomissione e ubbidienza; Dio disse di quest’uomo: è animato da un altro spirito.
È il nostro desiderio di essere animati da un altro spirito, da uno spirito che piace al Signore?
Dio si compiace di tali persone ed è disposto ad aiutarle.
Questo è il solo comportamento che possa dirsi cristiano. Il cristiano, infatti, è colui o
colei che “cammina per fede”, o “con la fede” in Dio, come dice la Scrittura:
Noi“camminiamo per fede” (2 Co. 5:7).
Il cammino della vita, e della vita cristiana in particolare, non è mai semplice, facile, comodo,
senza scosse, ma può significare anche camminare in salita su un terreno pieno di difficoltà.
Non solo questo, ma il cammino cristiano può significare pure sfide apparentemente
impossibili, dove la fede a volte può venire meno.
Però sappiamo che Gesù non è mai molto lontano da dove siamo noi, se noi ci muoviamo
nella sua volontà , nella sua direttiva , Lui provvederà sempre a noi. Gesù è la migliore guida
che ognuno di noi può avere sul proprio cammino.
Gesù è la nostra più grande eredità, quella che Il Signore ci ha promesso di darci e non ci sono
giganti da impedirci di prenderla, perché Lui stesso li ha combattuti per noi.
Lui ha vinto i giganti del peccato, delle colpe, delle maledizioni, della morte, della schiavitù.
Seguiamo Lui , Egli ci condurrà alla nostra eredità.
Amen !
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